Giovedì 20 novembre 2014 formato PDF

F.N.A.S.A. Federazione Nazionale delle Associazioni delle Scuole Autonome - Statuto del 2001Sede legale : Via dei Prefetti 47 - Roma - c/o ANCI - Sede Operativa: c/o ITIS A. Volta, Passaggio dei Picciotti 1, 90123 Palermo
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“Amicus Plato, sed magis amica veritas”
– La Letterina n. 415– giovedì 13 novembre 2014 –
AL DIRIGENTE SCOLASTICO
ALL’ALBO
AL DIRETTORE SGA
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D’ISTITUTO
La “buona” scuola . Quando?
Anche l’Anci in una nota-rapporto su La Buona
Scuola ha evidenziato come la mancanza di risorse
adeguate compromette anche, i percorsi
d’integrazione ed educazione dedicati ai disabili e
l'aumento costante della presenza degli alunni con
cittadinanza non italiana.
La notizia dell’imminente pubblicazione del bando
di concorso per i nuovi dirigenti comincia a
mettere un moto un fermento di corsi di
preparazione e costituisce altresì un positivo
beneficio per la scuola lo sviluppo di maggiori
competenze organizzative, legislative, gestionali
oltre che didattiche, le quali arricchiscono il
patrimonio delle risorse umane della scuola.
In questo numero diamo spazio alle tematiche
dell’autonomia e della buona scuola, dando voce
anche ai Genitori anche se poco presenti e saremo
ben lieti di poter ospitare notizie relative a progetti
didattici delle scuole.
La Letterina è “cosa nostra” e racconta le cose di
“casa nostra”. Utilizziamo al meglio questo
strumento che ci rende uniti nella convergenza dei
comuni traguardi di scuola buona, bella, efficiente
e di qualità.
Noi facciamo la nostra parte.
La
consultazione
sul
documento “La Buona Scuola”
ha avuto termine.
Si sommano le adesioni, i
numeri
di
accesso
al
questionario. Si dovrebbero
adesso tabulare le proposte
pervenute. Sarà fatto?
A questo interrogativo risponde lo scetticismo e la
sfiducia nei confronti del Governo e dei suoi
rappresentanti, i quali usano la parola SCUOLA
con lettere maiuscole, ma poi riducono e tagliano i
viveri che la aiutano a crescere.
Le controverse e alterne notizie circa le prospettive
di realizzazione dei buoni propositi indicati ne “La
Buona Scuola” quali: l’immissione in ruolo, la fine
del precariato, l’organico funzionale, sono
indicative di un disagio che si diffonde e pervade
non solo il palazzo della Minerva, ma tutte le
scuole, piccole e grandi, dei grossi centri urbani e
delle periferie.
La scuola soffre, è ammalata, ha bisogno di cure e
di vitamine, invece viene imposta dall’alto una
rigorosa e drastica dieta, che la debilita sempre più.
Le promesse, anche se ancora confuse e non bene
definite, della Buona Scuola, accompagneranno
l’intero anno scolastico, anche per verificare
quanto di ciò che è indicato nel documento riuscirà
a tradursi in concretezza.
Giuseppe Adernò
[email protected]
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La Letterina, settimanale on line dell’A.S.A.Si. Sicilia - Rete delle scuole autonome della Sicilia - Statuto del 29.01.2003 dal notaio La Fata di Palermo Direttore Responsabile: Giuseppe Luca - Iscrizione al registro del Tribunale di Palermo II sez. civile al n.8/2010
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Sommario

CONSIGLIO COMUNALE DI PALERMO note sul bilancio
Luisa La Colla (Pd) presidente della III Commissione Consiliare

LA CGIL E LE PENSIONI
(Pietro Ichino)

L’EDUCAZIONE AL “GENDER” nuovo devastante virus
(Salvatore Indelicato)

COORDINAMENTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA PROVINCIA DI GROSSETO
Comunicato

L’AUTONOMIA SCOLASTICA E IL PARADOSSO DI ZENONE
(Gaetano Bonaccorso)
SFOGLIANDO “LA BUONA SCUOLA” – Riflessioni e commenti
 LETTERA AL MINISTRO DELLE ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI
 LA BUONA SCUOLA POSSIBILE PER UNA CITTADINANZ GLOBALE (Avvenire)
 LA DIRIGENZA NELLA “RENZIANA” BUONA SCUOLA
(Maria Frisella)

LA BUONA SCUOLA CULTURA E PROFESSIONALITA’
(Adriana Bongiorno)

LA BUONA SCUOLA E I GENITORI
(Giuseppe Adernò)

PENSANDO ALLA BUONA SCUOLA
(Giambattista Totis)

LA BUONA SCUOLA MANIPOLATA
(Age di Firenze)
NOTIZIE

CONCORSO A DIRIGENTE - Corsi di Eurosofia
CONTENZIOSO: La rubrica sui conflitti della scuola.
 DIRIGENTE E DSGA competenze e contrasti
( Roberto Tripodi)
CORSI DI FORMAZIONE EUROSOFIA
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CONSIGLIO COMUNALE DI PALERMO
Note sul bilancio
Ovviamente i miei emendamenti, fatto a novembre con la maggior parte delle
non sono passati!!! In
somme già spese, con pochissimi margini di
discussione era il bilancio della
manovra, e, soprattutto con grandi criticità per
città. Naturale, proponevo di
quanto riguarda i bilanci delle società
levare soldi al cerimoniale del
partecipate, che non sono mai stati guardati e
Sindaco per impinguare i capitoli studiati in nessuna commissione consiliare e, sui
delle manutenzioni ordinarie delle 370 scuole di
quali i Revisori dei conti, pongono diversi
Palermo, non si poteva votare! Le 370 scuole
interrogativi.
hanno già 61.000,00 € in bilancio, non gli
Un Bilancio che di partecipato, non ha nulla in
bastano?
tutti i sensi! Un bilancio dal quale non si evince a
Ho incontrato i responsabili
quanto
ammontano
del cantiere municipale di
realmente i contenziosi,
Palermo per mettere alla luce
che, al Comune di
i
disservizi
riscontrati
Palermo
possono
nell’attuazione
della
comportare un milionario
manutenzione delle scuole
danno erariale, e di cui
comunali.
Il
cantiere
nessuno risponde! Un
municipale per la mancanza
bilancio di una delle città
di
fondi
necessari,
più tartassate dalle tasse,
Quel che resta dell’asilo comunale di
indispensabili per l’acquisto
che però ha un enorme
Via
Annibale
Di
Francia
(Quartiere
Sperone)
di materiale, e per la carenza
avanzo
di
di mezzi, è costretto a intervenire solo a chiamata amministrazione, sintomo non di buon governo
e per interventi urgenti. Questo trasforma la come vorrebbero far credere, ma si scarsissima
manutenzione ordinaria in manutenzione progettualità di spesa e dunque incapacità, e, con
straordinaria con un aumento enorme dei costi meno servizi efficienti.
che, se risolto nei tempi dovuti, costerebbe la Un bilancio che fa capire che tutto ciò che questa
metà. È assurdo che su una richiesta di 180 mila Amministrazione realizza, e' "a tempo
euro effettuata dagli uffici, l’amministrazione determinato", a "scadenza", si, perché vorrei
intenda mettere a disposizione appena 61 mila capire quando finirà questa Consiliatura, cosa ne
700 euro che non sarebbero sufficienti a coprire sarà di Amap, Amat, Rap, ma anche delle
neanche un terzo degli interventi.
pedonalizzazioni, della stazione Sant'Erasmo etc.
Il capitolo inerente la protezione civile per far si Che peccato, occasioni sprecate! Penso che la
che la città si dotasse finalmente del suo bel frase che in questo periodo la città di Palermo ha
piano di sicurezza e, che questo venisse sulla bocca e' : " io ... speriamo che me la cavo"!
pubblicizzato a dovere, anche posizionando i
segnali di sicurezza, ma perché? Palermo e' per
Luisa La Colla (Pd)
caso a rischio di allagamenti, di smottamenti, di
presidente della terza
terremoti, di crolli? La sicurezza dei cittadini mi
commissione consiliare di Palermo
sa che non interessa a nessuno, soprattutto a
.
quelli che, come il Sindaco, ne sono, in base ad
una Legge Nazionale, i responsabili. Un bilancio
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LA CGIL E LE PENSIONI
È ufficiale: la Cgil appoggia il referendum
abrogativo della riforma delle pensioni promosso
dalla Lega di Matteo Salvini, che si propone di
tornare a collocare sulle spalle delle nuove
generazioni il costo delle pensioni dei cinquantenni
e sessantenni di oggi (oltre che di mandare il Paese
a gambe all’aria). Tutto induce a pensare che la
stessa scelta sarà compiuta nelle prossime
settimane dai Civati, i Cuperlo e i Fassina; insieme
a SEL, naturalmente. Ricordate il discorso
sul superamento del bipolarismo tradizionale
sinistra/destra?
