Il Tesoro Perduto del Generale Custer.

Il Tesoro Perduto del Generale Custer.
Domenica 13 Aprile 2014 00:00 www.lavocedellazio.it
E’ di questo giorni la notizia che è in vendita all’asta su internet la collina vicina al
fiume Little Big Horn, in Montana, Stati Uniti, dove il Generale George Armstrong Custer
trovò la propria leggendaria morte insieme a 210 uomini del 7° Cavalleria, trucidati da
oltre 10.000 guerrieri Sioux Lakota, Cheyenne e Arapaho guidati dal capo Toro Seduto.
Il 7° Cavalleria era all’epoca il corpo d’elite dell’esercito degli Stati Uniti ed era stato inviato
dal Presidente Ulysses Grant verso gli accampamenti estivi delle Black Hills per avere
definitiva ragione delle recalcitranti tribù indiane delle Grandi Pianure.
Custer è divenuto leggenda anche e soprattutto per la sua leggendaria morte contro un
numero enormemente sovrastante di forze nemiche e per lucida scelta di lasciare la vita sul
campo di battaglia anzichè cadere prigioniero del nemico indiano.
Molti tuttavia non sanno che il biondo e baffuto Generale “Figlio della Stella del Mattino”,
come era soprannominato dalle tribù Lakota, ha il suo nome legato anche ad un leggendario
tesoro che sarebbe sepolto da qualche parte tra le Black Hills del Sud Dakota.
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Vediamo di cosa si tratta.
La spedizione di Custer era composta da 650 uomini ed era partita da Fort Lincoln , in Nord
Dakota, con l’intento di raggiungere a tappe forzate gli accampamenti dove i ribelli indiani
stavano riunendosi, posti a 500 miglia più ad ovest.
Agli uomini del 7° fu promesso un premio di cinque stipendi mensili se avessero rispettato la
logorante tabella di marcia forzata. Ai militari fu anche minacciata la perdita di ogni retribuzione
se non avessero raggiunto le rive del fiume Little Big Horn, nello stretto tempo necessario.
Accadde però che una volta raggiunta la meta, nel rispetto dei tempi stabiliti, gli oltre 25.000
dollari in monete d’oro, al valore di oggi di oltre 15 milioni di dollari, tuttavia non furono mai
distribuiti ai soldati.
Gli esploratori indiani, arruolati nell’esercito americano, avevano avvertito il Generale che
l’accampamento nemico stava smobilitando. Custer allora ordinò un immediato attacco per le
prime luci dell’alba della mattina successiva, incurante dell’avvertimento dell’esploratore
Tahmelapashme, “Coltello Insanguinato” , il quale riferì a Custer che i Sioux erano certamente
“più numerosi delle pallottole di cui il 7° disponeva”.
Il 22 giugno 1876 il 7º Cavalleria si mise in marcia lungo la valle del torrente Rosebud con una
forza effettiva di 31 ufficiali (di cui 3 medici) e 617 tra sottufficiali, truppa ed esploratori.
La colonna, quel giorno, percorse 20 km circa prima di accamparsi.
I nemici infatti si erano mossi nella notte e sembravano fuggire verso Nord, ciò fece
probabilmente sentire Custer eccessivamente confidente nelle proprie forze.
Nei due giorni successivi, il 23 e 24 giugno, il 7º Cavalleria percorse, altri 100 km al seguito
degli indiani “fuggitivi”.
La sera del 24, alle ore 23.30 circa, inspiegabilmente per un ottimo comandante militare come
aveva dimostrato di essere prima di allora, con uomini e cavalli decisamente stanchi, Custer
riprese l'avanzata verso l'area in cui presumibilmente si trovava l'accampamento indiano; dopo
ulteriori 16 km, alle 02.00 del mattino circa, Custer inviò gli esploratori indiani in avanscoperta e,
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dalla sommità del Crow's Nest ("Nido del Corvo") questi videro il più grande accampamento mai
visto (si calcola un'area di tende lunga circa 5 km) accanto al quale pascolavano non meno di
10-15.000 cavalli.
A questo punto, il Generale delle mille vittorie nelle Guerre Indiane, forse per tentare una
manovra diversiva, commise il suo errore fatale: divise il battaglione di “Giubbe Blu” in tre
reparti , procedendo egli stesso verso nord a capo di una colonna di 200 cavalleggeri , dritto
dentro in una valle a forma di catino che sarebbe divenuta la sua trappola mortale.
E l’oro delle paghe dei soldati dove era finito ?
