Il passo Baciamorti

L’ECO DI BERGAMO
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VENERDÌ 29 AGOSTO 2014
L’inchiesta
Le storie dimenticate
Fra Val Taleggio e Valle Brembana
il segreto del Passo di Baciamorti
Un nome evocativo, da molti riferito al trasporto di persone decedute da una valle all’altra
Un’altra ipotesi affonda radici in secoli lontani e si riferisce alla trasformazione del nome della baita
DI SABRINA PENTERIANI
B
aciamorti: un toponimo bislacco, soprattutto se a portarlo è un
passo montano, dove
c’è una baita solitaria in mezzo
al verde frequentata più che
altro dagli escursionisti. Da dove verrà questo nome? Sono
nate intorno a esso suggestive
tradizioni popolari. Ma gli studi degli storici rivelano una realtà diversa: questo toponimo
sarebbe cambiato nel tempo
per un curioso scherzo della
lingua.
«Prima che fossero introdotte
le moderne vie di comunicazione–spiegaTarcisioBottani,
storico locale – il collegamento
più agevole e veloce tra la Val
Taleggio e l’alta Valle Brembana avveniva attraverso quello
che oggi è conosciuto come il
passo di Baciamorti. La mulattiera saliva dolcemente da Pizzino, attraversando prati, pascoli e boschi, toccava la località Capo Foppa, raggiungeva la
baita posta quasi alla testata
della Valle Asinina e quindi il
passo, per scendere poi nella
Valle di Cassiglio, lungo un
percorso divenuto improvvisamente più ripido e scosceso,
fino al paese di Cassiglio».
Il passo Baciamorti era dunque un luogo di passaggio e una
terra di confine. Caratteristiche che lo rendevano pericoloso: «La zona del Passo di Baciamorti – spiega ancora Tarcisio
Bottani – e la costiera della destra orografica della Valle Stabina furono spesso teatro di
scontri tra le comunità dei due
versanti, impegnate a contendersi i diritti di sfruttamento
dei pascoli e dei boschi. Finché,
nella seconda metà del Settecento, i governanti dello Stato
di Milano e della Repubblica di
Venezia raggiunsero un faticoso accordo che portò alla delimitazione dei confini e alla posa di una miriade di cippi in
pietra, i famosi termenù».
Anche la seconda guerra mondialehaaggiuntopaginedrammatiche alla storia di questo
passo, dove si svolsero sanguinosi rastrellamenti dei nazifascisti.
Ma perché «Baciamorti»? C’è
un legame con questi eventi
drammatici? «Secondo la tradizione popolare – prosegue
Bottani – il nome Baciamorti
deriverebbe dall’antica consuetudine di trasportare attraverso il passo i corpi delle personedellaValleTaleggiomorte
in alta Valle Brembana dove si
erano recate per lavoro, o viceversa, per seppellirli nei paesi
d’origine. Al passo Baciamorti
Passo
Baciamorti
La baita di Baciamorti. In basso una visione del passo verso la Val Brembana e una mappa che riporta l’antico nome «Masamoro»
avveniva la consegna del defunto
al parroco e ai portantini della località di destinazione, i parenti lo
salutavano dandogli il bacio d’addio. Dall’usanza di baciare i morti
sarebbe derivato quindi il toponimo Basamorcc, in italiano Baciamorti». Un’ipotesi suggestiva, ma
che non trova riscontri nei documenti.
Parla di questo toponimo anche
Bernardino Luiselli, che ne fornisce un’interpretazione diversa
nella sua «inchiesta alla maniera
di Holmes riguardo a un bislacco
toponimo» pubblicata nell’annuario del Cai del 2010: secondo
lui il nome è la deformazione di un
originario Pas di morcc, legato
sempre alla traslazione di chi era
deceduto lontano dal suo paese
(ma senza baci). Questa pratica,
sempre secondo lo storico, sarebbe stata introdotta in occasione
dell’interdetto comminato tra il
1606 e il 1607 dal papa Paolo V
contro la Repubblica di Venezia.
L’interdetto comportava il divieto
diamministrarealcunisacramenti e di ottenere la sepoltura religiosa. A seguito di questa condanna,
gli abitanti della Valle Averara, affinché i propri defunti ricevessero
esequie cristiane, avrebbero deciso di seppellirli nella chiesa di San
Bartolomeo di Vedeseta, posta
nello Stato di Milano, esente dall’interdetto. Il transito dei defunti
sarebbe avvenuto attraverso questo passo che avrebbe preso il nome di Pas di morcc, divenuto poi
Pasamorcc e quindi, per alterazione fonetica, Basamorcc.
Le ricerche di Tarcisio Bottani,
C’era una volta il baghèt e c’è ancora
anche adesso. Ma rischiava di andare perduto, di diventare sul serio
una storia dimenticata. Invece la
vecchia cornamusa bergamasca
esiste ancora, è viva e vegeta e ve
ne raccontiamo la storia nella prossima puntata e la storia di come è
stata salvata. Protagonista il musicista e ricercatore Valter Biella che
alla fine degli Anni Settanta ha affrontato un’indagine che ha portato alla scoperta dell’ultimo suonatore di cornamusa rimasto nel nord
Italia, Giacomo Ruggeri, detto Fagòt, il campanaro di Casnigo. Fagòt
aveva ancora la sua cornamusa e
ancora sapeva suonarla, era in grado di trasmettere questa conoscenza. E la ricerca di Biella è andata
avanti. Se avete anche voi delle
storie dimenticate da segnalare
scrivete a:
[email protected]
La prossima puntata
La ricerca
del baghèt
perduto
però, portano su una strada diversa: «I documenti – spiega –
attestano infatti che il nome
Baciamorti è entrato in uso solo nell’Ottocento, come probabile trasformazione del nome
Basamor, derivato da Masamoro, a sua volta originato dall’antico toponimo latino “masione mora” o “maxone mora”,
che compare in atti notarili
della fine del XIII secolo, riferito alla baita che esiste tutt’oggi,
chiamata ora Baciamorti, in
prossimità del passo, sul versante della Val Taleggio. Tale
toponimo compare in alcuni
atti della fine del 1200 in cui si
legge: “culmen de masione
mora versus casilium”, cioè
culmine della magione mora
verso Cassiglio».
Magione significa casa, e secondo alcuni quindi «masione
mora» o «maxone mora» potrebberosignificare,«magione
scura», per via forse del colore
delle «piöde», le lastre di pietra
usate per i tetti. «Ma sembra
preferibile un’altra ipotesi –
sottolinea Bottani – formulata
da Luiselli, che fa riferimento
al latino mora inteso come “sosta”, per cui “masione mora”
andrebbe intesa come luogo
per la sosta». La baita infatti è
lungo la strada di collegamento tra la Valle Taleggio e la Valle
Averara, luogo ideale per la sosta dei mandriani e dei viandanti. La trasformazione del
toponimo nell’attuale Baciamorti viene dalla parlata popolare, e si vede consultando nel
tempo i documenti che si riferiscono a questo Passo.
Nelle mappe del Cinquecento
viene indicato come «Masamoro» e nei due secoli successivi anche come «Vasamoro».
Il termine «Basamorti» compare, come ha scoperto Tarcisio Bottani, «in una carta del
territorio bergamasco del
1816». (15 - Continua. Puntate
precedenti 8, 11, 15, 18, 22, 25, 29
luglio e 1, 5, 8, 15, 19, 22 e 26
agosto). 1
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