dossier Magazzini antisismici SETTEMBRE 2014 Costruite con profili leggeri ma robusti e molto flessibili, in una parola “sismoresistenti”, sono in grado di far fronte alle scosse improvvise del suolo. Non tutti i territori presentano però lo stesso rischio, per questo i progetti vanno calibrati caso per caso. Enormi le differenze tra il Milanese e l’Irpinia, il Friuli o la provincia di Messina. Logistica ne ha parlato con Riccardo Paganoni, direttore generale di Sacma. 34 N Scaffalature metalliche a prova di terremoto on è stato il terremoto in Emilia a far sapere ai costruttori di magazzini che l’Italia intera è a rischio sismico, più o meno alto a seconda delle regioni in cui ci si trova a operare. Certo è che l’immagine delle scaffalature schiantatesi sotto il peso delle preziose forme di Parmigiano ha accelerato la consapevolezza del pericolo che si corre soprattutto quando i depositi sono luoghi di lavoro dove si muovono persone. “Nonostante non vi fosse e non vi sia ancora oggi una legislazione specifica che imponga le procedure da seguire nella costruzione delle scaffalature in zone sismiche, la nostra azienda si trovava all’avanguardia da questo punto di vista già prima di quelle tremende scosse”, afferma Riccardo Paganoni, direttore generale di Sacma, l’industria di Sandigliano (Bi) specializzata nella realizzazione di strutture metalliche da magazzino. L’importanza dell’accelerazione al suolo La norma UHI attualmente in vigore considera ininfluente l’effetto sismico se l’accelerazione al suolo non supera il valore di 0,05. Oltre, bisogna tenerne conto perché le accelerazioni possibili sono molto intense e vanno dallo 0,18 dell’Irpinia allo 0,248 citato di Messina o del Friuli dove allestire una scaffalatura portapallet con tutti i crismi può costare fino al 50% in più che a Milano (appena sopra 0,05 G la spesa potrebbe aumentare del 10% circa. Da qui l’importanza dell’applicare tra l’altro alle scaffalature metalliche i controventi, quei componenti longitudinali a crociera che irrobustiscono la struttura limitando il pericolo che il baricentro si sposti in maniera eccessiva in caso di scossa sismica mettendo a repentaglio la stabilità dell’insieme. Resta inteso che chi costruisce la scaffalatura deve progettarla tenendo conto di come è stato preparato il pavimento al quale deve essere fissata e delle dimensioni dell’edificio. In altre parole il pavimento deve poter trattenere la scaffalatura eventualmente mossa da un terremoto e non lasciarla andare sbriciolandosi o sollevandosi come un tappeto. Inoltre le pareti o i pilastri dell’edificio devono trovarsi a una distanza tale da non urtare la scaffalatura e viceversa quando entrambi iniziano a vibrare per via della scossa. Scaffalature sismo-resistenti e non solo devono inoltre essere costruite con materiali di provata qualità, dimostrabile al cliente. Da qui le procedure di certificazione della colata e delle materie prime utilizzate (analisi chimica della colata e relativa certificazione delle caratteristiche tecniche dell’acciaio) di quella certa partita fornita dall’acciaieria che deve garantire il prodotto e poterne rintracciare l’origine in caso di problemi alla stregua di quanto avviene con la tracciabilità alimentare. Accanto alle certificazioni di carattere chimico, volte a informare circa le materie prime impiegate, l’acciaieria fornisce anche le certificazioni sulle prove meccaniche di laboratorio effettuate sul prodotto in maniera tale da non dar adito a dubbi circa il campo applicativo. verificare la “sismo-resistenza” delle scaffalature alle spinte indotte dai movimenti tellurici con l’interesse della Comunità europea, i cui finanziamenti potranno estendere la gamma di esperimenti essenziali per migliorare la sicurezza delle attrezzature di magazzino. L’effetto comunicativo “In Italia abbiano anche norme UNI che hanno recepito le indicazioni FEM dettando ai costruttori le procedure da adottare nella scelta delle linee guida da utilizzare quando si installano in zona sismica sia le scaffalature sia i soppalchi e le strutture autoportanti che, essendo veri e propri edifici, è sempre obbligatorio denunciare al genio civile”, prosegue Paganoni. In sostanza sono state queste UNI a intervenire sul “buco” legislativo del DM 2008 che ci si attende verrà meglio colmato con altre norme sulle quali si è aperto il confronto in seguito al terremoto del 2012. Le novità legislative sono attese per gennaio-febbraio 2015 con la nuova norma EN 16681, norma riconosciuta a livello europeo. Quanto sia rischioso costruire in una certa zona lo si può sapere consultando la mappa del rischio sismico messa a punto dell’Istituto italiano di geofisica stendendo sul territorio nazionale una rete a maglia quadra di circa 10 km di lato. Una precisione che permette a un’azienda di acquisire consapevolezza circa le procedure da seguire per garantire sicurezza all’attività e agli addetti che impiega. “Nonostante la legge non ammetta ignoranza, soprattutto per quanto riguarda chi è a capo di un’impresa – prosegue Paganoni – fino a quattro-cinque anni fa si poteva incontrare ancora qualcuno che di tutto questo pareva non sapesse nulla. Oggi no. Certamente anche in seguito all’effetto comunicativo del sisma emiliano sull’impatto nelle attività di magazzino è praticamente impossibile incontrare qualcuno che si dichiari all’oscuro del rischio sismico nell’allestimento di un deposito. Troviamo già molti clienti che sono al corrente di trovarsi in zona sismica e che ci chiedono soluzioni sismoresistenti. Facciamola breve: con un incremento dell’investimento del 20-30% nella costruzione di tanti magazzini emiliani diverse imprese non avrebbero subìto milioni di euro di danni per quanto riguarda le merci. Ma più del danno alle merci è senza dubbio la presenza di persone sul luogo di lavoro che porta l’imprenditore a prendere certe decisioni in merito. SETTEMBRE 2014 “Da tempo – continua - si elaboravano e si verificavano i parametri di riferimento per la costruzione delle scaffalature in zona sismica sulla base delle indicazioni di laboratorio, in maniera tale da sopperire alle lacune del Decreto 14.1.2008 che regola sì la costruzione degli edifici anche in zona sismica ma senza prendere in esame le scaffalature eventualmente presenti al loro interno”. Cioè quei particolari profili forati e lavorati su cui vanno a incastrarsi travi orizzontali in maniera semplice e veloce, allo scopo di poter spostare i piani tramite una risposta tecnologica a una domanda di versatilità geometrica espressa dalla clientela industriale e commerciale. Il vuoto normativo specifico sulle scaffalature è stato almeno in parte colmato dalle indicazioni ERF (European Racking Federation, la ex FEM acronimo di Federation European Manufacturers) associazione che riunisce i costruttori del settore a livello internazionale e che fa capo alla Fédération européenne de la manutention. Su stimolo soprattutto delle imprese italiane è stata approvata per regolare l’attività in zona sismica la FEM 10.2.08 valida a livello internazionale. A occuparsi in particolare del problema è stato il prof. Carlo Castiglioni del dipartimento di ingegneria strutturale del Politecnico di Milano che ha effettuato prove di laboratorio in scala reale volte e riprodurre gli effetti di un sisma sulla tenuta degli allestimenti metallici. La serie di sperimentazioni, chiamate Seisracks, ha permesso di ricavare dati certi sulla tenuta delle varie soluzioni. Altre prove sono in corso per 35 Lacune da colmare
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