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SAGGIO
GLI
ERRORI
DEGLI
POPOLARI
ANTICHI.
letteraria.
Proprietà
LSSls
DI
LEOPARDI
GIACOMO
' ^ /-'
/
\^
'.
QUARTO
TOIiUME
SAGGIO
SOPRA
POPOLARI
GLI ERROIU
DEGLI
AIVTICHI;
PUBBLICATO
PKH
DI
CVKA
PROSPERO
VIANI.
/
Pldtarco,
Quinta
lmpre6sione.
FIRENZE.
FEClCK
,LE MONNIER
185».
Della
I
l'U
Superstizione.
-r^^-'
NIGGOLINI
GIOVAN-BATTISTA
PROSPEnO
Voi
sapete
TIAIVI.
Giacomo
come
Leopardi,
agli studi,*perseverasse
fervore
e
compite
da
all'età,
della
in
De'
bastevol
diede
non
a
quel!
studi
conto
in
fu
vari
Leopardi,
divulgarla. Senza
compiute,
in
che
in ordine
Italia,ci
sieno
valevole, benché
suo
straordinari
ed
nome,
tEOPABD!,
—
a
me
tali
già noti;
da
mirabil
ancorché
i dotti
segno
giovanile
virile in
né dannevole
opera
indugiare
in
altro
grato che forse
studi, di
ciano,
comin-
rispetto
ma,
piace di creder
esser
già
come,
dell' adolescenza
quale,
arbitrai
tempo
a
le sole carie
sì valentuomo
ste
rima-
nio
pubblicale dagl'Italiani; testimo-
postumo,
esempio
Errori
pissimo
tem-
nario
straordi-
gli altri le
publico più
La
m'è
a
scritti
in
reputaziane, né
sua
perizia; e
nell' età che
dato
agli altri;onde
quanto
al
l'intera
presente operetta.
al
e
grande espettazionedi sé
eccitato
ne
quanto
alla
ebbe
sé gravi scuole
avesse
forestieri.
quali
assiduo
con
per
l'intelletto delle lettere greche
in arricciiire
latine, delle
dato
dell' affettuosa
fruttuoso
popolari.
a
molti
riveren?a
giovani del
"\
bisogno in
cui
conoscere.
I
del
0
di studiar
sono
de' suoi studi
e
abbiano
linguaggionon
scrittor
maturo
latino
che
prima
pilieruditi
r Italia. E
della
che
uomini
in tal
di
quanto del
dee
bontà.
presto (ilpovero
fatto
testimonio
del
avendo
sempre
nella
camera
con
stato
in
cui
stordire,se
Forse
per
e
de' buoni
abbia
età
prima
non
quel
avanti
momento
l' avrei
non
so
mi
che
lo
tatto
gio
pre-
e
della
così
potuto acquistar tanto,
Certo,
più
di
dormito
creduto
per
lume
che
mirabile
ammirato
quasi divinatorio
me,
che
stessa
potere
si spegneva.
in questo
spesso
da
che,
nella notte
il tavolino
col
è
nessuno
nella
gli oltramontani
sentissi
un
pari suoi
scriv'egli,come
lui, lo vedeva, svegliandomi
Tuttavia
avuto
fama,
grazia io tanto
affaticarsi
suo
fino all'ultimo
genere,
di
che
d'erudizione.
tardissima, in ginocchio
scrivere
cui
sorpresa,
Giacomo)
in
specialmente
abbia
cultore affettuoso della virtù
Ella si mostra
—
numerare
rispettabilfratello
e
de' virtuosi
favore
pregiarsiogni
vinetto
gio-
un
proposito,ad esempio
valore
colto
suo
Leopardi; della
Carlo
parrà
piace investigarle cagioni degli
ne
del
tratto, di lettera
l'opera di
tempi
e
greco
che
potersi già
ai nostri
giovani più desiderosi
conte
confido
di studio
e
gegno,
dell'in-
egli fu
mente,
sua
effettimaravigliosi,recherò
de'
purità
esercitazioni
italiano;tuttavia
poiché
nella
parola e
quasi le prime
di soli diciassette anni; da
fra i
costanti,saranno
quest'opera ad ammirare
in
degna d' osservazione
loro
bile
mira-
,
corsi
primi
i
di farsi
prima
perfettodegli anni posteriori per-
e
furon
^-hè,oltreché
ardore
con
nell'arte della
benché
e
seriamente
quali,pigliandoesperienza di questo
ingegno
edificati:
NICCOLINI.
GIOVAN-BATTISTA
A
VI
fanno
loro stessi.
aveva
nella
NlCCOLIM.
CIOVAN-BATTISTA
A
\1I
e
filologia,
per quella singolaritànon
erudito. Le
grande
sia
in Italia
almeno
parere,
Vedete,
caro
mente
ordinariasi
Signore, quali frutti
di
portati,alquanto proceduta
in
mio
da tanto
tempo, quellagiovanilecostanza, accompagnata
vigore d' intendimento
e
come
dell'adolescenza,
suolsi,un
la
delle
genti. Mediante
avanti
gV ingegni
l'abito
glistudi
e
doti !
da tante
visse;e neglistudi
Egli
della fatica
hanno
ma
portati
sono
più
fondo
che
fatica d'esercizi
per
glianimi affaticandosi nelle
ma
ramente
ve-
dalla veduta
stette rimoto
che
fece
non
vulgar sonno,
prospettiva; perchè i corpi veramente
s'aggravano,
giovine
—
abbia
mirabili
senno
filosofo
e
dire che
loro convien
venerato
e
poeta
gran
Così eglibenissimo.
d'intelligenza.'
elevazioni
in certe
un
rispettivequalitàche
distruggono fra
si
,che
mio
a
comune^
umane
s' alleviano.
discipline
Questo Saggio, scritto nel 1815, doveva
in
l'anno
Roma:
altrove,e
di
ne
mandò
propria
mano
le
dopo,
non
se
copia
in
in
ad
mandò
ne
di
cercò
di netto
carattere, corretta
ad Antonio
Fortunato
Roma, (ignoro
il
esecuzione
una
a
materia
far
si
può
tocca
ai
e
le
guenti
se-
critico sopra
dagliscrittori
con
quelli dei Moderni,
ritrarre dall' esempio delle età
e
stesso
Stella
è destinato
gli errori popolaridegh Antichi, la loro
affinità
Greci
communi
ancor
Stella di
disegno. Allo
Questo Saggio filosofico
non
conoscere
grande
—
tevi
scrit-
qual cagione)
per
scrisse Giacomo
ne
prima di spedirglielo,
notizie:
pubblicarlo
più luoghi,e di propria mano
parole greche,
Milano; dove, come
l'autore
stamparsi
Latini
alla
mano
Greci, ai Romani,
si
e
l'utilità che
tori
passate.Cogli au-
parla
ed anche
dei
pregiudizi
agli Ebrei;
e
CIOVAN-BATTISTA
A
vili
si passa
dai
ordine
con
NICCOLINI.
teologiciai metafìsici,e
e
questiagli astronomici, ai geografici,
alla
Meteorologia,alla Storia
scherza
Zoologia.Sì
alla
curiosi
e
ridicoli intorno
gli
sopra
alla
Magia,
quelliappartenenti
a
dell' uomo,
naturale
errori
ai
popolari più
Sogni, allo
sul meriggio,
apparizionideglispiriti
alle
notturni, alla
natura
del
da
Sole, all' anima
nuto;
Ster-
ai terrori
cibo
al
e
all' Ecclissi,alle Comete,
degliastri,all'Astrologia,
grandezza
della terra
abitala,al tuono,
tremuoto,
ai
ai
mìumani;
alla
Fenice, alla
Pigmei,
esaminano
la
ad
ogni
passa
ai
tratto
dei nostri errori
parla del
vita
della Lince;
origine ed
i
filosoficamente
forniti di note
si additano
le
delle scienze
e
coi
giustificative,
ne
nel medesimo
richiese,senza
farne qualche
andò
non
antiche
uso,
e
costanti
e
poi
loro
con
varie
sue
ì suoi
dove
si vede
robusto
dalla
notano
bene
Sinner,
secondo
influenza
il Leopardi:
qui
più nel 1826,
e
allo Stella per
lo credeva
smarrito.^ Ma
io, per le
mie
cure
di questo
nell'agosto
scritti,
lettere
ed
acquistai,
un' opera
risplendere un
di
ora
divulgo
sità,
gradevolecurio-
sovrano
sapere,
fatto
filosofia;
un'opera, la quale, conforme
gì'illustriamici
mostra
sorgenti
tutti
capitoli
Fin
—
1816,
ed è questo che
verso
le
si
originalidei passi
testi
anno
nel 183D
le stampe. E spero che
con
della
effetto,il manoscritto
smarrito:
18i5
anno
De
e
ne
che li fomentano; si
cause
latini citati in italiano nel contesto.
il quale
se
progressi.Dagli Antichi
il volgo.L'opera è divisa in diecinove
sopra
se-
risorgimento della
e
e
Moderni;
popolari,e
progresso
vento, al
al
Cinocefali,e ad altri mostri
lunghissima
vista
alla
del
Leopardi,ilRanieri
maravigliosalettura
il Sainte-Beuve
,
le prove
d'
ed
e
il
erudizione,
e,
*
un
ingegno saldo;
GIOVAN-BATTISTA
A
debba
in
e
sussidio
studiosi
non
e
solo
destatrice di
d'
ma
giovinettosurto
della
ragione, e
pieno d'errori;
prima
allo
è udito
esaminarla,
di
cura
Egli è
pur
debba
V
fa
Il
—
dei
v'ha
del
disfarsi
di
vero.
tali
aspettato
nondimeno,
splendoredi
dottrina
presto, vorrei
come
a
a
Così
—
nota
ragiona
sentenza
di
con
ha
un
vanissim
gio-
filosofia
e
quanta
ditissimo
l'opera dell'eru-
tanto
ed
senno
prosunzione parlare
pensando
e
ta,
vi-
grandi cose.
scritto
come
fo spesso
a
d'ingegno, travagliatoe
divertirne dall'animo
svagamento
poeti e filosofipoco vissuti,
non
per la
sì breve
quellache gli rimane
rispettiè condotta
potreisenza
non
cerco,
ha
quanta provetta sagacitàdi mente!
quale, poiché fu
più oltre; ma
pur
si è avuta
non
degli errori che
garzone,
e
una
impiegarne, nel
Secondo
sì
piiiingiuriosa
che
di educazione!
spento
dev'esser
cosa
perchè
Appresso quanta pesata
tanto
egli,
all'intelletto dell'uomo....
torto
traccia
io
die'
mondo,
e
come
deplorabileche l'uomo,
in
un
l'abiezio
del-
pregiudizi;credere
dirla,o
per andare
amore,
di
ardire
dell'uomo
Non
parte maggiore
Del
Italiano dovrebbe
ignoranza madre
cura
una
concepiti,
bontà!
de'quali
e vedete
parlare,
vero:
vero.
spirilo umano
perchè si
cosa
il
conoscere
la
e
dilettano,
generoso
contra
del
quella di
si
nemici
popolaripregiudizi,
presto arda dell'amore
e
delle
L'animo
pensieri.
del timore. Ascoltatelo
e
specialmente a
e
conoscimento
ogni bennato
i
contra
IX
ancora
compiacersi del
mirabilmente
è
molti,
a
scelta erudizione
una
credono
tiranni
grata
e
negli studi antichi, nel
coloro che
cose
utile
tornar
NICCOLINI.
di
l'afflizione:
tristezza,fra grandi
cui contrapporre in lutto
singolarità
dell'ingegno,dell'erudizione
e
della
GIOVAN-feATTISTA
A
X
sventura,
che
cui
ma
somigliare in alcuua
piace,com'Ennio
a me
del
erudito
giovinetto,
letterarie
portentodi
Parve
quasi divino
uomo
lo straordinario
più
eretico
lo
a
me
e
più
quanto
n'è
nel fiore di
32
maturo,
e
tuoso
de' libri
eruditissimo
,
uomini
la
e
e
in
un
un
patirle
concetto
giovine di
confermare
giudizi;ma
d'
il nostro
parmi
né
non
s'
piente;
sa-
pompa,
del
dileguasse
mondo
1' amicissimo
salute
ziano,
Poli-
fortuna
e
giovinettod'ingegno
che
senile,niuno
pitoso
stre-
salvo
l'at-
nel
lecito 1' osservare
familiari
discorsi
e
tra
d' erudizione:
ammirabile
tal sapere
subito
! E
sentire
pre-
chiamo
non
appartiene né pronunciare né
poiché non
opinionidiscordi
Giordani
di
la granosa
! Torquato Tasso
sventure
; a
me
trionfo,
atto
rumore
voler
solitudine,ginnasio della sapienza:
in paragone
rumore
più
senno
uscirgline'
non
letterati
continenza
di
di
come
gloriae
un
apparire
quel
fama, niun piacere cercare,
di
rumore
la
vedete
nostro:
si
cui
poscia troppo
più, come
dopo
mese
un
vivente
Volgetevial
sublime
fa
carico, tanto
suo
fece
principeche
non
tempi,
Pico:
ma
sapere
di
dottrine
anni,
sorti in
liete.
suo
benché
tuttavia,
spica,s'abbassa:
a' suoi
sapere
controversie:
spettacolodel
quale delle
il
perturbazioni
desiderabil fortuna.
con
ignoranza;laonde
piuttostovanità
pare
salvo
di sapere
e
il precoce
vanissime
in Roma
Poliziano,
Machiavelli,Giovanni
che
alla sospettosa
distrassero
dare
natura
al
di persuasione/
profondo sopra molti, lume
e
d'invidiosi,visse
e
questo,
a
Cetego midolla
secolo,ne partìdi 4-0 anni; ma,
suo
di gare
e
disse M.
parte
midolla di filosofia.Angelo
chiamar
dotto da
NICCOLlNI.
sopra
mi
ciò
è
che
proemio degli
che
ignoto qualche
ne
Studi
quivi egli nota
ha
scritto
giovanili,
le somi-
le differenze tra
glìanzee
stati
condizioni
e
N-BATTISTA
GIOVA
A
NICC0LINI.5-
quei due grandi ne' dissimili
investigatele cagioni
della loro vita;e
de' loro inforlunii
de' loro
e
lamenti;
degl'ingegni, si piega più
rOrobio.
verso
sua,
Ma
quanto è
loro:
a
massime
gliosi,
ragione
antico
genti, cui
intime
de'
le
soggiogano
Non
è
segnato
nascituri
mi
conceda
per Dio
opinionie
Fino
i
a
il creder
o
loro
in
nati
d' alto
e
d'
voi altri
regno
delle dottrine
offendere
que,
Comun-
novella
se
vuole;
sumati
con-
libertà;né delle
loro
e
ingegno
vili
e
manifesti
derisioni;
ignoranza.Strano
mio
da
della vostra
e
nostri
di
riveriti
sapienti,
dai coetanei
sivoglia
quallo sperar
o
di riverenza.
dì sciocche
animo
più
universali.
perfettide'
e
carissimo
principianti,
ardore
di poco
divengono
sé dimandata
segni di basso
instituire
delle
all'ingegno umano
agliuomini
opinionifaccia soggetto
che
della filosofiae della politica,
verità
mancar
è da
non
porti libera opinione,e dissenta
studi la per
nei
se
avviene
come
ingegni più grandi
ciascun
di
credibili
poco
grandi poeti e filosofi antichi, senza
e
amoroso
e
la fama
rivelati:
volta
par lecito
l'opinionpublica,e
ma
lodi
strani
tempi,
termine
un
facoltà;e
adorati
prima
conosciute
men
e
la
sono
l'andare
poscia con
de' fini
e
giudizi maravi-
certi
delle cui
riescono
più secoli consenziente),
alle
nione
l'opi-
paragoni degl'ingegni(de'quali per
ne'
grandi coloro
sono
assoluta
condizioni
che
vero
che
il Piceno
verso
ragionevoi cagione
troverei
non
me,
scalpore.È
farne
rispettodelle
la profondità
misurala
e
questo, diamo
senza
in
non
e
XI
del
Signore,
tempo
gran
nazione; e
pensiero o
colo!
se-
tradicono
concon
velli
no-
vogliono
sapienza o incolparvidispettosamente
D'onde
giudiziosi.
queste disformità
di
pareri?
GIOVAN-BATTISTA
A
SII
Non
dico in tal caso,
che
una
{schernire
per
le mentì
pasciute di
si
faticoso,e
spaventino del
di dottrina
breve
profonditàdel
doloroso
della vita; né
farlo mutolo
è ben
scrivesse
che
il dolore
suscitasse
che
l'essere
lodare
delle
poche
non
dottrina d' animo
da
gli durò
che
tempo
buono
tra'
lodatissimo
perocchépoetò e
per
nostro
l'animo
tempi
contemporaneo:
che, s'egliebbe
in
l' afflisse.Anzi
avranno
nente
rima-
facondiosa
e
è tanto
non
da
io
son
tutti
rispetto
amatissimo
essere
corrotti
tal
per
lontano
filosofò tanto
ed
breve
buoni, quanto piìitosto
no
'1
fermo
negligenzala morte,
singolare
suole,
verità,se
appartenerglila posterità.E
quest'uomo
spesso
più singolari: parve
scrittore,debba
de' suoi
all'ultimo
quel
giudico che
come
consuetudine
insino
quella profonda
vi sparse. In
e
tollerabile la vita
cose
il Leopardi,
;
in
come
pardi
Leo-
unico
resta
enervò,
appena
sue
tra' rei ; io
l'esser buono
ingegno
V
studi;non
ebbero
ma
di Giacomo
dolore, come
il
maraviglia
di
degno
di
potè
ne' suoi
dall'adolescenza,
sapienzacrebbe
cui
portento. La
rari
Guglielmo Leibnitz
vita
suo
,
erudizione,
segnalali dì
fino
infelice. La
dal
Seguitando
ogni dire eminenti;
oltre
non
e
la
come
mirabili
gano
leg-
ora
si disusino
facile
una
per
ché
voglia;ben-
vero.
valentuomini
furono
Visconti
non
di
tempissimo; valgano due:
ed Ennio
poi
dì
altri nomi
pregi per
crede
isvagarsi.
per
la
facili letture
voglio apparire ambizioso
vita
o
potenza del meditare, ma
riferendo
e
o
mancala
meditar
che
perfeziondi giudizio,e
e
sonnecchiando
non
altri.Alcun
in moltissimi
ma
giovaniitaliani leggesseromeditando
volta i
ammaestramento
Non
NICCOLINI.
la
credere
vide
memoria
gli anni
dalla
conoscere
a
forse
e
con
dì
avvenire,
GIOVAN-BATTISTA
A
forse
NICCOLINI.
vediamo, da qualche perfida
disgiunta,com'era
non
malevolenza; perchè com'egli
de'
primo
così
Paralipomeni
,
Ed
è
ragion
eh'
L' inimicìzia
A
somigliarlo,secondo
di
condizione
che poeta,
secolo:
del
l' invìdia
al Cordovese
né
né fama
deglianni
e
la sublimità
ma
invidia,
di
morte
Ingegno profondo,
ambedue; egual
fu straniero
ardore
pari
ed
la fama
gran
eguale
non
di
dolore
della giovinezza;
tutti
e
più bello
nel
Recanatese
effettie dal
dell'ingegno:da' quali contrari
però per
ogni
impeto
gioventù, procacciò al
troppo d' ingegno, nacque
da
procacciarono
nel colmo
la morte
e
differenze,
l'uno
eguale il giudizio: nel-
poesia;l' ingegno e
magnanima
in
precoce
dall'uso,nell'altro
contaminazione
le debite
Lucano.
a
non
tempi infelici;
fu vinto
di
immortale.
parti,con
virilmente
senno
e
di lui:
tale
grandezza
altrui seaua
alcune
piacein
me
d'Italia nel
cantò
potrà cantarsi
una
a
XIII
due
egual
gione
ca-
e sfortunati
Maravigliosi
sventura.
giovani!
Desidero
di
un
presso
ai
cure
trovino
quali per
che
ora
tragediee
oppongo
i
Leopardi e
a
Voi
anche
a
sapientiper inspirazione:
la vostra
autorità
e
il
Signore; se tanti forti pensieri
delle vostre
dalla
commossa
primi studi
lui;benché
di
prose
suggeritidall'ingegno vigoreggiato dal
fantasia
i
grazia presso glistudiosi,e
diranno
esempio,venerato
delle vostre
di mostrare
gli affezionali
isfuggaciò
non
vostro
le mie
grand' uomo
massime
me
che
vi sieno stati
sapere,
Auguro
inspirazione.
tempi più degni e
a
o
dalla
Giacomo
pieni del
valore
antico.
Frattanto
epistolarioche
l' ossequiosa
e
mi
qui
E
di
voce
raccoglierò dì lui quel più copioso
io
la fortuna
concederanno.
con
NICCOLINI.
GIOVAN-BATTISTA
A
XIV
accade
coscienza,
sicura
volume
col
né
venerati
de' miei
amici;
accidenti.
neir
primo
\e
in
di sfortunati
e
in
poesia
la
la varia
e
di sclamare
prefazioneagli
qualitutto
r altero
impudenza
!
reputa per
miseria
e
Quanto
ch'io
il
e
mi
e
pato
princi-
professo d'Italia
voi
col forte
pregare
esempio
d' arroganza.
scuole
è
crescere
a
Avete
Becchi; delle
splendido.'
Quanta
in fama
molesto
morose
ru-
sdegnose parole
lamentevole
clamore
meriti; ed ha troppo
e
di Fruttuoso
breve discorso
me
re,
obbligoringrazia-
quellenobili
scritti
il non
dero
desi-
lettere,
presso che divenute
e
e
Brighenti
tenete
(pur troppo rari);e
fiere d' ambizione
ragione
me
pubblico ossequio ,
solida dottrina
queste povere
qual
poeta, riceviate
credo
Italia,
sviscerato
amatore
con
di
non
che le oneste
amico
onorato
vagliare
tra-
anche
effetto. Per
quella conserviate. Voi, che
sosteniate
senza
colpa
^
dileguino. Finalmente
atto
de' virili studi italiani
nella
per
troppo
pur
voi, sapiente e magnanimo
come
ben
né
del mondo
cose
onesti ! Ma
caro
si
o
grazia questo mio
che
e
viluppo
mero
contrario
sortito
terra,
della viril
e
mio,
fatta
stata
gravi significazioni
privatee palesicontra
per
stesso
per
è
nella storia de' fatti umani
abbiano
che
in
col
delle
doloroso
contr' altri fatte dal mio
cadano
serite
Brighenti, in-
Pietro
Oltrapotentefatalità,solita spesso
uso
caso
intenzioni
cosa
ma
piliriguardosied
gliuomini
è il
né
lo
zione
pubblica-
l'intiera
che
leopardiano,non
consentimento
suo
mi
dichiararvi,come
delle lettere dirette all'avv.
nel terzo
prudenza
e
in
di
e
gente che
in
rancore
fortuna,
i pò-
A
pari
chi
vostri,
che,
innanzi
passano
GIOVAN-BATTISTA
della
di
godete
de'
buoni
Dante,
lungamente
Italiani.
di
consiglio
amati
!
respondere
non
XV
e
di
seguilo,
favorem
merilis.
lungamente
patria
ed
suis
Speralum
Durate
validi
riveriti
Ploravere
NICCOLINI.
all'Italia,
onorate;
della
che
voi,
degno
con
ogni
altra
vostra
fama
e
e
sangue
tezza
conten-
dell'amore
le
NOTE.
XVIII
dal
luce
traduuone
di letterario,
altro hanno
quanto
in
dal greco
mio
alcune
e
gioventù,
le abbia
sarebbero
come
vedute
qual
alla malinconia
abbia
così da
E
»
intitolata Saggio
pochi
momenti
che
che
che
sarei.
E
»
Stella
medesimo
popolari
in
dal
1828)
del
Saggio
mia
una
che
ci abbia
non
più
Quanto
Leopardi,
:
l'Isocrate
1834,
Bonn^
eruditionis
et
alla
agliscritti,
notizia intorno
a
e
l'Epitteto
comitis
al
ebbe
prefazioneall'Excerpta
lectionis
Admirandce
«
nella
scrivere
così
ti
quei manoscrit-
mandatigli
andò
caso
Sinner
le
più
che
vita ed
ex
»
ai costumi
fino
quello
cri-
schedis
chiama
opus:
cito
solle-
tenuto
tanto
desidererei
le
Se
antichi.
spedirmelo
1830
corderà
ri-
nile
giova-
opera
ella
uso.
non
forse si
potesseroandare smarriti, come
gli errori popolari degli antichi. »
sopra
Il De
a
Solamente
nessun
Jacobi
Ticis
usasse
a' 17 febraio
e
tura
na-
della traduzione
Ella
«
degli
{salvosempre
unici)(ciòerano
(che sono
*
:
la
popolaridegli
,
finalmenle
strerebbero
mo-
Quando
«
i mss.
1826:
di
ms.
1816:
gli errori
sopra
il
errori
ella
io
consecrò
,
fosseil mezzo
me;
insie-
prima
sua
passioni se
riavere
difficoltà)forse potrei farne qualche
veruna
ne
le
farmi
volta
rimandarmelo
di
piacesse ora
trattato
a' 4 febbraio
una
sugli
il tutto
perno
,
Saggio
Bologna
io le mandai
che
no,
posso-
»
del
e
una
Alfieri.Quantunque
lontano
tanto
dei
fuor
potrà insieme
uso,
di Frontone,
antichi.
dall'
allo Stella a'27 dicembre
scrisse
ne
farne più
a
altro
all' ironia.
e
già
egli avrebbe
conceduto
non
pochi giorni della
quelle scritte
modo
autore
una
*
Triopee;
produceva
che
sopra
sol momento
un
gliavesse
Così
l'interesse
di memorie
pagine
in
5
desiar
parere,
in
d'inedito
in mente
delle iscrizioni
rima
terza
ho
lo
volta daranno
una
frammenti publicati dall'
Cantica, di cui alcuni
a
che
di credere
amo
pubblicarei filologici,
gio
questo Sag-
Il Ranieri
di G.
nella
Leopardi
pra
profonda e vasta erudizione è il suo Saggio sonel
popolari degli antichi: » e 11 Sainte-Beuve
gli errori
lungo articolo sopra la vita e le opere del Leopardi inserito nella
scrive
:
«
Mirabile
di
,
*
Queste
ho
ardente delle
della
ho
in
trovato
a
e
noto
sig.Antonio
aglistudiosi
per
nese,
Gussalli milala
uno
di Madama
allo
del
di Stael sopra la letteratura italiana
cav.
Lodovico
di Milano
Spettatore
,
e
non
di
Breme
intorno
pubblicali.
,
bella
sua
Cordaba:
Stuart, del p. Giulio
Spedizionedi Odoardo
di Dionigid'Alicarnasso pubblicatodal Mai,
le osservazioni
mandati
cortesia del
leopardiane, già
cose
la traduzione
risposta
sopra
per l' operosa
trovate
e
non
un
un
duzione
tra-
cosi
articolo
discorso
alla poesia modcraa,
NOTE.
che
Saggio
questo
ferme.
déjà
présente
«
XIX
résullals
les
d'un
esprit
bien
»
'
de
Cicerone
Presso
Senectute.
,
""
r
ottimo
stesso
prof.
Pietro
mi
Pellegrini
edite
Prose
;
dove
inedile
e
Crusca.
della
dell'Accademia
per
ciò
avventura
Brighenli
avv.
accidente,
allo
'
letto
avesse
scrisse
mi
caso
chi
A
fu
fo
deW
illeso
e
Abate
dal
difeso
mio
questo
a
rispetto
amicissimo
di
l' onor
Fruttuoso
Firenze
'ordine
ch'altro,
noto
scritto
pure
resta
in
che
Becchi
di
tipografìa
G.
ciascuno.
segretario
B.
Campol-
,
i845.
mi
Non
so
tutti
come
i
giornali
italiani
trascurino
di
riferire
,
la
breve
acconcia
rare
prefazione
a'
nostri
volte,
di
questo
tempi.
pochissime
Più
libro
bello
ottenere.
scritta
e
notabile
da
penna
articolo
sì
forte,
debbono
e
così
rar
spe-
Al Chiarissimo
Signore
MUSTOXIDI
ANDREA
LEOPARDI.
CÌI.%C;01I0
Ap3T-7iT£,
Dedico
al merito
opera. Il mio
un
piacere che
alla
fama
vostra
questa mia
vi riuscirà
nuovo,
ed
e
nome
,
col
mio
una
nome
bensì, per
dervi
la vostra
lo
che
non
conosco
dovi
recan,
col vostro
le
vostre
vorrei
ve
uso
ne
stima.
amarlo.
le cerimonie
non
bianze^
sem-
Per
è
chic-
volgariche
perchè questo
o/fenderete,
Le
mie
inclinazioni
licet,exemplis in parvis,grandibus
Io
vo
e,
ardisco dirlo, non
estasi
LEOPARDI.
gusto così
migliano
so-
alle vostre,
molto
in
voi
cola
pic-
possìbile,
l'ingegnovostro:
non
dispregioè cagionatodalla
Si
non
ammiro;
amicizia,
disprezzo,sicuro
Io
è
quanto
che
qualche tempo
che
sorpresa,
alcuno.
ad
potreste recare
io
di gustare
impossibile
voi sarebbe
a
Ao^yj yv.ipzn.
y.ai
—
quandoleggogliscritti dei
Errori
cedo
che
popolari.
a
voi nel
uti.
vostri cari
vivo
Greci,
trasportoper
1
que
gì'
da
dispregiati
chi
Voi
lodi.
vostre
ElSóai
yàp
vi
che
dono
roi
dal
il
anche
sarà
ìLoù
yLxì
GOL,
(jpikoti
ad
molto
re
:
vsi'xsi,
ti
àyopeusi^.
piccolo
di
cuore
il
il
cui
con
ve
uomo
un
vostro.
cuor
sembrerà
benevolenza,
ne
fx-n
'Apysioig
jw.£t
è
cuore
grande
renderlo
aivss,
delle
parlerò
non
Ulisse
con
essere
:
dirò
non
che
sia
,
grande
dono
rajra
offro
,
reso
//.aX'
fis
ocp
T
Io
rispondermi
potreste
di
degnissimi
muse,
conoscerli.
può
non
Myj
Il
delle
alberghi
incantati
largo
il
compensamento.
7rat5££(x,
5taaw6v)5.
)caè
Só^yi,
xaì
V
poiché
offro,
da
nulla
Se
voi
:
solo
ma
lo
piccolo
che
può
accetterete
donativo,
e
Tyiajvf,
07:005
'EK\óc5i,
è
xaì
con
simo
larghis-
certo
xaì
0£w,
TroiTpiòt,
mi
PREFAZIONE.
esposto il disegno di questo
Ho
dell' opera.
capo
modo
del
che
in
della
conto
l'ho
cui
eseguito,
mi
0
di
r odioso
far
fatta.
gih
cosa
veduto
aver
non
letta la mia.
di
costume
le loro opere,
fanno
delitto
lungi
scrivendo
coloro, che
un
ben
Sono
ad
altri
dal
seguire
oggetti
sopra
scrittori
di essersi
,
esercitati
esecuzione
lasciar
detto. Non
han
gli autori
che
popolari, se
delle
materie,
hanno
quelliche
nella
non
le stesse
sopra
tutti
di
di
mostrerebbe
nuovi
non
gli errori
sopra
,
aver
non
il render
me
Joubert,'Browne,^ Feijoò, Denesle,
opponesse
Lequinio
creduto
ho
popolari degliAntichi,non
Chi
a
e
intrapresa. Scrivendo
mia
primo
il giudicare si di esso,
al Lettore
Spetta
nel
Saggio
loro
credo
dico
che
loro fatiche
disegni,e
a
dire
di
che
più
hanno
non
non
ho
anche
di ciò che
fatto alcun
errori
alcuno
conto
uso
essi
verso
degli
trattato
profittatoin
ho
forse
indiscreto
di mostrarmi
me
di prevenirli
la sventura
avuta
loro
però
di
mente
acerba-
censurano
dei
nulla
prima
e
delle loro
,
opere
Tencts.
che
non
le ho
,
*
Joufjerl
*
Browne,
,ErTt\ir"
aperte,
nemmeno
che
il
piano,
populaires.
Pscudodoxia
Epidemica
:
orEnquiries
into very
many
rcccivcd
^"
che
PREFAZIONE.
dì essi ha
ciascuno
da
quello che
volendo
ad
preso
io mi
di chi
non
L' ordine
errori
dirsi
possono
ho
seguito
di
primo luogo.Fra
alla
le stelle
che
il
ed il vento,
i suoi
piedi.L'
dietro
ai
dunque
storia
le nubi
e
e
di sentire
i
errori
renderla
Ninno
il sole
che
traballare
far
non
in
è
hanno
rebbe
sa-
gliunì dagli
separare
questifossero seguitida quelli
,
una
storia
naturale
infinità di osservazioni
benché
inutile
più
non
tarda
che
abbia
ed ho avuta
per
scere
cre-
di tutte
fatto
,
credo
teorologia.
me-
,
questa operetta ho
l'utilità che
ancor
il
della
cogli astronomici,che
quellispettantialla
volte
e
sotto
antica
geografici
degliAntichi
degliAntichi
pregiudizi
conoscere
alla geografia,
di udire
i baleni
dunque più
è
luogo.
che
veduto
la terra
scienze, assegnail'ultimo
essa
nere
otte-
naturale.
abbia
dirsi la
che
ressanti
inte-
più
,
progressi,può
Più
i
quali posi ì pregiudiziappartenenti alla
bisogno di
e
tichi
gli an-
all' astronomia
quasi impossibileil
A
avendo
rintracciare
derni.
Mo-
Quelli che
capriccioso.
uomo
correlazione
sì stretta
altri. Feci
primo
astronomia
meteorologìa.Gli
stato
quellidei
,
tuono
una
che
dalle
pregiudizifisici ho presi di
i
di vedere
prima
,
vista
nel
meteorologia,alla
contrasterà
potuto trarre
dovevano
considerazione,
quelliche appartengono
mira
mente,
final-
avrei
è stato
non
che
essendo
e metafisici,
teologici
più degni
e
il
quasi in
volgari,
e
pregiudizipopolari degli
ebbe
che
formato,
sono
Antichi,pochissimogiovamento
opere
verso
è affatto di-
,
dei
scrivere
eseguire
le
osservare
per
oggetto
cura
di far
,
se
ne
possa
ho
più profittevole,
cercato
ritrarre.
bene
Per
spesso
6
PREFAZIONE.
latini,
mi
non
ho
luoghi,
ma
il
originale.
testo
ne
al
piano
di
contentato
sono
anche
In
trascritto
guisa
questa
che
mi
sono
tradotti
dare
al
ho
delle
pie
e
d'
loro
pagine
di
cercato
proposto
i
spondere
corri-
impedire
,
che
aver
il
Lettore
concepita
rimanga
di
questa
defraudato
piccola
nella
opera.
idea
che
può
SAGGIO
SOPRA
GLI ERRORI
POPOLARI
CAPO
deve
è
dell'
pieno di
quella di
essere
inutile
delle medesime
errori ; e
è
Una
vero.
dovuto
Quante
tra
neglierrori
degliostacoli insuperabili
occupato
il
luogo I quante,
che
insegnare
un
una
,
; è ben
errore
Egli
breve
è
pur
debba
vita
,
che
ha
rimane
che
che
verità
più
per andare
fa d' uopo
altra parte
che
potrebbono
conoscersi
!
È ben
V uomo,
nel disfarsi
vano
tro-
hanno
ne
per
più
rinunziare
ai
vero.
che
ha
sì
deglierrori
Tutti convengono
ma
pregiudizi,
di
il sostituire.
parte maggiore di quella che
in traccia del
gli
facile
le rovine
facile 1' aggiungere che
impiegarne,
rori
daglier-
esse, che
stabilirla sopra
deplorabile,che
concepiti, una
sarebbe
stabilire,
facilmente
difficilissime a
apprendersie sono
errori che impediscono di ravvisarle
parte
gran
inutile per molti
tuttora
resa
dell' uomo
cura
esistesse;un'
non
in effetto sussistono.
che
prima
il
conoscere
1' errore
se
opera.
i filosofi hanno
verità, che
delle
ANTICHI.
PRiino.
IDEA
11 mondo
DEGLI
pochi sanno
gli
»
CAPO
PRIMO.
conoscerli,
pochissimi sanno
recidere
a
pensa
Si deridono
fra
e
,
educazione
è evidente
indifferenza. Si
con
si
non
può
pregiudizidella
si
avesse
dei
infanzia
verità,ma
semplici
ma
fa ciò che
vane
da
con
che
il fanciullo
assicurarci
ben
che
pochi, se
non
sconde
generalmente na-
insegna deglierrori;forma
dei
non
fa la natura.
La
pregiudicati.
puerili: la culla
cazione
edu-
cattiva
riempie d' idee
Essa
d' ogni sorta, e
pregiudizi
del bambino
è circondata
il fanciullo è allevato
questiperversicompagni. Cresciuto,fa d'uopo
egli sia
in
sempre
forza della verità
è
deve
mai
Possiamo
non
le deboli menti
fanzia
in-
Essi però
deposti.
perchè
sarebbono
non
,
culto,
che
bisognadisfarsene,
di accrescerli. La natura
cura
delle
glierrori?
fra
crescere
nel
pregiudizidella
averli
inevitabili. Ma
si suppongono
il
interessano
dei
che
sa
saggi senza
esser
versale.
uni-
quelliche riguardanola
,
dopo quelliche
sono,
riforma
che v' ha che riformare
gliabusi
tutti
suno
nes-
dalla radice.
Noi parliamo
più perniciosi.
i
i
il male
ragione i progettidì
con
Frattanto
mondo
e
liberarsene,
quasi
per
difendersene.
Così la
indebolita,la penetrazionedegl'ingegni
è
inceppata
armi
i
,
progressidello spiritoumano
sono
ritardati.
Egli è
chiaro che il fanciullo
di mille
sentore
0
e
negligenza,o
per
tenerlo in
freno,non
della educazione
ancor
ad influire sullo
abitanti
dei
caverne,
e
ridicole
più
a
se
avrebbe
non
opinioni,se
bella
La
glifossero ispirate.
spinto.Non
se
disperarsi
per
amare
vengano
rizia,
impe-
posta per intimorirlo,
dopo la fanciullezza
orridi climi
o
cun
al-
avuto
vediamo
con
forza
continua
noi i
selvaggi
trasportole
costretti
a
pre
sem-
loro
cangiarei
allevato fra i
uomo
sente
pregiudizi
della
dagliantichi compagni
considerare
uomini
gode
sacrificare
in
tra le fasce.
era
allo
lietamente
cresce
Eppure
dirla
si è udito
esaminarla,fa
sulle
secoli d'
e
umano,
gliviene
al tiranno
parole di
Aristotele.
dispostoad
esse
popolo. Quindi
aglierrori
quali si
ragione,e
parte
degh errori,
dimento
inten-
suo
che
la dimostrano.
lo è altresì
costumi,esso
per nascita
,
esso
lo è
d' uopo
venirne
essere
in
di
questi di-
singoiar modo
nel
parte questinemici della
Una
dettaglio.
popolari,quale da
può
in
farli conoscere;
al
volgo ; ma
deglierrori popolari è valenteme
equipregiudizi.
almeno
distruggere
ragione,fa
del
regnano
la storia
quella dei
errori
cità
ce-
la falsità di ciò che
le prove
opinioni.Servo
popolari,perchè
fa d' uopo
tal
per elezione. Le altre classi della società partecipano
ancor
Per
nei
della
di
cura
Una
imbeversi
di valutare
dei suoi antichi
antiche
similmente
censi
è
insinuato,e
sue
avuta
chè
per-
dire la massima
a
incapace di comprendere
Tenace
delle
cosa
La piccolezzadel
disingannarsi.
difficile a
è
una
ignoranza,
obbediva
tre
men-
più ingiuriosa
cosa
si è
non
vale
11 volgoprincipalmente,
del genere
adorati
ha
all'intelletto dell' uomo.
torto
saggiochi
giurava
v' ha
perchè
e
appartiene a quei
stimava
che
e
,
Credere
pregiudizi.
dei
spiritoumano
a
dell' errore
le braccia
non
solito
maggior parte degli
quegl'idoli
a
versi
risol-
sa
fu
ciò che
La
tra
né
gioventù,
sua
indubitabile.
come
guisa, ogni
in distaccarsi
pena
chimerico
riguardarecome
a
chi
Nella stessa
gelicol tepore d'Europa?
loro
9
OPERA.
DELL
IDEA
taluno
grande
per
farli conoscere,
storia
gli
pertanto de-
si è in effetto intrapresa,
utilità. Benché
il mondo
CAPO
continui
ad
sempre
PRIMO.
il medesimo
essere
dopo
la
delle opere utili ed istruttive ; e benché
universali
un
di
chi
siano
non
forniti d' intendimento
ma
,
cangiare opinione,
risimilmente
antichi
si avrà
non
impossibile1'averla.
essendo
non
sapienti,
esigeche
si deridano
di
fra i
Bene
dotti
i suoi errori
e
sotto
però,
col
un
più
essendo
bisavoli
da
me
tutto
a
che
popolo
persuaderlodi qualche
del
resto
non
popolo,
un
un
Mio
leggieri.
colla
debbono
i
bero
accreb-
ne
nuovo
rore
er-
considerarsi
dissi
se
non
,
si deve
potrebbe effettuarsi
non
fu di
presentare un
popolaridegliAntichi,e
possibileesattezza
volgariintorno
tero.
in-
popolo.
vasto
intendimento
delle false idee
e
completo ragguagliodegliantichi
Un disegnosì
pregiudizi.
sì di
i
giorno avviene,
tutto
questa operetta, siccome
un
rebbe
ver-
laddove
particolari
,
degliAntichi,non
saggiodeglierrori popolari
attendere
tati
trat-
con
sì facilmente
errori
come
tale aspetto essi
separatamente dal
Non
in
dei pregiudizi;
numero
del volgo,o
parteciparonoai pregiudizi
;
degli
almeno
si confutino
communi
saggi ebbe
il numero,
ve-
gli abbagli,poiché quasi
annoverarne
spesso
è anche
dignitàdi quei venerandi
pregiudizi
volgarifurono
qualcuno
un
storia
GÌ' infiniti errori
nelle storie. Né
di essi ebbe
ciascuno
mai, ed
porsinel
i loro sistemi
,
fatto
Una
stati universali
possono
oltredichè la
non
che
,
qualche nazione,non
del sapere
forse
di
cure
si volle dare
non
saggio deglierrori popolari degliAntichi.
di essi
capaci
e
delle
profittare
possono
travaglia disingannarli.
Qui
completa
gliabusi
soggettia riforme;quantità di spiriti
deboli
poco
cazione
pubbli-
all'Ente
qualcuno dei
supremo,
dro
qua-
di descrivere
loro
errori
agliesseri subalterni,
IDEA
di
giudicai
dovere
dei
filosofi, o
essi
che
inteso,
asserii,
volta
Una
distinzione
uno
saggio,
i
il
che
conto.
tempo
Dopo
il
più
volgo
Non
sono
queste
disprezzo
uomo
che
della
mia
è
minore
gli
Antichi
dei
Moderni
pochi
anzi
al
anche
fu
;
1'
sempre
loro
possono
dei
allegarli per
altro.
cede
loro
in
composto
viene
a
saggio,
degli
che
due
giudizi
pre-
in
sto
que-
dagli
esenti
comprenderà
in
verun
regnavano
il
un
loro
vigore.
altrimenti
non
moderarsi;
e
senza
vedrà
quasi
tutto
rispetto,
del
molti
Dei
si
pregiudizi
il
da
Si
ciò
tutto
andarono
presente
com-
proposizione.
agevolmente
non
ed
volgo:
errore
di
appartiene.
non
antichità,
mente
diritto
disprezza
dell'
ma
riflessioni^
per
si
ora
che
grossolani
mente
comune-
superstiziosamente
ciò
non
del
qualche
un
in
venerava
nella
ravvicinano
r
si
più
sentimenti
credei
verità
tutto
l'
errori
mi
lare.
partico-
sentimento
popolo. Quindi
stato
essere
dagli Antichi;
venia
che
dei
cile
fa-
delle
norma
a
linguaggio
del
quello
io
della
mallevadori
il
poeti. È
dei
scorta
un
parlano
disegno,
questo
scrivono
questi
interpreti
agli Antichi,
mune
alla
seguono
è
come
allorquando
eseguire
quando
D'ordinario
riguardarsi
Per
attenermi
distinguere
opinioni
opera.
naturali.
scienze
alle
e
li
dell'
si
stessi
le età
comprende
elementi.
che
si
che
14
SECONDO.
CAPO
di barbari
glistranieri,
agliEgizi padridel
tutti
a
forniti di
ai Romani
felici ;
sì
spiriti
,
patibolodel Rigeneratore,la
sola
e
che
dei
voce
pere
sa-
il solo
pescatori
l'incanto.
giudeiabbia potuto scioglier
confessare
Convien
ei
però che
sapientidel paganesimo
del
la unità
Nelle
antiche
riconobbero
Essere
sovrano
pochi tra
non
il
e
suo
ad
poesie attribuite
è
Giove,
Uno
è
Bacco, ed in
Orfeo,si leggevano
*
S. Teofilo Antiocheno
è il
Sole,
è Dio.
riferire dello stesso
al
sibillini,
i versi
Tra
:
unico
tutto
^
di Lattanzio
e
dominio.
supremo
Plutone, unico
e
poeti
manifestamente
queste paroleriportateda S. Giustino
Uno
i
Padre, dì
contavansi
i
,
guenti
se-
:
è
Unico
Dio, che sol
tutti
impera,
Che massimo, increato,onnipossente,
Invisibile
Né
da
a
tutti,il
mortai
carne
quei memorabili
in due
*
-
solo invero
Che
calchiamo
Che
r
versi
co'
del
S.
Juslin.
Divia.
Lactantius
,
S.
Clemens
5
6
ad
Lib, I
,
Cohortat.
JustimiSt
Alexandrinus
ad
,
Grsec.
Slromat.
Cyrillus Alexandrinus
Alhenagoras Legat. prò
S.
cieli,e questa.
et
Graec.
cap.
de
Lib.
Conlra
,
6.
Monarchia.
V,
et
T/ieodoretus
,
Curat.
Graec.
Cohortat,
Julian. Lib.
Christian.
,
7
Cirillo Alessandrino,''
pie,spaziosaterra.
mar
palude immensa
Cohortat.
Instilut.
di Dio die
da S. Giustino
conservatici
,
è il Dio, che i
azzurra
Orphens, ap.
?
visto fu mai.
da Clemente* e da S.
luoghi,^
da Atenagora^e da Teodoreto:'
Un
3
vede,
tutto
in favore della unità
Splendidatestimonianza
Sofocle in
su
aficct. Lib.
VII.
\.
ad
Genlcs.
DEGLI
Solo
ahimè!
noi mortali
Ma
Statue femmo
lavoro
Tributo
offriam
di
Stolti ! crediam
Non
Difilo citato da
Lui
D'ogni
Solo
di
di Menandro,
o
Rege
Padre,
e
culto eterno.
con
Senofane
per ciò che
la di cui
da
anima,
serpenti,in
dire di Girolamo
a
ad
delle
pena
albero
un
favole
e
cui
con
;'riconoscesse
della Divinità
di ammettere
allorché disse
scritto intorno
aveva
Pitagoraappesa
la necessita
solo
un
pietade.
'
sfigurarel'idea
nondimeno
,
stesso,il padre della greca mitologìa,
fu veduta
osato
d' inni
inventor, di tutti autore,
,
avea
feste
e
e
nutrir
:
•
convien
agliDei,^e
da
largo sangue
che di tutto è
,
onorar
che fu deriso da
circondata
legno
e
la testimonianza
bene
Vuoisi che Omero
Isterico
sasso
incensi
con
S. Giustino
dunque
guidati,
error
d' ór vestite
pei Dei
insigne è
meno
di
o
queste allor che
a
da
agliDei
0 d' eburneo
E
ai venti il soffio.
diede
e
compose,
15
DEI.
il supremo
poteie
*
:
,
È trista cosa
Molti tudin di re; sia il prence
Si
può
poetiad
di
credere che i filosofinon
ben
avvedersi
di
1
2
5
*
»
«
Menander
,
Diogenes
fuori di
Laertins
,
Hermes
Lib.
de
Vita
eumd.
ap.
Hiad.
Homerus,
in
,
liieronymus
Psertdo-
S. Justin.
ap.
Xenophan.
in Vita
Il,
v.
Coutra
Lib
I.
tore
au-
Ermete
genza,"
superiore Intellinon
v' ha
Dio,non
Lil". IX,
Phythag.
Lih.
segni. i8.
VHI,
21.
scgm.
204.
Trismegistus
Julian.
L'
Monarchia.
,
Alcxandrin.
della
questo Essere
più dei
necessità.
all' antichissimo
Trismegistoscrivea,parlando
che
tardassero
quellamanifesta
dialogoattribuito
un
solo.
un
in Serm-
III
ad
Asclep.ap.
S.
Cyrill.
16
CAPO
SECONDO.
altra
qualsivoglia
sostanza,poi-
»
Angelo,non
»
che
»
e
potenza, luce,mente, spirito,
»
posto
Genio,non
eglidi
lui.
a
))
Essere
supremo
esiste
S. Cirillo
a
dentro
»
tutte
»
»
S.
a
e
credono
Dio
«
sotto-
a
Giustino,*
Alessandrino,^lasciò
è
scritte
uno
:
fuori del mondo
di esso;
le
in
tutto
immediato
r autore
le
il lume
»
i circoli. » Porfirio nel libro
più
prodigie
delle
sue
del cielo
,
di S. Cirillo Alessandrino
,
il padre,
fica,
quarto della istoria filosoche
ma
esiste,
non
opere
di tutti
del tutto, il movimento
l'anima
che
di tutti i secoli
,
la
opera
circolo,osservando
,
cose
»
mente,
il
il motore
dei suoi
il principio
di tutte
,
tutto
generazioni.Egli è
né
ma
,
,
»
è in lui
tutto
queste parole:
alcuni
come
Dio, fonte,vita,
e
crediamo
se
,
Clemente,^e
del
Pitagora
»
Padre
Signore e
è
tutto
al
esisteva
tempo
che Platone
osservava
avea
,
riconosciuta
contestata
e
che al
Dio, sostenendo
alcun
che
nome
suoi
nei
Essere
sovrano
mente
umana
e
attributi,
che
filosofo di
*
Colofone, cantò
Sesto
e
e
è il
"
la mente
sola
S.
Justinns
2
Clemens
5
S.
giammai
non
dir di
il corpo
fu simile.
Cicerone,che
Cohortat.
ad
che
Grjec.
,
Alexandrinns
Cyrillus
Clemens
no
Alessandri-
ed i Numi
immutabile, rotonda,e
Cohortat.
,
*
Clemente
presso
Dio, cui di mortale
Egli affermava, al
cosa
Senofane,
posteriori.
a
gliuomini
sol fra
Massimo
una
dinotavasi
Empirico :
Unico
0
diconsi
che
colle dinominazioni
poteasidare
non
impropriamente
esso
di
potea comprendere
non
,
i suoi
scritti la unità
Alcxandrinus
Alexandrinns
,
Contra
ad
Geni.
Julian.
,
Strom.
Lib. V.
Lib.
1.
il tutto
era
questa
cosa
appunto
Dio.* Così Sesto
era
»
die Dio sia
))
a
»
nito di
,
senso.
somigliante
per ogni parte
,
le
evidente
stesso,^
per
di
essere
d'
catena
Giove
Da
divedere di
a
di Giove.
; Jovis omnia
Non
'
:
piena.
cominciamo, abbia
Muse, il vostro
in lui
fine,
canto.
'
Lucano
:
Jupiterest quodcumque vides, quocumque
e
della
egliquelleparoledi Teocrito:^
imitò
qual verso
Omero
invenzione
del trono
sere,
Es-
allorché disse
pensato Virgilio
aver
principium,Musae
Jove
0
die
Giustino,^
alla base
appesa
ministri.
suoi
colla sublime
questo numero,
oro
il supremo
come
come
di S.
del paganesimo
saggiuomini
Giove
soltanto
sentimento
altrimenti sembra
Ab
che i più
considerato
glialtri Dei
e
partifor-
»
abbiano
Disse
unico
eterno
il Laerzio,^
egli,dice quest'ultimo,
rotondo,e in tutte
stesso, infinito,
sé
Sembra
Nel
Empirico,^così
«Vuole
Origene.*
così
17
DEI.
DEGLI
citato da
Valerio Sorano
Sant'
moveris:
Agostino:
'"
Jupiteromnipotens,Regum, rerumque,
Deùmque
Progenitor,genitrixqueDeùm, Deus unus, et omnis.
' Unum
ex
co
esse
ici esse
omnia, neque
mutabile, et id
Cicero
quidquam, et congIol)ata
figura.
2
'
Sextiis
Empiricus
,
Pyrrhon
5
Deum
;
neque
nntum
in Lucullo.
,
Hypotypos. Lib. I, Gap. 3.
Xenopbanis. Lib. IX, segm. 19.
,
iu Vita
Diogenes Laerlius
Origenes, Philosophum.Gap. 44.
lliad. Lib. Vili, v. 49,
Homerus,
seqq.
,
?
esse
""
S. Jtistinu s,
'
Virgilius, Ecl. Ili,
8
Thcocritus
9
Lucanns,
«•^
Valerius
,
CohoTt.
ad
V.
Giìec.
60.
Idyll.XVII,
Pbarsal. Lib.
Soranns
,
v.
IX,
ap. S.
1.
v.
580.
de
Auguslin.,
GiviUle Dei. Lib. VII, Gap
2*
9.
18
SECONDO.
CAPO
del
fu di
Felice
Minucio
volessero
paganesimo
Dio/
in
Lattanzio,allegare
di
solo Dio
un
^
fra i
che
ma
:«
Sant'Agostino
chi
può
per
non
In verità
di mente
»
tissima
»
senza
cipio,
»
ficentissimo della natura?Noi
))
vocaboli
»
mondo, perchèil suo
assai pazzo
che
verità,
,
avvi
proprio di
che
solo ;
e dalla
soffrire,
»
dal
»
qualunque ministero.
hoc
5
Felix
uno
esse
e
che
il
tutto
»^
ignoto.
ci è
nome
il numero
impero
sommo
di
coloro,
della Divinità
i suoi uffici
di tutte
sero
appartenes-
non
"Orosio,
»
le cose,
di operare
necessità
o
di
esente
adempire
altrimenti che Lat-
ferme
,
licet
Deo,
quidam
cum
,
errores
id negare
suos
Equidem
unum
Deum
esse
alque magnificum, quis tam
Madaurensis
penes
,
unum,
coelo comitatum
Apolog.Gap.
Omnium
exercitu
se
defendere,qui
con-
colere affirmant,verum
sine initio,sine
demens,
lam
prole,natura
mente
ceu
captus, negct
virtutes,per mundanum
multis vodiffusas,
opus
ejus cuncti, proprium videlicet,
ignoramus.
Epist. ad S. Augustinura.
nomen
pleriquedisponuntDivinitatem
officia
excusatione
Lactantìus, Divin. Instit. Lib. I, Cap. 2.
summum
,
Hujus nos
invocamus, quoniam
Sic
hac
possunt, ipsum
non
ut Jupiternominetur.
piacere,
Maximus
*
differenti
in Octavio.
certissimum?
cabulis
con
,
enim
patrem magnum,
esse
esse
nunc
Solent
sibi
prin-
senza
Philosophorum quibus illustriorgloria
nominibus, ut quivisarbitrelur,aut
designasse
Christianos.
Philosophos,aut Philosophosfuisse jam tunc
multis
unum,
vero
autore
Exposui opinionesomnium
vicli de
cer-
Apuleioil Padre degliDei, cioè Giove,
«
Signore ed
appellasi
2
come
Dio,sommo,
grande era
che il
un
molti.* Da
Minncius
a
assai debole
essere
invochiamo
proprioe
Tertulliano
Christianos
mai
gì'influssi di quest'Essere,sparsiper
est, Deum
di
prole.Padre massimo, per dir così,e magni-
i qualisupponevano
*
essi adoravano
dargliil nome
considerare
solo
un
,
a
nianza
testimo-
che
difesa,
amavano
»
fosse
loro
solo
un
scriveva
Madaurense,vecchio Idolatra,
Massimo
Osserva
Gentili,per
,
e
i filosofi
dinotare
più nomi
con
infatti alcuni
Solcano
Giove.
opinione,che quasi tutti
ejus penes
multos
describit Deorum
ut
,
imperium'summaedominationis
veluit:
ut
pariter
et
Plato Jovem
Diemonum.
magnum
in
Tertullianus,
XXIV.
rerum
doniinalor,atque auctor, solutus ab omibus
nexibus pa»
DEGLI
tanzio poco
coi Cristiani
prese
essi
dice
allegato
,
sopra
Dio, ed
solo
un
e
,
Quanto
))
modo
singoiar
))
venerabile
»
ad essi tutto
»
Greci,che
Orosio
e
concorde
Dione.
il genere
In
«
»
rietà di
Ancor
»
»
timento
che
scrive
trovasi
ha
intorno
sì
commune
più copiosamente
ai
si
Tirio,contemporaneo quasi
e
sola
egli, una
esser
è
,
fatta dissensione
così
pareri,
e
in
tutto, sommamente
opinione che
umano
ai Barbari.
^
nistri.*
di mi-
generalmente,e
del
è la
espresse ilprofondoMassimo
a
da
Lattanzio,ilbravo
e
alla natura
al Condottiere
e
adorarsi
in conto
Dei
alle
pronunciate queste parole:
avea
poi agliDei
«
glialtri
avanti
Crisostomo^
Dione
che i Gentili venuti
convinti,confessavano
aversi
Lungo tempo
19
DEI.
commune
discordia
legge,un
va-
sol
sen-
la terra
tutta
a
e
che
,
cioè
Dio
»
v' ha
»
quale regnano
»
ferma
»
tinente, ciò
»
r idiota.
un
re
Padre
e
del tutto
,
altri Dei
molti
il Greco, ciò il Barbaro
dimora
chi
ci ha conservato
nelle
versi
Consolato,i primi
al
Ciò
figliuoli.
af-
ciò l'abitatore del
isole,ciò
primo
il
del quale
saggio,ciò
i
sono
libro sul
suo
seguenti
Principiosetherio
flammatus
Jupiterigni
Vertitur,et
coUustrat
lumine
totum
con-
sulla Divinazione
del secondo
frammento
un
suoi
,
nel libro
Cicerone
»
unitamente
,
•
mundum,
Menteque divina coelum terrasque petissit,
hominum, vitasqueretentat,
Quae penitus sensus
,
Jjltheris seterni septa, atque inclusa cavernis.
gerendive;
aliquid,
licndi
Socrat.
de Deo
^
Unde
nulla vice ad
rei
alicujus
muDia
obstrictus.
Apulejus,
•
etiam
Pagani,quos jam
nuiic
declarata veritas,
de contumacia, ma-
nobis disculiunlur,non
a
se plures
gisquam de ignoranlia convincit, quum
sub
Dco
uno
Dcos
pluresministros veneraci falentur. Patilits
sequi,sed
magno,
,
Orosius
3
Histor.
,
Dio
Lib. VI,
Crysostomus
,
'
Maximus
Gap.
1.
Orat.
XIII.
TyriuS',Dissettat. I,
Secl.
\Q.
20
CAPO
Sublimi
al
suo
le
sono
parole colle qualiArato diede principio
sui Fenomeni
poema
lurono
che
e
da Festo
Avieno
latini
in versi
Carminis
inceptormihi
Linquo
:
Jupiter; auspice terras
excelsam
Jove
referat dux
,
in astra
Jovis monitu
Jovis
Et Jovis
imperio mortalibus
Della traslazione
Jupiteraethram:
ornine
,
sethera
di Cicerone
pando.
si ha
non
coelum,
fra
,
che
parte del primo
,
medesimo
nel secondo
Ab
di
ma
Jove
Musarum
quella di
delle
menti
pochi fram-
Arato
Leggi :
primordia;
Cesare
Germanico
rende
si
hanno,
principiummagno
Carminis:
Te
at
sacra
deduxit
è
dissimile
dal
così
per
fu tradotto
auctor:
Descrizione
sua
da Prisciano
opera
di Arato
della terra
:
Annue,
In quds
imperium
Materiae
Orazio
tantae
riconobbe
me
in
mortalibus
promere
una
di
Periegete,il quale
continet omnem,
Genitor, quae mundum
et undae,
rex
coeli,positum telluris,
Naturae
prema
su-
Aratus
del poema
cominciamento
questa
alla
rectorque satorque.
ossia
quellodella Periegesi,
Dionigi,detto
tradurre
fero, doctique laboris
Primitias; probat ipse Deùm
Non
altri
:
nobis, genitor, tu maximus
tibi
veneror,
con
eglitestimonianza
ancor
,
Jove
lui
,
dignitàdel primo degliDei
Ab
da
conservataci
verso
molti,i primi quattro versi, nei quali,senza
quellidi
così
,
recate
Imus
SECONDO.
ipse dedisti,
Carmine
maniera
digno.
luminosa
la sovranità
22
CAPO
SECONDO.
dei più
religione
avveduti
era
la
più
assurdi
errori del
tra i Gentili. Gli altri
paganesimo
dunque
possono
guardarsi
ri-
e superstizioni
pregiudizi
muni
popolari,comal volgo degliantichi dotti.
però ancora
come
favole,le
Le
il
erano
oscenità
le infamie
soggetto delle meditazioni
agliDei,
dei deboli
S. Giustino'
dei savi. Ci trasmisero
scherno
attribuite
,
e
e
dello
Clemente
Alessandrino^ quei versi di Menandro:
Spiacemi
Insiem
con
Per
in man,
ogni casa:
Rechi
versi,nei quali lo
ci conservò
Comico
stesso
dei tempii consecrati
poi che
Vedete
Son
y
Or
*
a
e
Poiché
se
r
*
S.
Justinus
Clemens
5
Menander
*
Clemens
,
di
in
tempii immensa
te
a
non
autore
lice?
ai Numi?
debbonsi
ciò che
Dio,
il Nume
brama
trascina,
cieco
ma
e
folle
Monarchia,
Cohort.
Philoctete
J lexandrinus
,
ap. S.
Cokorl.
a
:
queglistromenti.
Alexandrinus,
,
^
:
pupilleabbaglia.
de' cembali
ritrovò
de
a
in ridicolo la ricchezza
anch' essi
simile
esser
uomo
Egli è maggior
Mortale
le
S. Giustino
Gol risuonar
2
nei lor
e
questialtri
ancora
guadagno
dello stesso
seguentiversi
offerte.
pone
guadagno
ti vieta
mai
Alessandrino
far
d'uopo,
agliDei
copia d' òr, che
perchè
Chi
I
del
vaghi i Numi,
ha
fa
lui porsero
a
dei citati Padri
primo
recando
magion, salute
sua
che
diporto
a
frustando
va
giustoDio
in
color
a
sen
un
dimorando
Che
Il
vecchia, e che
una
tavola
Una
Dio, che fuor vassi
un
ad
Gent.
Justin.
ad
de
Gent.
Monarchia.
Clemente
DEGLI
Quel poeta
assai
di
applauditi
volgo.In
massime
eglicosi
di Alessandria'
si
esprime
0
il quale
Giustino,'^
S.
attribuisce
0
clamidi
0
d'
offrendo
o
purpuree
bue
effigiato
la muta
di
Pasce
Costumi
crede,
al
vana
speme:
ed
serbi
il
,
Delle
vergini,e
Netto
di
Tutto
altrui renda
no,
Parafilo
Un
ago
altrui
Che
volta
farsi
ognor
mente
di sangue,
ciò che
mio, di
altrui si deve.
veste
desiar
volta esclamava
de' Numi
*
Clemem
'
S.
^
'
Menander
•
Idenif in Paracatatbeca
presso
lo stesso
io
e.
Monarchia.
Misumeno
terra
*
:
il giudizioingiustoappare.
,
,
qual
possiam gliDei?
Alexandrinus, 1.
de
,
:
giustirinvenir
Jiistinus
filo,
Giustino,beffandosi delle favole
S.
presso
Pur
un
giammai
0 Geta, ed in
Altra
salga.
non
presente ti riguarda il Nume.
poeti,eglidiceva
Si
onesti
pudor rispetti
il letto altrui
non
propizio;
è che
uopo
colpasia, netto
Ah
ornata,
tempio,
la delusa
e
pingui;
immago
di smeraldo
o
copia
d' ór conteste
signorilrecando
Crede, o Pamfilo,il Dio
il
in
esso
Tributo
torto
Comico,
arieti o tori
in suU' aitar vittime
Sculta in avorio
A
Filemone
a
non
:
qual siasi speciead
di
Sgozzando
dei
del
serbatoci dai lodati Padri
e
al Nume
Se alcuno
Altra
drammi
,
qual cagione lo
per
i suoi
s\ opposte ai sentimenti
altro frammento
un
Clemente
so
di spargere
si stancava
non
23
DEI.
ap. eumd.
ap. eumd.
1.
1,
e.
e.
24
CAPO
SECONDO.
Senofane,solito a riguardarel'Ente
di corpo,
di
ma
scriveva
figuradiversa
Clemente
presso
generarsii
Ma
E
voce
e
quelladel
crede
il
corpo umano,
Teodoreto:^
e
mortale,
simile al
aver
vestito
come
Alessandrino'
Dei
corpo
da
supremo
suo.
Quindi prendeva a dimostrare l'assurdità della idolatria:
Or
leone
se
Se,
come
Date
un
bello
die, le mani
natura; i Numi
avesse
o
Il cavallo
od
di buoi
il
in forma
bue; del proprio corpo
vestiti i Dei.
fu
un
di
disprezzarei pregiudizie
non
filosofo capace
ai bruti
ritrattiavrebbe
i bruti avria ciascun
Luciano, che
ma
pinger potesse,
noi le
a
Di cavalli
Fra
bue
o
spiritovogliosodi
ateo,
ridere
a
molti
come
assai spesso delle
follie del
nei
Giove
sommo
altri Dei collo stesso
di
e
gridavaaltamente
credè
non
in idolio
Ecquis
Ridiculos
*
Clemens
Divos
Tkeodoretus,
3
HuDc
(Jovem)
sine simulacro
tractalus
esl
de
Romse,
Quod ipsietiam
Varroni
premeretur, nequaquam
quidem
ita
S.
Jngustinus
?
de
Civ.
,
Prndeniius
,
,
Lib.
,
HI.
coli,qui
solum
Deum
unum
nuncupari. Quod si ila est, cur tam male
7
gentibus,ut ei Cerei simulacrum
dicere
et
Apolheos.
bis
el in cseteris
tamen
Dei,
Gent.
ab
ut cum
displicet,
populisinstituerunt simulacra
*
:
mille
sacra
afiect. Lib.
Grsec.
credit etiam
colunt, sed alio nomine
sicul
ad
Cohort,
Curai.
scrisse
denzio
Pru-
sale, cespite, thure,
venerans
Varrò
l'idolatria,
errore
allorché
recubans, inter
Jlexandrimis,
2
ed
questo abuso." Quindi
di esagerare
gli
per testimonianza
,
scandalo
contro
il
buffone,trattando
un
Varrone
rispetto.
chiamava
Sant'Agostino,
superstiziose
dialoghiintroduce
suoi
parte di
far la
a
e
un
dei creduli suoi
spese
contemporanei,si fa beffe
paganesimo,
credono,
v.
metum
lantae
et
civitatis perversa
scribcre
dubitarci
,
demserunt,
IV, Gap. 9.
186, seqq.
et
errorem
dine
consuetu-
quod
hi
,
qui
addidcrunt.
Non
putat esse
Deum
25
DEI.
DEGLI
solum?
omnia
et super
summum
Quamvis Saturnis,Junonibus et Citheraeis
Portentisquealiis fumantes consecret aras;
in uno
Attamen
in ccelum quotiessuspexit,
Deo: cui serviat ingens
Constituit jus omne
ratio,variis instructa ministris.
Virtutum
Quae
gens
tam
stolida est animis
,
barbara
tam
linguis,
sordida, quae caniformem
tam
Quseve superstitio
?
Latrantemque throno coeli praeponat Anubem
Nemo
Gloacinse,aut Eponae super astra Deabus
Dat solium
quamvis
molam
Sacrilegisque
olidam
,
acerram
persolvat
manibus
rimetur
,
et exta.
dunque che non si crede furono gli
errori della idolatria,
e le assurdità
più grossolanedel
paganesimo, lasciate dai sapientiin eredità;
per lungo
Men
communi
alla plebe,vittima
tempo inalienabile,
schiava
Vana
*
della tradizione dei suoi
superstitio,
superisquse
Virgilius,iEneid.
Lib.
XH,
v.
t.EOPAnoi.
—
Errori
popolari.
e
pregiudizio,
maggiori.
reddita
817, ap.
Cap. 2.
del
Lactanl.
Divisi
Divin.
*
Instilut Lib. I,
CAPO
TERZO.
DEGLI
credulità
La
volgo. Egli
le
lasciò
fu sempre
è per
dalla
qualità inseparabile dal
una
dopo
che
questo,
follie del
sorprendenti
imporre
ORACOLI.
la
paganesimo
dei
furberia
ciecamente
avere
che
Il primo
la favella
municò
pieno
di oracoli.
Giove
Ammone
in
errore
far
seppe
differenti
mille
Serapide
nella
parlare
in
future,
e
non
furono
non
fu
diedero
dei
ripetute
da
imitata
i sacerdoti
sentenze
*
Homerus,
'J
Tilus
Hisl.
Lwius
,
Dodona,
^
Rom
della
avrebbono
voce
v.
230,
Lib.
X,
degli
seqq.
Gap.
di
40.
fatto
taciuto
Dei
le
billa,
Sicose
di Ettore*
costanza
avrebbono
Esse
della
XII,
risposte. La
i furori
minacce
sovente, la
glioracoli
Iliad. Lib.
Grecia,
di Trofonio, rivelarono
assai
gli interpreti
in
fu
Cilicia,gliaugelli
diedero
e
consìgli.Le
molti.
e
,
com-
il mondo
Apolline
,
Libia, Mopsoin
dell' antro
le tenebre
ditario.
ere-
statua
una
oggetti,ed
Egitto
di Delfo, la quercia di
cortina
diveniva
,
pronunciarono
Roma,
Ma
a
gliAntichi
presso
si
prestò fede
e
,
aglioracoli. Ogni
plebe
,
sacerdoti
messe
am-
Papirio
dire
impalliben
sapeano
sto.
prefar
28
TBBZO.
CAPO
ministero
rispettareil loro
faceano
e
discomparirei profanicon
ogni incantesimo.*
naturale
ha trascinato
omaggio
servir di teatro
il
non
,
non
si
chi
po-
l'avvenire,si
conforme, almeno
in
i popoliin folla
menati
all'artifizio,
signoreperpetuo
degli
coperte d'oro le paretidei tempii,destinati
han
animi, e
ciò
ha durato
seco
conoscer
alle predizioni,
hanno
rendere
alla frode.
volgo ignorante
,
tradizione
una
di
stizione
super-
delle Divinità
deglioracoli
l'esito talvolta
all'uomo,e
apparenza,
a
la mania
il torrente
se
e
,
congiunto alla
qualche sospetto.Dopo
Il desiderio
sapienti.
i
tra
in
stupircise
a
lungo tempo
a
cadere
pericolodi
abbiamo
Così il timore
samente
prodigio-
più efficaci di
mezzi
quegliaugusti ministri
liberava
,
dal
talvolta
,
che
vi volea tanto
Non
e
per
creare
d'
fosse capace
per persuadere
appoco
appoco
imporre
ai
ancora
saggi.
So che molti Padri
a
ma
so
virtù
il demonio
^
Alessandrino
e
M.
la
di tutto
conosceasi
non
ha
tribuito
at-
rispostedate daglioracoli
si è
lunghissimotempo
causa
come
di cui
e
diabolica le
che per
ancora
scrittori hanno
moltissimi
e
ciò che
la
vera
riconosciuta
riguardato
bile,
appariva mira-
cagione; che
mente
Cle-
neglioracoli
postura
l'im-
malvagità dei sacerdoti;che Van-Dale''
di Fontenelle
*
hanno
mostrato
;
con
dei trattati
e
che
,
l'astuzia dei sacerdoti è stata
se
essi
han
non
*
Pausanias
in
viste
Clemens
Van-Dale
LiL,
Bceotic.
*
M.
de
Alexandrinus
,
de
Oraculis
dei suoi ministri
scerete
,
IX,
Slrom.
Gap. 39.
Lih.
Ethnicorum,
III.
Dissertai.
I.
Fontenelle, Histoire des Oracles, Dissert.
I*
che
dalla
hanno
,
,
3
migliorprofetessa
;e
potuto escludere affatto ildemonio
cooperazionealle
2
la
30
CATO
»
è dai
»
tutto
»
detto da Celso
»
e
TERZO.
disputarnon
Peripatetici
ciò che
intorno
Pizia
a
gettare a
e
aglialtri
e
di
Epicuro
,
dei suoi
chi
»
che v'avea
da
tutta
di
ognisorta
*
Laerzio.
»
divinazione,
per
testimonianza
Del medesimo
»
ca
»
tacere
»
suoi
))
conservano
»
r oracolo
»
zione della
ed
cui Colote così
scritti. Più
il
di Diogene
Senofane,a
parladi diverse
è
a
Platone, per
ancora
i
sono
eie avendo
»
sconfisse i Barbari
»
della
legislatori
»
parte
»
norma
in
loro antichissime
Licurgo.Sofìstica
battaglianavale.
memorie
fu la
Temistola citta,
la
dell'oracolo di Pizia.
i
sono
maggior
,
più splendida delle
la
spiega-
Molesti
stabilirono
che
Grecia
nei
Lacedemoni,i quali
dell'oracolo,
colla quale
risposta
persuasigliAteniesi ad abbandonare
»
'
sofisti-
assai
quale riportòquell'oracolo
nelle
registrato
e
fu
di Cberefone
importuni
spettante
am-
Delfo assai celebri nella Grecia:
importuna. Importuno
deglialtri ,
e
Rigettòinfatti Epicuro
sentimento
dirò della narrazione
Nulla
stimati
,
la loro nazione.
rispostedell'oracolo di
«
tra i Greci
ancora
falsità deglioracoli
Plutarco,^
presso
dire di
avuto
,
provata la
avea
mirati
»
seguaci
terra
oracoli erasi
coi sentimenti
mostrare
e
poco,
cerimonie, a
sacre
Questo è esprimersiben
»
chiaramente.
nel
Luciano
burlarsi
ad
»
dell' ambiguitàdeglioracoli
Apollinela
oscurità
ed intralciate
e
delle
d' ordinario
,
»
in maniera
*
Tragico introduce
Giove
suo
sì
Plularchits
3
Colotes
de
,
,
a
in
risposte«
Placit.
Epicuri.Lib. X
segm,
philosopb.Lib. V, Cap. \.
ap. eurad. adversus
si
avvedutamente
Vita
,
Colot.
a
rimproverare
equivoca, che gli uditori
Diogenes Laertius,
2
sue
e
,
Momo
oblique
composte
han
135.
bisogno
DEGLI
»
per intenderle
di un'altra
Pseudomante,
31
ORACOLI.
Pizia.
il Falso
cioè
ed
Egliscrisse,
»
Profeta,la
della
che prevalendosi
quelfamoso Alessandro,
di
capo di
lapio,che
fu per
sopra
i
a
fece
curiose osservazioni
molte
verificare la favola di Cadmo,
quasivolesse
un
assai celebre. Intorno
qualche tempo
nella dissertazione
Lami
tudine
mansue-
,
siffattiserpentimansueti
Giovanni
di
l'oracolo di Escu-
stabilì nel Ponto
figuraumana
storia
artificiosamente
cui compose
serpente,a
un
titolò
in-
serpentisacri,
parlandodella
quale, disse Ovidio:'
Nune
quoque
fugiunthominem,
nec
nec
vulnera
Quidque prius fuerint,placidimeminere
interessante
Ma
dall' Abate
in
singoiarmodo
^
Bonnaterre
del
gì'Indiani prendono
le Malabaresi
per
rinfrescarsi nel
Sembra
poichénon
di
cercano
che
ebbe
in
dracones.
fatta
descrizione,
serpente detto delle dame,
,
che
è la
laedunt,
mano
e
accarezzano
e
che
,
servendosene
riscaldare,
anche
tempo dei grandi calori.
Giovenale
rispettasse
poco glioracoli
difficoltàdi lasciarci quei versi sì
dalosi
scan-
'
:
Chaldaeis sed
Dixerit
major erit fiducia;quidquid
Astrologus,credent
a
fonte relatum
Ammonis; quoniam Delphis oracula cessant,
Et genus
E
humanum
non
l'esito,
certamente
«
2
damnat
caligofuturi.
sempre
conforme
ai
Oi'idius, Mctamorphos. Lib. IV, v. 602,
des Irois royaumes
Bonnaterre, Tableau encyclopedique
et mclhodiciue
de la Dature.
'
molto
Juvenalis
,
Salyr.VI,
v.
553, scqq.