Se è “di sinistra” difendere gli interessi dei
lavoratori più deboli, in questi giorni ci si sarebbe
dovuti aspettare che, nel dibattito sul Jobs Act, la
vecchia sinistra politica e sindacale chiedessero a
gran voce misure più severe di controllo sulla
qualità e gli esiti della formazione professionale
finanziata con il denaro pubblico; misure più
incisive per garantire efficienza ed efficacia dei
servizi di assistenza offerti ai lavoratori che
perdono il posto; una ricostruzione urgente di quasi
tutti i sistemi regionali di orientamento scolastico e
professionale, la cui gravissima inefficienza è una
delle cause principali del maggior tasso di
disoccupazione giovanile rispetto al tasso generale.
Ci si sarebbe potuti aspettare, ancora, che vecchia
sinistra politica e sindacale rivendicassero in modo
ultimativo l’affiancamento immediato alle nuove
norme in materia di licenziamento, già nel decreto
che entrerà in vigore il 1° gennaio, del diritto dei
lavoratori licenziati al contratto di ricollocazione.
Perché, invece, non una sola parola su questi
capitoli cruciali per la sicurezza dei più deboli nel
mercato del lavoro? Ve lo dico io: perché controllo
sulla formazione e sull’orientamento professionale
significa mettere sotto stress i dipendenti delle
Regioni preposti a questi servizi; perché contratto
di ricollocazione significa rendere contendibile la
funzione, costringendo i Centri per l’Impiego
pubblici a confrontarsi con le agenzie specializzate
che su questo terreno sono mediamente molto più
capaci. Dunque, meglio concentrarsi sulla difesa
senza se senza ma e senza speranza dell’articolo
18. Anche qui a fianco della Lega di Matteo
Salvini. Naturalmente.
Pietro Ichino
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L’EDUCAZIONE AL “ GENDER”
nuovo devastante virus inventato dall’occidente liberal-massonico
L’ultima
aberrazione
viene
direttamente dagli USA e dal
Nord Europa liberal-massonico e
si sta insinuando come una virus
nei gangli vitali degli apparati
educativi della vecchia Europa,
oliata dai burocrati di Bruxelles
che senza alcuna legittimazione politica e
legislativa hanno dirottato ingenti risorse,
provenienti dai Fondi Europei, in pseudo
programmi di aggiornamento e formazione
indirizzati al nuovo credo dell’ideologia “ gender”.
Ma che cos’è l’ideologia del gender?
La teoria del gender è un’ideologia a sfondo
utopistico basata sull’idea, già propria delle
ideologie socio-comuniste e fallita miseramente, di
negare che l’umanità è divisa tra maschi e mira a
eliminare le identità sessuali “naturali”; non è il
corpo sessuato con cui ognuno di noi è nato a
determinare l’essere maschio o femmina di ogni
essere umano, ma una scelta personale alla quale
contribuiscono anche le condizioni della società in
cui si vive. Uomo o donna non si nasce, insomma,
ma si diventa, magari per scelta, e non
irreversibile.
realtà, ma solo l’orientamento del desiderio.
Si tratta di una vera e propria sfida antropologica al
fondamento culturale non solo della nostra società
ma di tutte le società umane. In sostanza, significa
negare che le diversità fra donne e uomini siano
naturali, e sostenere invece che sono costruite
culturalmente, e quindi possono essere modificate
a seconda del desiderio individuale. L’adozione di
una “prospettiva di genere” è stata la linea
ideologica adottata con forza da alcune delle
principali agenzie dell’Onu e dalle Ong che si
occupano di controllo demografico, con il sostegno
della maggior parte delle femministe dei Paesi
occidentali, ma con l’opposizione dei molti gruppi
nati a difesa della maternità e della famiglia.
Da qui il termine gender (che è più elegante e
neutro di “sesso”) non solo è entrato nel nostro
linguaggio, ma utilizzando la copertura del
programma anti-omofobia 2014/2015 di concerto
con le principali associazioni LGBT italiane, il
Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha
concordato
con
“Agedo”,
“Arcigay”,
“ArciLesbica”, “Associazione Radicale Certi
Diritti”, “Circolo di Cultura Omosessuale Mario
Mieli”, “Equality Italia”, “Famiglie Arcobaleno”,
“Gay Center”, “MIT” un
piano strategico
nazionale di contrasto all’omofobia e la transfobia
che ha assunto a base ideologica proprio la teoria
del gender.
Ma che cosa c’entra la lotta all’omofobia con la
diffusione della teoria del gender?
Non dovrebbe centrare nulla ma le associazioni
LGBT, ne hanno fatto impropriamente la
piattaforma ideologica e culturale per la loro
battaglia di riconoscimento dei matrimoni gay.
L’ONU ha adottato una Strategia Nazionale per la
prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni
basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di
genere, recepita il 30 aprile 2013, dall’“Ufficio
Nazionale Antidiscriminazioni” (UNAR) per
volere dell’allora Ministro del Lavoro (con deleghe
alle Pari Opportunità) Elsa Fornero.
Tale “Strategia Nazionale” si focalizza sull’asse di
La chiave della rivoluzione del gender è il
linguaggio, come si deduce da qualche
ordinamento giuridico, dove solo cambiando
qualche termine – “genitore” invece di “madre” e
“padre”, “parentalità” invece di “famiglia” – si è
riusciti a cancellare nei documenti la famiglia
naturale. Con un’altra operazione artificiosa si
sostituiscono “sesso” con “sessualità” e “sessuato”
con “sessuale”, per confermare che non conta la
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intervento programmatico dedicato all’“educazione
e istruzione” che individua nella scuola il luogo
principale di formazione di una nuova cultura che
favorisca il «processo di accettazione del proprio
orientamento sessuale e della propria identità di
genere» .
In tale prospettiva, le parti hanno, infatti, stabilito
l’avvio di corsi formativi per tutte le figure apicali
degli uffici scolastici regionali e provinciali e
l’istituzione, all’interno della Settimana contro la
violenza e discriminazione, della lotta all’omofobia
e alla transfobia come tema centrale per l’anno
scolastico 2014-15.
La Ministra Giannini ha promesso, alle numerose
realtà associative LGTB, un confronto più assiduo
anche rispetto alla stesura delle nuove linee guide
sul contrasto del bullismo e del cyberbullismo.
Il governo affida dunque alle associazioni LGBT il
delicato e fondamentale compito di redigere le
politiche educative nazionali in ambito scolastico.
Tra queste anche il “Circolo di cultura omosessuale
Mario Mieli” che continua oggi l’opera di
distruzione e dissoluzione morale della nostra
società iniziata dal suo ideologo Mario Mieli colui
che negli Elementi di Critica Omosessuale del
1977, scriveva che gli uomini nascono
«naturalmente» con un’innata tendenza polimorfa
e «perversa», caratterizzata da una «pluralità delle
tendenze dell’Eros e da l’ermafroditismo
originario e profondo di ogni individuo».
Il governo ha affidato all’Istituto A.T. Beck,
associazione professionale di psicologia e
psicoterapia,
incaricata
dall’UNAR,
la
realizzazione di opuscoli informativi rivolti
agli/alle insegnanti per il contrasto del bullismo
omofobico nelle scuole. Tutto ciò secondo un
protocollo d’intesa MIUR-Pari Opportunità che
parla di approfondimento nelle scuole di “temi
riguardanti la violenza di genere, la violenza nei
confronti dei minori, la pedopornografia, anche on
line, il bullismo anche quello a sfondo omofobico e
transfobico.”
