GRUPPO IVPC da 20 anni l’eolico in Italia PIANETA TERRA il Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale PERIODICO FONDATO DA CIRO VIGORITO SERVIZI Sede legale Centrale Operativa Ufficio Affari istituzionali e Trading I.V.P.C. Service Srl Viale Gramsci, 22 80122 Napoli Tel 081 6847801 - fax 081 6847814 [email protected] I.V.P.C. Service Srl C.da Leccata - Area Industriale 82029 San Marco dei Cavoti (BN) Tel 0824 995311 Fax 0824 995351 I.V.P.C. Service Srl Via Tagliamento, 24 00198 Roma Tel 06 42884432 - fax 06 42825850 [email protected] OBIETTIVI REALI E ARTIFICI CONTABILI: il Governo intervenga tempestivamente Simone Togni L’intervista VINICIO MOSÈ VIGILANTE Dir. Gestione e Coordinamento GSE I nuovi reati ambientali E BR M E IC D E 14 BR 20 M VE O N Corsi di formazione per entrare o specializzarsi nel mondo del lavoro della green economy dalla porta principale dell’ ENERGIA RINNOVABILE EOLICA CORSO DI FORMAZIONE ANEV 1/2015 La Sicurezza nel parco eolico 26 - 27 marzo 2015 - Roma, sede ANEV CORSO DI FORMAZIONE ANEV 2/2015 Come diventare imprenditore e manager specializzato del settore eolico Dalle autorizzazioni alla connessione alla rete, dalla progettazione alla gestione 19 - 22 maggio 2015 - Roma, sede ANEV CORSO DI FORMAZIONE ANEV 3/2015 Il Minieolico 3 - 4 novembre 2015 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind CORSO DI FORMAZIONE ANEV 4/2015 Operation & Maintenance 5 - 6 novembre 2015 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind TUTTI I PARTECIPANTI POTRANNO INSERIRE IL PROPRIO CV CON SPECIFICAZIONE DELLA SPECIALIZZAZIONE ACQUISITA NELL’APPOSITA BANCA DATI CERTIFICATA ANEV RISERVATA ALLE MIGLIORI AZIENDE DEL SETTORE Il Corso può subire modifiche sulla base di eventi straordinari Per informazioni e iscrizioni Segreteria didattica: ANEV tel. +390642014701 - fax +390642004838 [email protected] - www.anev.org Mensile di informazione e cultura dell’ambiente, dell’energia e delle fonti rinnovabili Direttore Simone Togni Comitato di Redazione Simone Togni, Stefania Abbondandolo, Davide Astiaso Garcia, Silvia Martone sommario novembre - dicembre 2014 3 6 9 13 Direttore responsabile Peppe Iannicelli Proprietario del Periodico gps srl Gruppo Problem Solving Editore Mixassociati srl (n. ROC 22924 • 30.11.2012) Progetto grafico L’asterisco di Barbara Elmi, Roma Stampa GPT - Gruppo Poligrafico Tiberino Via Ponchielli, 30 - 06073 Loc Ellera, Corciano (PG) Redazione • Pubblicità Mixassociati srl via Wenner, 18 Pellezzano (Salerno) telefono e fax 089.271901 email: segreteria. [email protected] Delle opinioni manifestate sugli scritti o siglati sono responsabili i singoli Autori dei quali il Comitato di Redazione intende rispettare la piena libertà di giudizio. La collaborazione alla rivista è aperta a tutti gli interessati, tuttavia è compito della Redazione definire i contenuti di ciascun numero, la scelta degli articoli e il tempo di pubblicazione. La riproduzione, anche parziale degli scritti e dei grafici pubblicati su “il pianeta terra” è consentita previa autorizzazione e citando ovviamente la fonte. INTERVISTA A VINICIO MOSÈ VIGILANTE Silvia Martone L'ITALIA ALLA FINESTRA Sergio Ferraris NEWSLETTER ANEV 18 www.ilpianetaterra.it Registrazione n. 66 del 5 giugno 2003 presso il Tribunale di Napoli OBIETTIVI REALI E ARTIFICI CONTABILI: IL GOVERNO INTERVENGA TEMPESTIVAMENTE Simone Togni ANEV: parola agli associati Intervista a Gianluca Veneroni Amministratore delegato di EDPR Italia Silvia Martone 21 27 31 35 38 40 SOSTENIBILITÀ ENERGETICA L’ANALISI COMPARATA TRA LE FONTI Davide Astiaso Garcia CERTIFICATI VERDI, MERCATO SULLE MONTAGNE RUSSE IN ATTESA DEL 2016 Cosimo d’Ayala Valva e Sandro Del Vecchio COORDINAMENTO FREE SOLARE TERMODINAMICO, SGUARDO SU UN FUTURO PER NULLA LONTANO Paolo Pasini I NUOVI REATI AMBIENTALI Daria Palminteri CARTA, PENNA E DIRITTO Giulio Maroncelli LE VOCI DEL GOVERNO ALLA FIERA DI RIMINI Carlo Rossi 1 PIANETA TERRA il PIANETA TERRA il Simone Togni Presidente ANEV Obiettivi reali e artifici contabili: il Governo intervenga tempestivamente 3 Ci troviamo ancora una volta in una fase di transizione nella quale più che le decisioni prese, importantissime, rischiano di diventare centrali le tempistiche con le quali vengono assunte. Il sistema elettrico nel suo complesso è infatti all’inizio del guado che dovrebbe portare alla modifica del mercato elettrico nazionale, anche sulla spinta dell’oramai prossimo Market Coupling (che dal 2016 aprirà al mercato unico europeo). Proprio per questo nuovo importante traguardo, è indispensabile che alle normali logiche di mercato si affianchino anche delle più alte considerazioni basate su strategie energetiche di lungo periodo. Se infatti si scegliesse la strada di cedere alle facili adesioni agli interessi attuali dei grandi stakeholders di settore, che come non sarà sfuggito si sono uniti per presentare soluzioni univoche, si rischierà di continuare a disegnare sistemi funzionali oggi a mantenere quanto più possibile lo status quo, senza seguire, o meglio ancora guidare, l’ineluttabile cambio di paradigma che il sistema nel suo insieme è chiamato a fare. Un mercato efficiente e funzionante infatti non può prescindere né dalla individuazione dei parametri di sicurezza energetica necessari né da una definizione di un mix complessivo utile al raggiungimento degli obiettivi di riduzione degli agenti inquinanti e della fondamentale decarbonizzazione. Solo dopo aver soddisfatto questi requisiti ci si potrà concentrare sull’individuazione dei necessari meccanismi di mercato utili a ridurre il costo dell’energia elettrica. A fianco di questo indispensabile passaggio dovrà peraltro essere messo in campo anche un sostanzioso piano di sviluppo infrastrutturale che vada a rendere efficiente ed economico il soddisfacimento dei primi due presupposti sui quali il mercato unico europeo si deve basare: sicurezza e ambiente. Solo tramite la realizzazione delle infrastrutture necessarie allo stoccaggio, alla trasmissione e all’utilizzo delle risorse energetiche, potremo avere un mercato sicuro, capace di provvedere alle necessità di approvvigionamento e soprattutto in grado di affrontare le sfide tecnologiche del futuro. La generazione distribuita, la mobilità elettrica, la programmabilità della domanda, lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili sono alcuni dei principali temi che il nuovo assetto dovrà far propri. Oggi infatti la tecnologia consentirebbe di gestire i carichi senza alcun problema tramite il controllo della domanda accoppiato a quello dell’offerta, superando ogni criticità connessa alla non programmabilità di alcune fonti, eppure ci troviamo a dover fare battaglie di retroguardia per evitare i danni derivanti da Delibere dell’Autorità che chiedono agli operatori rinnovabili di fare quello che non si può. L’ostracismo dimostrato negli ultimi anni verso le nuove fonti di energia ha infatti dell’incredibile, dopo averle schernite di non funzionare, dopo averle limitate con l’introduzione di tasse di ogni tipo, dopo aver tagliato retroattivamente gli incentivi, dopo aver disegnato una regolazione penalizzante, oggi si ri- 4 schia di non aver più un quadro normativo. Mentre in Europa l’Italia con il Primo Ministro decanta l’importanza di una economia low carbon e rassicura che il nostro Paese sarà in prima linea nello sviluppo delle Fonti Rinnovabili di Energia, i provvedimenti di legge necessari a dare attuazione alle norme che regolano lo sviluppo delle FER al 2020 non si vedono. Inoltre, mentre per motivi contin- già in essere. Su questo tema sembra utile ricordare che il livello totale egli incentivi è oggi, secondo il GSE, molto vicino ai 5,4 mld, ma come noto il valore calcolato dal GSE include anche alcune centinaia di milioni di soldi non spesi e solo impegnati (di questi una buona metà non verranno mai utilizzati poiché riferibili a progetti orami irrealizzabili). A fronte di questo, e per un mero artificio contabile, con la pubblicazione periodica del valore medio dell’energia elettrica effettuato dall’Autorità per l’Energia, a inizio anno vi sarà un aumento virtuale di tali importi (perché nella realtà non varierà di un centesimo il livello economico ricevuto dagli impianti in oggetto) e questo potrebbe far scattare il blocco di tutte le nuove iniziative. Questa, che già così è follia, è poi aggravata dal fatto che, se il settore continuerà il suo naturale percorso di crescita, tale importo è destinato a scendere di oltre 1 miliardo di euro (sì proprio così!) nei prossimi cinque anni. Quindi oggi tutto il mondo industriale rinnovabile è nelle mani del Governo, in attesa che provveda ad evitare il fallimento ulteriore di un settore che sta già soffrendo pesantemente la crisi e rischia di morire definitivamente per un puro artificio contabile e un ritardo nel gestirlo… non possiamo permetterlo! n genti dovuti alle enormi oscillazioni dei prezzi dell’energia ci si avvia a grandi passi verso il possibile raggiungimento del tetto fissato per gli incentivi, ancora non si sa se verrà definito il criterio di calcolo degli stessi depurato dalle oscillazioni dovute a contingenze. Su quest’ultimo tema a dir la verità il Governo si è positivamente espresso a Ecomondo dove il Viceministro De Vincenti ha rassicurato sul fatto che l’esecutivo sta pensando ad un provvedimento tampone che eviti il collasso del settore, tuttavia è indispensabile che questo avvenga tempestivamente per evitare l’ulteriore danno del blocco degli investimenti oggi 5 Solo tramite la realizzazione delle infrastrutture necessarie allo stoccaggio, alla trasmissione e all’utilizzo delle risorse energetiche, potremo avere un mercato sicuro, capace di provvedere alle necessità di approvvigionamento 2014 Il bilancio del GSE Intervista a Vinicio Mosè Vigilante Silvia Martone Il punto di vista del Gestore dei Servizi Energetici con Vinicio Mosè Vigilante, Direttore Divisione Gestione e Coordinamento Generale del GSE. Si sta per chiudere il 2014 con un drastico rallentamento delle nuove installazioni. Può farci un bilancio per quest’anno secondo il GSE? Quali le aspettative per l’anno prossimo? Anche quest’anno il GSE ha gestito le procedure d’asta e d’iscrizione ai registri e pubblicato le graduatorie riferite ai contingenti di potenza previsti per il 2015, relative agli impianti che potranno accedere agli incentivi per le fonti rinnovabili non fotovoltaiche. Se si guarda all’eolico, sono stati assegnati integralmente i contingenti messi a bando per il registro nuovi impianti (per un ammontare di 65 MW) e per la procedura d’asta (per un ammontare di 356 MW). In altre parole, la potenza massima incentivabile per l’eolico è stata saturata. Inoltre, diversamente da quanto accaduto in passato, quest’anno sono state presentate