SAGGIO GLI ERRORI DEGLI POPOLARI ANTICHI. letteraria. Proprietà LSSls DI LEOPARDI GIACOMO ' ^ /-' / \^ '. QUARTO TOIiUME SAGGIO SOPRA POPOLARI GLI ERROIU DEGLI AIVTICHI; PUBBLICATO PKH DI CVKA PROSPERO VIANI. / Pldtarco, Quinta lmpre6sione. FIRENZE. FEClCK ,LE MONNIER 185». Della I l'U Superstizione. -r^^-' NIGGOLINI GIOVAN-BATTISTA PROSPEnO Voi sapete TIAIVI. Giacomo come Leopardi, agli studi,*perseverasse fervore e compite da all'età, della in De' bastevol diede non a quel! studi conto in fu vari Leopardi, divulgarla. Senza compiute, in che in ordine Italia,ci sieno valevole, benché suo straordinari ed nome, tEOPABD!, — a me tali già noti; da mirabil ancorché i dotti segno giovanile virile in né dannevole opera indugiare in altro grato che forse studi, di ciano, comin- rispetto ma, piace di creder esser già come, dell' adolescenza quale, arbitrai tempo a le sole carie sì valentuomo ste rima- nio pubblicale dagl'Italiani; testimo- postumo, esempio Errori pissimo tem- nario straordi- gli altri le publico più La m'è a scritti in reputaziane, né sua perizia; e nell' età che dato agli altri;onde quanto al l'intera presente operetta. al e grande espettazionedi sé eccitato ne quanto alla ebbe sé gravi scuole avesse forestieri. quali assiduo con per l'intelletto delle lettere greche in arricciiire latine, delle dato dell' affettuosa fruttuoso popolari. a molti riveren?a giovani del "\ bisogno in cui conoscere. I del 0 di studiar sono de' suoi studi e abbiano linguaggionon scrittor maturo latino che prima pilieruditi r Italia. E della che uomini in tal di quanto del dee bontà. presto (ilpovero fatto testimonio del avendo sempre nella camera con stato in cui stordire,se Forse per e de' buoni abbia età prima non quel avanti momento l' avrei non so mi che lo tatto gio pre- e della così potuto acquistar tanto, Certo, più di dormito creduto per lume che mirabile ammirato quasi divinatorio me, che stessa potere si spegneva. in questo spesso da che, nella notte il tavolino col è nessuno nella gli oltramontani sentissi un pari suoi scriv'egli,come lui, lo vedeva, svegliandomi Tuttavia avuto fama, grazia io tanto affaticarsi suo fino all'ultimo genere, di che d'erudizione. tardissima, in ginocchio scrivere cui sorpresa, Giacomo) in specialmente abbia cultore affettuoso della virtù Ella si mostra — numerare rispettabilfratello e de' virtuosi favore pregiarsiogni vinetto gio- un proposito,ad esempio valore colto suo Leopardi; della Carlo parrà piace investigarle cagioni degli ne del tratto, di lettera l'opera di tempi e greco che potersi già ai nostri giovani più desiderosi conte confido di studio e gegno, dell'in- egli fu mente, sua effettimaravigliosi,recherò de' purità esercitazioni italiano;tuttavia poiché nella parola e quasi le prime di soli diciassette anni; da fra i costanti,saranno quest'opera ad ammirare in degna d' osservazione loro bile mira- , corsi primi i di farsi prima perfettodegli anni posteriori per- e furon ^-hè,oltreché ardore con nell'arte della benché e seriamente quali,pigliandoesperienza di questo ingegno edificati: NICCOLINI. GIOVAN-BATTISTA A VI fanno loro stessi. aveva nella NlCCOLIM. CIOVAN-BATTISTA A \1I e filologia, per quella singolaritànon erudito. Le grande sia in Italia almeno parere, Vedete, caro mente ordinariasi Signore, quali frutti di portati,alquanto proceduta in mio da tanto tempo, quellagiovanilecostanza, accompagnata vigore d' intendimento e come dell'adolescenza, suolsi,un la delle genti. Mediante avanti gV ingegni l'abito glistudi e doti ! da tante visse;e neglistudi Egli della fatica hanno ma portati sono più fondo che fatica d'esercizi per glianimi affaticandosi nelle ma ramente ve- dalla veduta stette rimoto che fece non vulgar sonno, prospettiva; perchè i corpi veramente s'aggravano, giovine — abbia mirabili senno filosofo e dire che loro convien venerato e poeta gran Così eglibenissimo. d'intelligenza.' elevazioni in certe un rispettivequalitàche distruggono fra si ,che mio a comune^ umane s' alleviano. discipline Questo Saggio, scritto nel 1815, doveva in l'anno Roma: altrove,e di ne mandò propria mano le dopo, non se copia in in ad mandò ne di cercò di netto carattere, corretta ad Antonio Fortunato Roma, (ignoro il esecuzione una a materia far si può tocca ai e le guenti se- critico sopra dagliscrittori con quelli dei Moderni, ritrarre dall' esempio delle età e stesso Stella è destinato gli errori popolaridegh Antichi, la loro affinità Greci communi ancor Stella di disegno. Allo Questo Saggio filosofico non conoscere grande — tevi scrit- qual cagione) per scrisse Giacomo ne prima di spedirglielo, notizie: pubblicarlo più luoghi,e di propria mano parole greche, Milano; dove, come l'autore stamparsi Latini alla mano Greci, ai Romani, si e l'utilità che tori passate.Cogli au- parla ed anche dei pregiudizi agli Ebrei; e CIOVAN-BATTISTA A vili si passa dai ordine con NICCOLINI. teologiciai metafìsici,e e questiagli astronomici, ai geografici, alla Meteorologia,alla Storia scherza Zoologia.Sì alla curiosi e ridicoli intorno gli sopra alla Magia, quelliappartenenti a dell' uomo, naturale errori ai popolari più Sogni, allo sul meriggio, apparizionideglispiriti alle notturni, alla natura del da Sole, all' anima nuto; Ster- ai terrori cibo al e all' Ecclissi,alle Comete, degliastri,all'Astrologia, grandezza della terra abitala,al tuono, tremuoto, ai ai mìumani; alla Fenice, alla Pigmei, esaminano la ad ogni passa ai tratto dei nostri errori parla del vita della Lince; origine ed i filosoficamente forniti di note si additano le delle scienze e coi giustificative, ne nel medesimo richiese,senza farne qualche andò non antiche uso, e costanti e poi loro con varie sue ì suoi dove si vede robusto dalla notano bene Sinner, secondo influenza il Leopardi: qui più nel 1826, e allo Stella per lo credeva smarrito.^ Ma io, per le mie cure di questo nell'agosto scritti, lettere ed acquistai, un' opera risplendere un di ora divulgo sità, gradevolecurio- sovrano sapere, fatto filosofia; un'opera, la quale, conforme gì'illustriamici mostra sorgenti tutti capitoli Fin — 1816, ed è questo che verso le si originalidei passi testi anno nel 183D le stampe. E spero che con della effetto,il manoscritto smarrito: 18i5 anno De e ne che li fomentano; si cause latini citati in italiano nel contesto. il quale se progressi.Dagli Antichi il volgo.L'opera è divisa in diecinove sopra se- risorgimento della e e Moderni; popolari,e progresso vento, al al Cinocefali,e ad altri mostri lunghissima vista alla del Leopardi,ilRanieri maravigliosalettura il Sainte-Beuve , le prove d' ed e il erudizione, e, * un ingegno saldo; GIOVAN-BATTISTA A debba in e sussidio studiosi non e solo destatrice di d' ma giovinettosurto della ragione, e pieno d'errori; prima allo è udito esaminarla, di cura Egli è pur debba V fa Il — dei v'ha del disfarsi di vero. tali aspettato nondimeno, splendoredi dottrina presto, vorrei come a a Così — nota ragiona sentenza di con ha un vanissim gio- filosofia e quanta ditissimo l'opera dell'eru- tanto ed senno prosunzione parlare pensando e ta, vi- grandi cose. scritto come fo spesso a d'ingegno, travagliatoe divertirne dall'animo svagamento poeti e filosofipoco vissuti, non per la sì breve quellache gli rimane rispettiè condotta potreisenza non cerco, ha quanta provetta sagacitàdi mente! quale, poiché fu più oltre; ma pur si è avuta non degli errori che garzone, e una impiegarne, nel Secondo sì piiiingiuriosa che di educazione! spento dev'esser cosa perchè Appresso quanta pesata tanto egli, all'intelletto dell'uomo.... torto traccia io die' mondo, e come deplorabileche l'uomo, in un l'abiezio del- pregiudizi;credere dirla,o per andare amore, di ardire dell'uomo Non parte maggiore Del Italiano dovrebbe ignoranza madre cura una concepiti, bontà! de'quali e vedete parlare, vero: vero. spirilo umano perchè si cosa il conoscere la e dilettano, generoso contra del quella di si nemici popolaripregiudizi, presto arda dell'amore e delle L'animo pensieri. del timore. Ascoltatelo e specialmente a e conoscimento ogni bennato i contra IX ancora compiacersi del mirabilmente è molti, a scelta erudizione una credono tiranni grata e negli studi antichi, nel coloro che cose utile tornar NICCOLINI. di l'afflizione: tristezza,fra grandi cui contrapporre in lutto singolarità dell'ingegno,dell'erudizione e della GIOVAN-feATTISTA A X sventura, che cui ma somigliare in alcuua piace,com'Ennio a me del erudito giovinetto, letterarie portentodi Parve quasi divino uomo lo straordinario più eretico lo a me e più quanto n'è nel fiore di 32 maturo, e tuoso de' libri eruditissimo , uomini la e e in un un patirle concetto giovine di confermare giudizi;ma d' il nostro parmi né non s' piente; sa- pompa, del dileguasse mondo 1' amicissimo salute ziano, Poli- fortuna e giovinettod'ingegno che senile,niuno pitoso stre- salvo l'at- nel lecito 1' osservare familiari discorsi e tra d' erudizione: ammirabile tal sapere subito ! E sentire pre- chiamo non appartiene né pronunciare né poiché non opinionidiscordi Giordani di la granosa ! Torquato Tasso sventure ; a me trionfo, atto rumore voler solitudine,ginnasio della sapienza: in paragone rumore più senno uscirgline' non letterati continenza di di come gloriae un apparire quel fama, niun piacere cercare, di rumore la vedete nostro: si cui poscia troppo più, come dopo mese un vivente Volgetevial sublime fa carico, tanto suo fece principeche non tempi, Pico: ma sapere di dottrine anni, sorti in liete. suo benché tuttavia, spica,s'abbassa: a' suoi sapere controversie: spettacolodel quale delle il perturbazioni desiderabil fortuna. con ignoranza;laonde piuttostovanità pare salvo di sapere e il precoce vanissime in Roma Poliziano, Machiavelli,Giovanni che alla sospettosa distrassero dare natura al di persuasione/ profondo sopra molti, lume e d'invidiosi,visse e questo, a Cetego midolla secolo,ne partìdi 4-0 anni; ma, suo di gare e disse M. parte midolla di filosofia.Angelo chiamar dotto da NICCOLlNI. sopra mi ciò è che proemio degli che ignoto qualche ne Studi quivi egli nota ha scritto giovanili, le somi- le differenze tra glìanzee stati condizioni e N-BATTISTA GIOVA A NICC0LINI.5- quei due grandi ne' dissimili investigatele cagioni della loro vita;e de' loro inforlunii de' loro e lamenti; degl'ingegni, si piega più rOrobio. verso sua, Ma quanto è loro: a massime gliosi, ragione antico genti, cui intime de' le soggiogano Non è segnato nascituri mi conceda per Dio opinionie Fino i a il creder o loro in nati d' alto e d' voi altri regno delle dottrine offendere que, Comun- novella se vuole; sumati con- libertà;né delle loro e ingegno vili e manifesti derisioni; ignoranza.Strano mio da della vostra e nostri di riveriti sapienti, dai coetanei sivoglia quallo sperar o di riverenza. dì sciocche animo più universali. perfettide' e carissimo principianti, ardore di poco divengono sé dimandata segni di basso instituire delle all'ingegno umano agliuomini opinionifaccia soggetto che della filosofiae della politica, verità mancar è da non porti libera opinione,e dissenta studi la per nei se avviene come ingegni più grandi ciascun di credibili poco grandi poeti e filosofi antichi, senza e amoroso e la fama rivelati: volta par lecito l'opinionpublica,e ma lodi strani tempi, termine un facoltà;e adorati prima conosciute men e la sono l'andare poscia con de' fini e giudizi maravi- certi delle cui riescono più secoli consenziente), alle nione l'opi- paragoni degl'ingegni(de'quali per ne' grandi coloro sono assoluta condizioni che vero che il Piceno verso ragionevoi cagione troverei non me, scalpore.È farne rispettodelle la profondità misurala e questo, diamo senza in non e XI del Signore, tempo gran nazione; e pensiero o colo! se- tradicono concon velli no- vogliono sapienza o incolparvidispettosamente D'onde giudiziosi. queste disformità di pareri? GIOVAN-BATTISTA A SII Non dico in tal caso, che una {schernire per le mentì pasciute di si faticoso,e spaventino del di dottrina breve profonditàdel doloroso della vita; né farlo mutolo è ben scrivesse che il dolore suscitasse che l'essere lodare delle poche non dottrina d' animo da gli durò che tempo buono tra' lodatissimo perocchépoetò e per nostro l'animo tempi contemporaneo: che, s'egliebbe in l' afflisse.Anzi avranno nente rima- facondiosa e è tanto non da io son tutti rispetto amatissimo essere corrotti tal per lontano filosofò tanto ed breve buoni, quanto piìitosto no '1 fermo negligenzala morte, singolare suole, verità,se appartenerglila posterità.E quest'uomo spesso più singolari: parve scrittore,debba de' suoi all'ultimo quel giudico che come consuetudine insino quella profonda vi sparse. In e tollerabile la vita cose il Leopardi, ; in come pardi Leo- unico resta enervò, appena sue tra' rei ; io l'esser buono ingegno V studi;non ebbero ma di Giacomo dolore, come il maraviglia di degno di potè ne' suoi dall'adolescenza, sapienzacrebbe cui portento. La rari Guglielmo Leibnitz vita suo , erudizione, segnalali dì fino infelice. La dal Seguitando ogni dire eminenti; oltre non e la come mirabili gano leg- ora si disusino facile una per ché voglia;ben- vero. valentuomini furono Visconti non di tempissimo; valgano due: ed Ennio poi dì altri nomi pregi per crede isvagarsi. per la facili letture voglio apparire ambizioso vita o potenza del meditare, ma riferendo e o mancala meditar che perfeziondi giudizio,e e sonnecchiando non altri.Alcun in moltissimi ma giovaniitaliani leggesseromeditando volta i ammaestramento Non NICCOLINI. la credere vide memoria gli anni dalla conoscere a forse e con dì avvenire, GIOVAN-BATTISTA A forse NICCOLINI. vediamo, da qualche perfida disgiunta,com'era non malevolenza; perchè com'egli de' primo così Paralipomeni , Ed è ragion eh' L' inimicìzia A somigliarlo,secondo di condizione che poeta, secolo: del l' invìdia al Cordovese né né fama deglianni e la sublimità ma invidia, di morte Ingegno profondo, ambedue; egual fu straniero ardore pari ed la fama gran eguale non di dolore della giovinezza; tutti e più bello nel Recanatese effettie dal dell'ingegno:da' quali contrari però per ogni impeto gioventù, procacciò al troppo d' ingegno, nacque da procacciarono nel colmo la morte e differenze, l'uno eguale il giudizio: nel- poesia;l' ingegno e magnanima in precoce dall'uso,nell'altro contaminazione le debite Lucano. a non tempi infelici; fu vinto di immortale. parti,con virilmente senno e di lui: tale grandezza altrui seaua alcune piacein me d'Italia nel cantò potrà cantarsi una a XIII due egual gione ca- e sfortunati Maravigliosi sventura. giovani! Desidero di un presso ai cure trovino quali per che ora tragediee oppongo i Leopardi e a Voi anche a sapientiper inspirazione: la vostra autorità e il Signore; se tanti forti pensieri delle vostre dalla commossa primi studi lui;benché di prose suggeritidall'ingegno vigoreggiato dal fantasia i grazia presso glistudiosi,e diranno esempio,venerato delle vostre di mostrare gli affezionali isfuggaciò non vostro le mie grand' uomo massime me che vi sieno stati sapere, Auguro inspirazione. tempi più degni e a o dalla Giacomo pieni del valore antico. Frattanto epistolarioche l' ossequiosa e mi qui E di voce raccoglierò dì lui quel più copioso io la fortuna concederanno. con NICCOLINI. GIOVAN-BATTISTA A XIV accade coscienza, sicura volume col né venerati de' miei amici; accidenti. neir primo \e in di sfortunati e in poesia la la varia e di sclamare prefazioneagli qualitutto r altero impudenza ! reputa per miseria e Quanto ch'io il e mi e pato princi- professo d'Italia voi col forte pregare esempio d' arroganza. scuole è crescere a Avete Becchi; delle splendido.' Quanta in fama molesto morose ru- sdegnose parole lamentevole clamore meriti; ed ha troppo e di Fruttuoso breve discorso me re, obbligoringrazia- quellenobili scritti il non dero desi- lettere, presso che divenute e e Brighenti tenete (pur troppo rari);e fiere d' ambizione ragione me pubblico ossequio , solida dottrina queste povere qual poeta, riceviate credo Italia, sviscerato amatore con di non che le oneste amico onorato vagliare tra- anche effetto. Per quella conserviate. Voi, che sosteniate senza colpa ^ dileguino. Finalmente atto de' virili studi italiani nella per troppo pur voi, sapiente e magnanimo come ben né del mondo cose onesti ! Ma caro si o grazia questo mio che e viluppo mero contrario sortito terra, della viril e mio, fatta stata gravi significazioni privatee palesicontra per stesso per è nella storia de' fatti umani abbiano che in col delle doloroso contr' altri fatte dal mio cadano serite Brighenti, in- Pietro Oltrapotentefatalità,solita spesso uso caso intenzioni cosa ma piliriguardosied gliuomini è il né lo zione pubblica- l'intiera che leopardiano,non consentimento suo mi dichiararvi,come delle lettere dirette all'avv. nel terzo prudenza e in di e gente che in rancore fortuna, i pò- A pari chi vostri, che, innanzi passano GIOVAN-BATTISTA della di godete de' buoni Dante, lungamente Italiani. di consiglio amati ! respondere non XV e di seguilo, favorem merilis. lungamente patria ed suis Speralum Durate validi riveriti Ploravere NICCOLINI. all'Italia, onorate; della che voi, degno con ogni altra vostra fama e e sangue tezza conten- dell'amore le NOTE. XVIII dal luce traduuone di letterario, altro hanno quanto in dal greco mio alcune e gioventù, le abbia sarebbero come vedute qual alla malinconia abbia così da E » intitolata Saggio pochi momenti che che che sarei. E » Stella medesimo popolari in dal 1828) del Saggio mia una che ci abbia non più Quanto Leopardi, : l'Isocrate 1834, Bonn^ eruditionis et alla agliscritti, notizia intorno a e l'Epitteto comitis al ebbe prefazioneall'Excerpta lectionis Admirandce « nella scrivere così ti quei manoscrit- mandatigli andò caso Sinner le più che vita ed ex » ai costumi fino quello cri- schedis chiama opus: cito solle- tenuto tanto desidererei le Se antichi. spedirmelo 1830 corderà ri- nile giova- opera ella uso. non forse si potesseroandare smarriti, come gli errori popolari degli antichi. » sopra Il De a Solamente nessun Jacobi Ticis usasse a' 17 febraio e tura na- della traduzione Ella « degli {salvosempre unici)(ciòerano (che sono * : la popolaridegli , finalmenle strerebbero mo- Quando « i mss. 1826: di ms. 1816: gli errori sopra il errori ella io consecrò , fosseil mezzo me; insie- prima sua passioni se riavere difficoltà)forse potrei farne qualche veruna ne le farmi volta rimandarmelo di piacesse ora trattato a' 4 febbraio una sugli il tutto perno , Saggio Bologna io le mandai che no, posso- » del e una Alfieri.Quantunque lontano tanto dei fuor potrà insieme uso, di Frontone, antichi. dall' allo Stella a'27 dicembre scrisse ne farne più a altro all' ironia. e già egli avrebbe conceduto non pochi giorni della quelle scritte modo autore una * Triopee; produceva che sopra sol momento un gliavesse Così l'interesse di memorie pagine in 5 desiar parere, in d'inedito in mente delle iscrizioni rima terza ho lo volta daranno una frammenti publicati dall' Cantica, di cui alcuni a che di credere amo pubblicarei filologici, gio questo Sag- Il Ranieri di G. nella Leopardi pra profonda e vasta erudizione è il suo Saggio sonel popolari degli antichi: » e 11 Sainte-Beuve gli errori lungo articolo sopra la vita e le opere del Leopardi inserito nella scrive : « Mirabile di , * Queste ho ardente delle della ho in trovato a e noto sig.Antonio aglistudiosi per nese, Gussalli milala uno di Madama allo del di Stael sopra la letteratura italiana cav. Lodovico di Milano Spettatore , e non di Breme intorno pubblicali. , bella sua Cordaba: Stuart, del p. Giulio Spedizionedi Odoardo di Dionigid'Alicarnasso pubblicatodal Mai, le osservazioni mandati cortesia del leopardiane, già cose la traduzione risposta sopra per l' operosa trovate e non un un duzione tra- cosi articolo discorso alla poesia modcraa, NOTE. che Saggio questo ferme. déjà présente « XIX résullals les d'un esprit bien » ' de Cicerone Presso Senectute. , "" r ottimo stesso prof. Pietro mi Pellegrini edite Prose ; dove inedile e Crusca. della dell'Accademia per ciò avventura Brighenli avv. accidente, allo ' letto avesse scrisse mi caso chi A fu fo deW illeso e Abate dal difeso mio questo a rispetto amicissimo di l' onor Fruttuoso Firenze 'ordine ch'altro, noto scritto pure resta in che Becchi di tipografìa G. ciascuno. segretario B. Campol- , i845. mi Non so tutti come i giornali italiani trascurino di riferire , la breve acconcia rare prefazione a' nostri volte, di questo tempi. pochissime Più libro bello ottenere. scritta e notabile da penna articolo sì forte, debbono e così rar spe- Al Chiarissimo Signore MUSTOXIDI ANDREA LEOPARDI. CÌI.%C;01I0 Ap3T-7iT£, Dedico al merito opera. Il mio un piacere che alla fama vostra questa mia vi riuscirà nuovo, ed e nome , col mio una nome bensì, per dervi la vostra lo che non conosco dovi recan, col vostro le vostre vorrei ve uso ne stima. amarlo. le cerimonie non bianze^ sem- Per è chic- volgariche perchè questo o/fenderete, Le mie inclinazioni licet,exemplis in parvis,grandibus Io vo e, ardisco dirlo, non estasi LEOPARDI. gusto così migliano so- alle vostre, molto in voi cola pic- possìbile, l'ingegnovostro: non dispregioè cagionatodalla Si non ammiro; amicizia, disprezzo,sicuro Io è quanto che qualche tempo che sorpresa, alcuno. ad potreste recare io di gustare impossibile voi sarebbe a Ao^yj yv.ipzn. y.ai — quandoleggogliscritti dei Errori cedo che popolari. a voi nel uti. vostri cari vivo Greci, trasportoper 1 que gì' da dispregiati chi Voi lodi. vostre ElSóai yàp vi che dono roi dal il anche sarà ìLoù yLxì GOL, (jpikoti ad molto re : vsi'xsi, ti àyopeusi^. piccolo di cuore il il cui con ve uomo un vostro. cuor sembrerà benevolenza, ne fx-n 'Apysioig jw.£t è cuore grande renderlo aivss, delle parlerò non Ulisse con essere : dirò non che sia , grande dono rajra offro , reso //.aX' fis ocp T Io rispondermi potreste di degnissimi muse, conoscerli. può non Myj Il delle alberghi incantati largo il compensamento. 7rat5££(x, 5taaw6v)5. )caè Só^yi, xaì V poiché offro, da nulla Se voi : solo ma lo piccolo che può accetterete donativo, e Tyiajvf, 07:005 'EK\óc5i, è xaì con simo larghis- certo xaì 0£w, TroiTpiòt, mi PREFAZIONE. esposto il disegno di questo Ho dell' opera. capo modo del che in della conto l'ho cui eseguito, mi 0 di r odioso far fatta. gih cosa veduto aver non letta la mia. di costume le loro opere, fanno delitto lungi scrivendo coloro, che un ben Sono ad altri dal seguire oggetti sopra scrittori di essersi , esercitati esecuzione lasciar detto. Non han gli autori che popolari, se delle materie, hanno quelliche nella non le stesse sopra tutti di di mostrerebbe nuovi non gli errori sopra , aver non il render me Joubert,'Browne,^ Feijoò, Denesle, opponesse Lequinio creduto ho popolari degliAntichi,non Chi a e intrapresa. Scrivendo mia primo il giudicare si di esso, al Lettore Spetta nel Saggio loro credo dico che loro fatiche disegni,e a dire di che più hanno non non ho anche di ciò che fatto alcun errori alcuno conto uso essi verso degli trattato profittatoin ho forse indiscreto di mostrarmi me di prevenirli la sventura avuta loro però di mente acerba- censurano dei nulla prima e delle loro , opere Tencts. che non le ho , * Joufjerl * Browne, ,ErTt\ir" aperte, nemmeno che il piano, populaires. Pscudodoxia Epidemica : orEnquiries into very many rcccivcd ^" che PREFAZIONE. dì essi ha ciascuno da quello che volendo ad preso io mi di chi non L' ordine errori dirsi possono ho seguito di primo luogo.Fra alla le stelle che il ed il vento, i suoi piedi.L' dietro ai dunque storia le nubi e e di sentire i errori renderla Ninno il sole che traballare far non in è hanno rebbe sa- gliunì dagli separare questifossero seguitida quelli , una storia naturale infinità di osservazioni benché inutile più non tarda che abbia ed ho avuta per scere cre- di tutte fatto , credo teorologia. me- , questa operetta ho l'utilità che ancor il della cogli astronomici,che quellispettantialla volte e sotto antica geografici degliAntichi degliAntichi pregiudizi conoscere alla geografia, di udire i baleni dunque più è luogo. che veduto la terra scienze, assegnail'ultimo essa nere otte- naturale. abbia dirsi la che ressanti inte- più , progressi,può Più i quali posi ì pregiudiziappartenenti alla bisogno di e tichi gli an- all' astronomia quasi impossibileil A avendo rintracciare derni. Mo- Quelli che capriccioso. uomo correlazione sì stretta altri. Feci primo astronomia meteorologìa.Gli stato quellidei , tuono una che dalle pregiudizifisici ho presi di i di vedere prima , vista nel meteorologia,alla contrasterà potuto trarre dovevano considerazione, quelliche appartengono mira mente, final- avrei è stato non che essendo e metafisici, teologici più degni e il quasi in volgari, e pregiudizipopolari degli ebbe che formato, sono Antichi,pochissimogiovamento opere verso è affatto di- , dei scrivere eseguire le osservare per oggetto cura di far , se ne possa ho più profittevole, cercato ritrarre. bene Per spesso 6 PREFAZIONE. latini, mi non ho luoghi, ma il originale. testo ne al piano di contentato sono anche In trascritto guisa questa che mi sono tradotti dare al ho delle pie e d' loro pagine di cercato proposto i spondere corri- impedire , che aver il Lettore concepita rimanga di questa defraudato piccola nella opera. idea che può SAGGIO SOPRA GLI ERRORI POPOLARI CAPO deve è dell' pieno di quella di essere inutile delle medesime errori ; e è Una vero. dovuto Quante tra neglierrori degliostacoli insuperabili occupato il luogo I quante, che insegnare un una , ; è ben errore Egli breve è pur debba vita , che ha rimane che che verità più per andare fa d' uopo altra parte che potrebbono conoscersi ! È ben V uomo, nel disfarsi vano tro- hanno ne per più rinunziare ai vero. che ha sì deglierrori Tutti convengono ma pregiudizi, di il sostituire. parte maggiore di quella che in traccia del gli facile le rovine facile 1' aggiungere che impiegarne, rori daglier- esse, che stabilirla sopra deplorabile,che concepiti, una sarebbe stabilire, facilmente difficilissime a apprendersie sono errori che impediscono di ravvisarle parte gran inutile per molti tuttora resa dell' uomo cura esistesse;un' non in effetto sussistono. che prima il conoscere 1' errore se opera. i filosofi hanno verità, che delle ANTICHI. PRiino. IDEA 11 mondo DEGLI pochi sanno gli » CAPO PRIMO. conoscerli, pochissimi sanno recidere a pensa Si deridono fra e , educazione è evidente indifferenza. Si con si non può pregiudizidella si avesse dei infanzia verità,ma semplici ma fa ciò che vane da con che il fanciullo assicurarci ben che pochi, se non sconde generalmente na- insegna deglierrori;forma dei non fa la natura. La pregiudicati. puerili: la culla cazione edu- cattiva riempie d' idee Essa d' ogni sorta, e pregiudizi del bambino è circondata il fanciullo è allevato questiperversicompagni. Cresciuto,fa d'uopo egli sia in sempre forza della verità è deve mai Possiamo non le deboli menti fanzia in- Essi però deposti. perchè sarebbono non , culto, che bisognadisfarsene, di accrescerli. La natura cura delle glierrori? fra crescere nel pregiudizidella averli inevitabili. Ma si suppongono il interessano dei che sa saggi senza esser versale. uni- quelliche riguardanola , dopo quelliche sono, riforma che v' ha che riformare gliabusi tutti suno nes- dalla radice. Noi parliamo più perniciosi. i i il male ragione i progettidì con Frattanto mondo e liberarsene, quasi per difendersene. Così la indebolita,la penetrazionedegl'ingegni è inceppata armi i , progressidello spiritoumano sono ritardati. Egli è chiaro che il fanciullo di mille sentore 0 e negligenza,o per tenerlo in freno,non della educazione ancor ad influire sullo abitanti dei caverne, e ridicole più a se avrebbe non opinioni,se bella La glifossero ispirate. spinto.Non se disperarsi per amare vengano rizia, impe- posta per intimorirlo, dopo la fanciullezza orridi climi o cun al- avuto vediamo con forza continua noi i selvaggi trasportole costretti a pre sem- loro cangiarei allevato fra i uomo sente pregiudizi della dagliantichi compagni considerare uomini gode sacrificare in tra le fasce. era allo lietamente cresce Eppure dirla si è udito esaminarla,fa sulle secoli d' e umano, gliviene al tiranno parole di Aristotele. dispostoad esse popolo. Quindi aglierrori quali si ragione,e parte degh errori, dimento inten- suo che la dimostrano. lo è altresì costumi,esso per nascita , esso lo è d' uopo venirne essere in di questi di- singoiar modo nel parte questinemici della Una dettaglio. popolari,quale da può in farli conoscere; al volgo ; ma deglierrori popolari è valenteme equipregiudizi. almeno distruggere ragione,fa del regnano la storia quella dei errori cità ce- la falsità di ciò che le prove opinioni.Servo popolari,perchè fa d' uopo tal per elezione. Le altre classi della società partecipano ancor Per nei della di cura Una imbeversi di valutare dei suoi antichi antiche similmente censi è insinuato,e sue avuta chè per- dire la massima a incapace di comprendere Tenace delle cosa La piccolezzadel disingannarsi. difficile a è una ignoranza, obbediva tre men- più ingiuriosa cosa si è non vale 11 volgoprincipalmente, del genere adorati ha all'intelletto dell' uomo. torto saggiochi giurava v' ha perchè e appartiene a quei stimava che e , Credere pregiudizi. dei spiritoumano a dell' errore le braccia non solito maggior parte degli quegl'idoli a versi risol- sa fu ciò che La tra né gioventù, sua indubitabile. come guisa, ogni in distaccarsi pena chimerico riguardarecome a chi Nella stessa gelicol tepore d'Europa? loro 9 OPERA. DELL IDEA taluno grande per farli conoscere, storia gli pertanto de- si è in effetto intrapresa, utilità. Benché il mondo CAPO continui ad sempre PRIMO. il medesimo essere dopo la delle opere utili ed istruttive ; e benché universali un di chi siano non forniti d' intendimento ma , cangiare opinione, risimilmente antichi si avrà non impossibile1'averla. essendo non sapienti, esigeche si deridano di fra i Bene dotti i suoi errori e sotto però, col un più essendo bisavoli da me tutto a che popolo persuaderlodi qualche del resto non popolo, un un Mio leggieri. colla debbono i bero accreb- ne nuovo rore er- considerarsi dissi se non , si deve potrebbe effettuarsi non fu di presentare un popolaridegliAntichi,e possibileesattezza volgariintorno tero. in- popolo. vasto intendimento delle false idee e completo ragguagliodegliantichi Un disegnosì pregiudizi. sì di i giorno avviene, tutto questa operetta, siccome un rebbe ver- laddove particolari , degliAntichi,non saggiodeglierrori popolari attendere tati trat- con sì facilmente errori come tale aspetto essi separatamente dal Non in dei pregiudizi; numero del volgo,o parteciparonoai pregiudizi ; degli almeno si confutino communi saggi ebbe il numero, ve- gli abbagli,poiché quasi annoverarne spesso è anche dignitàdi quei venerandi pregiudizi volgarifurono qualcuno un storia GÌ' infiniti errori nelle storie. Né di essi ebbe ciascuno mai, ed porsinel i loro sistemi , fatto Una stati universali possono oltredichè la non che , qualche nazione,non del sapere forse di cure si volle dare non saggio deglierrori popolari degliAntichi. di essi capaci e delle profittare possono travaglia disingannarli. Qui completa gliabusi soggettia riforme;quantità di spiriti deboli poco cazione pubbli- all'Ente qualcuno dei supremo, dro qua- di descrivere loro errori agliesseri subalterni, IDEA di giudicai dovere dei filosofi, o essi che inteso, asserii, volta Una distinzione uno saggio, i il che conto. tempo Dopo il più volgo Non sono queste disprezzo uomo che della mia è minore gli Antichi dei Moderni pochi anzi al anche fu ; 1' sempre loro possono dei allegarli per altro. cede loro in composto viene a saggio, degli che due giudizi pre- in sto que- dagli esenti comprenderà in verun regnavano il un loro vigore. altrimenti non moderarsi; e senza vedrà quasi tutto rispetto, del molti Dei si pregiudizi il da Si ciò tutto andarono presente com- proposizione. agevolmente non ed volgo: errore di appartiene. non antichità, mente diritto disprezza dell' ma riflessioni^ per si ora che grossolani mente comune- superstiziosamente ciò non del qualche un in venerava nella ravvicinano r si più sentimenti credei verità tutto l' errori mi lare. partico- sentimento popolo. Quindi stato essere dagli Antichi; venia che dei cile fa- delle norma a linguaggio del quello io della mallevadori il poeti. È dei scorta un parlano disegno, questo scrivono questi interpreti agli Antichi, mune alla seguono è come allorquando eseguire quando D'ordinario riguardarsi Per attenermi distinguere opinioni opera. naturali. scienze alle e li dell' si stessi le età comprende elementi. che si che 14 SECONDO. CAPO di barbari glistranieri, agliEgizi padridel tutti a forniti di ai Romani felici ; sì spiriti , patibolodel Rigeneratore,la sola e che dei voce pere sa- il solo pescatori l'incanto. giudeiabbia potuto scioglier confessare Convien ei però che sapientidel paganesimo del la unità Nelle antiche riconobbero Essere sovrano pochi tra non il e suo ad poesie attribuite è Giove, Uno è Bacco, ed in Orfeo,si leggevano * S. Teofilo Antiocheno è il Sole, è Dio. riferire dello stesso al sibillini, i versi Tra : unico tutto ^ di Lattanzio e dominio. supremo Plutone, unico e poeti manifestamente queste paroleriportateda S. Giustino Uno i Padre, dì contavansi i , guenti se- : è Unico Dio, che sol tutti impera, Che massimo, increato,onnipossente, Invisibile Né da a tutti,il mortai carne quei memorabili in due * - solo invero Che calchiamo Che r versi co' del S. Juslin. Divia. Lactantius , S. Clemens 5 6 ad Lib, I , Cohortat. JustimiSt Alexandrinus ad , Grsec. Slromat. Cyrillus Alexandrinus Alhenagoras Legat. prò S. cieli,e questa. et Graec. cap. de Lib. Conlra , 6. Monarchia. V, et T/ieodoretus , Curat. Graec. Cohortat, Julian. Lib. Christian. , 7 Cirillo Alessandrino,'' pie,spaziosaterra. mar palude immensa Cohortat. Instilut. di Dio die da S. Giustino conservatici , è il Dio, che i azzurra Orphens, ap. ? visto fu mai. da Clemente* e da S. luoghi,^ da Atenagora^e da Teodoreto:' Un 3 vede, tutto in favore della unità Splendidatestimonianza Sofocle in su aficct. Lib. VII. \. ad Genlcs. DEGLI Solo ahimè! noi mortali Ma Statue femmo lavoro Tributo offriam di Stolti ! crediam Non Difilo citato da Lui D'ogni Solo di di Menandro, o Rege Padre, e culto eterno. con Senofane per ciò che la di cui da anima, serpenti,in dire di Girolamo a ad delle pena albero un favole e cui con ;'riconoscesse della Divinità di ammettere allorché disse scritto intorno aveva Pitagoraappesa la necessita solo un pietade. ' sfigurarel'idea nondimeno , stesso,il padre della greca mitologìa, fu veduta osato d' inni inventor, di tutti autore, , avea feste e e nutrir : • convien agliDei,^e da largo sangue che di tutto è , onorar che fu deriso da circondata legno e la testimonianza bene Vuoisi che Omero Isterico sasso incensi con S. Giustino dunque guidati, error d' ór vestite pei Dei insigne è meno di o queste allor che a da agliDei 0 d' eburneo E ai venti il soffio. diede e compose, 15 DEI. il supremo poteie * : , È trista cosa Molti tudin di re; sia il prence Si può poetiad di credere che i filosofinon ben avvedersi di 1 2 5 * » « Menander , Diogenes fuori di Laertins , Hermes Lib. de Vita eumd. ap. Hiad. Homerus, in , liieronymus Psertdo- S. Justin. ap. Xenophan. in Vita Il, v. Coutra Lib I. tore au- Ermete genza," superiore Intellinon v' ha Dio,non Lil". IX, Phythag. Lih. segni. i8. VHI, 21. scgm. 204. Trismegistus Julian. L' Monarchia. , Alcxandrin. della questo Essere più dei necessità. all' antichissimo Trismegistoscrivea,parlando che tardassero quellamanifesta dialogoattribuito un solo. un in Serm- III ad Asclep.ap. S. Cyrill. 16 CAPO SECONDO. altra qualsivoglia sostanza,poi- » Angelo,non » che » e potenza, luce,mente, spirito, » posto Genio,non eglidi lui. a )) Essere supremo esiste S. Cirillo a dentro » tutte » » S. a e credono Dio « sotto- a Giustino,* Alessandrino,^lasciò è scritte uno : fuori del mondo di esso; le in tutto immediato r autore le il lume » i circoli. » Porfirio nel libro più prodigie delle sue del cielo , di S. Cirillo Alessandrino , il padre, fica, quarto della istoria filosoche ma esiste, non opere di tutti del tutto, il movimento l'anima che di tutti i secoli , la opera circolo,osservando , cose » mente, il il motore dei suoi il principio di tutte , tutto generazioni.Egli è né ma , , » è in lui tutto queste parole: alcuni come Dio, fonte,vita, e crediamo se , Clemente,^e del Pitagora » Padre Signore e è tutto al esisteva tempo che Platone osservava avea , riconosciuta contestata e che al Dio, sostenendo alcun che nome suoi nei Essere sovrano mente umana e attributi, che filosofo di * Colofone, cantò Sesto e e è il " la mente sola S. Justinns 2 Clemens 5 S. giammai non dir di il corpo fu simile. Cicerone,che Cohortat. ad che Grjec. , Alexandrinns Cyrillus Clemens no Alessandri- ed i Numi immutabile, rotonda,e Cohortat. , * Clemente presso Dio, cui di mortale Egli affermava, al cosa Senofane, posteriori. a gliuomini sol fra Massimo una dinotavasi Empirico : Unico 0 diconsi che colle dinominazioni poteasidare non impropriamente esso di potea comprendere non , i suoi scritti la unità Alcxandrinus Alexandrinns , Contra ad Geni. Julian. , Strom. Lib. V. Lib. 1. il tutto era questa cosa appunto Dio.* Così Sesto era » die Dio sia )) a » nito di , senso. somigliante per ogni parte , le evidente stesso,^ per di essere d' catena Giove Da divedere di a di Giove. ; Jovis omnia Non ' : piena. cominciamo, abbia Muse, il vostro in lui fine, canto. ' Lucano : Jupiterest quodcumque vides, quocumque e della egliquelleparoledi Teocrito:^ imitò qual verso Omero invenzione del trono sere, Es- allorché disse pensato Virgilio aver principium,Musae Jove 0 die Giustino,^ alla base appesa ministri. suoi colla sublime questo numero, oro il supremo come come di S. del paganesimo saggiuomini Giove soltanto sentimento altrimenti sembra Ab che i più considerato glialtri Dei e partifor- » abbiano Disse unico eterno il Laerzio,^ egli,dice quest'ultimo, rotondo,e in tutte stesso, infinito, sé Sembra Nel Empirico,^così «Vuole Origene.* così 17 DEI. DEGLI citato da Valerio Sorano Sant' moveris: Agostino: '" Jupiteromnipotens,Regum, rerumque, Deùmque Progenitor,genitrixqueDeùm, Deus unus, et omnis. ' Unum ex co esse ici esse omnia, neque mutabile, et id Cicero quidquam, et congIol)ata figura. 2 ' Sextiis Empiricus , Pyrrhon 5 Deum ; neque nntum in Lucullo. , Hypotypos. Lib. I, Gap. 3. Xenopbanis. Lib. IX, segm. 19. , iu Vita Diogenes Laerlius Origenes, Philosophum.Gap. 44. lliad. Lib. Vili, v. 49, Homerus, seqq. , ? esse "" S. Jtistinu s, ' Virgilius, Ecl. Ili, 8 Thcocritus 9 Lucanns, «•^ Valerius , CohoTt. ad V. Giìec. 60. Idyll.XVII, Pbarsal. Lib. Soranns , v. IX, ap. S. 1. v. 580. de Auguslin., GiviUle Dei. Lib. VII, Gap 2* 9. 18 SECONDO. CAPO del fu di Felice Minucio volessero paganesimo Dio/ in Lattanzio,allegare di solo Dio un ^ fra i che ma :« Sant'Agostino chi può per non In verità di mente » tissima » senza cipio, » ficentissimo della natura?Noi )) vocaboli » mondo, perchèil suo assai pazzo che verità, , avvi proprio di che solo ; e dalla soffrire, » dal » qualunque ministero. hoc 5 Felix uno esse e che il tutto »^ ignoto. ci è nome il numero impero sommo di coloro, della Divinità i suoi uffici di tutte sero appartenes- non "Orosio, » le cose, di operare necessità o di esente adempire altrimenti che Lat- ferme , licet Deo, quidam cum , errores id negare suos Equidem unum Deum esse alque magnificum, quis tam Madaurensis penes , unum, coelo comitatum Apolog.Gap. Omnium exercitu se defendere,qui con- colere affirmant,verum sine initio,sine demens, lam prole,natura mente ceu captus, negct virtutes,per mundanum multis vodiffusas, opus ejus cuncti, proprium videlicet, ignoramus. Epist. ad S. Augustinura. nomen pleriquedisponuntDivinitatem officia excusatione Lactantìus, Divin. Instit. Lib. I, Cap. 2. summum , Hujus nos invocamus, quoniam Sic hac possunt, ipsum non ut Jupiternominetur. piacere, Maximus * differenti in Octavio. certissimum? cabulis con , enim patrem magnum, esse esse nunc Solent sibi prin- senza Philosophorum quibus illustriorgloria nominibus, ut quivisarbitrelur,aut designasse Christianos. Philosophos,aut Philosophosfuisse jam tunc multis unum, vero autore Exposui opinionesomnium vicli de cer- Apuleioil Padre degliDei, cioè Giove, « Signore ed appellasi 2 come Dio,sommo, grande era che il un molti.* Da Minncius a assai debole essere invochiamo proprioe Tertulliano Christianos mai gì'influssi di quest'Essere,sparsiper est, Deum di prole.Padre massimo, per dir così,e magni- i qualisupponevano * essi adoravano dargliil nome considerare solo un , a nianza testimo- che difesa, amavano » fosse loro solo un scriveva Madaurense,vecchio Idolatra, Massimo Osserva Gentili,per , e i filosofi dinotare più nomi con infatti alcuni Solcano Giove. opinione,che quasi tutti ejus penes multos describit Deorum ut , imperium'summaedominationis veluit: ut pariter et Plato Jovem Diemonum. magnum in Tertullianus, XXIV. rerum doniinalor,atque auctor, solutus ab omibus nexibus pa» DEGLI tanzio poco coi Cristiani prese essi dice allegato , sopra Dio, ed solo un e , Quanto )) modo singoiar )) venerabile » ad essi tutto » Greci,che Orosio e concorde Dione. il genere In « » rietà di Ancor » » timento che scrive trovasi ha intorno sì commune più copiosamente ai si Tirio,contemporaneo quasi e sola egli, una esser è , fatta dissensione così pareri, e in tutto, sommamente opinione che umano ai Barbari. ^ nistri.* di mi- generalmente,e del è la espresse ilprofondoMassimo a da Lattanzio,ilbravo e alla natura al Condottiere e adorarsi in conto Dei alle pronunciate queste parole: avea poi agliDei « glialtri avanti Crisostomo^ Dione che i Gentili venuti convinti,confessavano aversi Lungo tempo 19 DEI. commune discordia legge,un va- sol sen- la terra tutta a e che , cioè Dio » v' ha » quale regnano » ferma » tinente, ciò » r idiota. un re Padre e del tutto , altri Dei molti il Greco, ciò il Barbaro dimora chi ci ha conservato nelle versi Consolato,i primi al Ciò figliuoli. af- ciò l'abitatore del isole,ciò primo il del quale saggio,ciò i sono libro sul suo seguenti Principiosetherio flammatus Jupiterigni Vertitur,et coUustrat lumine totum con- sulla Divinazione del secondo frammento un suoi , nel libro Cicerone » unitamente , • mundum, Menteque divina coelum terrasque petissit, hominum, vitasqueretentat, Quae penitus sensus , Jjltheris seterni septa, atque inclusa cavernis. gerendive; aliquid, licndi Socrat. de Deo ^ Unde nulla vice ad rei alicujus muDia obstrictus. Apulejus, • etiam Pagani,quos jam nuiic declarata veritas, de contumacia, ma- nobis disculiunlur,non a se plures gisquam de ignoranlia convincit, quum sub Dco uno Dcos pluresministros veneraci falentur. Patilits sequi,sed magno, , Orosius 3 Histor. , Dio Lib. VI, Crysostomus , ' Maximus Gap. 1. Orat. XIII. TyriuS',Dissettat. I, Secl. \Q. 20 CAPO Sublimi al suo le sono parole colle qualiArato diede principio sui Fenomeni poema lurono che e da Festo Avieno latini in versi Carminis inceptormihi Linquo : Jupiter; auspice terras excelsam Jove referat dux , in astra Jovis monitu Jovis Et Jovis imperio mortalibus Della traslazione Jupiteraethram: ornine , sethera di Cicerone pando. si ha non coelum, fra , che parte del primo , medesimo nel secondo Ab di ma Jove Musarum quella di delle menti pochi fram- Arato Leggi : primordia; Cesare Germanico rende si hanno, principiummagno Carminis: Te at sacra deduxit è dissimile dal così per fu tradotto auctor: Descrizione sua da Prisciano opera di Arato della terra : Annue, In quds imperium Materiae Orazio tantae riconobbe me in mortalibus promere una di Periegete,il quale continet omnem, Genitor, quae mundum et undae, rex coeli,positum telluris, Naturae prema su- Aratus del poema cominciamento questa alla rectorque satorque. ossia quellodella Periegesi, Dionigi,detto tradurre fero, doctique laboris Primitias; probat ipse Deùm Non altri : nobis, genitor, tu maximus tibi veneror, con eglitestimonianza ancor , Jove lui , dignitàdel primo degliDei Ab da conservataci verso molti,i primi quattro versi, nei quali,senza quellidi così , recate Imus SECONDO. ipse dedisti, Carmine maniera digno. luminosa la sovranità 22 CAPO SECONDO. dei più religione avveduti era la più assurdi errori del tra i Gentili. Gli altri paganesimo dunque possono guardarsi ri- e superstizioni pregiudizi muni popolari,comal volgo degliantichi dotti. però ancora come favole,le Le il erano oscenità le infamie soggetto delle meditazioni agliDei, dei deboli S. Giustino' dei savi. Ci trasmisero scherno attribuite , e e dello Clemente Alessandrino^ quei versi di Menandro: Spiacemi Insiem con Per in man, ogni casa: Rechi versi,nei quali lo ci conservò Comico stesso dei tempii consecrati poi che Vedete Son y Or * a e Poiché se r * S. Justinus Clemens 5 Menander * Clemens , di in tempii immensa te a non autore lice? ai Numi? debbonsi ciò che Dio, il Nume brama trascina, cieco ma e folle Monarchia, Cohort. Philoctete J lexandrinus , ap. S. Cokorl. a : queglistromenti. Alexandrinus, , ^ : pupilleabbaglia. de' cembali ritrovò de a in ridicolo la ricchezza anch' essi simile esser uomo Egli è maggior Mortale le S. Giustino Gol risuonar 2 nei lor e questialtri ancora guadagno dello stesso seguentiversi offerte. pone guadagno ti vieta mai Alessandrino far d'uopo, agliDei copia d' òr, che perchè Chi I del vaghi i Numi, ha fa lui porsero a dei citati Padri primo recando magion, salute sua che diporto a frustando va giustoDio in color a sen un dimorando Che Il vecchia, e che una tavola Una Dio, che fuor vassi un ad Gent. Justin. ad de Gent. Monarchia. Clemente DEGLI Quel poeta assai di applauditi volgo.In massime eglicosi di Alessandria' si esprime 0 il quale Giustino,'^ S. attribuisce 0 clamidi 0 d' offrendo o purpuree bue effigiato la muta di Pasce Costumi crede, al vana speme: ed serbi il , Delle vergini,e Netto di Tutto altrui renda no, Parafilo Un ago altrui Che volta farsi ognor mente di sangue, ciò che mio, di altrui si deve. veste desiar volta esclamava de' Numi * Clemem ' S. ^ ' Menander • Idenif in Paracatatbeca presso lo stesso io e. Monarchia. Misumeno terra * : il giudizioingiustoappare. , , qual possiam gliDei? Alexandrinus, 1. de , : giustirinvenir Jiistinus filo, Giustino,beffandosi delle favole S. presso Pur un giammai 0 Geta, ed in Altra salga. non presente ti riguarda il Nume. poeti,eglidiceva Si onesti pudor rispetti il letto altrui non propizio; è che uopo colpasia, netto Ah ornata, tempio, la delusa e pingui; immago di smeraldo o copia d' ór conteste signorilrecando Crede, o Pamfilo,il Dio il in esso Tributo torto Comico, arieti o tori in suU' aitar vittime Sculta in avorio A Filemone a non : qual siasi speciead di Sgozzando dei del serbatoci dai lodati Padri e al Nume Se alcuno Altra drammi , qual cagione lo per i suoi s\ opposte ai sentimenti altro frammento un Clemente so di spargere si stancava non 23 DEI. ap. eumd. ap. eumd. 1. 1, e. e. 24 CAPO SECONDO. Senofane,solito a riguardarel'Ente di corpo, di ma scriveva figuradiversa Clemente presso generarsii Ma E voce e quelladel crede il corpo umano, Teodoreto:^ e mortale, simile al aver vestito come Alessandrino' Dei corpo da supremo suo. Quindi prendeva a dimostrare l'assurdità della idolatria: Or leone se Se, come Date un bello die, le mani natura; i Numi avesse o Il cavallo od di buoi il in forma bue; del proprio corpo vestiti i Dei. fu un di disprezzarei pregiudizie non filosofo capace ai bruti ritrattiavrebbe i bruti avria ciascun Luciano, che ma pinger potesse, noi le a Di cavalli Fra bue o spiritovogliosodi ateo, ridere a molti come assai spesso delle follie del nei Giove sommo altri Dei collo stesso di e gridavaaltamente credè non in idolio Ecquis Ridiculos * Clemens Divos Tkeodoretus, 3 HuDc (Jovem) sine simulacro tractalus esl de Romse, Quod ipsietiam Varroni premeretur, nequaquam quidem ita S. Jngustinus ? de Civ. , Prndeniius , , Lib. , HI. coli,qui solum Deum unum nuncupari. Quod si ila est, cur tam male 7 gentibus,ut ei Cerei simulacrum dicere et Apolheos. bis el in cseteris tamen Dei, Gent. ab ut cum displicet, populisinstituerunt simulacra * : mille sacra afiect. Lib. Grsec. credit etiam colunt, sed alio nomine sicul ad Cohort, Curai. scrisse denzio Pru- sale, cespite, thure, venerans Varrò l'idolatria, errore allorché recubans, inter Jlexandrimis, 2 ed questo abuso." Quindi di esagerare gli per testimonianza , scandalo contro il buffone,trattando un Varrone rispetto. chiamava Sant'Agostino, superstiziose dialoghiintroduce suoi parte di far la a e un dei creduli suoi spese contemporanei,si fa beffe paganesimo, credono, v. metum lantae et civitatis perversa scribcre dubitarci , demserunt, IV, Gap. 9. 186, seqq. et errorem dine consuetu- quod hi , qui addidcrunt. Non putat esse Deum 25 DEI. DEGLI solum? omnia et super summum Quamvis Saturnis,Junonibus et Citheraeis Portentisquealiis fumantes consecret aras; in uno Attamen in ccelum quotiessuspexit, Deo: cui serviat ingens Constituit jus omne ratio,variis instructa ministris. Virtutum Quae gens tam stolida est animis , barbara tam linguis, sordida, quae caniformem tam Quseve superstitio ? Latrantemque throno coeli praeponat Anubem Nemo Gloacinse,aut Eponae super astra Deabus Dat solium quamvis molam Sacrilegisque olidam , acerram persolvat manibus rimetur , et exta. dunque che non si crede furono gli errori della idolatria, e le assurdità più grossolanedel paganesimo, lasciate dai sapientiin eredità; per lungo Men communi alla plebe,vittima tempo inalienabile, schiava Vana * della tradizione dei suoi superstitio, superisquse Virgilius,iEneid. Lib. XH, v. t.EOPAnoi. — Errori popolari. e pregiudizio, maggiori. reddita 817, ap. Cap. 2. del Lactanl. Divisi Divin. * Instilut Lib. I, CAPO TERZO. DEGLI credulità La volgo. Egli le lasciò fu sempre è per dalla qualità inseparabile dal una dopo che questo, follie del sorprendenti imporre ORACOLI. la paganesimo dei furberia ciecamente avere che Il primo la favella municò pieno di oracoli. Giove Ammone in errore far seppe differenti mille Serapide nella parlare in future, e non furono non fu diedero dei ripetute da imitata i sacerdoti sentenze * Homerus, 'J Tilus Hisl. Lwius , Dodona, ^ Rom della avrebbono voce v. 230, Lib. X, degli seqq. Gap. di 40. fatto taciuto Dei le billa, Sicose di Ettore* costanza avrebbono Esse della XII, risposte. La i furori minacce sovente, la glioracoli Iliad. Lib. Grecia, di Trofonio, rivelarono assai gli interpreti in fu Cilicia,gliaugelli diedero e consìgli.Le molti. e , com- il mondo Apolline , Libia, Mopsoin dell' antro le tenebre ditario. ere- statua una oggetti,ed Egitto di Delfo, la quercia di cortina diveniva , pronunciarono Roma, Ma a gliAntichi presso si prestò fede e , aglioracoli. Ogni plebe , sacerdoti messe am- Papirio dire impalliben sapeano sto. prefar 28 TBBZO. CAPO ministero rispettareil loro faceano e discomparirei profanicon ogni incantesimo.