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GRUPPO IVPC da 20 anni l’eolico in Italia
PIANETA
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OBIETTIVI REALI
E ARTIFICI CONTABILI:
il Governo intervenga
tempestivamente
Simone Togni
L’intervista
VINICIO MOSÈ
VIGILANTE
Dir. Gestione
e Coordinamento GSE
I nuovi
reati ambientali
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Mensile di informazione e cultura
dell’ambiente, dell’energia e delle
fonti rinnovabili
Direttore
Simone Togni
Comitato di Redazione
Simone Togni, Stefania Abbondandolo,
Davide Astiaso Garcia, Silvia Martone
sommario
novembre - dicembre 2014
3
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Direttore responsabile
Peppe Iannicelli
Proprietario del Periodico
gps srl Gruppo Problem Solving
Editore
Mixassociati srl
(n. ROC 22924 • 30.11.2012)
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Redazione • Pubblicità
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Delle opinioni manifestate sugli scritti o siglati sono
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Redazione intende rispettare la piena libertà di
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gli interessati, tuttavia è compito della Redazione
definire i contenuti di ciascun numero, la scelta degli
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anche parziale degli scritti e dei grafici pubblicati su
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INTERVISTA A VINICIO MOSÈ VIGILANTE
Silvia Martone
L'ITALIA ALLA FINESTRA
Sergio Ferraris
NEWSLETTER ANEV
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www.ilpianetaterra.it
Registrazione n. 66 del 5 giugno 2003
presso il Tribunale di Napoli
OBIETTIVI REALI E ARTIFICI CONTABILI:
IL GOVERNO INTERVENGA TEMPESTIVAMENTE
Simone Togni
ANEV: parola agli associati
Intervista a Gianluca Veneroni
Amministratore delegato di EDPR Italia
Silvia Martone
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SOSTENIBILITÀ ENERGETICA
L’ANALISI COMPARATA TRA LE FONTI
Davide Astiaso Garcia
CERTIFICATI VERDI, MERCATO SULLE
MONTAGNE RUSSE IN ATTESA DEL 2016
Cosimo d’Ayala Valva
e Sandro Del Vecchio
COORDINAMENTO FREE
SOLARE TERMODINAMICO, SGUARDO
SU UN FUTURO PER NULLA LONTANO
Paolo Pasini
I NUOVI REATI AMBIENTALI
Daria Palminteri
CARTA, PENNA E DIRITTO
Giulio Maroncelli
LE VOCI DEL GOVERNO ALLA FIERA DI RIMINI
Carlo Rossi
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PIANETA
TERRA
il
PIANETA
TERRA
il
Simone Togni
Presidente ANEV
Obiettivi reali
e artifici contabili:
il Governo intervenga
tempestivamente
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Ci troviamo ancora una volta in una fase
di transizione nella quale più che le
decisioni prese, importantissime,
rischiano di diventare centrali le
tempistiche con le quali vengono assunte.
Il sistema elettrico nel suo complesso è
infatti all’inizio del guado che dovrebbe
portare alla modifica del mercato elettrico nazionale, anche sulla spinta dell’oramai prossimo Market Coupling (che
dal 2016 aprirà al mercato unico europeo).
Proprio per questo nuovo importante
traguardo, è indispensabile che alle normali logiche di mercato si affianchino
anche delle più alte considerazioni basate su strategie energetiche di lungo
periodo. Se infatti si scegliesse la strada
di cedere alle facili adesioni agli interessi attuali dei grandi stakeholders di
settore, che come non sarà sfuggito si
sono uniti per presentare soluzioni univoche, si rischierà di continuare a disegnare sistemi funzionali oggi a
mantenere quanto più possibile lo status
quo, senza seguire, o meglio ancora guidare, l’ineluttabile cambio di paradigma
che il sistema nel suo insieme è chiamato a fare.
Un mercato efficiente e funzionante infatti non può prescindere né dalla individuazione dei parametri di sicurezza
energetica necessari né da una definizione di un mix complessivo utile al raggiungimento degli obiettivi di riduzione
degli agenti inquinanti e della fondamentale decarbonizzazione. Solo dopo
aver soddisfatto questi requisiti ci si
potrà concentrare sull’individuazione dei
necessari meccanismi di mercato utili a
ridurre il costo dell’energia elettrica.
A fianco di questo indispensabile passaggio dovrà peraltro essere messo in
campo anche un sostanzioso piano di
sviluppo infrastrutturale che vada a rendere efficiente ed economico il soddisfacimento dei primi due presupposti sui
quali il mercato unico europeo si deve
basare: sicurezza e ambiente. Solo tramite la realizzazione delle infrastrutture
necessarie allo stoccaggio, alla trasmissione e all’utilizzo delle risorse energetiche, potremo avere un mercato sicuro,
capace di provvedere alle necessità di
approvvigionamento e soprattutto in
grado di affrontare le sfide tecnologiche
del futuro.
La generazione distribuita, la mobilità
elettrica, la programmabilità della domanda, lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili sono alcuni dei principali
temi che il nuovo assetto dovrà far propri. Oggi infatti la tecnologia consentirebbe di gestire i carichi senza alcun
problema tramite il controllo della domanda accoppiato a quello dell’offerta,
superando ogni criticità connessa alla
non programmabilità di alcune fonti, eppure ci troviamo a dover fare battaglie di
retroguardia per evitare i danni derivanti
da Delibere dell’Autorità che chiedono
agli operatori rinnovabili di fare quello
che non si può.
L’ostracismo dimostrato negli ultimi
anni verso le nuove fonti di energia ha infatti dell’incredibile, dopo averle schernite di non funzionare, dopo averle
limitate con l’introduzione di tasse di
ogni tipo, dopo aver tagliato retroattivamente gli incentivi, dopo aver disegnato
una regolazione penalizzante, oggi si ri-
4
schia di non aver più un quadro normativo.
Mentre in Europa l’Italia con il Primo Ministro decanta l’importanza di una economia low carbon e rassicura che il
nostro Paese sarà in prima linea nello
sviluppo delle Fonti Rinnovabili di Energia, i provvedimenti di legge necessari a
dare attuazione alle norme che regolano
lo sviluppo delle FER al 2020 non si vedono. Inoltre, mentre per motivi contin-
già in essere.
Su questo tema sembra utile ricordare
che il livello totale egli incentivi è oggi,
secondo il GSE, molto vicino ai 5,4 mld,
ma come noto il valore calcolato dal GSE
include anche alcune centinaia di milioni
di soldi non spesi e solo impegnati (di
questi una buona metà non verranno
mai utilizzati poiché riferibili a progetti
orami irrealizzabili).
A fronte di questo, e per un mero artificio
contabile, con la pubblicazione periodica del valore
medio dell’energia elettrica effettuato dall’Autorità per l’Energia, a inizio
anno vi sarà un aumento
virtuale di tali importi
(perché nella realtà non
varierà di un centesimo il
livello economico ricevuto
dagli impianti in oggetto) e
questo potrebbe far scattare il blocco di
tutte le nuove iniziative.
Questa, che già così è follia, è poi aggravata dal fatto che, se il settore continuerà il suo naturale percorso di
crescita, tale importo è destinato a scendere di oltre 1 miliardo di euro (sì proprio
così!) nei prossimi cinque anni. Quindi
oggi tutto il mondo industriale rinnovabile è nelle mani del Governo, in attesa
che provveda ad evitare il fallimento ulteriore di un settore che sta già soffrendo pesantemente la crisi e rischia di
morire definitivamente per un puro artificio contabile e un ritardo nel gestirlo… non possiamo permetterlo! n
genti dovuti alle enormi oscillazioni dei
prezzi dell’energia ci si avvia a grandi
passi verso il possibile raggiungimento
del tetto fissato per gli incentivi, ancora
non si sa se verrà definito il criterio di
calcolo degli stessi depurato dalle oscillazioni dovute a contingenze. Su quest’ultimo tema a dir la verità il Governo
si è positivamente espresso a Ecomondo
dove il Viceministro De Vincenti ha rassicurato sul fatto che l’esecutivo sta pensando ad un provvedimento tampone
che eviti il collasso del settore, tuttavia
è indispensabile che questo avvenga
tempestivamente per evitare l’ulteriore
danno del blocco degli investimenti oggi
5
Solo tramite la realizzazione delle
infrastrutture necessarie allo
stoccaggio, alla trasmissione e
all’utilizzo delle risorse energetiche,
potremo avere un mercato sicuro,
capace di provvedere alle necessità
di approvvigionamento
2014
Il bilancio del GSE
Intervista a
Vinicio Mosè Vigilante
Silvia Martone
Il punto di vista del Gestore dei Servizi
Energetici con Vinicio Mosè Vigilante, Direttore Divisione Gestione e Coordinamento Generale del GSE.
Si sta per chiudere il 2014 con un drastico
rallentamento delle nuove installazioni.
Può farci un bilancio per quest’anno secondo il GSE? Quali le aspettative per
l’anno prossimo?
Anche quest’anno il GSE ha gestito le procedure d’asta e d’iscrizione ai registri
e pubblicato le graduatorie riferite ai contingenti di potenza previsti per il 2015, relative agli impianti che potranno accedere
agli incentivi per le fonti rinnovabili non fotovoltaiche.
Se si guarda all’eolico, sono stati assegnati
integralmente i contingenti messi a bando
per il registro nuovi impianti (per un ammontare di 65 MW) e per la procedura
d’asta (per un ammontare di 356 MW). In
altre parole, la potenza massima incentivabile per l’eolico è stata saturata.
Inoltre, diversamente da quanto accaduto
in passato, quest’anno sono state presentate offerte che hanno raggiunto, in molti
casi, il ribasso massimo del 30% rispetto al
valore a base d’asta. Basti pensare che le
offerte presentate nel 2013 avevano toccato un ribasso medio di poco inferiore al
12%, mentre quest’anno si è arrivati al
28%. Al registro dei rifacimenti è stato ammesso un solo impianto, di 1,5 MW, a fronte
di un contingente disponibile per il 2015 di
450 MW. È rimasto totalmente disponibile
il contingente previsto per off-shore.
In ogni caso, per comprendere appieno il
tasso di realizzazione delle installazioni,
sarà necessario attendere l’entrata in
esercizio degli impianti stessi.
Parlando d’incentivi alle rinnovabili, il Viceministro De Vincenti ha annunciato a
Ecomondo che il Governo pensa ad un
6
Il DM 6 luglio 2012 stabilisce una soglia
massima, di 5,8 miliardi di euro, per il costo
indicativo cumulato degli incentivi per tutte
le fonti rinnovabili, escluso il fotovoltaico.
Lo stesso decreto affida al GSE il compito
di aggiornare e pubblicare mensilmente
tale costo indicativo cumulato, secondo criteri già delineati nella norma.
L’ultimo aggiornamento è relativo al 30
settembre 2014 ed è pari a circa 5,4 miliardi.