32
CAPO
dovea
vaticini
far
,
Idque
può eglidirsi
presente del
delle
genio per glioracoli
pazzi che prestano più
Vangelo ,
e
altri consulta
quellevenerande
a
fede ad
assai
pagano
la
seconda
femmina
una
disonorata
da
tutta
nel
secolo
una
dell'interesse! Essi
grande
e
,
questa
seppure
può
che
che
essere
è tutta
può
non
portare
sop-
indegnedella ragione e
queste abominazioni
lei. Si è veduto
nel
di
i vaticini
caro
talpe ostinate,essa,
semplice e
tutta
pura,
alcune
nali,
gior-
invasata,
della umanità
santissima
i
alcuna
cosa
religioneche professano,
madre
sultano
con-
! Quanti
predizioni
Sibilla,
agitatadall'entusiasmo
disonorano
che
creduli,
accada
impossibileche
contraria
nuova
dederunt
estinto? Quanti
tutto
,
al
che il
profeziepretese,come
credendo
che
antra
Apollinis
:
*
Frattanto
mondo
ripeterefrequentementeai più savi
sortes, id
Deùm
Consilium?
sia al
TERZO.
duodecimo
e
nei
di
seguenti
,
in Irlanda
rinnovato
di
Purgatoriodi
S.
situata nel
lagodi Derg
in
l'antro di
Trofonio,sotto
Patrizio,il quale era
di un' isoletta che
mezzo
ove
Irlanda,
fu pure
Reglis0 Ragles.In quell'antrosi
che per otto
di
e
di sorta
chiavi,né
dovea
passare
alcuna.
si
il
verna
piccolaca-
trovasi
era
porta della
cibato,
di poco pane
giornosenza
nono
il penitente,
entrare
si
non
Pnidentius,
il penitentesortia dalla
Conlra
Symmachum.
Lib. I,
v.
con
alimento
si chiudeva
caverna
nel
detto
È
ore.
riaprivache dopo ventiquattr'
immaginarsi che
*
La
faceva
che
nome
monistero
un
giornicontinui
ventiquattroin ventiquattr'
ore,
acqua,
una
il
a
facile
spelonca colla
262, seqq.
siavea
avuta
eragli
diceva
gli
Se
di
cura
però
totalmente
dì
idea
dalla
ingombrata
mente
33
ORACOLI.
DEGLI
visioni
rimessa.
la
che
Chiesa
quale
tro.
nell'an-
riporlo
delle
intera
pena
La
di
prima
prevenirlo
che
ombili,colla
colpe
sue
ha
non
mai
,
approvata
ed
Cosi
come
Alessandro
potesse
ne
superstizione,
veruna
VI
ella
sterminerà
ordinò
annientare
sempre
che
la
condannò
il
luogo
superstizione
gli oggetti
questa,
ancor
fosse
distrutto.
negli
conosciuti.
animi,
35
CAPO
QUARTO.
DELLA
Abbia
no
0
MAGIA.
esistito l'arte
magica, esista
tuttora, né è qui da ricercarsi
di
né
é
o
da
cosa
,
sta
esi-
non
dersi
deci-
Wier, Godelman, Delrio,Bodin
leggieri.
Le
,
BrunjCalmetjTartarottijLugiatijPatuzzi,
Staidel,
Preati,
Cavalese, Grimaldi,Mamachi,Maffei, Cauz, Carli,ne
hanno
disputato
; e
continuerà
nulla
sempre
fino ad
della verità di
qualora anche
disputarne.Egli è
a
quest'arte
una
potea infatti
intorno
essere
immaginare
mille altri assai
si
il terrore
notturne
e
magia
potrà mai
e un
sorgente d' illusioni;
aggiunga
che
che
eerto
costantemente
che la
popolaridegliAntichi
infiniti.Né
rori
negarsi che glier-
ad
siano
essa
altrimenti.
Ogni
stati
arcano
effetto maraviglioso
ne
Se
più sorprendenti.
ispiravanoi magi
una
virtù
e
è assolutamente
a
ò
fa
ciò
colle loro
che il popolo,
dovea quasi necessariamente
stupefattoe inorridito,
magica
la
persuasa
non
si vedrà
spaventose operazioni,
air arte
si
dei suoi terribili effetti;
e
si dimostri
chimera, non
una
e
,
parte degliAntichi fu
massima
si è deciso
ora
illimitata.
tribuire
at-
36
CAPO
Si credè
giù dal
infatti che i magi
cielo la luna
Garminibus
Circe
*
Virgilio
;
docta
Hoc
Unam
possunt deducere
socios mutavit
Mycale
inter
lunam
,
Ulyssis:
^
Seneca
e
il potere di trar
avessero
incantesimi.
con
vel coeio
Carmina
disse
QUAUTO.
:
Thessalas docuit nurus,
luna
omnes
sequiturmagam,
quam
Astris relictis.
fa dire
Orazio
a
Movere
*
Canidia
:
imagines,
cereas
Ut
ipse nosti curiosus, et polo
Deripere lunam vocibus possum
e
Ovidio
*
Medea
a
:
Jubeoque
Et
mugire
Te
Altrove
solum
tremescere
egliscrive
della stessa
incantatrice
deducere
curru
Nititur,et tenebris abdere
Illa refraenat aquas,
Illa loco silvas
,
fa solamente
*
2
tu
Act.
,
Horatius, Epod.
*
Ovidius
Od.
Metamorph.
S
Idem,
^
T/ieocritus,Idyll.
II,
Heroid.
69,
V.
Oelaei
3
,
lunam
solis equos.
la luna
più bella, o luna, ora
Hercul.
18,
Lib.
Epist. 6,
v.
'
:
obliquaqueflumina sistit;
vivaque saxa movet.
invocare
Virgilius,Eclog. Vin,
Seneca,
:
sepulchris
luna, traho.
quoque,
Ma
montes,
exire
manesque
,
Illa reluctantem
Teocrito
meis:
v.
v,
8
sua
risplendi.
seqq.
Scen.
U,
I,
v.
24, seqcj.
VH,
alla
v.
205
85, seqq.
9, seqq.
seqq.
525,
seq^.
maga
.
38
CAPO
fa dire
Luciano
QUARTO.
Cleodemo
a
innanzi
»
e
Ecate,che
Qualis per
Atracia
menava
nubila
e
anche
che
un
Cerbero,
seco
fare arrossire
colla loro arte
sogliono
luna/
della
dal cielo. » Credevasi
svelse la luna
sapessero
gì'incantesimi
il crescer
d' ordinario farsi durante
raago(( si trasse
che
che i magi
la luna.
Phoebes
labor:
rubet
arte
magi
esercitavano
un
potere sì assoluto
meravigliache
ne
esercitassero
disse Stazio.'
Se
dunque
sopra la luna
simile sopra
i
è
non
,
le
si
stelle,
inferiori alla luna
ci conta
degliAntichi. Virgilio
di farle volgereindietro : ^
mettea
et
fluviis,
Sistere aquam
che
nella idea popolare
una
sidera
vertere
sidera
excantata
coelo
Lunamque
ornos.
:*
scrive di un' altra maga
Quae
maga
retro,
Nocturnosque ciet manes; mugire videbis
Sub pedibus terram, descendere
montibus
Orazio
voce
Thessala,
deripit.
^
Egli scongiura Canidia,
Per.... libros carminnm
Defixa coelo
Tibullo
dice di
Hanc
"
una
maga
:
de coelo diicentem
ego
Fluminis
haec
*
Lncianjis, in Pliilopseade.
3
Slalius
5
*
Thehaid.
Lib.
I.
Lib.
IV,
y
VirgiUus, ;Eneid.
Horatiiis
Epod.
,
Od.
V,
v.
v.
6
ri6H//«j, Eleg.Lib. I, El. 2,
,
Od.
489, st({i^
45, scq.
Idem
sidera
rapidiCarmine
17, v. 4, scq.
5
\. e,
valentium
sidera.
revocare
V.
45, scq.
uno
vidi
,
vertit iter.
pro-
alcuni
descrivendo
Lucano
39
MAGIA.
DELLA
incantesimi
,
Illicet sidera
deducta
Praecipiti
:
primum
polo; Phoebeque
serena,
venenis,
obsessa
alitar diris verborum
Non
'
canta
,
Palluit,et nigris,terrenisqueignibusarsit,
prohiberetimagine tellus,
si fraterna
Quam
coelestibus umbras.
flammis
Insereretque suas
Dopo queste prodezze,il coprireil
muggire
i tuoni
di
la terra
di Giove
il consenso
senza
nel
neve
nubi, il far
giar
biancheg-
e
della estate
cuor
l'eccitare il mare
cielo di
il destare
tempesta doveano
venti
e
erano
un
infatti,
giuocoper quei possentiincantatori.
fa
ampia
a
testimonianza
Haesit
Lucano
audito
Axibus
rapidisimpulsus Juppitarurgens,
ire
non
Imbribus,
ignaro coelum
Humentes
late nebulas
:
complant
nimbosqua
comis.
Ventis
rursus
vetitum
,
ìsdam
solutis
cassantibus, aequor
sentire
procellas,
Gonticuit, turbante
Noto; puppimque ferentes
In venlum
sinus.
tumuare
Tibullo,come
testimonio
di vista,si fa tutto
del potere
meravigliose
cose
Cum
di
libet , aestivo
Lticanus
,
Pliarsal. Lib. VI,
v.
convocat
499, scqq.
*
fdem,
3
Tibullus, Eleg Lib. I, El. 2, v. 47, seq.
1. e,
V.
461, seqq.
atterrito
^
una
maga
nubila coelo,
libet,haec tristidepellit
Cum
*
omnia
Jove ; vocibus
,
Intumuit
mundus;
pr^educunt nubila Phoebo
Et tonat
Excussare
carmina
polos.Nunc
et calido
^
:
:
praeceps
Miratur
dirci
paruit aethar
Torpuitet
et
versi
quei
Ne
longa
dilataque
dies, laginon
noeta
in
stesso
ed
essere,
,
vices rerum,
Cessavere
i
,
orbe
nives.
•
a
40
CAPO
Medea
si vanta
concutio
freta;nobila pello,
canto
^
Seneca
presso
:
Et evocavi
Egique
nubibus
ad imum
siccis aquas
maria,
Oceanus
et
lego confusa
tellus floruit canto
Messem
Violenta
Et
Phasis
Ister in tot
Tacente
vento.
la natura
glistessi
ed
omnibos
Dei
1' oprar
a discendere
obbligarli
Chi
crederebbe
giuntia tanto, se
non
di Giove. Ma
medesimo
che
sul
turbar
soglio,
suo
audacia insopporera
cielo,
tabile.
fossero
gli scellerati magi
sulla
assicurasse
ne
Quintiliano,il quale dice
che 1'orrendo
parola
sua
borbottare
imperiose parole dei magi gettavano
in grave
Nomina
gliDei superni e gl'infernali?
Plinio certa
della
»
quale spacciavasi«
voleano
che i m.agisi servissero
gliDei.
evocare
^
»
"
Ovidius, Metamorph. Lib. VII,
«
Seneca,
'
Mago» uti, cum
Mcd.
volgere
scon-
,
dal
ce
mare,
questiportenti e
il permesso
senza
vada;
insanom
tutti
perfinGiove
e
Ceres.
ripispiger.
,
floctos,tomoit
temerità
,
di visus, truces
ora
Sonuere
gran
,
meo
vertit in fontem
Compressit undas
Era
mare
flexi vices
hybernam
vidit
coacta
:
aetheris,
vidit; et vetitum
et astra
Ursae: temporum
Tetigistis,
JEstiva
graves
dedit
,
Pariterquemundus,
solem,
;
sestibus victis
Interius undas,
Et
*
:
induco.
Nobilaque
e
Ovidio
presso
Stantia
QUARTO.
v.
Solino afferma
201,
«
e
le
angoscio
erba,
quando
esser
pro-
seq.
IV, Se. 2, v. 753, seqq.
velini Dcos evocare.
Plinius, Hist.
Act
nat.
Lib.
24, Cap.
17.
DELLA
pria dei magi
»
l'arte di
di altro genere
»
Medea
assalire
Coelum
saepe
»* La nutrice
giù il cielo :
trar
et aggressam
,
esser
di
sta
que-
^
Deos,
trahentem.
Arnobio^ che v' ebbe chi insegnò,
in
Leggiamo
gliDei, e
questa
e
,
che ella ha veduta
schiamazza
furentem
Vidi
gliDei
evocare
che la Necromanzia.
presso Seneca
maga
41
MAGIA.
in terram
Quibus
modis
sacrificiiselici:
Juppiterpossit
e
da Plinio
agliDei
della magia,
»* per
mezzo
essa.
evocazione
La
era
fu vago
Nerone
desiderava di comandare
perchè«
di
impariamo, che
molto
scienza
dei mani
fra i
commune
delle anime
e
magi
ed
,
dei defunti
apparteneva ad
una
che appellavasi
particolare,
necromanzia,perchè
tra
v£xpÒ5
Orazio descrive il modo
valea morto.
i Greci
quale due maghe pretendeanofare questa evocazione
col
"
:
nigra succinctam vadere palla
Canidiam, pedibus nudis, passoque capillo,
Cum
Sagana majore ululantem. Pallor utrasque
Vidi egomet
Fecerat
horrendas
Unguibus
et
pullam divellere
cruor
Coeperunt;
Manes
•
in fossam
magorum,
mordicus
confusus
,
elicerent , animas
Proprium est
Necroinantiac.
aspectu. Scalperàterram
Deos
responsa
agnam
ut inde
daturas.
elicere et evocare, sed io alio genere quam
Solinus,Polyhist.
S
Seneca, Med.
'
Arnobius
*
Plinins
Hist. nat. Lib. 30, Gap. "2.
ImperareDiis concupivit.
IJoratius
Lib, I, Sat. 8, v. 23, seqq.
Sermon.
,
Act. IV, Scen.
I, v. 673, scq.
adversus nation. Lib. V.
,
'
,
4*
42
CAPO
Altra
volta fa dire
Possum
*
erbe
;
et
lupum fieri,
Moerin, saepe animas
Atque satas
:
excitare mortuos.
di alcune
saepe
*
Gaaidia
crematos
Virgiliocanta
His ego
a
QUARTO.
imis
exire
alio vidi traducere
Simili storie terribili ci conta
Cum
condere
se
sepulchris,
messes.
Ovidio
qua
Purpureus
Hanc
lunse
nocturnas
ego
sanguine vultus
anile
corpus
antiquisproavos
Et solidam
Tibullo fra le
longo
Hsec
ciet infernas
sua
jubet aspersas
Eglici parlaqui del
*
3
si servivano
Eoratius
,
?
Epod.
Od.
latte
ossa
nelle loro
ommesso
*
;
sepulchris
rogo.
stridore catervas,
lacte referre
come
ha
non
maga
di
un
pedem.
oggetto del quale
operazioni.Properzioci
1 8, v. 27.
8, V. 97, seqq.
Ovidius, Amor. Lib. I, Eleg.8, v. ì\, seqq.
Tibullus, Eleg.Lib. I, El. 2, v. 43, seqq.
Virgilius Ecl.
y
3
findit humum.
i mani
evocare
magico
venit.
,
Carmine
Elicit,et tepidodevocat
Jam
orbe
finditquesolum, manesque
cantu
Jam
ab
pupula duplex
atavosque sepulchris
,
prodezzedella
quelladi
annoverare
tegi.
oculis quoque
Fulminat, et gemino lumen
Evocat
erat.
volitare per umbras
versam
,
magi
quei versi
fides,stillantia sidera vidi;
Suspicor et piuma
Suspicor,et fama est;
i
in
voluit,tote glomeranturnubila coelo,
Cum
voluit,puro fulgetin orbe dies.
Sanguine, si
di
sylvis
*
le ombre
:
Umbra
hsec
neque
di vedere
s' immaginava
di
armate
spaventose
magicis
proditaquis.
mortua
spettro della madre
atterrito dallo
Nerone
spesso
fatti
: «
flagelli
»
di
scongiurarei
fa avvertiti che
era
di
che i magi
di
di
Dicearco,che
la
dall' inferno
effettivamente
il potere di farsi venire
Epicuro e
ci
già pubblicamentenota
degliestinti , poichéconfutando
anime
e
Tertulliano
»
dei morti. 'Lattanzio credè
avessero
magi
evocare
scienza,colla quale pretendeasirichiamare
le anime
d' innanzi
opinionedi
le
mocrito,
De-
l'anima
stimavano
col corpo
si espresse
soggetta a disciogliersi
,
tal guisa: « È dunque falsa la opinionedi Democrito,
mortale
in
tempo
suo
a
da furie
alcuni
'
della defunta.
mani
,
con
dice Svetonio, cercò
degl'incantesimi,
che
uccisa
accompagnato
))
la
richiamare
adoperavanoper
che i magi
parladell' acqua
Ì:J
MAGIA.
DELLA
e
Epicuro,di Dicearco,che
il disciogliersi
»
di
»
dell'anima:
»
ardito di sostenere
alla presenza
»
avrebbe
certi canti richiamare
»
l'inferno
»
propriocchi
»
cose
»
convinti da prove
*
3
saputo
e
con
essi
e
di
un
se
avessero
osato
sacro,
evocare
mago,
il quale
le anime
e
a
e
dal-
loro coi
predirele
farlo,sarebbono
di fatto incontrastabile
El.
certamente
farle vedere
e
costringerlea parlare
Propertius,Eleg.Lib. IV,
per magos
avrebbono
non
trarlo loro innanzi
future;e
9 Facto
Vii. XII
opinioneche
ammettono
stati
presente. »*
1, v. 106.
manes
Neron., Cap. 34.
jam literatura est, quffi animas
et
eiorare
tentavit.
SvetonitiSf
Caes., in Vita
Publica
etiam
disjunclas,
etiam
etiain
justaactate sopitas,
humatione
evocaluram
ali
se
dispunctas,
prompta
de anima, Cap. Ò7.
TerUillianits,
pollicetur.
* Falsa est
et Epicuriet Dictearchi de animse' dissolulionn
rrgo Democriti
audereut
de ioteritu aairaaruni
non
scnlCDliajqui piolccto
mago aliquopr»«
proba morte
iarerùin incolatu
,
44
CAPO
Alcimo
Avito
in
aeree
e
,
QUABTO.
fu di parere
luogo delle
che
il demonio
anime
in
rispondesse
loro
dei
morti, alcune
alle
vece
facesse
parire,
com-
figure
dei
interrogazioni
*
magi
:
Nec
his
minus
pulsaicontraria
salutis
cura
,
Angit praescitusducti
Cum
tamen
Colloquium
terminus
aevi :
eductas infernis sedibus
umbras
miscere
Spirituserroris
Ad
consulta
Et
quos
putent, et
sed
qui
parat vanis
referre,
nota
bacchatur
in
illis,
figuris
:
responsa
porrecto dicantur singulaverbo,
Praesenti illusus,damnabitur
ille perenni
ne
Judicio
Si attribuiva
i
quisquisvetitum
serpenti.Essi
e
ne
ai
ancora
magi
cognoscere
un
potere ammirabile
li incantavano
dice
V ira
sopra
Virgilioli assopivano
,
ammorzavano
tentat.
,
^
:
Vipereo generiet graviterspirantibushydris
Spargere qui somnos
solebat,
cantuque manuque
Mulcebatqueiras
Simil
afferma
cosa
Orazio
et morsus
Tibullo
Cantus vicinis
Cantus
,
'
:
frugestraducit
et iratae detinet
rent,
re
ipsa
agris,
rappresenta Canidia coperta il capo di vipere
ci
prseberese
ab
anguis iter.
qui sciret certis carminilms
sente, disserere,
et
levabat.
arte
humanis
et
oculis videndas
et
ciere
loqui et
ab
inferis anitnas
et
adesse
futura praedicere;
et si aude-
documentis prsesentibus
vincerentur. Lactantius, Divin. Instijtut.
Lib. VII, Cap. iZ.
*
2
3
Jlcimus
Avitiis,de Mosaicae
Historiae
Lib. IF,v. 3i7, seqq.
gestis.
VirgilÌHs,^neid. Lib. VII, v. 753, seqq,
r//;H//«j,Eleg.Lib. I El. 9, V. i9, seq.
,
46
QUABTO.
CAPO
Tunc
quisque
ut
Goncutit
interius
Protinus
et
Et
secreti carminis
lassis,verbo
impune
Mox
Interdum
arma
virus
non
,
Anguineae
Mutua
fraudis
che
ascritte
titolo : il
porta per
oggetto di difendere
più
era
sopra
il
costa
»
r arrestare
»
penti col
»
farli
nel
veleno
ebbe
esercita sopra
suono
in America
nel 1791
di cui testimonianza
ad
un
tratto
dal
suono
furono
si
legge:
cui
«
stromenti.
È
del
mi
Ciò
cielo,
i
ser-
loro,e
»* Parole
facile lo
render
mansueti
dal
sig.di
non
può
il
marchevol
ri-
gere
scor-
gliAntichi,che
erano
meravigliosoimpero
uno
cui
cantesimi
fatti in-
ilvincere
più potente
i
i
penti,
ser-
che
il
qualifu veduto
la
Chateaubriand, uomo
uno
quei rettili,
di
per
,
loro arte
origine dal
ha
donna,
mago
necromante.
persuasionein
magi potessero colla
; ed
una
dei fiumi
i miei
del venerabile
la
,
lo svellere le stelle dal
del canto
scoppiare sopra
che
un
il corso
verno
n' ha
ve
il figliuolo
morto, il quale
sepolcro.Ivi
più travaglio, che
»
il marito
poichéda
suo
,
fandi.
sepolcro incantato
di notte
cessò di farsi vedere
commercia
una
Quintiliano,
a
centra
volte apparso
origineprima
et
quod sic, lingusequeperiti.
speciem reddunt
per
le declamazioni
Fra
serpens
trahunt
de matre
timetur.
in angue
si callida surdus
peritincantans
quoniam
inermis,
tractatur
Adjuratoriscontempsit murmura
Hoc
:
luctante,venenis,
coluber
raanu
tantum,
morsus
praesenserit
hydrum,
clausas cognoverit aures,
duras
Aspidisaut
bello
gravem
esser
dei
sospetta
ammansato
,
stromento.' Cosi il volgo,
sidera mundo
revelluntur, cuni
Magis mihi laborandum est, quam cum
carminis
veneno
stare
vieti,
decursus,cum
potentiore
jubenturhyberni(luviorum
Declamat.
X.
in
instrumenta
mea
Quintilianus,
serpentes.
rumpuntur
2 M. de Chateaubriand,
Ge'nie du Cbristianisme, Part. I,Liv. HI, Chap. 2.
*
DELLA
che
attribuì
dappertutto,
il mistero
cerca
ad un' arte
arcana
e
segreta,
passandoalle favole,immaginò
opratidai magi
47
MAGIA.
i
sopra
Le
donne
tessale
Antichi
tenute
in conto
strani
«
di
dal cielo.
Antichi,che
Canta
^
Giunse
tessale
che
si diede
alla
svelgonola
magia
il
fibrae,et volucrum
Thessalicumque
per nubila
luna
sermo,
dice presso
nefas.
:*
Seneca
thessalicis
Cum
Vexata
minis
coelum
,
frsGno
Propiorelegit:
d'
la nutrice
Ippolito
presso
lo stesso
Sic te regentem frjjenanocturni
Detrahere
deride
Giovenale
Hic
tragico:
thessali cantus
numquam
i filtritessalici
queant.
:
magicos adfert cantus, hic thessala vendit
Lucianns, Dial. merciric.
Dial. 4, Melis. et Batch.
8
Plato,
5
ó'teWw*, Thebaid.
«
Seneca,
'
Act. Il, Seca.
/(/em,Ilippol.
in
^
setheris
Philtra.
i
tone
Pla-
di arte tessala.
nome
Astrorumque vices, numerataque semita lunae,
e
»
Stazio:'
Hinc
Medea
Molte
«
questa persuasionenegli
tanto
a
dagli
per incantatrici.
passano
le femmine
»
stimò
erano
espertissimemaghe.
,
»
fatto certo
un
che
prodigi,
singoiar modo
m
Tessale,dice Luciano,
nomina
turale
na-
serpenti.
*
»
da
e
effetto
un
Gorgia.
Med.
Lib.
III.
Act. iV, Se.
2,
v.
789,
seqq.
I,v. 419,se4.
48
CAPO
si fa beffe della scienza
Marziale
Similmente
Quse
thessalico lunam
nunc
Quae sciet hos
,
Traditur
extinctas
In lucem
animas
Ast alias damnasse
Murmure
Vita
Altrove
itidem
al
al
vitain.
favillas,
novit.
condannato
avea
mano
S. Ro-
:'
fuoco
tandem
peritus
figuras,
noxia
ars
giudiceche
suppliziodel
Quousque
excire
incantare
spoliarealios
eglifa dire
umbris:
crimine
tenues
Atque sepulchralesscite
virgae
ad utrumque
facit hoc
magico
nam
magiae
penitusque latenti
,
fuerit,geminoque armàrit
Ut
ille
revolantibus
neci
:
toros?
cocytia lethi
,
Chao
lena
*
resignasse,sursum
Immersisse
rhombo,
sumptae moderamine
revocasse
tessalica:*
:
thessalicae doctissimus
non
Jura
deducere
illos vendere
dice Prudenzio
Di Mercurio
Nec
QUARTO.
hic nobis
summus
Illudit....
Thessalorum
magus
Carmine
,
Poenam
Al
qual luogo 1' antico
La
»
si
»
e
»
fu
i
servono
magi
gì'incantatori
Erittone,al
impiega
*
2
et
scoliaste fa questa annotazione:
Tessagliaabbonda
«
una
gran
di veleni
nelle
loro
Idenij Peristephan.Hymn.
*
Thessalia abundans
magi
est
10,
venenis
delle quali
sesto
tra
i
magi
questi
»* Infatti Lucano
della
sua
Farsa-
30.
Lib. U,
v.
868,
et
herbis
v.
89, seqq.
seqq.
e quibus
incantalores,
Prndentii, ad 1. e.
Una
numero.
parte del libro
5
Scholiastcs
di erbe
riferire di Lucano.
Epigr.Lib. IX, Ep.
Prndentius, Conira Symmach.
et
e
operazioni.Quivi
in gran
sono
Martialis.
ibi multi sunt
in ludibrium?
peritusvertere
quibusmagicam
Erichtho
fuit,
ut
faciunt
magici ;
rcfeit Lucanus,
operazionimagiche di
gliain
descrivere
Orazio
dice per ischerzo
QuaB
le
ad
Deus
Magus venenis, quis poterit
parlandodell' arte magica
Plinio
scrisse
a
commedia
una
descrivere
di
coi loro incantesimi
commedia
è fatta menzione
da Stefano
Bizantino
che Menandro
alcune
femmine, che
giù la luna.^
trar
cui si fé'
Tessala;in
Di
da Stobeo. Anche
vano
cerca-
questa
Polluce,'
da Giulio
ancora
l'altro famoso
^
attribuì ai Tessali 1'arte
Aristofane
comico
,*e
:
?
narra
,
intitolata : la
di
operazioni
le
*
amico
suo
un
Tessala.
una
solvere thessalis
quiste
saga,
49
MAGIA.
DELLA
magica.
Cosi
°
Apuleio.
pure
Fra
i terrori
e
i
dei volgari non
pregiudizi
mancò
,
nell'antichità chi si ridesse dell'arte
che
Non
essa
enim
magica e
disse Ennio:''
Cicerone
cagionava.Presso
dello spavento
ii aut
aut arte divini
scientia,
vates, impudentesque harioli,
superstitiosi
aut quibus egestas imperat :
inertes
aut insani
sunt
,
Sed
Aut
,
,
sibi semitam
viam ;
Qui
sapiunt alteri monstrant
ab iis drachmam
Quibus divitiaspollicentur,
ipsipetunt;
De bis divitiissibi deducant
drachmam, reddant caetera.
*
Horatinsy Carm.
* Nec
non
,
Lib. I, Od.
27, v. 21, seq.
modo
postea quisquam dixit,quonam
urbem
religiosissimam
,
diu obtÌDuit in nostro
quando
orbe
(magia)venisset
transisset ad thessalas urbes
,
Telmessum
quarum
cognomen
aliente
ChironÌ3
gentis.Trojanis itaquc temporilìus,
fulminante
medicinis contenta, et solo Marte
miror
Achillis
cquidem
populis
famam
ut Menander
litcrarum subtilitatisine
ejus in tantum
adhresisse,
quoque
aemulo genitus,Thessalam
foeminacognominàritfalìulam complexam aml)3ges
dctrahentium
lunam.
rum
Plinins, Hist. nat. Lib. 30, Gap. 1.
,
,
,
3
Julius
*
Stephantts
Byzantinus de Gent.
Aristophanes Nub. v. 747.
A pule
jUS
Metamorphos.sive de
Lib. X, Scct. \\b.
Pollux, Ononiast.
art.
,
5
025"J«Xt«
,
6
,
'
Ennius
tEOPARDl
,
ap. Cic. de Divinai.
—
Terrori
As. Aureo,
Lib, I.
popolari.
,
5
^
CAPO
Cicerone
»
dice
stesso
dei
glierrori
QUARTO.
che
i
poeti,
porsi in
possono
«
portenti opratidai magi
»
lie
degliEgiziani,che
»
opinionidel volgo nate dalla ignoranza e
»
tezza
in cui
filosofo poco
questo
intorno
terrori
liberamente
assai
dello stesso
sono
si trova
soggetto a
al
*
»
vele d' incantare
»
tichita che
»
narsi
»
impossibile ;
»
col
le
che parca
degliantichi
di alcuni
e
canti
fa d' uopo
Columella, che,
dar
gentidi
adito
:
scrivendo
il fattor di villa
avverte
alle
streghe.« Questa
»
impegna gl'inesperti
stizioni,
prima
Ippocratedice
empietà
più eh' altro,
y"
Dei. »* Plinio si dichiarò
'
e
verun
tutti i pregiudizi
egli,col
»
di
per
partecipava a
sorta
scia in delitti.»
che
agricoltura
»
»
tutto
di
agliaruspicie
^
allonta-
,
campagna,
scrive
o
taan-
è del
il che
non
gente,
rozza
suscitarsi
a
di
la
visitar la scuola
,
delle
all' arte
è sì evidente
questa verità
agricoltorenon
essere
creduto
avesser
procellepotessero
apprenderlanon
senza
Seneca,
tesimi
panici,parla degl'incan-
i frutti altrui. Credeva
mezzo
filosofo. ))^
»
è proibitodalle dodici
noi,die' egli,
Presso
magica. «
le
e
dalla incer-
vero.
si scandolezza
e
le fol,
genere,
,
di Roma,
legislatori
fascio
un
di
vane
in
ispesee
mezzo
che i magi
persuasioneche
«
po-
mostrano
,
v'abbiano
non
apertamente
super-
contro
la
opi-
conjungerelicetporteata magorum, iEgyptìoetiam vulgiopiniones,quae in maxima
ruraque
genere dementiamj tum
inconstantia veritatis ignoratione
versantur.
Cicero, de Natura
Deorum, Lib. I.
3 Et
apud nosin duodecim tabulis cavetur, ne quis alienos fruclus excantasCum
poetarum
autem
errore
in eodem
sit. Budis
adhuc
antiquitascredebat,et
attrahi
imbres
cantibus,
nihil posse fieri tam
nuUius
palam est, ut hujus rei causa
intranda sit. Seneca, Naturai. Qusest.Lib. IV, Gap. 7.
5
Haruspices sagasque quse utraque genera, vana
impensas et deincepsad flagitia
compellunt,ne
,
mos
ad
Re
Rust.
?
Lib.
,
I, Gap. 8.
Hippocrates,de
morbo
sacro.
repelli;
quorum
philosophischola
et
rudes
supcrstitione
ani-
admiserit. Columella, de
iiione
volgare,che
reale.
Egli la
*
ingannosissima
»
abbia
qualche
»
alle arti
che
la mente
si fecero
apparisce,
M. Aurelio
cuna
,
,
»
dabbenaggine
»
sa
»
udito dire che
»
avendo
»
rimanere
caustc,
tium
nat.
si
alle
giù
ebbe
maghe
la luna.
^
se
v' ha al-
di svellere la luna dal
sei credono.
che
qualche poco
di
oscurata
Poiché
quale
la
Tessalo
,
i pleniluni,
in cui accadono
nel
della
e
e ha
astrologia,
di Egetore
Aganice figlia
preveduto il tempo
gare
vol-
singolarmente
Che
«
,
le ecclissi
,
la luna
dovea
dall' ombra, fe'credere alle femmine
Magicas vanitalcs seepiusquidem antecedenlis operisparte, ubicumque
locusqne poscebant,coarguimus,detegimusque etiamnum
; in paucis ta"
Lib.
fraudulentissima
ar-
valuit. Plinius,Hist.
30, Gap. \.
3
OccuUandis
3
Inlestabilem
fraudibus sagax.
,
umbras, scd
Fuit
irrilam, inanem
in bis veneficas
arlcs
Vita Didii
Idem, 1. e. Lib. 29, Gap. 3.
esse;
babcntem
non
i)ollere,
prffitereain Juliano
in
Spartianiis,
'
,
originela
digna res est, de qua pluradicantur, vel eo ipso quod
orbe, plurimusquesreculis
plurimum in loto terrarurn
?
Platone
Ebreo, Galeno, Strabone
delle femmine
qualeconosceva
inen
magica. Così
qual prometta
sicuramente
essa
immaginazioni.
prende giuoco della ignoranza
cielo,ella
*
beffe dell' arte
attribuiva
die' egli la
))
»
di false
egli,ed Apuleio,per quanto
ancor
di trar
tessale,il potere
coloro
appellavansimagi
Imperatore, Filone
opinione,che
benché
vana,
magiche. »^ Sparziano
G' insegna Plutarco^ donde
Luciano.
))
che
ingombra
Marcellino
la
esser
che prestava fede
Giuliano,
Didio
dice
Snida
aveano
Ammiano
alle
venefiche,non
magi:* e
ai
e
oc^
verità,la quale appartiene
di
ombra
in
sagace
per fermo
tener
a
inutile
detestabile,
«
pazziaquelladi
chiamò
e
,
cullare le frodi :* ed esorta
dei magi
un' arte
la magia come
riguardare
facea
chiama
scienza
W
MAGIA.
DELLA
hmc
amentia
Juliani.
Plutarchus, I'ra"cepl.
Gonjiigal.
tamen
magicas./dem,\.
,
ut
per magos
quasdam
e.
veritatis
Lib. 30, Gap. 2.
pleraquefeceret.
Wì
CAPO
che
»
tolta dal cielo.
avrebbela
essa
QUARTO.
altrove lo stesso
*
scrittore
dal
»
di staccar
»
alle femmine
dall'astuzia
»
tore, donna,
come
»
quale ogni
»
intendere
»
suo
la luna
:
cielo ;
Tessale
Le
«
qual
La
»
di
di EgeAglaonicefiglia
dicono, perita in astrologia,la
volta
che
che ella
la luna
magica
arte
con
ecclissi faceva
pativa
benché
gliscrittori cristiani,
nondimeno
v'ha avuto
inutile
affatto
modo
ha
ne
chi ha
1' avea
levata
molti
abbiano
essere
la
: una
gì'incantesimi.^
chimera.
»
in un'
di
passo
Origene :
«
di alcuna
nome
ser
reale. «^ Lattanzio
che
giuochi
Girolamo, cita
mi
non
Quindi
*
Pl'ttarchus, de Oracul.
Quid
dicemus
li
sto
que-
sembra
es-
chiama
di
hanno
niente
quasi
Alessandrino
cosa
«
che
,
2
ergo
S.
dunque,
chiama
magica
,
di solido. »^
Arnobio
singoiar
cosa
Arte
glieffetti magici prestigi
e
^
in latino da
recata
epistola
Che
«
Teofilo
Cipriano.*
Così S.
tribuiti
at-
demonio,
in
magia? Quello
,
))
dal
riguardataquest'artecome
la vanità.
conosciuta
tutti dicono
al
ingannatrice.Tertulliano
e
egli diremo
scrive
»
fama
ciò lu fatto credere
ma
glieffetti pretesidell' arte magica
»
han
luogo.))
Fra
»
pete
ri-
cosa
vero
appellafrode.'
Defectu.
magiam
?
quod
omnes
pene:
fallaciam. Tertullianus,
de anima, Gap. 57.
3
cxcantibus
et
ratio est
Socrates
et
est
ad
et
instrui
et
nation.
LiL. I.
et praestigiis
illa,qufe falliiet decipit,
credulum
se
adversus
vulgusinducit...
regi ad
arbitrium
vel ludicra potentatus. S.
perniciosa,
Hos
et
poelse dne-
daemoois
pr"edicabal,
Cyprianus, de Idolo-
vanitale.
5
nes,
omnium
autein
Magis inde
rum
ludi. Arnobius,
veritatem, stultum
norunt,
monas
artium
Magicarum
* Horum
Ars
magica non
ap. Theopb.
6
videtur
rei
alicujus
subsistentis
vocabulum,
Orige-
Alexand.
nihil
Quee
mihi
veri
ac
solidi
ostentant.
Lactantius, Divin.
Inslitut. Lib.
IV,
Cap. i5.
'
Omilto
de fraude
ac
nunc
ipsa opera comparare,
quia
in secundo
artis magicaedixi. Idem^ 1. e. Lib.
preestigiis
et
superiore libro,
V, Cap. 3.
5o
CAPO
QUIIVTO.
SOGNI.
DEI
v' ebbe
Non
pregiudizio
più
forse
Antichi di quello di
riguardarei sogni come
Neil'
qualche avvenimento.
è anche degno
di
e
in
mezzo
a
esaminar
tutto
agitatodal
delle
che
tenebre,
che
,
appoco
a
nella
che
sua
le
ruggiredelle belve,e
Dopo
breve
tutto
immaginidei
,
il mattino
r atterrisce. Il vento
che
,
gere
sopraggiun-
tempo
e non
e
la
verso
di sé
una
riposo.Egli cerca
suoi timori
Oggetticonfusi
Verso
il
entro
al
lo invitava
egliobblia
suscitarsi.
mente.
dal
moltiplicith
deglioggetti
,
l'investe
Appoco
la
di
ansioso
conosceva,
nondimeno
sentia
di secondarla col coricarsi.
secreta
non
,
gì'infondeva
che
timore
forza sconosciuta
pericoli
delle frondi nella foresta ;
quieto muoversi
sera
da
,
incapace per
e
dall'ignoranza,
circondato
sorte
giudizio
pre-
d' incertezza
quel tempo
oppresso
atterrito
soddisfarsi,
di
In
scusa.
sua
natura
una
,
dal
di
gli
forieri di
primitivoquesto
uomo
l'uomo
timore,
inquietosulla
sempre
fra
commune
vede
una
calma
più nulla.
diurni cominciano
tristi si adunano
eglivede
un
sogno
spira leggermente sulla
56
QUINTO.
CAPO
faccia
sua
,
eglisorge
di trovarsi
ad
tutto
risveglia
lo
,
uno
con
palpito meravigliato
spesso
sul suolo
steso
,
attonito in veder
e
già il sole
,
ad
sorgere
distanza
gran
coricarsi. Una
veduto
inquietudini.Tremando
eglifugge
s' avanza
ad
passo,
che
ogni
eglisi
quel
egliche
sa
di
cosa
che ha tutta
e
sempre
,
si è
mezzo
il
di
dice il
il sonno,
somnium
vocant;
una
timorito
in-
causa
del
prannatural
so-
futuro,
può
non
La
ser
essua
che
Qualprodigio.
un
suo
da
Àut
enim
che
eglivolesse
divina
cosa
madre
dei
si hanno
scoliaste,
questo
*
est
taluno l'avvenire
e
il
farlo
monio
patri-
degliinterpreti.
e
il sogno.
Cosi
quffi videre sibi dormientes
aut
una
d'ogniscusa.
crede
la terra
sogni distingueMacrobio.
Omulum,
e
dell' Ente
nunzio
come
di
l'apparenza
divenne
,
divcrsitatesj et nomina.
ad
sogno
certamente
sogni.Si
Euripide chiamò
*
suo
che il futuro
degliàuguri famelici
si genera
nuovo
compiaciuto di scoprirea
il sogno
dalla terra
di
d'immaginarespiegazionepiù esatta
è capace
volta Dio
delle
e
ricordandosi
riguarda
non
col
sogno
quello
,
mente
una
da
agitazioni
suo
la notte. Turbato
degno
è
lontano
del
solo confusamente
preveduto ,
lo richiama
dosi
sospettoso,ferman-
e
momento
lo
se
,
esser
In
egliattribuisce
supremo,
avca
guardandosi intorno.
e
risovviene
in
se
,
lo
,
taciturno
provate durante
ha
in cui
belva,che, passando senza
quel luogo, e
stato
luogo
nel bosco
,
sue
dal
secche
crepitarele foglie
fa
vista
alle
una
di rimbalzo
Destato
tratto.
un
pure
sogni,perchè
i cibi,
dai cibi
Cinque specie di
Niceforo
videnlur,quinque sunt
ovzipoi; secunduni
opa.[J.a., quod visio recte
Greecos^
aut
appellatur;
Grego-
principales
quod
Latini
^pv3/;.aTiff//.0{,
dicitur; aut est
quod
nuncupalur j aut est èvuTTViov,
hoc
nomine
fuit,i"isum vocavit. Ultima
Cicero,quoties
quod
opus
oa.VTO.'SiJ.cK.,
bis duo, cum
indigna sunt, quia nibil divividentur,cura interprelationb
ex
quod
oraculum
insomnium
DEI
*
«
ra.
»
»
egli,diconsi
scrive
Cinque,
sogni.Quello cioè
che
chiamano
divin
dice
Agamennone
^
fonte
tutto
sanno
»
»
fama
dei
o
col
Vana
di
Seno-
come
lor
àuguri
della
,
'
imago quietis
nec
mese.
sogni soltanto
i
ci rappresenta
Virgilio
Cum
levis sethereis
Aera
dimovit
delapsusSomnus
tenebrosum
et
,
Te, Palinure
Insonti
,
,
compagni
^
di
sogni,
tendeano
dei
fausti,e
ottenerli
da
lui
ne
faceanglidelle
,
at-
li-
j»aVTa(T/Aa.Est enim «vJttviov quoties
corporis,sive fortun?e,qualisvigilantemfaligavcrit,
et
Macrobitts, in Soma.
Nicephorus Gregoras, in Schol.
Xenophon, de Magisterio
Equit.
3
Statius, Thebaid.
Lib. V.
«
Virgilius,^neid.
Lib. V,
PsendO'Dydimns,
portans
cioè
óvEepoTróuTDiv,
perchè gli Antichi
èvjTTViov dico,
oppressi animi, vel
talem se ingeritdormienti.
,
in alta.
Mercurio
per
astris,
dispulitumbras
consedit
chiama
mandator
cura
ab
petens, libi tristia somnia
puppique Deus
Il Pseudo-Didimo
nalioni apportant ;
come
*
del dio Sonno:
'
Dei, scrive
ultor in iras
has, Deus
,
:
ad altri
mezzo
Stazio:
Canta
sogni.»
Apportat, coeptisquefavet
'
Gli
«
,
Deus
*
sonno
lo fan sapere
sacrificjo
nei
0
,
della Divinità.
messaggero
nel
scese
Omero.
e
,
piace
me
presso
,
»
il sogno
a
sogno
specie dei
il fantasma
tvÙTrvtov;
l'oracolo;la visione; il sogno.
Un
le
essere
,
Gli antichi stimarono
»
87
SOGNI.
v,
ad Homer.
ad
838,
Scip. Lib. I, Cap. 3.
Synes.de
seqq.
Lib.
Ody-ss.
23.
insonm.
88
QUINTO.
CAPO
vedesi
bazioni,come
Apolloniodi
scoliaste di
vittime. Si
,
dice
quale
immagine
le
di
lo
più
,
linguedelle
i
sopra
si chiamavano
i qualiperciòin greco
letti
il
,
di lui
scolpivala
®
Rodi
offrire a Mercurio
gliAntichi
che solcano
e
Omero,* Eliodoro,^
presso
piedi dei
ermini
,
come
*
leggesinel grande etimologico giacchéErmete,
,
idioma
quell'
sa, in
ognun
egliappellavasi in
nialis
detto
esser
I.
appunto da infermi
Velut
aegrisomnia,
ma
ciò
àXì^t'xaxos,
per
gì'infermi
e
,
aspettavano dal loro Dio dei buoni
stati
Ercole
come
somnialis ;
dagliAntichi
i morbi
protettorecontro
.
comprendere
sa
perchè questi teneasi
saranno
tata
ripor-
MANIBVS.
.
non
vigilantissimo
potesse
,
iscrizione
som-
HERCVLIS
DECVRIA
.
DIS
cioè
latino
F
.
SOMNIALIS
era
anche
:
CVLTORES
che
Ercole
"
M. di Saumaise
Spon* dice
vecchia
una
v.
Lo
Mercurio.
òvuponcixKOiyin
greco
leggesiin
siccome
,
da
vale
come
per
sogni,
i
rire
gua-
quali
:
vanae
'
species.
Così
quel buon
lo chiama
come
Elio
adrianese.
oratore
Eunapio,*il quale credeva
*
Homerus,
3
Heliodorus, ^thiopic. Lib.
'
Scholiastes
*
Odyss.Lib. VII,
v.
138.
HI.
ApoUonii,ad Argonaut. Lib. I.
art. 'Ep/xi's.
Elymologicuramagnura,
5
Salmasiits,Exercitat.
6
Spon, Ignolorum atque
'
Horatiusy
*
Aristide il Divino,
Art. Poetic.
Ennapius,in
Vita
Plinian.
obscur.
v.
Deorum.
7, seq.
Proaeres.
ar.
nnm.
20.
ai
sognipiù
che
del
femminuccia
una
da
ebbe
infermo
Esculapio
bella
a
la
credulità
sua
smarrito,ed
è
Poi
chiama
Serapide,
durante
gliamici
la devozione
drizza
»
a
lui
»
r
amore
illustrando
*
il sogno
il volo
noi scende
a
Giove.
il
il sogno
o
onde
che
autore, si
è
che
terra.
»
indifferente:
di rivelare
Secondo
da
«
all'uomo
JElitts ÀristideSt in Oration.
*
Idem, Orai. II, et IV, Sacr.
:
Giove
da
Che
Stbg
Giove,e
sarebbe, dice
che
,
ciò operano
tutti
verso
gliDei
per
ciò donano
tutto
e
essi
,
conviene
la vita
menar
il sogno
Lattanzio
Dio, dice egli,si
?
''
Omero
pernotta col sonno,
,
come
possa
,
questa
sogni.
di Aristide
sonno
portano all'uomo
che
'^
i
per
,
Tutto
d'interprete?
serve
sempre
avea
quel luogodi
rammentassi
se
ciascuno
su
che
più.
,
a
glirimproverassero
cioè,mandati
sogniStÓTriftTrra,
Luciano,
singolare
malattia,^
sua
dello stesso
àyyÉXous,cioè,messaggeri di
»
e
rare
ricupe-
a
con
la
e
libro lavorato
un
uno
desiderarsi per l'onore
a
eh' anche
i
ad
uno
altri molti
si trovi mai
Eustazio
in
ancora,
lui avuti
e
Questo libro,con
non
tutti ad
schiamazzassero
benché
»
da
,
,
sognida
i
esattezza
posta
essendo
,
Salvatore
la sanità.*Egli descrisse
»
che
ci conta
volgo,
Iside , dei felici sogni, coi qualifu aiutato
da
»
5$
SOGNI.
DEI
non
è riserbata
il futuro col
mezzo
di
è
la facoltà
°
esso.
Sacr.
Nycephonis Gregoras,
in schol. ad
Synes.
de iosomn.
5
Julius Arìstides,Orat. I, Sacr.
?
Homerus,
*
6
commune
tionem
Iliad. Lib. I, v. 63.
Lucianns, in Bis Accusalo, «cu
Dormiendi
universis
Deus
per somnium.
ergo
tributa est
cauSa
et
a
Deo
,
animantibus:
scd illud homini
ratio
somniandi, et quidem
in
raeam
prrecipue,quod cum
futura
docendi hominem
reliquit
historise strpe testanlur, extitisse somnia, quorum
prreseos,
causa
quietis
Nam
For.
daret,facultatcm
sibi
60
QDINTO.
CAPO
ad altri
Più che
dopo
dice
notte
mezza
0
lo stomaco
veder
ad
Europa
intanto
avviluppatii lumi;
lo stuol dei veri
Sen
d' intorno
va
sogni errando
ai tetti.
questi di graziaquei versi
con
sub
auroram,
Somnia
Stamina
cerni
quo
de
dormitante
jam
tempore
digitiscecidere
Orazio
Atque
et
quse
mediam
vera,
tione discamus.
solent
,
dedi.
tali
me
visus
noctem
; et
responsa
somniorum.
immittuntur
a
Lactantins, De
,
cum
vatum
Deo,
citra,
Quirinus,
somnia
nostrorum
ut
imminens
Dei, Gap.
opific.
bonum,
18.
Theocritus, Idyll.
i9,
*
Ovidins, Heroid. Epist.i8, v. i95, seqq.
Horatius, Sermon. Lib. I, Sat. 10, v. 31, seqq.
v.
mare
vera.
ex
parte somnii
con-
sunt, neque semper falsa,Virgilioteste, qui
videnSed quee falsa sunt, dormiendi
causa
vera
semper
voce
natus
*
'
lucerna,
remissis;
ferenda
facerem,
graBCOS
quum
admirabilis fuerit eventus
tur;
^
:
*
ego
stiterunt. Quare ncque
duas portas voluit esse
di Ovidio
:
Versiculos, vetuit
Post
vera
sopore
Collaquepulvinonostra
Canta
palpebre
siede, e le membra
Mentre
Namque
sulle
rilassa,ritenendo
laccio
ornai
dolce sogno
il sopor
del mèi
soave
In molle
Gareggiano
di Teocrito
della notte
,
mattino, un
quando
Mandò;
Lieve
pituite
,
quei versi
allor che
vigilia,
terza
presso il
Più
dalle
sgombro
è
ingenuità sono
Venere
Era
1' animo
*
di Mosco:
Nella
ra
allo-
mattino,perchè
sogniveritieri. Leggiadrissimi
e spiranti
la greca
Già
duti
sognive-
,
più libero,mentre
tutta
il
ai
scoliaste di Orazio
,
dispostoa
gliAntichi
verso
o
1' antico
Acrone
,
è
fede
avean
\, seqq.
aut
malum
hac
revela-
(52
QUINTO.
CAPO
:
Tyberi mergetur,
matutino
Ter
*
Giovenale
Cosi forse anche
Vorticibus timidum
ipsis
caput abluet.
*
troviamo:
In Tibullo
et
*
.
Ipso procuravi ne
Somniay
Perchè
Antichi
e
essi
fossero
non
dice
»
che,
»
vedere
da
Artemidoro,
il vero
^
e
*
Si crede
a
dice
Apuleio,
crapula cagioninosogni tristi
persuadereal
non
era
era
stato
da
amico
suo
,
precedutoda
soverchio
Poiché
7
Rigettavanoancora
cerca
la
pancia io
ben
il pescar
Dopo
del che
se
Juvenalis,Sat.
non
avea
Tibultus, Eleg.Lib. I, EI. 3, v
3
Arlemidorus,
*
Nicephorus,in
5
sive de As. Aur.
AprclejuSfMctamoriph.,
*
7.7ieocritus,
21,
Idyll.
Schol.
Lib.
ad
v.
avuto
avea
esso
non
^
:
;
cena
al tardi.
VI.
Somn.
^
in
autunno,
allegandole
ragionePlutarco,''
*
'
che
sogni avuti
3
De
largo
certo
noi ci assidemmo
i
il
che
sovvienti,a parca
gliAntichi
di render
che
stesso
ed infausti. »
osservare
Ripienaal
Lo
»
troppo lauto pasto
un
lascia
non
Teocrito,bramoso
che il sogno
disprezzarsi
glifa
,
Di
cena
,
presso il mattino.
il pescatore Asfalione presso
Perciò
di
la
lauta
cibo smoderato
un
nemmeno
Niceforo.
cibo
troppo
accompagnati da troppo spessifumi, « poi-
,
»
mola.
valutarsi,esigevano gli
seguisserouna
non
,
osserva
nocere
deveneranda
ter sancta
sognifossero
i
che
possent saeva
13, seq.
I, Gap. 7.
Synes. de
insomn.
Lib
I.
40, seqq.
Plutarchus, ConVival. Quseslion.Lib. VIK,
quaest.10.
dei
infermità
corpi,
sì communi
die* egli influire
aspettarei sogni, per
JNon bastava
Bisognava
riposaresopra
Cum
responsa
tulit,et
modis
Multa
Et varias
petunt
al
mezzo
audit
Sopra questo luogo
si dice di
; huc
^
imis
•
tellus
dona
sub
sonno.
:
sacerdos
silenti
nocte
stratis,somnosque
voces,
Colloquio,atque
oenotria
ovium
simulacra
visioni.
quella tomba
in
omnisque
caBsarum
incubuit
Pellibus
da
petivit;
videt volitantia miris,
Deorum
fruiturque
Acheronte
scrive Servio
affatur avernis.
:
«
Incubare
quelliche dormono
propria-
ricevere
»
mente
»
sposte divine. Onde
»
dorme
»
Giove.))'Ciòvalea spiegarequei versi,
che Plauto
in bocca
'
est:
nel
ad
ille incubai Jovi
Campidoglioaffine
uno
Lycophron,in
cui venia
yEneid.
Virgilius,
Lib. VII,
Incubare
propriehi
Servitis, ad
dicuntur
v.
Jovi, idest: dormit
Virg.1. e.
raccontato
ri-
significa:
quello
un
risposteda
sogno
mette
man-
Cassandra.
S
incubai
per
di ricevere
,
*
Ule
e
,
pelle
una
similmente
Virgilio
e
:
italae gentes
In dubiis
sovra
rispostaavranno
*
Così Licofrone
sulla terra
luogo delle
,
Vera
Hinc
del
animai
lanuto
Di
Gli Antichi
averne.
pelledistesa
quei che poserai!
E
notizia
trarne
tempio,oin qualcheluogo
un
una
cosi dal Dio
attendevano
di
cercare
in
per ottenerli si ponevano
a
quella stagioneper
suglianimi.
ancora
,
sacro,
in
le qualidevono necessariamente,
freddo,
l'avvicinarsi del
dell' avvenire.
63
SOGNI.
DEI
85, seqq.
qui dormiunt ad accipienda
responsa. Uude
io Capitoliout
responsa possitacQÌperc.
,
04
dato da
Esculapio:
*
Naraque incubare
satius te fuerat Jovi ;
Qui tibi auxilium
in
Dormivasi
a
sognare
anche
Sparta
siccome
apparisceda
La
,
,
sacrificato
vedesi
come
glisacrificano
»
sua
»
pelle.
che in
nei loro
di Pasifae vicino
luogo di
un
sopra
la
anche
i
mandar
e
Si
sa
di
però
,
si coricano
che deduce
prendono ugualmente piacere
*
toglierli.
che
i
con
egual
dalle
si astenevano
Pitagorici
certezza
qual
fosse la
lo stomaco
e
,
veritieri. « Per
ad
attività che hanno
impedire alla
questa , die' egli
,
le fave
mente
^
e
che
a
questa
indisporre
di ricevere
forse anche
il far
fave;non
cagione di
questa loro astinenza. ApollonioDiscolo vuol
fosse la soverchia
sulla
sogni a quei che dormivano
i demoni
sogni e
il futuro
sapere
nero,
Strabone
però di quelleDivinità capricciose,
avea
che
niesi
agliAte-
Coloro,dice
bramano
rone.
Cice-
pelletratta
affatto ; dal
tempii,loro glitoglievano
di dare
sa
«
montone
un
V
tempio
commune
inPausania.
luogo di
Tertulliano
si
era
parlandodi Calcante/ che
»
nel
di dormire
costumanza
montone
un
jurejurandofuit.
per
^
ad
si nihil sit tibi,
melius
Nihil est mirandum,
»
QUINTO,
CAPO
sogni
per altre
delle fave
»
vietarono
Pitagorici
cagioni,!
in
2, v. i5, seqq.
Àtque etiam qui prseerantLacedemoniis, noa contenti vigilantibus
curis,
in
somniandì
est
causa
incubabant,
Pasiphaesfano,quod
agro propter urkem,
*
Plautus, Curcul.
uso
Act. H, Scen.
^
quia vera
oracula
quietis
Strato, Geograph.
*
Si enim
sui visionibus
quam
ducebant.
3
inferre ;
et
Heroem
Àristoteles,
privantem;eritet
ut
Neronis
quoque
TertullianuSj de
processerit.
'
Cicero, de
Divinai.
Lib. I.
Lib. VI.
hoc in
seri
anima.
quemdnm Sardinise notat, incubatores fani
dsmonumlibidinibus, tam auferre somnia,
somniatores,et Thrasymedis insigneinde
Cap. 46.
JpolloninsDyscolus, Hist. Commentit.
Cap. 46.
»
poichéesse
»
fusi. »
rendono
»
*
»
il futuro
»
V astinenza
sì dalle
tanti
i
che
che
afferma
lo stesso
e
conoscere
raccomandarsi
suole
sogni,
le fave
«
chi brama
a
«
dalle teste dei
»
polipi.
mente
final-
grande operazionedi dormire, e
nel sonno,
come
favorevoli
erano
do,
veglian-
sognavaijo
se
ne
allegravano coi
il racconto;
faceano
amici, ai quali ne
loro
sogni;»
fave,che
alla
aveano
sogni
di questa
preparativie astinenze,venuti
gliAntichi
se
dei
mezzo
per
Dopo
i
'
Dioscoride
con-
e
fecero pur menzione
aggiungendo che
,
sognato
^
Infatti asserisce
della Grecia... turbano
Plutarco
sogni turbolenti
i nostri
e Plinio
Cicerone,*
sentenza.
65
SOGNI.
DEI
se
infausti
,
al
impedirloro di avverarsi andavano a parteciparli
Sole 0 a qualche altra Divinità. « Solcano gli Antichi
per
,
»
dice lo scoliaste di Sofocle
alla mattina
infausto
veduto
contarlo
»
gno
»
finche
aveano
»
r esito fosse opposto al sogno.
so-
un
al Sole
subito
af-
,
,
questo che
è
contrario
alla notte, facesse che
,
Euripide,
era
®
avendo
lo stesso
^
Infatti
»
Ifigenia
presso
sognato che il palagio ove
cadere
per
riferisce il
suo
,
anche
siffatto costume
sogno
ella abitava
al Sole. Di
altrove si ha chiaro indizio presso
'
tragico.
Quello, che vide
•
che
,
al Sol fa noto:
in sogno,
Jul)Ct
ut nihil
Pialo,sic ad somnutn
proficisci
igitur
corporibusafiectis,,
aSerat. Ex
sìt, quod errorem
animi, perturbationenique
Inter*
Pylhagoricis
quo
dictum
putatur, ne
faba vescerentur,
mentis, qurerentis
tranquillitati
vera,
^
Hebetare
sensus
Pytbagoricasententia
3
contrariam.
existimata
(fabacia)
damnata.
de materia
DioscoriileSj
insomnia
,
Lib.
quoque
Convivai.
l'IntarchuSf
8
Scholiastes
•
Enripides,in Hecuba.
Idem, Ipbigen.iu Taur.
Lib.
Sophoclis,ad Helectr.
v.
43, seq.
is cibus
,
Lib.
I.
tacere. Oh
18, Gap. 12.
Il, Cap. 127.
Lib. 8, quaest. 10.
Qu.x"stion.
medica.
magnam
Cicero, de Divinai.
Plinius, llist. nat.
•
^
quod habet inilationem
hrec
66
QUINTO.
CAPO
dice Sofocle.
^
I Romani
di
versi
quei
mostrano
come
i loro
narravano
H)at et hinc castae
Properzio:
somnia
narratum
sogni a Vesta,
^
Vestae
,
mihi
sibi,neve
Neu
Il pescatore Asfalione
al
Teocrito
presso
Or
sappi
Né
a
un
conveniva
amico,
lo
:
fausto sogno
un
vo',ma,
io
vidi,
il pesce,
come
sogni partirtutti vo' teco.
affare così interessante
i
consultare
deglialtrui
di
sogno, dice
buon
un
^
amico
te celar
I miei
In
avuto
,
suo
,
qu3e
avendo
forent.
nocitura
quellodei sogni
come
e prevalersiper
periti
,
lumi. Gli Antichi
ma
questa verità,
tutta
compresero
per
non
0
femmine
aruspicicanuti, s'indirizzarono
che
Quae
dicea
*
Properzio.
V
ebbero
a
somnia
però
versat
anche
presso
Teocrito
un
volendo
sogno, comincia
T'intendi
*
2
3
?
5
6
sogno
dall'
ànus?
gliuomini
Plauto
,
daEsculapio.Asfalione
venuto
al compagno
raccontare
a
sogni?...
Sophoclesjin Helectr.
Propertius,
Eleg.Lib. II, El. 29,
v.
quello
^
interrogarlo:^
tu di
randi
vene-
delle vecchie
tra
dei sogni.Tale è, presso
degl'interpreti
che fa narrarsi
un
streghe.
decies
non
mea
di
fama
avean
l'importanza
contraddizione
una
in luogo d' interrogaresacerdoti
singolare
,
poco
rare
er-
niuno
27, seq.
21, v. 29, seqq.
Theocritus, Idyll.
Lib.
II, El. 2, v. 8.
Eleg.
Propertitis,
Plautus, Curcul. Act. II, Scen. 2.
Theocritus, Idyll.
2i, v. 29, 32, seqq.
al certo
il
suo
giudicarde' sogni
colui,che un buon ingegno
Cedi d' ingegno,e
é
Bravissimo
Ha
per abili
a
per maestro.
i Tessali per
Come
67
SOGNI.
DEI
così i Telmissensi
magi ,
dei sogni.«
interpreti
scrive Clemente
»
degliaugùri;i
»
venire
,
la scienza
quellache scuopre l'avsogni.» Di questa prerogativa
Telmissensi
dei
mezzo
dei Telmissensi
gliArabi
e
*
coltivarono
Alessandrino,
»
col
GF Isauri
passavano
si ha
un
aùche
cenno
Celebre infattifu Aristandro
no.*
presso Tertullia-
Telmissense,
interprete
di sognial servizio di Alessandro
il Grande
del
quale
,
,
fa menzione
Luciano. ^L'arted'interpretare
glialtri,
secondo Plinio * da Amfizione.
i sognifu inventata
,
,
fra
questa meritevole di
Divenuta
delle scienze
esatte, convenne
precetti,
e, per
a
pensare
facilitarne lo
nel
entrare
studio,a
numero
i
noverarne
su
comporre
di
dei trattatimetodici. Molti dotti si presentarono in
essa
follaper rendere
alla umanità.
questo importanteservigio
Sinesio
Achmet
di
figlio
AstrampsicoArtemidoro
,
Seirim,Niceforo , scrissero sui sogni.Le loro opere si
,
,
alcuno
che
smarrite
^ns,
quelledi
Alessandro
,
infelicemente
'^
Mindio
Clemens
Terlullianus, de
'
LticianuSj Philopatr.
*
ostentorum
Interpretationem
Cap. 56.
Strom. Lib.
jélexandrinus,
senza
si
sono
di
Antifone,"
di
,
*
an.
biblioteche
nostre
ardisca toccarle. Ma
*
I.
Cap. 46.
et
somniorum
(invenit)
Amphictyon.Pli-
Ilist.nat. Lib. \U,
5
Artemidorus, de Soma.
6
Terlullianus
Controver.
Cap. 10.
h
nelle
rispetto
con
conservano
3
àti an.
Lib. I, Cap. 69, Lib. H, Cap. 8, et lì.
Gap. 46. Fulgentius,Mytolog.Lib. l. Seneca^
9. Cicero, de Divinai, Lib.
Lucianus,
Ver.
l.
Histor. Lib.
'Aéy)Va7o$
Artemidorus
òvtipo/.pir.
,
de
Hermogenes,
II. Suidas,
de Somn.
in
Lex.
Lib. II,
idei*,Lib.
art.
Gap. 14.
II.
AvticjcIìV
68
CAPO
*
ApollodoroTelmissense
^
Aristarco
di
QUINTO.
*
Artemone,
,
di
^^
Pappo Alessandrino,di
Tirio,®di Oro,®
Gemino
Gli scritti onirocritici di Germano
^'^
tesori
come
Paleologo, si
sepolti
,
Patriarca
'^
di Michele
e
,
nelle
di pensare
maniera
il
principiodel
»
camminare
»
danno
»
un'ape vedrà
»
damente
»
vato
biblioteche.
cagionatodai
nemici.
le
svanire
rende
i
di mente
libèrcolo di
sue
Colui
sappi che
ni. Se camminerai
sopra dei vasi di
»
vare
»
buoi
»
indica
»
nel
minaccia
ti preparano
cattiva
una
i discorsi
sono
Tertullianus,1.
2
Idem, 1. e.
5
Idem, 1. e.
»
Idem.
e.
per
terra
una
gliuomi-
terra,pensa
La
solle-
schi-
a
vista
Il mangiare
avventura.
pioggia.I
dei
uve
uditi
tuoni
degliAngeli.Il mangiar
fichi
I, Cap. 82.
Lib.
Cap. 34. Lib. HI, Gap. 28.
Lib. IV, Gap. 25.
1. e. Lib. I, Gap.
Fulgentius,Mytholog.Lib.
Artemidortis, de
i, Lib. II, Gap. 49. Tertullianus, dean. Gap.46.
I. Eiistathius, ad Hom.
Soma.
Lib.
Tertullianus,de
'
Lib. I,
Idem, 1. e. Fulgentius, Mythologic.
•
Ariemidorus,
3
Dio
an.
Cap. 46.
de Somn.
Lib. II, Gap. 49.
Chrysostomus,Orat.
XI.
UoÌtz-koi;.
'^
Suidas, in Lex.
**
Tertullianus,de anima.
'3
Lambecius,
art.
II, Lib, 16.
II,Gap. 49.
6
Du-Cange,
abitare
i nemici.
di
tar-
ti vedrai
è eccellente
vicina inondazione
una
Il
mano
Il muoversi
Se
ti conviene
»
che
che tiene in
viaggicalamitosi.
degliastri
i danni
qui
recar
Astrampsico.«
speranze.
straniera. La vista
^3
Per
di ragionare degli
e
»
5
noscritti
ma-
carboni, dice questi, presagisceun
sui
,
«
di Costantinop
serbano
Onirocriti,ossia Interpretidei sogni, basti
sonno
chi.
po-
,
saggio della
tradotto
di Er-
Falereo,
e di altri non
pione,*^
Sera
di
,
^
di Demetrio
Mi Filocoro,
'di
mippo Berizio,
di
^
ApollonioAttalense
,
Lib.
Gap. 46. Fulgentius,Mylhologic.
Gomraenlar.
Glossar, med.
de Biblioth. Viudoboa.
et infim. Crtecitat.
Lib. V.
I.
70
CAPO
Tibullo
egliebbe
ancor
da
quei
Divi
di
canta
Lucano
At
temeraria
hominum
jubent.
omnia
genus
pars ultima
vitse,
somnos.
di Asfalione dice presso
11 compagno
pescatore che
veduto
avea
Teocrito
in sogno
,
A
La
vaga
Ricercar
Morir
Epicuro ,
che
«
vorrai
suo
Divinazione,la qual
«
trovarsi
»
siffattaDivinazione,
fa che
*
carne
i
stimò
una
dei
sogni; ))^ma
alcuna
causa
sognidel
tutto
sogni dice dapprima
leggieri
negare,
mezzo
•"
*
libro sui
»
3
di
pescid' oro.
con
abbia
*
vuoi
se
))
*
sogni
,
déesi di
non
e
dire di Tertulliano
a
*
:
farà, se pur di fame
tu non
Aristotele nel
vani.
;
tua, pesce
speme
ti
questo
gir ben desto
quei luoghi,ivi dei sogni
fole, amico
rifrustar
a
pesce d' oro
un
Cotesti
Son
noctis
sale.
decepitimagine
Sollicitos vana
sortis
*
Pompeo:
felicis Magno
nox,
risce
appa-
nocte,
pio placant,et saliente
Farro
come
probata viris.
falsa timere
mentes
ventura
vanum
nuntia
venturae
fallaci ludunt
pavidas
Et
sogni
,
thuscis exta
monent
Somnia
fede ai
poca
'
monent,
vera
Vera
Et
distici:
QUINTO.
né
credere
si faccia nel
che
sonno
soggiungeposcia che
«il
vi
col
non
adeguata,dalla quale provenga
a
questa
Tibulltis,
Eleg.Lib. ni, El. 4, v. 5, seqq.
Lucantts, Pbarsal. Lib. VII, v. 7, seq.
2i, v. 64, seqq.
Theocritus, Idyll.
Terlulliamts,de an. Gap. 46.
Aristotelesjde Divinai, per somn.
Cap.
I.
non
,
si abbia fede
SOGNI.
DEI
dicasi
egli,se
Poiché, segue
»
Dio, ciò,sì per
»
essi siano
inviati
»
mi,
qualsivoglia
persona,
ma
a
tolta questa
cioè Dio
cagioneDio,seperun
»
avvertirci
»
vegliamo, che
))
sia la
»
udire, di
teva
che
sia
anche
»
darci dei
»
più
»
sogniamo.
sarebbe
consigli,
chiari
'
Affricano
«
»
futuro
»
presagiree
»
per
'
Leone
»
dei
di
de
j4ristoteles,
2
Iliutl eliam
causa
1.
requiro,cur,
cur
si Deus
commovct,
secundum
il darceli
essa
più
oscuri
dice
che
di
mentre
Scipione
altre simili
fogge di
ciò che
tutto
consuleret nobis, clariora visa dare
vigilanlibusesse
Cicero, de Divinai.
poterai
Lib.
irnperntor,Tactic.
un
il
conoscere
può
ser-
Capitano.»
ista visa
sive
nobisprovidendicausa
sive eoim
per
se
extcrnus
ipsi
animi
quietem aliquidviJere, audirc
mur
Leo
di
volesse
e.
cunr"
'
divina
provvidenza di
; eadem
nium.
che
con
dormientibus:
quam
dormientium
alia est
vedere, di
nel tempo della nostra
sogni, ed
giudicare
Divinai.
potius del,
vigilantibus
quiB
di
sonno
,
*
animos
piuttostomentre
Poiché, qualunque
Imperatore
vire di ostacolo alla utile
pulsus
lo fa
1' arte
rigettò1' astrologia...
mezzo
qual
provvidenza vuole
più degno
vegliamo ,
mentre
die' egli,per
la beneficenza
se
fa vedere
sogni, e
sua
nel
,
E certamente,
vigilia...
cerone
Ci-
esterna, sia interna,po-
essa
effetto
»
»*
plausibile.
pretendeano trarne
dormiamo.
,
il suo
avere
i
sopra
ci fa credere
operare
dice Ari,
della
tratto
mentre
che
causa
luogo.Ora,
sembra
non
queste visioni,
con
sapientissi-
aver
domando,
Io
«
che
discernimento
non
non
di coloro
mente
»
e
senza
altra
lungo
a
dell' avvenire.
notizie
assurdo
,
trovarsene
possa
piccolezzadi
»
sommi
uomini
,
disputaassai
la
ad
non
causa
stotele,che
»
cagioni,sì perchè è
quahta di ciascuna,trovasi
«delle
»
i sogni mandansida
che
»
altre
1
i
Fuit
vigilantibus,
quam
num.
adventilius
et
moveiilur,
,
agere
sive
videa-
igilur divina heneficentia dignius,
II.
Gap. 20,
dat,non
80.
obscuriora
per
soni-
(SESTO.
CAPO
DELLO
la
Se
superstizione
che
meraviglia
ed
omaggi
STERNUTO.
svanire
qualche
piegato
il
sacerdote
destro
che
altra.
tolti
credute
da
doveano
esitare
e
mani
sue
e
coi
a
sogni
riguardar
la
commuove
mancare
Lo
del
sternuto
divina?
e
*
del
LEOPABDI.
—
Essi
Errori
risiede nel
che
sentimenti
a
una
di
cosa
»
come
diceva
pii
per
sovraumana.
Aristotele.*
venerazione
e
33, qurcst. 6.
popolari.
cosa
,
troppo
erano
riputatoDio,
Sect.
colle visioni
pensiero
è da
Arìstoteles, Prolilcm.
al loro
,
rispetto
ispirò dunque
Esso
un
; che
sempre
sollazzarli
dovuto
noi
aspetto di
macchine
sue
lo sternuto
sede
,
accorto
un
,
,
soprannaturale
aveano
spiritomalvagio,
assistenti
e
che
qual-
di farne
che
da
all'
uno
nelle
di
provveduta
statua
prestito
le loro Divinità
ammonirli
antenati,
una
in
esito
procinto
raccapricciato
nelle
letto per
«
ad
giocoliere
accompagnato
-aveano
capo
i nostri
Ma
aveano
risiedeva
in
far
dagli Antichi
del buon
sia stato
ginocchio avanti
; che
potrebbe
riscossi
deciso
e
parlare, di organi
per
abbia
abbia
grande intrapresa,
limiti
,
lo sternuto
applausi ,
dei
avesse
7
rive-
;
"ii
CAPO
Se
renza.
questo
nume
di
Benché
di
mancasse
di adorazioni.
sternuto
talvolta fatto
fosse riputatosacro
,
per
esso,
»
che
provengono
dal
Senofonte
Che
«
»
capo.
scrive
»
dati tutti unanimemente
un
chiama
giurare
gli sternuti
Mentre
egliparlava
Ciò udito
Dio
adorano
santo.
una
lo dice
lo sternuto
si trascurò
lo sternuto
il P.
racconta
come
,
nomotapa
,
che
del
a
che
tutto
gli errori
tutto
Si licet exemplis,in
il regno,
intorno
ilmondo
,
come
1'originedel costume
il
Àlhenctiis, Deipnosophist.Lib. II.
2
Xenophon,
'
de Histor. animai. Lib. I, Gap. i 1
j4ristotelesj
Ovidius, Trist. Lib. I, Elcg.ò, v. 25.
Expedit.Cyri,Lib.
della
del Mo-
cosa
incom-
più
volte di
allo sternuto
il politeismo.
*
Sigonio,i quali
di salutar chi sternuta
*
de
vere
rice-
Sylveira
re
parvis,grandibus uti.
Sognarono Polidoro Virgilioe
stabilirono
storia
vita del
lo sternuto
per
di salutar
La
,
3.
.
,
qualcuno.
Godigno, il quale nella
è annunziato
sacro
dovea
costume
universale.
quasi
quasiper
,
tele
Aristo-
lo sternuto
a sternutare
quando egliè obbligato
si sparsero
,
i sol-
ancora
tale,esso
questo dovere, e il
è noto
séguito;mostrano
»
allorché sortiva dal capo di
divenne
Florida,e
moda
divina. Come
veramente
degliomaggi
*
*
nume.
dunque dagliAntichi
Teneasi
cosa
Non
il
,
^
*
,
,
e
di
,
che
lo
,
costume
tale sternutò.
»
però
,
sacri
«
rava.
ono-
dice Ateneo
il capo
come
pur
mancò
non
dote
sacer-
che
,
appariscedal
di adorare
e
»
tempii
il
degno
dalla divinità del Dio
compreso
esser
il
tempii ed altari,
avuto
avesse
dei sacrifizi avrebbe
fumo
«
SESTO.
78
STERNUTO.
DELLO
sotto
pestilenzache infierì in Roma
dice il Sigonio,
S. Gregorio Magno, nel qual tempo,
veniano
a morire
altri sbadigliando,
molti sternutando
nel
della
tempo
,
improvvisamente
da
e
ciò nacque
,
far felici augùri
sbadigliacol
chi
La
chi sternuta,
a
chissima
in
menzione
fece
ne
e
il
,
quale dice
un
prospero
modo
augurio.
Assai
chiaramente
più
^
^
sternutare.
*
avendo
assai
naso
un
Giove, allorché sternuta,
Che
del
Troppo
'
l)ant.
Multi,
Quod
servatur,
ut
admovendo
sternutar
suo
dal
naso
sternutantibus
salutem
l' orecchio.
est, quae
precando, oscitanlibus
*
jam plenus,continuo
Gyton, collectione spiritus
Petronius
*
ad quem
motum
etiam
nane
signum
crucis
de Regno Ital.Lib. I,an.
Aristoteles, Problem.
concuteret;
dal naso:^
contezza,
inducta
praesidiumqufererent. Sigonius, Hist.
Sect.
Eumolpus
diCQuebat
intercluso spiritu
nubilatus,
commovebat:
sternutationis,cumque
ei
salutem
;
ori
590.
ita stcrnutavit, ut
grn-
salvere Gytona
jubet.
conversus,
ea
atque ob-
ingenium
metalli)"creregionemulieris accipiebatsonum
sternutalionem
solilo sermone
proficisci,
atque
maritus
putaret ab
ob-
33, qusest.9.
Arbiter, in Satyric.
Interim
acerrimo, gravique odore sulphuris,
juvenìsinescatus
bras ei sternutationes
,
oscitarcnt,
repente spiritumemitte-
consuetudo
ssepiusevenirci,
cum
lungiè
suo
il poeta
invoca.
non
ha
non
sternutarent, alii,cum
cum
ei
2
batum
Proculo,che
sternuto, giacchéquesto viene
sentire il suo
al
epigramma
potea , dice
non
prolisso
,
che
salutato
certo
sopra
,
ne
Diceasi
nell' antologiaun
Leggesi
in cui si scherza
di Ammiano
solca
sternuto
uno
parlano Petronio Arbitro, ed Apuleio.
in cocchio esser
Tiberio volea quando era
suo
tele
Aristo-
,
*
farsi
sternuto, è anti-
qualche
all'udirsi di
che
di
croce.
,
,
la bocca
di segnar
riguarda lo
che
costumanza,
di
^
della
segno
e
la consuetudine
vivacis
(ut est
e
precabalur.Apulejus, Mctamorpbos.,
sive de
As.
aur.
