LA CASA SULLA ROCCIA

Supplemento a Tempi n°37 del 17 settembre 2014 - Poste italiane spa - spedizione in a.p. D.L. 353/03 (conv. L.46/04) art. 1 comma 1, DCB Milano
SPECIALE FAMIGLIA
LA CASA
SULLA ROCCIA
Molto si può fare perché IL PAESE DELLE CULLE VUOTE
torni a costruire un SOLIDO AVVENIRE. a partire da
UNA coraggiosa RIFORMA FISCALE. Perché SPOSARSI non
resti un atto eroico e fare figli un sacrificio impossibile
EDITORIALE
editoriale
2500
battute
CATE
S
e lo scorso anno fu il volto di Cristo nella veronica di Manoppello, quest’anno tocca al cuore
di due strani tipi, Jannacci e Guareschi, rappresentare icasticamente l’essenza dell’edizione
numero 35 del Meeting di Riagfdfgdgfdgfdgfdgd
eccellenti pittori
l’arte innamorata
del nido quotidiano
marco
arduini
Viaggio 2
Acrilico
e tempera
su tela,
100x90 cm,
2012
Collezione
privata
S
i crede che arte e famiglia si siano allontanate
decenni, forse secoli fa, all’incirca da quando i pittori hanno smesso di dipingere Sacre
Famiglie. Ci si sbaglia. A fronte di tutta l’arte nichilista e spermicida che imperversa sui media (ma
ultimamente forse un po’ meno) esiste altrettanta
arte altrettanto contemporanea che non odia la
realtà e quindi nemmeno la maternità. Di solito è
un’arte figurativa, quasi sempre è pittura. È un’arte
meno conosciuta e perciò mi prodigo per farla conoscere. Prima ho scritto un libro, Eccellenti Pittori
(Marsilio, 15 euro), poi ho fatto un sito,
www.eccellentipittori.it, che aggiorno
quotidianamente e che già nel sottotitolo, “Il diario della pittura italiana vivente”, denuncia una certa propensione
pro-life. Vi ho pubblicato, fra l’altro:
una donna incinta di Daniele Galliano
(«Io sono un adoratore della bellezza e la
donna incinta è la donna nel massimo
del suo splendore» mi ha detto nel suo
studio di Torino); i bambini di Federico
Lombardo, che rende la trepidazione paterna con la tecnica della sanguigna; un
ritratto di Enrico Robusti che immortala una famiglia di mecenati parmigiani; e infine
una Sacra Famiglia, ebbene sì, una Sacra Famiglia
di Rocco Normanno con la Madonna che è una
donna vera come nei quadri di Caravaggio. Perché
non è vero che i pittori hanno smesso di dipingere
il sacro, siamo noi che ci siamo distratti.
Camillo Langone
TEMPI | 3
SOMMARIO
6
Costanza
Miriano
e un mestiere
“pericoloso”.
Mettere
sempre al
primo posto
il lavoro della
famiglia
TEMPI
Reg. del Trib. di Milano
n. 332 dell’11/06/1994
settimanale di cronaca,
giudizio, libera
circolazione di idee
Supplemento a Tempi
- Anno 20 - N. 37 dall’11
al 17 settembre 2014
GESTIONE
ABBONAMENTI
DIRETTORE
RESPONSABILE
LUIGI AMICONE
EDITORE
Tempi Società
Cooperativa, Corso
Sempione 4, Milano
A CURA DI
Caterina Giojelli
PUBBLICITà
Nicola Fortugno
PROGETTO GRAFICO
Matteo Cattaneo
IN COPERTINA
Pietro Capogrosso,
Giulia. Olio su tela,
150x140 cm, 2014
FOTOLITO E STAMPA
Elcograf
Via Mondadori 15,
37131 Verona
Tempi, Corso Sempione
4 - 20154 Milano,
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CONCESSIONARIA
PER LA PUBBLICITà
Editoriale Tempi Duri Srl
10
Più culle e
meno tasse
L’urgenza di un
fisco family
friendly, che
riconosca il valore
pubblico di chi
genera figli
19
Una giungla
di incentivi
Tutti i pregi, limiti
e paradossi di
fondi e bonus
a sostegno di
natalità, casa,
spesa sanitaria
27
La partita
educativa
I princìpi di una
buona scuola
pubblica per tutti,
statale e paritaria,
che conviene
anche allo Stato
Ogni giorno in Italia viene dipinto
un bel quadro: Eccellenti Pittori,
“Il diario della pittura italiana
vivente” di Camillo Langone lo
pubblica online. Di questa ampia
rassegna troverete un assaggio
nelle pagine dello Speciale
Famiglia. Per conoscere tutti
gli altri pittori eccellenti
e le loro opere basta visitare
il sito www.eccellentipittori.it
speciale
prosa delle piccole cose
l’allegra trincea
LETIZIA
FORNASIERI
Quattro oche
bianche
Olio su tavola,
140x110 cm, 2013
Cronache dal rifugio antiatomico, dove si può essere brutti, sporchi,
cattivi e amarsi come squinternati tra briciole di panini. E nessuno
scappa mai in Papuasia perché «qui si vince solo tutti insieme»
di COSTANZA
MIRIANO*
6 | TEMPI
«M
amma, il pericolo è il tuo mestiere.
«Oddio, non direi. Anche se alla fine
lo scivolone kamikaze in piscina l’ho
fatto». «No, dicevo che è la mamma
il mestiere più pericoloso. Fai un figlio, e non sai quello
che ti capita. Poi te lo devi tenere tutta la vita. Con me ti
è andata bene». Non l’avevo mai pensata così, in effetti,
e a vederla da questa angolatura fa un po’ paura, più del
kamikaze (l’addetto alla piscina mi ha assicurato che
non era mai morto nessuno lanciandosi dal tubo giallo,
comunque, e non ha fatto nessuna osservazione spiritosa sul fatto che sembravo seduta su un bidet quando sono scesa). Essere una famiglia significa consegnarsi per
sempre a delle persone a cui sarai legato per tutta la vita
(e con un figlio non sai mai chi ti metti in casa, come
diceva Achille Campanile). La cosa può dare una certa
vertigine. Per sempre, soprattutto in quest’epoca dello
spontaneismo in cui viviamo, è un bel po’ di tempo.
È un bel po’ di tempo, e a volte può essere anche un
bel po’ di fatica. Non parlo tanto delle emergenze, dei
momenti di difficoltà particolare, un problema economico, una crisi di coppia (articolo diffusissimo sul
mercato, al momento), una malattia, quanto dell’ordinaria amministrazione – per quanto “ordinaria” a casa
mia sia spesso una parola azzardata: oggi pomeriggio
mi sono ritrovata a un certo punto che facevo panini
al prosciutto per undici ragazzini, spuntavano da sotto
i divani come i calzini, i ciuffi di polvere e le carte di
caramelle (la flora dei miei sottodivani fornisce un habitat favorevole alla proliferazione di forme di vita non
ancora studiate dalla scienza, che si nutrono di panini:
figli, nipoti, figli dei vicini, amichetti di passati cicli
scolastici che sanno di poter sempre contare su di noi).