* naturale ha trascinato omaggio servir di teatro il non , non si chi po- l'avvenire,si conforme, almeno in i popoliin folla menati all'artifizio, signoreperpetuo degli coperte d'oro le paretidei tempii,destinati han animi, e ciò ha durato seco conoscer alle predizioni, hanno rendere alla frode. volgo ignorante , tradizione una di stizione super- delle Divinità deglioracoli l'esito talvolta all'uomo,e apparenza, a la mania il torrente se e , congiunto alla qualche sospetto.Dopo Il desiderio sapienti. i tra in stupircise a lungo tempo a cadere pericolodi abbiamo Così il timore samente prodigio- più efficaci di mezzi quegliaugusti ministri liberava , dal talvolta , che vi volea tanto Non e per creare d' fosse capace per persuadere appoco appoco imporre ai ancora saggi. So che molti Padri a ma so virtù il demonio ^ Alessandrino e M. la di tutto conosceasi non ha tribuito at- rispostedate daglioracoli si è lunghissimotempo causa come di cui e diabolica le che per ancora scrittori hanno moltissimi e ciò che la vera riconosciuta riguardato bile, appariva mira- cagione; che mente Cle- neglioracoli postura l'im- malvagità dei sacerdoti;che Van-Dale'' di Fontenelle * hanno mostrato ; con dei trattati e che , l'astuzia dei sacerdoti è stata se essi han non * Pausanias in viste Clemens Van-Dale LiL, Bceotic. * M. de Alexandrinus , de Oraculis dei suoi ministri scerete , IX, Slrom. Gap. 39. Lih. Ethnicorum, III. Dissertai. I. Fontenelle, Histoire des Oracles, Dissert. I* che dalla hanno , , 3 migliorprofetessa ;e potuto escludere affatto ildemonio cooperazionealle 2 la 30 CATO » è dai » tutto » detto da Celso » e TERZO. disputarnon Peripatetici ciò che intorno Pizia a gettare a e aglialtri e di Epicuro , dei suoi chi » che v'avea da tutta di ognisorta * Laerzio. » divinazione, per testimonianza Del medesimo » ca » tacere » suoi )) conservano » r oracolo » zione della ed cui Colote così scritti. Più il di Diogene Senofane,a parladi diverse è a Platone, per ancora i sono eie avendo » sconfisse i Barbari » della legislatori » parte » norma in loro antichissime Licurgo.Sofìstica battaglianavale. memorie fu la Temistola citta, la dell'oracolo di Pizia. i sono maggior , più splendida delle la spiega- Molesti stabilirono che Grecia nei Lacedemoni,i quali dell'oracolo, colla quale risposta persuasigliAteniesi ad abbandonare » ' sofisti- assai quale riportòquell'oracolo nelle registrato e fu di Cberefone importuni spettante am- Delfo assai celebri nella Grecia: importuna. Importuno deglialtri , e Rigettòinfatti Epicuro sentimento dirò della narrazione Nulla stimati , la loro nazione. rispostedell'oracolo di « tra i Greci ancora falsità deglioracoli Plutarco,^ presso dire di avuto , provata la avea mirati » seguaci terra oracoli erasi coi sentimenti mostrare e poco, cerimonie, a sacre Questo è esprimersiben » chiaramente. nel Luciano burlarsi ad » dell' ambiguitàdeglioracoli Apollinela oscurità ed intralciate e delle d' ordinario , » in maniera * Tragico introduce Giove suo sì Plularchits 3 Colotes de , , a in risposte« Placit. Epicuri.Lib. X segm, philosopb.Lib. V, Cap. \. ap. eurad. adversus si avvedutamente Vita , Colot. a rimproverare equivoca, che gli uditori Diogenes Laertius, 2 sue e , Momo oblique composte han 135. bisogno DEGLI » per intenderle di un'altra Pseudomante, 31 ORACOLI. Pizia. il Falso cioè ed Egliscrisse, » Profeta,la della che prevalendosi quelfamoso Alessandro, di capo di lapio,che fu per sopra i a fece curiose osservazioni molte verificare la favola di Cadmo, quasivolesse un assai celebre. Intorno qualche tempo nella dissertazione Lami tudine mansue- , siffattiserpentimansueti Giovanni di l'oracolo di Escu- stabilì nel Ponto figuraumana storia artificiosamente cui compose serpente,a un titolò in- serpentisacri, parlandodella quale, disse Ovidio:' Nune quoque fugiunthominem, nec nec vulnera Quidque prius fuerint,placidimeminere interessante Ma dall' Abate in singoiarmodo ^ Bonnaterre del gì'Indiani prendono le Malabaresi per rinfrescarsi nel Sembra poichénon di cercano che ebbe in dracones. fatta descrizione, serpente detto delle dame, , che è la laedunt, mano e accarezzano e che , servendosene riscaldare, anche tempo dei grandi calori. Giovenale rispettasse poco glioracoli difficoltàdi lasciarci quei versi sì dalosi scan- ' : Chaldaeis sed Dixerit major erit fiducia;quidquid Astrologus,credent a fonte relatum Ammonis; quoniam Delphis oracula cessant, Et genus E humanum non l'esito, certamente « 2 damnat caligofuturi. sempre conforme ai Oi'idius, Mctamorphos. Lib. IV, v. 602, des Irois royaumes Bonnaterre, Tableau encyclopedique et mclhodiciue de la Dature. ' molto Juvenalis , Salyr.VI, v. 553, scqq. 32 CAPO dovea vaticini far , Idque può eglidirsi presente del delle genio per glioracoli pazzi che prestano più Vangelo , e altri consulta quellevenerande a fede ad assai pagano la seconda femmina una disonorata da tutta nel secolo una dell'interesse! Essi grande e , questa seppure può che che essere è tutta può non portare sop- indegnedella ragione e queste abominazioni lei. Si è veduto nel di i vaticini caro talpe ostinate,essa, semplice e tutta pura, alcune nali, gior- invasata, della umanità santissima i alcuna cosa religioneche professano, madre sultano con- ! Quanti predizioni Sibilla, agitatadall'entusiasmo disonorano che creduli, accada impossibileche contraria nuova dederunt estinto? Quanti tutto , al che il profeziepretese,come credendo che antra Apollinis : * Frattanto mondo ripeterefrequentementeai più savi sortes, id Deùm Consilium? sia al TERZO. duodecimo e nei di seguenti , in Irlanda rinnovato di Purgatoriodi S. situata nel lagodi Derg in l'antro di Trofonio,sotto Patrizio,il quale era di un' isoletta che mezzo ove Irlanda, fu pure Reglis0 Ragles.In quell'antrosi che per otto di e di sorta chiavi,né dovea passare alcuna. si il verna piccolaca- trovasi era porta della cibato, di poco pane giornosenza nono il penitente, entrare si non Pnidentius, il penitentesortia dalla Conlra Symmachum. Lib. I, v. con alimento si chiudeva caverna nel detto È ore. riaprivache dopo ventiquattr' immaginarsi che * La faceva che nome monistero un giornicontinui ventiquattroin ventiquattr' ore, acqua, una il a facile spelonca colla 262, seqq. siavea avuta eragli diceva gli Se di cura però totalmente dì idea dalla ingombrata mente 33 ORACOLI. DEGLI visioni rimessa. la che Chiesa quale tro. nell'an- riporlo delle intera pena La di prima prevenirlo che ombili,colla colpe sue ha non mai , approvata ed Cosi come Alessandro potesse ne superstizione, veruna VI ella sterminerà ordinò annientare sempre che la condannò il luogo superstizione gli oggetti questa, ancor fosse distrutto. negli conosciuti. animi, 35 CAPO QUARTO. DELLA Abbia no 0 MAGIA. esistito l'arte magica, esista tuttora, né è qui da ricercarsi di né é o da cosa , sta esi- non dersi deci- Wier, Godelman, Delrio,Bodin leggieri. Le , BrunjCalmetjTartarottijLugiatijPatuzzi, Staidel, Preati, Cavalese, Grimaldi,Mamachi,Maffei, Cauz, Carli,ne hanno disputato ; e continuerà nulla sempre fino ad della verità di qualora anche disputarne.Egli è a quest'arte una potea infatti intorno essere immaginare mille altri assai si il terrore notturne e magia potrà mai e un sorgente d' illusioni; aggiunga che che eerto costantemente che la popolaridegliAntichi infiniti.Né rori negarsi che glier- ad siano essa altrimenti. Ogni stati arcano effetto maraviglioso ne Se più sorprendenti. ispiravanoi magi una virtù e è assolutamente a ò fa ciò colle loro che il popolo, dovea quasi necessariamente stupefattoe inorridito, magica la persuasa non si vedrà spaventose operazioni, air arte si dei suoi terribili effetti; e si dimostri chimera, non una e , parte degliAntichi fu massima si è deciso ora illimitata. tribuire at- 36 CAPO Si credè giù dal infatti che i magi cielo la luna Garminibus Circe * Virgilio ; docta Hoc Unam possunt deducere socios mutavit Mycale inter lunam , Ulyssis: ^ Seneca e il potere di trar avessero incantesimi. con vel coeio Carmina disse QUAUTO. : Thessalas docuit nurus, luna omnes sequiturmagam, quam Astris relictis. fa dire Orazio a Movere * Canidia : imagines, cereas Ut ipse nosti curiosus, et polo Deripere lunam vocibus possum e Ovidio * Medea a : Jubeoque Et mugire Te Altrove solum tremescere egliscrive della stessa incantatrice deducere curru Nititur,et tenebris abdere Illa refraenat aquas, Illa loco silvas , fa solamente * 2 tu Act. , Horatius, Epod. * Ovidius Od. Metamorph. S Idem, ^ T/ieocritus,Idyll. II, Heroid. 69, V. Oelaei 3 , lunam solis equos. la luna più bella, o luna, ora Hercul. 18, Lib. Epist. 6, v. ' : obliquaqueflumina sistit; vivaque saxa movet. invocare Virgilius,Eclog. Vin, Seneca, : sepulchris luna, traho. quoque, Ma montes, exire manesque , Illa reluctantem Teocrito meis: v. v, 8 sua risplendi. seqq. Scen. U, I, v. 24, seqcj. VH, alla v. 205 85, seqq. 9, seqq. seqq. 525, seq^. maga . 38 CAPO fa dire Luciano QUARTO. Cleodemo a innanzi » e Ecate,che Qualis per Atracia menava nubila e anche che un Cerbero, seco fare arrossire colla loro arte sogliono luna/ della dal cielo. » Credevasi svelse la luna sapessero gì'incantesimi il crescer d' ordinario farsi durante raago(( si trasse che che i magi la luna. Phoebes labor: rubet arte magi esercitavano un potere sì assoluto meravigliache ne esercitassero disse Stazio.' Se dunque sopra la luna simile sopra i è non , le si stelle, inferiori alla luna ci conta degliAntichi. Virgilio di farle volgereindietro : ^ mettea et fluviis, Sistere aquam che nella idea popolare una sidera vertere sidera excantata coelo Lunamque ornos. :* scrive di un' altra maga Quae maga retro, Nocturnosque ciet manes; mugire videbis Sub pedibus terram, descendere montibus Orazio voce Thessala, deripit. ^ Egli scongiura Canidia, Per.... libros carminnm Defixa coelo Tibullo dice di Hanc " una maga : de coelo diicentem ego Fluminis haec * Lncianjis, in Pliilopseade. 3 Slalius 5 * Thehaid. Lib. I. Lib. IV, y VirgiUus, ;Eneid. Horatiiis Epod. , Od. V, v. v. 6 ri6H//«j, Eleg.Lib. I, El. 2, , Od. 489, st({i^ 45, scq. Idem sidera rapidiCarmine 17, v. 4, scq. 5 \. e, valentium sidera. revocare V. 45, scq. uno vidi , vertit iter. pro- alcuni descrivendo Lucano 39 MAGIA. DELLA incantesimi , Illicet sidera deducta Praecipiti : primum polo; Phoebeque serena, venenis, obsessa alitar diris verborum Non ' canta , Palluit,et nigris,terrenisqueignibusarsit, prohiberetimagine tellus, si fraterna Quam coelestibus umbras. flammis Insereretque suas Dopo queste prodezze,il coprireil muggire i tuoni di la terra di Giove il consenso senza nel neve nubi, il far giar biancheg- e della estate cuor l'eccitare il mare cielo di il destare tempesta doveano venti e erano un infatti, giuocoper quei possentiincantatori. fa ampia a testimonianza Haesit Lucano audito Axibus rapidisimpulsus Juppitarurgens, ire non Imbribus, ignaro coelum Humentes late nebulas : complant nimbosqua comis. Ventis rursus vetitum , ìsdam solutis cassantibus, aequor sentire procellas, Gonticuit, turbante Noto; puppimque ferentes In venlum sinus. tumuare Tibullo,come testimonio di vista,si fa tutto del potere meravigliose cose Cum di libet , aestivo Lticanus , Pliarsal. Lib. VI, v. convocat 499, scqq. * fdem, 3 Tibullus, Eleg Lib. I, El. 2, v. 47, seq. 1. e, V. 461, seqq. atterrito ^ una maga nubila coelo, libet,haec tristidepellit Cum * omnia Jove ; vocibus , Intumuit mundus; pr^educunt nubila Phoebo Et tonat Excussare carmina polos.Nunc et calido ^ : : praeceps Miratur dirci paruit aethar Torpuitet et versi quei Ne longa dilataque dies, laginon noeta in stesso ed essere, , vices rerum, Cessavere i , orbe nives. • a 40 CAPO Medea si vanta concutio freta;nobila pello, canto ^ Seneca presso : Et evocavi Egique nubibus ad imum siccis aquas maria, Oceanus et lego confusa tellus floruit canto Messem Violenta Et Phasis Ister in tot Tacente vento. la natura glistessi ed omnibos Dei 1' oprar a discendere obbligarli Chi crederebbe giuntia tanto, se non di Giove. Ma medesimo che sul turbar soglio, suo audacia insopporera cielo, tabile. fossero gli scellerati magi sulla assicurasse ne Quintiliano,il quale dice che 1'orrendo parola sua borbottare imperiose parole dei magi gettavano in grave Nomina gliDei superni e gl'infernali? Plinio certa della » quale spacciavasi« voleano che i m.agisi servissero gliDei. evocare ^ » " Ovidius, Metamorph. Lib. VII, « Seneca, ' Mago» uti, cum Mcd. volgere scon- , dal ce mare, questiportenti e il permesso senza vada; insanom tutti perfinGiove e Ceres. ripispiger. , floctos,tomoit temerità , di visus, truces ora Sonuere gran , meo vertit in fontem Compressit undas Era mare flexi vices hybernam vidit coacta : aetheris, vidit; et vetitum et astra Ursae: temporum Tetigistis, JEstiva graves dedit , Pariterquemundus, solem, ; sestibus victis Interius undas, Et * : induco. Nobilaque e Ovidio presso Stantia QUARTO. v. Solino afferma 201, « e le angoscio erba, quando esser pro- seq. IV, Se. 2, v. 753, seqq. velini Dcos evocare. Plinius, Hist. Act nat. Lib. 24, Cap. 17. DELLA pria dei magi » l'arte di di altro genere » Medea assalire Coelum saepe »* La nutrice giù il cielo : trar et aggressam , esser di sta que- ^ Deos, trahentem. Arnobio^ che v' ebbe chi insegnò, in Leggiamo gliDei, e questa e , che ella ha veduta schiamazza furentem Vidi gliDei evocare che la Necromanzia. presso Seneca maga 41 MAGIA. in terram Quibus modis sacrificiiselici: Juppiterpossit e da Plinio agliDei della magia, »* per mezzo essa. evocazione La era fu vago Nerone desiderava di comandare perchè« di impariamo, che molto scienza dei mani fra i commune delle anime e magi ed , dei defunti apparteneva ad una che appellavasi particolare, necromanzia,perchè tra v£xpÒ5 Orazio descrive il modo valea morto. i Greci quale due maghe pretendeanofare questa evocazione col " : nigra succinctam vadere palla Canidiam, pedibus nudis, passoque capillo, Cum Sagana majore ululantem. Pallor utrasque Vidi egomet Fecerat horrendas Unguibus et pullam divellere cruor Coeperunt; Manes • in fossam magorum, mordicus confusus , elicerent , animas Proprium est Necroinantiac. aspectu. Scalperàterram Deos responsa agnam ut inde daturas. elicere et evocare, sed io alio genere quam Solinus,Polyhist. S Seneca, Med. ' Arnobius * Plinins Hist. nat. Lib. 30, Gap. "2. ImperareDiis concupivit. IJoratius Lib, I, Sat. 8, v. 23, seqq. Sermon. , Act. IV, Scen. I, v. 673, scq. adversus nation. Lib. V. , ' , 4* 42 CAPO Altra volta fa dire Possum * erbe ; et lupum fieri, Moerin, saepe animas Atque satas : excitare mortuos. di alcune saepe * Gaaidia crematos Virgiliocanta His ego a QUARTO. imis exire alio vidi traducere Simili storie terribili ci conta Cum condere se sepulchris, messes. Ovidio qua Purpureus Hanc lunse nocturnas ego sanguine vultus anile corpus antiquisproavos Et solidam Tibullo fra le longo Hsec ciet infernas sua jubet aspersas Eglici parlaqui del * 3 si servivano Eoratius , ? Epod. Od. latte ossa nelle loro ommesso * ; sepulchris rogo. stridore catervas, lacte referre come ha non maga di un pedem. oggetto del quale operazioni.Properzioci 1 8, v. 27. 8, V. 97, seqq. Ovidius, Amor. Lib. I, Eleg.8, v. ì\, seqq. Tibullus, Eleg.Lib. I, El. 2, v. 43, seqq. Virgilius Ecl. y 3 findit humum. i mani evocare magico venit. , Carmine Elicit,et tepidodevocat Jam orbe finditquesolum, manesque cantu Jam ab pupula duplex atavosque sepulchris , prodezzedella quelladi annoverare tegi. oculis quoque Fulminat, et gemino lumen Evocat erat. volitare per umbras versam , magi quei versi fides,stillantia sidera vidi; Suspicor et piuma Suspicor,et fama est; i in voluit,tote glomeranturnubila coelo, Cum voluit,puro fulgetin orbe dies. Sanguine, si di sylvis * le ombre : Umbra hsec neque di vedere s' immaginava di armate spaventose magicis proditaquis. mortua spettro della madre atterrito dallo Nerone spesso fatti : « flagelli » di scongiurarei fa avvertiti che era di che i magi di di Dicearco,che la dall' inferno effettivamente il potere di farsi venire Epicuro e ci già pubblicamentenota degliestinti , poichéconfutando anime e Tertulliano » dei morti. 'Lattanzio credè avessero magi evocare scienza,colla quale pretendeasirichiamare le anime d' innanzi opinionedi le mocrito, De- l'anima stimavano col corpo si espresse soggetta a disciogliersi , tal guisa: « È dunque falsa la opinionedi Democrito, mortale in tempo suo a da furie alcuni ' della defunta. mani , con dice Svetonio, cercò degl'incantesimi, che uccisa accompagnato )) la richiamare adoperavanoper che i magi parladell' acqua Ì:J MAGIA. DELLA e Epicuro,di Dicearco,che il disciogliersi » di » dell'anima: » ardito di sostenere alla presenza » avrebbe certi canti richiamare » l'inferno » propriocchi » cose » convinti da prove * 3 saputo e con essi e di un se avessero osato sacro, evocare mago, il quale le anime e a e dal- loro coi predirele farlo,sarebbono di fatto incontrastabile El. certamente farle vedere e costringerlea parlare Propertius,Eleg.Lib. IV, per magos avrebbono non trarlo loro innanzi future;e 9 Facto Vii. XII opinioneche ammettono stati presente. »* 1, v. 106. manes Neron., Cap. 34. jam literatura est, quffi animas et eiorare tentavit. SvetonitiSf Caes., in Vita Publica etiam disjunclas, etiam etiain justaactate sopitas, humatione evocaluram ali se dispunctas, prompta de anima, Cap. Ò7. TerUillianits, pollicetur. * Falsa est et Epicuriet Dictearchi de animse' dissolulionn rrgo Democriti audereut de ioteritu aairaaruni non scnlCDliajqui piolccto mago aliquopr»« proba morte iarerùin incolatu , 44 CAPO Alcimo Avito in aeree e , QUABTO. fu di parere luogo delle che il demonio anime in rispondesse loro dei morti, alcune alle vece facesse parire, com- figure dei interrogazioni * magi : Nec his minus pulsaicontraria salutis cura , Angit praescitusducti Cum tamen Colloquium terminus aevi : eductas infernis sedibus umbras miscere Spirituserroris Ad consulta Et quos putent, et sed qui parat vanis referre, nota bacchatur in illis, figuris : responsa porrecto dicantur singulaverbo, Praesenti illusus,damnabitur ille perenni ne Judicio Si attribuiva i quisquisvetitum serpenti.Essi e ne ai ancora magi cognoscere un potere ammirabile li incantavano dice V ira sopra Virgilioli assopivano , ammorzavano tentat. , ^ : Vipereo generiet graviterspirantibushydris Spargere qui somnos solebat, cantuque manuque Mulcebatqueiras Simil afferma cosa Orazio et morsus Tibullo Cantus vicinis Cantus , ' : frugestraducit et iratae detinet rent, re ipsa agris, rappresenta Canidia coperta il capo di vipere ci prseberese ab anguis iter. qui sciret certis carminilms sente, disserere, et levabat. arte humanis et oculis videndas et ciere loqui et ab inferis anitnas et adesse futura praedicere; et si aude- documentis prsesentibus vincerentur. Lactantius, Divin. Instijtut. Lib. VII, Cap. iZ. * 2 3 Jlcimus Avitiis,de Mosaicae Historiae Lib. IF,v. 3i7, seqq. gestis. VirgilÌHs,^neid. Lib. VII, v. 753, seqq, r//;H//«j,Eleg.Lib. I El. 9, V. i9, seq. , 46 QUABTO. CAPO Tunc quisque ut Goncutit interius Protinus et Et secreti carminis lassis,verbo impune Mox Interdum arma virus non , Anguineae Mutua fraudis che ascritte titolo : il porta per oggetto di difendere più era sopra il costa » r arrestare » penti col » farli nel veleno ebbe esercita sopra suono in America nel 1791 di cui testimonianza ad un tratto dal suono furono si legge: cui « stromenti. È del mi Ciò cielo, i ser- loro,e »* Parole facile lo render mansueti dal sig.di non può il marchevol ri- gere scor- gliAntichi,che erano meravigliosoimpero uno cui cantesimi fatti in- ilvincere più potente i i penti, ser- che il qualifu veduto la Chateaubriand, uomo uno quei rettili, di per , loro arte origine dal ha donna, mago necromante. persuasionein magi potessero colla ; ed una dei fiumi i miei del venerabile la , lo svellere le stelle dal del canto scoppiare sopra che un il corso verno n' ha ve il figliuolo morto, il quale sepolcro.Ivi più travaglio, che » il marito poichéda suo , fandi. sepolcro incantato di notte cessò di farsi vedere commercia una Quintiliano, a centra volte apparso origineprima et quod sic, lingusequeperiti. speciem reddunt per le declamazioni Fra serpens trahunt de matre timetur. in angue si callida surdus peritincantans quoniam inermis, tractatur Adjuratoriscontempsit murmura Hoc : luctante,venenis, coluber raanu tantum, morsus praesenserit hydrum, clausas cognoverit aures, duras Aspidisaut bello gravem esser dei sospetta ammansato , stromento.' Cosi il volgo, sidera mundo revelluntur, cuni Magis mihi laborandum est, quam cum carminis veneno stare vieti, decursus,cum potentiore jubenturhyberni(luviorum Declamat. X. in instrumenta mea Quintilianus, serpentes. rumpuntur 2 M. de Chateaubriand, Ge'nie du Cbristianisme, Part. I,Liv. HI, Chap. 2. * DELLA che attribuì dappertutto, il mistero cerca ad un' arte arcana e segreta, passandoalle favole,immaginò opratidai magi 47 MAGIA. i sopra Le donne tessale Antichi tenute in conto strani « di dal cielo. Antichi,che Canta ^ Giunse tessale che si diede alla svelgonola magia il fibrae,et volucrum Thessalicumque per nubila luna sermo, dice presso nefas. :* Seneca thessalicis Cum Vexata minis coelum , frsGno Propiorelegit: d' la nutrice Ippolito presso lo stesso Sic te regentem frjjenanocturni Detrahere deride Giovenale Hic tragico: thessali cantus numquam i filtritessalici queant. : magicos adfert cantus, hic thessala vendit Lucianns, Dial. merciric. Dial. 4, Melis. et Batch. 8 Plato, 5 ó'teWw*, Thebaid. « Seneca, ' Act. Il, Seca. /(/em,Ilippol. in ^ setheris Philtra. i tone Pla- di arte tessala. nome Astrorumque vices, numerataque semita lunae, e » Stazio:' Hinc Medea Molte « questa persuasionenegli tanto a dagli per incantatrici. passano le femmine » stimò erano espertissimemaghe. , » fatto certo un che prodigi, singoiar modo m Tessale,dice Luciano, nomina turale na- serpenti. * » da e effetto un Gorgia. Med. Lib. III. Act. iV, Se. 2, v. 789, seqq. I,v. 419,se4. 48 CAPO si fa beffe della scienza Marziale Similmente Quse thessalico lunam nunc Quae sciet hos , Traditur extinctas In lucem animas Ast alias damnasse Murmure Vita Altrove itidem al al vitain. favillas, novit. condannato avea mano S. Ro- :' fuoco tandem peritus figuras, noxia ars giudiceche suppliziodel Quousque excire incantare spoliarealios eglifa dire umbris: crimine tenues Atque sepulchralesscite virgae ad utrumque facit hoc magico nam magiae penitusque latenti , fuerit,geminoque armàrit Ut ille revolantibus neci : toros? cocytia lethi , Chao lena * resignasse,sursum Immersisse rhombo, sumptae moderamine revocasse tessalica:* : thessalicae doctissimus non Jura deducere illos vendere dice Prudenzio Di Mercurio Nec QUARTO. hic nobis summus Illudit.... Thessalorum magus Carmine , Poenam Al qual luogo 1' antico La » si » e » fu i servono magi gì'incantatori Erittone,al impiega * 2 et scoliaste fa questa annotazione: Tessagliaabbonda « una gran di veleni nelle loro Idenij Peristephan.Hymn. * Thessalia abundans magi est 10, venenis delle quali sesto tra i magi questi »* Infatti Lucano della sua Farsa- 30. Lib. U, v. 868, et herbis v. 89, seqq. seqq. e quibus incantalores, Prndentii, ad 1. e. Una numero. parte del libro 5 Scholiastcs di erbe riferire di Lucano. Epigr.Lib. IX, Ep. Prndentius, Conira Symmach. et e operazioni.Quivi in gran sono Martialis. ibi multi sunt in ludibrium? peritusvertere quibusmagicam Erichtho fuit, ut faciunt magici ; rcfeit Lucanus, operazionimagiche di gliain descrivere Orazio dice per ischerzo QuaB le ad Deus Magus venenis, quis poterit parlandodell' arte magica Plinio scrisse a commedia una descrivere di coi loro incantesimi commedia è fatta menzione da Stefano Bizantino che Menandro alcune femmine, che giù la luna.^ trar cui si fé' Tessala;in Di da Stobeo. Anche vano cerca- questa Polluce,' da Giulio ancora l'altro famoso ^ attribuì ai Tessali 1'arte Aristofane comico ,*e : ? narra , intitolata : la di operazioni le * amico suo un Tessala. una solvere thessalis quiste saga, 49 MAGIA. DELLA magica. Cosi ° Apuleio. pure Fra i terrori e i dei volgari non pregiudizi mancò , nell'antichità chi si ridesse dell'arte che Non essa enim magica e disse Ennio:'' Cicerone cagionava.Presso dello spavento ii aut aut arte divini scientia, vates, impudentesque harioli, superstitiosi aut quibus egestas imperat : inertes aut insani sunt , Sed Aut , , sibi semitam viam ; Qui sapiunt alteri monstrant ab iis drachmam Quibus divitiaspollicentur, ipsipetunt; De bis divitiissibi deducant drachmam, reddant caetera. * Horatinsy Carm. * Nec non , Lib. I, Od. 27, v. 21, seq. modo postea quisquam dixit,quonam urbem religiosissimam , diu obtÌDuit in nostro quando orbe (magia)venisset transisset ad thessalas urbes , Telmessum quarum cognomen aliente ChironÌ3 gentis.Trojanis itaquc temporilìus, fulminante medicinis contenta, et solo Marte miror Achillis cquidem populis famam ut Menander litcrarum subtilitatisine ejus in tantum adhresisse, quoque aemulo genitus,Thessalam foeminacognominàritfalìulam complexam aml)3ges dctrahentium lunam. rum Plinins, Hist. nat. Lib. 30, Gap. 1. , , , 3 Julius * Stephantts Byzantinus de Gent. Aristophanes Nub. v. 747. A pule jUS Metamorphos.sive de Lib. X, Scct. \\b. Pollux, Ononiast. art. , 5 025"J«Xt« , 6 , ' Ennius tEOPARDl , ap. Cic. de Divinai. — Terrori As. Aureo, Lib, I. popolari. , 5 ^ CAPO Cicerone » dice stesso dei glierrori QUARTO. che i poeti, porsi in possono « portenti opratidai magi » lie degliEgiziani,che » opinionidel volgo nate dalla ignoranza e » tezza in cui filosofo poco questo intorno terrori liberamente assai dello stesso sono si trova soggetto a al * » vele d' incantare » tichita che » narsi » impossibile ; » col le che parca degliantichi di alcuni e canti fa d' uopo Columella, che, dar gentidi adito : scrivendo il fattor di villa avverte alle streghe.« Questa » impegna gl'inesperti stizioni, prima Ippocratedice empietà più eh' altro, y" Dei. »* Plinio si dichiarò ' e verun tutti i pregiudizi egli,col » di per partecipava a sorta scia in delitti.» che agricoltura » » tutto di agliaruspicie ^ allonta- , campagna, scrive o taan- è del il che non gente, rozza suscitarsi a di la visitar la scuola , delle all' arte è sì evidente questa verità agricoltorenon essere creduto avesser procellepotessero apprenderlanon senza Seneca, tesimi panici,parla degl'incan- i frutti altrui. Credeva mezzo filosofo. ))^ » è proibitodalle dodici noi,die' egli, Presso magica. « le e dalla incer- vero. si scandolezza e le fol, genere, , di Roma, legislatori fascio un di vane in ispesee mezzo che i magi persuasioneche « po- mostrano , v'abbiano non apertamente super- contro la opi- conjungerelicetporteata magorum, iEgyptìoetiam vulgiopiniones,quae in maxima ruraque genere dementiamj tum inconstantia veritatis ignoratione versantur. Cicero, de Natura Deorum, Lib. I. 3 Et apud nosin duodecim tabulis cavetur, ne quis alienos fruclus excantasCum poetarum autem errore in eodem sit. Budis adhuc antiquitascredebat,et attrahi imbres cantibus, nihil posse fieri tam nuUius palam est, ut hujus rei causa intranda sit. Seneca, Naturai. Qusest.Lib. IV, Gap. 7. 5 Haruspices sagasque quse utraque genera, vana impensas et deincepsad flagitia compellunt,ne , mos ad Re Rust. ? Lib. , I, Gap. 8. Hippocrates,de morbo sacro. repelli; quorum philosophischola et rudes supcrstitione ani- admiserit. Columella, de iiione volgare,che reale. Egli la * ingannosissima » abbia qualche » alle arti che la mente si fecero apparisce, M. Aurelio cuna , , » dabbenaggine » sa » udito dire che » avendo » rimanere caustc, tium nat. si alle giù ebbe maghe la luna. ^ se v' ha al- di svellere la luna dal sei credono. che qualche poco di oscurata Poiché quale la Tessalo , i pleniluni, in cui accadono nel della e e ha astrologia, di Egetore Aganice figlia preveduto il tempo gare vol- singolarmente Che « , le ecclissi , la luna dovea dall' ombra, fe'credere alle femmine Magicas vanitalcs seepiusquidem antecedenlis operisparte, ubicumque locusqne poscebant,coarguimus,detegimusque etiamnum ; in paucis ta" Lib. fraudulentissima ar- valuit. Plinius,Hist. 30, Gap. \. 3 OccuUandis 3 Inlestabilem fraudibus sagax. , umbras, scd Fuit irrilam, inanem in bis veneficas arlcs Vita Didii Idem, 1. e. Lib. 29, Gap. 3. esse; babcntem non i)ollere, prffitereain Juliano in Spartianiis, ' , originela digna res est, de qua pluradicantur, vel eo ipso quod orbe, plurimusquesreculis plurimum in loto terrarurn ? Platone Ebreo, Galeno, Strabone delle femmine qualeconosceva inen magica. Così qual prometta sicuramente essa immaginazioni. prende giuoco della ignoranza cielo,ella * beffe dell' arte attribuiva die' egli la )) » di false egli,ed Apuleio,per quanto ancor di trar tessale,il potere coloro appellavansimagi Imperatore, Filone opinione,che benché vana, magiche. »^ Sparziano G' insegna Plutarco^ donde Luciano. )) che ingombra Marcellino la esser che prestava fede Giuliano, Didio dice Snida aveano Ammiano alle venefiche,non magi:* e ai e oc^ verità,la quale appartiene di ombra in sagace per fermo tener a inutile detestabile, « pazziaquelladi chiamò e , cullare le frodi :* ed esorta dei magi un' arte la magia come riguardare facea chiama scienza W MAGIA. DELLA hmc amentia Juliani. Plutarchus, I'ra"cepl. Gonjiigal. tamen magicas./dem,\. , ut per magos quasdam e. veritatis Lib. 30, Gap. 2. pleraquefeceret. Wì CAPO che » tolta dal cielo. avrebbela essa QUARTO. altrove lo stesso * scrittore dal » di staccar » alle femmine dall'astuzia » tore, donna, come » quale ogni » intendere » suo la luna : cielo ; Tessale Le « qual La » di di EgeAglaonicefiglia dicono, perita in astrologia,la volta che che ella la luna magica arte con ecclissi faceva pativa benché gliscrittori cristiani, nondimeno v'ha avuto inutile affatto modo ha ne chi ha 1' avea levata molti abbiano essere la : una gì'incantesimi.^ chimera. » in un' di passo Origene : « di alcuna nome ser reale. «^ Lattanzio che giuochi Girolamo, cita mi non Quindi * Pl'ttarchus, de Oracul. Quid dicemus li sto que- sembra es- chiama di hanno niente quasi Alessandrino cosa « che , 2 ergo S. dunque, chiama magica , di solido. »^ Arnobio singoiar cosa Arte glieffetti magici prestigi e ^ in latino da recata epistola Che « Teofilo Cipriano.* Così S. tribuiti at- demonio, in magia? Quello , )) dal riguardataquest'artecome la vanità. conosciuta tutti dicono al ingannatrice.Tertulliano e egli diremo scrive » fama ciò lu fatto credere ma glieffetti pretesidell' arte magica » han luogo.)) Fra » pete ri- cosa vero appellafrode.' Defectu. magiam ? quod omnes pene: fallaciam. Tertullianus, de anima, Gap. 57. 3 cxcantibus et ratio est Socrates et est ad et instrui et nation. LiL. I. et praestigiis illa,qufe falliiet decipit, credulum se adversus vulgusinducit... regi ad arbitrium vel ludicra potentatus. S. perniciosa, Hos et poelse dne- daemoois pr"edicabal, Cyprianus, de Idolo- vanitale. 5 nes, omnium autein Magis inde rum ludi. Arnobius, veritatem, stultum norunt, monas artium Magicarum * Horum Ars magica non ap. Theopb. 6 videtur rei alicujus subsistentis vocabulum, Orige- Alexand. nihil Quee mihi veri ac solidi ostentant. Lactantius, Divin. Inslitut. Lib. IV, Cap. i5. ' Omilto de fraude ac nunc ipsa opera comparare, quia in secundo artis magicaedixi. Idem^ 1. e. Lib. preestigiis et superiore libro, V, Cap. 3. 5o CAPO QUIIVTO. SOGNI. DEI v' ebbe Non pregiudizio più forse Antichi di quello di riguardarei sogni come Neil' qualche avvenimento. è anche degno di e in mezzo a esaminar tutto agitatodal delle che tenebre, che , appoco a nella che sua le ruggiredelle belve,e Dopo breve tutto immaginidei , il mattino r atterrisce. Il vento che , gere sopraggiun- tempo e non e la verso di sé una riposo.Egli cerca suoi timori Oggetticonfusi Verso il entro al lo invitava egliobblia suscitarsi. mente. dal moltiplicith deglioggetti , l'investe Appoco la di ansioso conosceva, nondimeno sentia di secondarla col coricarsi. secreta non , gì'infondeva che timore forza sconosciuta pericoli delle frondi nella foresta ; quieto muoversi sera da , incapace per e dall'ignoranza, circondato sorte giudizio pre- d' incertezza quel tempo oppresso atterrito soddisfarsi, di In scusa. sua natura una , dal di gli forieri di primitivoquesto uomo l'uomo timore, inquietosulla sempre fra commune vede una calma più nulla. diurni cominciano tristi si adunano eglivede un sogno spira leggermente sulla 56 QUINTO. CAPO faccia sua , eglisorge di trovarsi ad tutto risveglia lo , uno con palpito meravigliato spesso sul suolo steso , attonito in veder e già il sole , ad sorgere distanza gran coricarsi. Una veduto inquietudini.Tremando eglifugge s' avanza ad passo, che ogni eglisi quel egliche sa di cosa che ha tutta e sempre , si è mezzo il di dice il il sonno, somnium vocant; una timorito in- causa del prannatural so- futuro, può non La ser essua che Qualprodigio. un suo da Àut enim che eglivolesse divina cosa madre dei si hanno scoliaste, questo * est taluno l'avvenire e il farlo monio patri- degliinterpreti. e il sogno. Cosi quffi videre sibi dormientes aut una d'ogniscusa. crede la terra sogni distingueMacrobio. Omulum, e dell' Ente nunzio come di l'apparenza divenne , divcrsitatesj et nomina. ad sogno certamente sogni.Si Euripide chiamò * suo che il futuro degliàuguri famelici si genera nuovo compiaciuto di scoprirea il sogno dalla terra di d'immaginarespiegazionepiù esatta è capace volta Dio delle e ricordandosi riguarda non col sogno quello , mente una da agitazioni suo la notte. Turbato degno è lontano del solo confusamente preveduto , lo richiama dosi sospettoso,ferman- e momento lo se , esser In egliattribuisce supremo, avca guardandosi intorno. e risovviene in se , lo , taciturno provate durante ha in cui belva,che, passando senza quel luogo, e stato luogo nel bosco , sue dal secche crepitarele foglie fa vista alle una di rimbalzo Destato tratto. un pure sogni,perchè i cibi, dai cibi Cinque specie di Niceforo videnlur,quinque sunt ovzipoi; secunduni opa.[J.a., quod visio recte Greecos^ aut appellatur; Grego- principales quod Latini ^pv3/;.aTiff//.0{, dicitur; aut est quod nuncupalur j aut est èvuTTViov, hoc nomine fuit,i"isum vocavit. Ultima Cicero,quoties quod opus oa.VTO.'SiJ.cK., bis duo, cum indigna sunt, quia nibil divividentur,cura interprelationb ex quod oraculum insomnium DEI * « ra. » » egli,diconsi scrive Cinque, sogni.Quello cioè che chiamano divin dice Agamennone ^ fonte tutto sanno » » fama dei o col Vana di Seno- come lor àuguri della , ' imago quietis nec mese. sogni soltanto i ci rappresenta Virgilio Cum levis sethereis Aera dimovit delapsusSomnus tenebrosum et , Te, Palinure Insonti , , compagni ^ di sogni, tendeano dei fausti,e ottenerli da lui ne faceanglidelle , at- li- j»aVTa(T/Aa.Est enim «vJttviov quoties corporis,sive fortun?e,qualisvigilantemfaligavcrit, et Macrobitts, in Soma. Nicephorus Gregoras, in Schol. Xenophon, de Magisterio Equit. 3 Statius, Thebaid. Lib. V. « Virgilius,^neid. Lib. V, PsendO'Dydimns, portans cioè óvEepoTróuTDiv, perchè gli Antichi èvjTTViov dico, oppressi animi, vel talem se ingeritdormienti. , in alta. Mercurio per astris, dispulitumbras consedit chiama mandator cura ab petens, libi tristia somnia puppique Deus Il Pseudo-Didimo nalioni apportant ; come * del dio Sonno: ' Dei, scrive ultor in iras has, Deus , : ad altri mezzo Stazio: Canta sogni.» Apportat, coeptisquefavet ' Gli « , Deus * sonno lo fan sapere sacrificjo nei 0 , della Divinità. messaggero nel scese Omero. e , piace me presso , » il sogno a sogno specie dei il fantasma tvÙTrvtov; l'oracolo;la visione; il sogno. Un le essere , Gli antichi stimarono » 87 SOGNI. v, ad Homer. ad 838, Scip. Lib. I, Cap. 3. Synes.de seqq. Lib. Ody-ss. 23. insonm. 88 QUINTO. CAPO vedesi bazioni,come Apolloniodi scoliaste di vittime. Si , dice quale immagine le di lo più , linguedelle i sopra si chiamavano i qualiperciòin greco letti il , di lui scolpivala ® Rodi offrire a Mercurio gliAntichi che solcano e Omero,* Eliodoro,^ presso piedi dei ermini , come * leggesinel grande etimologico giacchéErmete, , idioma quell' sa, in ognun egliappellavasi in nialis detto esser I. appunto da infermi Velut aegrisomnia, ma ciò àXì^t'xaxos, per gì'infermi e , aspettavano dal loro Dio dei buoni stati Ercole come somnialis ; dagliAntichi i morbi protettorecontro . comprendere sa perchè questi teneasi saranno tata ripor- MANIBVS. . non vigilantissimo potesse , iscrizione som- HERCVLIS DECVRIA . DIS cioè latino F . SOMNIALIS era anche : CVLTORES che Ercole " M. di Saumaise Spon* dice vecchia una v. Lo Mercurio. òvuponcixKOiyin greco leggesiin siccome , da vale come per sogni, i rire gua- quali : vanae ' species. Così quel buon lo chiama come Elio adrianese. oratore Eunapio,*il quale credeva * Homerus, 3 Heliodorus, ^thiopic. Lib. ' Scholiastes * Odyss.Lib. VII, v. 138. HI. ApoUonii,ad Argonaut. Lib. I. art. 'Ep/xi's. Elymologicuramagnura, 5 Salmasiits,Exercitat. 6 Spon, Ignolorum atque ' Horatiusy * Aristide il Divino, Art. Poetic. Ennapius,in Vita Plinian. obscur. v. Deorum. 7, seq. Proaeres. ar. nnm. 20. ai sognipiù che del femminuccia una da ebbe infermo Esculapio bella a la credulità sua smarrito,ed è Poi chiama Serapide, durante gliamici la devozione drizza » a lui » r amore illustrando * il sogno il volo noi scende a Giove. il il sogno o onde che autore, si è che terra. » indifferente: di rivelare Secondo da « all'uomo JElitts ÀristideSt in Oration. * Idem, Orai. II, et IV, Sacr. : Giove da Che Stbg Giove,e sarebbe, dice che , ciò operano tutti verso gliDei per ciò donano tutto e essi , conviene la vita menar il sogno Lattanzio Dio, dice egli,si ? '' Omero pernotta col sonno, , come possa , questa sogni. di Aristide sonno portano all'uomo che '^ i per , Tutto d'interprete? serve sempre avea quel luogodi rammentassi se ciascuno su che più. , a glirimproverassero cioè,mandati sogniStÓTriftTrra, Luciano, singolare malattia,^ sua dello stesso àyyÉXous,cioè,messaggeri di » e rare ricupe- a con la e libro lavorato un uno desiderarsi per l'onore a eh' anche i ad uno altri molti si trovi mai Eustazio in ancora, lui avuti e Questo libro,con non tutti ad schiamazzassero benché » da , , sognida i esattezza posta essendo , Salvatore la sanità.*Egli descrisse » che ci conta volgo, Iside , dei felici sogni, coi qualifu aiutato da » 5$ SOGNI. DEI non è riserbata il futuro col mezzo di è la facoltà ° esso. Sacr. Nycephonis Gregoras, in schol. ad Synes. de iosomn. 5 Julius Arìstides,Orat. I, Sacr. ? Homerus, * 6 commune tionem Iliad. Lib. I, v. 63. Lucianns, in Bis Accusalo, «cu Dormiendi universis Deus per somnium. ergo tributa est cauSa et a Deo , animantibus: scd illud homini ratio somniandi, et quidem in raeam prrecipue,quod cum futura docendi hominem reliquit historise strpe testanlur, extitisse somnia, quorum prreseos, causa quietis Nam For. daret,facultatcm sibi 60 QDINTO. CAPO ad altri Più che dopo dice notte mezza 0 lo stomaco veder ad Europa intanto avviluppatii lumi; lo stuol dei veri Sen d' intorno va sogni errando ai tetti. questi di graziaquei versi con sub auroram, Somnia Stamina cerni quo de dormitante jam tempore digitiscecidere Orazio Atque et quse mediam vera, tione discamus. solent , dedi. tali me visus noctem ; et responsa somniorum. immittuntur a Lactantins, De , cum vatum Deo, citra, Quirinus, somnia nostrorum ut imminens Dei, Gap. opific. bonum, 18. Theocritus, Idyll. i9, * Ovidins, Heroid. Epist.i8, v. i95, seqq. Horatius, Sermon. Lib. I, Sat. 10, v. 31, seqq. v. mare vera. ex parte somnii con- sunt, neque semper falsa,Virgilioteste, qui videnSed quee falsa sunt, dormiendi causa vera semper voce natus * ' lucerna, remissis; ferenda facerem, graBCOS quum admirabilis fuerit eventus tur; ^ : * ego stiterunt. Quare ncque duas portas voluit esse di Ovidio : Versiculos, vetuit Post vera sopore Collaquepulvinonostra Canta palpebre siede, e le membra Mentre Namque sulle rilassa,ritenendo laccio ornai dolce sogno il sopor del mèi soave In molle Gareggiano di Teocrito della notte , mattino, un quando Mandò; Lieve pituite , quei versi allor che vigilia, terza presso il Più dalle sgombro è ingenuità sono Venere Era 1' animo * di Mosco: Nella ra allo- mattino,perchè sogniveritieri. Leggiadrissimi e spiranti la greca Già duti sognive- , più libero,mentre tutta il ai scoliaste di Orazio , dispostoa gliAntichi verso o 1' antico Acrone , è fede avean \, seqq. aut malum hac revela- (52 QUINTO. CAPO : Tyberi mergetur, matutino Ter * Giovenale Cosi forse anche Vorticibus timidum ipsis caput abluet. * troviamo: In Tibullo et * . Ipso procuravi ne Somniay Perchè Antichi e essi fossero non dice » che, » vedere da Artemidoro, il vero ^ e * Si crede a dice Apuleio, crapula cagioninosogni tristi persuadereal non era era stato da amico suo , precedutoda soverchio Poiché 7 Rigettavanoancora cerca la pancia io ben il pescar Dopo del che se Juvenalis,Sat. non avea Tibultus, Eleg.Lib. I, EI. 3, v 3 Arlemidorus, * Nicephorus,in 5 sive de As. Aur. AprclejuSfMctamoriph., * 7.7ieocritus, 21, Idyll. Schol. Lib. ad v. avuto avea esso non ^ : ; cena al tardi. VI. Somn. ^ in autunno, allegandole ragionePlutarco,'' * ' che sogni avuti 3 De largo certo noi ci assidemmo i il che sovvienti,a parca gliAntichi di render che stesso ed infausti. » osservare Ripienaal Lo » troppo lauto pasto un lascia non Teocrito,bramoso che il sogno disprezzarsi glifa , Di cena , presso il mattino. il pescatore Asfalione presso Perciò di la lauta cibo smoderato un nemmeno Niceforo. cibo troppo accompagnati da troppo spessifumi, « poi- , » mola. valutarsi,esigevano gli seguisserouna non , osserva nocere deveneranda ter sancta sognifossero i che possent saeva 13, seq. I, Gap. 7. Synes. de insomn. Lib I. 40, seqq. Plutarchus, ConVival. Quseslion.Lib. VIK, quaest.10. dei infermità corpi, sì communi die* egli influire aspettarei sogni, per JNon bastava Bisognava riposaresopra Cum responsa tulit,et modis Multa Et varias petunt al mezzo audit Sopra questo luogo si dice di ; huc ^ imis • tellus dona sub sonno. : sacerdos silenti nocte stratis,somnosque voces, Colloquio,atque oenotria ovium simulacra visioni. quella tomba in omnisque caBsarum incubuit Pellibus da petivit; videt volitantia miris, Deorum fruiturque Acheronte scrive Servio affatur avernis. : « Incubare quelliche dormono propria- ricevere » mente » sposte divine. Onde » dorme » Giove.))'Ciòvalea spiegarequei versi, che Plauto in bocca ' est: nel ad ille incubai Jovi Campidoglioaffine uno Lycophron,in cui venia yEneid. Virgilius, Lib. VII, Incubare propriehi Servitis, ad dicuntur v. Jovi, idest: dormit Virg.1. e. raccontato ri- significa: quello un risposteda sogno mette man- Cassandra. S incubai per di ricevere , * Ule e , pelle una similmente Virgilio e : italae gentes In dubiis sovra rispostaavranno * Così Licofrone sulla terra luogo delle , Vera Hinc del animai lanuto Di Gli Antichi averne. pelledistesa quei che poserai! E notizia trarne tempio,oin qualcheluogo un una cosi dal Dio attendevano di cercare in per ottenerli si ponevano a quella stagioneper suglianimi. ancora , sacro, in le qualidevono necessariamente, freddo, l'avvicinarsi del dell' avvenire. 63 SOGNI. DEI 85, seqq. qui dormiunt ad accipienda responsa. Uude io Capitoliout responsa possitacQÌperc. , 04 dato da Esculapio: * Naraque incubare satius te fuerat Jovi ; Qui tibi auxilium in Dormivasi a sognare anche Sparta siccome apparisceda La , , sacrificato vedesi come glisacrificano » sua » pelle. che in nei loro di Pasifae vicino luogo di un sopra la anche i mandar e Si sa di però , si coricano che deduce prendono ugualmente piacere * toglierli. che i con egual dalle si astenevano Pitagorici certezza qual fosse la lo stomaco e , veritieri. « Per ad attività che hanno impedire alla questa , die' egli , le fave mente ^ e che a questa indisporre di ricevere forse anche il far fave;non cagione di questa loro astinenza. ApollonioDiscolo vuol fosse la soverchia sulla sogni a quei che dormivano i demoni sogni e il futuro sapere nero, Strabone però di quelleDivinità capricciose, avea che niesi agliAte- Coloro,dice bramano rone. Cice- pelletratta affatto ; dal tempii,loro glitoglievano di dare sa « montone un V tempio commune inPausania. luogo di Tertulliano si era parlandodi Calcante/ che » nel di dormire costumanza montone un jurejurandofuit. per ^ ad si nihil sit tibi, melius Nihil est mirandum, » QUINTO, CAPO sogni per altre delle fave » vietarono Pitagorici cagioni,! in 2, v. i5, seqq. Àtque etiam qui prseerantLacedemoniis, noa contenti vigilantibus curis, in somniandì est causa incubabant, Pasiphaesfano,quod agro propter urkem, * Plautus, Curcul. uso Act. H, Scen. ^ quia vera oracula quietis Strato, Geograph. * Si enim sui visionibus quam ducebant. 3 inferre ; et Heroem Àristoteles, privantem;eritet ut Neronis quoque TertullianuSj de processerit. ' Cicero, de Divinai. Lib. I. Lib. VI. hoc in seri anima. quemdnm Sardinise notat, incubatores fani dsmonumlibidinibus, tam auferre somnia, somniatores,et Thrasymedis insigneinde Cap. 46. JpolloninsDyscolus, Hist. Commentit. Cap. 46. » poichéesse » fusi. » rendono » * » il futuro » V astinenza sì dalle tanti i che che afferma lo stesso e conoscere raccomandarsi suole sogni, le fave « chi brama a « dalle teste dei » polipi. mente final- grande operazionedi dormire, e nel sonno, come favorevoli erano do, veglian- sognavaijo se ne allegravano coi il racconto; faceano amici, ai quali ne loro sogni;» fave,che alla aveano sogni di questa preparativie astinenze,venuti gliAntichi se dei mezzo per Dopo i ' Dioscoride con- e fecero pur menzione aggiungendo che , sognato ^ Infatti asserisce della Grecia... turbano Plutarco sogni turbolenti i nostri e Plinio Cicerone,* sentenza. 65 SOGNI. DEI se infausti , al impedirloro di avverarsi andavano a parteciparli Sole 0 a qualche altra Divinità. « Solcano gli Antichi per , » dice lo scoliaste di Sofocle alla mattina infausto veduto contarlo » gno » finche aveano » r esito fosse opposto al sogno. so- un al Sole subito af- , , questo che è contrario alla notte, facesse che , Euripide, era ® avendo lo stesso ^ Infatti » Ifigenia presso sognato che il palagio ove cadere per riferisce il suo , anche siffatto costume sogno ella abitava al Sole. Di altrove si ha chiaro indizio presso ' tragico. Quello, che vide • che , al Sol fa noto: in sogno, Jul)Ct ut nihil Pialo,sic ad somnutn proficisci igitur corporibusafiectis,, aSerat. Ex sìt, quod errorem animi, perturbationenique Inter* Pylhagoricis quo dictum putatur, ne faba vescerentur, mentis, qurerentis tranquillitati vera, ^ Hebetare sensus Pytbagoricasententia 3 contrariam. existimata (fabacia) damnata. de materia DioscoriileSj insomnia , Lib. quoque Convivai. l'IntarchuSf 8 Scholiastes • Enripides,in Hecuba. Idem, Ipbigen.iu Taur. Lib. Sophoclis,ad Helectr. v. 43, seq. is cibus , Lib. I. tacere. Oh 18, Gap. 12. Il, Cap. 127. Lib. 8, quaest. 10. Qu.x"stion. medica. magnam Cicero, de Divinai. Plinius, llist. nat. • ^ quod habet inilationem hrec 66 QUINTO. CAPO dice Sofocle. ^ I Romani di versi quei mostrano come i loro narravano H)at et hinc castae Properzio: somnia narratum sogni a Vesta, ^ Vestae , mihi sibi,neve Neu Il pescatore Asfalione al Teocrito presso Or sappi Né a un conveniva amico, lo : fausto sogno un vo',ma, io vidi, il pesce, come sogni partirtutti vo' teco. affare così interessante i consultare deglialtrui di sogno, dice buon un ^ amico te celar I miei In avuto , suo , qu3e avendo forent. nocitura quellodei sogni come e prevalersiper periti , lumi. Gli Antichi ma questa verità, tutta compresero per non 0 femmine aruspicicanuti, s'indirizzarono che Quae dicea * Properzio. V ebbero a somnia però versat anche presso Teocrito un volendo sogno, comincia T'intendi * 2 3 ? 5 6 sogno dall' ànus? gliuomini Plauto , daEsculapio.Asfalione venuto al compagno raccontare a sogni?... Sophoclesjin Helectr. Propertius, Eleg.Lib. II, El. 29, v. quello ^ interrogarlo:^ tu di randi vene- delle vecchie tra dei sogni.Tale è, presso degl'interpreti che fa narrarsi un streghe. decies non mea di fama avean l'importanza contraddizione una in luogo d' interrogaresacerdoti singolare , poco rare er- niuno 27, seq. 21, v. 29, seqq. Theocritus, Idyll. Lib. II, El. 2, v. 8. Eleg. Propertitis, Plautus, Curcul. Act. II, Scen. 2. Theocritus, Idyll. 2i, v. 29, 32, seqq. al certo il suo giudicarde' sogni colui,che un buon ingegno Cedi d' ingegno,e é Bravissimo Ha per abili a per maestro. i Tessali per Come 67 SOGNI. DEI così i Telmissensi magi , dei sogni.« interpreti scrive Clemente » degliaugùri;i » venire , la scienza quellache scuopre l'avsogni.» Di questa prerogativa Telmissensi dei mezzo dei Telmissensi gliArabi e * coltivarono Alessandrino, » col GF Isauri passavano si ha un aùche cenno Celebre infattifu Aristandro no.* presso Tertullia- Telmissense, interprete di sognial servizio di Alessandro il Grande del quale , , fa menzione Luciano. ^L'arted'interpretare glialtri, secondo Plinio * da Amfizione. i sognifu inventata , , fra questa meritevole di Divenuta delle scienze esatte, convenne precetti, e, per a pensare facilitarne lo nel entrare studio,a numero i noverarne su comporre di dei trattatimetodici. Molti dotti si presentarono in essa follaper rendere alla umanità. questo importanteservigio Sinesio Achmet di figlio AstrampsicoArtemidoro , Seirim,Niceforo , scrissero sui sogni.Le loro opere si , , alcuno che smarrite ^ns, quelledi Alessandro , infelicemente '^ Mindio Clemens Terlullianus, de ' LticianuSj Philopatr. * ostentorum Interpretationem Cap. 56. Strom. Lib. jélexandrinus, senza si sono di Antifone," di , * an. biblioteche nostre ardisca toccarle. Ma * I. Cap. 46. et somniorum (invenit) Amphictyon.Pli- Ilist.nat. Lib. \U, 5 Artemidorus, de Soma. 6 Terlullianus Controver. Cap. 10. h nelle rispetto con conservano 3 àti an. Lib. I, Cap. 69, Lib. H, Cap. 8, et lì. Gap. 46. Fulgentius,Mytolog.Lib. l. Seneca^ 9. Cicero, de Divinai, Lib. Lucianus, Ver. l. Histor. Lib. 'Aéy)Va7o$ Artemidorus òvtipo/.pir. , de Hermogenes, II. Suidas, de Somn. in Lex. Lib. II, idei*,Lib. art. Gap. 14. II. AvticjcIìV 68 CAPO * ApollodoroTelmissense ^ Aristarco di QUINTO. * Artemone, , di ^^ Pappo Alessandrino,di Tirio,®di Oro,® Gemino Gli scritti onirocritici di Germano ^'^ tesori come Paleologo, si sepolti , Patriarca '^ di Michele e , nelle di pensare maniera il principiodel » camminare » danno » un'ape vedrà » damente » vato biblioteche. cagionatodai nemici. le svanire rende i di mente libèrcolo di sue Colui sappi che ni. Se camminerai sopra dei vasi di » vare » buoi » indica » nel minaccia ti preparano cattiva una i discorsi sono Tertullianus,1. 2 Idem, 1. e. 5 Idem, 1. e. » Idem. e. per terra una gliuomi- terra,pensa La solle- schi- a vista Il mangiare avventura. pioggia.I dei uve uditi tuoni degliAngeli.Il mangiar fichi I, Cap. 82. Lib. Cap. 34. Lib. HI, Gap. 28. Lib. IV, Gap. 25. 1. e. Lib. I, Gap. Fulgentius,Mytholog.Lib. Artemidortis, de i, Lib. II, Gap. 49. Tertullianus, dean. Gap.46. I. Eiistathius, ad Hom. Soma. Lib. Tertullianus,de ' Lib. I, Idem, 1. e. Fulgentius, Mythologic. • Ariemidorus, 3 Dio an. Cap. 46. de Somn. Lib. II, Gap. 49. Chrysostomus,Orat. XI. UoÌtz-koi;. '^ Suidas, in Lex. ** Tertullianus,de anima. '3 Lambecius, art. II, Lib, 16. II,Gap. 49. 6 Du-Cange, abitare i nemici. di tar- ti vedrai è eccellente vicina inondazione una Il mano Il muoversi Se ti conviene » che che tiene in viaggicalamitosi. degliastri i danni qui recar Astrampsico.« speranze. straniera. La vista ^3 Per di ragionare degli e » 5 noscritti ma- carboni, dice questi, presagisceun sui , « di Costantinop serbano Onirocriti,ossia Interpretidei sogni, basti sonno chi. po- , saggio della tradotto di Er- Falereo, e di altri non pione,*^ Sera di , ^ di Demetrio Mi Filocoro, 'di mippo Berizio, di ^ ApollonioAttalense , Lib. Gap. 46. Fulgentius,Mylhologic. Gomraenlar. Glossar, med. de Biblioth. Viudoboa. et infim. Crtecitat. Lib. V. I. 70 CAPO Tibullo egliebbe ancor da quei Divi di canta Lucano At temeraria hominum jubent. omnia genus pars ultima vitse, somnos. di Asfalione dice presso 11 compagno pescatore che veduto avea Teocrito in sogno , A La vaga Ricercar Morir Epicuro , che « vorrai suo Divinazione,la qual « trovarsi » siffattaDivinazione, fa che * carne i stimò una dei sogni; ))^ma alcuna causa sognidel tutto sogni dice dapprima leggieri negare, mezzo •" * libro sui » 3 di pescid' oro. con abbia * vuoi se )) * sogni , déesi di non e dire di Tertulliano a * : farà, se pur di fame tu non Aristotele nel vani. ; tua, pesce speme ti questo gir ben desto quei luoghi,ivi dei sogni fole, amico rifrustar a pesce d' oro un Cotesti Son noctis sale. decepitimagine Sollicitos vana sortis * Pompeo: felicis Magno nox, risce appa- nocte, pio placant,et saliente Farro come probata viris. falsa timere mentes ventura vanum nuntia venturae fallaci ludunt pavidas Et sogni , thuscis exta monent Somnia fede ai poca ' monent, vera Vera Et distici: QUINTO. né credere si faccia nel che sonno soggiungeposcia che «il vi col non adeguata,dalla quale provenga a questa Tibulltis, Eleg.Lib. ni, El. 4, v. 5, seqq. Lucantts, Pbarsal. Lib. VII, v. 7, seq. 2i, v. 64, seqq. Theocritus, Idyll. Terlulliamts,de an. Gap. 46. Aristotelesjde Divinai, per somn. Cap. I. non , si abbia fede SOGNI. DEI dicasi egli,se Poiché, segue » Dio, ciò,sì per » essi siano inviati » mi, qualsivoglia persona, ma a tolta questa cioè Dio cagioneDio,seperun » avvertirci » vegliamo, che )) sia la » udire, di teva che sia anche » darci dei » più » sogniamo. sarebbe consigli, chiari ' Affricano « » futuro » presagiree » per ' Leone » dei di de j4ristoteles, 2 Iliutl eliam causa 1. requiro,cur, cur si Deus commovct, secundum il darceli essa più oscuri dice che di mentre Scipione altre simili fogge di ciò che tutto consuleret nobis, clariora visa dare vigilanlibusesse Cicero, de Divinai. poterai Lib. irnperntor,Tactic. un il conoscere può ser- Capitano.» ista visa sive nobisprovidendicausa sive eoim per se extcrnus ipsi animi quietem aliquidviJere, audirc mur Leo di volesse e. cunr" ' divina provvidenza di ; eadem nium. che con dormientibus: quam dormientium alia est vedere, di nel tempo della nostra sogni, ed giudicare Divinai. potius del, vigilantibus quiB di sonno , * animos piuttostomentre Poiché, qualunque Imperatore vire di ostacolo alla utile pulsus lo fa 1' arte rigettò1' astrologia... mezzo qual provvidenza vuole più degno vegliamo , mentre die' egli,per la beneficenza se fa vedere sogni, e sua nel , E certamente, vigilia... cerone Ci- esterna, sia interna,po- essa effetto » »* plausibile. pretendeano trarne dormiamo. , il suo avere i sopra ci fa credere operare dice Ari, della tratto mentre che causa luogo.Ora, sembra non queste visioni, con sapientissi- aver domando, Io « che discernimento non non di coloro mente » e senza altra lungo a dell' avvenire. notizie assurdo , trovarsene possa piccolezzadi » sommi uomini , disputaassai la ad non causa stotele,che » cagioni,sì perchè è quahta di ciascuna,trovasi «delle » i sogni mandansida che » altre 1 i Fuit vigilantibus, quam num. adventilius et moveiilur, , agere sive videa- igilur divina heneficentia dignius, II. Gap. 20, dat,non 80. obscuriora per soni- (SESTO. CAPO DELLO la Se superstizione che meraviglia ed omaggi STERNUTO. svanire qualche piegato il sacerdote destro che altra. tolti credute da doveano esitare e mani sue e coi a sogni riguardar la commuove mancare Lo del sternuto divina? e * del LEOPABDI. — Essi Errori risiede nel che sentimenti a una di cosa » come diceva pii per sovraumana. Aristotele.* venerazione e 33, qurcst. 6. popolari. cosa , troppo erano riputatoDio, Sect. colle visioni pensiero è da Arìstoteles, Prolilcm. al loro , rispetto ispirò dunque Esso un ; che sempre sollazzarli dovuto noi aspetto di macchine sue lo sternuto sede , accorto un , , soprannaturale aveano spiritomalvagio, assistenti e che qual- di farne che da all' uno nelle di provveduta statua prestito le loro Divinità ammonirli antenati, una in esito procinto raccapricciato nelle letto per « ad giocoliere accompagnato -aveano capo i nostri Ma aveano risiedeva in far dagli Antichi del buon sia stato ginocchio avanti ; che potrebbe riscossi deciso e parlare, di organi per abbia abbia grande intrapresa, limiti , lo sternuto applausi , dei avesse 7 rive- ; "ii CAPO Se renza. questo nume di Benché di mancasse di adorazioni. sternuto talvolta fatto fosse riputatosacro , per esso, » che provengono dal Senofonte Che « » capo. scrive » dati tutti unanimemente un chiama giurare gli sternuti Mentre egliparlava Ciò udito Dio adorano santo. una lo dice lo sternuto si trascurò lo sternuto il P. racconta come , nomotapa , che del a che tutto gli errori tutto Si licet exemplis,in il regno, intorno ilmondo , come 1'originedel costume il Àlhenctiis, Deipnosophist.Lib. II. 2 Xenophon, ' de Histor. animai. Lib. I, Gap. i 1 j4ristotelesj Ovidius, Trist. Lib. I, Elcg.ò, v. 25. Expedit.Cyri,Lib. della del Mo- cosa incom- più volte di allo sternuto il politeismo. * Sigonio,i quali di salutar chi sternuta * de vere rice- Sylveira re parvis,grandibus uti. Sognarono Polidoro Virgilioe stabilirono storia vita del lo sternuto per di salutar La , 3. . , qualcuno. Godigno, il quale nella è annunziato sacro dovea costume universale. quasi quasiper , tele Aristo- lo sternuto a sternutare quando egliè obbligato si sparsero , i sol- ancora tale,esso questo dovere, e il è noto séguito;mostrano » allorché sortiva dal capo di divenne Florida,e moda divina. Come veramente degliomaggi * * nume. dunque dagliAntichi Teneasi cosa Non il , ^ * , , e di , che lo , costume tale sternutò. » però , sacri « rava. ono- dice Ateneo il capo come pur mancò non dote sacer- che , appariscedal di adorare e » tempii il degno dalla divinità del Dio compreso esser il tempii ed altari, avuto avesse dei sacrifizi avrebbe fumo « SESTO. 