Le palme e il punteruolo rosso in Toscana

A
Le palme e il punteruolo rosso
in Toscana
Una presenza antica, una minaccia nuova
Convegno organizzato dal Sistema Museale di Ateneo
dell’Università di Pisa
a cura di
Paolo Emilio Tomei
Prefazione di
Marilina Betrò
Copyright © MMXIV
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: febbraio 
Indice
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Prefazione
Marilina Betrò

Le palme coltivate in Toscana
Paolo Emilio Tomei

La collezione di palme dell’Orto botanico di Pisa
Gianni Bedini

Il punteruolo rosso della palma in Toscana
Nicola Musetti

Il Punteruolo rosso della palma Rhynchophorus
ferrugineus (Oliv.) (Coleoptera Curculionidae)
Elisabetta Rossi
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Le palme e il punteruolo rosso in Toscana
ISBN 978-88-548-6887-8
DOI 10.4399/97888548688781
pag. 7–8 (febbraio 2014)
Prefazione
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Le palme popolano i nostri giardini, le nostre piazze, le
nostre vite, da più tempo di quanto ognuno di noi possa
ricordare. Il punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus)
porta ora con sé lo spettro della loro possibile decimazione, la prospettiva di paesaggi che cambiano, specie che si
estinguono.
Il Sistema Museale dell’Ateneo di Pisa, che tra i suoi
dieci musei comprende l’Orto botanico con le sue storiche
palme svettanti e il Museo di Storia Naturale di Calci, dal
cui direttore Roberto Barbuti è partito l’impulso al convegno i cui atti sono qui pubblicati, ha accolto volentieri
l’invito della Regione Toscana a diffondere la conoscenza
di questa temibile emergenza fitosanitaria che dal  ha
coinvolto l’Italia, dal  la Toscana. L’intervento tempestivo e la prevenzione sono infatti essenziali per vincere
questa battaglia.
Ne è nata una giornata di informazione e studio, “Le palme e il punteruolo rosso in Toscana: una presenza antica,
una minaccia nuova”, che ha visto succedersi l’ febbraio
 gli interventi di botanici ed entomologi di rinomata
competenza accanto a quelli di operatori concretamente
impegnati sul campo. Come ogni buona iniziativa scientifica, ha suscitato discussione, apportato precisazioni, aperto
nuovi interrogativi: sull’efficacia dei metodi di lotta e i loro


Prefazione
pro e contro, sulla diversa vulnerabilità delle varie specie
di palma, sul loro essere parte integrante o meno di un
paesaggio, che è tuttavia storicamente definito e creato
nel tempo, quale oggi è, dalla somma di fattori diversi,
che comprendono l’azione umana come — purtroppo —
quella del Rhynchophorus.
E se labile appare il limite tra paesaggio naturale e
paesaggio antropizzato, resta certo il posto che le palme
occupano nella geografia dell’anima.
Marilina Betrò
Presidente del Sistema Museale di Ateneo
Università di Pisa
Le palme e il punteruolo rosso in Toscana
ISBN 978-88-548-6887-8
DOI 10.4399/97888548688782
pag. 9–46 (febbraio 2014)
Le palme coltivate in Toscana
Significato di una presenza
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Riassunto
L’autore indica le ragioni per le quali oggi in Italia sono
molto diffuse le palme sia nei giardini privati che pubblici.
In Toscana le specie coltivate in pien’aria sono ; per 
vengono fornite descrizioni dettagliate, si tratta delle seguenti specie: Brahea armata, Brahea dulcis, Brahea edulis.
Butia capitata, Chamaerops humilis, Jubaea chilensis, Livistona chinensis, Phoenix canariensis, Phoenix dactylifera, Rhapidophyllum hystrix, Sabal adansoni, Trachycarpus fortunei,
Trachycarpus martianus, Washingtonia filifera, Washingtonia
robusta. L’abbondanza di specie appartenenti a questa famiglia consente di individuare paesaggi vegetali peculiari
che caratterizzano vasti tratti delle coste del nostro paese.
Summary
Author shows the reasons why palms are so widespread
in Italy in both private and public gardens. In Tuscany are
 the species cultivated in open air; detailed descriptions
are provided about  of them: Brahea armata, Brahea dul

