Supplemento a Tempi n°37 del 17 settembre 2014 - Poste italiane spa - spedizione in a.p. D.L. 353/03 (conv. L.46/04) art. 1 comma 1, DCB Milano SPECIALE FAMIGLIA LA CASA SULLA ROCCIA Molto si può fare perché IL PAESE DELLE CULLE VUOTE torni a costruire un SOLIDO AVVENIRE. a partire da UNA coraggiosa RIFORMA FISCALE. Perché SPOSARSI non resti un atto eroico e fare figli un sacrificio impossibile EDITORIALE editoriale 2500 battute CATE S e lo scorso anno fu il volto di Cristo nella veronica di Manoppello, quest’anno tocca al cuore di due strani tipi, Jannacci e Guareschi, rappresentare icasticamente l’essenza dell’edizione numero 35 del Meeting di Riagfdfgdgfdgfdgfdgd eccellenti pittori l’arte innamorata del nido quotidiano marco arduini Viaggio 2 Acrilico e tempera su tela, 100x90 cm, 2012 Collezione privata S i crede che arte e famiglia si siano allontanate decenni, forse secoli fa, all’incirca da quando i pittori hanno smesso di dipingere Sacre Famiglie. Ci si sbaglia. A fronte di tutta l’arte nichilista e spermicida che imperversa sui media (ma ultimamente forse un po’ meno) esiste altrettanta arte altrettanto contemporanea che non odia la realtà e quindi nemmeno la maternità. Di solito è un’arte figurativa, quasi sempre è pittura. È un’arte meno conosciuta e perciò mi prodigo per farla conoscere. Prima ho scritto un libro, Eccellenti Pittori (Marsilio, 15 euro), poi ho fatto un sito, www.eccellentipittori.it, che aggiorno quotidianamente e che già nel sottotitolo, “Il diario della pittura italiana vivente”, denuncia una certa propensione pro-life. Vi ho pubblicato, fra l’altro: una donna incinta di Daniele Galliano («Io sono un adoratore della bellezza e la donna incinta è la donna nel massimo del suo splendore» mi ha detto nel suo studio di Torino); i bambini di Federico Lombardo, che rende la trepidazione paterna con la tecnica della sanguigna; un ritratto di Enrico Robusti che immortala una famiglia di mecenati parmigiani; e infine una Sacra Famiglia, ebbene sì, una Sacra Famiglia di Rocco Normanno con la Madonna che è una donna vera come nei quadri di Caravaggio. Perché non è vero che i pittori hanno smesso di dipingere il sacro, siamo noi che ci siamo distratti. Camillo Langone TEMPI | 3 SOMMARIO 6 Costanza Miriano e un mestiere “pericoloso”. Mettere sempre al primo posto il lavoro della famiglia TEMPI Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/06/1994 settimanale di cronaca, giudizio, libera circolazione di idee Supplemento a Tempi - Anno 20 - N. 37 dall’11 al 17 settembre 2014 GESTIONE ABBONAMENTI DIRETTORE RESPONSABILE LUIGI AMICONE EDITORE Tempi Società Cooperativa, Corso Sempione 4, Milano A CURA DI Caterina Giojelli PUBBLICITà Nicola Fortugno PROGETTO GRAFICO Matteo Cattaneo IN COPERTINA Pietro Capogrosso, Giulia. Olio su tela, 150x140 cm, 2014 FOTOLITO E STAMPA Elcograf Via Mondadori 15, 37131 Verona Tempi, Corso Sempione 4 - 20154 Milano, tel. 02/31923730, fax 02/31923799, [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 SEDE REDAZIONE Corso Sempione 4, 20154 – Milano, tel. 02/31923727, fax 02/34538074, [email protected] CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITà Editoriale Tempi Duri Srl 10 Più culle e meno tasse L’urgenza di un fisco family friendly, che riconosca il valore pubblico di chi genera figli 19 Una giungla di incentivi Tutti i pregi, limiti e paradossi di fondi e bonus a sostegno di natalità, casa, spesa sanitaria 27 La partita educativa I princìpi di una buona scuola pubblica per tutti, statale e paritaria, che conviene anche allo Stato Ogni giorno in Italia viene dipinto un bel quadro: Eccellenti Pittori, “Il diario della pittura italiana vivente” di Camillo Langone lo pubblica online. Di questa ampia rassegna troverete un assaggio nelle pagine dello Speciale Famiglia. Per conoscere tutti gli altri pittori eccellenti e le loro opere basta visitare il sito www.eccellentipittori.it speciale prosa delle piccole cose l’allegra trincea LETIZIA FORNASIERI Quattro oche bianche Olio su tavola, 140x110 cm, 2013 Cronache dal rifugio antiatomico, dove si può essere brutti, sporchi, cattivi e amarsi come squinternati tra briciole di panini. E nessuno scappa mai in Papuasia perché «qui si vince solo tutti insieme» di COSTANZA MIRIANO* 6 | TEMPI «M amma, il pericolo è il tuo mestiere. «Oddio, non direi. Anche se alla fine lo scivolone kamikaze in piscina l’ho fatto». «No, dicevo che è la mamma il mestiere più pericoloso. Fai un figlio, e non sai quello che ti capita. Poi te lo devi tenere tutta la vita. Con me ti è andata bene». Non l’avevo mai pensata così, in effetti, e a vederla da questa angolatura fa un po’ paura, più del kamikaze (l’addetto alla piscina mi ha assicurato che non era mai morto nessuno lanciandosi dal tubo giallo, comunque, e non ha fatto nessuna osservazione spiritosa sul fatto che sembravo seduta su un bidet quando sono scesa). Essere una famiglia significa consegnarsi per sempre a delle persone a cui sarai legato per tutta la vita (e con un figlio non sai mai chi ti metti in casa, come diceva Achille Campanile). La cosa può dare una certa vertigine. Per sempre, soprattutto in quest’epoca dello spontaneismo in cui viviamo, è un bel po’ di tempo. È un bel po’ di tempo, e a volte può essere anche un bel po’ di fatica. Non parlo tanto delle emergenze, dei momenti di difficoltà particolare, un problema economico, una crisi di coppia (articolo diffusissimo sul mercato, al momento), una malattia, quanto dell’ordinaria amministrazione – per quanto “ordinaria” a casa mia sia spesso una parola azzardata: oggi pomeriggio mi sono ritrovata a un certo punto che facevo panini al prosciutto per undici ragazzini, spuntavano da sotto i divani come i calzini, i ciuffi di polvere e le carte di caramelle (la flora dei miei sottodivani fornisce un habitat favorevole alla proliferazione di forme di vita non ancora studiate dalla scienza, che si nutrono di panini: figli, nipoti, figli dei vicini, amichetti di passati cicli scolastici che sanno di poter sempre contare su di noi). È un bel po’ di fatica anche la normale fedeltà al quotidiano, quel consistere, semplicemente, quello stare al proprio posto in trincea, giorno dopo giorno dopo mese dopo anno, cercando di fare bene il proprio mestiere di moglie o marito e di padre o madre, per quanto, diciamo la verità, su questo il mio obiettivo si è piuttosto ridotto negli anni, da quando sono uscita la prima volta dalla sala parto, col manuale tipo “cresco il mio bambino” tutto sottolineato e il fermo proposito di non contaminare la bocca del pargolo con qualcosa che fosse men che biodinamic-naturalartigianal-biologico, per poi passare repentinamente dalla zucchina immacolata a un’alimentazione