Misure di forza 1 Misure di forza La misura di forza avviene mediante celle di carico (dette anche Bilance o Dinamometri). Le celle di carico possono essere suddivise in due categorie che che, in funzione dell’ambito di utilizzo, ne determina la tecnologia costruttiva: ¾ statiche (estensimetriche); ¾ dinamiche (piezoelettriche). Fondamentalmente una cella di carico statica (basse frequenze di utilizzo) è costituita da un corpo in metallo estensimetrato. Per applicazioni dinamiche (f >20 Hz) sono disponibili soluzioni alternative (es. celle piezoelettriche usate normalmente sollecitazioni limitate). Le celle possono essere realizzate in varie forme in funzione di: ¾ tipologia ed entità del carico da misurare; ¾ tipologia delle applicazioni; ¾ condizioni ambientali ambientali. Ogni forma costruttiva presenta vantaggi e/o svantaggi e una cella di carico che possa soddisfare brillantemente ogni applicazione non è, purtroppo, ancora stata inventata. 2 1 Celle di carico: Celle di carico: geometrie e tipologie La geometria dipende dalle diverse esigenze: sensibilità, rigidezza, ingombro …. ingombro, 3 Celle di carico estensimetriche Il corpo costituisce l’organo recettore del carico: una opportuna sagomatura determina la presenza di zone a deformazione costante, utili per il posizionamento i i t d deglili estensimetri. t i ti Si impiega materiale metallico ad alta tenacità. Gli estensimetri sono organizzati in un ponte di Wheatstone completo, in modo da rendere la bilancia un trasduttore che deve essere alimentato e il cui segnale richiede amplificazione, ma non il completamento dei circuiti di ponte con una centralina esterna esterna. Sono utilizzate due modalità di espressione della sensibilità, entrambe per unità di tensione di alimentazione: ¾ del ponte (VO /VAlim) /ε (rispetto alla deformazione); p alla forza applicata). pp ) ¾ della cella ((VO/VAlim) /F ((rispetto 4 2 Celle di carico estensimetriche Il ponte, per funzionare con precisione, può essere corredato da circuiti ausiliari quali: ¾ circuito d’azzeramento del ponte: bilanciando il ponte permette di avere un’uscita prossima allo zero senza carico applicato; ¾ circuito di compensazione delle variazioni di temperatura sullo zero: permette di eliminare l’apparire di un segnale in uscita dovuto alle sole variazioni di temperatura ambiente a carico nullo; ¾ circuito di compensazione delle variazioni del modulo elastico del materiale di cui è fatta la cella dovuto ai cambiamenti della temperatura ambiente. 5 Celle di carico estensimetriche Come si collocano gli estensimetri su di una cella di carico? L’analisi strutturale dell’oggetto è il primo passo. Si determinano gli andamenti delle azioni interne e l’analisi della distribuzione di sforzo, anche con semplici modelli semplificati. E’ quindi possibile determinare: ¾ la sensibilità del punto di installazione dell’estensimetro alla grandezza di riferimento e quindi definire il legame carico-deformazione puntuale; ¾ le posizioni da evitare per non avere effetti locali; ¾ le zone della cella con stato di sforzo uniforme ove applicare gli estensimetri, in modo che la sensibilità nominale non risenta della effettiva posizione; ¾ la definizione della struttura del ponte di misura (ricordando che il ponte permette di effettuare somme e differenze posizionando opportunamente gli estensimetri sui suoi rami); ¾ quali effetti indesiderati sono compensati (termici e sensibilità incrociate). 