78 STERNUTO. DELLO sotto pestilenzache infierì in Roma dice il Sigonio, S. Gregorio Magno, nel qual tempo, veniano a morire altri sbadigliando, molti sternutando nel della tempo , improvvisamente da e ciò nacque , far felici augùri sbadigliacol chi La chi sternuta, a chissima in menzione fece ne e il , quale dice un prospero modo augurio. Assai chiaramente più ^ ^ sternutare. * avendo assai naso un Giove, allorché sternuta, Che del Troppo ' l)ant. Multi, Quod servatur, ut admovendo sternutar suo dal naso sternutantibus salutem l' orecchio. est, quae precando, oscitanlibus * jam plenus,continuo Gyton, collectione spiritus Petronius * ad quem motum etiam nane signum crucis de Regno Ital.Lib. I,an. Aristoteles, Problem. concuteret; dal naso:^ contezza, inducta praesidiumqufererent. Sigonius, Hist. Sect. Eumolpus diCQuebat intercluso spiritu nubilatus, commovebat: sternutationis,cumque ei salutem ; ori 590. ita stcrnutavit, ut grn- salvere Gytona jubet. conversus, ea atque ob- ingenium metalli)"creregionemulieris accipiebatsonum sternutalionem solilo sermone proficisci, atque maritus putaret ab ob- 33, qusest.9. Arbiter, in Satyric. Interim acerrimo, gravique odore sulphuris, juvenìsinescatus bras ei sternutationes , oscitarcnt, repente spiritumemitte- consuetudo ssepiusevenirci, cum lungiè suo il poeta invoca. non ha non sternutarent, alii,cum cum ei 2 batum Proculo,che sternuto, giacchéquesto viene sentire il suo al epigramma potea , dice non prolisso , che salutato certo sopra , ne Diceasi nell' antologiaun Leggesi in cui si scherza di Ammiano solca sternuto uno parlano Petronio Arbitro, ed Apuleio. in cocchio esser Tiberio volea quando era suo tele Aristo- , * farsi sternuto, è anti- qualche all'udirsi di che di croce. , , la bocca di segnar riguarda lo che costumanza, di ^ della segno e la consuetudine vivacis (ut est e precabalur.Apulejus, Mctamorpbos., sive de As. aur. Lib. IX, Gap. 45. 5 Cur ut simnm , sternutamcnlis constai, bominum, consalutare 8 salutaniurT in quod etiam Til)erium Cnesarem, tradunt. Et alii nomine vcbiculo rifgisse religiosius putant. Plinius, AmntiamiS) in Antliul. Lib. 3. Ilisl.nat. Lib. 28, Gap. 2. tristis* que quo- 76 CAPO Più SESTO. antica forse del costume di fu la consuetudine Penelope riguardar lo si trova augurio.Di questa nell' Odissea Vedi Ad che ogni il chiaro figliuol mio, sternutò tratto alla possa D'ordinario lo sternuto evento, sì da * diceva, ; dei Proci né d' essi scamperà del Fato. prendeasiper presagio di da Anche tibi nascenti questo luogo di Omero, fa sternutar Teocrito Altrove eglidice Certo un gU Ti sternutò amor? omen * gliAmori: Amori a Simichida. * di Menelao buon vita, diebus primis, mea sternuit argutum Sternutaron : genio, o fortunato quando venisti a trae quindi argomento scrivea', arringava difficile. Mentre sternuto , Odyss.Lìb. 17, più un 5 Theocritus, Idyll. 7, v. 96. ? Idem, Idyll, 18, 5 Arist(tnetns, Epist.Amator. v. 16, di sperar soldato v. seq. Lib. II, Ep. 5. tre men- nofonte bene. ^Se- di un' forte di 545, seqq. Propertins,Eleg.Lib. II, El. 3, v. 33, scq. Homerus^ sternutato Trattavasi egli parlava, eloquenza dello 2 1' esercito. sposo, Sparta. avendo giovane , presso Aristeneto, ^ fausto ^ Aridus L' solo un quello di Properzio: Num Una Omero. : mentr'io ornai apparisce sì come un come indizio presso , Vivo sternuta, sternuto dice ad Ulisse è la morte Presso di salutar chi impresa sternuta. quelladi Se- 78 SESTO. CAPO di ' nio , Nondimeno piccolconto. di due che osservare sorte ed altri infausti.^ Stimavasi cevasi destra ; ciò che a quelloche infausto secondo Socrate faceasi in sisteano )) e la filosofia, sua volgersia tale un destra o , di Terpsione figlio , » proprio0 » sternutava » determinava sinistra. a a far 1' azione lo sternuto; udii,dice Io « Megarese un allorché dietro di che di Genio di Socrate che destra, avanti, o a da narrar r altrui sternuto: ^ : previdenza,con- il Genio che che era ammirabile sua » non , fa- Eustazio nota sinistra. Il gran a Plutarco presso glialtri , quelloche prospero Megarese un , la fra altri fausti glisternuti erano di si ommetteva non il era qualcuno lui, egli si in mente aveva , dal , » che » stra. » eglisternutava » Quanto poi ai suoi propri mentre di argomento » allorquandotaluno si asteneva avendo colpo:bada sol un con minacciato sternutandoti a ^ pitana, furonglitratti » simi Ecce atque, eliam niui, Hist. aspetto, e , zioso supersti- la * Nel copertid' oro tre e io giorno zuffa,« men- sacrificava sopra la innanzi ca- bellisprigionieri di vesti preziose, fulgurum monitus, oraculorum prsescita, aruspicutnprsedicata, in auguriis, dictu et offensiones s teroutamenta, peduin. Pliparva nat. Lib. 2, Gap. 7. Theocriti,zA Idyll. 7,v. 96. 2 SchoUastes 5 Eustathius, ad Homer., Iliad.Lib. 7. ? Diosenes 3 assai uomo poco avanti Temistocle,dice Plutarco, » operava bene, rispose questi, che , tre * Un mentre ma il capo Diogenedi spezzargli Salamina » di proposito; sinistra posso farti tremare. di battaglia della a da ciò traeva , suo di sternutare » sini- quando , nel dall'azione. solca desistere a che sternuti per operare confermarsi quando glioccorreva » era sternutava Laertius, in Vita Diogenis,Lib. VI, segm. 48. PlutarchuSi in Vita Themistoclis. DELLO » i qualidicevansi i e » tide,tostochè » lucida di Sandauce figli esser Poiché li ebbe di Autarto. 79 STERNUTO. veduti sorella del 1'augure risplendè sull' altare fiamma mentre destra a Eufran- grande una lo sternuto un augurio ; prospero » ordinò che » a che e sacrificati il sacrificio preghiere alla Divinità, aggiungendo,che » con » assicurerebbe » allora » Nume » , si accompagnasse , » di Temistocle mano fossero quei giovaniprigionieri Omeste Bacco la presa ad tutto una volle che disponeil suo dente La dente il dente cerca lunghe per assegnata dal destino,e non ci è armi non potremo guadagnarci uno maggiore di quello che è ben Temistocle. Per Catullo lo sternuto ut dixit,Amor Dextram dopo cadere un le e inutili, dice , , noi dal terra il questa colle nostre terreno dente che ho diversa da quella di a sinistra è un segno ^ : , Hoc seppure infausto una spazio di coperto un'avventura anzi che il ordine,ma suo Ippia Soldati terra prospero si facesse glifa , Ecco perduto.^ , sono diligenti e Allora si trova. non all'altare battagliasopra dello sternuto di bocca. Si quel di Pisistrato, tre menIppia figlio esercito in veemenza ricerche benché ad invocare innanzi prigionieri Sternuta » ciò vittoria...11 popolo prescritto1'augure avea come sacrifizio. nemica. i e cominciò voce trascinati e , salvezza ai Greci e porgeva , » Re, non si ha sinistra , sternuit a come por ut ante, sinistra, adprobationem: virgoladopo vuole Amor il P. Famiano * HerodotHS, in Eralo,Lib. ' Catnllus, Carni. 45, 5 Strada, Prolusion. Acadcin. Lib. HI, Tra-lcct.4. v. VI. 8, se«j. , togliendola Strada. ^ 80 dESTO. CAPO di fausto Stimavansi mezzodì alla sino quelliche mezzanotte di occorrea fatti dal augurio glisternuti fare d'infausto vegnente; dalla mezzanotte sino al seguente mezzogiorno: della quale opinionelasceremo ^ ragionead Aristotele. render gliAntichi in solcano sterùutare Macedonio fa menzione in augurio lo per cattivo tenuto vedesi letto,come Di questa sepolcro. un presso in tornare Era pur Sant'Agostino.* nel calzarsi, Se sternutavano di sternuto sorta tologia epigramma dell'An- un * :; al Presso Lo di ai venti sternutare sepolcrosternutai credevasi annunziare la inutilità qualche intrapresa. Ai venti sternutai Allorché voleano : * Macedonio. dice lo stesso sternutare , il verso sole,perchèil calore allo sternuto capo » : il è da occasionato certo , » calore che » gine. Perlochè » bramiamo quel luogo onde commuove , ^ * dice Cassio Medico , * questo determinasse vedesi in Aristotele.'' « Lo ster- come , nuto di volgeansigliAntichi volgiamo verso ci sternutare. quisduna se 5 Macedonius, Idem, 5 Aristoteles,Problem., "» Cassius, Problem. 1. in ori- allorquando aote calceat sternutaverit. S. domum Antholog.Lib. II, Gap. i9, Epigr. 5. e. Sect. medie. 33, quaest. 4 44. et suam AugustinuSj de Christ. Lib. II, Gap. 20. ? ha » Aristoteles,Problcm,, Sect. 33, qusest.H. Hìdc etiam illa; limen calcare, cum sudi redire ad lectum, si il sole esso 15, transit; Doct-r. settima porta si legge: ed Ahùnavbr, nuta » cacciare » porta » Poiché » questo fuoco,per comando » tacca » così » mezzo il parole i luogo nel ha v' ha nel corpo certo il demonio rimane » fuoco... il corpo Il timore che dai Romani chiamavasi però avea , consternatio brillato la terra buon , mai come il ragionedi del tutto degli errori altri « non , la E * Cicero, de Divinai. Lib. II. ha spesse di uomini. natura; qualche uomo v' ha avuto Un gettando saggiori- saputo schivarne alcuni, ad altri pregiudizi. noi dunque piedi,il rompersi di altrettanti Il ha scomparire,non che, dice Cicerone,dovremo sternutare,come la verso tutti i filosofi; né soccombendo saggi han rigettato l'inciampar co' lo ha della illuminata;il pregiudizio mente deserto universale un volgo più in all' altrui o increduli grande ha fiorito in ogni secolo. Forse non universale. mai assolutamente pregiudizio che prendiamo ap- che quelli, loro le tenebre spesso è sembrato abbandonata mai Fra trionfato della che senso di rallegrarsial si mostravano qualche è stata gliAntichi riprendevanoacremente dello sternuto. ha mai non di o superstizione,e sempre tra ancora di costernarsi divinità lo Feste. sternutare sua per , da luogo posto e sano , V' Quando cagionava , sternuto che umano. corpo forza dal corpo; a , dello sternuto. morbi del Signore-Nutritore, at- il diavolo,lo scaccia fuga vùhù.... affine di Ashìm un diavolo,il quale sappi che in recitare per chi ster- di queste due mezzo per alla , Bisogna « » un intitolato Sad-der degliOrientali libro Nel 81 STERNUTO. DELLO una augurj?' » guardare ri- reggia, cor- Presso 82 CAPO Alessandrino,* Clemente comico della di noi ognun in città? peran Tutto avverrà sua flotta contro sua nave che » rinai » molte » dano migliaiadì detto e ' » : prefisso. essendo dare a n' abbia uno aggiunge,che Leone il timore » confidenza sinistro propria soltanto fu urbanità di Clemens 2 Theodoretus, 3 jam tem farne de Curat. Slrom. superstiziosa sul modo Grsec. di contenersi sarebbe stato cessario ne- assai VII. afFect. Lib. VI. tot millibus unum 41. I, cap. 12, num. Polycenits,de Strategem. Lib. Ili, Cap. 10, 198. Leo Imperator, Tactic. Cap. 20, mim. Frontinus, perfrixisse? Strategem.Lib. 5 drino, Alessan- giudicòneppure non il che Lib. affatto adversus audierat; miraris,.inquit, ex * sto que- Corcyreos,gubernatori suo, qui proficisccnli ex dare, remigibus quemdatn sternutanquia receptuicoeperat Classe dimicalurus classi signum menzione, Alexandrinus, la dei Gentili. Clemente nello sternutare, ^ a dei soldati riguardatacome che dà alcuni avvertimenti con cui pru- augurio, ispiròloro primitivaChiesa dello sternuto e che fra » coraggio. Cristiani della osservanza a ma- ^ » Dai dei Imperatore, quel prudente generale,tolto dagli animi e piloto il segno si rise » cagionato dal al , Così,dice « disse Corcira porto , perchè uno ve * , combattere meravigli tu dunque ti Polieno per cominciato uomini si fece vela. lice non Timoteo, generale ateniese,il nel sternutato le nari? il Destin avea alla flotta di rientrare sternuta che? ciò quei di » avea : Frontino, « , vana, Filemone gliaugùri : alfine ciò che è il detto di riferir di quale, al piacer suo a Forse Celebre colla parla e e Ovunque » Teodoreto,*dice e : Cammina » SESTO. num. 2. lo sternuto Pagani. vina e di Dio » mente » mossi » tica col possono degliDei o che * allorché Divinità una risiedano in noi di- cognizione aver sternutiamo,saremo da e profe- virtù una nella nostra e ai commune Celso ; necessaria- parla come , Origene un' anima hanno , farlo da a ^ dei sensi mezzo noi uomini ancor dato riguar- avessero indizio dell' avvenire. come gliuccelli,die' egli, Se « , » quel tempo disprezzodi questa opinione sì parla con » di i Cristiani naturale,se 83 STERNUTO. DELLO anima poi- : , » che » Ma gùri... » futuro » lunque si di animali serve uomo. vana da altri i Cristiani *Lo fuggirla. Clemens Origenes, Quidam rcvocationibus occursibus Illasvero necessitas Orationcni Ccesarius, ^ sed sacrilegas, properandi,signate vos Scrm. Simililer et qua- Giobbe, pur dannata con- L' autore di stino Sant'Ago- a Cesario,chiama secolo ammonisce dà ai fedeli duodecimo 7. seri miintelligentes ridiculosas stcrnulationcs vobis nomine non Pseudo-Origenes, diriguntur. in quacumque parte siderare, con- fuerit Ghristi,et Symbolum, voi Jcsu Gdeliter diccntcs, securi de Dei adjutorioiter agite. de auguriis. auguria,vel sternutationes positi, aliquasaviculas canlanles signatevos in nomine arripitis, cum S. vocibus, eliam quoties in il IV, Gap. 94, seq. adhuc observiunt, et invocationibus, atque atque volucrum nolite: sed Dominicani ascritto avvertimento Domino solum non observare et a ' ed sacrilega, e gressus homtnis in Job. Lib. 3, ad Gap. 2, v, i3. Commentar, ? , , spe vacui, quia alcuni Noyon.^ Nel autcnvsternutamentis et da stesso Cels. Lib. Contra dei libri sopra Paidagog.Lib. H, Gap. Alexandrinns, " et di Eligiovescovo 2 3 S. a conoscere dello sternuto. ridicola osservanza far gli au- o di irragionevoli, più ragione a con tra Origene stesso, trovasi sugliaugùri e molti per terzo osservanza , Sant' Nel » attribuiti ad sermone posto da spiritodivino siasi la questa è il vero non falsamente un lo sternuto anche Gde, et devotione dicilc,et de reclitud. calbolic. convcrsat. observare adtendatis: sedsive iter,sive quodcumque Christi"et Symbolum, nihii vobis Gap. 5. noccre in itinere nolite,ncc et Orationem inimicus. polerit opus Dominicam S, Elìgins, 84 v' in avea sternuti. CAPO SESTO. Francia chi Che « cosa DELLO — si ridea STERNOTO. degli dicea mai di Giovanni dagli tratti augùri Salisbury , » di vescovo ha Chartres che far il con de- successo , » gli che affari taluno sternuti una o piti ? volte * » , * Quid sternulaverit? enim Joannes refert ad consequentiam SarisberiensiStFoìicTìt. si rerum, quis semel aut , Lib. H, Gap. 1. amplius 86 CAPO At raucis, tua dum mecum dice momento quel vestigialustro, arbusta ardenti resonant Sole sub In SETTIMO. viaggiatorla 11 caldo Del bruno Fu d' oro, dice al era terrore in vedere tratto visitarla a spesso Praesentes la pietàe mortali sese Coelicolae,nondum dum tempio festis venissent Conspexit terrrf Saepe vagus Nell'età del ' : invisere castas coetu solebant. spreta pietate, Saepe Pater Divum, Annua sero si lascias- la virtù regnavano gliabitatori estendere centum Liber in fulgenterevisens sacra procurrere Parnassi vertice diebus, currus. summo Thyadas effusis evantes crinibus egit; Quum Delphitota certatim ex urbe ruentes, fumantibus Acciperent Iseti Divum aris. Saepe in letifero belli certamine Mavors, Aut rapidiTritonis Hera, aut Rhamnusia virgo, hominum Armatas * Ecl. Virgilias, 2 Nonnus 3 Catullus, y 2 , V, est 8 , praesens hortata seqq. 29. Lib. Dionysiac. Carm. 62, 385, seqq. non precisione? con dagliuomini. demos ante namque Saepius,et essi stessi se , sulla terra, solcano discendere fosse stato che gliDei antichissimo, Catullo,quando ancora cocchio, meriggio. d' informarcene cura sentimento di tratto sferza ardente tempo di un avuto avessero paventava e quellodel mezzogiorno che , gliAntichi della terra Sol, che coli' acceso Co' destrier trafelanti Chi crederebbe che nel mezzo, il mattin sembra : Allor Era * il sole stesso , per il calore imbrunire per ^ Nonno , cicadis. catervas. cielo Etiopi, innocenti Gli onorati erano dir di a dopo spirataV ancora presso loro trattenevasi per lo spaziodi co' Dei recossi coglialtri Dei a al cielo e mensa, di farà ritorno. lo stesso presso Giove,che de' puri Etiopial suolo mar Nel dodicesmo Alcinoo , dodici giorni: * ler sino al Giove banchettare a età dell' oro dalla visita di Omero, , 87 MERIGGIO. DEL poeta dice ad Ulisse Poiché ^ : colle Ecatombe sempre gliDei Allor che glionoriam, scoperto il volto A , noi mostrar Con noi sedere Introdotto hanno non ad a sdegno',e stessa una mensa. il delitto nella terra le , Dei, dice Catullo,cessarono a sdegno sangue, chi altari,e disprezzavai Sed postquam Perfudere da uomini di empiamente profanava i loro ^ loro comandi: cupida Destitit extinctos de mente nefando; fugarunt; sanguine fratres ; fraterno manus lugereparentes ; natus Optavitgenitorprimaevi funera nati, Liber Ignaro Impia Omnia innuptaepotireturflore novercae ut mater non substernens Quare tales se mentem scelerare penates : permixta furore, avertere Deorum. dignantur visore coetus, lumino claro. contingipatiuntur nec * ffomerus, * Idem, » Catnllus, lliad. Lib. I, v. 423 Odyss. Lib. 7, Carm. 64, v. v. , 201, ; impia nato, fanda, nefanda, malo nobis Nec se verità est Divos Justificam bero eb- macchiati tellus scelere est imbuta Justitiamqueomnes gli deapparizioni quasi del tutto,essi il farsi vedere il visitare e insieme stqq. seqq. 398, $ct|q. 88 SETTIMO. CAPO Ben apparizioniin luogo di le tosto , furono poter vedere di la Gli Antichi temute. del di cui figura,e idea. Raccontavasi di cui potere che Pane qualche agliagricoltorii quali dopo vedere la sorpresida stati ' Eusebio presso dei buoni che « Geni improvvisa.Dice morte una che Pane era uno » mentre agricoltori, lavoravano » quelli i quali erano stati onorati nei da , » sione , improvvisamente di Panici Dio Pane ovvero da Fauno, , spettrie con dello stesso stati erano che Orazio ersero colpiti , canta di Fauno a capretti: a danneggiare i non Faune; Nimpharum agnellie Si tener Larga Vina nec desunt cratere, haedus Veneris vetus ara Fumat Porphyrins , 2 Dionysius 5 Idem, ? Horatins, 1. ap. Euseb. Halicarnasseus parvis alumnis ^quus pieno cadit : anno ; sodali multo odore : Prsep. Evang. Lib. V, Gap. 5. Lib. V, Gap. 8. Antiquit. Rom. , e. Lib. Carm. VI. Lib. Ili, Od, \%,\. 1, seqq. ' : temerlo, fugientumamator. Lenis incedas, abeasque * suoi di Fauno fines,et aprica rura meos me no- panico da * Per vi- ai riferire Giove a , lo prega il che cagionatidal mostra , e bella Si diede terror un altare un inno un « , , cui » voci divine. I Romani in memoria autore questa e agli Dionigidi Alicarnasso,* scrive come , Bacco, e campi, » si credevano che ai terrori morti. erano di servo firio Por- talvolta apparso egliera » : volta fatto apparizione sua , erano spaventosa una era narsi immagi- conoscevano non aveano si , al solo tremarono Essere un desiderate essere i suoi Ludit herboso pecus Quum tibi Nonae Festus in agnos Gaudet pepulissefossor invisam è stato silenzio, sylva frondes il più sempre e : i sudori visioni,che quasi allevati in i sospetti,e autorizzava si è solo,si può dava del sembrare ubipascas,ubi » vedessero » mire, come non molti , dano nel Canticum , volgari, , e tempo dormire un il pranzo. e commune esso sto Queche an- Indica in mihi, quem tuorum. Ne meritamente altri,... che schiavi,... meriggio a prender sonno Canlicorum , Pialo, in Pli.ncdro. Gap I v. , 6. diligit meridie, ne vagavi fece menzione quel luogor^cc Se in indicato venga le cicale ci disputarenel mezzogiorno, stimandoci bono fanciulli ai loro errori peso che cubes sodalium Platone presso le visioni ancora , incipiampost greges Socrate i palpiti, aria per gli antichi antichissimo quelle paroledel Cantico:* mea, in proprio dei meriggiodopo agliEbrei, se vogliacredersi anima ecco , talvolta tali come folla orecchio spaventi. Solcasi i loro regolarmente nell' ora costume ciò è tutto religioneche una paniciin angosciosi,1' possiamo considerar 2 di latte. Si tace col i timori ecco immaginarie.Se " proprio a risvegliare , spiare ogni remore, » quellodella quiete al sonno, cioè succhiate ; pede terram. di fantasmi idee ha uomo ecco » ; tibi è nelle tenebre in : Spargitagrestes le chimeriche noi pagus lupus errat 11 tempo destinato ogni Decembres; otioso bove Ter del campo, redeunt Cum e omne pratisvacat Inter audaces 89 MERIGGIO. DEL come ma dor- ci deriderebla greggia,va- vicino al fonte. » 90 CAPO * Varrone nel elegantemente insititium il sonno chiama riportandoquel barbaro colla si vantò mentre cose moglie ella dormiva sola sentenza una con sua detto di nel pranzo.*Il » zo, che » der » vano giusta il le Ego diffinderem Lib. Storico, dormire egli di Alessandro il vecchio dopo « degliAntichi occupazioni, ponevasi sue durante * gusto Aumeriggio.' . il hic vero Se- il pran- solca pren- il meriggio dies modice «^Dormiva pur giovine Plinio:^ prender sonno.' Seneca redit, et abit^tamen cestivo die si non , insitiliosomno meo giacere,leggeva estratto usava non et a . del verno ubi nox, : faceva ne e nell'estate in tempo ma più di quaranta nel medesimo costume grandi se leggieroe facile,nell'estate, glielopermette- libro,notava un dormir Plinio fatto aver mezzogiorno, perchè dir dello stesso Lampridio nota » il dopo pure Sve- e Caligola, ilqual condannati infelici, appellameridiareìì solca, a di Cesonia avea preso mend/a^tonem:* lo chiama meriggio.Cicerone tonio SETTIMO. meridiem, vfvere non Varrò, possem. de Re Rust. I, Cap. 2. 2 forensis operfe, propter intermissionem meridiationes addidi, quibus uti anlea non solebam; quidem Nunc delraxi,et dormiens uUo Divinat. Lib. 5 in somnio admonitus sum tanlis , et lucubrationes multa lam nec piicseitimde rebus. Cicero, de II. sententia una quondam ex diversis criminibus est expergefactae condemnavit, gloriatusque somno Cifisonise,quantum egisset, Vit. XI [ Cfes. in Vita Cabg. Gap. 38. Svetonius meridiarel. dum ea * Post meridianum ita ut vestilus, calceatusqueerat, retectis pedicibum Idem, 1. e. in Vita Aug. oppositaad oculos manu. bus, paulisperconquiescebat Supra quadragintareos , , , Cap. 78. 5 cibum Post interdiu levem srepe, quem bat, festate: si quid otii,jacebatin sole; liber Epist. Lib. Plinius que. , 6 rcperet quoque Dein cum ccepireputare idem, quod ambulans, , dein Requiris quid meridianus mituT. Ili, Ep. (erat enim somnus, pauluniredorraio ' meridie Idem. somnus ambulo. ex hoc more, sume- j adnotabat, excerpebatlegebatur dormiturum ffistas) Oratores. jaccns,durat Idem, in facflem,veterum 5. maximos aut et 1. ob- nec recepissem, e. Lib. intentio, mutatione 1. e. Lib. Laurentino Idem, me 7, ep. 4. Ibi ipsarefecla, 9, ep.36, byeme permutera. Nihil nisi quod eximitur, multumquc de nocte, vel ante, vel post dicm, 1. e. ep. 40. su- 9l MERIGGIO. DEL pochisriposava pure alquanto dopo il pranzo. « Dormo » Simo, scrivea egli a Lucilio;tu sai bene qual è ilmio Il mio » costume. » altro che è brevissimo sonno dividere il giorno.Mi basta di vegliare.Talvolta )) dice spetto.))^Sidonio Apollinare » il pasto » nulla. che il scosso , dea alcun quelleparole che si hanno « Lessi ieri la orazione » dopo terminai Procopio di di parla di » cibo. * » fra commune tempo in Cotesto versi: Nunc et Dormio : intera : a riposare.» lo era mihi uxor dormitum sin dal fa menzione perbonum jubet me dedit, ire. Minime. coiisuetudinem minimum, Satis est mihi quasiinlerjungo. aliquandosuspicor, Seneca , meam nosti, brevissimo somnoutor, d esii"se. vigilare Àliquaodo dormisse me scio, Epist. 83. 2 mu3 il assai stato fra i Romani ne tutti dopo sonno essere da ^ Prandium • Esso Libanio meriggio, ipentre Plauto, il quale chiaramente di quei gliAntichi. a quasi pormi sembra costume mostrano lettera cijgtume, prendean il , congiura ordinata una il verso gni compa- meridiano come il pranzo di dopo imperatore pren- sua una cr ridestar 1'appetito, per il pranzo, avanti Alarico,ed eseguita « secondo già.... poco in suoi il sopor leggerlaprima Cesarea » so poco, spesso dei e la cena.^ Giuliano egliriposo dopo ancor Teodorico sempre torpore , ossia farlo invocare e talvolta lo che di sé scrive cavalcare usato aveano di , Altrove » aver mezzogiorno, dormia nel , ^ so quasi cessato aver dormito » fa non e , meridianus Dapibus expleto,somnus semper exiguus, ssepe nullus. SidojipollinarisEpist. Lib. I, ep. 2. 5 Excusso torpore meridiano, paulisperequitabamus,quo faciliuspectora , marcida * cibis coenaloriiB fami exacueremus. Lib. II, ep. 9. Lib. I,Gap. 2. de Bello Vandalico Procopins Caaariensis Plautus, MostcUar. Act. HI, Se. 2, v. 3, scqq. , ' Idem, 1. e. , 92 CAPO forte visum mihi Non SETTIMO. prandium, Melius quam Voluit in cubiculum bonus Non turget mihi Tota uxor quis dotatam Si Neminem Ire dormitum odio Exsequi res certa cum dunque est : est, gliAntichi modo, Dissi e credersi che modo la qualche in che gliDei , , che un'origine remotissima, Poiché i Settanta. * futura d' nascita a apparvero tò dei ed questo in latino da San temente in Geneseos 2 Ibidem. quei luoghi Cap. 3 Cap. 18, , tempo del meriggio. la v. nei casa i". , v. avere quasi al tempo di Scrittura,udì la in Paradiso ad come SìjX^vòv, 1. interpretano ad Abramo annunziarono gastigodi la ma, Sodo- in convalle Mamhr e sui in ipso fervore diei. La cioè nel meriggio: iiEGVi}x^pio!,?^ Girolamo mezzogiorno. Nella * nel dice Omilia una , » erano , , » cui mentasse fo- comparisseroin singoiar Patriarca' ha Settanta Origene persuasione in Isacco, e l'imminente sedenti in hostio tabernaculi versione cubem. siffatta consuetudine deambulantis Angeliche I tre domi , post meridiem, o, auram abeam monti questipeccò, Signore Iddio del voce mihi vero perchè questa opinionesembra fomentasse Adamo. animo, meo quam gliupmini atterrissero scio, domi.... nunc ut i Geni e : sopor. , Può apage habet, hinc ad forum Potius anus. prandio : nunc, uxorem soUicitat me edidi foras. me Quo magis cogito ego , solitum,dedit. quam est de aedibus ex fuit, abducere somnus Glanculum illieo sopra parlacosi: il « qualivedrai di Cantico, dihgen- Osserva fatta Giuseppe recata paroladel i suoi fratelli 94 CAPO SETTIMO. No, pastor, no, della zampogna In sul meriggio a abbiam Di Pane noi destar timor, che Dopo lungo cacciar lasso Egli è di tristo umor, che Inquietaentro , Degni a bosco un cultu Non illum Sed cessero Deis Aut ccelum nox da medio : atra bile glialberga. di Lucano Phoebus quum in intorno timet Stazio: Ingentes infelix deprehendere luci. le visioni nel in vana mezzogiorno cora apparisce an- ^ terra medio, solaque in Expirat,nigricum est, axe tenet, pavet ipse sacerdos nella notte, ciò che che adhuc un' aspra populi propiorefrequentant, quel luogo di Lucis ora xjuest' riposa. * dunque gliAntichi altrimenti non lice ; non Marsiglia: Accessus, dominumque Temevano suono su quei versi sono di sacro non le nari ognor di osservazione il tumultus nocte per umbras prseliasurgunt Terrigenae. Anche sul vagando di Stazio , riputavansì comparire e sì presso nel Flegra, dove il qual narra Filostrato, che mezzogiorno avvicinarsi giacevano le andar vedesi sì nei citati versi mezzogiorno,come ardivano non dei morti le ombre ossa dei a i pastori Pallene,ossia giganti,per more ti- deglispettriche apparivanoin quel luogofacendo ^ strepitospaventevole. uno Quanto agliDei, dice Porfirio che nell'ora del * Z«ca»7«, 8 Statius, TheLaid. 3 Philostratus Pbarsal. Lib. Lib. Ileroic. , IH, v. IV. Gap. 3. 422, seqq. mez- zodì essi a diporto /x£a"i/x/5p«à^ovT passeggiando vanno cioè meridiantes: ovvero, do il sole » cito » Perciò gl'immortali. » del agliuomini tempii.Allora passeggiano porsi sulla porta suol saria stata dormissero dormia del dolce sopor Giove ^ disse Omero. veduto primo nel eremita Paolo San gliapparve, Callimaco mezzogiorno.^ si lavi nel Cariclone colla Ninfa Del , tuffarsi nelle Ambe Quieta pace sedea Si lavavano entrambe Atteone, si lavava * Porphyriìis de 3 di Homerus, 5 Et , in sul dir di San quem suuni, cui mixtum, : meriggio, nell' ora del quando fu veduta Sancii , mezzogiorno:^ nympbarum. H, v. 2. Pauli primi Eremit. Callimachtis bymn. in lavacr. Oviditis, Metamorph. Lib. IH. , B da tamen a cceplo qnod servum Ddihi promisit, ostendct. Nec hominem plura bis, conspicit equo opiniopoetarum llippocentaurovocabulum indidit. S. Hierony- in Vita ? rolamo, Gi- sul monte jam media dies, coquente desupersole,fcrvcLalinec (Antonius)abduccbalur, dicens: Credo in Deum meum itinere il sul monte. Diana antro visitare * tempo del meriggio: mezzogiorno dice che lliad. Lib. a a dicesi limpid'acque era tranquiilitade Ovidio similmente Giove fingeche Pallade, placidoIppocren, mentre Mentre Antonio recavasi deserto,mentre , sul terni subal- gusta : non Ippocentauro che Sant' L' gliDei di notte. neppur Ma che meriggio,mentre nel ancora il segno » jmecDijxpptà^». il Dio vergogna gran è le- non , mentre meriggioe dell'austro, Veramente mus l'austro verso nei entrare creduto, che ha tempiiper dormire.* «Quan- (cosiegli)declina » aver taluno come allora ai essi s'incamminano non 95 MERIGGIO. DEL Gap. 6. Pallad. 96 SETTIMO. CAPO Et sol di Aristeo di figliuolo condurlo che te medios cum Gum sitiunt che dunque E del meriggio sacro ^ : evidente pregiudiziouna nei libri più essendo Medios « d' ordinario cum compa- parole di no Luca- sopra. gliAntichi che idea lo e rimanga come di di cui si trovano e totalmente tempo rallegrarciche a sì comune, , del aveano riguardavano , antichi esso est, undis Servio: i numi abbiamo volta ab cita alcune e » grande una terribile. Noi e aestus, aggrediare jacentem. somno allegaialquanto , fessus quo perchè cestus quell'ora in riscono * sol accenderit luogo, scrive questo sol accenderit ut , » di Proteo, all' antro meriggio quel tempo: ducam, recipit;facile Illustrando Virgilio,al presso herba3, et pecori jam gratior umbra senis secreta Se sul in ego utraque. promette, dormire solca Ipse In » distabat meta aequo ex umbras, contraxerat rerum madre Cirene suo medius dies Jamque MERIGGIO. DEL — ora un stigi ve- la rimembranza appena dalla mente cancellato , dei Ciò popoh. quale costumi influenza che si * « Servius, e Medios sussisterà ad cura volgo. Si di salutar Virgilius, Georg. 2 del Lib, 4, sol accenderit Virgil.1. e. v. 401. deridono intorno v. nelle 401, sestus : chi ora sce cono- i dizi pregiu- allo sternuto, nazioni i sopra anche sussiste chi sternuta sempre a 1' antichità tuttora anticamente aveano la consuetudine presente, eserciti glierrori e assai ordinario sembrerà non ma al civilizzate. seqq. » Fere enim uumina tum videntur. 97 OTTAVO. CAPO TERRORI DEI NOTTURNI. fantasmi,visioni,ecco Ombre, larve,spettri, terribili oggetti e che convien , che faceano pur dirlo , i tremare poveriAntichi, ispiranoancora noi dello a cedere al tempo sogliono pregiudizi pochissimo ha perduto del suo vigore:esso i spavento. Se dirsi il dei pregiudizio dalla educazione malvagia,e vedere quanta ha mente. gihoccupato è mente vera- la bile del filosofoil fanciullo intorno un chimere Eglisa più appena atte a fare balbettare, di esser nato la storia dei follettie delle apparizioni il suo luogonel di lui intelletto perchèvivace, stupefatto. Alquanto inquieto, e egliera forse molesto ad una allevatrice lita impaziente,so- confondere ilbrio colla insolenza, e a chiamar LEOPARDI. può al precorrispondere sente ed il pettoper mostrare pauroso a sto, que- ripetere questo punto s'istruisca cura che religione, vera su ben lontana dal sua segnarsila fronte nella fanciulli e alle più terribili, impressionesulla e è d' uopo di civilizzazione. Muove con alle favole secoli. Come , maggior parte deglierrori popolari la quelladei universali, stato gli — Errori popolari, 9 bontà 98 CAPO novella dabbenaggine.La la sicuro liberarla dalla per infatti divenuto della notte ; inorridire da capo il ottenuto di qualche mostro a qualunque si di parlare che è luogo oscuro un renderlo per che sia ma di vita dell'uomo. il sventura far esperienzapuò infelice ; lo abbatte ; loro omicidio render il di colpevoli in cietà so- presso coraggio, meno infelice mali reali , rende quasi il coraggioalleggerisce il loro peso ! sotto pienamente timoroso lo pone cercato , aver lie, ba- Quanti mali immaginari perciò che hanno della il bene in ogni pericoloreale allievi o per tenere fanciulli conoscere privo.L' uomo di riflessione. Coloro sono , questo valido ostacolo senza ogni piccolorischio coraggioai ! Le nutrici mezzi lo sventurato soccombere sia 1' esserne danno che e preda sottomesso e coraggio disprezza,e graviche giorno di darlo in coraggiofa scomparire ! Quanti meravigliosamente, sola il basta minacciarlo specie di una più proprie a insensibili ! Quanti mali La perfettamente ubbidiente tolgono ai Esse piccoli,che farebbono o , questi infami ree delle doti il : allievi, cospirano contro la possibile che ha solo , Qual barbarie di letto trovarsi durante terrori notturni comando. umano. una nel e Il fanciullo , il genere brosi supplizio,i luoghitene- L'allevatrice piedi. a , si fanno e vicinarsi l'av; riguardare , servono freno i loro fanciullo. Eccolo freddo; raccogliersi pauroso cercar 1 suoi a che timoroso un sudar fondo ad porloin e specifico , dimentica non come intento. suo importunità del lo spaventevoli;palpitarenel angosciosamente; le lenzuola fu deglispiriti attonito caverne come sotto OTTAVO. contribuito in di qual è veramente agitazione ; ogni lo rende pace inca- luogod' ispirar di toglierglielo , grandemente a render miserabile la loro vita. » diceva » di » in Luciano Quando « mai queste fole? Riserbatevi tempo queste mirabili almeno che » diamo, » portentifavolosi. » né abbiamo )) sti prodigi,i qualili accompagnerebbono » loro » a » di ogni perstizioni dobbiamo sorta. influenza ad una forza di è interna, che divenuta , la una sua è oscuro, rende dovrebbe mente, facil- naturale mai aver per vincere quelladelle passioni come suo camera superiamo farsi violenza dal inseparabile animo. Gli uomini uomo quell' forti, deglispiriti L' la Si superarla. , di Meraviglioso più grandi non quel banderaio saputo evitarne glieffetti.Voltaire, hanno tremava pregiudizi, dei Noi è omai potere della educazione! in appartamento obbligatoa su- pregiudizi tutta solo di notte un di qualche occasione,una qualitàche eglinon Esso conosciuta. in uomo. ci avvediamo ma all'uomo ogni soggetti cotesti durante dell'uomo traversare a per tutta la troppo evidente che di udir que- a caricherebbono È » e riguardo, loro aver li renderebbono ad entrar ripugnanza secreta quasicomune avve- di terrori , ogni strepito,li sulla mente tenebrosa,o in gra- ne ce permettere che si avvezzino a ribrezzo involontario vita. Un una Certo malaugurata esercitano parlar , vita, li turberebbono la fatto di , giovani, perchè senza abbiano a empirsi il capo di , avventure zia di cotesti temere * contarci in altro a » non finirete , Dialoghi , tremende e vecchi o , dei suoi uno 99 NOTTURNI TERRORI DEI esperienzaha bravare a * sì nelle tenebre dimostrato Philopseude. come che i più i pericoli e a mirare Luxiianus, in ragionevolee senza un sì nemico fanciullo. liti soprodimilitari, turbarsi l'aspetto 100 CAPO della morte OTTAVO. ceduto hanno al timore Non deglispiriti. , v' ha che terrore la idea delle che di nonpertanto fantasia lasciano di non alterata quasi tutti gliuomini. da Se , che di contezza nell' udirle , fa V fra i coraggio, quali non bambini per delle nostre befane le loro aveano i nostri e Lamie, i loro opinione era il , indiscreti turbando il riposodei dei morti ombre uscire dai loro universale Lemuri, tempo viventi. questa Vix * in cui Fauni, questi spiriti sceglievanoil tempo Ovidio Fast. era si mostri almeno della notte la II. per opinione alquanto incredulo credo ; bustis exisse feruntur, Lib. terra Allora,dice Stazio, terribile verità.* equidem OvidiuSi i loro placent. sepolcri.Tale benché In condo principalmente,se- notte , verso delle ombre. prendeano piaceredi comparire sulla Superis terrena Le erano deglialtri nostri spauracchi, , la loro bambine, erano e deglispiriti i loro Silvani. La i loro Satiri avi,iqualivivendo stati assai forti di animo siano non storie essi fatti beffe , disprezzarele luogo avuta allevato. le scienze essi ancor noscere co- ed istruiti a riflettere sarebbono ne di e falso, avessero non erano tuttogiornodeglierrori popolari è stato in cui tempo un , quando , savio uomo se È facile immaginarsi che in essi queste fole;cresciuti di temere prima come sia cosa dal quella è come fanciulli vero voli spavente- essere prevenuta, e il incapacidi distinguere ancora delle chimere, soprannaturaliapplicataa cose una per paragonarsia quelloche ispira possa 102 CAPO etiam Mox Hic verbi, vis Ut ferali nunc dei Lemuri Tum Incussere prega Emiliano quei versi * : pericularupto: sistro lusca sacerdos si non il atterriscano sario avver- morti, tutti i dell' inferno.* Platone le larve tutte dei le ombre di lui tutte suo d'ognisorta, e coglispauracchi notturni , , nota come Sant' , nostre » meritato; Lemuri, » si chiamano » nata sono Larve, o se è incerto perchè gliAntichi terrori demeritato; e abbiano come degliAntichi loro natura me- hanno non Sat. 5, il avuto Altri vuol che le Lamie, erano bene siamo non 185, seqq. libi,emiliane, prò isto meadacio, duat At ben ^ piena contezza. PersinSi hanno se hanno se le anime » Della Slriges. * che anche , oggetto dei 3 « divengono Lari, e Mani Dei la loro vita. Altro Agostino, dice Geni, » 0 che gli Dei contro : caput gustaveris alli. ter mane tutti i Mani Lemuri diebus inflantes corpora, Deos Prsedictum erat. in nigriLemures, ovoque grandes Galli, et cum Tunc scatenino vocis ea silentum: tempore aperta vides. Persio fa menzione Apuleio dixere illis clausere veteres tamen fuit. prima animas Lemures, sensus Fana nomine loto Littera, quse OTTAVO. istruiti, cene coraggio di dar- fossero pesci, altri v, Deus iste superum et inferum raalam obvias speciesmorgratìani, utrorumquc semperque est usquam, quicquidumbrarum quicquid lemurum, quicquid manium, noctium occursacula, bustorum quicquid larvarutn oculis tuis oggerat: omnia formidamina, omnia sepulchrorum terriculamenta. JpulejuSjApolog. Orat. I. 5 Dicil Dgemones fieri quidam et animas hominum esse, et ex hominibus Deorum commeator, tuoTuni, lares,si boni meriti sunt; lemures si incertum est honorum eos, Civ. Dei,Lib. 9, Gap. 11. seu si mali, malorum seu esse larvas; mancs mcritoruin, autem S. Deos dici, Augnstinus,de fino ad perchè nessuna incerto, Lucilio,di di che però cui si esse avea questi versi pueri infantes Ut Vivere, Vera putant, credunt Pergula pictorum, Anche delle Lamie AsT. in Lamiae Leggevasi ficta nihil,omnia al in ahenis. inesse ficta. Meursio,^ fé' menzione ^ hcec sunt, quas d'un habes vecchio Codice vuol Accusavansi le Lamie di piena Lamice hcec sunt. sangue dei fanciulli , victorias. Lavinice hic sunt; Plauto presso fede sio sulla ahena dant. Dignis St. di signiscor quel luogo : ponit: sic isti omnia et di ^ Pompiliique omnia piamo Sap- tempo quas, crediamo Plauto, se sin dal Lattanzio: signa : veri n' è veduta. se serbocci credunt homines et esse specie.Tutto has, hic omnia tremit Numae, ora paura Terriculas, Lamias, Fauni Instituere di strana altri animali altri maghe, uccelli, 103 NOTIDRNI. TEKRORI DEI averne ilMeur- ma che si legga: di succhiare la gola, e perfino mangiarlivivi. Neu disse Orazio siano Lamiae pransee del uccelli o , Sunt avida) Guttura vecchie Lttcilius, ap. Lactant. Mtursiris, 5 Plautus, Exercitat. Truculenl. Horatius, » Ovidins, Fast. quae Poet. Lib. Divin. Act. v. VI. I, ad H, Scen. 3iO. 2, alvo bene : se esse ^ Phineja mensis Instit. Lib. critic. Par. sa non fraudabant, sed genus ' Art. streghe: volucres, non extrahat puerum Tragico.*Ovidio * ? vivum inde v. trahunt. I, Cap. 22. Plaut. 20, Truculcnt. il Cap. 2. 104 CAPO Grande caput, OTTAVO. oculi, rostra stantes , pennis,unguibus hamus Canities volant, puerosque Nocte Et vitiant cunis Carpere dicuntur Et rapta suis. corpora lactantia viscera igiturnascuntur Naeniaque In thalamos Praeda Ecco minaccia avium molto quei assai commodamente. si forte Praeterea Virosa Allia mostri i fanciulli exertis praecepitTitini per il latte ai bambini: )) uccello notturno » sua » dice Lucano voce la « è poi * necti, Togatas. Strigereputavasi porgere dal uno egli,è un della suono stridore. Di essa * : Quod trepidusbubo, quod » che malvagità divorarli Strige,scrive La ramente ve- puellos, che ha tratto il nome quale non , la perfinoche era labris, Qui veteri claras expressitmore Sant' Isidoro dice quali si Sammonieo: atra ubera sententia alla univa premit Strix immulgens ai , scrisse Sereno Perciò erat. preda. Questa perniciosa, perchè e l'artificio, vezzeggiava ; in illis natus diebus i fanciulli di darli il ora fiunt, figuratanus quinque a solent. nocte ; Proca simile hujus carmino seu falsa Procse habent. nominis stridere in volucres recens sed : aves, venere bestia una rostris ; plenum poto sanguine guttur Causa, quod horrenda Sive inest. petunt nutricis egentes, illis Strigibusnomen Est apta rapinse Quest'uccello volgarmente notturno Medicina, Gap. 60, * Serenus 3 Lucanus, Pharsal. Lib, VI, Sammonicus, de strix nocturna v. 689. queruntur. chiamasi v. 1044, Amma, seqq. DEI )) perchè dicesi » latte ai bambini favoloso stima e pensa i ama amor che la natura di Addidit nelle uso infames strigis de noeta che ingrediente, un pruinas, carnibus alas Properziodi E de Hippomane foetae semina Strabene sia conosciuta.* non operazionimagiche. ipsiscum di Medea." fanciulli, i Strigiper quellebestie ConsuluitqueStrigesnostro Dice però più incredulo, Plinio delle exceptas Lunae dice Ovidio * » perfinoil porge poetila Strigeera alcuni di cui si facea e fanciulli, nascenti. cotesto Secondo Et che 105 NOTtCRM. TERRORI : un' altra sanguine,et maga:* in me legitequae. v' ha due di favole sorte altre che , allettano i altre fanciulli, che li atterriscono » Lamia colle larve donna di Libia die' sono, l'Incubo, la gene, " egli, Mormolica. colle e che li atterriscono. ombre; da Giove amata Plutarco » cieca in che, « secondo tenendo casa stridei avis,faabcns Strix,nocturna : de qua Lucanus la de nomeo avis vulgoamma vocis bella una di Sicilia parla favola,la sono la pone ; crudele. e Lamia dorme certo quando vaso Fabulosum gere. Esse non 5 ? ; clamai, enim dicitur ab amando noctarna qaernDtur. parvulos,unde et lac Origin.Lib. XII, Gap. 7. ubera eas ìnfantium strigibus, jam antiquisstrigemconvenil,sed quae praeberefertur nascentibus. S. Isidorus, S * : Qaod trepidas babo, qaod strix H"ec fa ne gliocchi ripostiin , * Filostrato Snida quelle Lamia, la Gor- di Libia bella insieme regina pure dice la ; Diodoro , di Lamia » « Tra enim in maledictis arbitror de arbitror. Plinins, Hisl. Natur. Lib. Ovidius, Metamorph. Propertius» Eleg.Lib. IV, ^ Strabo, Geograph. « Diodorus Lib. Lib. labris immulsii avium il, Cap. 39. VII. El. 2, v. 47, tt(\. l. Siculus, Bil)lioth. Histor. • Lib. '20. stare con- 106 CAPO quando » però , esce OTTAVO. li adatta se credevansi scrive che le Lamie laniando a , perchèspacciavasiche i bambini.'^ Pesto di nome Strigialle chiamano femmine * vede. e » da taluno così dette laceravano esse ci avverte che malefiche le , si dava Carlo Magno , ordinando Strigi, 0 chiunque che bruciata era al spacciare che osato avesse qualche femmina uomini; si condanni divenuta per o mangiata devotamente strigeso strigcoè il venuto Era turbassero glistessi che dei mortali di nome misfatto che streghe le strade in PhUarchust di notte il riposocommune in chi camminava Ecate modo un voce cora an- presso de morti, o alcuni provvedere alla , quiete passeggiasserodi ispaventarchi dormiva,e per le strade metteva urli e , era in verità schiamazzava per infernale. NocturnisqueHecate dice Didone dei alla lor cura, prendesserosollazzo grande scandalo. triviis ululata per urbes, ed Apuleioinvocando Virgilio:* la curiositate. Lamias, quas faLulae Iradunt infantes corripereac laniare dictas. iS'.Isidorus, Orig. Lib. 8, Gap. H. laniando specialiter 2 a o l'avesse le ombre luogo di Dei, in commessi in molestare * uomo , indegna che cosa uccelli affamati e qualche si è dimenticato. non notte suppliziocapitale eglistesso.^Dalla , ma Lamie strige,e mangiava gli di far questo impedirgli e il , ogni litigioe proibiscedi parlarpiù delle tronca delmente cru- quali aggiunge, voratrici. Finalmente ancora doro Sant' Isi- solitas, (ajunt) virum morem quisa diabolo deceptuscrediderit,secundum paganorum, comedeie, et propter boc ipsam aliquem, aut feminam, strigam esse, et homines ad comedendum dederit, vel ipsam comederit,capiincenderit, vel carnem ejus 3 Si de part. Saxon. punietur.Carolus Slagnus, Capitular. 609. IEnt\à. Lib. IV, v. Virgilius, tis sentenlia * C. 6. DEI Luna, del cielo esclamava Regina « » dita » Proserpinaterribile Favellar Che per di notte, d'atre La cagioneper la proprietàdi le tombe , faci al nella notte, con » chiamava ad alta voce » nelle feste in certi » urlano » d'Iside. ))^ Per sue i per per palato.Per il sangue. era si attribuiva questa secondo per tutto nei trivi onci il mondo quadrivi.Perlochè giornideterminati quadrivi come si , la terribile ammansare dice lo Scoliaste di cena , render vani i le matrone di fare nelle feste usa teneri,perchè giovani,cibo ancor lume, Proserpinarapita dal padre Dite, la faci accese » davano ispira Cerere, die' egli,cercando « maga teco Proserpina, o , urlare Una inferna, degliestinti,e cui ad Ecate » o : a' pavidi cagnuoli orrore Va Cerere in- * Beate con e possa, Quando Servio: notturni. affin che splendipiù bella,* vìa Su gliurli per tu sei la sorella di Febo o dice alla Luna Teocrito presso o , , delle messi madre 107 NOTTURNI. TERRORI Ecate, ^ Teocrito,dei molto gli se cani graditoal suo sogni infausti dice Tibullo,* Ipse ego velatus filo,tunicisque solutis. Volendo dalla " Vota novem dopo cena mensa un Trivio tornare tozzo TheocritHSt Idyll. 2, v, nocte a silente dedi. chi prendeano gliAnti- casa, di pane, al quale davasi il nome 10, seqq. 2 Proserpinam raptam a Dite palrc cum Cercs cum incensis faculis per ortrivia vel rcquireret, vocabat clamorihus. Unde eam, quadrivia per in cjus sacris,ul certis diebus perniansit exerceatur per compila a matronibus ad Virg.iEneid. Lib. 4, v. 609. ululalus,sicut in Isidis sacris iserviiis, bem terrarum 3 ? Scholiailes Theocrili,ad Idyll. 2, v. H. Tibullus, Elcg. Lib. I, El. 5, v. \b, scq. 10» di CAPO apomagdalia, terrori lo e che notturni OTTATO. recavano seco nella strada. potevano sorprenderli « Ciascuno, dice Ateneo, portava » causa dei terrori Aggiunge che notturni, che Eustazio l'apomagdaliaa seco »* luogonei trivj. aveano credevansi questiterrori , da Ecate. preservarsidai per bene Certamente, come precauzioneusata dagliAntichi pane neir andar vagando di notte la Erasmo, osserva di portar molto era dei cani che infestavano causa i terrori contro dei grandidenti a Plinio. etiam, Unam cum ogni a i credere essere insolenti in septem loca vidi reddere aut collibus Faunos tenere loquuntur; Quorum noctivagostrepitu,ludoquejocanti Ghordarumque Unco esse silentia volgo taciturna fieri, sonos ; dulceisquequerelas, agricolumlate semiferi sentiscere capitisvelamìna saepe labro calamos Csetera de genere hoc monstra, cesset Aihenceus, Deipnosoph. Lib, 2 Centra iiocturuos pavores, alligatus Lucretius, de succurrere Rerum ac Musam. portenta loquuntur, IV. umbrarumque terrorem, PUnius, Hist. narratur. nal. Pan quassans, fundere ne * cum ; percurrithianteis, Fistula silvestrem dentibus lino rumpì fundit,digitis pulsatacanentum quas tempo di ipsis fingunt,et Pinea tizia no- voces, iterabant dieta referre. repulsantes loca capripedes Satyros, Nymphasque Et genus la zose, Fauni, le Ninfe scher- Finitimi Tiba uno dica Lucrezio:' jaceres:ita coUes Adfirmant ' credevasi notturni singoiarmodo, ne Sex Hsec le strade. Altro preservativo della iena. Di questo dobbiamo oltre notte, checché Verba del ^ I Satiri in erano seco opportuna , a nati cagio- Lib. 4. uaus nat. e magnis(hyaenae) Lib. 128,Gap. 8. no CAPO OTTAVO. ibi bestico, et replebuntur Volgatad'Isaia: Sed requiescent ' domus draconibus, et habitabunt ibi striithiones, et eorum ibi. Commentando pilosisaltabunt dei Fauni fa menzione dei ficarii , quel luogo di in Faunis cura essi S. come nel che Pelosi si avea S. ci di Di cubi, cogl'In- certi uomini stri silve- Di cotesti Satiri veduto Fauni e diceasi nella solitudine uno le pure di orme distinguetre specie di Fauni, qualiponendosi in contentano ^ i Pelosi descrive,'seguendo Girolamo.^ Cassiano dei confonde ficarii sono avea ne che Sant'Isidoro struthiones. ea e specialmentenei deserti, paura Sant' Antonio che in dracones il quale, Sant'Isidoro,* S. Girolamo. segue , e ^ Gregorio Magno, i Fauni qualisi parla Proptereahabitabunt ragiona anche dice,che e : et habitabunt ficariis^ dei Pelosi e ^ Geremia S. Girolamo' questo passo certi luoghilungo le tri al- strade si prendersigiuoco dei passeggierispaventandoli, , e 1 3 nes, S. Tsaice, Cap. 13, nonnulli Hieronymns * passim Ssepe quos immunditiam. 55 Quinam S\ vocant. ' et Incubi unde improbi vulgo alii Pilosi , quidam Orig. homunciones Satyri, mulieribus, nuncupant incubonem , et quia vocant, Magnns 11, Cap. aduncis sunt est, peraguntcon- assidue hunc prando. stu- hanc peragunt Romani Fauuum Graeci Panas, La- 8, Gap. H. Moral. , silvestres homines, Lib. ab ineundo hoc earum nisi hi, quos appellatione figurantur, iS". Gregorius Inui ab incumbendo , Orig. Lib S.Isidorus, Isidorus intelligunl. genera e. sive appellantur, dicuntur etiam existunt Galli Dusios autem et hoini- , dsemones vocant? Dicuntur 1. ad 5 Isai. Lib. dremonum aut , Quem dicunt. lini Incubos 6 in Comment. enim sonogl'Incubi, Satyros silvestres quosdam vel ficarios vocant, Faunos animalibus: cum altri 21. v. tìieremice, Cap. 50. v. 39. Pilosi, qui grsece Panitse, latine Incubi cubitum, ficarium timore; il)i; vel iucubones; Filosi saltabunt quos 8 del loro ridendo quod Lib. 7, Cap. 15. nonnulli Faunos ficarios 3. naribus, cornua in frontibus,et capravidit.Qui etiam inter- qualemin solitudine Antouius sanctus pedibussimiles, accolis eremi, Dei unus ex servo respondissefertur : Morlalis ego sum rogatus, vario delusa errore Faunos, gentilitas, Satyrosquecolit. Idem,\. e, quos rum 8 S. Hieronymns Vit. t S. Pauli primi Erem. Cap. 7. DEI che si crudelissimi, però sono i pas- agguato, assalgono in pongono ; altri danno alcun agliuomini recano non Ili NOTTURNI. TERRORI i loro barbaramente li trucidano,e lacerano seggieri, corpi/ Servio fa degl'Inni, degl'Incubi,dei Fauni, e del Dfo Fatuo Fatuelo o , il Dio impedivano che loro abitazioni tre Dei si assegnavano Alle puerpere Silvano custodi,i quali di notte entrasse Si faceano le molestasse. e ^ sola persona. una , passeggiare , di notte a porta della la avanti i tre Dei rappresentare dei uno Silvano, veduti limitare,si ed casa, tre con di di Dei egli solo che anche o tre nella mentarsi ci- osasse non ' uomini. , paurosi come Cosi segni fatti sul tre prudentemente dall' entrare naturale ben In- L'insolente Deverra. terzo custodi,e gliuomini asteneva era quali si chiamava , tercidona,l'altro Pilunno,il destinati uomini tre casa nelle essi erano così carichi e stessi, arrossivano non e di follie, gliAntichi superstizioni racconti orribili o atterrir per giuoco i fanciulli con * ita seduclores Faunos et j joculatoresesse mauifestum ut est, certa tormenlis eoruni, quos jugiter obsidentes, nequa(|uam quseque loca, sione prsetereuntespotuerintdecipere,delectentur, sed de risu tantummodo, et illuseu vias potius studeant eos contenti, fatigari sint conlenti tiaededitos,utnon atroci dilaceratione 3 Inuus passim cum beri, v. ne linde et Silvanus Deus Silvanus Deos, furori, ac esse corpora, supereminus CoUat Cassianusj Fatuelus. Faluus animalibus. Tiocv. (tem Dicitur Incubus Iruculen- quossuppleverint, transeuntes, Palr. atque 7, Gap. 32. è|)ia^TV]g grasce, latine ab ineundo Inuus autem dicitur. Servius per tres bomincs , custodes et ingrediatur noctem noctu (Varrò) ad , Virg. circumire Intercidonam adhi» commemorai vexet: eorumque limina domus custodum et , pilo tertio deverrere scopis; probibeaturiutrare;....ab bis autem securi ferire,postea nuncupatos S. festinent. irruere Mulieri fetae, post parlum, tresDeos Deus signis. ram ctiam ita 776. signiGcandorum causa limen tantummodo appellatur, grsece item Faunus, omnibus /Eneid. Lib, 6, 3 csede latine autem Idem incubus. sed vexare, afficere illos saevissima illorum quosdam solummodo nocere; quam pernoctare; alios bominum incubalionibus innocuis , , a ut securis intercisione,Pilumnum bis primo datis cultur.-c tribus a rebus, vim Dei Silvani feta conservaretur. scopis;quibusDiiscustodibus coutra Civ. Lib. De Dei, 6, Gap. \i. Auguslinus a , tres pilo,Dever- 112 CAPO OTTAVO. favola dellaLamia figurespaventose. La con era delle balie in bocca sempre i fanciulli stentavano di li trattenevano esse , delle torri della Lamia colle novelle , del Sole vedesi come ^ in Tertulliano. intimorire per questigià coricati cui udita novella dalla nutrice in dormire a chè affin, fatta sui avrebbe pettini il momento era si preparayano impressione che la i fanciulli dei e Opportunissimo , veramente Strige quei tempi. Quando prender sonno a della o del delle tenebre col favor , silenzio dei e sogni, , bene che tenebre alle veluti Quse il nelle matutinis te si et in tolam inter Tertullianns, adversus difficultales a somni Lucretius ' Aasonius timore aver arguit;at verso tibi consta nipoteche suo di dover tale inilietur,nonne nutricala Valentinian, audisse Rerum 26, v. nepot, Prolreplic, Lir. 6. seqq. non si turbasse fra poco andare alfquiddaLitur Lamiae Gap. 3. ad nat. horis. sub de , t non clamor, plagaeque sonantes, fabulam Solis? 2 timor dire al fanlia quam ' nel pensare queir ora magis pavitant,finguntquefutura. agitetformido egliintendeva caecis timemus metuenda sunt nipote a suo animos Intrepidus,nec Jam quse mattino: Degeneres * cose per provano omnia in luce ; sic nos metuunt esortava in ifanciuUi pueri trepidant,atque pueri in tenebris tempo del Forse mori i ti- paragona concepiscono gliuomini angustieche Interdum, nihilo Neu Lucrezio tirsi, ingigan- a ' In tenebris il , : Nam Ausonio ad accrescersi venisse spesso vaneedanulla, , quasi indelebile. divenir e a la loro animi turres, et te in in- pectines alla scuola,ma che ne Nota TERRORI NOTTURNI. certo della Strigedice cunis, muliebre et parvorum Dice Sant'Isidoro che leLarve demoni malvagi divenuti i , altrove i fanciulli: anche contezza aveano 113 DEI eglistesso * scelus, Stryx. uomini essere spacciavansi la proprietàdi attered aver rire in angolitenebrosi.