a base di grassi saturi e coloranti: insomma sono passata dal target mamma perfetta alla speranza di essere almeno decente, dal tentativo di non sbagliare niente, al desiderio di averne azzeccata almeno una tra tanti errori, così, giusto per il calcolo delle probabilità, per la legge dei grandi numeri (a forza di fare, qualcosa di buono lo avrò prodotto, no?). Il libro La famiglia non è un luogo comune Dopo Sposati e sii sottomessa e Sposati e muori per lei, Costanza Miriano è tornata in libreria con un nuovo libro: Obbedire è meglio. Le regole della compagnia dell’agnello (Sonzogno, 15 euro) È un bel po’ di fatica anche la fedeltà al quotidiano, stare al proprio posto cercando di fare bene ogni giorno il mestiere di moglie o madre. Che esce dalla sala parto col manuale “cresco il mio bimbo” tutto sottolineato per poi passare dalla zucchina immacolata a un’alimentazione a base di grassi saturi e coloranti Eppure, anche questa fatica di essere decenti, vale la pena, eccome, vale veramente la pena. E non parlo di valori, parola che, almeno in me, ingenera attacchi di sbadigliarella, il desiderio di andare di là a versarmi un Cuba libre (purtroppo però non posso, sono astemia) o il progetto di scappare in Papuasia Nuova Guinea con un passante. Se rimaniamo al nostro posto non è certo per i valori. Se rimaniamo è perché abbiamo capito che la famiglia è l’unica cosa che veramente funziona, è quello per cui siamo fatti, è quel posto in cui il gioco non prevede che io vinca solo se tu perdi, ma al contra- rio è dove si vince solo tutti insieme, e nessuno perde. La famiglia è quel posto in cui si può dare il peggio e sempre essere accolti, e anche se è bene che non diventi un’abitudine, si sa che a casa si può essere ogni tanto anche un molto scorbutici avendo pure torto, o ballare I will survive in mutande, o cucinare per la quinta volta della settimana pasta in bianco, e rimanere “la mamma dei miei sogni”. La famiglia è quel posto per cui vale la pena risparmiare, perché si sa che ogni piccolo sacrificio fatto farà stare bene qualcuno che amiamo. La famiglia è quel posto in cui non serve neanche tanto enunciare princìpi, soprattutto con i figli, perché loro ascoltano con gli occhi, e imparano solo quello che vedono vivere. La famiglia è una specie di rifugio antiatomico, a volte, che può anche essere esposto, fuori, alle peggiori radiazioni nocive, senza paura, anche eventualmente con allegra incoscienza, perché contiene in sé tutti gli anticorpi. È anche quel posto dove tornare dopo che si sono fatte le peggiori stupidaggini, perché i figli attraverseranno la loro Babilonia, inevitabilmente, prima di approdare alla Terra Promessa. L’importante è che qualcuno sia rimasto a casa, a garantire il ritorno. TEMPI | 7 speciale prosa delle piccole cose Il modo migliore per amare i nostri figli è amare il loro padre, la loro madre. Mettere il lavoro della famiglia al primo posto, e non lasciare che finisca all’ultimo, che allo sposo, alla sposa, rimangano le briciole delle energie, della creatività. È quella che io chiamo la “crociata contro le mutande ascellari” costanza miriano I libri e la tribù Dopo 15 anni al tg3 è approdata a Rai Vaticano, collabora con Avvenire, Il Timone, Credere e Il Foglio, scrive di notte e scrive libri dai titoli che ribaltano i luoghi comuni e scatenano vivissime polemiche. Sposata, ha quattro figli, due maschi e due femmine, e un marito che non ricorderà i nomi delle scuole e le classi frequentate ma «sa quale figlio ama la coca alla ciliegia, fatto che ha per me del prodigioso». Sopra, Miriano legge Eccellenti Pittori 8 | TEMPI «La Canada dry perché piace a Livia e Bernardo, la Pepsi twist a Lavinia, un Chinotto per Tommaso…». Guardo ammirata mio marito che prima della grigliata in giardino tira fuori dalla busta della spesa le bibite per i nostri figli, dei quali probabilmente non saprebbe elencare esattamente i nomi delle scuole né le classi frequentate; di sicuro non ricorda mezza malattia infettiva che hanno avuto, né le saprebbe attribuire al figlio abbinato, ignora l’ubicazione dell’ambulatorio della pediatra, ricorda appena, vagamente che abbiamo un mobiletto dei medicinali ma solo perché c’è anche l’Aulin per il suo mal di testa, confonde i compagni di classe dei quattro e va al saggio di danza con le notizie del calciomercato nell’auricolare (la mia amica Paola sostiene che un padre che non si scoccia al saggio è al limite del transgender). Eppure sa quale figlio ama la coca alla ciliegia, fatto che per me ha del prodigioso. Io in compenso non sono addetta alla spesa, e mi confondo nomi di bibite, caramelle, schifezze a elevato contenuto di grassi; non so giocare bene come lui, non sono una fonte affidabile di informazioni su un’enorme parte dello scibile umano – e guarda caso quella che interessa di più alla nostra prole: storia, politica, musica, cinema... So che ognuno di noi due ama come può, meglio che può, dando quello che può. E so che sarà abbastanza, perché è tutto l’amore che abbiamo in corpo. Questo amore limitato, squinternato e ferito – anche i genitori si portano dietro le loro storie – comunque dirà loro una sola cosa. Che vale la pena vivere. Che la vita è una cosa grandiosa, bella, bella, bellissima. Questo vogliono sapere da noi i figli, e vogliono guardarci, noi due, e vedere che quell’amore da cui sono nati c’è ancora. Per loro è una garanzia, è il permesso di esistere, il permesso di essere anche brutti, sporchi e cattivi, perché contenuti da un abbraccio più grande di loro, più di qualsiasi ombra possa mai oscurarli, un abbraccio che li trascende, e che non aspetta niente da loro in cambio. Per questo, il modo migliore per amare i nostri figli è amare il loro padre, la loro madre. Mettere il lavoro della famiglia al primo posto, e non lasciare che finisca all’ultimo, che allo sposo, alla sposa, rimangano le briciole delle energie, della creatività. È quella che io chiamo la mia “crociata contro le mutande ascellari”, che serve a ricordare alle donne che non è necessario, dopo qualche anno di matrimonio, mettere pigiamoni respingenti felpati o mutande comode. Non è obbligatorio smettere di sorridere. Non è prescritto dalla legge mettersi i vestiti da casa quando si rientra, tenere la famosa maglietta bucata per quando ci vede l’unico che avrebbe diritto ad avere il meglio di noi. Mia cara, sei molto tonica È invece altamente consigliato ricordare alcuni semplici dati essenziali. Per esempio che l’esemplare dell’altro sesso di cui ci siamo dotati in modo permanente pensando che fosse la nostra anima gemella è in realtà una strana creatura proveniente da un altro pianeta, e dotato di alcuni meccanismi base di funzionamento del tutto