La guida contro la discriminazione sconsiglia per
esempio ai genitori di leggere fiabe ai bambini
perché promuovono solo la famiglia”. Per le Pari
opportunità è, dunque, davvero ora di finirla con la
bigotta famiglia tradizionale. Aria nuova ci vuole,
specialmente per i bambini. Avanti allora con
esempi più moderni, di coppie omosessuali, con
genitori uno e due!
Può il MIUR e il Ministero delle Pari Opportunità
imporre alle scuole e agli insegnanti una ideologia
che mira a distruggere i valori tradizionali della
società e sostituirsi alle famiglie che sono le
depositarie dell’educazione dei loro figli?
E’ lecito in nome dell’eguaglianza e del rispetto dei
diritti civili stravolgere quelli che sono i canoni
consolidati e costituzionalmente garantiti dei valori
della nostra civiltà?
L’aggressione educativa del “ gender “ nei
confronti dei giovani e delle famiglie è una delle
più pericolose derive formative del nostro secolo
che come un virus letale si annida nei centri
nevralgici dell’Europa e degli States e tende ancor
di più ad aumentare il divario con le altre società
quali la Cina, la Russia, l’India e i paesi islamici
che già hanno steso un cordone sanitario contro
questo virus dell’Occidente malato e decadente.
La libertà educativa è un valore imprescindibile
che non può essere strappato alle famiglie e
imposto ai docenti con pseudocampagne formative
e libelli dell’UNAR pagati con i fondi dell’Europa.
Salvatore Indelicato
[email protected]
cell 330365449
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COORDINAMENTO dei DIRIGENTI delle ISTITUZIONI SCOLASTICHE
della PROVINCIA di GROSSETO
Comunicato
Il coordinamento dei Dirigenti delle Istituzioni
Scolastiche della Provincia di Grosseto, che
rappresenta 29 istituzioni scolastiche delle 32 esistenti,
intende esprimere il proprio malessere per la
mortificante situazione professionale già delineatasi da
tempo e che attualmente sta assumendo contorni
inaccettabili.
Il riferimento, tra gli altri, è al ridimensionamento delle
indennità di posizione e di risultato comunicata in
questi giorni dal MIUR, ma soprattutto alla esclusione
dei dirigenti scolastici dai ruoli unici della dirigenza
pubblica (art. 10 del D.L 1557).
Chiediamo ai colleghi in primis, e a tutte le
rappresentanze sindacali, di farsi interpreti delle
seguenti forme di protesta (o di altre da condividere),
che siano portatrici di una forte rilevanza mediatica e di
una adeguata risonanza istituzionale.
Il coordinamento propone :
1) la restituzione simbolica delle chiavi delle scuole ai
singoli Prefetti in un giorno comune per tutte le
Province, in quanto non ci sentiamo riconosciuti come
dirigenti della pubblica amministrazione.
2) tutti i dirigenti indosseranno una maschera bianca nel
corso di un evento condiviso da attuarsi nello stesso
giorno presso le singole istituzioni scolastiche o altrove:
siamo invisibili!!!
3) la presenza di presìdi presso l’USR e/o le sue sedi
distaccate sul territorio, in cui evidenziare con cartelloni
e striscioni la situazione stipendiale in riferimento agli
oneri dirigenziali, in modo da informare l’opinione
pubblica
4) la presenza di presìdi presso il Miur o Palazzo Chigi
con analoghe modalità.
Insieme a tali forme di protesta di tipo mediatico
proponiamo una ulteriore forma di lotta di tipo
istituzionale:

Disattesa di quanto previsto dalla direttiva
sulla valutazione del sistema scuola, in quanto
se non siamo riconosciuti nel ruolo unico della
dirigenza pubblica, cade il presupposto per la
governance dell’intero processo e fra tutti la
valutazione dei dirigenti stessi.
È da evidenziare che la suddetta valutazione incide
sull’attribuzione dell’indennità di risultato che sarà
oggetto di decurtazione (nota del 6 novembre 2014 prot.
n. AOODGPER.14724). Ovviamente i dirigenti
scolastici non sono contrari alla valutazione, ma non
certo nel quadro mortificante del ruolo della dirigenza
scolastica così come si sta delineando.
Il coordinamento si dichiara disponibile a qualsiasi altra
forma di “protesta”, anche mediatica, capace di
esprimere con forza il profondo malessere della
categoria.
Alocci Maria, Cristina Armillei, Maria Luisa Astorino
Assunta, Baffetti Antonella Bartolini Fiorella Bartolini
Marta Borrelli Anna Rita Brunello Paola Capitini
Roberta Carbone Anna Maria De Pietro Alfonso
Giannetti Claudia Giovannini Daniela Lamioni Gloria
Machetti Cinzia Matini Patrizia Mugnai Roberto Risolo
Fabio Maria Rossi Marcella Squitieri Nunziata Tantulli
Rosa Trani Maria Grazia
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L’AUTONOMIA SCOLASTICA E IL PARADOSSO DI ZENONE..
Il fascismo è il legittimo erede della democrazia italiana eternamente ministeriale e conciliante, paurosa
delle libere iniziative popolari, oligarchica, parassitaria,e paternalistica.(Piero Gobetti)
Il paradosso di “Achille e la Tartaruga” appartiene a ,
filosofo e matematico del V sec. a.C. e fu utilizzato per
difendere le tesi del suo maestro Parmenide, che
sosteneva che il movimento è illusione. Una delle
descrizioni più famose del paradosso è dello scrittore
argentino Jorge Luis Borges: «Achille, simbolo di
rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di
lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della
tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille
corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro;
Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un
decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga
percorre un centimetro; Achille percorre quel
centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille
percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un
decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo
che Achille può correre per sempre senza raggiungerla».
Il lettore avrà già capito di chi parliamo: Achille è il
nostro amato presidente del consiglio, velocissimo capo
tribù di una democrazia tribale e la tartaruga è la scuola,
con la sua illusione di cambiamento e le irrecuperabili
lentezze
dell’autonomia
scolastica..
Seguendo
l’esempio di Zenone e considerando i gap strutturali che
la tartaruga-scuola contiene, è possibile immaginare che
non riuscirà mai a raggiungerla e a modificarla
ammesso che voglia farlo veramente, non con le
proposte che si sentono in giro, basate sulla quantità e
non sulla qualità. Il primo gap è stato lo smantellamento
del metodo di insegnamento tradizionale. Non più il
fascino severo del docente, la competenza specifica
nelle discipline, il sapere critico, l’ascolto in classe
ordinato e attento furono lo strumento dell’ educazione
e della formazione dei giovani, ma il passaggio dal
Paradigma
dell’Insegnamento
a
quello
dell’Apprendimento, la sostituzione della memoria
umana con quella cibernetica, il sapere critico, nutrito
dalla faticosa ricerca sui libri e dalla riflessione
sostituito da una conoscenza generica ed enciclopedica,
la ricerca di una dimensione esistenziale che negasse
qualunque forma di gerarchia in nome di un tuismo
universale.
Il nuovo contesto culturale della scuola di massa ha
richiesto innanzitutto di abbandonare la vecchia figura
del docente visto come il depositario assoluto del
sapere, unico trasmettitore di conoscenze e solitario
attore del processo educativo.
Il docente avrebbe dovuto abbandonare il ruolo di sage
on the stage, per divenire morbido docente-regista
capace di realizzare un apprendimento cooperativo tra i
suoi allievi, un imparare ad imparare insieme, sulla base
delle multiple intelligenze gardneriane per una scoperta
attiva e un’applicazione concreta del sapere. Il docente
era l’eclissi e il discente il girasole, una fucina
irresistibile di idee, una voglia incontrollata di
conoscenze, un bisogno irresistibile di risolvere,
finalmente, stando seduto sul divano di casa sua, i
problemi del mondo. Un discente ineducato, spesso,
abbandonato alla propria autonoma crescita da genitori
permissivi e intolleranti, perché dediti all’edonismo
berlusconiano.