offerte che hanno raggiunto, in molti casi, il ribasso massimo del 30% rispetto al valore a base d’asta. Basti pensare che le offerte presentate nel 2013 avevano toccato un ribasso medio di poco inferiore al 12%, mentre quest’anno si è arrivati al 28%. Al registro dei rifacimenti è stato ammesso un solo impianto, di 1,5 MW, a fronte di un contingente disponibile per il 2015 di 450 MW. È rimasto totalmente disponibile il contingente previsto per off-shore. In ogni caso, per comprendere appieno il tasso di realizzazione delle installazioni, sarà necessario attendere l’entrata in esercizio degli impianti stessi. Parlando d’incentivi alle rinnovabili, il Viceministro De Vincenti ha annunciato a Ecomondo che il Governo pensa ad un 6 Il DM 6 luglio 2012 stabilisce una soglia massima, di 5,8 miliardi di euro, per il costo indicativo cumulato degli incentivi per tutte le fonti rinnovabili, escluso il fotovoltaico. Lo stesso decreto affida al GSE il compito di aggiornare e pubblicare mensilmente tale costo indicativo cumulato, secondo criteri già delineati nella norma. L’ultimo aggiornamento è relativo al 30 settembre 2014 ed è pari a circa 5,4 miliardi. Il costo indicativo risente di una serie di variabili, quali gli accesi diretti di nuovi impianti, la scadenza nell’erogazione dei CV o dei CIP6, e gli aggiornamenti periodici della producibilità attesa degli impianti. C’è poi la variabile legata non alle installazioni ma alla revisione dei prezzi di riferimento dell’energia. Il prossimo aggiornamento significativo del contatore, quello relativo al 31 gennaio 2015, dovrà tener conto anche dell’ultimo prezzo di ritiro dei Certificati Verdi (che deriva dal prezzo di cessione dell’energia elettrica definito dall’AEEGSI) e dei prezzi zonali dell’anno solare precedente, cioè del 2014. Se guardiamo agli ultimi anni, il trend decrescente del prezzo dell’energia ha determinato significativi incrementi nel contatore di gennaio di ciascun anno. Lo scorso anno c’è stato un incremento di circa 460 milioni. Per il prossimo anno, in base all’attuale normativa, potranno accedere agli incentivi soltanto gli impianti ad accesso diretto, compatibilmente con il raggiungimento della soglia massima di 5,8 miliardi di euro. Non siamo in grado di fare delle valutazioni sulle misure anticipate dal Viceministro. A seguito del Protocollo GSE-ANEV si stanno tenendo dei tavoli tecnici periodici sull’eolico? Quali sono i risultati di questi incontri? Il GSE e l’ANEV hanno siglato lo scorso marzo un protocollo d’intesa volto ad avviare e consolidare il rapporto di collaborazione, mediante la realizzazione di attività mirate a sostenere lo sviluppo della filiera italiana a sostegno delle energie rinnovabili, in particolare nel settore eolico. Nell’ambito di tale protocollo, GSE e ANEV hanno già effettuato incontri periodici aventi finalità di confronto non solo sulle principali tematiche tecnico-operative, ma anche sugli aspetti interpretativi o di approfondimento di alcune disposizioni normative di settore. Tali incontri sono risultati molto proficui ed hanno consentito al Gestore dei Servizi Energetici di rapportarsi in maniera univoca, per il tramite di ANEV, con tutti i principali operatori della filiera eolica, nonché di inquadrare i principali temi di rilievo da rappresentare ai ministeri competenti. Una collaborazione che ha spinto il GSE ad ascoltare l’ANEV anche per quanto riguarda lo specifico tema delle SEU (Sistemi Efficienti d’Utenza), nella logica di una maggiore comprensione delle istanze degli operatori. n 7 provvedimento tampone. Il settore è in fermento in attesa del decreto. Come si articolerà il decreto tampone? PIANETA TERRA il Sergio Ferraris L'Italia alla finestra 9 Nel numero scorso abbiamo affrontato l’efficienza energetica sul fronte internazionale, attraverso il rapporto della Iea, ma le cose nel giro di un mese sono cambiate. Qualche giorno fa, infatti, l’Unione Europea ha stabilito gli obiettivi per rinnovabili, emissioni ed efficienza e ancora una volta non c’è stato quel “colpo di reni” che sarebbe stato necessario. Sulle rinnovabili, infatti, è stato fissato un obiettivo del 27% che è poco più della registrazione del trend attuale, visto che siamo al 16% oggi e che undici punti in sedici anni saranno raggiunti facilmente. Oltretutto si tratta di un obiettivo vincolante a livello continentale e non nazionale, che lascia quindi un’ampia libertà di manovra. Il target sulla riduzione delle emissioni è del 40% sulla base del 1990 e si potrà raggiungere con il mix energetico voluto - Francia e Gran Bretagna puntano già ora su un mix di rinnovabili e nucleare -, mentre quello circa l’efficienza energetica è stato fissato al 27%, ma sopratutto si tratta di “wishful thinking”, visto che non è in alcun modo vincolante. Si tratta di un quadro abbastanza opaco che di sicuro si rifletterà sulle politiche nazionali dalle quali non c’è da aspettarsi molto, vista la stagnazione economica che ancora attanaglia il Vecchio Continente e nel quale ciascun paese giocherà una partita “privata” favorendo le proprie imprese. Francia e Gran Bretagna continueranno a giocare la partita del nucleare anche grazie al fatto che l’Unione Europea ha sbloccato il controverso progetto del revamping della centrale nucleare di Hinkley Point, dove saranno installati due reattori francesi Epr per 3.200 MWe, con capitali parzialmente cinesi, i quali godranno di un’incentivazione senza precedenti con il MWh fissato a 117 euro, per 35 anni, indicizzato all’inflazione. E Londra non si fermerà qui visto che ha ribadito il progetto di sostituzione di tutti i reattori a fine vita per un totale di 18 GWe nucleare. Si tratta di una piattaforma franco-britannica che salverà la Francia dal default del suo nucleare e consentirà ai due paesi di affrontare i mercati esteri che la Iea prevede in aumento per l’atomo: più 60% entro il 2040. Ed è chiaro che con una simile base energetica in questi due paesi sarà difficile parlare d’efficienza anche perchè una diminuzione dei consumi elettrici potrebbe mettere in crisi l’intero sistema. C’è da credere, comunque, che il prossimo anno alla Cop 21 di Parigi le lobby nucleari saranno agguerrite nel proporre l’atomo nella chiave di un’arma per combattere l’effetto serra. Polonia e Paesi dell’Est punteranno sul gas, magari quello shale per affrancarsi parzialmente dall’ingombrante gigante russo, mentre i paesi del Nord Europa continueranno, Finlandia a parte, a investire su rinnovabili ed efficienza con la Germania a giocare d’attacco. La locomotiva d’Europa, infatti, non si farà scappar l’occasione unica di avere in casa tecnologie, imprese e mercato per quanto riguarda rinnovabili ed efficienza. E il segnale si vede già. Nonostante le pressioni della lobby delle utility Berlino è molto più cauta a tagliare con l’accetta gli incentivi, come hanno fatto Italia e Spagna, disegnando road map d’accompagnamento per le tecnologie la cui maturità è prossima e investendo su quelle emergenti, come nel caso dell’accumulo. L’obiettivo dei 10 tedeschi è chiaro: avere la leadership nelle tecnologie e nei mercati green. E l’Italia sostanzialmente resta a guardare. In sede europea, nonostante il semestre di presidenza, non ha sollevato la minima obiezione agli obiettivi, ma sopratutto non si intravedono all’orizzonte politiche industriali sulle quali le aziende possano contare. edilizie - mentre sul lato consumo l’istituzione di un fondo di rotazione per l’ecoprestito, magari garantito da Cassa Depositi e Prestiti, avrebbe vinto le resistenze delle famiglie che non sono solo di carattere economico. Ha sconcertato più di un osservatore, infatti, la ricerca demoscopica sull’efficienza energetica commissionata da Veronafiere Smart Energy Expo a EMG Acqua, l’istituto di ricerca di Stefano Mazza-Galanti e Fabrizio Masia, dalla quale emerge che a sette anni dall’introduzione ben il 54% degli italiani ignorano l’esistenza dell’Ecobonus per l’efficienza energetica. Una percentuale sconcertante che la dice lunga su come siano comunicati i temi energetici in Italia. E nel frattempo si è aperto un altro fronte. Usa e Cina hanno infatti annunciato un accordo per le rinnovabili e il clima. Washington ridurrà del 26% le emissioni entro il 2030, mentre Pechino utilizzerà il 20% di rinnovabili e bloccherà l’aumento delle emissioni entro la stessa data. Insomma si apre, di colpo, un mercato enorme per le tecnologie green e c’è il rischio che l’Italia rimanga a guardare, mentre si impegna a cercare petrolio dentro i patri confini. n É arrivata, bisogna dire, la proroga dell’Ecobonus per le ristrutturazioni edilizie, ma rimane una misura isolata che non farà fare un salto di qualità alle imprese italiane, strette come sono tra la farraginosità del sistema e la stretta creditizia. In un momento come questo, nel quale oltretutto la spesa delle famiglie si sta riducendo, sarebbero utili provvedimenti sul lato aziende come la semplificazione normativa e l’abbattimento delle aliquote fiscali per le produzioni green - e invece la Ragioneria dello Stato ha detto un no secco all’Iva al 4% per le ristrutturazioni 11 E l’Italia sostanzialmente resta a guardare. In sede europea, nonostante il semestre di presidenza, non ha sollevato la minima obiezione agli obiettivi, ma sopratutto non si intravedono all’orizzonte politiche industriali sulle quali le aziende possano contare. energia pulita newsletter Si è svolta il 6 novembre la giornata di convegni ed eventi dedicati all’eolico in occasione della manifestazione KeyWind, nell’ambito di Ecomondo – Key Energy, presso la Fiera di Rimini. La kermesse, giunta alla sua seconda edizione, ha registrato un notevole successo per il livello dei convegni e dei corsi di formazione organizzati dall’ANEV e per la presenza delle più importanti aziende del settore eolico nel Padiglione D7 del polo fieristico di Rimini. Il Convegno della mattina “L’industria eolica in Italia. Sfide future di un settore in grado di dare stabilità, sicurezza e indipendenza energetica al Paese”, moderato dal giornalista Sergio Ferraris, ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali e di rappresentanti delle maggiori aziende del settore eolico che hanno avuto modo di confrontarsi sul contesto attuale nel quale si trovano ad operare gli stakeholder eolici, tra trasformazione del sistema Giunta alla seconda edizione la kermesse elettrico, evoluzione della normativa e del quadro regolatorio e processo dedicata al settore eolico che ha visto la europeo di integrazione dei mercati, partecipazione di istituzioni, aziende e stampa che chiamano il settore a nuove sfide. Tra i relatori Luciano Barra, Capo della Segreteria Tecnica del Dipartimento energia del MISE; Davide Valenzano, Responsabile Unità Attività Regolatorie