Il fischio - aia

ASSOCIAZIONE ITALIANA ARBITRI
SEZIONE “PIERINO CATTANEO” DI SARONNNO
Il fischio
Periodico di informazione.
Anno III, edizione speciale
SPECIALE 30°!
Di Tanya Bosoni e Anna Lionetti
Ore 16.00, presto che è tardi! La Maria e la Rosaria ci aspettano in garage per caricare gli
scatoloni, targhe magliette Amaretti di Saronno; lo Ste già ci pressa: sono arrivate le piante in
hotel, scaricare il Berlingo di Rocco... ( – Tanya,
dobbiamo masterizzare la colonna sonora! – Sì Anna,
dopo...).
Ore 17.00: si comincia ad allestire la sala, foglietti di
benvenuto, i centritavola, ne manca uno!!! Pulire le
piante, mettere i coprivaso, provare i discorsi «aiuto non
mi ricordo più niente», «neanch’io, devo leggere il
gobbo!», «ma voi chi guardate mentre presentate?!» Il
facchino dell’hotel non ci sopporta, non sappiamo dove
mettere lo striscione; per non parlare del manutentore
Anna e Tanya in regia
che ci assiste nelle prove tecniche! «Ma secondo voi
Gussoni parlerà dal podio o col microfono a gelato?»,
«non lo so, non si capisce neanche a che ora sarà l’intervento di Rosetti!», «ma Balza a che ora
arriva?!» ( – Tanya, dobbiamo masterizzare la colonna sonora! – Sì Anna, dopo...).
Ore 18.00: preparare i sacchettini per i regali agli ospiti, il maître vuole sapere a che ora
servire l’antipasto; bella domanda, non lo sappiamo neanche noi! Ma ora dobbiamo cambiarci
( – Tanya, dobbiamo masterizzare la colonna sonora! – Sì Anna, dopo...).
Ore 19.00: veloci, dobbiamo ancora truccarci! «Oddio il mio vestito non si allaccia!»
( – Tanya dobbiamo masterizzare la colonna sonora! – Sì Anna, dopo...).
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Ore 19.30: è già arrivato il Peppino Clerici, ma l’aperitivo non è ancora pronto! Balzarotti ci
chiama: sono arrivati Gussoni e Rosetti, «aiuto!». Strette di mano presentazioni, Rosetti ha
ERRE moscia! Che strano incontrarli dal vivo, emozione paralizzante ( – Maury, presto,
masterizza la colonna sonora!).
Ore 20.00, ogni cosa prende forma: Rosetti fa foto con tutti; la Maria beve tre bicchieri di
sangria; Davide spunta le liste degli arrivi; Franco Spena e Motta fanno le foto; i fratelli
Giannotti e Cruciata sono impegnati nelle riprese video;
Anna Gianlu e Gagliardi controllano per l’ennesima volta
apparecchiature e luci; Balza intrattiene gli ospiti; in sala è
tutto pronto. Anzi no! Manca il segnaposto per il tavolo di
Strim!
Ore 20.30, ingresso in sala: trovare un posto per tutti,
«Signore e signori, buonasera...», far partire il video; il video
non parte!!! Mantenere la calma, il video è partito. La serata
può avere inizio...
... e così, il Trentesimo ci è scivolato tra le mani mentre
lo plasmavamo ed è diventato una serata memorabile.
Memorabile, per l’appunto, nei ricordi e nelle immagini che
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aprono sorrisi incantati pieni della
dedizione, dell’impegno, della passione,
dati per creare qualcosa in cui crediamo.
Una serata da riportare alla mente, non
scrivere, aggettivare: definire qualcosa
che si è vissuto in prima persona è
spesso difficile, perché non c’è modo di
osservare il tutto da fuori, ma solo di
sentirlo da dentro. Eppure, è stato così
bello, per una volta, sentire e non
osservare: potremo parlare a lungo dello
sguardo di Rosetti, delle gaffes di
B alzarott i, dell’emozione delle
premiazioni; ma dare un nome comune
a tanti momenti particolari, o sceglierne
solo alcuni, vorrebbe dire quasi congelarli, intrappolarli nella storiografia. Per una volta, è molto
più bello lasciare che fluiscano ancora, dopo giorni e settimane, nel pensiero che li richiama;
come se fossimo ancora all’UNA Hotel, come se ripercorrere immagini e sensazioni, ciascuno
dentro di sé, potesse mantenerle più vive che descrivendole con parole. Per chi c’era. Per gli
altri, basti la garanzia di essersi persi una serata speciale.
