Scambio di quote di emissione: scheda informativa

Scambio di quote di emissione
Settembre 2014
L’8 marzo 2011 la Svizzera e l’Unione europea (UE) hanno avviato negoziati per il collegamento dei
rispettivi sistemi di scambio diritti di emissione di CO2 (sistemi di scambio delle quote di emissione).
L’obiettivo dello scambio di quote di emissione è ridurre i gas serra laddove ciò risulti economicamente più vantaggioso. L’Unione europea mira a instaurare un collegamento con altri sistemi di
scambio di quote di emissione per creare, su tale base, un mercato mondiale. Il suo «Emission Trading
Scheme» (EU-ETS), introdotto il 1° gennaio 2005, è il più grande mercato al mondo per lo scambio
dei diritti di emissione e rappresenta un importante strumento per la lotta contro i cambiamenti
climatici.
Cronologia
• 9.3.2011 avvio dei negoziati
Stato della situazione
La Svizzera e l’Unione europea mantengono attualmente due sistemi separati per lo scambio di quote di
emissione (ETS). Collegando i propri sistemi, Svizzera
e UE riconoscerebbero reciprocamente i rispettivi diritti
di emissione di gas serra. Il collegamento tra il sistema
di scambio di quote di emissione svizzero e quello
europeo e il conseguente accesso reciproco al mercato
migliorerebbero inoltre la liquidità nonché il funzionamento del mercato delle quote di CO2 (ed eviterebbero
svantaggi per le imprese svizzere a livello di concorrenza.
Contesto
Mentre il sistema dell’UE (EU-ETS) comprende più di
11’000 imprese, che emettono complessivamente
oltre due miliardi di tonnellate di CO2 (e quindi circa il
45% circa delle emissioni di gas serra dell’UE), al
sistema svizzero di scambio delle quote di emissione
partecipano circa 55 imprese, per un totale di circa 6
milioni di tonnellate di CO2 emesse. Tali imprese sono
esentate dalla tassa sul CO2 e devono cedere diritti di
emissione quale contropartita per le proprie emissioni
di gas serra.
Dopo la svolta in materia di politica climatica decisa
dall’UE nella primavera 2009, appare evidente che il
commercio dei diritti di emissione resterà il fulcro della
politica europea in materia di clima anche dopo il
2012 e che tale sistema sarà ulteriormente ampliato.
Dal gennaio 2012 il sistema europeo di scambio di
quote di emissione comprende ad esempio anche il
settore del trasporto aereo all’interno dell’UE. In Svizzera si è proceduto a una revisione totale della legge
sul CO2 per regolamentare il periodo successivo al
2012. Con questa revisione, il sistema svizzero di
scambio di quote di emissione è stato sviluppato in
modo tale da raggiungere un elevato grado di compatibilità con il sistema EU-ETS, creando così i presupposti per un collegamento efficace tra i due sistemi.
Dal punto di vista della Svizzera, gli argomenti che
depongono a favore di un collegamento sono soprattutto di carattere economico.
Come la Svizzera, anche l’UE ha interesse a collegare
i due sistemi di scambio delle quote di emissione. Da
un lato, l’UE mira ad ampliare il proprio sistema di
scambio e a collegarlo con quello di altri Stati in
modo da consentire uno scambio di quote di emissione a livello mondiale in un mercato liquido, stabilizzare il prezzo dei certificati di emissione e favorire
una riduzione economicamente vantaggiosa dei gas
serra in tutto il mondo; dall’altro, l’Unione europea
ha introdotto un limite di emissione anche nel trasporto aereo, integrando le compagnie aeree nel
sistema ETS. In seguito alle proteste su scala internazionale da parte di Stati terzi, tuttavia, fino al 2016
l’UE ha deciso di includere nel sistema ETS soltanto
i voli all’interno dell’UE e degli Stati SEE (decisione
«Stop the clock»). A partire dal 2016 si mira invece
ad applicare, nei limiti del possibile, una regolamentazione a livello mondiale nel quadro dell’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO). L’UE
accoglierebbe con favore una partecipazione della
Svizzera al sistema europeo di scambio di quote di
emissione anche al fine di creare condizioni paritarie
per tutti gli attori del mercato del trasporto aereo
europeo.