La Letterina, settimanale on line dell’A.S.A.Si. Sicilia - Rete delle scuole autonome della Sicilia - Statuto del 29.01.2003 dal notaio La Fata di Palermo Direttore Responsabile: Giuseppe Luca - Iscrizione al registro del Tribunale di Palermo II sez. civile al n.8/2010
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F.N.A.S.A. Federazione Nazionale delle Associazioni delle Scuole Autonome - Statuto del 2001Sede legale : Via dei Prefetti 47 - Roma - c/o ANCI - Sede Operativa: c/o ITIS A. Volta, Passaggio dei Picciotti 1, 90123 Palermo
Tel. 091 6494211 - 091 6494216 - fax 091 474126 - sito web: www.associazionescuole.it - e-mail: [email protected]
L’autonomia scolastica divenne l’ancella di questo
nuovo sistema con l’intento di favorire la dimensione
orizzontale del sapere, attraverso una costruzione ed
organizzazione decentrata e vicina alle esigenze del
territorio, colmare i guasti del passato e guidare i
giovani verso un nuovo illuminismo culturale.
Proprio negli anni, in cui nacque l’autonomia,
un’associazione professionale, la Gilda degli insegnanti,
proponeva uno stipendio europeo che tenesse conto del
valore e dell’importanza di questi docenti e di questa
rivoluzione copernicana per la crescita del paese.
Contro l’appiattimento operaistico voluto fortemente
dai sindacati confederali, in armonica solidarietà con il
governo di allora, con l’appoggio di giornali di potere
borghese e di mass-media, quella voce professionale e
sindacale non fu ascoltata,
adducendo a sua colpa anche il
fatto che fosse un’associazione
non firmataria, non prona, non
obbediente alla logica della
spartizione e del compromesso.
Già da allora la convinzione che
la professionalità post-fordista
dei docenti fosse appagata e
motivata ed accettata, con stile
contrario ad ogni prestazione di
lavoro,
grazie
agli
elogi
improduttivi,vani,ingannevoli ed ipocriti che anche
l’attuale presidente consiglio offre a piene mani, fu
causa dell’insuccesso dell’intera operazione. Quella
voce ribelle, che riconosceva il valore dei docenti nella
società italiana, scomparve assorbita da un vano
desiderio di riconoscimento che si trasformò,
ovviamente,
in
una
comoda
e
borghese
rappresentanza.Il secondo gap è la cosiddetta “
meritocrazia”, cioè la meritometria .
Nella riforma renziana si dice di voler premiare il
merito. Nel lontano 2000 il ministro Berlinguer fu
costretto a dimettersi perché voleva verificare il merito
con commissioni nutrite anche di sinistre presenze
sindacali. Se in una classe di scuola primaria viene
inserito un bambino che impara con difficoltà a causa di
esperienze personali dolorose,e le sue insegnanti, nel
quinquennio, riescono a sanare una buona parte delle
sue ferite, e questo bambino continua il suo percorso
alla scuola superiore di primo e secondo grado e alla
fine dei cicli, ha acquisito, grazie anche alle sue risorse ,
una solidità culturale ed emotiva che gli permetteranno
di vivere una vita dignitosa e serena, come si fa a
riconoscere e a quantificare il merito di quelle docenti
che con spessore umano e pedagogico hanno saputo
raddrizzare l’infelicità promessa dalle cattiverie proprie
dell’essere umano o dalle ingiustizie di un sistema
politico incapace di sanare le innumerevoli eguaglianza
della nostra matrigna?
Il merito, come il fascino del docente che stimola lo
studente a camminare sul filo della realtà come un
acrobata, è riconoscibile con verifiche successive non
valutabili all’interno del percorso scolastico. Tranne
che per merito non si intenda fare altro che il docente,
cioè il progettista, l’accompagnatore, il confessore, il
marketing, il compagnone,
l’adulatore e l’elogiatore del
dirigente scolastico, etc etc. Il
terzo gap è
che la scuola
italiana è un possesso quasi
esclusivo della piccola e media
borghesia( più piccola che
media
in
seguito
all’impoverimento di tutti gli
operatori che gravitano nel
mondo della scuola pubblica,
docenti,
personale
amministrativo e famiglie).Secondo Hauser, la piccola
borghesia ha subito e continua a subire un processo di
massificazione culturale, alimentato dai mass-media,
che tramuta le contraddizioni economiche in problemi
psicologici. La sua nevrosi e tensione quotidiana e la
frustrazione di essere una formazione sociale che conta
sempre di meno e che subisce, la costringe
costantemente in difesa. Le patologie che caratterizzano
i docenti sono per il 60% di carattere psichiatrico dense,
in particolar modo, dell’ansia che colpisce l’insegnante
che entra in classe di fronte a ragazzi inadatti
all’ascolto, all’ordine, al rispetto dell’autorità e si
materializzano nelle infinite note sul registro ,che
registrano l’impotenza educativa e formativa. Ormai
ogni momento in classe può tradursi in un disastro per
la vita( è di questi giorni la condanna di un insegnante
di 68 anni in pensione a pagare 3 milioni e mezzo di
euro, per essersi distratta un attimo dall’attenzione delle
sue alunne che facevano educazione fisica).
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Chi tra di loro non accetterebbe volentieri un distacco o permettendo alla donna di fare, al contrario dell’uomo,
un comando per l’autonomia scolastica, chi non si più cose insieme, ma con l’alta probabilità di nuocere
nasconderebbe in una giuria popolare, chi non aspira ad alla sua salute? Si vuole risparmiare sulla scuola
andare anticipatamente in pensione e odia l’ex ministro ricorrendo al multitasking femminile?
Fornero, chi non cerca di utilizzare le micro- patologie Si pretende che, in un sistema sociale ancora fortemente
contratte nell’esercizio del mestiere per avere periodi maschilista, con gli effetti violenti che produce il giusto
più o meno lunghi di riposo e tornare a sorridere alla tentativo delle donne di acquisire una definitiva
vita? I difetti storici della piccola borghesia stanno autonomia economica, sociale e sentimentale, proprio
emergendo
con
tutto il
loro
nell’ambito scolastico le donne
conservatorismo
inadeguato
a
insegnanti, nuove eroine, sante,
sorreggere l’apertura alare di una
testimoni di giustizia perequativa, con
rivoluzione culturale. L’idolatria per
un orario di 36 ore settimanali, le
l’uomo forte, in cui s’incarnano e si
supplenze territoriali, i periodi di
realizzano le proprie vane ed inutili
vacanza restituiti allo Stato con lavoro
velleità, l’altissima frequenza di
pomeridiano, corsi di formazione
partecipazione
alle
sciocche,
qualificati, e una manciata di euro in
mortificanti, ammorbanti trasmissioni
più al mese( perché di questo si
televisive della cucina, della morte in
tratta)sappiano conciliare la vita
diretta, del tale e quale show, del
privata con la vita lavorativa, senza
ballando tra le stelle indicherebbero più
incorrere
nel grigiore emotivo,
una fuga dalla ragione, dalla cultura,
nell’irritabilità, nella difficoltà di
Zenone di Elea
dalla visione critica del presente. E
concentrazione, nel collasso di nervi,
infine, ultimo gap, si predica dappertutto la parità di con un passaggio immediato dalla padella alla brace?
genere( in economia, negli incarichi politici, nelle aule Insomma, per concludere il movimento (con il
parlamentari, perfino si auspica una donna cambiamento connesso) come dimostra il paradosso di
presidentessa della repubblica)e guarda caso, nella Zenone e il suo maestro Parmenide non esiste. Almeno
scuola soltanto si accetta che stia scomparendo il genere in un paese irredimibile come il nostro, dove la
maschile!
democrazia è tribale e la tartaruga ha una corazza
Si vogliono sfruttare, in modo bieco e unilaterale, le consunta e degradata dai tumori che vi hanno seminato i
connessioni nervose del cervello femminile che, come capi tribù precedenti.
dicono gli scienziati si incrociano tra i due emisferi,
Gaetano Bonaccorso
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VERSO “LA BUONA SCUOLA” – Riflessioni e commenti
LETTERA AL MINISTRO
un’operazione lunga e piena di incognite) e,
comunque, prima che sia stata determinata
l’effettiva
consistenza
dell’organico
dell’autonomia.
Pur comprendendo le motivazioni di risparmio di
spesa, che sono alla base della proposta di
cancellazione degli esoneri dei docenti vicari, esse
non possono prevalere sull’esigenza di garantire
alle scuole le condizioni minime per un regolare ed
efficace funzionamento.