È un bel po’ di fatica anche la normale fedeltà al
quotidiano, quel consistere, semplicemente, quello
stare al proprio posto in trincea, giorno dopo giorno
dopo mese dopo anno, cercando di fare bene il proprio mestiere di moglie o marito e di padre o madre,
per quanto, diciamo la verità, su questo il mio obiettivo si è piuttosto ridotto negli anni, da quando sono
uscita la prima volta dalla sala parto, col manuale tipo
“cresco il mio bambino” tutto sottolineato e il fermo
proposito di non contaminare la bocca del pargolo
con qualcosa che fosse men che biodinamic-naturalartigianal-biologico, per poi passare repentinamente
dalla zucchina immacolata a un’alimentazione a base
di grassi saturi e coloranti: insomma sono passata dal
target mamma perfetta alla speranza di essere almeno
decente, dal tentativo di non sbagliare niente, al desiderio di averne azzeccata almeno una tra tanti errori,
così, giusto per il calcolo delle probabilità, per la legge
dei grandi numeri (a forza di fare, qualcosa di buono
lo avrò prodotto, no?).
Il libro
La famiglia non è
un luogo comune
Dopo Sposati e
sii sottomessa e
Sposati e muori
per lei, Costanza
Miriano è tornata in
libreria con un nuovo
libro: Obbedire è
meglio. Le regole
della compagnia
dell’agnello
(Sonzogno, 15 euro)
È un bel po’ di fatica anche la
fedeltà al quotidiano, stare al
proprio posto cercando di fare
bene ogni giorno il mestiere di
moglie o madre. Che esce dalla
sala parto col manuale “cresco
il mio bimbo” tutto sottolineato
per poi passare dalla zucchina
immacolata a un’alimentazione
a base di grassi saturi e coloranti
Eppure, anche questa fatica di essere decenti, vale la
pena, eccome, vale veramente la pena. E non parlo di
valori, parola che, almeno in me, ingenera attacchi di
sbadigliarella, il desiderio di andare di là a versarmi un
Cuba libre (purtroppo però non posso, sono astemia) o
il progetto di scappare in Papuasia Nuova Guinea con
un passante. Se rimaniamo al nostro posto non è certo per i valori. Se rimaniamo è perché abbiamo capito
che la famiglia è l’unica cosa che veramente funziona,
è quello per cui siamo fatti, è quel posto in cui il gioco
non prevede che io vinca solo se tu perdi, ma al contra-
rio è dove si vince solo tutti insieme, e nessuno perde.
La famiglia è quel posto in cui si può dare il peggio e
sempre essere accolti, e anche se è bene che non diventi
un’abitudine, si sa che a casa si può essere ogni tanto
anche un molto scorbutici avendo pure torto, o ballare
I will survive in mutande, o cucinare per la quinta volta
della settimana pasta in bianco, e rimanere “la mamma
dei miei sogni”. La famiglia è quel posto per cui vale la
pena risparmiare, perché si sa che ogni piccolo sacrificio
fatto farà stare bene qualcuno che amiamo. La famiglia
è quel posto in cui non serve neanche tanto enunciare
princìpi, soprattutto con i figli, perché loro ascoltano
con gli occhi, e imparano solo quello che vedono vivere. La famiglia è una specie di rifugio antiatomico, a
volte, che può anche essere esposto, fuori, alle peggiori
radiazioni nocive, senza paura, anche eventualmente
con allegra incoscienza, perché contiene in sé tutti gli
anticorpi. È anche quel posto dove tornare dopo che si
sono fatte le peggiori stupidaggini, perché i figli attraverseranno la loro Babilonia, inevitabilmente, prima
di approdare alla Terra Promessa. L’importante è che
qualcuno sia rimasto a casa, a garantire il ritorno.
TEMPI | 7
speciale prosa delle piccole cose
Il modo migliore per amare
i nostri figli è amare il loro
padre, la loro madre. Mettere
il lavoro della famiglia al primo
posto, e non lasciare che finisca
all’ultimo, che allo sposo,
alla sposa, rimangano le briciole
delle energie, della creatività.
È quella che io chiamo
la “crociata contro
le mutande ascellari”
costanza
miriano
I libri e la tribù
Dopo 15 anni al tg3
è approdata a Rai
Vaticano, collabora
con Avvenire, Il
Timone, Credere e Il
Foglio, scrive di notte
e scrive libri dai titoli
che ribaltano i luoghi
comuni e scatenano
vivissime polemiche.
Sposata, ha quattro
figli, due maschi
e due femmine, e
un marito che non
ricorderà i nomi delle
scuole e le classi
frequentate ma «sa
quale figlio ama la
coca alla ciliegia,
fatto che ha per me
del prodigioso».
Sopra, Miriano legge
Eccellenti Pittori
8 | TEMPI
«La Canada dry perché piace a Livia e Bernardo,
la Pepsi twist a Lavinia, un Chinotto per Tommaso…». Guardo ammirata mio marito che prima della
grigliata in giardino tira fuori dalla busta della spesa le
bibite per i nostri figli, dei quali probabilmente non
saprebbe elencare esattamente i nomi delle scuole né le
classi frequentate; di sicuro non ricorda mezza malattia
infettiva che hanno avuto, né le saprebbe attribuire al
figlio abbinato, ignora l’ubicazione dell’ambulatorio
della pediatra, ricorda appena, vagamente che abbiamo
un mobiletto dei medicinali ma solo perché c’è anche
l’Aulin per il suo mal di testa, confonde i compagni di
classe dei quattro e va al saggio di danza con le notizie
del calciomercato nell’auricolare (la mia amica Paola
sostiene che un padre che non si scoccia al saggio è al
limite del transgender). Eppure sa quale figlio ama la
coca alla ciliegia, fatto che per me ha del prodigioso.
Io in compenso non sono addetta alla spesa, e mi
confondo nomi di bibite, caramelle, schifezze a elevato contenuto di grassi; non so giocare bene come
lui, non sono una fonte affidabile di informazioni su
un’enorme parte dello scibile umano – e guarda caso quella che interessa di più alla nostra prole: storia,
politica, musica, cinema... So che ognuno di noi due
ama come può, meglio che può, dando quello che può.
E so che sarà abbastanza, perché è tutto l’amore che
abbiamo in corpo. Questo amore limitato, squinternato e ferito – anche i genitori si portano dietro le loro
storie – comunque dirà loro una sola cosa. Che vale
la pena vivere. Che la vita è una cosa grandiosa, bella,
bella, bellissima. Questo vogliono sapere da noi i figli,
e vogliono guardarci, noi due, e vedere che quell’amore
da cui sono nati c’è ancora. Per loro è una garanzia, è il
permesso di esistere, il permesso di essere anche brutti,
sporchi e cattivi, perché contenuti da un abbraccio più
grande di loro, più di qualsiasi ombra possa mai oscurarli, un abbraccio che li trascende, e che non aspetta
niente da loro in cambio.
Per questo, il modo migliore per amare i nostri
figli è amare il loro padre, la loro madre. Mettere il
lavoro della famiglia al primo posto, e non lasciare che
finisca all’ultimo, che allo sposo, alla sposa, rimangano
le briciole delle energie, della creatività. È quella che io
chiamo la mia “crociata contro le mutande ascellari”,
che serve a ricordare alle donne che non è necessario,
dopo qualche anno di matrimonio, mettere pigiamoni
respingenti felpati o mutande comode. Non è obbligatorio smettere di sorridere. Non è prescritto dalla
legge mettersi i vestiti da casa quando si rientra, tenere
la famosa maglietta bucata per quando ci vede l’unico
che avrebbe diritto ad avere il meglio di noi.