Lib.
IX,
Gap. 45.
5
Cur
ut
simnm
,
sternutamcnlis
constai, bominum,
consalutare
8
salutaniurT
in
quod etiam Til)erium Cnesarem,
tradunt. Et alii nomine
vcbiculo rifgisse
religiosius
putant. Plinius,
AmntiamiS)
in Antliul. Lib. 3.
Ilisl.nat.
Lib. 28, Gap. 2.
tristis*
que
quo-
76
CAPO
Più
SESTO.
antica forse del costume
di
fu la consuetudine
Penelope
riguardar lo
si trova
augurio.Di questa
nell' Odissea
Vedi
Ad
che
ogni
il
chiaro
figliuol
mio,
sternutò
tratto
alla possa
D'ordinario lo sternuto
evento,
sì da
*
diceva,
; dei Proci
né
d' essi
scamperà del
Fato.
prendeasiper presagio di
da
Anche
tibi nascenti
questo luogo di Omero,
fa sternutar
Teocrito
Altrove
eglidice
Certo
un
gU
Ti sternutò
amor?
omen
*
gliAmori:
Amori
a
Simichida.
*
di Menelao
buon
vita, diebus
primis, mea
sternuit
argutum
Sternutaron
:
genio, o fortunato
quando
venisti
a
trae quindi argomento
scrivea',
arringava
difficile. Mentre
sternuto
,
Odyss.Lìb. 17,
più
un
5
Theocritus, Idyll.
7, v. 96.
?
Idem, Idyll,
18,
5
Arist(tnetns,
Epist.Amator.
v.
16,
di sperar
soldato
v.
seq.
Lib. II, Ep. 5.
tre
men-
nofonte
bene. ^Se-
di un'
forte di
545, seqq.
Propertins,Eleg.Lib. II, El. 3, v. 33, scq.
Homerus^
sternutato
Trattavasi
egli parlava,
eloquenza dello
2
1' esercito.
sposo,
Sparta.
avendo
giovane , presso Aristeneto,
^
fausto
^
Aridus
L'
solo
un
quello di Properzio:
Num
Una
Omero.
:
mentr'io
ornai
apparisce sì
come
un
come
indizio presso
,
Vivo
sternuta,
sternuto
dice ad Ulisse
è la morte
Presso
di salutar chi
impresa
sternuta.
quelladi
Se-
78
SESTO.
CAPO
di
'
nio
,
Nondimeno
piccolconto.
di due
che
osservare
sorte
ed altri infausti.^ Stimavasi
cevasi
destra ; ciò che
a
quelloche
infausto
secondo
Socrate
faceasi
in
sisteano
))
e la
filosofia,
sua
volgersia
tale
un
destra
o
,
di Terpsione
figlio
,
»
proprio0
»
sternutava
»
determinava
sinistra.
a
a
far 1' azione
lo sternuto;
udii,dice
Io
«
Megarese
un
allorché
dietro di
che
di
Genio
di Socrate
che
destra, avanti, o
a
da
narrar
r altrui sternuto:
^
:
previdenza,con-
il Genio
che
che
era
ammirabile
sua
»
non
,
fa-
Eustazio
nota
sinistra. Il gran
a
Plutarco
presso
glialtri
,
quelloche
prospero
Megarese
un
,
la
fra
altri fausti
glisternuti
erano
di
si ommetteva
non
il
era
qualcuno
lui, egli si
in mente
aveva
,
dal
,
»
che
»
stra.
»
eglisternutava
»
Quanto poi ai suoi propri
mentre
di
argomento
»
allorquandotaluno
si asteneva
avendo
colpo:bada
sol
un
con
minacciato
sternutandoti
a
^
pitana, furonglitratti
»
simi
Ecce
atque, eliam
niui, Hist.
aspetto,
e
,
zioso
supersti-
la
*
Nel
copertid' oro
tre
e
io
giorno
zuffa,«
men-
sacrificava sopra la
innanzi
ca-
bellisprigionieri
di vesti
preziose,
fulgurum monitus, oraculorum
prsescita,
aruspicutnprsedicata,
in auguriis,
dictu
et
offensiones
s
teroutamenta,
peduin. Pliparva
nat.
Lib.
2, Gap. 7.
Theocriti,zA Idyll.
7,v. 96.
2
SchoUastes
5
Eustathius, ad Homer., Iliad.Lib. 7.
?
Diosenes
3
assai
uomo
poco avanti
Temistocle,dice Plutarco,
»
operava
bene, rispose questi, che
,
tre
*
Un
mentre
ma
il capo
Diogenedi spezzargli
Salamina
»
di
proposito;
sinistra posso farti tremare.
di
battaglia
della
a
da ciò traeva
,
suo
di sternutare
»
sini-
quando
,
nel
dall'azione.
solca desistere
a
che
sternuti
per operare
confermarsi
quando glioccorreva
»
era
sternutava
Laertius, in Vita Diogenis,Lib. VI, segm. 48.
PlutarchuSi
in Vita Themistoclis.
DELLO
»
i qualidicevansi
i
e
»
tide,tostochè
»
lucida
di Sandauce
figli
esser
Poiché li ebbe
di Autarto.
79
STERNUTO.
veduti
sorella del
1'augure
risplendè sull' altare
fiamma
mentre
destra
a
Eufran-
grande
una
lo sternuto
un
augurio ;
prospero
»
ordinò che
»
a
che
e
sacrificati
il sacrificio
preghiere alla Divinità, aggiungendo,che
»
con
»
assicurerebbe
»
allora
»
Nume
»
,
si accompagnasse
,
»
di Temistocle
mano
fossero
quei giovaniprigionieri
Omeste
Bacco
la
presa
ad
tutto
una
volle che
disponeil suo
dente
La
dente
il dente
cerca
lunghe
per
assegnata dal destino,e
non
ci è
armi
non
potremo guadagnarci uno
maggiore di quello che
è
ben
Temistocle. Per Catullo lo sternuto
ut
dixit,Amor
Dextram
dopo
cadere
un
le
e
inutili,
dice
,
,
noi
dal
terra
il
questa
colle nostre
terreno
dente
che
ho
diversa da quella di
a
sinistra è
un
segno
^
:
,
Hoc
seppure
infausto
una
spazio di
coperto
un'avventura
anzi che
il
ordine,ma
suo
Ippia Soldati
terra
prospero
si facesse
glifa
,
Ecco
perduto.^
,
sono
diligenti
e
Allora
si trova.
non
all'altare
battagliasopra
dello sternuto
di bocca. Si
quel
di Pisistrato,
tre
menIppia figlio
esercito in
veemenza
ricerche benché
ad invocare
innanzi
prigionieri
Sternuta
»
ciò
vittoria...11 popolo
prescritto1'augure
avea
come
sacrifizio.
nemica.
i
e
cominciò
voce
trascinati
e
,
salvezza
ai Greci
e
porgeva
,
»
Re,
non
si ha
sinistra
,
sternuit
a
come
por
ut ante,
sinistra,
adprobationem:
virgoladopo
vuole
Amor
il P. Famiano
*
HerodotHS, in Eralo,Lib.
'
Catnllus, Carni. 45,
5
Strada, Prolusion. Acadcin. Lib. HI, Tra-lcct.4.
v.
VI.
8, se«j.
,
togliendola
Strada.
^
80
dESTO.
CAPO
di fausto
Stimavansi
mezzodì
alla
sino
quelliche
mezzanotte
di
occorrea
fatti dal
augurio glisternuti
fare
d'infausto
vegnente;
dalla mezzanotte
sino
al
seguente mezzogiorno: della quale opinionelasceremo
^
ragionead Aristotele.
render
gliAntichi
in
solcano
sterùutare
Macedonio
fa menzione
in
augurio lo
per cattivo
tenuto
vedesi
letto,come
Di questa
sepolcro.
un
presso
in
tornare
Era pur
Sant'Agostino.*
nel calzarsi,
Se sternutavano
di sternuto
sorta
tologia
epigramma dell'An-
un
*
:;
al
Presso
Lo
di
ai venti
sternutare
sepolcrosternutai
credevasi annunziare
la inutilità
qualche intrapresa.
Ai venti sternutai
Allorché
voleano
:
*
Macedonio.
dice lo stesso
sternutare
,
il
verso
sole,perchèil calore
allo sternuto
capo
»
:
il
è
da
occasionato
certo
,
»
calore
che
»
gine. Perlochè
»
bramiamo
quel luogo onde
commuove
,
^
*
dice Cassio Medico
,
*
questo determinasse
vedesi in Aristotele.''
« Lo ster-
come
,
nuto
di
volgeansigliAntichi
volgiamo verso
ci
sternutare.
quisduna
se
5
Macedonius,
Idem,
5
Aristoteles,Problem.,
"»
Cassius, Problem.
1.
in
ori-
allorquando
aote
calceat sternutaverit. S.
domum
Antholog.Lib. II, Gap. i9, Epigr. 5.
e.
Sect.
medie.
33, quaest. 4
44.
et
suam
AugustinuSj de
Christ. Lib. II, Gap. 20.
?
ha
»
Aristoteles,Problcm,, Sect. 33, qusest.H.
Hìdc
etiam
illa; limen calcare, cum
sudi
redire ad lectum, si
il sole
esso
15,
transit;
Doct-r.
settima
porta
si
legge:
ed
Ahùnavbr,
nuta
»
cacciare
»
porta
»
Poiché
»
questo fuoco,per comando
»
tacca
»
così
»
mezzo
il
parole i
luogo nel
ha
v' ha nel corpo
certo
il demonio
rimane
»
fuoco...
il corpo
Il timore
che
dai Romani
chiamavasi
però
avea
,
consternatio
brillato
la terra
buon
,
mai
come
il
ragionedi
del tutto
degli errori
altri
«
non
,
la
E
*
Cicero, de Divinai.
Lib.
II.
ha
spesse
di uomini.
natura;
qualche
uomo
v' ha avuto
Un
gettando
saggiori-
saputo schivarne
alcuni,
ad altri pregiudizi.
noi
dunque
piedi,il rompersi di
altrettanti
Il
ha
scomparire,non
che, dice Cicerone,dovremo
sternutare,come
la
verso
tutti i filosofi; né
soccombendo
saggi han rigettato
l'inciampar co'
lo
ha
della
illuminata;il pregiudizio
mente
deserto universale
un
volgo
più
in
all' altrui
o
increduli
grande ha fiorito in ogni secolo. Forse non
universale.
mai
assolutamente
pregiudizio
che
prendiamo
ap-
che
quelli,
loro
le tenebre
spesso è sembrato
abbandonata
mai
Fra
trionfato della
che
senso
di
rallegrarsial
si mostravano
qualche
è stata
gliAntichi
riprendevanoacremente
dello sternuto.
ha mai
non
di
o
superstizione,e
sempre
tra
ancora
di costernarsi
divinità
lo
Feste.
sternutare
sua
per
,
da
luogo
posto
e
sano
,
V'
Quando
cagionava
,
sternuto
che
umano.
corpo
forza dal corpo;
a
,
dello sternuto.
morbi
del Signore-Nutritore,
at-
il diavolo,lo scaccia
fuga
vùhù.... affine di
Ashìm
un
diavolo,il quale
sappi che
in
recitare per chi ster-
di queste due
mezzo
per
alla
,
Bisogna
«
»
un
intitolato Sad-der
degliOrientali
libro
Nel
81
STERNUTO.
DELLO
una
augurj?' »
guardare
ri-
reggia,
cor-
Presso
82
CAPO
Alessandrino,*
Clemente
comico
della
di noi
ognun
in città? peran
Tutto
avverrà
sua
flotta contro
sua
nave
che
»
rinai
»
molte
»
dano
migliaiadì
detto
e
'
»
:
prefisso.
essendo
dare
a
n' abbia
uno
aggiunge,che
Leone
il timore
»
confidenza
sinistro
propria soltanto
fu
urbanità
di
Clemens
2
Theodoretus,
3
jam
tem
farne
de
Curat.
Slrom.
superstiziosa
sul modo
Grsec.
di contenersi
sarebbe
stato
cessario
ne-
assai
VII.
afFect. Lib.
VI.
tot
millibus
unum
41.
I, cap. 12, num.
Polycenits,de Strategem. Lib. Ili, Cap. 10,
198.
Leo Imperator, Tactic. Cap. 20, mim.
Frontinus,
perfrixisse?
Strategem.Lib.
5
drino,
Alessan-
giudicòneppure
non
il che
Lib.
affatto
adversus
audierat; miraris,.inquit, ex
*
sto
que-
Corcyreos,gubernatori
suo, qui proficisccnli
ex
dare,
remigibus
quemdatn sternutanquia
receptuicoeperat
Classe dimicalurus
classi signum
menzione,
Alexandrinus,
la
dei Gentili. Clemente
nello sternutare,
^
a
dei soldati
riguardatacome
che dà alcuni avvertimenti
con
cui pru-
augurio, ispiròloro
primitivaChiesa
dello sternuto
e
che fra
»
coraggio.
Cristiani della
osservanza
a
ma-
^
»
Dai
dei
Imperatore,
quel prudente generale,tolto dagli animi
e
piloto
il segno
si rise
»
cagionato dal
al
,
Così,dice
«
disse
Corcira
porto , perchè uno
ve
*
,
combattere
meravigli tu dunque
ti
Polieno
per
cominciato
uomini
si fece vela.
lice
non
Timoteo, generale ateniese,il
nel
sternutato
le nari?
il Destin
avea
alla flotta di rientrare
sternuta
che? ciò
quei di
»
avea
:
Frontino, «
,
vana,
Filemone
gliaugùri : alfine
ciò che
è il detto di
riferir di
quale, al
piacer suo
a
Forse
Celebre
colla
parla e
e
Ovunque
»
Teodoreto,*dice
e
:
Cammina
»
SESTO.
num.
2.
lo sternuto
Pagani.
vina
e
di Dio
»
mente
»
mossi
»
tica
col
possono
degliDei
o
che
*
allorché
Divinità
una
risiedano
in noi
di-
cognizione
aver
sternutiamo,saremo
da
e
profe-
virtù
una
nella nostra
e
ai
commune
Celso ; necessaria-
parla
come
,
Origene
un' anima
hanno
,
farlo da
a
^
dei sensi
mezzo
noi uomini
ancor
dato
riguar-
avessero
indizio dell' avvenire.
come
gliuccelli,die' egli,
Se
«
,
»
quel tempo
disprezzodi questa opinione sì
parla con
»
di
i Cristiani
naturale,se
83
STERNUTO.
DELLO
anima
poi-
:
,
»
che
»
Ma
gùri...
»
futuro
»
lunque
si
di animali
serve
uomo.
vana
da
altri
i Cristiani
*Lo
fuggirla.
Clemens
Origenes,
Quidam
rcvocationibus
occursibus
Illasvero
necessitas
Orationcni
Ccesarius,
^
sed
sacrilegas,
properandi,signate vos
Scrm.
Simililer
et
qua-
Giobbe,
pur
dannata
con-
L' autore
di
stino
Sant'Ago-
a
Cesario,chiama
secolo
ammonisce
dà ai fedeli
duodecimo
7.
seri
miintelligentes
ridiculosas stcrnulationcs
vobis
nomine
non
Pseudo-Origenes,
diriguntur.
in
quacumque
parte
siderare,
con-
fuerit
Ghristi,et Symbolum, voi
Jcsu
Gdeliter diccntcs, securi
de
Dei
adjutorioiter agite.
de
auguriis.
auguria,vel sternutationes
positi,
aliquasaviculas canlanles
signatevos in nomine
arripitis,
cum
S.
vocibus,
eliam
quoties
in
il
IV, Gap. 94, seq.
adhuc
observiunt, et invocationibus,
atque
atque volucrum
nolite: sed
Dominicani
ascritto
avvertimento
Domino
solum
non
observare
et
a
'
ed
sacrilega,
e
gressus homtnis
in Job. Lib. 3, ad Gap. 2, v, i3.
Commentar,
?
,
,
spe vacui, quia
alcuni
Noyon.^ Nel
autcnvsternutamentis
et
da
stesso
Cels. Lib.
Contra
dei libri sopra
Paidagog.Lib. H, Gap.
Alexandrinns,
"
et
di
Eligiovescovo
2
3
S.
a
conoscere
dello sternuto.
ridicola
osservanza
far
gli au-
o di
irragionevoli,
più ragione a
con
tra
Origene stesso, trovasi
sugliaugùri
e
molti
per
terzo
osservanza
,
Sant'
Nel
»
attribuiti ad
sermone
posto da
spiritodivino
siasi
la
questa
è
il vero
non
falsamente
un
lo sternuto
anche
Gde, et devotione dicilc,et
de reclitud. calbolic. convcrsat.
observare
adtendatis: sedsive
iter,sive quodcumque
Christi"et Symbolum,
nihii vobis
Gap. 5.
noccre
in itinere
nolite,ncc
et
Orationem
inimicus.
polerit
opus
Dominicam
S,
Elìgins,
84
v'
in
avea
sternuti.
CAPO
SESTO.
Francia
chi
Che
«
cosa
DELLO
—
si
ridea
STERNOTO.
degli
dicea
mai
di
Giovanni
dagli
tratti
augùri
Salisbury
,
»
di
vescovo
ha
Chartres
che
far
il
con
de-
successo
,
»
gli
che
affari
taluno
sternuti
una
o
piti
?
volte
*
»
,
*
Quid
sternulaverit?
enim
Joannes
refert
ad
consequentiam
SarisberiensiStFoìicTìt.
si
rerum,
quis
semel
aut
,
Lib.
H,
Gap.
1.
amplius
86
CAPO
At
raucis, tua dum
mecum
dice
momento
quel
vestigialustro,
arbusta
ardenti resonant
Sole sub
In
SETTIMO.
viaggiatorla
11 caldo
Del
bruno
Fu
d' oro, dice
al
era
terrore
in
vedere
tratto
visitarla
a
spesso
Praesentes
la
pietàe
mortali
sese
Coelicolae,nondum
dum
tempio
festis venissent
Conspexit terrrf
Saepe vagus
Nell'età
del
'
:
invisere castas
coetu
solebant.
spreta pietate,
Saepe Pater Divum,
Annua
sero
si lascias-
la virtù regnavano
gliabitatori
estendere
centum
Liber
in
fulgenterevisens
sacra
procurrere
Parnassi
vertice
diebus,
currus.
summo
Thyadas effusis evantes crinibus egit;
Quum Delphitota certatim ex urbe ruentes,
fumantibus
Acciperent Iseti Divum
aris.
Saepe in letifero belli certamine Mavors,
Aut rapidiTritonis Hera, aut Rhamnusia
virgo,
hominum
Armatas
*
Ecl.
Virgilias,
2
Nonnus
3
Catullus,
y
2
,
V,
est
8
,
praesens hortata
seqq.
29.
Lib.
Dionysiac.
Carm.
62, 385,
seqq.
non
precisione?
con
dagliuomini.
demos
ante
namque
Saepius,et
essi stessi
se
,
sulla terra, solcano
discendere
fosse stato
che gliDei
antichissimo,
Catullo,quando
ancora
cocchio,
meriggio.
d' informarcene
cura
sentimento
di tratto
sferza ardente
tempo di
un
avuto
avessero
paventava
e
quellodel mezzogiorno
che
,
gliAntichi
della terra
Sol, che coli' acceso
Co' destrier trafelanti
Chi crederebbe
che
nel mezzo,
il mattin
sembra
:
Allor
Era
*
il sole stesso
,
per il calore
imbrunire
per
^
Nonno
,
cicadis.
catervas.
cielo
Etiopi, innocenti
Gli
onorati
erano
dir di
a
dopo spirataV
ancora
presso loro trattenevasi
per lo
spaziodi
co' Dei
recossi
coglialtri
Dei
a
al cielo
e
mensa,
di farà ritorno.
lo stesso
presso
Giove,che
de' puri Etiopial suolo
mar
Nel dodicesmo
Alcinoo
,
dodici giorni: *
ler sino al
Giove
banchettare
a
età dell' oro
dalla visita di
Omero,
,
87
MERIGGIO.
DEL
poeta dice ad Ulisse
Poiché
^
:
colle Ecatombe
sempre gliDei
Allor che glionoriam, scoperto il volto
A
,
noi mostrar
Con
noi sedere
Introdotto
hanno
non
ad
a
sdegno',e
stessa
una
mensa.
il delitto nella terra
le
,
Dei, dice Catullo,cessarono
a
sdegno
sangue,
chi
altari,e disprezzavai
Sed postquam
Perfudere
da
uomini
di
empiamente profanava i
loro
^
loro comandi:
cupida
Destitit extinctos
de mente
nefando;
fugarunt;
sanguine fratres ;
fraterno
manus
lugereparentes ;
natus
Optavitgenitorprimaevi funera nati,
Liber
Ignaro
Impia
Omnia
innuptaepotireturflore novercae
ut
mater
non
substernens
Quare
tales
se
mentem
scelerare penates :
permixta furore,
avertere
Deorum.
dignantur visore coetus,
lumino claro.
contingipatiuntur
nec
*
ffomerus,
*
Idem,
»
Catnllus,
lliad. Lib. I, v. 423
Odyss. Lib. 7,
Carm.
64,
v.
v.
,
201,
;
impia nato,
fanda, nefanda, malo
nobis
Nec
se
verità est Divos
Justificam
bero
eb-
macchiati
tellus scelere est imbuta
Justitiamqueomnes
gli
deapparizioni
quasi del tutto,essi
il farsi vedere
il visitare
e
insieme
stqq.
seqq.
398, $ct|q.
88
SETTIMO.
CAPO
Ben
apparizioniin luogo di
le
tosto
,
furono
poter vedere
di
la
Gli Antichi
temute.
del di cui
figura,e
idea. Raccontavasi
di cui
potere
che
Pane
qualche
agliagricoltorii quali dopo
vedere
la
sorpresida
stati
'
Eusebio
presso
dei buoni
che
«
Geni
improvvisa.Dice
morte
una
che
Pane
era
uno
»
mentre
agricoltori,
lavoravano
»
quelli i quali erano
stati onorati
nei
da
,
»
sione
,
improvvisamente
di Panici
Dio
Pane
ovvero
da
Fauno,
,
spettrie
con
dello stesso
stati
erano
che
Orazio
ersero
colpiti
,
canta
di
Fauno
a
capretti:
a
danneggiare i
non
Faune; Nimpharum
agnellie
Si tener
Larga
Vina
nec
desunt
cratere,
haedus
Veneris
vetus
ara
Fumat
Porphyrins
,
2
Dionysius
5
Idem,
?
Horatins,
1.
ap.
Euseb.
Halicarnasseus
parvis
alumnis
^quus
pieno cadit
:
anno
;
sodali
multo
odore
:
Prsep. Evang. Lib. V, Gap. 5.
Lib. V, Gap. 8.
Antiquit. Rom.
,
e.
Lib.
Carm.
VI.
Lib. Ili, Od,
\%,\. 1, seqq.
'
:
temerlo,
fugientumamator.
Lenis incedas, abeasque
*
suoi
di
Fauno
fines,et aprica rura
meos
me
no-
panico da
*
Per
vi-
ai riferire
Giove
a
,
lo prega
il
che
cagionatidal
mostra
,
e
bella
Si diede
terror
un
altare
un
inno
un
«
,
,
cui
»
voci divine. I Romani
in memoria
autore
questa
e
agli
Dionigidi Alicarnasso,*
scrive
come
,
Bacco, e
campi, »
si credevano
che
ai terrori
morti.
erano
di
servo
firio
Por-
talvolta apparso
egliera
»
:
volta fatto
apparizione
sua
,
erano
spaventosa
una
era
narsi
immagi-
conoscevano
non
aveano
si
,
al solo
tremarono
Essere
un
desiderate
essere
i suoi
Ludit
herboso
pecus
Quum
tibi Nonae
Festus
in
agnos
Gaudet
pepulissefossor
invisam
è stato
silenzio,
sylva frondes
il più
sempre
e
:
i sudori
visioni,che quasi
allevati in
i
sospetti,e
autorizzava
si è
solo,si
può
dava
del
sembrare
ubipascas,ubi
»
vedessero
»
mire,
come
non
molti
,
dano
nel
Canticum
,
volgari,
,
e
tempo dormire
un
il pranzo.
e
commune
esso
sto
Queche
an-
Indica
in
mihi, quem
tuorum.
Ne
meritamente
altri,...
che
schiavi,...
meriggio a prender sonno
Canlicorum
,
Pialo, in Pli.ncdro.
Gap
I
v.
,
6.
diligit
meridie, ne vagavi
fece menzione
quel luogor^cc Se
in
indicato
venga
le cicale ci
disputarenel mezzogiorno,
stimandoci
bono
fanciulli
ai loro errori
peso
che
cubes
sodalium
Platone
presso
le visioni
ancora
,
incipiampost greges
Socrate
i palpiti,
aria per
gli antichi
antichissimo
quelle paroledel Cantico:*
mea,
in
proprio dei
meriggiodopo
agliEbrei, se vogliacredersi
anima
ecco
,
talvolta
tali
come
folla
orecchio
spaventi. Solcasi
i loro
regolarmente nell' ora
costume
ciò è
tutto
religioneche
una
paniciin
angosciosi,1'
possiamo considerar
2
di
latte. Si tace
col
i timori
ecco
immaginarie.Se
"
proprio a risvegliare
,
spiare ogni remore,
»
quellodella quiete
al sonno, cioè
succhiate
;
pede terram.
di fantasmi
idee
ha
uomo
ecco
»
;
tibi
è nelle tenebre
in
:
Spargitagrestes
le chimeriche
noi
pagus
lupus errat
11 tempo destinato
ogni
Decembres;
otioso
bove
Ter
del
campo,
redeunt
Cum
e
omne
pratisvacat
Inter audaces
89
MERIGGIO.
DEL
come
ma
dor-
ci deriderebla
greggia,va-
vicino
al fonte.
»
90
CAPO
*
Varrone
nel
elegantemente insititium il sonno
chiama
riportandoquel barbaro
colla
si vantò
mentre
cose
moglie
ella
dormiva
sola sentenza
una
con
sua
detto di
nel
pranzo.*Il
»
zo, che
»
der
»
vano
giusta il
le
Ego
diffinderem
Lib.
Storico, dormire
egli
di Alessandro
il vecchio
dopo
«
degliAntichi
occupazioni,
ponevasi
sue
durante
*
gusto
Aumeriggio.'
.
il
hic
vero
Se-
il pran-
solca
pren-
il
meriggio
dies modice
«^Dormiva
pur
giovine Plinio:^
prender sonno.'
Seneca
redit, et abit^tamen cestivo die
si
non
,
insitiliosomno
meo
giacere,leggeva
estratto
usava
non
et
a
.
del
verno
ubi nox,
:
faceva
ne
e
nell'estate in tempo
ma
più di quaranta
nel
medesimo
costume
grandi
se
leggieroe facile,nell'estate,
glielopermette-
libro,notava
un
dormir
Plinio
fatto
aver
mezzogiorno, perchè
dir dello stesso
Lampridio
nota
»
il
dopo
pure
Sve-
e
Caligola,
ilqual
condannati
infelici,
appellameridiareìì
solca, a
di
Cesonia
avea
preso
mend/a^tonem:*
lo chiama
meriggio.Cicerone
tonio
SETTIMO.
meridiem, vfvere
non
Varrò,
possem.
de Re
Rust.
I, Cap. 2.
2
forensis operfe,
propter intermissionem
meridiationes
addidi, quibus uti anlea non
solebam;
quidem
Nunc
delraxi,et
dormiens
uUo
Divinat.
Lib.
5
in somnio
admonitus
sum
tanlis
,
et
lucubrationes
multa
lam
nec
piicseitimde rebus.
Cicero,
de
II.
sententia
una
quondam ex diversis criminibus
est expergefactae
condemnavit, gloriatusque
somno
Cifisonise,quantum egisset,
Vit. XI [ Cfes. in Vita Cabg. Gap. 38.
Svetonius
meridiarel.
dum
ea
* Post
meridianum
ita ut vestilus, calceatusqueerat, retectis pedicibum
Idem, 1. e. in Vita Aug.
oppositaad oculos manu.
bus, paulisperconquiescebat
Supra quadragintareos
,
,
,
Cap. 78.
5
cibum
Post
interdiu levem
srepe, quem
bat, festate: si quid otii,jacebatin sole; liber
Epist. Lib.
Plinius
que.
,
6
rcperet
quoque
Dein
cum
ccepireputare
idem, quod ambulans,
,
dein
Requiris quid
meridianus
mituT.
Ili, Ep.
(erat enim
somnus,
pauluniredorraio
'
meridie
Idem.
somnus
ambulo.
ex
hoc
more,
sume-
j adnotabat, excerpebatlegebatur
dormiturum
ffistas)
Oratores.
jaccns,durat
Idem,
in
facflem,veterum
5.
maximos
aut
et
1.
ob-
nec
recepissem,
e.
Lib.
intentio, mutatione
1. e. Lib.
Laurentino
Idem,
me
7,
ep. 4. Ibi
ipsarefecla,
9, ep.36,
byeme permutera.
Nihil nisi
quod
eximitur, multumquc de nocte, vel ante, vel post dicm,
1. e. ep. 40.
su-
9l
MERIGGIO.
DEL
pochisriposava pure alquanto dopo il pranzo. « Dormo
»
Simo, scrivea egli a Lucilio;tu sai bene qual è ilmio
Il mio
»
costume.
»
altro che
è brevissimo
sonno
dividere il giorno.Mi basta
di
vegliare.Talvolta
))
dice
spetto.))^Sidonio Apollinare
»
il pasto
»
nulla.
che
il
scosso
,
dea
alcun
quelleparole che
si hanno
«
Lessi
ieri la orazione
»
dopo
terminai
Procopio di
di
parla di
»
cibo.
*
»
fra
commune
tempo
in
Cotesto
versi:
Nunc
et
Dormio
:
intera
:
a
riposare.»
lo
era
mihi
uxor
dormitum
sin dal
fa menzione
perbonum
jubet me
dedit,
ire. Minime.
coiisuetudinem
minimum,
Satis est mihi
quasiinlerjungo.
aliquandosuspicor, Seneca
,
meam
nosti, brevissimo somnoutor,
d
esii"se.
vigilare
Àliquaodo dormisse me scio,
Epist. 83.
2
mu3
il
assai
stato
fra i Romani
ne
tutti
dopo
sonno
essere
da
^
Prandium
•
Esso
Libanio
meriggio, ipentre
Plauto, il quale chiaramente
di
quei
gliAntichi.
a
quasi
pormi
sembra
costume
mostrano
lettera
cijgtume, prendean
il
,
congiura ordinata
una
il
verso
gni
compa-
meridiano
come
il pranzo
di
dopo
imperatore pren-
sua
una
cr
ridestar 1'appetito,
per
il pranzo,
avanti
Alarico,ed eseguita «
secondo
già....
poco
in
suoi
il sopor
leggerlaprima
Cesarea
»
so
poco, spesso
dei
e
la cena.^ Giuliano
egliriposo dopo
ancor
Teodorico
sempre
torpore , ossia
farlo invocare
e
talvolta lo
che
di sé
scrive
cavalcare
usato
aveano
di
,
Altrove
»
aver
mezzogiorno, dormia
nel
,
^
so
quasi
cessato
aver
dormito
»
fa
non
e
,
meridianus
Dapibus expleto,somnus
semper exiguus,
ssepe nullus. SidojipollinarisEpist. Lib. I, ep. 2.
5 Excusso
torpore meridiano, paulisperequitabamus,quo faciliuspectora
,
marcida
*
cibis
coenaloriiB
fami
exacueremus.
Lib. II, ep. 9.
Lib. I,Gap. 2.
de Bello Vandalico
Procopins Caaariensis
Plautus, MostcUar. Act. HI, Se. 2, v. 3, scqq.
,
'
Idem, 1. e.
,
92
CAPO
forte visum
mihi
Non
SETTIMO.
prandium,
Melius
quam
Voluit
in cubiculum
bonus
Non
turget mihi
Tota
uxor
quis dotatam
Si
Neminem
Ire dormitum
odio
Exsequi
res
certa
cum
dunque
est
:
est,
gliAntichi
modo,
Dissi
e
credersi
che
modo
la
qualche
in
che
gliDei
,
,
che
un'origine remotissima,
Poiché
i Settanta.
*
futura
d'
nascita
a
apparvero
tò
dei
ed
questo
in latino
da San
temente
in
Geneseos
2
Ibidem.
quei luoghi
Cap. 3
Cap. 18,
,
tempo del meriggio.
la
v.
nei
casa
i".
,
v.
avere
quasi al tempo
di
Scrittura,udì
la
in Paradiso
ad
come
SìjX^vòv,
1.
interpretano
ad Abramo
annunziarono
gastigodi
la
ma,
Sodo-
in convalle Mamhr
e
sui in
ipso fervore diei.
La
cioè nel meriggio:
iiEGVi}x^pio!,?^
Girolamo
mezzogiorno. Nella
*
nel
dice
Omilia
una
,
»
erano
,
,
»
cui
mentasse
fo-
comparisseroin singoiar
Patriarca'
ha
Settanta
Origene
persuasione in
Isacco, e l'imminente
sedenti in hostio tabernaculi
versione
cubem.
siffatta consuetudine
deambulantis
Angeliche
I tre
domi
,
post meridiem, o,
auram
abeam
monti
questipeccò,
Signore Iddio
del
voce
mihi
vero
perchè questa opinionesembra
fomentasse
Adamo.
animo,
meo
quam
gliupmini
atterrissero
scio, domi....
nunc
ut
i Geni
e
:
sopor.
,
Può
apage
habet,
hinc ad forum
Potius
anus.
prandio :
nunc,
uxorem
soUicitat
me
edidi foras.
me
Quo magis cogito ego
,
solitum,dedit.
quam
est de
aedibus
ex
fuit,
abducere
somnus
Glanculum
illieo
sopra
parlacosi:
il
«
qualivedrai
di
Cantico,
dihgen-
Osserva
fatta
Giuseppe
recata
paroladel
i suoi
fratelli
94
CAPO
SETTIMO.
No, pastor, no, della zampogna
In sul
meriggio a
abbiam
Di Pane
noi destar
timor, che
Dopo lungo cacciar lasso
Egli è di tristo umor, che
Inquietaentro
,
Degni
a
bosco
un
cultu
Non
illum
Sed
cessero
Deis
Aut
ccelum
nox
da
medio
:
atra
bile
glialberga.
di Lucano
Phoebus
quum
in
intorno
timet
Stazio:
Ingentes infelix
deprehendere luci.
le visioni nel
in
vana
mezzogiorno
cora
apparisce an-
^
terra
medio, solaque in
Expirat,nigricum
est,
axe
tenet, pavet ipse sacerdos
nella notte, ciò che
che
adhuc
un' aspra
populi propiorefrequentant,
quel luogo di
Lucis
ora
xjuest'
riposa.
*
dunque gliAntichi
altrimenti
non
lice ;
non
Marsiglia:
Accessus, dominumque
Temevano
suono
su
quei versi
sono
di
sacro
non
le nari ognor
di osservazione
il
tumultus
nocte
per
umbras
prseliasurgunt
Terrigenae.
Anche
sul
vagando
di Stazio
,
riputavansì
comparire e
sì presso
nel
Flegra, dove
il qual narra
Filostrato,
che
mezzogiorno avvicinarsi
giacevano le
andar
vedesi sì nei citati versi
mezzogiorno,come
ardivano
non
dei morti
le ombre
ossa
dei
a
i
pastori
Pallene,ossia
giganti,per
more
ti-
deglispettriche apparivanoin quel luogofacendo
^
strepitospaventevole.
uno
Quanto agliDei, dice Porfirio che nell'ora del
*
Z«ca»7«,
8
Statius, TheLaid.
3
Philostratus
Pbarsal. Lib.
Lib.
Ileroic.
,
IH,
v.
IV.
Gap. 3.
422,
seqq.
mez-
zodì essi
a diporto
/x£a"i/x/5p«à^ovT
passeggiando
vanno
cioè meridiantes: ovvero,
do il sole
»
cito
»
Perciò
gl'immortali.
»
del
agliuomini
tempii.Allora passeggiano
porsi sulla porta
suol
saria stata
dormissero
dormia
del dolce sopor Giove
^
disse Omero.
veduto
primo
nel
eremita
Paolo
San
gliapparve,
Callimaco
mezzogiorno.^
si lavi nel
Cariclone
colla Ninfa
Del
,
tuffarsi nelle
Ambe
Quieta pace
sedea
Si lavavano
entrambe
Atteone, si
lavava
*
Porphyriìis de
3
di
Homerus,
5
Et
,
in sul
dir di San
quem
suuni,
cui
mixtum,
:
meriggio,
nell' ora
del
quando
fu veduta
Sancii
,
mezzogiorno:^
nympbarum.
H,
v.
2.
Pauli primi Eremit.
Callimachtis
bymn. in lavacr.
Oviditis, Metamorph. Lib. IH.
,
B
da
tamen
a
cceplo
qnod servum
Ddihi promisit, ostendct. Nec
hominem
plura bis, conspicit
equo
opiniopoetarum llippocentaurovocabulum
indidit. S. Hierony-
in Vita
?
rolamo,
Gi-
sul monte
jam media dies, coquente desupersole,fcrvcLalinec
(Antonius)abduccbalur, dicens: Credo in Deum
meum
itinere
il
sul monte.
Diana
antro
visitare
*
tempo del meriggio:
mezzogiorno
dice che
lliad. Lib.
a
a
dicesi
limpid'acque
era
tranquiilitade
Ovidio similmente
Giove
fingeche Pallade,
placidoIppocren, mentre
Mentre
Antonio
recavasi
deserto,mentre
,
sul
terni
subal-
gusta :
non
Ippocentauro che Sant'
L'
gliDei
di notte.
neppur
Ma
che
meriggio,mentre
nel
ancora
il segno
»
jmecDijxpptà^».
il Dio
vergogna
gran
è le-
non
,
mentre
meriggioe dell'austro,
Veramente
mus
l'austro
verso
nei
entrare
creduto, che
ha
tempiiper dormire.* «Quan-
(cosiegli)declina
»
aver
taluno
come
allora ai
essi s'incamminano
non
95
MERIGGIO.
DEL
Gap. 6.
Pallad.
96
SETTIMO.
CAPO
Et
sol
di Aristeo
di
figliuolo
condurlo
che
te medios
cum
Gum
sitiunt
che
dunque
E
del meriggio
sacro
^
:
evidente
pregiudiziouna
nei libri
più
essendo
Medios
«
d' ordinario
cum
compa-
parole di
no
Luca-
sopra.
gliAntichi
che
idea
lo
e
rimanga
come
di
di cui si trovano
e
totalmente
tempo
rallegrarciche
a
sì comune,
,
del
aveano
riguardavano
,
antichi
esso
est,
undis
Servio:
i numi
abbiamo
volta
ab
cita alcune
e
»
grande
una
terribile. Noi
e
aestus,
aggrediare jacentem.
somno
allegaialquanto
,
fessus
quo
perchè
cestus
quell'ora
in
riscono
*
sol accenderit
luogo, scrive
questo
sol accenderit
ut
,
»
di Proteo,
all' antro
meriggio
quel tempo:
ducam,
recipit;facile
Illustrando
Virgilio,al
presso
herba3, et pecori jam gratior umbra
senis
secreta
Se
sul
in
ego
utraque.
promette,
dormire
solca
Ipse
In
»
distabat
meta
aequo
ex
umbras,
contraxerat
rerum
madre
Cirene
suo
medius
dies
Jamque
MERIGGIO.
DEL
—
ora
un
stigi
ve-
la rimembranza
appena
dalla mente
cancellato
,
dei
Ciò
popoh.
quale
costumi
influenza
che
si
*
«
Servius,
e
Medios
sussisterà
ad
cura
volgo. Si
di salutar
Virgilius, Georg.
2
del
Lib,
4,
sol accenderit
Virgil.1.
e.
v.
401.
deridono
intorno
v.
nelle
401,
sestus
:
chi
ora
sce
cono-
i
dizi
pregiu-
allo sternuto,
nazioni
i
sopra
anche
sussiste
chi sternuta
sempre
a
1' antichità
tuttora
anticamente
aveano
la consuetudine
presente,
eserciti
glierrori
e
assai ordinario
sembrerà
non
ma
al
civilizzate.
seqq.
»
Fere
enim
uumina
tum
videntur.
97
OTTAVO.
CAPO
TERRORI
DEI
NOTTURNI.
fantasmi,visioni,ecco
Ombre, larve,spettri,
terribili
oggetti
e
che
convien
,
che
faceano
pur
dirlo
,
i
tremare
poveriAntichi,
ispiranoancora
noi dello
a
cedere al tempo
sogliono
pregiudizi
pochissimo ha perduto del suo vigore:esso
i
spavento. Se
dirsi il
dei
pregiudizio
dalla educazione
malvagia,e
vedere
quanta
ha
mente.
gihoccupato
è
mente
vera-
la bile del filosofoil
fanciullo intorno
un
chimere
Eglisa
più
appena
atte
a
fare
balbettare,
di
esser
nato
la storia dei follettie delle apparizioni
il suo
luogonel
di lui intelletto
perchèvivace,
stupefatto.
Alquanto inquieto,
e
egliera
forse molesto
ad
una
allevatrice
lita
impaziente,so-
confondere ilbrio colla insolenza,
e a chiamar
LEOPARDI.
può
al precorrispondere
sente
ed il pettoper mostrare
pauroso
a
sto,
que-
ripetere
questo punto
s'istruisca
cura
che
religione,
vera
su
ben lontana dal
sua
segnarsila fronte
nella
fanciulli
e alle
più terribili,
impressionesulla
e
è d' uopo
di civilizzazione. Muove
con
alle favole
secoli. Come
,
maggior parte deglierrori popolari
la
quelladei
universali,
stato
gli
—
Errori
popolari,
9
bontà
98
CAPO
novella
dabbenaggine.La
la
sicuro
liberarla dalla
per
infatti divenuto
della
notte
;
inorridire da capo
il
ottenuto
di
qualche mostro
a
qualunque
si
di
parlare
che
è
luogo oscuro
un
renderlo
per
che
sia
ma
di
vita dell'uomo.
il
sventura
far
esperienzapuò
infelice ;
lo abbatte
;
loro
omicidio
render
il
di
colpevoli
in
cietà
so-
presso
coraggio,
meno
infelice
mali
reali
,
rende
quasi
il coraggioalleggerisce
il loro peso !
sotto
pienamente
timoroso
lo pone
cercato
,
aver
lie,
ba-
Quanti mali immaginari
perciò che
hanno
della
il bene
in
ogni pericoloreale
allievi
o
per tenere
fanciulli
conoscere
privo.L' uomo
di riflessione. Coloro
sono
,
questo valido ostacolo
senza
ogni piccolorischio
coraggioai
! Le nutrici
mezzi
lo sventurato
soccombere
sia 1' esserne
danno
che
e
preda
sottomesso
e
coraggio disprezza,e
graviche
giorno
di darlo in
coraggiofa scomparire ! Quanti
meravigliosamente,
sola
il
basta minacciarlo
specie di
una
più proprie a
insensibili ! Quanti mali
La
perfettamente
ubbidiente
tolgono ai
Esse
piccoli,che
farebbono
o
,
questi infami
ree
delle doti
il
:
allievi,
cospirano contro
la
possibile
che
ha
solo
,
Qual barbarie
di
letto
trovarsi
durante
terrori notturni
comando.
umano.
una
nel
e
Il fanciullo
,
il genere
brosi
supplizio,i luoghitene-
L'allevatrice
piedi.
a
,
si fanno
e
vicinarsi
l'av; riguardare
,
servono
freno i loro
fanciullo. Eccolo
freddo; raccogliersi
pauroso
cercar
1 suoi
a
che
timoroso
un
sudar
fondo ad
porloin
e
specifico
,
dimentica
non
come
intento.
suo
importunità del
lo
spaventevoli;palpitarenel
angosciosamente;
le lenzuola
fu
deglispiriti
attonito
caverne
come
sotto
OTTAVO.
contribuito
in
di
qual
è veramente
agitazione
; ogni
lo rende
pace
inca-
luogod' ispirar
di
toglierglielo
,
grandemente a
render
miserabile la loro vita.
»
diceva
»
di
»
in
Luciano
Quando
«
mai
queste fole? Riserbatevi
tempo queste mirabili
almeno
che
»
diamo,
»
portentifavolosi.
»
né
abbiamo
))
sti
prodigi,i qualili accompagnerebbono
»
loro
»
a
»
di ogni
perstizioni
dobbiamo
sorta.
influenza
ad
una
forza
di
è
interna, che
divenuta
,
la
una
sua
è
oscuro,
rende
dovrebbe
mente,
facil-
naturale
mai
aver
per vincere
quelladelle passioni
come
suo
camera
superiamo
farsi violenza
dal
inseparabile
animo.
Gli uomini
uomo
quell'
forti,
deglispiriti
L'
la
Si
superarla.
,
di
Meraviglioso
più grandi
non
quel banderaio
saputo evitarne glieffetti.Voltaire,
hanno
tremava
pregiudizi,
dei
Noi
è omai
potere della educazione!
in
appartamento
obbligatoa
su-
pregiudizi
tutta
solo di notte
un
di
qualche occasione,una
qualitàche eglinon
Esso
conosciuta.
in
uomo.
ci avvediamo
ma
all'uomo
ogni
soggetti
cotesti
durante
dell'uomo
traversare
a
per tutta la
troppo evidente
che
di
udir que-
a
caricherebbono
È
»
e
riguardo,
loro
aver
li renderebbono
ad entrar
ripugnanza secreta
quasicomune
avve-
di terrori
,
ogni strepito,li
sulla mente
tenebrosa,o
in gra-
ne
ce
permettere che si avvezzino
a
ribrezzo involontario
vita. Un
una
Certo
malaugurata
esercitano
parlar
,
vita, li turberebbono
la
fatto
di
,
giovani, perchè senza
abbiano
a
empirsi il capo
di
,
avventure
zia di cotesti
temere
*
contarci in altro
a
»
non
finirete
,
Dialoghi
,
tremende
e
vecchi
o
,
dei suoi
uno
99
NOTTURNI
TERRORI
DEI
esperienzaha
bravare
a
*
sì
nelle tenebre
dimostrato
Philopseude.
come
che i più
i pericoli
e a mirare
Luxiianus, in
ragionevolee
senza
un
sì nemico
fanciullo.
liti
soprodimilitari,
turbarsi
l'aspetto
100
CAPO
della morte
OTTAVO.
ceduto
hanno
al timore
Non
deglispiriti.
,
v' ha
che
terrore
la idea delle
che
di
nonpertanto
fantasia
lasciano di
non
alterata
quasi tutti gliuomini.
da
Se
,
che
di
contezza
nell' udirle
,
fa V
fra i
coraggio,
quali non
bambini
per
delle nostre
befane
le loro
aveano
i nostri
e
Lamie,
i loro
opinione
era
il
,
indiscreti
turbando
il
riposodei
dei morti
ombre
uscire
dai loro
universale
Lemuri,
tempo
viventi.
questa
Vix
*
in
cui
Fauni,
questi spiriti
sceglievanoil tempo
Ovidio
Fast.
era
si mostri
almeno
della notte
la
II.
per
opinione
alquanto incredulo
credo ; bustis exisse feruntur,
Lib.
terra
Allora,dice Stazio,
terribile verità.*
equidem
OvidiuSi
i loro
placent.
sepolcri.Tale
benché
In
condo
principalmente,se-
notte
,
verso
delle ombre.
prendeano piaceredi comparire sulla
Superis terrena
Le
erano
deglialtri nostri spauracchi,
,
la loro
bambine,
erano
e
deglispiriti
i loro Silvani. La
i loro Satiri
avi,iqualivivendo
stati assai forti di animo
siano
non
storie
essi
fatti beffe
,
disprezzarele
luogo
avuta
allevato.
le scienze
essi
ancor
noscere
co-
ed istruiti a riflettere
sarebbono
ne
di
e
falso,
avessero
non
erano
tuttogiornodeglierrori popolari
è stato
in cui
tempo
un
,
quando
,
savio
uomo
se
È facile immaginarsi che
in
essi
queste fole;cresciuti
di temere
prima
come
sia
cosa
dal
quella
è
come
fanciulli
vero
voli
spavente-
essere
prevenuta,
e
il
incapacidi distinguere
ancora
delle chimere,
soprannaturaliapplicataa
cose
una
per
paragonarsia quelloche ispira
possa
102
CAPO
etiam
Mox
Hic
verbi, vis
Ut
ferali
nunc
dei Lemuri
Tum
Incussere
prega
Emiliano
quei
versi
*
:
pericularupto:
sistro lusca sacerdos
si
non
il
atterriscano
sario
avver-
morti, tutti
i
dell' inferno.* Platone
le larve
tutte
dei
le ombre
di lui tutte
suo
d'ognisorta, e
coglispauracchi notturni
,
,
nota
come
Sant'
,
nostre
»
meritato; Lemuri,
»
si chiamano
»
nata
sono
Larve,
o
se
è incerto
perchè gliAntichi
terrori
demeritato; e
abbiano
come
degliAntichi
loro natura
me-
hanno
non
Sat.
5,
il
avuto
Altri vuol
che
le Lamie,
erano
bene
siamo
non
185, seqq.
libi,emiliane, prò isto meadacio, duat
At
ben
^
piena contezza.
PersinSi
hanno
se
hanno
se
le anime
»
Della
Slriges.
*
che anche
,
oggetto dei
3
«
divengono Lari,
e
Mani
Dei
la loro vita.
Altro
Agostino, dice
Geni,
»
0
che
gli Dei
contro
:
caput gustaveris alli.
ter mane
tutti i Mani
Lemuri
diebus
inflantes corpora,
Deos
Prsedictum
erat.
in
nigriLemures, ovoque
grandes Galli, et cum
Tunc
scatenino
vocis
ea
silentum:
tempore aperta vides.
Persio fa menzione
Apuleio
dixere
illis clausere
veteres
tamen
fuit.
prima
animas
Lemures,
sensus
Fana
nomine
loto
Littera, quse
OTTAVO.
istruiti,
cene
coraggio di dar-
fossero
pesci,
altri
v,
Deus
iste superum
et
inferum
raalam
obvias speciesmorgratìani,
utrorumquc
semperque
est usquam,
quicquidumbrarum
quicquid lemurum, quicquid manium,
noctium
occursacula, bustorum
quicquid larvarutn oculis tuis oggerat: omnia
formidamina, omnia
sepulchrorum terriculamenta. JpulejuSjApolog. Orat. I.
5 Dicil
Dgemones
fieri
quidam et animas hominum
esse, et ex hominibus
Deorum
commeator,
tuoTuni,
lares,si boni meriti sunt; lemures
si incertum
est
honorum
eos,
Civ. Dei,Lib. 9, Gap. 11.
seu
si mali,
malorum
seu
esse
larvas; mancs
mcritoruin,
autem
S.
Deos
dici,
Augnstinus,de
fino ad
perchè nessuna
incerto,
Lucilio,di
di
che
però
cui
si
esse
avea
questi versi
pueri infantes
Ut
Vivere,
Vera
putant, credunt
Pergula pictorum,
Anche
delle Lamie
AsT.
in
Lamiae
Leggevasi
ficta
nihil,omnia
al
in ahenis.
inesse
ficta.
Meursio,^
fé' menzione
^
hcec sunt, quas
d'un
habes
vecchio
Codice
vuol
Accusavansi
le Lamie
di
piena
Lamice
hcec sunt.
sangue
dei fanciulli
,
victorias.
Lavinice hic sunt;
Plauto
presso
fede
sio sulla
ahena
dant.
Dignis
St.
di
signiscor
quel luogo :
ponit:
sic isti omnia
et
di
^
Pompiliique
omnia
piamo
Sap-
tempo
quas,
crediamo
Plauto, se
sin dal
Lattanzio:
signa
:
veri
n' è veduta.
se
serbocci
credunt
homines
et esse
specie.Tutto
has, hic omnia
tremit
Numae,
ora
paura
Terriculas, Lamias, Fauni
Instituere
di strana
altri animali
altri maghe,
uccelli,
103
NOTIDRNI.
TEKRORI
DEI
averne
ilMeur-
ma
che
si
legga:
di succhiare
la
gola,
e
perfino
mangiarlivivi.
Neu
disse Orazio
siano
Lamiae
pransee
del
uccelli
o
,
Sunt
avida)
Guttura
vecchie
Lttcilius,
ap. Lactant.
Mtursiris,
5
Plautus,
Exercitat.
Truculenl.
Horatius,
»
Ovidins,
Fast.
quae
Poet.
Lib.
Divin.
Act.
v.
VI.
I, ad
H, Scen.
3iO.
2,
alvo
bene
:
se
esse
^
Phineja mensis
Instit. Lib.
critic. Par.
sa
non
fraudabant, sed genus
'
Art.
streghe:
volucres, non
extrahat
puerum
Tragico.*Ovidio
*
?
vivum
inde
v.
trahunt.
I, Cap. 22.
Plaut.
20,
Truculcnt.
il
Cap.
2.
104
CAPO
Grande
caput,
OTTAVO.
oculi, rostra
stantes
,
pennis,unguibus hamus
Canities
volant, puerosque
Nocte
Et vitiant cunis
Carpere dicuntur
Et
rapta suis.
corpora
lactantia
viscera
igiturnascuntur
Naeniaque
In thalamos
Praeda
Ecco
minaccia
avium
molto
quei
assai
commodamente.
si forte
Praeterea
Virosa
Allia
mostri
i fanciulli
exertis
praecepitTitini
per
il latte ai bambini:
))
uccello notturno
»
sua
»
dice Lucano
voce
la
«
è
poi
*
necti,
Togatas.
Strigereputavasi porgere
dal
uno
egli,è
un
della
suono
stridore. Di
essa
*
:
Quod trepidusbubo, quod
»
che
malvagità
divorarli
Strige,scrive
La
ramente
ve-
puellos,
che ha tratto il nome
quale non
,
la
perfinoche
era
labris,
Qui veteri claras expressitmore
Sant' Isidoro dice
quali si
Sammonieo:
atra
ubera
sententia
alla
univa
premit Strix
immulgens
ai
,
scrisse Sereno
Perciò
erat.
preda. Questa
perniciosa, perchè
e
l'artificio,
vezzeggiava
;
in illis
natus
diebus
i fanciulli di darli il
ora
fiunt,
figuratanus
quinque
a
solent.
nocte
; Proca
simile
hujus
carmino
seu
falsa
Procse
habent.
nominis
stridere
in volucres
recens
sed
:
aves,
venere
bestia
una
rostris ;
plenum poto sanguine guttur
Causa, quod horrenda
Sive
inest.
petunt nutricis egentes,
illis Strigibusnomen
Est
apta rapinse
Quest'uccello
volgarmente
notturno
Medicina, Gap. 60,
*
Serenus
3
Lucanus, Pharsal. Lib, VI,
Sammonicus,
de
strix nocturna
v.
689.
queruntur.
chiamasi
v.
1044,
Amma,
seqq.
DEI
))
perchè dicesi
»
latte ai bambini
favoloso
stima
e
pensa
i
ama
amor
che la natura
di
Addidit
nelle
uso
infames
strigis
de noeta
che
ingrediente,
un
pruinas,
carnibus
alas
Properziodi
E
de
Hippomane foetae semina
Strabene
sia conosciuta.*
non
operazionimagiche.
ipsiscum
di Medea."
fanciulli,
i
Strigiper
quellebestie
ConsuluitqueStrigesnostro
Dice
però più incredulo,
Plinio
delle
exceptas Lunae
dice Ovidio
*
»
perfinoil
porge
poetila Strigeera
alcuni
di cui si facea
e
fanciulli,
nascenti.
cotesto
Secondo
Et
che
105
NOTtCRM.
TERRORI
:
un' altra
sanguine,et
maga:*
in
me
legitequae.
v' ha due
di favole
sorte
altre che
,
allettano i
altre
fanciulli,
che li atterriscono
»
Lamia
colle larve
donna
di Libia
die'
sono,
l'Incubo, la
gene,
"
egli,
Mormolica.
colle
e
che li atterriscono.
ombre;
da Giove
amata
Plutarco
»
cieca
in
che, «
secondo
tenendo
casa
stridei
avis,faabcns
Strix,nocturna
:
de qua Lucanus
la
de
nomeo
avis
vulgoamma
vocis
bella
una
di Sicilia parla
favola,la
sono
la
pone
;
crudele.
e
Lamia
dorme
certo
quando
vaso
Fabulosum
gere. Esse
non
5
?
;
clamai,
enim
dicitur ab
amando
noctarna
qaernDtur.
parvulos,unde
et
lac
Origin.Lib. XII, Gap. 7.
ubera eas ìnfantium
strigibus,
jam antiquisstrigemconvenil,sed quae
praeberefertur
nascentibus. S. Isidorus,
S
*
:
Qaod trepidas babo, qaod strix
H"ec
fa
ne
gliocchi ripostiin
,
*
Filostrato
Snida
quelle
Lamia, la Gor-
di Libia bella insieme
regina pure
dice
la
; Diodoro
,
di Lamia
»
«
Tra
enim
in maledictis
arbitror de
arbitror. Plinins, Hisl. Natur.
Lib.
Ovidius,
Metamorph.
Propertius» Eleg.Lib. IV,
^
Strabo, Geograph.
«
Diodorus
Lib.
Lib.
labris immulsii avium
il, Cap. 39.
VII.
El.
2,
v.
47, tt(\.
l.
Siculus, Bil)lioth. Histor.
•
Lib. '20.
stare
con-
106
CAPO
quando
»
però ,
esce
OTTAVO.
li adatta
se
credevansi
scrive che le Lamie
laniando
a
,
perchèspacciavasiche
i bambini.'^ Pesto
di
nome
Strigialle
chiamano
femmine
*
vede.
e
»
da taluno così dette
laceravano
esse
ci avverte
che
malefiche
le
,
si dava
Carlo
Magno
,
ordinando
Strigi,
0
chiunque
che
bruciata
era
al
spacciare che
osato
avesse
qualche femmina
uomini;
si condanni
divenuta
per
o
mangiata devotamente
strigeso strigcoè
il
venuto
Era
turbassero
glistessi
che
dei mortali
di
nome
misfatto
che
streghe
le strade in
PhUarchust
di notte
il riposocommune
in
chi camminava
Ecate
modo
un
voce
cora
an-
presso
de
morti, o alcuni
provvedere
alla
,
quiete
passeggiasserodi
ispaventarchi dormiva,e
per le strade
metteva
urli
e
,
era
in verità
schiamazzava
per
infernale.
NocturnisqueHecate
dice Didone
dei
alla lor cura,
prendesserosollazzo
grande scandalo.
triviis ululata per
urbes,
ed Apuleioinvocando
Virgilio:*
la
curiositate.
Lamias, quas faLulae Iradunt infantes corripereac laniare
dictas. iS'.Isidorus, Orig. Lib. 8, Gap. H.
laniando specialiter
2
a
o
l'avesse
le ombre
luogo di
Dei, in
commessi
in molestare
*
uomo
,
indegna che
cosa
uccelli affamati
e
qualche
si è dimenticato.
non
notte
suppliziocapitale
eglistesso.^Dalla
,
ma
Lamie
strige,e mangiava gli
di far questo
impedirgli
e
il
,
ogni litigioe proibiscedi parlarpiù delle
tronca
delmente
cru-
quali aggiunge,
voratrici. Finalmente
ancora
doro
Sant' Isi-
solitas,
(ajunt)
virum
morem
quisa diabolo deceptuscrediderit,secundum
paganorum,
comedeie, et propter boc ipsam
aliquem, aut feminam, strigam esse, et homines
ad
comedendum
dederit, vel ipsam comederit,capiincenderit, vel carnem
ejus
3
Si
de part. Saxon.
punietur.Carolus Slagnus, Capitular.
609.
IEnt\à.
Lib.
IV, v.
Virgilius,
tis sentenlia
*
C.
6.
DEI
Luna,
del cielo esclamava
Regina
«
»
dita
»
Proserpinaterribile
Favellar
Che
per
di notte, d'atre
La
cagioneper
la
proprietàdi
le tombe
,
faci al
nella notte,
con
»
chiamava
ad alta voce
»
nelle
feste in certi
»
urlano
»
d'Iside. ))^ Per
sue
i
per
per
palato.Per
il sangue.
era
si attribuiva
questa secondo
per tutto
nei trivi onci
il mondo
quadrivi.Perlochè
giornideterminati
quadrivi come
si
,
la terribile
ammansare
dice lo Scoliaste di
cena
,
render
vani
i
le matrone
di fare nelle feste
usa
teneri,perchè giovani,cibo
ancor
lume,
Proserpinarapita dal padre Dite, la
faci
accese
»
davano
ispira
Cerere, die' egli,cercando
«
maga
teco
Proserpina,
o
,
urlare
Una
inferna,
degliestinti,e
cui ad Ecate
»
o
:
a' pavidi cagnuoli orrore
Va
Cerere in-
*
Beate
con
e
possa,
Quando
Servio:
notturni.
affin che
splendipiù bella,*
vìa
Su
gliurli
per
tu sei
la sorella di Febo
o
dice alla Luna
Teocrito
presso
o
,
,
delle messi
madre
107
NOTTURNI.
TERRORI
Ecate,
^
Teocrito,dei
molto
gli
se
cani
graditoal
suo
sogni infausti dice Tibullo,*
Ipse ego velatus filo,tunicisque
solutis.
Volendo
dalla
"
Vota
novem
dopo
cena
mensa
un
Trivio
tornare
tozzo
TheocritHSt Idyll.
2,
v,
nocte
a
silente dedi.
chi
prendeano gliAnti-
casa,
di pane, al
quale davasi
il nome
10, seqq.
2
Proserpinam raptam a Dite palrc cum
Cercs cum
incensis faculis per ortrivia
vel
rcquireret,
vocabat
clamorihus. Unde
eam,
quadrivia
per
in cjus sacris,ul certis diebus
perniansit
exerceatur
per compila a matronibus
ad Virg.iEneid. Lib. 4, v. 609.
ululalus,sicut in Isidis sacris iserviiis,
bem
terrarum
3
?
Scholiailes
Theocrili,ad Idyll.
2, v. H.
Tibullus, Elcg. Lib. I, El. 5, v. \b, scq.
10»
di
CAPO
apomagdalia,
terrori
lo
e
che
notturni
OTTATO.
recavano
seco
nella strada.
potevano sorprenderli
«
Ciascuno, dice Ateneo, portava
»
causa
dei terrori
Aggiunge
che
notturni,
che
Eustazio
l'apomagdaliaa
seco
»*
luogonei trivj.
aveano
credevansi
questiterrori
,
da Ecate.
preservarsidai
per
bene
Certamente, come
precauzioneusata dagliAntichi
pane neir andar vagando di notte
la
Erasmo,
osserva
di portar
molto
era
dei cani che infestavano
causa
i terrori
contro
dei
grandidenti
a
Plinio.
etiam,
Unam
cum
ogni
a
i
credere
essere
insolenti in
septem loca vidi reddere
aut
collibus
Faunos
tenere
loquuntur;
Quorum
noctivagostrepitu,ludoquejocanti
Ghordarumque
Unco
esse
silentia
volgo taciturna
fieri,
sonos
;
dulceisquequerelas,
agricolumlate
semiferi
sentiscere
capitisvelamìna
saepe labro
calamos
Csetera de genere
hoc monstra,
cesset
Aihenceus, Deipnosoph. Lib,
2
Centra
iiocturuos
pavores,
alligatus
Lucretius, de
succurrere
Rerum
ac
Musam.
portenta loquuntur,
IV.
umbrarumque terrorem,
PUnius, Hist.
narratur.
nal.
Pan
quassans,
fundere
ne
*
cum
;
percurrithianteis,
Fistula silvestrem
dentibus lino
rumpì
fundit,digitis
pulsatacanentum
quas
tempo di
ipsis
fingunt,et
Pinea
tizia
no-
voces,
iterabant dieta referre.
repulsantes
loca capripedes
Satyros, Nymphasque
Et genus
la
zose,
Fauni, le Ninfe scher-
Finitimi
Tiba
uno
dica Lucrezio:'
jaceres:ita coUes
Adfirmant
'
credevasi
notturni
singoiarmodo,
ne
Sex
Hsec
le strade. Altro preservativo
della iena. Di questo dobbiamo
oltre
notte, checché
Verba
del
^
I Satiri in
erano
seco
opportuna
,
a
nati
cagio-
Lib.
4.
uaus
nat.
e
magnis(hyaenae)
Lib. 128,Gap. 8.
no
CAPO
OTTAVO.
ibi bestico,
et replebuntur
Volgatad'Isaia: Sed requiescent
'
domus
draconibus, et habitabunt ibi striithiones,
et
eorum
ibi. Commentando
pilosisaltabunt
dei Fauni
fa menzione
dei
ficarii
,
quel luogo di
in
Faunis
cura
essi
S.
come
nel che
Pelosi si
avea
S.
ci
di
Di
cubi,
cogl'In-
certi uomini
stri
silve-
Di cotesti Satiri
veduto
Fauni
e
diceasi
nella solitudine
uno
le
pure
di
orme
distinguetre specie di Fauni,
qualiponendosi in
contentano
^
i Pelosi
descrive,'seguendo
Girolamo.^ Cassiano
dei
confonde
ficarii sono
avea
ne
che Sant'Isidoro
struthiones.
ea
e
specialmentenei deserti,
paura
Sant' Antonio
che
in
dracones
il quale,
Sant'Isidoro,*
S. Girolamo.
segue
,
e
^
Gregorio Magno,
i Fauni
qualisi parla
Proptereahabitabunt
ragiona anche
dice,che
e
:
et habitabunt
ficariis^
dei Pelosi
e
^
Geremia
S. Girolamo'
questo passo
certi
luoghilungo le
tri
al-
strade
si
prendersigiuoco dei passeggierispaventandoli,
,
e
1
3
nes,
S.
Tsaice, Cap. 13,
nonnulli
Hieronymns
*
passim
Ssepe
quos
immunditiam.
55
Quinam
S\
vocant.
'
et Incubi
unde
improbi
vulgo
alii Pilosi
,
quidam
Orig.
homunciones
Satyri,
mulieribus,
nuncupant
incubonem
,
et
quia
vocant,
Magnns
11,
Cap.
aduncis
sunt
est,
peraguntcon-
assidue
hunc
prando.
stu-
hanc
peragunt
Romani
Fauuum
Graeci
Panas, La-
8, Gap. H.
Moral.
,
silvestres homines,
Lib.
ab ineundo
hoc
earum
nisi hi, quos
appellatione
figurantur,
iS". Gregorius
Inui
ab incumbendo
,
Orig. Lib
S.Isidorus,
Isidorus
intelligunl.
genera
e.
sive
appellantur,
dicuntur
etiam
existunt
Galli Dusios
autem
et
hoini-
,
dsemones
vocant?
Dicuntur
1.
ad
5
Isai. Lib.
dremonum
aut
,
Quem
dicunt.
lini Incubos
6
in
Comment.
enim
sonogl'Incubi,
Satyros silvestres quosdam
vel
ficarios vocant,
Faunos
animalibus:
cum
altri
21.
v.
tìieremice, Cap. 50. v. 39.
Pilosi, qui grsece Panitse, latine Incubi
cubitum,
ficarium
timore;
il)i; vel iucubones;
Filosi saltabunt
quos
8
del loro
ridendo
quod
Lib.
7, Cap. 15.
nonnulli
Faunos
ficarios
3.
naribus, cornua
in
frontibus,et capravidit.Qui etiam inter-
qualemin solitudine Antouius sanctus
pedibussimiles,
accolis eremi,
Dei
unus
ex
servo
respondissefertur : Morlalis ego sum
rogatus,
vario delusa errore
Faunos,
gentilitas,
Satyrosquecolit. Idem,\. e,
quos
rum
8
S.
Hieronymns
Vit.
t
S.
Pauli
primi
Erem.
Cap. 7.
DEI
che
si
crudelissimi,
però sono
i pas-
agguato, assalgono
in
pongono
; altri
danno
alcun
agliuomini
recano
non
Ili
NOTTURNI.
TERRORI
i loro
barbaramente
li trucidano,e lacerano
seggieri,
corpi/ Servio fa degl'Inni,
degl'Incubi,dei Fauni, e
del Dfo
Fatuo
Fatuelo
o
,
il Dio
impedivano che
loro abitazioni
tre Dei
si assegnavano
Alle puerpere
Silvano
custodi,i quali
di notte
entrasse
Si faceano
le molestasse.
e
^
sola persona.
una
,
passeggiare
,
di notte
a
porta della
la
avanti
i tre Dei
rappresentare
dei
uno
Silvano, veduti
limitare,si
ed
casa,
tre
con
di
di
Dei
egli solo
che
anche
o
tre
nella
mentarsi
ci-
osasse
non
'
uomini.
,
paurosi come
Cosi
segni fatti sul
tre
prudentemente dall' entrare
naturale
ben
In-
L'insolente
Deverra.
terzo
custodi,e
gliuomini
asteneva
era
quali si chiamava
,
tercidona,l'altro Pilunno,il
destinati
uomini
tre
casa
nelle
essi
erano
così carichi
e
stessi,
arrossivano
non
e di follie,
gliAntichi
superstizioni
racconti orribili o
atterrir per giuoco i fanciulli con
*
ita seduclores
Faunos
et
j
joculatoresesse
mauifestum
ut
est,
certa
tormenlis eoruni, quos
jugiter obsidentes, nequa(|uam
quseque loca,
sione
prsetereuntespotuerintdecipere,delectentur, sed de risu tantummodo, et illuseu
vias
potius studeant
eos
contenti, fatigari
sint conlenti
tiaededitos,utnon
atroci dilaceratione
3
Inuus
passim
cum
beri,
v.
ne
linde
et
Silvanus
Deus
Silvanus
Deos,
furori, ac
esse
corpora,
supereminus
CoUat
Cassianusj
Fatuelus.
Faluus
animalibus.
Tiocv.
(tem
Dicitur
Incubus
Iruculen-
quossuppleverint,
transeuntes,
Palr.
atque
7, Gap. 32.
è|)ia^TV]g
grasce, latine
ab ineundo
Inuus
autem
dicitur. Servius
per
tres
bomincs
,
custodes
et
ingrediatur
noctem
noctu
(Varrò)
ad
,
Virg.
circumire
Intercidonam
adhi»
commemorai
vexet:
eorumque
limina domus
custodum
et
,
pilo tertio deverrere scopis;
probibeaturiutrare;....ab bis autem
securi ferire,postea
nuncupatos
S.
festinent.
irruere
Mulieri fetae,
post parlum, tresDeos
Deus
signis.
ram
ctiam
ita
776.
signiGcandorum causa
limen
tantummodo
appellatur,
grsece
item
Faunus,
omnibus
/Eneid. Lib, 6,
3
csede
latine
autem
Idem
incubus.
sed
vexare,
afficere illos saevissima
illorum
quosdam solummodo
nocere;
quam
pernoctare; alios
bominum
incubalionibus
innocuis
,
,
a
ut
securis intercisione,Pilumnum
bis
primo
datis cultur.-c
tribus
a
rebus,
vim Dei Silvani feta conservaretur.
scopis;quibusDiiscustodibus coutra
Civ.
Lib.
De
Dei,
6, Gap. \i.
Auguslinus
a
,
tres
pilo,Dever-
112
CAPO
OTTAVO.
favola dellaLamia
figurespaventose. La
con
era
delle balie
in bocca
sempre
i fanciulli stentavano
di
li trattenevano
esse
,
delle torri della Lamia
colle novelle
,
del Sole
vedesi
come
^
in Tertulliano.
intimorire
per
questigià coricati
cui
udita
novella
dalla nutrice
in
dormire
a
chè
affin,
fatta sui
avrebbe
pettini
il momento
era
si preparayano
impressione che
la
i fanciulli
dei
e
Opportunissimo
,
veramente
Strige
quei tempi. Quando
prender sonno
a
della
o
del
delle tenebre
col favor
,
silenzio
dei
e
sogni,
,
bene
che
tenebre
alle
veluti
Quse
il
nelle
matutinis
te
si et in tolam
inter
Tertullianns, adversus
difficultales a
somni
Lucretius
'
Aasonius
timore
aver
arguit;at
verso
tibi consta
nipoteche
suo
di dover
tale
inilietur,nonne
nutricala
Valentinian,
audisse
Rerum
26,
v.
nepot, Prolreplic,
Lir.
6.
seqq.
non
si turbasse
fra poco andare
alfquiddaLitur
Lamiae
Gap. 3.
ad
nat.
horis.
sub
de
,
t
non
clamor, plagaeque sonantes,
fabulam
Solis?
2
timor
dire al
fanlia
quam
'
nel pensare
queir ora
magis
pavitant,finguntquefutura.
agitetformido
egliintendeva
caecis
timemus
metuenda
sunt
nipote a
suo
animos
Intrepidus,nec
Jam
quse
mattino:
Degeneres
*
cose
per
provano
omnia
in luce
; sic nos
metuunt
esortava
in
ifanciuUi
pueri trepidant,atque
pueri in tenebris
tempo del
Forse
mori
i ti-
paragona
concepiscono gliuomini
angustieche
Interdum, nihilo
Neu
Lucrezio
tirsi,
ingigan-
a
'
In tenebris
il
,
:
Nam
Ausonio
ad accrescersi
venisse
spesso
vaneedanulla,
,
quasi indelebile.
divenir
e a
la
loro animi
turres, et
te
in in-
pectines
alla
scuola,ma
che
ne
Nota
TERRORI
NOTTURNI.
certo
della
Strigedice
cunis, muliebre
et parvorum
Dice Sant'Isidoro che leLarve
demoni
malvagi divenuti
i
,
altrove
i fanciulli:
anche
contezza
aveano
113
DEI
eglistesso
*
scelus, Stryx.
uomini
essere
spacciavansi
la proprietàdi attered aver
rire
in angolitenebrosi.*Gli
e di gracchiare
fanciulli,
Antichi faceano
colle
,
fanciulli.
delle
artificiosamente
ancora
bili
orrifigure
dei
qualiprendeansispasso della semplicità
Tale era
quel ceffo di Batavo, di cui parla
Marziale:'
lusus, rufi
figuli
Sum
Quae
tu
mostro,
Aviano
si
0
taceat, rabido
eglidi
che sì antichi
esserle
rum
ciò che
foret
esca
nei
e
reso
nemmeno
Ausonius, de quibusdam fabulis,v. 7.
dicitnr
factos daomones
Marlialis
*
Avianus
parvulos
,
,
,
tempo
et
che
il
servigiodi
ajunt,qui meriti male fuerint. Quain angulis
garriretenebrosis. iS'.Isi-
Epigram. Lib. 14, Epig. 476.
Fab.
I
,
v.
\
,
che fa
,
potrebbe
U, Cap. 41.
Lib.
(ioritSfOtìg.
*
terrete
il
dere
ve-
!
Larvas
esse
saggio,di
distruggendociò
le è nocivo
hominibus
che
degliAntichi
il
,
'
ex
di
lupo.
costumi
'
natura
favola
juraveratolim,
gliabusi
le ha
utile,non
che
qual-
*
Qual dolore per
sono
da
:
quod
alla società
annientare
puer.
di farli divorare
ravvisare
il ritratto dei nostri?
tanti danni
ora
qualche fiera. Nella prima
deflenti puero
sembra
Non
da
leggequel distico
Rustica
Ni
derides, haec timet
pure ai bambini
Si minacciava
Batavi,
persona
scq.
40"
Ì18
1%0]¥0.
CAPO
SOLE.
DEL
popolaridegliAntichi^che
Gli errori
fino
riguardano l'Essere
Essi
la
questo punto,
a
del
pretesa scienza
Noi
passiamo
perchè
fisici,
dei
a
essi
subalterni,
glispiriti
supremo,
futuro, degliauguri, dei sogni.
pregiudizi,che
riguardano la
della classe fisica
di Francia
,
sopra
popolari,si
che
lo
crescere
e
una
e
l'influenza
potremo
spiritodel
gennaiodell'annoisi
matematica
delle scienze
volgo
suo
ha
giudizio,del
interrotto
non
errori.
le scienze
possono
sperarsistabili
al focolare
una
gione
ra-
Egli si
sopra
è
l'antico
i suoi influssi
dell' agricoltore
canuto,
volta all'apparire di
alla
floride far
e
rigogliose
patrimonio dell'ignoranza,
e spargere
una
dopo qualche
parte dei suoi antichissimi
vedere
zi
pregiudidei progressi
cedendo
conquiste che
fino sotto
sui
umanità
fatti
1
dell' Istituto
invigoriredelle scienze,e
rallegratodi
chiamar
natura.
congratulato colla
a
profittando,
tempo,
delle
è
cupati
oc-
dirsi metafisici.
possono
11 sig.Biot
parlandonel dì 6 di
ai membri
ci hanno
che
mava
tre-
cometa, all'oscurarsi
116
CAPO
dell' astro
del
giorno,o
curiosa
qualche
spacciava per
sulla
avventurati
Ed
mago.