*Gli e di gracchiare fanciulli, Antichi faceano colle , fanciulli. delle artificiosamente ancora bili orrifigure dei qualiprendeansispasso della semplicità Tale era quel ceffo di Batavo, di cui parla Marziale:' lusus, rufi figuli Sum Quae tu mostro, Aviano si 0 taceat, rabido eglidi che sì antichi esserle rum ciò che foret esca nei e reso nemmeno Ausonius, de quibusdam fabulis,v. 7. dicitnr factos daomones Marlialis * Avianus parvulos , , , tempo et che il servigiodi ajunt,qui meriti male fuerint. Quain angulis garriretenebrosis. iS'.Isi- Epigram. Lib. 14, Epig. 476. Fab. I , v. \ , che fa , potrebbe U, Cap. 41. Lib. (ioritSfOtìg. * terrete il dere ve- ! Larvas esse saggio,di distruggendociò le è nocivo hominibus che degliAntichi il , ' ex di lupo. costumi ' natura favola juraveratolim, gliabusi le ha utile,non che qual- * Qual dolore per sono da : quod alla società annientare puer. di farli divorare ravvisare il ritratto dei nostri? tanti danni ora qualche fiera. Nella prima deflenti puero sembra Non da leggequel distico Rustica Ni derides, haec timet pure ai bambini Si minacciava Batavi, persona scq. 40" Ì18 1%0]¥0. CAPO SOLE. DEL popolaridegliAntichi^che Gli errori fino riguardano l'Essere Essi la questo punto, a del pretesa scienza Noi passiamo perchè fisici, dei a essi subalterni, glispiriti supremo, futuro, degliauguri, dei sogni. pregiudizi,che riguardano la della classe fisica di Francia , sopra popolari,si che lo crescere e una e l'influenza potremo spiritodel gennaiodell'annoisi matematica delle scienze volgo suo ha giudizio,del interrotto non errori. le scienze possono sperarsistabili al focolare una gione ra- Egli si sopra è l'antico i suoi influssi dell' agricoltore canuto, volta all'apparire di alla floride far e rigogliose patrimonio dell'ignoranza, e spargere una dopo qualche parte dei suoi antichissimi vedere zi pregiudidei progressi cedendo conquiste che fino sotto sui umanità fatti 1 dell' Istituto invigoriredelle scienze,e rallegratodi chiamar natura. congratulato colla a profittando, tempo, delle è cupati oc- dirsi metafisici. possono 11 sig.Biot parlandonel dì 6 di ai membri ci hanno che mava tre- cometa, all'oscurarsi 116 CAPO dell' astro del giorno,o curiosa qualche spacciava per sulla avventurati Ed mago. NONO. della face della notte, e air operazione da un oh dopo poco parte delle parte non e somma l' alimento baluardo in chi sa la duolmi a nell' , progresso delle questi vaticini quali dobbiamo sempre intrattabile scienze, sempre onde il nel secolo e , gran fa e maggior di dover umano predire sarà schiava del tutto sempre della prevenzione, rita indu- insensibile cieca, sempre che dagno gua- frodi ; saggio, sempre Lasciamo senso. dolorosi una al quasi sempre col buon di render e con predizioni misura senza , errore rata tolle- pregiudizie , la medesima sempre di veder dei credito meglio ingannare con poco incalcolabile la costumanza parte più grande del genere appresso che ciò che tutto , finalmente dorrebbemi e lessi, dell' errore acquista maggior illuminato tora tut- deplorabile; meno annuale modo qualche colo pic- considerabile presso più propagata sempre gli almanacchi altro vulgo ; duolmi meno ciò che stravagantiidee popolari; delle del le menti tutto equivale alla udii,non che che letto aver che tengono superstizioni incatenate di sapere duolmi di mente esposta scherzosa- ridicola,o piuttostonon meno che lo hanno assai ed raccolta un' altra conoscerne fantasmi filantropo sig.Biot infinite robustamente né del trovai opinionidel popolo, ! Duolmi tempo il discorso scritto,ove di delle e dei degl'idoli tanto occupato per si letti rigenerazionedegV intel- volgari,sul cangiamento sull'annientamento che furbo ha egli quanti bei prognostici lontana non guirsi ese- altri in al posizion op- faccia rivolgiamociagliAntichi ai , dano. parte deglierrori che e' inon- 118 CAPO NONO. che tra il sapere ed il volgo non vedrà Quindi relazione. veruna ciò che anche fisica siccome ciò che abbandonato intieramente popolo, che senza fossero ben dalla trattate sia concepitinella ed terra che giammai che perdano per cui su piccolescosse si globoche posa, è di che essa le simpatia,che abita. Tutto r istruire dell' uomo rivolti tardò ad avvedersi del trono di un verso che Essere la verità che avea acqua; le più velocemente di ciò che è al trettant al- più grandi ei^attamente popolo.Quindi errori e che si affollano, si moltiplicano, si cora, giudica an- qualche riguardo,poco il popolo sopra Il sole fu il primo loro di volte ereditari,perchè sotto allo ingiù tanto , infatti si persuaderà non che sembrangli stelle, in effetto milioni numero, la ferro,tra di cui teme e derà volgo cre- colla bocca tuttogiornopiù muova assolutamente ed il stilla della una affatto assurdo sembra sono forza pozzi rivolti ciò cannone; senza pregiudizi e i essa punti,siano vero, del all'altra;ma l*uno , pallada del certa ha ogni uomo persona ed una fisica che scienza che la calamita v'abbia avvicinarsi la terra una tra le scienze incontrare , li spinga ad non che sasso un v' ha Non infanzia. Una sua facilmente di ricever come altre,dovè ai sentimenti opposta essa come del plebaglia. favorevole. molto non altre scienze, alla discrezione immaginiamoci L' astronomia, fra le sorte 1' oggetto della questo potesse sperare dai filosofi.Ora soccorso forma appartienealle , era potea quasi avervi queste materie. oggetto che attirò il cielo. Adamo quest'astro non a sé gli occhi innocente era che superiore;penitente,non appresa sario neces- nello stato della non la base ticò dimensua in- (1 sole benefico,la bello,era era la sorprendentevaghezza, i perchè ciò bastava Ogni ben la dimenticarono ma nocenza; 119 SOLE. DEL ha nazione i suoi avuto figli. di era una mirabile: era degno stimassero di culto. il ma particolari: Dei Van-Dale,* Selden,' dell'universo. il Dio sole è stato popolilo luce sua attività sua i suoi presto Banier,'Shuckford, Warburton, Poupart,*Scheuchzer, Osterman,^ hanno mostrato ha avuta gine un'oriossia culto degliastri, che V astrolatria, Buddeo, Fourmont, ** rimotissima,ed è stata che il politeismo. Egli è evidente altrettanto dai questa gliDei che tutti che trattati scritti sopra il sole,e ha cercato che questo , è Esso hanno opinione fossero che non prove, in verità molto suo parere interamente, stato oggetto apparisce di è stato originealtro molte con quasi Nettelbladt e Macrobio loro che che sole, ciò Lubberto materia. nella di mostrare fu il culto primariodi questo ancora alle nazioni commune o in lide so- da valutarsi.' era parte, seguito dal *® * dal Bona dal Gran,®dal Cuper dall'Ursino,** dallo Spon,*'dal dall'Aleandro," dis,*' * Braun dal Vossio * 3 5 ? Orig, et Progr. Idolatr. Selden, de Diis Syr. Prolegom. Gap. Banier, Mytbologieexpliquee. de Van-Dale les Mém. dans Poupart de t Scheicchzer, Phys. Sacr. 6 Osterman, ' Macrobius 9 de Cuper Bona, Saturnal. in , Grandis "3 Jleander, ?» Ursinus, "5 Sacr. Spon , 3. an. 1712, mois de Septembre. 327, 328, Lib. Lib. I, Gap. 17, seqcj. 4. 2. Lib. Psalmod. disseti, de var. Explicat.Tab. Analect. Misccllan, , I. Harpocralc. de Divina «3 Tre'voui Tab. , Fossius,de Idolatr. " Diss. Astrolatr. Select. Braun, *^ , , 5 » ^ , , Sacr. erudii, Dei nomin. Soli attribuì. Heliac. Voi. 2, Lib, 3, antiq. et Rccherch. des antiquit. 120 CAPO mostrano Bacco, come , sì quel verso Sole lo stesso era che tralasciare altre mille prove, per riferito da Macrobio sotto il nome Sol, cui dàn il Il vago sì Dempster.^ 11 dal Thomassin/ NONO. dì Bacco di Orfeo nome ' : : * quel luogo di Virgilio • Vos, Lumina, Liber, labentem coelo quas Ceres, pingui glandem Poculaque inventis vestra Ausonio in confonde Bacco quell'epigrammain Mysi molti con cui fa dire degliantichi vocat, Phanacem nominant, existimant, Indi Romana sacra Arabica gens Liberum, Adoneum, Pantheum. di alcuni versi in lode del Sole L'autore Pithou nella raccolta di Sol Liber, Sol alma Thomassin , Part. Methode Liv. II , Dempster poesielatine,dice ad , d'e'tudier et I , Rosin. Ofphe.tis, ap. * Virgilins Georg. Lib. I, Ausonius, Epigram, 30. , (a) Anthologiaveterum Petri Burmanni di : quest'astro Saturnal. v. latinorum mille. («) cui nomina chrétiennement d'enseigner Chap. 3 et suiv. antiquit.Roman. 3 Macrol) dal pubblicati Ceres, Sol Juppiteripse, et.... ribice, insunt Sol labor stesso:' Bacco a mi, nu- ^gyptus putat, Lucaniacus 5 miscuit uvis ;..... Bacchum me Dionysion * arista, cano. Osirin humaines. tellus munere mutavit Acheloia Ogygia * ducitis annum, si vestro Chaoniam Munera Ora alma et clarissima mundi 0 Lib. Lib. les letlres 2, Gap. 8. I, Gap. 18. b, seqq. Epigfammatum et Poematum secundi,T. II, pag, 298. Dov'ènotatoneirullimo ctc, verso: cura «locum DEL Era dire di il dito anulare al Sole sacro Melampo,» dedursi Può salutassero il dito da il era pollicea Venere, Saturno, 1' auricolare a a dice l'in- rio. Mercu- luogo di Apuleioche gliAntichi un queste divinità col portare alla bocca tutte Quando alla si volle natura, del fiamme ' pomice , o vetro, Epicuro una deglierrori Il numero si sic emendare mendosissimum et Anassagora fece una : Sollabor atherius.... Verissime Nota Melamptts ^ Et , ' admoventes primoredigitoin erectum pollicem adorationibus venerabantur. rcligiosis ipsam prorsus DeamVenerem Metamorph., sive de As. aur. Diogenes Laertius, Achilles Tatius in Vita Galemts , Isag.ad , Lib. 4. Anaxagorse,Lib.2 Hist. MxiSpo^.Cedrenns 5 , Ecl. Stobceus , 2, Gap. ' Idem, 9 Plularchus, de Plac. Phil. Lib. 2, Cap. 21. Tatius Plntarchus,de Plac. — 'k^ioXa.yòpot.i Cap. 19. Plutarehus, àtV\it\t. A/em, 1. LEOPARDI. art. 22. ' e. in Lex. Phys. idem, 1. e. Cap, 20. Achilles e. X'Ì.Josephns, Compendio. 6 1. et , Achilles Taiius, Isag.ad Arati Phrenom. Philos. Lib segm. 8 Origenes Centra Cels. Lib. 5. mentar, Gap. il, et i9. Olympiodorus, Com- Arati Phaenom. in Historiarum , Philos. in Aristotel.Metereolog Sect. \l. Suidas, ? dell'Edit. palpit. ut , labor oribus suis dexteram, Apion.Lib. 2. Centra de Divinai, * EarydicesjHein- : Sol castigabimus »» " residente: infiammata. i filosoficontinuarono reqnies. pulejUS del piededi diametro,' un conabantur Pithoeus Sol labor tentaverat: vero sponga accrebbe, e dire. Eraclito die al sole a » popolo, ma Alcmeone lo credè una infuocato,' lastra,* Anassimandro ruota pienadi un una battello,'' uscenti Filolao un orifizio," globo di per un Eraclito sius rori deglier- numero ferro un •» intorno quello delle parole.Accorsero molto in aiuto i filosofi sole pronunziare qualche cosa aglieffettidel sole, il o di oltrepassò et destra,a mano consecrato.* era A della corrispondente; poiché dice egliche adoravasi che appunto a lei portandoalla bocca il pollice, Venere » lo come Marte,il medio a 121 SOLE. Achilles Errori Isag.ad Arati Pheenom. Lib. 2, Cap. 20. Pbilosoph. , Tatius, Isagog.ad Arati Phrenom. popolari. Cap. 19. Cap. 19, 11 J22 NONO. CAPO Epicuro lo fé'grande diametro filosofo che v' ebbe Non v'ebbe non pubbliche che sedi della confusione ciò che Platone Antistene,e gliaveva suo luna. riprovatoda qualche la scienza essi avevano, delle le erano Aristotele condannava si ridea insegnato.Socrate si scandolezzava Zenone il gravi errori, e era del disordine. e credè in chi a quello della fosse non filosofiadegliAntichi contese; le scuole di che quasi errore filosofo.La di cadesse non sembra come Eudosso nudo/ piìigrande volte nove di presso un occhio riguarda con lo a di tagorici Epicuro. Pi- Platonici, Peripatetici, Stoici,Cinici,Epicurei, si accapigliavano, Scettici Cirenaici, Megarici,Eclettici, , mentre gliuni deglialtri, beffe si faceano di tutti. 11 popolo lasciato solo in saggiosi rideva non fracasso, per l'enorme Antichi,il sole andava a al cumulo secondo che sanno Sol, cui merenti* Die alla luce lo anelante del nell' acqua in lode sopra, da questo umani. volgare opinione degli , rinfrescarsi dissi poco la vero tacitamente deglierrori tramontare suo dire l'autor dei versi come lavorava ozioso,ma rimaneva accrescere Tutti qualche sole,pubblicati, Pithou,allorché unda servit maris Scaligeroquei versi , Ciò forse intese mare. del per il caldo scrisse: teporem. («) di Vernano sul scer na- del sole: * Epicurus,3p.Diog. Laert. Qujest.Lib. 4, dem. Cycl. (a) Anlhologiaveterum legendum proculdubio medes. : Considerai. et de 6o. bon. meleor. eie. in Vita et seg. 91. Cicero,\czGalenus, Hist. Philos. Cleo- EpicuriLib. 10, mal. Lib. L Lib. 2.Cap. Pelri Burmanai i. secundi. Ivi Cp"'*g" 299) è : Sul, cui mergcuti servai maris anda teporcoi. Nota deW Edit. talo no- DEL Roscida puniceo Pallantias E exit amictu, inficiens luce oriente Astriferum Sol 123 SOLE. polum, ardente corona, insignecaput, radiorum ab sequoreisTethyos ortus aquis. Promit quellidi Giuliano Tithoni conjux et Inficit, Cum Sol : sub roseo coelum lutea sidereum. igniferoscurrus Sustulit,et claris quellidi Così pure limine terras e astra gurgitemagno fugavitequis. Eustenio: Sol oriens, currusque suos gurgitetollens e Oceano, claro reddidit orbe diem. Flammiferumque jubar, terraeque, poloque reduxit, Et pepulit radiis astra repente suis. Orfeo ^ disse similmente in Ocean poi che Ma ubi Tu adhibeto Così Ennodio:' col lontano suo : puniceasoriens socios che l'Aurora lavossi il Sole. * Così Valerio Fiacco Ergo : adscenderit sacris. così altri moltissimi. la mattina sorgea marito. undas. Licofrone Solean dal letto dove L'Aurora, che Titon vicino lasciò. • Orfens, Argonaut. ' Valerius Flaccus , Argonaut.Lib. ' Ennodiiis, Panegyr. Theoderici. * Lycophron, in Castandra. avea dice che ella dormia dall' isola di Cerne:* Nel talamo dire 1 poeti 3. a Cerno sato ripopoco 124 CAPO Mimnermo facile il dice Barbari abbaglio:« Pitea dove il Sole luogo » quei luoghila » per alcuni è » quello di » montato, sorge per guisa che essi di favori a veano pensare che onde Mi mostravano * Gemino il , in oltrepassando né ore il sole poco altri per , nuovo. quei Ciò, perchè breve, non due che dopo esser tra- » far passare la notte al sole e , suoi do- qualche espediente.I poeti, e quei a furono visitati da passasse comodamente Pitea,lo provviderodi il del tempo com- riposo.Altri giudicaronodi potersitrar d'impaccio mune minore con nel spesa. Dissero mare, si sole. Questa nuovo che estingueva,e quantità di particelle ignee si della sole dice » cendersi « Può » comparisca 2 Epicuro dei rimanenti e ben Pytheas essere, Rerum un astri può accadere , del loro causa Elemcnt. Laert. Astronom. in Vita nat. » Gap. 5. Epicuri , Lib. V. Lib. X, » ac- — il sole ri- ^ solamente: in del il tramontare e soggiunge Lucrezio, che Epicttrus ap. Diogen. Lticretius, de una formare spegnersi alternativamente. , ' per a Laerzio,* alla mattina ap. Gemin. , il presso del loro e fatosi tuf- sera alla mattina , » * che alla e divenne opinione fu applaudita, luna , il sole riuniva parte quella del volgo. « 11 sorgere » dire sospettandoche eglipotesse far parte dei terre e popoliinferiori ad essi gliAntichi , nemmen letto in sapendo dove Non Barbari è assai notte era lo ritrovarono; convien solito dormire. popolilo spazio di tre: Barbari Marsigliesepresso , » Colchide, anzi sì chiari indizi Colchide,onde abbia preso Mimnermo A infatti alcuni nella però nella citta di Eete. nella rinvenirlo,e non » il letto del Sole pone espressamente NONO. segm. 91. 126 Stimò il sole clissi di quest' il sole di dunque è le suo ec- gnersi; spe- durò mese la avendo meraviglia il sole stridore, cagionato che Posidonio dire che in tramontava, dalle tuffavano, si narra e in si sentiva piombava fiamme si spe- Strabene,^ presso Ispagna il sole quando strepito questo Non il ecclissi, non quando luminoso, corpo udito aver * ponente, nell'acqua. gneano di di specie una questo di queste una che intiero un che , parte si udisse per riaccendersi. potuto dalla che da cagionata oscurità credè e fossero non che anzi SOLE. esalazioni, altro astro DEL — di composto aggiunse di NONO. CAPO effetto fondo al del mare. Herculeo Audiet disse ' Giovenale ciò fu che creduto ora volgarmente, *" Ptutarchus, 2 Posidonius 5 Juvenalis ? Jusonius, de , ap. Sat. insignis diremmo noi Plac. e Philos. Strabon. Lib. , 19 v. , 1 , seq. : Calpe, Ibero. giuoco per tenuto 2. Gap. Geograph. 14. Epist. Tartesia equos Titan freto solem * Ausonio: solis jam Stridebatque Così ed : Condiderat gurgite stridentem Lib. per 21. ai fermo dagli Stobceus Ecl. , 3. fanciulli, Phys. tichi. An- 12': DECiniO. CAPO ASTRI. DEGLI Gli errori volgaridegliAntichi , danni perchèloro cagionavano , reali e che Quelliche riguardanola fisica, nocumento, poco noi del tutto sono possiamo sollazzarci senza e e , rabili deplo- e mi. gravissiloro di erano curiosi essi con agliDei errori seri sono agli spiriti , alla Divinazione intorno e ridicoli, rimorso a spese dei nostri illustri antenati. Lo riflessivo: uomo una spettacolodi esso dolce estasi i di sentimenti assai durare a e die avrà primi stellato forse uomini. delicati: né lungo, quando ò affatto ordinario e cielo un nella natura. in e gettati sorpresi, Ma il popolo non questi possono 1'oggetto che li Ben dovea che qualcuno in madre tra aver essi pace ca- esso risveglia del necessariamente precedutoda questi. nulla per gliAntichi, Fu un dopo gliastri,il supporre è presto cessò la alla luogo alla curiosità, deglierrori. Quello colpisceogni raviglia, me- pere, saser es- divinizzati precipitasse 128 DECIMO. CAPO talvolta dal pericoloevidente cielo,con di rompersi il collo. Astra disse Stazio: e cadunt Lucano: • Lapsa Aera altum per cadentia sulcos dispersostraxere , Sidera e ; : Teocrito: Come dubitò Ovidio dal ciel cade quando non , coelo stella sereno, cecidit,potuitcecidisse Virgilio però asserì,che videri. cadevano esse Ma longos a tergo qui egli segue la quale nega che il 5 1 Lucanus, Pharsal. 2 Ovidius , 3 sunt. Quod autem cum videmus cadere. * Lib. I v. 365 , e non , Frat- seqq. enim omnia coelo stellasquasi vehementior ventus prudentera poeta est ut simulant stcnt casumstellarum.Nam semper , dicenda sunt ignisa;thelabi,à7róppotai altiora conscenderil et trahere , natura vio Ser- Lib. 2, aliquasparticulas coeperit, quse possunt, quarum tractus. le stelle possano Sequitur vulgiopinionem, rii, quee fiunt albescere Lil". I. Metamorph. Virgiliiis Georg. umbras opinione del volgo, secondo , * pitosament preci- impendente,videbis vento stellas, coelo labi, noctisqueper Praecipites Flammarum in effetto ' al soffiar del vento: Ssepe etiam tanto sol- o , De si veramente ^ in apparenza Quse cadessero gli astri se stella. una unde et exinde stellae cadere stellae vocantur. non Sane DEGLI che quella opinione, tanto dei fa di tempi Virgilioe menzione, è il che però determinare da che loro gli alimenti alla fornire il quale di pure essa le stelle,tutti quotidianamente,o molto 1'ha chi i somma si dissetino. fa essa immaginata. Bisognava Chi necessari. enorme in ardita,ma qual luogo traggono sono ma, antichissi- quella sentenza a veramente coraggio di al onore toccò si cibino proposizioneè agliagricoltori comraune quelladel volgo dei giorninostri. sole, la luna, corpi celesti La era * Plinio, di tuttavia felice sorte Men 129 ASTRI. che spesa cotesti mai corpi avrà tuto po- si richiedeva per quegl'immensi globi, i quali provvedere di vettovaglie il giorno indefessamente, e trafelando correndo tutto doveano per il caldo la loro delle smisurata le stelle in che Il loro numero dovè Il sottoporsial peso principalmente mare che esigeva con in modo ad, est * era sue minima alcuno, e stato acque senza la to. addossaeffetti di erano state sole,il quale essendo più violenza,e ab illaparte vcntum 1. e. Virgil. * le quali risparmio.Dice cino, vi- Ana- * creonte: scienJum il ad alimentare le , risentì i funesti questa fatale necessità,perchè le destinate cienza insuffi- ingoiatedalla valutate la e dente, ecce- la totale , terra petito? ap- il necessario la terra avea momento un furono non tutto corporatura, piccolerisorse state questo punto, a sopra degliastri. il mantenimento sarebbono di buon essere di somministrare fu incaricata per fra molto si esitò Non terra sicuramente , V. Plinitts, Hist. Anacreon, in quam flaturutn, 366. Od. nat. II, Gap. 8. Lih 19, v. 1 , scqq. illeignisceciderit. Servius, 130 DECIMO. CAPO Aneia bevere a La terra, estinguonsi sete Il coli' etere, mar Col E gliarbori il suol. Bevono La e il sol. mare Lucrezio:* Unde Flumina Altra ingenui fontes mare externaque longe , suppeditant?unde volta disse lo stesso aether sidera poeta : Ignes sive ipsiserpere pascit? '^ possunt Quo cujusquecibus vocat, atque invitat euntes. per ccelum Flammea La pascentes corpora opinionesembra medesima Polus sidera dum Semper honos, nomenque In cambio di cioè stelle, » le » acque marine. i fuochi » pascet, tuuni, laudesquemanebunt. Servio tando commen- dottrina dei Fisici, « che esser sieno celesti, si Lucano spiega alimentate sopra Vel Olim Syrtiserat plenioralto pelago,penitusque natabat * Lucretius 8 /"fem,l. 3 iEneid. Lib. I, v. 612 Virgilitis, seq. Lucanus, Pharsal. Lib. 9, v. 311 seqq. , c. de Rerum nat. Lib. I. Lib. V. , ? , dalle questo soggetto * assai chiaramente. mente ^ Bidone: a polus,altri leggepalus:e questo luogo,dice in avuta avere fé' dire da Enea allorché Virgilio j passim. : DEGLI rapidusTitan, ponto Sed iEquora subduxit Et pontus adhuc nunc Mox Tellus Phoebo , siccante,repugnat. admoverit jam nam pascens, perustse, , radios syrtiserit: lumina sua vicina zonse damnosum ubi 131 ASTRI. brevis aevum, unda superne Innatat, et late periturum deficit aequor. in Ecco quale stato dispendioa dovè cui Titan, an qualche tante dall'esorbi- inare tare alimen- assoggettarsi j»er dice lo stesso il sole. Altrove Flammiger fu ridotto * Lucano: ut alentes hauriat undas, Erigat Oceanum, fluctusquead sidera ducat, Quaeritequos agitatmundi labor : ' ed altra volta : Oceano ab Rumor Exundante procul jEquoreosque Nec ; è adligatomnes terras erumpere longo mitescere tractu : pasci Phcebumque, polumque rapit,atque undae plus quam brachia , quod digerataer che stoico Lucano scrivesse guisa,poichéopinione favorita degli Stoici che gliastri si cibassero y cotesti » nutrano » loro * 9 S corpiignei,e alimenti con 1. , vapori sollevatisi appunto dal nostro ' Diogene Laerzio, « che questi, gliastri tutti,si come che il sole e. dall'immenso Lib. i , v. 415 secondo trae , mare, poichéegliè seqq. 1. e. Lib. X, v. 255, seqq. Diogenes Laerliiis,in Vita Zenonis Idem, fu in tal la , opinione, Lncanus dei essi, dice globo. Tengono Cancri referunt,Niloque refundunt. noctes meraviglia , Nilum, hunc, calidi tetigit quum ToUitur. Hoc Non qui violentum sales Oceano non Credimus Sol , , Cittiei.Lib. VII , sog. ii5, un 132 CAPO DECIMO. » fuoco fornito d'intendimento » delle beversi quali può l'aria,e » lo. » Afferma da poiché essa , quelleacque unita trovasi alla terra.....; gli altri astri dal vicina » ; la luna anche * Plutarco che suo- secondo il sole è « al- , » gli Stoici » re. ' » Vogliono gli « che il quale , » il suo marine nutrimento. presso presso lo stesso * dalle acque Stoici dei « Porfirio » mare » tri astri di » sia » mare, » dalle esalazioni di ; la luna quelle della di materia ammasso Seneca, Plutarchns, de Plac. Pbilos. Clemens Alexandrinus dei degliastri di Pen- glialdal le stelle rale, natu- era anche del allo stoicissimo osservazioni.* 2, Gap. 20. Lib. Slrom. fiumi,e molte essa si il sole che Piacque, come » fame fé' su che dei fiumi ; e formato intelligente, della terra. l'opinionedella afiFerma, gli opinione de- perciò, e dalle acque la luna siccome : un delle esalazioni fonti terra sia quel luogo :^ « in quelle dei le so- vapori che cotesta il sole si pasca che gliStoici san un » Di potabili. parla ancora » * Stoico , alzano 2 la luna nutrirsi del infatti dice lo Stoico Ciò » ma- dalle acque riceva Stobeo,'e Crisippo pure Cleante » quest'astro , fornito d' intelletto fuoco parlando scrive Stoici dal alimentata pensante Alessandrino Clemente » : fiamma una , Lib. 8. , 3 Cleanthes , * Chrysippiis Porphyrius , S ap Stob. . de antro boc Totum coelum , bse stellse, quarum oinnes et, ut aliaomnia ambitu nec hic major I. 1. e. quod igneus eelher, mundi iniri praeteream, hic semel non Phys. Lib. , Nymph. , ^ Ecl. ap. StobiBum potest non tam prope alimentum ex , a nobis agens sol,omni cursum trahunt, inter et halitu terrarum alio scilicet, quam sustinentur. Hoc pastus est. Seneca , Naturai. Quaest. Lib. VI Cap i6. uUo — , mundi et materia Pars , roges , quare universum esse coelum non pars quare sit : claudit; pars, hic ccelestium omnia numerus; terreno summa se coetus, terrarum parliunturj illisalimentum , Terra et pars est puto interrogaturumj aut "eque interquia scilicet non magis sine hoc, quam sine illa, sit potesl ; quod cum non bis universum est, ex quibus, idest,tam 134 DECIMO. CAPO però che narra ne; stimarono alcuni fare il sole tra 1' uno il 1' altro e moto, che tropico luogo aver , bisogno che del nausa a di trovar impossibilita dicea dall'Oceano.^ Diogene Laerzio,'non » di esalazioni » Egli credè nubi umide; si riaccendessero » e » in » gere, modo dotto Plinio andò i Aristotele s, 2 Quid enim? ferat,nec cedat mezzo * ^ » da formati , carboni, ci sembrassero sor- Nemmeno » estinguersi. di commune del inclinò e il riputare credere a provenisse dal mare Gap. 2. placet,omnem Eamque ignem pastu indigere, nec solem lunam , , Cleanthes causam reliquaastra affcrt, cur sol se re- solstiliali orbe, itemque brumali, ne longiusrelongiusprogrediatur a cibo. Cicero 3 Diogenes de Nat. 3. Lib. Deorum. , Plutarchus, Achilles ultra sordes. de Plac. Philos. , vero maculosa W/m«.y,Iiist.nat.Lib. et omnes nulla cseteras habiiare? l.c. Gap. 68. enim et tantae scgm. non IL aliud Gap. 9. esse magnitudinis pascens, esse quo tam et , suppeten raptas primum Jam — pasci, quia terreno quam recipiensqueaquas inGnita debet 93. Gap. il. bumore Oceano portioipsidecidatur fundes Improbaet , Gap. 20. Phffinom. dubie X scilicet oondum (luna), cernatur justavi. Maculas sidera ipsatot credatur Isag.in Arati (consequitur)haud videtur,tanquam medio, 2 Lib. , Tatins dimidio nonnunquam ricndum Epicuri,Lib. y 5 Sidera in Vita Laertius * 6 ac col essi si spegnessero posse nisi alatur ? Ali autem , sognosi bi- infuocata. Tazio, sostenne, vobis eisdem alia marinis? aquis alia dulcihus lo Lib. 2. Meteorol. ullo modo permanere Achille delle acque non nube una dall'errore esente la salsedine riputaregliastri accendersi anzi gliastri affamati;^ che raccoghe da raccolte insieme al loro tramontare e si alternativamente,come al loro che di cibo allontanandosi come giudicòche e trepassar ol- il sole,a dire di Plutarco, ovvero , nello ardiva non mancare dal stimò gli astri,dice infiammate di fu lontano composto di fiammelle c( il sole Epicuro, di cibo. Senofane » che timore tropiciper i della nutrirsi,o sufficiente alimento sempre ^ luogo. Cleante stesso di ha esso bra sem- terrae te orbe ad bau- cum in dimidio more buputar! com- qui toto circumdatus quidquid exit in nubes : tandem vastae , amplitudinis spatio molis possessi©. Idem , DEGLI sole,che assorbisce.* brucia, e tutto Plinio sembra , avervi al avuto » astri bevessero » mare » stribuiti , saggioordine con le. » » essi che il sole sia stato » del » indicare che loto,ma esso viene di cotesti,saranno » corpo, e » poiché dicono, che » che il sole » maggiore » e » rimanenti )) sì poco » tano checchessia che le del sole e medesimi tra i Sic mari late » trove: Al- v'ha se gracilidi altrimenti non molte di infiniti. Cotanto per questa, i tenui, e di gli animali terrestre. volte nutrire a pure che abi- » la fame vera e Sant' degliastri. Sant'Ambrogio^ Ideo liuquatur. e. servano Padri chi tenne Isidoro^ fu- exhausto inde patentisaporem incoquisalis (accepimus),quia dulci tenuique, quod facillime trahat 1. luna, degliumori bisognosireputano anche la di fuoco animai un pianta del sole,per stessa, regionisuperiorialla V'ebbe dalla sufficiente ad alimentarli: la luna astri,tuttoché cibo credono Non « verosimilmente della terra, si nutra gli umori ' : nascer abitano sarà il quale è stel- sue dai vapori umidi. acceso alcuno , giù nel bere alle Plutarco dipingonoil così a prodottobambino » 1 desse Coloro, dice,*che « gli , DegliEgizianiscrive » " che « il sole mandando che e di secchia,attingessevapori,e questidi- una come tempo chi credeva suo acqua avveduto Più il quale dice scherzando, Luciano stato essere m ASTRI. summa tequorura vis aqua ignea, omue asperius,crassiuscjue reprofundam.Plinius,llisl. nat. dulciorem Cap. 101. ^ Lucianiis, in Icaromenip. sive Hyperneph. ' Pliilarchus ? de Iside et de facie in orbe Idem Osiride. , lunae . , 5 Frequcnter et solem videmus datiadicium, quod alimenlum brosius 6 in llextcmer. , Lib. sibi Cujusigncm atquc roranlem. In quo evidens aquarumad temperiemsui sumpserit.S. Am- II, Gap. 3. Sol durn igneus sit,pr» dicuut madidum nimio motu conversionis philosopbi aquanulriri, et e suie contrario ampliusiacaleseit. elemento virlutem 136 DECIMO. CAPO in rono questo Vittore,il quale nel fu Mario Forsilan hic aliquissic Disserat; aethereis Non firma Interea at Deum Et magnum Ipsorum era immenso però destinato ad luna della luna a Leggeasi,a luminis S. et il al '* sentenza. volgo, che appellavasidai linde calorisaccipere. Isidorus, Orig. Lib. 3 , delle agio il Romani alteram ^ idque tum flabit:Evehito luna eum ssepiusmadidum atque Gap. 49. " Marius * Beda, 5 29. Cato, de Agricultura^Cap. Rerum, maxime sitienti. questo luogo,luna silenti: ma videmus Victor, Commentar, letame quartam par- , reservato in esalazioni parlandodel Catone Favonius dir vero, de natura di alimento questa tra suo ingrassarei campi erìt, uhi ipse assetata, perchè credevasi,che questa in pratum tem, scrive,' opus , servire ancor delle fontane. e nolunt conditor formalmente potesse allora bevere dei fiumi ferri ; pendere volvat. credevasi commune si tempo del decrescere non et sidera quem semper putatur, posse constantem adotta non quellodella sit tibi credere astra pendere volunt, dice che l'acqua Essa causas , Gestet,et sole, ma est undis. proba qui credere ratione , protegitumbra, nos fieri non pelagus super Etmundum Beda dum procul.Plus quidquid * coruscum pati,subjectadeorsum divini quaerere vero celesti : acque perito pabula flammis, coelumque poli,quse fuge nostra Posse , tico poe- errore ab superimpositisfrigescit Numinis Mens genus mento senti- commentario suo petens alimenta sequendo possintterrena Machina secum desini ne calor ima mortale Exurat dello stesso disse, parlando delle sopra la Genesi Et nimius anche Forse numero. in Genes. Gap. 19. Lib. I, v. 65, scqq. rorautem. leggersiapparisceda sitientì debba che * Plinio , altro non suo mancanza di umori. debba leggersiin stesso modo Non so luogo di un Aut per rimosas questa nel luogodi Plinio di ed arida, per silentis ^ : e nello se che passo di Catone.' An* 1' epitetodi arida alla luna : requiescereluna, licet in triviis sicca Nunc passo assetata e sitientisin se emendarsi debba che non arida rimane altro un Properziodiede Nel se significa, decrescere tempo del un calante è detta assetata in cui la luna il che 137 ASTRI. DEGLI mittere verba fores. o della luna tempo del plenilunio , crescente sta que- , abbondantemente provvedutadi umori e riputavasi rinfreschi. Però Apulejo chiama udam la luce che di essa in sparge " quel tempo. Varrone appellala luna. aquulentam: Tu tremula cum aquulentaapud alta littora Oriris,ac reluces nobilis omnibus. Era ben di cibo naturale,che gliastri e di bevanda che terribili animali,i sono loro posta, e camminano Fimum dacché misfere tcrrse plurimum Infinitum refert et luuaris ratio,nec Hist. nat. , a l'an- luna sitiente.... ac flante, al) Occasu nisi di muovono gambe. Tutta refert Favonio ut Quocumque tempore facere libeat,curandum vento fiat, lunaquedecrescente ac sicca. Plinius 3 qualisi le loro con gnosi riputasserobiso- essi in realtà altro , non * si vicesima flante lequinocliali Lib. i7 , Gap. 9. in tricesimani credi convenit,utilissime in coitu cjussterni, quemdiemalii alii lunse silentis iuterlunium, Idem, 1. e. Lib. i6, Gap. 39. appcllant. volunt. Inter 5 De Praia omnes primo vero vere stercprato, luna silenti,qu» non irrigua erunt. Cato , Gap. 50. Agricullura, 2 ? Propertius,Eleg.Lib. S Ista luce foeminea collustrans cuncta moenia, et udis ignibusnutriens lieta Jpnfejns,Mct.imorph.sivc de As. aureo semina. ,El.i7, v. i5, seqq. Lib. H. 12* 138 DECIMO. CAPO perfettamenteunanime tichilà e saprebbe resistere chi autorità ? A questa con antichi nostri ci racconta che della natura. moti, ad essi Aristotele » meo, j) nel libro della Provvidenza da Aristotele nel secondo il il cielo , * » tato » quattro generidi animali )" e tili, » Gassendi' ha ? « » Aristotele,in celesti. Menippus 2 Plato 3 Achilles in , In avuta Epinom. Tatius , * Ensebius, S Plutarchus, e Gassendi et dice » da forniti di 2 , bio Euse- anima, ^ Plutarco, terrestri , , trat- un di acquatici , delle Cap. 13. Arati PhiEnom. i3, Gap. 18. Lib, 5 Cap. 20. Lib. , Lib. L Cap. 5 sue vola- opere, manifesta raccogliere, in Tima30. de Plac. Phil. Crisippo Scrive Icaromenip.sive Hyperneph. in Isag.in Pbys. sect. e Cielo, nel Ti- questo filosofo distingue cui cura Prtep.Evang. , del piiiluoghi infatti ap. Lucian. , leggi vicino da Platone degliDei. e Avvi, secondo di alle ci mostra sole,la luna, sono » Platone. questi gliastri,die' egli,' Che siano altrettanti animali... si afferma « te, intelligen- e ' » che parola ci fa che e ventura.' av- sua lano Talete,Pitagora,Platone, bril- Crisippo.« e uomo venerabile perpetuamente e della folla.Achille Tazio alla testa un loro sulla pensante i loro a il ceto dagavano in- rebbe Conver- questa avanzarsi corrispondanoesattamente universali libertà,e fede negar un' anima quale regola tutti la per maestri, gliastri aver di , vediamo Frattanto certi che Menippo come onore un'ora e curiosità tutti i fatti suoi. indiscreto bene esser che dalla luna alla soverchia le lasciavano non insolentemente fan di tanta enorme donnesca voce intorno lagnanze dei filosofiche dei cura: assi- ne , udì varie di al peso ce aggiungela esperienza,poiché Me- sentì chiamarsi nippo ne si concorde e , Lib. 3, Gap. 6. DEGLI Aristotelela « riputò gliastri » luna « Alcmeone » alla )) avvide » li. » eterna di dire natura. di Varrone riguardò i corpi celesti Astra stelle coeleste solum tenent Sant' stino,* Ago- divini. e L aerti 3 Crotoniates u s , de Nat. dare. Cicero Hic (Varrò) videtur bifariam, in modo partes quatuor, in aqua et ietbereas animas esse astra esse : : ac inter lunse animas, sed ab animo cas aera, pressoio 8, seg. 83. ìunee,reliquisque sideriLus^animortalibus sese confiteri unum in duas rebus Dcum immortalila- eos et nimborum gyrum , oculis videri non phircs j non ac et aere : e terram: et quiquas immortalium , coeli ad circulum circuitu coelestes Deos et sed ut buniura tcrtiamaquam, infimam autem summo ; partes, coelum, et lerram; in aquam, vero plenas; in sethere et esse stellas: vero le I. ; terram aera animalium mortalium terra sed etiam videri dividi a:lhcra,secundum esse summum omoes et Tullio,che , quoquo icthera : Lib. sensit Lib. Deorum inlroducat, adjungitmundum coelum AlcmEeon. dedit, non , * Marco Alcm"eo, qui soli,et autem Deorum Cohort. ad Geni. in Vita prajtereadivinilatcm moqne , orba, divine.® Altrove da menti Alexandrinns Diogenes - aereas si morta- cose animati formseque , animate sono Clemens « bus a come ScipioneAffricano dice, presso ctiam sole, più all'anima,non ulla suis animantibus regio foret Neu tera al Ovidio*^ Canta e Tullio M. apparisce da come , la esser attribuì la divinità l'immortalità attribuiva Anche rì, Egli asse- » lui scrive Di » luna, aglialtri astri,e ' Dei. ma Diogene Laerzio,^« Grotoniate,che che Alessandrino,^ Clemente , di per Croto- i cieli. Alcmeone solo animati non testimonianza per ed gli astri a Pitagorico, niate all'anima, di cui pensa opinioneintorno sua forniti siano che 139 ASTHI. modo venlorum vocari lun.'e intelligi esse, cacumina: heroas, et lares , genios.S. Anguxtinus de Civ. Dei, Lib 7, Gap. 6. 5 Ovidias Metamorpbos. Lib. L 6 Homines illud globum, queni hac legegenerati, enim sunt qui tuerentur dalus est ex illis vidcs, qune terra dicitur: hisque animus in hoc tempio medium semniternis ignibus quas sidera et stellas vocatis qui» globosajet rotundiv bili. mcntibus circulos suos divinis animata: orLesque coufìciuat celcritate miraIH. num. Cicero, Sonìn. Scipionis, .et , , , , , 140 scrittore Stesso quei a abitano che r si legge lungo discorso intorno un Vi si dice che degliastri. anima e DECIMO. CAPO che fuochi questa le stelle astri egli,ed a 1'ordine e il fluido in cui si muovono ; che produrne ancor intendimento; che di fino 1' acqua che sottilissimo, mobilissimo,e è attissimo buoni, e deglianimali si il suolo ; che aria,producono animali del sole è simile nel corpo sono terra il fuoco esattissimo seguenza con- anche dei gli regolarede- il moto che per conservano non , , essere possono di operare, della non far fronte simili a nefanda: quest'audacia ebbe dapprima guerra poi , » tomettersi » nazione che si è sempre all'evidenza? che fornite.' Chi tal Colete Plutarco : raccapricciò schiamazzò scrisse » chiamano inanimati mosse , , Chi combatte « » gliuomini offrono » razioni. Che chi ricusa che e la tolgono la luna, grida di sot- provvidenza degliDei fanno sacrifici, diviche , quali tutti ai voti,tributano ado- » gliastri riguardati i Gentili abbiano d' intendimento è non , è del tutto è una è il fondamento , de Nat. Plutarchus ad , Deorum versus conseguenza Lib. II. Colot. niti for- L'opinione naturale,o piuttosto dell'astrolatria. Ma , come poichécotesto meraviglioso, al loro carattere. conforme animati degliastri Cicero creduto? il sole di e , avvide ne Coloro la negano , 2 d' intendere , , ciò egli,^ * Se vi necessariamente raziocinj?Un terribile al bestemmiatore. » errore debbono che le stelle siano duopo un fortuna,poiché niente facoltà di pensare di cui fa oserà poiché additano , e però più invariabile, provenire dalla mai della natura opera intelletto causante; ha l' al- che gliEbrei , 142 in lode di Dio. L' Abulense ogni ora qualche inno in DEciiao, CAi'o questo Rabbino con replica.Dato animato,esso bocca, in * avrebbe non lingua,non » l'amministrazione » governo son il alle creature.^ Ma che dei primo animati datoquod Sedadbuc haberet, canere ergo dicunt animati caneoduni le se loro seanimani essent,etsolper coelestia nullani barum , et , desiderativam, est in ita et sed animata: efficiuat corpora non corporibusccelestibus , quamquam unde formare nec , ergo possent. Toslalus vocem , Gap. -IO,v. Vi. Qujest. 43. 2 Clemens Alexandrinus 3 Tu adoras quidem coelestia animalia ad potentiasanimales; potentia vocativa pertinet , ergo credat ea non totius creatorem colitur : Clemens, nec Eclog.ex Scriptur.Prophelic.§ insensibilcm , adoranda, quse lunam, vel stellas putant, et sia lecito ri- haberent; Quod quia ipsipbilosophi, qui patet possent corpora animata animabus tribuunt scilicet intellecticoelestia solas duas potentiasipsis in Jos. et materia requiriturpotentia vocativa, aut tamen corpora : canere. sint corpora non cristiani più impegno con ragionevoh; e , vam, il Creatore se « corpora coelestiaaaimata posset, quia ad non alii vocant ut interpretativa, non che attribuiti indebitamente cerca , al gli altri corpi gliscrittori tra Principiiove putar gli astri * commune Origene.Egliparla a lungo sopra questa nel libro » ninno opinionedegliastri la gli « Ricognizionifa e godono e riprovando glionori , ha sostenuta delle sole,la luna, forniti di senso, sono ce. vo- cogliAngeli destinati cose L' autore » Pietro, che adorato venga delle del mondo. S. scrisse^ che i quali hanno corpi spirituali, astri celesti avrebbe ria, trachea-arte- gola,non Alessandrino i Padri,Clemente » a il sole fosse perchè non , mette am- è decisiva. L' osservazione dire non parola,sarebbe privo degliorgani della una Fra die' egli,che ancora^ potrebbe cantare non che argomento un futa con- prò debere libenler facta sunt, et habent Deo omniaque, , qusR a mundi venerari. quae V. in coelo ministerio Gaudent ut accipiunt Recognit. Lib. unusquisque habens cum honor sensum? sunt, super terram. LV. sensum, Justum facta sunt, sed ipsorum, enim etiam creatoris haec, creatura; cum nec ea idest, solem, et enim mundi ille adoratur deferatur. Pscudo- abbiano anime » o questi debbano » se » bandonati » come » cessare da della di » il sole ha » Dio insieme » sol,et » la )) il medesimo )) omnes luna, È che debban che arbitrio Laudate » si Anche » frirsidal sole » ghiere al legge:Laudate libri centra nei , del tutto, per Dio * che Unigenito: » » di Dio » precetto: Laudate che e le osserva , Dominum, altrove® s'induce a Si anima: utrum laxandas esse ; scd sicut nos , illuminatione mundi et cessabunt. Idem, 1. e. Lib. 3 Idem, de Orat. ? Idem, centra » fdem, 1. e ^ De Idem, Commentar, ab hac in Joan. obbedisce a per del quel I, tura est intelligendum vita num. W. essi, puri deinde anteriorcs si ita etiam Lib. I, Gap. princip. (56. Tom. tutto , Cap. iì. VTU.Cap. eccellente fas est: intelligi II, Cap. 8. Cap. 7. , Lib. of- Figliuolo suo ancora sieculisi cessamus Origenes Cels. L. V « , corporibus extitcrunt,an , S e sono rationabilia et et post consumationem corporibus fermo opera sia morto suis ipsarutnparitereum videantur poTÌl)us animati sol et luna. «^ Nondimeno gli astri (sidcra) esse, animantiahaec Celso sospettareche gliastri abbian il Redentore poiché,dice, neppure * come leggi sue , peccato: e che del mezzo loda il sole « tien per egU eum dalle stelle supplichee pre- dalla luna , » « che ragione.Dice anche le stelle hanno tutte arbitrio,poiché et lumen. stelloe, dotati di eum adunque, soggiunge, che chiaro spacciaOrigene il perniciosodogma degliastri e ancora « però loda e , : libro vogliasono afferma scritto sic- corpi celesti di mala e conseguentemente e dei , luna, giacchéè colla luna. di essi ab- essere Nel secondo le anime quale libero tal un * » corpi; gli astri così Altrove' corpi.* in cotesti entrate che prima create state loro credersi a il mondo. dice opera abbia se vivere, d' illuminare stessa sono quelle;e dei prima la fine dei secoli dopo lasciamo noi esistito no 143 ASTRI. DEGLI 7. eas corre- ipsaea 144 DECIMO. CAPO cospetto di Dio, giusta quel luogo-del libro di » al » Giobbe: )) seppur stellcenon Et ciò da Eusebio Origene della parla S. Pamfilo opinione che divisi di sentimento ad intorno senza altri,altri rigettandola, tempo luoghi delle sue quale sembra il tra ma sospettare che idea egliabbia nimati affatto ina- degliastri data soggiaciutoall'error , vero in il ma senEcclesiis, acimaDtium solum ; anima , et mo tamen omni penitus careant, seusu alterum merito dixerit,propterea quod .S'.Pamphilns 2 S. 5 Salomon et in sunt esse animantia, et rationabilium opinantibus irrationabilia sint imo vero quod non putantibus quod sed « etiam ipsiqui singuli, aliis quidem tiunt ; aliis coeli diversa luminaribus De mati.' ani- occasione , * la chimerica, alle stelle V intendimento attribuendo più in adottata ha Sant'Ambrogio* ancor potesse Sant'Isidoro,il cosi volgo universale di luogo Un che per quasi intieramente avere stenendola so- essa, vedere a gliastri privi di ragione. Non e volgare di tener opere die e suo dubitò Sant'Agostino gli astri animati;^ credere poi depose ogni dubbio, ma di dovesse se mette am- * dirsi eretico chi l'avesse abbracciata. un tire mar- , dice che i Cristiani del degliastri,e erano conspectu ejus, in iperbole.» 1' apologia di r anima tempo è detto per non Scrivendo aiutato mundce sunt , non sola sine spirituac aperte de histraditum Enchirid. , autem suos : » et vigeat, sensu diverse est in , sint corpora. sentiunt Ne- bsercticum apostolica prsedicatione. 9. Gap. 68. diceret quum revertitur et animai sit,et spiret, ita hfec qui eorum Apolog.prò Origene. Gap. Augnstinus circulos et sole: de gyrans gyrandovadit spiritus , solem spiritum esse, suos cursu expleat sicut sol circnmvolvitar annam. ostendit annuos ipsum orbes et et quod Poeta , ait: Interea magnani Et alibi: Lncentemqae globum Inoce,Titaniaqne astra Spiritasintus alit. Quapropter si iu resurrectione. * stellarum corpora S. Isidorus S. Ambrosius De , , animas natura habent, quaerendum quid futura; sint rerum Epist.28 ad Horonlian. Gap. 27. DEGLI Petau P. adduce questo luogo è metaforico/e che mostra altro dello stesso un T si condanna la Certo 145 ASTHI. cui manifestamente Dottore, in animati.^ opinionedegliastri dei Padri maggior parte ne ha rigettato questo S. Giovanni Eusebio/ S. Basilio,* Teodoreto ,"il Pseudo-Dionigi AreoCrisostomo,* S. Massimo Martire suo pagita,"^ Scoliaste,S. Cirillo S. Giovanni Alessandrino,* Damasceno,^ l'epistola Il Petau errore. scritta da C ostanti cita Giustiniano nopohtano, quinto Ecumenico, e Crisologo, S. Pietro *' gliastri aver Nessuno » anzi,per peccabile: S. jimbrostus 5 Eusebius 8 4j et 6 ' 8 di Lib. II , 3 , De , in Isai. Cap. Theodorelus questi, del Petau tempo chiaramente allorché scrive è già dimostrato, di di ^^ : im- espressioneiper- una dierum 12, § 11, seq. Lib. I, Gap. Cap. 4. et in Psalm. 48. Homil. , Chrysostomns S. Joannes , Io citerò Cap. 3. , Homil. in HexsEm. S. Basilius ho sex opific. De in Hessem. Prsep. Evang. Lib. 1 , ragione, servirmi Theolog.Dogm. 3 * V. Petan, tra al luce,mostra come glispiriti, « * in privi per che , venuto ancora era ** Agostino. Fozio. Il primo di la Trinità scritto sopra suo Sant' e Didimo, Rufino,Orosio,e non rori glier- sopra rolamo,** S.GiOrigene, Procopio di Gaza,? Lattanzio,** di nel secondo al Concilio Imperatore 1 Homil Anna I, Comment. in Psalm. 148, 2. v. , , in Psalm. Commentar, Pseudo-DionysiiisAreopagita,de .y. CyrillusAlexandrimis Contra Cap. 1, v. 2. Cap. 4, § 1. et in Isai. 148, nomin. Divin. lulian. Lib. II. , * '" ** "3 S. Joannes Damasceniiì Gazcens Procopius Divin. Lactantius S. , , Hieronymus , , De in Genes. Commentar, Institut. Lib. Commentar, fide Lib. II, Cap. 6. Ortodoxa II , Cap. 5. in Isai. Lib. f, ad Cap. 1, v.2; Epist..59 ad Àvit. « "* De S. Petrus S. C/trysologusSerm. 120. , Àngustinus, de duabus Lib. 10, Gap. 29, ad Civ. Dei animabus. Oros. Cap. 2, et 4. Rclract. Lib. II, Cap. 7 ConlraPriscilIianist. et Cap. 8, Origenist. seq. et il. 15 de Trinitate Lib. II, Cap. 7 Didymus, LEOPARDI. — Errori popolari. , segm. 87. A. 13 J46 » bolica lo è forse non » » paragonaticolla purità di bili. » Rufino 0 chiunque Dio ed stesso non il sole, irreprensi- sono , altro è F autore del libro , si ha fide,che de che * attribuisce Origene, di detto aver che ' Persone, di più, aggiunge, affatto » dissime » metempsicosi » baie. e empie « questa mente, simil- nel libro intorno primo alle tre Divine spaccia altre assur- cose le fole della poiché ammette , delle stelle ed dell' anima e le stelle per Anassagora altre tali Democrito , animati,dice Achille » Democrito da e Hrec dixerunt. esse cum vellet ex v'ha nella « Che Tali furono gliastri siano Epitome indirizzata , avuto i Moderni tra mentis dementiam Quorum Divina di riconoscer da Tazio,si negò da Anassagora, (coelestia lumina) nonnulli enim , universale, e Epicuro. Epicuro »* Eppure filosofo che ricusò d' intendimento. fornite , , qualche all' errore » Erodoto. v' ebbe i Gentili tra di sottomettersi qui adottò » Anche tionabilia ai ragione e che Origene Principiiinsegna gravierrori * anima opinione Orosio, tra glierrori degliOrigenisti Paolo dopo dei chiama nome, e Fozio quellodegliastri ragionevoli:'* annovera est, suo scellerato corpi celesti,e sentenza. il sotto stolti,quella da » cielo ragione; poiché il di nita sfor- sostanza veruna neppure , » DECIMO- CAPO Scriptura exemplum nefarius sumere, rilms ha;c ipse perperam, optime dieta fuerunt de Fide, Cap. 19. vertere. Burnus ut , chi ha decepti,animalia errore etiam Origenes qure ibi de sibi libitum est, ad ra- secutus luminaausus est , 2 esse sed Creaturam quoque subiectam dicebant, solem, et lunam, rationales potestates; prsbere qui subjecilin l'riscillianist. et spe. Paidus corruptioni non stellas ; et hrec et autem Orosius , non servitium Commonitor. volentem , elementarios corruptioni, propter Ad S. Origenist. 3 Pholiiis, Biblioth. * Aclìilles Tatiits, Isag in Arali Phcenom. Cod. intelligendam esse fulgores, 8. Cap, i3. Augustin.de cum, errore DEGLI l'errore rinnovato fogliodel Gaetano tanti altret- di tomi scrittore quelle parole che sopra Coeli,coslorumquevirtutes,dice s'intendono degliastri fatto in decimosesto,di polverosa memoria, secolo discorrendo ha antico,e 11 Cardinal animali. 147 ASTRI. dei cieli le anime decimottavo che Chiesa, celesti virtù per degli astri.* E e matematico un la canta nel colo se- filosofo accreditato e , il Bertucci, nelF ha Vita,non alle teorie astri animati non gallanel scritto,in dà che dell'anima delle libro ottavo però il che opinione degli errore? un Io Cesare La- ma ; il Gaetano che vente, vi- informante;opuscolo l'Allacci volea altrimenti non anima Miscellanee sue ci ha costituisce la sostanza e dirsi,deW inedito,che ancora che suo Se il cielo sia animato cerca l'essere suol ossia,come l'antica il non appigliatoGiulio sia cui corpi come conosciute? poi tutt' altro sia stata suo la terra preteso appoggiare astronomiche qual partitosi a so ha non Telluris,et Siderum e sospettare che far quasi voluto de riguardatigliastri organici e viventi? sistema inedita opera pubblicare nel ben posso hanno dire pensato dino Bodin,*il Ricio,^e quel che è piìi,Ticone il cittadel cielo derna moKeplero il padre dell' astronomia , rigeneratoredella il , Terribile degli astri. quasi credere * Quid per Angclosrecensuit ordiniLus si che coelorum , nec eos pr^stanlissimissubstantiis Igiluripsascoelorum astrorumque tanns Traci, de , ' 3 Bodin Bicius Indulgent. Thealr. , , de an. Naturai. coeli. non abbiano , Àngelosmotores ipsas vires vires sed supra ? At cum fuisset oratio, accidentiaquecopulentur. virtutes coelorum intelligit Caje.' , per ? coelorum debuit, et ineplalune , animas tore legisla- ci farebbe le comete come coelorum cum Esso , num ìntelligil? miscere il , repetere debuit. Num coelcstibus insensata celeste esempio! gli errori virtutes scienza 14S DECIMO. CAPO periodo; un che dopo qualche di declamare sulla sotto scena curiosi sempre dopo un aspetto; inquieti, opinionie ciò che che e riflessione sistemi umano pedate impresse non condurrebbe a e ma infinito, di calcare osservazioni perte, sco- senza in dersene, avve- maggiori. Questa che pensare circolo un di lo spirito lungata cognizioni,al- limitato,e tempo sullo torni cessariament ne- luogo.Le stesso intelletti torbidi hanno che alcuni ciare abbrac- , linea retta tempo ad tornino dai loro a una percorra in di , rifiutato aveano ci sato ces- gli uomini avidi sempre , le si è immaginate, adottate,e rigettate avere successivamente quando , loro,ricompariscano essi nuovo sempre , di contro secolo fatte intorno , alla decisa poscia,e credute ora di molte antichità spiritoumano quel lume detto sub si Per queste della di paragonare le di conoscere sia stato 1 essa Ecclesiastes j sotto \ , v. ciò che altro ora iO. crescimento ac- razione. dispe- mo dimentichia, la enumerazione utile. Essa ci porrà si tiene di in cotesti con per aspetto condannato i fabbricatori metterà Gap. suo cognizioni come opinionimoderne se mai il riguardare V i filosofi alla mano sempre , uomini; delle immagini. In ogni caso sarb errori,e ci farebbe per errori degli antichi in tutto questo inconveniente evitare tristi progressiquotidianidello massa menerebbe impossibile,e dei ripetuto del più saggio dei sovente sole novum, reale ponderata,ci maturamente metterebbe illusoria, come Re,* Nihil istato l'idea considerare obbliate , recenti, potrebbono appoggiare questa deduzione,la quale farebbe scoperte stante co- gli da- sistemi,fuori 151 DEClinOPRIIflO. CAPO dell'astrologia, delle L' uomo le era non era gì'ispirava del di temere per cui tosto di e la et caspe nefas anche il cielo, che sua da scienza L' del futuro volta una di evitar vantaggi. La Juvenalis che brillano firmamento,potessero coir avvenire. grado co' denti principionon divenne meraviglia, quei corpi lucidi , del dere mor- violare, et frangere morsu.* Si pensò che oggetto d'inquietudine. azzurra mano Dio: forse eccitata che la di egli nel di stracciare esse in non sua paventato avea tutte pauroso , qualche * se , precipitatoal piede delle piante Porrum in da lui e il prodottodi alcuna Ben grande timore. procacciatoil nascere; avea un argomento comete. delle Incerto quanto si Divinità La cose. tratto aveva ecclissi, mille uomo aver avea per lui i diversi sopra conosciuto di ottener curiosità,la cupidigia,il timore , Sat. i 5. un menti movi- la volta qualche acquistatal'avrebbe pericoli,e avea lazione corre- che la messo grandi lo spin- JS2 sero far delle ricerche a dei cagionava cienza l'assoluta insuffi- ravvisare egli impiegava Si vide intento. questo che mezzi che il sole col la diversità merica, chi- questa scienza per trovar gì'impedirono di e 0 DECIMOPRIMO. CAPO delle conseguire per cangiar di posizione lo sviluppo stagioni , l'inceppamento dei prodottidella terra, la periodica della temperatura dell' aria. Convenne variazione quest'astro sarebbe messe in ordine stata della foresta avrebbono urlando dalla diversi vicende diverse non molto si tardò v' terra furono gliastri Ecco ai , creduti di di quest'arte di fare. Quando di grado si aver convenia il e la avea in corrispondevano era , non un popoli dei a moti dei loro scienza anche modo verun corpi celesti, pregiudizi.Questi dell' avvenire mero nu- si fu in del spogliare gli astrologi dispettodella ragione pretesa gran permesso gli avvenimenti non si mantennero fatto che ai e leggidell'astrologia, i aver futuro. conoscere conosciuto di periore. su- terrene; la cose fatte,quando più tempo la parte dalla averle non ciò e la potè alle e delle tempo considerabili , che riputataquelladel più credito il cielo dell' astrologia. Per osservazioni,che alle alle stelle tutte ; pianeti , fu l' originenaturale la vanità tra i che il sole esercita sopra gliarbitri dei loro movimenti scienza che Dopo dipendeamanifestamente alla luna globo, che manifesta, e la influenza Si estese sceso Si notò neve. sulla terra. concludere, relazione inferiore del mondo il nostro coperta di sarebbe corrispondevanoesattamente a una avea le fronde , si succedeano che la tempo la ricolta per il lupo ingiallito , montagna del sole moti fra quanto conoscere per vare osser- e e della loro quello rienza espe- acquistòsem- dell'astrologia, pre nuovi amatori credè che il che la congiunzione adulterii: nella effettuando in pianeta che render Guai a forti chi Scorpione.La Libra Seu seu , di Venere, casa Capricorno, le femmine per si trovava a in Venere, delicati di ne.* questa congiunzio- il segno poteva non gionasse ca- e insieme sotto vita sua in infausto nel tempo nasceva : Pittori,e nascere Ariete,congiunto in al mondo che venivano Venere con quel pianeta questa posizione.Marte al cielo congiungendosicon facesse mentre Si altri col ferro Istrioni.* Venere nascere forme. mezzo questa congiunzione nella nascevano fu creduto stesso Mercurio Acquario,fu riputatasegno che in di uccidere propria casa, facesse 0 del 1K3 comete. varie sotto trovandosi necessità qualcuno in che propagò pianeta Marte ponesse Venere si e , delle eccllssi, delle gli uomini malaugurato dell§ felice. esser Scorpius aspicit me Formidolosus, pars violentior Natalis horae seu , tyrannus HesperiaeCapricornus dice Orazio.' Saturno più benigno.Perciò Utrumque Consentit Tutela * Bardesanes , era : Saturno pianeta. Giove scrive a Mecenate te Jovis era * : impio refulgens fat. ap.Euseb.Praep.Evang. Lib. Dia]. Contra t'R.ecogmt,Lil). Psendo-Clemens Lirico : incredibili modo nostrum astrum tristo un lo stesso undae 9. S. C tesar ius Dial. U. , VI, Gap. dO. Respons. ad Interrogai. i09. 8 1. Idem , e. Bardesanes Cap. 10. Pseitdo-Cfemens, 9 * Horatius Idem, 1. Carm. Rccogn. Lib. 2 , e. Dial. Contra , Od. , V. 'il. scqq. Lib. fat. ap. Eus. 9. i4, v. 17 , scqq. Praep.Evang. Lib. 6. 454 DECIMOPRIMO. CAPO Eripuit,volucrisquefati alas, cum Tardavit Iheatris ter Lsetum Me cerebro illapsus truncus Sustulerat,nisi e alla Gustos virorum. Affricano chiama Cicerone presso terribile Marte.* Infatti questo di casa Venere, ricevendo o diametralmente e morti stragiorribili, ci fa sapere come ictum levasset,Mercurialium trovandosi 0 Faunus Dextra Scipione Giove, populus frequens : crepuitsonum 00.^ Di cotesta il benefico pianeta portandosi questa nella sua, opposto alla luna di donne cagiona , dai loro uccise mariti, peritissimoastrologoGiulio cattiva influenza di Firmi- rende Marte, piutamente com- ragione Macrobio.' naturale ben Era del sole oscurarsi di tenebre la natura è terribile per da una Ma quando ad tutto nuvola,si vede il corpo che niun , il solo luna, coprirsi il sole è oscurato ce ne togliela vede si corpo disco suo al e Questo fenomeno tratto. un provviso all'im- tremassero Quando si ecclissa esso della e medesimo. sé glisovrapponga: * gliAntichi che rimane luce. che offuscato,e generiprosperus etsalutaris ille fulgor,qui Cicero, Somn. Jovisjtum rutilus, terris,quemMartemdicitis. horribilisque num. Deinde esthominum dicilur Scip. 4. 