Il costo indicativo risente di una serie di variabili, quali gli accesi diretti di nuovi impianti, la scadenza nell’erogazione dei CV
o dei CIP6, e gli aggiornamenti periodici
della producibilità attesa degli impianti.
C’è poi la variabile legata non alle installazioni ma alla revisione dei prezzi di riferimento dell’energia.
Il prossimo aggiornamento significativo
del contatore, quello relativo al 31 gennaio
2015, dovrà tener conto anche dell’ultimo
prezzo di ritiro dei Certificati Verdi (che
deriva dal prezzo di cessione dell’energia
elettrica definito dall’AEEGSI) e dei prezzi
zonali dell’anno solare precedente, cioè
del 2014. Se guardiamo agli ultimi anni, il
trend decrescente del prezzo dell’energia
ha determinato significativi incrementi nel
contatore di gennaio di ciascun anno. Lo
scorso anno c’è stato un incremento di
circa 460 milioni.
Per il prossimo anno, in base all’attuale
normativa, potranno accedere agli incentivi
soltanto gli impianti ad accesso diretto,
compatibilmente con il raggiungimento
della soglia massima di 5,8 miliardi di euro.
Non siamo in grado di fare delle valutazioni
sulle misure anticipate dal Viceministro.
A seguito del Protocollo GSE-ANEV si
stanno tenendo dei tavoli tecnici periodici
sull’eolico? Quali sono i risultati di questi
incontri?
Il GSE e l’ANEV hanno siglato lo scorso
marzo un protocollo d’intesa volto ad avviare e consolidare il rapporto di collaborazione, mediante la realizzazione di
attività mirate a sostenere lo sviluppo della
filiera italiana a sostegno delle energie rinnovabili, in particolare nel settore eolico.
Nell’ambito di tale protocollo, GSE e ANEV
hanno già effettuato incontri periodici
aventi finalità di confronto non solo sulle
principali tematiche tecnico-operative, ma
anche sugli aspetti interpretativi o di approfondimento di alcune disposizioni normative di settore.
Tali incontri sono risultati molto proficui ed
hanno consentito al Gestore dei Servizi
Energetici di rapportarsi in maniera univoca, per il tramite di ANEV, con tutti i principali operatori della filiera eolica, nonché
di inquadrare i principali temi di rilievo da
rappresentare ai ministeri competenti. Una
collaborazione che ha spinto il GSE ad
ascoltare l’ANEV anche per quanto riguarda lo specifico tema delle SEU (Sistemi
Efficienti d’Utenza), nella logica di una
maggiore comprensione delle istanze degli
operatori. n
7
provvedimento tampone. Il settore è in fermento in attesa del decreto. Come si articolerà il decreto tampone?
PIANETA
TERRA
il
Sergio Ferraris
L'Italia alla finestra
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Nel numero scorso abbiamo affrontato
l’efficienza energetica sul fronte
internazionale, attraverso il rapporto
della Iea, ma le cose nel giro di un mese
sono cambiate. Qualche giorno fa, infatti,
l’Unione Europea ha stabilito gli obiettivi
per rinnovabili, emissioni ed efficienza e
ancora una volta non c’è stato quel “colpo
di reni” che sarebbe stato necessario.
Sulle rinnovabili, infatti, è stato fissato
un obiettivo del 27% che è poco più della
registrazione del trend attuale, visto che
siamo al 16% oggi e che undici punti in
sedici anni saranno raggiunti facilmente. Oltretutto si tratta di un obiettivo
vincolante a livello continentale e non
nazionale, che lascia quindi un’ampia libertà di manovra. Il target sulla riduzione delle emissioni è del 40% sulla
base del 1990 e si potrà raggiungere con
il mix energetico voluto - Francia e Gran
Bretagna puntano già ora su un mix di
rinnovabili e nucleare -, mentre quello
circa l’efficienza energetica è stato fissato al 27%, ma sopratutto si tratta di
“wishful thinking”, visto che non è in
alcun modo vincolante.
Si tratta di un quadro abbastanza opaco
che di sicuro si rifletterà sulle politiche
nazionali dalle quali non c’è da aspettarsi molto, vista la stagnazione economica che ancora attanaglia il Vecchio
Continente e nel quale ciascun paese
giocherà una partita “privata” favorendo
le proprie imprese.
Francia e Gran Bretagna continueranno
a giocare la partita del nucleare anche
grazie al fatto che l’Unione Europea ha
sbloccato il controverso progetto del revamping della centrale nucleare di Hinkley Point, dove saranno installati due
reattori francesi Epr per 3.200 MWe, con
capitali parzialmente cinesi, i quali godranno di un’incentivazione senza precedenti con il MWh fissato a 117 euro,
per 35 anni, indicizzato all’inflazione.
E Londra non si fermerà qui visto che ha
ribadito il progetto di sostituzione di tutti
i reattori a fine vita per un totale di 18
GWe nucleare. Si tratta di una piattaforma franco-britannica che salverà la
Francia dal default del suo nucleare e
consentirà ai due paesi di affrontare i
mercati esteri che la Iea prevede in aumento per l’atomo: più 60% entro il
2040. Ed è chiaro che con una simile
base energetica in questi due paesi sarà
difficile parlare d’efficienza anche perchè una diminuzione dei consumi elettrici potrebbe mettere in crisi l’intero
sistema. C’è da credere, comunque, che
il prossimo anno alla Cop 21 di Parigi le
lobby nucleari saranno agguerrite nel
proporre l’atomo nella chiave di un’arma
per combattere l’effetto serra.
Polonia e Paesi dell’Est punteranno sul
gas, magari quello shale per affrancarsi
parzialmente dall’ingombrante gigante
russo, mentre i paesi del Nord Europa
continueranno, Finlandia a parte, a investire su rinnovabili ed efficienza con la
Germania a giocare d’attacco. La locomotiva d’Europa, infatti, non si farà
scappar l’occasione unica di avere in
casa tecnologie, imprese e mercato per
quanto riguarda rinnovabili ed efficienza. E il segnale si vede già. Nonostante le pressioni della lobby delle
utility Berlino è molto più cauta a tagliare con l’accetta gli incentivi, come
hanno fatto Italia e Spagna, disegnando
road map d’accompagnamento per le
tecnologie la cui maturità è prossima e
investendo su quelle emergenti, come
nel caso dell’accumulo. L’obiettivo dei
10
tedeschi è chiaro: avere la leadership
nelle tecnologie e nei mercati green.
E l’Italia sostanzialmente resta a guardare. In sede europea, nonostante il semestre di presidenza, non ha sollevato
la minima obiezione agli obiettivi, ma
sopratutto non si intravedono all’orizzonte politiche industriali sulle quali le
aziende possano contare.
edilizie - mentre sul lato consumo l’istituzione di un fondo di rotazione per l’ecoprestito, magari garantito da Cassa
Depositi e Prestiti, avrebbe vinto le resistenze delle famiglie che non sono solo
di carattere economico.
Ha sconcertato più di un osservatore, infatti, la ricerca demoscopica sull’efficienza energetica commissionata da
Veronafiere
Smart
Energy Expo a EMG
Acqua, l’istituto di ricerca
di
Stefano
Mazza-Galanti e Fabrizio Masia, dalla quale
emerge che a sette
anni dall’introduzione
ben il 54% degli italiani ignorano l’esistenza dell’Ecobonus
per l’efficienza energetica. Una percentuale sconcertante che
la dice lunga su come
siano comunicati i temi energetici in Italia.
E nel frattempo si è aperto un altro
fronte. Usa e Cina hanno infatti annunciato un accordo per le rinnovabili e il
clima. Washington ridurrà del 26% le
emissioni entro il 2030, mentre Pechino
utilizzerà il 20% di rinnovabili e bloccherà
l’aumento delle emissioni entro la stessa
data. Insomma si apre, di colpo, un mercato enorme per le tecnologie green e c’è
il rischio che l’Italia rimanga a guardare,
mentre si impegna a cercare petrolio
dentro i patri confini. n
É arrivata, bisogna dire, la proroga dell’Ecobonus per le ristrutturazioni edilizie,
ma rimane una misura isolata che non
farà fare un salto di qualità alle imprese
italiane, strette come sono tra la farraginosità del sistema e la stretta creditizia.
In un momento come questo, nel quale
oltretutto la spesa delle famiglie si sta riducendo, sarebbero utili provvedimenti
sul lato aziende come la semplificazione
normativa e l’abbattimento delle aliquote
fiscali per le produzioni green - e invece
la Ragioneria dello Stato ha detto un no
secco all’Iva al 4% per le ristrutturazioni
11
E l’Italia sostanzialmente resta a
guardare. In sede europea,
nonostante il semestre di
presidenza, non ha sollevato la
minima obiezione agli obiettivi, ma
sopratutto non si intravedono
all’orizzonte politiche industriali
sulle quali le aziende possano
contare.
energia pulita
newsletter
Si è svolta il 6 novembre la giornata di convegni ed eventi dedicati all’eolico in occasione della manifestazione KeyWind, nell’ambito di Ecomondo – Key Energy, presso
la Fiera di Rimini.
La kermesse, giunta alla sua seconda edizione, ha registrato un notevole successo per
il livello dei convegni e dei corsi di formazione organizzati dall’ANEV e per la presenza delle più importanti aziende del settore eolico nel Padiglione D7 del polo fieristico di Rimini.
Il Convegno della mattina “L’industria eolica in Italia. Sfide future di un settore in
grado di dare stabilità, sicurezza e indipendenza energetica al Paese”, moderato dal
giornalista Sergio Ferraris, ha visto
la partecipazione di rappresentanti
istituzionali e di rappresentanti delle
maggiori aziende del settore eolico
che hanno avuto modo di confrontarsi sul contesto attuale nel quale si
trovano ad operare gli stakeholder
eolici, tra trasformazione del sistema
Giunta alla seconda edizione la kermesse
elettrico, evoluzione della normativa
e del quadro regolatorio e processo
dedicata al settore eolico che ha visto la
europeo di integrazione dei mercati,
partecipazione di istituzioni, aziende e stampa che chiamano il settore a nuove
sfide. Tra i relatori Luciano Barra,
Capo della Segreteria Tecnica del
Dipartimento energia del MISE; Davide Valenzano, Responsabile Unità Attività Regolatorie del GSE; Chiara Vergine, Responsabile connessioni RTN Rete Terna Italia,
Massimo Derchi, Managing Director ERG Renew; Rainer Karan, General Manager
Vestas Italy & Middle Est e Vice President Strategic Account Management Vestas;
Edoardo Prina, Tecnical sales Siemens; Francesco Bertolini, Senior sales Manager
GE Power & Water Renewables; Alberto Malagodi CEO Veronagest; Marco Peruzzi,
Executive Director Edison.
