I C O N C E R T I 2 0 1 4 - 2 0 1 5 OTTAVIO DANTONE DIRETTORE E ORGANO ORCHESTRA DEL TEATRO REGIO SABATO 22 NOVEMBRE 2014 ORE 20.30 TEATRO REGIO CON IL TGV LA FRANCIA È LA TUA VICINA DI CASA. DA TORINO A LIONE E PARIGI, DA CENTRO A CENTRO, IN TRENO DA 29€.* IN VENDITA SU VOYAGES-SNCF.COM * Tariffa Mini a partire da e per persona, per una sola andata in 2 a classe nel limite dei posti disponibili a questa tariffa con TGV Italia-Francia. I biglietti sono in vendita a partire da 3 mesi prima della partenza del treno. Biglietti con disponibilità limitata e in vendita secondo condizioni, in partenza da determinate città, per una selezione di destinazioni e su determinati treni con TGV. Biglietti non cambiabili e non rimborsabili. Biglietti in vendita su www.voyages-sncf.com con pagamento online obbligatorio e presso la boutique SNCF in stazione a Milano Porta Garibaldi. TGV® un marchio depositato di SNCF. Tutti i diritti di riproduzione sono riservati. SNCF, società di diritto pubblico a carattere industriale e commerciale con capitale di 4.970.897.305 €, numero di iscrizione presso il Registro delle Imprese di Bobigny 552 049 447. 11 / 2014 Ottavio Dantone direttore e organo Orchestra del Teatro Regio Georg Friedrich Händel (1685-1759) Water Music, suite n. 1 in fa maggiore hwv 348 I.Overture. Largo - Allegro II. Adagio e staccato III.Allegro IV. Andante espressivo V.Presto VI.Air. Presto VII.Minuet VIII.Bourrée. Presto IX.Hornpipe X. Allegro moderato Concerto in fa maggiore per organo e orchestra op. 4 n. 4 hwv 292 Allegro Andante Adagio Allegro Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) Sinfonia n. 10 in sol maggiore k 74 Allegro - Andante Rondò. Allegro Sinfonia n. 38 in re maggiore k 504 (Praga) Adagio - Allegro Andante Presto Restate in contatto con il Teatro Regio: Georg Friedrich Händel Water Music, suite n. 1 hwv 348 Concerto per organo e orchestra op. 4 n. 4 hwv 292 Il Bildungsreise di Händel non ha molto in comune con quello seguito dagli altri contemporanei tedeschi – Keiser, Fux, Graupner, Fasch e Bach. Nessuno di loro, a venticinque anni, poteva dire di aver visitato e conosciuto Berlino, Amburgo, Firenze, Roma, Venezia, Napoli e Hannover, e di aver già composto, in ognuna di queste città, opere, sonate, passioni e oratori già noti e applauditi. Mentre Bach, in particolare, si cimentava nella pratica della scienza musicale e nel duro esercizio dell’insegnamento, limitando la diffusione della sua opera agli spazi angusti della liturgia luterana e dei collegia musica, Händel era preoccupato più di essere attuale e di piacere al pubblico delle corti e dei teatri europei che di costringere il suo genio entro i limiti e gli schemi della cantata, del corale e della fuga. Si era appena procurato, di ritorno dall’Italia, la nomina di Kapellmeister alle dipendenze degli Hannover (grazie alla notevole reputazione di clavicembalista e organista), quando l’insofferenza per la mediocrità di quella sistemazione così provinciale lo indusse ad allontanarsi nuovamente dalla Germania, attirato questa volta dal fervore della vita musicale londinese. Dall’alba del Settecento, l’Inghilterra, orfana del talento di Purcell, era in effetti una straordinaria terra di conquista per gli artisti stranieri, soprattutto italiani, che qui vi trapiantarono la tradizione del melodramma. L’arrivo a Londra del «caro Sassone», la cui fama di virtuoso e operista serio lo aveva preceduto anche in Inghilterra, destò quindi l’interesse immediato dei reali e della nobiltà cittadina, ammirati dallo straordinario successo del suo Rinaldo, eseguito per la prima volta al Queen’s Theatre di Haymarket nel 1711. Fu allora che Händel decise di abbandonare per sempre le sue origini, senza più far ritorno in patria. Nel corso dei primi anni londinesi l’attività del compositore si concentrò sul teatro d’opera (saranno una quarantina i titoli collezionati nell’arco