del GSE; Chiara Vergine, Responsabile connessioni RTN Rete Terna Italia, Massimo Derchi, Managing Director ERG Renew; Rainer Karan, General Manager Vestas Italy & Middle Est e Vice President Strategic Account Management Vestas; Edoardo Prina, Tecnical sales Siemens; Francesco Bertolini, Senior sales Manager GE Power & Water Renewables; Alberto Malagodi CEO Veronagest; Marco Peruzzi, Executive Director Edison. Il Convegno del pomeriggio “Il ruolo dell’eolico al 2030”, moderato dal giornalista Antonio Ciaciullo, ha visto la partecipazione di importati personalità istituzionali è stato incentrato sul tema degli obiettivi europei al 2030, in termini di incremento delle rinnovabili e di riduzione della CO2, recentemente definiti dal Consiglio europeo. In un contesto internazionale sempre più caratterizzato dall’incertezza degli approvvigionamenti di combustibili fossili e dalla necessità di porre rimedio ai cambiamenti KEYWIND 2014: exhibit, convegni, formazione ed eventi 13 climatici in corso, i relatori hanno dato evidenza della loro posizione rispetto al ruolo che deve avere l’energia eolica, che ha contribuito a creare sviluppo e occupazione, ad apportare benefici ambientali e a rendere più indipendente il nostro Paese dal punto di vista energetico, specie a fronte di emergenze come quella creatasi recentemente in Ucraina. In tale occasione è stato presentato il documento elaborato dall’ANEV sulle criticità relative al funzionamento delle aste e possibili correttivi. Ha introdotto il convegno il Presidente dell’ANEV Simone Togni, ringraziando la Fiera di Rimini per l’ospitalità e per il sostegno con la seconda edizione di KeyWind e facendo il punto della situazione sul settore eolico. In particolare Togni ha rappresentato la necessità di un intervento per rendere attuabili gli obiettivi al 2030 per le rinnovabili. L’eolico ha avuto una crescita sostenuta fino al 2012, che è stata arrestata dall’introduzione del sistema delle aste dei registri e per far fronte a tale situazione sono stati presentati i correttivi rac- 14 colti in un documento ANEV che verrà proposto al Governo e che punta molto sulla semplificazione delle normative. Luciano Barra, Capo della segreteria tecnica del Ministero dello Sviluppo economico, ha dichiarato che, a fronte della maturità raggiunta dalla rappresentanza che ANEV dà al settore, il Ministero si sta impegnando affinché il settore eolico abbia una crescita adeguata alle esigenze del mercato energetico e del Paese. È seguito l’intervento di Paolo Carcassi, Segretario Confederale UIL, che ha ricordato come lo sviluppo occupazionale del settore eolico, per il quale si prevedevano oltre 65.000 occupati diretti e indiretti al 2020, ha subito una battuta d’arresto a causa dei provvedimenti del 2012 in materia di rinnovabili. Rocco Colicchio, Commissario AEEGSI, ha dichiarato fattivo il dialogo in essere con ANEV sulle problematiche legate alle Rinnovabili non programmabili, mostrando un’apertura dell’Autorità nei confronti del settore eolico. Confindustria Energia è intervenuta con un saluto da parte di Gaetano Mazzitelli, che ha auspicato che la crescita delle rinnovabili avvenga con il supporto delle fonti tradizionali flessibili, come il gas, nel transitorio. Francesco Ferrante, Vice Presidente del Kyoto club, ha espresso una forte critica nei confronti del governo, definendolo anacronistico, perché parla di rinnovabili, ma introduce provvedimenti come lo “sblocca – trivelle” che non facilita lo sviluppo delle energie green. Infine è intervenuto il presidente onorario di FREE, GB Zorzoli, sottolineando come non si possa applicare il principio del “chi inquina paga” alle soluzioni per risolvere il problema degli sbilanciamenti. Il convegno si è concluso con la consegna del premio giornalistico promosso dall’ANEV “Energia del Vento” 2014 a quei giornalisti che si sono distinti per aver saputo promuovere un’informazione chiara ed esaustiva sul tema dell’energia eolica, evidenziandone la valenza ambientale ed economica. Sono stati premiati: Claudio Sabelli Fioretti (Io Donna – Corriere della sera) per la categoria Stampa, Federico Rendina (Il Sole 24 Ore) e Elena Veronelli (freelance per ilfattoquotidiano.it) per la categoria Web, Maria Luisa Cocozza (TG5) per la categoria TV, Emanuela Campanile (Radio Vaticana) per la categoria Radio. La giornata si è conclusa con il suggestivo evento “Come un’aquila - La storia di Angelo D’Arrigo” a cura del giornalista e regista Luca Pagliari che attraverso immagini e parole ha ripercorso, sul filo dell’emozione, la vita di Angelo D’Arrigo, il deltaplanista che ha fatto del vento la sua ragione di vita trasformando i sogni in imprese straordinarie. n ASTE COMPETITIVE PER L’EOLICO, UN VERO FALLIMENTO Dopo le prime tre sessioni d’asta per l’assegnazione degli incentivi, è giunto il momento di fare un bilancio. Per quanto riguarda l’eolico si può parlare di un vero e proprio fallimento, come paventato da ANEV, che aveva predetto l’attuale blocco delle iniziative dal 2012 fino ad oggi. Entrando nel dettaglio, dell’asta 2012 il 46% dei MW vincitori e aggiudicatari dell’incentivo, non sono ancora in costruzione, quindi dei 442 MW ammessi solo 217 MW sono in esercizio; dell’asta 2013 dei 465 MW ammessi solo 113 MW sono in costruzione, ma nessuno in esercizio. Aggregando i dati si può dire che su 907 MW aggiudicati per il 61%, ovvero 550 MW, non si è nemmeno iniziata la costruzione. La situazione per l’anno 2014 non è più serena. I MW contendibili sono stati 356 e i risultati mostrano un progressivo innalzamento dei livelli di sconto che renderà presumibilmente irrealizzabile gran parte degli impianti in graduatoria. Alla luce di quanto detto sembra chiaro che l’esperienza delle aste sia stata fallimentare, avendo spostato l’obiettivo sul raggiungimento di sconti significativi per aggiudicarsi l’asta, piuttosto che sul raggiungimento di un livello di sconto sugli impianti in esercizio. Si aggiunga poi l’aumento del contenzioso che blocca ulteriormente le poche iniziative in fase di realizzazione, allontanando dal mercato italiano operatori seri. Altra conseguenza fallimentare rispetto agli intenti iniziali è che il modello dello sviluppatore che va regolamentato e che doveva scomparire con le aste si è ampiamente ripresentato, visto che la maggior parte dei progetti uu energia pulita newsletter 15 iscritti non è riconducibile a società industrialmente operative nel settore o comunque con un know-how specifico. Per uscire da questa situazione il Ministero dello Sviluppo Economico dovrà emanare dei correttivi adeguati per le prossime aste e farlo in tempi utili ad evitare il tracollo del settore che nel 2014 ha installato solo 35 MW contro i 1.273 del 2012 (!!!!!!). Se infatti il MiSE non provvederà tempestivamente a pubblicare il Decreto per definire i contingenti dal 2016 al 2020 come prevede la legge, e se non porrà in tale decreto gli adeguati correttivi, l’intero sistema vedrà il collasso con le facilmente prevedibili ripercussioni in termini di investimenti e occupazione. È questo che vuole il Governo Renzi? Peraltro si perderebbe anche il positivo risultato di riduzione dei costi dell’incentivo raggiunti con i meccanismi competitivi che oggi, per l’eolico, sono pari a meno di 15 Milioni di euro all’anno sui 12 Miliardi incentivi previsti per le rinnovabili, pari allo 0,12%. È poi indispensabile rendere operativo il meccanismo di scorrimento della graduatoria prima dei 42 mesi attualmente previsti, che oggi ne rende impossibile l’applicazione, mentre basterebbe prevedere meccanismi di controllo dell’avanzamento delle realizzazioni e consentire l’uscita anticipata dalle graduatorie dei progetti irrealizzabili. Queste sono alcune proposte concrete per modificare l’attuale fallimentare sistema di accesso agli incentivi mantenendo i risultati positivi raggiunti e per evitare che il sistema oggi messo in ginocchio possa rialzarsi. Un settore maturo e ancora molto promettente che potrebbe dare una spinta cospicua alle politiche di rilancio economico del Paese che il Governo dice di voler porre in atto. n CALENDARIO ANEV 2015 L’energia del vento e il Pianeta Terra. L’eolico visto con gli occhi dei bambini Allegato al numero di novembre – dicembre de Il Pianeta Terra, troverete il calendario ANEV 2015 “L’Energia del Vento e il Pianeta Terra. L’eolico visto con gli occhi dei bambini” realizzato da un team molto particolare: i bambini! Sono stati infatti selezionati i disegni di bambini di età compresa tra i 5 e i 12 anni che hanno espresso attraverso raffigurazioni ciò che per loro significa l’energia del vento. Si ringraziano per il loro contributo: Aurelia Maria Carolina Flavia Maria Gaia Ginevra Giulio Irene e Priscilla Josele Livia Olivia Sophie Teresa. 16 eventi 17-20 novembre 2014 Going Green – CARE INNOVATION 2014 Towards a Resource Efficient Economy - Vienna 9 – 10 dicembre 2014 EWEA Wind Turbine Sound 2014 Malmö, Sweden 9 – 10 dicembre 2014 EWEA Analysis of Operating Wind Farms 2014 - Malmö, Sweden 10 – 12 marzo 2015 EWEA Offshore 2015 Copenhagen Denmark 25 – 26 febbraio 2015 Mexico WindPower 2015 Mexico city, Mexico GWEC, AMDEE, EJKrause 26 – 27 marzo 2015 Corso di Formazione ANEV La Sicurezza nel Parco eolico Roma - Sede ANEV ATTIVITÀ DEI GRUPPI DI LAVORO ANEV I Gruppi di Lavoro ANEV, aperti a tutti i soci, si riuniscono periodicamente presso la sede dell’ANEV per occuparsi di questioni d’interesse per l’Associazione e del settore eolico. Si riassumono di seguito le principali attività e obiettivi delle ultime sedute dei GDL ANEV. Gruppo di Lavoro Normativa Il GDL ha elaborato e presentato al Convegno ANEV a Ecomondo – KeyWind del 6 novembre un documento ANEV “Presentazione delle principali criticità relative al corretto funzionamento delle aste e proposte di risoluzione delle stesse” che è stato anticipato dal Presidente Togni al Vice Ministro De Vincenti e che è stato poi presentato al Governo. Gruppo di Lavoro Sicurezza In occasione dell’ultimo GDL sicurezza si è deciso di definire delle “Linee guida per la sicurezza nel parco eolico”, presentate al Consiglio direttivo, con lo scopo diffondere le buone pratiche tra le aziende associate nella gestione delle emergenze e del rischio nel Parco eolico. Gruppo di Lavoro Minieolico Durante il GdL Mini-Eolico, a fronte degli ultimi dati relativi al Contatore dei 5,8 miliardi, sono stati considerati gli eventuali sviluppi futuri del settore, stimando i tempi per l’esaurimento dei fondi e valutando eventuali pro- poste da presentare al MiSE ed al GSE in aggiunta a quelle elaborate da ANEV per il macroelico. Sono stati inoltre analizzati i costi di costruzione reali e i ragionevoli costi di mercato dei prodotti al fine di individuare soglie di incentivazione sostenibili nei prossimi