Il Convegno del pomeriggio “Il ruolo dell’eolico al 2030”, moderato dal giornalista
Antonio Ciaciullo, ha visto la partecipazione di importati personalità istituzionali è
stato incentrato sul tema degli obiettivi europei al 2030, in termini di incremento delle
rinnovabili e di riduzione della CO2, recentemente definiti dal Consiglio europeo. In
un contesto internazionale sempre più caratterizzato dall’incertezza degli approvvigionamenti di combustibili fossili e dalla necessità di porre rimedio ai cambiamenti
KEYWIND 2014:
exhibit, convegni,
formazione ed eventi
13
climatici in corso, i relatori
hanno dato evidenza della
loro posizione rispetto al
ruolo che deve avere l’energia eolica, che ha contribuito a creare sviluppo e
occupazione, ad apportare
benefici ambientali e a rendere più indipendente il nostro Paese dal punto di vista
energetico, specie a fronte
di emergenze come quella
creatasi recentemente in
Ucraina. In tale occasione
è stato presentato il documento elaborato dall’ANEV sulle criticità
relative al funzionamento
delle aste e possibili correttivi.
Ha introdotto il convegno il
Presidente dell’ANEV Simone Togni, ringraziando
la Fiera di Rimini per
l’ospitalità e per il sostegno
con la seconda edizione di
KeyWind e facendo il
punto della situazione sul
settore eolico. In particolare Togni ha rappresentato
la necessità di un intervento
per rendere attuabili gli
obiettivi al 2030 per le rinnovabili. L’eolico ha avuto
una crescita sostenuta fino
al 2012, che è stata arrestata dall’introduzione del
sistema delle aste dei registri e per far fronte a tale situazione
sono
stati
presentati i correttivi rac-
14
colti in un documento
ANEV che verrà proposto al Governo e che
punta molto sulla semplificazione delle normative.
Luciano Barra, Capo
della segreteria tecnica
del Ministero dello Sviluppo economico, ha dichiarato che, a fronte
della maturità raggiunta
dalla rappresentanza che
ANEV dà al settore, il
Ministero si sta impegnando affinché il settore eolico abbia una
crescita adeguata alle esigenze del mercato energetico e del Paese.
È seguito l’intervento di
Paolo Carcassi, Segretario Confederale UIL,
che ha ricordato come lo
sviluppo occupazionale
del settore eolico, per il
quale si prevedevano
oltre 65.000 occupati diretti e indiretti al 2020,
ha subito una battuta
d’arresto a causa dei
provvedimenti del 2012
in materia di rinnovabili.
Rocco Colicchio, Commissario AEEGSI, ha dichiarato fattivo il dialogo
in essere con ANEV
sulle problematiche legate alle Rinnovabili non
programmabili,
mostrando
un’apertura
dell’Autorità nei confronti del settore eolico.
Confindustria Energia è intervenuta con un saluto da parte di Gaetano Mazzitelli, che ha auspicato che la crescita delle rinnovabili avvenga
con il supporto delle fonti tradizionali flessibili,
come il gas, nel transitorio.
Francesco Ferrante, Vice Presidente del Kyoto
club, ha espresso una forte critica nei confronti
del governo, definendolo anacronistico, perché
parla di rinnovabili, ma introduce provvedimenti
come lo “sblocca – trivelle” che non facilita lo
sviluppo delle energie green.
Infine è intervenuto il presidente onorario di
FREE, GB Zorzoli, sottolineando come non si
possa applicare il principio del “chi inquina
paga” alle soluzioni per risolvere il problema
degli sbilanciamenti.
Il convegno si è concluso con la consegna del
premio giornalistico promosso dall’ANEV
“Energia del Vento” 2014 a quei giornalisti che
si sono distinti per aver saputo promuovere
un’informazione chiara ed esaustiva sul tema
dell’energia eolica, evidenziandone la valenza
ambientale ed economica.
Sono stati premiati: Claudio Sabelli Fioretti (Io
Donna – Corriere della sera) per la categoria
Stampa, Federico Rendina (Il Sole 24 Ore) e
Elena
Veronelli
(freelance
per
ilfattoquotidiano.it) per la categoria Web, Maria
Luisa Cocozza (TG5) per la categoria TV, Emanuela Campanile (Radio Vaticana) per la categoria Radio.
La giornata si è conclusa con il suggestivo evento
“Come un’aquila - La storia di Angelo D’Arrigo” a cura
del giornalista e regista Luca Pagliari che attraverso immagini e parole ha ripercorso, sul filo
dell’emozione, la vita di Angelo D’Arrigo, il deltaplanista che ha fatto del vento la sua ragione
di vita trasformando i sogni in imprese straordinarie. n
ASTE COMPETITIVE
PER L’EOLICO,
UN VERO FALLIMENTO
Dopo le prime tre sessioni d’asta per l’assegnazione
degli incentivi, è giunto il momento di fare un bilancio. Per quanto riguarda l’eolico si può parlare
di un vero e proprio fallimento, come paventato da
ANEV, che aveva predetto l’attuale blocco delle iniziative dal 2012 fino ad oggi.
Entrando nel dettaglio, dell’asta 2012 il 46% dei
MW vincitori e aggiudicatari dell’incentivo, non
sono ancora in costruzione, quindi dei 442 MW
ammessi solo 217 MW sono in esercizio; dell’asta
2013 dei 465 MW ammessi solo 113 MW sono in
costruzione, ma nessuno in esercizio. Aggregando
i dati si può dire che su 907 MW aggiudicati per il
61%, ovvero 550 MW, non si è nemmeno iniziata
la costruzione.
La situazione per l’anno 2014 non è più serena. I
MW contendibili sono stati 356 e i risultati mostrano un progressivo innalzamento dei livelli di
sconto che renderà presumibilmente irrealizzabile
gran parte degli impianti in graduatoria. Alla luce
di quanto detto sembra chiaro che l’esperienza
delle aste sia stata fallimentare, avendo spostato
l’obiettivo sul raggiungimento di sconti significativi
per aggiudicarsi l’asta, piuttosto che sul raggiungimento di un livello di sconto sugli impianti in esercizio. Si aggiunga poi l’aumento del contenzioso
che blocca ulteriormente le poche iniziative in fase
di realizzazione, allontanando dal mercato italiano
operatori seri. Altra conseguenza fallimentare rispetto agli intenti iniziali è che il modello dello sviluppatore che va regolamentato e che doveva
scomparire con le aste si è ampiamente ripresentato, visto che la maggior parte dei progetti uu
energia pulita
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iscritti non è riconducibile a società industrialmente operative nel settore o comunque con un
know-how specifico.
Per uscire da questa situazione il Ministero dello
Sviluppo Economico dovrà emanare dei correttivi
adeguati per le prossime aste e farlo in tempi utili
ad evitare il tracollo del settore che nel 2014 ha installato solo 35 MW contro i 1.273 del 2012 (!!!!!!).
Se infatti il MiSE non provvederà tempestivamente
a pubblicare il Decreto per definire i contingenti
dal 2016 al 2020 come prevede la legge, e se non
porrà in tale decreto gli adeguati correttivi, l’intero
sistema vedrà il collasso con le facilmente prevedibili ripercussioni in termini di investimenti e occupazione. È questo che vuole il Governo Renzi?
Peraltro si perderebbe anche il positivo risultato di
riduzione dei costi dell’incentivo raggiunti con i
meccanismi competitivi che oggi, per l’eolico, sono
pari a meno di 15 Milioni di euro all’anno sui 12
Miliardi incentivi previsti per le rinnovabili, pari
allo 0,12%. È poi indispensabile rendere operativo
il meccanismo di scorrimento della graduatoria
prima dei 42 mesi attualmente previsti, che oggi ne
rende impossibile l’applicazione, mentre basterebbe prevedere meccanismi di controllo dell’avanzamento delle realizzazioni e consentire l’uscita
anticipata dalle graduatorie dei progetti irrealizzabili.
Queste sono alcune proposte concrete per modificare l’attuale fallimentare sistema di accesso agli
incentivi mantenendo i risultati positivi raggiunti e
per evitare che il sistema oggi messo in ginocchio
possa rialzarsi. Un settore maturo e ancora molto
promettente che potrebbe dare una spinta cospicua
alle politiche di rilancio economico del Paese che
il Governo dice di voler porre in atto. n
CALENDARIO ANEV 2015
L’energia del vento e il Pianeta Terra. L’eolico visto con gli occhi dei bambini
Allegato al numero di novembre – dicembre de Il
Pianeta Terra, troverete il calendario ANEV 2015
“L’Energia del Vento e il Pianeta Terra. L’eolico
visto con gli occhi dei bambini” realizzato da un
team molto particolare: i bambini! Sono stati infatti
selezionati i disegni di bambini di età compresa tra i
5 e i 12 anni che hanno espresso attraverso raffigurazioni ciò che per loro significa l’energia del vento.
Si ringraziano per il loro contributo:
Aurelia Maria
Carolina
Flavia Maria
Gaia
Ginevra
Giulio
Irene e Priscilla
Josele
Livia
Olivia
Sophie
Teresa.
16
eventi
17-20 novembre 2014
Going Green – CARE INNOVATION 2014 Towards
a Resource Efficient Economy - Vienna
9 – 10 dicembre 2014
EWEA
Wind Turbine Sound 2014
Malmö, Sweden
9 – 10 dicembre 2014
EWEA
Analysis of Operating Wind
Farms 2014 - Malmö, Sweden
10 – 12 marzo 2015
EWEA Offshore 2015
Copenhagen
Denmark
25 – 26 febbraio 2015
Mexico WindPower 2015
Mexico city, Mexico
GWEC, AMDEE,
EJKrause
26 – 27 marzo 2015
Corso di Formazione ANEV
La Sicurezza nel Parco eolico
Roma - Sede ANEV
ATTIVITÀ DEI GRUPPI DI LAVORO ANEV
I Gruppi di Lavoro ANEV, aperti
a tutti i soci, si riuniscono periodicamente presso la sede dell’ANEV per occuparsi di
questioni d’interesse per l’Associazione e del settore eolico. Si
riassumono di seguito le principali attività e obiettivi delle ultime sedute dei GDL ANEV.
Gruppo di Lavoro
Normativa
Il GDL ha elaborato e presentato
al Convegno ANEV a Ecomondo
– KeyWind del 6 novembre un
documento ANEV “Presentazione delle principali criticità relative al corretto funzionamento
delle aste e proposte di risoluzione delle stesse” che è stato anticipato dal Presidente Togni al
Vice Ministro De Vincenti e che
è stato poi presentato al Governo.
Gruppo di Lavoro
Sicurezza
In occasione dell’ultimo GDL sicurezza si è deciso di definire
delle “Linee guida per la sicurezza nel parco eolico”, presentate al Consiglio direttivo, con lo
scopo diffondere le buone pratiche tra le aziende associate nella
gestione delle emergenze e del rischio nel Parco eolico.
