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La rete degli interventi contro la violenza
N. 199/200
Le aziende che hanno aderito
al Progetto nel 2013
Patrizia Scida1, Rosa Maranto2, Alessandro Caneschi3,
Graziella Franchi4, Stefania Losi5
1
2
3
4
5
Ginecologa, Responsabile UO Programmazione e revisione processi organizzativi-Staff DS
Medico dirigente 1° livello, Responsabile UF attività consultoriali zona livornese
Direttore U.O.C. Pronto Soccorso
Dirigente medico, Coordinatore Codice Rosa Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi
Pediatra, Dirigente medico, Coordinatrice Codice Rosa, Responsabile del GAIA
Con il 2013 anche la ASL 5 di Pisa, la ASL 6 di Livorno,
la ASL 11 di Empoli e le AOU Careggi e Meyer di Firenze
hanno dato avvio al Progetto regionale “Codice Rosa”
per gli interventi a favore delle fasce deboli di popolazione sottoposte a violenze. Tale Progetto si è innestato
su realtà, quali quelle delle ASL 5, 6 e 11 che, seppur in
modo eterogeneo, avevano già affrontato la tematica della violenza, con specifico riguardo a quella contro donne
e bambini, attraverso l’attuazione di azioni come eventi formativi, procedure, protocolli e progettualità varie,
che tuttavia non prevedevano un raccordo metodologico
univoco tra gli attori operativi zonali. Nell’AOU Meyer,
invece, era già operante un gruppo di lavoro multidisciplinare, il GAIA (Gruppo abusi infanzia adolescenza),
mentre nell’AOU Careggi era attivo da tempo il Centro
di riferimento regionale abuso e violenza della maternità.
Con particolare riguardo alle ASL 5, 6 e 11, l’entrata
nel Progetto ha significato attivare un percorso collaborativo e integrato delle rispettive professionalità coinvolte:
nello specifico si è trattato di definire atti istituzionali e il
protocollo d’intesa con la Procura della Repubblica. Tali
strumenti hanno permesso di identificare gli ambiti di intervento nonché le modalità operative ed organizzative
da condividere con tutti i soggetti istituzionali delle varie
realtà zonali, ossia il Pronto Soccorso, la rete territoriale,
le FF.OO e le Procure.
Per quanto riguarda invece le AOU Careggi e Meyer,
il percorso è stato più graduale a causa della complessità intrinseca delle aziende ospedaliere universitarie e
dell’ampio territorio che compete loro. Ciò nonostante si
è arrivati alla stipulazione del Protocollo d’intesa tra le
AOU Careggi e Meyer, l’ASL 10 (quest’ultima entrerà ufficialmente nel progetto il 1° gennaio del 2014) e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze e la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni
di Firenze; grazie a tale protocollo il gruppo operativo
interistituzionale vedrà così anche il coinvolgimento della
Questura, dei Centri antiviolenza e del Comune.
Pur nella loro diversità, le cinque aziende hanno adottato
delle linee di intervento che si sono esplicitate in alcune
delle seguenti azioni:
- la realizzazione di un raccordo operativo e metodologico tra i vari membri del gruppo operativo interistituzionale che permetta, a partire dall’esistenza di
riferimenti certi, l’elaborazione e la condivisione di
informazioni, materiali, procedure per la rilevazione/
segnalazione, diagnosi e cura nell’iter giudiziario della vittima di violenza;
- la formalizzazione di un gruppo operativo aziendale
composto da medici, infermieri e ostetriche;
- la definizione di un manuale operativo come strumento
indispensabile per tutti gli operatori di primo intervento e che prevede un raccordo anche tra diversi ambiti
aziendali;
- la predisposizione della Stanza rosa e la definizione
di una cartella clinica guidata;
- l’attivazione di un tavolo di lavoro per la gestione territoriale delle vittime di violenza;
- infine, la formazione, sia a livello regionale che aziendale, quest’ultima avviata seguendo il principio della
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massima condivisione possibile, di tutti gli operatori
coinvolti nel Progetto. A tale proposito è stato riscontrato un tangibile aumento dei casi rilevati in corrispondenza di interventi formativi.
Nonostante l’intenso lavoro di chi fa parte del progetto,
non mancano le criticità riscontrate nelle fasi di avvio del
progetto stesso, come per esempio:
- la questione della privacy;
- l’informatizzazione e la raccolta dei dati di accesso;
- la catena di custodia;
- la disponibilità di risorse per i percorsi di uscita dalle
realtà di violenza.
Tuttavia, si evidenzia la nascita di una “attenzione orga-
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nizzata” da parte degli operatori – sempre più sensibili,
proattivi e collaborativi – che, attraverso un’accoglienza e
un ascolto dedicati, permette di dare a tutte le vittime non
solo un esito clinico, di prognosi, ma anche uno sviluppo e
un avvio verso un percorso di uscita dalla violenza, nell’ottica del lavoro di integrazione, condivisione e confronto
delle varie professionalità coinvolte; infatti tutti i soggetti
impegnati credono fortemente nella validità del progetto e
nella sua rilevanza sociosanitaria, poiché il Codice Rosa
mira a garantire continuità all’accoglienza ospedaliera,
favorire il completamento del percorso della vittima e si
pone come fine ultimo quello di contrastare e prevenire la
violenza contro le fasce deboli della popolazione.