6 3 Celle di carico estensimetriche Dove si colloca il ponte su una cella estensimetrica? Si può optare per una cella che risenta prevalentemente di un effetto assiale invece che flessionale (o a taglio) del carico. In genere la flessione amplifica gli effetti deformativi del carico, quindi una cella ll a flessione fl i h ha, a parità ità di ffondoscala, d l una sensibilità ibilità più iù elevata l t di una che lavora in modo assiale ed è preferibile. Il rovescio della medaglia è che una cella flessionale ha una portata inferiore e/o un peso maggiore, dato che strutturalmente è meno efficiente. 7 Celle estensimetriche: cella assiale Applicazione Modello reale semplificato L’azione interna è uniforme in sezione e costante su tutto lo sviluppo della cella. Un eventuale disallineamento rispetto all’asse neutro (momento flettente costante lungo t tt la tutta l cella) ll ) è compensato t d dall ponte t di misura: i ΔV = VS k (1 +ν ) ε A 2 Utilizzate in sistemi di media o grande portata offrono una grande semplicità di montaggio. Compressione a colonna I vincoli esterni riproducono una cerniera, eliminando eventuali momenti. Trazione/compressione a colonna I vincoli esterni riproducono un incastro attraverso perni filettati. Possono essere introdotti momenti flettenti, quindi necessità di compensazione più spinta sulla flessione o l’introduzione di cerniere/snodi. Cella Martinetto 8 4 Celle estensimetriche: forme costruttive fondamentali Flessione semplice Sono fondamentalmente delle travi incastrate da un lato e caricate sull’estremo sull estremo libero funzionanti sul principio dei momenti flettenti. flettenti Sono poco diffuse a causa della loro elevata sensibilità al punto d’applicazione del carico e alla loro bassa frequenza di risonanza che le rende poco adatte ad applicazioni dinamiche anche a frequenze di sollecitazione molto basse. (il modello a trave è schematizzazione rozza, certamente non si tratta di un elemento snello, ma funzionale) 9 Celle estensimetriche: cella a flessione La cella a flessione pone alcuni problemi: ¾ l’azione interna è generalmente variabile in funzione della posizione scelta sulla cella stessa per applicare gli estensimetri; ¾ difficoltà nel rendere indipendente la misura dal punto di applicazione della forza. Nel nostro caso il momento flettente dipende dal braccio e la cella è sensibile sia alla forza che alla sua collocazione. Con un singolo ponte di misura a flessione è impossibile separare gli effetti della forza e del suo punto di applicazione: b P 2h ε Fles = Pbh EJ E’ quindi necessario separare i due effetti attraverso 2 misure. Ricordiamo che un mezzo ponte a flessione equivale ad una misura di momento t fl flettente tt t nella ll sezione i estensimetrata: t i t t possiamo i quindi i di considerare le relazioni tra i momenti in diverse sezioni per progettare il sistema di misura e utilizzare uno o più ponti per realizzare la misura, come si vedrà nel proseguo. 10 5 Celle di carico estensimetriche Per capire come strumentare convenientemente una cella di questo tipo esaminiamo lo schema riportato in figura. P P Ricordando che il taglio g è la derivata del momento flettente,, in una zona a momento linearmente variabile, la derivata può essere espressa in termini finiti, quindi: T= ΔM M 2 − M 1 = Δx x2 − x1 P= M 2 − M1 d Quindi con due misure di momento flettente saremmo in grado di scrivere il rapporto incrementale, data la distanza d = x2 − x1, ottenendo la forza P; è anche possibile determinare il punto di applicazione del carico. Le due misure di flessione possono essere realizzate con due semiponti a distanza nota d. 11 Celle di carico estensimetriche Dovendo misurare forza e posizione, due incognite, abbiamo bisogno di due misure di flessione, M A (ε A ), M B (ε B ) , per scrivere