Gruppo di Lavoro
Minieolico
Durante il GdL Mini-Eolico, a
fronte degli ultimi dati relativi al
Contatore dei 5,8 miliardi, sono
stati considerati gli eventuali sviluppi futuri del settore, stimando
i tempi per l’esaurimento dei
fondi e valutando eventuali pro-
poste da presentare al MiSE ed al
GSE in aggiunta a quelle elaborate da ANEV per il macroelico.
Sono stati inoltre analizzati i costi
di costruzione reali e i ragionevoli
costi di mercato dei prodotti al
fine di individuare soglie di incentivazione sostenibili nei prossimi
Decreti, considerando al contempo l’attuale distanza dalla
grid parity e la crescita del comparto grazie agli attuali incentivi.
ATTIVITÀ DEGLI ORGANI
ASSOCIATIVI ANEV
L’11 dicembre 2014 si terranno alle
ore 10 la Giunta Esecutiva e alle 11
il Consiglio Direttivo dell’ANEV
presso la sede dell’ANEV.
Gruppo di Lavoro
Comunicazione
Il GDL ha fatto il punto sugli
eventi ANEV in occasione di
Ecomondo KeyWind, rappresentando agli organizzatori della
fiera eventuali criticità e suggerimenti. Si è parlato inoltre degli
eventi futuri dell’Associazione, in
particolare in occasione della
Giornata Mondiale del Vento.
energia pulita
newsletter
17
ANEV parola agli associati
Gianluca Veneroni
Amministratore delegato di EDPR Italia
Silvia Martone
EDP Renováveis è una società portoghese, quotata alla Borsa di Lisbona, creata e controllata
da EDP nel 2008 al fine di realizzare impianti
eolici, e da qualche anno anche fotovoltaici,
negli USA, Europa e in altri Paesi emergenti,
nella prospettiva di operare a tutto tondo nel settore, seguendo l’intera filiera, dalle attività di sviluppo alla costruzione degli impianti, fino alla
gestione degli stessi per l’intero ciclo di vita attesa. In Italia sin dal 2010 questa realtà si è affermata sul mercato nazionale con lo sviluppo
di impianti eolici in Molise, Basilicata e Puglia e
continua ad espandersi attraverso nuovi progetti
e attività. A raccontarci l’esperienza dell’azienda
nel Bel Paese, Gianluca Veneroni, Amministratore delegato di EDPR Italia.
Quattro anni di attività in Italia hanno
portato EDPR ad affermarsi sul mercato
eolico. Può riassumerci in termini numerici i traguardi raggiunti dell’azienda
nella Penisola?
L’approccio di EDPR in Italia è stato il medesimo che ha caratterizzato l’ingresso in tutti gli
altri Paesi, ben undici ad oggi. Vale a dire non
l’acquisizione di “assets” in esercizio, bensì la
creazione di una piattaforma operativa nel
paese, da integrare con l’intera struttura del
gruppo, al fine di poter fare tesoro di tutta l’esperienza maturata che ha portato ad essere EDPR,
con circa 9 GW installati, il terzo operatore
mondiale del settore eolico. Su queste basi
EDPR si occupa della selezione, dello sviluppo
e della realizzazione degli impianti eolici. Que-
18
sto ha portato l’azienda ad avere oggi in Italia
70 MW in esercizio che diventeranno 100 MW
tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015.
Oggi il settore eolico sta subendo un momento di crisi a livello globale. Essendo
EDPR un’azienda di respiro internazionale che opera in diversi Paesi europei e
nel resto del mondo, le chiedo di illustrarci le differenze tra mercato italiano
ed europeo e tra mercato europeo e globale.
Le differenze sono legate alla fase transitoria che
il settore sta vivendo soprattutto in Europa, in
cui si sta passando da sistemi incentivanti a tariffa o tramite il riconoscimento di titoli, quali i
certificati verdi, a sistemi competitivi d’asta. In
questo senso quasi tutti i Paesi in Europa e nel
mondo si stanno orientando verso l’assegnazione
di incentivi tramite sistemi competitivi ad asta
seguendo quel percorso che l’Italia ha già intrapreso da tre anni, in accordo alle linee guida stilate dalle Istituzioni Europee in questo senso.
Quali sono i mercati oggi più appetibili
per il settore eolico?
confusione ed inutile complicazione con una paralisi di fatto degli investimenti.
Tutti quei mercati emergenti in cui vi sia una domanda crescente di energia elettrica dovuta all’ascesa del PIL, come ad esempio l’America
Latina e in particolare, tra gli altri, Brasile e
Messico. Mentre tra i paesi industrializzati, dopo
un anno di incertezza sul rinnovo dei PTC (Production Tax Credit) e di altri provvedimenti in
favore delle energie rinnovabili, gli Stati Uniti
rappresentano un mercato in grande sviluppo
dotato in alcune aree di risorsa eolica notevole.
Dal suo punto di vista qual è il futuro dell’eolico in Italia? EDPR ha intenzione di
investire ancora sul mercato nazionale?
Uno dei principali ostacoli che gli investitori stranieri incontrano in Italia è
rappresentato dalla frammentarietà e
poca certezza del diritto e dal mancato
recepimento della normativa nazionale
da parte delle Regioni. In che modo si
potrebbero superare questi ostacoli mutuando dall’esperienza estera?
La farraginosità e le inaccettabili lungaggini
degli iter autorizzativi, peraltro in aperto contrasto con i contenuti del D. lgs 387/2003 che invece sembrava voler dare una svolta in questo
senso in termini di efficienza della pubblica amministrazione e controllo dei tempi, sono il principale ostacolo alla generazione di un quadro
certo su cui poter pianificare gli investimenti che
un investitore industriale serio, sia esso italiano
o straniero, chiede per decidere di operare in un
Paese. Da questo punto di vista non credo che si
debba esclusivamente attingere dagli esempi di
altri mercati, ma ripartire dall’obiettivo che scaturisce dal D.lgs 387/2003 di snellimento dei
procedimenti con tempi certi di risposta, qualunque essa sia, eliminando quell’eccesso di leggi
prodotte a valle, a livello regionale, provinciale
e comunale, in aperto contrasto con la normativa nazionale, come più volte ribadito dal Consiglio di Stato e che altro non fanno che generare
L’eolico in Italia ha concluso di fatto la sua fase
di crescita disordinata, a volte anche convulsa,
ed è diventato un mercato maturo, ma con ancora interessanti margini di sviluppo per il futuro. EDPR ha intenzione di continuare a
investire sul mercato italiano convinta che il legislatore saprà cogliere dall’analisi del funzionamento del sistema delle aste competitive nei tre
anni passati gli elementi per disegnare uno scenario, almeno per i prossimi cinque anni, di stabilità e serietà delle regole in cui si possano
realizzare gli investimenti. Mi riferisco in particolare a requisiti più stringenti per la partecipazione alle aste sia per quanto riguarda la parte
finanziaria che in termini di credenziali degli
operatori partecipanti, che consentano, nello spirito del DM del Luglio 2012, di avere la certezza
che l’acquisizione della tariffa comporti un immediato avvio dell’investimento, al fine di evitare
quanto accaduto fino ad oggi. Infatti, dei 907
MW aggiudicati nelle prime due aste, solo meno
di 200 MW sono stati costruiti e il risultato relativo ai 365 MW aggiudicati nella terza asta non
fa sperare in esiti diversi in termini di MW che
verranno effettivamente costruiti. Solo facendo
tesoro di quanto accaduto e allineando il meccanismo delle aste, di conseguenza, si può pensare di vedere competere gli impianti per la loro
qualità complessiva, alta producibilità unita alla
capacità operativa di saper estrarre il meglio
dagli stessi, che è l’unico elemento che può accompagnare il settore verso la massima efficienza e la conseguente riduzione delle
incentivazioni. n
energia pulita
newsletter
19
PIANETA
TERRA
il
Davide Astiaso Garcia
Segretario Generale ANEV
Sostenibilità energetica,
l’analisi comparata tra
le fonti
21
Sussidi all’energia e costi esterni dei
vettori di approvvigionamento:
l’eolico risulta la scelta vincente per il
futuro energetico europeo
Il 13 ottobre scorso la Commissione UE
ha presentato uno studio denominato
“Subsidies and costs of EU energy”, in
cui viene quantificato l’intervento pubblico nel settore energetico dei 28 Stati
membri, ammontato complessivamente nel 2012 a 120-140 miliardi di
euro, nonché la competitività di ogni
fonte senza considerare il sostegno
pubblico.
Lo studio, che era stato annunciato
circa un anno fa dalla stessa Commissione in occasione della Comunicazione
sull’intervento dello Stato nel settore
che ridurrebbero il vantaggio delle fonti
rinnovabili.
La nazione che ha erogato la quota più
alta di sussidi è stata la Germania, con
più di 25,5 miliardi di euro, seguita da
Regno Unito (13,3 miliardi), Spagna
(10,4 miliardi) e Italia (10,3 miliardi).
In Italia, di questi 10,3 miliardi di euro,
sommando le quote di solare, eolico,
biomasse e idroelettrico, risulta che
meno della metà sono andati alle fonti
rinnovabili.
Dall’analisi della competitività di ogni
fonte senza considerare il sostegno
pubblico, con lo studio emerge
che il carbone sarebbe la fonte
più competitiva con 75 euro per
MWh prodotto, subito seguita
dall’eolico onshore, mentre per
produrre un MWh con il gas o il
nucleare servirebbero circa
100 euro e ancor di più con il
solare (da 100 a 115 euro a seconda della taglia dell’impianto).
Sono stati inoltre valutati i cosiddetti
costi esterni, cioè quelli che non vengono riflessi nei prezzi di mercato, al
fine di stimare gli impatti ambientali
globali di ogni fonte. Nel particolare
sono stati integrati i dati di produzione
energetica e le metodologie di monetizzazione con un’analisi LCA (“Life Cycle
assessment”), che considera gli impatti
ambientali su tutto il ciclo di vita di ogni
componente delle varie filiere energetiche, dalla produzione alla dismissione. I risultati ottenuti stimano una
In Italia, di questi 10,3 miliardi
di euro, sommando le quote di
solare, eolico, biomasse e
idroelettrico, risulta che meno
della metà sono andati alle fonti
rinnovabili.
elettrico, è stato condotto da Ecofys e
riporta le cifre ricevute per ogni fonte
energetica nel 2012; in particolare, il
solare ha ricevuto 14,7 miliardi di euro,
l’eolico onshore e il carbone hanno ricevuto entrambi 10,1 miliardi di euro, le
biomasse 8,3 miliardi di euro, il gas 7
miliardi di euro, infine il nucleare e
l’idroelettrico 5,2 miliardi di euro ciascuno. Occorre comunque sottolineare
che questi dati non includono fattori
come l’allocazione gratuita di permessi
ETS e il sostegno fiscale al consumo,
22
delle ben note problematiche che tale
fonte comporta principalmente favorendo il surriscaldamento globale a
causa delle emissioni di gas serra, così
come ribadito nel Quinto Rapporto di
Valutazione dell’IPCC, ma anche in termini di inquinamento atmosferico e
conseguenti impatti sull’ambiente e
sulla salute umana.