Mia cara, sei molto tonica
È invece altamente consigliato ricordare alcuni semplici dati essenziali. Per esempio che l’esemplare dell’altro
sesso di cui ci siamo dotati in modo permanente pensando che fosse la nostra anima gemella è in realtà una
strana creatura proveniente da un altro pianeta, e dotato di alcuni meccanismi base di funzionamento del tutto diversi dai nostri: si sa che i maschi procedono con
un pensiero tubolare, e pensano e fanno una cosa alla
volta (non fate mai a un uomo la cattiveria di chiedergli
un’opinione sul vostro taglio di capelli mentre sta smanettando al Blackberry. Non si è minimamente accorto che siete state dal parrucchiere, e se si sforza troppo
finirà per cestinare la mail che aspettava con ansia). Si
sa anche che gli uomini dicono esattamente quello che
intendono dire – parlano una strana lingua in cui le
parole significano solo quello che significano – e non
sanno che per noi femmine ogni parola è portatrice di
un fitto groviglio di rimandi occulti, fatto che li porta a
cadere incautamente su alcune scivolose conversazioni
(per una donna dire “non importa, ce la faccio da sola”
di solito significa “se non mi aiuti allora dillo che non
mi vuoi bene”; e per lei chiedere “come sto con questi
pantaloni?” non significa attendere un parere sincero
ma esigere un complimento anche piuttosto esagerato,
per non parlar della domanda delle domande – “mi
trovi ingrassata?” – che è una falsa domanda, visto che
prevedere solo la risposta standard “macertochenomiacaraseimoltotonica”, l’unica ammessa).
Imparare a tradursi a vicenda è un lavoraccio, ma
significa percorrere una parte di quella distanza misteriosa nella quale è nascosto il segreto di Dio, che ci ha
creati maschio e femmina, a sua immagine (per quanto
nella Genesi non sia assolutamente specificato a chi
spetti lo scettro del telecomando, ci tengo a precisarlo).
*giornalista e scrittrice
speciale una riforma necessaria
ENrico robusti
Ritratto di famiglia
in controluce
Olio su tela,
200x160 cm, 2014
Collezione privata
NON è UN PAESE
PER BAMBINI
Crollano le nascite, invecchia la forza lavoro, con i figli aumentano
le imposte e il rischio povertà. Ecco perché non possiamo rimandare
la costruzione di un fisco family friendly. Ne va del futuro dell’Italia
di francesco
belletti*
10 | TEMPI
N
el dibattito sulla riforma del sistema fiscale nel
nostro paese la vertenza famiglia deve assumere rilevanza centrale: tutti riconoscono che
l’attuale sistema fiscale è iniquo verso le famiglie, e soprattutto verso quelle con figli, tutti riconoscono che occorrono interventi di sostegno alla natalità
e alla responsabilità familiare, tutti riconoscono che la
famiglia è una risorsa insostituibile di coesione sociale,
fiducia e sviluppo economico per il sistema Italia. Non
si tratta di chiedere protezione o promozione, rispetto
alle famiglie con più carichi familiari: si tratta di reintegrare l’equità, sanando un’ingiustizia. Il Forum delle
associazioni familiari su questo punto ha sostenuto fin
dall’inizio la necessità di un doppio riconoscimento:
da un lato la centralità della famiglia come istituzione
di bene comune socialmente rilevante (quella definita
dall’art. 29 della Costituzione, come «società naturale
fondata sul matrimonio», qualificata quindi, proprio
secondo il dettato costituzionale, dalla differenza sessuale e dalla responsabilità verso i figli); dall’altro il
necessario sostegno ai suoi compiti e funzioni sociali
(costruire “infrastrutture sociali” che aiutano la libertà
di azione della famiglia), in primo luogo attraverso la
leva fiscale, ma anche con azioni di tutela della vita, di
sostegno alle responsabilità educative, di conciliazione
famiglia-lavoro, di promozione per le giovani coppie.
Il rapporto tra famiglia e fisco ovviamente non
esaurisce nessuno dei due ambiti: la famiglia è ben altro
che le politiche fiscali; basti pensare alla sua regolazione
giuridico-identitaria, oppure alla sua qualità relazionale di dono e di legame tra persone. D’altro canto
le stesse scelte di politica fiscale devono fare i conti,
oltre che con la dimensione familiare, con molti altri
fenomeni sociali ed economici (evasione fiscale, scelta
tra imposte dirette e indirette, tassazione delle rendite
e dei patrimoni, del lavoro o del capitale...).
Tuttavia oggi se si vuole intervenire sulle politiche
fiscali è assolutamente necessario affrontare prima di
tutto proprio questa intersezione, perché è sempre più
chiaro che senza politiche fiscali adeguate le famiglie
saranno sempre più in difficoltà, così come è altrettanto chiaro che nessuna riforma del fisco sarà equa se
non sarà finalmente a misura di famiglia. Tre specifici
argomenti potranno illustrare meglio questa necessità:
la questione demografica; il modello del FattoreFamiglia; il rischio dell’Isee.
Culle vuote, ma a quale prezzo?
L’equità fiscale è presupposto per affrontare un’emergenza troppo sottovalutata, la questione demografica.
Il nostro paese infatti deve affrontare il duplice impatto
di lungo periodo del crescente invecchiamento della
popolazione e del permanente blocco della natalità che
caratterizza da decenni il nostro paese. Nel 2013 in
Italia sono nati poco più di 1,3 figli per donna in età
fertile, di fronte ad un tasso di sostituzione/equilibrio
demografico di 2,1 figli per donna, e di un “numero di figli desiderati” che supera anch’esso i due figli
per donna. Insomma, nel nostro paese non ci sono le
condizioni nemmeno per avere i figli che desideriamo.
Del resto le difficoltà delle famiglie di fronte alla sfida
della nascita di un figlio sono ben presenti agli osservatori più seri della nostra realtà. Tra i tanti, citiamo
un recente allarme del Censis: «Le iniquità sociali non
riguardano solo patrimoni e redditi. Ci sono eventi
della vita che sempre più generano diversità che diventano distanze sociali. Avere o non avere figli: ecco una
causa di diseguaglianza. La nascita del primo figlio fa
aumentare di poco, rispetto alle coppie senza figli, il
rischio di finire in povertà. Nel primo caso il rischio
TEMPI | 11
una riforma necessaria speciale
riguarda l’11,6 per cento, nel secondo caso riguarda
il 13,1 per cento. Ma la nascita del secondo figlio fa
quasi raddoppiare il rischio di finire in povertà (20,6
per cento) e la nascita del terzo figlio triplica questo
rischio (32,3 per cento). Inoltre, avere figli raddoppia
il rischio di finire indebitati per mutuo, affitti, bollette
o altro rispetto alle coppie senza figli: il rischio riguarda il 15,7 per cento nel primo caso, il 6,2 per cento
nel secondo caso. Anche ritrovarsi a fare da solo/a il
genitore aumenta di un terzo, rispetto alle coppie con
figli, il rischio di finire in povertà e/o indebitati: 26,2
per cento nel primo caso, 19,3 per cento nel secondo»
(Censis, 3 maggio 2014).
