a PETROLO in Val d' Ambra nel Valdarno superiore,fatta nell'Agosto decorso. GITA AGRARIA • Dalla piazza fuori della porta Aretina di Monte Varchi si entra in una piccola strada ristretta fra i poggi e costeggiante il Torrente del Pestello. La strada è piana fino alla fornace di Reodola, ed accessibile alle vet~ ture a quattro ruote ; onde potemmo seguirla fino a quel punto in carrozza, accompagnati dall' ottimo sig., Dott. Gio. Batista Dami di Monte V archi, che ci servì anche di guida, non conoscendosi da noi quella strada. Di là salimmo a piedi alla villa di Rendola appartenente alla famiglia Firidolfi di Firenze, ove volgendo la via verso il mezzogiorno , dopo aver traver~ato il piccolo borghetto di Mercatale giungemmo alla chiesa detta di Petrolo che resta· nell'alto del V aldambra sotto la Torre di Galatroua. Vicino alla chiesa incontrammo il signor Giorgio Perrin , oriundo svizzero, il quale ci aveva invitati alla propria abitazion~ che era pochi anni addietro una villa appartenente ai sigg. Soldani di Monte Varchi. Essa è situata sopra un ristretto ripiauo artificiale, e dalle parti di tramontana. e levante guarda il Valdarno superiore fino ai poggi di Reggello ed i monti che li sovrastano, continuando poi quelli che dividono il Valdarno dal Casentino fino al monte di Catenaja , scorgendosi più indietro quelli che forman parte della gran Catena degli Appennini sopra al Borgo s. Sepolcro. Continuando dal levante verso il mezzogiornò , si scorge in distanza il Monte di Lignano sopra Arezzo , e più appresso si vedono le colline elevale di Pt~rgine , Pieve a Presciano, e Palazzuolo. ll mezzogiorno e il ponente restano piuttosto chiusi dai prossimi poggi che da Galatroua mandano le loro acttne nell'Ambra, e la scena T. Vll. Tr. Ili. ~ Digltized by Goog Ie 33o è chiusa dal Monte e Castello di Monteluco, fl dai p«J'g{!i <'he dipartendosi da quelli giungono a Montegonzi, ve· dendosi anche quei più lontani che dividono il Chianti dal Valdarno. La Torre di Galatrona, prossima all' af,itazioue del sig. Perrin , ridnama l' occhio attento dei curiosi per la sua altezza e per la sua poèizione nella sommità dei poggio. Questa è di antica costruzione , e forrnava parte di un castello che nell'anno 963 dell'era volgare fu donato da un U go dei Conti Guidi alla Badia di Poggibonsi. La memoria dell' esistenza di un potere feuòale che da quell'alto signoreggiava le campagne sottoposte e che oggi è distrutto, aumenta la soddisfazione piacevole di veder coltivati quei campi che una volta quella torre isteriliva o teneva selvaggi. Il castello di Monteluco a' Lecchi posto sulla sommità d'uno dei poggi che dividono il Chianti alto dal Val-d'Ambra, e che resta a ponente dell'abitazione del sig. Perrin, essendo circondato da boscaglie, rende più singolare fjuella veduta, e per usare una frase moderna, risveglia l'idee di romanticismo che molti apprezzano. La resistenza che banno fatto al corso dei secoli., alle ingiurie de_gli uomini, quelle fabbriche, quelle torri, (1uei castelli scmidiruti soddisfa ono il gusto e la curiosità di molti, quanto , al contrario , a me diletta il vedere le ridenti e popolate valli degl' influenti del maggior fiume toscano. Per soddisfare alla curiosità di quei tali , trattandosi di luoghi che richiamano anche l'attenzione del viaggiatore che percorre la via Regia Aretina, ho raccolto che questo Monteluco fu dato in feudo dall' imperatore Federigo I ai Ricasoli di Caccbiano.., i quali furono un tempo signori di molte parti del Chianti e del Val-d' Ambra , come si .legge nella iscrizione posta nella chiesa di Coltihuono, dove si dicono padroni di tutto ({Uel tratto di paese che resta Digitized by Google 331 compre~o fra PArno e l' Arhia. Il sig. Perrin nou ha