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Di Giulio Gervasini e Davide Rosio
Un’importante tappa, raggiunta con passione e sacrificio. Un traguardo che deve
incoraggiare a proseguire il cammino. Il trentesimo anniversario di fondazione della
Sezione Arbitri di Saronno è sicuramente un passaggio fondamentale e un momento di
intensa crescita e maturazione per tutti i suoi 120 associati. Naturalmente, come ad
ogni compleanno che si rispetti, non potevano mancare né la festa né i regali.
Graditissima sorpresa la presenza dell’arbitro internazionale Roberto Rosetti, top class
italiano che rappresenterà l’Italia in occasione degli Europei di calcio in Austria e
Svizzera. Ai giovani arbitri presenti, che vedono in lui un punto di riferimento, Rosetti
ha dichiarato: «Ho visto tantissimi giovani
stasera, tutti magari hanno un sogno.
Ricordate: i sogni bisogna inseguirli
sempre».
Rosetti, rivolgendosi alle
organizzatrici della serata, gli arbitiri
effettivi Maria Bonacci, Tanya Bosoni e
Anna Lionetti, ha poi enfatizzato
l’importanza delle donne nello sport.
«Sono fondamentali nella carriera di un
arbitro. Nei momenti difficili sono loro a
darti la forza. Senza una grande donna
accanto è difficile sopportare quello che
dobbiamo sostenere. Anche nei momenti
facili, quando ci verrebbe voglia di volare,
Massimo e Antonio Rinaldi e Chiara Semeraro
abbracciano Rosetti
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sono loro che ricordano che è meglio stare
bassi». Altrettanto gradite le presenze del
Presidente Nazionale Cesare Gussoni, il quale
ha intrattenuto la platea sull’importanza
dell’attività associativa, del Presidente Regionale
Roberto Del Bo, del Presidente del Settore
Giovanile e Scolastico Valter Cottini, del
Presidente del Comitato di Legnano Claudio
Regano e del Presidente dell’FBC Saronno 1910
Vito Tramacere. Un’occasione straordinaria per
sognare, imparare, crescere. Un sentito
ringraziamento alla Sezione, ed al suo Presidente,
Arcangelo Balzarotti, per le grandi opportunità che
offre ai giovani.
Il Presidente Gussoni intrattiene la platea
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Di Anna Lionetti
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4 Aprile in festa per la Sezione Arbitrale “Pierino Cattaneo” di Saronno: all’UNA
Hotel di Cerro Maggiore si celebra il Trentesimo Anniversario di fondazione della
compagine arbitrale saronnese. L’occasione è delle più solenni, l’evento atteso e
preparato con cura e dedizione dai collaboratori del Presidente Balzarotti che, giunto al
decimo anno di conduzione dei “suoi” arbitri, chiude in bellezza la stagione sportiva
2007/2008.
La
serata
è
all’insegna
dell’originalità: fil
rouge
della
manifestazione,
ma anche e
soprattutto
dell’intera classe
arbitrale di ogni
tempo e luogo,
30 ANNI DI
PASSIONE è il
titolo che apre la
f es ta
e
ne
rappresenta
il
fulcro. Trent’anni
di impegno, sacrifici, costanza, mossi da un’unica energia interiore, che spinge ogni
arbitro ad iniziare e proseguire questa affascinante attività, di tappa in tappa, di
successo in successo; perseguendo sogni e obiettivi, affrontando ostacoli e delusioni.
Passione che non deve mai venire meno, pena lo sfiorire della vera forza arbitrale;
passione che attraversa i lustri e parte dai “veterani”, Marcacci e Paleardi, presenti sin
dagli albori della Sezione, fondata nel 1978 da Pierino Cattaneo, e tutt’ora associati e
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partecipi. Passione che coinvolge anche chi arbitro non è o non è più: numerosi i
genitori dei giovani arbitri, seguiti nella loro avventura calcistica dai papà orgogliosi,
dalle loro famiglie e da fidanzate e mogli; immancabile l’ex associato Strim, che mai ha
abbandonato l’A.I.A., ma anzi, vi si è dedicato più di tanti altri tramite la formazione
arbitrale e la costante partecipazione alle attività associative.
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Molti gli illustri ospiti: a cominciare dal Presidente Nazionale Cesare Gussoni,
passando per il Presidente del Comitato Regionale Arbitri Roberto Del Bo, fino alla
punta di diamante della nostra Associazione Roberto Rosetti. I loro preziosi interventi
intervallano piacevolmente le portate della cena, regalando alla platea attimi intensi e
importanti.