Paolo Emilio Tomei
cis, Brahea edulis., Butia capitata, Chamaerops humilis, Jubaea
chilensis, Livistona chinensis, Phoenix canariensis, Phoenix dactylifera, Rhapidophyllum hystrix, Sabal adansoni, Trachycarpus
fortunei, Trachycarpus martianus, Washingtonia filifera, Washingtonia robusta. The large quantity of species belonging to
this botanic family enables to detect such vegetal landscapes
which characterize wide portion of coasts in our country.
. Introduzione
Nei giardini pubblici e privati è oggi facile incontrare annosi esemplari di specie appartenenti alla famiglia delle
Arecaceae, più note con il nome di palme (Palmae); la ragione è da ricercarsi nell’interesse per questo gruppo di
vegetali nato nell’ambito nobiliare e dell’alta borghesia, alla
fine del XIX secolo. L’inizio del fenomeno nacque quando
fu costruito a Ventimiglia sul promontorio della Mortola
(Liguria) un giardino per l’acclimatazione in pien’aria di
specie esotiche, voluto da Lord. Hambury () e contemporaneamente () quello della Casa Bianca a Porto
Ercole, sul Monte Argentario (Toscana) (Moggi, ).
All’inizio del ’ sono ormai oltre un centinaio i giardini di acclimatazione presenti nell’Italia tirrenica ed intorno
ai laghi prealpini che ospitano palme:
Fra i tanti giova ricordare in Liguria oltre al già citato Hanbury,
i giardini Garnier () a Bordighera, Groppello () a Ner. All’evento non furono estranei gli Orti botanici che, pur avendo
sempre posseduto nelle loro collezioni le Palmae, in questo periodo ne potenziarono il numero; particolarmente ricchi divennero gli Orti di Palermo,
Catania, Sassari, Cagliari, Napoli e Roma. A questo proposito si veda anche Cavara () e, per un ragguaglio generale sugli Orti botanici italiani
Raimondo ().
Le palme coltivate in Toscana

vi, Huttner e Zirio–Masaglia () a San Remo, Pallavicini–
Durazzo () a Pegli, Pallavicini a Chiavari. Per la Toscana i
giardini Beccari a pian di Ripoli (Firenze); quelli dell’Ottonella
()e dell’Ottone () all’isola d’Elba, Bianche a Castelfalfi
e Parravicino a Campo Romano presso Viareggio. Per l’Italia
meridionale il giardino di villa Lucia a Castellammare di Stabia e, in Sicilia, i giardini Flavio, Mazzarino, Sperlinga, Trasca
e Trabia Varnaro a Palermo.
Dal chiuso dei giardini di acclimatazione le palme sono
successivamente uscite a formare l’arredo verde di molte
abitazione e luoghi pubblici come stazioni ferroviarie, viali,
parchi cittadini così da costituire elementi di un paesaggio
antropico che caratterizza il volto di molte località del
nostro paese.
In Toscana i taxa specifici e varietali che si sono acclimatati all’aperto e risultano coltivati sono , e precisamente:
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Brahea armata S. Wats.
Brahea brandegeei (Purpus) H.E. Moore
Brahea dulcis (H.B.K.) Mart.
Brahea edulis Wendl. ex S. Wats.
Butia capitata (Mart.) Becc.
Chamaedorea microspadix Burret
Chamaedorea radicalis Mart.
Chamaerops humilis L.
Chamaerops humilis L. var. cerifera
Chamaerops humilis L. var. vulcano
Jubaea chilensis (Molina) Baill.
Livistona australis (R.Br.)Mart.
Livistona chinensis ( Jacq.) R.Br. ex Mart.
Livinstona rotundifolia (Lam) Mart.
Livinstona nitida A.N. Rod.
Paolo Emilio Tomei

.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Nannorops ritchieana (Grif.) Aitch.
Phoenix canariensis Chabaud
Phoenix dactylifera L.
Phoenix reclinta Jacq.
Phoenix roebeleni O’Breien
Phoenix sylvestris (L.) Roxb.
Phoenix theophrasti Greuter
Rhapidophyllum hystrix (Pursh) H.A. Wendl. et Drude
Rhaphis excelsa (Thunb.) Henry
Sabal adansoni Guers.
Sabal minor ( Jacq.) Persoon
Sabal palmetto (Walter) Lodd. Ex Shult.&Shultb f.
Sabal blakburniana Hemsl.
Sabal domingensis Becc.
Serenoa repens (W.Bartram) Hook. F ex Small
Syagrus romanzoffianum (Cham.) Glassm.
Trachycarpus caespitosus Becc. ex Roster
Trachycarpus fortunei (Hook.) H.A. Wendl.
Trachycarpus martianus (Wallich.) H.A. Wendl.
Trachycarpus takil Becc.
Trachycarpus wagnerianus Roster
Trithrinx acanthocoma Drude
Trithrinax campestris Drude & Grieseb. ex Grieseb.
Washingtonia filifera (Lind. ex André) H.A. Wendl.
Washingtonia robusta H.A. Wendl.
Di queste — a titolo esemplificativo — ne vengono descritte alcune, fra le più frequenti in Toscana; altre tra le
più note, anche se nella regione possono essere rappresentate da pochi esemplari.
Le palme coltivate in Toscana