Difatti, benché molti si aspettavano
qualcosa di più dal Consiglio Europeo
sugli obiettivi UE 2030 Clima-Energia, è
stato comunque confermato l’obiettivo
del taglio delle emissioni di gas serra
del 40% rispetto ai livelli del 1990 come
unico target vincolante a livello nazionale, mentre a livello comunitario è
stato fissato anche l’obiettivo di arrivare
con le rinnovabili al 27% dei consumi finali di energia.
23
cifra tra i 150 ed i 310 miliardi di euro di
costi esterni, principalmente dovuti all’impatto generato delle fonti energetiche sulla salute umana e sull’ambiente,
con particolare riferimento allo sfruttamento delle risorse naturali primarie
come acqua, metalli e occupazione di
suolo agricolo, ed agli impatti su biodiversità ed ecosistemi, principalmente
dovuti alle emissioni di gas serra e di
inquinanti in atmosfera causati dalle
fonti fossili, o agli ingenti impatti connessi ai purtroppo ben noti rischi che il
nucleare si porta dietro.
Occorre quindi considerare che, alla
luce dei nuovi impegni su clima energia
che l’Unione Europea ha definito al 2030
(il cosiddetto Pacchetto 2030), è evidente che il carbone non rientra nelle
fonti energetiche da favorire a causa
24
Emerge quindi che l’eolico rappresenta
ad oggi la scelta vincente per il futuro
energetico europeo, sia a causa della
sostenibilità ambientale che lo caratterizza grazie al contributo che offre nella
lotta ai cambiamenti climatici, sia grazie alla sua competitività economica significativamente migliore di quella che
hanno le altre fonti rinnovabili come
quella solare.
ger durante la presentazione dello studio, oltre ad aumentare gli investimenti
nelle reti elettriche ottimizzando al
contempo l’efficienza di quelle esistenti, al fine di predisporre al meglio
politiche energetiche nazionali e comunitarie che siano basate su analisi dettagliate dei costi e dei benefici sia in
termini prettamente monetari che di
costi ambientali e connessi agli impatti
sulla salute umana, anch’essi in ultimo riconducibili
in
stime
monetarie, occorre considerare studi come
quello appena riassunto
e facilitare la realizzazione di ulteriori ricerche ad implementazione
dello stesso studio, soprattutto relativamente
ai sussidi storici.
Non bisogna mai dimenticare infatti i tre vertici
che delimitano il triangolo per un sistema
energetico sostenibile:
crescita economica, sostenibilità ambientale e
sicurezza energetica. Tali parametri
definiscono infatti le performance
energetiche dei Paesi secondo l’indice
elaborato dal World Economic Forum
(WEF). Le tecnologie su cui puntare devono quindi soddisfarle appieno i tre
aspetti e, dati alla mano, l’eolico ad
oggi risulta essere la scelta vincente
per il futuro energetico europeo. n
Inoltre, anche in termini di sicurezza
energetica, l’energia eolica risolverebbe gli attuali problemi di dipendenza, ancora purtroppo ingenti su
scala continentale, come stiamo constatando a seguito della crisi in
Ucraina.
Come sottolineato dal commissario
uscente UE all’Energia Günther Oettin-
25
Emerge quindi che l’eolico
rappresenta ad oggi la scelta
vincente per il futuro energetico
europeo, sia a causa della
sostenibilità ambientale che lo
caratterizza grazie al contributo
che offre nella lotta ai cambiamenti
climatici, sia grazie alla sua
competitività economica
significativamente migliore di
quella che hanno le altre fonti
<a href="http://www.shutterstock.com/gallery-79730p1.html?cr=00&pl=edit-00">jabiru</a> / <a href="http://www.shutterstock.com/editorial?cr=00&pl=edit-00">Shutterstock.com</a>
PIANETA
TERRA
il
Cosimo d’Ayala Valva
e Sandro Del Vecchio
CERTIFICATI VERDI
mercato sulle montagne
russe in attesa del 2016
27
Nel mondo elettrico, ma soprattutto
nell’ambito delle fonti rinnovabili
elettriche, in pochi giorni si sono
concentrati, a livello istituzionale, l’uscita
del Decreto Ministeriale definito come
“spalma incentivi” uu
uu la Delibera dell’Autorità per
l’Energia elettrica e il Gas sul dispacciamento delle fonti rinnovabili (in esito
alla Sentenza del Consiglio di Stato che
aveva deciso in merito alla sentenza
del Tar sulla precedente Delibera nel
medesimo argomento), la Delibera
sugli impianti essenziali in Sicilia e,
non da ultimo, le conclusioni del Consiglio Europeo con le decisioni sul quadro al 2030 per le politiche dell’energia
e del clima.
Tutto questo in un periodo dove, oltre
ai fattori istituzionali citati, anche il
mercato elettrico stesso fa parlare di
sé, con diversi impatti sul sottostante
mercato dei Certificati Verdi, già sottoposto a profondi mutamenti negli ultimi
tempi.
Parlando di mercato elettrico, l’elettricità è tornata al centro delle attenzioni,
non per l’ennesimo calo di prezzo – terribile indicatore rappresentativo della
situazione stagnante della nostra economia, anche se positivo per i consumatori finali - ma per una inversione di
tendenza, proprio del prezzo, che ha
presentato un importante rialzo
(+10euro/MWh) nel breve periodo, ovvero per il mese di settembre rispetto
al mese di agosto, che non frena però
il calo tendenziale nei confronti dell’anno che fa registrare un segno meno
di circa il 10%.
Le ragioni della crescita non sono da
riscontrare in un aumento dei consumi,
ma nel tendenziale aumento del prezzo
del gas in relazione alla situazione di
tensione in Ucraina, mentre un dato più
confortante arriva dagli indici di produzione industriale dove, in agosto, determinati settori merceologici avevano
manifestato un leggero rialzo nella loro
produzione, che avevano fatto ben sperare, pur senza un reale riscontro di ciò
nel settore elettrico, dove ad agosto si
registrava un calo nella domanda del
2,5% rispetto al mese precedente.
Il segnale positivo sul prezzo di settembre ha portato ad un rialzo anche
nei mercati con scadenze a termine e
questo comporta un effetto nelle previsioni che gli operatori (produttori FER
e trader) fanno del prezzo medio che
calcolerà l’Autorità entro gennaio 2015
e che servirà come fattore per determinare il valore dei Certificati Verdi
(CV) per quest’anno.
E se già il Decreto Ministeriale 6 luglio
2012 aveva disciplinato la fine del sistema dei CV come elemento di mercato per passare, dal 2016, ad un
sistema analogo, ma con una corresponsione diretta, il citato Decreto
“spalma incentivi” ne potrebbe segnare la fine anticipata per gli operatori che decideranno di accettare le
condizioni proposte nel testo ministeriale.
Analizzando le modifiche introdotte dal
testo ministeriale del 2012, ovvero la
classificazione dei CV, oltre che con
l’anno, anche con il trimestre di riferimento (ai fini della corretta individuazione del corrispondente periodo di
produzione per il successivo ritiro da
28
parte dello stesso GSE, che avviene
non più una volta l’anno, ma anch’esso
con cadenza trimestrale e con relativo
pagamento a distanza di un mese), si
vede come questo nuovo quadro ha
comportato la presenza sul mercato, a
differenza del passato, di CV differenziati riferiti allo stesso anno il cui valore di negoziazione varia a seconda di
quando scade il termine per il loro ritiro, anche se il prezzo finale di ritiro
determinato dal GSE, sulla base della
normativa vigente, è unico per tutti i CV
riferiti al medesimo anno.
terminato la formazione, sia sulla
borsa CV che sulla PBCV , la piattaforma per le negoziazioni bilaterali, entrambe gestite dal GME, di prezzi e
volumi differenti riferiti a CV dello
stesso anno ma di trimestre diverso
oltre ad una eventuale rimodulazione
nei progetti finanziari dei flussi di cassa
da parte delle società detentrici di tali
titoli nel tentativo di farli combaciare
con le proprie scadenze tecniche.
La borsa CV ha registrato negli ultimi
due anni oscillazioni di prezzo anche
importanti spesso senza una reale giustificazione e ciò ha in parte
spinto le parti a negoziare bilateralmente i propri CV attraverso contratti che nella
maggior parte dei casi prevedono un acconto sostanzioso
ed uno sconto percentuale sul
presunto futuro prezzo di ritiro
che varia a seconda della loro
scadenza, il tutto al fine di evitare le fluttuazioni di prezzo indesiderate per cui circa il 75% degli scambi
avviene attraverso accordi bilaterali.
Anche per il prossimo futuro la tendenza del mercato sembra confermare
tale orientamento in attesa della definizione della nuova forma di incentivo
che dal 2016 prenderà il posto dei Certificati Verdi.
Ambire ad un quadro normativo stabile
pare un’utopia da diversi anni, ma per
definizione gli operatori da fonti rinnovabili sono tanto tenaci quanto capaci
per natura a “rinnovarsi”. n
Ad esempio, per quanto concerne i CV
riferiti alle produzioni 2014, nelle more
della definizione del loro prezzo di ritiro che verrà pubblicato nel mese di
Febbraio 2015, il GSE ritira, secondo le
loro scadenze, i CV 2014 di ogni singolo
trimestre riconoscendo al titolare che
ha fatto richiesta di ritiro un prezzo di
acconto pari al prezzo di ritiro dei CV
anno 2013, ovvero di 89,28 euro/MWh
salvo successivo conguaglio a seguito
della pubblicazione del prezzo definitivo.
Questa differenziazione dei CV ha de-
29
La borsa CV ha registrato negli
ultimi due anni oscillazioni di
prezzo anche importanti spesso
senza una reale giustificazione
I membri
del Coordinamento FREE
raccontano
Solare termodinamico,
sguardo su un futuro
per nulla lontano
Paolo Pasini
Segretario ANEST
Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica
temperature cui dovrà lavorare: partendo dall’acqua pressurizzata per applicazioni di poco superiori ai 100°C,
passando dagli oli minerali o sintetici
per usi termici industriali fino a 400°C,
si può arrivare a miscele di sali di sodio
e potassio utilizzabili anche oltre i
600°C. Il fluido termovettore è oggi oggetto di intense attività di ricerca per
migliorarne le caratteristiche e le prestazioni fino a casi particolari per i quali
si possono raggiungere e superare i
1000°C.