diversi dai nostri: si sa che i maschi procedono con un pensiero tubolare, e pensano e fanno una cosa alla volta (non fate mai a un uomo la cattiveria di chiedergli un’opinione sul vostro taglio di capelli mentre sta smanettando al Blackberry. Non si è minimamente accorto che siete state dal parrucchiere, e se si sforza troppo finirà per cestinare la mail che aspettava con ansia). Si sa anche che gli uomini dicono esattamente quello che intendono dire – parlano una strana lingua in cui le parole significano solo quello che significano – e non sanno che per noi femmine ogni parola è portatrice di un fitto groviglio di rimandi occulti, fatto che li porta a cadere incautamente su alcune scivolose conversazioni (per una donna dire “non importa, ce la faccio da sola” di solito significa “se non mi aiuti allora dillo che non mi vuoi bene”; e per lei chiedere “come sto con questi pantaloni?” non significa attendere un parere sincero ma esigere un complimento anche piuttosto esagerato, per non parlar della domanda delle domande – “mi trovi ingrassata?” – che è una falsa domanda, visto che prevedere solo la risposta standard “macertochenomiacaraseimoltotonica”, l’unica ammessa). Imparare a tradursi a vicenda è un lavoraccio, ma significa percorrere una parte di quella distanza misteriosa nella quale è nascosto il segreto di Dio, che ci ha creati maschio e femmina, a sua immagine (per quanto nella Genesi non sia assolutamente specificato a chi spetti lo scettro del telecomando, ci tengo a precisarlo). *giornalista e scrittrice speciale una riforma necessaria ENrico robusti Ritratto di famiglia in controluce Olio su tela, 200x160 cm, 2014 Collezione privata NON è UN PAESE PER BAMBINI Crollano le nascite, invecchia la forza lavoro, con i figli aumentano le imposte e il rischio povertà. Ecco perché non possiamo rimandare la costruzione di un fisco family friendly. Ne va del futuro dell’Italia di francesco belletti* 10 | TEMPI N el dibattito sulla riforma del sistema fiscale nel nostro paese la vertenza famiglia deve assumere rilevanza centrale: tutti riconoscono che l’attuale sistema fiscale è iniquo verso le famiglie, e soprattutto verso quelle con figli, tutti riconoscono che occorrono interventi di sostegno alla natalità e alla responsabilità familiare, tutti riconoscono che la famiglia è una risorsa insostituibile di coesione sociale, fiducia e sviluppo economico per il sistema Italia. Non si tratta di chiedere protezione o promozione, rispetto alle famiglie con più carichi familiari: si tratta di reintegrare l’equità, sanando un’ingiustizia. Il Forum delle associazioni familiari su questo punto ha sostenuto fin dall’inizio la necessità di un doppio riconoscimento: da un lato la centralità della famiglia come istituzione di bene comune socialmente rilevante (quella definita dall’art. 29 della Costituzione, come «società naturale fondata sul matrimonio», qualificata quindi, proprio secondo il dettato costituzionale, dalla differenza sessuale e dalla responsabilità verso i figli); dall’altro il necessario sostegno ai suoi compiti e funzioni sociali (costruire “infrastrutture sociali” che aiutano la libertà di azione della famiglia), in primo luogo attraverso la leva fiscale, ma anche con azioni di tutela della vita, di sostegno alle responsabilità educative, di conciliazione famiglia-lavoro, di promozione per le giovani coppie. Il rapporto tra famiglia e fisco ovviamente non esaurisce nessuno dei due ambiti: la famiglia è ben altro che le politiche fiscali; basti pensare alla sua regolazione giuridico-identitaria, oppure alla sua qualità relazionale di dono e di legame tra persone. D’altro canto le stesse scelte di politica fiscale devono fare i conti, oltre che con la dimensione familiare, con molti altri fenomeni sociali ed economici (evasione fiscale, scelta tra imposte dirette e indirette, tassazione delle rendite e dei patrimoni, del lavoro o del capitale...). Tuttavia oggi se si vuole intervenire sulle politiche fiscali è assolutamente necessario affrontare prima di tutto proprio questa intersezione, perché è sempre più chiaro che senza politiche fiscali adeguate le famiglie saranno sempre più in difficoltà, così come è altrettanto chiaro che nessuna riforma del fisco sarà equa se non sarà finalmente a misura di famiglia. Tre specifici argomenti potranno illustrare meglio questa necessità: la questione demografica; il modello del FattoreFamiglia; il rischio dell’Isee. Culle vuote, ma a quale prezzo? L’equità fiscale è presupposto per affrontare un’emergenza troppo sottovalutata, la questione demografica. Il nostro paese infatti deve affrontare il duplice impatto di lungo periodo del crescente invecchiamento della popolazione e del permanente blocco della natalità che caratterizza da decenni il nostro paese. Nel 2013 in Italia sono nati poco più di 1,3 figli per donna in età fertile, di fronte ad un tasso di sostituzione/equilibrio demografico di 2,1 figli per donna, e di un “numero di figli desiderati” che supera anch’esso i due figli per donna. Insomma, nel nostro paese non ci sono le condizioni nemmeno per avere i figli che desideriamo. Del resto le difficoltà delle famiglie di fronte alla sfida della nascita di un figlio sono ben presenti agli osservatori più seri della nostra realtà. Tra i tanti, citiamo un recente allarme del Censis: «Le iniquità sociali non riguardano solo patrimoni e redditi. Ci sono eventi della vita che sempre più generano diversità che diventano distanze sociali. Avere o non avere figli: ecco una causa di diseguaglianza. La nascita del primo figlio fa aumentare di poco, rispetto alle coppie senza figli, il rischio di finire in povertà. Nel primo caso il rischio TEMPI | 11 una riforma necessaria speciale riguarda l’11,6 per cento, nel secondo caso riguarda il 13,1 per cento. Ma la nascita del secondo figlio fa quasi raddoppiare il rischio di finire in povertà (20,6 per cento) e la nascita del terzo figlio triplica questo rischio (32,3 per cento). Inoltre, avere figli raddoppia il rischio di finire indebitati per mutuo, affitti, bollette o altro rispetto alle coppie senza figli: il rischio riguarda il 15,7 per cento nel primo caso, il 6,2 per cento nel secondo caso. Anche ritrovarsi a fare da solo/a il genitore aumenta di un terzo, rispetto alle coppie con figli, il rischio di finire in povertà e/o indebitati: 26,2 per cento nel primo caso, 19,3 per cento nel secondo» (Censis, 3 maggio 2014). Figli, povertà e sviluppo sono quindi certamente fenomeni collegati: la fiscalità e il sostegno diretto alle famiglie giovani sono strumenti fondamentali a questo riguardo. Quante famiglie non cadrebbero sotto la soglia di povertà, con un fisco più equo? Dobbiamo riscoprirlo