di trent’anni), ma la favorevole congiuntura offerta dai festeggiamenti nazionali per la pace di Utrecht (1713) gli consentì di cimentarsi in lavori celebrativi che fecero di lui il musicista ufficiale delle grandi cerimonie di Stato. Quando, per un singolare caso di successione dinastica, il 1° agosto 1714 ascese al trono d’Inghilterra l’Elettore di Hannover (nonché padrone di certo contrariato dal suo Kapellmeister transfuga) col nome di Giorgio I, la leggenda narra che Händel si fece perdonare la grave inadempienza componendo le tre suites orchestrali che compongono la Water Music. L’opera, che rientrava fra i divertissements diffusi nella Londra del primo Settecento, in realtà fu commissionata dallo stesso re Giorgio come musica d’accompagnamento al corteo reale, in occasione di una grande festa sull’acqua che il 17 luglio 1717 animò per una notte le rive del Tamigi. Le cronache riportarono con meticolosità tutta mondana i dettagli dell’evento, ma ne sottolinearono anche l’eccezionalità: la falange di cinquanta strumentisti che componeva l’orchestra si esibì a bordo di una chiatta, mentre il re e la sua corte si godettero l’esecuzione, ripetuta per ben tre volte di seguito, da un’altra imbarcazione. Poiché la musica era dunque destinata a una grandiosa festa all’aperto cui partecipava un’enorme folla di ascoltatori, l’organico orchestrale prevede, oltre ai consueti archi e ai timpani, un gran numero di strumenti a fiato dalla forte sonorità, come gli ottoni (corni e trombe) e i legni (oboi, fagotto, flauti). Ciò che più importa qui a Händel non è la ricerca di sfumature raffinate, semmai il raggiungimento di particolare incisività e grandiosità, sia nel ritmo sia nella sonorità. La Suite in fa maggiore che apre la raccolta, comprensiva di dieci movimenti a carattere di danza, fra cui una «Overture» iniziale in due tempi, un Minuetto, una Bourrée e una Hornpipe, propone dunque musica vigorosa, ricca di effetti contrastanti, robusta nell’intonazione spesso popolaresca e sempre di immediata comunicativa. Risale invece alla maturità di Händel la composizione dei sei Concerti per organo e orchestra op. 4 (1735), eseguiti per lo più come intermezzi per i tre oratori (l’altra grande forma drammatica ampiamente presente nel catalogo händeliano) rappresentati al Covent Garden quell’anno: Esther, Athalia e Deborah. Nel trattamento di questi lavori, se il modello di partenza è ancora quello del concerto grosso all’italiana, l’organo è ormai separato dal gruppo strumentale del “concertino”, grazie al rilievo solistico (quasi clavicembalistico) che gli viene assegnato. Ne è un esempio il quarto Concerto della raccolta (hwv 292), che presenta una struttura quadripartita, con due movimenti veloci agli estremi e due lenti nel mezzo. Il primo Allegro, derivato in gran parte dal coro «Questo è il cielo» del primo atto dell’opera Alcina (rappresentata in quello stesso 1735), esibisce una parata di episodi distinti in cui l’organo si alterna al feroce unisono dell’orchestra. Segue l’ampio Andante, di tono intimo e delicato, in cui la linea dell’organo si muove su note ribattute e gradi congiunti, ripresa con struggente intensità dagli archi. Dopo la parentesi solistica dell’organo nel breve Adagio in minore, l’Allegro finale, in origine concluso dal coro «Hallelujah» di Athalia, chiude con una fuga “alla Händel”, in cui contrappunto tedesco e anthem inglese si amalgamano felicemente dando vita a un gioco imitativo aperto al dialogo concertante fra le voci. Wolfgang Amadeus Mozart Sinfonia n. 10 k 74 Sinfonia n. 38 k 504 (Praga) Ai tempi di Mozart soltanto un soggiorno in quella “terra promessa” della musica, e soprattutto dell’opera, che era l’Italia assicurava ai giovani musicisti desiderosi di far carriera il titolo di “maestro” e la consacrazione internazionale. Agli occhi del padre Leopold la corte arcivescovile salisburghese era un contesto troppo