Decreti, considerando al contempo l’attuale distanza dalla grid parity e la crescita del comparto grazie agli attuali incentivi. ATTIVITÀ DEGLI ORGANI ASSOCIATIVI ANEV L’11 dicembre 2014 si terranno alle ore 10 la Giunta Esecutiva e alle 11 il Consiglio Direttivo dell’ANEV presso la sede dell’ANEV. Gruppo di Lavoro Comunicazione Il GDL ha fatto il punto sugli eventi ANEV in occasione di Ecomondo KeyWind, rappresentando agli organizzatori della fiera eventuali criticità e suggerimenti. Si è parlato inoltre degli eventi futuri dell’Associazione, in particolare in occasione della Giornata Mondiale del Vento. energia pulita newsletter 17 ANEV parola agli associati Gianluca Veneroni Amministratore delegato di EDPR Italia Silvia Martone EDP Renováveis è una società portoghese, quotata alla Borsa di Lisbona, creata e controllata da EDP nel 2008 al fine di realizzare impianti eolici, e da qualche anno anche fotovoltaici, negli USA, Europa e in altri Paesi emergenti, nella prospettiva di operare a tutto tondo nel settore, seguendo l’intera filiera, dalle attività di sviluppo alla costruzione degli impianti, fino alla gestione degli stessi per l’intero ciclo di vita attesa. In Italia sin dal 2010 questa realtà si è affermata sul mercato nazionale con lo sviluppo di impianti eolici in Molise, Basilicata e Puglia e continua ad espandersi attraverso nuovi progetti e attività. A raccontarci l’esperienza dell’azienda nel Bel Paese, Gianluca Veneroni, Amministratore delegato di EDPR Italia. Quattro anni di attività in Italia hanno portato EDPR ad affermarsi sul mercato eolico. Può riassumerci in termini numerici i traguardi raggiunti dell’azienda nella Penisola? L’approccio di EDPR in Italia è stato il medesimo che ha caratterizzato l’ingresso in tutti gli altri Paesi, ben undici ad oggi. Vale a dire non l’acquisizione di “assets” in esercizio, bensì la creazione di una piattaforma operativa nel paese, da integrare con l’intera struttura del gruppo, al fine di poter fare tesoro di tutta l’esperienza maturata che ha portato ad essere EDPR, con circa 9 GW installati, il terzo operatore mondiale del settore eolico. Su queste basi EDPR si occupa della selezione, dello sviluppo e della realizzazione degli impianti eolici. Que- 18 sto ha portato l’azienda ad avere oggi in Italia 70 MW in esercizio che diventeranno 100 MW tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015. Oggi il settore eolico sta subendo un momento di crisi a livello globale. Essendo EDPR un’azienda di respiro internazionale che opera in diversi Paesi europei e nel resto del mondo, le chiedo di illustrarci le differenze tra mercato italiano ed europeo e tra mercato europeo e globale. Le differenze sono legate alla fase transitoria che il settore sta vivendo soprattutto in Europa, in cui si sta passando da sistemi incentivanti a tariffa o tramite il riconoscimento di titoli, quali i certificati verdi, a sistemi competitivi d’asta. In questo senso quasi tutti i Paesi in Europa e nel mondo si stanno orientando verso l’assegnazione di incentivi tramite sistemi competitivi ad asta seguendo quel percorso che l’Italia ha già intrapreso da tre anni, in accordo alle linee guida stilate dalle Istituzioni Europee in questo senso. Quali sono i mercati oggi più appetibili per il settore eolico? confusione ed inutile complicazione con una paralisi di fatto degli investimenti. Tutti quei mercati emergenti in cui vi sia una domanda crescente di energia elettrica dovuta all’ascesa del PIL, come ad esempio l’America Latina e in particolare, tra gli altri, Brasile e Messico. Mentre tra i paesi industrializzati, dopo un anno di incertezza sul rinnovo dei PTC (Production Tax Credit) e di altri provvedimenti in favore delle energie rinnovabili, gli Stati Uniti rappresentano un mercato in grande sviluppo dotato in alcune aree di risorsa eolica notevole. Dal suo punto di vista qual è il futuro dell’eolico in Italia? EDPR ha intenzione di investire ancora sul mercato nazionale? Uno dei principali ostacoli che gli investitori stranieri incontrano in Italia è rappresentato dalla frammentarietà e poca certezza del diritto e dal mancato recepimento della normativa nazionale da parte delle Regioni. In che modo si potrebbero superare questi ostacoli mutuando dall’esperienza estera? La farraginosità e le inaccettabili lungaggini degli iter autorizzativi, peraltro in aperto contrasto con i contenuti del D. lgs 387/2003 che invece sembrava voler dare una svolta in questo senso in termini di efficienza della pubblica amministrazione e controllo dei tempi, sono il principale ostacolo alla generazione di un quadro certo su cui poter pianificare gli investimenti che un investitore industriale serio, sia esso italiano o straniero, chiede per decidere di operare in un Paese. Da questo punto di vista non credo che si debba esclusivamente attingere dagli esempi di altri mercati, ma ripartire dall’obiettivo che scaturisce dal D.lgs 387/2003 di snellimento dei procedimenti con tempi certi di risposta, qualunque essa sia, eliminando quell’eccesso di leggi prodotte a valle, a livello regionale, provinciale e comunale, in aperto contrasto con la normativa nazionale, come più volte ribadito dal Consiglio di Stato e che altro non fanno che generare L’eolico in Italia ha concluso di fatto la sua fase di crescita disordinata, a volte anche convulsa, ed è diventato un mercato maturo, ma con ancora interessanti margini di sviluppo per il futuro. EDPR ha intenzione di continuare a investire sul mercato italiano convinta che il legislatore saprà cogliere dall’analisi del funzionamento del sistema delle aste competitive nei tre anni passati gli elementi per disegnare uno scenario, almeno per i prossimi cinque anni, di stabilità e serietà delle regole in cui si possano realizzare gli investimenti. Mi riferisco in particolare a requisiti più stringenti per la partecipazione alle aste sia per quanto riguarda la parte finanziaria che in termini di credenziali degli operatori partecipanti, che consentano, nello spirito del DM del Luglio 2012, di avere la certezza che l’acquisizione della tariffa comporti un immediato avvio dell’investimento, al fine di evitare quanto accaduto fino ad oggi. Infatti, dei 907 MW aggiudicati nelle prime due aste, solo meno di 200 MW sono stati costruiti e il risultato relativo ai 365 MW aggiudicati nella terza asta non fa sperare in esiti diversi in termini di MW che verranno effettivamente costruiti. Solo facendo tesoro di quanto accaduto e allineando il meccanismo delle aste, di conseguenza, si può pensare di vedere competere gli impianti per la loro qualità complessiva, alta producibilità unita alla capacità operativa di saper estrarre il meglio dagli stessi, che è l’unico elemento che può accompagnare il settore verso la massima efficienza e la conseguente riduzione delle incentivazioni. n energia pulita newsletter 19 PIANETA TERRA il Davide Astiaso Garcia Segretario Generale ANEV Sostenibilità energetica, l’analisi comparata tra le fonti 21 Sussidi all’energia e costi esterni dei vettori di approvvigionamento: l’eolico risulta la scelta vincente per il futuro energetico europeo Il 13 ottobre scorso la Commissione UE ha presentato uno studio denominato “Subsidies and costs of EU energy”, in cui viene quantificato l’intervento pubblico nel settore energetico dei 28 Stati membri, ammontato complessivamente nel 2012 a 120-140 miliardi di euro, nonché la competitività di ogni fonte senza considerare il sostegno pubblico. Lo studio, che era stato annunciato circa un anno fa dalla stessa Commissione in occasione della Comunicazione sull’intervento dello Stato nel settore che ridurrebbero il vantaggio delle fonti rinnovabili. La nazione che ha erogato la quota più alta di sussidi è stata la Germania, con più di 25,5 miliardi di euro, seguita da Regno Unito (13,3 miliardi), Spagna (10,4 miliardi) e Italia (10,3 miliardi). In Italia, di questi 10,3 miliardi di euro, sommando le quote di solare, eolico, biomasse e idroelettrico, risulta che meno della metà sono andati alle fonti rinnovabili. Dall’analisi della competitività di ogni fonte senza considerare il sostegno pubblico, con lo studio emerge che il carbone sarebbe la fonte più competitiva con 75 euro per MWh prodotto, subito seguita dall’eolico onshore, mentre per produrre un MWh con il gas o il nucleare servirebbero circa 100 euro e ancor di più con il solare (da 100 a 115 euro a seconda della taglia dell’impianto). Sono stati inoltre valutati i cosiddetti costi esterni, cioè quelli che non vengono riflessi nei prezzi di mercato, al fine di stimare gli impatti ambientali globali di ogni fonte. Nel particolare sono stati integrati i dati di produzione energetica e le metodologie di monetizzazione con un’analisi LCA (“Life Cycle assessment”), che considera gli impatti ambientali su tutto il ciclo di vita di ogni componente delle varie filiere energetiche, dalla produzione alla dismissione. I risultati ottenuti stimano una In Italia, di questi 10,3 miliardi di euro, sommando le quote di solare, eolico, biomasse e idroelettrico, risulta che meno della metà sono andati alle fonti rinnovabili. elettrico, è stato condotto da Ecofys e riporta le cifre ricevute per ogni fonte energetica nel 2012; in particolare, il solare ha ricevuto 14,7 miliardi di euro, l’eolico onshore e il carbone hanno ricevuto entrambi 10,1 miliardi di euro, le biomasse 8,3 miliardi di euro, il gas 7 miliardi di euro, infine il nucleare e l’idroelettrico 5,2 miliardi di euro ciascuno. Occorre comunque sottolineare che questi dati non includono fattori come l’allocazione gratuita di permessi ETS e il sostegno fiscale al consumo, 22 delle ben note problematiche che tale fonte comporta principalmente favorendo il surriscaldamento globale a causa delle emissioni di gas serra, così come ribadito nel Quinto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, ma anche in termini di inquinamento atmosferico e conseguenti impatti sull’ambiente e sulla salute umana. Difatti, benché molti si aspettavano qualcosa di più dal Consiglio Europeo sugli obiettivi UE 2030 Clima-Energia, è stato comunque confermato l’obiettivo del taglio delle emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 1990 come unico target vincolante a livello nazionale, mentre a livello comunitario è stato fissato anche l’obiettivo di arrivare con le rinnovabili al 27% dei consumi finali di energia. 