due equazioni: P Calcolo del taglio: Calcolo posizione: LA LB d MA=PLA MB=PLB Strumentazione identica per i due ponti: Ogni ponte fornisce la misura ε 3 = −ε 2 = ε Fles = M = 2ε Fles MA − MB d MB LB = P P= Ponte per MA Ponte per MB Mh EJ EJ h 12 6 Celle di carico estensimetriche In alternativa è possibile installare i quattro estensimetri sullo stesso ponte realizzando direttamente la differenza (non è possibile definire la posizione): p ) lo sbilanciamento è p proporzionale p al taglio, g , P,, nella trave. Est 3 Est 4 Ponte 1 + - Ponte 2 Est 2 ε 3 = ε Fles-1 Fl 1 ε 2 = −ε Fles-1 d Est 1 ε 4 = ε Fles-2 Fl 2 ε1 = −ε Fles-2 - + ε Mis = ε1 + ε 3 − ε 2 − ε 4 = −ε Fles-2 + ε Fles-1 + ε Fles-1 − ε Fles -2 = 2 2 ( M 1h − M 2 h ) = dhT EJ EJ kdh 1 T ΔV = VS kε Mis = VS 4 2 EJ 2 ( ε Fles -11 − ε Fles Fles-22 ) = 13 Celle di carico estensimetriche I concetti di intrusività e cedevolezza della bilancia sono collegati al concetto stesso di sensibilità della cella di tipo flessionale: ¾p più l’asta della cella è lunga g p più g gli estensimetri p possono essere p posti lontano dal punto di applicazione del carico, risentendo di una deformazione maggiore ed aumentando la sensibilità della cella; ¾ parallelamente l’estremità della bilancia ha un aumento della sua cedevolezza, cosa che può far nascere effetti di intrusività dell’apparato di prova. 14 7 Celle di carico estensimetriche Una struttura diversa, più complessa, che scarica la variazione di momento su di un altro elemento strutturale, risolverebbe i problemi di posizione del carico e rotazione del p piatto della bilancia. sensibilità alla p P C D 15 Celle di carico estensimetriche P P P P Cerniera C D C D Questa struttura non risente della posizione del carico: il momento dovuto al disallineamento della forza si scarica come forza assiale sulle travi AB e CD e non viene letto da un mezzo ponte flessionale posto sull’elemento AB. Non è però idonea per misurare anche una componente di forza orizzontale. Complicazione strutturale e impossibilità di misurare altre componenti possono far preferire altre soluzioni, assumendo la cedevolezza ammissibile come un vincolo/requisito di progetto. 16 8 Celle estensimetriche: forme costruttive fondamentali Flessione portante per piatti o flessione doppia Sono particolarmente utilizzate in sistemi di piccola e media portata dove è richiesto un piano di pesatura particolarmente insensibile al punto d’applicazione del carico. P= M 2 − M1 d d M2 M1 17 Celle estensimetriche: forme costruttive fondamentali Taglio Sono utilizzate in sistemi di media portata ma richiedono basi di fissaggio molto rob robuste ste e ben ancorate per sopportare gli elevati momenti flettenti che si creano. Non sopportano, a causa della loro sezione di misura a “H”, elevati carichi trasversali. Doppio taglio Normalmente impiegate per alte portate offrono una gran praticità di montaggio dopo aver valutato attentamente le condizioni d’utilizzo. Sopportano, se opportunamente costruite, elevati carichi trasversali. Somma delle misure nei due punti. 18 9 Celle estensimetriche: forme costruttive fondamentali Universali trazione/ compressione Utilizzate in sistemi di media p portata,, su mezzi di sollevamento, in apparecchiature di prova, consentono misure di spinta e trazione. Modalità di misura: taglio. N Azioni interne nella zona di misura: i T Mf ¾ taglio: costante; ¾ momento flettente: nullo; ¾ azione assiale: nulla. 