rimodernato l'interno dell' abitazione, ma ha fatto snJ,ito cambiar d'aspetto al terreno che la circonda~ formando artificialmente un ripiano verdeggiante dove cresce l' erba medica in suolo sassoso ed ingrato, lo ch6 ci fece a(l('..orgere che quel proprietario piuttosto che occuparsi in ornamenti inutili, si dava cura di aumentare e migliorare i prodotti del suolo. Noi ravvisammo quello stesso spirito amministrativo e ben diretto nell' interno della famiglia che trovammo insieme con ]ui, e che unisce semplicità e schiettezza all'urbanità più gentile e ·raffinata. Quantunque la mensa fosse più scelta che semplice, più !anta che frugale, aveva sempre il gran pregio agli occhi nostri di esser composta di tutti prodotti di quel suolo, quando se n'eccettuino le droghe e lo zucchero. Quelle mani gentili dalle quali ci venivano offerti i dolci, si erano impiegate in prepararlì. I vini, che dissugano le sostanze di molti per lusso male inteso , erano tutti delle vigne del sig. Perrin, per quanto fossero dlversissimi fra loro di sapore; merito solo dell'abilità di chi gli aveva manifatturati. Queste c~rcostanze dettagliate che noi amiamo di raccontare, ci confermano, come confermeranno i nostri lettori, nella credenza più volte esternata sull' utilita , che presto si cangerà in necessità per i terrieri toscani~ di vivere costantemente sopra i loro fondi , e d' essere, senza l'intermedio del fattOri'!, agricoltori, manifattol'Ì, computisti e cassieri, e tutto ciò che abbisogna all'amministrazione, come lo è il sig. Perrin che proponghiamo a 1J10dello. In questo modo invece che il soggiorno in campagna sia, come è generalmente in Toscana, per i terrieri cittadini soggetto di dispendio, e più anticamente tale da doversi sopprimere per economia , diverrà un compenso utile a risanare le piaghe che r attuale sistema d'amministrazione Digitized by Google 332 originato da antichi pregiudizj , ha fatti e va continuamente facendo; potrà divenire di più un compenso alla mancanza di altre oc<:upazioni lucrose, come lo ftrano nel tempo delle-toscane repubbliche le arti e le manifatture, le quali essendo rimaste distrutte sotto il principato, tutti quelli che volevano emergere dalla folla furono obbligati a volgersi alla carriera degl' impieghi pubblici o delle professioni medicà e legale. Egli è fa. cile intendere che non vi è casa di amministrazione campestre in Toscana la quale non costi palesemente quattro o cinquecento scudi all'anno, mentre si chiama beato quello che può ottenere nn impiego che gli frutti in città altrettanto. Quindi qnello che vive alla campagna dirigendo la propria amministrazione, può calcolare per prima partita di reddito quella indicata; e trascurate le altre, tenersi ben pago di questa e della morale considerazione che ogni proprietario istruito' ottiene dagli altri campagnoli. Il sig. Perrin sapeva questa verità, ed acquistato il fondo di Petrolo, non affidò ad altri la cura di farlo valere, lo che se avesse fatto, egli era perduto irrepa • •·abilmente. Si · accorse di più , che in terreno sassoso e generalmente ingrato, poco potevano produrre i cereali , e che la cultura della vite era le più analoga alla natura di quel suolo; ed anche che vi si producevano ottimi vini, ch'egli càll l'arte avrebbe potuto migliorare: onde con savio accorgimento volle secondare lana" tura e le circostanze Jel terreno, aumentando la cultura delle viti, ed occupandosi della manifattnra del vino. La predilezione per il paese natio lo ha eccitato a seguire il metodo di fare delle vigne e di tener viti <',ome nel cantone di Vaud in Svizzera, da dove pure ha fat.to venire un vignajuolo. Con quest'idea egli ha eseguito scassi nei terreni i più ingrati e sassosi, che ·non davaQo alcun