di Maurizio Burlando (Direttore Parco del Beigua; European & Global Geopark; Coordinatore Nazionale Forum dei Geoparchi Italiani) Negli ultimi decenni l’attenzione per il patrimonio geologico è entrato in pianta stabile nelle agende delle organizzazioni internazionali ed è diventato oggetto di crescente interesse anche a livello nazionale e locale. Ne sono seguite diverse iniziative finalizzate a divulgare le Scienze della Terra, ed a tutelare e valorizzare le aree ed i siti di interesse geologico. Attraverso le molteplici attività divulgative, si cerca incessantemente di avvicinare il grande pubblico a questo mondo stupefacente, certamente inanimato, ma ricco di fascino in quanto espressione e testimonianza dei processi che hanno formato e modellato il nostro Pianeta e, quindi, in grado di fornire un contributo indispensabile alla comprensione della storia evolutiva di una certa area o regione. 6 la geologia, kolossal cinematografici allestiti con spettacolari effetti speciali per raccontare Ere geologiche sempre più distanti nel tempo, riviste specializzate e, non ultimi, giochi didattici dedicati ai fossili ed ai minerali. Insomma un fiorire di elementi attrattivi che hanno posto al centro dell’attenzione le discipline geologiche per rispondere alla curiosità ed al desiderio di conoscenza del vasto pubblico, dall’età scolare agli adulti. Una curiosità ed un desiderio di conoscenza crescenti che hanno contagiato anche i tanti appassionati escursionisti che, con sempre maggiore assiduità, percorrono i numerosi sentieri delle nostre montagne, delle nostre valli, della nostra costa per fruire e godere delle bellezze naturali della Liguria e per avvicinarsi non solo alla fauna, alla flora e alla vegetazione locale, ma anche per leggere ed interpretare forme del paesaggio, affioramenti rocciosi, giacimenti fossiliferi e complessi fenomeni geologici. In questo contesto si inserisce la presente iniziativa editoriale, pensata e costruita anche per colmare un vuoto che si è venuto a creare, con il tempo, nelle nostre librerie. Mi riferisco, in particolare al volume “Le nostre rocce – le rocce della Liguria, riconoscerle e capirne la storia” , scritto dal Prof. L. Cortesogno e dal Prof. A. Palenzona, dato alle stampe ben venticinque anni fa, nel 1986, ed ormai esaurito da tempo. Quanti geologi e naturalisti, quanti studenti in Scienze Geologiche e Scienze Ambientali, quanti escursionisti, collezionisti ed appassionati hanno sfogliato e letto con interesse quell’interessantissimo manuale? In questo contesto si inseriscono, pertanto, Parchi geologici, Geoparchi, percorsi tematici dedicati alla geomorfologia ed alla glaciologia, visite guidate in aree vulcaniche o carsiche, guide geologiche e testi divulgativi, trasmissioni televisive alla scoperta dei grandi misteri del- Questo libro nasce con l’intenzione di regalare al lettore un’affascinante vetrina della spettacolare varietà di rocce e delle peculiarità geologiche presenti nel territorio regionale, focalizzando l’attenzione su quelle maggiormente rappresentative o che affiorano con maggior frequenza in Liguria. Ma lo scopo è anche quello di poter offrire un utile strumento conoscitivo che consenta di leggere ed interpretare la lunga, affascinante, complessa ed articolata storia geologica del territorio ligure. Un’edizione divulgativa, accessibile anche ai non introduzione Le rocce della Liguria Prefazione 7 cui sono descritte le principali caratteristiche delle medesime rocce e quindi gli elementi per consentirne il riconoscimento sul campo. Ogni scheda, inoltre, comprende uno specifico paragrafo in cui sono segnalati ed illustrati alcuni affioramenti rappresentativi, che possono essere direttamente osservabili sul terreno. Un’entusiasmante cavalcata che ripercorre le Ere ed i Periodi geologici che hanno lasciato una traccia, ben visibile a saperla guardare, dell’evoluzione geologica della Liguria. Una storia affascinante, talora non semplice da ricostruire per effetto dei complessi processi e fenomeni che l’hanno a poco a poco condizionata, ma veramente appassionante. Un mondo che si apre e che fornisce chiavi di lettura originali per spiegare lo stretto legame tra le diverse connotazioni dell’ambiente fisico (geodiversità) e le differenti specie viventi che in quei particolari ambienti trovano le condizioni ottimali per vivere, svilupparsi e riprodursi (biodiversità), per comprendere come le caratteristiche geologiche e/o geomorfologiche di un dato territorio abbiano condizionato la stessa presenza dell’uomo, per scoprire i diversi usi che le popolazioni locali hanno fatto di rocce e di pietre ornamentali per costruire le proprie abitazioni, i propri strumenti di lavoro ed altri utensili di uso comune. Come già sottolineato in precedenza uno degli obiettivi principali di questo volume è quello di incoraggiare il lettore ad approfondire le discipline delle Scienze della Terra (facendo ricorso anche ad altre pubblicazioni divulgative e tecnico-scientifiche dedicate alla materia), ma soprattutto a visitare alcune delle numerose località liguri citate nelle schede tematiche, in modo tale da osservare direttamente i differenti affioramenti rocciosi immortalati nelle molte illustrazioni che arricchiscono questo libro. Una ‘passeggiata’ a ritroso nel tempo, un invito alla visita ed alla scoperta dei numerosi siti in cui è possibile vedere e toccare con mano la straordinaria varietà delle rocce presenti in Liguria; una regione piccola in termini di superficie, una sottile striscia di terra che si estende per una lunghezza di circa 250 km, ma decisamente interessante e particolare in termini di geodiversità, in ragione delle variegate valenze e peculiarità geologiche presenti. Il libro è stato organizzato in due parti distinte. La prima parte fornisce un’introduzione generale alle Scienze della Terra, con approfondimenti dedicati alla struttura geologica del Pianeta ed un’ampia trattazione della classificazione delle rocce e dei processi naturali che le originano, illustrando la terminologia e la nomenclatura geologica, utilizzata nella parte successiva. Di particolare interesse, inoltre, i due capitoli in cui vengono descritti prima l’evoluzione geologica del territorio regionale nel corso di milioni anni, quindi i primi geologi liguri, personaggi speciali che amiamo definire “pionieri” e che, per primi, hanno iniziato a studiarla fin dalla prima metà dell’800. La seconda parte del libro, invece, è costituita da schede tematiche delle diverse tipologie di rocce che affiorano nel territorio ligure, in Tante opportunità per interessanti escursioni in natura che tuttavia devono essere sempre condotte garantendo il massimo rispetto per gli affioramenti rocciosi, per giacimenti fossiliferi o per particolari mineralizzazioni. E’ evidente che tali testimonianze dell’inestimabile patrimonio geologico ligure non devono essere assolutamente danneggiate, ad esempio, asportando campioni ed utilizzando martello, mazze e scalpelli. Troppo spesso, infatti, il loro utilizzo indiscriminato ha distrutto o addirittura cancellato per sempre strutture ed informazioni che si erano generate e conservate nel corso dell’evoluzione geologica della nostra regione, quindi, in taluni casi, per centinaia di migliaia di anni. La conservazione e la tutela del patrimonio geologico diventa un’assoluta necessità, finalizzata non solo a salvaguardare gli elementi necessari per arrivare alla ricostruzione scientifica dei diverse fasi evolutive del Pianeta Terra, ma anche per garantirne la fruizione ed il godimento a favore delle generazioni future. A questo proposito, in conclusione di questa introduzione, vale la pena richiamare la “Dichiarazione internazionale dei diritti della Memoria della Terra” approvata a Digne (in Francia) nel 1991, al termine del I° Simposio internazionale per la protezione del Patrimonio Geologico, che sottolinea come il patrimonio geologico debba essere considerato un bene comune dell’Umanità, il cui mantenimento, protezione e conservazione sono indispensabili, in quanto facente parte del più ampio concetto di Patrimonio Naturale e Culturale. Un monito importante, sottoscritto da centinaia di esperti internazionali, per stimolare nuovi impegni in difesa della geodiversità, la cui compromissione o addirittura perdita devono considerarsi danni irreparabili. Maurizio Burlando introduzione Le rocce della Liguria 8 addetti ai lavori, ricca di immagini e di informazioni, che si pone come obiettivo anche quello di integrare sia i testi di interesse territoriale più circoscritto, pubblicati da Parchi, Regione, Province, Comuni, Associazioni locali, sia la ricca bibliografia scientifica prodotta essenzialmente dal mondo accademico universitario. 