A tal riguardo ci chiediamo se dal 1° settembre
2015 il Dirigente scolastico troverà nell’organico
aggiuntivo di scuola le professionalità qualificate e
disponibili ad assumere compiti e funzioni di staff
e di collaborazione con la dirigenza e se il dirigente
avrà la facoltà di scegliere i docenti con funzioni
vicarie cui concedere l’esonero o il semiesonero.
Il provvedimento rischia di sortire effetti del tutto
contrari al suo apparente scopo: invece di dare
strumenti all’autonomia della scuola, finisce per
sottrarglieli nei fatti.
Chiediamo a Lei Sig. Ministro, al Governo e a tutti
i Parlamentari che hanno a cuore la scuola e il suo
compito educativo di introdurre nella Legge di
stabilità in discussione la garanzia che solo a
decorrere dall’effettiva attuazione dell’organico
dell’autonomia gli esoneri ed i semiesoneri previsti
dal citato art. 459 saranno ricompresi in tale
organico e che non vi sarà abrogazione del
medesimo art. 459 prima che venga normata la
facoltà per il Dirigente scolastico di scegliere i
docenti cui affidare l’incarico di collaborazione.
Dichiarandoci disponibili a partecipare ad un
incontro specifico sulla questione, anche al fine di
illustrarLe più dettagliatamente la ricaduta del
provvedimento, Le porgiamo i più distinti saluti.
Onorevole Ministro
I Dirigenti, scolastici italiani non hanno accolto
con favore l’annuncio dell’abrogazione per il 2015
dell'articolo 459 del TU 297/94, che prevede la
possibilità di riconoscere, in rapporto al numero
delle classi funzionanti, l'esonero o il semiesonero
dall'insegnamento ai docenti collaboratori del
dirigente.
E’ noto a tutti che l’istituzione scolastica autonoma
costituisce oggi un’organizzazione complessa con
molteplici articolazioni interne e rapporti
impegnativi e costanti con altrettanto numerose
realtà esterne. Le operazioni relative al
dimensionamento degli ultimi anni hanno
innalzato, in alcuni casi anche oltre il ragionevole,
la consistenza numerica delle autonomie: ogni
dirigente si rapporta mediamente ad oltre cento
unità di personale, quasi sempre distribuite su più
plessi/succursali e, in molti casi, su diversi
comuni.
Governare una simile realtà in termini di efficacia e
di efficienza, come principi etici e dettato
normativo
richiedono,
presuppone
una
'organizzazione ben definita e stabile nel tempo.
Un'organizzazione così ampia e complessa richiede
necessariamente una leadership diffusa, in stretto
rapporto fiduciario con il dirigente scolastico. Deve
trattarsi, pertanto, di funzioni di sistema stabili e
incardinate nell'assetto organizzativo della scuola,
di
elevata
qualificazione
professionale,
opportunamente formate e retribuite, di cui devono
essere riconosciuti i crediti professionali, anche in
vista del corso/concorso per la dirigenza scolastica.
L’abrogazione del citato art. 459, contenuta nella
Legge di Stabilità, finirebbe per cancellare con un
tratto netto la possibilità per il dirigente scolastico
di scegliere una figura di sistema strategica per
l’organizzazione della scuola.
Ci permettiamo di osservare che l’abrogazione
dell’istituto dell’esonero interviene prima che sia
stato approvato il regolamento di attuazione
dell’organico funzionale (che sarà certamente
Ezio Delfino
presidente nazionale DiSAL
Paolino Marotta
presidente nazionale ANDIS
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LA BUONA SCUOLA POSSIBILE PER UNA CITTADINANZA GLOBALE
Una scuola capace di valorizzare il corpo docente.
Ma anche in grado di procedere sulla via
dell’autonomia piena e del sistema paritario. Che in
concreto permetta ai genitori la libertà di scelta in
campo educativo e di essere co-protagonisti nella
scuola; che ponga al centro lo studente come
persona, valorizzandone le potenzialità. Ecco
l’immagine di «buona scuola» che emerge
leggendo i documenti finali che le associazioni del
mondo cattolico e della scuola paritaria hanno
elaborato in questi due mesi di consultazione
nazionale, che si chiude oggi in forma ufficiale a
Matera con il ministro dell’Istruzione Stefania
Giannini.
Non si tratta di un documento alternativo a quello
del governo, bensì l’analisi puntuale e critica di
quel testo che in 60 giorni di consultazione on line
ha ottenuto un milione di contatti e oltre centomila
questionari completati. Una consultazione che ha
percorso l’intera Penisola con oltre 15mila incontri,
molti dei quali promossi proprio dall’
associazionismo cattolico che si occupa di scuola,
che ha dimostrato per l’ennesima volta di volersi
mettere in gioco e di far sentire la propria voce.
Una apertura di credito a questo nuovo tentativo di
ridare slancio al nostro sistema formativo, anche se
tutti avvertono che questa volta alle parole
dovranno
davvero
seguire
i
fatti.
E così scorrendo i documenti delle varie
associazioni e movimenti emerge ancora una volta
una scuola viva. A iniziare dalla valorizzazione dei
docenti. Aspetto sul quale si soffermano soprattutto
le associazioni professionali degli insegnanti. A
sorpresa - ma non troppo a dire il vero -, non è il
piano di assunzione di 140mila precari a
concentrare l’attenzione, anche se tutte le
associazioni lo ritengono un buon intento. A essere
sotto osservazione, invece, è il come impiegare al
meglio e come selezionare i nuovi ingressi. Anche
da parte dei dirigenti scolastici, che, come
sottolinea la Disal-presidi, sul tema delle nuove
assunzioni occorre «porsi il problema a che cosa
serve la scuola? Ovvero quale concezione urge
servire in questo momento storico e quindi quali
strumenti e soluzioni mettere in campo e garantire
perché il contesto di ciascuna scuola sia messo in
grado di realizzare il suo fine?».
«Il precariato è un problema serio reale e serio, ma
non è certo il primo punto» si legge nel testo dei
docenti di Diesse (della Compagnia delle opere). È
la «valorizzazione della professione docente, con
una formazione in servizio stabile» a concentrare le
maggiori attese. «Una formazione in servizio che
deve diventare obbligatoria» aggiungono i docenti
medi cattolici dell’Uciim, avanzando anche
proposte sui «crediti didattici, formativi e
professionali che devono essere giustamente
equilibrati», auspicando che la valutazione riguardi
il gruppo scuola più che il singolo docente, proprio
per valorizzare il concetto di comunità educante.
Sulla stessa linea anche i maestri cattolici
dell’Aimc che nel loro documento indicano tra i
punti necessari «la definizione del ruolo unico
della docenza; garantire alti livelli di qualificazione
per tutti gli insegnanti, la formazione obbligatoria
in servizio, la valutazione e l’autovalutazione delle
istituzioni scolastiche; e la necessità di ridefinire
gli
organi
di
governo
delle
scuole».
Un tema, quest’ultimo punto, molto a cuore anche
della associazioni dei genitori. La richiesta è
unanime da parte sia dei genitori cattolici dell’Age,
sia dei genitori delle scuole cattoliche (Agesc):
essere protagonisti nel percorso educativo trovando
nella scuola un alleato. Anche per questo riformare
gli organi collegiali è importante per le due
associazioni che, sottolinea l’Age, «per essere
efficaci devono superare "l’autoreferenza del
personale nelle decisioni", prevedendo "la parità tra
il numero dei rappresentanti del personale
scolastico e il numero dei rappresentanti di genitori
e studenti». Richiesta e anche una piccola critica:
dei genitori si parla molto nella presentazione di
questo , che il premier Renzi, ha definito «un
nuovo patto educativo», poi, però, quando si parla
della «nuova governance – sottolinea l’Agesc – il
documento non cita mai i genitori, come se gli
unici soggetti attivi nella scuola possano essere
solo i dirigente, i docenti e il personale
amministrativo».
Eppure nei loro documenti Age e Agesc affrontano
tutti i temi sul tavolo suggerendo e indicando
possibili soluzioni o aspetti da tenere in
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considerazione per evitare risultati negativi. Ad
esempio l’Age suggerisce che «nella valutazione
del merito e per l’assunzione si potrebbe proporre
che nel "gruppo di valutazione" entrino i genitori,
in grado di rendere esplicita "la reputazione" e il
consenso che un docente riscuote tra le famiglie».