L’ufficialità della celebrazione è sancita dalla presenza del
Capoufficio di Gabinetto del Sindaco del Comune di
Saronno Lino Russo, dal Presidente dell’FBC Saronno Vito
Tramacere, da Valter Cottini, Presidente del Comitato
Settore Giovanile e Scolastico lombardo, Claudio Regano,
Presidente del Comitato Provinciale di Legnano, e dai
Presidenti delle Sezioni Arbitrali di Busto Arsizio e
Legnano, i colleghi Vincenzo De Bernardi e Giuseppe
Lattuada. Ma dall’ufficialità si passa con disinvoltura a
momenti dall’assetto antitradizionale: il video di apertura,
commovente e suggestivo, introduce direttamente il tema-guida, che si manifesta in
altri dettagli simbolici, quali le pergamene di benvenuto e commiato
che ciascuno ha trovato al proprio tavolo, e le magliette rosse
distribuite in omaggio al termine della serata. Semplici dettagli, forse,
che però aggiungono un quid di personalità alla cena, ricordando
costantemente la passione che caratterizza questa associazione
sportiva, come ogni altra. Messaggio dimenticato o ignorato da chi
domenicalmente si ostina a bersagliare gli omini in nero, nella stolida
convinzione che rechino più danno che beneficio: se i detrattori della
classe arbitrale avessero potuto prendere parte a questo evento, che racchiude in sé
tutto ciò che quotidianamente un arbitro investe nella propria passione, sicuramente si
ricrederebbero. Se avessero ascoltato le coinvolgenti parole di Rosetti, dette con il
cuore in mano, il messaggio di Del Bo, “capitano” regionale sempre in prima linea, e
quello di Gussoni, forte e carico di personalità, si
persuaderebbero del fatto che, dai Giovanissimi alla
Serie A, i sentimenti genuini che animano i direttori
di gara sono gli stessi. Senza secondi fini né
malevolenze, sposando l’amore per il calcio che
dovrebbe affratellare quanti seguono questo sport.
Trascorse le fasi più istituzionali, tra un antipasto e
un primo, c’è spazio anche per le premiazioni degli arbitri più meritevoli delle ultime
due stagioni sportive. E, mentre le immagini che racchiudono i primi trent’anni della
Sezione di Saronno scorrono sul video, il festeggiamento volge al termine: punta
dell’iceberg di una fierezza arbitrale che ci permette di portare avanti il nostro hobby,
sbaragliando i nemici e fregiandoci di un trentesimo compleanno ricco di vera,
incontaminata PASSIONE
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LE PREMIAZIONI
STAGIONE 2005/2006
STAGIONE 2006/2007
Miglior debuttante
Alessandro Calefati
Miglior debuttante
Joram Zavarroni
Migliore S.G.S.
Danilo Balzarotti
Migliore L.N.D.
Anna Lionetti
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Migliore S.G.S.
Alberto Spena
Migliori L.N.D. Maurizio Franco e Antonio Catamo
Miglior C.R.A.
Alessandro Borella
Miglior C.R.A.
Stefano Giannotti
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PREMI SPECIALI “PIERINO CATTANEO”
Miglior Calcio a 5
James Mark
Premio per l’impegno nell’attività associativa
Miglior arbitro nazionale
Alessandro Pizzi
Miglior Fischietto rosa
Tanya Bosoni
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Miglior Assistente arbitrale
Gianluca Pizzi
Miglior Osservatore
arbitrale
Premio alla correttezza
comportamentale
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La nostra passione...
“Ma chi te lo fa fare?”
“Perché domattina (quasi sempre la domenica) invece di
affrontare freddo, nebbia, fango, pioggia e insulti, non te ne resti a
letto a dormire?" Possiamo affermare, con quasi assoluta certezza,
che non esista alcun collega arbitro di calcio, attualmente in attività
o che lo sia stato in passato, che non si sia sentito rivolgere,
almeno una volta, una frase di questo tenore da coloro che gli
stanno vicino (amici, genitori, fidanzate, ecc...).