9 12 La Terra è interamente costituita da rocce, dalle più alte montagne fino a fondali oceanici più profondi. Nel corso della storia, grazie alle continue scoperte e ricerche scientifiche di geologi, ricercatori o semplici appassionati si sono riconosciute e distinte centinaia e migliaia di differenti rocce e minerali, che costituiscono il nostro pianeta. Nonostante l’abbondante varietà, la maggior parte delle rocce che compongono la superficie terrestre è costituita quasi interamente da soli 8 elementi principali (ossigeno, silice, alluminio, ferro, magnesio, calcio, potassio e sodio), che risultano associati e combinati tra loro con percentuali così diverse, da far in modo che le rocce risultino numerose e notevolmente differenti tra loro. Sulla base di un gran numero di analisi chimiche effettuate su campioni di rocce raccolti seguendo un criterio statistico di rappresentatività nella crosta terrestre è stata redatto un elenco degli elementi più diffusi nelle rocce, indipendentemente dalla loro genesi; questi sono rappresentati da: ossigeno: 46,6%; silicio: 27,7%; alluminio: 8,1%; ferro: 5,0%; calcio: 3,6%; sodio: 2,8%; potassio: 2,6%; magnesio: 2,1% (i valori sono espressi come percentuali in peso). Questi otto elementi, che hanno ciascuno una percentuale superiore all’1%, costituiscono quasi il 99% e sono detti elementi maggiori. Fosforo, titanio, manganese e tutti quegli elementi che hanno una percentuale compresa fra 1% e 0,1% sono, al contrario, detti elementi minori. Tutti gli elementi che risultano inferiori allo 0,1% sono detti elementi in traccia. Se la composizione della superficie del globo risulta così disomogenea, con litologie diverse da luogo a luogo, al contrario le sue parti più interne si mostrano alquanto più uniformi ed omogenee dal punto di vista geologico. Di seguito, verranno illustrate brevemente le principali caratteristiche della struttura interna del pianeta. Una delle principali peculiarità geologiche della Liguria è determinata dal fatto che, nonostante la sua limitata estensione territo- riale, la nostra Regione è caratterizzata dalla presenza di quasi tutte le tipologie di rocce presenti su tutta la Terra. La struttura interna della Terra Le informazioni sulle caratteristiche fisiche, chimiche e mineralogiche dei settori interni della Terra sono state fornite, nel corso degli anni, dall’unione di conoscenze derivate dalle diverse discipline geologiche, attraverso approcci e metodologie di tipo indiretto (ad esempio le indagini sismiche) e diretto (ad esempio gli studi petrografici e geochimici). La conoscenza sulla struttura interna della Terra è stata ottenuta principalmente mediante l’utilizzo di tecniche di sismologia per lo studio dei terremoti naturali, quindi attraverso lo studio della trasmissione delle onde sismiche. I dati sismici sono basati sullo studio e sull’analisi della propagazione di onde sismiche ‘P’ o ‘Vp’ (onde con propagazione longitudinale o compressionale) e di onde ‘S’ o ‘Vs’ (onde con propagazione trasversale o di taglio) (figura 1.1 – colonna stratigrafica dell’andamento delle onde sismiche all’interno della Terra); le prime si possono trasmettere con differenti velocità sia all’interno di solidi che di liquidi, mentre le seconde esclusivamente nei solidi. Anche sulla base di queste semplici considerazioni, si è arrivati ad identificare la presenza di tre principali discontinuità sismiche presenti all’interno della Terra. Due di queste sono dovute a cambiamenti composizionali allo stato solido, mentre una prodotta da variazioni fisiche, in particolare da stato solido a liquido. Nel corso degli anni, l’insieme delle conoscenze scientifiche ha permesso di identificare la Terra come una struttura ad figura 1.1 – colonna stratigrafica dell’andamento delle onde sismiche all’interno della Terra figure 1.2 e 1.3 – schematizzazione dell’interno della Terra in gusci concentrici il pianeta terra Le rocce della Liguria IL PIANETA TERRA 13 I processi orogenetici, cioè l’insieme dei meccanismi geologici che portano alla formazione ed alla modificazione delle catene montuose, sono concentrati principalmente lungo margini distruttivi, in seguito alla subduzione di crosta oceanica sotto una placca adiacente. Come già precedentemente riportato, i margini distruttivi sono caratterizzati da frequenti terremoti ed abbondante attività magmatica. Tali fenomeni sono spesso amplificati durante le fasi finali dell’evoluzione di un margine distruttivo, quando, terminato il processo di subduzione, ha inizio la collisione tra i due margini continentali. LE ROCCE Lo studio e il riconoscimento delle rocce Per poter osservare e riconoscere le diverse rocce che affiorano in Liguria sono necessarie, ovviamente, alcune nozioni generali di tipo sistematico sulla loro classificazione. Proprio per questo motivo, nel presente capitolo, vengono introdotti, si spera nella maniera più semplice e chiara possibile, i concetti e le figura 4.1 – particolare dei minerali di differente terminologie geologiche prin- colorazione in una roccia metamorfica cipali che possano consentire al lettore di acquisire informazioni propedeutiche alla lettura della seconda parte del libro, in cui sono raccolte le schede tecniche delle singole rocce. le rocce Le rocce della Liguria 22 duzione è accompagnato da una serie di altri eventi geologici, quali, ad esempio, un’intensa attività sismica generata da numerose sequenze di terremoti di varia intensità che avvengono prevalentemente lungo il piano di subduzione. Proprio le ispezioni sismiche legate a questi fenomeni hanno consentito di ricostruire indirettamente la forma e le profondità dei differenti piani di subduzione all’interno della Terra. Le velocità di subduzione di una placca sono piuttosto variabili, mediamente nell’ordine dei 2 cm all’anno e dipendono, più che altro, dalla composizione della placca subdotta e dalla sua temperatura. Le placche con temperature maggiori presenteranno una minore viscosità e, pertanto, una velocità di subduzione maggiore. 