NONO.
della face della
notte, e air
operazione da
un
oh
dopo
poco
parte delle
parte
non
e
somma
l' alimento
baluardo
in
chi
sa
la
duolmi
a
nell'
,
progresso
delle
questi vaticini
quali dobbiamo
sempre
intrattabile
scienze, sempre
onde
il
nel secolo
e
,
gran
fa
e
maggior
di dover
umano
predire
sarà
schiava
del
tutto
sempre
della prevenzione,
rita
indu-
insensibile
cieca, sempre
che
dagno
gua-
frodi ;
saggio, sempre
Lasciamo
senso.
dolorosi
una
al
quasi
sempre
col buon
di render
e con
predizioni
misura
senza
,
errore
rata
tolle-
pregiudizie
,
la medesima
sempre
di veder
dei
credito
meglio ingannare con
poco
incalcolabile
la costumanza
parte più grande del genere
appresso
che
ciò che
tutto
,
finalmente
dorrebbemi
e
lessi,
dell' errore
acquista maggior
illuminato
tora
tut-
deplorabile;
meno
annuale
modo
qualche
colo
pic-
considerabile
presso
più
propagata sempre
gli almanacchi
altro
vulgo ; duolmi
meno
ciò che
stravagantiidee popolari;
delle
del
le menti
tutto
equivale alla
udii,non
che
che
letto
aver
che tengono
superstizioni
incatenate
di sapere
duolmi
di
mente
esposta scherzosa-
ridicola,o piuttostonon
meno
che lo hanno
assai
ed
raccolta
un' altra
conoscerne
fantasmi
filantropo
sig.Biot
infinite
robustamente
né
del
trovai
opinionidel popolo,
! Duolmi
tempo
il discorso
scritto,ove
di
delle
e dei
degl'idoli
tanto
occupato per
si
letti
rigenerazionedegV intel-
volgari,sul cangiamento
sull'annientamento
che
furbo
ha egli
quanti bei prognostici
lontana
non
guirsi
ese-
altri
in
al
posizion
op-
faccia
rivolgiamociagliAntichi
ai
,
dano.
parte deglierrori che e' inon-
118
CAPO
NONO.
che tra il sapere ed il volgo non
vedrà
Quindi
relazione.
veruna
ciò che
anche
fisica siccome
ciò che
abbandonato
intieramente
popolo,
che
senza
fossero ben
dalla
trattate
sia
concepitinella
ed
terra
che
giammai
che
perdano
per
cui
su
piccolescosse
si
globoche
posa,
è
di
che
essa
le
simpatia,che
abita. Tutto
r istruire
dell' uomo
rivolti
tardò ad
avvedersi
del trono
di
un
verso
che
Essere
la verità che
avea
acqua;
le
più
velocemente
di
ciò
che
è
al
trettant
al-
più grandi
ei^attamente
popolo.Quindi
errori
e
che si affollano,
si moltiplicano,
si
cora,
giudica an-
qualche riguardo,poco
il popolo sopra
Il sole fu il primo
loro
di volte
ereditari,perchè
sotto
allo ingiù
tanto
,
infatti
si persuaderà
non
che sembrangli
stelle,
in effetto milioni
numero,
la
ferro,tra
di cui teme
e
derà
volgo cre-
colla bocca
tuttogiornopiù
muova
assolutamente
ed
il
stilla della
una
affatto assurdo
sembra
sono
forza
pozzi rivolti
ciò
cannone;
senza
pregiudizi
e
i
essa
punti,siano
vero,
del
all'altra;ma
l*uno
,
pallada
del
certa
ha
ogni uomo
persona
ed
una
fisica che
scienza
che
la calamita
v'abbia
avvicinarsi
la terra
una
tra
le scienze
incontrare
,
li spinga ad
non
che
sasso
un
v' ha
Non
infanzia. Una
sua
facilmente
di ricever
come
altre,dovè
ai sentimenti
opposta
essa
come
del
plebaglia.
favorevole.
molto
non
altre scienze,
alla discrezione
immaginiamoci
L' astronomia, fra le
sorte
1' oggetto della
questo potesse sperare
dai filosofi.Ora
soccorso
forma
appartienealle
,
era
potea quasi avervi
queste materie.
oggetto che
attirò
il cielo. Adamo
quest'astro
non
a
sé
gli occhi
innocente
era
che
superiore;penitente,non
appresa
sario
neces-
nello stato della
non
la base
ticò
dimensua
in-
(1 sole
benefico,la
bello,era
era
la
sorprendentevaghezza,
i
perchè
ciò bastava
Ogni
ben
la dimenticarono
ma
nocenza;
119
SOLE.
DEL
ha
nazione
i suoi
avuto
figli.
di
era
una
mirabile:
era
degno
stimassero
di culto.
il
ma
particolari:
Dei
Van-Dale,* Selden,'
dell'universo.
il Dio
sole è stato
popolilo
luce
sua
attività
sua
i suoi
presto
Banier,'Shuckford, Warburton,
Poupart,*Scheuchzer, Osterman,^ hanno mostrato
ha avuta
gine
un'oriossia culto degliastri,
che V astrolatria,
Buddeo, Fourmont,
**
rimotissima,ed
è stata
che il politeismo.
Egli è evidente
altrettanto
dai
questa
gliDei
che tutti
che
trattati
scritti sopra
il sole,e ha cercato
che
questo
,
è
Esso
hanno
opinione
fossero che
non
prove, in verità molto
suo
parere
interamente,
stato
oggetto
apparisce
di
è stato
originealtro
molte
con
quasi
Nettelbladt
e
Macrobio
loro
che
che
sole, ciò
Lubberto
materia.
nella
di mostrare
fu il
culto
primariodi questo
ancora
alle nazioni
commune
o
in
lide
so-
da valutarsi.'
era
parte, seguito dal
*®
*
dal Bona
dal Gran,®dal Cuper
dall'Ursino,**
dallo Spon,*'dal
dall'Aleandro,"
dis,*'
*
Braun
dal Vossio
*
3
5
?
Orig, et Progr. Idolatr.
Selden, de Diis Syr. Prolegom. Gap.
Banier, Mytbologieexpliquee.
de
Van-Dale
les Mém.
dans
Poupart
de
t
Scheicchzer, Phys. Sacr.
6
Osterman,
'
Macrobius
9
de
Cuper
Bona,
Saturnal.
in
,
Grandis
"3
Jleander,
?»
Ursinus,
"5
Sacr.
Spon
,
3.
an.
1712,
mois
de
Septembre.
327, 328,
Lib.
Lib.
I, Gap. 17, seqcj.
4.
2.
Lib.
Psalmod.
disseti, de
var.
Explicat.Tab.
Analect.
Misccllan,
,
I.
Harpocralc.
de Divina
«3
Tre'voui
Tab.
,
Fossius,de Idolatr.
"
Diss.
Astrolatr.
Select.
Braun,
*^
,
,
5
»
^
,
,
Sacr.
erudii,
Dei
nomin.
Soli attribuì.
Heliac.
Voi.
2, Lib, 3,
antiq. et
Rccherch.
des
antiquit.
120
CAPO
mostrano
Bacco, come
,
sì quel verso
Sole
lo stesso
era
che
tralasciare altre mille prove,
per
riferito da Macrobio
sotto il nome
Sol, cui dàn
il
Il vago
sì
Dempster.^ 11
dal
Thomassin/
NONO.
dì Bacco
di Orfeo
nome
'
:
:
*
quel luogo di Virgilio
•
Vos,
Lumina,
Liber,
labentem
coelo quas
Ceres,
pingui glandem
Poculaque
inventis
vestra
Ausonio
in
confonde
Bacco
quell'epigrammain
Mysi
molti
con
cui fa dire
degliantichi
vocat,
Phanacem
nominant,
existimant,
Indi
Romana
sacra
Arabica
gens
Liberum,
Adoneum,
Pantheum.
di alcuni versi in lode del Sole
L'autore
Pithou nella raccolta di
Sol
Liber, Sol alma
Thomassin
,
Part.
Methode
Liv.
II
,
Dempster
poesielatine,dice
ad
,
d'e'tudier et
I
,
Rosin.
Ofphe.tis,
ap.
*
Virgilins Georg. Lib. I,
Ausonius, Epigram, 30.
,
(a) Anthologiaveterum
Petri Burmanni
di
:
quest'astro
Saturnal.
v.
latinorum
mille. («)
cui nomina
chrétiennement
d'enseigner
Chap. 3 et suiv.
antiquit.Roman.
3
Macrol)
dal
pubblicati
Ceres, Sol Juppiteripse,
et.... ribice, insunt
Sol labor
stesso:'
Bacco
a
mi,
nu-
^gyptus putat,
Lucaniacus
5
miscuit uvis ;.....
Bacchum
me
Dionysion
*
arista,
cano.
Osirin
humaines.
tellus
munere
mutavit
Acheloia
Ogygia
*
ducitis annum,
si
vestro
Chaoniam
Munera
Ora
alma
et
clarissima mundi
0
Lib.
Lib.
les letlres
2, Gap. 8.
I, Gap. 18.
b, seqq.
Epigfammatum
et
Poematum
secundi,T. II, pag, 298. Dov'ènotatoneirullimo
ctc,
verso:
cura
«locum
DEL
Era
dire di
il dito anulare
al Sole
sacro
Melampo,»
dedursi
Può
salutassero
il dito
da
il
era
pollicea Venere,
Saturno, 1' auricolare
a
a
dice
l'in-
rio.
Mercu-
luogo di Apuleioche gliAntichi
un
queste divinità col portare alla bocca
tutte
Quando
alla
si volle
natura,
del
fiamme
'
pomice , o
vetro, Epicuro una
deglierrori
Il numero
si
sic emendare
mendosissimum
et
Anassagora fece
una
:
Sollabor
atherius.... Verissime
Nota
Melamptts
^
Et
,
'
admoventes
primoredigitoin erectum pollicem
adorationibus venerabantur.
rcligiosis
ipsam prorsus DeamVenerem
Metamorph., sive de As. aur.
Diogenes Laertius,
Achilles
Tatius
in Vita
Galemts
,
Isag.ad
,
Lib. 4.
Anaxagorse,Lib.2
Hist.
MxiSpo^.Cedrenns
5
,
Ecl.
Stobceus
,
2, Gap.
'
Idem,
9
Plularchus, de Plac. Phil. Lib. 2, Cap. 21.
Tatius
Plntarchus,de Plac.
—
'k^ioXa.yòpot.i
Cap. 19. Plutarehus, àtV\it\t.
A/em, 1.
LEOPARDI.
art.
22.
'
e.
in Lex.
Phys.
idem, 1. e. Cap, 20. Achilles
e.
X'Ì.Josephns,
Compendio.
6
1.
et
,
Achilles Taiius, Isag.ad Arati Phrenom.
Philos. Lib
segm. 8
Origenes Centra Cels. Lib. 5.
mentar,
Gap. il, et i9. Olympiodorus, Com-
Arati Phaenom.
in Historiarum
,
Philos.
in Aristotel.Metereolog Sect. \l. Suidas,
?
dell'Edit.
palpit.
ut
,
labor
oribus suis dexteram,
Apion.Lib. 2.
Centra
de
Divinai,
*
EarydicesjHein-
: Sol
castigabimus
»»
"
residente:
infiammata.
i filosoficontinuarono
reqnies.
pulejUS
del
piededi diametro,'
un
conabantur Pithoeus
Sol labor
tentaverat:
vero
sponga
accrebbe, e
dire. Eraclito die al sole
a
»
popolo, ma
Alcmeone
lo credè una
infuocato,'
lastra,*
Anassimandro
ruota pienadi
un
una
battello,''
uscenti
Filolao un
orifizio,"
globo di
per un
Eraclito
sius
rori
deglier-
numero
ferro
un
•»
intorno
quello delle parole.Accorsero
molto
in aiuto
i filosofi
sole
pronunziare qualche cosa
aglieffettidel sole, il
o
di
oltrepassò
et
destra,a
mano
consecrato.*
era
A
della
corrispondente;
poiché dice egliche adoravasi
che appunto a lei
portandoalla bocca il pollice,
Venere
»
lo
come
Marte,il medio
a
121
SOLE.
Achilles
Errori
Isag.ad Arati Pheenom.
Lib. 2, Cap. 20.
Pbilosoph.
,
Tatius, Isagog.ad Arati Phrenom.
popolari.
Cap. 19.
Cap. 19,
11
J22
NONO.
CAPO
Epicuro
lo fé'grande
diametro
filosofo che
v' ebbe
Non
v'ebbe
non
pubbliche che
sedi della confusione
ciò che Platone
Antistene,e
gliaveva
suo
luna.
riprovatoda qualche
la scienza
essi avevano,
delle
le
erano
Aristotele condannava
si ridea
insegnato.Socrate
si scandolezzava
Zenone
il
gravi errori, e
era
del disordine.
e
credè
in
chi
a
quello della
fosse
non
filosofiadegliAntichi
contese; le scuole
di
che
quasi errore
filosofo.La
di
cadesse
non
sembra
come
Eudosso
nudo/
piìigrande
volte
nove
di presso
un
occhio
riguarda con
lo
a
di
tagorici
Epicuro. Pi-
Platonici,
Peripatetici,
Stoici,Cinici,Epicurei,
si accapigliavano,
Scettici Cirenaici,
Megarici,Eclettici,
,
mentre
gliuni deglialtri,
beffe
si faceano
di tutti. 11 popolo lasciato solo in
saggiosi rideva
non
fracasso,
per
l'enorme
Antichi,il sole
andava
a
al
cumulo
secondo
che
sanno
Sol, cui merenti*
Die alla luce
lo
anelante
del
nell' acqua
in lode
sopra, da
questo
umani.
volgare opinione degli
,
rinfrescarsi
dissi poco
la
vero
tacitamente
deglierrori
tramontare
suo
dire l'autor dei versi
come
lavorava
ozioso,ma
rimaneva
accrescere
Tutti
qualche
sole,pubblicati,
Pithou,allorché
unda
servit maris
Scaligeroquei versi
,
Ciò forse intese
mare.
del
per il caldo
scrisse:
teporem. («)
di Vernano
sul
scer
na-
del sole:
*
Epicurus,3p.Diog. Laert.
Qujest.Lib. 4,
dem.
Cycl.
(a) Anlhologiaveterum
legendum proculdubio
medes.
:
Considerai.
et de 6o. bon.
meleor.
eie.
in Vita
et
seg. 91. Cicero,\czGalenus, Hist. Philos. Cleo-
EpicuriLib. 10,
mal. Lib. L
Lib.
2.Cap.
Pelri
Burmanai
i.
secundi.
Ivi Cp"'*g"
299) è
:
Sul, cui mergcuti servai maris
anda
teporcoi.
Nota
deW
Edit.
talo
no-
DEL
Roscida
puniceo Pallantias
E
exit
amictu,
inficiens luce oriente
Astriferum
Sol
123
SOLE.
polum,
ardente corona,
insignecaput, radiorum
ab sequoreisTethyos ortus aquis.
Promit
quellidi
Giuliano
Tithoni
conjux
et
Inficit,
Cum
Sol
:
sub
roseo
coelum
lutea sidereum.
igniferoscurrus
Sustulit,et claris
quellidi
Così pure
limine terras
e
astra
gurgitemagno
fugavitequis.
Eustenio:
Sol oriens, currusque
suos
gurgitetollens
e
Oceano, claro reddidit
orbe
diem.
Flammiferumque jubar, terraeque, poloque reduxit,
Et pepulit
radiis astra repente suis.
Orfeo
^
disse similmente
in Ocean
poi che
Ma
ubi
Tu
adhibeto
Così Ennodio:'
col
lontano
suo
:
puniceasoriens
socios
che l'Aurora
lavossi il Sole.
*
Così Valerio Fiacco
Ergo
:
adscenderit
sacris.
così altri moltissimi.
la mattina
sorgea
marito.
undas.
Licofrone
Solean
dal letto dove
L'Aurora, che Titon vicino
lasciò.
•
Orfens, Argonaut.
'
Valerius
Flaccus
,
Argonaut.Lib.
'
Ennodiiis, Panegyr. Theoderici.
*
Lycophron, in
Castandra.
avea
dice che ella dormia
dall' isola di Cerne:*
Nel talamo
dire 1 poeti
3.
a
Cerno
sato
ripopoco
124
CAPO
Mimnermo
facile il
dice
Barbari
abbaglio:«
Pitea
dove
il Sole
luogo
»
quei luoghila
»
per
alcuni
è
»
quello di
»
montato, sorge per
guisa che
essi di
favori
a
veano
pensare
che
onde
Mi mostravano
*
Gemino
il
,
in
oltrepassando
né
ore
il sole poco
altri
per
,
nuovo.
quei
Ciò, perchè
breve, non
due
che
dopo esser
tra-
»
far passare
la notte
al sole
e
,
suoi
do-
qualche espediente.I poeti, e quei
a
furono
visitati da
passasse
comodamente
Pitea,lo provviderodi
il
del
tempo
com-
riposo.Altri giudicaronodi potersitrar d'impaccio
mune
minore
con
nel
spesa. Dissero
mare,
si
sole. Questa
nuovo
che
estingueva,e
quantità di particelle
ignee si
della
sole
dice
»
cendersi
«
Può
»
comparisca
2
Epicuro
dei rimanenti
e
ben
Pytheas
essere,
Rerum
un
astri
può
accadere
,
del loro
causa
Elemcnt.
Laert.
Astronom.
in Vita
nat.
»
Gap. 5.
Epicuri
,
Lib. V.
Lib.
X,
»
ac-
—
il sole ri-
^
solamente:
in
del
il tramontare
e
soggiunge Lucrezio, che
Epicttrus ap. Diogen.
Lticretius, de
una
formare
spegnersi alternativamente.
,
'
per
a
Laerzio,*
alla mattina
ap. Gemin.
,
il
presso
del loro
e
fatosi
tuf-
sera
alla mattina
,
»
*
che
alla
e divenne
opinione fu applaudita,
luna
,
il sole
riuniva
parte quella del volgo. « 11 sorgere
»
dire
sospettandoche eglipotesse far parte dei
terre e popoliinferiori ad essi
gliAntichi
,
nemmen
letto
in
sapendo dove
Non
Barbari
è assai
notte
era
lo ritrovarono;
convien
solito dormire.
popolilo spazio di
tre:
Barbari
Marsigliesepresso
,
»
Colchide, anzi
sì chiari indizi
Colchide,onde
abbia preso
Mimnermo
A
infatti alcuni
nella
però
nella
citta di Eete.
nella
rinvenirlo,e
non
»
il letto del Sole
pone
espressamente
NONO.
segm. 91.
126
Stimò
il sole
clissi
di
quest'
il sole
di
dunque
è
le
suo
ec-
gnersi;
spe-
durò
mese
la
avendo
meraviglia
il sole
stridore, cagionato
che
Posidonio
dire
che
in
tramontava,
dalle
tuffavano,
si
narra
e
in
si sentiva
piombava
fiamme
si
spe-
Strabene,^
presso
Ispagna
il sole
quando
strepito
questo
Non
il
ecclissi, non
quando
luminoso,
corpo
udito
aver
*
ponente,
nell'acqua.
gneano
di
di
specie
una
questo
di queste
una
che
intiero
un
che
,
parte
si udisse
per
riaccendersi.
potuto
dalla
che
da
cagionata
oscurità
credè
e
fossero
non
che
anzi
SOLE.
esalazioni,
altro
astro
DEL
—
di
composto
aggiunse
di
NONO.
CAPO
effetto
fondo
al
del
mare.
Herculeo
Audiet
disse
'
Giovenale
ciò
fu
che
creduto
ora
volgarmente,
*"
Ptutarchus,
2
Posidonius
5
Juvenalis
?
Jusonius,
de
,
ap.
Sat.
insignis
diremmo
noi
Plac.
e
Philos.
Strabon.
Lib.
,
19
v.
,
1
,
seq.
:
Calpe,
Ibero.
giuoco
per
tenuto
2. Gap.
Geograph.
14.
Epist.
Tartesia
equos
Titan
freto
solem
*
Ausonio:
solis
jam
Stridebatque
Così
ed
:
Condiderat
gurgite
stridentem
Lib.
per
21.
ai
fermo
dagli
Stobceus
Ecl.
,
3.
fanciulli,
Phys.
tichi.
An-
12':
DECiniO.
CAPO
ASTRI.
DEGLI
Gli
errori
volgaridegliAntichi
,
danni
perchèloro cagionavano
,
reali
e che
Quelliche riguardanola fisica,
nocumento,
poco
noi
del tutto
sono
possiamo sollazzarci
senza
e
e
,
rabili
deplo-
e
mi.
gravissiloro di
erano
curiosi
essi
con
agliDei
errori seri
sono
agli spiriti
,
alla Divinazione
intorno
e
ridicoli,
rimorso
a
spese
dei nostri illustri antenati.
Lo
riflessivo:
uomo
una
spettacolodi
esso
dolce estasi i
di sentimenti
assai
durare
a
e
die
avrà
primi
stellato
forse
uomini.
delicati: né
lungo, quando
ò affatto ordinario
e
cielo
un
nella natura.
in
e gettati
sorpresi,
Ma
il popolo non
questi possono
1'oggetto che li
Ben
dovea
che
qualcuno
in
madre
tra
aver
essi
pace
ca-
esso
risveglia
del
necessariamente
precedutoda questi.
nulla per gliAntichi,
Fu un
dopo
gliastri,il supporre
è
presto cessò la
alla
luogo alla curiosità,
deglierrori. Quello
colpisceogni
raviglia,
me-
pere,
saser
es-
divinizzati
precipitasse
128
DECIMO.
CAPO
talvolta dal
pericoloevidente
cielo,con
di
rompersi il
collo.
Astra
disse Stazio:
e
cadunt
Lucano:
•
Lapsa
Aera
altum
per
cadentia sulcos
dispersostraxere
,
Sidera
e
;
:
Teocrito:
Come
dubitò
Ovidio
dal ciel cade
quando
non
,
coelo stella sereno,
cecidit,potuitcecidisse
Virgilio
però asserì,che
videri.
cadevano
esse
Ma
longos a tergo
qui egli segue
la
quale nega
che
il
5
1
Lucanus, Pharsal.
2
Ovidius
,
3
sunt.
Quod
autem
cum
videmus
cadere.
*
Lib. I
v.
365
,
e
non
,
Frat-
seqq.
enim
omnia
coelo stellasquasi
vehementior
ventus
prudentera poeta
est
ut
simulant
stcnt
casumstellarum.Nam
semper
,
dicenda
sunt
ignisa;thelabi,à7róppotai
altiora conscenderil
et
trahere
,
natura
vio
Ser-
Lib. 2,
aliquasparticulas
coeperit,
quse
possunt, quarum
tractus.
le stelle possano
Sequitur vulgiopinionem,
rii, quee fiunt
albescere
Lil". I.
Metamorph.
Virgiliiis Georg.
umbras
opinione del volgo, secondo
,
*
pitosament
preci-
impendente,videbis
vento
stellas,
coelo labi, noctisqueper
Praecipites
Flammarum
in effetto
'
al soffiar del vento:
Ssepe etiam
tanto
sol-
o
,
De
si
veramente
^
in apparenza
Quse
cadessero
gli astri
se
stella.
una
unde
et
exinde
stellae cadere
stellae vocantur.
non
Sane
DEGLI
che
quella opinione,
tanto
dei
fa
di
tempi
Virgilioe
menzione, è
il
che
però
determinare
da
che
loro
gli alimenti
alla
fornire
il
quale
di
pure
essa
le
stelle,tutti
quotidianamente,o
molto
1'ha
chi
i
somma
si dissetino.
fa
essa
immaginata. Bisognava
Chi
necessari.
enorme
in
ardita,ma
qual luogo traggono
sono
ma,
antichissi-
quella sentenza
a
veramente
coraggio di
al
onore
toccò
si cibino
proposizioneè
agliagricoltori
comraune
quelladel volgo dei giorninostri.
sole, la luna,
corpi celesti
La
era
*
Plinio,
di
tuttavia
felice sorte
Men
129
ASTRI.
che
spesa
cotesti
mai
corpi
avrà
tuto
po-
si richiedeva
per
quegl'immensi
globi, i quali
provvedere di vettovaglie
il giorno indefessamente, e trafelando
correndo tutto
doveano
per il caldo
la loro
delle
smisurata
le stelle
in
che
Il loro
numero
dovè
Il
sottoporsial
peso
principalmente
mare
che
esigeva con
in modo
ad,
est
*
era
sue
minima
alcuno, e
stato
acque
senza
la
to.
addossaeffetti di
erano
state
sole,il quale essendo più
violenza,e
ab illaparte vcntum
1. e.
Virgil.
*
le
quali
risparmio.Dice
cino,
vi-
Ana-
*
creonte:
scienJum
il
ad alimentare
le
,
risentì i funesti
questa fatale necessità,perchè le
destinate
cienza
insuffi-
ingoiatedalla
valutate
la
e
dente,
ecce-
la totale
,
terra
petito?
ap-
il necessario
la terra
avea
momento
un
furono
non
tutto
corporatura,
piccolerisorse
state
questo punto,
a
sopra
degliastri.
il mantenimento
sarebbono
di buon
essere
di somministrare
fu incaricata
per
fra
molto
si esitò
Non
terra
sicuramente
,
V.
Plinitts, Hist.
Anacreon,
in quam
flaturutn,
366.
Od.
nat.
II, Gap. 8.
Lih
19,
v.
1
,
scqq.
illeignisceciderit. Servius,
130
DECIMO.
CAPO
Aneia
bevere
a
La
terra,
estinguonsi
sete
Il
coli' etere,
mar
Col
E
gliarbori
il suol.
Bevono
La
e
il sol.
mare
Lucrezio:*
Unde
Flumina
Altra
ingenui fontes
mare
externaque longe
,
suppeditant?unde
volta disse lo stesso
aether sidera
poeta :
Ignes sive ipsiserpere
pascit?
'^
possunt
Quo cujusquecibus vocat, atque invitat euntes.
per ccelum
Flammea
La
pascentes corpora
opinionesembra
medesima
Polus
sidera
dum
Semper honos, nomenque
In cambio
di
cioè
stelle,
»
le
»
acque
marine.
i fuochi
»
pascet,
tuuni,
laudesquemanebunt.
Servio
tando
commen-
dottrina dei Fisici,
« che
esser
sieno
celesti,
si
Lucano
spiega
alimentate
sopra
Vel
Olim
Syrtiserat
plenioralto
pelago,penitusque natabat
*
Lucretius
8
/"fem,l.
3
iEneid. Lib. I, v. 612
Virgilitis,
seq.
Lucanus, Pharsal. Lib. 9, v. 311
seqq.
,
c.
de Rerum
nat.
Lib. I.
Lib. V.
,
?
,
dalle
questo soggetto
*
assai chiaramente.
mente
^
Bidone:
a
polus,altri leggepalus:e
questo luogo,dice
in
avuta
avere
fé' dire
da Enea
allorché
Virgilio
j
passim.
:
DEGLI
rapidusTitan, ponto
Sed
iEquora
subduxit
Et
pontus adhuc
nunc
Mox
Tellus
Phoebo
,
siccante,repugnat.
admoverit
jam
nam
pascens,
perustse,
,
radios
syrtiserit:
lumina
sua
vicina
zonse
damnosum
ubi
131
ASTRI.
brevis
aevum,
unda
superne
Innatat, et late periturum deficit aequor.
in
Ecco
quale stato
dispendioa
dovè
cui
Titan,
an
qualche
tante
dall'esorbi-
inare
tare
alimen-
assoggettarsi
j»er
dice lo stesso
il sole. Altrove
Flammiger
fu ridotto
*
Lucano:
ut alentes
hauriat undas,
Erigat Oceanum, fluctusquead sidera ducat,
Quaeritequos agitatmundi labor :
'
ed altra volta
:
Oceano
ab
Rumor
Exundante
procul
jEquoreosque
Nec
;
è
adligatomnes
terras
erumpere
longo mitescere
tractu
:
pasci Phcebumque, polumque
rapit,atque undae plus quam
brachia
,
quod digerataer
che
stoico
Lucano
scrivesse
guisa,poichéopinione favorita degli Stoici
che
gliastri
si cibassero
y
cotesti
»
nutrano
»
loro
*
9
S
corpiignei,e
alimenti
con
1.
,
vapori sollevatisi
appunto
dal nostro
'
Diogene Laerzio,
«
che
questi, gliastri tutti,si
come
che
il sole
e.
dall'immenso
Lib. i
,
v.
415
secondo
trae
,
mare,
poichéegliè
seqq.
1. e. Lib.
X, v. 255, seqq.
Diogenes Laerliiis,in Vita Zenonis
Idem,
fu
in tal
la
,
opinione,
Lncanus
dei
essi, dice
globo. Tengono
Cancri
referunt,Niloque refundunt.
noctes
meraviglia
,
Nilum,
hunc, calidi tetigit
quum
ToUitur. Hoc
Non
qui
violentum
sales
Oceano
non
Credimus
Sol
,
,
Cittiei.Lib. VII
,
sog. ii5,
un
132
CAPO
DECIMO.
»
fuoco fornito d'intendimento
»
delle
beversi
quali può
l'aria,e
»
lo. » Afferma
da
poiché essa
,
quelleacque
unita
trovasi
alla terra.....;
gli altri astri dal
vicina
»
; la luna
anche
*
Plutarco
che
suo-
secondo
il sole è
«
al-
,
»
gli Stoici
»
re.
'
»
Vogliono gli
«
che
il
quale
,
»
il suo
marine
nutrimento.
presso
presso
lo stesso
*
dalle acque
Stoici
dei
«
Porfirio
»
mare
»
tri astri di
»
sia
»
mare,
»
dalle esalazioni
di
; la luna
quelle della
di materia
ammasso
Seneca,
Plutarchns, de Plac. Pbilos.
Clemens
Alexandrinus
dei
degliastri
di
Pen-
glialdal
le stelle
rale,
natu-
era
anche
del
allo stoicissimo
osservazioni.*
2, Gap. 20.
Lib.
Slrom.
fiumi,e
molte
essa
si
il sole
che
Piacque, come
»
fame
fé' su
che
dei fiumi ;
e
formato
intelligente,
della terra.
l'opinionedella
afiFerma,
gli
opinione de-
perciò,
e
dalle acque
la luna
siccome
:
un
delle esalazioni
fonti
terra
sia
quel luogo :^ «
in
quelle dei
le
so-
vapori che
cotesta
il sole si pasca
che
gliStoici
san
un
» Di
potabili.
parla ancora
»
*
Stoico
,
alzano
2
la luna
nutrirsi
del
infatti dice lo Stoico
Ciò
»
ma-
dalle acque
riceva
Stobeo,'e Crisippo pure
Cleante
»
quest'astro
,
fornito d' intelletto
fuoco
parlando
scrive
Stoici
dal
alimentata
pensante
Alessandrino
Clemente
»
:
fiamma
una
,
Lib.
8.
,
3
Cleanthes
,
*
Chrysippiis
Porphyrius
,
S
ap
Stob.
.
de antro
boc
Totum
coelum
,
bse stellse,
quarum
oinnes
et, ut aliaomnia
ambitu
nec
hic
major
I.
1. e.
quod igneus eelher, mundi
iniri
praeteream, hic
semel
non
Phys. Lib.
,
Nymph.
,
^
Ecl.
ap. StobiBum
potest
non
tam
prope
alimentum
ex
,
a
nobis agens
sol,omni
cursum
trahunt,
inter
et
halitu terrarum
alio scilicet, quam
sustinentur.
Hoc
pastus est. Seneca , Naturai. Quaest. Lib. VI
Cap i6.
uUo
—
,
mundi
et
materia
Pars
,
roges
,
quare
universum
esse
coelum
non
pars
quare
sit :
claudit;
pars,
hic ccelestium
omnia
numerus;
terreno
summa
se
coetus,
terrarum
parliunturj
illisalimentum
,
Terra
et
pars
est
puto interrogaturumj aut "eque interquia scilicet non magis sine hoc, quam sine illa,
sit
potesl ; quod
cum
non
bis universum
est, ex
quibus, idest,tam
134
DECIMO.
CAPO
però che
narra
ne;
stimarono
alcuni
fare il sole tra 1' uno
il
1' altro
e
moto, che
tropico
luogo
aver
,
bisogno che
del
nausa
a
di trovar
impossibilita
dicea
dall'Oceano.^
Diogene Laerzio,'non
»
di esalazioni
»
Egli credè
nubi
umide;
si riaccendessero
»
e
»
in
»
gere,
modo
dotto Plinio andò
i
Aristotele s,
2
Quid
enim?
ferat,nec
cedat
mezzo
*
^
»
da
formati
,
carboni,
ci sembrassero
sor-
Nemmeno
»
estinguersi.
di
commune
del
inclinò
e
il
riputare
credere
a
provenisse dal
mare
Gap. 2.
placet,omnem
Eamque
ignem pastu indigere,
nec
solem
lunam
,
,
Cleanthes
causam
reliquaastra
affcrt,
cur
sol
se
re-
solstiliali orbe, itemque brumali, ne longiusrelongiusprogrediatur
a
cibo. Cicero
3
Diogenes
de
Nat.
3.
Lib.
Deorum.
,
Plutarchus,
Achilles
ultra
sordes.
de Plac. Philos.
,
vero
maculosa
W/m«.y,Iiist.nat.Lib.
et omnes
nulla
cseteras
habiiare?
l.c. Gap. 68.
enim
et tantae
scgm.
non
IL
aliud
Gap. 9.
esse
magnitudinis
pascens,
esse
quo
tam
et
,
suppeten
raptas
primum
Jam
—
pasci, quia
terreno
quam
recipiensqueaquas
inGnita debet
93.
Gap. il.
bumore
Oceano
portioipsidecidatur
fundes
Improbaet
,
Gap. 20.
Phffinom.
dubie
X
scilicet oondum
(luna),
cernatur
justavi. Maculas
sidera ipsatot
credatur
Isag.in Arati
(consequitur)haud
videtur,tanquam
medio,
2
Lib.
,
Tatins
dimidio nonnunquam
ricndum
Epicuri,Lib.
y
5
Sidera
in Vita
Laertius
*
6
ac
col
essi si spegnessero
posse nisi alatur ? Ali autem
,
sognosi
bi-
infuocata.
Tazio,
sostenne,
vobis
eisdem
alia marinis?
aquis alia dulcihus
lo
Lib. 2.
Meteorol.
ullo modo
permanere
Achille
delle acque
non
nube
una
dall'errore
esente
la salsedine
riputaregliastri
accendersi
anzi
gliastri affamati;^
che
raccoghe da
raccolte insieme
al loro
tramontare
e
si
alternativamente,come
al loro
che
di cibo allontanandosi
come
giudicòche
e
trepassar
ol-
il sole,a dire di Plutarco,
ovvero
,
nello
ardiva
non
mancare
dal
stimò
gli astri,dice
infiammate
di
fu lontano
composto di fiammelle
c(
il sole
Epicuro,
di cibo. Senofane
»
che
timore
tropiciper
i
della
nutrirsi,o
sufficiente alimento
sempre
^
luogo. Cleante
stesso
di
ha
esso
bra
sem-
terrae
te
orbe
ad bau-
cum
in dimidio
more
buputar!
com-
qui toto circumdatus
quidquid exit in nubes
:
tandem
vastae
,
amplitudinis
spatio
molis possessi©.
Idem
,
DEGLI
sole,che
assorbisce.*
brucia, e
tutto
Plinio sembra
,
avervi
al
avuto
»
astri bevessero
»
mare
»
stribuiti
,
saggioordine
con
le. »
»
essi che il sole sia stato
»
del
»
indicare che
loto,ma
esso
viene
di cotesti,saranno
»
corpo,
e
»
poiché dicono, che
»
che il sole
»
maggiore
»
e
»
rimanenti
))
sì poco
»
tano
checchessia
che
le
del sole
e
medesimi
tra i
Sic mari late
»
trove:
Al-
v'ha
se
gracilidi
altrimenti
non
molte
di
infiniti. Cotanto
per
questa,
i
tenui, e di
gli animali
terrestre.
volte
nutrire
a
pure
che
abi-
»
la fame
vera
e Sant'
degliastri. Sant'Ambrogio^
Ideo
liuquatur.
e.
servano
Padri chi tenne
Isidoro^ fu-
exhausto inde
patentisaporem incoquisalis (accepimus),quia
dulci tenuique, quod facillime trahat
1.
luna,
degliumori
bisognosireputano
anche
la
di fuoco
animai
un
pianta
del sole,per
stessa,
regionisuperiorialla
V'ebbe
dalla
sufficiente ad alimentarli:
la luna
astri,tuttoché
cibo
credono
Non
«
verosimilmente
della terra, si nutra
gli umori
'
:
nascer
abitano
sarà
il quale è
stel-
sue
dai vapori umidi.
acceso
alcuno
,
giù nel
bere alle
Plutarco
dipingonoil
così
a
prodottobambino
»
1
desse
Coloro, dice,*che
«
gli
,
DegliEgizianiscrive
»
"
che
«
il sole mandando
che
e
di
secchia,attingessevapori,e questidi-
una
come
tempo chi credeva
suo
acqua
avveduto
Più
il quale dice scherzando,
Luciano
stato
essere
m
ASTRI.
summa
tequorura
vis
aqua
ignea, omue
asperius,crassiuscjue
reprofundam.Plinius,llisl.
nat.
dulciorem
Cap. 101.
^
Lucianiis, in Icaromenip. sive Hyperneph.
'
Pliilarchus
?
de Iside et
de facie in orbe
Idem
Osiride.
,
lunae
.
,
5
Frequcnter
et
solem videmus
datiadicium, quod alimenlum
brosius
6
in llextcmer.
,
Lib.
sibi
Cujusigncm
atquc
roranlem.
In
quo
evidens
aquarumad temperiemsui sumpserit.S. Am-
II, Gap. 3.
Sol durn igneus sit,pr»
dicuut
madidum
nimio
motu
conversionis
philosopbi
aquanulriri, et
e
suie
contrario
ampliusiacaleseit.
elemento
virlutem
136
DECIMO.
CAPO
in
rono
questo
Vittore,il quale nel
fu Mario
Forsilan hic
aliquissic
Disserat; aethereis
Non
firma
Interea
at
Deum
Et magnum
Ipsorum
era
immenso
però
destinato
ad
luna
della luna
a
Leggeasi,a
luminis
S.
et
il
al
'*
sentenza.
volgo, che
appellavasidai
linde
calorisaccipere.
Isidorus, Orig. Lib. 3
,
delle
agio
il
Romani
alteram
^
idque tum
flabit:Evehito
luna
eum
ssepiusmadidum
atque
Gap. 49.
"
Marius
*
Beda,
5
29.
Cato, de Agricultura^Cap.
Rerum,
maxime
sitienti.
questo luogo,luna silenti: ma
videmus
Victor, Commentar,
letame
quartam par-
,
reservato
in
esalazioni
parlandodel
Catone
Favonius
dir vero,
de natura
di alimento
questa
tra
suo
ingrassarei campi
erìt, uhi
ipse
assetata, perchè credevasi,che questa
in pratum
tem, scrive,'
opus
,
servire
ancor
delle fontane.
e
nolunt
conditor
formalmente
potesse allora bevere
dei fiumi
ferri ;
pendere volvat.
credevasi
commune
si
tempo del decrescere
non
et sidera
quem
semper
putatur,
posse
constantem
adotta
non
quellodella
sit tibi credere
astra
pendere volunt,
dice che l'acqua
Essa
causas
,
Gestet,et
sole, ma
est
undis.
proba qui credere
ratione
,
protegitumbra,
nos
fieri non
pelagus super
Etmundum
Beda
dum
procul.Plus
quidquid
*
coruscum
pati,subjectadeorsum
divini quaerere
vero
celesti :
acque
perito
pabula flammis,
coelumque
poli,quse
fuge nostra
Posse
,
tico
poe-
errore
ab
superimpositisfrigescit
Numinis
Mens
genus
mento
senti-
commentario
suo
petens alimenta sequendo
possintterrena
Machina
secum
desini
ne
calor ima
mortale
Exurat
dello stesso
disse,
parlando delle
sopra la Genesi
Et nimius
anche
Forse
numero.
in Genes.
Gap. 19.
Lib. I,
v.
65,
scqq.
rorautem.
leggersiapparisceda
sitientì debba
che
*
Plinio ,
altro
non
suo
mancanza
di umori.
debba
leggersiin
stesso
modo
Non
so
luogo di
un
Aut
per rimosas
questa nel
luogodi
Plinio
di
ed arida,
per
silentis
^
:
e
nello
se
che
passo di Catone.' An*
1' epitetodi arida
alla luna
:
requiescereluna,
licet in triviis sicca
Nunc
passo
assetata
e
sitientisin
se
emendarsi
debba
che
non
arida
rimane
altro
un
Properziodiede
Nel
se
significa,
decrescere
tempo del
un
calante è detta assetata
in cui la luna
il che
137
ASTRI.
DEGLI
mittere
verba
fores.
o della luna
tempo del plenilunio
,
crescente
sta
que-
,
abbondantemente
provvedutadi umori e
riputavasi
rinfreschi. Però Apulejo chiama
udam
la luce che
di
essa
in
sparge
"
quel tempo.
Varrone
appellala
luna.
aquulentam:
Tu
tremula
cum
aquulentaapud
alta littora
Oriris,ac reluces nobilis omnibus.
Era
ben
di cibo
naturale,che gliastri
e
di bevanda
che terribili animali,i
sono
loro
posta, e camminano
Fimum
dacché
misfere
tcrrse
plurimum
Infinitum refert
et
luuaris ratio,nec
Hist. nat.
,
a
l'an-
luna sitiente....
ac
flante,
al) Occasu
nisi
di
muovono
gambe. Tutta
refert Favonio
ut
Quocumque tempore facere libeat,curandum
vento
fiat,
lunaquedecrescente ac sicca. Plinius
3
qualisi
le loro
con
gnosi
riputasserobiso-
essi in realtà altro
,
non
*
si
vicesima
flante
lequinocliali
Lib. i7
,
Gap. 9.
in tricesimani
credi
convenit,utilissime in coitu cjussterni, quemdiemalii
alii
lunse
silentis
iuterlunium,
Idem, 1. e. Lib. i6, Gap. 39.
appcllant.
volunt. Inter
5
De
Praia
omnes
primo
vero
vere
stercprato, luna silenti,qu»
non
irrigua
erunt.
Cato
,
Gap. 50.
Agricullura,
2
?
Propertius,Eleg.Lib.
S
Ista luce foeminea collustrans
cuncta
moenia, et udis ignibusnutriens lieta
Jpnfejns,Mct.imorph.sivc
de As.
aureo
semina.
,El.i7,
v.
i5, seqq.
Lib. H.
12*
138
DECIMO.
CAPO
perfettamenteunanime
tichilà
e
saprebbe resistere
chi
autorità ? A
questa
con
antichi
nostri
ci racconta
che
della natura.
moti,
ad essi Aristotele
»
meo,
j)
nel libro della Provvidenza
da Aristotele nel secondo
il
il cielo
,
*
»
tato
»
quattro generidi animali
)"
e
tili,
»
Gassendi' ha
?
«
»
Aristotele,in
celesti.
Menippus
2
Plato
3
Achilles
in
,
In
avuta
Epinom.
Tatius
,
*
Ensebius,
S
Plutarchus,
e
Gassendi
et
dice
»
da
forniti di
2
,
bio
Euse-
anima,
^
Plutarco,
terrestri
,
,
trat-
un
di
acquatici
,
delle
Cap. 13.
Arati PhiEnom.
i3, Gap. 18.
Lib, 5 Cap. 20.
Lib.
,
Lib. L Cap. 5
sue
vola-
opere,
manifesta
raccogliere,
in Tima30.
de Plac. Phil.
Crisippo
Scrive
Icaromenip.sive Hyperneph.
in
Isag.in
Pbys. sect.
e
Cielo,
nel Ti-
questo filosofo distingue
cui
cura
Prtep.Evang.
,
del
piiiluoghi infatti
ap. Lucian.
,
leggi
vicino
da Platone
degliDei.
e
Avvi,
secondo
di
alle
ci mostra
sole,la luna, sono
»
Platone.
questi
gliastri,die' egli,'
Che
siano altrettanti animali... si afferma
«
te,
intelligen-
e
'
»
che
parola ci
fa che
e
ventura.'
av-
sua
lano
Talete,Pitagora,Platone, bril-
Crisippo.«
e
uomo
venerabile
perpetuamente
e
della folla.Achille Tazio
alla testa
un
loro
sulla
pensante
i loro
a
il ceto
dagavano
in-
rebbe
Conver-
questa
avanzarsi
corrispondanoesattamente
universali
libertà,e
fede
negar
un' anima
quale regola tutti
la
per
maestri,
gliastri
aver
di
,
vediamo
Frattanto
certi
che
Menippo
come
onore
un'ora
e
curiosità
tutti i fatti suoi.
indiscreto
bene
esser
che
dalla luna
alla soverchia
le lasciavano
non
insolentemente
fan
di tanta
enorme
donnesca
voce
intorno
lagnanze
dei filosofiche
dei
cura:
assi-
ne
,
udì varie
di
al peso
ce
aggiungela esperienza,poiché Me-
sentì chiamarsi
nippo
ne
si
concorde
e
,
Lib. 3, Gap. 6.
DEGLI
Aristotelela
«
riputò gliastri
»
luna
«
Alcmeone
»
alla
))
avvide
»
li. »
eterna
di
dire
natura.
di
Varrone
riguardò i corpi celesti
Astra
stelle
coeleste solum
tenent
Sant'
stino,*
Ago-
divini.
e
L aerti
3
Crotoniates
u s
,
de Nat.
dare. Cicero
Hic
(Varrò) videtur
bifariam, in
modo
partes quatuor,
in aqua
et
ietbereas animas
esse
astra
esse
:
:
ac
inter lunse
animas, sed
ab
animo
cas
aera,
pressoio
8, seg. 83.
ìunee,reliquisque
sideriLus^animortalibus
sese
confiteri unum
in duas
rebus
Dcum
immortalila-
eos
et
nimborum
gyrum ,
oculis videri
non
phircs
j
non
ac
et
aere
: e
terram:
et
quiquas
immortalium
,
coeli ad circulum
circuitu
coelestes Deos
et
sed ut
buniura
tcrtiamaquam, infimam
autem
summo
;
partes, coelum, et lerram;
in aquam,
vero
plenas; in sethere et
esse
stellas:
vero
le
I.
; terram
aera
animalium
mortalium
terra
sed etiam videri
dividi
a:lhcra,secundum
esse
summum
omoes
et
Tullio,che
,
quoquo
icthera
:
Lib.
sensit
Lib.
Deorum
inlroducat, adjungitmundum
coelum
AlcmEeon.
dedit, non
,
*
Marco
Alcm"eo, qui soli,et
autem
Deorum
Cohort. ad Geni.
in Vita
prajtereadivinilatcm
moqne
,
orba,
divine.® Altrove
da menti
Alexandrinns
Diogenes
-
aereas
si
morta-
cose
animati
formseque
,
animate
sono
Clemens
«
bus
a
come
ScipioneAffricano dice, presso
ctiam
sole,
più all'anima,non
ulla suis animantibus
regio foret
Neu
tera
al
Ovidio*^
Canta
e
Tullio
M.
apparisce da
come
,
la
esser
attribuì la divinità
l'immortalità
attribuiva
Anche
rì,
Egli asse-
»
lui scrive
Di
»
luna, aglialtri astri,e
'
Dei.
ma
Diogene Laerzio,^«
Grotoniate,che
che
Alessandrino,^
Clemente
,
di
per
Croto-
i cieli. Alcmeone
solo animati
non
testimonianza
per
ed
gli astri
a
Pitagorico,
niate
all'anima, di cui pensa
opinioneintorno
sua
forniti
siano
che
139
ASTHI.
modo
venlorum
vocari
lun.'e
intelligi
esse,
cacumina:
heroas,
et
lares ,
genios.S. Anguxtinus de Civ. Dei, Lib 7, Gap. 6.
5 Ovidias
Metamorpbos. Lib. L
6 Homines
illud globum, queni
hac legegenerati,
enim
sunt
qui tuerentur
dalus est ex illis
vidcs, qune terra dicitur: hisque animus
in hoc tempio medium
semniternis
ignibus quas sidera et stellas vocatis qui» globosajet rotundiv
bili.
mcntibus
circulos suos
divinis animata:
orLesque coufìciuat celcritate miraIH.
num.
Cicero, Sonìn. Scipionis,
.et
,
,
,
,
,
140
scrittore
Stesso
quei
a
abitano
che
r
si
legge
lungo discorso intorno
un
Vi si dice che
degliastri.
anima
e
DECIMO.
CAPO
che
fuochi
questa
le stelle
astri
egli,ed
a
1'ordine
e
il fluido in cui si muovono
; che
produrne ancor
intendimento; che
di fino
1' acqua
che
sottilissimo,
mobilissimo,e
è
attissimo
buoni, e
deglianimali
si il suolo
; che
aria,producono animali
del sole è simile
nel corpo
sono
terra
il fuoco
esattissimo
seguenza
con-
anche
dei
gli
regolarede-
il moto
che
per
conservano
non
,
,
essere
possono
di
operare,
della
non
far fronte
simili
a
nefanda:
quest'audacia
ebbe
dapprima
guerra
poi
,
»
tomettersi
»
nazione
che
si è sempre
all'evidenza?
che
fornite.' Chi
tal Colete
Plutarco
: raccapricciò
schiamazzò
scrisse
»
chiamano
inanimati
mosse
,
,
Chi combatte
«
»
gliuomini
offrono
»
razioni.
Che
chi ricusa
che
e
la
tolgono la
luna,
grida
di sot-
provvidenza degliDei
fanno
sacrifici,
diviche
,
quali tutti
ai
voti,tributano
ado-
»
gliastri
riguardati
i Gentili abbiano
d' intendimento
è
non
,
è del tutto
è
una
è il fondamento
,
de Nat.
Plutarchus
ad
,
Deorum
versus
conseguenza
Lib. II.
Colot.
niti
for-
L'opinione
naturale,o piuttosto
dell'astrolatria. Ma
,
come
poichécotesto
meraviglioso,
al loro carattere.
conforme
animati
degliastri
Cicero
creduto?
il sole
di
e
,
avvide
ne
Coloro
la
negano
,
2
d' intendere
,
,
ciò
egli,^
*
Se
vi
necessariamente
raziocinj?Un
terribile al bestemmiatore.
»
errore
debbono
che le stelle siano
duopo
un
fortuna,poiché niente
facoltà di pensare
di cui fa
oserà
poiché additano
,
e però
più invariabile,
provenire dalla
mai
della natura
opera
intelletto causante;
ha
l'
al-
che
gliEbrei
,
142
in lode di Dio. L' Abulense
ogni ora qualche inno
in
DEciiao,
CAi'o
questo Rabbino
con
replica.Dato
animato,esso
bocca,
in
*
avrebbe
non
lingua,non
»
l'amministrazione
»
governo
son
il
alle creature.^ Ma
che
dei
primo
animati
datoquod
Sedadbuc
haberet, canere
ergo
dicunt
animati
caneoduni
le
se
loro
seanimani
essent,etsolper
coelestia nullani
barum
,
et
,
desiderativam,
est
in
ita
et
sed
animata:
efficiuat corpora
non
corporibusccelestibus
,
quamquam
unde
formare
nec
,
ergo
possent. Toslalus
vocem
,
Gap. -IO,v. Vi. Qujest. 43.
2
Clemens
Alexandrinus
3
Tu
adoras
quidem
coelestia animalia
ad potentiasanimales;
potentia vocativa pertinet
,
ergo
credat
ea
non
totius creatorem
colitur :
Clemens,
nec
Eclog.ex Scriptur.Prophelic.§
insensibilcm
,
adoranda, quse
lunam, vel stellas
putant,
et
sia lecito ri-
haberent;
Quod
quia
ipsipbilosophi,
qui
patet
possent
corpora animata
animabus
tribuunt
scilicet intellecticoelestia solas duas potentiasipsis
in Jos.
et
materia
requiriturpotentia vocativa, aut
tamen
corpora
:
canere.
sint corpora
non
cristiani
più impegno
con
ragionevoh;
e
,
vam,
il Creatore
se
«
corpora coelestiaaaimata
posset, quia ad
non
alii vocant
ut
interpretativa,
non
che
attribuiti indebitamente
cerca
,
al
gli altri corpi
gliscrittori
tra
Principiiove
putar gli astri
*
commune
Origene.Egliparla a lungo sopra questa
nel libro
»
ninno
opinionedegliastri
la
gli
«
Ricognizionifa
e
godono
e
riprovando glionori
,
ha sostenuta
delle
sole,la luna,
forniti di senso,
sono
ce.
vo-
cogliAngeli destinati
cose
L' autore
»
Pietro, che
adorato
venga
delle
del mondo.
S.
scrisse^ che
i quali hanno
corpi spirituali,
astri
celesti
avrebbe
ria,
trachea-arte-
gola,non
Alessandrino
i Padri,Clemente
»
a
il sole fosse
perchè non
,
mette
am-
è decisiva.
L' osservazione
dire
non
parola,sarebbe privo degliorgani della
una
Fra
die' egli,che
ancora^
potrebbe cantare
non
che
argomento
un
futa
con-
prò
debere
libenler
facta sunt, et habent
Deo
omniaque,
,
qusR
a
mundi
venerari.
quae
V.
in coelo
ministerio
Gaudent
ut
accipiunt
Recognit. Lib.
unusquisque habens
cum
honor
sensum?
sunt, super
terram.
LV.
sensum,
Justum
facta sunt, sed ipsorum,
enim
etiam
creatoris
haec,
creatura;
cum
nec
ea
idest, solem,
et
enim
mundi
ille adoratur
deferatur. Pscudo-
abbiano
anime
»
o
questi debbano
»
se
»
bandonati
»
come
»
cessare
da
della
di
»
il sole ha
»
Dio insieme
»
sol,et
»
la
))
il medesimo
))
omnes
luna,
È
che
debban
che
arbitrio
Laudate
»
si
Anche
»
frirsidal sole
»
ghiere al
legge:Laudate
libri centra
nei
,
del tutto, per
Dio
*
che
Unigenito: »
»
di Dio
»
precetto: Laudate
che
e
le
osserva
,
Dominum,
altrove® s'induce
a
Si
anima:
utrum
laxandas
esse
; scd
sicut
nos
,
illuminatione
mundi
et
cessabunt.
Idem,
1. e. Lib.
3
Idem,
de Orat.
?
Idem,
centra
»
fdem,
1. e
^
De
Idem,
Commentar,
ab hac
in Joan.
obbedisce
a
per
del
quel
I,
tura
est
intelligendum
vita
num.
W.
essi,
puri
deinde
anteriorcs
si ita etiam
Lib. I, Gap.
princip.
(56.
Tom.
tutto
,
Cap. iì.
VTU.Cap.
eccellente
fas est:
intelligi
II, Cap. 8.
Cap. 7.
,
Lib.
of-
Figliuolo
suo
ancora
sieculisi
cessamus
Origenes
Cels. L. V
«
,
corporibus extitcrunt,an
,
S
e
sono
rationabilia
et
et post consumationem
corporibus
fermo
opera
sia morto
suis
ipsarutnparitereum
videantur
poTÌl)us
animati
sol et luna. «^ Nondimeno
gli astri
(sidcra)
esse,
animantiahaec
Celso
sospettareche gliastri abbian
il Redentore
poiché,dice, neppure
*
come
leggi
sue
,
peccato: e che
del
mezzo
loda il sole
«
tien per
egU
eum
dalle stelle supplichee pre-
dalla luna
,
»
«
che
ragione.Dice
anche
le stelle hanno
tutte
arbitrio,poiché
et lumen.
stelloe,
dotati di
eum
adunque, soggiunge, che
chiaro
spacciaOrigene il perniciosodogma degliastri
e
ancora
«
però loda
e
,
:
libro
vogliasono
afferma
scritto
sic-
corpi celesti
di mala
e
conseguentemente
e
dei
,
luna, giacchéè
colla
luna.
di essi
ab-
essere
Nel secondo
le anime
quale libero
tal
un
*
»
corpi;
gli astri
così
Altrove'
corpi.*
in cotesti
entrate
che
prima
create
state
loro
credersi
a
il mondo.
dice
opera
abbia
se
vivere,
d' illuminare
stessa
sono
quelle;e
dei
prima
la fine dei secoli
dopo
lasciamo
noi
esistito
no
143
ASTRI.
DEGLI
7.
eas
corre-
ipsaea
144
DECIMO.
CAPO
cospetto di Dio, giusta quel luogo-del libro di
»
al
»
Giobbe:
))
seppur
stellcenon
Et
ciò
da
Eusebio
Origene
della
parla
S. Pamfilo
opinione che
divisi di sentimento
ad
intorno
senza
altri,altri rigettandola,
tempo
luoghi delle
sue
quale sembra
il
tra
ma
sospettare che
idea
egliabbia
nimati
affatto ina-
degliastri
data
soggiaciutoall'error
,
vero
in
il
ma
senEcclesiis,
acimaDtium
solum
;
anima
,
et
mo
tamen
omni
penitus careant,
seusu
alterum
merito
dixerit,propterea quod
.S'.Pamphilns
2
S.
5
Salomon
et in
sunt
esse
animantia, et rationabilium
opinantibus
irrationabilia
sint imo
vero
quod non
putantibus quod
sed
«
etiam ipsiqui
singuli,
aliis quidem
tiunt ;
aliis
coeli diversa
luminaribus
De
mati.'
ani-
occasione
,
*
la chimerica,
alle stelle V intendimento
attribuendo
più
in
adottata
ha
Sant'Ambrogio*
ancor
potesse
Sant'Isidoro,il
cosi
volgo universale
di
luogo
Un
che
per
quasi intieramente
avere
stenendola
so-
essa,
vedere
a
gliastri
privi di ragione. Non
e
volgare
di tener
opere
die
e
suo
dubitò
Sant'Agostino
gli astri animati;^
credere
poi depose ogni dubbio,
ma
di
dovesse
se
mette
am-
*
dirsi eretico chi l'avesse abbracciata.
un
tire
mar-
,
dice che i Cristiani del
degliastri,e
erano
conspectu ejus,
in
iperbole.»
1' apologia di
r anima
tempo
è detto per
non
Scrivendo
aiutato
mundce
sunt
,
non
sola sine spirituac
aperte de histraditum
Enchirid.
,
autem
suos
:
»
et
vigeat,
sensu
diverse
est
in
,
sint corpora.
sentiunt
Ne-
bsercticum
apostolica
prsedicatione.
9.
Gap. 68.
diceret
quum
revertitur
et
animai sit,et spiret,
ita
hfec
qui
eorum
Apolog.prò Origene. Gap.
Augnstinus
circulos
et
sole:
de
gyrans
gyrandovadit spiritus
,
solem
spiritum esse,
suos
cursu
expleat sicut
sol circnmvolvitar
annam.
ostendit
annuos
ipsum
orbes
et
et
quod
Poeta
,
ait:
Interea magnani
Et alibi:
Lncentemqae globum Inoce,Titaniaqne astra
Spiritasintus alit.
Quapropter si
iu resurrectione.
*
stellarum
corpora
S. Isidorus
S. Ambrosius
De
,
,
animas
natura
habent, quaerendum quid futura; sint
rerum
Epist.28 ad Horonlian.
Gap. 27.
DEGLI
Petau
P.
adduce
questo luogo è metaforico/e
che
mostra
altro dello stesso
un
T
si condanna
la
Certo
145
ASTHI.
cui manifestamente
Dottore, in
animati.^
opinionedegliastri
dei Padri
maggior parte
ne
ha
rigettato
questo
S. Giovanni
Eusebio/ S. Basilio,*
Teodoreto ,"il Pseudo-Dionigi
AreoCrisostomo,*
S. Massimo
Martire suo
pagita,"^
Scoliaste,S. Cirillo
S. Giovanni
Alessandrino,*
Damasceno,^ l'epistola
Il Petau
errore.
scritta da
C ostanti
cita
Giustiniano
nopohtano,
quinto Ecumenico,
e
Crisologo,
S. Pietro
*'
gliastri
aver
Nessuno
»
anzi,per
peccabile:
S. jimbrostus
5
Eusebius
8
4j
et
6
'
8
di
Lib. II
,
3
,
De
,
in Isai. Cap.
Theodorelus
questi,
del Petau
tempo
chiaramente
allorché
scrive
è
già dimostrato,
di
di
^^
:
im-
espressioneiper-
una
dierum
12, § 11, seq.
Lib. I, Gap.
Cap. 4.
et
in Psalm. 48.
Homil.
,
Chrysostomns
S. Joannes
,
Io citerò
Cap. 3.
,
Homil.
in HexsEm.
S. Basilius
ho
sex
opific.
De
in Hessem.
Prsep. Evang. Lib. 1
,
ragione,
servirmi
Theolog.Dogm.
3
*
V.
Petan,
tra
al
luce,mostra
come
glispiriti,
«
*
in
privi
per
che
,
venuto
ancora
era
**
Agostino.
Fozio. Il primo di
la Trinità
scritto sopra
suo
Sant'
e
Didimo, Rufino,Orosio,e
non
rori
glier-
sopra
rolamo,**
S.GiOrigene, Procopio di Gaza,? Lattanzio,**
di
nel
secondo
al Concilio
Imperatore
1
Homil
Anna
I, Comment.
in Psalm.
148,
2.
v.
,
,
in Psalm.
Commentar,
Pseudo-DionysiiisAreopagita,de
.y. CyrillusAlexandrimis
Contra
Cap. 1, v. 2.
Cap. 4, § 1.
et in Isai.
148,
nomin.
Divin.
lulian. Lib.
II.
,
*
'"
**
"3
S. Joannes
Damasceniiì
Gazcens
Procopius
Divin.
Lactantius
S.
,
,
Hieronymus
,
,
De
in Genes.
Commentar,
Institut. Lib.
Commentar,
fide Lib. II, Cap. 6.
Ortodoxa
II
,
Cap.
5.
in Isai. Lib. f, ad
Cap. 1, v.2; Epist..59
ad Àvit.
«
"*
De
S. Petrus
S.
C/trysologusSerm.
120.
,
Àngustinus, de duabus
Lib. 10, Gap. 29, ad
Civ. Dei
animabus.
Oros.
Cap. 2, et 4.
Rclract. Lib. II, Cap. 7
ConlraPriscilIianist. et
Cap. 8,
Origenist.
seq. et il.
15
de Trinitate Lib. II, Cap. 7
Didymus,
LEOPARDI.
—
Errori
popolari.
,
segm. 87. A.
13
J46
»
bolica
lo è forse
non
»
»
paragonaticolla purità di
bili. » Rufino
0 chiunque
Dio
ed
stesso
non
il
sole,
irreprensi-
sono
,
altro è F autore
del libro
,
si ha
fide,che
de
che
*
attribuisce
Origene,
di
detto
aver
che
'
Persone,
di
più, aggiunge,
affatto
»
dissime
»
metempsicosi
»
baie.
e
empie
«
questa
mente,
simil-
nel libro
intorno
primo
alle tre Divine
spaccia altre
assur-
cose
le fole della
poiché ammette
,
delle stelle ed
dell' anima
e
le stelle per
Anassagora
altre
tali
Democrito
,
animati,dice
Achille
»
Democrito
da
e
Hrec
dixerunt.
esse
cum
vellet ex
v'ha
nella
«
Che
Tali furono
gliastri
siano
Epitome indirizzata
,
avuto
i Moderni
tra
mentis
dementiam
Quorum
Divina
di riconoscer
da
Tazio,si negò da Anassagora,
(coelestia
lumina) nonnulli
enim
,
universale, e
Epicuro.
Epicuro
»* Eppure
filosofo che ricusò
d' intendimento.
fornite
,
,
qualche
all' errore
»
Erodoto.
v' ebbe
i Gentili
tra
di sottomettersi
qui
adottò
»
Anche
tionabilia
ai
ragione
e
che
Origene
Principiiinsegna gravierrori
*
anima
opinione
Orosio, tra glierrori degliOrigenisti
Paolo
dopo
dei
chiama
nome,
e Fozio
quellodegliastri ragionevoli:'*
annovera
est,
suo
scellerato
corpi celesti,e
sentenza.
il
sotto
stolti,quella
da
»
cielo
ragione; poiché il
di
nita
sfor-
sostanza
veruna
neppure
,
»
DECIMO-
CAPO
Scriptura exemplum
nefarius
sumere,
rilms
ha;c ipse perperam,
optime dieta fuerunt
de Fide, Cap. 19.
vertere.
Burnus
ut
,
chi ha
decepti,animalia
errore
etiam
Origenes
qure
ibi de
sibi libitum
est,
ad
ra-
secutus
luminaausus
est
,
2
esse
sed
Creaturam
quoque
subiectam
dicebant, solem, et lunam,
rationales
potestates; prsbere
qui subjecilin
l'riscillianist. et
spe.
Paidus
corruptioni non
stellas ; et hrec
et
autem
Orosius
,
non
servitium
Commonitor.
volentem
,
elementarios
corruptioni, propter
Ad
S.
Origenist.
3
Pholiiis, Biblioth.
*
Aclìilles Tatiits, Isag in Arali Phcenom.
Cod.
intelligendam
esse
fulgores,
8.
Cap, i3.
Augustin.de
cum,
errore
DEGLI
l'errore
rinnovato
fogliodel
Gaetano
tanti
altret-
di tomi
scrittore
quelle parole che
sopra
Coeli,coslorumquevirtutes,dice
s'intendono
degliastri
fatto
in
decimosesto,di polverosa memoria,
secolo
discorrendo
ha
antico,e
11 Cardinal
animali.
147
ASTRI.
dei cieli
le anime
decimottavo
che
Chiesa,
celesti
virtù
per
degli astri.* E
e
matematico
un
la
canta
nel
colo
se-
filosofo accreditato
e
,
il
Bertucci,
nelF
ha
Vita,non
alle teorie
astri animati
non
gallanel
scritto,in
dà
che
dell'anima
delle
libro ottavo
però
il
che
opinione degli
errore?
un
Io
Cesare
La-
ma
;
il Gaetano
che
vente,
vi-
informante;opuscolo
l'Allacci volea
altrimenti
non
anima
Miscellanee
sue
ci ha
costituisce la sostanza
e
dirsi,deW
inedito,che
ancora
che
suo
Se il cielo sia animato
cerca
l'essere
suol
ossia,come
l'antica
il
non
appigliatoGiulio
sia
cui
corpi
come
conosciute?
poi tutt' altro
sia stata
suo
la terra
preteso appoggiare
astronomiche
qual partitosi
a
so
ha
non
Telluris,et Siderum
e
sospettare che
far
quasi
voluto
de
riguardatigliastri
organici e viventi?
sistema
inedita
opera
pubblicare nel
ben
posso
hanno
dire
pensato
dino
Bodin,*il Ricio,^e quel che è piìi,Ticone il cittadel cielo
derna
moKeplero il padre dell' astronomia
,
rigeneratoredella
il
,
Terribile
degli astri.
quasi credere
*
Quid per
Angclosrecensuit
ordiniLus
si
che
coelorum
,
nec
eos
pr^stanlissimissubstantiis
Igiluripsascoelorum astrorumque
tanns
Traci,
de
,
'
3
Bodin
Bicius
Indulgent.
Thealr.
,
,
de
an.
Naturai.
coeli.
non
abbiano
,
Àngelosmotores
ipsas vires
vires
sed supra
? At
cum
fuisset oratio,
accidentiaquecopulentur.
virtutes coelorum intelligit
Caje.'
,
per
?
coelorum
debuit, et ineplalune
,
animas
tore
legisla-
ci farebbe
le comete
come
coelorum
cum
Esso
,
num
ìntelligil?
miscere
il
,
repetere debuit. Num
coelcstibus insensata
celeste
esempio!
gli errori
virtutes
scienza
14S
DECIMO.
CAPO
periodo;
un
che
dopo qualche
di declamare
sulla
sotto
scena
curiosi
sempre
dopo
un
aspetto;
inquieti,
opinionie
ciò che
che
e
riflessione
sistemi
umano
pedate impresse
non
condurrebbe
a
e
ma
infinito,
di
calcare
osservazioni
perte,
sco-
senza
in
dersene,
avve-
maggiori. Questa
che
pensare
circolo
un
di
lo
spirito
lungata
cognizioni,al-
limitato,e
tempo sullo
torni
cessariament
ne-
luogo.Le
stesso
intelletti torbidi hanno
che alcuni
ciare
abbrac-
,
linea retta
tempo
ad
tornino
dai loro
a
una
percorra
in
di
,
rifiutato
aveano
ci
sato
ces-
gli uomini
avidi
sempre
,
le
si è
immaginate, adottate,e rigettate
avere
successivamente
quando
,
loro,ricompariscano essi
nuovo
sempre
,
di
contro
secolo
fatte intorno
,
alla decisa
poscia,e
credute
ora
di molte
antichità
spiritoumano
quel
lume
detto
sub
si
Per
queste
della
di paragonare
le
di
conoscere
sia stato
1
essa
Ecclesiastes
j
sotto
\
,
v.
ciò che
altro
ora
iO.
crescimento
ac-
razione.
dispe-
mo
dimentichia,
la enumerazione
utile. Essa
ci porrà
si tiene
di
in
cotesti
con
per
aspetto condannato
i fabbricatori
metterà
Gap.
suo
cognizioni come
opinionimoderne
se
mai
il
riguardare V
i filosofi alla
mano
sempre
,
uomini;
delle
immagini. In ogni caso
sarb
errori,e
ci farebbe
per
errori
degli antichi
in tutto
questo inconveniente
evitare
tristi
progressiquotidianidello
massa
menerebbe
impossibile,e
dei
ripetuto del più saggio dei
sovente
sole novum,
reale
ponderata,ci
maturamente
metterebbe
illusoria,
come
Re,* Nihil
istato
l'idea
considerare
obbliate
,
recenti, potrebbono appoggiare
questa deduzione,la quale
farebbe
scoperte
stante
co-
gli
da-
sistemi,fuori
151
DEClinOPRIIflO.
CAPO
dell'astrologia, delle
L' uomo
le
era
non
era
gì'ispirava del
di temere
per
cui
tosto
di
e
la
et caspe nefas
anche
il
cielo, che
sua
da
scienza
L'
del futuro
volta
una
di evitar
vantaggi. La
Juvenalis
che
brillano
firmamento,potessero
coir avvenire.
grado
co' denti
principionon
divenne
meraviglia,
quei corpi lucidi ,
del
dere
mor-
violare, et frangere morsu.*
Si pensò che
oggetto d'inquietudine.
azzurra
mano
Dio:
forse eccitata che la
di
egli
nel
di stracciare
esse
in
non
sua
paventato
avea
tutte
pauroso
,
qualche
*
se
,
precipitatoal piede delle piante
Porrum
in
da
lui
e
il prodottodi alcuna
Ben
grande
timore.
procacciatoil nascere;
avea
un
argomento
comete.
delle
Incerto
quanto
si
Divinità
La
cose.
tratto
aveva
ecclissi,
mille
uomo
aver
avea
per lui
i diversi
sopra
conosciuto
di ottener
curiosità,la cupidigia,il timore
,
Sat. i 5.
un
menti
movi-
la volta
qualche
acquistatal'avrebbe
pericoli,e
avea
lazione
corre-
che
la
messo
grandi
lo
spin-
JS2
sero
far delle ricerche
a
dei
cagionava
cienza
l'assoluta insuffi-
ravvisare
egli impiegava
Si vide
intento.
questo
che
mezzi
che il sole col
la diversità
merica,
chi-
questa scienza
per trovar
gì'impedirono di
e
0
DECIMOPRIMO.
CAPO
delle
conseguire
per
cangiar di posizione
lo sviluppo
stagioni
,
l'inceppamento dei prodottidella terra, la periodica
della temperatura dell' aria. Convenne
variazione
quest'astro
sarebbe
messe
in ordine
stata
della foresta avrebbono
urlando
dalla
diversi
vicende
diverse
non
molto
si tardò
v'
terra
furono
gliastri
Ecco
ai
,
creduti
di
di
quest'arte
di fare. Quando
di
grado
si
aver
convenia
il
e
la
avea
in
corrispondevano
era
,
non
un
popoli dei
a
moti
dei
loro
scienza
anche
modo
verun
corpi celesti,
pregiudizi.Questi
dell' avvenire
mero
nu-
si fu in
del
spogliare gli astrologi
dispettodella ragione
pretesa
gran
permesso
gli avvenimenti
non
si mantennero
fatto
che
ai
e
leggidell'astrologia,
i
aver
futuro.
conoscere
conosciuto
di
periore.
su-
terrene; la
cose
fatte,quando
più tempo
la
parte
dalla
averle
non
ciò
e
la
potè
alle
e
delle
tempo
considerabili
,
che
riputataquelladel
più
credito
il cielo
dell' astrologia.
Per
osservazioni,che
alle
alle stelle tutte ;
pianeti
,
fu
l' originenaturale
la vanità
tra
i
che il sole esercita sopra
gliarbitri
dei loro movimenti
scienza
che
Dopo
dipendeamanifestamente
alla luna
globo,
che
manifesta, e
la influenza
Si estese
sceso
Si notò
neve.
sulla terra.
concludere,
relazione
inferiore del mondo
il nostro
coperta di
sarebbe
corrispondevanoesattamente
a
una
avea
le fronde
,
si succedeano
che
la
tempo
la ricolta
per
il lupo
ingiallito
,
montagna
del sole
moti
fra quanto
conoscere
per
vare
osser-
e
e
della
loro
quello
rienza
espe-
acquistòsem-
dell'astrologia,
pre nuovi
amatori
credè che
il
che la
congiunzione
adulterii:
nella
effettuando
in
pianeta
che
render
Guai
a
forti
chi
Scorpione.La
Libra
Seu
seu
,
di Venere,
casa
Capricorno,
le femmine
per
si trovava
a
in
Venere,
delicati
di
ne.*
questa congiunzio-
il segno
poteva
non
gionasse
ca-
e
insieme
sotto
vita
sua
in
infausto
nel tempo
nasceva
:
Pittori,e
nascere
Ariete,congiunto
in
al mondo
che venivano
Venere
con
quel pianeta
questa posizione.Marte
al cielo
congiungendosicon
facesse
mentre
Si
altri col ferro
Istrioni.* Venere
nascere
forme.
mezzo
questa congiunzione nella
nascevano
fu creduto
stesso
Mercurio
Acquario,fu riputatasegno
che
in
di uccidere
propria casa,
facesse
0
del
1K3
comete.
varie
sotto
trovandosi
necessità
qualcuno in
che
propagò
pianeta Marte
ponesse
Venere
si
e
,
delle
eccllssi,
delle
gli uomini
malaugurato dell§
felice.
esser
Scorpius aspicit
me
Formidolosus, pars violentior
Natalis
horae
seu
,
tyrannus
HesperiaeCapricornus
dice Orazio.' Saturno
più benigno.Perciò
Utrumque
Consentit
Tutela
*
Bardesanes
,
era
:
Saturno
pianeta. Giove
scrive
a
Mecenate
te Jovis
era
*
:
impio
refulgens
fat. ap.Euseb.Praep.Evang. Lib.
Dia]. Contra
t'R.ecogmt,Lil).
Psendo-Clemens
Lirico
:
incredibili modo
nostrum
astrum
tristo
un
lo stesso
undae
9. S. C
tesar
ius
Dial. U.
,
VI, Gap. dO.
Respons.
ad Interrogai.
i09.
8
1.
Idem
,
e.
Bardesanes
Cap. 10. Pseitdo-Cfemens,
9
*
Horatius
Idem,
1.
Carm.
Rccogn.
Lib. 2
,
e.
Dial. Contra
,
Od.
,
V.
'il. scqq.
Lib.
fat. ap. Eus.
9.
i4,
v.
17
,
scqq.
Praep.Evang. Lib. 6.
454
DECIMOPRIMO.
CAPO
Eripuit,volucrisquefati
alas, cum
Tardavit
Iheatris ter
Lsetum
Me
cerebro
illapsus
truncus
Sustulerat,nisi
e
alla
Gustos
virorum.
Affricano
chiama
Cicerone
presso
terribile Marte.* Infatti questo
di
casa
Venere,
ricevendo
o
diametralmente
e morti
stragiorribili,
ci fa sapere
come
ictum
levasset,Mercurialium
trovandosi
0
Faunus
Dextra
Scipione
Giove,
populus frequens
:
crepuitsonum
00.^ Di cotesta
il
benefico
pianeta portandosi
questa nella sua,
opposto alla luna
di donne
cagiona
,
dai loro
uccise
mariti,
peritissimoastrologoGiulio
cattiva
influenza
di
Firmi-
rende
Marte,
piutamente
com-
ragione Macrobio.'
naturale
ben
Era
del sole
oscurarsi
di tenebre
la natura
è terribile per
da
una
Ma
quando
ad
tutto
nuvola,si vede
il corpo
che
niun
,
il solo
luna,
coprirsi
il sole è oscurato
ce
ne
togliela
vede
si
corpo
disco
suo
al
e
Questo fenomeno
tratto.
un
provviso
all'im-
tremassero
Quando
si ecclissa
esso
della
e
medesimo.
sé
glisovrapponga:
*
gliAntichi
che
rimane
luce.
che
offuscato,e
generiprosperus etsalutaris ille fulgor,qui
Cicero, Somn.
Jovisjtum rutilus,
terris,quemMartemdicitis.
horribilisque
num.
Deinde
esthominum
dicilur
Scip.
4.
2
Si
Vcnus
ia
domo
Martis
ejus finibus fuerit collocalus
luminibus
terimunt
plenam, diametra
mariti. Julius
,
ac
fuerit inventa,
Lunam
ralioue
in suis
et
Saturni
respexerit,uxores
Firmicus
Mathes.
Lib.
Ideo
ad Lnnam.
auctoribus
Lib. I,
arcta
Cap. i9.
minus
numerorum
commodi
habent
VII
cum
linea Saturnus
velextrema, numerorum
aliqua,
tamen
suas
,
ita non
Marlisquestellse
vitse
ratione
non
humanse
in domo
Mars
signisvel
,
5
ut
se
Veneris,
domibus
vel
positam,
propriis manibus
et
in-
Cap. 10.
luminibus
ad
competentiam,
Solem,
exislimantur,quasi
juncti. Macrobius
in Somn.