2 Si Vcnus ia domo Martis ejus finibus fuerit collocalus luminibus terimunt plenam, diametra mariti. Julius , ac fuerit inventa, Lunam ralioue in suis et Saturni respexerit,uxores Firmicus Mathes. Lib. Ideo ad Lnnam. auctoribus Lib. I, arcta Cap. i9. minus numerorum commodi habent VII cum linea Saturnus velextrema, numerorum aliqua, tamen suas , ita non Marlisquestellse vitse ratione non humanse in domo Mars signisvel , 5 ut se Veneris, domibus vel positam, propriis manibus et in- Cap. 10. luminibus ad competentiam, Solem, exislimantur,quasi juncti. Macrobius in Somn. , aspicìat Mars cum vilae Scipion. dell'astrologia, annerire sembra che a intelletto un Gli Antichi temerono spegnessero al infatti che loro carbone un idea si presenta naturalmente all'accadere istruito, non di il sole ecclissarsi,o pericolodi estinguersie questo ecclissi. una la luna e timore dalla scienza. fu seguì potea non , che tremare a chele ecclissi come era sario, neces- parte 1' effetto della gran potè sopraggiungere cosi per il sole per la terra. per la o luna, violenta La fatta sopra avean dei dalle menti impedì in non di temere cessò questa, ser es- e la prevenzione, che precedutadalla ecclissi, il fenomeno scienza, Ma si almeno corressero , tolto che 155 comete. guisa di a appoco appoco delle egglissi, spegnersi.Questa a va delle e si ma tinuò con- impressione glianimi, non più saggi.Il popolo, Si tosto. che svanì esso con gran un presagio parte dei dotti , riguardò la ecclissi come di Nicla riferita da infausto. È nota la trista avventura , Tucidide,'da assediava generaleAteniese r assedio la salvare Per Siracusa. Siciha,^e di Diodoro di abbandonar e con poco la Sicilia. A punto di ma che giorni,come scrive si spaventa, Questi decidono hanno Si ubbidisce ben Tucydides, Diodorus 5 P/ularchiis Ilist. Belli Sicidus , INirise. gl'indovini. di che Alhcn. di ventisette,come all'autorevole tosto Pelopon.ci nato., fortu- differire la partenza decisione quei lunatici sventura Lib. 3 Biblioth. llistor. Lib. 13. ili Vita , consulta nel loro calcolo. La errato 2 confonde, Diodoro, o mostrano * si ecclissa totalmente. la luna , fa d' uopo narra Tucidide. i nemici far vela superiore ai pregiudizicome Nicia così tre notte , si è sul si scioglier mezza , mentre felice esito risolvè di armata sua Plutarco.^ Questo da , Gap.'12. preti inter- presa- : 156 DECIMOPRIHO. CAPO gita dalla ecclissi arriva partenza , i nemici tempo destinato dalla città escono Nicla Demostene e sole chiuse » suol la che « giorno di nel fe'tondere reggia, e di lutto farsi in occasione il in e »* Questo filosofo , Archelao di farlo,prende in espone Famosissima di cala- tempo di lui presso mente bella- ricusò , discorrere a condo è stata Moderni, i presso Bayer delle ed ecclissi^ la causa vera la Newton rebus adversis moris 2 bonum , posuit,et cursu babere coitus siderum terrse, et humiliore cumluna, illuni objectu suo jam ista sidera ibit ordo hic quibus sol intercursu emergel, jam libere islam millet. Endemusi * Cicero bue velut Plinius, et omnes nubem 1, si modo defectio,sed duorum majorem inter partem solem velocitas dispositosac radios suum partes ejusexiguas si intranssui modo objecit; terrasque media suc- recipientdiem jam prtedictosdies sua: habent. effundere Paullum jam relinquet, exsolutus exspecta:jam impedimentis lucem e. Astrolog.ap. Divinai. nal. qufe quse e V, Gap. 6. latebris suis extraxisset,et ista solis est illuc diducet , Idem Hist. Temi- de henefic. Lib. ^ libramento lunse vetetur Histor. De hanno Ne via, infra ipsum solem orbem , ssecula per Non plus tegiJ si recto , 5 585. se sto, Cri- Gesù ** currens abscondil: , 3 avanti Cicerone,*Plinio, dicens: jussisset, totius aspectum, cessit. Sed ' est) tonderet. Seneca strinxit,obducitj modo excludit 603 fuisset beneficium, si timeotem Quantum animum sole, avvenuta, Riccioli, nel e è tuttora defectio fuit,regiam clauderct,et filiutn(quod in luctu die soHs Ut quo del ecclisssi parlatoErodoto, Eudemo, * gliAntichi,ed presso Costard, nell'anno e secondo suam che questi fenomeni.^ di ac ecclissi del ciò figlio, facile e intelligibile modo un tura, na- vitato parlandodi Socrate,che, in- recarsi a della cose una , da dopo morte a ignorante nelle sì era Seneca, )) mità. rali Gene- il loro esercito. tutto Archelao dice » due , distrutto Il Re li condannano e alla niesi, gliAte- attaccano , i loro sconfiggono,fanno prigionieri li aver del prima Lib. Lib, Clement. I. II, Gap. 12. Alexandr, Stromat. Lib. I. f58 DECIMOPBIMO. CAPO occhi ed il sole ci i Rostri in tal modo rassicura togliela vista di : quest'astro l'esercito, e fa continuare le sue operazioni. Dione vicino era far guerra per libazioni facevano quasi volesse ad voti e che Zacinto Apollo,quando un' la conosceva si fa Milla augure assicura che favorisce verità ; la in cagione di * mare ; di tratto un sbarcando assediata con dai * VHS, Plntarchtts 2 Idem, 3 Terrebat Histor. quale bene in in j Vita eos dei spesso dice Plutarco , vela,e giunto audacia,che Affrica in cui avrebbe sollecito di che , Vita potea il suo sarà mentre Cartaginesi,ebbe un' ecclissi avvenuta Agatoclefu questo turbamento deboli, essi,con Dione persuaderle. vide liberar l'Italia, l'Affrica, a le sa. intrapre- menti di , Scipione il modo a la loro alla ecclissi...fece nelle storie capitaleera sua per e , infausto per qualcuno senza Agatocle con raro sempre intimoriti. cacciò il tiranno.» Siracusa, ne in e delle pregiudizi i badare senza « Poiché la vincere rimanere ^ ^ » tiranno, e ha forza bastevole non ad innanzi, incoraggiscele truppe errori che colla pura nuovi attoniti comparivano il sanno non luna, di turbamento: segno lungi dall' essere È più facile ' dar che ilfenomeno, minaccia esse, la Sì di questo fenomeno, causa senza intrepido, i soldati ma mata ar- sua venne impresa si bella, , rimanea colla di Siracusa. Dionigitiranno a attraversare Dione oscurarsi. partireda a strato mo- lendo potuto, assa- esercito turbato mentre esso era prevenire glieffettidi esser fatale in un tempo Dion. Nicife. cis sol defecerat. Justiportentire]igio , quod navigantibus Philippic.Lib. 22. dell' astrologia, in cui v' delle ecglissi, dbllb ardore. bisogno del più grande avea soldati ai suoi che essi » prima » infausto » partenza dovea » qualiera » astri » davano » Che » ziava » alle calamità avrebbe partissero , potuto credersi essendo dopo la per loro ; ma avvenuto stimarsi sfavorevole a , diretto il loro cangiavano il fenomeno corse le navi , del si chiuse il vecchio delle fa ne volte Quante » pato » ciata nella notte » intento far » no ! intorno a * La » il ! ciò che dice Valerio scienza fecturos della certumque Mori familiarem nes della Macedonia battagliache la luna si factum esset, crcditurum prius quam proficùoerentur illis ad quos acciderit, quìa egressis prodigium esse: nunc defectus esse siderum naturalium (lorentibus videbamus semper in 1. cum opprcssit solis et lunac multo adversum ealur stalum rerum , studio nobis ante mane pro- portentare, mu- su's e. dimetiendi patrislui, Scipio:Quolies illum lux quoliesnox prseseutem ecclissò, rebus Charthaginensiumopibus,adversisque Justinus signifìcari. pxne giovò tribuno. Nella guerra Si commutationem sum, sorte matti, , dere. Porro ' nel Massimo , " la notte, , Egli era militare,e Repubblica. nella notte Perseo contro prima della comin- avea cominciato avea alla decise mattino, occu- lo sorprese volte Quante Tullio. Marco qualche operazione che a sua tone Capredirle. beli' elogiopresso un una il sepolcro. e sapeva ecclissi, die' egli lo sorprese , « , o in peritonell'astronomia. fu abbastanza causa di scampo la vittoria trovarvi depose ogni nerì coraggio,ince- suo mezzi senza annun- Cartaginesi,e ad Gallo Sulpicio la dei »^ L'esercito e degli minac- e innanzi poco alla fortuna assicurarsi i favoriti dalla fortuna. dei Siracusani. nemica, per Conosceva delle cose, avvenuto cangiamento un timore, terra lo stato sempre loro quelli, verso le ecclissi viaggio.Che coloro che si trovavano però Egli persuase fosse accaduto che il prodigio se , « loD comete. coeli atque terree C. Gallum aliquiddescribere ingres noclu ? Quam coepisset prnedicere Cicero t , delectabat de cum defcctio- Seneclute, num. 14. 160 i Romani e DECIMOPRIMO. CAPO colpitida spavento. Sulpiciofattosi furono innanzi, e spiegatala cagione del fenomeno, Paolo che r esercito Emilio lieto menò alla alla vittoria. battagliae istorico avrebbe non vinti di i nemici che alle truppe per prevenire il fenomeno e potea cagionar loro Egli vuole la inquietudine * avvisate, Con oscurata. questo fatto fa Di " Galli maximum Sulpicii Nam plurimumreipulilicae profuil. gercntis,legatiis esset, moostro, ac cumL. nocte serena genere literarum recipiendostudium, Pauli,bcliumadversum regemPerseum subito luna defecisset, veluti diro eoque, omni in exercitus perterritus amisisset,de coeli rat ione noster, manus siderum et cum bosle couserendi 6du- alaperitissime disputando, natura , illi misit. in ariem Paulianre victorise liberales artes Itaque inclytse militum nostrorum dederunt, qui nisi ille metum vicisset, imperator eum Galli aditum vincere romanus ^ le facesse Frontino. e Il fatto è riferito Quintiliano. * crem ^ Plinio cio Sulpi- se la ecclissi si presentasse vegnente la luna si sarebbe menzione quodam * Livio. precede Livio accordansi ciam Tito che che nella notte pur da Sulpicionel giorno , Roma, dei Romani. diversamente alquanto che il timor vinto avesse non il citato dice Egli però, , coraggioso e , rassicurò bosles haud Maximus Valerius potuisse.t. yDìct. factorumque 1. Lib. memorabil. 8, Gap. II, num. secundc-e legionis, Cajus SulpiciusGallus tribunus militum qui prfetor consulis ad concionem fuerat, mililibus vocatis, prosuperioreanno permissu, 2 nuDciavit ad : proxima, ne quisid Nocte horam quartam temporibus fiat noctis, lunam et sciri ante , Septcmbris insecuta estdies, divina Galli sapientiaprope in derecturam et praediciposse.... : -Lib. Rom. 5 extulit Rationem militum, sollicitudine concionem composito volumine. ? Lucius ' , suam ab M. cum usque ordine pridie nonas quam militibus triste prodigium,occasum lucem Marcello statis Clamor Titus emersit. gni, re- ululatusque Livius, generisin vulgus fuit: sed tum tribunus pridiequam Perseus superatus a Paulo et mox imperatore productus ad prsedicendameclipsim, liberato, exercitu Plinins Uhi. Gallus Sulpitius Stratcgem.Lib. Lib. nat. , defectum futurum ciperent milites, prsedixit Frontinus Nocte aliter vates. j nec in naturali 44, Gap. 37. quidem defectus utriusque primus Romani SulpiciusGallus, qui consul est, in ut quia bora secunda defecisset,Romanis cum Macedonas perniciemque gentisportendensmovit castris Macedonum fuit, donec luna Hisl, id esse: edita bora, luna videri ab acciperet, prò portento , lunse imminentem, additis I, Gap. 12, ille Gallus, in exercitu Sulpitius II, Gap. 12. num. ratioaibus ne prò ostento ex- causisque defectionis. 8. L. Pauli de lunse defectione disseruit,ne dell' ASTBOLOGIà In simil * DELLE , accadere Dione » e temendo natalizio, » dasse occasione » avvenuti )) l'annunziò egliche questo fenomeno qualchetumulto , poichéerano a altri al pubblico con solo predisseche » minò il » rata » le ecclissi dovea veduto ordiniaria, in di fiamme è , tristo Un corpo una notte se ci ha non essa nel oscura di ha figuranon fuoco,o dato circon- oggetto un tardato tanto delle istruiti intorno bene si, ecclis- cielo, gnato accompa- intorno alla natura ancora dobbiamo che meravigliarci noi , antenati alla vista di in verità nei fenomeno un , di terribile qualche cosa come un preso ' - L. I , Dio lo abbiano dato riguar- a descrivere questi astri in '^ terret fera regna divinitus facto, militum proiligio Orator. stri no- ? presagio Crine ut flammifero velul e i aspetto ha , funesto Silio Italico ha quei versi il di cui notturno te come- inorridito d' ignoranza abbiano tempi a quella a , delle loro code » quellocagionato di luminoso la scienza darci delle nozioni certe la du- e dalle ispirato quanto all'apparenza spaventoso. Se e deter- accadere. necessariamente lunga e largastriscia una non le cause, per ancora è stato forse fra i dotti, dalle comete. da avvenuto, del timore durevole meno in cui e ecclisserebbe, indicò ; ma già , tempo, in cui ciò sarebbe più commune e scritto uno il sole si della oscurazione non accadesse la ecclissi : prima che prodigi » qualila dovendo,dice « ecclissidel sole nel giorno suo una , 161 COMETE. DELLE guisaClaudio Imperatore, » Non EGCLISSI, animi terrerentur. cometes, Institut. Quìntiiianns, Cap. 40. Caxsius Hisl. , ò'ilius Italicus de , Rom. Lib. 60. Bello Punico sccundo. 14* 162 DECIMOPRIMO. CAPO ; vomit Sanguineum spargens ignem coelo radìos Fax luce et sseva , coruscum extrema Scintillat sidus,terrisque descritti li ha Claudiano rubentes atra minatur. similmente, e forse con più * eleganza in quel luogo: Augurium qualislaturus in orbem, Praecepssanguineo delabitur igne cometes, Prodigialerubens ; non illum navita tuto, Non Nunciat Altrove vident impune aut ratibus eglichiama ventos, aut ferali crine cometae : : coelo spectatum chiama Virgilio ' ^ dice Et numquam hostes. urbibus ferale la loro chioma: rubescentes altrove pur crine minaci , Unde ed populi sed sanguigno e impune eometen. lugubrelo splendoredelle comete:* Non secus liquidasi quando ac nocte cometae Sanguinei lugubre rubent. Altra volta dice , parlandodel tempo Non alias coelo ceciderunt Fulgura,nec * Claudianust 2 Idem 5 Idem, , 5 diri toties De plurasereno arsere Raptu Proserpia.Lib. de Magnete v. 4. I. de Bello G etico. Virgilius,^neid. Idem, seguì la ^ di Cesare: ? che Lib. X, Georg. Lib. J , v. v. 272, scq. 487, seq. cometae. morte dell'astrologia, Silio Italico dà alle comete trici dei * regni: Non il tristo crine unus Regnorum ECCLISSI, delle limita il loro Valerio Fiacco 163 COMETE. di nome distruggi- corusco lethale cometes. rubuit eversor DELLE potere a far del male ai gni re- ^ : ingiusti Ab canis, iratoquevocali ut autumni Acer Jove, fatales ad regna injustacometae. colla descrizione bili degliorrimete:^ sogliono presagirsidalle co- Manilio ci spaventa davvero che avvenimenti, Talia Funera lucentes ssepe cometae. significant facibus veniunt, terrisqueminantur cum sine fine rogos, Ardentes iEgrotetnatura, Quin mundus, cum sortita novum sepulchrum. Et clandestinis surgentiafraudibus Cum modo per fera ductorem gentes; ut foedere rupto rapuitGermania Varum, passim toto minitantia mundo ipsa tulit bellum natura Opposuitquesuas vires, bellumque Lumina, Nec arma. legionum sanguine campos; Infecitquetrium Arserunt et mirere Saepe domi gravés hominum minata 9 credere motus, cognataque bella ' Silins Italicus,de Bello Punico Valerius Manilius F/acc«f , , Astronom. Secundo, Lib. Vili Argonaulic,Lib. VI. Lib. I. est, ruinas Significant. * ignes, per rerumque culpa est, nescimus Civiles etiam ipsa canunt, ignes,subitosquetumultus, et bella Externas et coelo. ; . 104 CAPO Canta ' Tibullo : belli mala fore dixerunt Hae DECIMOPKIMO. Multus ut in terras signa cometen , deplueretquelapis. Prudenzio:^ E Tristis cometa Et si quod Fervet intercidat, Sirio astrum jam vapore, Dei luce destructum Sub cadat. ^ Anche Plinio popolare intorno volgarmente che del che sovrano apparizione , dei presagisserola della tempo regni loro vedesi come , * Tacito presso nel il rovesciamento e giudizio pre- ' le comete regnava del sembra, alle comete. Credeasi morte che partecipò,a quel e ^ Svetonio. , timendi Crinemque Sideris,et terris ^ disse Lucano. Fu veduta di della morte mutantem cometen regna anche cometa una : poco Vespasiano.Questo principe prima che non , * Tibuìfns, Eleg. Lib. II, ' Pr^udentitis Cathcmerin. El. Hymn. , 5 Cometes in nunquam sidus,ac nonleviter piatum, et Caesaris bello. In nostro civili motu. vero sevo, Neroni: ac perium Domitio reliquit SDevum. Referre arbitrantur, in quas similitudines accipiat, quasque nat. Inter rautationem 5 tur, 6 seq. 21, seqq. lerrificum circa veneficium deinde magna parte ex Consule,iteruniquePompeii Octavio quo Claudius" Csesar principatu ejus assiduum im- prope ac aut cujus stellse vires jaculetur, partes sese Plinius emicel. Ilist. locis in reddat, et quibus , quse et sidus de efFulsit, cometes regisportendat.Tacilns Stella crinita,quae summis per continuas Neronis. v. 2, Gap. 23. Lib. * 12, parte coeli est: occasura ut 72, 5., v. Gap. noctes Annal. quo Lib. , exitium poteslantibus oriri coeperat.ò'vetonius XXXVl. Lucanus Pharsal. L. , I, vulgiopinio est tamquam i4. Gap. 22. v. 528. seq. , Vit. , portenderevulgoputaXU Csesarum, in Vii a 166 CAPO DECIMOPRIMO. altrettanti astri corpicome della universale il mondo soggettialla legge mica astrono- regolarerivoluzione;dovea intorno minare illu- delle comete alla natura e , alla saggi tutti i del loro causa vera fare svanire e timori, che la vista delle comete Così tempo inspirati. tanto da un lato il osservando del 1456 i preparava vantaggiosi che per dall' altro questi dovea sembra avere pei, gliEuro- sopra progressidella , avea l' ignoranza esercitava mentre assoluto dominio suo Regiomontano rassicurare dalla loro mente per sempre , i chimerici dovea apparire;e la cometa scienza fetti gli ef- e produrre negli n animi. Seneca, il quale non delle comete, paura che e riconobbe di questiastri periodico » che » delle comete » principioe » che » Verrà » li che » sarà » scer » i » ignoratociò che si non si rare che e il fine della rivoluzione ritornano un' epoca, se ignotiil siano in cui non si miramur Quid.... legibuscertis,nec intervallis recursus dies extrabat,et aperta nos dei cose faranno un' epoca note ai quanto Alche cose ver- mundi rarum nunc aevi diligentia Veniet tempus, longioris quo tempus, quo ... mirenlur. * » popoliche ista qute nescisse abbiamo neri tespectaculum,nondum ex 6nesque nolescere, quorum ingentiLus tara initia illorum in cui , noi molte Certamente « si cono- , ad essi chiarissimo. saranno est?... Veniet ? seco- maggior diligenzache delle sembrerà cometas, astri quegli numero maraviglierannoche sappiamo, * la s' ignora... Verrà ora posteri nostri maggior nell' esame impiegata ciò che noi il passati,e saran di dopo lunghissimotempo non dopo egliripete: » del moto , non il ritorno sostenne e leggi certe vedersi a fatto gran qual meravigha, dice, « , ancora conoscano avuto Seneca, Naturai, latent,in lucem posterinostri quaest. Lib. 7, Cap. 1. tam dell'astrologia, » » qualila nei è si è avverata. da i dotti per tutti è non spenta ancora Dopo dieciotlo secoli dell'uomo. del tempo suo dura si risentono la dal che e in ancora infatti lo è alla detti,e dità profon- fatte intorno dei alla pregiudizi glieffettidi anche intorno aveano secolo un tenuta sti que- popolo.Quante vestigiadelle che gliAntichi superstizioni rimangono dizione pre- avvenire. dei suoi memoria peranche ; tuttora dovere egli avea Anche La degliAntichi previdenza,e sua delle riflessioni che natura la memoria ci ricordiamo noi giustiziaalla rendiamo e esperienza , eglicredea come , » opinioneintorno sua dalla Ma vera. * spenta. La dimostrata ora dei secoli a , di noi sarà memoria di Seneca alle comete risetbate cognizionisono Molte ranno. 167 COaiCTE. DELLE ECCLIS"l, delle che si chiama alla quanto agliastri nato, illumi- classe istruita ! che calcolano la quantitàdei prodotti della Quanti folli, la terra , qualità delle stagioni, grandi avvenimenti almanacco che hanno , che a in per tempo un di ridicoli , che non tunc Et contribuiscono loro miserabili sordido un arrossendo qnidcm futuris, cum e di pazze multa venientis sevi memoria di predizioni un di astrologi il nome nelle menti illuminato affatto chimeriche * si danno nostra e grandemente volgari, spargendo almanacchi,avendo tutte diligentemente per fare ogni uomo e di luce presagi i d' indicare le persino dei patrimoniol'ignoranza commune, le tenebre mantenere cura politici, sopra che Quanti vili, ! 1'esito e le lunazioni,profittando guadagno , dovrebbe pubbHcare dei di cercar colle colla sola mira , populusignotanolis exoleverit, rcscrvantur. pregiudizi gere, distrug- stampe di cose gabbare sciet: multa sreculis fileni,I. e. Gap. 31. 168 il volgo, il crescere e si e DELL' DECIMOPRIMO. CAPO di danaio trarne il e Quante ! della calar forse faranno ASTROLOGIA — luna osservazioni fanno si da^i sempre EC sopra assiduamente, agricoltori osservazioni , che de M. la Quintinié Normand, M. e peritissimi , dopo mille fatte esperienze colla possibile nomi agrotezza esat- , * Rohault M. e similmente dopo venticinque trovato essere anni , di ed vane inutili immortali? J ^ ispezione, costante o Spectacle Piriche, sembra ! Non che hanno gli la che desiderino uomini de egli Nat. 1, Tom. pregiudizi i che Part. 2 Rohault i Physic. Par. 2, Gap. 27. essi Entret. , 2 affatto lo i5. siano siano ? 169 CAPO DE€I]II0SE€01VD0. DELLA Il molto TERRA. viaggiodegliAntichi il volo Veramente prospero. che attraversavano alla terra fatte intorno abbiano non coltà diffi- che hanno essi più felici.Questa state dell'uomo. è il paese antenati siano stato poterono impedirne le ricerche se è non ardito. Le era l' impresa esito. Vediamo il buon il cielo per che Possibile, conosciuto nalmente fi- i nostri il nemmeno loro paese ? I filosoficertamente loro che dovessero cosa qual modo in oggetto, e non hanno pensare intorno dovessero gnar d'inse- mancato contenersi questo a per ha assomigliata la terra prireil vero. Anassimene mensa ;*Anassimandro,secondo Eusebio,ad un Leucippo ad * * de Grate * Eusebius, ' Diogenes , de , a a una de Plac. Philos. Lib. 3, Gap. iO. Galenus , a una dro;* cilin- fionda ;* Histor. Philos. Laertins Lib. Ilis , in Vita LeucippiLib. 3, Cap. iO. Galenus, qui eruditionis fama IX , Histor. spgm. 30. Plutarchns, Philosoph.Hesychins claruerunt. Lib. 3. Cap. iO. * PliUarchus, ' Agathemertis Compendiar.Geograph.Exposit.Lib. I, Cap. 6 Idem, 1. de Plac. Philos. j LEOPABBi. sco; di- un Prrep.Evang. Lib, I, Cap. 8. Placit. Philos. Milesins timpano;^Democrito semicircolo ;^ Possidonio a un Fiutar eh ni un isco- e. — Errori popolati. 45 l. 170 DECIMOSECONDO. CAPO altri piramide; una a * altri il terra. Conveniva è, luogo in Qualcuno potea volta una Asserì nave. » » altra o , un poiché era avea 2 tare: ,^che così Ma legno un , adottato, dai Persiani,1 l'acqua a guisa soggetto a grandi inconvenienti, l'acqua spiegare come potesse sostenersi così ' Idem» * Idenny 1. 3 Jristoteles, de 6 Thales una nuotava « come nuoti sopra che come una seno pianta, Lib. o una teneva sos- , stessa. essa Cleomedes, Considerai. Cyclic. meteor. 1. e. Idem, sive essa questo sistema gettate profonderadici in I. liberarli e Senofane ipotesipiù semplice.Egli disse una si sosteneva * orribile insieme popoli, Chardin,' anche necessario , terra » di era la terra immaginò ^ che la terra cocomero, i avessimo non , simile. cosa qualicredono si sosteneva e testimonianza per e dir di Aristotele a , sopra r acque di rassicurare nel di appoggio. mancanza fondato. Talete fé'della terra così mal timore un la terra, mantenga che in realtà temere duopo Era drangolare qua- figuradella modo si vuoto, piombare in qualcheluogo a colla terra. da al mezzo precipitareper senza alla spiegarein qual ancora come sospesa, suo istruito intorno popolo bene creduta ;^altri piatta•/altri cubica. ;^ altri concava Ecco l'hanno che la all'infinito,* montagna , I e. e. Origenes, Philosophum, Gap. Milesius illud Oceanum 9. Ccelo, Lib. 2, Cap. 13totam terram vocas, subjectojudicathumore sive raagnum mare, portar!et inna- sive alterius nalurac sim- adhuc aquam^et humidum elementum. Hsec, inquit,unda suslinetur orbis, velut aliquodgrande navigium, et grave bis aquisquas premit. Seneca, Nat. qusest. Lib. 6, C. 6. plicem ' Chardin, Voyage en Perse. Jristoteles,de Coelo,Lib, 2, Gap. 13. Plutarchiis, de Placit Pbilos. Lib. in, Cap. 9 et 11. 8 gliuomini di cui di il timore nell'aria potessero assicurarci,e una caduta, quelle radici gettate Empedocle di cadere alla terra in vaso un soddisfacente. disse che » non fu trovato daro precipitareimprovvisamente.Pin- a la terra base una da colonne sostenuta era « ))^Ma l'autorità garantirealla sulla di terra l'aria poeta un questo ad stegno. so- ognipatto quale potesse posare riconobbero unanimemente che , , e poco del cielo, la Molti filosofi risoluti di assegnare , alla terra , gione qualche ca- per del moto la velocità sufficiente per era ancora che diminuendo basi di diamante. aveano diva impe- girareprestamente Si temè venisse non del cielo che si faccia , straordinaria terra più avveduto, e impedisceall' acqua Ciò questo.* di veloce il moto glierci to- lo come , contenuta fu circolare velocissimo il moto che asserì pensiero fece che nel vuoto. o Il la vetta. occupavano si credè ridere,ne ^1 'TERRA. DELLA con come rezza sicudamento fon- suo il provveimpossibile sostegno, giudicando derla gora,* appoggiopiù solido. Anassimene,'Anassafurono di questa opinione. Democrito,^ Epicuro,® di Perchè un la terra potesse posare di colonne d' sopra un maggior aria,essi appianaronola che inferiore,e supposero questa coprisse un che grande spazio.Lucrezio seguì il sentimento , illustri filosofi ebbe cura d' * Aristoteles, de Coelo, Lib. Plutarchus ' Aristotehs de , ab , 5 6 di questi 2, Cap. 13. orbe in assai lunae. cap. 13. Origenes Pbilosophum.Cap. 7. , Prsep.Evang. Lib. \ Cap. 8. de Coelo,Lib. 2, Cap. 13. Origenes, Philosophum. Gap. 8. Aristotelesy de Coelo. Lib. 2, Cap. 13. Eitschius * Facie Coelo,Lih. 2, parte che la terra osservare , ' sua mero nu- , Jristoteles Diogenes , , Laertius in , Vita Epicuri,Lib. 10, segm. 74. 172 essendo che DECIMOSECONDO. CAPO piticompatta dovea abitiamo noi poi nella parte , di composta decrescere materia meno ut in media Terraque in , Convenit, atque aliam Ex ineunte Partibus far Per aeriis comprendere di servì mondo Nec habere, potesse sostenere questo poeta della terra, familiare. Egli paragonò si il ^ est oneri non cuique , sunt collo,nec foris quaecumque deprimit auras ncque nullo homini est oneri caput Pondera pondus subter l' aria Corporis in pedibus pondus At fondità:* pro- : Propterea sua decrescere come il peso all'uomo Ut della regione quiescat, naturam comparazione una esser conjunctam, atque uniter aptam mundi, quibus insita sedit. aevo incomodo senza inferiore proporzione mundi paullatim et Evanescere superficie più leggiera,e e spessa appoco appoco nella più pesante e pendere denique sentimus : membra ; totum inesse. veniunt, impostaque nobis sunt, Isedunt permulto ssepe Usque adeo magni refert cui quae minora : adjaceatres. Sic igiturtellus non est aliena repente Adlata, atque auris aliunde objectaalienis; Sed pariterprima concepta ab originemundi Certaque pars ejus,quasi nobis membra, videtur. , Egli trasse da dal tremuoto ancora lui adottato * Lucretiusj 2 Idem, 1. e. ' Idem, 1, e. ^ : de Rerum nat. Lib. V. una prova del sistema 174 DECIMOSECONDO. CAPO a avevamo non Pendentis et in nullo Quod patet ex ponat vestigiafundo , Huc, illuc,agileset luna et stellaevolitent per Cum Terra si cominciò Frattanto insieme dello muovendo ; ed insieme oltre ciò nuovo di ha rinnovato di sed Manilìus, Nemo non Astronom. dicere audebit aa apparerò in verun nell' infinito alcun facesse scere cono- di in i moti qualche modo Lib. mundum con luogo. buiscono attri- di traslazione, ondulazione,ma terra, coi pianeti,colle comete, * mondo, direzione,e M. de il pensamento parla Seneca, sospettandoche 2 sero potes- del continuamente alla terra comunemente rotazione, e di cui le vie per sconcertato visibile,il quale cangiava dendo, ca- gliuomini stessa una cose la terra ^ questa singolareopinione. Si rammenta ora giù incontrandosi non che della caduta per delle e l'universo : continuamente che senza alcuno l'ordine oggetto Lande andasse spazio, il tutto rimanendo Seneca sospettare davvero a in modo avvedersi che inania mundi velocissimamente precipitasse interminabili conto metas*; legesimitata pependit. il mondo tutto con e non aerias quoque reflectat cursumque in sethere servet : volantis, cursuque Phoebus eat videri pendeat ipse ipso motu, suspensus sòrte finalmente nostra :* admiranda debet, cum terrae Mundus, poiché la il mondo tutto tibi natura vero Cum , quelladi era Nec nulla temer la tico, an- il sole colla in tutto somma I. ferri per immensum^ cadat,quia pn-ecipitatio ejus seterna et cadere est, hihil babens quidem, novis- rationem nullam quidam de terra dixerunt, cum in Invenirentj propler quam sed aere staret. Fertur, inquiunt, semper, pondus in infinitum est cadit. Naturai, non an cadat, Seneca, quod apparet quia quaest, simum, Lib. in quod 7, Gap. incurrat. i4- Hoc DELLA solare,si il sistema celesti Herschel, che questo pensiero in dell'Accademia che 0 ; divenga per essa noi sole ; 0 r abbatterci seguirci,come sostegno della essa fosse « portata da » ri, e che questo, allorché » nesse » muoto. un'altra sopra »* Ma quellidi qualche tempo luna. sentivasi altri superficie concava, una e che per partidella terra, suppone sole,e perciò più vansi caldi. Si posero Etiopia,e glialtri paesi arsi negliorli della terra. sub curru Solis,in terra Pone disse Orazio nimium propinqui negata alti delle più cini vi- a'dunquela bia, Li- ancora dal calore del Quindi domibus la terra conseguenza restanti Horatius, Carni. : : fidctn. Lib. I, OJ. 22, v. 26, sole, ^ Tiinolheits, presLyterConstaDtinopolitanus, de different. eorum, cccltiiilad puriss.noslr. 3 il tre- seguaciche negli orli,i quali supponendosi più * che la po- stanco, se trovò al degliome- elevata r stretto co- Manete. presentasse al sia Quanto uno opinione popolare degli Antichi Fu altro un spalla,cagionando così non condo se- immaginarono Sacla sopra questa idea che un globo nuova Manichei certo modo stella in del nostro una i terra, celeste straordinario corpo qualchepianetadi dall'attrazione sistema, che a per in visare rav- piacevolel'incontrare qualche almeno creduto ha zione parte della costella- la molto a ampiamente Londra, viaggio qualche r avvicinarci terminare de- osato inserita nelle Transazioni verso cosa ha eglinon commentato di Reale Sarà nostro questo ha noi avanziamo di Ercole. in che memoria una deglispazi nelle immensità avanza qualche parte verso 17o TERRA. seq. qui ac- 176 E DECIMOSECONDO. CAPO Lucano primam Terrarum Ut : Libyen, nam proxìma coelo est, probat ipso caler. Silio Italico E * chiaramente più parlando dell'Affrica :' finem Ad coeli medio tenduntur ab orbe Squalentescampi. Claudiano dice nella di luogo che un torrida,che quivi zona che il sole dà ai suoi cavalli , comparisce la mattina Humida Anche che » le limina cum del cocchio :' sentii, curru. linguaggiodel volgo dice dal calore del sole vicino.* bruciati chiamò Rufo il suo anhelis resonant servendosi gli Etiopisono Sesto quando tuato si- le sferzate si sentono equis,vicinaqueverbera roranti Plinio supponga sul limitare del mondo Primus Sollicitatur che par « sottoposte provincie orientali, sole. «^ al vicino Si credè volgarmenteche il cielo fosse un emisfero posato a guisadi volta sopra la terra, le estremità quale gli orli di queir emisfero. Per si supposero si conseguenza ad alcuni pensò si paesi.Non * Lucantis, Pbarsal. LiL. 2 Siliiis ftalicus de y 5 Claudianus * Namque ' Positas pop. Rom. de 9, , U, sub vicino Gap. iO. il cielo fosse potè più dubitare Pboenice , Lib. che v. 351, Bello Pun. vicini iEthiopes Hislor. Naturai. rum toccare v. , vicinissimo della verità di seq. secun. 2 della Lib. 3. seqtf. sideris calore torreri... noti est dubium. Plinius, Gap. 78. sole Sextus provincias. Rafus, Breviar. Rerum gesta-' dopo che questo pensamento da Marsiglia, avendo partito al di là di che aria né mare, ilfamoso viaggiatosino quest'isola unite mare, la e M. terra. narrava confini della terra, e il capo del volta gran andava sospesi il e , poggiare a luna talora é contiguaai deasi la luna abbia » la terra » Etiopi cadere a dei 0 , « sente ma Taprobani » rivoluzione della » questa mole s\ » benché servale del girare.» » suo che luna, dai Padri. « per » emisfero benché sparsa non mota Jam per cadere non , 3 , Diodorus Hiit. et excelsa, et , ' ? Plutarchus de , Lib. Nat. Siculits nunc ne in essere creduto id la velocità 2, Gap. 9. in orbe Commentar, 2, Gap. \\. lunae. in il cielo una quidem uno modo, Aquilonem elata,nunc Biblioth. Hist. Lib. Facie ProcopiusGazcetis, che Alcuni, dice Procopio di Gaza,* coelo,alias contiguamontibus; dcjecta.Piinius dubita fu adottato universalmente altri lo abbiano faumilis vero di prominenze: sottopostialla , * al riferir cadere sopra di essi ; a meglio dire,i più, asserirono » la soggettial pericoloche e pesante venga di aiuto dice che compassione degli trovansi , del cielo emisferico Il sistema e ^ , lando par- degl'Iperboreive- dalla terra presso Plutarco la sopra Plinio Spacciavasi, , Farnace e popolo, nell' isola distante poco ' monti. che Sicilia,* di di Diodoro del il costume ai nella urtare non , forse secondo un nare chi- obbligatoa fatto così decisivo? un che penetrato sino aver di essersi veduto dire contro Che terra. di cielo,che terra, né Vayer parla di le piegare le spalleper a e , né speciedi legame , de la Mothe anacoreta, il quale curò Tuie, assi- a avea parti dell' universo le tutte v' non una , teneva Pitea astronomo , solamente ma 177 TERBA. DELLA Geues. o un sfera. » sed alias adin Austrum 178 DECIMOSECONDO. CAPO avendo dopo Poco * Pontificem qui consedit habemus Talem : quel detto dell'Apostolo rammentato in dextera , in ccelis. Sanctorum magnitudinis naculi veri, quod fixitDominus, et minister^et sedis » sono, » e » detto soggiunge,coloro figurasferica la al cielo? Certamente Quasi delle medesime » il cielo » fantasticando non a parole si Gabalense vescovo il moto dal alcuni : « qui '^ Fece pazzi vanno e' insegna il Profeta come , fin il Crisostomo. similmente scrive dove « » queste opinioni. serve guisa di sfera,come ma ; attribuiscono falsità di ambedue appariscela Severiano che homo non taber- allorché , » dice :^ qui statuii coslum, quasifornicem,et extendit » ipsum^ quasi tabernacnlum. che in questo luogo d' pT, cioè, polvere ma Afferma Isaia S. Girolamo però si non nice, legge for- Nondimeno tenuissima. mi,^ Atanagiocommentando quel luogo dei Saldello stesso si serve Extendens coelum,sicutpeliem, anche Sant' passo d'Isaia emisfero. « Una che mostrare per , indicare un altro » disse )) ipsum, quasitabernaculum * 3 statuii S. Cesario^ : « che ciò volle comunichi Ad S. Hebrseos, Gap. 8 ^ Isaice, Gap. 40, Severianus, 5 Psalmus S. v. extendit in terra. » questo passo alla questione ovvero emisfero un , circolare al sole v. 1 , e lo tras- scq. 14, Homil. , * 6 , emi- , Chrysostomus Joannes un , moto suo come Profeta,quando ad habiiandum sfera egliuna il ad ccelum,quasi fornicem^et risponde con Il cielo è un , cerchio,o sfero; e Anche sfera una un » qui è non che è non somigliaad cianciano,ma : il cielo pelle die' egli, » » * » in Epist.ad Hebr. 1. e. 22. Episcopus Gabalorum 103, v. 3. Ccesarins, Dial. I, Respons. , ad de mundi creat. 98. interrogai. Orat. 3. v. 3. » portisotterra, » guisa?» diagliil oppure Cosma detto Monaco propone da certo Patrizio Matematico un il sole nascere e la Cosma , un le che , sole da rende partiuguali,e cazione V tra quasi una anche fa l'altra di comincia la qualetermina per l'altra ad a della notti non maggiore : ma è tutto questa per esser render il essa Cosma della medesima communi- quando monte superiore di è delle giornoe nello cagione del a quando coperto dal o, minor due visibile nello esser che una ragione della l'attento in e Però ad in alla terra intorno , medesimo. per la terra del queste parti.Il sole girando dall' altra che lo nascondeva monte colonne la distanza divide che non può spaziodi ventiquattr'ore, le parti stesso tempo ad ambedue , al sole grado mal- ingegnoso. poggiare le impossibilequalunque e l'una curioso,e chiamarsi di molto supera orizzontalmente che le separa è appunto della terra, eglipone grande, sì noi, e emisfero,possa nostro piana, e mezzo sì alto imparato avere estremità,alle qualidà alquanto sue prominenza. Nel monte può la terra suppone Indico- pretendespiegare cui solstizi. Il sistema assurdità sua altra in portarsial punto dell'equinozio tramontare, del cielo sopra di partiredal senza quellidei a e dice di con , movimento Indopleuste,o sistema,che pleuste, come 179 TERRA. DELLA spunta dal esso partidella il sole viene di Ciò monte. delle : nuovo rebbe baste- non stagioni e , lunghezza dei giorni e che osservare grossezza proporzionedella ra, ter- per l'altra la notte varietà ci fa tezza al- sua che , esso delle il monte va crescendo de- elevazione,che è che nella inferiore grosso nella parte superiore , di figuraconica. Il sole non girasempre che è insomma men , i80 DECIMOSECONDO. CAPO dalla terra distanza alla medesima alzandosi ma larmente rego- , abbassandosi ed , meno più lungo tempo deve conseguenza per e grosso, il monte trova breve più o nell' aria. Quando sua maggiore altezza,i giornidebbono più lunghi che esser quando e è i maggiore sua ^ quello dell' equinozio. migliorepotea immaginarsi che un riguardava la terra punto minore o dare alla dalla di zione elevache di volgare opinione, piana,!'aspetto di come sistema. Diodoro di coloro che Mopsuestia,che il cielo stimavano il sentimento sferico. Giovanni di confutare cerca lo stesso tenea ^ presso Fozio combatte Tarsense Filoponosimilmente di Il forse ciò Ecco per dell' anno: distanza brevi. più spazio necessariamente minor sua giorni esser quellidella tra mezzo nella un il sole è alla altro tempo qualunque trovasi esso terra, debbono in lo dunque esso ora impiegare scorrere per che occupa più ora Teodoro parere.** Certo la opinionedel cielo emisferico,e della terra piana, fu poeti, per faceano intesi essere vista di e adottarla,come » così , « quasi tutti espressamente secondo Omero, e , egli,*e scrive , piana,...e circondata dall'Oceano,il quale » credendo stinguono dall'orizzonte, Cosmas Diodorus ' Philoponus Tnopleust.esin Topograph. i Tarsiensis, Centra , * Geminus Commentar, Elem. , Àstron. fat. Lil). in Mosaic. Cap. 13. che il per dir la terra suppongono » 2 serva os- alcuni, contemporaneo quasi tutti gliantichi poeti * i go, alle idee del vol- uniformarsi Gemino, astronomo, di Cicerone. gliAntichi fra communissima non di- nascere e Christiana. 3, ap. mundi Phot. creat. Biblioth. Cod. 223. Lib. 3, Cap. 9, seqq. 182 DECIMOSECONDO. CAPO Nitier, in terraque Ut per Et simili ratione nunc quae aquas Sponte videant Illi cum Cernere, è stato nostra corpora tempia volare sidera nos : noctis tempora coeli stolidis haec omnia Amplexi quod ] parilesagitare,diesque. et noctes vanus Lattanzio solem, : vagari quam in coeli videmus terris in loca coeli et alternis nobiscum Dividere, Sed e magis, possint sua subtus posse inferiora simulacra rerum ammalia Contendunt, neque Recidere requiescereposta, retro habent finxerit error, dei più celebri uno viai. prima perverse tipodi. degli an- nemici Egli si è fatto beffe di coloro che ne sostee ha l'esistenza, riguardataquesta opinione come neano di uno caduti in innanzi ogni ridicoli quegli errori ogni tempo. La combattere per per la giù ? della cima? Le quella che è occupandosi anche della co' piediin aria e radici o coi fondamenti al sfera uomini col capo piante, gli edifizi , potrebbono in , al centro egli reca adduce che e che essi più manere rialti pioggie,le nevi, le grandini, potrebbono Le ascendere esser che , camminare capivolticolle mai questo sistema i filosofi sono Gli prima volta parlardegliantipodi. potrebbonoessi allo in quali ragione gran volgareadduceva, antico presente ogni fanciullo sente nei , luogo di legge della ?* cadere Rispondeano i che tutti natura i , da tutti i punti della della terra sofi filo- corpi tendano sua superficie, nostris anlipodasputant, num aliQuid illi,qui esse contrarios vestigiis crcdat aut est tam homioes quisquam ineptus qui esse quid loquuntur? rum quoibi sint superiora aut inversa nos capita? vestigia apud jacent, quam qua 7 pluvias,et nives, et crescere pendere? fruges et arbores deorsum versus granEt miratur cadere in terram? bortos pensilcs ioversus aliquis, dinem, sursum ter septem mira narrari,cum pbilosophiet agros, et maria, et urbes, et montes * , , , pcnsilesfaciant? Lactantius , Divin. Institut. Lib. HI, Cap. 24. i raggidai vari come tutti vanno 183 TERRA. DELLA di punti della periferia ' riunirsi nel di lei centro a Lattanzio ma : ruota una lasciando glischerzi, si meraviglia seriamente di addurre ardiscano che » rato » follia » ' nioni si ostinano giuoco e bella a a mostrare mille opi- vane delle sostenere a il loro così argomenti mgegno, farne o abile chiudere il libro. degliantipodiè possano esistere notizia si ha : certa , i discendenti che impossibile navigazionesiansi penosa Haoc sint , , Eos pondera in ut , 1. che e più che nega d' altronde con medium in rota ; quae deferantur medio Idem, desimi me- pare lunga una e emisfero un coelum feranlur,et ad medium autem levia sunt petant. Idem 1. , , ut ne- e. in stultitia perseverant, et vanis e. scios menaut prudentes,et dacia jocicausa philosophari, in malis rebus exerceant, vel suscipere quasiut ingeniasua interdum.... aut defendenda ostentent. a e recati ad abitare semel aberraverint,constanter cum defendunt. ^ Lattanzio dice solo che dei di Noè sicut radios videmus omnia, bula,fumus, ignis Qui naturam,ut rerum esse strato dimo- ecco ^ dal nostro. diverso * Ed dialettico, negando gli antipodi,non non connexa * può non chimera. una Agostino, migliorfilosofo di essi fisicamente * dice che ma , che l'idea Sant' che possibile esser non della terra basso più farlo,perchè deve , 1. Idem , e. Ego multis argumentisprobarepossem nullo modo fieriposse, ut coelum sit inferius,nisi et liber jam concludendus aliquarestarent, e*set, et adhuc magis sunt prsetentioperi necessaria. Idem, 1. e. 9 Quod vero et antipodasesse fabulantur,id est, homines a contraria parte * quse le loro posta prendano esercitare con il cielo sia terra nella loro perseverare malvagiamente.^ Soggiungepoi che eglipotrebbe pompa vana er- sospetta che essi talvolta parlino , onde falsità, qualiavendo i « difendono vane prove senonchè » , per con e , di loro , volta una e testa questa ragionein loro difesa^ pro- che dire sa non che essi 184 DECIMOSECONDO, CAPO chiama l'idea favolosa S. Zaccaria Papa, pure privatodottore,non come come condanna Cristianità, stato accusato sostenere » mondo, )) un' altra luna. * uomini, che questo è non un sotterraneo sole,e non bra sem- È dagliantipodi. abitato mondo era altro un altro un mondo Cotesto » Capo Arcivescovo sotterra ovvero altro che 1' emisfero esser vero altri con che v'avea « ^ Beda. VirgilioPrete, che certo di lui da S. Bonifazio presso Magonza, di * Agostino,e Sant' Così degliantipodi.^ della di pedate di le Sant' Isidoro segue diverso dal nostro né , ubi sol orìtur, quando occidit nobis, advcrsa terrffi, nulla ratione afiìrmant,sed non quasi est. opinantur alteram locum posse. terree ulla hoc Neque ratiocinando sit, eumdcmque suspensa hoc credendum conjectant, mundus quod eo babeat, partem, qufe et datur,sive aliquaratione monslretur, non nuda sit terra congerie tamen esse rotunda medium; nullo carere esse ut ex cre- eliam ex , nuda modo et hominum mundus consequens etiamsi deiude habeat. Quoniam est, ut homines Decesse : cceli terra convexa innmum,et adtcndunt, etiamsi 6guTa conglobataet Nec intra infra est, babitatione illa parte ab aquarum statim gia, pedibusnostris calcare vestididicisse se faìstorica cognitione sit,nequehoc Scripturaista men- facit prseteritis fidem, eo quod ejus prsedicta complentur: oceani nimisqueabsurdumestut dicatur aliquoshomines ex hac in illam partem titur,quee narratis , immensitate trajecta navigareac pervenirepotuisse , homine primo Lib. genus Jam nulla ratione ut credendum Extra 5 sus, vel Neque enim nobis vel incognitaest 1. e. Lib. XiV , antipodarumullatenus transierunt De , confiteri, quod hybernum, ita ut temperatas ultra ilio Civ. Dei , esse stris novestigiis calcent vestigia, terrse centrum ; sed poetae quasi ratiocinando hoc 2. et alius mundus, interior est et alii homines Bonifac. in cujus iìnibus antipodesfabulose Gap. 5. est fabulis accomodandus hinc calore de temporum sub sacerdotis , ad oceanum assen- illinc rigore,atque ratione,Gap. 32. si clarificatum fuerit, ita iniqua doctrina^jus, Consilio,ab Ecclesia pelle Papa, Epist. 10 trans vel legisse audisse, se, qui meridianas relieto, eo transgressis post tergum cos, sedes. Beda, repererit perversa autem, hunc, babilo in , , refert hisforicus,vidisse, vel aliquis habitabiles mortalium t cognitionefirmatur, sed Orig. Lib. IX, Gap. produntur.Idem jEthiopum fervoribus rias positi,adversa quia nec soliditas patitur,nec partes orbis, quarta pars autcm solis ardore in partes solem * de uno , tres meridie, quse quod contrarli pedibus nostris eo terris est; Isidorus S. conjectant. inhabitare quasi sub ulla historiee hoc ^ «S'.Àugnslinus, faumanum. hi, qui antipodes dicuntur, vero putantur, neque , institueretur illic ex Gap. 9. XVI, * etiam ut Archiepisc. terra sint, seu honore sol, et privatum eum luna S. Zacha- ; altro sole , bene potè un' altra luna e , e degliantipodi , r esistenza insegnassequelladi confutati da di un Pagi , Cointe, schiacciare ed altri, di antico , ostacoli creduti il ad mare render Per dire che la antipodiper 0 dai giustiziaagliantichi della terra, del mezzo ne viaggiatori che Tuie comprese conobbe Vincula * Mabillon 2 Pagi, 3 Le ? Tostnlus In ' Seneca, Mcd. Annal. , Sfcc. 3 Bcnedict. Annal. Gcncs. Ad. di nuovi annis laxet,et ingens rerum Baron. Cointe, Aniial. Eccles. , istorici dagl' seris,quibus Oceanus , Critic. ad che se. 3 , Pnrs 2 in not. 746, § 6. an. 748, § 52. iO, Quiest.20. ah, Frane, Cap. 4, II, degli Seneca mondi, poi il confine della terra era Venient Saecula sistema l'esistenza genti e nuove non * notizia alcuna. avesse dannava con- convien filosofi, senza raziocinio, predissela scoperta di e e e opinione. di essi adottò il vero maggior parte della rotondità falsa la loro poi esclamava gli antipodi, ammettevano assolutamente come rare supe- recarci per suoi abitanti ; 1'Abulense che coloro contro sconosciuto , dei sicure nuove la quel- e portarsiattraverso insuperabili , emisfero un egli Vescovo la nascita 1' errore e confuso hanno Santo un a Italiano che dovea Mabillon, * da Le e che * mondo. nuovo * creduto si sarà con questo Virgilio proposito Salisburydello stesso nome. Nel secolo decimoquinto, dopo male facile insegnata grossolano.Virgilioavrà , per tempi d' ignoranza nei ma avesse luogo quest'equivoco aver benché naturale che v' gliantipodisupponeva chi ammetteva essi un 185 TERRA. DELLA v. v. 374,sc(|q. 46* ^ : i86 decimosecondo. jCAPO tellus,Tiphysque novos Pateat Detegat orbes, Thule. Ultima Plinio che v' ha Dice in e » loro nomi * i dotti. Anche v' ha gran , » di la verità È dimostrato, scrive » e » mezzo. » i crediamo ' Strabone corpi tendono che e i Talete il mondo la medesima ^ da e la sfericità della ' Parmenide. il primo che in filosofianominasse al riferir dello * Ingeos hic pugna * « non simili ac decidant 2 modo ex pediLusstare, se Achilhs T alias 3 Strato, * Àristoleles 5 Cleomedcs , et Lib. Isag. in cceli verti- esse calcari;ilio quaerente cur ratio prsesto sit,ut et non similem cunctis parte mediam quacumque sitij tanquam contra dimeno, » Nongliantipodi. Laerzio,'Pitagoraavea stesso illi.Plinins^Hist. Nat. mirentur fu literaram,contraque vulgi,circurtifundi terree undique Inter liomines, conversisque cem, tone Pla- , , » al zione. proposi- citato dal Laerzio Favorino a il per corpi gravi tendono sostiene da conosce ri- al centro. fisici che si diffonde in provare insegnata già se altrimenti che non egli,'dai * Aristotele Cleomede terra della terra,agliabitanti, e ai che , "* dice che Tazio » agliantipodi. e sferici sono parte il una quel principiofondamentale « il cielo tipodi, aglian- , degliantipodi , sistema Achille controversia agliahtittoni intorno da egli pone luoghiabitati ai intorno intorno controversia gran contesa questa volgo, dall' altra « sit terris nec nos decidere non II, Gap, 6^. Arati Gap. 3i. Phaenom. Geograph. Lib. II. de Coelo, Lib. II, Gap. \^. , Considerai. , ^ Diogenes Laertius, Philosoph.Lib. Ili, Gap. ' 8 Diogenes Laertiiis Phavorinus , Lib. Ili , 9 segm. Cycl. meteor. in Vita IO. Lib. Lib. I, segm. i. PlutarchuStàtP\af^ Taletis, Galenus Hist. , in , Omnimod. I. Vita Philosoph. Parmenidis, Lib. Hist. Lib. VIII, ap. IX, Diog. segm. 24. Diogenes Laertius, in Vita Pytag. Lib. VUI , 21. Laert. in Vita segm. 26. Platon. ed gliantipodi, già asserito,« avervi » opposta alla zione nostra. che essa verità. Gli « in australe » tano » situati secondo lo stesso » abitata. Perciò essi diconsi » tutti i » verso » abitato » si » alla estremità zona gravi al il , nella altro emisfero un il oltre di w che dal comincia dire i che quelle del che Ancor più contra meo ista Cicero, da noi posti sono australe coloro a Quindi che abitano lungo parla Ma- revole apertamente favo1' esistenza. esser abitate osserva Egli le due menti altri- non che i feno- regionenobis in contraria parte terree,qui adnostra vestigia quos antipodasvocatis ? Cur mihi eis qui, cum audiunt non desipere aspernor, quam e , in Lucullo. mundum, Latentem muovono , magis succen"etis, qui arbitrantur? * no tendendo zona verosimile è ben da , dichiarandosi nostro. dicitis esse etiam Nonne stent vesligiis seorsum sono terra,la quale nella temperate dell' altro emisfero 3 abi- e paese centro, quelliche ammettevano ne la terra corpi si della antipodi di boreale, coloro a giacché questo diametro essere zona che Poiché antipodi. al centro retta una degliantipodi, crobio versis la quelliche sono qualche luogo del , si tiri » da se mezzo troverannosi * dimostrarne a ^ , diametro centro allunghipoi zone espressamente , » vos si fa e scritto , antipodi, egli dice nella Luttazio a Stazio,il quale avea opinionemedesima adotta la agliantipodi. questa materia.* Gemino libro sopra non * chi credeva di di mostra dispiacessenemmeno non Placido,l'antico Scoliaste un essi in situa- esser Cicerone » dispregiarela opinione di Sembra 187 TERRA. DELLA Sed antipodasdicit (Statius).... de bis rebus,ut ingenio potui, ex libris ineffabilis doctrinse Persei prseceptoris libellum composui. Luctatiiis Placidus, Schoì. ad Stai. Tbebaid. Lib. VI. connectere 5 Gemìniis, ? Eadem Icrrae,quaead Element. ratio nos Astronomi. Gap. i'd. illam quoque superficiem nosnonpermittitambigerequinper ambitus, qua: hic temperata? inferior,integer zonarum habetur 188 DECIMOSECONDO, CAPO i meni, han quali similmente luogo nel luogo nell' aver della obbiezione emisfero,debbono nostro altro. * Previene che gravità farebbe,dicesi , gliantipodiverso la il cielo,e insufficienza.*Finalmente che v'ha da quanto per ben era v' ha notizia alla ora il fondamento era dell' una ed non se allora opinione.La congettura mondi. logia L'ana- è tuttora sussistente si è trovata pianeti,non può quellaintorno : la stessa sperare Pilastre du Rosier nuovo intorno quello agliantipodi agliabitatori dei sorte, seppure Charles un ne tipòdi aglian- , dell' altra versa di- , pluralitàdei , zione, opposi- degli antipodi credeva Si positiva. bene dentali.^ gliOcci- e in cui tempo un der ca- è molto gliOrientali tra gare vol, molto gli antipodi,non e provata la esistenza si crede come fa veder ne fa riflettere che la possibilein alcuna aveva che quella, Ecco noi tra poi la Blanchard un , un , , un sunl, eodem a ductu lemperatus babeatur: atque ideo illic quoque eaìdem dufe zon.Te dìstàntes similiter incolantur. ilfacroè/K.y, in Somn. Scipion.Lib. H, Gap 5. se * Aut dicat colimus, quia quam sol nobis et haustum: cut sunt? Nam eadem est oritur, 2 Nec et est terra, et suspicient,nec apud illos minus loco sumus 5 bus suis metros continuatione orietur et de terra ne nobis, quod quid est, quod asserere opinari,si et genus existimare quis sub apud nosquisquam ergo videbunl. Orientcm fidera hujus quoque casuri suiJcrna ita ca, et cum sursum sunt. pedibus qufe Occidenti? , promptu Calcabunt Idem 1. quod eorum inferiora Occidenlem in stare, et quo casu- Idem, \.e. in coelum. dicuntur , nam de inferiore quoque posse tentaret possit habetur deorsum credere ac e. , erit quia seque Affirmaverim necaderet , illis et nihil unquara joci est, de nobis, nec timuit in semper occidet. ccelum; illis quoque Quis ambigatin sphaeraterrae esse contraria,ut est Oriens habetur. Cum eadem decidant, in coelum eum parte sunt spirareauram temperies.Idem sol nobis cum coelum semper peritosita rerum tamen arabitus aliquandoin degere,sed Numquam rum. morari, ortu, lerrarum suspicimus super verticem, quia fruimur aere, cujus spiramus eandera credendi ubi est sursum ccelum humura, verticem enim facultas est in hac aliquosvivere credamus, ubi zonalis erit Si sursum. ubi ilUc super metus mavult, quid sit,quod ab hac vivendi occidit, quia circumfuso et nostro cum humum, mere calcantcs qui ejusdem obire dicetur DOS et non si nobis ibi dicuntur in (idei obviare quisquisbuie distiactione deterreat. Nam superiori- parte per diasimiliter constet babifari, in utraque diversse sibihabitationis excludat? Idem, 1. e. iW DECIMOSECONDO. CAPO gli antipodi non universalmente nemmeno che 1' arte dalla lontana infinitamente gliAntichi che chi pensa e ; era questa opinione nelle e da pioggia, che una intero e durò riguardataquest'isola in la nella medesima I sì famose. da mentovata dell'Affrica da un orribile tremoto giorno un Proclo e lonne co- dell'Asia e interruzione senza hanno come riconosciuta più avveduti come hanno favola. Lo una ^ da Ebano stesso l'Affrica e » non v' ha terra isole che Plato Critia, et Rudbech Schmid Carli, in , Orat. ia sino ed è di la , gliabitatori di venire migliaiadi agi'Iperborei,ma America. Theopompusy Par. ap. iElian. Var. 2, Lett. '9. Hist. Lib. IH, nostri cotesti Timaeo. Americane. quale di questa nei y Lettere che grandezza in- Atlantica. de tato ci- l'Europa', l'Asia, dall'Oceano,e , che diecine di merita Teopompo a quella terra volta tentato una giunti in 5 5 questo mondo mille j 8 * che Egli contògliancora erano * circondate altro continente aveano paesi, e che « , sono di Platone trattamento disse al Re Mida è situata fuori di finita. » chiari indizi l'America. crediamo , » a riguardatoil racconto quellodi Sileno,il quale,se » Carli ha sostenuta Palestina;Orteho,Baudrand, Sanson, Schmid,'Carli* hanno » idea dei popoli ha ritrovata allegorica ; Rudbeck Scandinavia Olivier v'ha ravvisata ;'^ la essa ha nondimeno qualche notte.