23 Le rocce sono un’associazione naturale costituita da un aggregato di uno o più minerali, talora anche di sostanze non cristalline, che rappresenta l’equilibrio di un processo genetico che si ripete in modo piuttosto regolare e/o che si sviluppa a grande scala. La maggior parte delle rocce è formata da masse eterogenee di più minerali (rocce polimineraliche) (figura 4.1), come per esempio le Eclogiti, rocce metamorfiche costituite essenzialmente da minerali quali pirosseno, granato e rutilo, oppure possono essere composte interamente da un unico minerale (rocce monomineraliche), come accade ad esempio figura 4.2 – affioramento in una roccia sedimentaria costituita da un unico minerale per le Dolomie, costituite quasi interamente da dolomite (figura 4.2 ). La determinazione della composizione mineralogica, cioè delle principali fasi mineralogiche che compongono una roccia e delle loro rispettive percentuali, risulta, pertanto, uno degli elementi di maggiore importanza per il loro riconoscimento e la loro classificazione. Il settore della geologia che si occupa del riconoscimento delle rocce è la Petrografia, mentre lo studio dell’insieme dei processi che hanno portato alla loro genesi, costituisce il campo di studio della Petrologia. Come già precedentemente anticipato, lo studio ed il riconoscimento delle rocce si basa fondamentalmente sull’identificazione precisa dei minerali principali e, in secondo luogo, sulla determinazione delle loro percentuali e dei loro rapporti reciproci. Queste distinzioni non sono sempre facilmente eseguibili sul terreno osservando ad occhio nudo una roccia in affioramento o in un singolo campione. Molto spesso, infatti, per conoscere e classificare una roccia si deve ricorrere ad analisi più dettagliate e particolareggiate come analisi al microscopio ed analisi chimiche, che possono chiarire in maniera analitica e univoca la reale natura e composizione della roccia o della singola fase mineralogica esaminata. Durante le fasi di osservazione delle rocce risulta di fondamentale importanza quanto meno il riconoscimento delle fasi figura 4.4 – lente di ingrandimento - in base alle proprietà fisico-meccaniche: rocce coerenti o compatte, rocce incoerenti o sciolte; - in base alla composizione mineralogica: rocce monomineraliche (composte da un unico minerale), rocce polimineraliche (composte da più minerali); - in base al luogo di origine: rocce endogene (cioè formatesi all’interno della Terra), rocce esogene (cioè formatesi sulla superficie terrestre) - in base al processo geologico che le ha generate: rocce magmatiche o ignee (formatesi per cristallizzazione da un fuso); le rocce Le rocce della Liguria 24 figura 4.3 – osservazione di un affioramento direttamente sul terreno mineralogiche principali e delle varie strutture che la compongono. Lo studio di una roccia comincia, infatti, direttamente sul terreno con osservazioni semplici (foto 4.3): aspetto omogeneo o alternanza di livelli differenti; presenza di una stratificazione, presenza di particolari allineamenti preferenziali, individuazione dei rapporti spazio-temporali con le altre rocce circostanti e, ovviamente, il riconoscimento dei principali minerali presenti attraverso osservazioni ad occhio nudo o mediante lenti di ingrandimento (foto 4.4 – ). Molto spesso, però, risulta necessario e più utile ricorrere a strumenti altamente sofisticati come i microscopi ottici, che consentono di effettuare un’indagine più accurata e particolareggiata delle fasi mineralogiche presenti e dei loro rapporti quantitativi. Durante questa fase di indagine, inoltre, si possono anche osservare e studiare altre due fondamentali caratteristiche delle rocce, quali: struttura e tessitura. La prima indica la forma dei singoli minerali componenti una roccia, le loro dimensioni e le reciproche relazioni esistenti tra loro; la seconda, invece, riguarda la disposizione nello spazio su larga scala dei componenti della roccia, come, ad esempio, particolari orientazioni e allineamenti dei minerali costituenti. Questi due requisiti sono caratteristici di ogni tipo di roccia; infatti, rocce con eguale associazione mineralogica e simile composizione chimica possono presentare strutture e tessiture anche molto differenti tra loro. Un caso molto semplice può essere rappresentato ad esempio dal confronto tra un Calcare ed un Marmo: entrambe le rocce sono costituite quasi esclusivamente da calcite e la loro composizione chimica è rappresentata per la quasi totalità da carbonato di calcio (CaCO3), pur essendo due litologie completamente differenti e con origine ed evoluzioni geologiche notevolmente dissimili. La classificazione delle rocce Le rocce possono essere classificate scientificamente secondo diversi metodi e approcci, in particolare: 25 Le rocce chimiche e biochimiche Le rocce non detritiche che derivano da processi sedimentari di precipitazione chimica e biochimica sono classificate in: Evaporiti, originate da precipitazione diretta di sali per evaporazione di acque in ambienti circoscritti, e rocce carbonatiche e silicee in cui la deposizione è dovuta alla normale precipitazione chimica, alla quale si aggiungono processi di precipitazione biochimica (figura XX). All’interno della categoria delle rocce chimiche ricadono, anche se meno diffuse le rocce ferrifere, manganesifere e fosfatiche. le rocce Le rocce della Liguria 38 presentano il prodotto del processo diagenetico di fanghi detritici, i cui granuli non sono visibili semplicemente ad occhio nudo, sono composte prevalentemente da quarzo, miche e minerali argillosi, essenzialmente rappresentati da illite, montmorillonite, caolinite, o sericite. I processi diagefigura xx –xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxnetici tendono a modificare anche in maniera notevole xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx le caratteristiche primarie di questi sedimenti, che, spesso, possono contenere al loro interno anche quantitativi di acqua superiori all’80%, espulsa solo successivamente per compattazione, comportandone una riduzione volumetrica fino al 30%, per poi decrescere ulteriormente fino al 10-15% per aumento di pressione e temperatura. Un fango può essere composto dall’insieme di minerali argillosi e carbonati di calcio; proprio per questo, sulla base delle percentuali di questi componenti, si possono distinguere le argilliti in Argille e Marne. Analogamente alle Ruditi e alle Arenarie, anche le Lutiti si formano tanto in ambiente continentale, quanto in quello marino; nel primo caso, hanno origine in zone di tipo fluvio-lacustre, lagunare o eolico e sono interessate frequentemente dalla presenza di materiali organici; nel secondo caso, invece, si originano in ambiente di piattaforma, scarpata o fondo oceanico. 39 Le Evaporiti si generano in ambienti a circolazione idrica figura xx –xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx ristretta o in climi aridi (figura xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx XX) dove l’intensa evaporazione conduce ad una progressiva concentrazione di sali ed alla loro successiva precipitazione. Gli ambienti più idonei all’accumulo di questi sedimenti sono quelli di transizione come lagune, alcune aree litorali e sopralitorali o i laghi. In tutti questi diversi ambienti si possono originare estesi depositi, solitamente lentiformi, costituiti principalmente da fasi minerali quali calcite, gesso, anidride, salgemma e altri sali meno diffusi (ad esempio i sali potassici). Le rocce carbonatiche sono depositi sedimentari in cui minerali carbonatici come per esempio calcite (carbonato di calcio) e dolomite (carbonato di magnesio) costituiscono più del 50% in figura xx –xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx Schema: Categoria Sottocategoria Classificazione Minerali principali Minerali accessori Tessitura Colore Principali varietà Ambiente di formazione roccia magmatica roccia effusiva roccia femica pirosseno, plagioclasio, olivina anfibolo, magnetite, biotite, ematite, apatite, quarzo, vetro porfirica, microcristallina o vetrosa da verde scuro, rosso, a nero tholeiite, olivin basalto, basanite dorsali oceaniche, eruzioni vulcaniche, hot spot S2 Campione di Basalto tagliato e lucidato - Erzelli (Ge). Campione di Basalto tagliato e lucidato - Erzelli (Ge). Classificazione: Il Basalto è una roccia magmatica effusiva, il cui corrispondente intrusivo è il Gabbro. Risulta una delle principali litologie che costituiscono la parte più superficiale della crosta oceanica della Terra e, proprio per questo motivo, risulta una delle più comuni e diffuse BASALTO posizionali dei Basalti è rappresentata dai piani di saturazione e sottosaturazione in silice. Le tre principali tipologie di Basalto sono rappresentati da: Basalti tholeiitici, tipici