ristretto per migliorare e far conoscere i prodigiosi talenti del figlio; per cui il viaggio alla scoperta delle novità musicali nei teatri di Venezia, Roma e Napoli, Indice de’ teatrali spettacoli alla mano, rappresentava l’esperienza formativa fondamentale per l’affinamento stilistico del giovane «miracoloso». L’immersione nella vivace atmosfera italiana, l’ascolto della polifonia romana, il contatto diretto col pubblico delle antiche accademie e con i compositori “galanti” napoletani (Piccinni, Paisiello, Jommelli, de Majo) non solo consolidavano la reputazione del precocissimo compositore fra i mecenati nostrani disposti a commissionargli musica, ma diedero a tutto il repertorio mozartiano della prima trasferta italiana (dicembre 1769 - marzo 1771) un’impronta tipicamente mediterranea. È pur vero che, come sinfonista, Mozart aveva già sconfinato nel campo del facile melodismo e del sentimento puramente decorativo, lasciandosi sedurre dalla lezione dell’italianizzato Johann Christian Bach, cui il piccolo allievo era legato da profonda amicizia sin dal primo incontro londinese nel 1763; ma il soggiorno a Vienna quattro anni più tardi lo aveva ricondotto verso quegli arricchimenti strutturali della forma sonata e del colore orchestrale che dovevano toccare il loro vertice nell’opera personalissima di Haydn. La composizione di «sinfonie italiane» a uso mondano, intese cioè come pezzi di apertura e chiusura ai concerti, da riadattare all’esigenza come pagine d’opera, fu quindi una lieta parentesi lungo l’evoluzione viennese del sinfonismo mozartiano. Fra di esse, la Sinfonia in sol maggiore k 74 – risalente al soggiorno milanese del dicembre 1770 durante il quale Mozart riportò anche il primo agognato successo operistico serio col Mitridate – è un esempio di ouverture teatrale in tre tempi alla Sammartini, priva di minuetto, interruzioni di movimento e sviluppi tematici riconoscibili, asservita com’è alla cantabilità distesa dello stile italiano. L’Allegro iniziale non offre che brevissimi e vivaci frammenti giustapposti dei violini in frasi ripetute da due o quattro battute, alternati a un secondo tema più omogeneo e affabile. Fra esposizione e ripresa, gli oboi dialogano piacevolmente a due sopra una nota tenuta dei corni. Segue un Andante che si innesta immediatamente al tempo precedente mediante semplice rallentamento ritmico, in cui il flusso dolce e manierato del primo tema si espande indistintamente nel secondo senza contrasti espressivi. Il finale è un dinamico Rondò all’italiana costruito su una frase baldanzosa e ostinata degli archi e sul contrasto inatteso con un lungo episodio in minore. L’insediamento decennale nella capitale austriaca come artista indipendente condusse Mozart a radicali ripensamenti in ambito strumentale: finita l’epoca in cui venivano prodotte in serie senza profondità di contenuto e a mezze dozzine per volta, ora le sinfonie, normalizzate in strutture a quattro tempi (con minuetto), comparivano a intervalli anche di anni, ognuna racchiusa nel quadro di discipline severe come il contrappunto, la fuga, la dialettica della forma sonata, e permeata dell’intensa spiritualità del Mozart più maturo. È il caso della Sinfonia in re maggiore k 504, prima delle ultime quattro sinfonie mozartiane, scritta a Vienna il 6 dicembre 1786, a tre anni di distanza dalla Linzer k 425 e soprattutto nel periodo intercorso tra i sommi capolavori operistici delle Nozze di Figaro e del Don Giovanni. Detta «di Praga» perché destinata a essere eseguita (il 19 gennaio 1787) in previsione della visita di Mozart nella città che, diversamente dal pubblico viennese, aveva accolto favorevolmente il suo Figaro, la k 504 è nota sia per la ricchezza del tessuto orchestrale sia per l’articolazione in tre tempi alla maniera delle sinfonie-ouvertures italiane scritte nei primi anni di attività compositiva. La mancanza del