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Politica climatica della Svizzera
• Protocollo di Kyoto: in vigore dal 6 febbraio 2005. Gli Stati
industrializzati firmatari si impegnano a ridurre globalmente
del 5,2% rispetto al 1990 le loro emissioni di gas serra entro
il 2012. Agli Stati industrializzati vengono assegnati diritti di
emissione (un credito di emissione corrisponde a una
tonnellata di CO2) in funzione degli obiettivi nazionali di
riduzione (per la Svizzera: -8% rispetto al 1990). Gli Stati che
non riescono a rispettare gli obiettivi prefissati devono
acquistare diritti supplementari corrispondenti alle emissioni
in eccesso, maggiorati di una penale del 30%. Alla
Conferenza dell’ONU sul clima a Doha, nel dicembre 2012, è
stato deciso di prorogare la validità del Protocollo di Kyoto,
prossimo alla scadenza, fino al 2020. Nell’aprile 2014 il
Consiglio federale ha deciso di proseguire l’impegno per la
riduzione dei gas serra nel quadro del Protocollo di Kyoto e
ha adottato il relativo messaggio di ratifica. Per il periodo
successivo al 2020 dovrà essere negoziato un accordo sul
clima su larga scala che, a differenza del Protocollo di Kyoto,
non limiti gli impegni di riduzione ai soli Paesi industrializzati.
• Meccanismi flessibili: sebbene l’obiettivo di riduzione delle
emissioni della Svizzera debba essere raggiunto attraverso
misure adottate a livello nazionale, la legge sul CO2
ammette, in determinati casi e in misura limitata, anche
riduzioni conseguite all’estero nel quadro dei meccanismi
flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto.
• Legge sul CO2: la legge sul CO2, in vigore dal 1° maggio
2000, rappresenta il fulcro della politica climatica della
Svizzera. Nel dicembre 2011 il Parlamento ha approvato una
revisione totale della legge per il periodo successivo al 2012.
Se finora le emissioni di CO2 dovevano essere ridotte
globalmente del 10% rispetto al 1990 (per il raggiungimento di questo obiettivo fa stato la media del periodo
2008-2012), l’obiettivo della nuova legge è ridurre le
emissioni in Svizzera del 20% entro il 2020. Le misure
principali rimangono la riscossione una tassa di incentivazione senza incidenza fiscale (la cosiddetta tassa sul CO2
applicata ai combustibili) e la continuazione del sistema di
scambio delle quote di emissione. Per le imprese importatrici
di carburante è stato introdotto un obbligo di compensazione. Alle imprese coinvolte nel sistema di scambio, e
pertanto esentate dalla tassa sul CO2, viene attribuita
gratuitamente una quantità limitata di diritti di emissione.
Questa attribuzione si fonda sugli stessi parametri di
efficienza adottati dall’UE. Se un’impresa produce più CO2,
deve continuare ad acquistare i diritti di emissione mancanti
(per maggiori informazioni: www.bafu.admin.ch/clima).
Contenuto
Le imprese che partecipano al sistema svizzero di
scambio di quote di emissione ricevono gratuitamente un certo numero di diritti di emissione, che
viene ridotto di anno in anno. Le imprese che non
necessitano di tutti i diritti di emissione loro assegnati, ad esempio perché hanno adottato misure
supplementari per la riduzione del CO2, possono vendere i diritti in eccesso. Viceversa, le aziende che
emettono una quantità di gas serra superiore a quella
prevista acquistano diritti di emissione supplementari.
Un collegamento tra il sistema svizzero di scambio di
quote di emissione e quello europeo comporterebbe
il riconoscimento reciproco dei rispettivi diritti di
emissione di gas serra. Grazie a un apposito accordo
di collegamento, le imprese svizzere avrebbero
accesso a un mercato più ampio e più liquido, beneficiando così di una maggiore flessibilità per l’adempimento dei propri impegni di riduzione.