delle effusioni magmatiche lungo le dorsali oceaniche (MORB) e costituenti vasti settori dei fondali oceanici; Olivin-basalti e Basalti alcalini, più diffusi nei bacini di retro-arco nei margini convergenti. Origine: Campione di Basalto tagliato e lucidato - Erzelli (Ge). rocce magmatiche effusive presenti sulla superficie terrestre. Questa roccia, in passato definita anche con il termine ‘Diabase’, la cui colorazione varia da verde chiaro fino a nera, è formata prevalentemente da minerali femici quali pirosseni (ortopirosseni e clinopirosseni) e, in percentuali minori, da plagioclasio (con elevate concentrazioni in calcio - Ca) ed olivina. In parecchi casi, i Basalti possono assumere anche una caratteristica colorazione rossastra per la presenza di minerali secondari di alterazione, rappresentati, ad esempio, da ossidi di ferro (ematite). Rispetto ad altre rocce magmatiche, presenta contenuti chimici relativamente elevati in magnesio e calcio e piuttosto bassi in silice (molto spesso minore del 50%), sodio e potassio. La giacitura, la struttura e la tessitura di un Basalto possono fornire ai Geologi peculiari informazioni sugli ambienti in cui è stato originato. Ad esempio, può presentare una tessitura da porfirica a microcristallina nei basalti originati alquanto lentamente, fino a vetrosa, in quelli cristallizzati bruscamente. Le varie tipologie di basalto possono essere rappresentate, sinteticamente, nel cosiddetto ‘tetraedro basaltico’ (diagramma XY), in cui queste rocce sono classificate sulla base dei minerali che contengono e la divisione fra i diversi termini com- Il Basalto è generato dalla veloce solidificazione di un magma in tre differenti condizioni geologiche: a contatto con l’aria (eruzioni subaeree), come accade nei crateri dei vulcani emersi, con generazione di colate laviche; nei livelli più superficiali dei vulcani (basalti colonnari) o della crosta oceanica (filoni basaltici), in cui si ha una rapida cristallizzazione del fuso in risalita, oppure a contatto diretto con l’acqua di mare (eruzioni sottomarine), come succede nelle dorsali oceaniche, in cui i Basalti assumono una tipica forma arrotondata a cuscino (fotografia XY – Bellini), con un peduncolo rivolto verso il basso (pillow lava) in seguito al rapido raffreddamento della loro parte esterna e al rotolamento lungo i ripidi pendii dei fondali oceanici. I fusi basaltici si formano a differenti profondità all’interno della Terra a seguito della fusione parziale del sottostante mantello terrestre e hanno frequentemente temperature superiori ai 1200°C. I numerosi studi geologici effettuati fino ad oggi sui basalti liguri hanno evidenziato forti analogie mineralogiche, strutturali e chimiche con quelli che costituiscono gli attuali fondali oceanici. Queste evidenze hanno portato ad interpretare queste rocce come rappresentative di parte di un’antica crosta oceanica che formava nel Giurassico (circa 160Ma) l’oceano della Tetide Ligure. Queste rocce sono state portate fino alle attuali posizioni in seguito ad imponenti movimenti MAGMATICHE Le rocce della Liguria BASALTO Campione di Basalto tagliato e lucidato - Erzelli (Ge). S3 Campione di Basalto tagliato e lucidato - Erzelli (Ge). Campione di Basalto tagliato e lucidato - Erzelli (Ge). S4 Particolare di un affioramento di Porfido, affiorante nell’entroterra savonese. geologici avvenute nei milioni di anni, preservando però ancora molte caratteristiche distintive della loro formazione ed evoluzione. Le differenti tipologie di basalti che affiorano nel territorio ligure sono presenti come pillow lavas, Basalti massicci e filoni di Basalto all’interno di rocce femiche ed ultrafemiche (fotografia XY – Bellini). Distribuzione e localizzazione: Affioramenti di Basalti sono presenti in diverse località della Liguria centroorientale, e le loro composizioni mineralogiche e strutture primarie risulta- no abbastanza ben preservate. Qui di seguito verranno citati solamente gli affioramenti ritenuti maggiormente rappresentativi. Interessanti affioramenti di Basalti si possono osservare in maniera discontinua nelle zone comprese tra Erzelli (Ge) e Voltaggio (Al), in cui affiorano come corpi di Basalti a pillows, Basalti massicci e filoni basaltici. Estesi corpi di Basalti a pillows e massicci adeguatamente conservati costituiscono ampie pietraie ed affiorano nella zona di Bargone, nell’entroterra di Sestri Levante (Ge), dove raggiungono sequenze geologiche di potenza fino Particolare di un affioramento di Porfido, affiorante nell’entroterra savonese. BASALTO a 400 metri, oppure nei dintorni di S. Stefano d’Aveto al limite con il confine regionale dell’Emilia-Romagna (ad esempio presso il Monte Penna e il Monte Pennino). Affioramenti di Basalti massicci ed a pillows sono di gran lunga osservabili alle spalle di Lavagna (Ge), risalendo la strada provinciale della Val Graveglia, dove all’interno di un’ex cava (Cava Molana), ubicata poco prima del bivio stradale per Zerli, si possono osservare, nei blocchi lasciati dalle passate lavorazioni, strutture generate dall’intensa fratturazione e dai processi di ossidazione determinatisi in seguito alla circolazione di soluzioni acquose all’interno delle fratture. Infine, importanti affioramenti di Basalti (massicci e a pillows) di facile accessibilità sono presenti lungo la spiaggia del Faro presso Framura (Sp), in cui si possono ammirare grossi pillow lavas e particolari strutture di colata (lave a corda) nei Basalti massicci. In provincia di La Spezia, sono presenti limitati affioramenti presso il promontorio di Punta Bianca. Descrizione di un affioramento-tipo: Risalendo la Val Graveglia, nell’immediato entroterra di Lavagna (Ge), lungo la strada provinciale n° 26 prima del bivio per il paesino di Zerli, si trova un magnifico affioramento di Basalti a pillows, che costituiva il fronte di cava di precedenti attività estrattive (Cava Molana) figuraXY. In questo affioramento ed in alcuni altri spaccati presenti per esempio presso il ponte di Lagoscuro, si possono osservare splendidi esempi di Basalti a pillows che, nonostante la loro lunga e complessa storia geologica dai fondali oceanici, risultano ancora piuttosto ben preservati nelle forme e nelle strutture. Infatti, osservando attentamente gli affioramenti, si riescono facilmente a notare le forme tondeggianti e sferoidali, caratteristiche di queste litologie fotografia XY. Esaminando con cura, MAGMATICHE Le rocce della Liguria BASALTO Particolare di un affioramento di Porfido, affiorante nell’entroterra savonese. S5 Particolare di un affioramento di Porfido, affiorante nell’entroterra savonese. Particolare di un affioramento di Porfido, affiorante nell’entroterra savonese. si riescono anche ad individuare strutture magmatiche (peduncoli), la cui posizione fornisce ai geologi importanti informazioni riguardo l’orientazione e la giacitura stratigrafica di queste rocce, via via adattatisi su quelli S22 Schema: Categoria Facies metamorfica Roccia originaria Minerali principali Minerali accessori Tessitura Colore Principali varietà Ambiente di formazione ANFIBOLITE Origine: roccia metamorfica anfibolitica basalto, gabbro, arenaria e tufo orneblenda, plagioclasio actinolite, tremolite, biotite, granato, magnetite, epidoto, titanite foliata da verde chiaro a nero Particolare di un’anfibolite foliata, affiorante nell’entroterra di Savona ortoanfibolite, paranfibolite prodotto di un metamorfismo di alta temperatura e pressione medio elevata (facies anfibolitica) e non devono essere confuse con le ‘Orneblenditi’, non presenti in Liguria, che sono rocce ignee intrusive originatesi all’interno delle camere magmatiche e strettamente associate a rocce di tipo gabbrico. Affiorano come corpi di dimensioni metriche, ma più frequentemente come bande relativamente sottili (550cm) all’interno di altre rocce