minuetto, tuttavia, rappresenta un ritorno soltanto apparente al vecchio genere teatrale: la composizione non richiedeva certo la presenza di un quarto tempo che ne allargasse le proporzioni già estese e, d’altro canto, l’assenza di questa pausa “leggera” sottolinea il tono d’intimità psicologica (probabilmente indotto dalle difficoltà finanziarie e dal venir meno di una popolarità che era parsa inesauribile) che Mozart aveva ormai definitivamente assegnato alle sue sinfonie. Si riannoda, invece, all’Ouverture tragica e minacciosa del Don Giovanni l’andamento solenne dell’ampio Adagio introduttivo (la pagina sinfonica più lunga mai scritta da Mozart), affidato, in un crescendo di tensione, al lamento sinuoso degli archi con risposte cromatiche dei fiati. Voltando le spalle a questa scena di dolore, l’Allegro seguente esplora (in senso già romantico) motivi quasi informi, intrecciati l’uno nell’altro a creare una sapiente “saturazione polifonica”. La stessa molteplicità tematica anima l’Andante centrale che, pur aprendosi su una languida melodia riconducibile all’aria di Don Ottavio «Dalla sua pace», prosegue in ritmo di siciliana (6/8), alternando temi di derivazione comica a episodi drammatici in minore. Infine, il rapido Presto recupera la complessità formale del primo tempo grazie alla circolazione incessante di una breve figura da uno strumento all’altro che, nello sviluppo, raggiunge un’effervescenza talmente esasperata e stravolta da presagire gli echi sinistri del primo finale del Don Giovanni. Valentina Ester Crosetto Laureata in Culture moderne comparate presso l’Università di Torino con una tesi in Storia della musica (L’importanza di essere simbolisti: Salome da Oscar Wilde a Richard Strauss), Valentina Ester Crosetto ha partecipato come organizzatrice e relatrice al convegno dedicato al centenario dallo scoppio della Grande Guerra, 1914: Musica e cultura sull’orlo dell’abisso (Torino, 15-16 settembre 2014). Autrice di recensioni librarie per il «Giornale della Musica», da qualche tempo collabora come redattrice e co-conduttrice al programma radiofonico Donde hay música: Itinerari sonori in forma di dialogo, in onda ogni martedì su Radio 110. Diplomato in Organo e in Clavicembalo presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, fin da giovanissimo Ottavio Dantone ha avviato un’intensa carriera concertistica, dedicandosi allo studio e al costante approfondimento della musica antica e segnalandosi presto all’attenzione del pubblico e della critica come uno dei clavicembalisti più esperti e dotati della sua generazione. Nel 1985 ha ottenuto il premio di basso continuo al Concorso internazionale di Parigi e nel 1986 è stato premiato al Concorso internazionale di Bruges (due fra le competizioni di clavicembalo più importanti al mondo), primo italiano ad aver ottenuto tali riconoscimenti. Dal 1996 è il direttore musicale dell’Orchestra Accademia Bizantina di Ravenna, con la quale collaborava già dal 1989. Negli ultimi anni ha gradualmente affiancato alla sua intensa attività di solista e leader di gruppi da camera quella di direttore d’orchestra, estendendo il suo repertorio al periodo classico e romantico. In questa veste ha collaborato con alcune importanti orchestre ed istituzioni teatrali europee, fra le quali i Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra della Toscana, l’Orchestra Haydn di Bolzano, la Wdr Orchester di Köln, la Société Philharmonique di Bruxelles, le Orchestre dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, del Teatro Real di Madrid, del Teatro alla Scala e del Teatro La Fenice di Venezia, la Philharmonia Baroque Orchestra di San Francisco e l’Orchestre National de Lyon. È inoltre salito sul podio della Staatskapelle Berlin per una serie di concerti alla Philharmonie e alla Konzerthaus di Berlino. Risale al marzo 1999 il suo debutto operistico con la prima esecuzione moderna dell’opera Giulio