23 cifra tra i 150 ed i 310 miliardi di euro di costi esterni, principalmente dovuti all’impatto generato delle fonti energetiche sulla salute umana e sull’ambiente, con particolare riferimento allo sfruttamento delle risorse naturali primarie come acqua, metalli e occupazione di suolo agricolo, ed agli impatti su biodiversità ed ecosistemi, principalmente dovuti alle emissioni di gas serra e di inquinanti in atmosfera causati dalle fonti fossili, o agli ingenti impatti connessi ai purtroppo ben noti rischi che il nucleare si porta dietro. Occorre quindi considerare che, alla luce dei nuovi impegni su clima energia che l’Unione Europea ha definito al 2030 (il cosiddetto Pacchetto 2030), è evidente che il carbone non rientra nelle fonti energetiche da favorire a causa 24 Emerge quindi che l’eolico rappresenta ad oggi la scelta vincente per il futuro energetico europeo, sia a causa della sostenibilità ambientale che lo caratterizza grazie al contributo che offre nella lotta ai cambiamenti climatici, sia grazie alla sua competitività economica significativamente migliore di quella che hanno le altre fonti rinnovabili come quella solare. ger durante la presentazione dello studio, oltre ad aumentare gli investimenti nelle reti elettriche ottimizzando al contempo l’efficienza di quelle esistenti, al fine di predisporre al meglio politiche energetiche nazionali e comunitarie che siano basate su analisi dettagliate dei costi e dei benefici sia in termini prettamente monetari che di costi ambientali e connessi agli impatti sulla salute umana, anch’essi in ultimo riconducibili in stime monetarie, occorre considerare studi come quello appena riassunto e facilitare la realizzazione di ulteriori ricerche ad implementazione dello stesso studio, soprattutto relativamente ai sussidi storici. Non bisogna mai dimenticare infatti i tre vertici che delimitano il triangolo per un sistema energetico sostenibile: crescita economica, sostenibilità ambientale e sicurezza energetica. Tali parametri definiscono infatti le performance energetiche dei Paesi secondo l’indice elaborato dal World Economic Forum (WEF). Le tecnologie su cui puntare devono quindi soddisfarle appieno i tre aspetti e, dati alla mano, l’eolico ad oggi risulta essere la scelta vincente per il futuro energetico europeo. n Inoltre, anche in termini di sicurezza energetica, l’energia eolica risolverebbe gli attuali problemi di dipendenza, ancora purtroppo ingenti su scala continentale, come stiamo constatando a seguito della crisi in Ucraina. Come sottolineato dal commissario uscente UE all’Energia Günther Oettin- 25 Emerge quindi che l’eolico rappresenta ad oggi la scelta vincente per il futuro energetico europeo, sia a causa della sostenibilità ambientale che lo caratterizza grazie al contributo che offre nella lotta ai cambiamenti climatici, sia grazie alla sua competitività economica significativamente migliore di quella che hanno le altre fonti <a href="http://www.shutterstock.com/gallery-79730p1.html?cr=00&pl=edit-00">jabiru</a> / <a href="http://www.shutterstock.com/editorial?cr=00&pl=edit-00">Shutterstock.com</a> PIANETA TERRA il Cosimo d’Ayala Valva e Sandro Del Vecchio CERTIFICATI VERDI mercato sulle montagne russe in attesa del 2016 27 Nel mondo elettrico, ma soprattutto nell’ambito delle fonti rinnovabili elettriche, in pochi giorni si sono concentrati, a livello istituzionale, l’uscita del Decreto Ministeriale definito come “spalma incentivi” uu uu la Delibera dell’Autorità per l’Energia elettrica e il Gas sul dispacciamento delle fonti rinnovabili (in esito alla Sentenza del Consiglio di Stato che aveva deciso in merito alla sentenza del Tar sulla precedente Delibera nel medesimo argomento), la Delibera sugli impianti essenziali in Sicilia e, non da ultimo, le conclusioni del Consiglio Europeo con le decisioni sul quadro al 2030 per le politiche dell’energia e del clima. Tutto questo in un periodo dove, oltre ai fattori istituzionali citati, anche il mercato elettrico stesso fa parlare di sé, con diversi impatti sul sottostante mercato dei Certificati Verdi, già sottoposto a profondi mutamenti negli ultimi tempi. Parlando di mercato elettrico, l’elettricità è tornata al centro delle attenzioni, non per l’ennesimo calo di prezzo – terribile indicatore rappresentativo della situazione stagnante della nostra economia, anche se positivo per i consumatori finali - ma per una inversione di tendenza, proprio del prezzo, che ha presentato un importante rialzo (+10euro/MWh) nel breve periodo, ovvero per il mese di settembre rispetto al mese di agosto, che non frena però il calo tendenziale nei confronti dell’anno che fa registrare un segno meno di circa il 10%. Le ragioni della crescita non sono da riscontrare in un aumento dei consumi, ma nel tendenziale aumento del prezzo del gas in relazione alla situazione di tensione in Ucraina, mentre un dato più confortante arriva dagli indici di produzione industriale dove, in agosto, determinati settori merceologici avevano manifestato un leggero rialzo nella loro produzione, che avevano fatto ben sperare, pur senza un reale riscontro di ciò nel settore elettrico, dove ad agosto si registrava un calo nella domanda del 2,5% rispetto al mese precedente. Il segnale positivo sul prezzo di settembre ha portato ad un rialzo anche nei mercati con scadenze a termine e questo comporta un effetto nelle previsioni che gli operatori (produttori FER e trader) fanno del prezzo medio che calcolerà l’Autorità entro gennaio 2015 e che servirà come fattore per determinare il valore dei Certificati Verdi (CV) per quest’anno. E se già il Decreto Ministeriale 6 luglio 2012 aveva disciplinato la fine del sistema dei CV come elemento di mercato per passare, dal 2016, ad un sistema analogo, ma con una corresponsione diretta, il citato Decreto “spalma incentivi” ne potrebbe segnare la fine anticipata per gli operatori che decideranno di accettare le condizioni proposte nel testo ministeriale. Analizzando le modifiche introdotte dal testo ministeriale del 2012, ovvero la classificazione dei CV, oltre che con l’anno, anche con il trimestre di riferimento (ai fini della corretta individuazione del corrispondente periodo di produzione per il successivo ritiro da 28 parte dello stesso GSE, che avviene non più una volta l’anno, ma anch’esso con cadenza trimestrale e con relativo pagamento a distanza di un mese), si vede come questo nuovo quadro ha comportato la presenza sul mercato, a differenza del passato, di CV differenziati riferiti allo stesso anno il cui valore di negoziazione varia a seconda di quando scade il termine per il loro ritiro, anche se il prezzo finale di ritiro determinato dal GSE, sulla base della normativa vigente, è unico per tutti i CV riferiti al medesimo anno. terminato la formazione, sia sulla borsa CV che sulla PBCV , la piattaforma per le negoziazioni bilaterali, entrambe gestite dal GME, di prezzi e volumi differenti riferiti a CV dello stesso anno ma di trimestre diverso oltre ad una eventuale rimodulazione nei progetti finanziari dei flussi di cassa da parte delle società detentrici di tali titoli nel tentativo di farli combaciare con le proprie scadenze tecniche. La borsa CV ha registrato negli ultimi due anni oscillazioni di prezzo anche importanti spesso senza una reale giustificazione e ciò ha in parte spinto le parti a negoziare bilateralmente i propri CV attraverso contratti che nella maggior parte dei casi prevedono un acconto sostanzioso ed uno sconto percentuale sul presunto futuro prezzo di ritiro che varia a seconda della loro scadenza, il tutto al fine di evitare le fluttuazioni di prezzo indesiderate per cui circa il 75% degli scambi avviene attraverso accordi bilaterali. Anche per il prossimo futuro la tendenza del mercato sembra confermare tale orientamento in attesa della definizione della nuova forma di incentivo che dal 2016 prenderà il posto dei Certificati Verdi. Ambire ad un quadro normativo stabile pare un’utopia da diversi anni, ma per definizione gli operatori da fonti rinnovabili sono tanto tenaci quanto capaci per natura a “rinnovarsi”. n Ad esempio, per quanto concerne i CV riferiti alle produzioni 2014, nelle more della definizione del loro prezzo di ritiro che verrà pubblicato nel mese di Febbraio 2015, il GSE ritira, secondo le loro scadenze, i CV 2014 di ogni singolo trimestre riconoscendo al titolare che ha fatto richiesta di ritiro un prezzo di acconto pari al prezzo di ritiro dei CV anno 2013, ovvero di 89,28 euro/MWh salvo successivo conguaglio a seguito della pubblicazione del prezzo definitivo. Questa differenziazione dei CV ha de- 29 La borsa CV ha registrato negli ultimi due anni oscillazioni di prezzo anche importanti spesso senza una reale giustificazione I membri del Coordinamento FREE raccontano Solare termodinamico, sguardo su un futuro per nulla lontano Paolo Pasini Segretario ANEST Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica temperature cui dovrà lavorare: partendo dall’acqua pressurizzata per applicazioni di poco superiori ai 100°C, passando dagli oli minerali o sintetici per usi termici industriali fino a 400°C, si può arrivare a miscele di sali di sodio e potassio utilizzabili anche oltre i 600°C. Il fluido termovettore è oggi oggetto di intense attività di ricerca per migliorarne le caratteristiche e le prestazioni fino a casi particolari per i quali si possono raggiungere e superare i 1000°C. 31 La tecnologia solare termodinamica, nota come CSP (acronimo di “Concentrating Solar Power”) permette di convertire la radiazione solare in energia termica attraverso un concentratore formato da superfici riflettenti (specchi) di opportuna geometria che focalizzano i raggi solari su un tubo ricevitore altamente assorbente. Il fluido termovettore che scorre all’interno del tubo ricevitore, riscaldandosi ad alta temperatura, può essere di diversa natura, la cui scelta dipende ovviamente dalle La radiazione solare non è trasformata direttamente in energia elettrica (come avviene nel processo fotovoltaico), ma viene raccolta sotto forma di energia termica e come tale può essere facilmente accumulata in opportuni sistemi di stoccaggio per essere poi utilizzata, direttamente sotto forma di energia termica o trasformata in elettricità attraverso una turbina, anche in momenti successivi a quelli in cui è stata rac- possibile l’immagazzinamento del calore solare e quindi dimostrare un più regolare funzionamento degli impianti. Oggi la tecnologia è a punto e nel nostro Paese ci sono alcuni impianti sperimentali, a Priolo Gargallo in Sicilia e a Massa Martana in Umbria. Attualmente l’Italia ha solo 5,35 MW di installato, ma la nazione possiede quattordici progetti CSP distinti in fase autorizzativa, per un totale di oltre 300 MW, nelle regioni che offrono la migliore insolazione: Basilicata, Sardegna e Sicilia. Alcuni degli impianti CSP minori (3/5 MW) potranno entrare in operazione già nel 2015, mentre alcuni di quelli più grandi sono in programma per il 2016 e il 2017. Gli investimenti previsti sono consistenti: oltre 1,5 miliardi di euro, in gran parte sostenuti da imprese italiane, che possono portare una boccata