metamorfiche, come per esempio i Micascisti. Sulla base del tipo di roccia dalla quale hanno avuto origine (protolite), posso essere suddivise in Ortoanfiboliti, nel caso derivino dalla trasformazione di rocce gabbriche, basaltiche o eclogitiche, oppure Paraanfiboliti, se si originano, invece, da quelle sedimentarie a composizione marnosotufacea. Particolari Anfiboliti possono Particolare di un’anfibolite foliata, affiorante essere composte anche da abbondanti nell’entroterra di Savona concentrazioni di plagioclasio, dando luogo alle Leucoanfiboliti, ma anche Classificazione: questa varietà non è presente lungo L’Anfibolite è una roccia metamorfica il territorio ligure. Le Anfiboliti sono che si presenta di colore variabile dal caratterizzate spesso da strutture inverde al nero, ed è composta princi- tensamente foliate, con scistosità ben palmente da anfiboli (principalmente marcate dal regolare allineamento dei nella varietà orneblenda che costitui- cristalli prismatici neri di anfibolo e sce tra il 60-90% in volume) e, in per- dai plagioclasi di colore bianco (fotocentuali minori, da altre fasi mineralo- grafia XY di un campione del Diptegiche quali plagioclasio, granato, bio- ris – Collezione Dott. Capelli), visibili tite, epidoti, rutilo, titanite ed apatite molto spesso anche semplicemente ad (fotografia XY). Le Anfiboliti sono il occhio nudo. aree di basamento in crosta continentale Le Anfiboliti sono il risultato di un metamorfismo di grado medio-elevato, in particolare, in condizioni di temperatura comprese tra 600-700°C e di pressioni tra 3-11 Kbar circa. Mostrano una composizione mineralogica e chimica piuttosto variabile e non sempre risulta di semplice comprensione il protolite dal quale si sono formate. Infatti, come precedentemente accennato, possono avere origine per trasformazione metamorfica di Gabbri, Basalti ed Eclogiti, ma anche di Marne e Tufi. Per quanto riguarda le varietà presenti nel territorio ligure, le numerose ricerche e gli studi geologici hanno dimostrato che queste litologie derivano quasi esclusivamente dalla trasformazione di rocce a composizione basaltica e, solo in minima percentuale, da precedenti rocce eclogitiche. Le rocce anfibolitiche affioranti in Liguria risultano molto interessanti dal punto di vista geologico, poiché la loro formazione è da attribuire ad eventi metamorfici che hanno interessato alcuni settori della crosta continentale, in epoche precedenti alla formazione e consunzione dell’antico oceano della Tetide Ligure (orogenesi ercinica), in cui, al contrario, si sono originate gran parte delle altre rocce metamorfiche liguri. Per questo motivo, le Anfiboliti, come poche altre rocce ancora oggi presenti nel nostro territorio, conservano ancora al loro interno preziosissime informazioni per la ricostruzione degli eventi più antichi che hanno interessato la storia geologica ligure. Distribuzione e localizzazione: Queste rocce metamorfiche non sono molto diffuse nel territorio ligure e si trovano quasi esclusivamente nel suo settore occidentale. Magnifici affioramenti si rinvengono, ad esempio, nei pressi del promontorio di Arenzano (Ge), in località Marina Grande, dove queste rocce risultano intensamen- METAMORFICHE Le rocce della Liguria ANFIBOLITE Particolare di un’anfibolite foliata, affiorante nell’entroterra di Savona S23 Particolare di un’anfibolite foliata, affiorante nell’entroterra di Savona te ripiegate ed associate ad altri tipi di rocce metamorfiche (Micascisti e Scisti a biotite/granato). Corpi di anfiboliti affiorano alquanto abbondantemente nell’immediato entroterra della provincia savonese, in particolare nelle zone di Quiliano e Calizzano, dove si possono osservare anche come bande pluricentimetriche di colore scuro (melanocratiche), costituite da orneblenda, e di colore più chiaro (leucocratiche), formate da concentrazioni di plagioclasio bianco. In queste zone, le ANFIBOLITE le una piega (antiforme) costituita da Anfiboliti e da orizzonti pluricentimetrici di Scisti a biotite e granato, litotipi con i quali risultano, in queste aree, fortemente deformate. E’ relativamente frequente una giacitura a bande piuttosto sottili (da 7 a 40cm), ripetutamente intercalate con livelli di Micascisti che generalmente risultano fortemente arricchiti in plagioclasio, biotite e granato, minerali che conferiscono a queste rocce metamorfiche singolari sfumature cromatiche (bianche, nere e rosse), visibili anche negli affioramenti presenti in maniera discontinua lungo tutta la passeggiata a mare. METAMORFICHE Le rocce della Liguria ANFIBOLITE Particolare di un’anfibolite foliata, affiorante nell’entroterra di Savona Particolare di un’anfibolite foliata, affiorante nell’entroterra di Savona Particolarità anfiboliti risultano spesso associate ad altre rocce metamorfiche quali Gneiss ed Eclogiti. S24 Descrizione di un affioramento-tipo: In corrispondenza del promontorio e della passeggiata a mare di Arenzano (Ge) affiora un ridottissimo lembo di rocce metamorfiche antichissime, tra le quali si possono osservare meravigliosi esempi di Anfiboliti. Infatti, Particolare di un’anfibolite foliata, affiorante proprio sul margine sud-occidentale di nell’entroterra di Savona questo promontorio (fotografia XY), negli scogli immediatamente ad est della spiaggia di Marina Grande, sono presenti corpi di Anfiboliti che mostrano una notevole uniformità litologica e mettono in evidenza nette variazioni di grana dei loro minerali costituenti, che in alcuni affioramenti raggiungono anche dimensioni eccezionali, addirittura fino a 4-5 centimetri. In questo settore, queste rocce mostrano una colorazione variabile dal verde scuro al nero e sono caratterizzate da una marcata scistosità, spesso intensamente ripiegata (fotografia XY), visibile chiaramente ad occhio nudo grazie al regolare allungamento dei cristalli di anfibolo, qui rappresentato dalla varietà orneblenda. Particolare di un’anfibolite foliata, affiorante Nella fotografia XY di uno scoglio del nell’entroterra di Savona promontorio sopracitato è riconoscibi- La struttura a ‘boudinage’ nelle anfiboliti - Le anfiboliti che affiorano nella parte più meridionale del promontorio di Arenzano (Ge) sono caratterizzate da particolari strutture deformative. A scala macroscopica, infatti, queste litologie conservano ancora perfettamente alcune strutture di antichi eventi deformativi (Paleozoici > 230 milioni di anni fa e Mesozoici 150 milioni di anni fa), perfettamente preservate nonostante la loro lunga e complessa evoluzione geologica successiva. In seguito all’incessante azione di intense deformazioni, i minerali che costituiscono queste rocce si sono disposti secondo direzioni ed orientazioni preferenziali, andando a formare una scistosità ben marcata e chiaramente riconoscibile anche ad occhio nudo sul terreno (fotografia XY). La differente competenza reologica e la variabile tendenza alla ricristallizzazione metamorfica delle fasi mineralogiche presenti hanno determinato la formazione di una particolare struttura deformativa, denominata ‘boudinage’, per cui porzioni più competenti di forma ovoidale o lenticolare (‘boudins’) vengono isolati ed avvolti da rocce meno competenti e più plastiche. Questo tipo di struttura può svilupparsi, S25 Particolare di un’anfibolite foliata, affiorante nell’entroterra di Savona di conseguenza, quando forti deformazioni interessano rocce caratterizzate al loro interno da forti contrasti di densità. Le strutture ‘boudinate’ non sono caratteristiche esclusivamente delle Anfiboliti, ma possono essere presenti anche in molte altre rocce metamorfiche che presentino forti contrasti di competenza. non risultino un buon materiale da costruzione, poiché si rivelano molto sensibili all’azione erosiva dell’umidità e del gelo. Origine: Strutture di flusso ed onde fossili in un’Arenaria di Riomaggiore (SP). S68 