Sabino di Giuseppe Sarti (di cui ha curato anche la revisione) sul podio dell’Accademia Bizantina, al Teatro Alighieri di Ravenna. Con l’Accademia Bizantina è regolarmente ospite delle più importanti sale ed associazioni concertistiche, tra le quali: Barbican Center di Londra, Konzerthaus di Vienna, Concertgebouw di Amsterdam, Cité de la Musique di Parigi, Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, Festival de Musique di Montreux-Vevey, lnternational Music Festival di Istanbul, Metropolitan Museum di New York, Auditorium del Lingotto di Torino, Ravenna Festival, Bologna Festival, Accademia Chigiana di Siena. Ha inaugurato la stagione 2012-13 con una serie di concerti sul podio dell’Orchestra Haydn di Bolzano e ha debuttato sul podio dell’Opernhaus di Zurigo con il Messiah di Händel. In seguito ha diretto la Petite Messe solennelle con la Royal Liverpool Philharmonic, Die Zauberflöte al Palau de les Arts di Valencia, Messiah di Händel con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai a Torino, nonché una serie di concerti sul podio della Filarmonica del Teatro alla Scala e dei Philharmoniker Hamburg. La stagione successiva lo ha visto debuttare sul podio dell’Orchestre National de France con un concerto dedicato a Mozart e Rossini. Subito dopo è ritornato a capo dell’Orchestra Filarmonica della Scala per dirigere un concerto con musiche di Mozart, R. Strauss e Bottesini. In seguito ha diretto ancora il Messiah con la Melbourne Symphony e la Royal Liverpool Philharmonic, La clemenza di Tito alla Fenice di Venezia e L’italiana in Algeri al Palau de Les Arts di Valencia. Ha diretto e suonato il clavicembalo in un concerto dedicato a Händel con la Dallas Symphony. Ha inaugurato la stagione 2014-15 dirigendo il Messiah sul podio dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano. Fra i suoi prossimi impegni operistici annovera le produzioni de Il barbiere di Siviglia a Oviedo, Tancredi e Orfeo all’Opéra de Lausanne, La verità in cimento e La clemenza di Tito all’Opernhaus di Zurigo, Le nozze di Figaro alla Staatsoper di Amburgo, Il barbiere di Siviglia e Don Giovanni a Bilbao, La Cenerentola all’Opéra national de Paris. In campo sinfonico terrà concerti con la Filarmonica della Scala, l’Orchestre de Chambre de Lausanne, l’Orchestra I Pomeriggi Musicali, l’Orchestra Haydn di Bolzano, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino, la Kammerorchester Basel e l’Orchestra of the Age of Enlightenment di Londra. Ha diretto importanti produzioni operistiche, fra le quali: Il viaggio a Reims, Così fan tutte e Rinaldo al Teatro alla Scala, Rinaldo al Glyndebourne Opera Festival e alla Royal Albert Hall di Londra, L’Arbore di Diana al Teatro Real di Madrid, Una cosa rara al Palau de les Arts di Valencia, L’italiana in Algeri alla Staatsoper di Berlino e all’Opéra de Lausanne, Giulio Cesare ancora a Losanna, al Comunale di Ferrara e a Modena, Juditha Triumphans al Teatro La Fenice di Venezia, Così fan tutte a Strasburgo, Adriano in Siria a Jesi, il Messiah ad Anversa, Tito Manlio al Barbican Centre di Londra e a Dortmund, Orlando e Rinaldo al Festival de Beaune, Le nozze di Teti e Peleo ed Edipo a Colono al Rossini Opera Festival di Pesaro, Ascanio in Alba al Comunale di Bologna, Die Entführung aus dem Serail al Piccinni di Bari e al Verdi di Trieste, Nina, o sia La pazza per amore di Paisiello nelle produzioni del Teatro alla Scala, del Piccolo Teatro di Milano e del Ravenna Festival, Marin Faliero al Teatro Regio di Parma. Numerose sono le sue registrazioni televisive e radiofoniche in Italia e all’estero, nonché quelle discografiche, più volte premiate dalla critica internazionale, sia come solista sia come concertatore. Dal 2003 incide per l’etichetta britannica Decca, nonché per l’etichetta francese Naïve. Profondo conoscitore della prassi esecutiva, tiene regolarmente corsi di perfezionamento di clavicembalo, musica