O l’Agesc che mette in guardia, sul caso dei nuovi
insegnamenti, che la loro introduzione porti alla
contrazione dell’autonomia degli istituti scolastici,
che vedono ridursi i margini per una scelta basata
su un proprio progetto didattico». Non manca la
voce degli studenti, che, a differenza di tutti le altre
associazioni, sono riusciti a presentare come tavolo
di consultazione presso il ministero un documento
unitario di tutte le 7 sigle presenti (tra loro le
cattoliche Msac e Msc).
Cinque i punti: una legge quadro nazionale sul
diritto
allo
studio;
potenziamento
della
partecipazione studentesca negli organi collegiali;
valutazione
partecipata;
competenze
di
cittadinanza; uno statuto degli studenti in stage.
Anche le associazioni delle scuole cattoliche
paritarie (Fism, Fidae e Foe) non hanno fatto
mancare il proprio contributo. Unanime la
sottolineatura di una scarsa considerazione verso il
sistema paritario e la necessità, al contrario, di
riconoscere in modo chiaro e definitivo, anche sul
profilo economico, il servizio pubblico svolto dalla
scuole paritarie.
Insomma ancora una volte l’associazionismo
cattolico si è posto in prima linea per la scuola.
Anche sul fronte dell’educazione alla cittadinanza
mondiale: le Ong Cisv, Acra-Ccs, Coopi, Cospe in
un testo unitario chiedono che la «buona scuola
sappia attrezzarsi per l’educazione alla cittadinanza
globale».
Da Avvenire
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LA DIRIGENZA SCOLASTICA NELLA RENZIANA “BUONA SCUOLA”
peraltro, la revoca del decentramento e dell’autonomia
– normativamente ormai sancita - a favore di una
ricentralizzazione. Il M.I.U.R. che persevera nell’uso (e
non certo per compiacere i “non addetti ai lavori”) di
quell’appellativo desueto non fa che svelare il suo
rinnovato empito ricentralistico (come a dire,
ironicamente e a mo’ di difesa: stai buono, caro
“preside”, ricordati di essere un sottoposto, “non
allargarti troppo”, accontentati di avere tante
responsabilità,
non
rivendicare
altro…..!)
La Riforma ipotizzata da Renzi, la proclamata
importanza ascritta alla scuola non possono continuare
a non considerare che la “scuola militante”, come
appare enfatizzata dal documento renziano, anche
quando dotata di operatori competenti e al passo con le
istanze formative dei nostri tempi (cosa da vedere),
anche alla luce delle problematiche ed
emergenze attuali, senza un “timoniere”
che, conoscendo la rotta sappia dirigere da
abile navigatore, eserciti nel suo mix di
competenze manageriali e di leadership,
un governo adeguato alla multifattorialità
e complessità dei tempi e dei bisogni, la
scuola “non va da nessuna parte”
(espressione
molto
in
voga).
Noi riteniamo che la scuola non può
perseguire fini ed obiettivi senza un
dirigente che sappia essere un infaticabile promotore di
innovazione, ricerca, crescita e sviluppo, umano e
sociale.
Anche la democrazia più avanzata non può ancor oggi
fare a meno di una leadership, di una guida che per
quanto le viene richiesto dalla norma e dai fatti
(responsabile è sempre il capo!) sia però nel contempo come ancora non è - valorizzata, incentivata e promossa
ai livelli giuridici ed economico-finanziari che le
competono.
Se si vuole veramente dar forza e credito alla scuola
come luogo di formazione e palestra di cittadinanza
attiva e democratica, è necessario che la categoria della
dirigenza “scolastica” non trovi più nel suo aggettivo
virgolettato un limite, una diminutio capitis, ma di
contro una nuova e tangibile valorizzazione che si
traduca nella possibilità di essere assimilata al ruolo
unico della dirigenza della P.A.
Maria Frisella
[email protected]
A proposito della consultazione pubblica sulla scuola,
una stimata collega mi ha inviato questa sua riflessione
che potrebbe essere una risposta da parte di ciascuno al
sondaggio
1. La dirigenza scolastica nella renziana “buona scuola”
Nell’esiguo spazio assegnato alla figura del dirigente
scolastico – segno di una considerazione discutibile e
non esaltante (come se la scuola agìta, tradotta in quella
formula “la scuola agli insegnanti” potesse procedere
anche da sola, quando i fatti lo smentiscono), così recita
un brano de “La buona scuola”: «Dobbiamo mettere la
scuola nelle condizioni di cambiare rotta. Per farlo, il
timoniere [la sottolineatura è di una collega]è
essenziale: al dirigente scolastico va data la possibilità
di organizzare meglio il lavoro all’interno della scuole,
guidare il piano di miglioramento, di concordare le
sfide con il territorio e con gli altri
attori sociali dell’area vasta che
sostiene
l’istituto”(“La
buona
scuola”, p. 69).
Ad una attenta ed essenziale
riflessione non sfugge tale rilievo:
mentre si considera correttamente il
D.S. “timoniere” e in tal modo se ne
riaffermano le trasformazioni di
status, ruolo e funzioni - intervenuti
già con il D. Lgs. 29/93 e sanciti
nella L. 59/97, nel D. Lgs. 59/98, nel D.L.gs. 165/2001
e successive modificazioni, che attribuiscono al D.S.
una variegata e inedita dimensionalità e corrispondente
pluralità
di
responsabilità
(che
lascerebbero
coerentemente preludere ad una attribuzione di merito,
considerazione e qualificazione maggiori e migliori
rispetto a quelle di fatto vissute dallo stesso, ridotto a
una sorta di “barone dimezzato”, confinato in una
limbica zona grigia, “elargito” solo di oneri e privato
nei fatti di onori congruenti con le competenze ora
richiestegli) - il D.S., ancora indicato come “preside”,
viene ripetutamente nel nome – e non solo- considerato
e trattato come quel burocrate sottoposto al potere
centrale, come mero praesidium (di qui il già
appellativo di “preside” e di “direttore didattico”, ormai
datati da almeno tre lustri, figure non autonome e
sottoposte al potere centrale rappresentato dal locale
“Provveditore agli Studi”, oggi non più tale e quindi
senza potere sovraordinato verso il D.S., ma semplice e
mero burocrate “coordinatore degli A.T.P: Ambiti
territoriali
Provinciali).
La riaffermazione dell’appellativo giustificherebbe,
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LA BUONA SCUOLA
Cultura e “professionalità”
La proposta di sistema di istruzione
di un paese che aspiri a rimanere
competitivo ed avanzato, deve
includere criteri valoriali e culturali.
Nella scuola secondaria superiore
deve
essere
riconosciuta
e
riaffermata la valenza culturale della
formazione tecnica e professionale e deve essere posta
sullo stesso piano della formazione umanistica: la
dimensione professionale, infatti, non è un settore ma
una funzione fondante di tutto il sistema paese.
Il settore tecnico-professionale deve prevedere curricola
per figure professionali ampie, come emerge dalle
numerose analisi sui fabbisogni,con durata anche
differenziata, che renda possibile anche uscite
intermedie e rientri per completare il percorso
formativo.
E’ opportuno che la “regionalizzazione” dell’istruzione
professionale non significhi che il percorso formativo
sia visto come destinato a coloro che devono
“eseguire”, magari “obbedire”, non disponendo delle
stesse competenze di coloro che, essendo formati dallo
Stato,sono i cittadini destinati a “dirigere”
Il sapere è una condizione che rende ogni società
competitiva: qualità e quantità dei saperi sono
condizioni irrinunciabili per la crescita personale, ma
anche per lo sviluppo della società competitiva.
Tutti i modelli scolastici più avanzati ruotano attorno al
rapporto tra “cultura” e “professionalità:sapere e saper
fare; la competitività delle imprese non è più basata su
una dimensione aziendale, ma sull’ambiente più ampio
in cui essa si trova ad operare
Pertanto, nel mondo odierno in cui gran parte delle
imprese sono a carattere sovranazionale, i contributi dei
vari sistemi scolastici nazionali si qualificano per la
precisa capacità di elaborare una proposta formativa
coerente con le richieste provenienti dal sistema
produttivo.
Con il termine “professionalità” non può più intendersi
il mero addestramento pratico, bensì un insieme di
conoscenze applicate di tipo scientifico-tecnologico che
richiedono una preparazione di elevato spessore
culturale.