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Avete mai visto i bambini giocare a calcio? Nessuno di loro
vuole fare l’arbitro, tutti vogliono segnare… Dirigere incontri di calcio non è, in effetti,
una passione propriamente comune e, come accade per tutte le umane inclinazioni,
non risulta facilmente spiegabile utilizzando i pur numerosi termini che il lessico della
nostra lingua ci mette a disposizione. Possiamo provarci, stabilendo che il reale motivo
che forse spinge migliaia di colleghi (giovani e… meno giovani...) a calcare ogni fine
settimana i terreni di gioco di tutta Italia per dirigere una gara sia proprio quella voglia
di... "sapore di campo" che aspetti tutta la settimana, quella voglia inspiegabile di
sentirsi comunque parte di un mondo ricco di passioni quale è il mondo del calcio... È
poi altrettanto vero che, nella maggior parte dei casi, in campo ci si ritrova poi da soli
nel ricoprire un ruolo da tutti ritenuto necessario, ma che raramente incontra adeguata
e sincera approvazione e sostegno emotivo.
Ma allora, stando così le cose, perché si sceglie di diventare arbitri di calcio? Perché
si tratta in fondo di una vera e propria scuola di vita, nella quale ogni partita si pone ai
nostri occhi come una eccitante “faccenda” annodata che è da “sgarbugliare”. Perché
le difficoltà che si incontrano nel dirigere una gara ci aiutano a consolidare la sicurezza
in noi stessi, nonché la nostra autostima, aiutandoci ad affrontare positivamente aspetti
importanti della vita di tutti i giorni.
Assumere decisioni, comunicarle
con la dovuta convinzione in una
frazione di secondo e doverle in
molti casi “difendere” di fronte a
critiche di vario tipo, costituisce
sicuramente un valido ausilio alla
nostra crescita interiore e alla
nostra capacità di saperci rendere
maggiormente
credibili
e
autorevoli. Perché ogni volta che
scendiamo in campo affiniamo
sempre più le nostre capacità di
relazione e di rapporto con le
persone che ci circondano.
Infatti, non casualmente, una
vecchia ma altrettanto profonda frase recitava "Arbitri in campo, Arbitri nella vita"...
Essere arbitri non vuol dire esserlo per i 90’ minuti di gioco, ma esserlo a 360 gradi!
Mi hanno sempre trasmesso la convinzione che l’appartenenza a questo mondo,
l’AIA, debba rappresentare uno stile di vita, di comportamento, che va ben oltre la
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direzione di una gara. Oggi, quella di fare l’arbitro, è una scelta difficile, ma per molti
fondamentale ed importante, perché una volta fatta inizia un percorso di maturazione
lungo una vita.
Ogni settimana milioni di persone si muovono per andare alla partita: c'è chi
giocherà e chi si accomoderà sugli spalti, tifando per la propria squadra. Alla fine,
alcuni avranno vinto, gli altri no. Questo avviene per tutti i campionati, da quelli
giovanili alla serie A. Allo stesso tempo l'arbitro, quasi sempre da solo, viaggia verso lo
stadio. Deve arrivare in tempo, almeno un'ora prima dell'inizio, perché senza arbitro
non si può giocare. Per non rischiare, utilizza il penultimo mezzo di trasporto utile,
dalla bicicletta all'aereo.
In un anno in Italia si disputano 450.000 partite, ogni volta un arbitro ne fischia
l'inizio. Chiunque sia, e qualunque cosa faccia nella vita, una volta indossata la divisa
per tutti sarà solamente "l'arbitro". Scenderà in campo, sapendo che tutti saranno
d'accordo solo su una cosa:
che sta sbagliando. Tendere
all'uniformità, affinché una
situazione venga giudicata da
tutti allo stesso modo.
Addestrarsi a decidere in una
frazione
di
secondo,
eliminando il tempo del
ragionamento: si vede, si
fischia. Essere sempre nella
posizione
migliore
per
vedere cosa sta accadendo,
muoversi
in
campo
seguendo traiettorie già
tracciate, osservare quello
che succede, mentre gli altri
giocano. Intervenire, fermare
il gioco. È in questi momenti, quando non si può continuare a giocare, che si avverte la
presenza dell'arbitro. Allenarsi a guardare, visionando centinaia di situazioni simili
raccolte su videocassetta: i falli, le sanzioni disciplinari, i casi impossibili. Fermare
l'immagine e discutere, sapendo però che in campo il gioco continua veloce, sempre
più veloce. Annullarsi per non intralciare le squadre, per essere giudice al di sopra delle
parti. Non essere protagonisti della partita, fare tutto il possibile affinché la gara si
svolga secondo le regole del calcio. Essere pronti quando serve, in ogni momento.
Sacrificare la propria attività professionale, la propria vita affettiva.