Strutture di flusso ed onde fossili in un’Arenaria di Riomaggiore (SP). Strutture di flusso ed onde fossili in un’Arenaria di Riomaggiore (SP). Analogamente ad altre rocce sedimentarie, le Arenarie sono sedimenti clastici che derivano dal parziale o totale smantellamento di formazioni rocciose più antiche in seguito all’azione erosiva degli agenti atmosferici, ma mostrano clasti a grana molto fine. Si possono generare sia in ambiente di tipo continentale, che in quello marino. Quelle ‘continentali’ si possono formare in ambiente desertico, dove danno origine a particolari strutture sedimentarie (dune eoliche), ma sono frequenti anche in ambiente alluvionale, dove si localizzano principalmente entro paleoalvei fluviali. Al contrario, le ‘marine’, invece, sono costituite dal progressivo deposito di sedimenti in ambiente marino marginale, ad esempio in prossimità dei delta fluviali e delle spiagge, ma risultano estremamente diffuse anche in ambiente sottomarino come depositi torbiditici di conoide insieme ad altri tipi di rocce sedimentarie (Conglomerati ed Argilliti). In ambienti di conoide sottomarina, la loro deposizione è spesso il risultato di estese frane sottomarine (slumpings), innescate da imponenti movimenti tettonici e tellurici. Comunemente, nei depositi torbiditici le Arenarie si trovano stratigraficamente interposte tra Conglomerati alla base e sedimenti argillitici al di sopra, con i quali evidenziano generalmente contatti litologici piuttosto sfumati e graduali. Quando si effettuano osservazioni sul terreno bisogna, tuttavia, considerare l’ipotesi che i processi tettonici possono aver invertito o modificato questa naturale successione degli strati della sequenza torbiditica. Distribuzione e localizzazione: In Liguria, corpi di Arenarie risultano ARENARIA affioranti in numerose località, e risultano molto spesso presenti anche come livelli di potenza più ridotta all’interno di spesse sequenze sedimentarie (ad esempio i sottili orizzonti pluricentimetrici di livelli arenacei all’interno della sequenza di conglomerati affioranti lungo la Val Gargassa nei dintorni di Rossiglione, in provincia di Genova). In ogni caso, le principali zone nel settore orientale della Liguria in cui si trovano i più interessanti affioramenti di Arenarie sono comprese tra la Val Lavagna e la Val Magra, nei dintorni del monte Gottero e del monte Zatta, dove queste rocce formano spessi depositi e considerevoli sequenze stratigrafiche, conosciute con il nome di ‘Arenarie del Monte Gottero’. Altri bellissimi esempi sono osservabili lungo gran parte del litorale delle Cinque Terre (Sp), in cui affiorano alquanto in continuo, mostrando di frequente piegamenti e strutture di deposizione sedimentaria marina, come si può osservare, ad esempio, in alcuni affioramenti presenti lungo il percorso pedonale costiero tra Corniglia e Riomaggiore, appartenenti alla formazione geologica del ‘Macigno’. Importanti sequenze arenacee si trovano nei pressi di S.Stefano Magra (Sp), dove sono conosciute con il nome di “Arenarie di Casanova”, formazione geologica costituita prevalentemente da Arenarie a grana media di rocce ‘verdi’ (Serpentiniti, Gabbri e Basalti). Nel settore occidentale del territorio ligure, gli affioramenti più significativi sono osservabili nell’estremo ponente ligure, nella zona di Bordighera e di San Remo (località San Romolo-Borello) dove sono presenti come Arenarie torbiditiche a grana grossolana, ma, principalmente, nel savonese lungo il settore costiero tra Noli e Loano, in cui sono presenti come ampi corpi di Quarzo-areniti con splendide variazioni cromatiche, variabili tra il bianco, il rosso ed il verde. SEDIMENTARIE Le rocce della Liguria ARENARIA Strutture di flusso ed onde fossili in un’Arenaria di Riomaggiore (SP). S69 Strutture di flusso ed onde fossili in un’Arenaria di Riomaggiore (SP). Descrizione di un affioramento-tipo: Arenarie di Monte Gottero (Monte Zatta) – Gli studi effettuati nel corso degli anni dai Geologi hanno dimostrato che questa tipologia di Arenarie, affioranti nell’entroterra di Lavagna (Ge), rappresenta una deposizione sedimentaria di conoide prevalentemente di tipo torbiditico (frane sottomarine), datata al Cretaceo e con uno spessore di circa 800 metri e riconducibile ad un’antica copertura sedimentaria giurassica, formatasi in seguito alla lenta deposizione gravitativa sui fondali oceanici della Tetide ligure. S70 Particolarità Strutture di flusso ed onde fossili in un’Arenaria di Riomaggiore (SP). Le Arenarie presenti nella zona del Monte Zatta, analogamente a quelle affioranti più ad est nel Monte Gottero e nel Monte Ramaceto, sono depositi sedimentari a grana variabile da fine a grossolana, in cui risultano abbondanti minerali quali quarzo, feldspati e miche. Queste rocce si rivelano molto interessanti per i Geologi, poiché mostrano in questi settori un’estesa distribuzione ed un’ottima continuità di affioramento. Tali caratteristiche consentono di seguire progressivamente e con continuità tutte le loro variazioni strutturali e composizionali, nonchè i rapporti con le altre litologie con cui si trovano a diretto contatto (foto X e Y Monte Zatta - Belmonte). Le Arenarie sono costituite da livelli e strati di potenza piuttosto variabile, solitamente metrica, di colorazione grigia con sottili bande nerastre, per i frequenti livelli a composizione argillitica presenti al loro interno. In differenti affioramenti presenti lungo i versanti del Monte Zatta si possono osservare bellissime strutture sedimentarie come, ad esempio, laminazioni ondulate, incrociate e convolute, originatesi in seguito ad una successione di eventi deposizionali piuttosto discontinua nel tempo. Le osservazioni effettuate dai ricercatori hanno dimostrato che le Arenarie del Monte Zatta risultano chiaramente e nettamente delimitate da rocce di tipo argillitico sia superiormente che inferiormente. Il Macigno – Le Arenarie che costituiscono questa formazione geologica, affiorante abbondantemente lungo la costa litoranea di Rio Maggiore nelle Cinque Terre in provincia di La Spezia (fotografia XY), rappresentano una particolare sequenza torbiditica di conoide sottomarina, originatasi tra l’Oligocene superiore ed il Miocene inferiore (circa tra 20-30 milioni di anni fa). Sono costituite da alternanze ritmiche di strati quarzoso-feldspatici (Arcose) e strati prevalentemente micacei (Grovacche). Risultano alquanto frequenti intervalli siltoso-marnosi di spessore centimetrico. Al loro interno sono molto frequenti e facilmente riconoscibili strutture sedimentarie che si sono formate in ambiente marino in seguito all’azione delle correnti di torbida, come per esempio laminazioni incrociate, ondulate e convolute (fotografia XY) e che possono essere facilmente riconoscibili anche semplicemente ad occhio nudo. Le ‘Quarziti di Ponte di Nava’ – Queste particolari arenarie di età triassica (circa 240Ma) affiorano piuttosto estesamente lungo le Alpi Marittime e, principalmente, nel tratto di costa compreso fra Noli e Loano, nel savonese, dove costituiscono alte e ripide falesie a picco sul mare (foto XY). Le Quarziti sono una varietà di Arenarie che mostrano una composizione mineralogica omogenea, rappresentata quasi interamente da quarzo (> 90% in volume) ed una grana alquanto grossolana. La loro colorazione è grigio-biancastra, anche se, talvolta, presentano delle delicate sfumature verdoline o violacee per la presenza al loro interno di piccole percentuali di fillosillicati di origine secondaria, come ad esempio la clorite, oppure sottili orizzonti di Peliti. Queste singolari litologie rappresentano il prodotto di antichi depositi sedimentari molto ARENARIA maturi e fortemente rimaneggiati, che, secondo le ricostruzioni geologiche, si sono formati molto probabilmente in un ambiente di spiaggia durante fasi di avanzamento