d’ossigeno in questa delicata fase per il Paese, e con ritorni positivi, economici e occupazionali, nei territori ove gli impianti verranno realizzati. Ad esempio per un impianto da 50 MW (taglia medio-grande) circa la metà dell’investimento ricade sul territorio, oltre a un’occupazione stimabile in circa 1.000 unità per i due anni necessari alla costruzione e a 50 posti di lavoro permanenti per la gestione successiva. Senza contare l’indotto che si verrebbe a creare. La possibilità di modulare l’erogazione dell’energia raccolta, ovvero di poter programmare la produzione di energia elettrica e la dispacciabilità, è una peculiare caratteristica della tecnologia CSP colta. La possibilità di modulare l’erogazione dell’energia raccolta, ovvero di poter programmare la produzione di energia elettrica e la dispacciabilità, è una peculiare caratteristica della tecnologia CSP che la contraddistingue rispetto ad altre energie rinnovabili, quali il fotovoltaico o l’eolico. È una tecnologia che si sviluppa in Italia, all’ENEA, dove nel 2000 con il progetto Archimede guidato dal premio Nobel Carlo Rubbia si avviò la ricerca per l’utilizzo dei sali fusi come fluido termovettore nel ricevitore/caldaia di un impianto a concentrazione parabolico lineare, con lo scopo di rendere lata al 2030; il Sud Africa, che ha già pianificato 500 MW all’anno nei prossimi 5/10 anni; la Cina; i Paesi del Nord Africa; l’India. Investimenti che, da stime attuali, ammonterebbero a diverse decine di miliardi di euro. E in cui le azienda nazionali potranno avere un ruolo determinante, con tutto il vantaggio per la nostra bilancia dei pagamenti. n 33 Infine, la realizzazione di questi impianti permetterà di consolidare la filiera industriale italiana in modo da poter avere un ruolo importante nella progettazione e nella costruzione dei grandi impianti all’estero. Nei prossimi anni infatti diverse realtà investiranno nel solare termodinamico: i Paesi Arabi, in cui sono previsti dai 5 ai 20 GW di potenza instal- PIANETA TERRA il Daria Palminteri I nuovi reati ambientali 35 Il 26 febbraio 2014 la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge per l’introduzione di quattro nuovi reati ambientali all’interno del Codice Penale, incriminando al contempo condotte precedentemente punite con fattispecie contravvenzionali. Segnatamente il testo di legge, ora all’esame della Commissione Ambiente e Giustizia del Senato, introduce, con la previsione degli articoli da 452 bis al 452-nonies del c.p., il reato di “disastro ambientale” uu uu che costituisce l’ipotesi più grave, di cui sarà chiamato a rispondere “chi alteri in modo grave o irreversibilmente l’ecosistema o comprometta la pubblica incolumità”, con l’irrogazione di una pena che consiste nella reclusione per un periodo da 5 a 15 anni. Viene altresì introdotto il delitto di “inquinamento ambientale”, rappresentato dalla “compromissione o dal deterioramento rilevante della qualità del suolo, del sottosuolo, delle acque o dell’aria, ovvero dell’ecosistema, della biodiversità, della flora o della fauna selvatica”, che verrà ora punito con una pena di reclusione tra 2 a 6 anni ed, altresì, con una multa che può oscillare tra i 10 mila ed i 100 mila euro. Gli eventi offensivi al bene “ambiente” devono essere causati con “violazione di disposizioni legislative, regolamentari o amministrative, specificamente poste a tutela dell’ambiente e la cui inosservanza costituisce di per sé illecito amministrativo o penale”. Dunque, fattispecie di danno e a forma vincolata. Rilevante è anche il reato di “abbandono o traffico illecito di sostanze radioattive che possono comportare il pericolo di deterioramento dell’aria, dell’acqua o del suolo”: delitto punibile con la reclusione tra 2 e 6 anni e l’irrogazione della multa da 10 mila a 50 mila euro. Prevista altresì la fattispecie dell’impedimento del controllo, che sanziona con la pena della reclusione da 6 mesi a 3 anni il soggetto che si opponga o ostacoli l’accesso ai controlli ambientali. Ancora, la responsabilità amministrativa degli enti viene estesa ai due nuovi delitti dolosi di inquinamento e di disastro ambientale, nonché alle corrispondenti fattispecie colpose. L’art. 452 sexies prevede poi la possi- bilità di un ravvedimento operoso, che consiste nel collaborare prima del giudizio con l’Autorità giudiziaria denunciando la propria condotta, anche colposa, e provvedendo alla messa in pristino stato o alla bonifica: le pene in tal caso sono diminuite della metà a due terzi. Sono invece previste delle aggravanti in relazione ad ipotesi di associazioni a carattere mafioso per delitti contro l’ambiente. In assenza di danno o pericolo, nelle ipotesi contravvenzionali già previste dal codice dell’ambiente, si punta invece alla regolarizzazione, attraverso l’adempimento a specifiche prescrizioni ed in tal caso il reato si estingue. In caso di condanna o patteggiamento della pena è sempre ordinata la confisca dei beni costituenti il profitto del reato, oltre alla condanna alla riduzione in ripristino dell’area colpita dal danno ambientale a spese dell’agente. Per i delitti ambientali i termini di prescrizione raddoppiano. Si tratta di un testo elaborato in un’ottica di riordino della materia e di effettivo recepimento della direttiva europea 99/2008, colmando così un vuoto legislativo a cui finora hanno sopperito i giuristi italiani, individuando in via interpretativa specifiche norme utilizzabili a supporto della tutela dell’ambiente, quali quelle sui delitti contro la pubblica incolumità (art. 434 del codice penale). Nel dettaglio, la direttiva 2008/99/CE del 19 novembre 2008 del Parlamento europeo e del Consiglio imponeva ai legislatori nazionali di prevedere, in materia ambientale, sanzioni “efficaci, proporzionali e dissuasive”, e la necessaria incriminazione, come reato di danno o di pericolo concreto, di una serie di condotte, laddove poste in essere in- 36 tenzionalmente o per grave negligenza. Le condotte illecite previste riguardavano: i rifiuti, le sostanze o radiazioni ionizzanti, gli impianti in cui si svolgono attività pericolose, i materiali nucleari o altre sostanze radioattive pericolose, le sostanze che riducono lo strato di ozono, le specie animali o vegetali selvatiche, i siti protetti. L’Italia ha recepito tale direttiva con il decreto legislativo 7 luglio 2011 n. 121, ma la maggior parte delle condotte antigiuridiche indicate dalla stessa non sono state disciplinate. In questo senso il disegno di legge approvato alla Camera ed al vaglio del Senato si pone in con- o dell’integrità fisica delle persone. Il disegno di legge sposta cioè in avanti la soglia di punibilità, configurando il disastro e l’inquinamento come reato di evento e non più di pericolo concreto, il che ha prestato il fianco a non poche incertezze, ove si consideri che molte volte, come nel caso dell’inquinamento da combustibili fossili e dell’amianto, i segnali della compromissione dell’ambiente e della salute della collettività possono emergere anche a distanza di molto tempo rispetto alle singole condotte lesive. Soprattutto perché l’offesa ad alcuni beni si realizza per effetto di azioni ripetute nel tempo e non di un singolo comportamento, che potrebbe in ipotesi anche non essere dannoso o pericoloso se isolatamente considerato. In definitiva, se l’introduzione delle fattispecie di reato in oggetto risponde alle istanze europeiste in materia di tutela ambientale, creando un sistema sanzionatorio più rigoroso, nella direzione tuttavia del rispetto dei principi di offensività e proporzionalità, al contempo genera il rischio di una risposta in concreto meno efficace rispetto a quella di matrice giurisprudenziale, e dunque meno dissuasiva, dovendosi comunque dimostrare, ai fini dell’affermazione di una responsabilità penale dei trasgressori, non solo l’effettiva verificazione dell’evento lesivo, ma anche la sussistenza di un nesso causale tra questo e la singola condotta isolatamente considerata, e non semplicemente tra condotta e potenziale pericolo. Non resta che attendere l’esame del Senato per eventuali emendamenti. n trotendenza rispetto alle scelte legislative passate, con la previsione specifica di nuove figure di delitto in luogo di quelle contravvenzionali. Se ciò è vero, va tuttavia considerato che nelle applicazioni giurisprudenziali le condotte lesive dell’ambiente, pur se attraverso il ricorso a norme non specificamente dettate, erano configurate come fattispecie di pericolo e non di danno, in un’ottica anticipatoria di tutela, ed in ossequio al principio di precauzione, sanzionandosi pertanto condotte anche solo potenzialmente lesive. La nuova tipologia di reati prevista dal legislatore esige invece un’effettiva compromissione delle risorse ambientali 37 Il disegno di legge sposta cioè in avanti la soglia di punibilità, configurando il disastro e l’inquinamento come reato di evento e non più di pericolo concreto Carta, penna e diritto Avv. Giulio Maroncelli Dove spira il vento? Gli operatori italiani guardano all’estero L’anno 2013 ha visto un crollo nelle istallazioni di nuovi impianti eolici in Italia e il 2014 non presenta segnali di un significativo miglioramento. Oltre all’Italia, dove il taglio agli incentivi, la Robin Tax, le aste al ribasso e lo spettro del raggiungimento del tetto massimo per gli incentivi hanno depresso il mercato delle nuove istallazioni, costringendo gli operatori a gettare lo sguardo oltre confine, l’intero continente europeo ha sofferto del “credit crunch” e ha visto un raffreddamento dell’entusiasmo per la riduzione delle emissioni, a favore di una più prosaica ricerca della riduzione dei costi di breve termine per la produzione dell’energia, portando a repentine revisioni delle politiche in materia di incentivi. Tra le revisioni indirette (cioè non incidenti direttamente sulla misura dell’incentivo) citiamo il caso della Bulgaria, dove una imposta retroattiva del 20% sui ricavi degli impianti eolici introdotta dal parlamento all’inizio dell’anno è stata dichiarata incostituzionale pochi mesi fa con sentenza della Corte Costituzionale. Molto attuale è poi il caso della Romania, dove le modifiche retroattive al sistema hanno sospeso parte dei certificati verdi, ne hanno ridotto il numero per gli impianti accreditati dopo il 2013, hanno cancellato la quota d’obbligo relativa all’energia rinnovabile, con il risultato di aver abbattuto drasticamente il valore di mercato dei certificati e degli impianti e dato il via (tra gli altri) a ricorsi ai sensi del trattato europeo sull’energia, oltre a bloccare il mercato. Continuano, inoltre, le polemiche in Spagna dove l’accesso al credito bancario per progetti eolici è molto limitato, a causa delle difficoltà che i progetti già finanziati incontrano nel