Se la cultura nasce dallo studio e dall’esperienza,
trasmettere cultura è cosa ben diversa dal trasmettere
nei percorsi scolastici tradizionali conoscenze e nozioni
attraverso lezioni frontali e compiti in classe.
Gli studenti ricevono la “cultura” dall’intero ambiente
scolastico e dalle sue sollecitazioni, durante l’arco di
tutta la loro permanenza a scuola. Pertanto la
distinzione tra “cultura” e “professionalità” ha perso
molto del suo significato da quando è stato riconosciuto
che in ogni settore della vita lavorativa esistono
componenti culturali e professionali, conoscenze, abilità
e “competenze”.
Occorre sviluppare il diritto all’istruzione poiché il
rafforzamento
e
la
valorizzazione
del
cittadino/lavoratore, il suo sforzo continuo di crescita,
autoeducazione e perfezionamento, durante tutta la vita
attiva, concorre alla crescita del Paese, al rafforzamento
della democrazia, al miglioramento progressivo della
funzionalità sociale, civile ed economica.
Gli interessi dell’economia, dell’ordine sociale, delle
famiglie devono mediarsi con quelli dell’individuo in
età evolutiva e non prevaricarlo. Secondo la sua
naturale disposizione, è necessario che la buona scuola
sappia coltivarne capacità, attitudini reali, curiosità,
scoprirne le vocazioni
Adriana Bongiorno
School Children in Palermo, Sicily, 1961
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La Letterina, settimanale on line dell’A.S.A.Si. Sicilia - Rete delle scuole autonome della Sicilia - Statuto del 29.01.2003 dal notaio La Fata di Palermo Direttore Responsabile: Giuseppe Luca - Iscrizione al registro del Tribunale di Palermo II sez. civile al n.8/2010
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LA BUONA SCUOLA E I GENITORI
La positiva esperienza del progetto “scuola in
chiaro2.0” che ha reso i genitori attivi all'atto di
iscrizione dei figli a scuola viene ribadita a pg.81
quale percorso e stile comunicativo tra le famiglie
e le istituzioni, risparmiando tempo e risorse.
Nella premessa introduttiva al cap.4 “Ripensare ciò
che s’impara a scuola” a pg.88 si legge: “Non è
difficile convincere gli studenti che migliorare la
qualità del loro tempo a scuola possa fare la
differenza per il loro futuro. Né spiegare ai genitori
che aggiornare ciò che i loro figli imparano a
scuola sia necessario”.
Nel capitolo 5 ed in particolare a pg 115 sotto il
titolo “atlante del lavoro che cambia”, si ribadisce
in maniera chiara che l’offerta formativa deve
essere rispondente alle esigenze delle famiglie e
dei territori.
La ricerca e la valorizzazione delle
risorse anche private, non possono
non coinvolgere i genitori e le
famiglie che vogliono per i propri
figli la scuola migliore e di qualità
(pg.119).
Nel presentare le modalità del
bilancio partecipato, che coinvolge
studenti e rappresentanti dei
genitori, si sollecita a pg.122 un
clima di fiducia da parte di studenti
e famiglie verso una migliore
comprensione
degli
impegni
costanti dei dirigenti scolastici nel
gestire la complessità dei bilanci
sempre più ristretti per esigenze formative.
Il compito e la funzione dei genitori a scuola
appare implicito nell’espressione “comunità
scolastica”, ma non sempre appare chiaro lo
specifico compito della Comunità che dovrebbe
prevedere convergenza d’ideali e d’intenti
educativi.
Si fa presente inoltre che nel documento su "La
Buona Scuola" non è prevista la figura del
Rappresentante di classe, che è il primo
importante livello di partecipazione, e prefigura
Organi collegiali 'snelli', con un'enfatizzazione del
ruolo del Dirigente scolastico e l'introduzione delle
Fondazioni, così come già la proposta di legge
Aprea, che tanto è stata avversata da più parti
Pochi sono i passaggi del documento su LA
BUONA SCUOLA che fanno esplicito riferimento
alle famiglie e alla presenza dei genitori nella
scuola.
Nei diversi capitoli in cui si definisce l’immagine
della scuola per la nuova società, scuola del sapere
e del saper fare, che privilegia la professionalità dei
docenti, orientata ad uscire dal grigiore dei
trattamenti indifferenziati, come pure nei capitoli
relativi all’organizzazione del tempo scuola,
dell’orientamento al lavoro, i genitori sono
indirettamente presenti e partecipi.
In dieci pagine figura il riferimento esplicito, alle
famiglie ed in particolare nelle pagg.63 e 64 in
riferimento al progetto di miglioramento della
scuola che viene comunicato alle famiglie come
strumento d’informazione e di
trasparenza.
Nel capitolo sulla trasparenza a pg
67 sono chiamati in causa i
genitori, responsabili delle scelte
della scuola per i propri figli; a pg
70 si richiama il valore della
comunità scolastica e pg.71 si
esplicita la governance della
scuola attraverso il Consiglio
dell’Istituzione.
Nel sogno della scuola, tutta
collegata a banda larga e
tecnologicamente dotata dei nuovi
strumenti di comunicazione, si
esplicita che “occorre lavorare
per ridurre i costi per le famiglie”, specie negli
acquisti connessi all’editoria.
L’intenzionalità di aprire le scuole in orario
extrascolastico indirettamente coinvolge le
famiglie in questa nuova progettualità della scuola,
aperta
la
territorio
tramite
un
patto
intergenerazionale, ma la realizzazione di tale
progetto presuppone la disponibilità del personale
della scuola e i necessari compensi aggiuntivi per
lo svolgimento di tale lavoro.
A pg. 78, sviluppando il tema dell’inclusione si fa
esplicito riferimento non solo alla garanzia dei
diritti degli alunni, ma anche al miglioramento
dell’organizzazione territoriale dei rapporti con le
famiglie.
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Nella contingente situazione di crisi economica e
di riduzione della spesa pubblica l’unica àncora di
salvezza resta il “contributo volontario” e il
disegno predisposto da Renzi per la Buona scuola è
quello delle “fondazioni”.
Al n. 6.2 del documento, infatti, si legge: “ Le
risorse pubbliche non saranno mai sufficienti per
colmare le esigenze d’investimenti nella nostra
scuola…. cantiere sempre aperto che richiede
costante cura e aggiornamento”!
“La costituzione in una Fondazione o in un ente
con autonomia patrimoniale per la gestione di
risorse provenienti dall’esterno, deve essere priva
di appesantimenti burocratici”.
In poche parole il Governo aiuta e sostiene la
Buona scuola agevolandola soltanto nelle
procedure burocratiche per cercare soldi e
finanziamenti all’esterno, ma non interviene di
tasca propria, infatti, tutte le innovazioni proposte e
annunciate sono tutte a “spesa invariabile”.
Il documento elenca quindi lo School bonus, lo
School gaurentee, che finanzia corsi di alternanza
scuola lavoro e i laboratori didattici e quindi il
Crowdfunding micro finanziamento dei progetti
didattici da parte di enti esterni ai quali il Governo
aggiungerà come premio una piccola parte.
Il modello proposto si riferisce al sistema inglese,
ma la nostra realtà culturale è molto lontana e chi
ha scritto il testo appare come un marziano che
scende sulla terra e apporta il vangelo della
“finanza buona” che cade come un seme tra i rovi e
muore soffocato ancor prima di nascere.
I Genitori chiedono: la promozione degli Organi
collegiali della scuola, e la riduzione di costi,
sprechi e malfunzionamenti (libri di testo,
cattedre coperte fin dal primo giorno di scuola,
ditte di pulizie ecc.).
I genitori desiderano e auspicano che le scuole
funzionino sin dal primo giorno di scuola, che non
ci siano frequenti interruzioni per scioperi e attività
sindacali, e che le scuole siano luoghi sicuri,
protetti, puliti per il bene dei ragazzi.
Le spese che i genitori sostengono per l’istruzione
dovrebbero essere detraibili ai fini fiscali (libri,
trasporto, attività aggiuntive, corsi di lingue,
educazione fisica e sportiva.).
La tanta auspicata richiesta, sempre disattesa, del
buono scuola per studente da utilizzare nello
scuola statali e paritarie rimane una meteora.
Eppure si ritiene che potrebbe costituire una
risorsa di sviluppo e di crescita di qualità per la
scuola tutta.