31
La tecnologia solare termodinamica,
nota come CSP (acronimo di “Concentrating Solar Power”) permette di convertire la radiazione solare in energia
termica attraverso un concentratore
formato da superfici riflettenti (specchi)
di opportuna geometria che focalizzano
i raggi solari su un tubo ricevitore altamente assorbente. Il fluido termovettore che scorre all’interno del tubo
ricevitore, riscaldandosi ad alta temperatura, può essere di diversa natura, la
cui scelta dipende ovviamente dalle
La radiazione solare non è trasformata
direttamente in energia elettrica (come
avviene nel processo fotovoltaico), ma
viene raccolta sotto forma di energia
termica e come tale può essere facilmente accumulata in opportuni sistemi
di stoccaggio per essere poi utilizzata,
direttamente sotto forma di energia
termica o trasformata in elettricità attraverso una turbina, anche in momenti
successivi a quelli in cui è stata rac-
possibile l’immagazzinamento del calore solare e quindi dimostrare un più
regolare funzionamento degli impianti.
Oggi la tecnologia è a punto e nel nostro
Paese ci sono alcuni impianti sperimentali, a Priolo Gargallo in Sicilia e a
Massa Martana in Umbria.
Attualmente l’Italia ha solo 5,35 MW di
installato, ma la nazione possiede quattordici progetti CSP distinti in fase autorizzativa, per un totale di oltre 300
MW, nelle regioni che offrono la migliore insolazione: Basilicata, Sardegna
e Sicilia. Alcuni degli impianti CSP minori (3/5 MW)
potranno entrare in operazione già nel 2015, mentre
alcuni di quelli più grandi
sono in programma per il
2016 e il 2017.
Gli investimenti previsti
sono consistenti: oltre 1,5 miliardi di
euro, in gran parte sostenuti da imprese italiane, che possono portare una
boccata d’ossigeno in questa delicata
fase per il Paese, e con ritorni positivi,
economici e occupazionali, nei territori
ove gli impianti verranno realizzati. Ad
esempio per un impianto da 50 MW (taglia medio-grande) circa la metà dell’investimento ricade sul territorio,
oltre a un’occupazione stimabile in
circa 1.000 unità per i due anni necessari alla costruzione e a 50 posti di lavoro permanenti per la gestione
successiva. Senza contare l’indotto che
si verrebbe a creare.
La possibilità di modulare
l’erogazione dell’energia raccolta,
ovvero di poter programmare la
produzione di energia elettrica e
la dispacciabilità, è una peculiare
caratteristica della tecnologia CSP
colta. La possibilità di modulare l’erogazione dell’energia raccolta, ovvero di
poter programmare la produzione di
energia elettrica e la dispacciabilità, è
una peculiare caratteristica della tecnologia CSP che la contraddistingue rispetto ad altre energie rinnovabili, quali
il fotovoltaico o l’eolico.
È una tecnologia che si sviluppa in Italia, all’ENEA, dove nel 2000 con il progetto Archimede guidato dal premio
Nobel Carlo Rubbia si avviò la ricerca
per l’utilizzo dei sali fusi come fluido
termovettore nel ricevitore/caldaia di
un impianto a concentrazione parabolico lineare, con lo scopo di rendere
lata al 2030; il Sud Africa, che ha già pianificato 500 MW all’anno nei prossimi
5/10 anni; la Cina; i Paesi del Nord
Africa; l’India. Investimenti che, da stime
attuali, ammonterebbero a diverse decine di miliardi di euro. E in cui le azienda
nazionali potranno avere un ruolo determinante, con tutto il vantaggio per la nostra bilancia dei pagamenti. n
33
Infine, la realizzazione di questi impianti
permetterà di consolidare la filiera industriale italiana in modo da poter avere un
ruolo importante nella progettazione e
nella costruzione dei grandi impianti
all’estero. Nei prossimi anni infatti diverse realtà investiranno nel solare termodinamico: i Paesi Arabi, in cui sono
previsti dai 5 ai 20 GW di potenza instal-
PIANETA
TERRA
il
Daria Palminteri
I nuovi reati
ambientali
35
Il 26 febbraio 2014 la Camera dei
Deputati ha approvato il disegno di legge
per l’introduzione di quattro nuovi reati
ambientali all’interno del Codice Penale,
incriminando al contempo condotte
precedentemente punite con fattispecie
contravvenzionali.
Segnatamente il testo di legge, ora
all’esame della Commissione Ambiente e
Giustizia del Senato, introduce, con la
previsione degli articoli da 452 bis al
452-nonies del c.p., il reato di “disastro
ambientale” uu
uu che costituisce l’ipotesi più grave, di cui
sarà chiamato a rispondere “chi alteri in modo
grave o irreversibilmente l’ecosistema o comprometta la pubblica incolumità”, con l’irrogazione di una pena che consiste nella
reclusione per un periodo da 5 a 15 anni.
Viene altresì introdotto il delitto di “inquinamento ambientale”, rappresentato dalla
“compromissione o dal deterioramento rilevante della qualità del suolo, del sottosuolo,
delle acque o dell’aria, ovvero dell’ecosistema, della biodiversità, della flora o della
fauna selvatica”, che verrà ora punito con una
pena di reclusione tra 2 a 6 anni ed, altresì,
con una multa che può oscillare tra i 10 mila
ed i 100 mila euro.
Gli eventi offensivi al bene “ambiente” devono
essere causati con “violazione di disposizioni
legislative, regolamentari o amministrative,
specificamente poste a tutela dell’ambiente e
la cui inosservanza costituisce di per sé illecito amministrativo o penale”. Dunque, fattispecie di danno e a forma vincolata.
Rilevante è anche il reato di “abbandono o traffico illecito di sostanze radioattive che possono
comportare il pericolo di deterioramento dell’aria, dell’acqua o del suolo”: delitto punibile
con la reclusione tra 2 e 6 anni e l’irrogazione
della multa da 10 mila a 50 mila euro.
Prevista altresì la fattispecie dell’impedimento
del controllo, che sanziona con la pena della
reclusione da 6 mesi a 3 anni il soggetto che si
opponga o ostacoli l’accesso ai controlli ambientali. Ancora, la responsabilità amministrativa degli enti viene estesa ai due nuovi delitti
dolosi di inquinamento e di disastro ambientale, nonché alle corrispondenti fattispecie
colpose. L’art. 452 sexies prevede poi la possi-
bilità di un ravvedimento operoso, che consiste
nel collaborare prima del giudizio con l’Autorità giudiziaria denunciando la propria condotta, anche colposa, e provvedendo alla
messa in pristino stato o alla bonifica: le pene
in tal caso sono diminuite della metà a due
terzi. Sono invece previste delle aggravanti in
relazione ad ipotesi di associazioni a carattere
mafioso per delitti contro l’ambiente.
In assenza di danno o pericolo, nelle ipotesi
contravvenzionali già previste dal codice dell’ambiente, si punta invece alla regolarizzazione, attraverso l’adempimento a specifiche
prescrizioni ed in tal caso il reato si estingue.
In caso di condanna o patteggiamento della
pena è sempre ordinata la confisca dei beni
costituenti il profitto del reato, oltre alla condanna alla riduzione in ripristino dell’area colpita dal danno ambientale a spese dell’agente.
Per i delitti ambientali i termini di prescrizione
raddoppiano.
Si tratta di un testo elaborato in un’ottica di
riordino della materia e di effettivo recepimento della direttiva europea 99/2008, colmando così un vuoto legislativo a cui finora
hanno sopperito i giuristi italiani, individuando in via interpretativa specifiche norme
utilizzabili a supporto della tutela dell’ambiente, quali quelle sui delitti contro la pubblica incolumità (art. 434 del codice penale).
Nel dettaglio, la direttiva 2008/99/CE del 19
novembre 2008 del Parlamento europeo e
del Consiglio imponeva ai legislatori nazionali di prevedere, in materia ambientale,
sanzioni “efficaci, proporzionali e dissuasive”, e la necessaria incriminazione, come
reato di danno o di pericolo concreto, di una
serie di condotte, laddove poste in essere in-
36
tenzionalmente o per grave negligenza.
Le condotte illecite previste riguardavano: i rifiuti, le sostanze o radiazioni ionizzanti, gli impianti in cui si svolgono attività pericolose, i
materiali nucleari o altre sostanze radioattive
pericolose, le sostanze che riducono lo strato
di ozono, le specie animali o vegetali selvatiche, i siti protetti.
L’Italia ha recepito tale direttiva con il decreto
legislativo 7 luglio 2011 n. 121, ma la maggior
parte delle condotte antigiuridiche indicate
dalla stessa non sono state disciplinate. In
questo senso il disegno di legge approvato alla
Camera ed al vaglio del Senato si pone in con-
o dell’integrità fisica delle persone. Il disegno
di legge sposta cioè in avanti la soglia di punibilità, configurando il disastro e l’inquinamento come reato di evento e non più di
pericolo concreto, il che ha prestato il fianco a
non poche incertezze, ove si consideri che
molte volte, come nel caso dell’inquinamento
da combustibili fossili e dell’amianto, i segnali
della compromissione dell’ambiente e della
salute della collettività possono emergere
anche a distanza di molto tempo rispetto alle
singole condotte lesive. Soprattutto perché
l’offesa ad alcuni beni si realizza per effetto di
azioni ripetute nel tempo e non di un singolo
comportamento, che potrebbe in ipotesi anche non
essere dannoso o pericoloso
se isolatamente considerato.
In definitiva, se l’introduzione
delle fattispecie di reato in
oggetto risponde alle istanze
europeiste in materia di tutela ambientale, creando un
sistema sanzionatorio più rigoroso, nella direzione tuttavia del rispetto dei principi di offensività e proporzionalità, al contempo
genera il rischio di una risposta in concreto
meno efficace rispetto a quella di matrice giurisprudenziale, e dunque meno dissuasiva,
dovendosi comunque dimostrare, ai fini dell’affermazione di una responsabilità penale
dei trasgressori, non solo l’effettiva verificazione dell’evento lesivo, ma anche la sussistenza di un nesso causale tra questo e la
singola condotta isolatamente considerata, e
non semplicemente tra condotta e potenziale
pericolo. Non resta che attendere l’esame del
Senato per eventuali emendamenti. n
trotendenza rispetto alle scelte legislative
passate, con la previsione specifica di nuove
figure di delitto in luogo di quelle contravvenzionali.
Se ciò è vero, va tuttavia considerato che nelle
applicazioni giurisprudenziali le condotte lesive dell’ambiente, pur se attraverso il ricorso
a norme non specificamente dettate, erano
configurate come fattispecie di pericolo e non
di danno, in un’ottica anticipatoria di tutela, ed
in ossequio al principio di precauzione, sanzionandosi pertanto condotte anche solo potenzialmente lesive. La nuova tipologia di reati
prevista dal legislatore esige invece un’effettiva compromissione delle risorse ambientali
37
Il disegno di legge sposta cioè in
avanti la soglia di punibilità,
configurando il disastro e
l’inquinamento come reato di evento
e non più di pericolo concreto
Carta, penna e diritto
Avv. Giulio Maroncelli
Dove spira il vento?
Gli operatori italiani guardano all’estero
L’anno 2013 ha visto un crollo nelle istallazioni di
nuovi impianti eolici in Italia e il 2014 non presenta segnali di un significativo miglioramento.