servire il proprio debito. Inoltre, la revisione degli incentivi ha avuto effetti retroattivi, limitando i profitti a un livello di circa il 7%, al lordo delle tasse. Incertezze riguardano anche la Francia, dove si attendono gli sviluppi dei ricorsi contro il recente regime incentivante, dopo che il precedente regime, datato 2008, è stato considerato come aiuto di stato dalla Commissione Europea, comportando anche il rischio (apparentemente remoto) di revoca degli incentivi ricevuti. In Polonia, l’indirizzo di governo sembra privilegiare il carbone rispetto alle fonti rinnovabili, gettando incertezza sullo sviluppo futuro del regime degli incentivi. Nel panorama europeo, Turchia, Germania e Olanda sembrano oggi rappresentare i mercati più interessanti, la prima perché sta realizzando investimenti rilevanti sulla infrastruttura di rete per integrare l’eolico nel sistema elettrico, la seconda perché offre le condizioni di stabilità che mancano in altri mercati e la terza perché è stata 38 il teatro di recenti operazioni importanti di finanziamento di parchi eolici e sono stati annunciati investimenti infrastrutturali per l’eolico (in particolare per l’offshore). Se l’eolico nel “vecchio Mondo” vive un momento di flessione, altri continenti attraggono gli investitori continuando a investire o iniziando a programmare investimenti, talvolta con obiettivi sorprendenti. Tra tali investitori troviamo molti operatori italiani, intenti a trasferire le proprie risorse e il proprio know how in mercati più giovani o più stabili. I Paesi più interessanti sono probabilmente la Cina, già primo mercato in termini di potenza in- tra cui il Cile e il Messico, dove il processo di liberalizzazione del settore elettrico è in corso e dove si punta a realizzare impianti per almeno 1GWp l’anno da qui al 2020. E continua poi il trend positivo del Brasile, dove sono numerosi gli investimenti da parte di operatori italiani, con l’obiettivo di portare dagli attuali 4,5GWp a 24GWp la potenza eolica installata entro il 2023 e dove continuano anche nel 2014 le aste per l’ammissione di nuovi progetti, sebbene rispetto agli anni passati nel corso del 2014 le aste brasiliane abbiano riguardato anche il fotovoltaico. Anche Cuba e il Costa Rica hanno annunciato importanti piani di sviluppo delle energie rinnovabili, inclusa quella eolica. Tra i mercati del futuro, dobbiamo citare ovviamente anche l’Africa, territorio geograficamente vicino e quindi privilegiato per gli investimenti italiani. Si pensi all’Egitto, dove si è conclusa da pochi mesi un’asta che ha visto assegnato alla egiziana Elsewedy Electric la realizzazione di 6 impianti eolici per una potenza complessiva di 600MW, con la partecipazione anche di operatori italiani, e dove è in discussione la feed-in tariff, per consentire la realizzazione di nuovi impianti eolici per circa 2GW. Altro paese in forte crescita è il Sud Africa, dove è in corso il quarto round di aste nell’ambito del programma nazionale per attirare investimenti privati nella produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile (REIPPP). In Algeria è stata introdotta una nuova tariffa incentivante della durata di 20 anni e il cui obiettivo è l’installazione di almeno 2GW di potenza eolica entro il 2030. Aste per progetti eolici fino a 850 MW sono state effettuate anche in Marocco. n stallata, e l’India, dove si studiano nuovi incentivi (anche di natura fiscale) per i nuovi impianti. Rimanendo nel continente asiatico, ottime prospettive di sviluppo riguardano anche il Giappone, dove, nonostante le difficoltà di ingresso per gli stranieri e i ripensamenti che hanno portato alla riattivazione di centrali nucleari spente dopo l’incidente di Fukushima, il potenziale per nuovi progetti eolici è ancora molto elevato. Negli Stati Uniti è in corso un’accesa discussione per l’estensione dei crediti fiscali (PTC) al 2015, ma nonostante ciò gli USA restano uno dei Paesi più interessanti per facilità di avviare e condurre il business e per la stabilità del quadro normativo. Continua il trend positivo dei paesi sudamericani, 39 Tra i mercati del futuro, dobbiamo citare ovviamente l’Africa, territorio geograficamente vicino e quindi privilegiato per gli investimenti italiani PIANETA TERRA il Carlo Rossi Le voci del Governo alla Fiera di Rimini 41 “Non è più tempo di indugi. La crisi economica e occupazionale impone delle scelte e chiede una decisa discontinuità culturale. Il nostro territorio in troppi casi degradato, sfruttato sconsideratamente e mal gestito sta drammaticamente presentando il conto. Solo una grande determinazione unita ad un’adeguata capacità di ricerca ed innovazione ed a una ragionevole disponibilità di risorse potranno produrre dei risultati significativi in termini di benessere diffuso e di effettiva tutela della salute e della vita”. Si tratta di un estratto del messaggio della Presidenza della Repubblica che Nazionale della Green Economy (costituito da 67 organizzazioni), con il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, e hanno visto tra i primi a intervenire proprio il titolare all’Ambiente, il Ministro Gian Luca Galletti: “I numeri ci mostrano che le uniche aziende che hanno tenuto nella crisi economica sono quelle della green economy. Sono cresciute, infatti, in fatturato e in occupazione”. Più dettagliatamente, secondo le cifre offerte nel corso della tre giorni, l’industria verde negli anni ha affermato la sua ascesa: il giro d’affari globale nel 2005 era di 990 miliardi di euro in sei settori green (efficienza energetica, gestione sostenibile delle risorse idriche, mobilità sostenibile, energia, uso efficiente dei materiali, gestione dei rifiuti e riciclo), mentre nel 2020 è stato stimato che sarà più che raddoppiato arrivando a circa 2.200 miliardi di euro (dati UNIDO). In Italia, invece, (Flash Eurobarometer 381) il 25% delle aziende fino a 250 dipendenti offre prodotti e servizi eco e un altro 7% intende offrirli nei prossimi 3 anni (sono il 33% in Germania, il 31% nel Regno Unito, il 30% in Francia e il 34% negli Usa). Infine, uno studio della Fondazione Enel e del Politecnico di Milano ha stimato che con interventi di efficienza energe- il giro d’affari globale nel 2005 era di 990 miliardi di euro in sei settori green (efficienza energetica, gestione sostenibile delle risorse idriche, mobilità sostenibile, energia, uso efficiente dei materiali, gestione dei rifiuti e riciclo), mentre nel 2020 è stato stimato che sarà più che raddoppiato ha aperto gli Stati Generali della Green Economy 2014, all’interno della manifestazione Ecomondo – KeyEnergy di Rimini. Un evento che anche in questa edizione ha visto alternarsi sui tanti palchi della Fiera diversi rappresentanti del Governo che hanno segnato il termometro della sensibilità politica attuale rispetto a questo importante settore. Gli Stati Generali sono promossi dal Ministero dell’Ambiente e dal Consiglio 42 saggio importante a livello europeo. Si deve stabilire come ridare fiato all’industria nel rispetto della sostenibilità ambientale. ll pacchetto 2020 ha dato un segnale forte e l’Italia è stata protagonista nella costruzione della direttiva europea sull’efficienza energetica. Oggi ci interroghiamo su come fare un passo ulteriore verso gli obiettivi del 2030, tenendo conto del fatto che gli strumenti usati finora sono stati efficaci ma non efficienti”. Per quanto riguarda il sistema degli incentivi per le fonti rinnovabili, infatti: “Gli incentivi in Italia sono stati eccessivi. Vanno commisurati ai costi”. Importante anche il tema della sostenibilità e dell’Efficienza: “Il pacchetto clima ed energia 2030 si è posto come priorità il miglioramento dell’efficienza energetica. In questo quadro rientra il prolungamento delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni, che in questi anni hanno prodotto 28 miliardi di investimenti”. Inoltre, “abbiamo creato 43 tica si determina un potenziale di risparmi sui consumi finali fino a 25Mtep al 2020 (-72 Mt di emissioni di CO2 eq), un giro d’affari di 64 mld e 460.000 posti di lavoro. In un altro settore, quello dei rifiuti, dal 2008 al 2012 le imprese sono cresciute del 12% e gli addetti del 19% (sono 128.439). Arrivando al 70% di riciclo e con l’abbattimento del 5% dei rifiuti urbani avviati in discarica, si creerebbero in Italia ulteriori 30.000 posti di lavoro, si risparmierebbero 4 miliardi nei costi di gestione e si avrebbero benefici ambientali valutabili in 3 miliardi. E non basta, una gestione corretta porterebbe benefici al portafoglio dei cittadini. Passando, infatti, nelle città tra i 50.000 e i 150.000 abitanti, da una raccolta differenziata del 20-40% a una di oltre il 60%, la bolletta annua dei rifiuti si abbatterebbe del 31%. Presente anche Claudio De Vincenti, Vice Ministro allo Sviluppo Economico, che spiega: “Siamo di fronte a un pas- strumenti che consentono di ambientalizzare i siti industriali dismessi: è il caso di Piombino e della ferriera di Servola a Trieste. Bisogna evitare che si ripeta il caso di Bagnoli”, aggiunge il rappresentante del MiSE. In conclusione, “per questi temi momenti di confronto come Ecomondo sono molto utili: devo dire che mi ha colpito il numero di persone che sta frequentando la fiera, a dimostrazione che si tratta di una manifestazione che ha un successo crescente e che consente di far girare idee e tecnologie. Ed è una bella occasione di sviluppo per tutta la green economy. Ho visto alcune cose molto belle, come le auto ibride: modelli stupendi che promettono di diventare le auto del futuro. La green economy è una sfida che abbiamo di fronte, come un nuovo modello industriale, dove l’industria si ripensa come ambientalmente compatibile e che quindi internalizza gli obiettivi ambientali. Devo dire che su questo il nostro Paese è più avanti degli altri, come dimostrano anche gli strumenti che stiamo usando: dai certificati bianchi alle detrazioni fiscali per la ristrutturazione edilizia, il sostegno che diamo all’efficientamento degli edifici della Pubblica Amministrazione. C’è una strada importante e si tratta di filiere produttive italiane: credo che qui ci sia uno spazio di crescita economica che possa davvero attivare la filiera produttiva del nostro Paese”. Tra le varie facce che compongono lo sfaccettato prisma dell’economia verde, quello occupazionale è certamente uno dei più significativi. Secondo i dati diffusi nel corso della manifestazione, si potranno generare più di 460.000 nuovi posti di lavoro da un programma di rafforzamento dell’efficienza energetica, 30.000 da una gestione più efficiente della raccolta differenziata, 190.000 nel solo 2013 per la realizzazione e gestione di impianti di fonti rinnovabili, migliaia nelle 49.709 aziende bio italiane e in un’attività che deve prendere