19 Celle estensimetriche: forme costruttive fondamentali Perni Utilizzati su mezzi di sollevamento e macchine operatrici, hanno il pregio di poter sostituire perni già in opera senza richiedere alcuna modifica. Andamento del taglio: 20 10 Celle estensimetriche: criteri d’impiego Criteri meccanici di impiego p g A tutte le celle di carico la forza da misurare dovrebbe essere applicato esclusivamente lungo l’asse di misura per la quale sono state progettate. Altre componenti possono indurre errori più o meno grandi a causa delle sensibilità incrociate. Previste opportune forme costruttive e/o l’utilizzo di specifici accessori per minimizzare gli effetti dei carichi indesiderati. Attenzione al dimensionamento delle strutture d’appoggio per non oltrepassare i carichi di sicurezza dei materiali interessati. Le celle sono sempre inserite tra la struttura sollecitata e i dispositivi di caricamento i ((es i martinetti i i id idraulici), li i) ovvero iin serie i all carico. i L La fforza deve passare attraverso di esse per poter essere rilevata e misurata. 21 Problemi di misura • Sensibilità nominale tipica, in termini di ponte, definita dall’equazione del ponte di Wheatstone; con le convenzioni di figura: ΔV = VS ⎛ ΔR1 ΔR2 ΔR3 ΔR4 ⎞ − + − ⎜ ⎟ 4⎝ R R R R ⎠ • Nel caso di una cella per carico assiale compensata p a flessione e termicamente: ΔV = VS k (1 +ν ) ε A 2 • Per un livello di deformazione tipico per una cella che mantenga il materiale in campo lineare con adeguato margine (1000 με) , un k tipico di 2 e un’alimentazione di 10 V l’uscita è : ΔV 0.013V • Necessità di amplificazione di un fattore 100 e/o di aumento di VS • Per aumentare VS necessario aumentare la resistenza dei rami, onde limitare l’effetto Joule: l’utilizzo anche di 4 estensimetri per ramo tutti sensibili alla stessa deformazione consente di aumentare lo sbilanciamento del ponte, pur se le variazioni percentuali non cambiano 22 11 Misure di forza Facciamo il modello generalizzato della cella di carico /bilancia: 23 Misure di forza Facciamo il modello generalizzato della cella di carico /bilancia La deformazione è funzione della rigidezza della struttura Forza F 1 ε= F K Cella Estensimetri Alimentatore ΔR La struttura non è rigida quindi possibile influenza sulla modalità di generazione della forza Ponte VOut = Gk 1 VS F K Bilanciamento La sensibilità L ibilità dello d ll strumento t t dipende di d d da: •tensione di alimentazione •flessibilità della cella 24 12 Celle multiassiali Cella di carico triassiale Modello di funzionamento di una cella ideale: ⎧V1 ⎫ ⎡ K1 ⎪ ⎪ ⎢ ⎨V2 ⎬ = ⎢ 0 ⎪V ⎪ ⎢ 0 ⎩ 3⎭ ⎣ 0 K2 0 0 ⎤ ⎧ F1 ⎫ ⎪ ⎪ 0 ⎥⎥ ⎨ F2 ⎬ K 3 ⎦⎥ ⎪⎩ F3 ⎪⎭ ¾sensibilità incrociate nulle; ¾possibile una calibrazione indipendente di ciascun asse di carico. Modello di funzionamento di una cella reale: ⎧V1 ⎫ ⎡ K11 ⎪ ⎪ ⎢ ⎨V2 ⎬ = ⎢ K 21 ⎪V ⎪ ⎢ K ⎩ 3 ⎭ ⎣ 31 K12 K 22 K 32 K ij ≠ 0 ¾comportamento accoppiato dei canali; K13 ⎤ ⎧ F1 ⎫ ⎪ ⎪ K 23 ⎥⎥ ⎨ F2 ⎬ K 33 ⎦⎥ ⎪⎩ F3 ⎪⎭ K ij K ii ? ¾necessità di una calibrazione simultanea dei canali; ¾necessità di una generalizzazione dello schema di regressione. 25 Celle multiassiali Celle di carico a più componenti (es. 6 per prove in galleria del vento). Il punto di applicazione dei carichi è arbitrario. Necessaria la presenza di un numero ridondanti di punti di misura: es. la forza assiale è misurata in 7 celle di carico (possono essere integrate in un unico corpo “cella di carico” opportunamente lavorato con macchine a controllo numerico). Le risultanti di forza e momento rispetto ad un punto noto sono ricostruite analiticamente conoscendo preventivamente la matrice di accoppiamento dei canali. {Vi } = [ Kik ]{Fk } i =1:7 7 x6 k =1:6 Ti i Tipicamente t procedure d non standard di impiego e calibrazione. 26 13
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