prodotto , alla profondità di due braccia Digitized by Google 333 ' andanti, rieffipiendo il fondo dello scasso con i sassi stessi levati dal terreno, i quali così disposti formano un largo 'Oespajo, operazione costosa e difficile ma diminuita d' a~sai nel suo coato dalla cura assidua e . co· stante del proprietario. Persuaso del proverbio : Chi ha denari da gettar via, tenga l opere e non vi stia; il signor Perrin è il primo sol lavoro, nè abbandona i suoi lavoranti giammai fuorchè per circostanze singolarissime: lo che produce l'effetto di eseguire quei lavori che po~ chi ardirebbero di tentare. Con la metà della spesa che occorrerebbe per altri, egli ha piantato le viti a ripia ~ no , orizzontali , io qualche luogo sostenute da muri ; ed è facile a intendere che le viti in quel terreno così smosso e sollevato vi crescono vegete e rigogliose. Appena attaccato il magliuolo, il primo anno dopo la piantazione fa tagliare le viti al primo o al più al secondo occhio sopra il terreno, e nel secondo anno ri· pete lo stesso taglio, lasciando però tre o quattro tralci perchè la vite col fustò principale non cresca sopra il terreno al di là di un terzo di braccio fiorentino, cP-n~ tonovantaquattro millimetri misura francese; pensando così di m an tenerle seoz' aver bisogno di palo per so;stegno. Noi attenderemo di far plauso a questo genere di coltivazione ed a questo modo di tenere le viti quando conosceremo le resultaoze dei prodotti di qualche anno; giacchè per ora per quanto abbiamo veduto molta uva sulle viti di due anni~ e tanta da dare un prodotto di qualche rilevtJnza ., nonostante dobbiamo osservare che le viti sono troppo giovani per poteroe parlare con sicurezza. Non dubitiamo poi di ottenere dalla gentilezza del sig. Perrin i calcoli numerici della fatta operazione, onde i proprietarj toscani possano conoscerli e nelle a.naloghe circostanze seguirne le indicazioni. E nemmeno dubitiamo d'incorrer rimproveri dal sig. Perrio se esponghiamo il timore che la precocità delle viti DigitizedbyGoogle / 33i nel dar l'uva, sia a carico della loro durata ' e che sia dannoso in un paese m<Jridiooale corne il nostro il v o~ ler forzare troppo la vegetazione della vite dimiouen~ dole tanti getti, nei quali casi ci ~embrerebbe inopportuno tanto dispendio. Ma tornando ad applaudire al tentativo del signor Perrin e ad esser.gli gl'ati., perchè ogni tentativo fatto con intelligenza apporta utilità all'arte , potremo lodarlo francamente nella manifattura del vino., avendolo trovato superiore alle migliori qualità dei vini toscani; fatto che non è solamente sembrato tale a noi., ma più lo sembra ai suoi ricorrenti , e11s~ndogli riuscito in quest'anno., nel quale i prezzi del vino son tenuissimi., sostenere iL 11110 vino nero di Poggio ·asciutto al prezzo di lire 33. 6. 8 la soma , ossiano franchi 28 per litri 91 . misura francese. Oltre al vino nero egli fa uaa qualità di vino bianco asciutto e stomatico., di sapore piacevole , ed ottimo per pasteggiare, e che ha una somiglianza coi vini di Stiria. Egli si occupa ancora di fare altri vini con uve più' scelte; ed il suo vin-santo è certamente migliore del Malaga vecchio. Ne fa degli spumanti; come la Champagne ed altre qualità da bottiglia : ma quanto a me preferirei a tutti il suo vino nero da tavola di Pog· gio·asciutto ; e solo avvertirò gli ospiti del sig. Perrin a non ceder troppo alle di lui pressanti gentilezze in questo rapporto., per non restar traditi dalla superiore squisitezza di quel vino ., al quale , io ripet:o ., non saprei rassomigliarne altro in Toscana. Amante appassionato del bello ed infelice suolo d'Italia , della quale la nostra Toscana forma il centro e., forse., la più fortunata parte per la varietà del suolo., per