ancora il via (il decommissioning delle centrali nucleari). Un potenziale che è stato sottoposto direttamente all’attenzione del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che spiega: “Le imprese della green economy sono realtà nuove che creano nuovi posti di lavoro. Dobbiamo aiutarle con regole semplici, certe e che durino nel tempo. Eventi come questi mostrano quanto si stia innovando, investendo in un sistema importante sul piano industriale, tecnologico, occupazionale, ma anche per il miglioramento della qualità della vita e del nostro ambiente. È un universo di cultura, consumo, tecnologia, ricerca, ambiente, che ci aiuta a capire che le cose possono accadere davvero. Dopo sette anni di difficoltà, il nostro Paese corre il rischio di rassegnarsi. Ma chi viene qui scopre che, invece, vale la pena insistere”. Dunque, il messaggio del Ministro sull’azione governativa: “Dal punto di 44 RINNOVIAMO INSIEME Il COORDINAMENTO FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) ha lo scopo di promuovere lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nel quadro di un modello sociale ed economico ambientalmente sostenibile, della decarbonizzazione dell’economia e del taglio delle emissioni climalteranti, avviando un’azione più coesa delle Associazioni e degli Enti che ne fanno parte anche nei confronti di tutte le Istituzioni; con 29 Soci Associazioni e un ampio ventaglio di Enti e Associazioni Aderenti (senza ruoli decisionali) il COORDINAMENTO FREE è la più grande Associazione del settore presente in Italia. ASSOCIATI LEGAMBIENTE Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma ADERENTI Per informazioni: Tel: +39 06 485539 +39 06 4882137 Fax: +39 06 48987009 Email: [email protected] www.free-energia.it vista normativo cerchiamo di produrre tutte le semplificazioni possibili e soprattutto di creare certezza delle norme nel tempo. Vogliamo che l’imprenditore debba assumersi solo il rischio d’impresa e non altri rischi esterni alla sua attività. Non si può essere autoreferenziali. Il pluralismo è una ricchezza: saper collaborare è la scommessa per il futuro. Dobbiamo trovare la strada per spostare l’occupazione da ciò che non funziona a ciò che funziona. Basti pensare a quanto accade nel settore delle costruzioni”. In- è uno dei pochi settori che hanno continuato a crescere nonostante la crisi”. Presente anche l’altra Sottosegretaria all’Ambiente Silvia Velo: “Con il decreto Sblocca Italia abbiamo dato risposte riguardo alla tutela del territorio dal dissesto, i processi di bonifica, la riduzione del consumo di suolo. L’economia verde è una necessità per garantirci un futuro. Nel collegato ambientale sulla green economy in discussione in Parlamento ci sono norme che permettono di attuare il referendum del 2011 sulla pubblicizzazione dell’acqua: l’obiettivo è supportare gli enti locali nel garantire la proprietà pubblica del bene ma, allo stesso tempo, indirizzarsi verso una gestione industriale. Inoltre, abbiamo inserito norme per velocizzare l’attuazione delle opere di contrasto al dissesto idrogeologico, affrontando il problema che si è verificato a Genova, con il blocco dei lavori”. Dagli Stati Generali della Green Economy è così arrivata una proposta per far fronte alla disoccupazione giovanile. Due le direttrici per sostenere l’occupazione: “Ridurre in maniera significativa per almeno tre anni il prelievo fiscale e contributivo per l’impiego dei giovani e il varo di un Piano nazionale per lo sviluppo dell’occupazione giovanile. Quest’ultimo, in particolare, deve essere sostenuto da misure mirate alla formazione e qualificazione, con lo scopo di dare più forza Dagli Stati Generali della Green Economy è così arrivata una proposta per far fronte alla disoccupazione giovanile fine, un accenno al tema degli acquisti “verdi”, pensati per promuovere il ricorso a prodotti e servizi a basso impatto: “Le pubbliche amministrazioni devono sostenere questo strumento”. Dello stesso avviso anche la Sottosegretaria all’Ambiente Barbara Degani, che ha offerto alla discussione anche un tratto storico: “Devo fare un plauso a Rimini Fiera. Ero qui come amministratore locale nel 2009 (da presidente della Provincia di Padova, ndr) e ciò che allora si voleva realizzare oggi è realtà. L’economia verde è una filiera importante dal punto di vista tecnologico ed 46 tando sull’alta qualità ambientale dei beni e dei servizi, le imprese della green economy potrebbero contribuire, in modo rilevante a riqualificare e rilanciare investimenti e occupazione, a far crescere la domanda interna e a migliorare le nostre esportazioni”. In un momento diverso Ronchi ha aggiunto: “Gli Stati Generali del 2014 lanciano un messaggio al Governo: la green economy è la via maestra per uscire dalla crisi. Attenzione a non subire solo le emergenze, ma occorre alzare la testa, guardare cosa fanno i paesi più avanzati. Per aprire nuove strade, è necessario rottamare le vecchie idee di sviluppo”. Presenti nel corso dei vari momenti di riflessione proposti da Ecomondo, Stati Generali G. E., KeyEnergy e Key Wind, anche molti tecnici ministeriali. Tra questi Marcello Capra della Direzione Generale per il mercato elettrico, le rinnovabili, l’efficienza energetica e il nucleare del Ministero dello Sviluppo 47 al manifatturiero Made in Italy associato alla bellezza e alla qualità ecologica, con produzioni pulite. Per attuare questo obiettivo sono però necessarie cinque azioni: “La revisione e la riallocazione in chiave di green economy e di eco-innovazione degli incentivi distribuiti all’industria; un rafforzamento green delle principali filiere produttive (agroalimentare, energia, turismo chimica, tessile ecc); un programma di risanamento e riqualificazione ambientale degli impianti e delle produzioni ad alto impatto; il lancio di speciali iniziative nazionali di valorizzazione green del tessuto produttivo attraverso la produzione del Made Green in Italy; il sostegno alle start up di imprese giovanile della green economy”. Infine, per riuscire a superare la crisi, secondo il Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi: “Le imprese della green economy devono operare in modo più incisivo per un cambio del contesto delle politiche economiche italiane ed europee. Pun- Economico, che è intervenuto sul controverso tema del Pacchetto 2030 clima ed energia: “La decisione di adottare un target di riduzione del 27% rimane un obiettivo molto sfidante e la Commissione europea richiede agli Stati membri uno sforzo ulteriore nell’utilizzo fondi strutturali”. Scendendo lungo la filiera, Sebastiano Serra della Segreteria Tecnica del Ministero dell’Ambiente rileva come sia finita “l’epoca dei fondi statali a pioggia, la cabina di regia interministeriale prevede l’adozione per l’efficienza energe- L’eolico ha avuto una crescita sostenuta fino al 2012, che è stata arrestata dall’introduzione del sistema delle aste dei registri tica di Fondi di garanzia e del Fondo Rotativo Kyoto (giunto alla terza revisione) che stanzierà 350 milioni di euro dedicati a scuole, università e asili nido nell’ambito degli interventi previsti dal Governo sull’edilizia scolastica”. Oltre la green economy, l’evento su più livelli di Rimini è stato l’occasione per approfondire molte delle tematiche “calde” nel campo dell’energia. Un contributo prezioso è arrivato dalla serie di convegni realizzata dal Coordinamento FREE, durante i quali il presidente Gianni Silvestrini ha spiegato: “Occorre passare da un atteggiamento difensivo nei confronti degli obiettivi climatici che l’Europa si è data per il 2030 ad una interpretazione come opportunità di crescita. Si deve passare alla riqualificazione spinta dell’edilizia con risparmi energetici del 75% e occorre lasciare le briglie sciolte al fotovoltaico che ormai, in diversi casi, può crescere senza incentivi. È questo il nostro vero giacimento virtuale di shale gas, che ci consentirà di diminuire le importazione di idrocarburi dall’estero. L’Europa non può restare fuori dalla sfida tecnologica sulle rinnovabili e l’efficienza energetica, raddoppiando gli investimenti per la riqualificazione energetica degli edifici”. Sul tema del 2030 ha avuto modo di intervenire anche il comparto dell’eolico, che nell’ambito della manifestazione KeyWind ha approfondito il ruolo di questo fondamentale settore per lo sviluppo italiano ed europeo. In questo senso il Presidente dell’ANEV Simone Togni, ha rappresentato “la necessità di un intervento per rendere attuabili gli obiettivi al 2030 per le rinnovabili. L’eolico ha avuto una crescita sostenuta fino al 2012, che è stata arrestata dall’introduzione del sistema delle aste dei registri” e per far fronte a tale situazione il Presidente ha presentato i correttivi raccolti in un documento ANEV che verrà proposto al Governo e che punta alla semplificazione delle normative. n 48 Corsi di formazione per entrare o specializzarsi nel mondo del lavoro della green economy dalla porta principale dell’ ENERGIA RINNOVABILE EOLICA CORSO DI FORMAZIONE ANEV 1/2015 La Sicurezza nel parco eolico 26 - 27 marzo 2015 - Roma, sede ANEV CORSO DI FORMAZIONE ANEV 2/2015 Come diventare imprenditore e manager specializzato del settore eolico Dalle autorizzazioni alla connessione alla rete, dalla progettazione alla gestione 19 - 22 maggio 2015 - Roma, sede ANEV CORSO DI FORMAZIONE ANEV 3/2015 Il Minieolico 3 - 4 novembre 2015 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind CORSO DI FORMAZIONE ANEV 4/2015 Operation & Maintenance 5 - 6 novembre 2015 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind TUTTI I PARTECIPANTI POTRANNO INSERIRE IL PROPRIO CV CON SPECIFICAZIONE DELLA SPECIALIZZAZIONE ACQUISITA NELL’APPOSITA BANCA DATI CERTIFICATA ANEV RISERVATA ALLE MIGLIORI AZIENDE DEL SETTORE Il Corso può subire modifiche sulla base di eventi straordinari Per informazioni e iscrizioni Segreteria didattica: ANEV tel. +390642014701 - fax +390642004838 [email protected] - www.anev.org GRUPPO IVPC da 20 anni l’eolico in Italia PIANETA TERRA il Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale PERIODICO FONDATO DA CIRO VIGORITO SERVIZI Sede legale Centrale Operativa Ufficio Affari istituzionali e Trading I.V.P.C. Service Srl Viale Gramsci, 22 80122 Napoli Tel 081 6847801 - fax 081 6847814 [email protected] I.V.P.C. Service Srl C.da Leccata - Area Industriale 82029 San Marco dei Cavoti (BN) Tel 0824 995311 Fax 0824 995351 I.V.P.C. Service Srl Via Tagliamento, 24 00198 Roma Tel 06 42884432 - fax 06 42825850 [email protected] OBIETTIVI REALI E ARTIFICI CONTABILI: il Governo intervenga tempestivamente Simone Togni L’intervista VINICIO MOSÈ VIGILANTE Dir. Gestione e Coordinamento GSE I nuovi reati ambientali E BR M E IC D E 14 BR 20 M VE O N
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