Figli, povertà e sviluppo sono quindi certamente
fenomeni collegati: la fiscalità e il sostegno diretto alle
famiglie giovani sono strumenti fondamentali a questo riguardo. Quante famiglie non cadrebbero sotto la
soglia di povertà, con un fisco più equo? Dobbiamo
riscoprirlo oggi? Non è bastato nemmeno l’allarme
lanciato ormai dieci anni fa dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (figura certamente non
inscrivibile in un ipotetica lobby pro-life): «Una società
con poche madri e con pochi figli è destinata a scomparire. È necessario un sostegno, forte e convinto, al
recupero della natalità, essenziale per conservare i livelli
di benessere di cui godiamo. Le culle vuote sono il vero,
il primo problema della società italiana» (Carlo Azeglio
Ciampi, 7 marzo 2004, messaggio del presidente della
Repubblica per l’8 marzo).
Promuovere la nascita, l’educazione e lo sviluppo
di nuove generazioni di italiani è una priorità strategica
per il paese? Noi siamo convinti di sì, e vorremmo
politiche – anche fiscali – coerenti con questa priorità.
In questa prospettiva il Forum delle associazioni
familiari ha lanciato (in particolare con la Conferenza
Nazionale sulla Famiglia di Milano, novembre 2010)
una innovativa proposta di riforma del sistema fiscale,
il FattoreFamiglia, capace di costruire un sistema finalmente equo per le famiglie con carichi familiari, anche
in questo caso a partire dal dettato costituzionale (art.
30 e 31, ma soprattutto l’art. 53, «tutti sono chiamati
a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro
capacità contributiva»).
nicola vitale
Frontiera
Olio su tela,
45x70 cm, 2011
FattoreFamiglia, una rivoluzione
Il FattoreFamiglia modifica l’attuale sistema facendo
sì che a parità di reddito, una famiglia con figli paghi
molte meno tasse rispetto ad una famiglia che non ha
figli; esso può inoltre riconoscere altri fattori di difficoltà familiare (quale, ad esempio, la presenza di disabili),
sostenendo così la famiglia nei suoi compiti di cura.
Nello specifico, il FattoreFamiglia prevede di individuare una base di reddito non tassabile, perché
coincidente con il minimo vitale (la cosiddetta no tax
area), cui applicare un nuovo coefficiente di carico
familiare (appunto il FattoreFamiglia), parametrato
sulla numerosità e sulla tipologia dei carichi familiari che gravano sul percettore di reddito. In questo
modo, il livello minimo di reddito non tassabile del
contribuente aumento in modo congruo in funzione
del suo effettivo carico familiare. Si individua così una
no tax area a misura di famiglia, che quindi è sottratta all’imposizione fiscale. Ai redditi disponibili al di
sopra di tale area si applicano poi le normali aliquote
progressive previste dal sistema fiscale. Questo modello inoltre adotta il criterio della “detrazione a
TEMPI | 13
una riforma necessaria speciale
Il FattoreFamiglia fa sì che a parità di reddito, una famiglia
con figli paghi molte meno tasse rispetto ad una senza figli.
E può riconoscere fattori di difficoltà (come la presenza
di disabili), sostenendo la famiglia nei suoi compiti di cura
quota fissa”: la quota di reddito sarà cioè esente dalla
tassazione dell’aliquota più bassa (oggi il 23 per cento). In tal modo si garantisce equità di vantaggio tra
redditi bassi, medi e alti (punto critico del “quoziente
familiare” nelle sue diverse versioni). La stima della
no tax area è inoltre adeguabile di anno in anno al
costo della vita, essendo collegata alla soglia di povertà
misurata dall’Istat annualmente (circa 7.500 euro per
persona sola, oggi).
Se il reddito risulta inferiore alla no tax area familiare si applica una tassazione negativa, cioè un assegno
erogato alla famiglia “incapiente”, pari alla detrazione
non goduta. Questa sarebbe una innovazione di assoluto rilievo, che sana una situazione inaccettabile,
che oggi, nel sistema attuale, impedisce ai cosiddetti
“incapienti” (i redditi più bassi, in genere) di percepire
i benefici legati alle detrazioni d’imposta. In questo
modo, si verrebbe incontro proprio alle famiglie più
vulnerabili, che più soffrono per la crisi in atto, e che
vedono con grave preoccupazione aprirsi sotto di sé il
baratro della povertà.
Irpef e Iva, il danno e la beffa
Scriveva il Forum delle associazioni familiari al neo
insediato Governo Monti, a novembre 2011, che «restituire capacità di spesa alle famiglie con figli attraverso un alleggerimento del carico fiscale (attraverso il
FattoreFamiglia), offrirebbe un importante sostegno
alla ripresa dei consumi e allo sviluppo economico,
soprattutto in riferimento ai beni di prima necessità e
all’abitazione, settori entrambi strategici per il nostro
paese. Infine, molte famiglie con figli verrebbero così
protette dal rischio povertà, diminuendo la spesa sociale nazionale, regionale e comunale e contrastando
finalmente in modo concreto la povertà dei minori,
che in Italia sono esposti alla povertà in misura molto
più alta che nel resto d’Europa». Ben poco è stato, fatto, da allora, e anche per questo oggi ne siamo ancora
più convinti di allora.
Così come siamo assolutamente convinti che spostare la tassazione dalle imposte dirette a quelle indirette
in modo indifferenziato (in pratica, dall’Irpef all’Iva)
produrrebbe l’effetto perverso – e prevedibile con assoluta certezza – di penalizzare ulteriormente chi è costretto, proprio dalla composizione della sua famiglia,
a spendere fino all’ultimo centesimo solo per garantire
al suo nucleo i beni basilari per sopravvivere dignitosamente. Chi più consuma – perché ha più figli – pagherebbe così più tasse: oltre al danno la beffa! Riteniamo
cioè troppo rischioso, per le famiglie, il semplicistico
slogan di spostare le tasse “dalle persone alle cose”, se
l’Iva verrà aumentata in modo indistinto anche per i
beni di prima necessità per i consumi familiari.
L’impatto del prelievo pubblico sulla condizione
manuel
pablo pace
We’re almost there
Olio su tela,
80x120 cm, 2014
TEMPI | 15
una riforma necessaria speciale
Un figlio pesa “poco” quando si richiedono agevolazioni
(da 0,47 a 0,35 con l’Isee), ma viene pesato fino al doppio
quando una famiglia deve pagare (nei coefficienti
per calcolare le tasse sui rifiuti arriva a pesare fino a 0,70)
delle famiglie è determinato in modo rilevante anche
a livello locale, dalle tariffe e dal costo dei servizi a carico degli utenti, soprattutto in un periodo in cui alle
famiglie viene chiesto sempre di più. Nel definire questo riveste ruolo crescente il meccanismo dell’Isee, il
sistema attraverso cui si misura la situazione economica
delle persone (la ricchezza, di fatto), in modo commisurato alla famiglia (la seconda “e” della sigla significa
“equivalente”, pesata cioè sui carichi familiari).