,
aspicìat
Mars
cum
vilae
Scipion.
dell'astrologia,
annerire
sembra
che
a
intelletto
un
Gli Antichi
temerono
spegnessero
al
infatti che
loro
carbone
un
idea si presenta naturalmente
all'accadere
istruito,
non
di
il sole
ecclissarsi,o
pericolodi estinguersie questo
ecclissi.
una
la luna
e
timore
dalla scienza.
fu
seguì
potea
non
,
che
tremare
a
chele
ecclissi
come
era
sario,
neces-
parte 1' effetto della
gran
potè sopraggiungere cosi
per
il sole
per
la terra.
per la
o
luna,
violenta
La
fatta sopra
avean
dei
dalle menti
impedì in
non
di temere
cessò
questa,
ser
es-
e la prevenzione, che
precedutadalla ecclissi,
il fenomeno
scienza,
Ma
si
almeno
corressero
,
tolto che
155
comete.
guisa di
a
appoco
appoco
delle
egglissi,
spegnersi.Questa
a
va
delle
e
si
ma
tinuò
con-
impressione
glianimi, non
più saggi.Il popolo,
Si
tosto.
che
svanì
esso
con
gran
un
presagio
parte dei dotti , riguardò la ecclissi come
di Nicla riferita da
infausto. È nota la trista avventura
,
Tucidide,'da
assediava
generaleAteniese
r assedio
la
salvare
Per
Siracusa.
Siciha,^e
di
Diodoro
di abbandonar
e
con
poco
la Sicilia. A
punto di
ma
che
giorni,come
scrive
si
spaventa,
Questi decidono
hanno
Si ubbidisce
ben
Tucydides,
Diodorus
5
P/ularchiis
Ilist. Belli
Sicidus
,
INirise.
gl'indovini.
di
che
Alhcn.
di
ventisette,come
all'autorevole
tosto
Pelopon.ci
nato.,
fortu-
differire la partenza
decisione
quei lunatici
sventura
Lib. 3
Biblioth. llistor. Lib. 13.
ili Vita
,
consulta
nel loro calcolo. La
errato
2
confonde,
Diodoro, o
mostrano
*
si ecclissa totalmente.
la luna
,
fa d' uopo
narra
Tucidide.
i nemici
far vela
superiore ai pregiudizicome
Nicia così
tre
notte
,
si è sul
si
scioglier
mezza
,
mentre
felice esito
risolvè di
armata
sua
Plutarco.^ Questo
da
,
Gap.'12.
preti
inter-
presa-
:
156
DECIMOPRIHO.
CAPO
gita dalla
ecclissi arriva
partenza ,
i nemici
tempo destinato
dalla città
escono
Nicla
Demostene
e
sole chiuse
»
suol
la
che
«
giorno di
nel
fe'tondere
reggia, e
di lutto
farsi in occasione
il
in
e
»* Questo filosofo
,
Archelao
di
farlo,prende
in
espone
Famosissima
di cala-
tempo
di lui
presso
mente
bella-
ricusò
,
discorrere
a
condo
è stata
Moderni,
i
presso
Bayer
delle
ed
ecclissi^
la
causa
vera
la
Newton
rebus adversis moris
2
bonum
,
posuit,et
cursu
babere
coitus
siderum
terrse, et
humiliore
cumluna,
illuni objectu suo
jam
ista sidera
ibit ordo
hic
quibus sol intercursu
emergel, jam
libere
islam
millet.
Endemusi
*
Cicero
bue
velut
Plinius,
et
omnes
nubem
1,
si
modo
defectio,sed
duorum
majorem
inter
partem
solem
velocitas
dispositosac
radios
suum
partes ejusexiguas si intranssui
modo
objecit;
terrasque media
suc-
recipientdiem
jam
prtedictosdies
sua:
habent.
effundere Paullum
jam
relinquet,
exsolutus
exspecta:jam
impedimentis lucem
e.
Astrolog.ap.
Divinai.
nal.
qufe
quse
e
V, Gap. 6.
latebris suis extraxisset,et
ista solis
est
illuc diducet
,
Idem
Hist.
Temi-
de henefic. Lib.
^
libramento
lunse vetetur
Histor.
De
hanno
Ne
via, infra ipsum solem orbem
,
ssecula
per
Non
plus tegiJ
si recto
,
5
585.
se
sto,
Cri-
Gesù
**
currens
abscondil:
,
3
avanti
Cicerone,*Plinio,
dicens:
jussisset,
totius aspectum,
cessit. Sed
'
est) tonderet. Seneca
strinxit,obducitj modo
excludit
603
fuisset beneficium, si timeotem
Quantum
animum
sole, avvenuta,
Riccioli, nel
e
è tuttora
defectio fuit,regiam clauderct,et filiutn(quod in luctu
die soHs
Ut quo
del
ecclisssi
parlatoErodoto, Eudemo,
*
gliAntichi,ed
presso
Costard, nell'anno
e
secondo
suam
che
questi fenomeni.^
di
ac
ecclissi del
ciò
figlio,
facile
e
intelligibile
modo
un
tura,
na-
vitato
parlandodi Socrate,che, in-
recarsi
a
della
cose
una
,
da
dopo
morte
a
ignorante nelle
sì
era
Seneca,
))
mità.
rali
Gene-
il loro esercito.
tutto
Archelao
dice
»
due
,
distrutto
Il Re
li condannano
e
alla
niesi,
gliAte-
attaccano
,
i loro
sconfiggono,fanno prigionieri
li
aver
del
prima
Lib.
Lib,
Clement.
I.
II, Gap. 12.
Alexandr,
Stromat.
Lib.
I.
f58
DECIMOPBIMO.
CAPO
occhi ed il sole ci
i Rostri
in tal modo
rassicura
togliela
vista di
:
quest'astro
l'esercito,
e fa continuare
le
sue
operazioni.
Dione
vicino
era
far guerra
per
libazioni
facevano
quasi volesse
ad
voti
e
che
Zacinto
Apollo,quando
un'
la
conosceva
si fa
Milla augure
assicura
che
favorisce
verità ; la
in
cagione di
*
mare
;
di
tratto
un
sbarcando
assediata
con
dai
*
VHS,
Plntarchtts
2
Idem,
3
Terrebat
Histor.
quale bene
in
in
j
Vita
eos
dei
spesso
dice Plutarco
,
vela,e giunto
audacia,che
Affrica
in
cui
avrebbe
sollecito di
che
,
Vita
potea
il suo
sarà
mentre
Cartaginesi,ebbe
un' ecclissi avvenuta
Agatoclefu
questo turbamento
deboli,
essi,con
Dione
persuaderle.
vide
liberar l'Italia,
l'Affrica,
a
le
sa.
intrapre-
menti
di
,
Scipione il modo
a
la loro
alla ecclissi...fece
nelle storie
capitaleera
sua
per
e
,
infausto per
qualcuno
senza
Agatocle con
raro
sempre
intimoriti.
cacciò il tiranno.»
Siracusa, ne
in
e
delle
pregiudizi
i
badare
senza
«
Poiché
la
vincere
rimanere
^
^
»
tiranno, e
ha forza bastevole
non
ad
innanzi, incoraggiscele truppe
errori che colla pura
nuovi
attoniti
comparivano
il
sanno
non
luna,
di turbamento:
segno
lungi dall' essere
È più facile
'
dar
che ilfenomeno,
minaccia
esse,
la
Sì
di questo fenomeno,
causa
senza
intrepido,
i soldati
ma
mata
ar-
sua
venne
impresa si bella,
,
rimanea
colla
di Siracusa.
Dionigitiranno
a
attraversare
Dione
oscurarsi.
partireda
a
strato
mo-
lendo
potuto, assa-
esercito turbato
mentre
esso
era
prevenire glieffettidi
esser
fatale in
un
tempo
Dion.
Nicife.
cis sol defecerat. Justiportentire]igio
, quod navigantibus
Philippic.Lib.
22.
dell' astrologia,
in cui v'
delle
ecglissi,
dbllb
ardore.
bisogno del più grande
avea
soldati
ai suoi
che
essi
»
prima
»
infausto
»
partenza dovea
»
qualiera
»
astri
»
davano
»
Che
»
ziava
»
alle calamità
avrebbe
partissero
,
potuto credersi
essendo
dopo la
per loro ;
ma
avvenuto
stimarsi sfavorevole
a
,
diretto il loro
cangiavano
il fenomeno
corse
le navi
,
del
si chiuse
il vecchio
delle
fa
ne
volte
Quante
»
pato
»
ciata nella
notte
»
intento
far
»
no
!
intorno
a
*
La
»
il
!
ciò che
dice Valerio
scienza
fecturos
della
certumque
Mori
familiarem
nes
della Macedonia
battagliache
la luna
si
factum
esset, crcditurum
prius quam proficùoerentur
illis ad quos
acciderit,
quìa egressis
prodigium esse: nunc
defectus
esse
siderum
naturalium
(lorentibus
videbamus
semper
in
1.
cum
opprcssit
solis et lunac multo
adversum
ealur
stalum
rerum
,
studio
nobis ante
mane
pro-
portentare,
mu-
su's
e.
dimetiendi
patrislui, Scipio:Quolies illum lux
quoliesnox
prseseutem
ecclissò,
rebus
Charthaginensiumopibus,adversisque
Justinus
signifìcari.
pxne
giovò
tribuno. Nella guerra
Si
commutationem
sum,
sorte
matti,
,
dere. Porro
'
nel
Massimo
,
"
la notte,
,
Egli era militare,e
Repubblica.
nella notte
Perseo
contro
prima
della
comin-
avea
cominciato
avea
alla
decise
mattino, occu-
lo sorprese
volte
Quante
Tullio.
Marco
qualche operazione che
a
sua
tone
Capredirle.
beli' elogiopresso
un
una
il sepolcro.
e sapeva
ecclissi,
die' egli lo sorprese
,
«
,
o
in
peritonell'astronomia.
fu abbastanza
causa
di scampo
la vittoria
trovarvi
depose ogni
nerì
coraggio,ince-
suo
mezzi
senza
annun-
Cartaginesi,e
ad
Gallo
Sulpicio
la
dei
»^ L'esercito
e
degli
minac-
e
innanzi
poco
alla fortuna
assicurarsi
i
favoriti dalla fortuna.
dei Siracusani.
nemica, per
Conosceva
delle cose,
avvenuto
cangiamento
un
timore,
terra
lo stato
sempre
loro
quelli, verso
le ecclissi
viaggio.Che
coloro che si trovavano
però
Egli persuase
fosse accaduto
che il prodigio
se
,
«
loD
comete.
coeli atque terree C. Gallum
aliquiddescribere ingres
noclu
? Quam
coepisset
prnedicere Cicero
t
,
delectabat
de
cum
defcctio-
Seneclute, num.
14.
160
i Romani
e
DECIMOPRIMO.
CAPO
colpitida spavento. Sulpiciofattosi
furono
innanzi, e spiegatala cagione del fenomeno,
Paolo
che
r esercito
Emilio
lieto
menò
alla
alla vittoria.
battagliae
istorico
avrebbe
non
vinti
di
i nemici
che
alle truppe
per
prevenire
il fenomeno
e
potea cagionar loro
Egli vuole
la
inquietudine
*
avvisate,
Con
oscurata.
questo fatto fa
Di
"
Galli maximum
Sulpicii
Nam
plurimumreipulilicae
profuil.
gercntis,legatiis
esset,
moostro,
ac
cumL.
nocte
serena
genere literarum recipiendostudium,
Pauli,bcliumadversum regemPerseum
subito luna defecisset,
veluti diro
eoque,
omni
in
exercitus
perterritus
amisisset,de coeli
rat
ione
noster, manus
siderum
et
cum
bosle
couserendi
6du-
alaperitissime
disputando,
natura
,
illi
misit.
in
ariem
Paulianre
victorise liberales artes
Itaque
inclytse
militum
nostrorum
dederunt, qui nisi ille metum
vicisset,
imperator
eum
Galli aditum
vincere
romanus
^
le facesse
Frontino.
e
Il fatto è riferito
Quintiliano.
*
crem
^
Plinio
cio
Sulpi-
se
la ecclissi si presentasse
vegnente la luna si sarebbe
menzione
quodam
*
Livio.
precede
Livio accordansi
ciam
Tito
che
che nella notte
pur
da
Sulpicionel giorno
,
Roma,
dei Romani.
diversamente
alquanto
che
il timor
vinto
avesse
non
il citato
dice
Egli però,
,
coraggioso
e
,
rassicurò
bosles
haud
Maximus
Valerius
potuisse.t.
yDìct. factorumque
1.
Lib.
memorabil.
8, Gap. II, num.
secundc-e legionis,
Cajus SulpiciusGallus tribunus militum
qui prfetor
consulis
ad
concionem
fuerat,
mililibus vocatis, prosuperioreanno
permissu,
2
nuDciavit
ad
:
proxima, ne quisid
Nocte
horam
quartam
temporibus
fiat
noctis, lunam
et
sciri ante
,
Septcmbris insecuta estdies,
divina
Galli sapientiaprope
in
derecturam
et
praediciposse....
:
-Lib.
Rom.
5
extulit
Rationem
militum, sollicitudine
concionem
composito volumine.
?
Lucius
'
,
suam
ab
M.
cum
usque
ordine
pridie nonas
quam
militibus
triste prodigium,occasum
lucem
Marcello
statis
Clamor
Titus
emersit.
gni,
re-
ululatusque
Livius,
generisin vulgus
fuit: sed
tum
tribunus
pridiequam Perseus superatus a Paulo
et
mox
imperatore productus ad prsedicendameclipsim,
liberato,
exercitu
Plinins
Uhi.
Gallus
Sulpitius
Stratcgem.Lib.
Lib.
nat.
,
defectum
futurum
ciperent milites, prsedixit
Frontinus
Nocte
aliter vates.
j nec
in
naturali
44, Gap. 37.
quidem defectus utriusque primus Romani
SulpiciusGallus, qui consul
est, in
ut
quia
bora secunda
defecisset,Romanis
cum
Macedonas
perniciemque gentisportendensmovit
castris Macedonum
fuit, donec luna
Hisl,
id
esse:
edita bora, luna
videri
ab
acciperet,
prò portento
,
lunse imminentem,
additis
I, Gap. 12,
ille Gallus, in exercitu
Sulpitius
II, Gap. 12.
num.
ratioaibus
ne
prò
ostento
ex-
causisque defectionis.
8.
L. Pauli de lunse defectione
disseruit,ne
dell'
ASTBOLOGIà
In simil
*
DELLE
,
accadere
Dione
»
e temendo
natalizio,
»
dasse occasione
»
avvenuti
))
l'annunziò
egliche questo fenomeno
qualchetumulto , poichéerano
a
altri
al
pubblico con
solo
predisseche
»
minò
il
»
rata
»
le
ecclissi dovea
veduto
ordiniaria,
in
di fiamme
è
,
tristo
Un
corpo
una
notte
se
ci ha
non
essa
nel
oscura
di
ha
figuranon
fuoco,o
dato
circon-
oggetto
un
tardato
tanto
delle
istruiti intorno
bene
si,
ecclis-
cielo,
gnato
accompa-
intorno alla natura
ancora
dobbiamo
che
meravigliarci
noi
,
antenati
alla vista di
in verità
nei
fenomeno
un
,
di terribile
qualche cosa
come
un
preso
'
-
L.
I
,
Dio
lo abbiano
dato
riguar-
a
descrivere questi astri in
'^
terret fera regna
divinitus facto,
militum
proiligio
Orator.
stri
no-
?
presagio
Crine ut flammifero
velul
e
i
aspetto ha
,
funesto
Silio Italico ha
quei versi
il di cui
notturno
te
come-
inorridito
d' ignoranza abbiano
tempi
a
quella
a
,
delle loro code
»
quellocagionato
di
luminoso
la scienza
darci delle nozioni certe
la du-
e
dalle
ispirato
quanto all'apparenza
spaventoso. Se
e
deter-
accadere.
necessariamente
lunga e largastriscia
una
non
le cause, per
ancora
è stato
forse fra i dotti,
dalle comete.
da
avvenuto,
del timore
durevole
meno
in cui
e
ecclisserebbe,
indicò
; ma
già
,
tempo, in cui ciò sarebbe
più commune
e
scritto
uno
il sole si
della oscurazione
non
accadesse la ecclissi
: prima che
prodigi
»
qualila
dovendo,dice
«
ecclissidel sole nel giorno suo
una
,
161
COMETE.
DELLE
guisaClaudio Imperatore,
»
Non
EGCLISSI,
animi
terrerentur.
cometes,
Institut.
Quìntiiianns,
Cap. 40.
Caxsius
Hisl.
,
ò'ilius Italicus
de
,
Rom.
Lib. 60.
Bello
Punico
sccundo.
14*
162
DECIMOPRIMO.
CAPO
; vomit
Sanguineum spargens ignem
coelo radìos
Fax
luce
et sseva
,
coruscum
extrema
Scintillat sidus,terrisque
descritti
li ha
Claudiano
rubentes
atra
minatur.
similmente, e
forse
con
più
*
eleganza in quel luogo:
Augurium qualislaturus
in
orbem,
Praecepssanguineo delabitur igne cometes,
Prodigialerubens ; non illum navita tuto,
Non
Nunciat
Altrove
vident
impune
aut ratibus
eglichiama
ventos,
aut
ferali crine cometae
:
:
coelo spectatum
chiama
Virgilio
'
^
dice
Et numquam
hostes.
urbibus
ferale la loro chioma:
rubescentes
altrove pur
crine minaci
,
Unde
ed
populi sed
sanguigno
e
impune
eometen.
lugubrelo splendoredelle
comete:*
Non
secus
liquidasi quando
ac
nocte
cometae
Sanguinei lugubre rubent.
Altra volta dice
,
parlandodel tempo
Non
alias coelo ceciderunt
Fulgura,nec
*
Claudianust
2
Idem
5
Idem,
,
5
diri toties
De
plurasereno
arsere
Raptu Proserpia.Lib.
de Magnete v. 4.
I.
de Bello G etico.
Virgilius,^neid.
Idem,
seguì la
^
di Cesare:
?
che
Lib. X,
Georg. Lib. J
,
v.
v.
272, scq.
487, seq.
cometae.
morte
dell'astrologia,
Silio Italico dà
alle comete
trici dei
*
regni:
Non
il tristo
crine
unus
Regnorum
ECCLISSI,
delle
limita il loro
Valerio Fiacco
163
COMETE.
di
nome
distruggi-
corusco
lethale cometes.
rubuit
eversor
DELLE
potere a far del male
ai
gni
re-
^
:
ingiusti
Ab
canis, iratoquevocali
ut autumni
Acer
Jove, fatales ad regna injustacometae.
colla descrizione
bili
degliorrimete:^
sogliono presagirsidalle co-
Manilio ci spaventa davvero
che
avvenimenti,
Talia
Funera
lucentes ssepe cometae.
significant
facibus veniunt, terrisqueminantur
cum
sine fine rogos,
Ardentes
iEgrotetnatura,
Quin
mundus,
cum
sortita
novum
sepulchrum.
Et clandestinis surgentiafraudibus
Cum
modo
per
fera ductorem
gentes; ut foedere rupto
rapuitGermania Varum,
passim
toto
minitantia
mundo
ipsa tulit bellum natura
Opposuitquesuas vires, bellumque
Lumina,
Nec
arma.
legionum sanguine campos;
Infecitquetrium
Arserunt
et
mirere
Saepe domi
gravés hominum
minata
9
credere
motus, cognataque bella
'
Silins Italicus,de Bello Punico
Valerius
Manilius
F/acc«f
,
,
Astronom.
Secundo, Lib. Vili
Argonaulic,Lib. VI.
Lib. I.
est,
ruinas
Significant.
*
ignes,
per
rerumque
culpa est, nescimus
Civiles etiam
ipsa
canunt, ignes,subitosquetumultus,
et bella
Externas
et
coelo.
;
.
104
CAPO
Canta
'
Tibullo
:
belli mala
fore dixerunt
Hae
DECIMOPKIMO.
Multus
ut in terras
signa cometen
,
deplueretquelapis.
Prudenzio:^
E
Tristis cometa
Et
si
quod
Fervet
intercidat,
Sirio
astrum
jam
vapore,
Dei
luce destructum
Sub
cadat.
^
Anche
Plinio
popolare intorno
volgarmente che
del
che
sovrano
apparizione
,
dei
presagisserola
della
tempo
regni
loro
vedesi
come
,
*
Tacito
presso
nel
il rovesciamento
e
giudizio
pre-
'
le comete
regnava
del
sembra,
alle comete.
Credeasi
morte
che
partecipò,a quel
e
^
Svetonio.
,
timendi
Crinemque
Sideris,et terris
^
disse Lucano.
Fu veduta
di
della morte
mutantem
cometen
regna
anche
cometa
una
:
poco
Vespasiano.Questo principe
prima
che
non
,
*
Tibuìfns,
Eleg. Lib. II,
'
Pr^udentitis
Cathcmerin.
El.
Hymn.
,
5
Cometes
in
nunquam
sidus,ac nonleviter piatum,
et
Caesaris bello. In
nostro
civili motu.
vero
sevo,
Neroni:
ac
perium
Domitio
reliquit
SDevum.
Referre arbitrantur,
in quas
similitudines
accipiat,
quasque
nat.
Inter
rautationem
5
tur,
6
seq.
21, seqq.
lerrificum
circa veneficium
deinde
magna
parte
ex
Consule,iteruniquePompeii
Octavio
quo
Claudius" Csesar
principatu ejus
assiduum
im-
prope
ac
aut
cujus stellse vires
jaculetur,
partes sese
Plinius
emicel.
Ilist.
locis
in
reddat, et quibus
,
quse
et
sidus
de
efFulsit,
cometes
regisportendat.Tacilns
Stella crinita,quae summis
per continuas
Neronis.
v.
2, Gap. 23.
Lib.
*
12,
parte coeli est:
occasura
ut
72,
5., v.
Gap.
noctes
Annal.
quo
Lib.
,
exitium
poteslantibus
oriri coeperat.ò'vetonius
XXXVl.
Lucanus
Pharsal. L.
,
I,
vulgiopinio est tamquam
i4. Gap. 22.
v.
528. seq.
,
Vit.
,
portenderevulgoputaXU
Csesarum, in Vii
a
166
CAPO
DECIMOPRIMO.
altrettanti astri
corpicome
della
universale
il mondo
soggettialla legge
mica
astrono-
regolarerivoluzione;dovea
intorno
minare
illu-
delle comete
alla natura
e
,
alla
saggi
tutti i
del loro
causa
vera
fare svanire
e
timori, che
la vista delle comete
Così
tempo inspirati.
tanto
da
un
lato il
osservando
del 1456
i
preparava
vantaggiosi
che
per
dall' altro
questi
dovea
sembra
avere
pei,
gliEuro-
sopra
progressidella
,
avea
l' ignoranza esercitava
mentre
assoluto dominio
suo
Regiomontano
rassicurare
dalla loro mente
per sempre
,
i chimerici
dovea
apparire;e
la
cometa
scienza
fetti
gli ef-
e
produrre negli
n
animi.
Seneca,
il quale non
delle comete,
paura
che
e
riconobbe
di questiastri
periodico
»
che
»
delle comete
»
principioe
»
che
»
Verrà
»
li che
»
sarà
»
scer
»
i
»
ignoratociò che
si
non
si
rare
che
e
il fine della rivoluzione
ritornano
un' epoca,
se
ignotiil
siano
in cui
non
si
miramur
Quid....
legibuscertis,nec
intervallis recursus
dies extrabat,et
aperta
nos
dei
cose
faranno
un' epoca
note
ai
quanto
Alche
cose
ver-
mundi
rarum
nunc
aevi diligentia Veniet tempus,
longioris
quo
tempus,
quo
...
mirenlur.
*
»
popoliche
ista qute
nescisse
abbiamo
neri
tespectaculum,nondum
ex
6nesque nolescere, quorum
ingentiLus
tara
initia illorum
in cui
,
noi
molte
Certamente
«
si
cono-
,
ad essi chiarissimo.
saranno
est?... Veniet
?
seco-
maggior diligenzache
delle
sembrerà
cometas,
astri
quegli
numero
maraviglierannoche
sappiamo,
*
la
s' ignora...
Verrà
ora
posteri nostri
maggior
nell' esame
impiegata
ciò che
noi
il
passati,e
saran
di
dopo lunghissimotempo
non
dopo egliripete:
»
del moto
,
non
il ritorno
sostenne
e
leggi certe
vedersi
a
fatto
gran
qual meravigha, dice,
«
,
ancora
conoscano
avuto
Seneca,
Naturai,
latent,in lucem
posterinostri
quaest. Lib. 7,
Cap. 1.
tam
dell'astrologia,
»
»
qualila
nei
è
si è avverata.
da
i dotti per
tutti
è
non
spenta
ancora
Dopo dieciotlo secoli
dell'uomo.
del
tempo
suo
dura
si risentono
la
dal
che
e
in
ancora
infatti
lo è
alla
detti,e
dità
profon-
fatte intorno
dei
alla
pregiudizi
glieffettidi
anche
intorno
aveano
secolo
un
tenuta
sti
que-
popolo.Quante vestigiadelle
che gliAntichi
superstizioni
rimangono
dizione
pre-
avvenire.
dei suoi
memoria
peranche ;
tuttora
dovere
egli avea
Anche
La
degliAntichi
previdenza,e
sua
delle riflessioni che
natura
la memoria
ci ricordiamo
noi
giustiziaalla
rendiamo
e
esperienza
,
eglicredea
come
,
»
opinioneintorno
sua
dalla
Ma
vera.
*
spenta.
La
dimostrata
ora
dei secoli
a
,
di noi sarà
memoria
di Seneca
alle comete
risetbate
cognizionisono
Molte
ranno.
167
COaiCTE.
DELLE
ECCLIS"l,
delle
che
si chiama
alla
quanto
agliastri
nato,
illumi-
classe istruita !
che calcolano la quantitàdei prodotti
della
Quanti folli,
la
terra
,
qualità delle stagioni,
grandi avvenimenti
almanacco
che hanno
,
che
a
in
per
tempo
un
di ridicoli
,
che
non
tunc
Et
contribuiscono
loro miserabili
sordido
un
arrossendo
qnidcm
futuris,
cum
e
di
pazze
multa venientis sevi
memoria
di
predizioni
un
di astrologi
il nome
nelle menti
illuminato
affatto chimeriche
*
si danno
nostra
e
grandemente
volgari, spargendo
almanacchi,avendo
tutte
diligentemente
per fare
ogni uomo
e
di luce
presagi i
d' indicare
le
persino dei
patrimoniol'ignoranza commune,
le tenebre
mantenere
cura
politici,
sopra
che
Quanti vili,
!
1'esito
e
le
lunazioni,profittando
guadagno ,
dovrebbe
pubbHcare
dei
di
cercar
colle
colla sola mira
,
populusignotanolis
exoleverit,
rcscrvantur.
pregiudizi
gere,
distrug-
stampe
di
cose
gabbare
sciet: multa
sreculis
fileni,I. e. Gap. 31.
168
il
volgo,
il
crescere
e
si
e
DELL'
DECIMOPRIMO.
CAPO
di
danaio
trarne
il
e
Quante
!
della
calar
forse
faranno
ASTROLOGIA
—
luna
osservazioni
fanno
si
da^i
sempre
EC
sopra
assiduamente,
agricoltori
osservazioni
,
che
de
M.
la
Quintinié
Normand,
M.
e
peritissimi
,
dopo
mille
fatte
esperienze
colla
possibile
nomi
agrotezza
esat-
,
*
Rohault
M.
e
similmente
dopo
venticinque
trovato
essere
anni
,
di
ed
vane
inutili
immortali?
J
^
ispezione,
costante
o
Spectacle
Piriche,
sembra
! Non
che
hanno
gli
la
che
desiderino
uomini
de
egli
Nat.
1,
Tom.
pregiudizi
i
che
Part.
2
Rohault
i
Physic.
Par.
2,
Gap.
27.
essi
Entret.
,
2
affatto
lo
i5.
siano
siano
?
169
CAPO
DE€I]II0SE€01VD0.
DELLA
Il
molto
TERRA.
viaggiodegliAntichi
il volo
Veramente
prospero.
che attraversavano
alla terra
fatte intorno
abbiano
non
coltà
diffi-
che
hanno
essi
più felici.Questa
state
dell'uomo.
è il paese
antenati
siano
stato
poterono impedirne
le ricerche
se
è
non
ardito. Le
era
l' impresa
esito. Vediamo
il buon
il cielo
per
che
Possibile,
conosciuto
nalmente
fi-
i nostri
il
nemmeno
loro
paese ?
I filosoficertamente
loro che
dovessero
cosa
qual modo
in
oggetto, e
non
hanno
pensare intorno
dovessero
gnar
d'inse-
mancato
contenersi
questo
a
per
ha assomigliata
la terra
prireil vero. Anassimene
mensa
;*Anassimandro,secondo Eusebio,ad un
Leucippo ad
*
*
de
Grate
*
Eusebius,
'
Diogenes
,
de
,
a
a
una
de Plac. Philos. Lib. 3, Gap. iO. Galenus
,
a una
dro;*
cilin-
fionda ;*
Histor. Philos.
Laertins
Lib.
Ilis
,
in Vita
LeucippiLib.
3, Cap. iO. Galenus,
qui eruditionis
fama
IX
,
Histor.
spgm.
30. Plutarchns,
Philosoph.Hesychins
claruerunt.
Lib. 3. Cap. iO.
*
PliUarchus,
'
Agathemertis Compendiar.Geograph.Exposit.Lib. I, Cap.
6
Idem, 1.
de
Plac. Philos.
j
LEOPABBi.
sco;
di-
un
Prrep.Evang. Lib, I, Cap. 8.
Placit. Philos.
Milesins
timpano;^Democrito
semicircolo ;^ Possidonio
a un
Fiutar eh ni
un
isco-
e.
—
Errori
popolati.
45
l.
170
DECIMOSECONDO.
CAPO
altri
piramide;
una
a
*
altri
il
terra.
Conveniva
è,
luogo
in
Qualcuno potea
volta
una
Asserì
nave.
»
»
altra
o
,
un
poiché era
avea
2
tare:
,^che
così
Ma
legno
un
,
adottato,
dai
Persiani,1
l'acqua a guisa
soggetto a grandi inconvenienti,
l'acqua
spiegare come
potesse sostenersi
così
'
Idem»
*
Idenny 1.
3
Jristoteles, de
6
Thales
una
nuotava
«
come
nuoti sopra
che
come
una
seno
pianta,
Lib.
o
una
teneva
sos-
,
stessa.
essa
Cleomedes, Considerai. Cyclic.
meteor.
1.
e.
Idem,
sive
essa
questo sistema
gettate profonderadici in
I.
liberarli
e
Senofane
ipotesipiù semplice.Egli disse
una
si sosteneva
*
orribile insieme
popoli,
Chardin,' anche
necessario
,
terra
»
di
era
la terra
immaginò
^
che la terra
cocomero,
i
avessimo
non
,
simile.
cosa
qualicredono
si sosteneva
e
testimonianza
per
e
dir di Aristotele
a
,
sopra r acque
di
rassicurare
nel
di appoggio.
mancanza
fondato. Talete fé'della terra
così mal
timore
un
la terra,
mantenga
che in realtà
temere
duopo
Era
drangolare
qua-
figuradella
modo
si
vuoto,
piombare in qualcheluogo
a
colla terra.
da
al
mezzo
precipitareper
senza
alla
spiegarein qual
ancora
come
sospesa,
suo
istruito intorno
popolo bene
creduta
;^altri piatta•/altri cubica.
;^ altri concava
Ecco
l'hanno
che
la
all'infinito,*
montagna
,
I
e.
e.
Origenes, Philosophum, Gap.
Milesius
illud Oceanum
9.
Ccelo, Lib. 2, Cap. 13totam
terram
vocas,
subjectojudicathumore
sive raagnum
mare,
portar!et
inna-
sive alterius nalurac
sim-
adhuc aquam^et
humidum
elementum.
Hsec, inquit,unda suslinetur
orbis, velut aliquodgrande navigium, et grave bis aquisquas premit. Seneca,
Nat. qusest. Lib.
6, C. 6.
plicem
'
Chardin, Voyage en Perse.
Jristoteles,de Coelo,Lib, 2, Gap. 13. Plutarchiis, de Placit Pbilos.
Lib. in, Cap. 9 et 11.
8
gliuomini
di cui
di
il timore
nell'aria
potessero assicurarci,e
una
caduta, quelle radici gettate
Empedocle
di cadere
alla terra
in
vaso
un
soddisfacente.
disse che
»
non
fu trovato
daro
precipitareimprovvisamente.Pin-
a
la terra
base
una
da colonne
sostenuta
era
«
))^Ma
l'autorità
garantirealla
sulla
di
terra
l'aria
poeta
un
questo
ad
stegno.
so-
ognipatto
quale potesse posare
riconobbero
unanimemente
che
,
,
e
poco
del cielo, la
Molti filosofi risoluti di assegnare
,
alla terra
,
gione
qualche ca-
per
del moto
la velocità
sufficiente per
era
ancora
che diminuendo
basi di diamante.
aveano
diva
impe-
girareprestamente
Si temè
venisse
non
del cielo
che si faccia
,
straordinaria
terra
più avveduto, e
impedisceall' acqua
Ciò
questo.*
di
veloce
il moto
glierci
to-
lo
come
,
contenuta
fu
circolare velocissimo
il moto
che
asserì
pensiero fece
che
nel vuoto.
o
Il
la vetta.
occupavano
si credè
ridere,ne
^1
'TERRA.
DELLA
con
come
rezza
sicudamento
fon-
suo
il provveimpossibile
sostegno, giudicando
derla
gora,*
appoggiopiù solido. Anassimene,'Anassafurono di questa opinione.
Democrito,^
Epicuro,®
di
Perchè
un
la terra
potesse posare
di colonne
d'
sopra
un
maggior
aria,essi appianaronola
che
inferiore,e supposero
questa coprisse un
che
grande spazio.Lucrezio
seguì il sentimento
,
illustri filosofi ebbe
cura
d'
*
Aristoteles, de Coelo, Lib.
Plutarchus
'
Aristotehs
de
,
ab
,
5
6
di questi
2, Cap. 13.
orbe
in
assai
lunae.
cap. 13.
Origenes Pbilosophum.Cap.
7.
,
Prsep.Evang. Lib. \ Cap. 8.
de Coelo,Lib. 2, Cap. 13. Origenes, Philosophum.
Gap. 8.
Aristotelesy de Coelo. Lib. 2, Cap. 13.
Eitschius
*
Facie
Coelo,Lih. 2,
parte
che la terra
osservare
,
'
sua
mero
nu-
,
Jristoteles
Diogenes
,
,
Laertius
in
,
Vita
Epicuri,Lib. 10,
segm.
74.
172
essendo
che
DECIMOSECONDO.
CAPO
piticompatta
dovea
abitiamo
noi
poi nella parte
,
di
composta
decrescere
materia
meno
ut in media
Terraque
in
,
Convenit, atque aliam
Ex
ineunte
Partibus
far
Per
aeriis
comprendere
di
servì
mondo
Nec
habere,
potesse
sostenere
questo
poeta
della terra,
familiare.
Egli paragonò
si
il
^
est oneri
non
cuique
,
sunt
collo,nec
foris
quaecumque
deprimit auras
ncque
nullo
homini
est oneri
caput
Pondera
pondus
subter
l' aria
Corporis in pedibus pondus
At
fondità:*
pro-
:
Propterea
sua
decrescere
come
il peso
all'uomo
Ut
della
regione quiescat,
naturam
comparazione
una
esser
conjunctam, atque uniter aptam
mundi, quibus insita sedit.
aevo
incomodo
senza
inferiore
proporzione
mundi
paullatim et
Evanescere
superficie
più leggiera,e
e
spessa
appoco
appoco
nella
più pesante
e
pendere
denique
sentimus
:
membra
;
totum
inesse.
veniunt, impostaque nobis
sunt, Isedunt
permulto ssepe
Usque adeo magni refert
cui quae
minora
:
adjaceatres.
Sic
igiturtellus non est aliena repente
Adlata, atque auris aliunde objectaalienis;
Sed
pariterprima concepta ab originemundi
Certaque pars ejus,quasi nobis membra, videtur.
,
Egli trasse
da
dal tremuoto
ancora
lui adottato
*
Lucretiusj
2
Idem,
1.
e.
'
Idem,
1,
e.
^
:
de
Rerum
nat.
Lib. V.
una
prova
del sistema
174
DECIMOSECONDO.
CAPO
a
avevamo
non
Pendentis
et in nullo
Quod patet ex
ponat vestigiafundo
,
Huc, illuc,agileset
luna et stellaevolitent per
Cum
Terra
si cominciò
Frattanto
insieme
dello
muovendo
; ed
insieme
oltre ciò
nuovo
di
ha rinnovato
di
sed
Manilìus,
Nemo
non
Astronom.
dicere audebit
aa
apparerò
in
verun
nell' infinito alcun
facesse
scere
cono-
di
in
i moti
qualche modo
Lib.
mundum
con
luogo.
buiscono
attri-
di traslazione,
ondulazione,ma
terra, coi pianeti,colle comete,
*
mondo,
direzione,e
M.
de
il pensamento
parla Seneca, sospettandoche
2
sero
potes-
del
continuamente
alla terra
comunemente
rotazione, e
di cui
le vie
per
sconcertato
visibile,il quale
cangiava
dendo,
ca-
gliuomini
stessa
una
cose
la terra
^
questa singolareopinione. Si
rammenta
ora
giù
incontrandosi
non
che
della caduta
per
delle
e
l'universo
:
continuamente
che
senza
alcuno
l'ordine
oggetto
Lande
andasse
spazio,
il tutto
rimanendo
Seneca
sospettare davvero
a
in modo
avvedersi
che
inania mundi
velocissimamente
precipitasse
interminabili
conto
metas*;
legesimitata pependit.
il mondo
tutto
con
e
non
aerias
quoque
reflectat
cursumque
in sethere
servet
:
volantis,
cursuque
Phoebus
eat
videri
pendeat ipse
ipso motu,
suspensus
sòrte finalmente
nostra
:*
admiranda
debet, cum
terrae
Mundus,
poiché la
il mondo
tutto
tibi natura
vero
Cum
,
quelladi
era
Nec
nulla
temer
la
tico,
an-
il sole colla
in
tutto
somma
I.
ferri per immensum^
cadat,quia pn-ecipitatio
ejus
seterna
et
cadere
est, hihil
babens
quidem,
novis-
rationem
nullam
quidam de terra dixerunt, cum
in
Invenirentj propler quam
sed
aere
staret. Fertur, inquiunt, semper,
pondus
in
infinitum
est
cadit.
Naturai,
non
an
cadat,
Seneca,
quod
apparet
quia
quaest,
simum,
Lib.
in
quod
7, Gap.
incurrat.
i4-
Hoc
DELLA
solare,si
il sistema
celesti
Herschel, che
questo pensiero in
dell'Accademia
che
0
;
divenga per
essa
noi
sole ; 0 r abbatterci
seguirci,come
sostegno della
essa
fosse
«
portata da
»
ri, e che questo, allorché
»
nesse
»
muoto.
un'altra
sopra
»* Ma
quellidi
qualche tempo
luna.
sentivasi
altri
superficie
concava,
una
e
che
per
partidella terra, suppone
sole,e perciò più
vansi
caldi. Si posero
Etiopia,e glialtri paesi arsi
negliorli
della terra.
sub
curru
Solis,in
terra
Pone
disse Orazio
nimium
propinqui
negata
alti delle
più
cini
vi-
a'dunquela
bia,
Li-
ancora
dal calore del
Quindi
domibus
la terra
conseguenza
restanti
Horatius,
Carni.
:
:
fidctn.
Lib.
I, OJ.
22,
v.
26,
sole,
^
Tiinolheits, presLyterConstaDtinopolitanus,
de different. eorum,
cccltiiilad puriss.noslr.
3
il tre-
seguaciche
negli orli,i quali supponendosi più
*
che
la po-
stanco, se
trovò
al
degliome-
elevata
r
stretto
co-
Manete.
presentasse
al
sia
Quanto
uno
opinione popolare degli Antichi
Fu
altro
un
spalla,cagionando così
non
condo
se-
immaginarono
Sacla sopra
questa idea
che
un
globo
nuova
Manichei
certo
modo
stella in
del nostro
una
i
terra,
celeste straordinario
corpo
qualchepianetadi
dall'attrazione
sistema, che
a
per
in
visare
rav-
piacevolel'incontrare
qualche
almeno
creduto
ha
zione
parte della costella-
la
molto
a
ampiamente
Londra,
viaggio qualche
r avvicinarci
terminare
de-
osato
inserita nelle Transazioni
verso
cosa
ha
eglinon
commentato
di
Reale
Sarà
nostro
questo
ha
noi avanziamo
di Ercole.
in
che
memoria
una
deglispazi
nelle immensità
avanza
qualche parte
verso
17o
TERRA.
seq.
qui ac-
176
E
DECIMOSECONDO.
CAPO
Lucano
primam
Terrarum
Ut
:
Libyen, nam
proxìma coelo est,
probat ipso caler.
Silio Italico
E
*
chiaramente
più
parlando dell'Affrica :'
finem
Ad
coeli medio
tenduntur
ab
orbe
Squalentescampi.
Claudiano
dice
nella
di
luogo che
un
torrida,che quivi
zona
che il sole dà ai suoi cavalli
,
comparisce la
mattina
Humida
Anche
che
»
le
limina
cum
del
cocchio
:'
sentii,
curru.
linguaggiodel volgo dice
dal calore del sole vicino.*
bruciati
chiamò
Rufo
il suo
anhelis
resonant
servendosi
gli Etiopisono
Sesto
quando
tuato
si-
le sferzate
si sentono
equis,vicinaqueverbera
roranti
Plinio
supponga
sul limitare del mondo
Primus
Sollicitatur
che
par
« sottoposte
provincie orientali,
sole. «^
al vicino
Si credè
volgarmenteche
il cielo fosse
un
emisfero
posato a guisadi volta sopra
la terra, le estremità
quale
gli orli di queir emisfero.
Per
si supposero
si
conseguenza
ad alcuni
pensò
si
paesi.Non
*
Lucantis, Pbarsal. LiL.
2
Siliiis
ftalicus
de
y
5
Claudianus
*
Namque
'
Positas
pop.
Rom.
de
9,
,
U,
sub vicino
Gap. iO.
il cielo fosse
potè più dubitare
Pboenice
,
Lib.
che
v.
351,
Bello Pun.
vicini
iEthiopes
Hislor. Naturai.
rum
toccare
v.
,
vicinissimo
della verità di
seq.
secun.
2
della
Lib.
3.
seqtf.
sideris calore torreri... noti
est
dubium.
Plinius,
Gap. 78.
sole
Sextus
provincias.
Rafus,
Breviar.
Rerum
gesta-'
dopo che
questo pensamento
da Marsiglia,
avendo
partito
al di là di
che
aria
né
mare,
ilfamoso
viaggiatosino
quest'isola
unite
mare,
la
e
M.
terra.
narrava
confini della terra,
e
il capo
del
volta
gran
andava
sospesi il
e
,
poggiare
a
luna talora é
contiguaai
deasi la luna
abbia
»
la terra
»
Etiopi
cadere
a
dei
0
,
«
sente
ma
Taprobani
»
rivoluzione
della
»
questa mole
s\
»
benché
servale
del
girare.»
»
suo
che
luna,
dai Padri.
«
per
»
emisfero
benché
sparsa
non
mota
Jam
per
cadere
non
,
3
,
Diodorus
Hiit.
et
excelsa, et
,
'
?
Plutarchus
de
,
Lib.
Nat.
Siculits
nunc
ne
in
essere
creduto
id
la velocità
2, Gap. 9.
in orbe
Commentar,
2, Gap. \\.
lunae.
in
il cielo
una
quidem uno modo,
Aquilonem elata,nunc
Biblioth. Hist. Lib.
Facie
ProcopiusGazcetis,
che
Alcuni, dice Procopio di Gaza,*
coelo,alias contiguamontibus;
dcjecta.Piinius
dubita
fu adottato universalmente
altri lo abbiano
faumilis
vero
di prominenze:
sottopostialla
,
*
al riferir
cadere sopra di essi ;
a
meglio dire,i più, asserirono
»
la
soggettial pericoloche
e
pesante venga
di aiuto
dice che
compassione degli
trovansi
,
del cielo emisferico
Il sistema
e
^
,
lando
par-
degl'Iperboreive-
dalla terra
presso Plutarco
la
sopra
Plinio
Spacciavasi,
,
Farnace
e
popolo,
nell' isola
distante
poco
'
monti.
che
Sicilia,*
di
di Diodoro
del
il costume
ai
nella
urtare
non
,
forse secondo
un
nare
chi-
obbligatoa
fatto così decisivo?
un
che
penetrato sino
aver
di essersi veduto
dire contro
Che
terra.
di
cielo,che
terra, né
Vayer parla di
le
piegare le spalleper
a
e
,
né
speciedi legame ,
de la Mothe
anacoreta, il quale
curò
Tuie, assi-
a
avea
parti dell' universo
le
tutte
v'
non
una
,
teneva
Pitea
astronomo
,
solamente
ma
177
TERBA.
DELLA
Geues.
o
un
sfera.
»
sed alias adin Austrum
178
DECIMOSECONDO.
CAPO
avendo
dopo
Poco
*
Pontificem qui consedit
habemus
Talem
:
quel detto dell'Apostolo
rammentato
in dextera
,
in ccelis.
Sanctorum
magnitudinis
naculi veri, quod fixitDominus, et
minister^et
sedis
»
sono,
»
e
»
detto
soggiunge,coloro
figurasferica
la
al cielo? Certamente
Quasi delle medesime
»
il cielo
»
fantasticando
non
a
parole si
Gabalense
vescovo
il moto
dal
alcuni
: «
qui
'^
Fece
pazzi vanno
e' insegna il Profeta
come
,
fin
il Crisostomo.
similmente
scrive
dove
«
»
queste opinioni.
serve
guisa di sfera,come
ma
;
attribuiscono
falsità di ambedue
appariscela
Severiano
che
homo
non
taber-
allorché
,
»
dice :^ qui statuii coslum, quasifornicem,et extendit
»
ipsum^ quasi tabernacnlum.
che
in
questo luogo d'
pT, cioè, polvere
ma
Afferma
Isaia
S. Girolamo
però
si
non
nice,
legge for-
Nondimeno
tenuissima.
mi,^
Atanagiocommentando
quel luogo dei Saldello stesso
si serve
Extendens
coelum,sicutpeliem,
anche
Sant'
passo
d'Isaia
emisfero.
«
Una
che
mostrare
per
,
indicare
un
altro
»
disse
))
ipsum, quasitabernaculum
*
3
statuii
S. Cesario^
: «
che
ciò volle
comunichi
Ad
S.
Hebrseos, Gap. 8
^
Isaice, Gap. 40,
Severianus,
5
Psalmus
S.
v.
extendit
in terra.
»
questo passo alla questione
ovvero
emisfero
un
,
circolare al sole
v.
1
,
e
lo tras-
scq.
14,
Homil.
,
*
6
,
emi-
,
Chrysostomus
Joannes
un
,
moto
suo
come
Profeta,quando
ad habiiandum
sfera
egliuna
il
ad
ccelum,quasi fornicem^et
risponde con
Il cielo è
un
,
cerchio,o
sfero; e
Anche
sfera
una
un
»
qui
è
non
che
è
non
somigliaad
cianciano,ma
:
il cielo
pelle die' egli,
»
»
*
»
in
Epist.ad
Hebr. 1. e.
22.
Episcopus Gabalorum
103, v. 3.
Ccesarins, Dial. I, Respons.
,
ad
de mundi
creat.
98.
interrogai.
Orat.
3.
v.
3.
»
portisotterra,
»
guisa?»
diagliil
oppure
Cosma
detto
Monaco
propone
da certo
Patrizio Matematico
un
il sole
nascere
e
la
Cosma
,
un
le
che
,
sole da
rende
partiuguali,e
cazione
V
tra
quasi
una
anche
fa
l'altra di
comincia
la
qualetermina
per l'altra ad
a
della
notti
non
maggiore
: ma
è tutto
questa
per
esser
render
il
essa
Cosma
della medesima
communi-
quando
monte
superiore di
è
delle
giornoe
nello
cagione del
a
quando
coperto dal
o, minor
due
visibile nello
esser
che
una
ragione della
l'attento
in
e
Però
ad
in
alla terra
intorno
,
medesimo.
per
la terra
del
queste parti.Il sole girando
dall' altra
che lo nascondeva
monte
colonne
la distanza
divide
che
non
può
spaziodi ventiquattr'ore,
le parti
stesso tempo ad ambedue
,
al sole
grado
mal-
ingegnoso.
poggiare le
impossibilequalunque
e
l'una
curioso,e
chiamarsi
di molto
supera
orizzontalmente
che le separa
è
appunto della terra, eglipone
grande,
sì
noi, e
emisfero,possa
nostro
piana, e
mezzo
sì alto
imparato
avere
estremità,alle qualidà alquanto
sue
prominenza. Nel
monte
può
la terra
suppone
Indico-
pretendespiegare
cui
solstizi. Il sistema
assurdità
sua
altra
in
portarsial punto dell'equinozio
tramontare,
del cielo sopra
di
partiredal
senza
quellidei
a
e
dice di
con
,
movimento
Indopleuste,o
sistema,che
pleuste,
come
179
TERRA.
DELLA
spunta dal
esso
partidella
il sole viene di
Ciò
monte.
delle
:
nuovo
rebbe
baste-
non
stagioni e
,
lunghezza dei giorni e
che
osservare
grossezza
proporzionedella
ra,
ter-
per l'altra la notte
varietà
ci fa
tezza
al-
sua
che
,
esso
delle
il monte
va
crescendo
de-
elevazione,che
è
che nella inferiore
grosso nella parte superiore
,
di figuraconica. Il sole non girasempre
che è insomma
men
,
i80
DECIMOSECONDO.
CAPO
dalla terra
distanza
alla medesima
alzandosi
ma
larmente
rego-
,
abbassandosi
ed
,
meno
più lungo
tempo
deve
conseguenza
per
e
grosso,
il monte
trova
breve
più
o
nell' aria.
Quando
sua
maggiore altezza,i giornidebbono
più lunghi che
esser
quando
e
è
i
maggiore
sua
^
quello dell' equinozio.
migliorepotea immaginarsi
che
un
riguardava la
terra
punto
minore
o
dare
alla
dalla
di
zione
elevache
di
volgare opinione,
piana,!'aspetto di
come
sistema.
Diodoro
di
coloro
che
Mopsuestia,che
il cielo
stimavano
il sentimento
sferico. Giovanni
di confutare
cerca
lo stesso
tenea
^
presso Fozio
combatte
Tarsense
Filoponosimilmente
di
Il
forse ciò
Ecco
per
dell' anno:
distanza
brevi.
più
spazio
necessariamente
minor
sua
giorni esser
quellidella
tra
mezzo
nella
un
il sole è alla
altro tempo
qualunque
trovasi
esso
terra, debbono
in
lo
dunque
esso
ora
impiegare
scorrere
per
che
occupa
più
ora
Teodoro
parere.**
Certo la opinionedel cielo emisferico,e della terra
piana, fu
poeti, per
faceano
intesi
essere
vista
di
e
adottarla,come
»
così
,
«
quasi tutti
espressamente
secondo
Omero,
e
,
egli,*e
scrive
,
piana,...e circondata dall'Oceano,il quale
»
credendo
stinguono dall'orizzonte,
Cosmas
Diodorus
'
Philoponus
Tnopleust.esin Topograph.
i
Tarsiensis, Centra
,
*
Geminus
Commentar,
Elem.
,
Àstron.
fat. Lil).
in Mosaic.
Cap. 13.
che
il
per
dir
la terra
suppongono
»
2
serva
os-
alcuni, contemporaneo
quasi tutti gliantichi poeti
*
i
go,
alle idee del vol-
uniformarsi
Gemino, astronomo,
di Cicerone.
gliAntichi
fra
communissima
non
di-
nascere
e
Christiana.
3, ap.
mundi
Phot.
creat.
Biblioth. Cod. 223.
Lib.
3, Cap. 9, seqq.
182
DECIMOSECONDO.
CAPO
Nitier, in terraque
Ut
per
Et
simili ratione
nunc
quae
aquas
Sponte
videant
Illi cum
Cernere,
è stato
nostra
corpora
tempia volare
sidera
nos
:
noctis
tempora coeli
stolidis haec omnia
Amplexi quod
]
parilesagitare,diesque.
et noctes
vanus
Lattanzio
solem,
:
vagari
quam
in coeli
videmus
terris in loca coeli
et alternis nobiscum
Dividere,
Sed
e
magis,
possint
sua
subtus
posse
inferiora
simulacra
rerum
ammalia
Contendunt, neque
Recidere
requiescereposta,
retro
habent
finxerit error,
dei più celebri
uno
viai.
prima
perverse
tipodi.
degli an-
nemici
Egli si è fatto beffe di coloro che ne sostee ha
l'esistenza,
riguardataquesta opinione come
neano
di
uno
caduti
in
innanzi
ogni
ridicoli
quegli errori
ogni tempo.
La
combattere
per
per la
giù ?
della cima?
Le
quella che
è
occupandosi
anche
della
co'
piediin
aria
e
radici
o
coi fondamenti
al
sfera
uomini
col capo
piante, gli edifizi , potrebbono
in
,
al centro
egli reca
adduce
che
e
che
essi
più
manere
rialti
pioggie,le nevi, le grandini,
potrebbono
Le
ascendere
esser
che
,
camminare
capivolticolle
mai
questo sistema
i filosofi sono
Gli
prima volta parlardegliantipodi.
potrebbonoessi
allo in
quali
ragione
gran
volgareadduceva,
antico
presente ogni fanciullo
sente
nei
,
luogo di
legge della
?*
cadere
Rispondeano i
che tutti
natura
i
,
da tutti i punti della
della terra
sofi
filo-
corpi tendano
sua
superficie,
nostris anlipodasputant, num
aliQuid illi,qui esse contrarios vestigiis
crcdat
aut
est
tam
homioes
quisquam
ineptus qui
esse
quid loquuntur?
rum
quoibi
sint superiora
aut
inversa
nos
capita?
vestigia
apud
jacent,
quam
qua
7 pluvias,et nives, et
crescere
pendere? fruges et arbores deorsum versus
granEt
miratur
cadere in terram?
bortos pensilcs
ioversus
aliquis,
dinem, sursum
ter septem mira
narrari,cum
pbilosophiet agros, et maria, et urbes, et montes
*
,
,
,
pcnsilesfaciant?
Lactantius
,
Divin.
Institut. Lib.
HI,
Cap. 24.
i raggidai vari
come
tutti
vanno
183
TERRA.
DELLA
di
punti della periferia
'
riunirsi nel di lei centro
a
Lattanzio
ma
:
ruota
una
lasciando glischerzi,
si meraviglia seriamente
di addurre
ardiscano
che
»
rato
»
follia
»
'
nioni
si ostinano
giuoco
e
bella
a
a
mostrare
mille
opi-
vane
delle
sostenere
a
il loro
così
argomenti
mgegno,
farne
o
abile
chiudere
il libro.
degliantipodiè
possano
esistere
notizia
si ha
:
certa
,
i discendenti
che
impossibile
navigazionesiansi
penosa
Haoc
sint
,
,
Eos
pondera in
ut
,
1.
che
e
più
che
nega
d' altronde
con
medium
in rota ; quae
deferantur
medio
Idem,
desimi
me-
pare
lunga
una
e
emisfero
un
coelum
feranlur,et ad medium
autem
levia sunt
petant. Idem
1.
,
,
ut
ne-
e.
in stultitia perseverant, et vanis
e.
scios menaut prudentes,et
dacia
jocicausa philosophari,
in
malis
rebus exerceant, vel
suscipere quasiut ingeniasua
interdum.... aut
defendenda
ostentent.
a
e
recati ad abitare
semel aberraverint,constanter
cum
defendunt.
^
Lattanzio
dice solo che dei
di Noè
sicut radios videmus
omnia,
bula,fumus, ignis
Qui
naturam,ut
rerum
esse
strato
dimo-
ecco
^
dal nostro.
diverso
*
Ed
dialettico,
negando gli antipodi,non
non
connexa
*
può
non
chimera.
una
Agostino, migliorfilosofo di
essi fisicamente
*
dice che
ma
,
che l'idea
Sant'
che
possibile
esser
non
della terra
basso
più
farlo,perchè deve
,
1.
Idem
,
e.
Ego multis argumentisprobarepossem nullo modo fieriposse, ut coelum
sit inferius,nisi et liber jam concludendus
aliquarestarent,
e*set, et adhuc
magis sunt prsetentioperi necessaria. Idem, 1. e.
9
Quod vero et antipodasesse fabulantur,id est, homines a contraria parte
*
quse
le loro
posta prendano
esercitare
con
il cielo sia
terra
nella loro
perseverare
malvagiamente.^
Soggiungepoi che eglipotrebbe
pompa
vana
er-
sospetta che essi talvolta parlino
,
onde
falsità,
qualiavendo
i
«
difendono
vane
prove
senonchè
»
,
per
con
e
,
di loro
,
volta
una
e testa
questa ragionein loro difesa^
pro-
che dire
sa
non
che essi
184
DECIMOSECONDO,
CAPO
chiama
l'idea
favolosa
S. Zaccaria
Papa,
pure
privatodottore,non
come
come
condanna
Cristianità,
stato
accusato
sostenere
»
mondo,
))
un' altra luna.
*
uomini,
che
questo
è
non
un
sotterraneo
sole,e
non
bra
sem-
È
dagliantipodi.
abitato
mondo
era
altro
un
altro
un
mondo
Cotesto
»
Capo
Arcivescovo
sotterra
ovvero
altro che 1' emisfero
esser
vero
altri
con
che v'avea
«
^
Beda.
VirgilioPrete, che
certo
di lui da S. Bonifazio
presso
Magonza, di
*
Agostino,e
Sant'
Così
degliantipodi.^
della
di
pedate di
le
Sant' Isidoro segue
diverso dal nostro
né
,
ubi sol orìtur,
quando occidit nobis, advcrsa
terrffi,
nulla ratione
afiìrmant,sed
non
quasi
est.
opinantur alteram
locum
posse.
terree
ulla
hoc
Neque
ratiocinando
sit, eumdcmque
suspensa
hoc
credendum
conjectant,
mundus
quod
eo
babeat,
partem, qufe
et
datur,sive aliquaratione monslretur,
non
nuda
sit
terra
congerie
tamen
esse
rotunda
medium;
nullo
carere
esse
ut
ex
cre-
eliam
ex
,
nuda
modo
et
hominum
mundus
consequens
etiamsi
deiude
habeat. Quoniam
est, ut homines
Decesse
:
cceli terra
convexa
innmum,et
adtcndunt, etiamsi 6guTa conglobataet
Nec
intra
infra est, babitatione
illa parte ab aquarum
statim
gia,
pedibusnostris calcare vestididicisse se
faìstorica cognitione
sit,nequehoc
Scripturaista
men-
facit
prseteritis
fidem, eo quod ejus prsedicta
complentur:
oceani
nimisqueabsurdumestut dicatur aliquoshomines ex hac in illam partem
titur,quee narratis
,
immensitate
trajecta navigareac pervenirepotuisse
,
homine
primo
Lib.
genus
Jam
nulla ratione
ut
credendum
Extra
5
sus, vel
Neque
enim
nobis
vel
incognitaest
1.
e.
Lib.
XiV
,
antipodarumullatenus
transierunt
De
,
confiteri,
quod
hybernum,
ita ut
temperatas ultra
ilio
Civ.
Dei
,
esse
stris
novestigiis
calcent
vestigia,
terrse
centrum
;
sed
poetae quasi ratiocinando
hoc
2.
et
alius mundus,
interior est
et
alii homines
Bonifac.
in
cujus iìnibus antipodesfabulose
Gap. 5.
est
fabulis accomodandus
hinc
calore
de temporum
sub
sacerdotis
,
ad
oceanum
assen-
illinc
rigore,atque
ratione,Gap. 32.
si clarificatum fuerit,
ita
iniqua doctrina^jus,
Consilio,ab Ecclesia pelle
Papa, Epist. 10
trans
vel legisse
audisse,
se, qui meridianas
relieto,
eo
transgressis
post tergum
cos,
sedes. Beda,
repererit
perversa autem,
hunc, babilo
in
,
,
refert hisforicus,vidisse,
vel
aliquis
habitabiles mortalium
t
cognitionefirmatur, sed
Orig. Lib. IX, Gap.
produntur.Idem
jEthiopum fervoribus
rias
positi,adversa
quia nec soliditas patitur,nec
partes orbis, quarta pars
autcm
solis ardore
in partes solem
*
de
uno
,
tres
meridie, quse
quod contrarli
pedibus nostris
eo
terris
est;
Isidorus
S.
conjectant.
inhabitare
quasi sub
ulla historiee
hoc
^
«S'.Àugnslinus,
faumanum.
hi, qui antipodes dicuntur,
vero
putantur,
neque
,
institueretur
illic ex
Gap. 9.
XVI,
*
etiam
ut
Archiepisc.
terra
sint, seu
honore
sol, et
privatum
eum
luna
S. Zacha-
;
altro sole
,
bene
potè
un' altra luna
e
,
e
degliantipodi
,
r esistenza
insegnassequelladi
confutati da
di
un
Pagi ,
Cointe,
schiacciare
ed altri,
di
antico
,
ostacoli creduti
il
ad
mare
render
Per
dire che la
antipodiper
0
dai
giustiziaagliantichi
della terra,
del
mezzo
ne
viaggiatori
che Tuie
comprese
conobbe
Vincula
*
Mabillon
2
Pagi,
3
Le
?
Tostnlus
In
'
Seneca,
Mcd.
Annal.
,
Sfcc. 3
Bcnedict.
Annal.
Gcncs.
Ad.
di nuovi
annis
laxet,et ingens
rerum
Baron.
Cointe, Aniial. Eccles.
,
istorici
dagl'
seris,quibus Oceanus
,
Critic. ad
che
se.
3
,
Pnrs
2
in not.
746, § 6.
an.
748, § 52.
iO, Quiest.20.
ah,
Frane,
Cap. 4,
II,
degli
Seneca
mondi,
poi il confine della terra
era
Venient
Saecula
sistema
l'esistenza
genti e
nuove
non
*
notizia alcuna.
avesse
dannava
con-
convien
filosofi,
senza
raziocinio,
predissela scoperta di
e
e
e
opinione.
di essi adottò il vero
maggior parte
della rotondità
falsa la loro
poi
esclamava
gli antipodi,
ammettevano
assolutamente
come
rare
supe-
recarci
per
suoi abitanti ; 1'Abulense
che
coloro
contro
sconosciuto
,
dei
sicure
nuove
la
quel-
e portarsiattraverso
insuperabili
,
emisfero
un
egli
Vescovo
la nascita
1' errore
e
confuso
hanno
Santo
un
a
Italiano che dovea
Mabillon,
*
da Le
e
che
*
mondo.
nuovo
*
creduto
si sarà
con
questo Virgilio
proposito
Salisburydello stesso nome.
Nel secolo decimoquinto, dopo
male
facile
insegnata
grossolano.Virgilioavrà
,
per
tempi d' ignoranza
nei
ma
avesse
luogo quest'equivoco
aver
benché
naturale
che v'
gliantipodisupponeva
chi ammetteva
essi un
185
TERRA.
DELLA
v.
v.
374,sc(|q.
46*
^
:
i86
decimosecondo.
jCAPO
tellus,Tiphysque novos
Pateat
Detegat orbes,
Thule.
Ultima
Plinio che v' ha
Dice
in
e
»
loro nomi
*
i dotti. Anche
v' ha gran
,
»
di
la verità
È dimostrato, scrive
»
e
»
mezzo.
»
i
crediamo
'
Strabone
corpi tendono
che
e
i
Talete
il mondo
la medesima
^
da
e
la sfericità della
'
Parmenide.
il primo che
in filosofianominasse
al riferir dello
*
Ingeos hic pugna
*
«
non
simili
ac
decidant
2
modo
ex
pediLusstare,
se
Achilhs
T alias
3
Strato,
*
Àristoleles
5
Cleomedcs
,
et
Lib.
Isag. in
cceli verti-
esse
calcari;ilio quaerente cur
ratio prsesto sit,ut
et
non
similem
cunctis
parte mediam
quacumque
sitij tanquam
contra
dimeno,
» Nongliantipodi.
Laerzio,'Pitagoraavea
stesso
illi.Plinins^Hist. Nat.
mirentur
fu
literaram,contraque vulgi,circurtifundi terree undique
Inter
liomines, conversisque
cem,
tone
Pla-
,
,
»
al
zione.
proposi-
citato dal Laerzio
Favorino
a
il
per
corpi gravi tendono
sostiene
da
conosce
ri-
al centro.
fisici che
si diffonde in provare
insegnata già
se
altrimenti che
non
egli,'dai
*
Aristotele
Cleomede
terra
della terra,agliabitanti,
e ai
che
,
"*
dice che
Tazio
»
agliantipodi.
e
sferici
sono
parte il
una
quel principiofondamentale
«
il cielo
tipodi,
aglian-
,
degliantipodi
,
sistema
Achille
controversia
agliahtittoni
intorno
da
egli pone
luoghiabitati
ai
intorno
intorno
controversia
gran
contesa
questa
volgo, dall' altra
«
sit terris
nec
nos
decidere
non
II, Gap, 6^.
Arati
Gap. 3i.
Phaenom.
Geograph. Lib. II.
de Coelo, Lib. II, Gap. \^.
,
Considerai.
,
^
Diogenes Laertius,
Philosoph.Lib. Ili, Gap.
'
8
Diogenes Laertiiis
Phavorinus
,
Lib.
Ili
,
9
segm.
Cycl. meteor.
in Vita
IO.
Lib.
Lib. I, segm. i. PlutarchuStàtP\af^
Taletis,
Galenus
Hist.
,
in
,
Omnimod.
I.
Vita
Philosoph.
Parmenidis,
Lib.
Hist. Lib. VIII, ap.
IX,
Diog.
segm.
24.
Diogenes Laertius,
in
Vita
Pytag. Lib.
VUI
,
21.
Laert. in Vita
segm.
26.
Platon.
ed
gliantipodi,
già asserito,« avervi
»
opposta alla
zione
nostra.
che
essa
verità.
Gli
«
in
australe
»
tano
»
situati secondo
lo stesso
»
abitata. Perciò
essi diconsi
»
tutti i
»
verso
»
abitato
»
si
»
alla estremità
zona
gravi al
il
,
nella
altro emisfero
un
il
oltre
di
w
che
dal
comincia
dire
i
che
quelle del
che
Ancor
più
contra
meo
ista
Cicero,
da noi
posti
sono
australe
coloro
a
Quindi
che
abitano
lungo parla
Ma-
revole
apertamente favo1' esistenza.
esser
abitate
osserva
Egli
le due
menti
altri-
non
che i feno-
regionenobis in contraria parte terree,qui adnostra
vestigia quos antipodasvocatis ? Cur mihi
eis qui, cum
audiunt
non
desipere
aspernor, quam
e
,
in Lucullo.
mundum,
Latentem
muovono
,
magis succen"etis, qui
arbitrantur?
*
no
tendendo
zona
verosimile
è ben
da
,
dichiarandosi
nostro.
dicitis esse
etiam
Nonne
stent
vesligiis
seorsum
sono
terra,la quale
nella
temperate dell' altro emisfero
3
abi-
e
paese
centro, quelliche
ammettevano
ne
la terra
corpi si
della
antipodi di
boreale,
coloro
a
giacché
questo diametro
essere
zona
che
Poiché
antipodi.
al centro
retta
una
degliantipodi,
crobio
versis
la
quelliche
sono
qualche luogo del
,
si tiri
»
da
se
mezzo
troverannosi
*
dimostrarne
a
^
,
diametro
centro
allunghipoi
zone
espressamente
,
»
vos
si fa
e
scritto
,
antipodi, egli dice
nella
Luttazio
a
Stazio,il quale avea
opinionemedesima
adotta la
agliantipodi.
questa materia.* Gemino
libro sopra
non
*
chi credeva
di
di
mostra
dispiacessenemmeno
non
Placido,l'antico Scoliaste
un
essi in situa-
esser
Cicerone
»
dispregiarela opinione di
Sembra
187
TERRA.
DELLA
Sed
antipodasdicit (Statius)....
de bis rebus,ut ingenio
potui, ex libris ineffabilis doctrinse Persei prseceptoris
libellum composui. Luctatiiis Placidus, Schoì. ad Stai. Tbebaid. Lib. VI.
connectere
5
Gemìniis,
?
Eadem
Icrrae,quaead
Element.
ratio
nos
Astronomi.
Gap.
i'd.
illam quoque superficiem
nosnonpermittitambigerequinper
ambitus, qua: hic temperata?
inferior,integer
zonarum
habetur
188
DECIMOSECONDO,
CAPO
i
meni,
han
quali
similmente
luogo nel
luogo nell'
aver
della
obbiezione
emisfero,debbono
nostro
altro.
*
Previene
che
gravità
farebbe,dicesi
,
gliantipodiverso
la
il
cielo,e
insufficienza.*Finalmente
che
v'ha
da
quanto
per
ben
era
v' ha
notizia
alla
ora
il fondamento
era
dell' una
ed
non
se
allora
opinione.La congettura
mondi.
logia
L'ana-
è tuttora
sussistente
si è trovata
pianeti,non
può
quellaintorno
:
la stessa
sperare
Pilastre du Rosier
nuovo
intorno
quello
agliantipodi
agliabitatori
dei
sorte, seppure
Charles
un
ne
tipòdi
aglian-
,
dell' altra
versa
di-
,
pluralitàdei
,
zione,
opposi-
degli antipodi
credeva
Si
positiva.
bene
dentali.^
gliOcci-
e
in cui
tempo
un
der
ca-
è molto
gliOrientali
tra
gare
vol,
molto
gli antipodi,non
e
provata la esistenza
si crede
come
fa veder
ne
fa riflettere che la
possibilein
alcuna
aveva
che
quella,
Ecco
noi
tra
poi la
Blanchard
un
,
un
,
,
un
sunl, eodem
a
ductu lemperatus babeatur: atque ideo illic quoque
eaìdem dufe zon.Te
dìstàntes similiter incolantur. ilfacroè/K.y,
in Somn.
Scipion.Lib. H, Gap 5.
se
*
Aut
dicat
colimus, quia
quam
sol nobis
et
haustum:
cut
sunt?
Nam
eadem
est
oritur,
2 Nec
et
est
terra,
et
suspicient,nec
apud
illos minus
loco
sumus
5
bus
suis
metros
continuatione
orietur
et
de terra
ne
nobis, quod
quid est, quod
asserere
opinari,si
et
genus
existimare
quis
sub
apud nosquisquam
ergo
videbunl.
Orientcm
fidera hujus quoque
casuri
suiJcrna
ita ca,
et
cum
sursum
sunt.
pedibus
qufe
Occidenti?
,
promptu
Calcabunt
Idem
1.
quod
eorum
inferiora
Occidenlem
in
stare,
et
quo
casu-
Idem, \.e.
in coelum.
dicuntur
,
nam
de inferiore
quoque
posse
tentaret
possit
habetur
deorsum
credere
ac
e.
,
erit
quia
seque
Affirmaverim
necaderet
,
illis et
nihil unquara
joci est,
de nobis, nec
timuit
in
semper
occidet.
ccelum; illis quoque
Quis ambigatin sphaeraterrae
esse
contraria,ut est Oriens
habetur. Cum
eadem
decidant,
in coelum
eum
parte
sunt
spirareauram
temperies.Idem sol
nobis
cum
coelum
semper
peritosita
rerum
tamen
arabitus
aliquandoin
degere,sed
Numquam
rum.
morari,
ortu,
lerrarum
suspicimus super verticem, quia
fruimur aere,
cujus spiramus
eandera credendi
ubi est
sursum
ccelum
humura,
verticem
enim
facultas est in hac
aliquosvivere credamus, ubi
zonalis
erit
Si
sursum.
ubi
ilUc
super
metus
mavult, quid sit,quod ab hac
vivendi
occidit, quia circumfuso
et
nostro
cum
humum,
mere
calcantcs
qui
ejusdem
obire dicetur
DOS
et
non
si nobis
ibi dicuntur
in
(idei obviare
quisquisbuie
distiactione deterreat. Nam
superiori-
parte per diasimiliter constet
babifari,
in utraque
diversse sibihabitationis excludat?
Idem,
1. e.
iW
DECIMOSECONDO.
CAPO
gli antipodi non
universalmente
nemmeno
che
1' arte
dalla
lontana
infinitamente
gliAntichi
che
chi pensa
e
;
era
questa opinione nelle
e
da
pioggia, che
una
intero
e
durò
riguardataquest'isola
in
la
nella medesima
I
sì famose.
da
mentovata
dell'Affrica
da
un
orribile
tremoto
giorno
un
Proclo
e
lonne
co-
dell'Asia
e
interruzione
senza
hanno
come
riconosciuta
più avveduti
come
hanno
favola. Lo
una
^
da Ebano
stesso
l'Affrica
e
»
non
v' ha
terra
isole
che
Plato
Critia, et
Rudbech
Schmid
Carli,
in
,
Orat.
ia
sino
ed è di
la
,
gliabitatori
di venire
migliaiadi
agi'Iperborei,ma
America.
Theopompusy
Par.
ap. iElian. Var.
2,
Lett. '9.
Hist. Lib.
IH,
nostri
cotesti
Timaeo.
Americane.
quale
di questa
nei
y
Lettere
che
grandezza in-
Atlantica.
de
tato
ci-
l'Europa',
l'Asia,
dall'Oceano,e
,
che
diecine di
merita
Teopompo
a
quella terra
volta tentato
una
giunti
in
5
5
questo mondo
mille
j
8
*
che
Egli contògliancora
erano
*
circondate
altro continente
aveano
paesi, e
che
«
,
sono
di Platone
trattamento
disse al Re Mida
è situata fuori di
finita. »
chiari indizi l'America.
crediamo
,
»
a
riguardatoil racconto
quellodi Sileno,il quale,se
»
Carli ha sostenuta
Palestina;Orteho,Baudrand, Sanson, Schmid,'Carli*
hanno
»
idea dei popoli
ha ritrovata
allegorica
; Rudbeck
Scandinavia
Olivier v'ha ravvisata
;'^
la
essa
ha nondimeno
qualche
notte.* Origene, Porfirio
una
ancora
egli dice,di rimpetto alle
inabissata
e
era
lettere americane
sue
Ercole, più grande
insieme,
prese
perfezione.V
Gianrinaldo
Platone, situata,come
di
navigare
della celebre Atlantide
parlatomolto
Si è
del
avessero
Il conte
americani.
i filosofi adottato
tra
Gap. 48.
giatori
viag-
avendo
udito che
meglio di
stimato
aveano
contrade, e
ed
Eusebe,
di
quellefortunate
ed
di noi
abbandonare
le nostre
cioè Bellicosa
terra, Machimo
Pia, e disse
e
similmente
aveano
del
vita
una
doppio più
,
della nostra
lunga
piaceri; di
morivano
raro
dal
modo
singolare,avendo
copia ;
bel mondo
*
pure
Di
fece
essi
Strabene,'ma
egli,chi
»
scrive
»
Io r ho
per
Meropi
come
dagliDei
che
tiene
»
ti. »* Nondimeno
altri han
anche
testo
co-
no
Tertulliauna
per
li ebbe
volosi.
fa-
per
troppo
forme
con-
ciò
tutto
pur
,
degno
fabbricator
narra
Apollodoro
che
è
non
ista de terrse
nomine,
sciunt
omncs
natura
,
illi apud Midam
si quanto
di
di fede.
favole
ad
altri
raccon-
riguardatala novella
in quo
materia
primum
adscveranti
,
di Sileno
interessantissimo
autentico
monumento
un
unius elementi
Di
Eliano
presso
Teopompo
riguardo a questo,
come
per
formavano
dir vero,
di Eliano
in
argento
,
menzione
egli,a
esser
questimetalli
visite
i
e
,
sì in
Satis
d'
e
parola anche
valorosissimo
un
»
Sileno
oro
quello di Apollodoro.« Creda
a
poteano
^
11 sentimento
*
i
quellagran terra,
in
Teopompo.
presso
fece
né
,
vile
a
spesse
di Sileno
il quale ricorda
nazione
anche
riceveano
e
d'
il riso
tra
tempo
per malattia
ferro ; abbondavano
feriti
la loro
il
; passavano
gliuomini
che
doppio più grandi
del
regionierano
rabili
mise-
patrie.Rammentò
alle loro
tornare
felicissimi,
per
di quella gran
principali
città
le due
fra noi
tenuti
questi erano
191
TERRA.
DELLA
voluit, quod
intelUgi
deinde
nomcn
Scripturadocente, nisi
de alio orbe crcdcndum
et
Regem
adversus Ilcrmog. Gap. 25.
Tbeoporopo. 2'ertullianns
3 Viderit
Vidcrit si quis uspiam alius
Anaximander, si plures(orbes)pulat.
Silenus
ad Meropas, ut
Midce LIattit,
fabulis.
pencs aures
aptas sane grandioribus
Idem, De Pallio, Gap. 2.
,
5
Apollodorust ap.
?
Mlianus»
Var.
Strab.
llist. Lib.
Gcograph.
HI,
Lib.
Gap. 18.