del mare, avvenute all’inizio dell’era Mesozoica (circa 260 milioni di anni). Le Quarziti risultano debolmente metamorfosate dalla tettonica alpina e si rivelano prive di resti fossiliferi. Le Filliti di S.Giustina ed i giacimenti fossiliferi di Sassello – ‘Filliti’ è un termine acquisito dalla nomenclatura geologica tedesca che contraddistingue particolari rocce sedimentarie argillose, che hanno subito un lieve metamorfismo; molto spesso, però, questo termine viene anche utilizzato per indicare fossili vegetali. Le Filliti risultano alquanto abbondanti in alcune rocce sedimentarie diffuse nell’entroterra di Albisola (Sv), in particolare nella zona di S.Giustina. Queste particolari rocce ricoprono dal punto di vista geologico una notevole importanza, in quanto caratterizzate, appunto, dall’abbondante presenza di fossili. Proprio nella località di Santa Giustina (sito gestito dal Geoparco del Beigua) (fotografia XY) e nelle rocce sedimentarie nei dintorni di Sassello (Sv) è stata scavata, nel tempo, la ricchissima collezione di fossili continentali e marini da parte dello studioso Perrando. Questi siti, infatti, risultano tra i più significativi ed abbondanti giacimenti fossiliferi oligocenici dell’Italia nord-occidentale; infatti, i numerosi reperti fossili rinvenuti ( foglie, tronchi di albero, coralli, foraminiferi, alghe e molluschi) (fotografia X e Y) hanno permesso di datare con precisione queste rocce a circa 30 milioni di anni fa e di ipotizzarne una formazione in un antico ambiente di tipo tropicale. La Lignite di Cadibona (Sv) – In quest’area del ponente ligure, all’interno delle Arenarie e di altre rocce sedi- mentarie (Conglomerati e Marne) che poggiano direttamente sul substrato cristallino costituito da Gneiss, sono presenti numerosi livelli di Lignite, un carbon-fossile di colore nero. Dal punto di vista geologico, i depositi di Lignite sono testimoni di bacini continentali prevalentemente di tipo lacustre e paludoso, all’interno dei quali, in Liguria, sono stati rinvenuti importanti resti fossili perfettamente preservati che hanno permesso di datarli all’Oligocene (circa 30 milioni di anni fa). Il più importante reperto fossile è rappresentato sicuramente dall’Anthracothtrium (foto XY), un preistorico mammifero erbivoro delle dimensioni di un ippopotamo, che viveva in antichi ambienti lacustri e paludosi. In passato, i depositi di Lignite, principalmente quelli di Cadibona (Sv), sono stati abbondantemente sfruttati per l’estrazione di questo particolare carbon-fossile attraverso la realizzazione di miniere, dismesse nel secondo dopoguerra. SEDIMENTARIE Le rocce della Liguria ARENARIA S71 ARENARIA Schema: Tessitura Colore Principali varietà Ambiente di formazione roccia sedimentaria roccia clastica quarzo, feldspato, calcite, miche, clorite SEDIMENTARIE Categoria Tipo Minerali principali Minerali accessori ossidi, solfuri clastica con granuli di dimensioni tra 1/16mm e 2mm in matrice variabile e distribuito in modo irregolare arcose, grovacca, quarzoarenite conoidi alluvionali, depositi fluviali, correnti di torbida sottomarine, piattaforma continentale S66 Strutture di flusso ed onde fossili in un’Arenaria di Riomaggiore (SP). Classificazione: Le Arenarie sono rocce sedimentarie costituite da sabbie litificate, con clasti di dimensioni comprese tra 1/16mm e 2mm. I granuli che le compongono sono rappresentati prevalentemente da quarzo, feldspati e miche, oppure da frammenti litici, cioè da piccoli pezzetti di altre rocce. Analogamente ai Conglomerati, anche i clasti delle Arenarie sono legati tra loro da una matrice costituita da granuli di dimensioni inferiori oppure da un cemento molto fine, formatosi dalla precipitazione diretta di minerali in soluzioni sovrassature in silice o calcite. La diversa natura dei clasti e della matrice determinano nelle Arenarie singolari variazioni cromatiche, con colori che possono oscillare Strutture di flusso ed onde fossili in un’Arenaria di Riomaggiore (SP). Strutture di flusso ed onde fossili in un’Arenaria di Riomaggiore (SP). dal grigio, al giallo, al verde, al rosso o al bruno. Nelle successioni geologiche, gli studi tessiturali, composizionali e giaciturali di queste rocce hanno ricoperto sempre una notevole importanza, poiché queste rocce permettono di capire il rapporto tra minerali stabili (di difficile alterazione come per esempio quarzo e feldspati) (Arenaria matura), e minerali instabili (facilmente alterabili come per esempio le miche) (Arenaria meno matura). Le Arenarie sono rocce sedimentarie ‘più mature’ dei Conglomerati, in quanto i loro clasti risultano maggiormente elaborati, mostrando dimensioni e composizioni più omogenee e bordi alquanto arrotondati. Risultano generalmente ben stratificate e, spesso, al loro interno appare evidente una progressiva diminuzione della granulometria dei clasti passando dal basso verso l’alto del medesimo strato (fotografia XY). Sono caratterizzate di frequente da intercalazioni limose ed argillitiche. Nello schema qui sotto riportato (fig. XY), è stata ridisegnata una delle più importanti schematizzazioni (classificazione secondo Pettijohn) per la classificazione delle Arenarie tra le innumerevoli proposte fino ad oggi dai geologi sedimentari. Le Arenarie si suddividono in due categorie principali: le cosiddette Arcose, che contengono circa il 25% di granuli feldspatici, oltre a minerali quali quarzo, biotite e muscovite, generate dalla sedimentazione diretta di materiale di origine granitica o gneissica, dopo un breve trasporto, e le Grovacche, Arenarie meno mature per composizione e struttura, dove i differenti elementi di quarzo, feldspato, miche e frammenti di altre rocce sono immersi in una matrice detritica (oltre il 70%). Le Quarziti sono una particolare varietà di Arenarie, rappresentate da rocce molto compatte e costituite per più del 90% da quarzo di origine detritica. Si segnala come le Arenarie, in generale, CEMENTO o MATRICE Composizione della matrice sabbiosa Le rocce della Liguria ARENARIA Matrice detritica tra 15% e 75% S67 Strutture di flusso ed onde fossili in un’Arenaria di Riomaggiore (SP). Matrice detritica tra 0% e 15% (interstizi vuoti o riempiti da cemento di precipitazione chimica) Feldspati > frammenti di roccia Grovacche feldspatiche Arcose Subarcose Ortoquarziti con selce <5% frammenti di roccia > Feldspati Grovacche litiche Subarenarie Protoquarziti Ortoquarziti con selce >5% % elementi stabili (quarzo) generalmente <75% <75% 75% < > 95% > 95% Schema: Categoria Minerali principali Minerali accessori Tessitura Colore Principali varietà Ambiente di formazione roccia piroclastica ed ipoabissale quarzo, feldspato alcalino, feldspatoidi, clorite, fengite sericite, biotite, vetro granulare, massiccia, porfirica grigio, bruno, rossastro - violaceo -----------------------------eruzioni vulcaniche, nubi ardenti Particolare di un affioramento di Porfido, affiorante nell’entroterra savonese. S104 IGNIMBRITE E PORFIDO PARTICOLARI Le rocce della Liguria IGNIMBRITE E PORFIDO più fine costituita prevalentemente da parti vetrose e da frammenti vulcanici. La grana delle fasi mineralogiche che compongono queste rocce è alquanto variabile, anche se normalmente risulta medio–fine (fotografia XY). I fenocristalli si possono presentare allungati e con caratteristiche forme ovali, in seguito a meccanismi di formazione e Particolare di un affioramento di Porfido, messa in posto della roccia. Le Ignimaffiorante nell’entroterra savonese. briti, talvolta, possono contenere al loro interno frammenti ellittici di coloClassificazione: re rosso scuro a composizione vetrosa, L’Ignimbrite, il cui nome deriva dal chiamati ‘fiamme’ e derivati da branlatino ‘ignis’ (fuoco) ed ‘imber’ (piog- delli di lave pomicee. gia), cioè ‘roccia ardente proveniente da una nube di polvere’, è una partico- Origine: lare