La nostra attività esige non solo allenamento dei muscoli, ma anche una ferrea
disciplina morale fatta di buona volontà, di pazienza, di perseveranza, di equilibrio, di
sobrietà e di spirito di sacrificio. Altrettanti valori umani, questi, che sono alla base di
ogni impegno sportivo, e che assicurano successo e classe.
L’AIA è la nostra seconda famiglia: sui nostri migliori riferimenti ideali dobbiamo
fondare, riscoprire l’orgoglio di essere arbitri, a tutti i livelli: dall’OTP alla CAN di A e
B.
Buon 30° a tutti!
Alessandro Pizzi
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...non muore, ma cambia colore!!!
È per me allo stesso tempo un grande onore e un grande onere scrivere qualche
riga in occasione del Trentesimo anniversario di fondazione della Sezione. Non è
soprattutto facile raccontare di questi miei dieci anni passati nell'A.I.A., cercando allo
stesso tempo di lasciare un messaggio che possa essere importante per tutti voi che
leggerete questo articolo.
Come molti di voi, ho iniziato quasi per caso a fare l'arbitro: ultimo anno di liceo
(l'ahimé lontano 1997!!!), Strim che passa per le classi, la possibilità di guadagnare
qualche soldino per pagarsi le vacanze estive, e soprattutto la grande occasione di
andare a vedere la mia squadra del cuore senza sborsare una lira. Come immaginerete
tutti, queste “grandi motivazioni” non mi hanno portato da nessuna parte all'inizio
della mia carriera arbitrale: per almeno un paio d'anni la parola “allenamenti” è stata
fuori dal mio vocabolario (i miei risultati scandalosi ai test atletici erano oggetto di
discussione ad ogni successiva lezione tecnica), e mi dimenavo settimanalmente tra
gare di esordienti e giovanissimi, che spesso riuscivo a rovinare.
Quale sia stata la molla che a un certo punto è scattata, non lo saprei neanche io
dire: senz'altro, un ruolo lo ha giocato il mio
orgoglio tipicamente maschile, che si sentiva
svilito dal vedere colleghi arrivati dopo di me
avere fatto strada più in fretta; d'altro canto,
però, era bella la sensazione al termine della gara
di migliorarsi costantemente, e di trovare
riscontro anche nei giocatori, nei dirigenti e,
soprattutto, degli osservatori che mi visionavano.
Un paio d'anni di impegno costante e qualche
“piccolo sacrificio” sono stati subito ripagati
dall'A.I.A. più di quanto meritassi: mi sono
trovato a dirigere gare “vere”, con tanto pubblico
sugli spalti e tanta tensione in campo; ho girato la
Lombardia in lungo e in largo, conoscendo tanti
amici con cui ho condiviso successi e delusioni.
Ed è stato proprio per questo che a un certo punto mi sono sentito in dovere di
“restituire” alla Sezione almeno un po' di quello che mi aveva dato, di tentare di far
crescere e maturare tanti ragazzi (e ragazze) che, come me, nell'A.I.A. ci erano arrivati
per caso; di spiegare e di far comprendere loro che quella che veniva offerta era
un'enorme occasione di crescita e di maturazione: non ci è voluto molto perché la
Sezione diventasse per me una vera e propria “seconda casa” (con grande gioia dei
miei familiari che ancora oggi mi vedono rientrare e cenare a ore improponibili!!!).
Ed anche adesso che è arrivato il momento di “appendere le scarpe al chiodo” e di
chiudere la mia breve ma intensa vita sui campi, questa gran voglia di continuare a far
parte di questa famiglia mi continua a dare ogni giorno nuovi stimoli e tante
soddisfazioni.
Cari colleghi e colleghe, vi sarete accorti che in questo articolo non ho mai dovuto
utilizzare la parola “passione”: cercatela voi tra le righe, ma soprattutto trovatela in
quello che settimanalmente fate, imparate a guadagnarvi e meritarvi il rispetto di
calciatori e dirigenti; impegnatevi e, soprattutto, DIVERTITEVI!!!!!!
Davide Rosio
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A.I.A. Saronno
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21047 Saronno (VA)
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Web: www.aiasaronno.it
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In redazione
Redazione Tanya Bosoni, Anna Lionetti
Impaginazione e grafica Tanya Bosoni e Anna
Lionetti
Fotografia Maurizio Franco, Michele Motta,
Alberto Spena
Si ringrazia Giulio Gervasini, Alessandro Pizzi,
Davide Rosio
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