oggi? Non è bastato nemmeno l’allarme lanciato ormai dieci anni fa dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (figura certamente non inscrivibile in un ipotetica lobby pro-life): «Una società con poche madri e con pochi figli è destinata a scomparire. È necessario un sostegno, forte e convinto, al recupero della natalità, essenziale per conservare i livelli di benessere di cui godiamo. Le culle vuote sono il vero, il primo problema della società italiana» (Carlo Azeglio Ciampi, 7 marzo 2004, messaggio del presidente della Repubblica per l’8 marzo). Promuovere la nascita, l’educazione e lo sviluppo di nuove generazioni di italiani è una priorità strategica per il paese? Noi siamo convinti di sì, e vorremmo politiche – anche fiscali – coerenti con questa priorità. In questa prospettiva il Forum delle associazioni familiari ha lanciato (in particolare con la Conferenza Nazionale sulla Famiglia di Milano, novembre 2010) una innovativa proposta di riforma del sistema fiscale, il FattoreFamiglia, capace di costruire un sistema finalmente equo per le famiglie con carichi familiari, anche in questo caso a partire dal dettato costituzionale (art. 30 e 31, ma soprattutto l’art. 53, «tutti sono chiamati a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»). nicola vitale Frontiera Olio su tela, 45x70 cm, 2011 FattoreFamiglia, una rivoluzione Il FattoreFamiglia modifica l’attuale sistema facendo sì che a parità di reddito, una famiglia con figli paghi molte meno tasse rispetto ad una famiglia che non ha figli; esso può inoltre riconoscere altri fattori di difficoltà familiare (quale, ad esempio, la presenza di disabili), sostenendo così la famiglia nei suoi compiti di cura. Nello specifico, il FattoreFamiglia prevede di individuare una base di reddito non tassabile, perché coincidente con il minimo vitale (la cosiddetta no tax area), cui applicare un nuovo coefficiente di carico familiare (appunto il FattoreFamiglia), parametrato sulla numerosità e sulla tipologia dei carichi familiari che gravano sul percettore di reddito. In questo modo, il livello minimo di reddito non tassabile del contribuente aumento in modo congruo in funzione del suo effettivo carico familiare. Si individua così una no tax area a misura di famiglia, che quindi è sottratta all’imposizione fiscale. Ai redditi disponibili al di sopra di tale area si applicano poi le normali aliquote progressive previste dal sistema fiscale. Questo modello inoltre adotta il criterio della “detrazione a TEMPI | 13 una riforma necessaria speciale Il FattoreFamiglia fa sì che a parità di reddito, una famiglia con figli paghi molte meno tasse rispetto ad una senza figli. E può riconoscere fattori di difficoltà (come la presenza di disabili), sostenendo la famiglia nei suoi compiti di cura quota fissa”: la quota di reddito sarà cioè esente dalla tassazione dell’aliquota più bassa (oggi il 23 per cento). In tal modo si garantisce equità di vantaggio tra redditi bassi, medi e alti (punto critico del “quoziente familiare” nelle sue diverse versioni). La stima della no tax area è inoltre adeguabile di anno in anno al costo della vita, essendo collegata alla soglia di povertà misurata dall’Istat annualmente (circa 7.500 euro per persona sola, oggi). Se il reddito risulta inferiore alla no tax area familiare si applica una tassazione negativa, cioè un assegno erogato alla famiglia “incapiente”, pari alla detrazione non goduta. Questa sarebbe una innovazione di assoluto rilievo, che sana una situazione inaccettabile, che oggi, nel sistema attuale, impedisce ai cosiddetti “incapienti” (i redditi più bassi, in genere) di percepire i benefici legati alle detrazioni d’imposta. In questo modo, si verrebbe incontro proprio alle famiglie più vulnerabili, che più soffrono per la crisi in atto, e che vedono con grave preoccupazione aprirsi sotto di sé il baratro della povertà. Irpef e Iva, il danno e la beffa Scriveva il Forum delle associazioni familiari al neo insediato Governo Monti, a novembre 2011, che «restituire capacità di spesa alle famiglie con figli attraverso un alleggerimento del carico fiscale (attraverso il FattoreFamiglia), offrirebbe un importante sostegno alla ripresa dei consumi e allo sviluppo economico, soprattutto in riferimento ai beni di prima necessità e all’abitazione, settori entrambi strategici per il nostro paese. Infine, molte famiglie con figli verrebbero così protette dal rischio povertà, diminuendo la spesa sociale nazionale, regionale e comunale e contrastando finalmente in modo concreto la povertà dei minori, che in Italia sono esposti alla povertà in misura molto più alta che nel resto d’Europa». Ben poco è stato, fatto, da allora, e anche per questo oggi ne siamo ancora più convinti di allora. Così come siamo assolutamente convinti che spostare la tassazione dalle imposte dirette a quelle indirette in modo indifferenziato (in pratica, dall’Irpef all’Iva) produrrebbe l’effetto perverso – e prevedibile con assoluta certezza – di penalizzare ulteriormente chi è costretto, proprio dalla composizione della sua famiglia, a spendere fino all’ultimo centesimo solo per garantire al suo nucleo i beni basilari per sopravvivere dignitosamente. Chi più consuma – perché ha più figli – pagherebbe così più tasse: oltre al danno la beffa! Riteniamo cioè troppo rischioso, per le famiglie, il semplicistico slogan di spostare le tasse “dalle persone alle cose”, se l’Iva verrà aumentata in modo indistinto anche per i beni di prima necessità per i consumi familiari. L’impatto del prelievo pubblico sulla condizione manuel pablo pace We’re almost there Olio su tela, 80x120 cm, 2014 TEMPI | 15 una riforma necessaria speciale Un figlio pesa “poco” quando si richiedono agevolazioni (da 0,47 a 0,35 con l’Isee), ma viene pesato fino al doppio quando una famiglia deve pagare (nei coefficienti per calcolare le tasse sui rifiuti arriva a pesare fino a 0,70) delle famiglie è determinato in modo rilevante anche a livello locale, dalle tariffe e dal costo dei servizi a carico degli utenti, soprattutto in un periodo in cui alle famiglie viene chiesto sempre di più. Nel definire questo riveste ruolo crescente il meccanismo dell’Isee, il sistema attraverso cui si misura la situazione economica delle persone (la ricchezza, di fatto), in modo commisurato alla famiglia (la seconda “e” della sigla significa “equivalente”, pesata cioè sui carichi familiari). Isee avaro verso i nuclei numerosi La revisione dell’Isee discussa negli anni scorsi e approvata in via definitiva all’inizio del 2014 ha visto un grande dibattito, e il Forum delle associazioni familiari ha conservato un giudizio critico sulla versione definitiva di questo strumento di misurazione della