roccia mista effusiva e piroclastica, Gli episodi vulcanici che avvengono legata ad eventi magmatici. Si forma in nel settore ligure in epoca tardo-paleseguito ad eruzioni vulcaniche a com- ozoica (Carbonifero-Permiano, circa posizione prevalentemente acida (sili- 300 milioni di anni fa), danno origine ce minore del 50%) e mostra splendi- ad imponenti effusioni acide (ricche de variazioni cromatiche dal grigio al in silice) e principalmente a carattere rosso–violaceo, prevalentemente nelle ignimbritico, sottoforma di colate e litologie che sono state interessate da filoni, a composizione ‘granitica’ (da successivi processi di alterazione ed riolitica a riodacitica) con prodotti laossidazione. Queste singolari rocce vici subordinati (Porfidi del Melogno). vulcaniche sono costituite da minerali I ricercatori hanno stabilito che quedi dimensioni variabili (fenocristalli) sto vulcanismo può essere compatibile di quarzo, feldspato alcalino (sanidi- sia per processi di fusione della crosta no ed albite), biotite e, in alcuni casi, continentale (a composizione granulifeldspatoidi, immersi in una matrice tica ed anfibolitica), sia per fusione del Particolare di un’anfibolite foliata, affiorante nell’entroterra di Savona mantello terrestre, con successiva parziale ‘contaminazione’ delle rocce della crosta continentale sovrastante che attraversavano i fusi magmatici durante la risalita verso la superficie. Queste rocce, che si presentano spesso molto foliate, derivano probabilmente anche da prodotti piroclastici, generati in seguito ad eruzioni vulcaniche, che hanno subito anche un successivo ridotto rimaneggiamento sedimentario. Tutto il ciclo vulcanico, avvenuto in alcuni limitati settori della Liguria verso la fine dell’era paleozoica, è successivamente ricoperto da potenti sedimenti detritici continentali, rappresentati dalla formazione geologica del ‘Verrucano’ (vedi particolarità scheda Arenarie). Distribuzione e localizzazione: I Porfidi e le rocce di tipo ignimbritico presenti lungo il territorio ligure sono presenti esclusivamente nel suo settore occidentale, prevalentemente nella provincia di Savona. Interessanti affioramenti si possono osservare in provincia di Savona, ad esempio lungo spaccati stradali presenti lungo la strada provinciale SP490 che raggiunge il Colle del Melogno, salendo da Finale Ligure, dove i Porfidi si trovano spesso associati a rocce di tipo sedimentario. Altre masse ignimbritiche (Rioliti) di S105 Particolare di un affioramento di Porfido, affiorante nell’entroterra savonese. spessore alquanto moderato si possono invece osservare nei dintorni del lago di Osiglia (Sv), dove rappresentano antiche colate laviche poco estese con spessori compresi tra 400 e 550m e chiamate geologicamente con il nome di ‘Porfidi di Osiglia’. Altri affioramenti facilmente accessibili in cui si possono incontrare ed osservare queste rocce si trovano lungo la strada compresa tra Murialdo e Calizzano (Sv), all’altezza della passerella sul Torrente Bormida, dove risultano associate ad altre litologie metamorfiche. Particolari Metarioliti a tessitura ignimbritica che affiorano raramente nel ponente ligure sono conosciute con il nome formazionale di “Metarioliti di Case Lisetto”. Schema: tologie delle splendide sfumature cromatiche. roccia magmatica metamorfica Sottocategoria roccia anatettica granito, anfibolite, gneiss, Roccia originaria pelite quarzo, feldspato potassico, Minerali principali plagioclasio, biotite, anfibolo magnetite, zircone, apatite, muscovite, cordierite, Minerali accessori sillimanite, andalusite, epidoto, granato occhiadina, scistosa listata Tessitura Colore bianco, nero, grigio embrechite, agmatite, Principali varietà arterite, nebulite Ambiente di aree di basamento in crosta formazione continentale Particolarità Classificazione: La formazione di Eze – Questa particolare formazione geologica che affiora in maniera discontinua in provincia di Savona, è costituita da rocce magmatiche (Andesiti effusive ed ipoabissali), parzialmente metamorfosate in condizioni di scisti verdi (fotografia XY – Vigo). Queste rocce magmatiche a composizione acida, che vengono identificate dal punto di vista geologico con il nome ‘Formazione di Eze’, sono state volutamente inserite nelle particolarità di questa scheda, poichè risultano molto spesso associate ed interdigitate con i Porfidi del Melogno. Mostrano una colorazione variabile dal verde (nei livelli maggiormente massici) al rosso (nei corpi più alterati ed ossidati) e sono costituite da fenocristalli feldspatici, talvolta osservabili anche semplicemente ad occhio nudo. Nonostante un margine di incertezza, i Geologi ritengono che le rocce appartenenti alla formazione delle ‘Andesiti di Eze’ risultino il prodotto di un’intensa attività vulcanica, che ebbe origine in questi settori della nostra regione verso la fine del Paleozoico (circa 280 milioni di anni fa). La Migmatite (dal greco μ = mescolanza) è una roccia alquanto singolare, poiché può essere considerata una litologia ‘mista’, composta da parti magmatiche, a composizione acida (neosoma), e da parti metamorfiche di chimismo intermedio o leggermente basico, solitamente compatibili con condizioni di facies anfibolitica o granulitica (paleosoma) (fotografia XY - Scambelluri). Tale peculiarità conferisce a queste rocce particolari cromatismi, definiti dal contrasto delle aree magmatiche di colore bianco chiaro, che risultano frammiste ed interdigitate in modo eterogeneo a quelle metamorfiche di colore più scuro. Neosoma e paleosoma possono formare strutture a bande (stromatitiche), variamente ripiegate e contorte, ed i cui contatti possono essere più o meno netti e sfumati, fino a rendere quasi irriconoscibile il limite tra esse. Dal momento che neosoma e paleosoma mostrano dimensioni variabili da centimetriche a multimetriche, queste rocce risultano più facilmente distinguibili e riconoscibili osservandole direttamente in un affioramento sul terreno, piuttosto che su un singolo campione a mano. Le Mig- Categoria Particolare di un affioramento di Porfido, affiorante nell’entroterra savonese. Descrizione di un affioramento-tipo S106 MIGMATITE I Porfidi di Osiglia – Affiorano alquanto estesamente nei dintorni di Osiglia, in provincia di Savona, località facilmente raggiungibile percorrendo la strada provinciale che sale da Finale Ligure verso il passo del Melogno. In particolare, i Porfidi affiorano in corrispondenza della parte più settentrionale del lago (AGGIUNGERE fotografia LAGO OSIGLIA XY), dove risultano a stretto contatto tettonico con rocce di tipo metamorfico, derivanti da antichi sedimenti, che risultano disposti al di sopra. Sono rocce vulcaniche e piroclastiche a composizione riolitica, che presentano di frequente singolari colorazioni verdastre per la presenza del minerale sericite. In queste aree, i Porfidi mostrano un aspetto compatto e massiccio e tessiture magmatiche abbastanza ben preservate. I fenocristalli costituenti sono rappresentati da quarzo, feldspati potassici con percentuali minori di plagioclasio e clorite, circondati da una matrice vetrosa di colore scuro. Queste rocce, principalmente le facies piroclastiche, presentano frequentemente al loro interno inclusi di dimensioni variabili di Peliti metamorfiche di colore nero (Filladi) e fiamme vulcaniche di colore rossastro, che conferiscono a queste li- PARTICOLARI Le rocce della Liguria IGNIMBRITE E PORFIDO Migmatite in un affioramento in provincia di Savona. S107 Migmatite in un affioramento in provincia di Savona. Migmatite in un affioramento in provincia di Savona. matiti sono caratterizzate da numerose strutture e tessiture, alcune delle quali consentono di distinguere e classificare queste rocce; in particolare: Agmatite (Migmatite iniettata in vene e frattu-
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