VII.
est, auctorc
192
CAPO
la
per
storia
DECIMOSECONDO.
conosciuta
poco
crederemo
Noi
l'America
sulla
divisata
venga
del
:
quel luogo di Virgilio
Axem
humero
mostra
ad
torquet stellis ardentibus
che
evidenza
un
che
in
intero
legge perfinotutto
recitato,è
luogo dello
quello già
stesso
riferito
,
poeta
VirgiHo
Axem
humero
torquet stellis ardentibus
uguale
lo Schmid
acutezza
nel
situata
di cui
Cartaginesi,
**
Diodoro, poiché ravvisa
dubita
non
cioè
valga
Orai,
de
2
VirgilinsjEneid.
3
Idem,
*
Aristoteles, de
5
Diodorns
1.
la
e.
Lib.
,
isola fortunata
parola 0^11^
della
dei
come
significare
quel regno.
a
America.
Lib.
IV,
VI,
v.
795, seqq.
480, seqq.
v.
Mirabil.
Sicitlus, Bibliolh. Histor.
Paralipomenon
V America
:* ed avrebbe
nell' Ofir
Farvajim, o Parvajim, o,
non
Schmid,
grande
il Perù
che
aptum.
Atlantico,e scoperta
mare
nella
Atlas
trova
parla Aristotele
similmente
trovarla
Paruaim,
che
seguente :'
il
nell'isola deserta
e
del passo
verso
juxta, solemque cadentem,
^thiopum locus est, ubi maximus
Ultimus
Con
l'ultimo
fìnem
Oceani
5
altro
aptum.
Questo luogo, nel quale si
parlare dell'Etiopia.
intese
'
tellus,
anni, solisquevias, ubi coelifer Atlas
solamente
dai
sidera
Extra
Diremo
che
^
in
Jacet extra
ho
Schmid'
dello
parola
della Cuccagna.
paese
Lib.
II
,
Cap. 3,
v.
Lib.
6.
V,
Gap. 19.
tuto
podi
tura,
Scrit-
meni,®
Paralipo-
eglivuole,
Lasciando
queste favole
fondate,possiamo
intendendo
dir
terre
oltre i
altri non
avessero
ne
»
dal
molte
»
che
»
situate
»
ma
»
fuorché
))
il
:
noi.
cui Aristotele
di
si
trovino
dea
disabitata
avea
abitiamo
non
però
lungi da
essa,
; tutte
però,
vedute
ancora
,
a
da
volgo.La
due
come
la
zone
quella che
senza
abitato
pertanto,di
avesse
cui si
avea
,
LEOPARDI.
,
—
un
stesso
freddo. La
la
solo
opinione
emisfero.
vasi
troinaccessibile,
si congetturava solamente
,
sicura notizia. Il mondo
positivacontezza,
maggiore secondo gliAntichi
Aristotehs
secondo
ere-
tata,
trovasi al di Ih della torrida fosse abi-
che di ciò si
nella
giacciono
calore. Lo
stimavasi
frappostaa queste zone,
fissati
torrida si
,
temperate di
che
torrida,
zona
zona
a cagione del
frigide
abitata si ristringeva
dunque
volgare,alle
abitata
angusti.Degli antipodi
dell' eccessivo
causa
delle due
supponevasi
*
ve
la terra
Tutta
essa, altre minori
notizia tra il
si
era
,
opposte alla medesi-
e
oltremodo
erano
non
che
tempo
suo
È verosimiM*
i confini della terra
certamente
dagliAntichi
terra
conobbe
è che un' isola circondata
là del mare,
quellache
al
Atlantico.
terre
maggiori di
altre
nando
ragio-
»
E
Ma
qual dicesi
altre
al
questi i
dei popolidell' altro
e
»
scoperti.
ancora
non
abitata,scriveva egli,*
,
chi,
gliAnti-
solamente
paesi noti
»
mare
di
numero
conobbero
delle
probabileche
esser
dal
quella guisa in
; in
che
certezza
,
r esistenza
emisfero
quasi con
di Noè
mal
queste congetture
e
di eccettuare
primidiscendenti
193
TERRA.
DELLA
zona
de Mundo
Errori
di
,
quelleterre
temperata settentrionale di
ad
Alcxandr.
popolari.
Cap.
3.
17
un
non
che
solo
194
DECIMOSECONDO.
CAPO
parlandodelle cinque
Virgilio
emisfero.
inabitabili la torrida
coelum
tenent
Quinque
Semper sole rubens,
Quara circum
zonae,
quarum
et torrida
dextra
extremse
suppone
:^
frigide
le due
e
zone,
una
corusco
ab
semper
igni;
laevaquetrahuntur,
atris.
glacieconcretse, atque imbribus
inter mediamque, duge mortalibus
aegris
Cserulea
Has
Munere
Obliquus qua
in
quinque
durata
Quippe
considit
partes
in
tellus,
aere
disponiturorbe.
toto
frigoresemper,
umbra,
liquore,
glaciemque nivemque,
rigetdensam
in
non
Titan
ubi
media
unquam
est Phaebi
superingeritortus.
subjectacalori,
semper
Seu
propior terris aestivum fertur
Seu
coler
hybernas properat
Non
ergo
presso
Nec
frugem segetes praebent,nec
Non
illiccolit
Nulla
tellus
arva
Nostraque,
inter
et buie
Quas utrimque
Così pure
orbem,
decurrere
luces.
pabula
terrae
animalia
positaest
adversa
,
partes.
interquerigentes
solo pars altera nostro.
similis vicinia
et alterius vires necat
coeli,
aer.
Ovidio:*
Utque
duae dextra
coelum, totidemquesinistra
*
Virgilius Georg.
3
TibttUtis,Eleg.Lib. IV,
Ovidius, Metani. Lib. I.
Lib.
I
,
,
v.
:
Bacchusve, Geresve,
Deus
tenens
Temperat, alter
in
consurgitaratro,
habitant
exustas
nec
Fertilis hanc
'
orde.
ambas,
unda
incepto perlabitur
Et nulla
At
verteret
tellus absconditur
Illic et densa
Sed
per
gelido vastantur
du3B
Atque
via secta
signorum
se
circumfuso
Nam
;
.s
Cosi Tibullo
Et
Divum
concessse
233
Carm.
,
i,
seqq.
v.
i51,
seqq.
DELLA
Parte
Sic
secant
Dei
quae media
tegitalta
duas
duas
porro
Plinio si
credè
e
commune,
di lui.
le tre
aufert.
nell'error
cadde
Egli
torrida
zone
nite
frigidesfor-
e
de
Lucretius
vocant
partes,quas
nat.
Lib.
il fallo
che il solo raziocinio
e
V.
,
quod
Àdde
Rerum
tatore
commen-
lungi dall' emendare
,
autore.* Egli confessa
suo
2
:
^
rone
questa rapina del cielo. Cice-
fu ben
di Cicerone
*
*
terra
abitanti.' Macrobio,tiuelvoluminoso
di
del
locavit,
utramque
frigorefiamma.
cum
mortali bus
più avveduto
fu
non
di
:
partes fervidus arder,
prope
lagna
inter
parlandodella
Assiduusque gelicasus
Anche
est habitabilis aestu
non
totidem
:
dice
similmente
Inde
est,
dedit mista
Temperiemque
Lucrezio
distinxit eodem
numero
totidemque plagsetellure premuntur.
:
Quarum
Nix
quinta est ardentior illis;
,
inclusum
orius
Cura
zonae
195
TEBBA.
sint ejusquinque
plus abstulit coelum. Nam, cum
et seterno
gelupremiturorane
quidj infesto rigore
rcliclo
ex
zonas
,
,
duabus
extremis, utrinque circa vcrtices : hunc, qui Septentrio
quidest stSbjectum
adversus
illi,Austrinus appellalur.
qui
Perpetua caligoutrovocatur,
eumque,
albicans
sidcrum
molliorum
tantum
alieno
ac
et
maligna,
pruina
aspectu,
bique,
lux. Media
minus
terrarum
vero
,
esque
partes abstulit coelum.
tam
Cernia
autem
utraque
parte subuixos
Plinius, llist.
duos
,
camdem
maxime
qui
advcrsa
nobis
,
Scipion.num.
Somo.
•
vclut
,
Lib.
natur.
et
sunt
et
se
cremata
,
co-
temperanrigentes,
sideris. Ita terree tres
II, Gap. 68.
quasi quibusdam redimitam
inter
circumda-
et
diversos, et cceli verticibus
obriguisse
pruina videsj
solis ardore torrcri. Duo
insistunt
flammis
exusta
inter exustam
perviae,
propter incendium
non
lerram
cingulis,quibus
e
se
est
,
tantum
,
ipsicinter
5
solis orl)ita
duae
Circa
torretur.
vapore
tur:
qua
medium
autem
babitabiles" quorum
nihil ad
urgcnt vestigia
,
ipsisex
et
illuni,
ximum,
ma-
australis ille, in quo
veslrum
genus.
Cicero
,
VI.
cinguli,quibus terra redimitur, sed ambitu breves,
ITorum
cingentes.
quasiextrema
uterque habitationis impatiensest, quia torpor
animali nec
nec
illeglacialis,
frugivitam ministrata ilio enim aere corpus alitur,
nutritur. Medius
herba
afflatacontinui
relerno
cingulus,et ideo maximus,
quo
caloris ustus
et prolixius
spatium quod et lato ambitu
occupavit nimietatc
fervoris facit iuhabilabile victuris. Inter cxlremos
et medium, duo majores
vero
Hi
,
duo
sunt
,
,
,
,
196
CAPO
DECIMOSecONDO.
faceano
positivenovelle
non
meridionale
cui
bene
confessarsi
era
la
qualche
,
ignoranti in geografia
assai
un
Macrobio
Ma
,
umano
mostra
poiché mentre
da questa avrebbe
: e
fondamento
maggior
che
erano
uomini.
delle
la
,
essa
la
quale Macrobio
che
il buon
geografo,
,
recarsi
all'errore
ancora
uUimis, medio
Licet
diximus
ai
potuto
ridionali
paesi me-
era
miglior
alle
tre
possederedelle
Antichi
gliuomini
Però
non
poteano
più grandi, partecipando
pubblica ignoranza, parteciparono
Una
vecchia
tradizione
in-
utriusque vicìnilatisintemperietemperantur, hisque
dedil incolis carperò. Macrobius, in Somn.
Scipion.
igitursinthse duse mortalibus
temperatas
sunt, sed sola
quibus
non
,
tamen
non
ambae
incolitur
superior....
Romanive,
sola ratione
a
altri
Il, Gap. 5.
*
:
natura
auras
gli
universale.
ininores, ex
vilales
tantum
Lib.
alla
ciò
con
non
intorno
convenuto
cognizionigeografiche, che
in
anche
di avventurare,
non
uomo
,
acquistar facilmente.
logia
dall'ana-
avrebbono
non
commune
frigideavria
e
sa-
dialettico.
o
1' errore
conoscere
torrida
zone
che
la
mini
predizione,che gliuo-
ha temuto
non
la
Eglinon
abitatori
torrida,per
zona
prova
Per
alla
regionisettentrionali
traversare
profeta
quegli
Quanto
nare
ragio-
abitata,dice poi che
potuto dedurre
che
reno.
ter-
che
certo
che essi esistessero,
lo deducea
ma
nemmeno
mai
sia
dere
conce-
e
saper
de' suoi abitanti è affatto sconosciuta.
natura
pea
non
quasi come
suppone
temperata meridionale
zona
di
Questo
spazio di
ristretto
ancora
di
vivente
,
al genere
perata
tem-
zona
la natura.*
determinarsi
potea nemmeno
non
da
abitata
era
che
conoscere
Grsecive
hominibus
zonse
ab omni
licuit unquam
nobis,
generi commercium
nec
Divum,
concessse
nostri
quas
generisindultte
quale scire possimus hominum
sint,vel barbarie cujusque nationis. Illa
quod propter
intelligitur,
utrinque hominum
munere
segris
vero
ri
gene-
(inferior)...
sed
siniilem temperiem similiter incolitur;
licebit agnoscere.
ad
se
Interjectaenim
denegaicomnieandi.
torrida
[denti 1.e.
108
DECIMOSECONDO.
CAPO
domibus
negatami
riferito di sopra,
*
zone
così
:
^
Sant' Isidoro
il
le
quinque setherius zonis accingitHrorbis,
Ac
vastant
imas
Sic terrae
Beda
hyemes, mediamque
inter
extremas
di tener
il
le altre
zone
coluntur,
rota
fcrveat
igne.
per abitabili le sole
Brideferto
Scoliaste
suo
calores ;
mediamque
solis valido nunquam
mostra
e
recita
di Varrone:
Al
Qua
cinque
quale
,
questi versi
che
il luogodi Virgilio
quale descrivonsi
nel
i Padri
tra
illustrando
così Servio
te,'
tempera-
zone
espressamente*
dice
inabitabili.
sono
circa igneam sunt,
inle]ligeremus,qu8e
hal)iunam
esse
temperatas vicinitate caloris elfrigorisj
quarum
quas constai
ad
bine
bine
ire
torrente
alteram
frigidis probiheantipodes: quos
tamus,
zona,
dicuntur, qui contra
nos
mur.
positisunt contrariis vestigiis.
Antipodesautem
duas zonas
in
enim
dicunt undique coelo,et aere
Terram
cingi.Per bas autem
Unde
etiam fit ut
circulus, qui solis continet cursum.
obliquum vertitur signifer
ad
sint,
accedil; una fervcns,a qua nundufe zonse
quam
frigidissima
quas numquam
duae
vicissim
accedit.
ad
recedit;
Servins,
temperatse,ad
Virgil.
quas
pene
^
Georg.
2
cus,
Bene
Lib.
Sed
addìdit,
extremee
I,
235.
v.
fingamuseas
inhabitabilis ;
frigore
in modum
Sed
dexterae
nostrpe,
secundus, circulus ibcrinus
medius, circulus insemerinusj
nus,
eas
ne
,
circulus arcti-
pollexsit
ut
temperatus
,
babitabilis ;
torridus,inbabilabilis ; quartus, circulus cbimeri-
inbabilabilis...
quintus,circulus antarcticus,frigidus,
temperatus, babitabilis;
ideo
circulus
sequinoclialis
iubabitabilis
istis locis facit fervorem,ita ut
nimium
lerram,
coelum
nascanlur
frugesibi
curreos
exustam
propler
ardorem,babitare permitlantur.At contra,
bomines, propter nimium
nec
est, quia sol medium
nec
et australis circuii sibi conjuncti,idcirco non
habitantur, quia a
septentrionalis
solis longepositisunt, nimioque cceli rigore,ventorumque
flatibus
cursu
gelidis
contabescunt.
3
Ambas
nianìtate
lummodo
*
nec
S.
Tsidorus
De
nat.
rerum
,
dicunt
habitabiles,id
caloris,morlalium
probare possunt
Quinque
a
se
habitatam.
circulis mundus
est
Gap. 10.
habitationi habiles,et
accessum:
repellentes
Beda,
de
temp.
dividitur, quorum
parfes temperie suaincoluntur; qu"edam, immanitate
imfrigoris
nec
quamvis
ratione.
unam
distinctionibus
frigoris
aut
so-
Cap. 32.
qusedam
inbabicaloris,
inbabilabilis,
frigore
septentrionalis,
cujus sideranobis
solstitialis
excelsissima
nobis ad
a parte signiferi
Secundus,
tabiles existunt. Primusest
numquam
occidunt.
medio
amseptcntrionalcm
versus, temperatus, babitabilis.Tertius,a;quiuoctialis,
orbis inceudens,torridus,inhabitabilis. Quartus,auslralis,
bitu signiferi
a
parte
Alcuni
però
le
che
affermar
gliAntichi
tra
199
TERRA.
DELLA
alquantopiù cauti
,
inabitabili
frigideerano
zone
della torrida
lo stesso
,
ma
due
«
o
no.
,
Del
Tazio, il quale disse bensì
inabitabili per l'eccesso del freddo ; »*
sono
zone
si contentarono
e
lo fosse
essa
se
di questi fu Achille
numero
che
in dubbio
di lasciare
almeno
serendo
as-
rono
ardi-
non
,
,
aggiunse che
la
torrida da alcuni
zona
da altri abitata:^
dicevasi inabitabile,
due fautori
altrove nominò
e
»
quest'ultimasentenza, Panezio,ed Eudoro. «Certuni
però, così egli,"tra i quali contasi Panezio Stoico
»
ed Eudoro
»
abitata
di
Accademico
dicono
che
la
1' aria vi è
che
e
temperata
,
»
quivi i venti
frequentisono
»
di questi confonde
»
zioni fresche
»
il calore
»
rimane
eglicanta
in
mesce
mitigato.»
che
«
quanto però
rata:»
sì
,
perchè lo spirare
quei luoghi
Anche
ai
di mortale
alla
v'
piede orma
libro sopra
in
equinoziale,
esistevano.
veramente
impresse.
gliabitatori
cui
che
mostrò
che
Gemino
ad
signiferi
Scliol. ad
Adiilles
*
Idem
*
Idem,
*
Slrabo
,
,
e.
Isag. ad Arati Phaeuom.
Gap.
29.
e.
Fragm. Isag. ad
,
5
libro
,
1.
Bed.
T alias
1.
quel
polum versus, teniperalus, habitabilis.Quintns
inhahitaliilis.Briaustrinum, qui terra tegitur frigore
,
"
tori
questiabita-
austrinum
auslralis,circa verlicem
lUferlHS
delle regioni
cita
,
liuniillima
dice
^
Tazio:
Né
un
dal che
regioneequinozialeè tempepaesi situati nelle zone frigide,
giacciontristi questiluoghi e muti,
vicine
le esala-
Eratostene
Ma
il
assai
la
Achille
presso
Polibio scrisse
perchè
sì
,
quelledel grande Oceano,
con
Strabone*
presso
e
Etesii
torrida è
zona
,
Geograph.
Arati
Phan.
Gap.
6.
Lil). II.
Tal. Isag.ad Arati
JSrafo.ri/tc«M,iiiiMcrcur.ap.Achill.
Pbrenom.
Gap.29.
200
accorda
perduto, si
ora
che
polariscrive
»
esse
non
zone
essere
di
cenno
dice espressamente
che
abitabile
dello
della metà
più
torrida. E
zona
molto
più
vernale, la equinoziale e
queste che tiene
»
il
il
,
»
torrida. Questa
»
dosi tra la
Se
Pitagoratrovò
altri furono
di
più
della
mezzo
sulla
a
di
superficie
dalle difficoltà
che
della terra
convien
essi
contro
fede
attribuire
fatto certo
un
non
alla terra
e
la
contestato
valgono argomenti,
non
capaci di
erano
*
Gemimis,
2
Idem
5
Proclus
,
Eleni. Astron.
1.
e.
e
trovare
figuradi
non
da
che
il
Strabo
Plutarchus,
,
palla,che
mini
gli uo-
punto
Gap. 13.
Plac. Pbilos. Lib.
si
fine
in
Gap. i2.
de
erano
degni di
Sphfer.Gap. 14.
Geograph. Lib. \\.
5
rire
atter-
scrittori
,
*
una
darsi,
ricor-
noi
come
,
pazzi da
ficile
difil punto
trovare
globo; ma
d' altronde
il punto
veramente
si lasciavano
non
»
trovare
quellodi
un
detta
,
giunsero a
taluno
indicato
esser
mezzo
Problema
superficie.
gliAntichi
che
e
quellatra
temperata, trovan-
e
regionedi
,
sua
la
il cielo
venire
mezzo,
la invernale.
e
fortunati
potrà sembrare
medio
la
da
e
,
abitabile
estiva
zona
tagora
Pi-
esser
«
perciòquellazona
e
essere
preso
com-
^
di tutto
l'antartica
luogo di
della terra
asserì
cioè, l'artica,
l'estiva,l'in,
»
non
,
,
))
ciò
a
spazio »
al riferir di Plutarco
divisa in cinque zone,
quelle
anticamente
corrispondentementeal globo
mezzo
che
Posidonio
,
»
zone
disapprovarequesto
abitabili:^ della torrida quanto
pronunciò
terra
delle
frigidee inabitabili,
a
Sappiamo da Strabene*
nella
»
fa
Proclo
sono
fa motto.
diconsi
né
: »
Polibio*/ma
con
«
^
del freddo
causa
sentimento.
«
DECIMOSECONDO.
CAPO
IV, Gap. 14.
se
desiderato
,
DELLA
può negarsiche
non
fu
egliappunto
chiudere
la bocca
Giove
stesso
Giove
,
agliscettici importuni.Come
di far
sicuro
ghò all'espediente
il
osservare
due
le due
luogo
cui
in
dà
Stazio
Audiit
a
si sarebbono
esse
sul monte
si fermarono
questo
vista
sua
eglisi appi-
opposte della
avvenne
aquile stanche
,
però lo
partirenello stesso tempo
estremità
L'incontro
insieme.
si fidava della
l'importantissimopunto
aquile da
deve
ciò che
ritrovollo
onniveggentenon
per determinare
due
il potere di farlo. Ora,
avesse
che
quello
201
TERRA.
il
monte
terra
incontrate
Parnaso,
per
su
cui
ciò
riposare.Per^
di medio
nome
di
e
:
coeli Parnasus, et asper
et medius
Eurotas.
Sul
medio
»
terra.
»
luogo
»
ma,
»
dente,e queste
»
sulla sommità
,
Placido
Poiché
di
Giove
del
mezzo
due
aquiler
volendo
A
ragionedisse
fosse il
fece
partire,come
è fa-
dall'Oriente,l'altra
una
dopo lungo volare
*
del Parnaso.
della
qual
conoscere
mondo,
stanche
e da
Pausania,''
: «
V umbilico
appellasi
il Parnaso
perciocché
»
da
Luttaziò
qual luogo scrive
»
Claudiano
dall' Occi-
si fermarono
Il fatto è ricordato
in
ancora
quei versi:*
discere vellet
Juppiter,ut perhibent,spatium cum
Naturae, regninescius ipse sui,
"
Statiiis
,
2
Bene
medium
mundi
Thebaid.
I.
medius, quia umbilicus
locum
Stat. 1.
Icrr.-B Parnasus
vellet agnosccre,cx
sissc ferlur,qute volatu
Schol. ad
LiL.
Parnasi
1assse,in
hortu
dicitur. Nana
atque
occasu
vertice consederunt.
Juppiter
aquilasdimi-
cum
duas
Lnctalius
Piacidns,
e.
5
Pansanias,
*
Claudianus, Prol. in Panegyr.Consulat. M;inl. Theodorì,
in Phocid.
Lib.
X.
v.
M,
seqq.
202
DECIMOSECONDO.
CAPO
Armigeros utrinque duos
alis
sequalibus
eois, occiduisqueplagis.
ab
Misit
geminos fertur junxisse volatus,
Parnasus
Contulit alternas
Princepsnon
aquilisterram
Certius in nobis
città di Delfo
La
Si vedevano
terra.
d'
destinate
oro
sestimat
nel
a
,
Ove
la gran
Fra
r
'
disse Pindaro.
quelleche
»
magini
che
si
al
presso
che
scellerato
v'ha
E
pur
Non
Ma
non
altri supposero
*
2
3
ve
ai mortali
devesi
che
Pizia
«
due
im-
e
di collocarle
le controversie
torno
in-
,
poterono evitarsi.
non
da favola,tra i quali lo
canta
presso
della terra
non
*
Plutarco
il
mezzo
:
;
è noto.
che
ommettere
avesse
in
luogo
,
,
delle
inviati dei
Pyth Od. A v. 6 seqq.
Strabo, Geograph. Lib, IX.
Epimenides ap. Plutarch. de Orac. Dcfectu.
,
aquileerano
coteste
n'ha, questo agliDei,
che Giove
Pindarus,
:
queste aquile,
,
del mar,
un
grande
Malgradola precauzione
»
avvenimento
Epimenide
se
^
favola.
lo trattarono
Non
sedendo
auree
tripode della
molti
della
ingiuriosamentechiama
al memorabile
Taccio
Giove
di fabbricare
avuta
aquile
tempo
un
altro forse che
Strabene
era
due
tempio
memoria
della
mezzo
Giove.
sacerdotessa
Non
di cotesta
luogo di
il
perpetuare la
aquile di
sul declivio del monte
famoso
suo
operazione geometrica di
curat;
imperium.
occupare
,
aves.
cognoscere
adunque, situata
fu creduta
Parnaso
Pythius axis
aquile
corvi,altri
DELLA
dei
e
»
»
leggiamo
cigni,come
in
lo Scoliaste di Pindaro
presso
quel luogo di Plutarco-/« Spacciano...che
aquile, o
certi
venissero
ad
»
nella
»
bilico.
dalle
cignipartiti
incontrarsi
Pitone, vicino
Cotesto
»
^
io mi
umbilico
ed
altrove
recava.
Euripide afferma,*che
In verità nella
È della
e
altrove
d'
magion
T umbilico
terra
il suolo
,
Dell' umbilico
dire ad
é la
perchè della
A
consultar
"
Plularchus, Je
Pindarus, Pyth. Od.
5
Idem
*
Euripidcs
s
Idem»
1-
fdem,
in
,
e.
8
JoD.
V.
e.
V.
Medea.
6,v.
v.
,
,
''
Od.
,
,
n' andasti?
4,scq.
83
223,
461
seq.
mezzo
all'umbilico
terra
Defcc.
Orac.
nel
sede.
sua
l' oracolo
3
ove
Medea:*
da
Egeo
E
1.
:
:
Ov' è di Febo
Egli fa
Apollo
®
canta
seq.
seq.
?
anche
orrisona
:
cioè
mezzo
,
chiamasi
allor che della terra
,
famoso
suo
tempio Delfico,
un' ode
incontro
Femmisi
Al
è mentovato
della terra
eglicominciando
che
quel luogo
a
nel recarci al
Andando
nel
certe
della terra,
estremità
insieme
umbilico
All' umbilico
dice
203
TenRA.
^
:
um-
da Pindaro;
204
DECIMOSECONDO.
CAPO
Sofocle
Nomina
della terra,
»
'
pietrabianca
una
involta
da
il
»
di Delfo
die'
trovasi
di tutta
»
là
»
creduto che
»
terra
»
terra.
»
aver
»
di
»
poichéoccupa
esso
abitata
,
»
Cicerone
perlochèè
restre
ter-
dall' essersi
duto
cre-
della terra,
^
Strabone.
sì
«
scrive
abitata la
trovarsi la Grecia
,
e
versi di autore
il cui
®
«
asserirono
di
mezzo
»
nome
Ciba
non
la
della
cilindro: nel
Delfo nel
l'umbilico della terra.
anche
è
umbihco
Agatemero ,
un
mezzo
di tutta
mezzo
chiamato
figuradi
Si
Esso
è al di
che
quella
dell' Istmo.
stato
,
quei
all'umbilico
mezzo
occupasse il luogodi
Gli Antichi
la terra
essa
nel
lo stesso
è al di qua
quellache
sì
situato
computando
la Grecia
,
,
um-
,*con-
eglidi quel tempio , posto quasi nel
,
»
V
appunto
essere
origineche
afferma
chiaramente
come
anche
mostravano
opinioneintorno
altro ebbe
tempio
testimonianza
Per
in delle fasce.
SifiFattaridicola
non
^
Questa pietra,a dir di Strabene
bilico della terra.
servavasi
quale diceano
la
,
dice
saccheggiataanche
aveano
di Delfo
gli abitanti
,
mezzo
Manlio
Cn.
e
»
della terra.
l'umbilico
era
di Pausania
i Galli
dal
partono
*
l'umbilico:
è
ove
presso Tito Livio che
Delfo,che
che
gli oracoli
«
mezzo
questa
conservati
è noto
'
:
Apollo,qui umbilicum certum terrarum obsides,
primum saBva evasit vox fera.
superstitiosa
0 sancte
Unde
*
Sophocles,OEdip. Tyran.
^
Etiam
v.
488.
umLilihuraani generisoraculum
Delpbos,quondam commune
Lib.
Ilist.
Rom.
XXXVIII,
TitnsLivius,
spoliaverunt.
,
cuna
Gap.
orbis terrarum, Galli
48.
'
Pausanias,
*
Strato
^
Idem,
""
Agathemcrns
'
,
Geograph.
,
1.
Cicero
Lib.
Lib,
X.
IX.
e.
de
.
in Phoc.
,
Compendiar. Geograph. Exposit.L. I, Gap.
Divinai.
Lib.
II.
ì.
206
DECIMOSECONDO.
CAPO
nomina
mezzo
della Sicilia
di
ancora
il
nella
secondo
di
dei
fu
dei
»
d'innanzi
»
r umbilico
S. Pietro
^
Si credeva
trovavasi, secondo
tradizione
città di
alcuni
^
Livio.
Tito
dell'Italia.'
fece
collocato
Marco
della
*
Monaco
altrimenti
che
Benedetto
III
cuo-
per
«
di
nella Chiesa
purissimo.»
oro
nel-
Anastasio
tempio. »
è fatta menzione
^
anche
populum^ qui
super
mezzo
l' umbilico
non
coperchiod'
libro di Ezechiele:* Et
nell'Etolia,
il luogo di
confessione
della terra
Dell' umbilico
dire,
a
,
del
Papa
della
un
vale
,
mezzo
il
che
universalmente
scrive
croce
sia nel
0
dir di P. Vittore,*
a
Delfo,
Anche
porte Regie,
l'umbilico
»
cui
Cristiani chiamavasi
dice
Bibliotecario
prire
da
però
alle
,
»
,
,
egliuna
Fa
«
dell' isola
trovavasi
nella
presso
tempii
Roma
la venerabile
Focide,
Chiesa.
umbilico
luogo
questa città. Quello della Grecia,
si trovasse
vedesi
come
luogo in
regionedi
r umbilico
ricevuta
Il
di Cicerone.
passo
di
gemma.
parlaredegliAntichi,l'umbilico
Nella ottava
benché
un
conoscere
di
il modo
'
una
appellavasi V
apparisceda
come
di
1' umbilico
Solino
est
nel
congre-
ad imaginem marmoris
ipsoEuphralisalveo legitur,
gemma
umbilico
in
medio
islius^glaucum, ut oculi pupilProconnesi, nisi quod
lapidis
la,
37.
internitet. Solinus
Volyhisl.Gap.
2 Ex
Ennensium
qui locus quod in media est insula situs umnemore,
*
Zmilaces
in
,
,
Cicero, in
hilicus Siciliae nominatur.
'
esse
M.
In
agro Reatino
tradii,in agro
?
Umbilicus
5
Jam
in
*»
Marcus
'
In
Vita
8
urbis
,
qui umbilicum
Bened.
,
Orat.
6.
fluctuet insula
,
Italise umbilicum
IH, Gap. -12. Umbilicum, ut
,
de
Polyhistor.
Gap.
Region.
Grsecise
urb.
Rom.
Varrò
8.
Reg. 8.
incolerent, in armis
eum
Gap. 18.
Typici, Gap. 16.
fecit cooconfessionis,
Petri, ad cooperiendum umbilicum
Hist.
,
Hieromonachus
auro
Victor,
P.
Romae,
^Etolos
Ecclesia B.
ex
Italia. Solinus
habet
Liviics
Titns
inventurum.
perculum
Reatino
primum
in quo
Plinius, Hist. nat. Lib.
tradidit.
Varrò
Calillse lacum,
Verr.
Rom.
Lib.
Declarat.
XXXV,
Dub.
,
purissimo,jinastasius bibliothecariusj de
III.
Ezechielis, Gap. 38.
v.
i2.
Vit. Rom.
Ponlif.
DELLA
207
TERRA.
ccepit^et
gatusex Gentibus,qui possidere
terra,
interpretanoi
come
quell'altrodello
in medio
dalla
raccogliesse
della terra.
mezzo
ad
Eutichio
trovasi
nel
da
Golgota
Judaei
poemetto
orbe
,
dicunt.
ascritto per
rore
er-
°
Tertulliano
a
canta
Cipriano:*
Marcione
contro
luogo
Calvario
credimus
quem
patriocognomine
del poema
r autore
S.
il
misteriosa
brevissimo
a
a
dice presso
scala
Del
un
medium
omni
ex
,
^
attribuito
alcuni
Est locus
la
terra.
principiodi
nel
falsamente
E
della
mezzo
S. Vittorino
dormendo
vide
cui Giacobbe
in
anche
sentenza
di Gerusalemme
si
situata
Califfo dei Saraceni, che
Omar
che
Gerusalemme
esser
Piacque questa
Girolamo.^ Il Patriarca
S.
cero
ejusterras; fe-
et in circuitu
Scrittura
e
Hierusalem,
est
ed ai Cristiani antichi
agli Ebrei
la
del-
luogo
Questo
Settanta.
profeta:*Ista
stesso
gentiumposuieam,
credere
nel
ó/x"paXòv
Tv^g yyjs,nell'umbilico
terree: ini tòv
in medio
habitator
esse
:
locus est, capitiscalvaria quondam.
Golgota....
"
*
lerr»
Ezechielis
esse
ritas,inquit,de
«
salutem
terra
in medio
pellaturAsia.
Austro, Libya
mundi
demonstrans.
»
6.
v.
,
in medio
Hierusalem
eam
Gap. 5
,
Et
orta
est
A
terrae.»»
sitam
Veexprimens Domini:
:
deincepspassionem
Operatus est,inquit,
partibusenim Orientis, cingitur plaga quse ap«
partibusOccidentis
A
et
Aphrica.
A
ejus, quse vocatur
Europa. A Meridie et
Septentrione, Scytbis, Armenia, atque Perside,
nationibus. In medio
et
igiturgenliumposilaest, ut quia
in Israel magnum
exempla
ipsasin scelere
lius sequerentur
1.
«
ac
in Judsea Deus,
ad
propbetatestatur, umbilicum
Psalmista nativitatem
: -
et cunctis Ponti
vicit etiam
hic idem
,
gentium circa
quse
suo.
ejus,
nomen
S,
in
omnes
circuitu
S.
'
Tertitllianus
Victorinns
Annal.
,
Pictaviensis
de
,
,
kàver"m
Cruce
Marcionem
Domini,
Lib.
,
II,
v.
il,
Ezechiel. Lib. II,
Bieronymus, CommtnUr.ia
Eatychitis Alexandrinus
•
notus
positarum impietalemsecuta
se
e.
5
erat
naliones
v.
4
,
seq.
496, seqq.
208
DECIMOSECONDO.
CAPO
Lingua paterna prior
medium
Hic
Os
magnum
hominem
Hic
primum
Extabat
Anche
è situata
parti ,
tra
che
la
interessante
secondo
del
Ezechiele
dum
,
rarum
Punto
*
Collatius,
3
Natalis
multo
media.
aliqua mundi
Sabellicus
Ennead.
David
Kimchi,
Commentar,
di
in medio
sopra
VII,
cendo
di,
bile.
abita-
rende
ancora
dicendo
luogo
di
mezzo
!
HI.
niysterium in omnes
gentes
plaga lux illa esset orla. Est
in Psalm.
che
tenda
gentiwn, in-
Gerusalemme,
misterioso
di
stima
della terra
il
in
mezzo
Egli
addotti
occupava
aptior fuit ad
si divide
nel
Rabbino,
di
Tra
decimoterzo,
situata
mezzo
Hierosolym. Lib,
,
3
secolo
è
*
della terra.
abitabile
terra
altro
veramente
excid.
si remoliore
quam
fere
terra
de
del
nel
essa
di Cristo
nascita
mezzo
luoghi
,
mondo.
nel
posizione
,
se
quo
,
è situata
Isaacide,
Delphica
è la media.'
trovasi
essa
Salomone
che
dei
Gerusalemmme
dire
più
la
queste
secondo
nel
che
che
Atlas,
olim.
della
Gerusalemme
che
più recente,
Sabellico, contemporaneo
Rabbino
dice
che
e
quella parte
Ezechiele
authoribus
quasi
famoso
Kimchi,
sette
titulo quoque
parlando
,
il
gli Ebrei,
molto
telluris apertae
Coccio
scrive
,
che la Giudea
sepultum.
montibus
ceu
medium
locum,
Antonio
CoUazio
David
:
jactavitmagnis
Marco
repertum,
esse
scrittore
.
*
h abere
Insula
signum
:
Solyme
eredita
del
suscepimus
cunctis, Libyse
at
dixit
docuere
nostri
veteres
di Gerusalemme
Celsior
nomine
,
Apollonio CoUazio,
Pietro
dice
sic illum
TERRA.
est, hic est Victoria
terrae
hic
DELLA
—
Lib.
87,
i.
propaganJudaea
ter-
201)
lìECllVIOTERZO.
CAPO
TUONO.
DEI.
generalmente il tuono.
Si teme
è
Ma
quellodeglispiriti.
come
irragionevole
e
tale.
dannoso.
È
ragione,ma
capaci di
cosa
alla
evitare
impossibilefar
i nostri
esso
alla
violenza
timori,e
non
è inutile
ciò che
tutto
è
propria
può presentarcidei
stessa
questa
calmare
sotto
è la
Il filosofo deve
che è
vero
Questo timore
riflessi
farci considerare
la
Il coragaspetto proprio ad incoraggirci.
gio
un
qualitàdelle
ragione.Ora
reali. È
pericoli
brilla
esso
grandi,e
anime
d' uopo
è
non
in
principalmente
il coraggioper
opposto
mezzo
superare
ai
lo spavento
dalla forza della
cagionatodalle idee chimeriche
fantasia,e da quelladi una cattiva educazione. Ma la
più nobile proprietàdel coraggio è quella di render
r uomo
in mezzo
ai pericoli
veri, e di togliere
intrepido
,
alla
ragionataconsiderazione
d' intimorire
e
la
conserva
e
questa
scampo.
di abbattere
stessa
Cosi
,
sua
serve
dopo
dei
medesimi
gli animi.
L'
la forza
uomo
gioso
corag-
fermezza
ben
aver
più critici,
negl'incontri
d'ordinario a fargli
lo
trovare
eglilo
disprezzatoil pericolo
,
18'
210
supera
due vantaggi dal
riportando
,
preservato dalla
di essersi
r altro di
e
,
il male
evitato
nei
che
lontana
fulmine.
in
e
dato
un
di
mestieri
in
Io
mezzo
so
se
molto
a
non
di
timore
quei
ben
a
di
fragorecessa
essere
ode. Ma
udendone
a
quanto
la
e
un
quillo
tran-
possa
tribuir
con-
diminuire
a
allo
ai tuoni
causa
vera
di spaventoso.
appena
lento
scoppiarvio-
temente
essi indifferen-
un
di
Il
il
qualche riflessione,
causa
dello
egliè
ancora
trova
terribile
di
il
oggetto di spavento per il
la
conoscere
spavento. Converrebbe
riguardarecome
que
dun-
v'ha
sapevano
ciò faceano
capace
cagione,la
la
ben
sono
qualche cosa
che
fanciulli,
ma
altri
molti
strepitostraordinario.
qualsivoglia
fanciullo cresciuto
comincia
o
un
incontrano
conservarsi
dagli animi,
botto
in
,
regolataeducazione
piangere di
qualche tuono,
air udire
quale
dei
colpitodal
Non
folgore.
che hanno
fenomeni
sia
temuti,
coraggioper
una
,
di
che la
non
avviene
ripeterequi che
tempesta.
bandir
cui l'esito
di persone
alla
darsi
balbettare
gran
veduti
Ho
il
umano
un
ispiraè
esso
quantità di quelliche
soglionoesser
pericoh, i quali non
fatali al genere
che
,
numero
è inutile
pericoloreale
un
che alcuno
e
spirito
commune
più raramente
,
sorte ; ed
è assai
previdenza,a
Si è calcolata la
tempo
questa
più
annunzi
il pericoloabbia effetto
di
presenza
Non
volte. Assai
rare
dello spavento
azione
sua
uno
,
il timore
spesso
una
che
corrisponde
dato
il tuono
Bene
cagionatoda
colla
avere
V
coraggio
suo
smaniosa
che lo minacciava.
nostri climi
imminente.
che
DECiA10T£BZ0.
CAPO
strepitoche
pauroso
e
,
capace
perchè
di destare
diosamente
stuadunque nascondergli
questo fenomeno
effetto naturale
del tutto
e
,
farglielo
indifferen-
DEL
te, appunto
non
hanno
si fa della
come
al
tempo,
madre
pioggiae
della neve,
funeste ;continuando
conseguenze
sino
211
TUONO.
che
questa
dotta
con-
l'ignoranz
l'allievo uscito dall'età del-
in cui
della timidezza
comincia
conoscere
,
il
coraggio,e
almeno
disprezzare
a
dell' infanzia
le chimere
e
in
parte
i
pregiudizi
nella fanciullezza
che
avea
,
considerate
inutile
il fanciullo
se
,
dei suoi educatori
nel
potrebbe
giungesse a
nel
dei
animo
suo
sul
ravvisare
volto
qualche
o
della tempesta. Il
e
,
sospettiche
gna
bisonanzi
in-
perfettatranquillità.
una
coraggiosi
per
voglionouomini
quietudin
in-
silenziostesso
Fa duopo affettare
ogni diligenza.
con
lui della indifferenza
a
però sarebbe
cura
qualche turbamento,
tempo
destare
evitare
Vi
Ogni
palpabili.
cose
come
far
degliallievi
magnanimi.
Fortes
Est
fortibus,et bonis
creantur
in
juvencis,est
in
equis patrum
feroces
imbellem
Virtus, nec
Progenerant aquilaecolumbam
disse ottimamente
Orazio.
che
naturale
Era
e
vedendola
e
da
credessero
:
*
primi uomini, atterriti dalla
da
accompagnata
imponente apparato
un
dall' Essere
una
L'
supremo.
vasta
di tutto
il cielo
rovescia
*
con
Horatius,
un
Carm.
rombo
mente
immediata-
agricoltore
primitivo
campagna,
Lib. IV,
cupo
Od.
4,
sopra
v.
la
,
la
mentre
sopraggiuntaimprovvisamente strepitasopra
e
gore,
fol-
stoso
strepitomae-
uno
soprannaturale e derivata
cosa
fuggendo per
1
:
la
29, seqq.
sua
pioggia
le messi
testa; men-
,
2f2
DECIUOTERZO.
CAPO
tre il
essersi innoltrato
sembra
che
tuono,
scoppia più distintamente
lampo , assalendolo con una
r obbliga di tratto in tratto
col
rompendo
larghe onde
in faccia
foresta
petto
di acqua;
egliriguarda quell'albero
venerazione
una
esso
al
avvicinarsi
la
e
di
orrore
annoverati
del
alle
glispinge
nella
Il tuono
più
e
della Divinità,
tere.
po-
^
:
Jovem
:
qualisomiglianoquelle di
Lucano:
fulmina
Per
Sciret adhuc
Pindaro
romo-
supremo
suo
Orazio
credidimus
bre
palpe-
ardisce
non
gliattributi
fra
Quindi quelle belle parole di
Regnare
e
pentina,
re-
concepisceper
,
,
;
quel momento
Da
è caduto.
manifesti
CobIo tonantem
e
e
di lontano
sacro
il fulmine
gl'indizi
più
fra
come
mista
luogo ove
folgorefurono
,
vede
le
vento
un
le vesti
dal fulmine.
quercia tocca
una
trista
batter
di
la corrente
gliagitaimpetuosamente
che
roso
luce
a
lui,
d' intorno
gliromoreggia
il
mentre
;
e
di
verso
sembra
solum
Tonantem.
coelo regnare
paragonare
tantum
il tuono
a
un
destriero
locissimo
ve-
^
:
0 vibratore
altissimo del tuono
Dall' istancabil
solcasi dai
Più communemente
il
come
*
2
carro
HoratiuSy
Pindarus,
pie,Giove
Orazio
di Giove.
1.
e.
Lib. IH
Olymp.
Od.
,
0»1. 5,
4,
v.
sovrano.
poetiriguardareil tuono
pentitodelle sue iniqui,
v.
1
Ij,seqq.
,
seq.
214
DECIMOTERZO.
CAPO
*
primi uomini.
Commodiano
fa pur
ne
Gentili:*
grida parlandoai
Dicitis,0 stulti,Jovis tonat, fulminat
Et si
parvulitassic sensit,cur
infantes,numquid
Fuistis
Lusus
puerilisaetas cessit;sic
Si credè
e
Jovem
empietà
ancora
di
il far mostra
attribuirsi
un
infantia
virilibus Consilia
Insipiens,ergo
et corda
tonitruare
tu
credis?
l'imitare
il
fragoredel
scagliareil fulmine, quasi
sacrilegamentequel che
il
a
dir di
flammas
ciò fosse
di
Re
Elide,
'
Virgilio,
Jovis, et sonitus
imitatur
equis, et lampada
Grajùra populos, mediseque per
Per
tuono
propriodella
era
Salmoneo
invectus
Quatuor
recedant.
debentur.
vestra
È celebre la favola di
Dum
capit aevum.
non
Divinità.
quale,
eritis?
et semper
in maturum
ipse:
ducentis
annis
Versa
Moribus
ché
allor-
menzione
Olympi
quassans,
Elidis urbem
.
!
Demens
^re,
At
nimbos
qui
et
,
cornipedum
et
sibi
Divùmque
Ibat ovans,
poscebat honorem
imitabile
non
simularat
cursu
pater omnipotens densa
il
quali imitano
»
loro i
»
lanciarsi dei fulmini
*
Nonne
Jovem?
3
5
*
che
«
Dio
dei
e
credidisse
extimuissent
,
Cicero,
de
adversus
Commodiamis
,
del
,
indoct.
contro
efficere
e
il
,
E
trovansi
rerum
omnium
II.
v.
co-
tuono
admiratione,quod
6,
Paganos num.
VI
581, seqq.
v.
Virgilius,iEneid. Lib.
ad Principem
Plutarchus
,
Lib.
Divinai.
adegit.
si adira
raggi.»
ea
telum
tsedis
romoreggiare
perspicuum est, ex prima bominum
jactusque fulminum
tentem
*
Plutarco
anche
equorum.
turbine
Lumina) praecipitemque immani
Afferma
fulmen
inter nubila
Contorsit, (non ille faces, et fumea
:
1, seqq.
pure
tonitrua
,
praepo-
nella Scrittura dei
siderano
qualipoeticamente si con-
nei
luoghi
,
il tuono
la
e
folgorecome
derivate
immediatamente
e
215
TUONO.
DEL
da
voce
ha
:
scagliatele
fatto
acque:
»
pra
La
«
il
tuonò
una
del
voce
il cielo inchinato
lampi,
Nel
la
^
esorta
magno
super
si
•
il suolo.
Et
Et
ignis.
exterruit
i monti
Vox
misit
sagittas
17,
Domine,
super aquas
28. v. 3.
mandò
baleni
che
nel
muele
Sa-
pluvias.Si
gli Egiziani
contro
scorrevano
sopra
libro di Giobbe
,
auditionem
et
,
grando et
suam;
et
fulguramultiplicavil,
seq.
; Deus
intonuit ;Don"ÌDUs super
majestalis
et
descende
eos;
dissipabis
emilte
j
et
tange montes,
tuas
sagiltas
et
,
aquas
fumigaLunt.
conturbabis
143,
Psalmus
•
Regum
5
Ibidem
Dominus
v,
5, scq.
Lib. 1, Cap. 7,
in terrore vocis
deditvocem
dissipavit
eos;
et
14,
inclina cceIos tuos,
Fulgura corruscationem,
Exodi
v,
*
et ccesi
avendo
,
dice Eliu
suas
Domini
5
saette.
eos,
et
voces
de coelo Dominus, etÀltissimus
Psalmus
Psalmus
?J
per
,
intonuit
multas.
ram.
Signore
audìte
Signore:'^
del
voce
6
il
che
Ascoltate
»
contiirljaviteos.
eos.
giù
sue
alquanto dopo 5^che
e
e
tuoni,e grandini,
«
3
scender
a
so-
il Signore*intonuit...fragore
Philisthiim,et
neir Esodo
carLones
le
bella apostrofe
una
di essi le
contro
legge che
facieIsrael:
*
ha
,
Signore è
far fumare
a
pregato Idiàìo .dedit Dominus
la
In
»
terra,
lanciare
dei Re
sunta
»
il
maestà:
di acque.
verso
a
e
primo
dice
,
dei
tocco, ed atterrire gliempi collo sfolgorare
suo
suoi
ha
accesi
Signore galleggiasopra
Signore della
copia
gran
la
Altrove
spaventati.*
li ha
all'Onnipotenteegli lo
col
carboni
piover grandine e
raddoppiatii suoi baleni, e
»
fatta udire
ha
i suoi nemici
saette, e ha dissipati
sue
egliesclama:
Signore ha
Il
Dio.
tuonato, dice il Salmista, l'Altissimo
sua
rali
soprannatu-
cose
y
v.
iO.
Cap. i2, v. 18.
discurrentia fulgurasuper
dedit tonilrua,
et grandinem,
ac
Cap. 9
,
23.
v.
Job, Gap. 37,
V.
2, 4, scq.
ter-
21j(S
de
ejus,etsonum
mirabiliter
sua
magnitudinissuor
voce
audita
cum
stigabilur^
voce
illiusjìrocedentem...
Post
ore
gietsonitus;tonabit
V
decimoterzo.
capo
,
fueritvox
inve-
et inscrutabilia.
esaltando
finalmente
*
di Dio
magnificenza
la
la potenza
tonitrui
vox
,
in
Deus
,
e
ru-
non
,
ejus, Tonabit
qui facitmagna,
dell' Ecclesiastico
autore
et
eum
ejus
,
scrive, verberabitterram,tempestas aquiloniset congregano
spiritus.
Avendo
dunque
il tuono
soprannaturali,
gli Antichi
presagi e
come
per
qual
in
tempo
tempo
il futuro?
punire
la
cagione, e
si trovò
tale
Una
di
con
opinione è
stan
sera
allo
ninno
tuonasse
qualche
antichissima.
banchettando.
tutti i cuori. La
taciturna
Giove,
dal
e
la
gioiacessa
Si fa
0
i tuoni
veduti
*
Ecclesia"lici Gap. 43,
2
Homerus
y
lliad. Lib.
o
v.
VH,
nia
Conve-
eglilo
^
Omero
festa,e
un
le
mate
ar-
si beve
tuono.
L' augurio
al riso succede
la serietà
,
esercito la sventura
suo
o
agghiacciatastringe
questo Nume
prega
tuono
dire che
Presso
gravità pensierosa.Si
ciascuno
e
per
notizia dell' avvenire.
mano
e
sempre
qualchealtra
per
allegria.
Improvvisamente si ascolta
è creduto infausto. Una
di
mini
agliuo-
tocco.
era
fatti,
In-
tuonare
scoppiare del
ne
guardarl
ri-
a
futuro.
Giove
ragionevolissimoil
ai mortali
del
lo facea
eglinon
che Giove
molto
per annunziare
era
non
folgore,o
credere
per dare
dovuto
d' ordinario
dunque
facea
ciò
Certamente
comparia
non
se
poiché
,
indizi
come
eflfetti
folgoreper
tardarono
non
fine avrebbe
,
la
e
minacciata
uditi mentre
i8.
v.
476,
seqq.
fanno
ad
libazioni
a
allontanare
dal tuono.
il cielo
mini,
I ful-
compariva
DEL
teneansi
sereno,
217
TDONO.
modo
singoiar
in
per
misteriosi
e
ribili.
ter-
Forte tuonasti,o Giove, eppure il cielo
È stellato tuttor, nube non veggo:
Certo
dice presso
a
qualchemortai
Omero
vuoi dare
fantesca
una
cbe di notte
a
macinato
per
lungo tempo,
dormire.* Svetonio*
nando
maci-
sta
sue
ciel
dopo
compagne,
stanche
si
Canta
sereno.
poste
sono
Plinio^ parlano di due
e
essi dicono, a
caduti,come
fulmini,
*
Ovidio:
orbera.
loquitur,totum jam sol emoverat
gravis aetberio venit ab axe fragor.
Dum
Et
Deus, tria fulmina misit:
tonuit sine nube
Ter
:
,
sola il fermento, perchè le
averne
segno
un
Credito dicenti.
E Lucano
*
•
Tacitum
Fulmen,
et
Arctois
sine nubibus
ullis
rapiense partibusignes,
Latiale caput:
Percussit
E Cicerone:*
Aut
cum
Luce
terribili perculsus
fulmine
serenanti,vitalia lumina
*
Idem, Odyss.Lib. 20,
2
Post
v.
413,
Caesaris reverso
necem
civis,
linquit.
seq.
(Augusto)ab Apollonia et ingredienteeo
,
circulus ad speciem coeleslis arcus
urbem, repente liquido
ac
puro sereno,
bem solis ambiit, ac subinde Juliafe
Caesaris filise
folmine ictum
monumentum
Svetonius
,
5
Vit.
XU,
Pompejano
ielus est.
Ca;s.
ex
Plinius
municipio
Hist. nat.
,
?
Ovidius, Fast. Lib.
'
ÌKC"in«j
•*
Cicero,
LEOPARDI.
,
in Vita
Lib.
Divinai.
—
Errori
lierennius
Decario
,
!2,Cap.
v.
sereno
die
fulmine
,
51.
533, seqq.
Lib. \.
popolari.
est,
95.
3.
Pharsal. Lib. I.
de
M.
Aug. Gap.
or-
Ì9
218
CAPO
Gli Etruschi
predirecol
DECIMOTEBZO.
singolarmenteerano
dei fulmini
mezzo
ilfulmine
Recto
Sidera
si tramite
Chaldaeus, novit
Fulgura
si
si
servat
gramina Colchus,
Thuscus, si Thessalus
Lyciae sortes sapiunt,si
sub
elicit umbras,
volatu
nostra
doctis balatibus
loquunturaves,
Si sanctum
Hammon
syrte gemit, si denique verum
,
Phcebe, Themis, Dodona, canis; post tempora
Julius bic Augustus erit:
*
Sidonio
canta
di
co
Apollinare.Anche
testa
Nec
invidiabile
fa
expiato,
numina
ad
quserit
bidental.
Lucrezio
Perspicere,et
Non
vi faciat
qua
Tyrrhena retro
Indicia occultae Divùm
Unde
volans
*
Sidonius
carmina
3
Idem,
ut extulerit
JpollinarisPanegyr.Majoriani
Lucretius,
utram
se
se,
queat de coelo fulminis ictus.
nocere
Excusalor.
frustra
pacto per loca septa
,
2
videre ;
quamque
ignispervenerit,aut in
Insinuarit,et hinc dominatus
Quidve
ipsam
perquirerementis,
Verterit hic partem,quo
ad
de Rerum
,
V.
C.
nat.
Felicera
Lib.
VI.
,
^
'
rem
volventem
zione
men-
quel luogo:
fulminis
naturam
igniferi
est
in
nostra
eglifa
degliEtruschi:
arte
Thuscus
parolaancora
Hoc
altrove
quae fulmine
Septum
Ne
sagiva
pre-
infauste.
cose
Fata
di
necessario
era
espiareil tristo augurio, quando
fare per
Si
che
prescrivereciò
a
a
determinare la loro significaz
a
,
e
creduti abili
vers.
v.
259
,
189,
seq.
seqq.
detto che
gliEtruschi
*
i fulmini
cita
di un'arte
volte
Gelilo,la
da
fu percossa
Etruria
di Orazio
statua
vincitore
occasione
dei loro
di lui fosse tolta dal
si stimò
e
i
Gli
perchè esaminassero
di questa
profittare
bene
aruspici,
luogo.Ma
di ammonire
un
ilfuturo
modo
in
moso
fa-
fu
perta,
sco-
efficace
seguito,privandoli
poco
severo
Prodigia,
portenta
ad
valevole
sarebbono
,
non
della
scomparsi
Ctruscos
etaruspices,si senatus jusserit,defedocento, quibusDivis creverint proHetrurisequeprincipesdisciplinatn
de leg.Lib 2.
iidemque fulgoraatque obstita pianto. Cicero
fulminum
Quibus (Thuscis) surama
ca,
est scientia. Senepersequendorura
,
2
quel
che la statua
un
pericolodalla prudenza , più
aruspicinaa manifestare
curanto
poter
la furberia
in
l'
dal-
chiamati
potuto ripetereassai spesso. Gli aruspicifatti
accorti del
runto,
i
nenti
apparte-
per vendicarsi di
di vita.^Questo trattamento
*
Servio,
crederono
il caso,
maligni aruspicia diportarsi
meglio
avrebbesi
®
e
al riferir di Aulo
Roma,
antenati,ordinando
suo
minare
esa-
Coclite collocata nel Comizio
fulmine.
un
*
dogmi degliEtruschi
alla scienza dei fulmini. In
aver
questi incomparabili
'
alcuni
qualiaccennano
più
necessaria; Plinio,
sì
di
eccellenti nell'arte
erano
,
maestri
Seneca, il quale dopo
Cicerone:*
parlanopure
Ne
219
TUONO.
DEL
,
Naturai. Quaest. Lib,
*
«
5
esse
e.
II, Gap. 32.
41,
45, 60.
Gap.
Plinius, Hist.
nat.
Lib.
II, Gap. 52.
In librisHetruscorumlectum
numina
cavendum
V.
1.
Idem,
manubias dici : et certa
est, jactusfulminum
jactus,ut Jovem, Vulcanum.Minervam. Unde
fulminum
possidentia
est
ne
aliishoc numinibus
demus.
Servius, ad Virgil.iEneid. Lib. I,
46.
6
Statua in Comitio posila
HoraliiGoclitis fortissimiviri,
de coelo tacta est."
fulgurpiaculisluendum
aruspicesex Hetruria acciti,
inimico
atque hostiliin populum romanum
animo
instituerant eam
contrariis religionibus
rem
Ob
id
,
,
procurare
,
Quod
:
quem
cura
atque illam
slatuam
suaserunt
in inferiorem
sol
locum
poni
transperperam
illustrarci.
opposilu circum undique aliarum sedium nunquam
ita fieripersuasissent,
delati ad populum, procUtique
suot.
perGdiaconfessi cssent, necati
sunt.
Aulus
Gellias, Noci.
Altic. Lib.
Et
cura
de
4, Gap. 5.
220
CAPO
in
momento,
un
DECIMOTEUZO.
tenebre
profondissime
e
agliocchi
r avvenire
colla umanità
aruspici etruschi
dei fulmini
fa
Non
^
e
i
duopo
di
aruspice fu
Arnobio
dedursi che egli
possa
dei fulmini.
*
Moderni, avean
per
Am-
»
scienza
assai
mostrare
che
della
vita
rimedio
all'angoscia dalla
cuoprirecolle
il
quale
mani
Tbuscus
era
un
oras
udendo
sorpresa
sacerdote
il capo,
altro
trovava
,
dal quale
in orazione
passava
**
tempo della tempesta.
Àntequam Tages
,
dir dell'autore
a
pubblicatadal Surio, non
tuonare, che quellodi chiamare
fattosi
gli Antichi
Edw^ige,prima
eccessivo. Santa
di Polonia,e poi monaca,
sua
noti di Augusto
paura dei tuoni. In alcuni di essi
anche
era
gliesempi
duchessa
*
Etrusco.
deidogmidi questa
uno
addurre
Caligola
questo timore
tutto
degli
o
^
dai Libri Tagetici.
tratto
come
ricorda
Marcellino
dato
eglidice,in pietre.Ta-
per l'inventore della scienza
teneasi
miano
luogodi
gratularci
con-
lo Scoliaste di
degli auguri,
ed antichissimo
un
a
abbian
non
Narra
scosto
na-
sotterra
tempi seppellissero
come
trasformati,
da
che
gliAntichi
che
uso,
in certi
gete famosissimo
Pare
in
stato
essere
dei mortali. Abbiamo
orribile sventura.
luogo a questa
Persio
che
avrebbono
contingerelluminis, quisquam
hominutn
casibus
condiscendumque curaLat in iulminum
in
aut extOTum
adversus nation. Lib.2.
quid significareturvenis? Jrnobins
2
adeo
hebetari
fulmine
ut nec
moi
tonitrum, nec maVejovis
tangendos
Ammianns
Marcellinus
Hist. Lib. "17,
joresaliquospossint audire it3^oxe%.
scieLat
aut
esse
noscendum
,
,
,
,
,
Gap. \Q.
3 Svetonins,
•
ldem,\.
'
Goruscaliones
commotionibus
e.
Vit.
XII
Cses.,
extremi
tonitrua multum
diei
judicium
revocarci, eaque
commemorans
mentes
fluctus,
seraper
nec
super
accitus
se
Vita
Calig.Gap.
in Vita
et
in
tota
et
Caes.
Aug. Gap. 90.
5t.
formidabat, quod
diviuse ultionis
contremisceret
et
cum
,
sacerdos
aliquis
,
Dominum
sacralas
manus
limeret.
,
Nec
prò divinee
bis
elemcntpruni
gladium ad
memcriam
beato Job, quasi tucessabat
is tremor,
do-
sento, ejus
protectionis
222
DECIMOTERZO.
CAPO
L'alloro,secondo gliAntichi,era
proprietàlo
abbia
degno
reso
dei trionfatori.^Tiberio
cingeva
vedesi
come
sua
corrucciato,
di alloro. ^ Il fico
corona
,*credevasi
in Plutarco
i tuoni
partecipareal privilegio
stimavansi
pur buoni
Columella.^ Ecco
altri oggettiadditati da
Antichi ben
mente
grande-
,
dell' alloro. Contro
aglio, ed
sulla fronte
comparire
il cielo mostravasi
della
il capo
di
Cesare, il quale temea
tuoni, quando
i
r
pericolodi
*
percosso dalla folgore.Plinio sospettache questa
venir
si
dal
esente
provvedutidi preservativicontro
gli
i micidiali
effettidell' elettricismo.
AlQuni però
tra essi poco
persuasidella
questi, ne suggerivano altri più
e
la
regolaritàdei
Alessandrino^ dice Monandro
S.
sicuri
qualierano
,
costumi.
efficacia di
Presso
l'innocenza,
Clemente
Comico, in luogodel quale
Giustino*^cita Filemone:
No
darti
non
,
a
di ninna
Quando
il tuono
fuggirse
colpa il cuor
ascolti
ti accusa;
No, che presente ti riguardaIddio.
*
Ex
2
Ob
has
iis quEe
2
Lib,
Ilist. nat.
,
Manu
terra
giguuntur, lauri fruticem
Cap.
55.
domos
receptaruraquein
satarum
credidehm
equidem
causas
icit
noa
fulmine
sola
ei habitumin
honorem
(fulmen).Plinius
non
icitur
,
(laurus).
triumpbis.Idem,], e.
Lib. 45.
3
coronamlauream
in
frondis. Svelonius,
Vit.
non
coelo, coronari
tonante
espavescebat et lurbatiore coelo ixinquam
quod fulmine afflari negetur id genus
capitegestavit;
VII Cses. in Vita Tiber. Cap. 69. Tiberium
principem,
Tonilrua.... praetcr modum
Pliniuf, Hist.
nat.
Lib.
ea
,
(lauro) solitum
ferunt,
contra
fulminum
metum.
ih, Cap. 30.
*
Plutarchus, Convivai, queestion.Lib. 4, quxst. 2, Lib. 5, quaest.9.
5 Plurimi
infra cubiliuni stramenta,
etiam
graminis aliquid,et ramulos
clavis ferreis subjiciunt,
albi capita cum
miaus
remedia
lauri nec
quae cuncta
tonitrua
vitiantur
adversus
semiformes
creduntur
inquibus
ova
esse
pullique
,
terimuntur.
6
'^
Columdla,
Clemens
d»
Re
Alexandrinus
S. JusUnus,
de
,
Rust.
Lib, 8, Cap. 5.
Strom.
,
Monarcbia.
Lib. V.
DEL
considera
Giovenale
dei
il timore
tuoni
delle
e
folgori
degliempi : ^
propriosolamente
come
2^
TUONO.
Cum
et ad omnia
fulgurapallent,
qui trepidant
coeli;
tonat, exanimes
primo quoque murmure
Non
quasi fortuitus,nec
Hi sunt
Iratus cadat
in terras
Illa nihil nocuit:
»
die'
»
da
gravioretimelur
cura
Stoico discorre
da bravo
della
si ha
che
tempesta.
egli pensate
«
temersi. ))^Egli non
udire
in
palpiti
i
Se
lungo
a
,
tuoni, mentre
facendoli
fulmini
dei
'
si
sono
smanii,
i pregiudizi
più terribile la
cose
e
tanti
combatte
e
riguardarecome
,
che
cose
si temono
non
età,che rendevano
sua
paui*a
nulla
temer
soffrire che
può
la
contro
volete
non
altri pericoli
quasi ugualmente gravi:
della
sereno.
delle
moltiplicità
alla
,
si
judicetignis.
et
tempestas, velut hoc dilata
Proxima
Seneca
rabie, sed
ventorum
idea
turali.
sopranna-
*
Anche
i tuoni
temeva
kib.
Cicerone
e
Sat. 13.
Juvenalis
2
Si vultis nihil timere,
,
cogitateomnia
Quid
dementius
enim
lapsus,irruptioncsmaris extra
undique occurrat, oibilquesit
bumani
^
satis valeat ? Idem
,
Illud quoque
ira numinum
aut
cum
est
oculis,non
et
ejecli
cum
,
auidcm
toto
non
sub
terram
aut
subitos
corremoD-
ubique prtesto sit,
mors
cxiguum quod
lam
io
pcrniciem generis
1. e.
aut
terram.
ut
quibusdam vitiis,
ex
utpote quorum
insolito formido
,
litlus
nutationem
nihil borum
animo
Suas
ista
corpora
metuni
causas
nostra,
Nobis autem
videnlurinjuriam,accipiunt.
terribiliasunt,
uaturam
concuti
succidere,et
timere
proderit,praesumere
coelum
sicviunt,sed
Tacere
ad totiitrua
quam
,
Quid stultius,
quam
metu?
tium
rere
tiraenda. ÓVneca, Natur. Qutcsl.
esse
6,Cap.2.
pere fulmiaum
ex
opinionedel volgo,che
per effetti misteriosi,
appar-
i fulmini
*
5
et
la
impugna
deos Tacere, ucc
babent:
nec
turbantur,
ignorantibusvcrum,
raritas augct. Levius
accidunt
ex
perio
im-
et tu»c,
omnia
i'aniiliaria
;
major. Quare autem
quidquam nobis insolitum est? quia
comprchcndimus... Quanto salius est causns
iuqui-
ratione
in hoc
intculum
animo
!
Idem
,
1. e.
224
CAPO
tenenti alla scienza
della Divinazione.* Due
Pericle
e
DECIMOTERZO.
che
intrepidezza
in
indispensabile
è
Storia,che
esercito. La
nella
Cabria, mostrarono
ci fa
tempesta quella
condottiere
un
la loro
conoscere
della
i nemici
nel combattere
niesi,
generaliAte-
patria
ci ha
,
del loro valore
la memoria
dello
della
spiritoe
nei suoi
mime
adunò
1'esercito
»
pietrel'una
»
soldati
»
collisione delle nubi
caduto
»
la
»
gio, ora
»
pugna,
»
strato
sua
che
caduto
già gliAntichi
,
Quod igiturvi
nire
ve-
per
fulmine
un
condo,
se-
avanti
abbiamo
cominciare
a
degliDei, ci
la nostra
accompagna
di che consolarsi
le loro
arricchivano
nulla constantia
Datur»
era
Il
questo prodi-
aveano
poiché questi
i tuoni
^
»
soldati per
poichéGiove, il massimo
che la suadivinità
soldati,
guisa dalla
stessa
mentre
scrittore,
appunto, esclamò,
ful-
di tutti due
producevasiil fulmine.
spaventatii
e
mici
ne-
il fuoco,riassicurò i
nella
navale, «
battaglia
nave:
Ma
intimoritisi i
e
coli'altra,e trattone
dire dello stesso
una
i
un
,
alla presenza
percosse
insegnando loro
a
1
e
servata
con-
nell'affrontare
essendo
«
accampamenti
»
ad
ancora
,
,
»
prodezza
filosofica,11 primo
tranquillità
al riferir di Frontino
di essi
di
,
nullo
dato
,
la
ha
mo-
flotta.»*
udendo
Essi
cene.
tempore videmus
ef-
rerum
consequentium quserimus? Scilicet,si isla JusigniGcationetn
multa frustra fulmina emitteret?
tam
cum
Quid enim proficit
pitersignificaret,
altissiraos
in
fulmen
montes
quod plcrumque
in medium
mare
jacit?quid cum
in
in earum
in desertas soliludines?
fit? Quid cum
Quid cum
geotium oras
ex
fici,
eo
,
quibus hsec
2
tionem
Cicero
de Divinat.
Lib. II.
j
advocata conclone,
milites,
decidisset,terruissetque
io oospectu omnium
collisis,
ignem excussit, sedavitqueturbalapidibus
docuisset
cum
similiter nubium
attritu excuti
fulmen. Fronti
nits
,
3
tcr
quidem?
ejus fulmen
in castra
Cum
legem. Lib.
bus,
observantur
ne
I
,
Excusso
nunc.
adesse
Gap, 42
ante
,
navem
num.
40.
ipsiusfulmine, exterritis per
inquit,potissiraumineunda
numcn
suum
Stra,
classi nostra;
pugna
ostendit.
est,
Deorum
cum
1.
/dem
,
tale
e.
num.
prodigium militimaximus
i2.
Jupi-
225
TUONO.
DEL
dei funghi,specialmente di quelliche
ghiotti
andavan
sui
nascevano
onde
prati,
Pratensibus
est; aliis male
Natura
Plinio
dopo
che
velenosi,e
molte
che
che
ne
Che
Euripideiltragicoavea
tre
per
due
figliuoli
,
*
presso Ateneo
voluto
far
,
dannosi,
nociva.
di terra
cattivi
tutti morti
Nondimeno
funghi.^
qualora
naturale
lo fossero
i Greci
che
donna
una
,
anche
funghigliAntichi
ad
ogni patto si avrebbe
se
di
essendo
di
ancora
zione
prepara-
risentano
ne
fossero
che
Difilo
specie per
altro
quell'
e
Ora
tartuffo.
col
perfezionarsi
Questi,dice
Ateneo
»
qualitàtutte
loro
»
pioggiaautunnali
»
di essi
"
3
'
?
frutto
tuber
e
,
dei tuoni
mezzo
Horalins
SermoQ.
,
voluptastanta
Qu"e
Eparchides
Diphilus
,
,
tartuffi.
col
mezzo
delle
i
qualiesercitano sopra
immediate
quasi cause
singolare,
,
Lib.
2
Sai.
,
4, vers.
20
cibi 7 Plinius
ancipitis
ap. Àthen^um
ap. eumd.
di buoni
una
hanno, per quanto narrasi,delle
dei tuoni
influenza
una
onde
,
proprie.Induriscono
e
credevasi
questo appunto
stagionetempestosa riputavasifeconda
«
dei
,
chiamiamo
crescere
se
così avidi
liSvov i Latini
chiamavano
fetti
gli ef-
,
noi
un
scritto che
femmina
impedire che
Era
con
questa di
è mai
e una
tempo
esclama
questo cibo, suggerisceuna
ad
acconcia
stessa
maschi
funghi
suo
alla campagna
prevedendo che
di
uso
al
mangiato,
avidità
di
sorta
una
fatto morire
trovato
mangiato dei
aver
v' ha
»* E già Eparchide avea
cibo sì frodolento?
con
optima fungis
aveano
indignazione:«
:
creditur.
questiavean
persone
certa
»
detto
aver
*
disse Orazio
1. e.
Deipnos.Lib.
,
,
seq.
Hist. nat. Lib.
U.
22, Gap. 23.
226
»
DECIMOTEBZO.
CAPO
del
loro
fansi
»
condo
più
quando
duri
afferma
scolo^
ApollonioDi-
narra
I
«
i tuoni
Teofrasto
Plinio si esprime sopra
così egli,
tartuffi,
più frequenti
se,
sono
nella
storia delle
piante.»
questo soggettoquasi colle
Ateneo.'
parole che
stesso
di Teofrasto:
sulla fede
»
»* Lo
crescere.
Giovenale
dice
stesse
descrivendo
un
*
convito:
Altilis,et flavi dignus ferro Meleagri
Fumat
post hunc
caper;
tradentur
tuberà, si
erit,et facient optata tonitrua
Tunc
ver
coeiias
Majores.
noi
Mentre
dei tartuffi di
innanzi
ci pose
»
maco
»
Mentre
»
proruppe
uno
»
abbiamo
uditi
i convitati
faceano
ne
di essi
ai tuoni
ha
non
molto.
nella
dicendo
propria di penetrare
nascoste.
Plutarco
virtù ; ma
altro. Nelle
«
*
3
Plutarco
suole
hanno
Restava
a
se
ne
render
perchè
le acque
gione
ca-
gnarli
accompacerta
virtù
ragione di
impaccia ,
questioninaturali però
sue
la
cerca
terra, e di farle produrre
la
non
che
sui tartuffi attribuita
fulminali
che le acque
,
quellefrutta
»
ai tuoni
onore
pioggiache
,
loro
le meraviglie,
veramente,
influenza
singolare
la trova
e
singoiar
grossezza.
questifanno
,
di cotesta
Elide, dice Plutarco/ « Age-
in
cenavamo
piovane,
e
passa
cadono
ad
d' indagare
si propone
che
sta
que-
mentre
^thencvHS
11.
t'Dei^n.'Lih.
Cap.
JpolloninsDyscoltts Hist. Comment.
Cum
tuberiLus bsec traduntur
De
peculiariter.
47.
,
3
ac
tonitrua
Lib.
crebra, tunc
19,Cap.
*
S
nasci
et maxime
e
tonilnbus.
fuerìnt imbres
Plinius
3.
Juvenalis
Plutarchus
Sat. 5.
,
Convivai.
j
Qusest.Lib. 4, quaest.2.
autumnales
Histor.
,
naturai.
DEL
balena,siano più
»
tuona
»
i semi; »'
di
e
che
ragioni,
della fisica del
Plutarco,e
delle altre ad
atte
di ciò varie
reca
e
227
TUONO.
irrigare
l'onore
per
di
tempo, lasceremo
suo
riferire.
secondo
effetto dei tuoni
Altro benefico
alcuni,era
,
produzionedelle perle. « Dicono,
Ateneo,* che quando i tuoni sono frequenti,
quellodi
facilitare la
»
scrive
»
e
»
mente,
copiosele pioggie, le pinne concepisconopiù facilgenerano
e
si accorda
Ateneo
Con
le
spaventavano
le
col
nel
»
macchie
»
gisceun
»
un
»
concavo,
»
i suoi
dei tuoni
mezzo
quel luogo di
basti udire
suo
nascere
Am-
Idenit Quxst. naturai, qu. 4.
^
Athenceus
Tuberà
,
Deipn. Lili.
tonilruis dicuntur
fulguret,
comprimi
e
Lib.
,
di
presa-
9
,
sembra
mandi
mezzo
tramontana
,
se
tramonta
presa-
pal-
3.
nasci nt cochles.
concfaas
inani inflatam sine
Concussa;
certe
Il sole sparso
pallido;se
se
ventosa;
Scholiastes Jiiven. ad Sat. V.
(traduot)ac
prò jejuniimodo
,
tonuerit, pavidasac repente compressas,
Hist. nat.
«
coperto di nuvole
o
mezzogiorno e
*
Si
Beda:
tempestoso
tempesta umida
gisceuna
•
di altri effetti naturali,
guisa che splendendo nel
in
raggi verso
S
e
giornopiovoso.Se appariscerosso, annunzia
giornosereno,
speciem modo
aut
seguitoda
è
che gliAntichi
prognosticimeteorologici
ai
faceano
^
i baleni
altrettanti aborti.* Solino
questo sentimento,nel che
Quanto
et
e
dimeno,
Non-
^
miano.
vero
di Giovenale.^
»
e
danneggiavano grandemente
conchiglie,
perle, rendendole
abbraccia
»
lo Scoliaste
numero.
gran
i tuoni
Plinio,secondo altri,
dir di
a
perle in
grosse
corpore;hos
qua;
esse
vocant
concharum
minui.
Si
pbysemata efficere,
abortus.
Plinitis,
Gap. 35.
vero
mctu
sscpissimc
fulgururainanescunt,aut
debilia parìunt,
vitiis diffluunt abortivis. Ammianus3IarceUinustlAis\..\Àh.'ìò,Cxj^,
6.
228
»
DECmOTERZO.
CAPO
lido
nubi
tra
il
nere,
rosso
verso
»
pestoso
»
montana,
»
un
»
quarto
suo
»
vento;
se
»
un
»
nilunio
sereno.
»
ai remi
dei
»
i delfini
saltano
»
è vicino
a
»
vanno
da
il tuono
di
impetuoso
vento
giorno
ha
nella
principio;
naviganti,
e
da
da
il
sereno.
quella
nel
quella
la
annunzia
del
parte
ple-
un
presso
Quando
tempesta.
onde,
la
verso
nubi
corno,
di notte
le
e
nel
se
mezzo,
sopra
le
cui
in
luna,
scintilla
è imminente
tra-
tempesta,
estremità
frequentemente
soffiare
da
all'oro,
se
l' acqua
Quando
baleno
La
simile
nere
nel
e
Il
mezzogiorno.
tem-
sereno;
minacciano
colore
macchie
piovoso
mese
di
è
mattina.
levante
ìl cielo
tramontana.
giorno
un
nella
rosseggia
se
TUONO.
di
vento
annunzia
sera
»
DEL
—
il vento
quale
squarciate
essi
lasciano
,
»
vedere
di ricevere
menti
in
Sol
ortu
si
sirubealjSyncerum;
fulgens
Euro
quarta,
si
Luna
et
maculis
Et
unde
cum
cum
delphini
nubes
et
nigras
diem;
tonitrus,
rubeat
sub
nube
aquilonem
nubes
si mane,
agricoltura.
et
aurum,
mensis
exordium
,
in
aqua
nocturna
navigatione
ssepius exiliunt,
undis
coelum
discussa
,
quo
aperiunt. Eeda,
si
ut
si
dio
me-
et
si
aquilone
portendit.
sestum
in
summo
medio
in
Coelum
ventum.
flatus
austro
in
ita
significat. Ab
osteùdit;
;
prsesagit ;
bumidara
tempeslatem
aquilonem
tempestuosum
ventos
diem
videtur,
concavus
emittat
ab
gne
de-
moltissime
latens, pluvium
occidat,
lempestatem,
quasi
pluvium
nigrescit
Item
in
serenum
ab
fulgur,
dell'
,
rubet,
vespere
vel
da
ben
e
;
applausi
palleat, tempestuosumjsi
austrum
pallidus
si
ventosam;
ad
radios
ed
incalcolabile
maculosus,
suo
incontrastabili
omaggi
tuttora
profitto
con
*
»* Verità
corniculo
plenilunium
num.
sere-
,
scintiliat
illiferuntur
de
nat.
ad
remos,
inde
Rerum,
tempestas
ventus
Gap.
erit.
exurget,ct
36.