* Origene, Porfirio una ancora egli dice,di rimpetto alle inabissata e era lettere americane sue Ercole, più grande insieme, prese perfezione.V Gianrinaldo Platone, situata,come di navigare della celebre Atlantide parlatomolto Si è del avessero Il conte americani. i filosofi adottato tra Gap. 48. giatori viag- avendo udito che meglio di stimato aveano contrade, e ed Eusebe, di quellefortunate ed di noi abbandonare le nostre cioè Bellicosa terra, Machimo Pia, e disse e similmente aveano del vita una doppio più , della nostra lunga piaceri; di morivano raro dal modo singolare,avendo copia ; bel mondo * pure Di fece essi Strabene,'ma egli,chi » scrive » Io r ho per Meropi come dagliDei che tiene » ti. »* Nondimeno altri han anche testo co- no Tertulliauna per li ebbe volosi. fa- per troppo forme con- ciò tutto pur , degno fabbricator narra Apollodoro che è non ista de terrse nomine, sciunt omncs natura , illi apud Midam si quanto di di fede. favole ad altri raccon- riguardatala novella in quo materia primum adscveranti , di Sileno interessantissimo autentico monumento un unius elementi Di Eliano presso Teopompo riguardo a questo, come per formavano dir vero, di Eliano in argento , menzione egli,a esser questimetalli visite i e , sì in Satis d' e parola anche valorosissimo un » Sileno oro quello di Apollodoro.« Creda a poteano ^ 11 sentimento * i quellagran terra, in Teopompo. presso fece né , vile a spesse di Sileno il quale ricorda nazione anche riceveano e d' il riso tra tempo per malattia ferro ; abbondavano feriti la loro il ; passavano gliuomini che doppio più grandi del regionierano rabili mise- patrie.Rammentò alle loro tornare felicissimi, per di quella gran principali città le due fra noi tenuti questi erano 191 TERRA. DELLA voluit, quod intelUgi deinde nomcn Scripturadocente, nisi de alio orbe crcdcndum et Regem adversus Ilcrmog. Gap. 25. Tbeoporopo. 2'ertullianns 3 Viderit Vidcrit si quis uspiam alius Anaximander, si plures(orbes)pulat. Silenus ad Meropas, ut Midce LIattit, fabulis. pencs aures aptas sane grandioribus Idem, De Pallio, Gap. 2. , 5 Apollodorust ap. ? Mlianus» Var. Strab. llist. Lib. Gcograph. HI, Lib. Gap. 18. VII. est, auctorc 192 CAPO la per storia DECIMOSECONDO. conosciuta poco crederemo Noi l'America sulla divisata venga del : quel luogo di Virgilio Axem humero mostra ad torquet stellis ardentibus che evidenza un che in intero legge perfinotutto recitato,è luogo dello quello già stesso riferito , poeta VirgiHo Axem humero torquet stellis ardentibus uguale lo Schmid acutezza nel situata di cui Cartaginesi, ** Diodoro, poiché ravvisa dubita non cioè valga Orai, de 2 VirgilinsjEneid. 3 Idem, * Aristoteles, de 5 Diodorns 1. la e. Lib. , isola fortunata parola 0^11^ della dei come significare quel regno. a America. Lib. IV, VI, v. 795, seqq. 480, seqq. v. Mirabil. Sicitlus, Bibliolh. Histor. Paralipomenon V America :* ed avrebbe nell' Ofir Farvajim, o Parvajim, o, non Schmid, grande il Perù che aptum. Atlantico,e scoperta mare nella Atlas trova parla Aristotele similmente trovarla Paruaim, che seguente :' il nell'isola deserta e del passo verso juxta, solemque cadentem, ^thiopum locus est, ubi maximus Ultimus Con l'ultimo fìnem Oceani 5 altro aptum. Questo luogo, nel quale si parlare dell'Etiopia. intese ' tellus, anni, solisquevias, ubi coelifer Atlas solamente dai sidera Extra Diremo che ^ in Jacet extra ho Schmid' dello parola della Cuccagna. paese Lib. II , Cap. 3, v. Lib. 6. V, Gap. 19. tuto podi tura, Scrit- meni,® Paralipo- eglivuole, Lasciando queste favole fondate,possiamo intendendo dir terre oltre i altri non avessero ne » dal molte » che » situate » ma » fuorché )) il : noi. cui Aristotele di si trovino dea disabitata avea abitiamo non però lungi da essa, ; tutte però, vedute ancora , a da volgo.La due come la zone quella che senza abitato pertanto,di avesse cui si avea , LEOPARDI. , — un stesso freddo. La la solo opinione emisfero. vasi troinaccessibile, si congetturava solamente , sicura notizia. Il mondo positivacontezza, maggiore secondo gliAntichi Aristotehs secondo ere- tata, trovasi al di Ih della torrida fosse abi- che di ciò si nella giacciono calore. Lo stimavasi frappostaa queste zone, fissati torrida si , temperate di che torrida, zona zona a cagione del frigide abitata si ristringeva dunque volgare,alle abitata angusti.Degli antipodi dell' eccessivo causa delle due supponevasi * ve la terra Tutta essa, altre minori notizia tra il si era , opposte alla medesi- e oltremodo erano non che tempo suo È verosimiM* i confini della terra certamente dagliAntichi terra conobbe è che un' isola circondata là del mare, quellache al Atlantico. terre maggiori di altre nando ragio- » E Ma qual dicesi altre al questi i dei popolidell' altro e » scoperti. ancora non abitata,scriveva egli,* , chi, gliAnti- solamente paesi noti » mare di numero conobbero delle probabileche esser dal quella guisa in ; in che certezza , r esistenza emisfero quasi con di Noè mal queste congetture e di eccettuare primidiscendenti 193 TERRA. DELLA zona de Mundo Errori di , quelleterre temperata settentrionale di ad Alcxandr. popolari. Cap. 3. 17 un non che solo 194 DECIMOSECONDO. CAPO parlandodelle cinque Virgilio emisfero. inabitabili la torrida coelum tenent Quinque Semper sole rubens, Quara circum zonae, quarum et torrida dextra extremse suppone :^ frigide le due e zone, una corusco ab semper igni; laevaquetrahuntur, atris. glacieconcretse, atque imbribus inter mediamque, duge mortalibus aegris Cserulea Has Munere Obliquus qua in quinque durata Quippe considit partes in tellus, aere disponiturorbe. toto frigoresemper, umbra, liquore, glaciemque nivemque, rigetdensam in non Titan ubi media unquam est Phaebi superingeritortus. subjectacalori, semper Seu propior terris aestivum fertur Seu coler hybernas properat Non ergo presso Nec frugem segetes praebent,nec Non illiccolit Nulla tellus arva Nostraque, inter et buie Quas utrimque Così pure orbem, decurrere luces. pabula terrae animalia positaest adversa , partes. interquerigentes solo pars altera nostro. similis vicinia et alterius vires necat coeli, aer. Ovidio:* Utque duae dextra coelum, totidemquesinistra * Virgilius Georg. 3 TibttUtis,Eleg.Lib. IV, Ovidius, Metani. Lib. I. Lib. I , , v. : Bacchusve, Geresve, Deus tenens Temperat, alter in consurgitaratro, habitant exustas nec Fertilis hanc ' orde. ambas, unda incepto perlabitur Et nulla At verteret tellus absconditur Illic et densa Sed per gelido vastantur du3B Atque via secta signorum se circumfuso Nam ; .s Cosi Tibullo Et Divum concessse 233 Carm. , i, seqq. v. i51, seqq. DELLA Parte Sic secant Dei quae media tegitalta duas duas porro Plinio si credè e commune, di lui. le tre aufert. nell'error cadde Egli torrida zone nite frigidesfor- e de Lucretius vocant partes,quas nat. Lib. il fallo che il solo raziocinio e V. , quod Àdde Rerum tatore commen- lungi dall' emendare , autore.* Egli confessa suo 2 : ^ rone questa rapina del cielo. Cice- fu ben di Cicerone * * terra abitanti.' Macrobio,tiuelvoluminoso di del locavit, utramque frigorefiamma. cum mortali bus più avveduto fu non di : partes fervidus arder, prope lagna inter parlandodella Assiduusque gelicasus Anche est habitabilis aestu non totidem : dice similmente Inde est, dedit mista Temperiemque Lucrezio distinxit eodem numero totidemque plagsetellure premuntur. : Quarum Nix quinta est ardentior illis; , inclusum orius Cura zonae 195 TEBBA. sint ejusquinque plus abstulit coelum. Nam, cum et seterno gelupremiturorane quidj infesto rigore rcliclo ex zonas , , duabus extremis, utrinque circa vcrtices : hunc, qui Septentrio quidest stSbjectum adversus illi,Austrinus appellalur. qui Perpetua caligoutrovocatur, eumque, albicans sidcrum molliorum tantum alieno ac et maligna, pruina aspectu, bique, lux. Media minus terrarum vero , esque partes abstulit coelum. tam Cernia autem utraque parte subuixos Plinius, llist. duos , camdem maxime qui advcrsa nobis , Scipion.num. Somo. • vclut , Lib. natur. et sunt et se cremata , co- temperanrigentes, sideris. Ita terree tres II, Gap. 68. quasi quibusdam redimitam inter circumda- et diversos, et cceli verticibus obriguisse pruina videsj solis ardore torrcri. Duo insistunt flammis exusta inter exustam perviae, propter incendium non lerram cingulis,quibus e se est , tantum , ipsicinter 5 solis orl)ita duae Circa torretur. vapore tur: qua medium autem babitabiles" quorum nihil ad urgcnt vestigia , ipsisex et illuni, ximum, ma- australis ille, in quo veslrum genus. Cicero , VI. cinguli,quibus terra redimitur, sed ambitu breves, ITorum cingentes. quasiextrema uterque habitationis impatiensest, quia torpor animali nec nec illeglacialis, frugivitam ministrata ilio enim aere corpus alitur, nutritur. Medius herba afflatacontinui relerno cingulus,et ideo maximus, quo caloris ustus et prolixius spatium quod et lato ambitu occupavit nimietatc fervoris facit iuhabilabile victuris. Inter cxlremos et medium, duo majores vero Hi , duo sunt , , , , 196 CAPO DECIMOSecONDO. faceano positivenovelle non meridionale cui bene confessarsi era la qualche , ignoranti in geografia assai un Macrobio Ma , umano mostra poiché mentre da questa avrebbe : e fondamento maggior che erano uomini. delle la , essa la quale Macrobio che il buon geografo, , recarsi all'errore ancora uUimis, medio Licet diximus ai potuto ridionali paesi me- era miglior alle tre possederedelle Antichi gliuomini Però non poteano più grandi, partecipando pubblica ignoranza, parteciparono Una vecchia tradizione in- utriusque vicìnilatisintemperietemperantur, hisque dedil incolis carperò. Macrobius, in Somn. Scipion. igitursinthse duse mortalibus temperatas sunt, sed sola quibus non , tamen non ambae incolitur superior.... Romanive, sola ratione a altri Il, Gap. 5. * : natura auras gli universale. ininores, ex vilales tantum Lib. alla ciò con non intorno convenuto cognizionigeografiche, che in anche di avventurare, non uomo , acquistar facilmente. logia dall'ana- avrebbono non commune frigideavria e sa- dialettico. o 1' errore conoscere torrida zone che la mini predizione,che gliuo- ha temuto non la Eglinon abitatori torrida,per zona prova Per alla regionisettentrionali traversare profeta quegli Quanto nare ragio- abitata,dice poi che potuto dedurre che reno. ter- che certo che essi esistessero, lo deducea ma nemmeno mai sia dere conce- e saper de' suoi abitanti è affatto sconosciuta. natura pea non quasi come suppone temperata meridionale zona di Questo spazio di ristretto ancora di vivente , al genere perata tem- zona la natura.* determinarsi potea nemmeno non da abitata era che conoscere Grsecive hominibus zonse ab omni licuit unquam nobis, generi commercium nec Divum, concessse nostri quas generisindultte quale scire possimus hominum sint,vel barbarie cujusque nationis. Illa quod propter intelligitur, utrinque hominum munere segris vero ri gene- (inferior)... sed siniilem temperiem similiter incolitur; licebit agnoscere. ad se Interjectaenim denegaicomnieandi. torrida [denti 1.e. 108 DECIMOSECONDO. CAPO domibus negatami riferito di sopra, * zone così : ^ Sant' Isidoro il le quinque setherius zonis accingitHrorbis, Ac vastant imas Sic terrae Beda hyemes, mediamque inter extremas di tener il le altre zone coluntur, rota fcrveat igne. per abitabili le sole Brideferto Scoliaste suo calores ; mediamque solis valido nunquam mostra e recita di Varrone: Al Qua cinque quale , questi versi che il luogodi Virgilio quale descrivonsi nel i Padri tra illustrando così Servio te,' tempera- zone espressamente* dice inabitabili. sono circa igneam sunt, inle]ligeremus,qu8e hal)iunam esse temperatas vicinitate caloris elfrigorisj quarum quas constai ad bine bine ire torrente alteram frigidis probiheantipodes: quos tamus, zona, dicuntur, qui contra nos mur. positisunt contrariis vestigiis. Antipodesautem duas zonas in enim dicunt undique coelo,et aere Terram cingi.Per bas autem Unde etiam fit ut circulus, qui solis continet cursum. obliquum vertitur signifer ad sint, accedil; una fervcns,a qua nundufe zonse quam frigidissima quas numquam duae vicissim accedit. ad recedit; Servins, temperatse,ad Virgil. quas pene ^ Georg. 2 cus, Bene Lib. Sed addìdit, extremee I, 235. v. fingamuseas inhabitabilis ; frigore in modum Sed dexterae nostrpe, secundus, circulus ibcrinus medius, circulus insemerinusj nus, eas ne , circulus arcti- pollexsit ut temperatus , babitabilis ; torridus,inbabilabilis ; quartus, circulus cbimeri- inbabilabilis... quintus,circulus antarcticus,frigidus, temperatus, babitabilis; ideo circulus sequinoclialis iubabitabilis istis locis facit fervorem,ita ut nimium lerram, coelum nascanlur frugesibi curreos exustam propler ardorem,babitare permitlantur.At contra, bomines, propter nimium nec est, quia sol medium nec et australis circuii sibi conjuncti,idcirco non habitantur, quia a septentrionalis solis longepositisunt, nimioque cceli rigore,ventorumque flatibus cursu gelidis contabescunt. 3 Ambas nianìtate lummodo * nec S. Tsidorus De nat. rerum , dicunt habitabiles,id caloris,morlalium probare possunt Quinque a se habitatam. circulis mundus est Gap. 10. habitationi habiles,et accessum: repellentes Beda, de temp. dividitur, quorum parfes temperie suaincoluntur; qu"edam, immanitate imfrigoris nec quamvis ratione. unam distinctionibus frigoris aut so- Cap. 32. qusedam inbabicaloris, inbabilabilis, frigore septentrionalis, cujus sideranobis solstitialis excelsissima nobis ad a parte signiferi Secundus, tabiles existunt. Primusest numquam occidunt. medio amseptcntrionalcm versus, temperatus, babitabilis.Tertius,a;quiuoctialis, orbis inceudens,torridus,inhabitabilis. Quartus,auslralis, bitu signiferi a parte Alcuni però le che affermar gliAntichi tra 199 TERRA. DELLA alquantopiù cauti , inabitabili frigideerano zone della torrida lo stesso , ma due « o no. , Del Tazio, il quale disse bensì inabitabili per l'eccesso del freddo ; »* sono zone si contentarono e lo fosse essa se di questi fu Achille numero che in dubbio di lasciare almeno serendo as- rono ardi- non , , aggiunse che la torrida da alcuni zona da altri abitata:^ dicevasi inabitabile, due fautori altrove nominò e » quest'ultimasentenza, Panezio,ed Eudoro. «Certuni però, così egli,"tra i quali contasi Panezio Stoico » ed Eudoro » abitata di Accademico dicono che la 1' aria vi è che e temperata , » quivi i venti frequentisono » di questi confonde » zioni fresche » il calore » rimane eglicanta in mesce mitigato.» che « quanto però rata:» sì , perchè lo spirare quei luoghi Anche ai di mortale alla v' piede orma libro sopra in equinoziale, esistevano. veramente impresse. gliabitatori cui che mostrò che Gemino ad signiferi Scliol. ad Adiilles * Idem * Idem, * Slrabo , , e. Isag. ad Arati Phaeuom. Gap. 29. e. Fragm. Isag. ad , 5 libro , 1. Bed. T alias 1. quel polum versus, teniperalus, habitabilis.Quintns inhahitaliilis.Briaustrinum, qui terra tegitur frigore , " tori questiabita- austrinum auslralis,circa verlicem lUferlHS delle regioni cita , liuniillima dice ^ Tazio: Né un dal che regioneequinozialeè tempepaesi situati nelle zone frigide, giacciontristi questiluoghi e muti, vicine le esala- Eratostene Ma il assai la Achille presso Polibio scrisse perchè sì , quelledel grande Oceano, con Strabone* presso e Etesii torrida è zona , Geograph. Arati Phan. Gap. 6. Lil). II. Tal. Isag.ad Arati JSrafo.ri/tc«M,iiiiMcrcur.ap.Achill. Pbrenom. Gap.29. 200 accorda perduto, si ora che polariscrive » esse non zone essere di cenno dice espressamente che abitabile dello della metà più torrida. E zona molto più vernale, la equinoziale e queste che tiene » il il , » torrida. Questa » dosi tra la Se Pitagoratrovò altri furono di più della mezzo sulla a di superficie dalle difficoltà che della terra convien essi contro fede attribuire fatto certo un non alla terra e la contestato valgono argomenti, non capaci di erano * Gemimis, 2 Idem 5 Proclus , Eleni. Astron. 1. e. e trovare figuradi non da che il Strabo Plutarchus, , palla,che mini gli uo- punto Gap. 13. Plac. Pbilos. Lib. si fine in Gap. i2. de erano degni di Sphfer.Gap. 14. Geograph. Lib. \\. 5 rire atter- scrittori , * una darsi, ricor- noi come , pazzi da ficile difil punto trovare globo; ma d' altronde il punto veramente si lasciavano non » trovare quellodi un detta , giunsero a taluno indicato esser mezzo Problema superficie. gliAntichi che e quellatra temperata, trovan- e regionedi , sua la il cielo venire mezzo, la invernale. e fortunati potrà sembrare medio la da e , abitabile estiva zona tagora Pi- esser « perciòquellazona e essere preso com- ^ di tutto l'antartica luogo di della terra asserì cioè, l'artica, l'estiva,l'in, » non , , )) ciò a spazio » al riferir di Plutarco divisa in cinque zone, quelle anticamente corrispondentementeal globo mezzo che Posidonio , » zone disapprovarequesto abitabili:^ della torrida quanto pronunciò terra delle frigidee inabitabili, a Sappiamo da Strabene* nella » fa Proclo sono fa motto. diconsi né : » Polibio*/ma con « ^ del freddo causa sentimento. « DECIMOSECONDO. CAPO IV, Gap. 14. se desiderato , DELLA può negarsiche non fu egliappunto chiudere la bocca Giove stesso Giove , agliscettici importuni.Come di far sicuro ghò all'espediente il osservare due le due luogo cui in dà Stazio Audiit a si sarebbono esse sul monte si fermarono questo vista sua eglisi appi- opposte della avvenne aquile stanche , però lo partirenello stesso tempo estremità L'incontro insieme. si fidava della l'importantissimopunto aquile da deve ciò che ritrovollo onniveggentenon per determinare due il potere di farlo. Ora, avesse che quello 201 TERRA. il monte terra incontrate Parnaso, per su cui ciò riposare.Per^ di medio nome di e : coeli Parnasus, et asper et medius Eurotas. Sul medio » terra. » luogo » ma, » dente,e queste » sulla sommità , Placido Poiché di Giove del mezzo due aquiler volendo A ragionedisse fosse il fece partire,come è fa- dall'Oriente,l'altra una dopo lungo volare * del Parnaso. della qual conoscere mondo, stanche e da Pausania,'' : « V umbilico appellasi il Parnaso perciocché » da Luttaziò qual luogo scrive » Claudiano dall' Occi- si fermarono Il fatto è ricordato in ancora quei versi:* discere vellet Juppiter,ut perhibent,spatium cum Naturae, regninescius ipse sui, " Statiiis , 2 Bene medium mundi Thebaid. I. medius, quia umbilicus locum Stat. 1. Icrr.-B Parnasus vellet agnosccre,cx sissc ferlur,qute volatu Schol. ad LiL. Parnasi 1assse,in hortu dicitur. Nana atque occasu vertice consederunt. Juppiter aquilasdimi- cum duas Lnctalius Piacidns, e. 5 Pansanias, * Claudianus, Prol. in Panegyr.Consulat. M;inl. Theodorì, in Phocid. Lib. X. v. M, seqq. 202 DECIMOSECONDO. CAPO Armigeros utrinque duos alis sequalibus eois, occiduisqueplagis. ab Misit geminos fertur junxisse volatus, Parnasus Contulit alternas Princepsnon aquilisterram Certius in nobis città di Delfo La Si vedevano terra. d' destinate oro sestimat nel a , Ove la gran Fra r ' disse Pindaro. quelleche » magini che si al presso che scellerato v'ha E pur Non Ma non altri supposero * 2 3 ve ai mortali devesi che Pizia « due im- e di collocarle le controversie torno in- , poterono evitarsi. non da favola,tra i quali lo canta presso della terra non * Plutarco il mezzo : ; è noto. che ommettere avesse in luogo , , delle inviati dei Pyth Od. A v. 6 seqq. Strabo, Geograph. Lib, IX. Epimenides ap. Plutarch. de Orac. Dcfectu. , aquileerano coteste n'ha, questo agliDei, che Giove Pindarus, : queste aquile, , del mar, un grande Malgradola precauzione » avvenimento Epimenide se ^ favola. lo trattarono Non sedendo auree tripode della molti della ingiuriosamentechiama al memorabile Taccio Giove di fabbricare avuta aquile tempo un altro forse che Strabene era due tempio memoria della mezzo Giove. sacerdotessa Non di cotesta luogo di il perpetuare la aquile di sul declivio del monte famoso suo operazione geometrica di curat; imperium. occupare , aves. cognoscere adunque, situata fu creduta Parnaso Pythius axis aquile corvi,altri DELLA dei e » » leggiamo cigni,come in lo Scoliaste di Pindaro presso quel luogo di Plutarco-/« Spacciano...che aquile, o certi venissero ad » nella » bilico. dalle cignipartiti incontrarsi Pitone, vicino Cotesto » ^ io mi umbilico ed altrove recava. Euripide afferma,*che In verità nella È della e altrove d' magion T umbilico terra il suolo , Dell' umbilico dire ad é la perchè della A consultar " Plularchus, Je Pindarus, Pyth. Od. 5 Idem * Euripidcs s Idem» 1- fdem, in , e. 8 JoD. V. e. V. Medea. 6,v. v. , , '' Od. , , n' andasti? 4,scq. 83 223, 461 seq. mezzo all'umbilico terra Defcc. Orac. nel sede. sua l' oracolo 3 ove Medea:* da Egeo E 1. : : Ov' è di Febo Egli fa Apollo ® canta seq. seq. ? anche orrisona : cioè mezzo , chiamasi allor che della terra , famoso suo tempio Delfico, un' ode incontro Femmisi Al è mentovato della terra eglicominciando che quel luogo a nel recarci al Andando nel certe della terra, estremità insieme umbilico All' umbilico dice 203 TenRA. ^ : um- da Pindaro; 204 DECIMOSECONDO. CAPO Sofocle Nomina della terra, » ' pietrabianca una involta da il » di Delfo die' trovasi di tutta » là » creduto che » terra » terra. » aver » di » poichéoccupa esso abitata , » Cicerone perlochèè restre ter- dall' essersi duto cre- della terra, ^ Strabone. sì « scrive abitata la trovarsi la Grecia , e versi di autore il cui ® « asserirono di mezzo » nome Ciba non la della cilindro: nel Delfo nel l'umbilico della terra. anche è umbihco Agatemero , un mezzo di tutta mezzo chiamato figuradi Si Esso è al di che quella dell' Istmo. stato , quei all'umbilico mezzo occupasse il luogodi Gli Antichi la terra essa nel lo stesso è al di qua quellache sì situato computando la Grecia , , um- ,*con- eglidi quel tempio , posto quasi nel , » V appunto essere origineche afferma chiaramente come anche mostravano opinioneintorno altro ebbe tempio testimonianza Per in delle fasce. SifiFattaridicola non ^ Questa pietra,a dir di Strabene bilico della terra. servavasi quale diceano la , dice saccheggiataanche aveano di Delfo gli abitanti , mezzo Manlio Cn. e » della terra. l'umbilico era di Pausania i Galli dal partono * l'umbilico: è ove presso Tito Livio che Delfo,che che gli oracoli « mezzo questa conservati è noto ' : Apollo,qui umbilicum certum terrarum obsides, primum saBva evasit vox fera. superstitiosa 0 sancte Unde * Sophocles,OEdip. Tyran. ^ Etiam v. 488. umLilihuraani generisoraculum Delpbos,quondam commune Lib. Ilist. Rom. XXXVIII, TitnsLivius, spoliaverunt. , cuna Gap. orbis terrarum, Galli 48. ' Pausanias, * Strato ^ Idem, "" Agathemcrns ' , Geograph. , 1. Cicero Lib. Lib, X. IX. e. de . in Phoc. , Compendiar. Geograph. Exposit.L. I, Gap. Divinai. Lib. II. ì. 206 DECIMOSECONDO. CAPO nomina mezzo della Sicilia di ancora il nella secondo di dei fu dei » d'innanzi » r umbilico S. Pietro ^ Si credeva trovavasi, secondo tradizione città di alcuni ^ Livio. Tito dell'Italia.' fece collocato Marco della * Monaco altrimenti che Benedetto III cuo- per « di nella Chiesa purissimo.» oro nel- Anastasio tempio. » è fatta menzione ^ anche populum^ qui super mezzo l' umbilico non coperchiod' libro di Ezechiele:* Et nell'Etolia, il luogo di confessione della terra Dell' umbilico dire, a , del Papa della un vale , mezzo il che universalmente scrive croce sia nel 0 dir di P. Vittore,* a Delfo, Anche porte Regie, l'umbilico » cui Cristiani chiamavasi dice Bibliotecario prire da però alle , » , , egliuna Fa « dell' isola trovavasi nella presso tempii Roma la venerabile Focide, Chiesa. umbilico luogo questa città. Quello della Grecia, si trovasse vedesi come luogo in regionedi r umbilico ricevuta Il di Cicerone. passo di gemma. parlaredegliAntichi,l'umbilico Nella ottava benché un conoscere di il modo ' una appellavasi V apparisceda come di 1' umbilico Solino est nel congre- ad imaginem marmoris ipsoEuphralisalveo legitur, gemma umbilico in medio islius^glaucum, ut oculi pupilProconnesi, nisi quod lapidis la, 37. internitet. Solinus Volyhisl.Gap. 2 Ex Ennensium qui locus quod in media est insula situs umnemore, * Zmilaces in , , Cicero, in hilicus Siciliae nominatur. ' esse M. In agro Reatino tradii,in agro ? Umbilicus 5 Jam in *» Marcus ' In Vita 8 urbis , qui umbilicum Bened. , Orat. 6. fluctuet insula , Italise umbilicum IH, Gap. -12. Umbilicum, ut , de Polyhistor. Gap. Region. Grsecise urb. Rom. Varrò 8. Reg. 8. incolerent, in armis eum Gap. 18. Typici, Gap. 16. fecit cooconfessionis, Petri, ad cooperiendum umbilicum Hist. , Hieromonachus auro Victor, P. Romae, ^Etolos Ecclesia B. ex Italia. Solinus habet Liviics Titns inventurum. perculum Reatino primum in quo Plinius, Hist. nat. Lib. tradidit. Varrò Calillse lacum, Verr. Rom. Lib. Declarat. XXXV, Dub. , purissimo,jinastasius bibliothecariusj de III. Ezechielis, Gap. 38. v. i2. Vit. Rom. Ponlif. DELLA 207 TERRA. ccepit^et gatusex Gentibus,qui possidere terra, interpretanoi come quell'altrodello in medio dalla raccogliesse della terra. mezzo ad Eutichio trovasi nel da Golgota Judaei poemetto orbe , dicunt. ascritto per rore er- ° Tertulliano a canta Cipriano:* Marcione contro luogo Calvario credimus quem patriocognomine del poema r autore S. il misteriosa brevissimo a a dice presso scala Del un medium omni ex , ^ attribuito alcuni Est locus la terra. principiodi nel falsamente E della mezzo S. Vittorino dormendo vide cui Giacobbe in anche sentenza di Gerusalemme si situata Califfo dei Saraceni, che Omar che Gerusalemme esser Piacque questa Girolamo.^ Il Patriarca S. cero ejusterras; fe- et in circuitu Scrittura e Hierusalem, est ed ai Cristiani antichi agli Ebrei la del- luogo Questo Settanta. profeta:*Ista stesso gentiumposuieam, credere nel ó/x"paXòv Tv^g yyjs,nell'umbilico terree: ini tòv in medio habitator esse : locus est, capitiscalvaria quondam. Golgota.... " * lerr» Ezechielis esse ritas,inquit,de « salutem terra in medio pellaturAsia. Austro, Libya mundi demonstrans. » 6. v. , in medio Hierusalem eam Gap. 5 , Et orta est A terrae.»» sitam Veexprimens Domini: : deincepspassionem Operatus est,inquit, partibusenim Orientis, cingitur plaga quse ap« partibusOccidentis A et Aphrica. A ejus, quse vocatur Europa. A Meridie et Septentrione, Scytbis, Armenia, atque Perside, nationibus. In medio et igiturgenliumposilaest, ut quia in Israel magnum exempla ipsasin scelere lius sequerentur 1. « ac in Judsea Deus, ad propbetatestatur, umbilicum Psalmista nativitatem : - et cunctis Ponti vicit etiam hic idem , gentium circa quse suo. ejus, nomen S, in omnes circuitu S. ' Tertitllianus Victorinns Annal. , Pictaviensis de , , kàver"m Cruce Marcionem Domini, Lib. , II, v. il, Ezechiel. Lib. II, Bieronymus, CommtnUr.ia Eatychitis Alexandrinus • notus positarum impietalemsecuta se e. 5 erat naliones v. 4 , seq. 496, seqq. 208 DECIMOSECONDO. CAPO Lingua paterna prior medium Hic Os magnum hominem Hic primum Extabat Anche è situata parti , tra che la interessante secondo del Ezechiele dum , rarum Punto * Collatius, 3 Natalis multo media. aliqua mundi Sabellicus Ennead. David Kimchi, Commentar, di in medio sopra VII, cendo di, bile. abita- rende ancora dicendo luogo di mezzo ! HI. niysterium in omnes gentes plaga lux illa esset orla. Est in Psalm. che tenda gentiwn, in- Gerusalemme, misterioso di stima della terra il in mezzo Egli addotti occupava aptior fuit ad si divide nel Rabbino, di Tra decimoterzo, situata mezzo Hierosolym. Lib, , 3 secolo è * della terra. abitabile terra altro veramente excid. si remoliore quam fere terra de del nel essa di Cristo nascita mezzo luoghi , mondo. nel posizione , se quo , è situata Isaacide, Delphica è la media.' trovasi essa Salomone che dei Gerusalemmme dire più la queste secondo nel che che Atlas, olim. della Gerusalemme che più recente, Sabellico, contemporaneo Rabbino dice che e quella parte Ezechiele authoribus quasi famoso Kimchi, sette titulo quoque parlando , il gli Ebrei, molto telluris apertae Coccio scrive , che la Giudea sepultum. montibus ceu medium locum, Antonio CoUazio David : jactavitmagnis Marco repertum, esse scrittore . * h abere Insula signum : Solyme eredita del suscepimus cunctis, Libyse at dixit docuere nostri veteres di Gerusalemme Celsior nomine , Apollonio CoUazio, Pietro dice sic illum TERRA. est, hic est Victoria terrae hic DELLA — Lib. 87, i. propaganJudaea ter- 201) lìECllVIOTERZO. CAPO TUONO. DEI. generalmente il tuono. Si teme è Ma quellodeglispiriti. come irragionevole e tale. dannoso. È ragione,ma capaci di cosa alla evitare impossibilefar i nostri esso alla violenza timori,e non è inutile ciò che tutto è propria può presentarcidei stessa questa calmare sotto è la Il filosofo deve che è vero Questo timore riflessi farci considerare la Il coragaspetto proprio ad incoraggirci. gio un qualitàdelle ragione.Ora reali. È pericoli brilla esso grandi,e anime d' uopo è non in principalmente il coraggioper opposto mezzo superare ai lo spavento dalla forza della cagionatodalle idee chimeriche fantasia,e da quelladi una cattiva educazione. Ma la più nobile proprietàdel coraggio è quella di render r uomo in mezzo ai pericoli veri, e di togliere intrepido , alla ragionataconsiderazione d' intimorire e la conserva e questa scampo. di abbattere stessa Cosi , sua serve dopo dei medesimi gli animi. L' la forza uomo gioso corag- fermezza ben aver più critici, negl'incontri d'ordinario a fargli lo trovare eglilo disprezzatoil pericolo , 18' 210 supera due vantaggi dal riportando , preservato dalla di essersi r altro di e , il male evitato nei che lontana fulmine. in e dato un di mestieri in Io mezzo so se molto a non di timore quei ben a di fragorecessa essere ode. Ma udendone a quanto la e un quillo tran- possa tribuir con- diminuire a allo ai tuoni causa vera di spaventoso. appena lento scoppiarvio- temente essi indifferen- un di Il il qualche riflessione, causa dello egliè ancora trova terribile di il oggetto di spavento per il la conoscere spavento. Converrebbe riguardarecome que dun- v'ha sapevano ciò faceano capace cagione,la la ben sono qualche cosa che fanciulli, ma altri molti strepitostraordinario. qualsivoglia fanciullo cresciuto comincia o un incontrano conservarsi dagli animi, botto in , regolataeducazione piangere di qualche tuono, air udire quale dei colpitodal Non folgore. che hanno fenomeni sia temuti, coraggioper una , di che la non avviene ripeterequi che tempesta. bandir cui l'esito di persone alla darsi balbettare gran veduti Ho il umano un ispiraè esso quantità di quelliche soglionoesser pericoh, i quali non fatali al genere che , numero è inutile pericoloreale un che alcuno e spirito commune più raramente , sorte ; ed è assai previdenza,a Si è calcolata la tempo questa più annunzi il pericoloabbia effetto di presenza Non volte. Assai rare dello spavento azione sua uno , il timore spesso una che corrisponde dato il tuono Bene cagionatoda colla avere V coraggio suo smaniosa che lo minacciava. nostri climi imminente. che DECiA10T£BZ0. CAPO strepitoche pauroso e , capace perchè di destare diosamente stuadunque nascondergli questo fenomeno effetto naturale del tutto e , farglielo indifferen- DEL te, appunto non hanno si fa della come al tempo, madre pioggiae della neve, funeste ;continuando conseguenze sino 211 TUONO. che questa dotta con- l'ignoranz l'allievo uscito dall'età del- in cui della timidezza comincia conoscere , il coraggio,e almeno disprezzare a dell' infanzia le chimere e in parte i pregiudizi nella fanciullezza che avea , considerate inutile il fanciullo se , dei suoi educatori nel potrebbe giungesse a nel dei animo suo sul ravvisare volto qualche o della tempesta. Il e , sospettiche gna bisonanzi in- perfettatranquillità. una coraggiosi per voglionouomini quietudin in- silenziostesso Fa duopo affettare ogni diligenza. con lui della indifferenza a però sarebbe cura qualche turbamento, tempo destare evitare Vi Ogni palpabili. cose come far degliallievi magnanimi. Fortes Est fortibus,et bonis creantur in juvencis,est in equis patrum feroces imbellem Virtus, nec Progenerant aquilaecolumbam disse ottimamente Orazio. che naturale Era e vedendola e da credessero : * primi uomini, atterriti dalla da accompagnata imponente apparato un dall' Essere una L' supremo. vasta di tutto il cielo rovescia * con Horatius, un Carm. rombo mente immediata- agricoltore primitivo campagna, Lib. IV, cupo Od. 4, sopra v. la , la mentre sopraggiuntaimprovvisamente strepitasopra e gore, fol- stoso strepitomae- uno soprannaturale e derivata cosa fuggendo per 1 : la 29, seqq. sua pioggia le messi testa; men- , 2f2 DECIUOTERZO. CAPO tre il essersi innoltrato sembra che tuono, scoppia più distintamente lampo , assalendolo con una r obbliga di tratto in tratto col rompendo larghe onde in faccia foresta petto di acqua; egliriguarda quell'albero venerazione una esso al avvicinarsi la e di orrore annoverati del alle glispinge nella Il tuono più e della Divinità, tere. po- ^ : Jovem : qualisomiglianoquelle di Lucano: fulmina Per Sciret adhuc Pindaro romo- supremo suo Orazio credidimus bre palpe- ardisce non gliattributi fra Quindi quelle belle parole di Regnare e pentina, re- concepisceper , , ; quel momento Da è caduto. manifesti CobIo tonantem e e di lontano sacro il fulmine gl'indizi più fra come mista luogo ove folgorefurono , vede le vento un le vesti dal fulmine. quercia tocca una trista batter di la corrente gliagitaimpetuosamente che roso luce a lui, d' intorno gliromoreggia il mentre ; e di verso sembra solum Tonantem. coelo regnare paragonare tantum il tuono a un destriero locissimo ve- ^ : 0 vibratore altissimo del tuono Dall' istancabil solcasi dai Più communemente il come * 2 carro HoratiuSy Pindarus, pie,Giove Orazio di Giove. 1. e. Lib. IH Olymp. Od. , 0»1. 5, 4, v. sovrano. poetiriguardareil tuono pentitodelle sue iniqui, v. 1 Ij,seqq. , seq. 214 DECIMOTERZO. CAPO * primi uomini. Commodiano fa pur ne Gentili:* grida parlandoai Dicitis,0 stulti,Jovis tonat, fulminat Et si parvulitassic sensit,cur infantes,numquid Fuistis Lusus puerilisaetas cessit;sic Si credè e Jovem empietà ancora di il far mostra attribuirsi un infantia virilibus Consilia Insipiens,ergo et corda tonitruare tu credis? l'imitare il fragoredel scagliareil fulmine, quasi sacrilegamentequel che il a dir di flammas ciò fosse di Re Elide, ' Virgilio, Jovis, et sonitus imitatur equis, et lampada Grajùra populos, mediseque per Per tuono propriodella era Salmoneo invectus Quatuor recedant. debentur. vestra È celebre la favola di Dum capit aevum. non Divinità. quale, eritis? et semper in maturum ipse: ducentis annis Versa Moribus ché allor- menzione Olympi quassans, Elidis urbem . ! Demens ^re, At nimbos qui et , cornipedum et sibi Divùmque Ibat ovans, poscebat honorem imitabile non simularat cursu pater omnipotens densa il quali imitano » loro i » lanciarsi dei fulmini * Nonne Jovem? 3 5 * che « Dio dei e credidisse extimuissent , Cicero, de adversus Commodiamis , del , indoct. contro efficere e il , E trovansi rerum omnium II. v. co- tuono admiratione,quod 6, Paganos num. VI 581, seqq. v. Virgilius,iEneid. Lib. ad Principem Plutarchus , Lib. Divinai. adegit. si adira raggi.» ea telum tsedis romoreggiare perspicuum est, ex prima bominum jactusque fulminum tentem * Plutarco anche equorum. turbine Lumina) praecipitemque immani Afferma fulmen inter nubila Contorsit, (non ille faces, et fumea : 1, seqq. pure tonitrua , praepo- nella Scrittura dei siderano qualipoeticamente si con- nei luoghi , il tuono la e folgorecome derivate immediatamente e 215 TUONO. DEL da voce ha : scagliatele fatto acque: » pra La « il tuonò una del voce il cielo inchinato lampi, Nel la ^ esorta magno super si • il suolo. Et Et ignis. exterruit i monti Vox misit sagittas 17, Domine, super aquas 28. v. 3. mandò baleni che nel muele Sa- pluvias.Si gli Egiziani contro scorrevano sopra libro di Giobbe , auditionem et , grando et suam; et fulguramultiplicavil, seq. ; Deus intonuit ;Don"ÌDUs super majestalis et descende eos; dissipabis emilte j et tange montes, tuas sagiltas et , aquas fumigaLunt. conturbabis 143, Psalmus • Regum 5 Ibidem Dominus v, 5, scq. Lib. 1, Cap. 7, in terrore vocis deditvocem dissipavit eos; et 14, inclina cceIos tuos, Fulgura corruscationem, Exodi v, * et ccesi avendo , dice Eliu suas Domini 5 saette. eos, et voces de coelo Dominus, etÀltissimus Psalmus Psalmus ?J per , intonuit multas. ram. Signore audìte Signore:'^ del voce 6 il che Ascoltate » contiirljaviteos. eos. giù sue alquanto dopo 5^che e e tuoni,e grandini, « 3 scender a so- il Signore*intonuit...fragore Philisthiim,et neir Esodo carLones le bella apostrofe una di essi le contro legge che facieIsrael: * ha , Signore è far fumare a pregato Idiàìo .dedit Dominus la In » terra, lanciare dei Re sunta » il maestà: di acque. verso a e primo dice , dei tocco, ed atterrire gliempi collo sfolgorare suo suoi ha accesi Signore galleggiasopra Signore della copia gran la Altrove spaventati.* li ha all'Onnipotenteegli lo col carboni piover grandine e raddoppiatii suoi baleni, e » fatta udire ha i suoi nemici saette, e ha dissipati sue egliesclama: Signore ha Il Dio. tuonato, dice il Salmista, l'Altissimo sua rali soprannatu- cose y v. iO. Cap. i2, v. 18. discurrentia fulgurasuper dedit tonilrua, et grandinem, ac Cap. 9 , 23. v. Job, Gap. 37, V. 2, 4, scq. ter- 21j(S de ejus,etsonum mirabiliter sua magnitudinissuor voce audita cum stigabilur^ voce illiusjìrocedentem... Post ore gietsonitus;tonabit V decimoterzo. capo , fueritvox inve- et inscrutabilia. esaltando finalmente * di Dio magnificenza la la potenza tonitrui vox , in Deus , e ru- non , ejus, Tonabit qui facitmagna, dell' Ecclesiastico autore et eum ejus , scrive, verberabitterram,tempestas aquiloniset congregano spiritus. Avendo dunque il tuono soprannaturali, gli Antichi presagi e come per qual in tempo tempo il futuro? punire la cagione, e si trovò tale Una di con opinione è stan sera allo ninno tuonasse qualche antichissima. banchettando. tutti i cuori. La taciturna Giove, dal e la gioiacessa Si fa 0 i tuoni veduti * Ecclesia"lici Gap. 43, 2 Homerus y lliad. Lib. o v. VH, nia Conve- eglilo ^ Omero festa,e un le mate ar- si beve tuono. L' augurio al riso succede la serietà , esercito la sventura suo o agghiacciatastringe questo Nume prega tuono dire che Presso gravità pensierosa.Si ciascuno e per notizia dell' avvenire. mano e sempre qualchealtra per allegria. Improvvisamente si ascolta è creduto infausto. Una di mini agliuo- tocco. era fatti, In- tuonare scoppiare del ne guardarl ri- a futuro. Giove ragionevolissimoil ai mortali del lo facea eglinon che Giove molto per annunziare era non folgore,o credere per dare dovuto d' ordinario dunque facea ciò Certamente comparia non se poiché , indizi come eflfetti folgoreper tardarono non fine avrebbe , la e minacciata uditi mentre i8. v. 476, seqq. fanno ad libazioni a allontanare dal tuono. il cielo mini, I ful- compariva DEL teneansi sereno, 217 TDONO. modo singoiar in per misteriosi e ribili. ter- Forte tuonasti,o Giove, eppure il cielo È stellato tuttor, nube non veggo: Certo dice presso a qualchemortai Omero vuoi dare fantesca una cbe di notte a macinato per lungo tempo, dormire.* Svetonio* nando maci- sta sue ciel dopo compagne, stanche si Canta sereno. poste sono Plinio^ parlano di due e essi dicono, a caduti,come fulmini, * Ovidio: orbera. loquitur,totum jam sol emoverat gravis aetberio venit ab axe fragor. Dum Et Deus, tria fulmina misit: tonuit sine nube Ter : , sola il fermento, perchè le averne segno un Credito dicenti. E Lucano * • Tacitum Fulmen, et Arctois sine nubibus ullis rapiense partibusignes, Latiale caput: Percussit E Cicerone:* Aut cum Luce terribili perculsus fulmine serenanti,vitalia lumina * Idem, Odyss.Lib. 20, 2 Post v. 413, Caesaris reverso necem civis, linquit. seq. (Augusto)ab Apollonia et ingredienteeo , circulus ad speciem coeleslis arcus urbem, repente liquido ac puro sereno, bem solis ambiit, ac subinde Juliafe Caesaris filise folmine ictum monumentum Svetonius , 5 Vit. XU, Pompejano ielus est. Ca;s. ex Plinius municipio Hist. nat. , ? Ovidius, Fast. Lib. ' ÌKC"in«j •* Cicero, LEOPARDI. , in Vita Lib. Divinai. — Errori lierennius Decario , !2,Cap. v. sereno die fulmine , 51. 533, seqq. Lib. \. popolari. est, 95. 3. Pharsal. Lib. I. de M. Aug. Gap. or- Ì9 218 CAPO Gli Etruschi predirecol DECIMOTEBZO. singolarmenteerano dei fulmini mezzo ilfulmine Recto Sidera si tramite Chaldaeus, novit Fulgura si si servat gramina Colchus, Thuscus, si Thessalus Lyciae sortes sapiunt,si sub elicit umbras, volatu nostra doctis balatibus loquunturaves, Si sanctum Hammon syrte gemit, si denique verum , Phcebe, Themis, Dodona, canis; post tempora Julius bic Augustus erit: * Sidonio canta di co Apollinare.Anche testa Nec invidiabile fa expiato, numina ad quserit bidental. Lucrezio Perspicere,et Non vi faciat qua Tyrrhena retro Indicia occultae Divùm Unde volans * Sidonius carmina 3 Idem, ut extulerit JpollinarisPanegyr.Majoriani Lucretius, utram se se, queat de coelo fulminis ictus. nocere Excusalor. frustra pacto per loca septa , 2 videre ; quamque ignispervenerit,aut in Insinuarit,et hinc dominatus Quidve ipsam perquirerementis, Verterit hic partem,quo ad de Rerum , V. C. nat. Felicera Lib. VI. , ^ ' rem volventem zione men- quel luogo: fulminis naturam igniferi est in nostra eglifa degliEtruschi: arte Thuscus parolaancora Hoc altrove quae fulmine Septum Ne sagiva pre- infauste. cose Fata di necessario era espiareil tristo augurio, quando fare per Si che prescrivereciò a a determinare la loro significaz a , e creduti abili vers. v. 259 , 189, seq. seqq. detto che gliEtruschi * i fulmini cita di un'arte volte Gelilo,la da fu percossa Etruria di Orazio statua vincitore occasione dei loro di lui fosse tolta dal si stimò e i Gli perchè esaminassero di questa profittare bene aruspici, luogo.Ma di ammonire un ilfuturo modo in moso fa- fu perta, sco- efficace seguito,privandoli poco severo Prodigia, portenta ad valevole sarebbono , non della scomparsi Ctruscos etaruspices,si senatus jusserit,defedocento, quibusDivis creverint proHetrurisequeprincipesdisciplinatn de leg.Lib 2. iidemque fulgoraatque obstita pianto. Cicero fulminum Quibus (Thuscis) surama ca, est scientia. Senepersequendorura , 2 quel che la statua un pericolodalla prudenza , più aruspicinaa manifestare curanto poter la furberia in l' dal- chiamati potuto ripetereassai spesso. Gli aruspicifatti accorti del runto, i nenti apparte- per vendicarsi di di vita.^Questo trattamento * Servio, crederono il caso, maligni aruspicia diportarsi meglio avrebbesi ® e al riferir di Aulo Roma, antenati,ordinando suo minare esa- Coclite collocata nel Comizio fulmine. un * dogmi degliEtruschi alla scienza dei fulmini. In aver questi incomparabili ' alcuni qualiaccennano più necessaria; Plinio, sì di eccellenti nell'arte erano , maestri Seneca, il quale dopo Cicerone:* parlanopure Ne 219 TUONO. DEL , Naturai. Quaest. Lib, * « 5 esse e. II, Gap. 32. 41, 45, 60. Gap. Plinius, Hist. nat. Lib. II, Gap. 52. In librisHetruscorumlectum numina cavendum V. 1. Idem, manubias dici : et certa est, jactusfulminum jactus,ut Jovem, Vulcanum.Minervam. Unde fulminum possidentia est ne aliishoc numinibus demus. Servius, ad Virgil.iEneid. Lib. I, 46. 6 Statua in Comitio posila HoraliiGoclitis fortissimiviri, de coelo tacta est." fulgurpiaculisluendum aruspicesex Hetruria acciti, inimico atque hostiliin populum romanum animo instituerant eam contrariis religionibus rem Ob id , , procurare , Quod : quem cura atque illam slatuam suaserunt in inferiorem sol locum poni transperperam illustrarci. opposilu circum undique aliarum sedium nunquam ita fieripersuasissent, delati ad populum, procUtique suot. perGdiaconfessi cssent, necati sunt. Aulus Gellias, Noci. Altic. Lib. Et cura de 4, Gap. 5. 220 CAPO in momento, un DECIMOTEUZO. tenebre profondissime e agliocchi r avvenire colla umanità aruspici etruschi dei fulmini fa Non ^ e i duopo di aruspice fu Arnobio dedursi che egli possa dei fulmini. * Moderni, avean per Am- » scienza assai mostrare che della vita rimedio all'angoscia dalla cuoprirecolle il quale mani Tbuscus era un oras udendo sorpresa sacerdote il capo, altro trovava , dal quale in orazione passava ** tempo della tempesta. Àntequam Tages , dir dell'autore a pubblicatadal Surio, non tuonare, che quellodi chiamare fattosi gli Antichi Edw^ige,prima eccessivo. Santa di Polonia,e poi monaca, sua noti di Augusto paura dei tuoni. In alcuni di essi anche era gliesempi duchessa * Etrusco. deidogmidi questa uno addurre Caligola questo timore tutto degli o ^ dai Libri Tagetici. tratto come ricorda Marcellino dato eglidice,in pietre.Ta- per l'inventore della scienza teneasi miano luogodi gratularci con- lo Scoliaste di degli auguri, ed antichissimo un a abbian non Narra scosto na- sotterra tempi seppellissero come trasformati, da che gliAntichi che uso, in certi gete famosissimo Pare in stato essere dei mortali. Abbiamo orribile sventura. luogo a questa Persio che avrebbono contingerelluminis, quisquam hominutn casibus condiscendumque curaLat in iulminum in aut extOTum adversus nation. Lib.2. quid significareturvenis? Jrnobins 2 adeo hebetari fulmine ut nec moi tonitrum, nec maVejovis tangendos Ammianns Marcellinus Hist. Lib. "17, joresaliquospossint audire it3^oxe%. scieLat aut esse noscendum , , , , , Gap. \Q. 3 Svetonins, • ldem,\. ' Goruscaliones commotionibus e. Vit. XII Cses., extremi tonitrua multum diei judicium revocarci, eaque commemorans mentes fluctus, seraper nec super accitus se Vita Calig.Gap. in Vita et in tota et Caes. Aug. Gap. 90. 5t. formidabat, quod diviuse ultionis contremisceret et cum , sacerdos aliquis , Dominum sacralas manus limeret. , Nec prò divinee bis elemcntpruni gladium ad memcriam beato Job, quasi tucessabat is tremor, do- sento, ejus protectionis 222 DECIMOTERZO. CAPO L'alloro,secondo gliAntichi,era proprietàlo abbia degno reso dei trionfatori.^Tiberio cingeva vedesi come sua corrucciato, di alloro. ^ Il fico corona ,*credevasi in Plutarco i tuoni partecipareal privilegio stimavansi pur buoni Columella.^ Ecco altri oggettiadditati da Antichi ben mente grande- , dell' alloro. Contro aglio, ed sulla fronte comparire il cielo mostravasi della il capo di Cesare, il quale temea tuoni, quando i r pericolodi * percosso dalla folgore.Plinio sospettache questa venir si dal esente provvedutidi preservativicontro gli i micidiali effettidell' elettricismo. AlQuni però tra essi poco persuasidella questi, ne suggerivano altri più e la regolaritàdei Alessandrino^ dice Monandro S. sicuri qualierano , costumi. efficacia di Presso l'innocenza, Clemente Comico, in luogodel quale Giustino*^cita Filemone: No darti non , a di ninna Quando il tuono fuggirse colpa il cuor ascolti ti accusa; No, che presente ti riguardaIddio. * Ex 2 Ob has iis quEe 2 Lib, Ilist. nat. , Manu terra giguuntur, lauri fruticem Cap. 55. domos receptaruraquein satarum credidehm equidem causas icit noa fulmine sola ei habitumin honorem (fulmen).Plinius non icitur , (laurus). triumpbis.Idem,], e. Lib. 45. 3 coronamlauream in frondis. Svelonius, Vit. non coelo, coronari tonante espavescebat et lurbatiore coelo ixinquam quod fulmine afflari negetur id genus capitegestavit; VII Cses. in Vita Tiber. Cap. 69. Tiberium principem, Tonilrua.... praetcr modum Pliniuf, Hist. nat. Lib. ea , (lauro) solitum ferunt, contra fulminum metum. ih, Cap. 30. * Plutarchus, Convivai, queestion.Lib. 4, quxst. 2, Lib. 5, quaest.9. 5 Plurimi infra cubiliuni stramenta, etiam graminis aliquid,et ramulos clavis ferreis subjiciunt, albi capita cum miaus remedia lauri nec quae cuncta tonitrua vitiantur adversus semiformes creduntur inquibus ova esse pullique , terimuntur. 6 '^ Columdla, Clemens d» Re Alexandrinus S. JusUnus, de , Rust. Lib, 8, Cap. 5. Strom. , Monarcbia. Lib. V. DEL considera Giovenale dei il timore tuoni delle e folgori degliempi : ^ propriosolamente come 2^ TUONO. Cum et ad omnia fulgurapallent, qui trepidant coeli; tonat, exanimes primo quoque murmure Non quasi fortuitus,nec Hi sunt Iratus cadat in terras Illa nihil nocuit: » die' » da gravioretimelur cura Stoico discorre da bravo della si ha che tempesta. egli pensate « temersi. ))^Egli non udire in palpiti i Se lungo a , tuoni, mentre facendoli fulmini dei ' si sono smanii, i pregiudizi più terribile la cose e tanti combatte e riguardarecome , che cose si temono non età,che rendevano sua paui*a nulla temer soffrire che può la contro volete non altri pericoli quasi ugualmente gravi: della sereno. delle moltiplicità alla , si judicetignis. et tempestas, velut hoc dilata Proxima Seneca rabie, sed ventorum idea turali. sopranna- * Anche i tuoni temeva kib. Cicerone e Sat. 13. Juvenalis 2 Si vultis nihil timere, , cogitateomnia Quid dementius enim lapsus,irruptioncsmaris extra undique occurrat, oibilquesit bumani ^ satis valeat ? Idem , Illud quoque ira numinum aut cum est oculis,non et ejecli cum , auidcm toto non sub terram aut subitos corremoD- ubique prtesto sit, mors cxiguum quod lam io pcrniciem generis 1. e. aut terram. ut quibusdam vitiis, ex utpote quorum insolito formido , litlus nutationem nihil borum animo Suas ista corpora metuni causas nostra, Nobis autem videnlurinjuriam,accipiunt. terribiliasunt, uaturam concuti succidere,et timere proderit,praesumere coelum sicviunt,sed Tacere ad totiitrua quam , Quid stultius, quam metu? tium rere tiraenda. ÓVneca, Natur. Qutcsl. esse 6,Cap.2. pere fulmiaum ex opinionedel volgo,che per effetti misteriosi, appar- i fulmini * 5 et la impugna deos Tacere, ucc babent: nec turbantur, ignorantibusvcrum, raritas augct. Levius accidunt ex perio im- et tu»c, omnia i'aniiliaria ; major. Quare autem quidquam nobis insolitum est? quia comprchcndimus... Quanto salius est causns iuqui- ratione in hoc intculum animo ! Idem , 1. e. 224 CAPO tenenti alla scienza della Divinazione.* Due Pericle e DECIMOTERZO. che intrepidezza in indispensabile è Storia,che esercito. La nella Cabria, mostrarono ci fa tempesta quella condottiere un la loro conoscere della i nemici nel combattere niesi, generaliAte- patria ci ha , del loro valore la memoria dello della spiritoe nei suoi mime adunò 1'esercito » pietrel'una » soldati » collisione delle nubi caduto » la » gio, ora » pugna, » strato sua che caduto già gliAntichi , Quod igiturvi nire ve- per fulmine un condo, se- avanti abbiamo cominciare a degliDei, ci la nostra accompagna di che consolarsi le loro arricchivano nulla constantia Datur» era Il questo prodi- aveano poiché questi i tuoni ^ » soldati per poichéGiove, il massimo che la suadivinità soldati, guisa dalla stessa mentre scrittore, appunto, esclamò, ful- di tutti due producevasiil fulmine. spaventatii e mici ne- il fuoco,riassicurò i nella navale, « battaglia nave: Ma intimoritisi i e coli'altra,e trattone dire dello stesso una i un , alla presenza percosse insegnando loro a 1 e servata con- nell'affrontare essendo « accampamenti » ad ancora , , » prodezza filosofica,11 primo tranquillità al riferir di Frontino di essi di , nullo dato , la ha mo- flotta.»* udendo Essi cene. tempore videmus ef- rerum consequentium quserimus? Scilicet,si isla JusigniGcationetn multa frustra fulmina emitteret? tam cum Quid enim proficit pitersignificaret, altissiraos in fulmen montes quod plcrumque in medium mare jacit?quid cum in in earum in desertas soliludines? fit? Quid cum Quid cum geotium oras ex fici, eo , quibus hsec 2 tionem Cicero de Divinat. Lib. II. j advocata conclone, milites, decidisset,terruissetque io oospectu omnium collisis, ignem excussit, sedavitqueturbalapidibus docuisset cum similiter nubium attritu excuti fulmen. Fronti nits , 3 tcr quidem? ejus fulmen in castra Cum legem. Lib. bus, observantur ne I , Excusso nunc. adesse Gap, 42 ante , navem num. 40. ipsiusfulmine, exterritis per inquit,potissiraumineunda numcn suum Stra, classi nostra; pugna ostendit. est, Deorum cum 1. /dem , tale e. num. prodigium militimaximus i2. Jupi- 225 TUONO. DEL dei funghi,specialmente di quelliche ghiotti andavan sui nascevano onde prati, Pratensibus est; aliis male Natura Plinio dopo che velenosi,e molte che che ne Che Euripideiltragicoavea tre per due figliuoli , * presso Ateneo voluto far , dannosi, nociva. di terra cattivi tutti morti Nondimeno funghi.^ qualora naturale lo fossero i Greci che donna una , anche funghigliAntichi ad ogni patto si avrebbe se di essendo di ancora zione prepara- risentano ne fossero che Difilo specie per altro quell' e Ora tartuffo. col perfezionarsi Questi,dice Ateneo » qualitàtutte loro » pioggiaautunnali » di essi " 3 ' ? frutto tuber e , dei tuoni mezzo Horalins SermoQ. , voluptastanta Qu"e Eparchides Diphilus , , tartuffi. col mezzo delle i qualiesercitano sopra immediate quasi cause singolare, , Lib. 2 Sai. , 4, vers. 20 cibi 7 Plinius ancipitis ap. Àthen^um ap. eumd. di buoni una hanno, per quanto narrasi,delle dei tuoni influenza una onde , proprie.Induriscono e credevasi questo appunto stagionetempestosa riputavasifeconda « dei , chiamiamo crescere se così avidi liSvov i Latini chiamavano fetti gli ef- , noi un scritto che femmina impedire che Era con questa di è mai e una tempo esclama questo cibo, suggerisceuna ad acconcia stessa maschi funghi suo alla campagna prevedendo che di uso al mangiato, avidità di sorta una fatto morire trovato mangiato dei aver v' ha »* E già Eparchide avea cibo sì frodolento? con optima fungis aveano indignazione:« : creditur. questiavean persone certa » detto aver * disse Orazio 1. e. Deipnos.Lib. , , seq. Hist. nat. Lib. U. 22, Gap. 23. 226 » DECIMOTEBZO. CAPO del loro fansi » condo più quando duri afferma scolo^ ApollonioDi- narra I « i tuoni Teofrasto Plinio si esprime sopra così egli, tartuffi, più frequenti se, sono nella storia delle piante.» questo soggettoquasi colle Ateneo.' parole che stesso di Teofrasto: sulla fede » »* Lo crescere. Giovenale dice stesse descrivendo un * convito: Altilis,et flavi dignus ferro Meleagri Fumat post hunc caper; tradentur tuberà, si erit,et facient optata tonitrua Tunc ver coeiias Majores. noi Mentre dei tartuffi di innanzi ci pose » maco » Mentre » proruppe uno » abbiamo uditi i convitati faceano ne di essi ai tuoni ha non molto. nella dicendo propria di penetrare nascoste. Plutarco virtù ; ma altro. Nelle « * 3 Plutarco suole hanno Restava a se ne render perchè le acque gione ca- gnarli accompacerta virtù ragione di impaccia , questioninaturali però sue la cerca terra, e di farle produrre la non che sui tartuffi attribuita fulminali che le acque , quellefrutta » ai tuoni onore pioggiache , loro le meraviglie, veramente, influenza singolare la trova e singoiar grossezza. questifanno , di cotesta Elide, dice Plutarco/ « Age- in cenavamo piovane, e passa cadono ad d' indagare si propone che sta que- mentre ^thencvHS 11. t'Dei^n.'Lih. Cap. JpolloninsDyscoltts Hist. Comment. Cum tuberiLus bsec traduntur De peculiariter. 