«Italia deludente sul dossier Made in»

Amarezza delle imprese per il rinvio del riconoscimento delle etichette
«Italia deludente sul dossier Made in»
Giovanna Mancini
«Sono deluso, molto deluso.
È l'ennesima occasione persa, e
la dimostrazione che questa Europa è alla mercé dei Paesi del
Nord». Non nasconde il suo disappunto per l'ennesimo rinvio
al riconoscimento dell'etichetta
«Madeira» il presidente diFederlegnoArredo, Roberto Snaidero.
E la sua voce si aggiunge a quelle
degli imprenditori della moda,
del calzaturiero e della ceramica,
riportate ieri su questo giornale.
«Non accuso nessuno - commenta Snaidero-manon è possibile andare avanti in questo modo. Noi però non ci arrendiamo:
oggi stesso ricomincia la nostra
battaglia perla difesa deiprodotti italiani». Una battaglia fondamentale perché, sottolinea Snaidero, finalizzata non soltanto al
sostegno delle imprese, ma anche alla tutela dei consumatori.
La posizione di Federlegno-
Arredo fa eco alle dichiarazioni
di Lisa Ferrarini, vicepresidente
di Confindustria con delega all'Europ a, che giovedì aveva criticato la decisione del Consiglio
competitività di Bruxelles dirinviare al prossimo semestre la discussione del dossier sull'etichettatura di origine dei prodotti di consumo non alimentari.
Ma la critica va anche alla debolezza con cui l'Italia, sostenitore
storico di questa battaglia, ha
portato avantiil dossier. Perdendo, di fatto, il vantaggio chepoteva derivare dal ruolo di guida del
semestre europeo, ormai agli
Ferrarini (Confindustria):
la conferma della Ue tedesca
Snaidero (Federlegno):
tema prioritario per il Paese
Bonomi (Anima): noi timidi
sgoccioli. «Quella di giovedì è
stata una giornata tremenda - ha
ribadito ieri a Giovanni Minoli,
nel corso della trasmissione
Mix24 di Radio24 -. Non è successo nulla. Anzi, è successo di
peggio: è stata posticipata la discussione alla Presidenza lettone, il che vuol dire buttarla alle
ortiche». Ilsemestre italiano alla
Ue, secondo Ferrarini, è stato
«decisamente negativo» per
quanto riguarda il Made in: «Ancora una volta abbiamo avuto la
dimostrazione che questa Europa è controllata dalla Germania e
che l'Italia è così debole da non
riuscire nemmeno ad aprire un
dibattito. Questa è la cosa che mi
rammarica di più».
Critico verso il «fronte del
Nord» anche Roberto Snaidero:
«Attraverso l'etichettatura sull'origine noi difendiamo il valore
dei manufatti italiani ed europei
realizzati secondo criteri di qua-
lità e sicurezza. Paesi come la
Germania o la Svezia, che importano da fornitori extra-europei
molti componenti destinati ai loro prodotti, hanno interessi diversi dai nostri». Dello stesso avviso Sandro Bonomi, presidente
di Anima (l'associazione dell'industria meccanica varia): «Nello
scontro storico tra Paesi a vocazione manifatturiera, come il nostro, e Paesi importatori, l'Italia
ha peccato di timidezza e forse
anche di superficialità. Il tema
dell'etichettatura non è stato ritenuto prioritario. E invece lo è,
perché la sua approvazione non
porterebb evantaggi una tantum,
ma avrebbe ricadute determinanti per l'industria e l'occupazione, sulmedio elungoperiodo.
Si tratta di una vera misura di politica industriale e l'Italia non
può permettersi di perdere questabattaglia».
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