230
CAPO
vere
i venti
e
DECIMOQUARTO.
tenuti
furono
Numquid
La
animas
suas
anima
voce
Divum
Non
Ventorum
Altrove
expiraverunt venti? dice Arnobio.*
gliscrittori
presso
Dice
di vento.
nonima
votis
pacem
fa
come
adit, ac prece
la
veris
fa pure
come
:
venti,
significar
*
in
quel luogo:
comites, quae
temperant,
mare
lintea Thraciae:
Impelluntanimse
e
per
,
Orazio
secundas?
leves animse
animce
voce
qusesit
^
dell'aria':
le anime
usurpa
ancora
Jam
^
pavidus paces animasque
eglinomina
pilivolte
latini è spesse volte si-
Lucrezio:
Atirarum
E
per animati.
espressamente
,
fa dire
Virgilio,allorché
a
Venere
da
Vulcano:^
Quidquid in
arte
promitterecurse
possum
mea
,
Quod fieriferro liquidovepotest electro;
ignes animaeque valent
Quantum
indubitare
Viribus
Forse
questo
originedalla
av£/jto$,che
absiste
,
tuis.
anima
di scrivere
costume
della
conformità
in greco vale
voce
ven^o;
come
*
Jrnobius,
2
Lucretius,
Adversus
Idem,
*
Horatins,
S
Virgilius,iEneid.
Lib.
nation.
de Rerum
5
nat.
Lib.
I.
5.
1. e.
Carm.
Lib.
precando
4, Od. i2,
Lib-
8
,
v.
v.
401
,
1
,
seq.
seqq.
per vento, ebbe
anima
colla
parola
parche supponga
VENTO
DEL
*
Servio:
anche
Forse
la
In greco
popolare che
attribuiva
parte dalla medesima
7rv£u/Aa vale
voce
231
TREMCOTO.
1' error
ai venti derivò in
l'anima
DEL
E
al
origine.
e
spirito
stesso
tempo
vento.
Cotesto
della loro presenza,
mihi
tunc
moneo
,
lituos atque
,
un
»
Luttazio
»
venti.
lo Scoliaste
'
Si
importuno,
vento
per cattivo
aveva
che
in
dei cadaveri si alzava
tempo
vento
onde
le fiamme
ardeva
i venti
pregare
vedendo
Omero
Zeffiro invoca
cundum
«
Animee
: »»
Venti
aliquosventus
animasse
e
latasse
di-
ciò
prendeasiper
alla
pira, soleansi
1'azione.
Achille
presso
ad ardere
*
Con
*
fuoco
nel bruciarsi
il rogo di Patroclo tarda
che
,
completamente,
però
il rogo,
secondare
a
un
del sacrificio turbasse
propizioche
augurio: e però, dato
fausto
quel poeta,
augurio il soffiar di
dall'altare. Se
che sorgeva
la fiamma
di
Capaneo.*
notizia del futuro dal soffiare dei
trar
Placido,
»
il formidabile
augure
Soglionogliauguri, scrive
a
volenti
arma
alite visa
ventisqueaut
ad
Stazio
presso
mento
argo-
proferrediem:
Bellorum
Dice
agliauguri
somministravano
ire pares,
Obvius
in tratto
e di pronunciar vaticini.
prognostici,
di formar
Ne
segno di tratto
dando
anime
buone
ed
ocTrcJ
twv
est
:
ut
:
promesse
Aquilon, libando
ocvs/awv.... Unde
«
preci
e
Atque
in
ventos
et
anima
dicitur,quod
vita recessit.
•»
se-
Servius, ad
1. e.
Virgil.
"^
5
Slatins
,
Thebaid.
Solcnt augures
Lib. 'ò.
ventorum
flatibus futura agnoscere.
Scbol- ad Slat. 1. e.
*
Homerus
y
Iliad. Lib. 23,
v.
i94,
seqq.
Luctatius
Pacìdus,
232
CAPO
Con
Sveglinsul
Erodiano,
Cur
Cur
I
le
ovvero
dice il
chiaro
flammae
indizio anche
oluere
non
credè
presso
mese?
stimati
dagliAntichi
volgarmente che
agliorecchi
mortali
aliquam,venti, Divum
pastor Dameta
essi
portassero
dei Numi
maggiori,
referatis ad
f e
Virgilio
presso
aures:
Venere
presso
Ovidio:*
Detulit
Motaque
Air
me
invida
non
blandasj
fateor.
sum,
opposto altra volta Virgiliodice di Ascanio:
patrimandata
Multa
Tibullo
Haec
canta
fingebam quae
mihi
3
Herodianus
,
Propertins,Eleg. Lib. 4
Ecl. 3
Virgilius
?
Ovidius
8
Virgilius,mntìà. Lib.
TihuUus,
Eleg.Lib. I
6
,
,
V.
per
Armenios.
,
El. 7
,
v.
31
,
seq.
73.
5
,
Eurusque Notusque
Lib, 4.
Hist. Rom.
Mctamorph. Lib. \0.
,
9,
312, seq.
v.
El. 5
,
v.
Euri
irrita donant.
nunc
vota
*
*
di sé stesso:
Jactat odoratos
*
portanda,sed
dabat
discerpuntetnubibus
Omnia
E
preces ad
aura
Dei
1' aria.
disperdessero
per
Partem
involi.
momento
un
Mercurio, furono
preghieredei
tratto
ipsorogis,ingrate,petisti?
non
messaggeri. Si
un
quel luogo di Properzio:^
in
pure
nardo
venti,come
le
trovasi
come
ventos
in
corpo
*
a
fiamma,
strepitosa
rogo
il morto
siffatto costume
Di
perchè volando
d' or,
tazza
Che
DECIMOQUABTO.
35
,
scc^.
DEL
anche
Fu
VENTO
seatìmenlo
Antichi,
degli
espresso
une
comm
spesse volte dai poeti, che
gliDei
Giove
Stazio dice
presso
di destrieri.
come
*
Mercurio:
a
il mondo
scorressero
portatidai venti, servendosene
Però
233
TUEMUOTO.
DEL
E
Quare, impiger ales,
prsecedeNotos, Cylleniaproles.
Portantes
vestigianche
questa opinione si hanno
Di
nelle
sacre
lettere. Il Signore,dice il Salmista,*
ascend^Y super
et volavit: volavit super
sta
compariread
per
che spezza
le
Elia. Lo
pietre,e
menando
che s'avanza
,
il fuoco
ma
in
noso,
turbi-
vento
rupi
l' Onnipotente
ma
,
Dopo questo
Segue
i
si sente
monti,
il
ma
re,
fuoco devastato-
un
e si
strepito,
di Dio.
è la sede
non
le
traballano
è nel tremuoto.
Signore non
precedeun
squassa
onde
orribile tremuoto,
UQ
Iddio
ventorum.
pennas
nel vento.
trovasi
non
rubini,
che-
dilata minaccioso
Egli
viene
mente
final-
venticello
un
placido che sibila leggermente
Allora questi si cuopre
il viso col
,
?all'orecchio
di Elia.
mantello,e si pone
prerogativedagliAntichi
le ammirabili
Era
al vento
quelladi
mancò
non
speloncadell'Oreb.^
della
sul limitare
,
saper
buite
attri-
dissetare
,
e
far r ufficio dei
Infatti apprendiamo da essi che
liquidi.
nell'isola di Zacinto quando spiravano i venti Etesii,i
capri per risparmiodi acqua si volgeanodalla parte d?
,
*
Statius, Thebaid.
3
Psalmus17,
^
Et
ecce
et conlerens
commotio
non
Et
Igne Dominus.
ruit vultum suum
gum.
Lib.
in
ante
/.
41.
Dominus
pelras
:
V
Lib
transit, et spiritus
grandis et furlìs subvertens
Uominum
:
non
Dominus
commoliunc
post ignem sibilus aurx*
et
pallio,
3, Gap. 19,
v.
stetit in ostio
in
spiritaDominus.
Et
post
,
il
,
comniolionem
Quod
spelunca; et
tenuis.
Et
cum
ecce
muutes,
post spiritum
ignis:
noii
in
nudissel Elias,opcad eum.
Rcvox
—
seqq.
20*
234
DBGIMOQUARTO.
CAPO
Aquilone ,
fresco
vento
colla bocca
si poneano
e
abbeverandosi
e
aperta ricevendo
in
questa guisa;
,
poi
curarsi
di bere
Caristio, il quale visse
*
Dopo
cioè che
dei
nel paese
bevono
non
che
intorno
riferita altra
aver
«.
,
giunge,*è
»
spiranoi venti
»
colla bocca
»
cercano
ciò che
,
rivolti
più?
della Lusitania
poi
dal
assai lontano
di
e
dodici
in
del
spighe senza
e
senza
delle cavalle
Vere
Ore
romperle,
le
del
Omero
narra
Erittonio, e
che
correvano
il
sopra
mare
sopra
caler redit
vere
in
zephyrum
Exceptantque leves auras,
Diffugiunt:
non,
le
darsi,
affon-
*
versse
Conjugiisvento
cune
al-
ebbe
ne
senza
valle
ca-
fosse
generale:
magis, quia
omnes
e
non
bisogno di nuotare.* Virgiliodice
aver
in
ciò
cavallo,impregnò
re
sì veloci
vaghe figliuole
sog-
quando
impregnasse
ciò che
vero
cavalle
bellissime
Poiché
Cappadocia,quasi non
Borea, che trasformato
vento
,
»
il vento
che
mirabile
più
Borea, e dopo
verso
,
si credè
gregge
si pongono
quell'isola
bevono.
né
acqua
,
Bitinia,le
in Zacinto.
i capri di
Etesii
aperta
più
Che
accade
rone.
Pir-
maravigliosa
pur
di
Filli,gente
gono
Anti-
tempo di
al
cosa
ogni cinque giorni
»
senza
ciò fa testimonianza
altro. Di
il
ossibus, illse
stant
rupibus altis
,
et ssepe sine uUis
gravidse,mirabile dictu!
Bure, tuos, neque
SoHs
ad
ortus,
Boream, Caurumque, aut unde nigerrimus Auster
Nascitur, et pluvio contristai frigoreccelum.
In
^
Aristocles,
?
Jntigonus
Carystius,Hist. mir.
5
Homerus,
lliad. Lib. 20,
*
Virgilitis,
Georg. Lib,
ap. Euscb.
Lib.
Praep.Ev.
3,
44, Gap. i8.
Collect. Gap. 143.
v,
223, seqq.
v.
272
,
seqq.
DEL
Si
*
un'
seguiva
opinione volgare dei
intollerabile che
un
spacciataquesta
favola
autor
storia
come
Varrone.* Tutti questiperò
Lusitania.
Essi
del vento
nati
la
Ma
si
in
fedel
da
^
Favonio
vento
che
figli
sui
di Plinio
seguace
detto
avea
alio
concepivano
le cavalle
«
questa provincia.
a
spirare del
poi parlatodella Cappadocia,
avendo
,
assicurava
si limitò
di Lisbona
le cavalle
parlato che della
questo paese.
meraviglia non
Solino, il quale
Plinio^
e
di trattenerci
contentati
sono
come
riferita sulla fede di
hanno
non
cosa
abbia
certissima,e
Columella^
l'ha
Servio
ripetuta^e
è
ma
Varrone
come
grave
poeta che
un
tempo;
suo
incontrastabile/
di fatto
l'hanno
che
235
TREMUOTO.
DEL
perdonare questo spropositoa
può
verità
E
VENTO
partorisconoi puledri
ci
dei
,
dam
rum
ìncredibilis est io
nia
Hispania, sed est vera, quod in Lusitain ea regione, ubi est oppidum Olysippo, monte
ad Oceanum
Tagro, quaecerto
e vento
tempore
concipiuntequae, ut hic gallinse
solent,quaquoque
S
ed
bis
nati
ex
ova
appellautur.
equis, qui
hypenemia
pulii non plus
?
fcetura res
In
,
^
de
Varrò
vivunt.
friennium
etiam
juxta oceanum
educasse, qui
in
,
inutilis est,
tamen
operam
deriis naturalibus angantur. Colamella
3
ad Sacrum
Ab Ana
equarum
e
Constat
in
Favonio
Lusitani.
Lusitania
Cap. 43. Primus
enim
Hispanise qui procurritin
foeventrem
pertulisse,
triennio
quod
priasquam adolescat,
ne
,
sine coitu
,
circa
de Re
equinoctium
circa
animalem
y
triennium
vitae
non
vivescentia
maritanlur
Tagum
excedcre.
vento
conceptus, flare incipiente
est
et
Olysippo
ora
Lib.
nal.
,
4, Cap. 22.
amnem
equas
fieri,et
conciperespiritum, idque partum
,
sed
!... in
Hist.
Olyssiponemoppidum
equae desi-
vernum,
6, Gap. 27.
Lib.
Rust.
memorabilia
conceptu nobile. Plinius
cigni pernicissimumita:
hoc
5.
C
monte
Oppida
,
vento
flante obversas
Favonio
sacro
frequentarequas
absumilur,.... dabimus
morte
II
,
occidentem
tumque
Lib.
Rust.
,
sit notissimum
Cum
Re
,
e
terra^ quo
etiam
Idem^ì.
Favonio, fere
squse
in
VI
e.
Lib.
8.
idus Feb.
Hispania.Id0m
,
1. e. Lib. 16, Cap. 25.
*
coromotas
contra
,
calorem,
et
eas
duraturos
minime
Lib,3,v.
5
aurarum
dicit, in Hispania ulteriore,verno
Varrò
etiam
Hoc
ardore
nimio
exinde
:
nam
frigidiores
ventos
concipere, et
brevis admodum
ora
tempore,
equas
patefacercad sedanduni
edere
pullos,licet veloces, diu tamen
vitse saat,
Seri"iuSf ad Virg. Georg.
290.
Favonio vento
Ulyssiponis
equae....spirante
m
aritantur.
Solinus
spirita
Polyhist.
,
et
concipiunt,
sitienles viros
236
»
»
DECmOQUAKTO.
CAPO
qualile fé' gravide il vento
più di
mai
vono
storia
che
stimò
che
i
tutti
la
cosa
Padre
però
diede
non
autori
sta
que-
tabili,
rispet-
Disse
rigettarla.
a
accadere
erano
poteva andare
il racconto
se
Egli
esitare
ciascuno
conoscere
per
tendersi
che ciò dovesse in-
letta presso
potesse
che
e
,
scrittori.
il fatto credeasi
luoghiove
a
si
ciò delle cavalle
^
Avendola
certa.
per
Egli dice
»
vi-
questinon
«
Cappadocia. Questo
deglialtri
accorto
più
che
ma
»
Agostinocredè
delle cavalle di
fu
^
tre anni.
Sant'
generale, ma
in
;
sibili
acces-
esaminar
a
'
fosse
Giustino
vero.
ristorico fu più coraggioso.
Eglidisprezzòassolutamente
r autorità
e
credè
degliscrittori
anche
Molti
«
che
potere indicare ciò che aveale
autori
scrive
Lusitania
»
pregnate dal
»
dita delle cavalle
le cavalle
Iago
dalla moltitudine
e
cavalli che
»
Questi
»
sembrar
quelloche
,
1
Edunt
eqnss
trahuDt.
Idem
1. e.
,
In
triennio
5
Quo
,
*
In
auctores
dine
nolEe
ex
si
S.
molto
più
Gallecia.
»
tenuti
dagliAntichi
dovea
esserlo il tre-
i monti
diroccava
ne
e
le
,
ventis couceplos, sed hi nunquam
vento
Augustinus
quisquam
nella
di
*
stesso.
furono
fendeva
Cappadociaetiam
vivere.
1.
[dem
il tuono
dalla fecon-
ragionepossono
senza
,
muoto
2
ed
vento
soprannaturali
cose
per
generatidal
non
im-
sono
delle gregge
quellaprovinciae
veloci,che
sì
sono
il vento
Se
in
sono
nella
,
favola è nata
Questa
vento.
che
ne.
origi-
,
,
»
Don
al fiume
presso
,
data
detto
hanno
egU
,
»
spacciavano quella favola,
ire
ultra triennium
equas concipere,eosdemque fetus
Dei. Lib. 20
Gap. 5.
non
Ecvum
amplius
de Civ.
,
,
voluerit
et
potuerit
utrum
vera
,
sint
explorabit.
e.
Lusitanis,juxta fluvium
prodiderunt;
sunt:
immerito
qui
vento
quse fabula;
Tagum
ex
,
vento
equarum
tanti in Gallaecia et Lusitania
ipso concepiivideantur.
equas
fetus
conciperemulti
fecunditate, gregum mullitutam
ac
pernices visunlur, ut
et
Juiiiniis
Hist.
,
Lib.
Philippic.
44.
238
DECIMOQUARTO.
CAPO
nofonte, i Lacedemoni
'
»
»
cui nel dì
a
centi
c(
di Tenaro
affé
il Dio
gettassele
console
scuotendo
sue
a
case
nel
tremuoto
»
battevasi,scrive Floro,placò la
»
tendete
avendovi
tempio. »'
avuto
che
le
un
Non
tremuoti
sì
tremuoto
si mancò
di
riguardare,
indizi del futuro.
come
per quanto
predireche
lunga
furono
dice
secondo
Talvolta
vasi,avea
augurio. Dione
lo
annovera
essi
che
sarebbe
non
accortamente
prevalendosi
5
Florus,
Xewo;jAoM,de Rep. Lacaedemon.
Aristophanes,ìn Acharn.
inler pr"eliumcampo
Tremente
spesse
Plutarchns
S
Dio
Cassius
della
Deatn
muoto^
tre-
un
ai vati
di
stato
volte
tra
i
ziare
annun-
terza
tilinaria
Ca-
superstizione
promissasede placavit.
Lib. I, Cap. 19.
Roman.
Epit. Rerum
*
Tellurem
,
erano
di
riputavasi
^Cicerone nella
sventura.
solito,i
data occasione
D' ordinario però il tremuoto
qualche grave
2
autore,
il
che precederono,
o sembrarono
presagiinfausti,
*
lino,
Capitotite,
inghiot-
stesso
Plutarco*
l'esiliodi Cicerone
durata.
sinistro
di
III,
il mondo.
presi per segni fausti. Narra
di
promet-
Gordiano
a dir
terribile,
popoli,ne
coi
com-
,
Tellure
Dea
i Pi-
contro
mentre
campo
sacrificj
agliDei, dicelo
si offrirono
per tutto
terra!
l' impero di
Sotto
città,insieme
il suolo
nella guerra
romano,
un
quanto godrei,
,
un
»
Diceopoli:
Se
sentitosi
sacrificio.
un
^
a
Sparta abborro:
Sempronio,
Nettuno
a
,
Io
Tutte
Peana
un
vegnente Agesipolioffrì
fa dire
Aristofane
cantaron
in vita Ciceron,
,
,Viht.
Rora.
Gap. 26. Lib. 45, Gap. 17. Lib.
Gap. 25. Lib. 41, Gap. 14. Lib. 42
55, Gap. 22. Lib. 57, Gap. 14. Lib. 77. Gap. 25.
Lib.
37
,
,
DEL
E
di
come
un
fa menzione
la
repubblica
il tremuoto
Subsedit
Discussere
Di Giuliano
Imperatore
nel
Floro
il console
Tellure,
turbò
fenomeno
sentito
*
Nam,
multa
tam
qux
immortales
^
noLis
Cicero,
alla Dea
egli
che
nota
il
gli eserciti,e
effetto
facta
tempore
naturale, ma
ut
sunt,
I
,
v,
552
,
ab occidente
hsec
faces
,
relinquam,
terrteraotus
in Catil. Orat.
,
3
nocturno
jactus,ut
Pbarsal. Lib.
Lucamis
solo
*
consulibus
viderentur.
dice
mentre
Frontino
come
il tremuoto.^
superstizioso.
timore
coeli,ul fulminum
remque
tremuoto
ma
infelice
sua
tempio
scoraggiò ambidue
illa otniltam, visas
ut
la
sopra
un
non
far la guerra
quali contossi
poco
un
i Picenti:
e
oggetto di
i
tra
promise
specialmenteil Picente, non
come
Vittore, che
pensiero di
suo
recato
Sempronio
contro
della Epitome della
precederono
luogo
essendosi
combatteva
gravare
ag-
Alpes
Aurelio
quel popolo,
spedizionecontro
che
ad
attribuita
prodigi che
i
ai Persiani
ad
tellus
dice l'autore
dal
distoglierlo
a
vicini
nivem.
Augusta
bastarono
cardine
i prodigi
'-*
jugis nutantibué
veteremque
,
tremuoto
civili di Cesare
:
,
Tum
Storia
disastri
le discordie
per
divisa
così
Pompeo
del
descrivendo
Lucano
presagirono gli orribili
che
di
*
funesto.
segno
239
TREMOOTO.
DEL
quelli ai quali parlava,
di
e
VENTO
quae
nuac
ut
omiltain
fiunt
ardo-
cseter.T
Dìi
canere
3.
seqq.
illum
cupido glorise
flagranliorpervicerat, ut ncque terrremotu
que
ncPersiderà
vetabatur
adductus
sit 6nem
plcrisqueprsesagiis,quibus
pelere
Ita
,
,
ardori.
ponere
?
conslernatum
nnSj
vita,
Sempronius
terrjEmotus
lus
ut
T.
De
et
mor.
Imp.
Gracchus
ulrasquc
Cos.
Rom.
acie
Epit. Gap. 43.
adversus
confudisset,exhortationc
superstitionchoslem
Strategem, Lib. I, Gap. i2,
num.
Picentes
conGrmavit
dircela,cum
suos
et
,
subi-
impulit
invadercnt, adhortatusquedevicit. Fronti3.
241
DEI
PIGMEI
forza del
di storia naturale.
avvedutezza
rienze,
false di
parte
e
spe-
non
stare
re-
vano
mancapochi viaggiatori,
loro storia naturale
eterna
rata
du-
questa scienza,i quali nati
più mai, e divenivano universali
i dotti,
e fra gliscrittori di maggior grido,
non
anche fra
a
che
aveano
di favole. La
ammasso
relativi
deglierrori
volta
un
in
talvolta
vaghe ed incerte,
quasi del tutto;e però la
in gran
non
Viaggi,osservazioni
relazioni
assolutamente
loro
conchiudere
sopra tutto,e diffidenza per
ingannatidalle
una
GIGANTI.
DEI
duopo rifletter molto per
solo raziocinio,
che gliAntichi
un' ombra
era
E
fa
Non
ancora
('')
DECaUOQUIlVTO.
CAPO
morivano
bene quanto deboli fossero le forze della scienza
mostra
stessa,che
e
giungeva mai
non
che fornita di
dimostrate
che
daglierrori,
la
Per
avanzamento.
avere
I opera intitolata; Tradilions
LBOFABDJ.
—
Errori
slato
una
di
troppo piccolnumero
opprimevano
("i)Questo solo Capo è
rialzarsi dopo
potea farle valere
non
,
un
a
ed
,
per
duta,
ca-
rità
ve-
liberarsi
impedivanoil suo
un' idea dello stato in cui trodal signorBerger de Xivreynelpubblicato
tèratologiqiies
pag. 402. (Nota
,
popolari.
dell' Edit.)
21
242
DECIMOQUINTO.
CAPO
vavasi
la storia
anticamente
naturale,basti
quella parte della medesima
la quale sembrerebbe
umana
che
riguarda
dovuto
aver
il mondo
Tutto
civilizzato fu nei
della esistenza di
d' individui
dava
più
non
il
alti di
di
nome
al
si tiene
vita di venti
presente
secoli per
Aulo
Filostrato
tenuta
Oltre
Stefano
creduta
per tacere
di
ora
agli
Erodoto,*Ctesia,'^
Bizantino
Stazio
Empirico
*
Eusichio
1
Herodotust
2
Ctesias
poemetto sulla Fenice,attribuito
,
5
Julus
*
Sextus
5
generat
Gellius,
Attic.
Noct.
Antoninus
Liberalis
'
Lucianus
in
8
S.
art.
^
Lactantius
,
Hermot.
Attgustinus,de
t
Phoen.
Lib.
adversus
i
6
Biblioth. Cod.
Phot,
ap.
Empiricus,
Hesychius in Lex.
,
sinu.
Sabaea
terra
Euterpe, Lib. II, Gap. 32^
in
in Indicis
72.
9, Gap. 4.
mathemat.
NwSai.
Metamorphos. Gap.
sive de
Giv.
v.
il
Liberale/Luciano,'
Sant'Agostino,®
hinc succos
et odores divite Silva,
Colligit
Quos legit
Assyrius,quos opulentusArabs;
Quos aut Pygmeae gentes, aut India carpit,
molli
popolo
,
Lattanzio,in quei versi:**
Aut
,
quando parlano
questo chimerico
Sesto
altri,
del
r autore
Una
vergognosa
citano
di
menzione
Antonino
Lessicografo,®
a
,
,
Pigmei,fecero
di fatto
verità
,
tutti i moderni
che
questa
dell' America^
,
e
fino al risorgiment
,
Claudiano
suaso
per-
cubiti,ai
Omero
è pur
errore
'
Gelilo
antichi
due
o
per
1'esistenza
un
,
uno
sempre
fatale alle scienze.
e
tempi
Pigmei. Da
tutti i dotti hanno
fola,che
dei
piti
popolo piccolissimo
sto
, compo-
un
delle scienze,si è
uomini,
razza
delle altre.
conosciuta
come
la
essere
,
quali si
esaminare
Dei,
79,
16
sect.
Lib.
seqq.
16, Gap.
«.
Gli Antichi
PIGMEI
non
sono
dei
Pigmei. Aristotele
il paese
per
dimora.
di
li
che
questiè Filostrato,
Plinio
li colloca
Solino
Gange.
udito
avea
'
montagne,
Alcuni
sulle
però ,
li pone
li
ne
gru
La
patria
Pigmei
Daimaco
presso
palmi di altezza.^ Plinio
Altri
Plinio stesso
-
autori
3
Plinius
thamaei
tes
Aristoteles
Indus
,
statini
Hist. nat.
tenent.
Prasiorum
Lib.
narranlur
excedentes
*
Est
supra
et
che
che
Tracia,ma
6
,
è
le
ternas
'
loro tre
di questa
Gellio
tenza.
sen-
concedono
ai
il
di
Certo
nome
Lìb. S, Gap. i2.
SolinnSj
Polyhist.
hos
Supra
montanisPigmseitraduntur.
in
gente, quorum
Gap.
danno
menzione
di statura.
19.
controversa.
meno
Strabone
in parte montium,
cxtrema
,
hoc est, tcrnos
spithamas longitudine,
salubri coelo semperque
I. e. Lib. 7
Gap. "1.
,
Idem
oppositis.
qua
a
creduto
aveano
in
Aulo
presso
Ilistor. Àaimal.
,
Pygmaei
non
,
Pygmaei
Montana
aveano
,
non
fa pur
Pigmei due piedicirca
"
Sant' Isidoro. *
anche
stata
dei
statura
e
quelle
su
cacciati.*
avessero
Megastene
fosse
numero
sorgente del
abitavano
posto i Pigmei nella Caria.^ Altri
la loro antica
la
da
dell' India. ^ Anche
essi
apparisce da
come
l'Etiopia
lontano
poco
verso
li addita
qualice
un
monti
sui
dire che
loro
vicino
nell' India. Del
li collocano
e
li pone
assegnano
trasportano
minare
nel deter-
loro
concordi tra
sorgentidel Nilo.* Altri
Altri
DEI
E
alle
questa regione,
243
GIGANTI.
DEI
vernante,
montibus
ab
Spi-
dodran-
Aquilone
,
gens
diximus.
ibi statura
Hi
montana
cubitali,
quos
Indise
Graci
tenent,
a
cubito pymaeos
quibus
est
Orig. Lib. 11, Gap. 3.
5
Plinius, Hist. nat. Lib. à. Gap. 29.
6 Ubi
Pygmaeorum gens fuisse proditur,quos Galizos
a
duatque gruibus fugatos.Idem, 1. e. Lib. 4, Gap. 11.
vocant
,
vicinus
de
Uceauus.
iS'.Isidorus,
'
Barbari
vocant,
cre-
Slrabo
Geojjr. Lib. 2.
Pygmseos quoque (ajunt)haud
,
8
sunt,
non
Alt. Lib.
longiores
esse
9, Gap. 4.
quaro
longeab
pedcs duos,
et
iis
nasci,quorum
quadrantem. y4ii/ns
qui longissimi
Noci
Geliìtts,
244
DECIMOQUWTO.
CAPO
dalla
alcuni credesi derivato
Pigmei da
voce
greca
T"5xy5,
cubito.
significa
che
assai celebri le guerre
Sono
gru, descritte
Omero,*
da
già
dei
Pigmei
poi
da
e
contro
le
Giovenale
in
quei versi:*
Thracum
subitas
Ad
volucres,nubemque
Pygmaeus parvis currit bellator
Mox
impar hosti,raptusque per
Unguibus
a
Gentibus
in
eadem
sembra
»
il
^
che
curvis
aera
si videas
hoc
est altior uno.
non
queste guerre
,
popolo dei Pigmei
tempo, essendo
nemiche.
:
ridet
spectentur praelia,
pede
Mela
Pomponio
che
micidiali,
suo
assidue
ubi tota cohors
Nemo,
in armis
nostris,risu quatiere,sed illic
Quamquam
Secondo
fertur grue:
saeva
sonoram
quelloperò
Da
si abbia
dedurre
a
die' egli che cavalcando
dalle
che
si
arieti
e
saette
(iPigmei)
nella
»
sieme
al
distrugganole
e
uova
al
Plinio
in
,
«
È fama,
di
armati
e
,
primavera scendano
h
,
legge
capre
più
si
bili
formida-
sue
il contrario.
,
mare
esisteva
non
distrutto
stato
state
erano
e
tutti in-
uccidano
i
,
»
delle
piccolifigliuoli
»
non
»
già cresciuti: Che questa spedizionesi compia dopo
»
tre mesi:
»
fango
»
Pigmei
gru,
,
le
penne
,
'
Homerus
Jnvenalis
*
,
v.
3
,
di
quelliuccelli
siano fabbricate
Aristotele
uova.
caverne.
lliad. lib. 3
,
Sai.
Pigmei
gusci di
nelle
vivono
2
e
dei
case
»
facessero,
non
se
alle gregge
potrebberoresistere
Che
il che
Lo
stesso
narra
con
che i
Plinio dice
seqq.
i3.
,
3
Fuerc
interius
grues dimicando
?
Fama
rst
,
minututn
Pygmffii,
defecit.
Pomponius
insideiites arietum
tra
genus, et quod prò satis frugibuscenMela , De Situ Orbis Lib. 3, Cap. 4.
caprarumque
dorsis
armatos
,
(Pysagitlis
246
DECIMOQUINTO.
CAPO
'
»
originideglialtri
le
quella delle
dei
»
sono
guerra.
»
Vicino
verità,che
già favola,ma
»
piccola,come
»
vono
dicono,sì
essi alla
nelle
popolo dei Pigmei
dubbio
dare
occasione
della
sua
aver
veduta
se
a
non
è
egli stesso
figuraumana,
)"
nero,
7)
mini, secondo
»
da donne
ma
,
il
di statura
AristoteUs
,
abitano
,
seriamente
Egli
esiste in
avrà
ma
asserirlo;
avute
avrebbe
taciute,affine
di far poco
ci assicura
di
almeno
tutto
,
Atbenseum
certa
«
il corpo.
di
per
gente di
Gli
color
uo-
accompagnati
erano
più pic-
ancora
Deipnos-
Lib. 8, Gap. 12.
non
conto
di
piccolissima,
racconto
Ornitbogon.ap.
Hist. Animai.
cioè
dunque
simili a loro,e da fanciulli
in
di cavalli. Vi-
che
agliAuxumiti,
suo
razza
nell'Etiopia,
navigando
coperta di peli per
e
poiché non
,
ma
favoloso,
avesse
Nonnoso
paludi che
quivi una
Nilo.
degli
origineil Nilo
Pigmei
qualchemiscredente
dagliOmeriti
BcEus
ci dice
le
non
affermazione.
»
ha
d'uomini
delle forti ragioniper
fatto assai bene
recarsi
i
luogo,
paese
alle
recano
v' abbia
sorgenti del
alle
realtà vicino
Dal
»
foggiatrogloditica
,
Aristotele
caverne.
che il
*
si
questo luogo abitano
è
"
gru
poichéparlando
stesso
uno
«
al di sopra dell' Egitto,onde
»
esser
adottata la favola
colle gru,
Pigmei
^
Sciti,scrive egli, le
senza
abbia
non
di cotesta
»
a
è
ora
,
queste che di quelliin
fa menzione
non
di
sussistesse
se
,
che Aristotele
sì di
vano
somiglia-
Beo
ornitogonia,che
sua
rischio
della guerra
Omerica
la
gru,
Se
»
dai Naturalisti.
considerata
Sembra
onorata.
aveano
uccelli indicate da
perduta , correrebbe
poco
V
che
queglistessi Pigmei
di
Lib.
9.
Dlìl
coli di
»
nel
d'
figlio
cui fabbriche
da
dire che
Convien
quale
essendo
dovea
cubito
della nostra
essere
e
delle
gru
il
avendo
essi che
per
veduto
preparativi come
le
degliocchi
uno
Esse
in
di
i
una
1'esercito
era
varie
battaglie
maggior parte
piglioa una
verga
avuto
sul
che
narra
e
che
somigliavaun
LegatioQum suarum
degno
ap. Phot.
di
riferito da
stanco
una
formicaio.
gli occhi
mirazione
am-
per
addormentatosi
terreno, fu assediato da
strofinandosi
e
svegliatosi,
Hist.
Ercole
questo eroe,
Anteo,
con
loro
avventò
,
fatto
un
l'
del-
dopo, ma
via,riempiendod'
più.di quello di
qual ci
Pigmei ,
Nonnosns,
la
truppe Pigmee. Ecco
il combattimento
giacendosteso
che
avanzava
infatti poco
vennero
le fece volar
e
considerato
Filostrato ; il
un
uno
per
il nemico
assaliti.Il nemico
,
*
caverna,
assai penoso
antecedentemente
che
delle bastonate
di
paziente,
,
dato
prigioniero,
essere
prigione.
,
Pigmea.
armata
al loro
più.alti di
non
dei
dire da
privata di
avea
uomini
giorno
presto li avrebbe
ben
tenerlo
speciedi
una
testi
Co-
al forestiere,
intorno
Un
statura.
egliudì
occhio.
un
fosse assai
carcere
un
ospiti faceano
guerra,
in
fatta per
,
suoi
Greco
infatti menarsi
poichélasciò
la
quel buon
di statura
uomini
di
l'ordine
riceverono
vento
basse,
lo condussero
si alle gambe,
attaccatigli
cui
assai
affollarono
si
un
città,le di
una
maggior parte di
loschi uomiciattoli
re,
da
abitata che
la
cubitale,priviper
e
ad
sicuramente
state
era
non
spintodal
stato
247
vigando
eglina-
come
,
sbarcato,recossi
saranno
poiché essa
Isacco
Zingitano,era
mare
•
spacciano che
Arabi
gli
Giacobbe
a
GIGANTI.
DEI
E
Anche
»
isola,ove
certa
a
'
essi.
narrò
Greco
PIGMEI
con
una
tità
quanErcole
mano,
BiLlioth. coti. 3.
248
CAPO
coir altra la
Stese
pelle del
avviluppati,come
così involti
a
le
creduli
dei
osò
mostrarsi
*
che
core, in capre,
che
gli stessi
«
in
buoi, e
abitanti
in cani
sono
lezza
»
popolo di Pigmei: poiché cotesto
»
duto
uomo
popolo Pigmeo
ovvero
nel
luogo
dei
che
loro
piccolepe-
di
e
abbia
picco-
favola,eglidice,^odo
so
voluto
addurre.
fu
ve-
se
del
parlar
Seppur....
«
che
narrarsi
e
fingereun
Non
»
e
»
forti
naturale
di fede.
per
degli
popolo non
nani
sono
dice
piccoli:
ancor
immaginare,
degno
verun
Longino
di
in
dei
esistenza
piccoli,ma
pur
))
da
della
consistono
guerrieri.
Forse, soggiunge, la
occasione
immensa
Strabene^,il quale
»
die
Euristeo.
congratularcicon
a
persuaso
le loro gregge
«
,
quale
nemici,li condusse
solo fra la turba
poco
è
nella
del fiume
favole,abbiamo
Pigmei. Questi
Etiopi
Nemeo,
suoi
nel fondo
che quasi
scrittore,
uno
Leone
i
gliotti
,
qua
pescare
Lasciando
»
DECIMOQUINTO.
le
»
ciò
»
tolé
»
Pigmei, non
))
rinchiuso,ma
e comprimendogliil corpo,
serrandogli
»
fanno
che
è
non
nelle
solo
ancora
credersi che anche
inaudite
di
3
res
dei
favolose, da
lui
le
lette
Strabo
,
Geograph. Lib.
Longinns
Eiant
autem
de
Sublim.
Può
Pigmei
credibili
in-
cose
in
,
certe
,
a
vii prezzo
aver
da
riferite
i7.
Sect.
44.
,
isti
omnes
iacredulre. Aulus
inaudita;
tolte
avea
porto di Brindisi.'Dopo
libraio nel
'
e
è
della verità
all'esistenza
intorno
vi
ristringa.»
dubitasse
Gelilo
Egesia, che
,
3
Aulo
si
e
chi
cresca
di
di Gtesia,di Onesicrito,
Aristea,d'isigono,
Polistefano
un
diminuisca
che
questa fola notissima, tra
poiché annovera
opere di
impediscono
si diceva
di ciò che
allevati coloro che si chiamano
qualisono
,
sca-
miraculorum
libri Grseci
,
Gellitis
Noci.
,
Alt. Lib,
fabularumquepieni;
9
,
Gap. 4.
PIGMEI
DEI
di
alcune
quellefavole,dice
quelle opere
in
che
ma
,
249
GIGANTI.
DEI
E
che
altre molte
stimò
lesse
ne
affatto inutile il trascriverle.
*
siamo
Noi
che
ciò
in
la
Altri lo hanno
'
Wonderart
hanno
all' originedi
È
a
credersi,che
quel
dee
benché
»
»
abbia
e
'
nos
non
2
1.
et
Perdicum
fDttcct.
a
trario,
con-
pigmei,
sono
dalla
combattere
con
ciò che
possiamo
voce
Sed
pluralegiraus.
cum
'
»
dire dei
asserire
egual certezza
Mytholog.Grsecoruni
ea
dei
scriberemus,tenuit
juvandumque
usum
vitse
in decantato
Pygm., Gruum,
Lello.
5
Bartholin
Eztchielis, Gap. 27,
,
de
Pygmaei sunt,
7ruy/x^5,
qua;
il
e.
,
*
S
,
popolo Pigmeo.
taedium, nibil ad ornandum
scriplurae
fFonHerart
Omerici
s' interpreta,
combattimento.
Haec, atque alia istiusmodi
/,dem
pertinentis.
Pigmei
del minuto
attissimi
possiamo
idonea:
muris
,
che
Truy/xv]
,
non
sa
esponendo quel
Bisogna confessare,che
Pigmei
suspenderuntin
Tiro, die' egli, «
delle torri di
guerrieri,
greca
più. Si
Girolamo
S.
fa menzione
neppur
cioè
opinioni
tenuto
sconsigliatamente
il Lirano.
come
I custodi
esistano
riferirsi ai
alcuno
per conto
taluno
passo
loro
ipsicompleverunt
pulchritudinem
tuam,^
tuis pergyrum:
non
Ludolfo,Banier,
Sed et Pygmcei,qui erant
:
tuis,pharetrassuas
in turribus
berto
Al-
i Gesner,
Thurneisser,i Bartholin,*
di Ezechiele
passo
lo facessi.
questo stravagante pensamento.
protettoridei Pigmei, non
i Schott
che
i
anche
Se
abbondantemente.
proposte le
,
intorno
chimera.
Jasone, Giobbe
Eduardo
strare
dimo-
duopo
aspettare che io
fatto
già
fa
non
una
si dovrebbe
bisognasse,non
Jablonski
è
Pigmea
razza
Magno,
in cui
tempo
un
grsco
in Ezecbiel. Lib.
Pygmseis.
hoc
est
sermone
S, ad 1. e.
v.
di.
bellatores ,
in cerlamen
et
ad
bella
verùtur. S.
octtÒtou
:
pronaptissimi
Hieronymus, Commeatar.
250
Giganti.Si
che
di
scrittori contro
della
Marini
Donato
addurre
soglionsi
è forse
lungo
in favore
il P.
che
di
Gigantiv'
per
gigantiuomini
dell'ordinaria.
Calmet, dopo
una
o
due
di
sepolcralenel
Wreta, eglitrovò
umana
e
con
cranio
ai curiosi
scheletro
r
osso
del
le
ossa
delle
lo fece
erano,
della
Le
secondo
ossa
di
chiesa
delle
per
delle
cosce.
lunghezza
luogo ove
dar
campo
di questo
cosce
alla
era
stato
assicura
che
tura
curva-
15, e
dal
pollici
alte sei
11 cranio
negligenza.Il Sig. Tiburtius
stero
mona-
lici;
rapporto, lunghe 23 pol-
il suo
erano
facendo
dentemente
figuraevi-
di
gamba, dal ginocchiosino
coste,che
negliatti
del
o
cavicchio
piede,48 pollici
; il piccolo
delle
ossa
riporrenella
di osservarlo.
cimiteri
lo tolse dal
che
,
curato
e
nel 1764
braccia,e
e
pra
so-
maggiore
inserita
scheletro
uno
grandezza meravigliosa;
giaceva,e
volte
Signor Tiburtius,proposto
fossa
scorso
di-
aver
nazioni,intendendo
popolodi Wreta, in una relazione
di Svezia, dice che
dell'accademia
una
eppure
pote'rconchiudere
del
scavare
che
dissertazione
una
intere
avuto
di statura
Il
delle prove
D.
,
avea
i Giganti,
Magazzino Toscano,
quella sentenza:
creduto
avea
sco
France-
sopra
di
Giganti in
i
sopra
questa materia
del
più
sufficiente
accademica
XVII
dinaria
straor-
si -è detto da
la insufficienza
qualche tempo prima
a
ciò che
nella lezione
di mostrare
ancora
degliuomini
falsità assoluta. L' Ab.
sua
inserita nel Volume
ha cercato
esistito
questa opinione non
convincerci
si crede
e
corporatura affatto
Tutto
meravigliosa.
e
,
abbiano
e
grandissima,
di statura
a
dagliAntichi
è creduto
molti dei Moderni
da
DECIMOQDINTO.
CAPO
10
bacino
infranto
per
quelleossa
poste insieme nella loro posizionenaturale,formavan^^
DEI
in
breve
una
memoria
di
fatto
qualche
di
dee
Giganti
il
è
uomo
ciò
Tutto
Svezia,
non
inserita
si
di
mostri
assai
statura
se
gli
cademia
dell'acche
talvolta
aver
dell'
giudizio
nostro
Martin,
atti
provare,
maggiore
il
dubitare
Rolando
negli
pure
argomenta
che
solo
251
GIGANTI.
lunghezza.
sospendere
farci
e
DEI
e
sorprendente
di
scheletro
uno
PIGMEI
Antichi
sto
queesistito
ordinaria.
ai
intorno
abbiano
errato
,
0
no
neir
ammetterli.
fra
i
; benché
chimera,
intorno
pregiudizi
sia
moltissime
ad
fole.
Ci
essi,
certo
la
che
ridicole
erano,
come
loro
opinione
i
se
idee
la
dall'
dunque
asterremo
sopra
Giganti
che
favola
non
gli
tale
sono
Antichi
dei
verare
anno-
getto
oguna
aveano
Pigmei,
rissime
pu-
254
cavallo;ì secondi onocentauri,perchè
greco vale
r idioma
lingua vale
nella stessa
OV05
di
della esistenza
ammisero, per
asino. 11
questimostri,e
in ciò di sentimento
furono
Li
DECIMOSESTO.
CAPO
conforme
parlar di
non
moltissimi
^
chiama
i
gamene,*
Per-
lamo,^
Giro-
centauri,fiere
descrive magistralmentedue
e Virgilio
montagne,^
delle
di
File.' Omero
Manuele
dotti
molti.Grate
Plinio,*
Nonno, Pindaro,'
Flegone,*S.
e
suaso
per-
quellodel volgo.
a
altri
volgo fu
questimostri,che galoppandoscendono
duo
Ceu
nubigenae cum
ab
:^
alto
centauri, Omolen, Othrynque nivalem
Descendunt
Linquentes cursu
rapido;
dat euntibus
cedunt
Silva locum, et magno
Altrove
vertice mentis
dal monte
arbusta
fra le fiere .10
i centauri
egliannovera
ingens
fragore.
monstra
Multaque praetereavariarum
ferarum,
Centauri in foribus stabulant,ScyllequeLbiformes.
Teseo
Così pure
presso Seneca:"
trepidantmonstra, centauri truces,
multo ad bella succensi mero.
Lapithaeque,
Tane
Diocle
^
3
vasta
narra
presso
Crates
Pergamenus
Nonnus
Plutarco
che
ap. ^lian.
Hist.
,
Lib. 14,
Dionysiac.
,
Pindarus
?
Plinins,
5
Phlegout de mirabil. Gap. 34,
S. Hieronymus
adversus Vigilant.
,
^
2
Pyth. Od.
nat.
,
Lib.
v.
82
Animai.
Lib.
17
,
Gap.
193.
v.
3
Hist.
pastore giovinee
un
,
seqq.
7. Gap. 3.
y
'
Phile
De
,
Animai.
Gap. 40.
1, v. 268.
Lib. 7, v. 674,
8
Homerus,
9
Virgilius, iEneid.
Idem, 1. e. Lib. 6,
""
1'
Seneca,
Iliad. Lib.
Hercul,
v.
285,
Furens, Act.
seqq.
seq.
Ili, Scen.
2,
v.
777,
scq.
9.
mostrò
bell'aspetto
di
dentro
»
DEI
CENTAURI,
DEI
lui
a
piccolosacco,
un
da
dicea
al capo
»
sino
»
inferiore
»
altri bambini
il
alle mani
e
Periandro
a
di
era
Talete,
egli
come
parte superiore
nella
figuraumana,
gli
cavallo,e vagiva poi come
somigliavaun
di fresco. »*
alla luce
venuti
a
e
nato,
nella
quale
,
2S3
EC.
bambino
un
«
cavalla
una
,
e
CICLOPI,
Talete,
Periandro
a
questa meraviglia,consigliò
veduta
far
»
non
»
essi si
di
uso
pastoriper
esercito
Meraviglioso
d'ambi
i
,
Claudio
chiamato
ne
Centauro
l'immago:
più basse membra;
man
somigliail padre.
dir di
ippocentauroe
Plinio,«
in
»
giorno.Ed
io, soggiunge Plinio,nel tempo
del
»
impero, ne
vidi
mele.
un
che
nello stesso
mori
»
uno
gli
nacque,
a
Imperatore lasciò scritto,
Tessaglia
nacque
,
le
alla
Alla faccia
dir di Pindaro
a
uomo
genitorserba
della madre
Ha
di far che
o
,
da un
ippocentauri
nacquero
di Magnesia : ^
e dalle cavalle
di
,
Infatti
ammogliassero. »
Che
le cavalle
«
nel
portatogli
dall'Egitto
suo
»^
questo ippocentauroparlapitia lungo Flegone Tral-
Di
liano che
ce
città
»
Saune,
»
pocentauro
»
veleno
»
male, lo
*
2
S
su
di
un
monte
mortifero... Il
mandò
Pltitarchus,ia
con
re
molto
avendo
altri doni
a
VII, Gap. 3.
illi ex
completa. «
ritrovato
preso
vivo
Cesare in
In
ip-
un
alto che abbonda
di
quell'ani-
Esso
Egitto.
Conviv.
septem Sapient.
Pindarus, Pyth. Od. 2, v. 85, scqq.
HippoceatauTumiaTbessalia natum, eodem
patu ejus allatum
Lib.
regalauna descrizione
dell'Arabia,die'egli,fu
ne
^gypto
in
die interiisse. Et
melle vidimus.
nos
princi»
Plinitts,Ilistor. Naturai.
256
»
DECIMOSESTO.
CAPO
di
cibavasi
carne
ma
potendo sopportare la
non
,
morì
dell'aria,
»
tazione
»
to, salatone
))
sto
»
truce
»
erano
»
d' innanzi
»
e
»
dal
»
come
»
non
nel
ben
presto.Il prefettodi Egit-
il cadavere,lo
spedia
palazzo imperiale.La
dell' umana.
Le
pelose:
fianchi
ed al ventre.
tendente
chioma
sale,a somiglianzadella
fisonomia
e
era
più
le dita di queste
alle
unghie solide
benché
fu espo-
ove
si univano
Avea
al rosso,
Roma
sua
mani
sue
i suoi
mu-
di cavallo
annerita
cute. Non
alquanto
così
era
gambe
grande
contuttociò
soglionodipingersi
gl'ippocentauri:
potea dirsi piccolo.»*
due
Ecco
testimonianze
dare
È
vedere
a
che lo ha osservato
ragioniche
averne
minutamente,
gliocchi
con
bra
sem-
pri.
pro-
fondato
,
di furberia
abbagliare,accusi
possono
l'ippocentauro all'Imperatore
inviò
che
colui
di
che il Sig.Freret
incommoda
bene
cosa
sopra
lo descrive
Flegone,che
uno.
favore
precise in
dice espressamente
degliippocentauri.Plinio
veduto
assai
e
,
voglia farci sospettare che queir onest'
di
la metà
di cavallo
udita
Abbiamo
Udiamo
ora
il
Phile,
mostro
si vedono
tefatto
ar-
in alcuni
ancora
de
de
una
descrizione esatta
quella dell'onocentauro
dell'ippocentauro.
che
ci offre
volto, la chioma, il petto,il collo,
d'uomo
Tutto
Phlego,
un
:
D'uomo
*
così
*
File
S
formato
cadavere
un
storia naturale.
di
gabinetti
Manuele
e
sopra
nestata
in-
,
quelliche
a
umano
corpo
del capo
mozzo
simile
un
abbia
uomo
esso
avea
Mirabil, Gap. 34.
Animai.
Cap. 40.
persino al ventre,
Mani
Di
le mammelle:
Il ventre
dita
e
umane:
dorso, il fianco,
il
piedi d' asinina
i
,
257
EC.
CICLOPI,
d'uomo,
avea
pure
donna
DEI
CENTAURI,
DEI
forma
,
Gli die natura.
Emblema
uomini
sarebbe
ciò che
avea
di
dei
uomo
conviene
lo stesso
quellodei
che
di questa
ciò che
asino, e
che
i
i centauri
pigmei, e
che il
non
numero
favola, contrabbilanciò
dotti che la sostenevano.
di dubitare
tutto
e
uomo.
osservare
applauso
saggi,derisori
di
avuto
il capo
se
di
avuto
avesse
avesse
Frattanto
ebbero
questo animale,
stato
di asino
avea
espressivoper rappresentaremolti
veramente
della esistenza
di
fa egli dire
glianimali,...
Senofonte
quelle bestie:
Crisante,*io
»
tutti
»
principalmentegì'ippocentauri,seppur
a
meno
alstra
mo-
«
Fra
imito
questi esisto-
'
Eraclito,*
Palefato,*Diodoro,*
Luciano,^Artemidoro,'
Cicerone,^Seneca,'Celso Giu»
no.
»
Agatarchide
,
risconsulto,
Apostoliohanno
chimerici.
esseri
col
quale
adottata
Lucrezio
combattuta
ha
certe
Nulla fuit
*
Xenophon Cyropaed.
2
Jgatharchides,
coraggio
Egli
afferma
fit imago,
non
talis natura
il
come
li ammetteva,
secolo.
suo
centauri
quoniam
per
opinione che
nel
vivo
ex
distinto
si è
la
universalmente
....
riguardatoi centauri
animantis
:
,
*
Heraclitus
de
Palcepfiatus,
'
Diodorus
Luciamis,
'
Artemidorus
Rul)ro
,
ìd
Hermot.
De
f
Cicero,
^
Seneca
,
de
Natura
Epist
Lucrelius,
de
ap. Phot.
BiLlioth. Cod.
250.
incrcdibil.
Siculus, BibJiothcc.
^
*"
mari
inrredibil.
de
,
*
*
de
Somn.
sive
de
Lib.
Deorum,
Historic.
Sect.
4, Cap. 48.
Lib.
II.
58.
Rerum,
nat.
Lil). IV.
Lib.
i.
Tusculaii.
1
Qua-il. Lib.
I.
258
ed
DECIMOSESTO.
CAPO
prendea
altrove
mostrare
con
la
argomenti
sua
posizione
pro-
*
:
,
Sed
centauri
neque
queat duplicinatura,
Esse
membris
alienigenis
Ex
illinc par vis ut
Hinc
Floret equus
Ubera
,
demum
Confìeri
credas
Inter
se
quorum
Quas
neque
Ovidio
benché
et veterino
florescunt
nelle
sunt
eadem
*
2
3
truce
Ovidius
Idem,
sub
Rerum.
moribus
nec
jucunda
li
sumunt
Metamorph. Lib. i'2.
Trist. Lib. 4, Eleg. 7,
i centauri
fra i mostri
Medusa^
Chimaeram,
5,
,
v.
artus.
chiami
separet angue
Lib.
per
fuisse comis:
Virginis,esse
Nat.
unis
annovera
prius ora
quse flammis
Lticretiusy de
robora
Metamorfosi
Gorgonis anguineis cincta
A
videmus,
projiciuntaetate senecta,
sue
utero
esse....
pariter,neque
Credam
canes
equorum
nec
membra
altrove nondimeno
himemhres,'^
favolosi e immaginari:'
Esse
:
semine
posse,
ardescunt,
Conveniunt, neque
senecta,
lanugine malas
discordia
simili Venere
se tate
fiorente,juventas
centauros
Gorporibus, neque
Nec
quin saepe etiamnum
lactantia quaerit.
fugientilanguida vita;
vestit
homine
ex
corde.
impiger annis,
vires
pueris 86 vo
et molli
forte
actis
validae
deficiunt
Membraque
potis sit.
esse
cognoscere
in somnis
Post, ubi equum
Occipit
sic
non
haudquaquam,
puer
mammarum
Tum
compacta potestas,
tribus
Principio circum
bino,
et corpore
quamvis hebeti
Id licet hinc
Ne
fuerunt, rieque tempore in ullo
11, seqij.
leam
;
Quadrupedes homìnes
Gygen
Gentimanumque
Mutatura,
Lucano
di
e
Ovidio, poiché è
centauri
te, carissime, credam
diverso
manifesto
Thracius,
dice^ che
»
ed
«
persuaso
intese
gliuomini
della
Ma
mentita
onesti
che
Galeno
avrebbono
Pindaro
che
li
da
scrive
egli,attendi
che
vorrà
non
e
uomo
un
te
ne
da
tutti si è mostrato
diamo
già far
a
cerchiamo
noi, che
Pharsal.
*
Lucanus
2
Plutarcìms
,
Lib.
Virtutem
,
a
di
mezzo
potevano
non
chiedendo
scale; e
nati
esser
cavalle.
cantare
e
a
licenza,sicuri
altro che
senza
gliascoltatori,
»
col
ai
care,
potuto sedere,fabbri-
alcune
pure
solo quanto
ammettevano,
detto
avea
,
gione,
ra-
spacciavasiintorno
i centauri
luoghi alti
salire ai
di
i giganti,
gl'ippocentauri,
di quanto
vanità
esistono
sopra
esistere;ha deriso quelliche
come
parlaredei
enti
come
centauri; ha provato filosoficamente che
loro
Lucrezio
biformem.
questi mostri
altrimenti
non
»
ciclopi.
i
quello di
linquitur^Emus
Pholoe
populum
et
considerando
al nome,
da
che
Tum
»
virum.
*
quel luogo:
in
Plutarco
,
deposuissemei.
curam
fu di parere
non
,
semibovemque
,
prius, quam
cunta
ego
pectora vinctos
cum
Harpyias serpentigerosqueGigantas
et
,
Haec
259
EC.
virum, tergeminumque canem;
Tergeminumque
Sphingaque
CICLOPI,
DEI
CENTAURI,
DEI
rendere
ha
gì'ippocentauri
Caro
Pindaro,
far dei bei
che
preso
ri-
la tua
attoniti
e
conti,
rac-
musa
fatti
stupe-
pretendere d'istruirli.« Quanto
la verità
3,
v.
doceri
e
197, seqq.
posse.
non
le
favole,sap-
260
DEClMOSeSTO.
CAPO
»
piamo
bene
»
mente
meschiarsi
in
Alessandrino,*S. Basilio,
^
adottarla
sembra
^
Elia
Pagani.
la favola dei
favola
similmente
favolosi
S.
indeciso
altri la chiama
Cretese
gli esseri
tra
ebbero
rimanere
o
qualche luogo ,^in
dei
cavallo. »*
finizione dei Gentili. Lo stesso
una
per
assoluta-
può
non
quella del
con
Agostino,*Sant'Isidoro"
Sant'
che
umana
Clemente
Padri,
i
Tra
la natura
che
Girolamo,
di
su
essa
invenzione
e
gì'ippocentauri
pone
colle sirene.
poeticiinsieme
e
tauri
cen-
*
Molti antichi
per domare
i Tessali
aveano
*
Galenus,
2
Clentens
3
S.
*
FabuIiB
natura
de
de
Gctse
3, Gap. 1.
de Centauris,
sunt....
de
conjuncta. S. ^ngustinus
His temporibus fabulae fictsesunt
quod
Civ.
,
'
4.
Lib.
virginitate.
vera
,
de
Chronic.
an.
i8, Gap. 13.
Triptolemo, quod, jubenlc Cerere,
Dei, Lih.
volando
hominem
esse
velocissimum.
S.
'
Idem,
8
Pro
Hieronymus
Vit.
verbum
6,
hippocentauros
D'*Kj quod
Gap. 14,
v.
4.
Hydram,
hominibus
Gentauros,
alque
fabulae;quid
narrent
in
nos
ci
aves
,
feras^ et (lores
liumiiiandam
superbinm , hoc Dei judicio,
regum
in Daniel, Lib, \
1.
ad Gap. 4, v.
meut.
et
quoque,
et
Commen-
Grsecae,
Cbimae-
et
arborcs
et
faclos
ex
,
est, si ad ostendendam
mirum
Idem,
incredibiliora
multo
Gum
—
Gen^
ipsuni
reliquiinterpretes
Ires
ululas verlimus.
Scyllam
prodiderint;
historise accidisse homiuibus
Bomanse
Gap. 6.
soliLXX
sunt, imilantes
interpretati
,
ad
idest,
cremit.
quos
fuisse
,
velocitatem,quia equum
Vigilaintium,
primi
quoque,
dicunt
confictam
I, Gap. 40.
Lib.
Orig.
adversus
,
Pauli
Hebraicum
tar.in Isai. Lib.
ram,
S.
Onocentauris
fabulas,qui
posuere
exprimendam
Idem
vilse
bumanse
esse
Hip-
Tsidorus,
permixti. S
Hippocentaurifabulam
3876.
,
6
tilium
ad
mixlum,
equo
constai
condito
de
dislribucrit
,
fueririt natura
bominumque
equorum
ab orbe
fuerit
bominumque
equorum
frumenta
serpentium pinnis gestatus, indigentibus
pocentauris,quod
il lor costume
e
,
Slrom.
,
F abilità che
che
i cavalli
Lib.
partium,
usu
Alexandrìmis
Basilins
creduto
dotti hanno
potenliam Dei,
sitpatralum? Idem,
et
Com-
,
8
Nonnumquam
id, quod
sum:
loruni
num
non
(cogitatio)
usurpatur
eo
sola delineatione
existit,fingitur,
cujusmodi
admiralionem
multa
fabularum
auctores,
Cretensis
Schol.
,
,
quod
mentis,
non
existitj ut quum
immaginalionecxprcs-
et
pictores
et
ad excitandam
spccfa-
,
Talis
prestigiosecffingunt.
fabulosa eflìctio,Elias
Euucmian.
de
est
ippocentaurorum,
ad S. Greg.
Naz.
Or.
Ili
ac
sircconi.
262
CAPO
ricordano
La
dopo
Eliano
DBCIMOSESTO.
Paolo
pure
parlato di
aver
parte cavallo
Mare,
in
come
diceasi,per
in
e
molto
scrive, che questi sia
»
cavallo
))
che
Altri mostri
situato
occhio
era
ciclopi
in
veramente,
Gonciliura horrendum
Aeriae
quadro
usò
ad
satellitessuos
derunt
Sed
equos
,
revocandos
eos
aut
hij visi,
irent
cum
inclinatis
potarent capitibus
tur,
qui
dicti sunt
centauri
constat
equum
^
otTròtou
in
Palsephatus
unum
corpus
I, Cap. 13.
3
quos
velut
Centauris
quidam
unum
e((uorum
autem,
libro
•
toj?
et
,
corpus
hominum
idest,horainibus
equorum
et
Lib.
Isidorus
sua
ascensufficerent,
non
ad tecta
equi circa
{lumen
Peneon
credereo-
esse
Alii dicunt Cen-
raupousvitse
Virgil.Georg.
revocarunt.
velocitatem,quia
Lib, IH
,
v.
415.
primo Incredibilium proditipsosa Lapitbis
eo
lati
quod discurrentes in bello equites, ve-
fuisse equitesThessalorum
,
3
xsvtccv
la
conoscere
stimulis
eorum
hominum
viderentur.
equo
Paultis
Orosiiis» Hist.
mixtis, species vocabulum
dedit,
dicunt, sed quod discurrentes in bello,
viderentur,inde Centauros fictosasse-
11, Cap. 3.
Orig.
Hist. Lib. 9, Cap. 16.
Var.
Mlianus^
Lib. 3, v. 679, seqq.
^neid.
Firgilitis,
S.
verant.
cum
Servius, ad
creditos, dictosque fuisse Centauros
Lib.
far
piccolo
un
faliulsedederunt, ut centauri
locum
,
di
Diana3.
cursu
jussisset,illique
velociter, aut
velocissimum.
esse
Tbessalos
ire
sol
un
celso
ciclopein
essecon6ctamadexprimendarahuman»
fabulam
tanrorum
vertice
velocitate Loves secati,eos
et eorum
di
moltitudine
Una
alta Jovis, lucusve
beli' artifizio per
un
,
crederono,
cyparissi
dipingendoun
pittoreParrasio
si
Virgilio,*
qualescum
coniferse
aut
quercus,
Gonstiterant,siiva
Il
;
creduto
nati
immagi-
umana,
che
ciclopi,
dir di
a
un
«^
natura
alla fronte.
mezzo
montare
a
forniti
altissimi,
omaccioni
sa,
ognun
io penso,
perciò siasi
nature.
alla
ingiuriosi
1
'
quale visse,
Italia,a
primo
che
due
dagliAntichi, furono
come
in
il
stato
eglipartecipassedi
il
parte uomo,
porgliil freno,e
a
e
Sant' Isidoro.
e
preteso mostro, detto
un
tempo
»
*
Orosio
DEI
DEI
CENTAURI,
il
grande
ben
dei
ciclopi
questo
,
dovea
esser
corrisponderea quella smisurata
di
servire
per
Infatti esso,
tir^o
*
per
e
col
pollice.
suo
all'occhio
Quanto
263
EC
allato dei satiri che
grandezza.Egli gli pose
misuravano
CICLOPI,
guida
poratura
cor-
quella vasta
a
mole.
Virgilio,^
dice
solum
torva
Ingens...
fronte latebat,
sub
Argoliciclypei,aut phoebeaelampadis instar.
Credevano
alcuni, per
Polifemo
avuti tre
due
avuti
avesse
la
ma
di
occhi, altri
opinionenon
commune
,
più
Somigliavano
Avean
nel
i
Numi,
Polifemo.
*
E
Teocrito
Così
pure
Terribilem
un
e
della
mezzo
Rotondo, ond'ebber
a
che
ne
avesse
ai ciclopi
assegnava
occhio.
un
dice Esiodo.*
di» Servio,'che
testimonianza
occhio solo
fronte,un
di
ciclopiil
occhio
nome:
dà
similmente
sol
un
occhio
Ovidio:^
Polyphemon
adit.
Lumenque, quod unum
gerismedia, rapiettibi,dixit, Ulysses.
Fronte
erano
ciclopi
perciò chiamati
loschi
o
a
coclttes,
dir
di Sant'Isidoro.'
*
Sunt
et
labella,
cujuset
alia ingeniiejus exemplaria,
veluti
sic
Cyclops dormiens
in
parvula
magnitudinemexpnmerecupiens,pinxit
juxta Satyros,
tbyrso
poUicem ejus meticntes. Plinius, Hist. nat.
2
Virgilius,lEneiò. Lib. 3, v. 636,
^Serviiis,ad Virg. 1. e. v. 636.
Lib.
35, Gap. 40.
seq.
*f/esiodus, Theogon, v. 142, seqq.
Theocritus, Idill. li.
8
*
Ovidius
Metamorpb. Lib. 13.
Cyclopas,cocliles legimusdiclos, qui unum
,
'
lur.
S.
Isidorus, Orig. Lib. 10,
art.
Luscus.
oculum
habuissc
perhibcn-
284
C4P0
di
Patria
questi
DECIMOSESTO.
mostri
Ovidio^
Sicilia. Virgilio/
stimavasi
volgarmente
li collocano
in
la
quest'isola.
Cyclopiaregna
Vomere
nova
Italico;^
e Valerio
Silio
cantò
primum
verterunt
sub
Advectet
hyberna
ratis acta
rabidi
cyclopes in
freta
servant
Non
poeti,
Notis
tibi
anche
ma
considerarono
della
dal
Sicilia,
furono
solamente
di
un
ì
che
autori
dira
,
gravi e
ciclopicome
gliantichi
poetici
,
che
popolare.Tucidide
error
fu
non
l'Etna
produsse una
pilisospettoso.Egli tenne
abitata
avessero
ditati
accre-
abitatori
la Siciha.
'
non
l' oggetto
costituirono
ma
volta
afferma
camente
fran-
*
ciclopi.Plinio
che 1
per certo
l' Isterico
Giustino
loro
assegna
isola. ^ Pomponio Mela
parte di quell'
una
storici
apparisce che questi mostri
esseri
vero
,
sicubi ssevis
pabula
misera*, Polypheme, dapes.
solo i
antris
,
,
Et
:
Fiacco:*
iEtnseis
Nocte
Sicani
rura
ciclopi
«
la Si-
,
»
cilia,dice,
»
quindifu
ebbe
dapprima
detta Sicania. Questa
*
Virgilius,jEneid.
*
Ovidius
,
Metamorph.
Silius
*
Valerius
'
Thucydidei
Hist.
6
Cyclopasolim
lulit,nunc
ItalicHs
de
,
Flaccus
,
j
'
2.
Lib.
Esse
di
nome
Trinacria,
da
principiofu
Lib.
i4.
la pa-
Lil). 3.
3
situ orb.
il
Lih,
\3
,
Lello Pun.
seq.
secun.
Argonaut. Lib.
bel.
4.
Pelopon. et Àtben. Lib. 6.
assiduis ignibusflagrai,
Pomponius
Mela
,
de
Gap. 6.
Scytbarum genera,
scerentur, indicavimus.
et
quidem plura, quae corporibushumaois
incredibile
ve-
orbe
ni cogitemus in medio
forlasse,
ipsum
ac
et Italia fuisse
et Laestrigoterrarum,
Sicilia,
gentes hujus monstri, Cyclopas,
Plinius
nas.
Hist. nat
Lib. 7, Gap. 2.
,
Id
DEI
DEI
CBNTAUBI,
»
tria dei
»
s' impadronìdell'isola.
^
neir
ciclopi
Simili ai
idea
nella
ciclopi
di
Sciti,che
occhio. Ne
degliAntichi
Forse
occhio fu certo
un
scrittore
gli
erano
supponevansi
non
avere
colui che inventò
fra i Greci la novella
almeno
Aristea
antichissimo
o
secondo altri,
suo
Taziano,"
Vossio,*'
contemporaneo di Creso e
Siciliseprimo Trinacriae
Aristeo
Procon-
ad
anteriore
e
fuse
dif-
o
canti
degliarimaspi man-
secondo
a
suo
parlarono,fra glialtri,
Pomponio
Sohno.*
Mela,^Plinio,'
*
il
*
arimaspi, sorta
nesio
pronunziare
nell'India. ^
quei mostri
di
abitato presso
questa opinione. Sant' Isidoro colloca
giudiziosopra
un
soggiorno
tentò
Eglisi con-
cauto.
avere
senza
in
fede del
più
credeansi
ciclopi
le pedate
segue
che si vedeano
qualifaceano
fu
quali, Cocalo
Orosio
asserisce
della Sicilia
montagne
più di
le
265
EC.
dei
razza
Paolo
isola.^ Nonno
di dire che i
alle
*
»
Solino
Sicilia delle caverne,
dei
la
estinta
ciclopi,
di Giustino.
CICLOPI,
maestro,
di Giro.
Omero,
*°
secondo
Quest'uomo
fuit;postea Sicania cognominataest.Hsec
principio
patriaCyclopum fuit, quibusextinctis,Cocalus regnum insulse oc-
cupavit.Jnstintts
2
Hist.
,
nomen
Lib.
Philippic.
4.
Sic lia ab inilio
fuit. Pauliis
patriaCycropum,et post
Orosins, Hist, Lib. 2 Gap. 14.
eos
semper
nutrix tyrannorum
,
5
Gentem
*
Nonnus
Cyclopum
in
S.
,
^
Cyclopesquoque
vasti te"tantur
Gregor.
eadem
Nazianzen.
India
Solintts,Polyhist.
specus.
Orat.
gignit
et
I, in JuHan.
dicti
,
Histor.
Cyclopes
,
quod
eo
62.
unum
dicuntur,prohabereperhibentur.Hi à.ypiOfcicylrui
eduol. S. Isidoms,
carucs
Orig.Lib. 9 Gap. 3.
* Hominum
primi sunt Scythre,Srytharumque queis singuH oculi esse
de Situ orb. Lib. 2, Gap. 1.
dicuntur, Arimaspaj.
Pomponius Mela
oculum
in fronte media
et
pler quod solas ferarum
,
,
,
'
'
Plinius, Hist.
Arimaspi
circa
nat.
Lib.
4, Gap. 42; Lib. 6, Gap. 2
unocula
Besglithron
positi,
y
Tatianns, Orat. Contra
i''
Strafjo Geo^Taph. Lib.
Vossius, de Historic. Griec.
,
**
LEOPAHDi.
—
Errori
gens
Gap. 41.
14. Eiistatius , ad
est.
et
17.
Solinns
,
Polyhist.
Graec.
Lib.
popolari.
Homer.
Iliad. Lib. 2.
4, Gap, 2.
23^
266
fu
Egli prendea piacere di
bizzarro.
assa
che
la
anima
sua
*
talento.
»
nella officina di
»
da
»
segnar
»
più
»
anni
molti
»
celebre.
ai
un
di
altare
Era
che
avesse
di Delfo
V oracolo
gli abi-
Tirio,*Celso,
fama,
lo stesso
dir di Erodoto^
a
Aristea
parso
com-
ingiuntodi fabbricargli
dei sacrifici,
e
offerirgli
di
e
®
Gaza,
Metapontiniloro
consultato
,
molti
tempio e glioffrirono
divenne
Quest'avventura
Tzetze.'
Origene,^Plutarco,^
di Enea
per
Sicilia
Massimo
parlaronoPlinio,'
Ne
in-
ora
un
»*
ad Eroe.
veduto
avvenuto
vedere
eglilasciato
glialzarono
stessa
essendo
comparendo principalmentein
come
sacrifici,
e
nella
a
eglimorto
Proconneso,fu
le lettere nella Sicilia.Il che
dell' Isola
tanti
tornasse
che, essendo
«
giorno e
ed essendosi
far credere
vi
e
corpo
tintore nel
un
nello stesso
volte
,
si
Raccontava
suo
»
dal
uscisse
«
»
»
DUCIMOSESTO/
CAPO
che
questi,
si fossero determinati
ad
,
lauri. Se
vogliamo
a
ciò che
si
dire essersi alzata
legge in
di
neo,*®
Ate-
quella statua
ceva,
eglidiMetapontinidopo che Aristea tornò , come
dal paese degl'Iperborei.
golare
Questo personaggio sin-
dopo
delle
una
Heychins
2
degno
ben
era
Fu
attenerci
dobbiam
parche
dai
fecero,circondandola
statua, siccome
una
alzargli
sue
Milesins,
Plinins, Hist.
?
Maximns
Tyrins
3
Origenes,
Contra
8
Plntarchus
'
Tzetzes,
*
Herodotus,
9
Mneas
qui
Histor.
erudit, fama
Commenlit.
claruerunt.
Gap.
7
,
,
Gels. Lib.
in Vita
3, Gap. 26, seqq.
Romuli.
j
Ghil.
in
2.
Melpom,
ia
Lib.
4.
Theophrasto.
Atliencens,Deipnos. Lib. \'ò.
Gazceus,
agliarimaspi.
riferir di
Gap. 52.
Dissert. 22, et 28.
Lib.
nat.
al
apparizioni
,
de bis
Apollonias Dyscolus,
3
*^
di servir di storico
2.
Tzetze,
che
OBI
CENTAURI,
DEI
egliscrisse
un
*
da Taziano
^
Ce
rimangono
ne
Fautore
Longino,
inaudita,e
ne
Dalla
Suppliciai
sommi
Dei
il
lor balza
Mentre
da
'
8
5
pigmei
Suidas
colle gru.
Georg.
,
in
che
e
,
mare
han
l'alma:
mani,
petto.
dalle miniere
voler
in
erano
nel
le
suo
quel popolo avea
l'oro
gelosamentesenza
Slrabo,
mare
celebrava
Aristea
le guerre,
arimaspi.'Questi dunque
i
le
pavido
grifoni,i quali traevano
come
al
mezzo
apprendiamo quali fossero
Plinio
Egli cantava
custodivano
; in
tendon
cor
imprese degliarimaspi, che
coi
stupenda
cosa
fissi negli astri,in
Gli occhi han
poema.
una
genti dal travagliooppresse:
Misere
e
in
giaccion nell' acqua
lontan
,
Erodoto
di
parla
quella vista
a
terra
giudicòapocrifi.
meraviglie.*
fa le
Stupimmo
Da
li
pochi, conservatici
ben
ora
sono
parte da Tzetze.^ In quelliriferiti
in
parte da Longino,
da
,
altri. Dionigid' Alicarnasso
da
e
versi
Pausania,da
da
,
Snida,
chiamano
arimaspei.Cotesti
versi
da Strabone
rammentati
267
EC.
gli Antichi
che
poema
ossia
'AptjtxàcTTrEta,
CICLOPI,
farne
guerra
e
lo
parte agli
coi
grifoni,
Meravigliosaanalogiadi
co-
Lil). I.
in Lex.
art.
Tzetzes, Chil. 7,
v.
*
Apiariot.i-
688
,
seqq.
Arimasp. ap. Longin. de SuLlim. Scct. \Q.
9 Sed et
juxtaeos, qui sunt ad Septeutrionemversi, haud procul ab ipso
pròAquilonisexortu, specpquc ejus dicto, quem locum Gesclitron appellant,
fronte
media
oculo
in
diximus
uno
insignesjquibus
duntur
Arimaspi quos
assidue bellum esse circa metalla cura
Gryphis ferarum volucri geoere, quale
?
Jristeas
,
,
,
,
vulgo tradilur, eruente
tibu»,
et
ex
cuniculis
mira
aurum
Arimaspis
rapientihus,multi,
Aristeas Proconuesiui
scribunt.. Plinius
,
sed
Uist.
et
cupidilate,
maxime
nat.
feris custodien-
Ilerodotus, et
illustres,
Lib.
7, Gap.
2.
268
DECIMOSESTO.
CAPO
stumi!
Di
cotesta
degli arimaspi
guerra
fa menzione
anche
ha difficoltàdi trascridi cui Beda non
vere
Solino,*
Aristea nella sua
Diceva
le parole.^
opera, che
Aulo
Gelilo
di
occasione
avuta
avea
»
degliuomini, detti arimaspi,che
»
in
»
dei
alla
mezzo
poeti.»'
chiamati
vale
»
fronte,come
Secondo
la
hanno
sol occhio
un
ciclopinel linguaggio
la
arima
voce
cioè unoculi,ed Orfeo** apawTrfs,
jutovóoTTEs,
o
furono
gli Sciti
presso
spu^ occhio. »* Eschilo
voce
avervi
Erodoto, gli arimaspi
così,« perchè
solo^e
i
leggere,«
li chiama
legge
come
THolstenio" àpywTrj;.
crediamo
Se
nel
d' arco,
trar
e
chiudere
solcano
dare
Eustazio,'
gliarimaspi erano
ad
originealla
favola
porlo
per
nella
zione,
giusta dire-
degliocchi, ciò
uno
che
li
lissimi
abi-
fingea forniti
che
di
potè
sol
un
occhio.
