go 046 Villa Fabris

GORIZIA
go 046
Villa Fabris
Comune: San Canzian d’Isonzo
Frazione: Begliano
Via Marchese de Fabris, 
Irvv 00007044
Ctr 088 so
Vincolo: .  ⁄ 
Decreto:  ⁄  ⁄ 
Dati catastali: .  ⁄ , . - ⁄ - ⁄ - ⁄
- ⁄ -
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La villa, sebbene ne conservi l’aspetto e le caratteristiche architettoniche, non è originale, venne infatti
restaurata alla fine dell’Ottocento e ricostruita dopo
la devastazione della guerra. La morfologia del complesso costituito dall’edificio padronale con parco,
giardino e numerosi rustici è stata mantenuta, l’unica variazione volumetrica è stata la sopraelevazione
delle ali laterali.
Il corpo dominicale ha pianta rettangolare ed è composto da tre piani con al centro il salone passante e
un’infilata di stanze laterali. Al piano terra da un
portone si accede all’atrio con colonne, ai locali di
servizio e alla scala interna che porta al piano nobile. A questo livello si trova il salone di rappresentanza al quale si può accedere direttamente anche dal
doppio scalone esterno posto sulla facciata posteriore della villa. La facciata principale è sobria, le aperture incorniciate si susseguono con il ritmo --, l’asse centrale è enfatizzato dal portone con cornice a
bugnato e da tre porte finestre affiancate al primo e
al secondo piano. Al piano nobile le aperture sono
più grandi ed arcuate con cornici; il balcone al centro è decorato da due volute, mentre le balaustre sono tutte in pietra. Il ritmo delle finestre prosegue
nelle ali laterali, leggermente più basse e adibite a
funzioni agricole. Il prospetto posteriore è speculare
a quello anteriore e arricchito dalla doppia scala.
Nel parco sul retro dell’edificio padronale si trovano, oltre agli annessi rustici e alla caratteristica colombaia, l’oratorio e la chiesetta che per il loro carattere si possono considerare successivi alla villa.
Dal parco, inoltre, un portone in ferro battuto posto
in asse con l’edificio, permetteva l’accesso diretto alla proprietà fondiaria della famiglia.
Il retro della villa (S.B. )
L’atrio del piano terra (S.B. )
L’oratorio (S.B. )
Sulla costruzione della villa ci sono poche notizie
documentate, ma è noto che «Ottavio marchese de
Fabris circa nel  sposava una contessa Savorgnan e passava ad abitare in Begliano, facendovi erigere il palazzo che tutt’ora esiste» (Pocar, ). Un
ramo della nobile famiglia, originaria della zona di
Tolmezzo, si stabilì nel monfalconese già nel corso
del  secolo e vi insediò una fiorente attività agricola. Nel corso dell’Ottocento la proprietà venne divisa tra diversi membri della famiglia Fabris; Francesco de Fabris, proprietario della parte più cospicua, preferì trasferirsi a Portogruaro e lasciò l’edifi-
cio disabitato. Solo attorno al  il nipote ricompose la proprietà e restaurò il complesso portandolo
alla situazione che permane ancor oggi. Curioso è il
fatto che a questa data corrisponda un Progetto per
la riforma della villa del marchese Fabris a Begliano
firmato dall’architetto triestino Ruggero Berlam, un
progetto grandioso che prevedeva la realizzazione di
giardini, stagni e parchi, un buon numero di edifici
in stile neogotico schinkeliano da affiancare alla villa secentesca, ma che non venne mai realizzato forse
perché non era una commessa professionale ma solo
un’idea del giovane architetto.