I crediti di emissione sono iscritti nel «Registro nazionale dello scambio di quote di emissioni», una banca
dati che costituisce la base per lo scambio di quote
di emissione nel quadro del sistema ETS nonché per
l’acquisto di certificati esteri di riduzione delle emissioni (ossia titoli che attestano riduzioni di emissioni
realizzate all’estero) nel quadro dei meccanismi flessibili stabiliti dal Protocollo di Kyoto (cfr. riquadro).
Realizzando progetti a favore del clima all’estero, la
riduzione dei gas serra può risultare meno costosa.
Attualmente, le imprese che aderiscono al sistema di
scambio possono farsi computare certificati esteri
entro determinati limiti. Un limite analogo è previsto
anche per i partecipanti al sistema ETS dell’Unione
europea.
Portata dell’accordo
Strumento efficace in termini di costi: lo scambio di
quote di emissione di CO2 è uno strumento di mercato che consente di ridurre le emissioni di gas serra
con un efficace rapporto costi-benefici e in modo
compatibile con i meccanismi dell’economia. Tale
scambio incentiva inoltre l’adozione di eventuali
misure supplementari, visto che i crediti di emissione
eccedenti (diritti di emissione e certificati) possono
essere venduti. Viceversa, per le imprese che devono
sostenere costi marginali elevati per l’abbattimento
delle emissioni può essere più conveniente acquistare
diritti di emissione supplementari che attuare autonomamente misure più onerose. Secondo le stime, in
futuro il mercato svizzero dei diritti di emissione farà
registrare un volume massimo compreso tra i 6 e gli
8 milioni di tonnellate di CO2, mentre il mercato
dell’UE supera già i due miliardi di tonnellate di CO2.
La possibilità di accedere al sistema di scambio di
quote di emissioni dell’UE (EU-ETS) apre quindi prospettive interessanti per le imprese svizzere.
Competitività: l’accesso al sistema EU-ETS garantirebbe ai settori svizzeri interessati pari condizioni
nella compravendita di diritti di emissione ed eviterebbe in questo modo distorsioni della concorrenza
imputabili alla politica climatica. Attualmente, più del
75% del valore di mercato complessivo di tutti i diritti
di emissione viene scambiato sul mercato europeo. Il
sistema di scambio europeo svolge un ruolo di primo
piano a livello mondiale. L’accesso a questo mercato
può rappresentare, per le aziende svizzere, un fattore
di competitività a livello internazionale: si suppone,
infatti, che in ampie zone dell’UE i costi di riduzione
per tonnellata di CO2 siano inferiori rispetto alla Svizzera e che, pertanto, in seguito al collegamento tra i
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due sistemi l’acquisto di diritti di emissione per le
imprese svizzere diventi tendenzialmente più conveniente. Più che il livello assoluto dei prezzi, però, per
le industrie grandi consumatrici di energia e per eventuali centrali a gas a ciclo combinato, sono determinanti la flessibilità degli scambi dei diritti di emissione
nonché l’esistenza di condizioni equivalenti a quelle
delle imprese concorrenti nell’UE
Il dopo Kyoto: lo scambio internazionale di quote di
emissione introduce maggiore flessibilità nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni e
favorisce inoltre i negoziati volti alla conclusione di un
accordo sul clima per il periodo post-Kyoto (dopo il
2020) che includa tutti gli Stati. Ciò corrisponde anche
agli obiettivi perseguiti dall’UE. Il collegamento del
sistema di scambio svizzero con il sistema europeo non
presuppone tuttavia necessariamente la conclusione
di un accordo internazionale post-Kyoto, poiché si
baserebbe sulla normativa pertinente dell’Unione
europea e sulla legislazione svizzera (legge sul CO2).
Maggiori informazioni
Ufficio federale dell’ambiente UFAM
tel. +41 58 464 23 80, [email protected],
www.bafu.admin.ch/emissionshandel
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