Oltre all’Italia, dove il taglio agli incentivi, la
Robin Tax, le aste al ribasso e lo spettro del raggiungimento del tetto massimo per gli incentivi
hanno depresso il mercato delle nuove istallazioni, costringendo gli operatori a gettare lo
sguardo oltre confine, l’intero continente europeo ha sofferto del “credit crunch” e ha visto un
raffreddamento dell’entusiasmo per la riduzione
delle emissioni, a favore di una più prosaica ricerca della riduzione dei costi di breve termine
per la produzione dell’energia, portando a repentine revisioni delle politiche in materia di incentivi.
Tra le revisioni indirette (cioè non incidenti direttamente sulla misura dell’incentivo) citiamo il
caso della Bulgaria, dove una imposta retroattiva
del 20% sui ricavi degli impianti eolici introdotta
dal parlamento all’inizio dell’anno è stata dichiarata incostituzionale pochi mesi fa con sentenza
della Corte Costituzionale. Molto attuale è poi il
caso della Romania, dove le modifiche retroattive
al sistema hanno sospeso parte dei certificati
verdi, ne hanno ridotto il numero per gli impianti
accreditati dopo il 2013, hanno cancellato la
quota d’obbligo relativa all’energia rinnovabile,
con il risultato di aver abbattuto drasticamente il
valore di mercato dei certificati e degli impianti
e dato il via (tra gli altri) a ricorsi ai sensi del trattato europeo sull’energia, oltre a bloccare il mercato. Continuano, inoltre, le polemiche in Spagna
dove l’accesso al credito bancario per progetti
eolici è molto limitato, a causa delle difficoltà che
i progetti già finanziati incontrano nel servire il
proprio debito. Inoltre, la revisione degli incentivi
ha avuto effetti retroattivi, limitando i profitti a un
livello di circa il 7%, al lordo delle tasse. Incertezze riguardano anche la Francia, dove si attendono gli sviluppi dei ricorsi contro il recente
regime incentivante, dopo che il precedente regime, datato 2008, è stato considerato come aiuto
di stato dalla Commissione Europea, comportando anche il rischio (apparentemente remoto)
di revoca degli incentivi ricevuti. In Polonia, l’indirizzo di governo sembra privilegiare il carbone
rispetto alle fonti rinnovabili, gettando incertezza
sullo sviluppo futuro del regime degli incentivi.
Nel panorama europeo, Turchia, Germania e
Olanda sembrano oggi rappresentare i mercati
più interessanti, la prima perché sta realizzando
investimenti rilevanti sulla infrastruttura di rete
per integrare l’eolico nel sistema elettrico, la seconda perché offre le condizioni di stabilità che
mancano in altri mercati e la terza perché è stata
38
il teatro di recenti operazioni importanti di finanziamento di parchi eolici e sono stati annunciati
investimenti infrastrutturali per l’eolico (in particolare per l’offshore).
Se l’eolico nel “vecchio Mondo” vive un momento
di flessione, altri continenti attraggono gli investitori continuando a investire o iniziando a programmare investimenti, talvolta con obiettivi
sorprendenti. Tra tali investitori troviamo molti
operatori italiani, intenti a trasferire le proprie
risorse e il proprio know how in mercati più giovani o più stabili.
I Paesi più interessanti sono probabilmente la
Cina, già primo mercato in termini di potenza in-
tra cui il Cile e il Messico, dove il processo di liberalizzazione del settore elettrico è in corso e
dove si punta a realizzare impianti per almeno
1GWp l’anno da qui al 2020. E continua poi il
trend positivo del Brasile, dove sono numerosi gli
investimenti da parte di operatori italiani, con
l’obiettivo di portare dagli attuali 4,5GWp a
24GWp la potenza eolica installata entro il 2023
e dove continuano anche nel 2014 le aste per
l’ammissione di nuovi progetti, sebbene rispetto
agli anni passati nel corso del 2014 le aste brasiliane abbiano riguardato anche il fotovoltaico.
Anche Cuba e il Costa Rica hanno annunciato importanti piani di sviluppo delle energie rinnovabili, inclusa quella eolica.
Tra i mercati del futuro, dobbiamo citare ovviamente anche
l’Africa, territorio geograficamente vicino e quindi privilegiato per gli investimenti
italiani. Si pensi all’Egitto, dove
si è conclusa da pochi mesi
un’asta che ha visto assegnato alla egiziana Elsewedy Electric la realizzazione di 6 impianti eolici per una potenza complessiva di 600MW, con
la partecipazione anche di operatori italiani, e
dove è in discussione la feed-in tariff, per consentire la realizzazione di nuovi impianti eolici
per circa 2GW. Altro paese in forte crescita è il
Sud Africa, dove è in corso il quarto round di aste
nell’ambito del programma nazionale per attirare investimenti privati nella produzione di
energia elettrica da fonte rinnovabile (REIPPP).
In Algeria è stata introdotta una nuova tariffa incentivante della durata di 20 anni e il cui obiettivo
è l’installazione di almeno 2GW di potenza eolica
entro il 2030. Aste per progetti eolici fino a 850
MW sono state effettuate anche in Marocco. n
stallata, e l’India, dove si studiano nuovi incentivi
(anche di natura fiscale) per i nuovi impianti. Rimanendo nel continente asiatico, ottime prospettive di sviluppo riguardano anche il Giappone,
dove, nonostante le difficoltà di ingresso per gli
stranieri e i ripensamenti che hanno portato alla
riattivazione di centrali nucleari spente dopo l’incidente di Fukushima, il potenziale per nuovi progetti eolici è ancora molto elevato.
Negli Stati Uniti è in corso un’accesa discussione
per l’estensione dei crediti fiscali (PTC) al 2015,
ma nonostante ciò gli USA restano uno dei Paesi
più interessanti per facilità di avviare e condurre
il business e per la stabilità del quadro normativo.
Continua il trend positivo dei paesi sudamericani,
39
Tra i mercati del futuro, dobbiamo citare
ovviamente l’Africa, territorio
geograficamente vicino e quindi
privilegiato per gli investimenti italiani
PIANETA
TERRA
il
Carlo Rossi
Le voci del Governo
alla Fiera di Rimini
41
“Non è più tempo di indugi. La crisi
economica e occupazionale impone delle
scelte e chiede una decisa discontinuità
culturale. Il nostro territorio in troppi
casi degradato, sfruttato
sconsideratamente e mal gestito sta
drammaticamente presentando il conto.
Solo una grande determinazione unita
ad un’adeguata capacità di ricerca ed
innovazione ed a una ragionevole disponibilità di risorse potranno produrre dei risultati significativi in
termini di benessere diffuso e di effettiva tutela della salute e della vita”.
Si tratta di un estratto del messaggio
della Presidenza della Repubblica che
Nazionale della Green Economy (costituito da 67 organizzazioni), con il supporto tecnico della Fondazione per lo
Sviluppo Sostenibile, e hanno visto tra
i primi a intervenire proprio il titolare
all’Ambiente, il Ministro Gian Luca Galletti: “I numeri ci mostrano che le uniche aziende che hanno tenuto nella
crisi economica sono quelle della
green economy. Sono cresciute, infatti, in fatturato e in
occupazione”.
Più dettagliatamente, secondo le cifre offerte nel
corso della tre giorni, l’industria verde negli anni ha affermato la sua ascesa: il giro
d’affari globale nel 2005 era
di 990 miliardi di euro in sei
settori green (efficienza
energetica, gestione sostenibile delle risorse idriche, mobilità sostenibile, energia,
uso efficiente dei materiali,
gestione dei rifiuti e riciclo),
mentre nel 2020 è stato stimato che sarà più che raddoppiato arrivando a circa 2.200 miliardi di euro
(dati UNIDO). In Italia, invece, (Flash
Eurobarometer 381) il 25% delle
aziende fino a 250 dipendenti offre prodotti e servizi eco e un altro 7% intende
offrirli nei prossimi 3 anni (sono il 33%
in Germania, il 31% nel Regno Unito, il
30% in Francia e il 34% negli Usa). Infine, uno studio della Fondazione Enel
e del Politecnico di Milano ha stimato
che con interventi di efficienza energe-
il giro d’affari globale nel 2005
era di 990 miliardi di euro in sei
settori green (efficienza
energetica, gestione sostenibile
delle risorse idriche, mobilità
sostenibile, energia, uso
efficiente dei materiali, gestione
dei rifiuti e riciclo), mentre nel
2020 è stato stimato che sarà più
che raddoppiato
ha aperto gli Stati Generali della Green
Economy 2014, all’interno della manifestazione Ecomondo – KeyEnergy di
Rimini. Un evento che anche in questa
edizione ha visto alternarsi sui tanti
palchi della Fiera diversi rappresentanti del Governo che hanno segnato il
termometro della sensibilità politica
attuale rispetto a questo importante
settore.
Gli Stati Generali sono promossi dal
Ministero dell’Ambiente e dal Consiglio
42
saggio importante a livello europeo. Si
deve stabilire come ridare fiato all’industria nel rispetto della sostenibilità
ambientale. ll pacchetto 2020 ha dato
un segnale forte e l’Italia è stata protagonista nella costruzione della direttiva
europea sull’efficienza energetica.
Oggi ci interroghiamo su come fare un
passo ulteriore verso gli obiettivi del
2030, tenendo conto del fatto che gli
strumenti usati finora sono stati efficaci ma non efficienti”. Per quanto riguarda il sistema degli incentivi per le
fonti rinnovabili, infatti: “Gli incentivi in
Italia sono stati eccessivi. Vanno commisurati ai costi”.
Importante anche il tema della sostenibilità e dell’Efficienza: “Il pacchetto
clima ed energia 2030 si è posto come
priorità il miglioramento dell’efficienza
energetica. In questo quadro rientra il
prolungamento delle detrazioni fiscali
per le ristrutturazioni, che in questi
anni hanno prodotto 28 miliardi di investimenti”. Inoltre, “abbiamo creato
43
tica si determina un potenziale di risparmi sui consumi finali fino a 25Mtep
al 2020 (-72 Mt di emissioni di CO2 eq),
un giro d’affari di 64 mld e 460.000
posti di lavoro. In un altro settore,
quello dei rifiuti, dal 2008 al 2012 le imprese sono cresciute del 12% e gli addetti del 19% (sono 128.439). Arrivando
al 70% di riciclo e con l’abbattimento
del 5% dei rifiuti urbani avviati in discarica, si creerebbero in Italia ulteriori
30.000 posti di lavoro, si risparmierebbero 4 miliardi nei costi di gestione e si
avrebbero benefici ambientali valutabili in 3 miliardi. E non basta, una gestione corretta porterebbe benefici al
portafoglio dei cittadini. Passando, infatti, nelle città tra i 50.000 e i 150.000
abitanti, da una raccolta differenziata
del 20-40% a una di oltre il 60%, la bolletta annua dei rifiuti si abbatterebbe
del 31%.