47. , 3 ac tonitrua Lib. crebra, tunc 19,Cap. * S nasci et maxime e tonilnbus. fuerìnt imbres Plinius 3. Juvenalis Plutarchus Sat. 5. , Convivai. j Qusest.Lib. 4, quaest.2. autumnales Histor. , naturai. DEL balena,siano più » tuona » i semi; »' di e che ragioni, della fisica del Plutarco,e delle altre ad atte di ciò varie reca e 227 TUONO. irrigare l'onore per di tempo, lasceremo suo riferire. secondo effetto dei tuoni Altro benefico alcuni,era , produzionedelle perle. « Dicono, Ateneo,* che quando i tuoni sono frequenti, quellodi facilitare la » scrive » e » mente, copiosele pioggie, le pinne concepisconopiù facilgenerano e si accorda Ateneo Con le spaventavano le col nel » macchie » gisceun » un » concavo, » i suoi dei tuoni mezzo quel luogo di basti udire suo nascere Am- Idenit Quxst. naturai, qu. 4. ^ Athenceus Tuberà , Deipn. Lili. tonilruis dicuntur fulguret, comprimi e Lib. , di presa- 9 , sembra mandi mezzo tramontana , se tramonta presa- pal- 3. nasci nt cochles. concfaas inani inflatam sine Concussa; certe Il sole sparso pallido;se se ventosa; Scholiastes Jiiven. ad Sat. V. (traduot)ac prò jejuniimodo , tonuerit, pavidasac repente compressas, Hist. nat. « coperto di nuvole o mezzogiorno e * Si Beda: tempestoso tempesta umida gisceuna • di altri effetti naturali, guisa che splendendo nel in raggi verso S e giornopiovoso.Se appariscerosso, annunzia giornosereno, speciem modo aut seguitoda è che gliAntichi prognosticimeteorologici ai faceano ^ i baleni altrettanti aborti.* Solino questo sentimento,nel che Quanto et e dimeno, Non- ^ miano. vero di Giovenale.^ » e danneggiavano grandemente conchiglie, perle, rendendole abbraccia » lo Scoliaste numero. gran i tuoni Plinio,secondo altri, dir di a perle in grosse corpore;hos qua; esse vocant concharum minui. Si pbysemata efficere, abortus. Plinitis, Gap. 35. vero mctu sscpissimc fulgururainanescunt,aut debilia parìunt, vitiis diffluunt abortivis. Ammianus3IarceUinustlAis\..\Àh.'ìò,Cxj^, 6. 228 » DECmOTERZO. CAPO lido nubi tra il nere, rosso verso » pestoso » montana, » un » quarto suo » vento; se » un » nilunio sereno. » ai remi dei » i delfini saltano » è vicino a » vanno da il tuono di impetuoso vento giorno ha nella principio; naviganti, e da da il sereno. quella nel quella la annunzia del parte ple- un presso Quando tempesta. onde, la verso nubi corno, di notte le e nel se mezzo, sopra le cui in luna, scintilla è imminente tra- tempesta, estremità frequentemente soffiare da all'oro, se l' acqua Quando baleno La simile nere nel e Il mezzogiorno. tem- sereno; minacciano colore macchie piovoso mese di è mattina. levante ìl cielo tramontana. giorno un nella rosseggia se TUONO. di vento annunzia sera » DEL — il vento quale squarciate essi lasciano , » vedere di ricevere menti in Sol ortu si sirubealjSyncerum; fulgens Euro quarta, si Luna et maculis Et unde cum cum delphini nubes et nigras diem; tonitrus, rubeat sub nube aquilonem nubes si mane, agricoltura. et aurum, mensis exordium , in aqua nocturna navigatione ssepius exiliunt, undis coelum discussa , quo aperiunt. Eeda, si ut si dio me- et si aquilone portendit. sestum in summo medio in Coelum ventum. flatus austro in ita significat. Ab osteùdit; ; prsesagit ; bumidara tempeslatem aquilonem tempestuosum ventos diem videtur, concavus emittat ab gne de- moltissime latens, pluvium occidat, lempestatem, quasi pluvium nigrescit Item in serenum ab fulgur, dell' , rubet, vespere vel da ben e ; applausi palleat, tempestuosumjsi austrum pallidus si ventosam; ad radios ed incalcolabile maculosus, suo incontrastabili omaggi tuttora profitto con * »* Verità corniculo plenilunium num. sere- , scintiliat illiferuntur de nat. ad remos, inde Rerum, tempestas ventus Gap. erit. exurget,ct 36. 230 CAPO vere i venti e DECIMOQUARTO. tenuti furono Numquid La animas suas anima voce Divum Non Ventorum Altrove expiraverunt venti? dice Arnobio.* gliscrittori presso Dice di vento. nonima votis pacem fa come adit, ac prece la veris fa pure come : venti, significar * in quel luogo: comites, quae temperant, mare lintea Thraciae: Impelluntanimse e per , Orazio secundas? leves animse animce voce qusesit ^ dell'aria': le anime usurpa ancora Jam ^ pavidus paces animasque eglinomina pilivolte latini è spesse volte si- Lucrezio: Atirarum E per animati. espressamente , fa dire Virgilio,allorché a Venere da Vulcano:^ Quidquid in arte promitterecurse possum mea , Quod fieriferro liquidovepotest electro; ignes animaeque valent Quantum indubitare Viribus Forse questo originedalla av£/jto$,che absiste , tuis. anima di scrivere costume della conformità in greco vale voce ven^o; come * Jrnobius, 2 Lucretius, Adversus Idem, * Horatins, S Virgilius,iEneid. Lib. nation. de Rerum 5 nat. Lib. I. 5. 1. e. Carm. Lib. precando 4, Od. i2, Lib- 8 , v. v. 401 , 1 , seq. seqq. per vento, ebbe anima colla parola parche supponga VENTO DEL * Servio: anche Forse la In greco popolare che attribuiva parte dalla medesima 7rv£u/Aa vale voce 231 TREMCOTO. 1' error ai venti derivò in l'anima DEL E al origine. e spirito stesso tempo vento. Cotesto della loro presenza, mihi tunc moneo , lituos atque , un » Luttazio » venti. lo Scoliaste ' Si importuno, vento per cattivo aveva che in dei cadaveri si alzava tempo vento onde le fiamme ardeva i venti pregare vedendo Omero Zeffiro invoca cundum « Animee : »» Venti aliquosventus animasse e latasse di- ciò prendeasiper alla pira, soleansi 1'azione. Achille presso ad ardere * Con * fuoco nel bruciarsi il rogo di Patroclo tarda che , completamente, però il rogo, secondare a un del sacrificio turbasse propizioche augurio: e però, dato fausto quel poeta, augurio il soffiar di dall'altare. Se che sorgeva la fiamma di Capaneo.* notizia del futuro dal soffiare dei trar Placido, » il formidabile augure Soglionogliauguri, scrive a volenti arma alite visa ventisqueaut ad Stazio presso mento argo- proferrediem: Bellorum Dice agliauguri somministravano ire pares, Obvius in tratto e di pronunciar vaticini. prognostici, di formar Ne segno di tratto dando anime buone ed ocTrcJ twv est : ut : promesse Aquilon, libando ocvs/awv.... Unde « preci e Atque in ventos et anima dicitur,quod vita recessit. •» se- Servius, ad 1. e. Virgil. "^ 5 Slatins , Thebaid. Solcnt augures Lib. 'ò. ventorum flatibus futura agnoscere. Scbol- ad Slat. 1. e. * Homerus y Iliad. Lib. 23, v. i94, seqq. Luctatius Pacìdus, 232 CAPO Con Sveglinsul Erodiano, Cur Cur I le ovvero dice il chiaro flammae indizio anche oluere non credè presso mese? stimati dagliAntichi volgarmente che agliorecchi mortali aliquam,venti, Divum pastor Dameta essi portassero dei Numi maggiori, referatis ad f e Virgilio presso aures: Venere presso Ovidio:* Detulit Motaque Air me invida non blandasj fateor. sum, opposto altra volta Virgiliodice di Ascanio: patrimandata Multa Tibullo Haec canta fingebam quae mihi 3 Herodianus , Propertins,Eleg. Lib. 4 Ecl. 3 Virgilius ? Ovidius 8 Virgilius,mntìà. Lib. TihuUus, Eleg.Lib. I 6 , , V. per Armenios. , El. 7 , v. 31 , seq. 73. 5 , Eurusque Notusque Lib, 4. Hist. Rom. Mctamorph. Lib. \0. , 9, 312, seq. v. El. 5 , v. Euri irrita donant. nunc vota * * di sé stesso: Jactat odoratos * portanda,sed dabat discerpuntetnubibus Omnia E preces ad aura Dei 1' aria. disperdessero per Partem involi. momento un Mercurio, furono preghieredei tratto ipsorogis,ingrate,petisti? non messaggeri. Si un quel luogo di Properzio:^ in pure nardo venti,come le trovasi come ventos in corpo * a fiamma, strepitosa rogo il morto siffatto costume Di perchè volando d' or, tazza Che DECIMOQUABTO. 35 , scc^. DEL anche Fu VENTO seatìmenlo Antichi, degli espresso une comm spesse volte dai poeti, che gliDei Giove Stazio dice presso di destrieri. come * Mercurio: a il mondo scorressero portatidai venti, servendosene Però 233 TUEMUOTO. DEL E Quare, impiger ales, prsecedeNotos, Cylleniaproles. Portantes vestigianche questa opinione si hanno Di nelle sacre lettere. Il Signore,dice il Salmista,* ascend^Y super et volavit: volavit super sta compariread per che spezza le Elia. Lo pietre,e menando che s'avanza , il fuoco ma in noso, turbi- vento rupi l' Onnipotente ma , Dopo questo Segue i si sente monti, il ma re, fuoco devastato- un e si strepito, di Dio. è la sede non le traballano è nel tremuoto. Signore non precedeun squassa onde orribile tremuoto, UQ Iddio ventorum. pennas nel vento. trovasi non rubini, che- dilata minaccioso Egli viene mente final- venticello un placido che sibila leggermente Allora questi si cuopre il viso col , ?all'orecchio di Elia. mantello,e si pone prerogativedagliAntichi le ammirabili Era al vento quelladi mancò non speloncadell'Oreb.^ della sul limitare , saper buite attri- dissetare , e far r ufficio dei Infatti apprendiamo da essi che liquidi. nell'isola di Zacinto quando spiravano i venti Etesii,i capri per risparmiodi acqua si volgeanodalla parte d? , * Statius, Thebaid. 3 Psalmus17, ^ Et ecce et conlerens commotio non Et Igne Dominus. ruit vultum suum gum. Lib. in ante /. 41. Dominus pelras : V Lib transit, et spiritus grandis et furlìs subvertens Uominum : non Dominus commoliunc post ignem sibilus aurx* et pallio, 3, Gap. 19, v. stetit in ostio in spiritaDominus. Et post , il , comniolionem Quod spelunca; et tenuis. Et cum ecce muutes, post spiritum ignis: noii in nudissel Elias,opcad eum. Rcvox — seqq. 20* 234 DBGIMOQUARTO. CAPO Aquilone , fresco vento colla bocca si poneano e abbeverandosi e aperta ricevendo in questa guisa; , poi curarsi di bere Caristio, il quale visse * Dopo cioè che dei nel paese bevono non che intorno riferita altra aver «. , giunge,*è » spiranoi venti » colla bocca » cercano ciò che , rivolti più? della Lusitania poi dal assai lontano di e dodici in del spighe senza e senza delle cavalle Vere Ore romperle, le del Omero narra Erittonio, e che correvano il sopra mare sopra caler redit vere in zephyrum Exceptantque leves auras, Diffugiunt: non, le darsi, affon- * versse Conjugiisvento cune al- ebbe ne senza valle ca- fosse generale: magis, quia omnes e non bisogno di nuotare.* Virgiliodice aver in ciò cavallo,impregnò re sì veloci vaghe figliuole sog- quando impregnasse ciò che vero cavalle bellissime Poiché Cappadocia,quasi non Borea, che trasformato vento , » il vento che mirabile più Borea, e dopo verso , si credè gregge si pongono quell'isola bevono. né acqua , Bitinia,le in Zacinto. i capri di Etesii aperta più Che accade rone. Pir- maravigliosa pur di Filli,gente gono Anti- tempo di al cosa ogni cinque giorni » senza ciò fa testimonianza altro. Di il ossibus, illse stant rupibus altis , et ssepe sine uUis gravidse,mirabile dictu! Bure, tuos, neque SoHs ad ortus, Boream, Caurumque, aut unde nigerrimus Auster Nascitur, et pluvio contristai frigoreccelum. In ^ Aristocles, ? Jntigonus Carystius,Hist. mir. 5 Homerus, lliad. Lib. 20, * Virgilitis, Georg. Lib, ap. Euscb. Lib. Praep.Ev. 3, 44, Gap. i8. Collect. Gap. 143. v, 223, seqq. v. 272 , seqq. DEL Si * un' seguiva opinione volgare dei intollerabile che un spacciataquesta favola autor storia come Varrone.* Tutti questiperò Lusitania. Essi del vento nati la Ma si in fedel da ^ Favonio vento che figli sui di Plinio seguace detto avea alio concepivano le cavalle « questa provincia. a spirare del poi parlatodella Cappadocia, avendo , assicurava si limitò di Lisbona le cavalle parlato che della questo paese. meraviglia non Solino, il quale Plinio^ e di trattenerci contentati sono come riferita sulla fede di hanno non cosa abbia certissima,e Columella^ l'ha Servio ripetuta^e è ma Varrone come grave poeta che un tempo; suo incontrastabile/ di fatto l'hanno che 235 TREMUOTO. DEL perdonare questo spropositoa può verità E VENTO partorisconoi puledri ci dei , dam rum ìncredibilis est io nia Hispania, sed est vera, quod in Lusitain ea regione, ubi est oppidum Olysippo, monte ad Oceanum Tagro, quaecerto e vento tempore concipiuntequae, ut hic gallinse solent,quaquoque S ed bis nati ex ova appellautur. equis, qui hypenemia pulii non plus ? fcetura res In , ^ de Varrò vivunt. friennium etiam juxta oceanum educasse, qui in , inutilis est, tamen operam deriis naturalibus angantur. Colamella 3 ad Sacrum Ab Ana equarum e Constat in Favonio Lusitani. Lusitania Cap. 43. Primus enim Hispanise qui procurritin foeventrem pertulisse, triennio quod priasquam adolescat, ne , sine coitu , circa de Re equinoctium circa animalem y triennium vitae non vivescentia maritanlur Tagum excedcre. vento conceptus, flare incipiente est et Olysippo ora Lib. nal. , 4, Cap. 22. amnem equas fieri,et conciperespiritum, idque partum , sed !... in Hist. Olyssiponemoppidum equae desi- vernum, 6, Gap. 27. Lib. Rust. memorabilia conceptu nobile. Plinius cigni pernicissimumita: hoc 5. C monte Oppida , vento flante obversas Favonio sacro frequentarequas absumilur,.... dabimus morte II , occidentem tumque Lib. Rust. , sit notissimum Cum Re , e terra^ quo etiam Idem^ì. Favonio, fere squse in VI e. Lib. 8. idus Feb. Hispania.Id0m , 1. e. Lib. 16, Cap. 25. * coromotas contra , calorem, et eas duraturos minime Lib,3,v. 5 aurarum dicit, in Hispania ulteriore,verno Varrò etiam Hoc ardore nimio exinde : nam frigidiores ventos concipere, et brevis admodum ora tempore, equas patefacercad sedanduni edere pullos,licet veloces, diu tamen vitse saat, Seri"iuSf ad Virg. Georg. 290. Favonio vento Ulyssiponis equae....spirante m aritantur. Solinus spirita Polyhist. , et concipiunt, sitienles viros 236 » » DECmOQUAKTO. CAPO qualile fé' gravide il vento più di mai vono storia che stimò che i tutti la cosa Padre però diede non autori sta que- tabili, rispet- Disse rigettarla. a accadere erano poteva andare il racconto se Egli esitare ciascuno conoscere per tendersi che ciò dovesse in- letta presso potesse che e , scrittori. il fatto credeasi luoghiove a si ciò delle cavalle ^ Avendola certa. per Egli dice » vi- questinon « Cappadocia. Questo deglialtri accorto più che ma » Agostinocredè delle cavalle di fu ^ tre anni. Sant' generale, ma in ; sibili acces- esaminar a ' fosse Giustino vero. ristorico fu più coraggioso. Eglidisprezzòassolutamente r autorità e credè degliscrittori anche Molti « che potere indicare ciò che aveale autori scrive Lusitania » pregnate dal » dita delle cavalle le cavalle Iago dalla moltitudine e cavalli che » Questi » sembrar quelloche , 1 Edunt eqnss trahuDt. Idem 1. e. , In triennio 5 Quo , * In auctores dine nolEe ex si S. molto più Gallecia. » tenuti dagliAntichi dovea esserlo il tre- i monti diroccava ne e le , ventis couceplos, sed hi nunquam vento Augustinus quisquam nella di * stesso. furono fendeva Cappadociaetiam vivere. 1. [dem il tuono dalla fecon- ragionepossono senza , muoto 2 ed vento soprannaturali cose per generatidal non im- sono delle gregge quellaprovinciae veloci,che sì sono il vento Se in sono nella , favola è nata Questa vento. che ne. origi- , , » Don al fiume presso , data detto hanno egU , » spacciavano quella favola, ire ultra triennium equas concipere,eosdemque fetus Dei. Lib. 20 Gap. 5. non Ecvum amplius de Civ. , , voluerit et potuerit utrum vera , sint explorabit. e. Lusitanis,juxta fluvium prodiderunt; sunt: immerito qui vento quse fabula; Tagum ex , vento equarum tanti in Gallaecia et Lusitania ipso concepiivideantur. equas fetus conciperemulti fecunditate, gregum mullitutam ac pernices visunlur, ut et Juiiiniis Hist. , Lib. Philippic. 44. 238 DECIMOQUARTO. CAPO nofonte, i Lacedemoni ' » » cui nel dì a centi c( di Tenaro affé il Dio gettassele console scuotendo sue a case nel tremuoto » battevasi,scrive Floro,placò la » tendete avendovi tempio. »' avuto che le un Non tremuoti sì tremuoto si mancò di riguardare, indizi del futuro. come per quanto predireche lunga furono dice secondo Talvolta vasi,avea augurio. Dione lo annovera essi che sarebbe non accortamente prevalendosi 5 Florus, Xewo;jAoM,de Rep. Lacaedemon. Aristophanes,ìn Acharn. inler pr"eliumcampo Tremente spesse Plutarchns S Dio Cassius della Deatn muoto^ tre- un ai vati di stato volte tra i ziare annun- terza tilinaria Ca- superstizione promissasede placavit. Lib. I, Cap. 19. Roman. Epit. Rerum * Tellurem , erano di riputavasi ^Cicerone nella sventura. solito,i data occasione D' ordinario però il tremuoto qualche grave 2 autore, il che precederono, o sembrarono presagiinfausti, * lino, Capitotite, inghiot- stesso Plutarco* l'esiliodi Cicerone durata. sinistro di III, il mondo. presi per segni fausti. Narra di promet- Gordiano a dir terribile, popoli,ne coi com- , Tellure Dea i Pi- contro mentre campo sacrificj agliDei, dicelo si offrirono per tutto terra! l' impero di Sotto città,insieme il suolo nella guerra romano, un quanto godrei, , un » Diceopoli: Se sentitosi sacrificio. un ^ a Sparta abborro: Sempronio, Nettuno a , Io Tutte Peana un vegnente Agesipolioffrì fa dire Aristofane cantaron in vita Ciceron, , ,Viht. Rora. Gap. 26. Lib. 45, Gap. 17. Lib. Gap. 25. Lib. 41, Gap. 14. Lib. 42 55, Gap. 22. Lib. 57, Gap. 14. Lib. 77. Gap. 25. Lib. 37 , , DEL E di come un fa menzione la repubblica il tremuoto Subsedit Discussere Di Giuliano Imperatore nel Floro il console Tellure, turbò fenomeno sentito * Nam, multa tam qux immortales ^ noLis Cicero, alla Dea egli che nota il gli eserciti,e effetto facta tempore naturale, ma ut sunt, I , v, 552 , ab occidente hsec faces , relinquam, terrteraotus in Catil. Orat. , 3 nocturno jactus,ut Pbarsal. Lib. Lucamis solo * consulibus viderentur. dice mentre Frontino come il tremuoto.^ superstizioso. timore coeli,ul fulminum remque tremuoto ma infelice sua tempio scoraggiò ambidue illa otniltam, visas ut la sopra un non far la guerra quali contossi poco un i Picenti: e oggetto di i tra promise specialmenteil Picente, non come Vittore, che pensiero di suo recato Sempronio contro della Epitome della precederono luogo essendosi combatteva gravare ag- Alpes Aurelio quel popolo, spedizionecontro che ad attribuita prodigi che i ai Persiani ad tellus dice l'autore dal distoglierlo a vicini nivem. Augusta bastarono cardine i prodigi '-* jugis nutantibué veteremque , tremuoto civili di Cesare : , Tum Storia disastri le discordie per divisa così Pompeo del descrivendo Lucano presagirono gli orribili che di * funesto. segno 239 TREMOOTO. DEL quelli ai quali parlava, di e VENTO quae nuac ut omiltain fiunt ardo- cseter.T Dìi canere 3. seqq. illum cupido glorise flagranliorpervicerat, ut ncque terrremotu que ncPersiderà vetabatur adductus sit 6nem plcrisqueprsesagiis,quibus pelere Ita , , ardori. ponere ? conslernatum nnSj vita, Sempronius terrjEmotus lus ut T. De et mor. Imp. Gracchus ulrasquc Cos. Rom. acie Epit. Gap. 43. adversus confudisset,exhortationc superstitionchoslem Strategem, Lib. I, Gap. i2, num. Picentes conGrmavit dircela,cum suos et , subi- impulit invadercnt, adhortatusquedevicit. Fronti3. 241 DEI PIGMEI forza del di storia naturale. avvedutezza rienze, false di parte e spe- non stare re- vano mancapochi viaggiatori, loro storia naturale eterna rata du- questa scienza,i quali nati più mai, e divenivano universali i dotti, e fra gliscrittori di maggior grido, non anche fra a che aveano di favole. La ammasso relativi deglierrori volta un in talvolta vaghe ed incerte, quasi del tutto;e però la in gran non Viaggi,osservazioni relazioni assolutamente loro conchiudere sopra tutto,e diffidenza per ingannatidalle una GIGANTI. DEI duopo rifletter molto per solo raziocinio, che gliAntichi un' ombra era E fa Non ancora ('') DECaUOQUIlVTO. CAPO morivano bene quanto deboli fossero le forze della scienza mostra stessa,che e giungeva mai non che fornita di dimostrate che daglierrori, la Per avanzamento. avere I opera intitolata; Tradilions LBOFABDJ. — Errori slato una di troppo piccolnumero opprimevano ("i)Questo solo Capo è rialzarsi dopo potea farle valere non , un a ed , per duta, ca- rità ve- liberarsi impedivanoil suo un' idea dello stato in cui trodal signorBerger de Xivreynelpubblicato tèratologiqiies pag. 402. (Nota , popolari. dell' Edit.) 21 242 DECIMOQUINTO. CAPO vavasi la storia anticamente naturale,basti quella parte della medesima la quale sembrerebbe umana che riguarda dovuto aver il mondo Tutto civilizzato fu nei della esistenza di d' individui dava più non il alti di di nome al si tiene vita di venti presente secoli per Aulo Filostrato tenuta Oltre Stefano creduta per tacere di ora agli Erodoto,*Ctesia,'^ Bizantino Stazio Empirico * Eusichio 1 Herodotust 2 Ctesias poemetto sulla Fenice,attribuito , 5 Julus * Sextus 5 generat Gellius, Attic. Noct. Antoninus Liberalis ' Lucianus in 8 S. art. ^ Lactantius , Hermot. Attgustinus,de t Phoen. Lib. adversus i 6 Biblioth. Cod. Phot, ap. Empiricus, Hesychius in Lex. , sinu. Sabaea terra Euterpe, Lib. II, Gap. 32^ in in Indicis 72. 9, Gap. 4. mathemat. NwSai. Metamorphos. Gap. sive de Giv. v. il Liberale/Luciano,' Sant'Agostino,® hinc succos et odores divite Silva, Colligit Quos legit Assyrius,quos opulentusArabs; Quos aut Pygmeae gentes, aut India carpit, molli popolo , Lattanzio,in quei versi:** Aut , quando parlano questo chimerico Sesto altri, del r autore Una vergognosa citano di menzione Antonino Lessicografo,® a , , Pigmei,fecero di fatto verità , tutti i moderni che questa dell' America^ , e fino al risorgiment , Claudiano suaso per- cubiti,ai Omero è pur errore ' Gelilo antichi due o per 1'esistenza un , uno sempre fatale alle scienze. e tempi Pigmei. Da tutti i dotti hanno fola,che dei piti popolo piccolissimo sto , compo- un delle scienze,si è uomini, razza delle altre. conosciuta come la essere , quali si esaminare Dei, 79, 16 sect. Lib. seqq. 16, Gap. «. Gli Antichi PIGMEI non sono dei Pigmei. Aristotele il paese per dimora. di li che questiè Filostrato, Plinio li colloca Solino Gange. udito avea ' montagne, Alcuni sulle però , li pone li ne gru La patria Pigmei Daimaco presso palmi di altezza.^ Plinio Altri Plinio stesso - autori 3 Plinius thamaei tes Aristoteles Indus , statini Hist. nat. tenent. Prasiorum Lib. narranlur excedentes * Est supra et che che Tracia,ma 6 , è le ternas ' loro tre di questa Gellio tenza. sen- concedono ai il di Certo nome Lìb. S, Gap. i2. SolinnSj Polyhist. hos Supra montanisPigmseitraduntur. in gente, quorum Gap. danno menzione di statura. 19. controversa. meno Strabone in parte montium, cxtrema , hoc est, tcrnos spithamas longitudine, salubri coelo semperque I. e. Lib. 7 Gap. "1. , Idem oppositis. qua a creduto aveano in Aulo presso Ilistor. Àaimal. , Pygmaei non , Pygmaei Montana aveano , non fa pur Pigmei due piedicirca " Sant' Isidoro. * anche stata dei statura e quelle su cacciati.* avessero Megastene fosse numero sorgente del abitavano posto i Pigmei nella Caria.^ Altri la loro antica la da dell' India. ^ Anche essi apparisce da come l'Etiopia lontano poco verso li addita qualice un monti sui dire che loro vicino nell' India. Del li collocano e li pone assegnano trasportano minare nel deter- loro concordi tra sorgentidel Nilo.* Altri Altri DEI E alle questa regione, 243 GIGANTI. DEI vernante, montibus ab Spi- dodran- Aquilone , gens diximus. ibi statura Hi montana cubitali, quos Indise Graci tenent, a cubito pymaeos quibus est Orig. Lib. 11, Gap. 3. 5 Plinius, Hist. nat. Lib. à. Gap. 29. 6 Ubi Pygmaeorum gens fuisse proditur,quos Galizos a duatque gruibus fugatos.Idem, 1. e. Lib. 4, Gap. 11. vocant , vicinus de Uceauus. iS'.Isidorus, ' Barbari vocant, cre- Slrabo Geojjr. Lib. 2. Pygmseos quoque (ajunt)haud , 8 sunt, non Alt. Lib. longiores esse 9, Gap. 4. quaro longeab pedcs duos, et iis nasci,quorum quadrantem. y4ii/ns qui longissimi Noci Geliìtts, 244 DECIMOQUWTO. CAPO dalla alcuni credesi derivato Pigmei da voce greca T"5xy5, cubito. significa che assai celebri le guerre Sono gru, descritte Omero,* da già dei Pigmei poi da e contro le Giovenale in quei versi:* Thracum subitas Ad volucres,nubemque Pygmaeus parvis currit bellator Mox impar hosti,raptusque per Unguibus a Gentibus in eadem sembra » il ^ che curvis aera si videas hoc est altior uno. non queste guerre , popolo dei Pigmei tempo, essendo nemiche. : ridet spectentur praelia, pede Mela Pomponio che micidiali, suo assidue ubi tota cohors Nemo, in armis nostris,risu quatiere,sed illic Quamquam Secondo fertur grue: saeva sonoram quelloperò Da si abbia dedurre a die' egli che cavalcando dalle che si arieti e saette (iPigmei) nella » sieme al distrugganole e uova al Plinio in , « È fama, di armati e , primavera scendano h , legge capre più si bili formida- sue il contrario. , mare esisteva non distrutto stato state erano e tutti in- uccidano i , » delle piccolifigliuoli » non » già cresciuti: Che questa spedizionesi compia dopo » tre mesi: » fango » Pigmei gru, , le penne , ' Homerus Jnvenalis * , v. 3 , di quelliuccelli siano fabbricate Aristotele uova. caverne. lliad. lib. 3 , Sai. Pigmei gusci di nelle vivono 2 e dei case » facessero, non se alle gregge potrebberoresistere Che il che Lo stesso narra con che i Plinio dice seqq. i3. , 3 Fuerc interius grues dimicando ? Fama rst , minututn Pygmffii, defecit. Pomponius insideiites arietum tra genus, et quod prò satis frugibuscenMela , De Situ Orbis Lib. 3, Cap. 4. caprarumque dorsis armatos , (Pysagitlis 246 DECIMOQUINTO. CAPO ' » originideglialtri le quella delle dei » sono guerra. » Vicino verità,che già favola,ma » piccola,come » vono dicono,sì essi alla nelle popolo dei Pigmei dubbio dare occasione della sua aver veduta se a non è egli stesso figuraumana, )" nero, 7) mini, secondo » da donne ma , il di statura AristoteUs , abitano , seriamente Egli esiste in avrà ma asserirlo; avute avrebbe taciute,affine di far poco ci assicura di almeno tutto , Atbenseum certa « il corpo. di per gente di Gli color uo- accompagnati erano più pic- ancora Deipnos- Lib. 8, Gap. 12. non conto di piccolissima, racconto Ornitbogon.ap. Hist. Animai. cioè dunque simili a loro,e da fanciulli in di cavalli. Vi- che agliAuxumiti, suo razza nell'Etiopia, navigando coperta di peli per e poiché non , ma favoloso, avesse Nonnoso paludi che quivi una Nilo. degli origineil Nilo Pigmei qualchemiscredente dagliOmeriti BcEus ci dice le non affermazione. » ha d'uomini delle forti ragioniper fatto assai bene recarsi i luogo, paese alle recano v' abbia sorgenti del alle realtà vicino Dal » foggiatrogloditica , Aristotele caverne. che il * si questo luogo abitano è " gru poichéparlando stesso uno « al di sopra dell' Egitto,onde » esser adottata la favola colle gru, Pigmei ^ Sciti,scrive egli, le senza abbia non di cotesta » a è ora , queste che di quelliin fa menzione non di sussistesse se , che Aristotele sì di vano somiglia- Beo ornitogonia,che sua rischio della guerra Omerica la gru, Se » dai Naturalisti. considerata Sembra onorata. aveano uccelli indicate da perduta , correrebbe poco V che queglistessi Pigmei di Lib. 9. Dlìl coli di » nel d' figlio cui fabbriche da dire che Convien quale essendo dovea cubito della nostra essere e delle gru il avendo essi che per veduto preparativi come le degliocchi uno Esse in di i una 1'esercito era varie battaglie maggior parte piglioa una verga avuto sul che narra e che somigliavaun LegatioQum suarum degno ap. Phot. di riferito da stanco una formicaio. gli occhi mirazione am- per addormentatosi terreno, fu assediato da strofinandosi e svegliatosi, Hist. Ercole questo eroe, Anteo, con loro avventò , fatto un l' del- dopo, ma via,riempiendod' più.di quello di qual ci Pigmei , Nonnosns, la truppe Pigmee. Ecco il combattimento giacendosteso che avanzava infatti poco vennero le fece volar e considerato Filostrato ; il un uno per il nemico assaliti.Il nemico , * caverna, assai penoso antecedentemente che delle bastonate di paziente, , dato prigioniero, essere prigione. , Pigmea. armata al loro più.alti di non dei dire da privata di avea uomini giorno presto li avrebbe ben tenerlo speciedi una testi Co- al forestiere, intorno Un statura. egliudì occhio. un fosse assai carcere un ospiti faceano guerra, in fatta per , suoi Greco infatti menarsi poichélasciò la quel buon di statura uomini di l'ordine riceverono vento basse, lo condussero si alle gambe, attaccatigli cui assai affollarono si un città,le di una maggior parte di loschi uomiciattoli re, da abitata che la cubitale,priviper e ad sicuramente state era non spintodal stato 247 vigando eglina- come , sbarcato,recossi saranno poiché essa Isacco Zingitano,era mare • spacciano che Arabi gli Giacobbe a GIGANTI. DEI E Anche » isola,ove certa a ' essi. narrò Greco PIGMEI con una tità quanErcole mano, BiLlioth. coti. 3. 248 CAPO coir altra la Stese pelle del avviluppati,come così involti a le creduli dei osò mostrarsi * che core, in capre, che gli stessi « in buoi, e abitanti in cani sono lezza » popolo di Pigmei: poiché cotesto » duto uomo popolo Pigmeo ovvero nel luogo dei che loro piccolepe- di e abbia picco- favola,eglidice,^odo so voluto addurre. fu ve- se del parlar Seppur.... « che narrarsi e fingereun Non » e » forti naturale di fede. per degli popolo non nani sono dice piccoli: ancor immaginare, degno verun Longino di in dei esistenza piccoli,ma pur )) da della consistono guerrieri. Forse, soggiunge, la occasione immensa Strabene^,il quale » die Euristeo. congratularcicon a persuaso le loro gregge « , quale nemici,li condusse solo fra la turba poco è nella del fiume favole,abbiamo Pigmei. Questi Etiopi Nemeo, suoi nel fondo che quasi scrittore, uno Leone i gliotti , qua pescare Lasciando » DECIMOQUINTO. le » ciò » tolé » Pigmei, non )) rinchiuso,ma e comprimendogliil corpo, serrandogli » fanno che è non nelle solo ancora credersi che anche inaudite di 3 res dei favolose, da lui le lette Strabo , Geograph. Lib. Longinns Eiant autem de Sublim. Può Pigmei credibili in- cose in , certe , a vii prezzo aver da riferite i7. Sect. 44. , isti omnes iacredulre. Aulus inaudita; tolte avea porto di Brindisi.'Dopo libraio nel ' e è della verità all'esistenza intorno vi ristringa.» dubitasse Gelilo Egesia, che , 3 Aulo si e chi cresca di di Gtesia,di Onesicrito, Aristea,d'isigono, Polistefano un diminuisca che questa fola notissima, tra poiché annovera opere di impediscono si diceva di ciò che allevati coloro che si chiamano qualisono , sca- miraculorum libri Grseci , Gellitis Noci. , Alt. Lib, fabularumquepieni; 9 , Gap. 4. PIGMEI DEI di alcune quellefavole,dice quelle opere in che ma , 249 GIGANTI. DEI E che altre molte stimò lesse ne affatto inutile il trascriverle. * siamo Noi che ciò in la Altri lo hanno ' Wonderart hanno all' originedi È a credersi,che quel dee benché » » abbia e ' nos non 2 1. et Perdicum fDttcct. a trario, con- pigmei, sono dalla combattere con ciò che possiamo voce Sed pluralegiraus. cum ' » dire dei asserire egual certezza Mytholog.Grsecoruni ea dei scriberemus,tenuit juvandumque usum vitse in decantato Pygm., Gruum, Lello. 5 Bartholin Eztchielis, Gap. 27, , de Pygmaei sunt, 7ruy/x^5, qua; il e. , * S , popolo Pigmeo. taedium, nibil ad ornandum scriplurae fFonHerart Omerici s' interpreta, combattimento. Haec, atque alia istiusmodi /,dem pertinentis. Pigmei del minuto attissimi possiamo idonea: muris , che Truy/xv] , non sa esponendo quel Bisogna confessare,che Pigmei suspenderuntin Tiro, die' egli, « delle torri di guerrieri, greca più. Si Girolamo S. fa menzione neppur cioè opinioni tenuto sconsigliatamente il Lirano. come I custodi esistano riferirsi ai alcuno per conto taluno passo loro ipsicompleverunt pulchritudinem tuam,^ tuis pergyrum: non Ludolfo,Banier, Sed et Pygmcei,qui erant : tuis,pharetrassuas in turribus berto Al- i Gesner, Thurneisser,i Bartholin,* di Ezechiele passo lo facessi. questo stravagante pensamento. protettoridei Pigmei, non i Schott che i anche Se abbondantemente. proposte le , intorno chimera. Jasone, Giobbe Eduardo strare dimo- duopo aspettare che io fatto già fa non una si dovrebbe bisognasse,non Jablonski è Pigmea razza Magno, in cui tempo un grsco in Ezecbiel. Lib. Pygmseis. hoc est sermone S, ad 1. e. v. di. bellatores , in cerlamen et ad bella verùtur. S. octtÒtou : pronaptissimi Hieronymus, Commeatar. 250 Giganti.Si che di scrittori contro della Marini Donato addurre soglionsi è forse lungo in favore il P. che di Gigantiv' per gigantiuomini dell'ordinaria. Calmet, dopo una o due di sepolcralenel Wreta, eglitrovò umana e con cranio ai curiosi scheletro r osso del le ossa delle lo fece erano, della Le secondo ossa di chiesa delle per delle cosce. lunghezza luogo ove dar campo di questo cosce alla era stato assicura che tura curva- 15, e dal pollici alte sei 11 cranio negligenza.Il Sig. Tiburtius stero mona- lici; rapporto, lunghe 23 pol- il suo erano facendo dentemente figuraevi- di gamba, dal ginocchiosino coste,che negliatti del o cavicchio piede,48 pollici ; il piccolo delle ossa riporrenella di osservarlo. cimiteri lo tolse dal che , curato e nel 1764 braccia,e e pra so- maggiore inserita scheletro uno grandezza meravigliosa; giaceva,e volte Signor Tiburtius,proposto fossa scorso di- aver nazioni,intendendo popolodi Wreta, in una relazione di Svezia, dice che dell'accademia una eppure pote'rconchiudere del scavare che dissertazione una intere avuto di statura Il delle prove D. , avea i Giganti, Magazzino Toscano, quella sentenza: creduto avea sco France- sopra di Giganti in i sopra questa materia del più sufficiente accademica XVII dinaria straor- si -è detto da la insufficienza qualche tempo prima a ciò che nella lezione di mostrare ancora degliuomini falsità assoluta. L' Ab. sua inserita nel Volume ha cercato esistito questa opinione non convincerci si crede e corporatura affatto Tutto meravigliosa. e , abbiano e grandissima, di statura a dagliAntichi è creduto molti dei Moderni da DECIMOQDINTO. CAPO 10 bacino infranto per quelleossa poste insieme nella loro posizionenaturale,formavan^^ DEI in breve una memoria di fatto qualche di dee Giganti il è uomo ciò Tutto Svezia, non inserita si di mostri assai statura se gli cademia dell'acche talvolta aver dell' giudizio nostro Martin, atti provare, maggiore il dubitare Rolando negli pure argomenta che solo 251 GIGANTI. lunghezza. sospendere farci e DEI e sorprendente di scheletro uno PIGMEI Antichi sto queesistito ordinaria. ai intorno abbiano errato , 0 no neir ammetterli. fra i ; benché chimera, intorno pregiudizi sia moltissime ad fole. Ci essi, certo la che ridicole erano, come loro opinione i se idee la dall' dunque asterremo sopra Giganti che favola non gli tale sono Antichi dei verare anno- getto oguna aveano Pigmei, rissime pu- 254 cavallo;ì secondi onocentauri,perchè greco vale r idioma lingua vale nella stessa OV05 di della esistenza ammisero, per asino. 11 questimostri,e in ciò di sentimento furono Li DECIMOSESTO. CAPO conforme parlar di non moltissimi ^ chiama i gamene,* Per- lamo,^ Giro- centauri,fiere descrive magistralmentedue e Virgilio montagne,^ delle di File.' Omero Manuele dotti molti.Grate Plinio,* Nonno, Pindaro,' Flegone,*S. e suaso per- quellodel volgo. a altri volgo fu questimostri,che galoppandoscendono duo Ceu nubigenae cum ab :^ alto centauri, Omolen, Othrynque nivalem Descendunt Linquentes cursu rapido; dat euntibus cedunt Silva locum, et magno Altrove vertice mentis dal monte arbusta fra le fiere .10 i centauri egliannovera ingens fragore. monstra Multaque praetereavariarum ferarum, Centauri in foribus stabulant,ScyllequeLbiformes. Teseo Così pure presso Seneca:" trepidantmonstra, centauri truces, multo ad bella succensi mero. Lapithaeque, Tane Diocle ^ 3 vasta narra presso Crates Pergamenus Nonnus Plutarco che ap. ^lian. Hist. , Lib. 14, Dionysiac. , Pindarus ? Plinins, 5 Phlegout de mirabil. Gap. 34, S. Hieronymus adversus Vigilant. , ^ 2 Pyth. Od. nat. , Lib. v. 82 Animai. Lib. 17 , Gap. 193. v. 3 Hist. pastore giovinee un , seqq. 7. Gap. 3. y ' Phile De , Animai. Gap. 40. 1, v. 268. Lib. 7, v. 674, 8 Homerus, 9 Virgilius, iEneid. Idem, 1. e. Lib. 6, "" 1' Seneca, Iliad. Lib. Hercul, v. 285, Furens, Act. seqq. seq. Ili, Scen. 2, v. 777, scq. 9. mostrò bell'aspetto di dentro » DEI CENTAURI, DEI lui a piccolosacco, un da dicea al capo » sino » inferiore » altri bambini il alle mani e Periandro a di era Talete, egli come parte superiore nella figuraumana, gli cavallo,e vagiva poi come somigliavaun di fresco. »* alla luce venuti a e nato, nella quale , 2S3 EC. bambino un « cavalla una , e CICLOPI, Talete, Periandro a questa meraviglia,consigliò veduta far » non » essi si di uso pastoriper esercito Meraviglioso d'ambi i , Claudio chiamato ne Centauro l'immago: più basse membra; man somigliail padre. dir di ippocentauroe Plinio,« in » giorno.Ed io, soggiunge Plinio,nel tempo del » impero, ne vidi mele. un che nello stesso mori » uno gli nacque, a Imperatore lasciò scritto, Tessaglia nacque , le alla Alla faccia dir di Pindaro a uomo genitorserba della madre Ha di far che o , da un ippocentauri nacquero di Magnesia : ^ e dalle cavalle di , Infatti ammogliassero. » Che le cavalle « nel portatogli dall'Egitto suo »^ questo ippocentauroparlapitia lungo Flegone Tral- Di liano che ce città » Saune, » pocentauro » veleno » male, lo * 2 S su di un monte mortifero... Il mandò Pltitarchus,ia con re molto avendo altri doni a VII, Gap. 3. illi ex completa. « ritrovato preso vivo Cesare in In ip- un alto che abbonda di quell'ani- Esso Egitto. Conviv. septem Sapient. Pindarus, Pyth. Od. 2, v. 85, scqq. HippoceatauTumiaTbessalia natum, eodem patu ejus allatum Lib. regalauna descrizione dell'Arabia,die'egli,fu ne ^gypto in die interiisse. Et melle vidimus. nos princi» Plinitts,Ilistor. Naturai. 256 » DECIMOSESTO. CAPO di cibavasi carne ma potendo sopportare la non , morì dell'aria, » tazione » to, salatone )) sto » truce » erano » d' innanzi » e » dal » come » non nel ben presto.Il prefettodi Egit- il cadavere,lo spedia palazzo imperiale.La dell' umana. Le pelose: fianchi ed al ventre. tendente chioma sale,a somiglianzadella fisonomia e era più le dita di queste alle unghie solide benché fu espo- ove si univano Avea al rosso, Roma sua mani sue i suoi mu- di cavallo annerita cute. Non alquanto così era gambe grande contuttociò soglionodipingersi gl'ippocentauri: potea dirsi piccolo.»* due Ecco testimonianze dare È vedere a che lo ha osservato ragioniche averne minutamente, gliocchi con bra sem- pri. pro- fondato , di furberia abbagliare,accusi possono l'ippocentauro all'Imperatore inviò che colui di che il Sig.Freret incommoda bene cosa sopra lo descrive Flegone,che uno. favore precise in dice espressamente degliippocentauri.Plinio veduto assai e , voglia farci sospettare che queir onest' di la metà di cavallo udita Abbiamo Udiamo ora il Phile, mostro si vedono tefatto ar- in alcuni ancora de de una descrizione esatta quella dell'onocentauro dell'ippocentauro. che ci offre volto, la chioma, il petto,il collo, d'uomo Tutto Phlego, un : D'uomo * così * File S formato cadavere un storia naturale. di gabinetti Manuele e sopra nestata in- , quelliche a umano corpo del capo mozzo simile un abbia uomo esso avea Mirabil, Gap. 34. Animai. Cap. 40. persino al ventre, Mani Di le mammelle: Il ventre dita e umane: dorso, il fianco, il piedi d' asinina i , 257 EC. CICLOPI, d'uomo, avea pure donna DEI CENTAURI, DEI forma , Gli die natura. Emblema uomini sarebbe ciò che avea di dei uomo conviene lo stesso quellodei che di questa ciò che asino, e che i i centauri pigmei, e che il non numero favola, contrabbilanciò dotti che la sostenevano. di dubitare tutto e uomo. osservare applauso saggi,derisori di avuto il capo se di avuto avesse avesse Frattanto ebbero questo animale, stato di asino avea espressivoper rappresentaremolti veramente della esistenza di fa egli dire glianimali,... Senofonte quelle bestie: Crisante,*io » tutti » principalmentegì'ippocentauri,seppur a meno alstra mo- « Fra imito questi esisto- ' Eraclito,* Palefato,*Diodoro,* Luciano,^Artemidoro,' Cicerone,^Seneca,'Celso Giu» no. » Agatarchide , risconsulto, Apostoliohanno chimerici. esseri col quale adottata Lucrezio combattuta ha certe Nulla fuit * Xenophon Cyropaed. 2 Jgatharchides, coraggio Egli afferma fit imago, non talis natura il come li ammetteva, secolo. suo centauri quoniam per opinione che nel vivo ex distinto si è la universalmente .... riguardatoi centauri animantis : , * Heraclitus de Palcepfiatus, ' Diodorus Luciamis, ' Artemidorus Rul)ro , ìd Hermot. De f Cicero, ^ Seneca , de Natura Epist Lucrelius, de ap. Phot. BiLlioth. Cod. 250. incrcdibil. Siculus, BibJiothcc. ^ *" mari inrredibil. de , * * de Somn. sive de Lib. Deorum, Historic. Sect. 4, Cap. 48. Lib. II. 58. Rerum, nat. Lil). IV. Lib. i. Tusculaii. 1 Qua-il. Lib. I. 258 ed DECIMOSESTO. CAPO prendea altrove mostrare con la argomenti sua posizione pro- * : , Sed centauri neque queat duplicinatura, Esse membris alienigenis Ex illinc par vis ut Hinc Floret equus Ubera , demum Confìeri credas Inter se quorum Quas neque Ovidio benché et veterino florescunt nelle sunt eadem * 2 3 truce Ovidius Idem, sub Rerum. moribus nec jucunda li sumunt Metamorph. Lib. i'2. Trist. Lib. 4, Eleg. 7, i centauri fra i mostri Medusa^ Chimaeram, 5, , v. artus. chiami separet angue Lib. per fuisse comis: Virginis,esse Nat. unis annovera prius ora quse flammis Lticretiusy de robora Metamorfosi Gorgonis anguineis cincta A videmus, projiciuntaetate senecta, sue utero esse.... pariter,neque Credam canes equorum nec membra altrove nondimeno himemhres,'^ favolosi e immaginari:' Esse : semine posse, ardescunt, Conveniunt, neque senecta, lanugine malas discordia simili Venere se tate fiorente,juventas centauros Gorporibus, neque Nec quin saepe etiamnum lactantia quaerit. fugientilanguida vita; vestit homine ex corde. impiger annis, vires pueris 86 vo et molli forte actis validae deficiunt Membraque potis sit. esse cognoscere in somnis Post, ubi equum Occipit sic non haudquaquam, puer mammarum Tum compacta potestas, tribus Principio circum bino, et corpore quamvis hebeti Id licet hinc Ne fuerunt, rieque tempore in ullo 11, seqij. leam ; Quadrupedes homìnes Gygen Gentimanumque Mutatura, Lucano di e Ovidio, poiché è centauri te, carissime, credam diverso manifesto Thracius, dice^ che » ed « persuaso intese gliuomini della Ma mentita onesti che Galeno avrebbono Pindaro che li da scrive egli,attendi che vorrà non e uomo un te ne da tutti si è mostrato diamo già far a cerchiamo noi, che Pharsal. * Lucanus 2 Plutarcìms , Lib. Virtutem , a di mezzo potevano non chiedendo scale; e nati esser cavalle. cantare e a licenza,sicuri altro che senza gliascoltatori, » col ai care, potuto sedere,fabbri- alcune pure solo quanto ammettevano, detto avea , gione, ra- spacciavasiintorno i centauri luoghi alti salire ai di i giganti, gl'ippocentauri, di quanto vanità esistono sopra esistere;ha deriso quelliche come parlaredei enti come centauri; ha provato filosoficamente che loro Lucrezio biformem. questi mostri altrimenti non » ciclopi. i quello di linquitur^Emus Pholoe populum et considerando al nome, da che Tum » virum. * quel luogo: in Plutarco , deposuissemei. curam fu di parere non , semibovemque , prius, quam cunta ego pectora vinctos cum Harpyias serpentigerosqueGigantas et , Haec 259 EC. virum, tergeminumque canem; Tergeminumque Sphingaque CICLOPI, DEI CENTAURI, DEI rendere ha gì'ippocentauri Caro Pindaro, far dei bei che preso ri- la tua attoniti e conti, rac- musa fatti stupe- pretendere d'istruirli.« Quanto la verità 3, v. doceri e 197, seqq. posse. non le favole,sap- 260 DEClMOSeSTO. CAPO » piamo bene » mente meschiarsi in Alessandrino,*S. Basilio, ^ adottarla sembra ^ Elia Pagani. la favola dei favola similmente favolosi S. indeciso altri la chiama Cretese gli esseri tra ebbero rimanere o qualche luogo ,^in dei cavallo. »* finizione dei Gentili. Lo stesso una per assoluta- può non quella del con Agostino,*Sant'Isidoro" Sant' che umana Clemente Padri, i Tra la natura che Girolamo, di su essa invenzione e gì'ippocentauri pone colle sirene. poeticiinsieme e tauri cen- * Molti antichi per domare i Tessali aveano * Galenus, 2 Clentens 3 S. * FabuIiB natura de de Gctse 3, Gap. 1. de Centauris, sunt.... de conjuncta. S. ^ngustinus His temporibus fabulae fictsesunt quod Civ. , ' 4. Lib. virginitate. vera , de Chronic. an. i8, Gap. 13. Triptolemo, quod, jubenlc Cerere, Dei, Lih. volando hominem esse velocissimum. S. ' Idem, 8 Pro Hieronymus Vit. verbum 6, hippocentauros D'*Kj quod Gap. 14, v. 4. Hydram, hominibus Gentauros, alque fabulae;quid narrent in nos ci aves , feras^ et (lores liumiiiandam superbinm , hoc Dei judicio, regum in Daniel, Lib, \ 1. ad Gap. 4, v. meut. et quoque, et Commen- Grsecae, Cbimae- et arborcs et faclos ex , est, si ad ostendendam mirum Idem, incredibiliora multo Gum — Gen^ ipsuni reliquiinterpretes Ires ululas verlimus. Scyllam prodiderint; historise accidisse homiuibus Bomanse Gap. 6. soliLXX sunt, imilantes interpretati , ad idest, cremit. quos fuisse , velocitatem,quia equum Vigilaintium, primi quoque, dicunt confictam I, Gap. 40. Lib. Orig. adversus , Pauli Hebraicum tar.in Isai. Lib. ram, S. Onocentauris fabulas,qui posuere exprimendam Idem vilse bumanse esse Hip- Tsidorus, permixti. S Hippocentaurifabulam 3876. , 6 tilium ad mixlum, equo constai condito de dislribucrit , fueririt natura bominumque equorum ab orbe fuerit bominumque equorum frumenta serpentium pinnis gestatus, indigentibus pocentauris,quod il lor costume e , Slrom. , F abilità che che i cavalli Lib. partium, usu Alexandrìmis Basilins creduto dotti hanno potenliam Dei, sitpatralum? Idem, et Com- , 8 Nonnumquam id, quod sum: loruni num non (cogitatio) usurpatur eo sola delineatione existit,fingitur, cujusmodi admiralionem multa fabularum auctores, Cretensis Schol. , , quod mentis, non existitj ut quum immaginalionecxprcs- et pictores et ad excitandam spccfa- , Talis prestigiosecffingunt. fabulosa eflìctio,Elias Euucmian. de est ippocentaurorum, ad S. Greg. Naz. Or. Ili ac sircconi. 262 CAPO ricordano La dopo Eliano DBCIMOSESTO. Paolo pure parlato di aver parte cavallo Mare, in come diceasi,per in e molto scrive, che questi sia » cavallo )) che Altri mostri situato occhio era ciclopi in veramente, Gonciliura horrendum Aeriae quadro usò ad satellitessuos derunt Sed equos , revocandos eos aut hij visi, irent cum inclinatis potarent capitibus tur, qui dicti sunt centauri constat equum ^ otTròtou in Palsephatus unum corpus I, Cap. 13. 3 quos velut Centauris quidam unum e((uorum autem, libro • toj? et , corpus hominum idest,horainibus equorum et Lib. Isidorus sua ascensufficerent, non ad tecta equi circa {lumen Peneon credereo- esse Alii dicunt Cen- raupousvitse Virgil.Georg. revocarunt. velocitatem,quia Lib, IH , v. 415. primo Incredibilium proditipsosa Lapitbis eo lati quod discurrentes in bello equites, ve- fuisse equitesThessalorum , 3 xsvtccv la conoscere stimulis eorum hominum viderentur. equo Paultis Orosiiis» Hist. mixtis, species vocabulum dedit, dicunt, sed quod discurrentes in bello, viderentur,inde Centauros fictosasse- 11, Cap. 3. Orig. Hist. Lib. 9, Cap. 16. Var. Mlianus^ Lib. 3, v. 679, seqq. ^neid. Firgilitis, S. verant. cum Servius, ad creditos, dictosque fuisse Centauros Lib. far piccolo un faliulsedederunt, ut centauri locum , di Diana3. cursu jussisset,illique velociter, aut velocissimum. esse Tbessalos ire sol un celso ciclopein essecon6ctamadexprimendarahuman» fabulam tanrorum vertice velocitate Loves secati,eos et eorum di moltitudine Una alta Jovis, lucusve beli' artifizio per un , crederono, cyparissi dipingendoun pittoreParrasio si Virgilio,* qualescum coniferse aut quercus, Gonstiterant,siiva Il ; creduto nati immagi- umana, che ciclopi, dir di a un «^ natura alla fronte. mezzo montare a forniti altissimi, omaccioni sa, ognun io penso, perciò siasi nature. alla ingiuriosi 1 ' quale visse, Italia,a primo che due dagliAntichi, furono come in il stato eglipartecipassedi il parte uomo, porgliil freno,e a e Sant' Isidoro. e preteso mostro, detto un tempo » * Orosio DEI DEI CENTAURI, il grande ben dei ciclopi questo , dovea esser corrisponderea quella smisurata di servire per Infatti esso, tir^o * per e col pollice. suo all'occhio Quanto 263 EC allato dei satiri che grandezza.Egli gli pose misuravano CICLOPI, guida poratura cor- quella vasta a mole. Virgilio,^ dice solum torva Ingens... fronte latebat, sub Argoliciclypei,aut phoebeaelampadis instar. Credevano alcuni, per Polifemo avuti tre due avuti avesse la ma di occhi, altri opinionenon commune , più Somigliavano Avean nel i Numi, Polifemo. * E Teocrito Così pure Terribilem un e della mezzo Rotondo, ond'ebber a che ne avesse ai ciclopi assegnava occhio. un dice Esiodo.* di» Servio,'che testimonianza occhio solo fronte,un di ciclopiil occhio nome: dà similmente sol un occhio Ovidio:^ Polyphemon adit. Lumenque, quod unum gerismedia, rapiettibi,dixit, Ulysses. Fronte erano ciclopi perciò chiamati loschi o a coclttes, dir di Sant'Isidoro.' * Sunt et labella, cujuset alia ingeniiejus exemplaria, veluti sic Cyclops dormiens in parvula magnitudinemexpnmerecupiens,pinxit juxta Satyros, tbyrso poUicem ejus meticntes. Plinius, Hist. nat. 2 Virgilius,lEneiò. Lib. 3, v. 636, ^Serviiis,ad Virg. 1. e. v. 636. Lib. 35, Gap. 40. seq. *f/esiodus, Theogon, v. 142, seqq. Theocritus, Idill. li. 8 * Ovidius Metamorpb. Lib. 13. Cyclopas,cocliles legimusdiclos, qui unum , ' lur. S. Isidorus, Orig. Lib. 10, art. Luscus. oculum habuissc perhibcn- 284 C4P0 di Patria questi DECIMOSESTO. mostri Ovidio^ Sicilia. Virgilio/ stimavasi volgarmente li collocano in la quest'isola. Cyclopiaregna Vomere nova Italico;^ e Valerio Silio cantò primum verterunt sub Advectet hyberna ratis acta rabidi cyclopes in freta servant Non poeti, Notis tibi anche ma considerarono della dal Sicilia, furono solamente di un ì che autori dira , gravi e ciclopicome gliantichi poetici , che popolare.Tucidide error fu non l'Etna produsse una pilisospettoso.Egli tenne abitata avessero ditati accre- abitatori la Siciha. ' non l' oggetto costituirono ma volta afferma camente fran- * ciclopi.Plinio che 1 per certo l' Isterico Giustino loro assegna isola. ^ Pomponio Mela parte di quell' una storici apparisce che questi mostri esseri vero , sicubi ssevis pabula misera*, Polypheme, dapes. solo i antris , , Et : Fiacco:* iEtnseis Nocte Sicani rura ciclopi « la Si- , » cilia,dice, » quindifu ebbe dapprima detta Sicania. Questa * Virgilius,jEneid. * Ovidius , Metamorph. Silius * Valerius ' Thucydidei Hist. 6 Cyclopasolim lulit,nunc ItalicHs de , Flaccus , j ' 2. Lib. Esse di nome Trinacria, da principiofu Lib. i4. la pa- Lil). 3. 3 situ orb. il Lih, \3 , Lello Pun. seq. secun. Argonaut. Lib. bel. 4. Pelopon. et Àtben. Lib. 6. assiduis ignibusflagrai, Pomponius Mela , de Gap. 6. Scytbarum genera, scerentur, indicavimus. et quidem plura, quae corporibushumaois incredibile ve- orbe ni cogitemus in medio forlasse, ipsum ac et Italia fuisse et Laestrigoterrarum, Sicilia, gentes hujus monstri, Cyclopas, Plinius nas. Hist. nat Lib. 7, Gap. 2. , Id DEI DEI CBNTAUBI, » tria dei » s' impadronìdell'isola. ^ neir ciclopi Simili ai idea nella ciclopi di Sciti,che occhio. Ne degliAntichi Forse occhio fu certo un scrittore gli erano supponevansi non avere colui che inventò fra i Greci la novella almeno Aristea antichissimo o secondo altri, suo Taziano," Vossio,*' contemporaneo di Creso e Siciliseprimo Trinacriae Aristeo Procon- ad anteriore e fuse dif- o canti degliarimaspi man- secondo a suo parlarono,fra glialtri, Pomponio Sohno.* Mela,^Plinio,' * il * arimaspi, sorta nesio pronunziare nell'India. ^ quei mostri di abitato presso questa opinione. Sant' Isidoro colloca giudiziosopra un soggiorno tentò Eglisi con- cauto. avere senza in fede del più credeansi ciclopi le pedate segue che si vedeano qualifaceano fu quali, Cocalo Orosio asserisce della Sicilia montagne più di le 265 EC. dei razza Paolo isola.^ Nonno di dire che i alle * » Solino Sicilia delle caverne, dei la estinta ciclopi, di Giustino. CICLOPI, maestro, di Giro. Omero, *° secondo Quest'uomo fuit;postea Sicania cognominataest.Hsec principio patriaCyclopum fuit, quibusextinctis,Cocalus regnum insulse oc- cupavit.Jnstintts 2 Hist. , nomen Lib. Philippic. 4. Sic lia ab inilio fuit. Pauliis patriaCycropum,et post Orosins, Hist, Lib. 2 Gap. 14. eos semper nutrix tyrannorum , 5 Gentem * Nonnus Cyclopum in S. , ^ Cyclopesquoque vasti te"tantur Gregor. eadem Nazianzen. India Solintts,Polyhist. specus. Orat. gignit et I, in JuHan. dicti , Histor. Cyclopes , quod eo 62. unum dicuntur,prohabereperhibentur.Hi à.ypiOfcicylrui eduol. S. Isidoms, carucs Orig.Lib. 9 Gap. 3. * Hominum primi sunt Scythre,Srytharumque queis singuH oculi esse de Situ orb. Lib. 2, Gap. 1. dicuntur, Arimaspaj. Pomponius Mela oculum in fronte media et pler quod solas ferarum , , , ' ' Plinius, Hist. Arimaspi circa nat. Lib. 4, Gap. 42; Lib. 6, Gap. 2 unocula Besglithron positi, y Tatianns, Orat. Contra i'' Strafjo Geo^Taph. Lib. Vossius, de Historic. Griec. , ** LEOPAHDi. — Errori gens Gap. 41. 14. Eiistatius , ad est. et 17. Solinns , Polyhist. Graec. Lib. popolari. Homer. Iliad. Lib. 2. 4, Gap, 2. 23^ 266 fu Egli prendea piacere di bizzarro. assa che la anima sua * talento. » nella officina di » da » segnar » più » anni molti » celebre. ai un di altare Era che avesse di Delfo V oracolo gli abi- Tirio,*Celso, fama, lo stesso dir di Erodoto^ a Aristea parso com- ingiuntodi fabbricargli dei sacrifici, e offerirgli di e ® Gaza, Metapontiniloro consultato , molti tempio e glioffrirono divenne Quest'avventura Tzetze.' Origene,^Plutarco,^ di Enea per Sicilia Massimo parlaronoPlinio,' Ne in- ora un »* ad Eroe. veduto avvenuto vedere eglilasciato glialzarono stessa essendo comparendo principalmentein come sacrifici, e nella a eglimorto Proconneso,fu le lettere nella Sicilia.Il che dell' Isola tanti tornasse che, essendo « giorno e ed essendosi far credere vi e corpo tintore nel un nello stesso volte , si Raccontava suo » dal uscisse « » » DUCIMOSESTO/ CAPO che questi, si fossero determinati ad , lauri. Se vogliamo a ciò che si dire essersi alzata legge in di neo,*® Ate- quella statua ceva, eglidiMetapontinidopo che Aristea tornò , come dal paese degl'Iperborei. golare Questo personaggio sin- dopo delle una Heychins 2 degno ben era Fu attenerci dobbiam parche dai fecero,circondandola statua, siccome una alzargli sue Milesins, Plinins, Hist. ? Maximns Tyrins 3 Origenes, Contra 8 Plntarchus ' Tzetzes, * Herodotus, 9 Mneas qui Histor. erudit, fama Commenlit. claruerunt. Gap. 7 , , Gels. Lib. in Vita 3, Gap. 26, seqq. Romuli. j Ghil. in 2. Melpom, ia Lib. 4. Theophrasto. Atliencens,Deipnos. Lib. \'ò. Gazceus, agliarimaspi. riferir di Gap. 52. Dissert. 22, et 28. Lib. nat. al apparizioni , de bis Apollonias Dyscolus, 3 *^ di servir di storico 2. Tzetze, che OBI CENTAURI, DEI egliscrisse un * da Taziano ^ Ce rimangono ne Fautore Longino, inaudita,e ne Dalla Suppliciai sommi Dei il lor balza Mentre da ' 8 5 pigmei Suidas colle gru. Georg. , in che e , mare han l'alma: mani, petto. dalle miniere voler in erano nel le suo quel popolo avea l'oro gelosamentesenza Slrabo, mare celebrava Aristea le guerre, arimaspi.'Questi dunque i le pavido grifoni,i quali traevano come al mezzo apprendiamo quali fossero Plinio Egli cantava custodivano ; in tendon cor imprese degliarimaspi, che coi stupenda cosa fissi negli astri,in Gli occhi han poema. una genti dal travagliooppresse: Misere e in giaccion nell' acqua lontan , Erodoto di parla quella vista a terra giudicòapocrifi. meraviglie.* fa le Stupimmo Da li pochi, conservatici ben ora sono parte da Tzetze.