Isee avaro verso i nuclei numerosi
La revisione dell’Isee discussa negli anni scorsi e approvata in via definitiva all’inizio del 2014 ha visto un
grande dibattito, e il Forum delle associazioni familiari
ha conservato un giudizio critico sulla versione definitiva di questo strumento di misurazione della ricchezza
disponibile. In particolare restiamo convinti che le scale di equivalenza (pur se lievemente migliorate rispetto
alle prime proposte), non restituiscono i pesi che effettivamente rappresentano i figli all’interno delle spese
familiari. Di fatto l’Isee misura i soli costi di mantenimento dei figli (mangiare, dormire, vestire), mentre
occorre includere (come fa la scala di equivalenza del
FattoreFamiglia, ma anche il modello usato dall’Istat)
anche i costi di accrescimento, che considerano tutte le
altre spese sostenute da una famiglia per i figli: trasporti, istruzione, cultura, tempo libero e attività sportive,
università, etc. Insomma, l’Isee rimane “avaro” proprio
verso le famiglie con più figli. Peraltro abbiamo anche
denunciato come un figlio venga considerato “poco”
quando si richiedono agevolazioni (da 0,47 a 0,35
con l’Isee), ma venga pesato fino al doppio quando
una famiglia deve pagare (ad esempio nei coefficienti
per calcolare le tasse sui rifiuti, dove un figlio arriva a
pesare fino a 0,70!). Oggi, però, il nuovo Isee è legge,
e non ci resta che chiedere una seria valutazione sul
primo periodo di applicazione, per verificare se – come
temiamo – nel costo dei servizi a carico degli utenti
siano nuovamente penalizzate proprie le famiglie con
maggiori carichi familiari.
In conclusione, valutando l’intersezione tra fisco e
famiglia, non si può certo dire che oggi il nostro paese proponga un “fisco a misura di famiglia”, e questo
è ancora più sconfortante se ci si confronta con altri
paesi europei (Francia, Germania, Belgio, gli stessi
paesi scandinavi), dove invece la fiscalità promuove la
famiglia, e in particolare la famiglia con figli. Anzi, se
si dovesse leggere una logica sottostante alla normativa
nel nostro paese, si dovrebbe concludere che, in modo
consapevole, coerente e ferocemente efficace, questo
“non è – e non vuole essere – un paese per bambini”.
*direttore Cisf
(Centro Internazionale Studi Famiglia)
presidente del Forum delle associazioni familiari
letizia
fornasieri
Margherita
e la lavatrice
Olio su tavola,
130x160 cm, 2010
TEMPI | 17
Contributi e incentivi speciale
AIUTINI DI STATO
Dal Fondo nuovi nati alla social card, agli assegni familiari.
Pregi e paradossi delle agevolazioni per chi si trova in panne
È
fuori dubbio che viviamo un momento di “grazia” per la speciale attenzione che la Chiesa ha
per la famiglia. In un recente convegno della
Cei, il cardinale Angelo Bagnasco è intervenuto
sulla famiglia, dichiarando: «Con fermezza, rispetto e
insistenza torniamo a chiedere alle autorità responsabili di avviare politiche che esprimano un sì convinto
alla famiglia». Lo stesso Santo Padre ha più volte insistito sulla necessità di «riconoscere quanto è bello, vero
e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi;
quanto è indispensabile questo per la vita del mondo,
per il futuro dell’umanità». E la famiglia, anche nei
momenti di difficoltà e fatica – basti pensare alla grave
crisi economica che l’ha investita – continua ad esserci,
resiste, conforta, cura, ama, genera ed accoglie.
Per rendere la famiglia più solida, i governi che si
sono succeduti hanno cercato di mettere in campo
misure a sostegno della stessa ed oggi, nel panorama
dei bonus e degli incentivi alla famiglia, troviamo
molteplici interventi: incremento dei servizi di sostegno alla coppia ed al compito genitoriale; introduzione di misure di favore e sostegno per le giovani coppie
che intendono contrarre matrimonio; politiche di incentivo alla natalità.
Ma anche tra questi strumenti a supporto della famiglia ci sono dei limiti e dei paradossi, incentivi che
funzionano e altri meno. Analizziamo meglio quelli
attuali e verifichiamone pregi e difetti.
di massimiliano
CAsto*
massimiliano
zaffino
Pois
Olio su tela,
65x75 cm, 2013
TEMPI | 19
Contributi e incentivi speciale
ieva petersone
Ponti Superleggere
Olio su tela,
106x160 cm, 2014
Collezione privata
giorgio
ortona
Le palazzine
di Roma
Olio su tela incollata
su tavola,
36x47 cm, 2013
FONDO NUOVI NATI. Ottima iniziativa, poiché
l’arrivo di un bimbo in famiglia comporta inevitabilmente nuove esigenze e nuove spese. Per sostenerle
è stato istituito un Fondo che favorisce l’accesso al
credito delle famiglie con un nuovo figlio – nato o
adottato – prevedendo la possibilità di richiedere un
prestito fino a 5.000 euro da restituire entro 5 anni.
Purtroppo, gli istituti di credito hanno la facoltà di
concedere o meno il prestito, in quanto la presenza della garanzia del Fondo permette solo un tasso agevolato
e non la certezza del finanziamento: la banca – accertata l’ammissione alla garanzia del Fondo – delibera
autonomamente sull’erogazione del credito. Se quindi
la valutazione è rimessa alla banca – in qualità di soggetto erogante – non esiste un diritto alla concessione
del prestito. Ciascuna banca provvederà a chiedere la
documentazione necessaria che, in ogni caso, non si
discosterà dalla documentazione comunemente richiesta per la concessione di un prestito (es. busta paga,
dichiarazione dei redditi, etc). E chi non ha la busta
paga o un reddito dichiarato? Tale fondo rappresenta
comunque, ad oggi, la misura di maggior successo tra
le agevolazioni alle famiglie: con una dotazione iniziale
di 25 milioni di euro sono stati erogati circa 34 mila finanziamenti a genitori di bimbi nati o adottati a partire
dal 2009, per un controvalore di 166 milioni di euro. TEMPI | 21
Contributi e incentivi speciale
marco petrus
Dalle Belle Città 8
Olio su tela,
250x170 cm, 2013
SOCIAL CARD: LA CARTA ACQUISTI 2014.
La carta acquisti è una normale carta di pagamento
elettronico utilizzabile per il sostegno della spesa alimentare e sanitaria, e il pagamento delle bollette della
luce e del gas; ha un valore di 40 euro al mese e viene
caricata ogni due mesi con 80 euro sulla base degli
stanziamenti via via disponibili. Viene concessa agli
anziani di età superiore ai 65 anni o ai bambini di
età inferiore ai tre che siano in possesso di particolari
requisiti; la si può richiedere negli uffici postali, pre-
sentando il modulo con la relativa documentazione.