Presente anche Claudio De Vincenti,
Vice Ministro allo Sviluppo Economico,
che spiega: “Siamo di fronte a un pas-
strumenti che consentono di ambientalizzare i siti industriali dismessi: è il
caso di Piombino e della ferriera di
Servola a Trieste. Bisogna evitare che
si ripeta il caso di Bagnoli”, aggiunge il
rappresentante del MiSE.
In conclusione, “per questi temi momenti di confronto come Ecomondo
sono molto utili: devo dire che mi ha
colpito il numero di persone che sta
frequentando la fiera, a dimostrazione
che si tratta di una manifestazione che
ha un successo crescente e che consente di far girare idee e tecnologie. Ed
è una bella occasione di sviluppo per
tutta la green economy. Ho visto alcune
cose molto belle, come le auto ibride:
modelli stupendi che promettono di diventare le auto del futuro. La green
economy è una sfida che abbiamo di
fronte, come un nuovo modello industriale, dove l’industria si ripensa come
ambientalmente compatibile e che
quindi internalizza gli obiettivi ambientali. Devo dire che su questo il nostro
Paese è più avanti degli altri, come dimostrano anche gli strumenti che
stiamo usando: dai certificati bianchi
alle detrazioni fiscali per la ristrutturazione edilizia, il sostegno che diamo
all’efficientamento degli edifici della
Pubblica Amministrazione. C’è una
strada importante e si tratta di filiere
produttive italiane: credo che qui ci sia
uno spazio di crescita economica che
possa davvero attivare la filiera produttiva del nostro Paese”.
Tra le varie facce che compongono lo
sfaccettato prisma dell’economia
verde, quello occupazionale è certamente uno dei più significativi. Secondo
i dati diffusi nel corso della manifestazione, si potranno generare più di
460.000 nuovi posti di lavoro da un programma di rafforzamento dell’efficienza energetica, 30.000 da una
gestione più efficiente della raccolta
differenziata, 190.000 nel solo 2013 per
la realizzazione e gestione di impianti
di fonti rinnovabili, migliaia nelle
49.709 aziende bio italiane e in un’attività che deve prendere ancora il via (il
decommissioning delle centrali nucleari).
Un potenziale che è stato sottoposto direttamente all’attenzione del Ministro
del Lavoro Giuliano Poletti, che spiega:
“Le imprese della green economy sono
realtà nuove che creano nuovi posti di
lavoro. Dobbiamo aiutarle con regole
semplici, certe e che durino nel tempo.
Eventi come questi mostrano quanto si
stia innovando, investendo in un sistema importante sul piano industriale, tecnologico, occupazionale, ma
anche per il miglioramento della qualità della vita e del nostro ambiente. È
un universo di cultura, consumo, tecnologia, ricerca, ambiente, che ci aiuta
a capire che le cose possono accadere
davvero. Dopo sette anni di difficoltà, il
nostro Paese corre il rischio di rassegnarsi. Ma chi viene qui scopre che, invece, vale la pena insistere”.
Dunque, il messaggio del Ministro
sull’azione governativa: “Dal punto di
44
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Il COORDINAMENTO FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) ha lo
scopo di promuovere lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nel quadro di
un modello sociale ed economico ambientalmente sostenibile, della decarbonizzazione
dell’economia e del taglio delle emissioni climalteranti, avviando un’azione più coesa delle
Associazioni e degli Enti che ne fanno parte anche nei confronti di tutte le Istituzioni; con 29
Soci Associazioni e un ampio ventaglio di Enti e Associazioni Aderenti (senza ruoli decisionali)
il COORDINAMENTO FREE è la più grande Associazione del settore presente in Italia.
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vista normativo cerchiamo di produrre
tutte le semplificazioni possibili e soprattutto di creare certezza delle
norme nel tempo. Vogliamo che l’imprenditore debba assumersi solo il rischio d’impresa e non altri rischi
esterni alla sua attività. Non si può essere autoreferenziali. Il pluralismo è
una ricchezza: saper collaborare è la
scommessa per il futuro. Dobbiamo
trovare la strada per spostare l’occupazione da ciò che non funziona a ciò che
funziona. Basti pensare a quanto accade nel settore delle costruzioni”. In-
è uno dei pochi settori che hanno continuato a crescere nonostante la crisi”.
Presente anche l’altra Sottosegretaria
all’Ambiente Silvia Velo: “Con il decreto
Sblocca Italia abbiamo dato risposte riguardo alla tutela del territorio dal dissesto, i processi di bonifica, la
riduzione del consumo di suolo. L’economia verde è una necessità per garantirci un futuro. Nel collegato
ambientale sulla green economy in discussione in Parlamento ci sono norme
che permettono di attuare il referendum del 2011 sulla pubblicizzazione
dell’acqua: l’obiettivo è supportare gli enti locali nel garantire la
proprietà pubblica del bene ma,
allo stesso tempo, indirizzarsi
verso una gestione industriale.
Inoltre, abbiamo inserito norme
per velocizzare l’attuazione delle
opere di contrasto al dissesto
idrogeologico, affrontando il problema che si è verificato a Genova, con
il blocco dei lavori”.
Dagli Stati Generali della Green Economy è così arrivata una proposta per
far fronte alla disoccupazione giovanile. Due le direttrici per sostenere
l’occupazione: “Ridurre in maniera significativa per almeno tre anni il prelievo fiscale e contributivo per
l’impiego dei giovani e il varo di un
Piano nazionale per lo sviluppo dell’occupazione giovanile. Quest’ultimo, in
particolare, deve essere sostenuto da
misure mirate alla formazione e qualificazione, con lo scopo di dare più forza
Dagli Stati Generali della
Green Economy è così arrivata
una proposta per far fronte
alla disoccupazione giovanile
fine, un accenno al tema degli acquisti
“verdi”, pensati per promuovere il ricorso a prodotti e servizi a basso impatto: “Le pubbliche amministrazioni
devono sostenere questo strumento”.
Dello stesso avviso anche la Sottosegretaria all’Ambiente Barbara Degani,
che ha offerto alla discussione anche
un tratto storico: “Devo fare un plauso
a Rimini Fiera. Ero qui come amministratore locale nel 2009 (da presidente
della Provincia di Padova, ndr) e ciò che
allora si voleva realizzare oggi è realtà.
L’economia verde è una filiera importante dal punto di vista tecnologico ed
46
tando sull’alta qualità ambientale dei
beni e dei servizi, le imprese della
green economy potrebbero contribuire,
in modo rilevante a riqualificare e rilanciare investimenti e occupazione, a
far crescere la domanda interna e a migliorare le nostre esportazioni”. In un
momento diverso Ronchi ha aggiunto:
“Gli Stati Generali del 2014 lanciano un
messaggio al Governo: la green economy è la via maestra per uscire dalla
crisi. Attenzione a non subire solo le
emergenze, ma occorre alzare la testa,
guardare cosa fanno i paesi più avanzati. Per aprire nuove strade, è necessario rottamare le vecchie idee di
sviluppo”.
Presenti nel corso dei vari momenti di
riflessione proposti da Ecomondo, Stati
Generali G. E., KeyEnergy e Key Wind,
anche molti tecnici ministeriali. Tra
questi Marcello Capra della Direzione
Generale per il mercato elettrico, le
rinnovabili, l’efficienza energetica e il
nucleare del Ministero dello Sviluppo
47
al manifatturiero Made in Italy associato
alla bellezza e alla qualità ecologica, con
produzioni pulite. Per attuare questo
obiettivo sono però necessarie cinque
azioni: “La revisione e la riallocazione in
chiave di green economy e di eco-innovazione degli incentivi distribuiti all’industria; un rafforzamento green delle
principali filiere produttive (agroalimentare, energia, turismo chimica, tessile
ecc); un programma di risanamento e riqualificazione ambientale degli impianti
e delle produzioni ad alto impatto; il lancio di speciali iniziative nazionali di valorizzazione green del tessuto produttivo
attraverso la produzione del Made Green
in Italy; il sostegno alle start up di imprese giovanile della green economy”.
Infine, per riuscire a superare la crisi,
secondo il Presidente della Fondazione
per lo Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi:
“Le imprese della green economy devono operare in modo più incisivo per
un cambio del contesto delle politiche
economiche italiane ed europee. Pun-
Economico, che è intervenuto sul controverso tema del Pacchetto 2030 clima
ed energia: “La decisione di adottare
un target di riduzione del 27% rimane
un obiettivo molto sfidante e la Commissione europea richiede agli Stati
membri uno sforzo ulteriore nell’utilizzo fondi strutturali”. Scendendo
lungo la filiera, Sebastiano Serra della
Segreteria Tecnica del Ministero dell’Ambiente rileva come sia finita
“l’epoca dei fondi statali a pioggia, la
cabina di regia interministeriale prevede l’adozione per l’efficienza energe-
L’eolico ha avuto una crescita
sostenuta fino al 2012, che è
stata arrestata
dall’introduzione del sistema
delle aste dei registri
tica di Fondi di garanzia e del Fondo
Rotativo Kyoto (giunto alla terza revisione) che stanzierà 350 milioni di euro
dedicati a scuole, università e asili nido
nell’ambito degli interventi previsti dal
Governo sull’edilizia scolastica”.
Oltre la green economy, l’evento su più
livelli di Rimini è stato l’occasione per
approfondire molte delle tematiche
“calde” nel campo dell’energia. Un
contributo prezioso è arrivato dalla
serie di convegni realizzata dal Coordinamento FREE, durante i quali il presidente Gianni Silvestrini ha spiegato:
“Occorre passare da un atteggiamento
difensivo nei confronti degli obiettivi
climatici che l’Europa si è data per il
2030 ad una interpretazione come opportunità di crescita. Si deve passare
alla riqualificazione spinta dell’edilizia
con risparmi energetici del 75% e occorre lasciare le briglie sciolte al fotovoltaico che ormai, in diversi casi, può
crescere senza incentivi. È questo il nostro vero giacimento virtuale di shale
gas, che ci consentirà di diminuire le
importazione di idrocarburi dall’estero.
L’Europa non può restare fuori dalla
sfida tecnologica sulle rinnovabili e
l’efficienza energetica, raddoppiando gli investimenti per la riqualificazione energetica degli
edifici”.
Sul tema del 2030 ha avuto
modo di intervenire anche il
comparto dell’eolico, che nell’ambito della manifestazione
KeyWind ha approfondito il
ruolo di questo fondamentale settore
per lo sviluppo italiano ed europeo. In
questo senso il Presidente dell’ANEV
Simone Togni, ha rappresentato “la necessità di un intervento per rendere attuabili gli obiettivi al 2030 per le
rinnovabili. L’eolico ha avuto una crescita sostenuta fino al 2012, che è stata
arrestata dall’introduzione del sistema
delle aste dei registri” e per far fronte
a tale situazione il Presidente ha presentato i correttivi raccolti in un documento ANEV che verrà proposto al
Governo e che punta alla semplificazione delle normative. n
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