ricchezza disponibile. In particolare restiamo convinti che le scale di equivalenza (pur se lievemente migliorate rispetto alle prime proposte), non restituiscono i pesi che effettivamente rappresentano i figli all’interno delle spese familiari. Di fatto l’Isee misura i soli costi di mantenimento dei figli (mangiare, dormire, vestire), mentre occorre includere (come fa la scala di equivalenza del FattoreFamiglia, ma anche il modello usato dall’Istat) anche i costi di accrescimento, che considerano tutte le altre spese sostenute da una famiglia per i figli: trasporti, istruzione, cultura, tempo libero e attività sportive, università, etc. Insomma, l’Isee rimane “avaro” proprio verso le famiglie con più figli. Peraltro abbiamo anche denunciato come un figlio venga considerato “poco” quando si richiedono agevolazioni (da 0,47 a 0,35 con l’Isee), ma venga pesato fino al doppio quando una famiglia deve pagare (ad esempio nei coefficienti per calcolare le tasse sui rifiuti, dove un figlio arriva a pesare fino a 0,70!). Oggi, però, il nuovo Isee è legge, e non ci resta che chiedere una seria valutazione sul primo periodo di applicazione, per verificare se – come temiamo – nel costo dei servizi a carico degli utenti siano nuovamente penalizzate proprie le famiglie con maggiori carichi familiari. In conclusione, valutando l’intersezione tra fisco e famiglia, non si può certo dire che oggi il nostro paese proponga un “fisco a misura di famiglia”, e questo è ancora più sconfortante se ci si confronta con altri paesi europei (Francia, Germania, Belgio, gli stessi paesi scandinavi), dove invece la fiscalità promuove la famiglia, e in particolare la famiglia con figli. Anzi, se si dovesse leggere una logica sottostante alla normativa nel nostro paese, si dovrebbe concludere che, in modo consapevole, coerente e ferocemente efficace, questo “non è – e non vuole essere – un paese per bambini”. *direttore Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia) presidente del Forum delle associazioni familiari letizia fornasieri Margherita e la lavatrice Olio su tavola, 130x160 cm, 2010 TEMPI | 17 Contributi e incentivi speciale AIUTINI DI STATO Dal Fondo nuovi nati alla social card, agli assegni familiari. Pregi e paradossi delle agevolazioni per chi si trova in panne È fuori dubbio che viviamo un momento di “grazia” per la speciale attenzione che la Chiesa ha per la famiglia. In un recente convegno della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco è intervenuto sulla famiglia, dichiarando: «Con fermezza, rispetto e insistenza torniamo a chiedere alle autorità responsabili di avviare politiche che esprimano un sì convinto alla famiglia». Lo stesso Santo Padre ha più volte insistito sulla necessità di «riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità». E la famiglia, anche nei momenti di difficoltà e fatica – basti pensare alla grave crisi economica che l’ha investita – continua ad esserci, resiste, conforta, cura, ama, genera ed accoglie. Per rendere la famiglia più solida, i governi che si sono succeduti hanno cercato di mettere in campo misure a sostegno della stessa ed oggi, nel panorama dei bonus e degli incentivi alla famiglia, troviamo molteplici interventi: incremento dei servizi di sostegno alla coppia ed al compito genitoriale; introduzione di misure di favore e sostegno per le giovani coppie che intendono contrarre matrimonio; politiche di incentivo alla natalità. Ma anche tra questi strumenti a supporto della famiglia ci sono dei limiti e dei paradossi, incentivi che funzionano e altri meno. Analizziamo meglio quelli attuali e verifichiamone pregi e difetti. di massimiliano CAsto* massimiliano zaffino Pois Olio su tela, 65x75 cm, 2013 TEMPI | 19 Contributi e incentivi speciale ieva petersone Ponti Superleggere Olio su tela, 106x160 cm, 2014 Collezione privata giorgio ortona Le palazzine di Roma Olio su tela incollata su tavola, 36x47 cm, 2013 FONDO NUOVI NATI. Ottima iniziativa, poiché l’arrivo di un bimbo in famiglia comporta inevitabilmente nuove esigenze e nuove spese. Per sostenerle è stato istituito un Fondo che favorisce l’accesso al credito delle famiglie con un nuovo figlio – nato o adottato – prevedendo la possibilità di richiedere un prestito fino a 5.000 euro da restituire entro 5 anni. Purtroppo, gli istituti di credito hanno la facoltà di concedere o meno il prestito, in quanto la presenza della garanzia del Fondo permette solo un tasso agevolato e non la certezza del finanziamento: la banca – accertata l’ammissione alla garanzia del Fondo – delibera autonomamente sull’erogazione del credito. Se quindi la valutazione è rimessa alla banca – in qualità di soggetto erogante – non esiste un diritto alla concessione del prestito. Ciascuna banca provvederà a chiedere la documentazione necessaria che, in ogni caso, non si discosterà dalla documentazione comunemente richiesta per la concessione di un prestito (es. busta paga, dichiarazione dei redditi, etc). E chi non ha la busta paga o un reddito dichiarato? Tale fondo rappresenta comunque, ad oggi, la misura di maggior successo tra le agevolazioni alle famiglie: con una dotazione iniziale di 25 milioni di euro sono stati erogati circa 34 mila finanziamenti a genitori di bimbi nati o adottati a partire dal 2009, per un controvalore di 166 milioni di euro. TEMPI | 21 Contributi e incentivi speciale marco petrus Dalle Belle Città 8 Olio su tela, 250x170 cm, 2013 SOCIAL CARD: LA CARTA ACQUISTI 2014. La carta acquisti è una normale carta di pagamento elettronico utilizzabile per il sostegno della spesa alimentare e sanitaria, e il pagamento delle bollette della luce e del gas; ha un valore di 40 euro al mese e viene caricata ogni due mesi con 80 euro sulla base degli stanziamenti via via disponibili. Viene concessa agli anziani di età superiore ai 65 anni o ai bambini di età inferiore ai tre che siano in possesso di particolari requisiti; la si può richiedere negli uffici postali, pre- sentando il modulo con la relativa documentazione. Inoltre, per quest’anno, è stata prevista una carta acquisti sperimentale della durata di un anno, che interessa solo dodici città italiane con più di 250 mila abitanti ed è finalizzata a contrastare la povertà delle famiglie più marginali rispetto al mercato del lavoro e con figli minorenni. Purtroppo, non tutti riescono ad accedere a queste carte acquisti (né alla prima né alla seconda) per la complessità della procedura di richiesta e la mancanza di informazioni tra le persone che potrebbero TEMPI | 23 SPECIALE CONTRIBUTI E INCENTIVI di lavoratori e pensionati che rientrano in determinati parametri. Ma non tutte le famiglie ne hanno diritto e soprattutto l’importo cambia a seconda del