L’ECO DI BERGAMO 47 VENERDÌ 29 AGOSTO 2014 L’inchiesta Le storie dimenticate Fra Val Taleggio e Valle Brembana il segreto del Passo di Baciamorti Un nome evocativo, da molti riferito al trasporto di persone decedute da una valle all’altra Un’altra ipotesi affonda radici in secoli lontani e si riferisce alla trasformazione del nome della baita DI SABRINA PENTERIANI B aciamorti: un toponimo bislacco, soprattutto se a portarlo è un passo montano, dove c’è una baita solitaria in mezzo al verde frequentata più che altro dagli escursionisti. Da dove verrà questo nome? Sono nate intorno a esso suggestive tradizioni popolari. Ma gli studi degli storici rivelano una realtà diversa: questo toponimo sarebbe cambiato nel tempo per un curioso scherzo della lingua. «Prima che fossero introdotte le moderne vie di comunicazione–spiegaTarcisioBottani, storico locale – il collegamento più agevole e veloce tra la Val Taleggio e l’alta Valle Brembana avveniva attraverso quello che oggi è conosciuto come il passo di Baciamorti. La mulattiera saliva dolcemente da Pizzino, attraversando prati, pascoli e boschi, toccava la località Capo Foppa, raggiungeva la baita posta quasi alla testata della Valle Asinina e quindi il passo, per scendere poi nella Valle di Cassiglio, lungo un percorso divenuto improvvisamente più ripido e scosceso, fino al paese di Cassiglio». Il passo Baciamorti era dunque un luogo di passaggio e una terra di confine. Caratteristiche che lo rendevano pericoloso: «La zona del Passo di Baciamorti – spiega ancora Tarcisio Bottani – e la costiera della destra orografica della Valle Stabina furono spesso teatro di scontri tra le comunità dei due versanti, impegnate a contendersi i diritti di sfruttamento dei pascoli e dei boschi. Finché, nella seconda metà del Settecento, i governanti dello Stato di Milano e della Repubblica di Venezia raggiunsero un faticoso accordo che portò alla delimitazione dei confini e alla posa di una miriade di cippi in pietra, i famosi termenù». Anche la seconda guerra mondialehaaggiuntopaginedrammatiche alla storia di questo passo, dove si svolsero sanguinosi rastrellamenti dei nazifascisti. Ma perché «Baciamorti»? C’è un legame con questi eventi drammatici? «Secondo la tradizione popolare – prosegue Bottani – il nome Baciamorti deriverebbe dall’antica consuetudine di trasportare attraverso il passo i corpi delle personedellaValleTaleggiomorte in alta Valle Brembana dove si erano recate per lavoro, o viceversa, per seppellirli nei paesi d’origine. Al passo Baciamorti Passo Baciamorti La baita di Baciamorti. In basso una visione del passo verso la Val Brembana e una mappa che riporta l’antico nome «Masamoro» avveniva la consegna del defunto al parroco e ai portantini della località di destinazione, i parenti lo salutavano dandogli il bacio d’addio. Dall’usanza di baciare i morti sarebbe derivato quindi il toponimo Basamorcc, in italiano Baciamorti». Un’ipotesi suggestiva, ma che non trova riscontri nei documenti. Parla di questo toponimo anche Bernardino Luiselli, che ne fornisce un’interpretazione diversa nella sua «inchiesta alla maniera di Holmes riguardo a un bislacco toponimo» pubblicata nell’annuario del Cai del 2010: secondo lui il nome è la deformazione di un originario Pas di morcc, legato sempre alla traslazione di chi era deceduto lontano dal suo paese (ma senza baci). Questa pratica, sempre secondo lo storico, sarebbe stata introdotta in occasione dell’interdetto comminato tra il 1606 e il 1607 dal papa Paolo V contro la Repubblica di Venezia. L’interdetto comportava il divieto diamministrarealcunisacramenti e di ottenere la sepoltura religiosa. A seguito di questa condanna, gli abitanti della Valle Averara, affinché i propri defunti ricevessero esequie cristiane, avrebbero deciso di seppellirli nella chiesa di San Bartolomeo di Vedeseta, posta nello Stato di Milano, esente dall’interdetto. Il transito dei defunti sarebbe avvenuto attraverso questo passo che avrebbe preso il nome di Pas di morcc, divenuto poi Pasamorcc e quindi, per alterazione fonetica, Basamorcc. Le ricerche di Tarcisio Bottani, C’era una volta il baghèt e c’è ancora anche adesso. Ma rischiava di andare perduto, di diventare sul serio una storia dimenticata. Invece la vecchia cornamusa bergamasca esiste ancora, è viva e vegeta e ve ne raccontiamo la storia nella prossima puntata e la storia di come è stata salvata. Protagonista il musicista e ricercatore Valter Biella che alla fine degli Anni Settanta ha affrontato un’indagine che ha portato alla scoperta dell’ultimo suonatore di cornamusa rimasto nel nord Italia, Giacomo Ruggeri, detto Fagòt, il campanaro di Casnigo. Fagòt aveva ancora la sua cornamusa e ancora sapeva suonarla, era in grado di trasmettere questa conoscenza. E la ricerca di Biella è andata avanti. Se avete anche voi delle storie dimenticate da segnalare scrivete a: [email protected] La prossima puntata La ricerca del baghèt perduto però, portano su una strada diversa: «I documenti – spiega – attestano infatti che il nome Baciamorti è entrato in uso solo nell’Ottocento, come probabile trasformazione del nome Basamor, derivato da Masamoro, a sua volta originato dall’antico toponimo latino “masione mora” o “maxone mora”, che compare in atti notarili della fine del XIII secolo, riferito alla baita che esiste tutt’oggi, chiamata ora Baciamorti, in prossimità del passo, sul versante della Val Taleggio. Tale toponimo compare in alcuni atti della fine del 1200 in cui si legge: “culmen de masione mora versus casilium”, cioè culmine della magione mora verso Cassiglio». Magione significa casa, e secondo alcuni quindi «masione mora» o «maxone mora» potrebberosignificare,«magione scura», per via forse del colore delle «piöde», le lastre di pietra usate per i tetti. «Ma sembra preferibile un’altra ipotesi – sottolinea Bottani – formulata da Luiselli, che fa riferimento al latino mora inteso come “sosta”, per cui “masione mora” andrebbe intesa come luogo per la sosta». La baita infatti è lungo la strada di collegamento tra la Valle Taleggio e la Valle Averara, luogo ideale per la sosta dei mandriani e dei viandanti. La trasformazione del toponimo nell’attuale Baciamorti viene dalla parlata popolare, e si vede consultando nel tempo i documenti che si riferiscono a questo Passo. Nelle mappe del Cinquecento viene indicato come «Masamoro» e nei due secoli successivi anche come «Vasamoro». Il termine «Basamorti» compare, come ha scoperto Tarcisio Bottani, «in una carta del territorio bergamasco del 1816». (15 - Continua. Puntate precedenti 8, 11, 15, 18, 22, 25, 29 luglio e 1, 5, 8, 15, 19, 22 e 26 agosto). 1 ©RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright 2024 ExpyDoc