Inoltre, per quest’anno, è stata prevista una carta acquisti sperimentale della durata di un anno, che interessa
solo dodici città italiane con più di 250 mila abitanti
ed è finalizzata a contrastare la povertà delle famiglie
più marginali rispetto al mercato del lavoro e con figli
minorenni. Purtroppo, non tutti riescono ad accedere
a queste carte acquisti (né alla prima né alla seconda)
per la complessità della procedura di richiesta e la mancanza di informazioni tra le persone che potrebbero
TEMPI | 23
SPECIALE CONTRIBUTI E INCENTIVI
di lavoratori e pensionati che rientrano in determinati
parametri. Ma non tutte le famiglie ne hanno diritto
e soprattutto l’importo cambia a seconda del reddito
(ma non solo): infatti tante famiglie ne rimangono
escluse perché l’assegno non spetta se la somma dei
redditi da lavoro dipendente ed assimilati è inferiore al 70 per cento del reddito complessivo del nucleo
familiare. In pratica il reddito complessivo del nucleo
familiare deve derivare, per almeno il 70 per cento, da
redditi di lavoro dipendente. Purtroppo la ratio della
norma consiste nell’erogare l’assegno per nucleo familiare esclusivamente a favore di nuclei familiari che
percepiscono redditi da lavoro dipendente, escludendo
di fatto dall’agevolazione moltissime famiglie in cui
tra i coniugi uno è lavoratore dipendente e l’altro è un
autonomo (commerciante, artigiano o professionista).
pierpaolo
rovero
L’ultimo e il primo
giorno di Babette
(particolare)
Pittura digitale
e smalto,
80x80 cm, 2012
averne diritto. Se ad esempio prendiamo come riferimento una grande città come Genova, su 990 richieste
presentate: 313 pratiche (pari al 31,6 per cento delle
domande ricevute) sono state valutate idonee; 630 pratiche (pari al 63,6 per cento delle domande ricevute)
sono state ritenute non idonee; 47 pratiche (pari al 4,7
per cento delle domande ricevute) sono state sospese
in attesa di chiarimenti o di integrazioni di documenti
necessari alla valutazione.
FONDO DI SOLIDARIETà PER SOSPENDERE
IL MUTUO. Torna operativo il Fondo di solidarietà
che consente la sospensione, fino a 18 mesi, del pagamento dell’intera rata del mutuo per l’acquisto dell’abitazione principale. Bella agevolazione, ma con diversi
limiti: ad esempio, tale sospensione non può essere richiesta per i mutui nei quali il debitore mutuatario è in
ritardo nei pagamenti per oltre 90 giorni consecutivi al
momento della presentazione della domanda. Inoltre
la sospensione del pagamento della rata di mutuo è
subordinata alla cessazione del rapporto di lavoro subordinato del mutuatario (ad eccezione delle ipotesi
di risoluzione consensuale), di risoluzione per limiti di
età con diritto a pensione di vecchiaia o di anzianità,
di licenziamento per giusta causa o giustificato motivo
soggettivo, di dimissioni del lavoratore non per giusta
causa, con attualità dello stato di disoccupazione. Da
quando è stato rifinanziato, in circa 1 mese e mezzo
di operatività effettiva, il fondo ha consentito a 2.200
famiglie di sospendere per 18 mesi il pagamento delle
rate dei mutui per la perdita del posto lavoro. Dai dati
forniti dall’Abi e dalle Associazioni dei consumatori,
si rileva che il Fondo di solidarietà ha riguardato circa
100 mila famiglie, per un controvalore di mutui – in
termini di debito residuo – pari a 10,9 miliardi di euro,
con un beneficio, in media, di 7 mila euro per famiglia.
ASSEGNI FAMILIARI. Sono un aiuto alle famiglie
sotto forma di contributo mensile in busta paga o sulla
pensione e costituiscono un sostegno per le famiglie
24 | TEMPI
Bonus mobili ed elettrodomestici.
Altra bella ed utile iniziativa per chi esegue lavori di
ristrutturazione è la possibilità di usufruire di una detrazione del 50 per cento anche sulle ulteriori spese
sostenute dal 6 giugno 2013 al 31 dicembre 2014
per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici
di classe non inferiore alla A+ (nonché A per i forni
e per le apparecchiature per le quali sia prevista l’etichetta energetica) finalizzati all’arredo dell’immobile
oggetto di ristrutturazione. La detrazione va ripartita
in 10 quote annuali di pari importo ed è calcolata su
un ammontare complessivo non superiore a 10 mila
euro. In pratica, la detrazione è collegata agli interventi
di manutenzione ordinaria – effettuati sulle parti comuni di edificio residenziale – e ai lavori di restauro e di
risanamento conservativo effettuati sulle parti comuni
di edificio residenziale e su singole unità immobiliari
residenziali. Rientrano tra i “mobili” agevolabili letti,
armadi, cassettiere, librerie, scrivanie, tavoli, sedie, comodini, divani, poltrone, credenze, nonché i materassi
e gli apparecchi di illuminazione che costituiscono un
necessario completamento dell’arredo dell’immobile
oggetto di ristrutturazione.
Fondo per l’acquisto della casa giovani coppie. Altra bella agevolazione è il “Fondo
per l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa
da parte delle giovani coppie o dei nuclei familiari monogenitoriali” con una dotazione di 60 milioni di euro.
Consente alle giovani coppie di ottenere un mutuo per
l’acquisto della prima casa, anche se prive delle garanzie
abitualmente richieste. In particolare, la norma dispone che a decorrere dall’anno 2014, l’accesso al Fondo
è altresì consentito ai giovani di età inferiore a 35 anni
titolari di un rapporto di lavoro atipico. I mutuatari
devono avere alla data di presentazione della domanda
di mutuo un’età inferiore a 35 anni e un reddito complessivo rilevato dall’Isee non superiore a 40 mila euro.
Inoltre, non più del 50 per cento del reddito complessivo imponibile ai fini Irpef deve derivare da contratto di
lavoro dipendente a tempo indeterminato. Il paradosso
è che, se nella coppia c’è un lavoratore autonomo commerciante o artigiano o semplice socio di società, essa
non può accedervi. Dall’inizio del Fondo, l’agevolazione
ha riguardato complessivamente circa 140 mila famiglie.
*tributarista e consulente del Lavoro
È finita la ricreazione speciale
Adelchi
Riccardo
Mantovani
La vendetta
della strega
Olio su tavola,
50x40 cm, 2013
UNA SCUOLA PER TUTTI
Lasciate ai cittadini l’esercizio del diritto di libertà di scelta educativa.
Chi paga le tasse deve poter scegliere. Conviene anche all’erario
R
agioniamo: la famiglia possiede una sua specifica e originaria dimensione di soggetto sociale
che precede la formazione dello Stato; è la prima
cellula di una società e la fondamentale comunità in cui sin dall’infanzia si forma la personalità degli
individui. Chi non concorda può smettere di leggere.