reddito (ma non solo): infatti tante famiglie ne rimangono escluse perché l’assegno non spetta se la somma dei redditi da lavoro dipendente ed assimilati è inferiore al 70 per cento del reddito complessivo del nucleo familiare. In pratica il reddito complessivo del nucleo familiare deve derivare, per almeno il 70 per cento, da redditi di lavoro dipendente. Purtroppo la ratio della norma consiste nell’erogare l’assegno per nucleo familiare esclusivamente a favore di nuclei familiari che percepiscono redditi da lavoro dipendente, escludendo di fatto dall’agevolazione moltissime famiglie in cui tra i coniugi uno è lavoratore dipendente e l’altro è un autonomo (commerciante, artigiano o professionista). pierpaolo rovero L’ultimo e il primo giorno di Babette (particolare) Pittura digitale e smalto, 80x80 cm, 2012 averne diritto. Se ad esempio prendiamo come riferimento una grande città come Genova, su 990 richieste presentate: 313 pratiche (pari al 31,6 per cento delle domande ricevute) sono state valutate idonee; 630 pratiche (pari al 63,6 per cento delle domande ricevute) sono state ritenute non idonee; 47 pratiche (pari al 4,7 per cento delle domande ricevute) sono state sospese in attesa di chiarimenti o di integrazioni di documenti necessari alla valutazione. FONDO DI SOLIDARIETà PER SOSPENDERE IL MUTUO. Torna operativo il Fondo di solidarietà che consente la sospensione, fino a 18 mesi, del pagamento dell’intera rata del mutuo per l’acquisto dell’abitazione principale. Bella agevolazione, ma con diversi limiti: ad esempio, tale sospensione non può essere richiesta per i mutui nei quali il debitore mutuatario è in ritardo nei pagamenti per oltre 90 giorni consecutivi al momento della presentazione della domanda. Inoltre la sospensione del pagamento della rata di mutuo è subordinata alla cessazione del rapporto di lavoro subordinato del mutuatario (ad eccezione delle ipotesi di risoluzione consensuale), di risoluzione per limiti di età con diritto a pensione di vecchiaia o di anzianità, di licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo, di dimissioni del lavoratore non per giusta causa, con attualità dello stato di disoccupazione. Da quando è stato rifinanziato, in circa 1 mese e mezzo di operatività effettiva, il fondo ha consentito a 2.200 famiglie di sospendere per 18 mesi il pagamento delle rate dei mutui per la perdita del posto lavoro. Dai dati forniti dall’Abi e dalle Associazioni dei consumatori, si rileva che il Fondo di solidarietà ha riguardato circa 100 mila famiglie, per un controvalore di mutui – in termini di debito residuo – pari a 10,9 miliardi di euro, con un beneficio, in media, di 7 mila euro per famiglia. ASSEGNI FAMILIARI. Sono un aiuto alle famiglie sotto forma di contributo mensile in busta paga o sulla pensione e costituiscono un sostegno per le famiglie 24 | TEMPI Bonus mobili ed elettrodomestici. Altra bella ed utile iniziativa per chi esegue lavori di ristrutturazione è la possibilità di usufruire di una detrazione del 50 per cento anche sulle ulteriori spese sostenute dal 6 giugno 2013 al 31 dicembre 2014 per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (nonché A per i forni e per le apparecchiature per le quali sia prevista l’etichetta energetica) finalizzati all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione. La detrazione va ripartita in 10 quote annuali di pari importo ed è calcolata su un ammontare complessivo non superiore a 10 mila euro. In pratica, la detrazione è collegata agli interventi di manutenzione ordinaria – effettuati sulle parti comuni di edificio residenziale – e ai lavori di restauro e di risanamento conservativo effettuati sulle parti comuni di edificio residenziale e su singole unità immobiliari residenziali. Rientrano tra i “mobili” agevolabili letti, armadi, cassettiere, librerie, scrivanie, tavoli, sedie, comodini, divani, poltrone, credenze, nonché i materassi e gli apparecchi di illuminazione che costituiscono un necessario completamento dell’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione. Fondo per l’acquisto della casa giovani coppie. Altra bella agevolazione è il “Fondo per l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie o dei nuclei familiari monogenitoriali” con una dotazione di 60 milioni di euro. Consente alle giovani coppie di ottenere un mutuo per l’acquisto della prima casa, anche se prive delle garanzie abitualmente richieste. In particolare, la norma dispone che a decorrere dall’anno 2014, l’accesso al Fondo è altresì consentito ai giovani di età inferiore a 35 anni titolari di un rapporto di lavoro atipico. I mutuatari devono avere alla data di presentazione della domanda di mutuo un’età inferiore a 35 anni e un reddito complessivo rilevato dall’Isee non superiore a 40 mila euro. Inoltre, non più del 50 per cento del reddito complessivo imponibile ai fini Irpef deve derivare da contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. Il paradosso è che, se nella coppia c’è un lavoratore autonomo commerciante o artigiano o semplice socio di società, essa non può accedervi. Dall’inizio del Fondo, l’agevolazione ha riguardato complessivamente circa 140 mila famiglie. *tributarista e consulente del Lavoro È finita la ricreazione speciale Adelchi Riccardo Mantovani La vendetta della strega Olio su tavola, 50x40 cm, 2013 UNA SCUOLA PER TUTTI Lasciate ai cittadini l’esercizio del diritto di libertà di scelta educativa. Chi paga le tasse deve poter scegliere. Conviene anche all’erario R agioniamo: la famiglia possiede una sua specifica e originaria dimensione di soggetto sociale che precede la formazione dello Stato; è la prima cellula di una società e la fondamentale comunità in cui sin dall’infanzia si forma la personalità degli individui. Chi non concorda può smettere di leggere. La Repubblica non “attribuisce” i diritti alla famiglia, si limita a “riconoscerli” e “garantirli”, in quanto preesistenti allo Stato, come avviene per i diritti inviolabili dell’uomo, secondo quanto dispone l’articolo 2 della Costituzione. Da qui possiamo ripartire per trovare le motivazioni giuridiche atte a riflettere ed eventualmente a comprendere come poter sanare il guasto della società contemporanea, dovuto anche alla grave crisi della famiglia, rivelata dalle sue fragilità: debolezza economica, sanitaria, psicologica. Una civiltà che non è in grado di difendere la vita dei più deboli, dei nascituri, dei più poveri e degli ammalati, uno Stato che non riconosce e non difende il diritto primordiale alla scelta in ambito educativo da parte di ANNA MONIA ALFIERI* TEMPI | 27 è finita la ricreazione speciale Spese statali a confronto Dati in euro Spesa per studente Alunni nelle paritarie Statali