le circostanPJe del clima., per l.a dolcezza dei costumi., non posso a meno di volgere qual·. che rampogna ai terrieri toscani che vivono alla oam- Digitized by Google 535 pagna, perchè molti di essi si occupano dei loro inte· ressi campestri anche meno dei proprietarj che vivono io città; ed esortargli a seguire il sistema di vivere di questo svizzero italianizzato. Dovrebbero molti di loro vergognarsi di non ricavare dalla fortuna paterna altro vantaggio che quello di restare in letto molto più lungamente dei contadini, e di mangiare assai più di questi. lo ne conosco alcuni che giungono fino al punto di non aver mai visitati tutti i terreni che possiedono. I più attivi limitano la loro energia ad ammazzare tina lepre o una starna. Se la famiglia aumenta sproporzionatamente alle rendite, non sanno- trovare altro compenso che lamentarsi della gravezza dd le imposizioni, del basso prezzo dei gene· ri , e quindi restar neghittosi quasi attendendo il pane per miracolo~ piuttosto che lavorare per guadagnarlo. Raramente una nuova pratica, e più di rado un migliora mento nell' agricoltura riesce per l' opera di questi infingardi. All'oscuro delle nuove scoperte, dei progressi dell' arte, si limitano a deriderli ; nè si attentano mai., tanta è la infingardaggine loro, a rifìutarli con buone ragioni o con fatti che possano convincerne l'erroneità o la fallata applicazione. Noi siamo soddisfatti di aver esposto il genere di occupazione del sig. Perrin, il quale, quantunque abituato prima ad un vivere cittadinesco ed alle occupazioni commerciali' ha saputo darsi alla vita del campagnuolo, occupandosi con intellig*'nza ed utilità dell' arte campestre, scegliendo la coltivazione appropriata al suo possesso, tentando qualche cosa di nuovo., ed essendo riuscito a migliorarne certamente i prodotti; perchè per quanto il vino di Rendola e dei contorni di Petrolo sia stato e si mantenga sempre in molto credito, r10nostante non giunge alla tjualità di quello del nostro proprietario. E co&ì noi vorremmo che queste Digitized by Google 336 considerazioni servissero di eccitamento agli altri terrieri toscani che vivono in campagna , per seguirne l'esempio : e ci sembrerebbe di avere ottenuto un grande vantaggio per il progresso dell'arte ed anche della pubblica morale. Ma quand'anche non credessero dover seguire i nostri eccitamenti , ci sembrerebbe di aver ottenuto qualche cosa quando ributtassero le acerbe parllle che abbiamo loro dirette al solo fine di acuoterli dal letargo, con darci notizia di fatti, che noi pubblicheremmo subito che si prendessero la fatica di comunicarceli , onde provare che era erronea la nostra credenza, che erano ingiuste le nostre rampogne. E piuttostoohè 006Ì fosse (come la lunga conoscenaa dei campagnuoli toscani ci dà luogo di credere ) volentieri vorremmo poter dire ai nostri lettori, che male abbiamo veduto, e che siamo stati indotti io inganno- Una sola risposta che potessimo ottenere starebbe a provare almeno, che fra 'luelli che rimproveriamo vi è qualcuno che ha avuta la pazienza di sfogliare qualche pagina del nostro L.u>o uE' fuocr. Giornale. VARIETÀ , NoTIZIE AGRARIE , Ec. Nuo11a piantonaja in Toscana. Comparve pochi giorni sono alla luce un Catalogo di alcune varietà di una pianta da giat·dino, che i botanici chiamano DaMia o Georginia, e da cui i fioristi hanno saputo cavare un grandisoimo profitto poichè coll'arte loro e fra le loro mani la natura ha declinato in quella dalle severe sue leggi per dar luogo alla produzione di fiori mostruosi della più gran bellezza e singolarità. Comincia tJUesto Catalogo col dare un' idea della cultura nect:6saria alle piante che vi si offrono iu veudita e termina Digitized by Google
© Copyright 2024 ExpyDoc