La Repubblica non “attribuisce” i diritti alla famiglia, si limita a “riconoscerli” e “garantirli”, in quanto
preesistenti allo Stato, come avviene per i diritti inviolabili dell’uomo, secondo quanto dispone l’articolo
2 della Costituzione. Da qui possiamo ripartire per
trovare le motivazioni giuridiche atte a riflettere ed
eventualmente a comprendere come poter sanare il
guasto della società contemporanea, dovuto anche
alla grave crisi della famiglia, rivelata dalle sue fragilità: debolezza economica, sanitaria, psicologica. Una
civiltà che non è in grado di difendere la vita dei più
deboli, dei nascituri, dei più poveri e degli ammalati,
uno Stato che non riconosce e non difende il diritto
primordiale alla scelta in ambito educativo da parte
di ANNA MONIA
ALFIERI*
TEMPI | 27
è finita la ricreazione speciale
Spese statali a confronto
Dati in euro
Spesa per studente
Alunni
nelle paritarie Statali
Paritarie
Andamento del numero
di iscritti alle scuole
non statali
25%
Infanzia
38%
6.116
584
Primaria
7%
7.366
866
20%
Secondaria
di 1°grado
4%
7.688
106
15%
Secondaria
di 2°grado
5%
8.108
51
10%
Fonte: Tavola Miur per riparto contributi 2012
1950
1970
1990
2013
Alunni delle scuole secondarie di 2° grado non statali
Paesi Bassi
1.834.000 studenti
71%
Gran bretagna
1.865.000 studenti
26%
dei genitori, si condannerebbe alla disumanizzazione e finirebbe per rinnegare i princìpi democratici
espressi nella carta costituzionale: «La Costituzione è
il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del
popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se
non è difesa dal governo e dal parlamento, se è manomessa dai partiti, verrà a mancare il terreno sodo sul
quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate
le nostre libertà» (Luigi Sturzo).
Politiche per la famiglia? Ottimi gli 80 euro in
busta paga, ma questi siano l’anticipo di ciò che per
anni le è stato sottratto. Il welfare abbandoni la sussidiarietà al contrario e restituisca alla famiglia il suo
ruolo e il dovuto. Come possiamo formare i giovani
alla responsabilità sociale se la famiglia resta l’ultima
ruota del carro? Se la famiglia non può esercitare la
propria libertà educativa? «Finché gli italiani non vinceranno la battaglia delle libertà scolastiche in tutti i
gradi e in tutte le forme, resteranno sempre servi (…)
di tutti perché non avranno respirato la vera libertà che
fa padroni di se stessi e rispettosi e tolleranti degli altri,
fin dai banchi della scuola, di una scuola veramente
libera» (Luigi Sturzo, Politica di questi anni. Consensi
e critiche dal settembre 1946 all’aprile 1948).
È indubbio che la famiglia, per esistere, debba essere al cuore di una rete di rapporti, relazioni, sostegni,
Francia
1.741.000 studenti
17%
Italia
430.000 studenti
5%
incentivi, che hanno senso in quanto le danno vita e
ne alimentano i componenti: le persone. La scuola è
in stretta interdipendenza con questa cellula della società; rappresenta il pilastro della speranza, l‘apertura
al futuro, il necessario strumento del nucleo familiare
alla propria crescita materiale, morale, spirituale. Sono
concepite l’una come supporto strutturale dell’altra; la
crisi dell’una si ripercuote sul destino dell’altra.
Domande strutturali
Non è un caso che in Italia, da alcuni decenni, la crisi
della famiglia e della scuola abbia subìto una accelerazione, un avvitamento su di sé: al fondo di questa
grave difficoltà, che rischia di pregiudicare l’esistenza
dell’una e dell’altra, lo sguardo attento coglie il punto
di rottura: alla famiglia non è garantita quella libertà
di scelta del proprio futuro che le compete in quanto
tale, a prescindere dai dettati legislativi e – meglio – a
fondamento del proprio essere. La famiglia è il regno
della libertà, a partire dal suo costituirsi e nella luce del
suo futuro: i figli, concepiti e fatti crescere nella piena
libertà di formazione ed educazione. Di conseguenza,
la scuola riflette e si nutre della libertà insita nella struttura familiare. È la fonte della libertà di insegnamento
e della pluralità di offerta formativa, che sole possono
essere degnamente al servizio di persone libere.
TEMPI | 29
È finita la ricreazione speciale
Francesco
Lauretta
Descrizione di una
battaglia interiore.
A Silvia
Olio su tela,
133x176 cm, 2012
Al momento presente la crisi è tale che da più parti
della società si affermano voci, pareri e rimedi, talvolta
scomposti ed evidentemente inadeguati allo scopo, proprio perché non affrontano il nodo della questione che
è la mancanza di libertà, strutturale all’esistenza stessa
della famiglia e della scuola. Si pensi, ad esempio, alla
pur lodevole intenzione del governo di ripartire dalla
scuola sistemando gli edifici sconquassati. Questo tipo
d’azione – volendo essere un po’ cinici, ma lucidi – non
ha in sé il germe del vero rinnovamento: è una dovuta,
normale operazione di manutenzione ordinaria e straordinaria, che è colpevolmente mancata da decenni…
Il maquillage, pur gradevole, non inganna nessuno.
Non sta qui il problema della famiglia in rapporto alla
scuola e allo Stato.
Ci sono, nel cuore delle famiglie italiane, domande strutturali che cercano risposta da parte di chi dovrebbe pensare veramente al bene della persona e della
società: con quali strumenti culturali affrontare la crisi
del lavoro? Dove trovare l’ambiente educativo che io
genitore considero il più adeguato ai miei figli? Perché
la scuola pubblica statale che frequenta mio figlio non
riesce a garantirgli tutti i servizi necessari nonostante
lo Stato spenda per lui circa 8 mila euro l’anno? Dove vanno a finire questi soldi? Perché devo darne altri
al comitato genitori per dipingere le aule e aggiustare
i rubinetti? Perché un ex emigrante buddista, ormai
cittadino italiano da anni, onesto e stimato portinaio
della grande città, non può iscrivere i suoi bambini
in una buona scuola pubblica che garantisca loro una
sana formazione culturale nel massimo rispetto della
sua identità, anche religiosa?
Il costo standard dello studente
Il genitore povero, ma che ragiona, si sente tradito, per
non dire preso in giro, da uno Stato di diritto che ha una
Carta costituzionale di eccellenza sulle pari opportunità
e sulla non discriminazione, che sforna norme e decreti
sulla edilizia scolastica e sull’abbattimento delle barriere
architettoniche. Ma riguardo al proprio figlio, il buon
genitore intelligente capisce subito che la discriminazione c’è: «Mio figlio, là non può andare, perché a quella
scuola pubblica paritaria – che secondo la Costituzione
deve esistere per garantire un pluralismo educativo –
non posso pagare il contributo al funzionamento che lo
Stato dovrebbe fornirmi». Sconcertante. A un cittadino
coraggioso, a un politico serio, dovrebbe stare a cuore
che realmente i princìpi di rispetto e tutela siano applicati: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli
di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto
la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del paese». Il buon genitore incalza
perché legge i giornali: gli studenti in Italia sono 8,9 milioni, dei quali 1 milione e 72 mila iscritti alle paritarie e
7,8 alle statali. Circa il 12 per cento delle famiglie sceglie
le paritarie perché ne vale la pena, nonostante debba
pagare altissimi contributi al funzionamento. Curiosità:
quanto costerebbero allo Stato quel milione e rotti di
studenti, se non ci fossero le pubbliche paritarie?
Si individui il costo standard e si liberino risorse in
un sistema scolastico integrato garantito dallo Stato,
daniele
galliano
Daniele Galliano
per Serienumerica,
primavera/estate
2014. L’opera
stampata su tessuto
è Constellations
Olio su tela,
200x300 cm, 2010
come auspicato e dimostrato sin dal 2010 dal saggio
La buona scuola pubblica per tutti, statale e paritaria,
edizioni Laterza, in particolare nel V capitolo: “Ad
impossibilia nemo tenetur sed ad possibilia”. C’è chi
obietta in prima serata, su una tv pubblica, davanti a
milioni di persone, che lo Stato deve dare i soldi solo alle sue scuole; al di là della libertà di opinione, che al bar
può essere ammessa, spiace che chi paga il canone debba sentire tali proclamazioni di crassa ignoranza; ma
l’ideologia è cieca e sorda; peccato che non sia muta,
perché dice cavolate (per usare un termine simpatico).