. Brahea armata S. Wats.
.. Morfologia
Palma a portamento monopodiale con fusto diritto, alto fino a – m, robusto, di mezzo metro di diametro,
allargato alla base a zampa d’elefante.
Foglie palmate, verdi–azzurre, glaucescenti cerose, con
picciolo di , m circa, spinoso sui margini (spine chiare,
ricurve, talvolta bifide) e lamina rigida, spesso concava superiormente essendo la base ripiegata a doccia. La lamina
misura anch’essa , m ed è divisa fino alla metà in –
segmenti, sfibrati all’apice. Il picciolo si prolunga di alcuni
cm al centro della lamina. Le fronde sono lungamente persistenti dopo il disseccamento e alla loro base si sviluppa
un capillizio fibroso.
L’infiorescenza, protetta alla base da una spata villosa,
è lunga  m o più (fino a ), molto eccedente le foglie
ed arcuato–pendente, ramificata. I fiori sono ermafroditi,
giallastri o biancastri a gruppi di tre; sono formati da tre
sepali liberi e tre petali fusi in un tubo alla base; portano
 stami concresciuti alla base e inseriti alla fauce del tubo
corollino ed un ovario tricarpellare.
I frutti, appariscenti, sono ovoidali, leggermente mucronati,
misurano circa  cm e virano dal giallo–verde al marrone–
rossiccio con la maturazione (Kugler e Tomei, ).
.. Area d’origine ed ecologia
La specie è originaria del Messico e della California meridionale. Fu scoperta attorno al  ed introdotta subito
in Europa. Vive bene in climi caldi con siccità stagionale
prolungata, in stazioni soleggiate, anche in suoli aridi e
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Paolo Emilio Tomei
poveri, ma sopporta anche climi umidi; al contempo è
piuttosto rustica, resistendo ad occasionali gelate di alcuni
gradi sotto zero (soprattutto in climi e suoli asciutti).
Si accresce lentamente.
Figura . Braea armata (da Kugler e Tomei, ).
.. Distribuzione in Toscana
La specie fu presto introdotta in Toscana, nei giardini di
acclimatazione o di collezione. Uno dei primi esemplari
venne messo a dimora nel  nel giardino dell’Orticoltura a Firenze (Roster, ), ma è oggi scomparso.
Le palme coltivate in Toscana

Attualmente se ne contano alcune unità negli Orti botanici, in alcuni parchi e giardini d’epoca, nonché in collezioni private di più recente impianto (Benvenuti, Papi,
Lucchesi–Tomei).
. Brahea edulis Wendl. ex S. Wats.
.. Morfologia
Si tratta di una palma dal tronco robusto, del diametro di
 cm, alto fino a  m, irregolarmente anulato, allargato
alla base.
La fronda ha un picciolo di circa , m, con margini
prominenti e debolmente o non dentati, e una fronda
palmata, concava superiormente, di raggio , m, divisa
fino alla metà in – segmenti verdi e spesso cerosi,
rigidi, fessi all’apice.
L’infiorescenza, dotata di una spata pelosa, è lunga come le foglie o meno, ramificata, con fiori ermafroditi
biancastri, simili a quelli di Brahea armata S. Wats.
I frutti sono globosi–oblunghi, di circa , cm di diametro, neri a maturità, commestibili (Kugler e Tomei,
).
.. Area di origine ed ecologia
Questa specie è originaria del Messico e delle Guadalupe.
Fu scoperta attorno al . Vive in luoghi soleggiati, in
terreni anche poveri e asciutti ed è abbastanza rustica,
sopravvivendo anche alle gelate occasionali. Nei luoghi di
origine è minacciata di estinzione, perché le giovani piante
sono particolarmente appetite dal bestiame al pascolo.