Paritarie Andamento del numero di iscritti alle scuole non statali 25% Infanzia 38% 6.116 584 Primaria 7% 7.366 866 20% Secondaria di 1°grado 4% 7.688 106 15% Secondaria di 2°grado 5% 8.108 51 10% Fonte: Tavola Miur per riparto contributi 2012 1950 1970 1990 2013 Alunni delle scuole secondarie di 2° grado non statali Paesi Bassi 1.834.000 studenti 71% Gran bretagna 1.865.000 studenti 26% dei genitori, si condannerebbe alla disumanizzazione e finirebbe per rinnegare i princìpi democratici espressi nella carta costituzionale: «La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal parlamento, se è manomessa dai partiti, verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà» (Luigi Sturzo). Politiche per la famiglia? Ottimi gli 80 euro in busta paga, ma questi siano l’anticipo di ciò che per anni le è stato sottratto. Il welfare abbandoni la sussidiarietà al contrario e restituisca alla famiglia il suo ruolo e il dovuto. Come possiamo formare i giovani alla responsabilità sociale se la famiglia resta l’ultima ruota del carro? Se la famiglia non può esercitare la propria libertà educativa? «Finché gli italiani non vinceranno la battaglia delle libertà scolastiche in tutti i gradi e in tutte le forme, resteranno sempre servi (…) di tutti perché non avranno respirato la vera libertà che fa padroni di se stessi e rispettosi e tolleranti degli altri, fin dai banchi della scuola, di una scuola veramente libera» (Luigi Sturzo, Politica di questi anni. Consensi e critiche dal settembre 1946 all’aprile 1948). È indubbio che la famiglia, per esistere, debba essere al cuore di una rete di rapporti, relazioni, sostegni, Francia 1.741.000 studenti 17% Italia 430.000 studenti 5% incentivi, che hanno senso in quanto le danno vita e ne alimentano i componenti: le persone. La scuola è in stretta interdipendenza con questa cellula della società; rappresenta il pilastro della speranza, l‘apertura al futuro, il necessario strumento del nucleo familiare alla propria crescita materiale, morale, spirituale. Sono concepite l’una come supporto strutturale dell’altra; la crisi dell’una si ripercuote sul destino dell’altra. Domande strutturali Non è un caso che in Italia, da alcuni decenni, la crisi della famiglia e della scuola abbia subìto una accelerazione, un avvitamento su di sé: al fondo di questa grave difficoltà, che rischia di pregiudicare l’esistenza dell’una e dell’altra, lo sguardo attento coglie il punto di rottura: alla famiglia non è garantita quella libertà di scelta del proprio futuro che le compete in quanto tale, a prescindere dai dettati legislativi e – meglio – a fondamento del proprio essere. La famiglia è il regno della libertà, a partire dal suo costituirsi e nella luce del suo futuro: i figli, concepiti e fatti crescere nella piena libertà di formazione ed educazione. Di conseguenza, la scuola riflette e si nutre della libertà insita nella struttura familiare. È la fonte della libertà di insegnamento e della pluralità di offerta formativa, che sole possono essere degnamente al servizio di persone libere. TEMPI | 29 È finita la ricreazione speciale Francesco Lauretta Descrizione di una battaglia interiore. A Silvia Olio su tela, 133x176 cm, 2012 Al momento presente la crisi è tale che da più parti della società si affermano voci, pareri e rimedi, talvolta scomposti ed evidentemente inadeguati allo scopo, proprio perché non affrontano il nodo della questione che è la mancanza di libertà, strutturale all’esistenza stessa della famiglia e della scuola. Si pensi, ad esempio, alla pur lodevole intenzione del governo di ripartire dalla scuola sistemando gli edifici sconquassati. Questo tipo d’azione – volendo essere un po’ cinici, ma lucidi – non ha in sé il germe del vero rinnovamento: è una dovuta, normale operazione di manutenzione ordinaria e straordinaria, che è colpevolmente mancata da decenni… Il maquillage, pur gradevole, non inganna nessuno. Non sta qui il problema della famiglia in rapporto alla scuola e allo Stato. Ci sono, nel cuore delle famiglie italiane, domande strutturali che cercano risposta da parte di chi dovrebbe pensare veramente al bene della persona e della società: con quali strumenti culturali affrontare la crisi del lavoro? Dove trovare l’ambiente educativo che io genitore considero il più adeguato ai miei figli? Perché la scuola pubblica statale che frequenta mio figlio non riesce a garantirgli tutti i servizi necessari nonostante lo Stato spenda per lui circa 8 mila euro l’anno? Dove vanno a finire questi soldi? Perché devo darne altri al comitato genitori per dipingere le aule e aggiustare i rubinetti? Perché un ex emigrante buddista, ormai cittadino italiano da anni, onesto e stimato portinaio della grande città, non può iscrivere i suoi bambini in una buona scuola pubblica che garantisca loro una sana formazione culturale nel massimo rispetto della sua identità, anche religiosa? Il costo standard dello studente Il genitore povero, ma che ragiona, si sente tradito, per non dire preso in giro, da uno Stato di diritto che ha una Carta costituzionale di eccellenza sulle pari opportunità e sulla non discriminazione, che sforna norme e decreti sulla edilizia scolastica e sull’abbattimento delle barriere architettoniche. Ma riguardo al proprio figlio, il buon genitore intelligente capisce subito che la discriminazione c’è: «Mio figlio, là non può andare, perché a quella scuola pubblica paritaria – che secondo la Costituzione deve esistere per garantire un pluralismo educativo – non posso pagare il contributo al funzionamento che lo Stato dovrebbe fornirmi». Sconcertante. A un cittadino coraggioso, a un politico serio, dovrebbe stare a cuore che realmente i princìpi di rispetto e tutela siano applicati: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese». Il buon genitore incalza perché legge i giornali: gli studenti in Italia sono 8,9 milioni, dei quali 1 milione e 72 mila iscritti alle paritarie e 7,8 alle statali. Circa il 12 per cento delle famiglie sceglie le paritarie perché ne vale la pena, nonostante debba pagare altissimi contributi al funzionamento. Curiosità: quanto costerebbero allo Stato quel milione e rotti di studenti, se non ci fossero le pubbliche paritarie? Si individui il costo standard e si liberino risorse in un sistema scolastico integrato garantito dallo Stato, daniele galliano Daniele Galliano per Serienumerica, primavera/estate 2014. L’opera stampata su tessuto è Constellations Olio su tela, 200x300 cm, 2010 come auspicato e dimostrato sin dal 2010 dal saggio La buona scuola pubblica per tutti, statale e paritaria, edizioni Laterza, in particolare nel V capitolo: “Ad impossibilia nemo tenetur sed ad possibilia”. C’è chi obietta in prima