PIER CARLO BOGGIO (Deputato)

PIER CARLO BOGGIO (Deputato)
Pier Carlo Boggio, nato nel 1827 a Torino, figlio di un veterano dell’esercito repubblicano francese,
trascorse la prima giovinezza in Svizzera.
Nel 1846 si recò a Parigi, dove iniziò la sua carriera di giornalista collaborando alla Gazzetta
italiana fondata dalla principessa Belgioioso. Rimpatriato nel 1848, si laureò in giurisprudenza a
Torino e in seguito ottenne la cattedra di diritto costituzionale.
Già nel 1848 aveva stretto amicizia con Cavour, che lo volle come collaboratore del giornale Il
Risorgimento sul quale Boggio difese strenuamente le idee del futuro ministro. Successivamente
diresse tre giornali Il Conciliatore, L'Indipendente e La Discussione.
Durante i suoi incarichi da deputato nel marzo 1860 e nel gennaio 1861 Pier Carlo Boggio appoggiò
più volte Cavour. Fu un caldissimo fautore dell'Unità nazionale e propugnò una prudente politica
finanziaria. Dopo la scomparsa di Cavour inoltre militò nelle file della Destra, inasprendo la sua
polemica contro i democratici.
Nel febbraio 1862 come portavoce dei gruppi moderati criticò, in un intervento alla Camera, la
tolleranza che il governo Ricasoli dimostrava per il Partito d'Azione, chiedendo lo scioglimento dei
Comitati di provvedimento: questa sua posizione contribuì a determinare la caduta del Ricasoli e la
formazione di un ministero Rattazzi, di cui Boggio fu fautore in Parlamento.
Boggio fu contrario alla Convenzione di settembre (1864), in quanto temeva che il trasferimento
della capitale da Torino a Firenze significasse la rinuncia a Roma capitale. Ma la sua avversione al
trattato fu superata dalla preoccupazione che esso potesse offrire ai democratici una base di
azione nel paese. Probabilmente allo scopo di evitare questa possibilità e per riassorbire sotto la
direzione di Vittorio Emanuele II ogni fermento azionistico, Boggio accettò di entrare in contatto
con Mazzini per studiare il modo di coordinare un'azione insurrezionale mazziniana nel Veneto con
l'intervento delle forze regolari italiane. Però Boggio che, mentre manteneva i contatti con il re,
avrebbe dovuto incontrarsi con Mazzini e concretare l'accordo, si mostrò però sempre più tiepido
nei confronti di tali trattative, finché nel maggio troncò ogni rapporto con Mazzini.
Riconfermato deputato nelle elezioni del 1865, allo scoppio della terza guerra d'indipendenza,
ritenne suo dovere parteciparvi e si arruolò in marina: ricoprì il grado di capitano della Guardia
civica e fu addetto allo Stato Maggiore della nave ammiraglia "Re d'Italia".
Il 20 luglio 1866, morì nella battaglia di Lissa, tra la marina del Regno d'Italia e la marina Austro
Veneziana.