Le monete d’oro ben stipate in sacchi di tela con il marchio Federal Reserve Bank avevano
raggiunto l’accampamento del 7° Cavalleria a bordo di una nave a vapore fluviale (una di quelle
con le grandi ruote e i lunghi camini fumanti che all’epoca navigavano sul Mississipi e gli altri
grandi fiumi americani) che portava il nome di “Far West”, al comando del Capitano Grant
Marsh.
Dopo la tremenda disfatta militare tuttavia dell’oro non se ne seppe più nulla.
Fu circa 50 anni dopo la battaglia che uno dei leader indiani ribelli, il capo Cheyenne “Due
Lune”in un intervista , svelò che al seguito della colonna trucidata vi erano anche due carri
carichi dell’oro delle paghe dei soldati non distribuite.
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Secondo Due Lune, gli indiani considerarono quell’oro insanguinato e maledetto e pertanto
Toro Seduto diede ordine a Due Lune stesso di nasconderlo in un luogo sicuro, in attesa di
decidere cosa farne.
E più probabile comunque che, al di là della superstizione, Toro Seduto avesse voluto evitare
che la eccezionale Grand Réunion di tutte le tribù contro l’”Uomo Bianco”, che aveva
faticosamente raggiunto dopo mesi di estenuanti trattative con tutti i capo-tribù indiani, potesse
perdesse la coesione e l’unità di intenti così arduamente raggiunti. La eventuale spartizione di
un così ingente bottino di guerra , infatti avrebbe certamente causato dissidi e malumori
all’interno della coalizione indiana.
I sacchi pieni di monete d’oro vennero quindi sepolti dal Capo Due Lune in qualche posto
segreto tra le Black Hills, ma come nelle migliori tradizioni , non prima tuttavia di averne
disegnato su di una pelle di orso una dettagliata mappa per ritrovare il tesoro.
La mappa fu poi consegnata dal capo Nativo Americano ad un commerciante bianco suo
fidato amico, tal W.P. Montcure, che ebbe a conoscere nella riserva di Busby, Montana; dove
vennero in seguito esiliati tutti gli indiani delle Grandi Pianure al termine della guerra.
Due Lune lascio a Montcure quale sua ultima volontà prima di morire , l’incarico di far
pervenire la mappa del “Tesoro di Custer” al Consiglio della Tribù nel 1986, precisamente dopo
110 anni dalla battaglia. L’amico commerciante tuttavia non avendo figli, né avendo trovato
nessuno di cui fidarsi per trasmettere il “legato” di Due Lune, prima di morire anch’egli, ripose
nella tomba di Due Lune la mappa di pelle d’orso, ponendola tra le mani del capo indiano
congiunte sul petto.
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La mappa comunque non è mai arrivata al Consiglio della Tribù nel 1986, ma è stata trafugata
ben prima , nel 1966, con tanto di profanazione della tomba di Due Lune.
L’autore del furto è rimasto sconosciuto, ma la vicenda è stata oggetto di indagine ufficiale da
parte del FBI.
Al mistero tuttavia si aggiunge altro mistero.
La vicenda non sarebbe infatti finita qui, come riporta nel libro “Yellowstone Leggende e Miti”
Robert Rath, che narra le affascinati storie di folklore intorno al famoso Parco di Yellowstone
(sì, proprio quello dell’orso Yoghi).
Eravamo arrivati al punto che un ignoto trafugatore e cacciatore di tesori, sarebbe entrato in
possesso della mappa di Due Lune e quindi, seppur ricercato dal FBI si sarebbe messo alla
ricerca del tesoro perduto del 7° Cavalleria.
Del “tombarolo” è riportato solo il cognome: Smith.
Egli seguendo le indicazioni della mappa finisce dritto dritto dentro un altro mistero, dentro
una caverna chiamata Sica Hollow (che si trova nel Parco di Yellowstone) e che è considerata
sacra dagli indiani della tribù Sioux-Sisseton.
Secondo il mito, tale luogo, la cui entrata è nascosta da un enorme albero con grandi radici,
porterebbe ad un luogo caldo e assolato anche quando fuori della caverna è pieno inverno.
Purtroppo però da tale caverna gli uomini di animo malvagio non ne ritornano.
Forse non ci sarebbe bisogno di precisare, ma dovete sapere che ovviamente il nostro Mr.
Smith, profanatore di tombe, non ebbe la fortuna di poter riuscire “a rivedere le stelle”.
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Marcus Enigma © RIPRODUZIONE RISERVATA
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