da camera, basso continuo e improvvisazione. Questo concerto segna il suo debutto sul podio del Teatro Regio. L’Orchestra del Teatro Regio è l’erede del complesso fondato alla fine dell’Ottocento da Arturo Toscanini, sotto la cui direzione vennero eseguiti numerosissimi concerti e molte storiche produzioni operistiche, quali la prima italiana del Crepuscolo degli dèi di Wagner e le prime assolute di Manon Lescaut e Bohème di Puccini. Nel corso della sua lunga storia ha dimostrato una spiccata duttilità nell’affrontare il grande repertorio così come molti titoli del Novecento, anche in prima assoluta, come Gargantua di Corghi e Leggenda di Solbiati. L’Orchestra si è esibita con i solisti più celebri e alla guida del complesso si sono alternati direttori di fama internazionale come Roberto Abbado, Ahronovič, Bartoletti, Bychkov, Campanella, Gelmetti, Gergiev, Luisotti, Oren, Pidò, Sado, Steinberg, Tate e infine Gianandrea Noseda, che dal 2007 ricopre il ruolo di Direttore musicale del Teatro Regio. Ha inoltre accompagnato grandi compagnie di balletto come quelle del Bol’šoj di Mosca e del Mariinskij di San Pietroburgo. Numerosi gli inviti in festival e teatri stranieri; negli ultimi cinque anni, in particolare, è stata ospite con il maestro Noseda in Germania (Wiesbaden, Dresda), Spagna (Madrid, Oviedo, Saragoza e altre città), Austria (Wiener Konzerthaus), Francia (Théâtre des Champs-Elysées di Parigi). Nell’estate del 2010 ha tenuto una trionfale tournée in Giappone e in Cina con Traviata e Bohème, un successo ampiamente bissato nel 2013 con il “Regio Japan Tour”: nove date a Tokyo con Tosca, Messa da Requiem, Un ballo in maschera e un Gala Rossini. Dopo le prime tournée a San Pietroburgo ed Edimburgo, nel prossimo mese di dicembre si terrà il primo tour in America con appuntamenti a Chicago, Toronto, Ann Arbor (nel Michigan) e New York (Carnegie Hall e Onu). L’Orchestra e il Coro del Teatro figurano oggi nei video di alcune delle più interessanti produzioni delle ultime Stagioni: Medea, Edgar, Thaïs, Adriana Lecouvreur, Boris Godunov, Un ballo in maschera e I Vespri siciliani; di prossima uscita il Don Carlo. Tra le incisioni discografiche più recenti, tutte dirette da Gianandrea Noseda, figurano due cd dedicati a Verdi con Rolando Villazón e Anna Netrebko e uno mozartiano con Ildebrando D’Arcangelo per Deutsche Grammophon; per Chandos, Quattro pezzi sacri di Verdi e Magnificat e Salmo XII di Petrassi. Teatro Regio Walter Vergnano, Sovrintendente Gastón Fournier-Facio, Direttore artistico Gianandrea Noseda, Direttore musicale Orchestra Violini primi Stefano Vagnarelli • Monica Tasinato Claudia Zanzotto Carmen Lupoli Miriam Maltagliati Brice Olivier Mbigna Mbakop Alessio Murgia Laura Quaglia Daniele Soncin Roberto Zoppi Violini secondi Marco Polidori • Tomoka Osakabe Silvana Balocco Paola Bettella Edoardo De Angelis Maurizio Dore Silvio Gasparella Ivana Nicoletta Viole Armando Barilli • Alessandro Cipolletta Rita Bracci Maria Elena Eusebietti Franco Mori Giuseppe Zoppi Violoncelli Giovanna Barbati • Davide Eusebietti Armando Matacena Luisa Miroglio Marco Mosca Contrabbassi Davide Botto • Atos Canestrelli Fulvio Caccialupi Flauti Federico Giarbella • Maria Siracusa Oboi Carlos Del Ser • Alessandro Cammilli Timpani Ranieri Paluselli • Cembalo Mariangiola Martello Fagotti Davide Fumagalli • Sabrina Pirola Corni Ugo Favaro • Fabrizio Dindo Trombe Sandro Angotti • Paolo Paravagna • Prime parti Si ringrazia la Fondazione Pro Canale di Milano per aver messo i propri strumenti a disposizione dei professori Stefano Vagnarelli (violino Francesco Ruggeri, Cremona 1686), Marco Polidori (violino Alessandro Gagliano, Napoli 1725 ca.) e Tomoka Osakabe (violino Bernardo Calcanius, Genova 1756). © Fondazione Teatro Regio di Torino Prezzo: € 1 ©2014Rossini Tour 168x240 IT.pdf 1 21/10/14 11.59
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