Alcune
scimie
un' altra favola
non
dell' Affrica
diedero
che
conosciuta
meno
occasione
a
attribuiva
a
,
nazioni
chide
dei
di
la testa
questa
pongono
*
dir di
Solino,le
In Asiatica
rabiem
saevienles
,
quarum
sunt
ed
Filostrato
Agatar-
gente, che chiamavasi
mostruosa
terrse
Scylhica,
gemmis affluanf,gryphes tenent
rarus
cane.
in Etiopia ove
cinocefali,
copia, a
et
intere
appunto
scimie
che
trovansi
in gran
portano lo
inhabitabiles. Natn
locupletes,
stesso
cum
universa, aliles ferocissimse,et ultra
immanitate
advenis
oLsistente,
accessus
auro,
omnem
difficilis,
ac
Solinus, Polyhist.
lapides.
Arimaspicura bis dimicant,ut intercipiant
19.
in
v.
Beda, Explanat.
Apocalyps.Gap. XXI,
oculum
habentes
in frontis medio, qui appelianfiir
Esse homines, unum
est...
2
5
arimaspi ; qua
Lib
9, Cap.
*
facie fuisse
xuxXwTrat, poetae ferunt, Atilus Gelliits,Noct.
4.
Melpom. Lib. 4, Cap. 27.
Argonaut v. 1061.
zA Sleph. Byzantin.de gent.
ad Dionys Perieges.v. 31.
in
JHerodotus
,
5
Orpheus
6
Holstenius
'
Eustathius
,
,
,
»
Ali.
270
DECIMOSESTO.
CAPO
Sant'Isidoro.*
Sant'Agostino/
d'
ai
imporre
CENTAURI,
Il
relazioni
le
riverenza
con
DEI
—
popolo
insulse
creduli
di
dar
considerabili
mirabili
cose
intere
Nazioni
viaggi
nuovi
ai
conoscere
intorno
a
partecipare
e
*
2
S.
S.
di
mostri
la
yiugustinuS)
IsidorttSj
esse.
voleano
e
scosse,
de
Orig.
Presso
Civ.
Lib.
altri
Dei,
11.
l'
secoli
Lih.
Gap,
i6,
3.
non
Gap.
di
racconto
curiosi.
nella
secoli
perchè
facessero
esatte
erasi
quanto
il
perte
sco-
onorevoli
dei
di
mosi
bra-
loro
dei
più
disinganno
questo
col
luoghi
insussistenza
di
alle
peso
l'avidità
osservazioni
nuove
qualcuna
a
Vi
viaggiatori
satollare
ottennero
Antichi.
dotti
temere
senza
non
di
udite
mai
e
degli
geografia
e
accolse
estatico
dei
,
poco
EC
popolo
detto
dal
esente
continuava
errore
bastavano
8.
a
struggerlo
di-
27 J
CAPO
DECIMOSETTIJflO.
FENICE.
DELLA
Non
è gran
Scaligero,
È
*
de
Turriano
stolto
S. Clemente
Papa,
con
S. Cirillo di
Gerusalemme,
di
che
Origene,
seguirela opinione
questiPadri; quasi si
contro
tradizione
veneranda
Tertulliano,con
con
punto di fede
un
Giunio,
secolo:^ io voglio piuttostoerrare
dello stesso
di chi si dichiara
da
decidersi
di
non
e
una
col
cosa
trattasse
della
mezzo
che tutti
,
Padri,senza
scrittori
eccettuarne
e
gentili
,
Quanto
a
col
la verità
uomini
pur
che
me,
dell' universo.
Scaliger, Exercitat.
a
Juniits,
3
Jìocharty
ad
S.
Clcm.
Hierozoic.
uno,
dice
11
233.
suo
è
in
che
detto
2,
di verificare.
Cardao.
Lib.
ad
guire
meglio se-
coi
pitt dotti
è altrettanto
indegno di
Pap. Ep. I,
Par.
l' errore
Corintb.
6, Cap. 5.
un
quei
dagli
appresa
Bochart,^amo
il
volgo,
hanno
di essi ha cercato
ninno
quanto quello del Giunio
*
venuta
di-
animale.
quell'
a
detto di Patrizio
quel
con
qui
crederono
Pamele
è
decimosesto
secolo
,
veramente
scrittore
della fenice
la favola
dotti. Nel
dei
scherno
lo
che
tempo
saggio,
animale
pen-
272
sante.
Aldrovandi,Gesner, Deusingio,Schott,Le
quellodel
Bochart
detto di
il
dopo
,
prestar fede
ardito
alla fenice di sentimento
stati intorno
sono
non
da
DECIMOSBTTIHO.
CAl'O
diverso
quale pochissimihanno
gliantichi
ciò che
a
autori
ci hanno
queiruccello.
Rarissimi
questi
tra
hanno
quelli che
lo
per
contrario
calpestare con
osato
universale
pregiudizio
alla
della
forza
sono
di favola
bendo
scrittori,soccom-
prevenzione
assoggettandosi
e
all'imperodell'autorità,adottarono l'idea
la durata
che ammetteva
lunghissima della
di
periodica
risurrezione
fecero
gli altri
uccello unico
un
della
menzione
stati
generosità il
francamente
trattar
e
della fenice. Innumerabili
la novella
Fra
Brun*
e
chimerica
vita
e
la
pellegrino.
fenice
Erodoto,^
Filostrato,*
Luciano,^Pomponio Mela,"
Apolline,'
Dione
Artemidoro,'
Solino,^
Eliano,®
Aristide,Tacito,^*
Oro
''^
Sesto
Cassio,^^
che si ha sotto il
Le
3
Herodolns
3
Horus
*
Philostratns
*
Lucianus
Hist.
Brun,
,
Apollo
,
des
critiq.
Euterpe
in
de
PomponiiisMela,
'
Solinus
JElianus
5
Artìiemidorus
''"
JElius
de
Animai.
de
Lib.
Tacilus.
Dio
13
Platon.
Orai.
Aurelius
"*
De
^5
Lampridius
*^
S.
Victor,
vita et
Clemens
mor.
.
Lib.
Hist.
Cassius,
in
Lib.
et
de
morte
3, Gap. 4,
6, Gap. 58.
,
12
sect.
Somn.
,
Arislides
Annal.
,
Chap. 5, § l,seqq.
2. Gap. 57.
36.
,
"
1
II.
situ orb.
tVoX-^hìst.
Gap.
Hist.
Liv.
superstit.
Prat.
Lib.
Hermot., sive de
*•
S
Epitome
Vita
y
\a
l'autor della
Hieroglyph.jEgypt. Lib.
Apollou.Tyan.
,
in
e
Achille Tazio,
nome,**Lampridio,*^
Papa,"1' autore delle Costituzioni
suo
Libanio,S. Clemente
*
Vittore"
AureHo
Lib.
Rom.
de
Gasar.
Imp,
Rom.
Vita
I
de Rhetor.
6, Gap. 28.
58, Gap. 27.
Gap. 4.
Epit. Gap. 4.
Heliogabali.
Papa, Ep.
I, ad
Corinth.
num.
25.
Peregrini.
DELLA
Apostolicheattribuite
^R^
FENICE.
Clemente
questo Pontefice,*
a
Lattanzio
Alessandrino,^
Tertulliano,^
Simposio negli
o
S. GregorioNazianzeno,®Sant'Ambrogio,'
Enigmi,*Eusebio,"*
Eustazio Antiocheno,**
S. Cirillo Gerosolimitano,*
Ruffino,®
di Gaza,*^Sinesio,*^
Enea
Sant'Epifanio,*'
Alcimo
Avito,*^ Beda,*^ GiorgioPiside,*'
Sant'Isidoro,**
**
Suida
Alberto
Magno.
,
della
fenice,sono
consultarli per
della
riguarda questo
che
notizia
averne
vita. Erodoto
sua
che
parlano
perfettamente d'accordo
loro
tra
ciò
tutto
a
molti
autori,e gli altri
Tutti cotesti
certa
e
animale.
Basta
positivadella
inteso dire che
avea
torno
in-
rata
duesso
compariva ogni cinquecento anni in Eliopolidopo la
di suo
morte
padre,e Ovidio similmente gliattribuisce
Hsec
ubi
2
Conslit.
Tertidlianns
Lactanlius
5
Ensebius
6
,y.
Gregorins
S.
Ambrosius
de
Lib.
Strom.
6.
6,
Gap. 13.
Resurrect.
aenigm.31.
Nazianzenus
,
in Hexsem.
,
145.
4, Gap. 72.
Praecept.ad Virg. et Orat. 37.
Lib. 5, Gap. 23. Eoarrat.
in Psalm.
Lib.
Gonstanlini
Vita
De
,
v.
vitae
palmas,
Apostol.Lib. 5, Gap.
,
,
19,
cacumine
,
?
Oclonar.
,
Jlexandrinns
Clemens
complevitsaecula
suae
tremulaeve
Psendo-Clemens
^
'
:
quinque
Ilicis in ramis
1
*"
secoli di vita
cinque
118
fide Resurrect.
De
8
Riifinus Exposit.in Symb. Apostol.
9
Eustalhius
,
*"
""
*2
Antiochentts
Hexsmer.
CyrillusHierosolynìitanitsGateches.
S.
Epipfiamus,Ancorat.
,
jEneas
in
Gazceus
,
*'
Synesius,
"?
S.
"'
Alcimus
"6
in
,
S.
in
Gap. 80. Physiol.
Gap. 11.
Theophrasto.
Dione, vel de
Tsidorus, Orig. Lib.
Avitus
de
ipsius vit. instit.
12, Gap. 7, Lib. 17, Gap. 7.
Mosaic.
,
Hislor.
gcslisLib.
in Job. Gap. 12,
Exposit. allegor.
PisiJes, llexrem. v. 1118, seqq.
jBerfa
,
"'
"*
Siiidas,
"9
Ovidiits,
In
Lex.
Metam.
18, Gap. 8.
art.
Lib.
aotvi^.
15.
ad
1
,
v.
Gap. 29,
239
,
v.
18.
scqq.
274
CAPO
Unguibus
et
Quo simul
pando
DECIMOSBTTIMO
nidum
sibi construit
et nardi
casiasij
ac
ore;
leiiis aristas-,
fulva substravit cinnama
myrrha
Quassaque cum
in odoribus
Se super imponit, finitque
aevum.
Sant' Epifanio afferma
Anche
»
quecento
)j
cibarsi
anni
Mela, Seneca^
ed
altri autori
qualche
cinquecentoanni.
più
Essa
dice
di
Enea
Presso
i cedri del
sopra
bere, nutrendosi
senza
e
di
circa
la fenice
che
Gaza,
sono
la vita
Solino vuol
che
Sin
qui la
differenza
dice che la
delle
si allunga
più di
quarantanni
è dimostrata.'
cosa
opinioniè
»'
nione.
questa opidura
essa
duri
essa
cin-
vento.
della fenice
leggeche
cinque secoli,anzi
di
pure
vive
Libano, senza
solo di
poco. Vi si
dei
«
,
di poco
conto.
tale, malgrado ciò che
potrebbe anche sembrar
che la fenice vive cento
Manilio presso Plinio,*
cinquesessant' anni. Ma
e
Nonno'
e
dai mille
essa
di Gaza^
Giovanni
Una
Ausonio
la fenice uccello
ci fa intendere
incendia
S.
ci si mostra
Gap.
Epiphanins PhySiol.
vixit
avis;
della stessa
seguace
11,
,
2
Seneca,
3
Solinns
Epist.42.
,
Gap.
Polyhist.
*
PUniiis, Hist.
8
Nonnus
,
6
Joannes
'
Martialis
*
nat.
36.
Lib.
Dionysiac.Lib.
10, Gap. 2.
40.
Gazceus, Descript. Tabul.
,
Ausonins
,
essa
nidos,
:®
*
che
'
quoticisascula
decem
quando
:
QualiterAssyriosrenovant
quando
chiamano
anni; quando Marziale
infatti dieci secoli
vive
daddovero
cresce
Epigram. LiU. 6 Epig.
Epist.19, v. 9, scq.
,
mundi.
7
,
v.
1
,
scq.
nione
opi-
quia
Nec
Vincit
mille
vi
Lattanzio
gangeticusales,
vivit
annos
centum-ocuios, regia pavo,
tuos:
'
poemetto sulla fenice attribuito
del
1' autore
quando
S7t
FENICE.
DELLA
aggiunge
suo.voto:*
col
peso
a
Quse postquam vitse jam mille peregeritannos,
Ac
se
tempora longa gravem;
reddiderint
reparet lapsum fatis urgentibus aevum,
Ut
dulce cubile
Assueti nemoris
si dichiara per la medesima
Claudiano
quando finalmente
alla fenice
sentenza, e assegna
fugit:
non
meno
di mille anni
*
*
di vita
:
.
Namque
Tot
mille vias
ubi
fuerint
Quas
Tunc
multis
Lustrorum
mila
sette
abbia
intorno
più
Frattanto
alla
quanto
*
a
Phoenice
Clatidinnus
de
v.
Phoemcc
Tzetzes, Chil. 5,
v.
dee
59
,
v.
vive
sua
seq"j.
27,
395, scqq.
ignorarela
le ricerche
seqq.
o
cotesto
nell' oscurità
vita. Converrà
d'
sei
il mondo
vivere
ci troviamo
della
,
f
5
noi
questo punto. Forse
Lactantiiis
la fenice
che
dispiacevole
contentarci
e
,
^
che
tanto, quanto
però
dal ricercarla
quando Cheremone, citato
dice
durata
vera
subjungiturannis,
serio
ben
cosa
durato
appena
uccello.
È
,
victus.
Tzetze,'ci
anni.
actum
dederit cultoribus umbras;
numero
Giovanni
cursibus
ver
,
gravior tandem
L' affare si fa molto
da
toties
hyemes
tulit autumnus
longinquaretorserit sestas,
che
stere
desiverità
faremo
276
alla
intorno
patria della
ordinaria
Erodoto
*
vedesi pure
come
Lattanzio
descrive
Est locus in
Sed
sol
tumulus
Nec
Sed
nostros
Per
bis
Sant' Isidoro
Arabia.^
crescit,nec
montes,
chiama
assiria
*
Plinins, llist.
Tacitus, Annal.
5
Solinns,
*
Lactantius
putantur;
ille locus.
egli la
fenice
uccello
di
Nondimeno
Ovidio
farla
sembra
Lib.
Phoen.
v.
i
,
seqq.
phoeniceum habeat,
avis,dieta, quod colorem
singularis, unica.
S. Clemens
28.
6, Cap.
Cap. 36.
Polyhist.
Phoenix, Arabi»
corpore
10, Cap. 2.
Lib.
nat.
ales,
vocant.
,
'
celsa
reparet, seque ipsa reseminet
est quae
2
6
vallis hiat.
'
Assyrii Phaenica
sit loto
apertos,
•
Una
^
ortus,
Papa" e Sant'Ambrogio collocano
S. Clemente
la fenice in Arabia.
pure
ad
diem.
axe
juga
quorum
ancor
*
remotus,
cava
uinas eminet
sex
l'Arabia
porta poli:
diffundit
Illic planicies
tractus
da
dell'uccello redivivo.
fundit ab
verno
la fenice
divisare
hyemisque propinquus
,
qua
che
Eliopoli
fu abbracciata
sembra
maxima
in
opinionedi alcuni,
Essa
il paese
aestivos
tamen
'
la
felix Oriente
primo
Qua patet aeterni
Nec
detto
era
Tacito.
presso
mora
di-
sua
tradizione ricevuta
uccello veniva
Tale infatti era
Solino.^Il così detto
Felice,allorché
luogo della
fortunate.
Plinio si
a
arabo.
animale
al
e
che, secondo'una
narra
Anche
dall' Arabia.
MO.
fenice
più
saranno
ci
MOSETTI
gliEgiziani,questo
tra
era
DEC
CAPO
et
Papa, Ep.
OvidiuSy Metamorph.
S. Isidorus
ad
1
Corinth.
,
Lib.
i5.
,
Orig. Lib.
num.
25.
vel
i2j Cap. 7.
qiiod
278
di
luogo.Ma
la
Pontefice,
sommo
c(
essi.
cui si dà
della
in
il
suo
^
Anche
«
:
di
nome
e
regno
al
si vanta
parlare Fi-
rinomato
quel
fenice,trovasi
uc-
presso
da Niceforo.
trascritto
anche
incertezza
voUe
scrivendo
Etiopia,
degliEtiopi intende
piena
una
di
coci
Ec-
quanto
al
fenice.
Defraudati
questa volta
ancora
nelle
possiamo lusingarcidi
non
istruiti
nel
Questo luogo trovasi
»
dunque
paese
fa venir
dice
loslorgioallorché
cello,a
di
un
forse
E
possederla.
di
cangiare tante
Re
che
ecco
dovuto
ha
Asia
do, giacchénelF
»
DECIMOSETTIMO.
CAPO
dagliAntichi
muore
risorge.È
e
che
vero
bruciata
scrittori la fa morir
molto
essere
al modo
intorno
in
la
nostre
cui
ranze,
spebene
cello
quell'uc-
gli
maggior parte de-
risorgeredalle
e
prie
pro-
ceneri:
Aut
cinis
^
disse Lucano
Dio
renovata
Et
sua
il
suo
vivit
post busta
sole,dice Claudiano
*
,
PhilostorgittsEpit. ex
2
Lncanus
3
De
Hist.
Eccl.
,
Pharsal. lib. 6,
v.
680.
,
judicio Domini,
Claudianns
de
,
unum
jacit,missoque volentem
cervice
*
^
giudiziodi
resurgit.
vecchia
Propere flavis e crinibus
Concussa
sul
fuliginePhoenix,
in cui la fenice omai
tempo
il
ara:
poemetto
volucris,mirum!
mox
giovenire,
in
Tertulliano:'
a
Et
del
1' autore
e
;
attribuito
Giunto
positiPhoenicis
eoa
v.
Phoen
133,
v.
seq.
55,
seqq.
Lib.
3, Gap. 11.
deve
rin-
DELLA
27£
FENICE.
Vitali
fulgoreferit: jam sponte crematur,
redeat, gaudetque mori, festinus in ortum.
Ut
Fervet
odoratus
telis coelestibus
Consumitque senem:
Luna
nitidos
cunis
rogo
iEternam
ne
Admonet
ut
perdat
del
figlia
S.
sole
quale la
la
figura della
Erodoto
grande in
Tale
3
S.
che
essa
cui
^
Ex
suos
una
valesse
struit cinnamis,
ossilius... et medullis
Lib.
10, Gap.
'1.
urbem,
duca
pro-
ejus
nasci
et io aria
ibi
di
massa
del
mirra
faceva
padre, e
mirra, portava quel-
Prfccep. ad
quos
*
risorta,o piuttosto
il corpo
con
allaribus supcrposita.Solinus
in solis
ben
di Manilio.
portarla,vi
a
prope
,
Epist. 7!?.
Virgin.
Panchajam concinnai
in solis
Gap. 36.
,Vo\-^\ù%i.
primo
pullum,principioquejustafuaera priorircddere, et
Panchajam
è
della fenice rinchiuso
la fenice
riponeva
Gregorius Naziamentis,
Bogos
strue
autori
il racconto
è
TheophylactnsArchiepiscopnsBulgaria;
3
odorifere sopra
sepolcro imputridiscae
dire che
,
entro
quando
^
il corpo
1' apertura similmente
chiusa
urbe,
modo
lo stesso
molti
fenice,composta
scavo,
*
fenice.
nuova
*
»
quale si cangi in uccello,e acquisti
inteso
avea
la
uno
il
verme,
un
di
di
la fenice
«
sia ravvivata
essa
per morire.
voglionoche
specie
una
che
di erbe
e
la narrazione
differente. Essi
che
cui si ridusse ;
vogliadir
di rami
fenice si pone
Nondimeno
in
fa pure
che Solino
il cumulo
rogo
remittant.
Bulgariascrive
GregorioNazianzeno
chiama
immortale
risorgedalle ceneri,in
dalle fiamme.^ Par
il
di
axes.
flammasque fideles
avem,
decus
rerum
concitai
laborat
natura
,
Teofilatto Arcivescovo
e
stupefactajuvencos
premil, pigrosque polus non
Parturiente
»
agger,
ceu
lotum
vermiculum;
inde
deferre nidum
fieri
prope
deponere.Manilins, ap. Plin. bist. nat.
280
DECIMOSETTIMO.
CAPO
e lo deponeva
Eliopoli,
l' invoglioin
Papa,^seguito da
S. Clemente
che la fenice
scrive
un
»
quale
entra
»
carne
imputridita,segue
»
un
»
male,
»
prende
»
sore,
»
ove
»
1'altare del sole in
»
della
del
che
verme,
il
giorno,alla
dimora.
sua
che
essa
stessa.
*
Sant'
,
della
Corpore
S.
del
Ubi
fatto
altra
Mela
^
Ovidio
S.
silu
annorum
3
Lib.
,
in
Idem,
'
Oviditts, Melam.
Euarrat.
Hexsem.
fiamme,
e
me,
ver-
delle fiamme.
renasci;
25.
num
d8, Gap. 8.
num.
perpetuo
Gap.
duravit, super
i5.
118.
ex
se
exaggeratam
putrescentium mem-
rursus
renascitnr.
4.
Gap. 23. de fide resurrect.
Detonar. i9, v. 145.
Lib,
5
,
in Psalm.
Lib.
delle
H.
,
6
con
mente,
natural-
nulla ha del
pure
Phoenica
"evo
,
Jmhrosius
dalle
ipsaincubai, solvilurque:deinde
orb.
concepisce
'
ipsa se concipit, atque
concrescens,
de
poniiis Mela
5
struemsibi
si
:
Euterpe Lib.
quingcntorum
fenice;ma
d' accordo
ben
la fa uccidere
patrioparvum
in
luogo
prodottodall' umore
verme
volta
al
fa menzione
non
la fa morire
nulla
putrefazione,
,
ritorna
della
è
volta
Papa, Ep. 1 ad Corinlh.
Cyrillits
HierosolyinitaniisCatech.
tabe
anteces-
suo
,
non
Clemens
variis odoribus
broruni
ani-
tutti,lo depone sopra
,
*
nasce
più vigoroso,
imputridita,
e
di dire
de
Herodotus
S.
fatto
corrotto
corpo
proprie ceneri.
Egli si contenta
3
Pomponio
»
poiché
dalle
nulla
8
sua
del defonto
ossa
di
Ambrogio
;^ altra
carni
*
le
Ciò
Eliopoli.
risorgerenel
rinascere
Pontefice
,
sono
morta
questa,
medesimo
sue
il Santo
presenza
dal
nato
verme
e
Dalla
nel
partendo dall'Arabia,lo trasporta in Egitto,
e
di
aromi,
muore.
piume. Quindi
sepolcro,ove
si fabbrica
altri
dell' umore
si nutre
di
ed
prefisso,e
tempo
si veste
e
dice
sé
al
morire
a
mirra
incenso,
sepolcrocon
»
*
del sole.
tempio
S. Cirillo Gerosolimitano/
vicina
«
nel
Pom-
DELLA
curarsi d' indicare
senza
fa
Cretese
dalle ceneri
ma
questa
»
il
nascere
«
della fenice.
fuoco
»
incenerita.
corpo
esca
di
si veste
dal
che
in
*
favis hoc
vermen
Eunomian.
nos
Hinc
—
Tale
de
cinere
in
lacteus
quiddam
vermem
suo
phoenicem
S.
'
Lactantiits
fertur
oriri,
color.
esse
tempore certo,
cum
ajunt^niuUisvivendoannisexaclis
indie»; nomen)
nasci, qui
multo
non
ad
de
S.
rcstituitur.
Idem,
EpiphaniitsÀncorat. Cap.
,
Gregor.
Nazianzen.
indica
Scoi,
80.
,
Phoen.
post, alas naclus,
exuri. Deinde
in
Orat.
phoenicem
2,
contra
phoenice
narratur,
illapsus,
iisqueper solarcs radios accensis exuritur.
multo
gignit, qui non
post, alas nanciscitur, et
ave
Macedonian.
*
instar habet.
coUigitin speciem:
Crelensis, Scho\.
fasciculos
in aromaticos
rursus
tra
Elias
poemetto
coactos
insi1ieiitem,eaquc
per solisradios incendentetn
ipsiuscineribus
ex
reslituatur.
del
fa
di questo uccello
in morte
sine membris
subito
est
giorno si
solvitur in cinerem.
seminis
primum
in immensum
Phoenicem
colo
pic-
concipitignem;
cineres
massam
fertur vermis
arotnaticis sarmentìs
un
peremptum
lumine
ambustum
ovi teretis
diviene
lo consumi:'
che
Conflat, et effectum
animai
e
verme
parturitipse calor;
iEthereoqueprocul de
Seque
videnza,
prov-
,
autore
corpo
genitalimorte
Flagrat, et
un
al terzo
L'
luogo.
iEstuat, et flammam
velut
piume,
^
del
fiamma
una
Iiìterea corpus
Crevit
interamente
essa
sorge
più grande
fatto
fenice,suppone
Sed
la
accende
quale
il
bruciato
corpo
agli abitanti
Hinc
il
del
uccello,che
Quos
petto colle ali , fa
e
tosto
già morto
che
pioggia opportuna estinguela fiamma,
dagli avanzi
ben
putrefatto,
corpo
effetto della divina
quindi,per
Che
»
il
rimane
così
Elia
Epifanio scrive
,
sottoposta,e
una
sulla
Sant'
del
suo
materia
vedere
'
ciò avvenga.
dal
non
volte
))
quale
venne
percotendosi più
dal
uscire
qual modo
in
28*
•
FENICE.
v.
95
,
seqq.
ad
qui post multosan.
S.
Grcg.
Naz.
Orat.
6, con-
282
confusione
tanta
ad
Al
della
Grecia
lungo
di
che
mostra
di
dopo
ne
fece
Strabene
annoverando
celebre
di render
un
che
ciò
la
espressamente, che
del
'
favoloso.
solo
che
della verità
della
S. Clemente
sia
fenice
1
2
5
di
come
non
quel
tutto
sarebbe
stato
che
non
par
,^e
sa
molto
molto
persuaso
crede
Fozio
se
dice
altrove
e
a
che
riprensione,perchè nella epistola
si
«
dell' esempio della
serve
verissima.
cosa
che
*
»
E convien
dire che
iO, Gap. 2.
in pljoenice
Et reljquafabulosius
ac
Nymphis. Idei?/,1. c.Lib. 7, Cap. -48.
non
Quod enim de phoeniceloqueris,ad rem, de qua agitur, omnino
Piinius.
Hisl.
nat.
Resurrecliouem
perlinet.
animarum:
si lamen
De
et
anima,
*
di
ai Corinti
prima
»
degno
,
della fenice ha
lunga vita
resurrezione
sua
la
Plinio,avendo
paese.
Sant' Agostino
favoloso.
dell' Arabia
del
racconta;
ne
se
cello,
uc-
gli animali
'
fede
nella
conoscevano
parlare della fenice, protesta dapprima
meriti
in
questo
per
trascurò
preteso portento della natura,
sicuro.
Filosofo
di
motto
tutti
stessi
ragionato
avea
parlando
queste regioni producevano,
più
terminars
de-
certamente
lo tenea
egli
,
capace
il
parlava
lui,quando
fenice
della
gliAntichi
fra
Euterpe. Eppure quel
India,dell' Etiopia,e
dell'
si
degliAnimali, non
tempo
novella
pareri,converrà
di dubbio
è fuor
Aristotele
sua
il che
Molto
di
fenice,poiché Erodoto
nella
Storia
sua
che
uno,
tempo
diversità
e
partito.Alcuni
un
additano
ne
ce
figura;
ante
ruptispullulaiexuviis.
Phoenix
Et
Fra
qualis fuit
reformatur
Inde
a
DECIMOSETTIMO.
CAPO
Lib.
quippe
ut
,
ilJa
signiflcat
corporuni
credilur, de
ejus orig.Lib.
sua
4, Gap. 60.
Photius, Biblioth. Cod.
12().
morte
,
non
renascìtur.
sexuni
destruit
S, /iugustinus,
DEI
secoli
nei
fenice
felici
meno
i
secolo
Greci,
settimo,
teneala
per
V
vera
'
S
di
già
Maximus
l'
anche
arrossisce
ma
e
del
scrittore
Martire,
combatte
credito
suo
di
errore
teme
di
chi
dersi
ren-
,
sembrar
quella
avessero
Massimo
solamente
non
ridicolo,
combattendo
S;
della
storia
del
molto
perduto
poiché
la
letteratura
,
nondimeno
avesse
presso
la
per
283
FENICb.
LA
favola,
riconosciuta
Martyr
di
tutti
quasi
per
adversus
,
e
pazzo
giostrare
gli
uomini
all'aria,
sensati
tale/
dogra.
Severi
ad
Pclrum
illuslrem.
286
DEClMOTTàVO.
CAPO
che
ci
insieme
prese
alcune
esistito. Convien
mai
ha
non
conosciuti,che si trovi
animali
possibilecolla
reale delle scienze
animale
il
è
simile
ed
di
la massima
Parigi ha
abita
relazione
cor-
demia
L'Accache questo
trovato
quadrupede di figura
,
quella del gatto,che
a
quello fra gli
a
degliAntichi.
cerviero
lupo
altre
avere
lince
quadrupede
un
dunque rigettarne
false,applicandole
come
molto
l'idea di
presentano
,
ha
chiata,
pellemac-
una
principalmente nei paesi freddi,come
Moscovia, nella Siberia,nella Lituania, nelle parti
nella
della
settentrionali
Germania
nel
e
Canada
essi
ove
,
somministrano
che
anche
benché
ben
sono
hanno
che
molto
lunghissima,
corta
nella
e
che
Sembra
alcuni
considerata la lince
Plinio la pone
cornuti,e
insieme
la
*
Bocharty
2
PliniHs,
3
Lyncus
nibus frumeDta
interimere
parlo.
quadrupede
coi
sfinge,
^
;
lince è
coperta di
gliAntichi
tra
della lince nelle
Hierozoic.
Par.
I, Lib.
e
abbiano
semi-favoloso.
cavalli alati
Ovidio
e
e
Servio
nat.
monstraret,
cogitavit,ob quam
operazionimagiche.
3, Gap. 8.
8, Cap. 28.
a
fuit,qui missum
Scythiae
Hist.
rcx
colla
dover
Si facea
origineaff'atto mitologica.^
sua
delle viscere
uso
un
sciute
cono-
quadrupede,
hanno
non
altri simili mostri
con
ci raccontano
come
licce
pel-
queste,
ma
quella della
di cui
anche
Le
orecchie,nella coda,
mentre
1'animale
lunghi peli,come
creduto
avea
nelle
pelleche
,
sono
,
il nostro
come
esso
Europa.
delle pantere,
classe
differenti da
in
animali
Bochart'
macchiate
siano
che
questi
noi.
tra
lince nella
la
porre
varii
bianchi
pitipiccolie più
sono
Lib.
susceptum
rem
ut ipsevarise mentis
coloris,
Cerere
hospitio,
ut
irata Ceres,
extiteiat.
eum
in
Triptolemum, ut boniise gloriatanta
migraret
,
convertit
in
^n
Servius, ad Virgil.
lynceamferam
Lib.I,v.327.
DELLA
Non
Viscera
lyncis
non
dirae nodus
non
,
timori est,
quibus unda
canum,
spuma
267
LINCE.
hyenae
Defuit:
descrivendo
dice Lucano
*?
al
destinato
a
la lince
Si tenea
in un'
canta
sala.
Tes-
Bacco,
e
apostrofe
:
^
Tu
ed
a
sacro
sua
^
questo Dio
Colla
animale
per
servigio.Ovidio
suo
della
gV incantesimi
bijugum pictis
insigniafraenis
premis lyncum:
altrove:^
Ipse racemiferis frontem
Pampineis agitatvelatam
Quem
Pictarumque jacent
Et
etiam
frondibus
*
:
Persio
quei gonfiversi
bibenti.
vitulo caput ablatura
Pbarsal. Lib.
Ovidins
Metam.
,
Idem,
*
impleruntcornuà
Mimalloneis
Lucanus,
3
poeta incerto deriso da
'^
Et raptum
'
di
hastas
:
Torva
*
prosatus ipso,
de vitibus
premit, et
Ingerit,et lynci prsebetcratera
sono
lyncum,
pantherarum.
ille,Deus, Jove
Deus
piantisuvas
Celebri
hastam
,
fera corpora
dice di Bacco
Quin
uvis,
tigres,simulacraque inania
circa
Nemesiano
circumdatus
1.
e.
Lib.
6,
v.
671,
bombis,
superbo
seqcf.
4.
Lil). 3.
Ecl.
Nemesiantts
3.
,
fAuclor
iacerlus, ap.
Pers.
Sai.
I,
v.
iOO,
seqq.
288
DFXIMOTTAVO.
CAPO
flexura
Bassaris, et lyncem Meenas
L'Etiopia
creduta
fu
che
vuole
la
Plinio
lyncas dedit
racemifero
Buffon
da
almeno
siano
esse
in Asia
assai belle
narrando
in Persia
delle linci.'
India Baccho.
e riprendeKlein/ che
paesi caldi,
delle
patria
dall' Indiar^
le fa derivare
Vieta
Ma
Echo.
adsonat
ingeminat, reparabilis
Evion
Ovidio
corymbi?,
di
asserito
avea
Affrica
in
e
e
sene
trovar-
mente
singolar-
veduta
averne
nei
rarissime
in
una
,
Dresda
molto
ben
dall' Atfrica
nel
Gli
un
di
Capo
che
di
e
le
alte
gambe
credute
avea
venuta
,
communi
,
Buona-Speranza.
ci hanno
Antichi
rappresentata la lince
timido.
animale
disse
Kolbe
e
,
moscata,
Orion
Nec
curat
Aut
timidos
che
Orazio,*
leones,
agitarelyncas,
altrove
Deliae tutela Dese,
fugaces
Lyncas
cohibentis
,
Lesbium
fugace:^
la chiama
et cervos
arcu
pedem, meique
servate
PoUicis
*
Pliniiis, Hist.
2
Ovidius
nat.
Metam.
Lib.
ictum.
8, Gap. 21.
Lib.
15»
,
3
Klein,
*
Horatitis,
5
Idem,
de
1.
quadrup.
Carni.
e.
Lib.
Lib.
2, Od.
4, Od.
6,
,
v.
13,
v.
39,
3i5, scrjq.
seq.
come
DELLA
Achille presso
Stazio
dice di Chirone:
ille imbelles
Nunquam
Sectari
timidos
aut
,
SÌ0
LINCE.
Ossaea per avia
cuspide damas
me
passus
lynces
Sternere.
Questa idea
falsa. La
è
di
lince vive
caccia,assalta
i
gattiselvaggi,le martore, gli ermellini,gliscoiattoli,
le
lepri,i caprioli,e perfinoi cervi; insegue
anche
preda infaticabilmente,
il sangue
le succhia
sulla cima
le apre
e
la
deglialberi;
il cranio
divorare
per
il cervello. Charlevoix*
dice che la lince del Canada
di
non
che
vive
selvaggiume. Benché
Norvegia,secondo
da
assahta
ha
che
modo
lunghe
che
giunge
ben
tosto
nei
anche
Certamente
si pone
supina
somiglianzadel
a
,
che
fare
cavalle
tempi
antichi
che
cosa
,
sembra
'
furor est
omnes
Charlevoix
t
che
VirgilinstGeor.
5
A/C/M, 1.
e.
—
acre
Descript,gener. de
Lib. 3, v. 264, seq.
la nouv.
dice
,
hanno
,
luporum,
France.
266.
Errori
popolari.
roce
fe-
scono
concepi-
insignisequarum.
Hist. el
"
i.KOPABDi.
animale
soggiunge,*
,
in
avervi
i lupi,i cani?^
queste le linci,
con
,
respingere1' assalitore.
a
innamorate
di dubbio
Ante
unghie
gatto, si difende
Quid lyncesBacchi variao,et gemis
Atque canum?
Fuor
Quella della
colle
e
un
riguardassela lince come
parlando del furore
poichéVirgilio
le
crudele,
,
chi
avuto
non
rapporto di Pontoppidan,se viene
il
cane,
un
molto
lince è terribile a vedersi.
Ledere, la
scrive
sua
25
290
DECIMOTTAVO.
CAPO
la lince
rado
Di
per la seconda
torna
preda: perciò forse
si credè
fosse di cattivissima
memoria.
Gli Antichi
vario
di
sparso
e
ad
Venere
Enea
Heus....
Vidistis
Alcuni
quel
0
sì dal
maculosae
Xuyyòs
in
,
Natura
prlorum,
et
,
:
di lince.
somministrano
ora
le
ho
dedursi
linci,può
da
sì
riferito,
un
cavallo
quei
montato
^
prae vertere
geminse dejectulyncis,et
graviorisheri
lyncesinsilum
mens
a^jjiyyòs in
:
Mirantem
*
di
luogo
^
Cornipedem, trepidossuetum
Velatum
sororum
tegmine lyncis.
Stazio,nei quali si descrive
dal cavaliere
dire da
qualche cognizione dell'nisò
avessero
luogo di Virgilioche
versi di
pide
Euri-
Acate:*
forte
ingannatrice,varia più
pelhcce che
delle
hic errantem
hanno
gliAntichi
erravano.^
non
compagno
citato da Plutarco
verso
Che
suo
pharetra,et
codici
di color
juvenes, monstrate^mearum
si quam
Succintam
che
animale
macchiate;'e Virgiliofa
al
e
essa
*
macchie, nel
le linci
chiama
una
che
communemente
la lince per
teneano
ad
volta
perdatquod
habent
sublimis
ne
cervos,
arma
agebat.
post tergum
oculi videre desierint.
2
respicientesmcmineriat
Epist.44.
,
S. Hieronimus,
bestia maculis terga
quia in luporum genere numeraturj
Lynx, dictus
sed
Isidonis
similis
Lib.
12, Gap. 2.
distiocta,ut pardus,
lupo. »S.
Orig.
,
,
5
Euripides, in Alceste.
*
VirgiliusiS,n.
Lib. I,
8
Ptutarchus
audiend.
6
Statiiis, Thebaid.
,
de
Lib.
v.
4.
325, seqq.
poet.
molto
Favola
Antichi
indurata.
die'
egli,che
»
via
»
queste
insegnano
»
candosi
in
ai loro
guisa da
dunque questa
tanta
avea
essa
delle
orina.
cita
Uno
dei
escrementi,
di
cosa
fu chiamato
che
invidioso
si
maschi,
sorte
e
di
gli altri
linci. ' Sant' Isidoro
Plutarchus,
formati
in
credulo
e
niente
Solino
dalla orina
femmine
campo
sua
Plinio distingue
presso
quella delle
rimette
linci.*Plinio però poco
*
da
fittassero
pro-
dalla
che
Teofrasto,
lincuri,
gliuni
ciò
maligno,
e
formavano
fu
accusatori
*
»
il crederebbe?
impedire che gli uomini
gemme
e
fece
preziosofosse
*
due
e
parola delle
lince,che
di celare. Chi
cura
dei suoi
della
questo proposito.Demostrato
a
asini
al di fuori del nido.
sporgere
di volere
fu accusato
Antipatro,
gli
fatta
sto
one-
a sgravarsi collofigliuoli
qualche
animale
Quel povero
quale
«
1 loro
costumanza
forse
sospettare non
e
nascondono
e
cuoprono
e
abbia
e
rondini, delle quali quelle trasportan
delle
e
del
mondezza
non
gemma,
tezza
gatto, la puli-
Plutarco.
di poca
linci
che
anche
perchè
so
non
il
come
gli
addensata
lince
,
accusa
,
pietra,o
di terra
orina
sua
»
Fu
ha,
fa menzione
le pecore
»
animale
coprirela
costume
»
di
della
la orina
essere
Questo
di
divulgatapresso
molto
e
sorta
quelladel lincuiio,
fu
si credè
che
nota
291
LINCE.
DELLA
tra
le
Y invidia
delle
persuaso
della
animai, sint callidiora.
aiiuatil.
Urinas
(lyncuin)coire in duritiem pretiosicalculi fatentur qui naturas
sunt
exquisitius
persecuti.Istud etiam ipsaslyncesprxsenliscerehoc
lapidum
cumulis, quantum
argumento probatur,quod egestum liquorem illieo arenarum
invidia
talis
ne
scilicet,
valent, contegunt,
usum
egericstranseat in nostrum
,
ut
Theophraslus perhibet.Solinus
Polyhist,
3
fulvum
maribus
et
e
Lyncurion...fieri ex urina lyncum bestiarum
foeminis
candidum.
e
languidius
Deniostratus
Plin.
Uist.
àtque
igneum,
ap.
Terrestria
ne,
an
3
,
,
,
uat.
Lib.
*
37, Cap. 2.
Hujus urinam
converti
in duritiem
pretiosi
lapidis,
qui lyncurias
appel.
292
CAPO
della
virtù
singolare
loro invidia
,
DECIMOTTAVO,
di
orina
giudicabene
questi
parlato di
Settanta.* Si
dei
di Woodward
creduto
L' autore
il lincurio
che
Carlo Antonio
pubblicatain
lincurio,
che
è
questa gemma
dapprima
lincurio
La
latur,quod
rem
lince
da
che
e
et
celebre
in
egestio
transeat
*
Plinius,
appellatione.
Hist.
eumd.
Diocles,
5
Josephus Antiq. Judaic.
*
S.
5
s
liieronymns,
Exodi
S.
ap.
Gap. 28,
Epiphanius
,
nec
Lib.
nat.
1.
2
sul
di provare
visam
corruzione
37, Gap.
xvo
cque
na-
addensata.
quadam
Orig. Lib. 12
in
essa
rottamente
poscia cor-
e
invidia
,
Ego falsum id totumarbitror,
la
nostro
vista
egestum liquonatura
uè
,
,
Gap.
gemmam
ullam
3.
3, Gap. 7,
Epist.128.
V.
de
19;
12
Gap. 39,
gem.
qua;
v.
sunt
12.
in
veste
Aaron.
Gap.
talis
2.
e,
Lib.
li-
giacinto.^
memoria
probatnr.Nam
S. Isidorus
bumanum.
usum
lince
documento
potuerint,contegunt,
arenis, in quantum
il
principalmente per
hoc
ipsos lyncessentire
pietra
lincurio,o
una
questa
della
orina
della
è
in
belen-
la
1795, cerca
,
la favola
il
liguriodalla Liguria,
detta
di
avea
specie di elettro,che
una
il
dalP ambra.
prendersiper
nel
glielmo
Gu-
sopra
quali
specie
che
Napione
Roma
dei
diversa
Ceylan. Sant'Epifaniocrede
Il cavalier
signor
sia altro che
non
cietà
So-
rigettale opinioni
una
fosse
non
gurio della Scrittura,possa
fu
vi
sione
ver-
della
4759,
Geoffroi,il primo
che
nella
del
memoria
quella pietra fosse
secondo
il
Egli pensa
del
di
e
che
fatta pure
nelle transazioni
una
degliAntichi.
lincurio
è
ne
appartenente all'anno
Watsa,
nite;
ha
di Londra
reale
S. Girolamo*
volgata della Scrittura,e
nella
menzione
pietra, e
cotesta
l'esistenza
però, Metrodoro, Diosco-
ride,Eliano,Strabene, Giuseppe Ebreo, ^
hanno
della
e
assolutamente
negare
del lincurio.* Diocle*
animali
7.
ea
294
DECIMOTTAVO.
CAPO
Argonauti, e
che
compagni gli ostacoli
Questo bravo
assassinio.
vedea
perfetta,che
da
prove
del
una
riva
riva
opposta;
il
tutto
vicino
Peloponneso ;
la flotta
e
Cartagine,*
che
e
dice
simil
Pindaro
Summota
Secondo
la
Castore.'
Lynceus
c?a/
Plutarchus
de
,
*
porto di
una.
chiama
:^
Linceo.
Seneca
e
fa
di
quoque
videt.
vedeva
Linceo
,
«
di vista
era
Luciano,^che
notit.
coramun.
^
S. Girolamo
vedea
sì
acuta,
perfinosot-
Stoic.
adversus
Nem.
Od.
4, v. 114, seqq.
Theocritus, Idyll.23, v. 193.
Act. 2, Se. 2, v. 231
Seneca, Med.
Pindarus
,
Lynceus,
Epist.61,
6
stintame
di-
ebbe;
acuto
immisso
,
5
dal
ad
non
Pontum
muraglie. Egli
dice lo Scohaste
3
Sicilia vide
una
Teocrito
guardo
lumine
favola,scrive
le
attraverso
*
occhi
Medea:*
a
2
sulla
cogli
salpava
alcun
Trans
»
da
quercia il vide assiso
spingea si lungi il guardo,
una
à,Kptp"Yi
6/xjuta(7«,
cioè,
dire
e
Taigeto, monte
in
ad
che
si facea
scorreva
che
i mortali
tra
di
che
stando
altre
scoprì Castore
del
le navi
Linceo, quel che
Che
facea
sì
Taigeto di lontano,
di
Sul tronco
ciò
tutto
punica
Dall' alto del
dire che
un
vista
una
miniere, e
Sparta,
contò
ne
frapponeva ad
sommiti
a
coi suoi
quercia scavata;
una
dalla
che
della Laconia
le
Basti
vedea
mare
volta
navigatore avea
dentro
nascosti
Polluce
prima
V acqua
sotterra
credere.
non
la
superatiper
avea
ut
adversus
Scholiastes
fabulfe ferunt, videbat
error.
Lucjam,
Joan.
ad
seq.
trans
parielem.
S.
Hierosolym.
Icaromenip.sive Hyperneph.
Hieronymus
,
DELLA
terra.
Non
»
il
sì sovente-
di
chi esamina
vista,ovvero
ad
dice Luciano
simili
usi.
^
ne
la sottigliezza
significare
la sagacità o
o
diligenza,
con
1' uomo
Benché
certamente,
più perspicace
di questo
volte
più
serve
Tu
«
ci sembri
Ermotimo,
»* Egli si
di Linceo.
se
per
di qualcuno.
dell'ingegno
la finezza
tessero
ripe-
Linceo, quando parlavano
di buona
metaforicamente
di
per
di
nome
qualche uomo
servissero
»
meravigliache gliAntichi
dunque
è
293
LINCE.
abbia
tutti
nome
i sensi
,
Seneca,'non
scrive
quellidi
come
di
lasci
non
Orazio
gliocchi, quando
nate,
Mece-
a
li hai
mosi
lacri-
*
Non
tamen
idcirco
di Linceo
di
Lynceus,
lippusinungi.
contemnas
dunque
era
vuoisi
potrebbesi
con
provare
che
di
quel
un
dedurre
anche
come
alcuni
astronomia
in
gli Antichi
presso
fondato
questa pensano
la sufficienza
che
contendere
proverbio ,
un
sulla favola. A
luogo
gli occhi
Linceo; nondimeno
come
possisoculis quantum
materia
che
vedere
Non
vista
La
certo, dicea
Tu
medicarti
hanno
:
disposti
mal
e
Linceo.
speri di
non
gli uomini
tutti
passo
da
quei
tanti
altri
abbia
dato
buon
di
la
nauta,
Argo-
e
Plinio,^
di Valerio
versi
Fiacco:*
At
*
3
el
frater magnos
Lticianus
in
Tim.
in Icaroraenip.sive
3
Lynceo
»
Homo
omncs
similem.
sive
Hermot.
de
sive
Misanlhr.
habet,
Plinius, Hist.
*
Valerius
Menip.
nat.
1
ideo tamen
Lib.
omnes
4, Gap. 27.
1
28
v.
Epist.
lib. 2, Gap. i7.
Epist.Lib.
»
nec
Bcnef.
Seneca, de
,
Dial.
in
et
Tires.
Pro
Imagin.
Hyperneph,
sensus
Horatius
in usus,
servatur
sect.
,
in
Idem,
Lynceus
.
,
Flaccns, Argooaut. Lib. i.
,
leq.
homines
acicm
babent
296
LINCE.
DELLA
Et
possit
transmisso
Styga
Fluctibus
solus
Tzetze*
miniere,
delle
di
e
fu
seppure
e
*
di
nubila
far
senza
spesso
Schol.
Tzetzes
,
ad
in
potere
Lycopbron.
e
una
fama
la
procurata
un
compenso
per
qualità
favolosa,
scoperto
ottenere.
Cassandr.
scopritore
primo
ciò
che
umbra
Jupiter
il
stato
conoscere
desiderato,
magistro,
piccolo
vista;
visu.
Lynceus.
abbia
gli
così
il
merito
avrebbe
ninno
ciò
che
ille
sethera
sia
convertito
reale,
merito
dabit
Linceo
acutissimo
uomo
deprendere
transibit
che
pensa
terras,
rumpere
cumque
,
Perdiderit,
qui
terras
rati
astra
DECIMOTTAVO.
tacitam
mediis
e
dabit
Et
Arene,
tulit
Quem
CAPO
—
che
sconosciuto
tutti
rano,
deside-
20-
DEClMOlVOiyO.
CAPO
RICAPITOLAZIONE.
deglierrori
La
storia
Il
pregiudizio,nel
questa parola,
può
insieme
durevole, la
sola
generazione,
qualche
ogni
nazione.
è un
errore
commune
di
vita
è
esso
un
Ciò
pregiudizio."
evidente.
è
i
di
i
esaminare
; limitandoci
a
Molti
ricerche
errori
successivamente
Teologia
,
la
appena
popolari dei
e
con
terza
una
nostri
ordine
pretesa scienza
del
una
popolo
errore,
ma
e
di
nen
que
Noi dun-
abbiamo
pregiudizi,
appena
una
riandar
col
pregiudizidegliAntichi,abbiamo
nostre
ad
almeno
o
Ogni pregiudizioè
l'incarico
parte degli errori
del
parte degli uomini,
ed
,
mente
necessaria-
si limita
il sentimento
alle idee
pochi
a
raro
a considerare
ristringendoci
assunto
; poiché questo
solo; quello è
un
sua
massima
nella
regna
di
proprio
esser
si usurpa
qui
spirare,opporsi
e
generalmente ricevute, esser
anche
cui
in
senso
mo.
quella dell' uo-
come
differente dall' errore
è ben
nascere
lunga
è
fatto
decima
pensiero
oggetto delle
parte dei pregiudizi.
avi
si
sono
al nostro
presentati
sguardo. La
futuro, la pneumato-
logia,l'astronomia, la geografia,la meteorologia,la
298
CAPO
dell' uomo,
storia
naturale
hanno
somministrato
materia
La
dalle
possiamo
ora
la
zoologiadegli Antichi
di
argomento
però
Frattanto
ad
decimonono.
ricerche
pregiudizi venendo
dei suoi
qualcuna
La
nella
di
di
prendesse cura
è
Teofrasto,^
potuto dire:
è
non
qualità è
ottima.
del
volgo
si contiene
che
eccede
di
non
che
La
conviene
alF uopo
moderno:
un
La
.
superstizione
dentro
i suoi
limiti è cattivo
il
estendersi
in
preciso, oltre
gli effetti di
è
quasi impossibileche
non
le stesse
Theophrastus
,
Caracler.
Gap. 16.
il
virtù
una
,
È impossibile
questo punto,
producano qualche
ciò
tutto
li eccede.
quanto
punto
ignoranza
conosca
pratica
qualità
limiti,e
e
per
buone
cattivo
Religioneha prodottala superstizione
;
*
chi
delle buone
r
volgo
Più
Questa
religioso.
nessuna
fissare
Divinità.
Avrebbe
dall'ignoranza.
naturalmente
quasi
può
debbono
materia
nostro.
prevenzione giusta ed opportuna.
una
del
Ma
i suoi
in
sarebbono
regolatodella
effetto dell' ignoranza di
un
Religione.Il volgo è
quale
dire, in quella
a
Religionenato
sola scienza
di errori
fonte
gran
mal
timore
un
della
abuso
un
conoscere
Essere, che può tutto, non
un
quella di
è
cuni
classi al-
La superstizione,dice
distruggerli.
definizione
opportuna
a
e
più perniciosi,
sono
più durevoli, se
Questa
una
Religione,vale
quale glierrori
anche
o
,
sorgenti dalle quali questi derivano.
le
tra
superstizioneè
materia
La
all'errore
ciò
con
,
la
il filosofo deve
che
in
spiritodel volgo, possiamo distinguere
lo
è
fatte fino
dappertutto.Analizzando, quanto
cercare
rita.
esau-
abbiamo
che
quellautilità
trarre
di riflettere.
e
lungi dall' essere
ben
è
ridere
ci
e
seguenza
con-
lità
quaeffetto.
poiché
il
299
RICAPITOLAZIONE.
da
male
che
ancor
esso, è evidente
nasce
che
suol
bena
gran
più grande
11
superstizionedeve
la
di tutti i
beni, ed
rispettogiustissimo
essa
corrompe
che
si
ha
della
augusta madre
umanità, applicatoa
difficilissimo al
rende
saggio
Massime
superstizione.
quelleche insegna
che
essere
facciano
esse
la
più
causa
delle
riche
chime-
cose
i
come
Quindi
irreligioso.
lui,un
linguaggiodel volgo
esser
pio, secondo
un'
le
divenire
a
dei
nemico
la
vuole
Religione,
e
si
questa. Il popolo
a
reputa empio chi disprezza1' oggetto delle
uomo
popoli
dottrine,si
crederebbe, rigettandoquelle,mancare
: un
gione.
Reli-
venerano
colla
commune
il
questa
guarire
si
erronee
pura
il
la
per
,
dalla
grande
esser
considerabilissimo,poiché la Religione è
male
un
un
sue
perstizioni
su-
pregiudiziè, secondo
Religionepiù
è
pura
nel
ad
empietà ; quindi obbligarlo
regole della pietà vera,
infedele ;
è
un
stringerlo
co-
quindi spogliarlodei
di sedurlo e di
più perniciosi,è un cercar
pregiudizi
perderlo.Effetti terribili della superstizione! E quanti
che
scellerati,
se
ne
è sempre
Religione e
per
la verità
fatto,hanno
rese
in
vista
quella! La
ogni
verso;
sì
loro di
indifferentemente
di questa
perchè
trae
punto che essenzialmente
del
è violata
ne
i
popoli in
può
non
loro la mente,
necessario; sì
q
ancora
la
loro motteggi,
diritto di ridersi
aver
e
di
dà
purità della
errori
sopra
santi
,
un
; sì perchè
ravvolgendo fra
praticareciò
perchè
la
ammetterli
pregiudizioi dogmi più
conoscere
che
superstizioneè dunque dannosa
Religione;sì perchè
offuscando
coli' abuso
superstizionegli oggetti dei
la
credendo
di
confondendo
le tenebre
impedisce
che è assolutamente
occasione
agliempi di
300
DECIMONONO.
CAPO
schernire
questo
con
detto
,
al tuono
alla
gliAntichi
di
stati le vittime
educati
di eretici
al tremuoto.
questi errori
può
false
che
nascere
al presente
di questa,
seno
schiacciato,o
e
dichiarato
e
bile
considera-
errore
nel
hanno
è il solo
Chiesa
vera
esaminato
tosto
l'
faccia al-
in
errore
meno
al-
e
leggieripregiudizi
superstizioni
Soltanto
dell'ordine
è la sede
nella
propagarsi
e
allignarein
pericolose possono
poco
crede-
pregiudizidi Religioneche
manifesto
universo.
anche
sono
superstizione.Un
ben
reso
tanti milioni
e
:
,
la
contro
esser
senza
disprezzare
col latte. Il vivere
non
r
il
dei
le vittime
rimedio
alle
,
empietà
succhiati
sogni,
,
,
rebbono
boli
de-
bero
eb-
alle ecclissi
massime
tra
ai
,
folgore,al vento,
,
sono
che
degli errori
subalterni
aglispiriti
allo sternuto
Essi
pervertirei
alla magìa,
agliDei, aglioracoli,
intorno
comete,
di
e
Appartiene alla superstizione
mezzo.
abbiamo
che
ciò
piiivenerabili
le verità
che
Chiesa
una
,
dell' unità,capitale
nemica
e
del-
errore.
credulità
La
è, sarà
una
sorgente abbondantissima
alla
quale
di
ad
pregiudizi,
poiché
nella
di
aiutata
propagata appoco
si è
fino che
che
sarà
crederà
popolare non
il volgo sarà
volgo.Un
parte delle
e
appoco
credulità
cose
sempre
uomo
non
tutto
è
errore
commune
resa
ne
a
rimedio.
ha
ignorante
e
che
a
di saper
gliverrà
più
popoli
rerà
du-
dire
nella
di
detto,e
ha
si è
Essa
,
ciò che
tutto
dalla credulità
ignorante, vale
presume
genti
sor-
nato
di tutti. Qualcuno
mente
stata,
le altre
tutte
nessun
concepital'idea,e questa
interi. La
è
sempre
pregiudizipopolari,
quasi ridurre
si possono
tratto
un
come
sempre,
fino
,
maggior
un
altro,
stimerà
'
302
DECIMONONO.
CAPO
La
necessario
si abbia
non
di crederla ; ben
prima
cosa
dalla credulità. Gli errori
ai centauri
e
alle linci,in
aglialtri
tradizione
scrittore
di
vede
un
se
spesso
ne
,
pigmei,
,
che
glierrori
fama
una
conosceasi
non
possono
da
ovvero
l'origine,
di
o
qualche
anche
è
cause
,
fonte
grandissimadi
uomini
Ciò bastava
sempre.
bene
primitivila
per
far
nascere
di
si contenta
non
rimanendo
effetto,
subito nel
ciò che
suo
causa
nella
di
esso.
può produrlo.Questa
volta avviene
Sovente
in
molti
di
l'oggetto
un
muoversi
alcune
regolarmente e
riscaldava. Il fuoco
ed
effetti,
esso
non
falsa di
cose, diveniva
ad
tri,
al-
tosto
ignorantinella fisica,
universale.
pregiudizio
animate.
forma
il che qualche
particolare,
in
riguardoad
si crederono
e
egli si
idea communicata
gliAntichi,naturalmente
presso
vare
osser-
affatto incerto
mente
sua
intelletto un' idea ordinariamente
concepitada
0
gurata,
sfi-
errori. Si
avviene
come
ignora la cagione.Gli
alla
e
principalmentequanto
,
intorno
una
queste sorgenti.
pregiudiziopoichél'uomo
un
non
e
vaga
qualche viaggiatore
,
meraviglioso,
e,
ignoravano quasi
esse
che
naturali,una
effetto
ai
alla fenice
,
cui
L' ignoranzadelle
cose
intorno
semiumani
tutti
di
disgiunte
vanno
indegno di fede, amplificatapoi
derivavano
alle
di rado
geografici,tutti quelli che
o
di
incerta,
la testimonianza
un
mostri
altro fondamento
aveano
è
di accertarsi
cura
degliAntichi
parola
una
istorici
chiamarsi
di ciò che
e
,
fa che
e
di critica
giudicare la negligenzache impedisce
per
di riflettere
una
di esame,
mancanza
con
Si vide
vano
Le stelle si vede-
ordine
che
invariabile
il sole illuminava
produceva ambedue
potea sussistere
senza
:
questi
alimento.
Si
303
RICAPITOLAZIONE.
stimò
che
dunque
Quest'astro
del
Si credè che
terra.
che
delle
dall'ignoranza
ebbe
ad
quali la ragione va
la verità
e
è
e
per
le
ci preme
noi
di
alla
odioso
nemico
nei
più bello,il nome
più
che
terribile
ma
ciò che
:
al
suo
contrari
uomo
al bene
carico
della
Sì, dice Bacone,
dalla Religione.
larci
quale possiamo conso-
cognizionesoda
seno.
significa
non
gliuomini
soggiungequel gran
una
esso
Ornai
della religione della
,
umano.
della
che
procacciarsidi
che
significa
non
i più
più grossolani,
,
umano
spirito
ci
di Filosofo è divenuto
infedele ;
dei suoi doveri
esso
ciò
parte degli uomini.
sana
di filosofia allontana
Verità
eglila
l'errore
malvagio
qualità naturali
società,alla felicità del genere
tintura
che
raro
la filosofia è divenuta
saputo render
sue
Stato ;
i
deglierrori
riconduce
abissi
è
Quanto
,
con
molti
,
pupille.Fino
più
significa
patria,dello
una
ecco
di quelli
pregiudizi
più perniciosi
Ad onta eterna
mai prodotti.
del nostro
ha
colle
più grande e
uomo
;
scogli,nei
di
madre
può
che
urtare
molti
sorgente di errori. Fino l'incredulità
una
secolo,che
non
che da questa
mentre
tranquillamente
che la credulità ha
esso
errori,ecco
sventura!
questa
è divenuta
1' uomo
non
si
e
! Noi dormiamo
sopra
veduto
non
se
,
nire
fi-
perde.La sua face si spegne,
ci scompariscedagliocchi. Quanto è frequente
piomba
per l'uomo
tema
al
estinguesse
questi errori
cause? Abbiamo
fonti di
molte
quali essa
una
spento quando
è
tutti
per
origine1'astrologia.
pure
Ecco
nati
sono
la notte
si
esso
lume
giorno,poichéun
Da
risplende.
bisogno di pascolo.
avesse
risplendevadurante
non
parte della
il sole
conoscitore
della
dello
filosofìa li
Religioneamabilissima!
è pur
304
DECIMONONO.
CAPO
dolce
giorno
tutto
fermo
; è
che
rispetta, e
ti
non
sia filosofo. Oso
i dolci
sente
non
soave
culto
alla
che
giammai.
e'
hai
e
alla
teco.
Quando
esso
chi
ha
non
con
negli
avanti
mano
lupo
della
sotto
ci condurrà
che
non
getta
chi
ti
non
ama
sede
nella
e
che
l'ignoran
del-
notte
hai
del
assicurata
perderanno
non
l' errore
non
quando
coprendoci gli
vivrà
mai
,
ci
di
minaccerà
volgeremo
manto.
L'
errore
a
salvezza.
FINE.
spalanca
te,
e
remo
trove-
fuggirà
inseguito dal pastore
1815,
darci
sprofon-
l' ignoranza
che
noi
trasporto,
con
l'errore,tu
e
tazione
medi-
una
l'oggetto ineffabile
verso
una
il tuo
soddisfa
in cui
oscuri
alla
e
rispetti,che
le estasi
tenebrosa
montagna
ti
che
assalirà
piedi,
ài nostri
la verità
il
abissi
ti segue
tenero,
sempre
mano
una
minciato
co-
animo
cuore
,
occhi
è
benefichi
con
non
e
si
tu
amor
un
verità
ci
che
concludere
ti segua
che
fulminato
vivrai
ciò
quelli che
insegni. Comparendo
tu
Tu
di
trascinare
tu
te
,
toccante,
e
ragione
chi
dire
conosce
si sente
non
v'ha
di
filosofo
è
pur
a
poter
non
non
fremiti
che
rapisce ;
bene
dolce
pur
sicuro,
e
parlar
qualche
far
non
chi
col
poter terminare
per
RICAPITOLAZIONE.
—
e
,
come
la tua
305
TAVOLA
DB
QUALI
SI
CITANO
DEGLI
OPERE
OD
C01HP1L4TA
AUTORI
OPINIONI
NEL
PRESENTE
SAGGIO,
dall' EDITORE.
Antigono Caristio.
Liberale.
Antonino
di Seirim.
Aclimetf figlio
Antonio
Aerane, scoliaste d'Orazio.
Agatarchide, presso Fozio.
Apollinaredi
Agatemero.
Apollodoro, presso
Diogene,
Leone.
Alberto
Magno.
Apollonio Discolo.
Apostolio.
Alcimo
Avito.
Apuleio.
Croloniale, presso
zio
Cicerone, Diogene LaerClemente
Stobeo
,
,
Ulisse.
Marcellino.
Ammiano
presso
le,
Aristote-
zio,
Tazio, Diogene Laer-
Origene.
Anassimandro
,
presso
tarco,
Plu-
Eusebio, Tazio.
le
Anassimene, presso Aristote,
Aralo.
Aristocle, presso Eusebio.
Aristotele.
Arnobio.
Anacreonle.
Anassagora,
,
Bibbia.
Aristofane.
nell'Antologìa.
AmmianOf
Aquila interpretegreco della
Aristeneto.
6riVo?amo,il giovine.
Aleandro
S trabone.
Aristea, presso Longino.
Alessandrino.
Aldrovandi
zio.
Fo-
Laodicea.
Allacci
Alcmeone
presso
Plutarco, Eusebio,
Origene, Galeno.
Anastasio, bibliolecario.
Anlifane, presso Ateneo.
Artemidoro.
Aslrampsico.
Alenagora, presso Eusebio.
Ateneo.
Gellio.
Aulo
ViUore.
Aurelio
Ausonio.
Autore
incerto, presso
thou.
,.
Aviano.
56*
il Pi-
d06
DEGLI
TAVOLA
AUTORI
CITATI.
Celso
Aurelio
Celso
Jubenzio, giureconsulto.
Chardin
(Pier-Francescodi)
Chateaubriand
(M. de).
Eusebio.
Bardesane, presso
BarlhoUn
Gaspare.
Baudrand
Michele-
Cheremone,
Antonio.
venerabile, e il
scoliaste Brideferto,
il
Beda,
suo
ai membri
fisica
e
6
gennaio
della
Samuele.
Gio.
,
abb.
P.
(Carlo di).
Pietro-Apollonio.
Plutarco.
Cornificio,presso Macrobio.
Cosma
Indopleusle.
Crate Pergameno, presso Elia-
G.
Tomaso.
Browne
Collazio
Livio.
Commodiano.
Giovanni.
Braun
Manlio, presso
Columella.
Cardinale.
Bonnaterre,
Cn.
Colote, presso
Giovanni.
Bodin
Bona
)
Alessandrino.
Cleomede.
Cointe
matematica
dell' Istituto di Francia.
Bochart
e
Stobeo.
(discorsode*
classe
Cicerone
presso
,
Clemente
1811
Tzelze.
Claudiano.
Cleante
Bertucci.
Biot
presso
Cicerone.
Ateneo.
Beo, presso
Giovanni.
Charlevoix
Antonio.
Banier
C.
Buddeo.
no.
Buffon (Giorgio Luigi
dere
Le-
Crate, presso
Aga
Crisippo, presso
di).
temerò.
Stobeo
e
zio.
Ta-
Ctesia,presso Fozio.
Callimaco.
Calmet
d.
Agostino.
Gisherto.
Cuper
Capitolino.
Carli
Delrio
Gianrinaldo.
Carlo
Magno
part. Saxon.
(Capitular.de
)
Mar tino- Antonio.
Democrito, presso Aristotele,
Plutarco, Tazio.
Dernonatle, presso
Cassiano.
Demoslrato,
Cassio
Dempster Tomaso.
Medico.
presso
Luciano.
Plinio.
Catone.
Denesle.
Catullo.
Deusing Antonio.
Didimo, il cieco.
Diocle, presso Plinio.
Cauz.
Cavalese.
Cedreno
Giorgio.
Diodoro
Siculo.
TAVOLA
DEGLI
Tarsense,presso
Diodoro
Fo-
AUTORI
307
CITATI.
Esiodo.
Etimologicum Magnura.
zio.
Diogene Laerzio.
Diogeniano, presso
Dione
Cassio.
Dione
Crisostomo.
Eudemo
Alessandrino.
Eusebio.
Eudoro, presso Tazio.
Eudossio, presso Archimede..
Eunapio.
Dionigi d' Alicarnasso.
Dionigi Periegete,
Difilo,presso Ateneo.
Dioscoride
Pedanio.
Du
Carlo.
Cange
Clemente
presso
,
Euripide.
EustaziodiTessalonica, Comsopra Omero.
Antiocheno.
ment.
Euslazio
Eusebio.
lo
Eustenio, presso
Elia
Scaligero.
Alessandrino.
EuHehio
Cretese.
Eliano
Claifdio,
Eliodoro.
Elio
Farnace,
Aristide.
Favorino
Empedocle.
Diogene
Laerzio.
Festo
Cicerone.
Ennio, presso
Ennodio
presso
,
di Gaza,
Enea
Plutarco.
presso
Magno
Pompeo
S.
Feyjoò Benedetto-Girolamo.
Felice.
?
File Manuele.
Enomao,
presso Eusebio.
Filemone
comico , presso TeoEparchide, presso Ateneo.
doreto
Clemente
Cleomede,
Alessandrino.
Epicuro, presso
e
tulliano
TerDiog. Laerzio, Tazio,
Filolao, presso
ec.
Epimenide, presso Plutarco.
stumi
Epitome della vita e dei comani.
degl* Imperatori ro-
Filone
Plutarco
e
zio.
Ta-
Ebreo.
Filiporo Giovanni.
Filoslorgio.
stotele, Filostrato.
Platone, AriGiulio.
Firmico
Plutarco, Tazio.
Eraclito, presso
Erasmo.
Flegone
Eralostene
,
presso
Tazio
Slrabone.
e
Floro.
Fontenelle
Ermogene.
Fourmont.
Erodiano.
Fozio.
Erodoto.
Frerel
Esichio
Milesio.
Esichio, lessicografo.
Trainano.
Bernardo
Nicolò
Frontino.
Fulgenzio Planciade.
(de).
308
TAVOLA
Enrico
Gaetano
DEGLI
cardinale.
,
Galeno.
AUTORI
CITATI.
Keplero Giovanni.
Kimchi
Gassendi
Pietro.
David.
Klein
GeoffroyCarlo
Giuseppe.
Gemino.
Giaco-
Teodoro,
mo
Kolhe
Gesner
Pietro.
j
[presso
BaObn
\
Corrado.
Giovanni
di Gaza.
Giovenale
,
e
il
suo
scoliaste.
gene
Girolamo, islorico,presso DioLaerzio.
Lalande
Giuseppe
Lamhecio
Pietro.
Giuliano, imperatore.
Lami
Giunio
Lampridio Elio.
Patrizio.
Giuseppe
Ebreo.
Giustiniano
Giovanni.
Lattanzio.
imperatore (Lettera
al Concilio
Le
Brun
Pietro.
II Costantinopolitano).
Leone
Giustino.
Gio. Francesco.
Grandis
Girolamo.
imperatore.
Lequinio.
zio
Leucippo, presso Diog. LaerPlutarco, Galeno,
,
Grimaldi.
Esichio
Godelman.
Milesio.
Lihanio.
Godigno (p.)(Vitadel Sylveira).Licofrone.
Lirano.
Longino.
H
Luhberto.
Haygens
Cristiano.
Herschel.
Holstenio
Lucano.
Luciano.
Luca.
Lucilio, presso
Lattanzio.
Lucrezio.
Ludolfo Giobbe.
Lugiati.
Luttazio,
Ippocrale.
Isaacide
JaUonski
Salomone.
Paolo
Jasone
Eduardo.
Jouhert
Lorenzo.
Ernesto.
0
do,
Lattanzio, Placi-
scoliaste
Mabillon
di Tazio.
Giovanni.
Macedonio, nell'Antologia.
Macrobio.
310
TAVOLA
DEGLI
Pontoppidan Enrico.
Porfirio,
Posidonio^ presso Agalemero
Sabellico M.
Strabone.
Sacra
le Memorie
PouparL... (presso
di
CITATI.
Mela.
Pomponio
e
AOTORI
Trevoux,
Antonio.
Scrittura, e i Settanta
interpreti
della
ma.
medesi-
1712).
seti.
Platone.
Sadder, libro degli Orientali.
Plauto.
daTom.Hyde:
(Pubblicato
Plinio
il vecchio
f
e
il giovine
Veterum
Plutarco.
Parth.
Preali.
Persarum
et
Med.
religionis
historia.)
Sulisbury (Gio.di),
Proclo.
et
vescovo
di Chartres.
Procopio di Cesarea.
Procopio di Gaza.
Salmasio
Properzio.
San
Basilio.
San
Cesario.
San
Cipriano.
San
Cirillo Alessandrino.
San
Cirillo
San
Clemente
Aurei.
Prudenzio
il
Clemente^
e
scoliaste.
suo
Clemente.
Pseudo-
Pseudo-Didimo.
Pseu do-
Dionigi Areopag ita.
Pseudo-Ermete
Pseudo-
papa.
presso
bio.
Euse-
Trìsmegislo,
Cirillo Alessandrino. San
San
Origene.
Quintiliano.
Quintinié (M.
de
la),
presso
Pluche.
Le
Gerosolimitano.
SanconialonCf
Pseudo-Eratostene.
presso
fSaomaise.j
Gio. Damasceno.
San
Gio.-Crisoslomo.
San
Girolamo.
San
Giustino.
San
Gregorio Magno.
San
GregorioNanzianzeno.
San
Massimo,
martire.
San
Pamfilo.
San Pietro Crisologo.
Sanson
Nicolò.
Sani'
Rohault
Giacomo.
Agostino.
SanC Ambrogio.
Sani' Atanagio.
SanC Eligio,vescovo
di Noyon.
San
TeofiloAntiocheno.
Sani' Epifanio.
Rudbeck
Olao.
Sant' Isidoro.
Rabbi
Salomone.
Regiomontano
osia
,
Gio.Mul-
ler.
Rido
Paolo.
Rufino Tirannio, prete.
San
Vittorino
DEGLI
TAVOLA
ACTORI
311
CITATI.
Zaccaria, papa.
San
Scaligero G.
Cesare,
e
Gius.
Giusto.
Gian-Iacopo.
Scheuchzer
Schmid.
Tacito.
Gaspare.
Scoliaste
d' Apollonio Rodio.
Talete,presso
SclioU
Giovanni.
Selden
Seneca,
Tasso
tragico.
Senofane, presso
Teodoreto,
Aristotele,
Plutarco,
Sesto
Origene,
Empirico,
Girolamo.
Torquato.
Taziano.
cerone, Tazio
Ci-
Diog. Laerzio,
Clemente
Diogene
Laerzio.
Seneca, il retore, il filosofo, Tartarotti
il
stotele,
Platone, Ari-
Achille.
Temistio.
Teocrito, e il
suo
scoliaste.
Teodoreto.
Alessandrino.
Senofonte.
arcivescovo
Teofilatto,
di Bulgaria.
Sammonico.
Sereno
Servio.
TeofiloAlessandrino
Sesto Empirico.
San
Sesto
Rufo.
Severiano, vescovo
Shuckford.
Gabalense.
Apollinare.
Sigonio.
Tertulliano.
Silio Italico.
Thurneisser.
Simmaco
Tibullo.
Plutarco.
Thomassin.
di Samaria.
Sinesio.
Tiburtius
Socrate, presso
Sofocle,e
presso
Teofrasto,presso Solino.
Teopompo, presso Eliano.
Teone, presso
Sidonio
,
Girolamo.
il
gli atti
presso
dell' Accademia
di Svezia.
suo
Platone.
scoliaste.
Ticone
Solino.
Brahé.
Timoteo, prete costantinopolitano.
Sparziano.
Spon Giacobbe.
Tito Livio.
Staidel.
Tostai
Stazio.
Tucidide.
Stefano Bizantino.
Turrien
Slobeo.
Storia
Alfonso.
o
Torres
(lat.Tur-
rianus),Francesco.
delia Florida.
Strabone.
Tzelze Giovanni.
%
Strada P. Famiano.
U
Snida.
Svetonio.
Ursino
(Analecl.sacr.)
312
TAVOLà
DEGLI
AUTORI
CITATI.
Von-Dale
Antonio.
Gherardo-Giovanni.
Vossio
Valerio
Fiacco.
Valerio
Massimo.
Valerio
Sorano
,
t'
presso
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Warhurion
Agostino.
transazioni
Virgilio.
Vita
di
Luigi
Vita
di
Sant'
Vomanoj
Guglielmo,
Walsa
Varrone.
Vittore
Guglielmo.
I,
il
pio.
Edvige.
Mario.
presso
reale
Wier
della
di
Londra.
Giovanni.
Wonderart.
lo
Scaligero,
Woodward
Giovanni.
presso
Società
le
IUTDICi:.
Giovan-Battista
A
chiarissimo
Al
Niccolini,Prospero Viani.
signore Andrea
.
.
Pag.
v
Mustoxidi, Giacomo
Leopardi
1
Prefazione
3
Capo
I. Idea
IL
»
dell'Opera
7
Degli Dei
13
HI.
Degli
Oracoli
27
»
IV.
Della
Magia
35
»
V.
»
VI.
»
Dei
Del
VIIL
»
«
IX.
»
X.
73
Meriggio.
Dei
Terrori
Del
Sole
Degli
XI.
»
55
Dello Sternuto
VII.
»
Sogni.
Dell'
85
.
notturni
97
115
Astri
127
mete
Astrologia,delle Ecclissi,delle Co151
XII.
»
»
Della
Terra
XIU.
Del
XIV.
Del Vento
160
Tuono
209
e
del
Tremuoto
229
dei
Giganti
241
»
XV.
Dei
Pigmei
»
XVI.
Dei
Centauri, dei Ciclopi,degli Arima-
e
spi, dei Cinocefali
»
XVIl.
M
XVIII.
XIX.
»
Tavola
Della Fenice
271
Della
285
Lince
Ricapitolazione
degli Autori
de*
quali si
nel
LBOPAROi.
253
—
Errori
297
citano
opere
ed
nioni
opi305
presente Saggio
popolari.
87