Le scuole riconosciute dallo Stato, sotto il suo
sguardo garante (che deve e può farsi sempre più acuto) sono tutte pubbliche. Il gestore può essere lo Stato
stesso (gli conviene sempre meno) o un ente che produca un piano dell’offerta formativa laico o basato su
valori religiosi. Il genitore cittadino italiano deve poter
scegliere – tra queste scuole – la scuola pubblica che
ritiene opportuna per i propri figli. Chi paga le tasse
è legittimato a pretendere dallo Stato la garanzia del
diritto riconosciuto dal 1948, come è giusto che sia e
come in tutta Europa avviene. Punto. Il presidente del
Consiglio, il ministro dell’Istruzione, le forze non ideologiche di tutti i punti cardinali del parlamento lo affermino a viso aperto. Vedremo che cosa succederà…
*esperta di costo standard
applicato nell’ambito del sistema educativo
IL SAGGIO
Un sistema integrato
Anna Monia Alfieri
è stata tra i primi
esperti di scuola
a parlare di costo
standard. Nel 2010
con Maria Chiara
Parola e Miranda
Moltedo pubblica
per Laterza La buona
scuola pubblica per
tutti statale e paritaria
che individua nel
costo standard
l’anello mancante per
garantire l’esercizio
del diritto di libertà
di scelta educativa
TEMPI | 31
TAZ&BAO
CI VUOLE
UN FISCO BESTIALE
Trovo una coppia d’amici, chiedo come va e mi dicono tutto bene, vanno d’amore
e d’accordo, perciò si stanno separando. Chiedo a questo punto il motivo dell’insano
gesto e mi spiegano che è per ragioni fiscali. Da quando lei ha perso il lavoro vivono
con lo stipendio di lui che ha un reddito tassabile di 59 mila euro. Separandosi e
concordando un assegno per lei pari a circa la metà delle sue entrate, lui lo detrae dal
reddito e in tal modo rientra nel secondo scaglione Irpef. Così lui risparmierà oltre 10
mila euro di tasse, lei ne pagherà meno di 7 mila, in tutto risparmieranno 3.800 euro
l’anno, cioè quattro volte i famosi 80 euro al mese strombazzati dal governo Renzi.
Mica poco. Ma non solo: entrando in una fascia di reddito più bassa scattano altre
agevolazioni sugli assegni famigliari, ticket sanitari, mensa, ecc.
Così i due si sposarono per amore, si separeranno per interesse. Impressiona la perversione fiscale: in questo Paese non solo non c’è una politica in favore delle famiglie,
ma c’è un sistema fiscale che premia chi si separa e punisce chi resta unito (ci penserà
poi il tribunale civile a far soffrire pure i separati). Per completare il quadro antifamiliare, separarsi conviene alle famiglie monoreddito, con un coniuge casalingo, purché
siano sopra la soglia di esenzione fiscale. C’è qualcosa di diabolico, di antisociale e di
antietico in questo sistema fiscale. Dalla famigerata tassa sul celibato alla nefasta tassa
sul coniugato. Questo non è un paese per famiglie. Ci vuole un fisco bestiale...
32 | TEMPI | Giorgio Ortona, Le palazzine di Roma (particolare). Olio su tavola, 32x40 cm, 2013
Marcello Veneziani
Il Giornale, 25 luglio 2014
TEMPI | 33
PAGINE A CURA DI ETD
BANCA GENERALI ALLEATA
DELLE FAMIGLIE NELLA
SFIDA DEL RISPARMIO
A
dispetto di un’economia che fatica ad agganciare i segnali di ripresa internazionali, le famiglie
italiane stanno dimostrando un elevato grado
di adattamento agli scenari mutevoli dei mercati. Secondo l’annuale indagine sul “risparmio e sulle
scelte finanziarie degli italiani 2014” del Centro Studi
Einaudi e Intesa nel corso di quest’anno è risalita la propensione al risparmio delle famiglie in ottica soprattutto
futura per i propri figli e per sé. Questo dato si spiega in
parte con la ripresa dei mercati finanziari e in parte con
la crescente presa di coscienza da parte delle famiglie
dell’importanza della pianificazione finanziaria. I rendimenti ormai prossimi allo zero dei titoli di Stato e l’inefficienza nella diversificazione di portafoglio delle sole
obbligazioni bancarie hanno reso quanto mai evidente
il valore delle gestioni internazionali aperte alle opportunità che si presentano nelle diverse aree internazionali.
Lo specchio di questa tendenza è testimoniato dai
numeri di sviluppo delle società specializzate nella consulenza finanziaria con una gamma di offerta versatile
in grado di rispondere in modo esaustivo alle dinamiche della domanda. In prima fila si posiziona Banca
Generali che, nelle potenzialità di un paese al quinto
posto al mondo per ricchezza privata e dove solo il 9 per
cento di questa è detenuto in asset gestiti da consulenti
– contro il 60 per cento di paesi anglosassoni come gli
Stati Uniti –, sta guadagnando posizioni di mercato.
La raccolta da inizio anno ha superato i 2,5 miliardi nei
primi 7 mesi dell’anno con grande attenzione da parte
delle famiglie a quelle soluzioni dedicate alla tutela dei
propri portafogli e alla diversificazione su scala globale.
Nel primo caso tengono banco i prodotti “assicurativi”
ramo primo che oltre alla garanzia del capitale, e col
vantaggio dell’eliminazione della volatilità, sono state in
grado negli ultimi anni di offrire rendimenti superiori
al 4 per cento. Un prodotto protagonista del mercato
in questa direzione è stato in particolare l’innovativa Bg
Stile Libero che raggruppa molteplici vantaggi intorno
a una polizza multiramo con protezioni assicurative e
scelta di orientamento di una parte del sottostante.
Per quanto riguarda invece le soluzioni gestite
orientate ai fondi di investimento la forte esperienza
della banca si fonda sulla selezione dei migliori partner
34 | TEMPI
Piermario
motta
Amministratore
delegato
di Banca Generali
al mondo nei singoli comparti e in questa prima parte
del 2014 il focus non ha trascurato i flessibili nell’area
euro oltre ai prodotti legati ai mercati emergenti in
costante ripresa.
Naturalmente l’ausilio alle famiglie passa anche per
l’operatività quotidiana e in questa chiave il contributo dai differenti conti correnti appare coerente con gli
obiettivi personali di ciascuno. Ma il supporto della
banca non si limita agli investimenti ma si struttura
anche intorno a una consulenza su misura delle proprie
necessità patrimoniali. Siano esse legate al bisogno di
valorizzare o efficientare il patrimonio degli immobili
affrontando presunte criticità o opportunità, oppure caratterizzate da complessi nodi di passaggio generazionale dove il contributo del professionista risulta essenziale
per l’equilibro delle dinamiche familiari stesse.