serata, su una tv pubblica, davanti a milioni di persone, che lo Stato deve dare i soldi solo alle sue scuole; al di là della libertà di opinione, che al bar può essere ammessa, spiace che chi paga il canone debba sentire tali proclamazioni di crassa ignoranza; ma l’ideologia è cieca e sorda; peccato che non sia muta, perché dice cavolate (per usare un termine simpatico). Le scuole riconosciute dallo Stato, sotto il suo sguardo garante (che deve e può farsi sempre più acuto) sono tutte pubbliche. Il gestore può essere lo Stato stesso (gli conviene sempre meno) o un ente che produca un piano dell’offerta formativa laico o basato su valori religiosi. Il genitore cittadino italiano deve poter scegliere – tra queste scuole – la scuola pubblica che ritiene opportuna per i propri figli. Chi paga le tasse è legittimato a pretendere dallo Stato la garanzia del diritto riconosciuto dal 1948, come è giusto che sia e come in tutta Europa avviene. Punto. Il presidente del Consiglio, il ministro dell’Istruzione, le forze non ideologiche di tutti i punti cardinali del parlamento lo affermino a viso aperto. Vedremo che cosa succederà… *esperta di costo standard applicato nell’ambito del sistema educativo IL SAGGIO Un sistema integrato Anna Monia Alfieri è stata tra i primi esperti di scuola a parlare di costo standard. Nel 2010 con Maria Chiara Parola e Miranda Moltedo pubblica per Laterza La buona scuola pubblica per tutti statale e paritaria che individua nel costo standard l’anello mancante per garantire l’esercizio del diritto di libertà di scelta educativa TEMPI | 31 TAZ&BAO CI VUOLE UN FISCO BESTIALE Trovo una coppia d’amici, chiedo come va e mi dicono tutto bene, vanno d’amore e d’accordo, perciò si stanno separando. Chiedo a questo punto il motivo dell’insano gesto e mi spiegano che è per ragioni fiscali. Da quando lei ha perso il lavoro vivono con lo stipendio di lui che ha un reddito tassabile di 59 mila euro. Separandosi e concordando un assegno per lei pari a circa la metà delle sue entrate, lui lo detrae dal reddito e in tal modo rientra nel secondo scaglione Irpef. Così lui risparmierà oltre 10 mila euro di tasse, lei ne pagherà meno di 7 mila, in tutto risparmieranno 3.800 euro l’anno, cioè quattro volte i famosi 80 euro al mese strombazzati dal governo Renzi. Mica poco. Ma non solo: entrando in una fascia di reddito più bassa scattano altre agevolazioni sugli assegni famigliari, ticket sanitari, mensa, ecc. Così i due si sposarono per amore, si separeranno per interesse. Impressiona la perversione fiscale: in questo Paese non solo non c’è una politica in favore delle famiglie, ma c’è un sistema fiscale che premia chi si separa e punisce chi resta unito (ci penserà poi il tribunale civile a far soffrire pure i separati). Per completare il quadro antifamiliare, separarsi conviene alle famiglie monoreddito, con un coniuge casalingo, purché siano sopra la soglia di esenzione fiscale. C’è qualcosa di diabolico, di antisociale e di antietico in questo sistema fiscale. Dalla famigerata tassa sul celibato alla nefasta tassa sul coniugato. Questo non è un paese per famiglie. Ci vuole un fisco bestiale... 32 | TEMPI | Giorgio Ortona, Le palazzine di Roma (particolare). Olio su tavola, 32x40 cm, 2013 Marcello Veneziani Il Giornale, 25 luglio 2014 TEMPI | 33 PAGINE A CURA DI ETD BANCA GENERALI ALLEATA DELLE FAMIGLIE NELLA SFIDA DEL RISPARMIO A dispetto di un’economia che fatica ad agganciare i segnali di ripresa internazionali, le famiglie italiane stanno dimostrando un elevato grado di adattamento agli scenari mutevoli dei mercati. Secondo l’annuale indagine sul “risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2014” del Centro Studi Einaudi e Intesa nel corso di quest’anno è risalita la propensione al risparmio delle famiglie in ottica soprattutto futura per i propri figli e per sé. Questo dato si spiega in parte con la ripresa dei mercati finanziari e in parte con la crescente presa di coscienza da parte delle famiglie dell’importanza della pianificazione finanziaria. I rendimenti ormai prossimi allo zero dei titoli di Stato e l’inefficienza nella diversificazione di portafoglio delle sole obbligazioni bancarie hanno reso quanto mai evidente il valore delle gestioni internazionali aperte alle opportunità che si presentano nelle diverse aree internazionali. Lo specchio di questa tendenza è testimoniato dai numeri di sviluppo delle società specializzate nella consulenza finanziaria con una gamma di offerta versatile in grado di rispondere in modo esaustivo alle dinamiche della domanda. In prima fila si posiziona Banca Generali che, nelle potenzialità di un paese al quinto posto al mondo per ricchezza privata e dove solo il 9 per cento di questa è detenuto in asset gestiti da consulenti – contro il 60 per cento di paesi anglosassoni come gli Stati Uniti –, sta guadagnando posizioni di mercato. La raccolta da inizio anno ha superato i 2,5 miliardi nei primi 7 mesi dell’anno con grande attenzione da parte delle famiglie a quelle soluzioni dedicate alla tutela dei propri portafogli e alla diversificazione su scala globale. Nel primo caso tengono banco i prodotti “assicurativi” ramo primo che oltre alla garanzia del capitale, e col vantaggio dell’eliminazione della volatilità, sono state in grado negli ultimi anni di offrire rendimenti superiori al 4 per cento. Un prodotto protagonista del mercato in questa direzione è stato in particolare l’innovativa Bg Stile Libero che raggruppa molteplici vantaggi intorno a una polizza multiramo con protezioni assicurative e scelta di orientamento di una parte del sottostante. Per quanto riguarda invece le soluzioni gestite orientate ai fondi di investimento la forte esperienza della banca si fonda sulla selezione dei migliori partner 34 | TEMPI Piermario motta Amministratore delegato di Banca Generali al mondo nei singoli comparti e in questa prima parte del 2014 il focus non ha trascurato i flessibili nell’area euro oltre ai prodotti legati ai mercati emergenti in costante ripresa. Naturalmente l’ausilio alle famiglie passa anche per l’operatività quotidiana e in questa chiave il contributo dai differenti conti correnti appare coerente con gli obiettivi personali di ciascuno. Ma il supporto della banca non si limita agli investimenti ma si struttura anche intorno a una consulenza su misura delle proprie necessità patrimoniali. Siano esse legate al bisogno di valorizzare o efficientare il patrimonio degli immobili affrontando presunte criticità o opportunità, oppure caratterizzate da complessi nodi di passaggio generazionale dove il contributo del professionista risulta essenziale per l’equilibro delle dinamiche familiari stesse.
© Copyright 2024 ExpyDoc