^ In quelliriferiti in parte da Longino, da , altri. Dionigid' Alicarnasso da e versi Pausania,da da , Snida, chiamano arimaspei.Cotesti versi da Strabone rammentati 267 EC. gli Antichi che poema ossia 'AptjtxàcTTrEta, CICLOPI, farne guerra e lo parte agli coi grifoni, Meravigliosaanalogiadi co- Lil). I. in Lex. art. Tzetzes, Chil. 7, v. * Apiariot.i- 688 , seqq. Arimasp. ap. Longin. de SuLlim. Scct. \Q. 9 Sed et juxtaeos, qui sunt ad Septeutrionemversi, haud procul ab ipso pròAquilonisexortu, specpquc ejus dicto, quem locum Gesclitron appellant, fronte media oculo in diximus uno insignesjquibus duntur Arimaspi quos assidue bellum esse circa metalla cura Gryphis ferarum volucri geoere, quale ? Jristeas , , , , vulgo tradilur, eruente tibu», et ex cuniculis mira aurum Arimaspis rapientihus,multi, Aristeas Proconuesiui scribunt.. Plinius , sed Uist. et cupidilate, maxime nat. feris custodien- Ilerodotus, et illustres, Lib. 7, Gap. 2. 268 DECIMOSESTO. CAPO stumi! Di cotesta degli arimaspi guerra fa menzione anche ha difficoltàdi trascridi cui Beda non vere Solino,* Aristea nella sua Diceva le parole.^ opera, che Aulo Gelilo di occasione avuta avea » degliuomini, detti arimaspi,che » in » dei alla mezzo poeti.»' chiamati vale » fronte,come Secondo la hanno sol occhio un ciclopinel linguaggio la arima voce cioè unoculi,ed Orfeo** apawTrfs, jutovóoTTEs, o furono gli Sciti presso spu^ occhio. »* Eschilo voce avervi Erodoto, gli arimaspi così,« perchè solo^e i leggere,« li chiama legge come THolstenio" àpywTrj;. crediamo Se nel d' arco, trar e chiudere solcano dare Eustazio,' gliarimaspi erano ad originealla favola porlo per nella zione, giusta dire- degliocchi, ciò uno che li lissimi abi- fingea forniti che di potè sol un occhio. Alcune scimie un' altra favola non dell' Affrica diedero che conosciuta meno occasione a attribuiva a , nazioni chide dei di la testa questa pongono * dir di Solino,le In Asiatica rabiem saevienles , quarum sunt ed Filostrato Agatar- gente, che chiamavasi mostruosa terrse Scylhica, gemmis affluanf,gryphes tenent rarus cane. in Etiopia ove cinocefali, copia, a et intere appunto scimie che trovansi in gran portano lo inhabitabiles. Natn locupletes, stesso cum universa, aliles ferocissimse,et ultra immanitate advenis oLsistente, accessus auro, omnem difficilis, ac Solinus, Polyhist. lapides. Arimaspicura bis dimicant,ut intercipiant 19. in v. Beda, Explanat. Apocalyps.Gap. XXI, oculum habentes in frontis medio, qui appelianfiir Esse homines, unum est... 2 5 arimaspi ; qua Lib 9, Cap. * facie fuisse xuxXwTrat, poetae ferunt, Atilus Gelliits,Noct. 4. Melpom. Lib. 4, Cap. 27. Argonaut v. 1061. zA Sleph. Byzantin.de gent. ad Dionys Perieges.v. 31. in JHerodotus , 5 Orpheus 6 Holstenius ' Eustathius , , , » Ali. 270 DECIMOSESTO. CAPO Sant'Isidoro.* Sant'Agostino/ d' ai imporre CENTAURI, Il relazioni le riverenza con DEI — popolo insulse creduli di dar considerabili mirabili cose intere Nazioni viaggi nuovi ai conoscere intorno a partecipare e * 2 S. S. di mostri la yiugustinuS) IsidorttSj esse. voleano e scosse, de Orig. Presso Civ. Lib. altri Dei, 11. l' secoli Lih. Gap, i6, 3. non Gap. di racconto curiosi. nella secoli perchè facessero esatte erasi quanto il perte sco- onorevoli dei di mosi bra- loro dei più disinganno questo col luoghi insussistenza di alle peso l'avidità osservazioni nuove qualcuna a Vi viaggiatori satollare ottennero Antichi. dotti temere senza non di udite mai e degli geografia e accolse estatico dei , poco EC popolo detto dal esente continuava errore bastavano 8. a struggerlo di- 27 J CAPO DECIMOSETTIJflO. FENICE. DELLA Non è gran Scaligero, È * de Turriano stolto S. Clemente Papa, con S. Cirillo di Gerusalemme, di che Origene, seguirela opinione questiPadri; quasi si contro tradizione veneranda Tertulliano,con con punto di fede un Giunio, secolo:^ io voglio piuttostoerrare dello stesso di chi si dichiara da decidersi di non e una col cosa trattasse della mezzo che tutti , Padri,senza scrittori eccettuarne e gentili , Quanto a col la verità uomini pur che me, dell' universo. Scaliger, Exercitat. a Juniits, 3 Jìocharty ad S. Clcm. Hierozoic. uno, dice 11 233. suo è in che detto 2, di verificare. Cardao. Lib. ad guire meglio se- coi pitt dotti è altrettanto indegno di Pap. Ep. I, Par. l' errore Corintb. 6, Cap. 5. un quei dagli appresa Bochart,^amo il volgo, hanno di essi ha cercato ninno quanto quello del Giunio * venuta di- animale. quell' a detto di Patrizio quel con qui crederono Pamele è decimosesto secolo , veramente scrittore della fenice la favola dotti. Nel dei scherno lo che tempo saggio, animale pen- 272 sante. Aldrovandi,Gesner, Deusingio,Schott,Le quellodel Bochart detto di il dopo , prestar fede ardito alla fenice di sentimento stati intorno sono non da DECIMOSBTTIHO. CAl'O diverso quale pochissimihanno gliantichi ciò che a autori ci hanno queiruccello. Rarissimi questi tra hanno quelli che lo per contrario calpestare con osato universale pregiudizio alla della forza sono di favola bendo scrittori,soccom- prevenzione assoggettandosi e all'imperodell'autorità,adottarono l'idea la durata che ammetteva lunghissima della di periodica risurrezione fecero gli altri uccello unico un della menzione stati generosità il francamente trattar e della fenice. Innumerabili la novella Fra Brun* e chimerica vita e la pellegrino. fenice Erodoto,^ Filostrato,* Luciano,^Pomponio Mela," Apolline,' Dione Artemidoro,' Solino,^ Eliano,® Aristide,Tacito,^* Oro ''^ Sesto Cassio,^^ che si ha sotto il Le 3 Herodolns 3 Horus * Philostratns * Lucianus Hist. Brun, , Apollo , des critiq. Euterpe in de PomponiiisMela, ' Solinus JElianus 5 Artìiemidorus ''" JElius de Animai. de Lib. Tacilus. Dio 13 Platon. Orai. Aurelius "* De ^5 Lampridius *^ S. Victor, vita et Clemens mor. . Lib. Hist. Cassius, in Lib. et de morte 3, Gap. 4, 6, Gap. 58. , 12 sect. Somn. , Arislides Annal. , Chap. 5, § l,seqq. 2. Gap. 57. 36. , " 1 II. situ orb. tVoX-^hìst. Gap. Hist. Liv. superstit. Prat. Lib. Hermot., sive de *• S Epitome Vita y \a l'autor della Hieroglyph.jEgypt. Lib. Apollou.Tyan. , in e Achille Tazio, nome,**Lampridio,*^ Papa,"1' autore delle Costituzioni suo Libanio,S. Clemente * Vittore" AureHo Lib. Rom. de Gasar. Imp, Rom. Vita I de Rhetor. 6, Gap. 28. 58, Gap. 27. Gap. 4. Epit. Gap. 4. Heliogabali. Papa, Ep. I, ad Corinth. num. 25. Peregrini. DELLA Apostolicheattribuite ^R^ FENICE. Clemente questo Pontefice,* a Lattanzio Alessandrino,^ Tertulliano,^ Simposio negli o S. GregorioNazianzeno,®Sant'Ambrogio,' Enigmi,*Eusebio,"* Eustazio Antiocheno,** S. Cirillo Gerosolimitano,* Ruffino,® di Gaza,*^Sinesio,*^ Enea Sant'Epifanio,*' Alcimo Avito,*^ Beda,*^ GiorgioPiside,*' Sant'Isidoro,** ** Suida Alberto Magno. , della fenice,sono consultarli per della riguarda questo che notizia averne vita. Erodoto sua che parlano perfettamente d'accordo loro tra ciò tutto a molti autori,e gli altri Tutti cotesti certa e animale. Basta positivadella inteso dire che avea torno in- rata duesso compariva ogni cinquecento anni in Eliopolidopo la di suo morte padre,e Ovidio similmente gliattribuisce Hsec ubi 2 Conslit. Tertidlianns Lactanlius 5 Ensebius 6 ,y. Gregorins S. Ambrosius de Lib. Strom. 6. 6, Gap. 13. Resurrect. aenigm.31. Nazianzenus , in Hexsem. , 145. 4, Gap. 72. Praecept.ad Virg. et Orat. 37. Lib. 5, Gap. 23. Eoarrat. in Psalm. Lib. Gonstanlini Vita De , v. vitae palmas, Apostol.Lib. 5, Gap. , , 19, cacumine , ? Oclonar. , Jlexandrinns Clemens complevitsaecula suae tremulaeve Psendo-Clemens ^ ' : quinque Ilicis in ramis 1 *" secoli di vita cinque 118 fide Resurrect. De 8 Riifinus Exposit.in Symb. Apostol. 9 Eustalhius , *" "" *2 Antiochentts Hexsmer. CyrillusHierosolynìitanitsGateches. S. Epipfiamus,Ancorat. , jEneas in Gazceus , *' Synesius, "? S. "' Alcimus "6 in , S. in Gap. 80. Physiol. Gap. 11. Theophrasto. Dione, vel de Tsidorus, Orig. Lib. Avitus de ipsius vit. instit. 12, Gap. 7, Lib. 17, Gap. 7. Mosaic. , Hislor. gcslisLib. in Job. Gap. 12, Exposit. allegor. PisiJes, llexrem. v. 1118, seqq. jBerfa , "' "* Siiidas, "9 Ovidiits, In Lex. Metam. 18, Gap. 8. art. Lib. aotvi^. 15. ad 1 , v. Gap. 29, 239 , v. 18. scqq. 274 CAPO Unguibus et Quo simul pando DECIMOSBTTIMO nidum sibi construit et nardi casiasij ac ore; leiiis aristas-, fulva substravit cinnama myrrha Quassaque cum in odoribus Se super imponit, finitque aevum. Sant' Epifanio afferma Anche » quecento )j cibarsi anni Mela, Seneca^ ed altri autori qualche cinquecentoanni. più Essa dice di Enea Presso i cedri del sopra bere, nutrendosi senza e di circa la fenice che Gaza, sono la vita Solino vuol che Sin qui la differenza dice che la delle si allunga più di quarantanni è dimostrata.' cosa opinioniè »' nione. questa opidura essa duri essa cin- vento. della fenice leggeche cinque secoli,anzi di pure vive Libano, senza solo di poco. Vi si dei « , di poco conto. tale, malgrado ciò che potrebbe anche sembrar che la fenice vive cento Manilio presso Plinio,* cinquesessant' anni. Ma e Nonno' e dai mille essa di Gaza^ Giovanni Una Ausonio la fenice uccello ci fa intendere incendia S. ci si mostra Gap. Epiphanins PhySiol. vixit avis; della stessa seguace 11, , 2 Seneca, 3 Solinns Epist.42. , Gap. Polyhist. * PUniiis, Hist. 8 Nonnus , 6 Joannes ' Martialis * nat. 36. Lib. Dionysiac.Lib. 10, Gap. 2. 40. Gazceus, Descript. Tabul. , Ausonins , essa nidos, :® * che ' quoticisascula decem quando : QualiterAssyriosrenovant quando chiamano anni; quando Marziale infatti dieci secoli vive daddovero cresce Epigram. LiU. 6 Epig. Epist.19, v. 9, scq. , mundi. 7 , v. 1 , scq. nione opi- quia Nec Vincit mille vi Lattanzio gangeticusales, vivit annos centum-ocuios, regia pavo, tuos: ' poemetto sulla fenice attribuito del 1' autore quando S7t FENICE. DELLA aggiunge suo.voto:* col peso a Quse postquam vitse jam mille peregeritannos, Ac se tempora longa gravem; reddiderint reparet lapsum fatis urgentibus aevum, Ut dulce cubile Assueti nemoris si dichiara per la medesima Claudiano quando finalmente alla fenice sentenza, e assegna fugit: non meno di mille anni * * di vita : . Namque Tot mille vias ubi fuerint Quas Tunc multis Lustrorum mila sette abbia intorno più Frattanto alla quanto * a Phoenice Clatidinnus de v. Phoemcc Tzetzes, Chil. 5, v. dee 59 , v. vive sua seq"j. 27, 395, scqq. ignorarela le ricerche seqq. o cotesto nell' oscurità vita. Converrà d' sei il mondo vivere ci troviamo della , f 5 noi questo punto. Forse Lactantiiis la fenice che dispiacevole contentarci e , ^ che tanto, quanto però dal ricercarla quando Cheremone, citato dice durata vera subjungiturannis, serio ben cosa durato appena uccello. È , victus. Tzetze,'ci anni. actum dederit cultoribus umbras; numero Giovanni cursibus ver , gravior tandem L' affare si fa molto da toties hyemes tulit autumnus longinquaretorserit sestas, che stere desiverità faremo 276 alla intorno patria della ordinaria Erodoto * vedesi pure come Lattanzio descrive Est locus in Sed sol tumulus Nec Sed nostros Per bis Sant' Isidoro Arabia.^ crescit,nec montes, chiama assiria * Plinins, llist. Tacitus, Annal. 5 Solinns, * Lactantius putantur; ille locus. egli la fenice uccello di Nondimeno Ovidio farla sembra Lib. Phoen. v. i , seqq. phoeniceum habeat, avis,dieta, quod colorem singularis, unica. S. Clemens 28. 6, Cap. Cap. 36. Polyhist. Phoenix, Arabi» corpore 10, Cap. 2. Lib. nat. ales, vocant. , ' celsa reparet, seque ipsa reseminet est quae 2 6 vallis hiat. ' Assyrii Phaenica sit loto apertos, • Una ^ ortus, Papa" e Sant'Ambrogio collocano S. Clemente la fenice in Arabia. pure ad diem. axe juga quorum ancor * remotus, cava uinas eminet sex l'Arabia porta poli: diffundit Illic planicies tractus da dell'uccello redivivo. fundit ab verno la fenice divisare hyemisque propinquus , qua che Eliopoli fu abbracciata sembra maxima in opinionedi alcuni, Essa il paese aestivos tamen ' la felix Oriente primo Qua patet aeterni Nec detto era Tacito. presso mora di- sua tradizione ricevuta uccello veniva Tale infatti era Solino.^Il così detto Felice,allorché luogo della fortunate. Plinio si a arabo. animale al e che, secondo'una narra Anche dall' Arabia. MO. fenice più saranno ci MOSETTI gliEgiziani,questo tra era DEC CAPO et Papa, Ep. OvidiuSy Metamorph. S. Isidorus ad 1 Corinth. , Lib. i5. , Orig. Lib. num. 25. vel i2j Cap. 7. qiiod 278 di luogo.Ma la Pontefice, sommo c( essi. cui si dà della in il suo ^ Anche « : di nome e regno al si vanta parlare Fi- rinomato quel fenice,trovasi uc- presso da Niceforo. trascritto anche incertezza voUe scrivendo Etiopia, degliEtiopi intende piena una di coci Ec- quanto al fenice. Defraudati questa volta ancora nelle possiamo lusingarcidi non istruiti nel Questo luogo trovasi » dunque paese fa venir dice loslorgioallorché cello,a di un forse E possederla. di cangiare tante Re che ecco dovuto ha Asia do, giacchénelF » DECIMOSETTIMO. CAPO dagliAntichi muore risorge.È e che vero bruciata scrittori la fa morir molto essere al modo intorno in la nostre cui ranze, spebene cello quell'uc- gli maggior parte de- risorgeredalle e prie pro- ceneri: Aut cinis ^ disse Lucano Dio renovata Et sua il suo vivit post busta sole,dice Claudiano * , PhilostorgittsEpit. ex 2 Lncanus 3 De Hist. Eccl. , Pharsal. lib. 6, v. 680. , judicio Domini, Claudianns de , unum jacit,missoque volentem cervice * ^ giudiziodi resurgit. vecchia Propere flavis e crinibus Concussa sul fuliginePhoenix, in cui la fenice omai tempo il ara: poemetto volucris,mirum! mox giovenire, in Tertulliano:' a Et del 1' autore e ; attribuito Giunto positiPhoenicis eoa v. Phoen 133, v. seq. 55, seqq. Lib. 3, Gap. 11. deve rin- DELLA 27£ FENICE. Vitali fulgoreferit: jam sponte crematur, redeat, gaudetque mori, festinus in ortum. Ut Fervet odoratus telis coelestibus Consumitque senem: Luna nitidos cunis rogo iEternam ne Admonet ut perdat del figlia S. sole quale la la figura della Erodoto grande in Tale 3 S. che essa cui ^ Ex suos una valesse struit cinnamis, ossilius... et medullis Lib. 10, Gap. '1. urbem, duca pro- ejus nasci et io aria ibi di massa del mirra faceva padre, e mirra, portava quel- Prfccep. ad quos * risorta,o piuttosto il corpo con allaribus supcrposita.Solinus in solis ben di Manilio. portarla,vi a prope , Epist. 7!?. Virgin. Panchajam concinnai in solis Gap. 36. ,Vo\-^\ù%i. primo pullum,principioquejustafuaera priorircddere, et Panchajam è della fenice rinchiuso la fenice riponeva Gregorius Naziamentis, Bogos strue autori il racconto è TheophylactnsArchiepiscopnsBulgaria; 3 odorifere sopra sepolcro imputridiscae dire che , entro quando ^ il corpo 1' apertura similmente chiusa urbe, modo lo stesso molti fenice,composta scavo, * fenice. nuova * » quale si cangi in uccello,e acquisti inteso avea la uno il verme, un di di la fenice « sia ravvivata essa per morire. voglionoche specie una che di erbe e la narrazione differente. Essi che cui si ridusse ; vogliadir di rami fenice si pone Nondimeno in fa pure che Solino il cumulo rogo remittant. Bulgariascrive GregorioNazianzeno chiama immortale risorgedalle ceneri,in dalle fiamme.^ Par il di axes. flammasque fideles avem, decus rerum concitai laborat natura , Teofilatto Arcivescovo e stupefactajuvencos premil, pigrosque polus non Parturiente » agger, ceu lotum vermiculum; inde deferre nidum fieri prope deponere.Manilins, ap. Plin. bist. nat. 280 DECIMOSETTIMO. CAPO e lo deponeva Eliopoli, l' invoglioin Papa,^seguito da S. Clemente che la fenice scrive un » quale entra » carne imputridita,segue » un » male, » prende » sore, » ove » 1'altare del sole in » della del che verme, il giorno,alla dimora. sua che essa stessa. * Sant' , della Corpore S. del Ubi fatto altra Mela ^ Ovidio S. silu annorum 3 Lib. , in Idem, ' Oviditts, Melam. Euarrat. Hexsem. fiamme, e me, ver- delle fiamme. renasci; 25. num d8, Gap. 8. num. perpetuo Gap. duravit, super i5. 118. ex se exaggeratam putrescentium mem- rursus renascitnr. 4. Gap. 23. de fide resurrect. Detonar. i9, v. 145. Lib, 5 , in Psalm. Lib. delle H. , 6 con mente, natural- nulla ha del pure Phoenica "evo , Jmhrosius dalle ipsaincubai, solvilurque:deinde orb. concepisce ' ipsa se concipit, atque concrescens, de poniiis Mela 5 struemsibi si : Euterpe Lib. quingcntorum fenice;ma d' accordo ben la fa uccidere patrioparvum in luogo prodottodall' umore verme volta al fa menzione non la fa morire nulla putrefazione, , ritorna della è volta Papa, Ep. 1 ad Corinlh. Cyrillits HierosolyinitaniisCatech. tabe anteces- suo , non Clemens variis odoribus broruni ani- tutti,lo depone sopra , * nasce più vigoroso, imputridita, e di dire de Herodotus S. fatto corrotto corpo proprie ceneri. Egli si contenta 3 Pomponio » poiché dalle nulla 8 sua del defonto ossa di Ambrogio ;^ altra carni * le Ciò Eliopoli. risorgerenel rinascere Pontefice , sono morta questa, medesimo sue il Santo presenza dal nato verme e Dalla nel partendo dall'Arabia,lo trasporta in Egitto, e di aromi, muore. piume. Quindi sepolcro,ove si fabbrica altri dell' umore si nutre di ed prefisso,e tempo si veste e dice sé al morire a mirra incenso, sepolcrocon » * del sole. tempio S. Cirillo Gerosolimitano/ vicina « nel Pom- DELLA curarsi d' indicare senza fa Cretese dalle ceneri ma questa » il nascere « della fenice. fuoco » incenerita. corpo esca di si veste dal che in * favis hoc vermen Eunomian. nos Hinc — Tale de cinere in lacteus quiddam vermem suo phoenicem S. ' Lactantiits fertur oriri, color. esse tempore certo, cum ajunt^niuUisvivendoannisexaclis indie»; nomen) nasci, qui multo non ad de S. rcstituitur. Idem, EpiphaniitsÀncorat. Cap. , Gregor. Nazianzen. indica Scoi, 80. , Phoen. post, alas naclus, exuri. Deinde in Orat. phoenicem 2, contra phoenice narratur, illapsus, iisqueper solarcs radios accensis exuritur. multo gignit, qui non post, alas nanciscitur, et ave Macedonian. * instar habet. coUigitin speciem: Crelensis, Scho\. fasciculos in aromaticos rursus tra Elias poemetto coactos insi1ieiitem,eaquc per solisradios incendentetn ipsiuscineribus ex reslituatur. del fa di questo uccello in morte sine membris subito est giorno si solvitur in cinerem. seminis primum in immensum Phoenicem colo pic- concipitignem; cineres massam fertur vermis arotnaticis sarmentìs un peremptum lumine ambustum ovi teretis diviene lo consumi:' che Conflat, et effectum animai e verme parturitipse calor; iEthereoqueprocul de Seque videnza, prov- , autore corpo genitalimorte Flagrat, et un al terzo L' luogo. iEstuat, et flammam velut piume, ^ del fiamma una Iiìterea corpus Crevit interamente essa sorge più grande fatto fenice,suppone Sed la accende quale il bruciato corpo agli abitanti Hinc il del uccello,che Quos petto colle ali , fa e tosto già morto che pioggia opportuna estinguela fiamma, dagli avanzi ben putrefatto, corpo effetto della divina quindi,per Che » il rimane così Elia Epifanio scrive , sottoposta,e una sulla Sant' del suo materia vedere ' ciò avvenga. dal non volte )) quale venne percotendosi più dal uscire qual modo in 28* • FENICE. v. 95 , seqq. ad qui post multosan. S. Grcg. Naz. Orat. 6, con- 282 confusione tanta ad Al della Grecia lungo di che mostra di dopo ne fece Strabene annoverando celebre di render un che ciò la espressamente, che del ' favoloso. solo che della verità della S. Clemente sia fenice 1 2 5 di come non quel tutto sarebbe stato che non par ,^e sa molto molto persuaso crede Fozio se dice altrove e a che riprensione,perchè nella epistola si « dell' esempio della serve verissima. cosa che * » E convien dire che iO, Gap. 2. in pljoenice Et reljquafabulosius ac Nymphis. Idei?/,1. c.Lib. 7, Cap. -48. non Quod enim de phoeniceloqueris,ad rem, de qua agitur, omnino Piinius. Hisl. nat. Resurrecliouem perlinet. animarum: si lamen De et anima, * di ai Corinti prima » degno , della fenice ha lunga vita resurrezione sua la Plinio,avendo paese. Sant' Agostino favoloso. dell' Arabia del racconta; ne se cello, uc- gli animali ' fede nella conoscevano parlare della fenice, protesta dapprima meriti in questo per trascurò preteso portento della natura, sicuro. Filosofo di motto tutti stessi ragionato avea parlando queste regioni producevano, più terminars de- certamente lo tenea egli , capace il parlava lui,quando fenice della gliAntichi fra Euterpe. Eppure quel India,dell' Etiopia,e dell' si degliAnimali, non tempo novella pareri,converrà di dubbio è fuor Aristotele sua il che Molto di fenice,poiché Erodoto nella Storia sua che uno, tempo diversità e partito.Alcuni un additano ne ce figura; ante ruptispullulaiexuviis. Phoenix Et Fra qualis fuit reformatur Inde a DECIMOSETTIMO. CAPO Lib. quippe ut , ilJa signiflcat corporuni credilur, de ejus orig.Lib. sua 4, Gap. 60. Photius, Biblioth. Cod. 12(). morte , non renascìtur. sexuni destruit S, /iugustinus, DEI secoli nei fenice felici meno i secolo Greci, settimo, teneala per V vera ' S di già Maximus l' anche arrossisce ma e del scrittore Martire, combatte credito suo di errore teme di chi dersi ren- , sembrar quella avessero Massimo solamente non ridicolo, combattendo S; della storia del molto perduto poiché la letteratura , nondimeno avesse presso la per 283 FENICb. LA favola, riconosciuta Martyr di tutti quasi per adversus , e pazzo giostrare gli uomini all'aria, sensati tale/ dogra. Severi ad Pclrum illuslrem. 286 DEClMOTTàVO. CAPO che ci insieme prese alcune esistito. Convien mai ha non conosciuti,che si trovi animali possibilecolla reale delle scienze animale il è simile ed di la massima Parigi ha abita relazione cor- demia L'Accache questo trovato quadrupede di figura , quella del gatto,che a quello fra gli a degliAntichi. cerviero lupo altre avere lince quadrupede un dunque rigettarne false,applicandole come molto l'idea di presentano , ha chiata, pellemac- una principalmente nei paesi freddi,come Moscovia, nella Siberia,nella Lituania, nelle parti nella della settentrionali Germania nel e Canada essi ove , somministrano che anche benché ben sono hanno che molto lunghissima, corta nella e che Sembra alcuni considerata la lince Plinio la pone cornuti,e insieme la * Bocharty 2 PliniHs, 3 Lyncus nibus frumeDta interimere parlo. quadrupede coi sfinge, ^ ; lince è coperta di gliAntichi tra della lince nelle Hierozoic. Par. I, Lib. e abbiano semi-favoloso. cavalli alati Ovidio e e Servio nat. monstraret, cogitavit,ob quam operazionimagiche. 3, Gap. 8. 8, Cap. 28. a fuit,qui missum Scythiae Hist. rcx colla dover Si facea origineaff'atto mitologica.^ sua delle viscere uso un sciute cono- quadrupede, hanno non altri simili mostri con ci raccontano come licce pel- queste, ma quella della di cui anche Le orecchie,nella coda, mentre 1'animale lunghi peli,come creduto avea nelle pelleche , sono , il nostro come esso Europa. delle pantere, classe differenti da in animali Bochart' macchiate siano che questi noi. tra lince nella la porre varii bianchi pitipiccolie più sono Lib. susceptum rem ut ipsevarise mentis coloris, Cerere hospitio, ut irata Ceres, extiteiat. eum in Triptolemum, ut boniise gloriatanta migraret , convertit in ^n Servius, ad Virgil. lynceamferam Lib.I,v.327. DELLA Non Viscera lyncis non dirae nodus non , timori est, quibus unda canum, spuma 267 LINCE. hyenae Defuit: descrivendo dice Lucano *? al destinato a la lince Si tenea in un' canta sala. Tes- Bacco, e apostrofe : ^ Tu ed a sacro sua ^ questo Dio Colla animale per servigio.Ovidio suo della gV incantesimi bijugum pictis insigniafraenis premis lyncum: altrove:^ Ipse racemiferis frontem Pampineis agitatvelatam Quem Pictarumque jacent Et etiam frondibus * : Persio quei gonfiversi bibenti. vitulo caput ablatura Pbarsal. Lib. Ovidins Metam. , Idem, * impleruntcornuà Mimalloneis Lucanus, 3 poeta incerto deriso da '^ Et raptum ' di hastas : Torva * prosatus ipso, de vitibus premit, et Ingerit,et lynci prsebetcratera sono lyncum, pantherarum. ille,Deus, Jove Deus piantisuvas Celebri hastam , fera corpora dice di Bacco Quin uvis, tigres,simulacraque inania circa Nemesiano circumdatus 1. e. Lib. 6, v. 671, bombis, superbo seqcf. 4. Lil). 3. Ecl. Nemesiantts 3. , fAuclor iacerlus, ap. Pers. Sai. I, v. iOO, seqq. 288 DFXIMOTTAVO. CAPO flexura Bassaris, et lyncem Meenas L'Etiopia creduta fu che vuole la Plinio lyncas dedit racemifero Buffon da almeno siano esse in Asia assai belle narrando in Persia delle linci.' India Baccho. e riprendeKlein/ che paesi caldi, delle patria dall' Indiar^ le fa derivare Vieta Ma Echo. adsonat ingeminat, reparabilis Evion Ovidio corymbi?, di asserito avea Affrica in e e sene trovar- mente singolar- veduta averne nei rarissime in una , Dresda molto ben dall' Atfrica nel Gli un di Capo che di e le alte gambe credute avea venuta , communi , Buona-Speranza. ci hanno Antichi rappresentata la lince timido. animale disse Kolbe e , moscata, Orion Nec curat Aut timidos che Orazio,* leones, agitarelyncas, altrove Deliae tutela Dese, fugaces Lyncas cohibentis , Lesbium fugace:^ la chiama et cervos arcu pedem, meique servate PoUicis * Pliniiis, Hist. 2 Ovidius nat. Metam. Lib. ictum. 8, Gap. 21. Lib. 15» , 3 Klein, * Horatitis, 5 Idem, de 1. quadrup. Carni. e. Lib. Lib. 2, Od. 4, Od. 6, , v. 13, v. 39, 3i5, scrjq. seq. come DELLA Achille presso Stazio dice di Chirone: ille imbelles Nunquam Sectari timidos aut , SÌ0 LINCE. Ossaea per avia cuspide damas me passus lynces Sternere. Questa idea falsa. La è di lince vive caccia,assalta i gattiselvaggi,le martore, gli ermellini,gliscoiattoli, le lepri,i caprioli,e perfinoi cervi; insegue anche preda infaticabilmente, il sangue le succhia sulla cima le apre e la deglialberi; il cranio divorare per il cervello. Charlevoix* dice che la lince del Canada di non che vive selvaggiume. Benché Norvegia,secondo da assahta ha che modo lunghe che giunge ben tosto nei anche Certamente si pone supina somiglianzadel a , che fare cavalle tempi antichi che cosa , sembra ' furor est omnes Charlevoix t che VirgilinstGeor. 5 A/C/M, 1. e. — acre Descript,gener. de Lib. 3, v. 264, seq. la nouv. dice , hanno , luporum, France. 266. Errori popolari. roce fe- scono concepi- insignisequarum. Hist. el " i.KOPABDi. animale soggiunge,* , in avervi i lupi,i cani?^ queste le linci, con , respingere1' assalitore. a innamorate di dubbio Ante unghie gatto, si difende Quid lyncesBacchi variao,et gemis Atque canum? Fuor Quella della colle e un riguardassela lince come parlando del furore poichéVirgilio le crudele, , chi avuto non rapporto di Pontoppidan,se viene il cane, un molto lince è terribile a vedersi. Ledere, la scrive sua 25 290 DECIMOTTAVO. CAPO la lince rado Di per la seconda torna preda: perciò forse si credè fosse di cattivissima memoria. Gli Antichi vario di sparso e ad Venere Enea Heus.... Vidistis Alcuni quel 0 sì dal maculosae Xuyyòs in , Natura prlorum, et , : di lince. somministrano ora le ho dedursi linci,può da sì riferito, un cavallo quei montato ^ prae vertere geminse dejectulyncis,et graviorisheri lyncesinsilum mens a^jjiyyòs in : Mirantem * di luogo ^ Cornipedem, trepidossuetum Velatum sororum tegmine lyncis. Stazio,nei quali si descrive dal cavaliere dire da qualche cognizione dell'nisò avessero luogo di Virgilioche versi di pide Euri- Acate:* forte ingannatrice,varia più pelhcce che delle hic errantem hanno gliAntichi erravano.^ non compagno citato da Plutarco verso Che suo pharetra,et codici di color juvenes, monstrate^mearum si quam Succintam che animale macchiate;'e Virgiliofa al e essa * macchie, nel le linci chiama una che communemente la lince per teneano ad volta perdatquod habent sublimis ne cervos, arma agebat. post tergum oculi videre desierint. 2 respicientesmcmineriat Epist.44. , S. Hieronimus, bestia maculis terga quia in luporum genere numeraturj Lynx, dictus sed Isidonis similis Lib. 12, Gap. 2. distiocta,ut pardus, lupo. »S. Orig. , , 5 Euripides, in Alceste. * VirgiliusiS,n. Lib. I, 8 Ptutarchus audiend. 6 Statiiis, Thebaid. , de Lib. v. 4. 325, seqq. poet. molto Favola Antichi indurata. die' egli,che » via » queste insegnano » candosi in ai loro guisa da dunque questa tanta avea essa delle orina. cita Uno dei escrementi, di cosa fu chiamato che invidioso si maschi, sorte e di gli altri linci. ' Sant' Isidoro Plutarchus, formati in credulo e niente Solino dalla orina femmine campo sua Plinio distingue presso quella delle rimette linci.*Plinio però poco * da fittassero pro- dalla che Teofrasto, lincuri, gliuni ciò maligno, e formavano fu accusatori * » il crederebbe? impedire che gli uomini gemme e fece preziosofosse * due e parola delle lince,che di celare. Chi cura dei suoi della questo proposito.Demostrato a asini al di fuori del nido. sporgere di volere fu accusato Antipatro, gli fatta sto one- a sgravarsi collofigliuoli qualche animale Quel povero quale « 1 loro costumanza forse sospettare non e nascondono e cuoprono e abbia e rondini, delle quali quelle trasportan delle e del mondezza non gemma, tezza gatto, la puli- Plutarco. di poca linci che anche perchè so non il come gli addensata lince , accusa , pietra,o di terra orina sua » Fu ha, fa menzione le pecore » animale coprirela costume » di della la orina essere Questo di divulgatapresso molto e sorta quelladel lincuiio, fu si credè che nota 291 LINCE. DELLA tra le Y invidia delle persuaso della animai, sint callidiora. aiiuatil. Urinas (lyncuin)coire in duritiem pretiosicalculi fatentur qui naturas sunt exquisitius persecuti.Istud etiam ipsaslyncesprxsenliscerehoc lapidum cumulis, quantum argumento probatur,quod egestum liquorem illieo arenarum invidia talis ne scilicet, valent, contegunt, usum egericstranseat in nostrum , ut Theophraslus perhibet.Solinus Polyhist, 3 fulvum maribus et e Lyncurion...fieri ex urina lyncum bestiarum foeminis candidum. e languidius Deniostratus Plin. Uist. àtque igneum, ap. Terrestria ne, an 3 , , , uat. Lib. * 37, Cap. 2. Hujus urinam converti in duritiem pretiosi lapidis, qui lyncurias appel. 292 CAPO della virtù singolare loro invidia , DECIMOTTAVO, di orina giudicabene questi parlato di Settanta.* Si dei di Woodward creduto L' autore il lincurio che Carlo Antonio pubblicatain lincurio, che è questa gemma dapprima lincurio La latur,quod rem lince da che e et celebre in egestio transeat * Plinius, appellatione. Hist. eumd. Diocles, 5 Josephus Antiq. Judaic. * S. 5 s liieronymns, Exodi S. ap. Gap. 28, Epiphanius , nec Lib. nat. 1. 2 sul di provare visam corruzione 37, Gap. xvo cque na- addensata. quadam Orig. Lib. 12 in essa rottamente poscia cor- e invidia , Ego falsum id totumarbitror, la nostro vista egestum liquonatura uè , , Gap. gemmam ullam 3. 3, Gap. 7, Epist.128. V. de 19; 12 Gap. 39, gem. qua; v. sunt 12. in veste Aaron. Gap. talis 2. e, Lib. li- giacinto.^ memoria probatnr.Nam S. Isidorus bumanum. usum lince documento potuerint,contegunt, arenis, in quantum il principalmente per hoc ipsos lyncessentire pietra lincurio,o una questa della orina della è in belen- la 1795, cerca , la favola il liguriodalla Liguria, detta di avea specie di elettro,che una il dalP ambra. prendersiper nel glielmo Gu- sopra quali specie che Napione Roma dei diversa Ceylan. Sant'Epifaniocrede Il cavalier signor sia altro che non cietà So- rigettale opinioni una fosse non gurio della Scrittura,possa fu vi sione ver- della 4759, Geoffroi,il primo che nella del memoria quella pietra fosse secondo il Egli pensa del di e che fatta pure nelle transazioni una degliAntichi. lincurio è ne appartenente all'anno Watsa, nite; ha di Londra reale S. Girolamo* volgata della Scrittura,e nella menzione pietra, e cotesta l'esistenza però, Metrodoro, Diosco- ride,Eliano,Strabene, Giuseppe Ebreo, ^ hanno della e assolutamente negare del lincurio.* Diocle* animali 7. ea 294 DECIMOTTAVO. CAPO Argonauti, e che compagni gli ostacoli Questo bravo assassinio. vedea perfetta,che da prove del una riva riva opposta; il tutto vicino Peloponneso ; la flotta e Cartagine,* che e dice simil Pindaro Summota Secondo la Castore.' Lynceus c?a/ Plutarchus de , * porto di una. chiama :^ Linceo. Seneca e fa di quoque videt. vedeva Linceo , « di vista era Luciano,^che notit. coramun. ^ S. Girolamo vedea sì acuta, perfinosot- Stoic. adversus Nem. Od. 4, v. 114, seqq. Theocritus, Idyll.23, v. 193. Act. 2, Se. 2, v. 231 Seneca, Med. Pindarus , Lynceus, Epist.61, 6 stintame di- ebbe; acuto immisso , 5 dal ad non Pontum muraglie. Egli dice lo Scohaste 3 Sicilia vide una Teocrito guardo lumine favola,scrive le attraverso * occhi Medea:* a 2 sulla cogli salpava alcun Trans » da quercia il vide assiso spingea si lungi il guardo, una à,Kptp"Yi 6/xjuta(7«, cioè, dire e Taigeto, monte in ad che si facea scorreva che i mortali tra di che stando altre scoprì Castore del le navi Linceo, quel che Che facea sì Taigeto di lontano, di Sul tronco ciò tutto punica Dall' alto del dire che un vista una miniere, e Sparta, contò ne frapponeva ad sommiti a coi suoi quercia scavata; una dalla che della Laconia le Basti vedea mare volta navigatore avea dentro nascosti Polluce prima V acqua sotterra credere. non la superatiper avea ut adversus Scholiastes fabulfe ferunt, videbat error. Lucjam, Joan. ad seq. trans parielem. S. Hierosolym. Icaromenip.sive Hyperneph. Hieronymus , DELLA terra. Non » il sì sovente- di chi esamina vista,ovvero ad dice Luciano simili usi. ^ ne la sottigliezza significare la sagacità o o diligenza, con 1' uomo Benché certamente, più perspicace di questo volte più serve Tu « ci sembri Ermotimo, »* Egli si di Linceo. se per di qualcuno. dell'ingegno la finezza tessero ripe- Linceo, quando parlavano di buona metaforicamente di per di nome qualche uomo servissero » meravigliache gliAntichi dunque è 293 LINCE. abbia tutti nome i sensi , Seneca,'non scrive quellidi come di lasci non Orazio gliocchi, quando nate, Mece- a li hai mosi lacri- * Non tamen idcirco di Linceo di Lynceus, lippusinungi. contemnas dunque era vuoisi potrebbesi con provare che di quel un dedurre anche come alcuni astronomia in gli Antichi presso fondato questa pensano la sufficienza che contendere proverbio , un sulla favola. A luogo gli occhi Linceo; nondimeno come possisoculis quantum materia che vedere Non vista La certo, dicea Tu medicarti hanno : disposti mal e Linceo. speri di non gli uomini tutti passo da quei tanti altri abbia dato buon di la nauta, Argo- e Plinio,^ di Valerio versi Fiacco:* At * 3 el frater magnos Lticianus in Tim. in Icaroraenip.sive 3 Lynceo » Homo omncs similem. sive Hermot. de sive Misanlhr. habet, Plinius, Hist. * Valerius Menip. nat. 1 ideo tamen Lib. omnes 4, Gap. 27. 1 28 v. Epist. lib. 2, Gap. i7. Epist.Lib. » nec Bcnef. Seneca, de , Dial. in et Tires. Pro Imagin. Hyperneph, sensus Horatius in usus, servatur sect. , in Idem, Lynceus . , Flaccns, Argooaut. Lib. i. , leq. homines acicm babent 296 LINCE. DELLA Et possit transmisso Styga Fluctibus solus Tzetze* miniere, delle di e fu seppure e * di nubila far senza spesso Schol. Tzetzes , ad in potere Lycopbron. e una fama la procurata un compenso per qualità favolosa, scoperto ottenere. Cassandr. scopritore primo ciò che umbra Jupiter il stato conoscere desiderato, magistro, piccolo vista; visu. Lynceus. abbia gli così il merito avrebbe ninno ciò che ille sethera sia convertito reale, merito dabit Linceo acutissimo uomo deprendere transibit che pensa terras, rumpere cumque , Perdiderit, qui terras rati astra DECIMOTTAVO. tacitam mediis e dabit Et Arene, tulit Quem CAPO — che sconosciuto tutti rano, deside- 20- DEClMOlVOiyO. CAPO RICAPITOLAZIONE. deglierrori La storia Il pregiudizio,nel questa parola, può insieme durevole, la sola generazione, qualche ogni nazione. è un errore commune di vita è esso un Ciò pregiudizio." evidente. è i di i esaminare ; limitandoci a Molti ricerche errori successivamente Teologia , la appena popolari dei e con terza una nostri ordine pretesa scienza del una popolo errore, ma e di nen que Noi dun- abbiamo pregiudizi, appena una riandar col pregiudizidegliAntichi,abbiamo nostre ad almeno o Ogni pregiudizioè l'incarico parte degli errori del parte degli uomini, ed , mente necessaria- si limita il sentimento alle idee pochi a raro a considerare ristringendoci assunto ; poiché questo solo; quello è un sua massima nella regna di proprio esser si usurpa qui spirare,opporsi e generalmente ricevute, esser anche cui in senso mo. quella dell' uo- come differente dall' errore è ben nascere lunga è fatto decima pensiero oggetto delle parte dei pregiudizi. avi si sono al nostro presentati sguardo. La futuro, la pneumato- logia,l'astronomia, la geografia,la meteorologia,la 298 CAPO dell' uomo, storia naturale hanno somministrato materia La dalle possiamo ora la zoologiadegli Antichi di argomento però Frattanto ad decimonono. ricerche pregiudizi venendo dei suoi qualcuna La nella di di prendesse cura è Teofrasto,^ potuto dire: è non qualità è ottima. del volgo si contiene che eccede di non che La conviene alF uopo moderno: un La . superstizione dentro i suoi limiti è cattivo il estendersi in preciso, oltre gli effetti di è quasi impossibileche non le stesse Theophrastus , Caracler. Gap. 16. il virtù una , È impossibile questo punto, producano qualche ciò tutto li eccede. quanto punto ignoranza conosca pratica qualità limiti,e e per buone cattivo Religioneha prodottala superstizione ; * chi delle buone r volgo Più Questa religioso. nessuna fissare Divinità. Avrebbe dall'ignoranza. naturalmente quasi può debbono materia nostro. prevenzione giusta ed opportuna. una del Ma i suoi in sarebbono regolatodella effetto dell' ignoranza di un Religione.Il volgo è quale dire, in quella a Religionenato sola scienza di errori fonte gran mal timore un della abuso un conoscere Essere, che può tutto, non un quella di è cuni classi al- La superstizione,dice distruggerli. definizione opportuna a e più perniciosi, sono più durevoli, se Questa una Religione,vale quale glierrori anche o , sorgenti dalle quali questi derivano. le tra superstizioneè materia La all'errore ciò con , la il filosofo deve che in spiritodel volgo, possiamo distinguere lo è fatte fino dappertutto.Analizzando, quanto cercare rita. esau- abbiamo che quellautilità trarre di riflettere. e lungi dall' essere ben è ridere ci e seguenza con- lità quaeffetto. poiché il 299 RICAPITOLAZIONE. da male che ancor esso, è evidente nasce che suol bena gran più grande 11 superstizionedeve la di tutti i beni, ed rispettogiustissimo essa corrompe che si ha della augusta madre umanità, applicatoa difficilissimo al rende saggio Massime superstizione. quelleche insegna che essere facciano esse la più causa delle riche chime- cose i come Quindi irreligioso. lui,un linguaggiodel volgo esser pio, secondo un' le divenire a dei nemico la vuole Religione, e si questa. Il popolo a reputa empio chi disprezza1' oggetto delle uomo popoli dottrine,si crederebbe, rigettandoquelle,mancare : un gione. Reli- venerano colla commune il questa guarire si erronee pura il la per , dalla grande esser considerabilissimo,poiché la Religione è male un un sue perstizioni su- pregiudiziè, secondo Religionepiù è pura nel ad empietà ; quindi obbligarlo regole della pietà vera, infedele ; è un stringerlo co- quindi spogliarlodei di sedurlo e di più perniciosi,è un cercar pregiudizi perderlo.Effetti terribili della superstizione! E quanti che scellerati, se ne è sempre Religione e per la verità fatto,hanno rese in vista quella! La ogni verso; sì loro di indifferentemente di questa perchè trae punto che essenzialmente del è violata ne i popoli in può non loro la mente, necessario; sì q ancora la loro motteggi, diritto di ridersi aver e di dà purità della errori sopra santi , un ; sì perchè ravvolgendo fra praticareciò perchè la ammetterli pregiudizioi dogmi più conoscere che superstizioneè dunque dannosa Religione;sì perchè offuscando coli' abuso superstizionegli oggetti dei la credendo di confondendo le tenebre impedisce che è assolutamente occasione agliempi di 300 DECIMONONO. CAPO schernire questo con detto , al tuono alla gliAntichi di stati le vittime educati di eretici al tremuoto. questi errori può false che nascere al presente di questa, seno schiacciato,o e dichiarato e bile considera- errore nel hanno è il solo Chiesa vera esaminato tosto l' faccia al- in errore meno al- e leggieripregiudizi superstizioni Soltanto dell'ordine è la sede nella propagarsi e allignarein pericolose possono poco crede- pregiudizidi Religioneche manifesto universo. anche sono superstizione.Un ben reso tanti milioni e : , la contro esser senza disprezzare col latte. Il vivere non r il dei le vittime rimedio alle , empietà succhiati sogni, , , rebbono boli de- bero eb- alle ecclissi massime tra ai , folgore,al vento, , sono che degli errori subalterni aglispiriti allo sternuto Essi pervertirei alla magìa, agliDei, aglioracoli, intorno comete, di e Appartiene alla superstizione mezzo. abbiamo che ciò piiivenerabili le verità che Chiesa una , dell' unità,capitale nemica e del- errore. credulità La è, sarà una sorgente abbondantissima alla quale di ad pregiudizi, poiché nella di aiutata propagata appoco si è fino che che sarà crederà popolare non il volgo sarà volgo.Un parte delle e appoco credulità cose sempre uomo non tutto è errore commune resa ne a rimedio. ha ignorante e che a di saper gliverrà più popoli rerà du- dire nella di detto,e ha si è Essa , ciò che tutto dalla credulità ignorante, vale presume genti sor- nato di tutti. Qualcuno mente stata, le altre tutte nessun concepital'idea,e questa interi. La è sempre pregiudizipopolari, quasi ridurre si possono tratto un come sempre, fino , maggior un altro, stimerà ' 302 DECIMONONO. CAPO La necessario si abbia non di crederla ; ben prima cosa dalla credulità. Gli errori ai centauri e alle linci,in aglialtri tradizione scrittore di vede un se spesso ne , pigmei, , che glierrori fama una conosceasi non possono da ovvero l'origine, di o qualche anche è cause , fonte grandissimadi uomini Ciò bastava sempre. bene primitivila per far nascere di si contenta non rimanendo effetto, subito nel ciò che suo causa nella di esso. può produrlo.Questa volta avviene Sovente in molti di l'oggetto un muoversi alcune regolarmente e riscaldava. Il fuoco ed effetti, esso non falsa di cose, diveniva ad tri, al- tosto ignorantinella fisica, universale. pregiudizio animate. forma il che qualche particolare, in riguardoad si crederono e egli si idea communicata gliAntichi,naturalmente presso vare osser- affatto incerto mente sua intelletto un' idea ordinariamente concepitada 0 gurata, sfi- errori. Si avviene come ignora la cagione.Gli alla e principalmentequanto , intorno una queste sorgenti. pregiudiziopoichél'uomo un non e vaga qualche viaggiatore , meraviglioso, e, ignoravano quasi esse che naturali,una effetto ai alla fenice , cui L' ignoranzadelle cose intorno semiumani tutti di disgiunte vanno indegno di fede, amplificatapoi derivavano alle di rado geografici,tutti quelli che o di incerta, la testimonianza un mostri altro fondamento aveano è di accertarsi cura degliAntichi parola una istorici chiamarsi di ciò che e , fa che e di critica giudicare la negligenzache impedisce per di riflettere una di esame, mancanza con Si vide vano Le stelle si vede- ordine che invariabile il sole illuminava produceva ambedue potea sussistere senza : questi alimento. Si 303 RICAPITOLAZIONE. stimò che dunque Quest'astro del Si credè che terra. che delle dall'ignoranza ebbe ad quali la ragione va la verità e è e per le ci preme noi di alla odioso nemico nei più bello,il nome più che terribile ma ciò che : al suo contrari uomo al bene carico della Sì, dice Bacone, dalla Religione. larci quale possiamo conso- cognizionesoda seno. significa non gliuomini soggiungequel gran una esso Ornai della religione della , umano. della che procacciarsidi che significa non i più più grossolani, , umano spirito ci di Filosofo è divenuto infedele ; dei suoi doveri esso ciò parte degli uomini. sana di filosofia allontana Verità eglila l'errore malvagio qualità naturali società,alla felicità del genere tintura che raro la filosofia è divenuta saputo render sue Stato ; i deglierrori riconduce abissi è Quanto , con molti , pupille.Fino più significa patria,dello una ecco di quelli pregiudizi più perniciosi Ad onta eterna mai prodotti. del nostro ha colle più grande e uomo ; scogli,nei di madre può che urtare molti sorgente di errori. Fino l'incredulità una secolo,che non che da questa mentre tranquillamente che la credulità ha esso errori,ecco sventura! questa è divenuta 1' uomo non si e ! Noi dormiamo sopra veduto non se , nire fi- perde.La sua face si spegne, ci scompariscedagliocchi. Quanto è frequente piomba per l'uomo tema al estinguesse questi errori cause? Abbiamo fonti di molte quali essa una spento quando è tutti per origine1'astrologia. pure Ecco nati sono la notte si esso lume giorno,poichéun Da risplende. bisogno di pascolo. avesse risplendevadurante non parte della il sole conoscitore della dello filosofìa li Religioneamabilissima! è pur 304 DECIMONONO. CAPO dolce giorno tutto fermo ; è che rispetta, e ti non sia filosofo. Oso i dolci sente non soave culto alla che giammai. e' hai e alla teco. Quando esso chi ha non con negli avanti mano lupo della sotto ci condurrà che non getta chi ti non ama sede nella e che l'ignoran del- notte hai del assicurata perderanno non l' errore non quando coprendoci gli vivrà mai , ci di minaccerà volgeremo manto. L' errore a salvezza. FINE. spalanca te, e remo trove- fuggirà inseguito dal pastore 1815, darci sprofon- l' ignoranza che noi trasporto, con l'errore,tu e tazione medi- una l'oggetto ineffabile verso una il tuo soddisfa in cui oscuri alla e rispetti,che le estasi tenebrosa montagna ti che assalirà piedi, ài nostri la verità il abissi ti segue tenero, sempre mano una minciato co- animo cuore , occhi è benefichi con non e si tu amor un verità ci che concludere ti segua che fulminato vivrai ciò quelli che insegni. Comparendo tu Tu di trascinare tu te , toccante, e ragione chi dire conosce si sente non v'ha di filosofo è pur a poter non non fremiti che rapisce ; bene dolce pur sicuro, e parlar qualche far non chi col poter terminare per RICAPITOLAZIONE. — e , come la tua 305 TAVOLA DB QUALI SI CITANO DEGLI OPERE OD C01HP1L4TA AUTORI OPINIONI NEL PRESENTE SAGGIO, dall' EDITORE. Antigono Caristio. Liberale. Antonino di Seirim. Aclimetf figlio Antonio Aerane, scoliaste d'Orazio. Agatarchide, presso Fozio. Apollinaredi Agatemero. Apollodoro, presso Diogene, Leone. Alberto Magno. Apollonio Discolo. Apostolio. Alcimo Avito. Apuleio. Croloniale, presso zio Cicerone, Diogene LaerClemente Stobeo , , Ulisse. Marcellino. Ammiano presso le, Aristote- zio, Tazio, Diogene Laer- Origene. Anassimandro , presso tarco, Plu- Eusebio, Tazio. le Anassimene, presso Aristote, Aralo. Aristocle, presso Eusebio. Aristotele. Arnobio. Anacreonle. Anassagora, , Bibbia. Aristofane. nell'Antologìa. AmmianOf Aquila interpretegreco della Aristeneto. 6riVo?amo,il giovine. Aleandro S trabone. Aristea, presso Longino. Alessandrino. Aldrovandi zio. Fo- Laodicea. Allacci Alcmeone presso Plutarco, Eusebio, Origene, Galeno. Anastasio, bibliolecario. Anlifane, presso Ateneo. Artemidoro. Aslrampsico. Alenagora, presso Eusebio. Ateneo. Gellio. Aulo ViUore. Aurelio Ausonio. Autore incerto, presso thou. ,. Aviano. 56* il Pi- d06 DEGLI TAVOLA AUTORI CITATI. Celso Aurelio Celso Jubenzio, giureconsulto. Chardin (Pier-Francescodi) Chateaubriand (M. de). Eusebio. Bardesane, presso BarlhoUn Gaspare. Baudrand Michele- Cheremone, Antonio. venerabile, e il scoliaste Brideferto, il Beda, suo ai membri fisica e 6 gennaio della Samuele. Gio. , abb. P. (Carlo di). Pietro-Apollonio. Plutarco. Cornificio,presso Macrobio. Cosma Indopleusle. Crate Pergameno, presso Elia- G. Tomaso. Browne Collazio Livio. Commodiano. Giovanni. Braun Manlio, presso Columella. Cardinale. Bonnaterre, Cn. Colote, presso Giovanni. Bodin Bona ) Alessandrino. Cleomede. Cointe matematica dell' Istituto di Francia. Bochart e Stobeo. (discorsode* classe Cicerone presso , Clemente 1811 Tzelze. Claudiano. Cleante Bertucci. Biot presso Cicerone. Ateneo. Beo, presso Giovanni. Charlevoix Antonio. Banier C. Buddeo. no. Buffon (Giorgio Luigi dere Le- Crate, presso Aga Crisippo, presso di). temerò. Stobeo e zio. Ta- Ctesia,presso Fozio. Callimaco. Calmet d. Agostino. Gisherto. Cuper Capitolino. Carli Delrio Gianrinaldo. Carlo Magno part. Saxon. (Capitular.de ) Mar tino- Antonio. Democrito, presso Aristotele, Plutarco, Tazio. Dernonatle, presso Cassiano. Demoslrato, Cassio Dempster Tomaso. Medico. presso Luciano. Plinio. Catone. Denesle. Catullo. Deusing Antonio. Didimo, il cieco. Diocle, presso Plinio. Cauz. Cavalese. Cedreno Giorgio. Diodoro Siculo. TAVOLA DEGLI Tarsense,presso Diodoro Fo- AUTORI 307 CITATI. Esiodo. Etimologicum Magnura. zio. Diogene Laerzio. Diogeniano, presso Dione Cassio. Dione Crisostomo. Eudemo Alessandrino. Eusebio. Eudoro, presso Tazio. Eudossio, presso Archimede.. Eunapio. Dionigi d' Alicarnasso. Dionigi Periegete, Difilo,presso Ateneo. Dioscoride Pedanio. Du Carlo. Cange Clemente presso , Euripide. EustaziodiTessalonica, Comsopra Omero. Antiocheno. ment. Euslazio Eusebio. lo Eustenio, presso Elia Scaligero. Alessandrino. EuHehio Cretese. Eliano Claifdio, Eliodoro. Elio Farnace, Aristide. Favorino Empedocle. Diogene Laerzio. Festo Cicerone. Ennio, presso Ennodio presso , di Gaza, Enea Plutarco. presso Magno Pompeo S. Feyjoò Benedetto-Girolamo. Felice. ? File Manuele. Enomao, presso Eusebio. Filemone comico , presso TeoEparchide, presso Ateneo. doreto Clemente Cleomede, Alessandrino. Epicuro, presso e tulliano TerDiog. Laerzio, Tazio, Filolao, presso ec. Epimenide, presso Plutarco. stumi Epitome della vita e dei comani. degl* Imperatori ro- Filone Plutarco e zio. Ta- Ebreo. Filiporo Giovanni. Filoslorgio. stotele, Filostrato. Platone, AriGiulio. Firmico Plutarco, Tazio. Eraclito, presso Erasmo. Flegone Eralostene , presso Tazio Slrabone. e Floro. Fontenelle Ermogene. Fourmont. Erodiano. Fozio. Erodoto. Frerel Esichio Milesio. Esichio, lessicografo. Trainano. Bernardo Nicolò Frontino. Fulgenzio Planciade. (de). 308 TAVOLA Enrico Gaetano DEGLI cardinale. , Galeno. AUTORI CITATI. Keplero Giovanni. Kimchi Gassendi Pietro. David. Klein GeoffroyCarlo Giuseppe. Gemino. Giaco- Teodoro, mo Kolhe Gesner Pietro. j [presso BaObn \ Corrado. Giovanni di Gaza. Giovenale , e il suo scoliaste. gene Girolamo, islorico,presso DioLaerzio. Lalande Giuseppe Lamhecio Pietro. Giuliano, imperatore. Lami Giunio Lampridio Elio. Patrizio. Giuseppe Ebreo. Giustiniano Giovanni. Lattanzio. imperatore (Lettera al Concilio Le Brun Pietro. II Costantinopolitano). Leone Giustino. Gio. Francesco. Grandis Girolamo. imperatore. Lequinio. zio Leucippo, presso Diog. LaerPlutarco, Galeno, , Grimaldi. Esichio Godelman. Milesio. Lihanio. Godigno (p.)(Vitadel Sylveira).Licofrone. Lirano. Longino. H Luhberto. Haygens Cristiano. Herschel. Holstenio Lucano. Luciano. Luca. Lucilio, presso Lattanzio. Lucrezio. Ludolfo Giobbe. Lugiati. Luttazio, Ippocrale. Isaacide JaUonski Salomone. Paolo Jasone Eduardo. Jouhert Lorenzo. Ernesto. 0 do, Lattanzio, Placi- scoliaste Mabillon di Tazio. Giovanni. Macedonio, nell'Antologia. Macrobio. 310 TAVOLA DEGLI Pontoppidan Enrico. Porfirio, Posidonio^ presso Agalemero Sabellico M. Strabone. Sacra le Memorie PouparL... (presso di CITATI. Mela. Pomponio e AOTORI Trevoux, Antonio. Scrittura, e i Settanta interpreti della ma. medesi- 1712). seti. Platone. Sadder, libro degli Orientali. Plauto. daTom.Hyde: (Pubblicato Plinio il vecchio f e il giovine Veterum Plutarco. Parth. Preali. Persarum et Med. religionis historia.) Sulisbury (Gio.di), Proclo. et vescovo di Chartres. Procopio di Cesarea. Procopio di Gaza. Salmasio Properzio. San Basilio. San Cesario. San Cipriano. San Cirillo Alessandrino. San Cirillo San Clemente Aurei. Prudenzio il Clemente^ e scoliaste. suo Clemente. Pseudo- Pseudo-Didimo. Pseu do- Dionigi Areopag ita. Pseudo-Ermete Pseudo- papa. presso bio. Euse- Trìsmegislo, Cirillo Alessandrino. San San Origene. Quintiliano. Quintinié (M. de la), presso Pluche. Le Gerosolimitano. SanconialonCf Pseudo-Eratostene. presso fSaomaise.j Gio. Damasceno. San Gio.-Crisoslomo. San Girolamo. San Giustino. San Gregorio Magno. San GregorioNanzianzeno. San Massimo, martire. San Pamfilo. San Pietro Crisologo. Sanson Nicolò. Sani' Rohault Giacomo. Agostino. SanC Ambrogio. Sani' Atanagio. SanC Eligio,vescovo di Noyon. San TeofiloAntiocheno. Sani' Epifanio. Rudbeck Olao. Sant' Isidoro. Rabbi Salomone. Regiomontano osia , Gio.Mul- ler. Rido Paolo. Rufino Tirannio, prete. San Vittorino DEGLI TAVOLA ACTORI 311 CITATI. Zaccaria, papa. San Scaligero G. Cesare, e Gius. Giusto. Gian-Iacopo. Scheuchzer Schmid. Tacito. Gaspare. Scoliaste d' Apollonio Rodio. Talete,presso SclioU Giovanni. Selden Seneca, Tasso tragico. Senofane, presso Teodoreto, Aristotele, Plutarco, Sesto Origene, Empirico, Girolamo. Torquato. Taziano. cerone, Tazio Ci- Diog. Laerzio, Clemente Diogene Laerzio. Seneca, il retore, il filosofo, Tartarotti il stotele, Platone, Ari- Achille. Temistio. Teocrito, e il suo scoliaste. Teodoreto. Alessandrino. Senofonte. arcivescovo Teofilatto, di Bulgaria. Sammonico. Sereno Servio. TeofiloAlessandrino Sesto Empirico. San Sesto Rufo. Severiano, vescovo Shuckford. Gabalense. Apollinare. Sigonio. Tertulliano. Silio Italico. Thurneisser. Simmaco Tibullo. Plutarco. Thomassin. di Samaria. Sinesio. Tiburtius Socrate, presso Sofocle,e presso Teofrasto,presso Solino. Teopompo, presso Eliano. Teone, presso Sidonio , Girolamo. il gli atti presso dell' Accademia di Svezia. suo Platone. scoliaste. Ticone Solino. Brahé. Timoteo, prete costantinopolitano. Sparziano. Spon Giacobbe. Tito Livio. Staidel. Tostai Stazio. Tucidide. Stefano Bizantino. Turrien Slobeo. Storia Alfonso. o Torres (lat.Tur- rianus),Francesco. delia Florida. Strabone. Tzelze Giovanni. % Strada P. Famiano. U Snida. Svetonio. Ursino (Analecl.sacr.) 312 TAVOLà DEGLI AUTORI CITATI. Von-Dale Antonio. Gherardo-Giovanni. Vossio Valerio Fiacco. Valerio Massimo. Valerio Sorano , t' presso San- Warhurion Agostino. transazioni Virgilio. Vita di Luigi Vita di Sant' Vomanoj Guglielmo, Walsa Varrone. Vittore Guglielmo. I, il pio. Edvige. Mario. presso reale Wier della di Londra. Giovanni. Wonderart. lo Scaligero, Woodward Giovanni. presso Società le IUTDICi:. Giovan-Battista A chiarissimo Al Niccolini,Prospero Viani. signore Andrea . . Pag. v Mustoxidi, Giacomo Leopardi 1 Prefazione 3 Capo I. Idea IL » dell'Opera 7 Degli Dei 13 HI. Degli Oracoli 27 » IV. Della Magia 35 » V. » VI. » Dei Del VIIL » « IX. » X. 73 Meriggio. Dei Terrori Del Sole Degli XI. » 55 Dello Sternuto VII. » Sogni. Dell' 85 . notturni 97 115 Astri 127 mete Astrologia,delle Ecclissi,delle Co151 XII. » » Della Terra XIU. Del XIV. Del Vento 160 Tuono 209 e del Tremuoto 229 dei Giganti 241 » XV. Dei Pigmei » XVI. Dei Centauri, dei Ciclopi,degli Arima- e spi, dei Cinocefali » XVIl. M XVIII. XIX. » Tavola Della Fenice 271 Della 285 Lince Ricapitolazione degli Autori de* quali si nel LBOPAROi. 253 — Errori 297 citano opere ed nioni opi305 presente Saggio popolari. 87
© Copyright 2024 ExpyDoc