La responsabilità educativa sancita dalla
Costituzione resta sempre a carico dei genitori
copre tutto l’arco della giornata dello studente,
quando è a scuola e quando è a casa.
Nell’esercizio di questa responsabilità agisce la
fiducia verso l’Istituzione scolastica e verso i
docenti che si prendono cura dei ragazzi.
Nel rapporto tra genitori e scuola la domanda
educativa che i genitori dovrebbero fare non è
quella MIO FIGLIO COME VA? Bensì MIO
FIGLIO COME CRESCE COM’E’
Su questa domanda pensata bene e formulata
correttamente si gioca tutta la dimensione
educativa e la cooperazione tra la famiglia e la
scuola, perché “a scuola i genitori contano” e
sono importanti, così come per la famiglia la
scuola e la formazione dei figli è importante
Collaboriamo insieme e insieme camminiamo per
costruire una BUONA SCUOLA.
Giuseppe Adernò
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PENSANDO ALLA BUONA SCUOLA
Mi sembra del tutto evidente che una buona scuola
sia quella che opera per aiutare i giovani a
costruirsi una personalità critica e riflessiva che li
accompagni nell’inserimento nella società.
Bisogna dare atto al Presidente Renzi che l’idea di
prendere tempo per concretizzare la proposta di
immissione in ruolo di circa 150000 docenti,
avviando una “consultazione “ on line, su un
canovaccio di proposte, ha, se non altro, il merito
di aver spinto migliaia di persone a discutere e
“costretto” parte del personale scolastico ad
elaborare e dire la propria sul tema ; sicuramente
ciò è avvenuto per gli addetti ai lavori
(organizzazioni professionali, sindacati e simili) ed
in parte in alcune scuole , non molte in verità, in
cui Dirigenti, avveduti e scrupolosi, hanno posto il
problema all’o.d.g. stimolando i Collegi Docenti a
promuovere documenti o comunque a discuterne.
Il Fatto di per se è sicuramente positivo laddove è
avvenuto, poiché parte dei docenti vive la scuola
come un’ ufficio ,come un lavoro rutinario, per cui
sono scarsamente attenti al loro ruolo sociale e
all’importanza che i loro comportamenti, la loro
passione civile e professionale hanno nella
formazione dei giovani. Ovviamente gli insegnanti
sono una categoria solo dal punto di vista sindacale
e forse neppure da quel punto di vista poiché ogni
docente, per la specificità del lavoro che è
chiamato a svolgere, è un “unicum” difficilmente
catalogabile.
Ci sono insegnanti che “segnano” di se gli studenti,
ed altri ancora i di cui nessuno si ricorda neppure il
nome ed ,ancora, mestieranti che sfogano sugli
alunni le frustrazioni della propria esistenza.
In questo caleidoscopio di tipologie di docenti è
piombata la proposta renziana . C’è chi ha scritto ,
chi ha fatto un onesto “sforzo” per dare un
contributo : si giunge, alla fine della consultazione
,alla conclusione che per taluni si è svolta una
consultazione democratica sacrosanta e doverosa ,
per altri si è svolto l’ennesimo “coupe de teatre”
del nostro Presidente del Consiglio giovane,
giovanile, simpatico, ottimista e popolare…
Penso che la verità stia in entrambe le posizioni,
nel senso che , presumo, alcune idee saranno
valutate, qualche contributo e/o suggerimento sarà
assimilato ma la sostanza delle scelte seguiranno
altri riferimenti.
1) Sicuramente la scuola superiore perderà l’ultimo
anno , nel senso che si svilupperà in quattro anni
perché, parafrasando un detto frequente, ce lo
chiede
l’Europa;
infatti
è
ineludibile
nell’integrazione europea che l’equipollenza dei
titoli di studio nel mercato del capitale umano
europeo sia rispondente al quadro , già approvato
anni fa e a cui ogni legislazione dei paesi membri
si sta lentamente allineando.
2) I contenuti saranno sicuramente il risultato del
dibattito da tempo intrapreso all’interno delle
associazioni professionali e dal comitato dei
“saggi” che ha operato a cavallo tra due governi di
segno diverso per capirci l’era Berlinguer /Di
mauro etc.. per il centro sinistra e la
Moratti/Gelmini per il centro destra. I capisaldi del
nuovo
sapere
sono
abbondantemente
e
scrupolosamente descritti dai documenti che quel
famoso comitato partorì senza soluzione di
continuità tra i due periodi a gestione politica
contrapposta.
In questo scenario le novità scaturenti dalla
consultazione saranno modesti , a riprova che
l’operazione “la Buona Scuola” è stata,
sostanzialmente , tutta politica per giustificare il
ritardo imposto dai motivi di bilancio che hanno
impedito il nostro Presidente del Consiglio a dare
corpo alle novità annunciate nel dibattito politico.
Sia chiaro, non voglio associarmi alla moltitudine
dei detrattori del nostro Premier , poiché
l’operazione qualche vantaggio l’ha avuta come
dicevo all’inizio di questa nota e non è poca cosa in
una realtà che vede il corpo docente, da tempo,
distratto sul senso e sul ruolo che ha il proprio
lavoro.
Quindi? Quindi sarebbe il caso che i decisori
politici la smettessero di voler ogni volta che
cambia governo , “riformare” la scuola poiché il
problema centrale è, principalmente, quello di
come questa scuola declina le scelte e gli indirizzi
assegnati. Nessuno infatti, segue i processi
formativi così come avvengono ; il controllo è solo
burocratico/formale, svolto sempre da soggetti
sostanzialmente incompetenti e lontani dagli
obiettivi istituzionali della scuola poiché titolari di
compiti meramente burocratici; così abbiamo
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scuole eccellenti se il caso ha voluto che in esse
convergessero una prevalenza di soggetti illuminati
(Docenti, Dirigenti, personale ATA) che , insieme
,determinano
un
ambiente
favorevole
all’apprendimento critico, nonostante la fatiscenza
delle strutture e l’incapacità degli enti locali a
mettere al centro del loro interesse i luoghi fisici
dell’apprendimento.
Viceversa abbiamo scuole ghetto dove l’ora di
lezione è , generalmente, un’ ora di sacrificio e di
sofferenza , dove gli alunni assimilano le peggiori
pratiche dell’indifferenza dell’inutilità del sapere e
del tirare a campare meglio possibile perché
“add’a passà a nuttata”.
Tra questi due estremi c’è la grande maggioranza
della nostra “buona scuola” di cui nessuno si
occupa e di cui nessuno avverte la drammaticità
degli effetti che avrà sul nostro domani.
Potrei fare degli esempi concreti per quei colleghi
che sicuramente storceranno il naso: da quasi un
decennio infatti negli indirizzi metodologici
acclarati e consolidati c’è l’indicazione a procedere
per una didattica per competenze e non una
didattica meramente disciplinare in cui ognuno
bada alla sua materia incurante dell’effetto
sinergico che le discipline dovrebbero avere in una
programmazione
ragionata
e
intrecciata.
Da 20 anni i “programmi“ non esistono più ,eppure
ogni anno si ripete il rito delle riunioni dei Consigli
di Classe in cui , nel caso migliore, ciascuno
consegna il proprio “progetto educativo”
disciplinare incurante di quello degli altri : si
ripetono riti e si producono carte… ed ognuno fa
quello che vuole con l’occhio attento a non creare
attriti con i genitori e ridurre al minimo i confronti
professionali con gli altri colleghi per non avere
rogne e così via…
La più grande riforma della scuola sarebbe fare una
scuola “normale”, una scuola in cui ciascuno
risponde del proprio operato e dove chi ha “altro da
fare” potesse essere messo ai margini…
La Buona scuola, quindi, abbisogna di verifiche e
di analisi sui processi educativi in atto e di un aiuto
per coloro che hanno perso la bussola del proprio
dovere a ritrovare il senso della propria esistenza
professionale.
Prima di “rinnovare” o di “riformare” verifichiamo
che quello che si è deciso un decennio fa si faccia..
Allo stato, è evidente che si può cambiare ancora
tanto, ma in troppi continueranno a fare ciò che
facevano prima--….
Totis Giovanbattista
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LA BUONA SCUOLA MANIPOLATA
LA CONSULTAZIONE : ECCO LE PROVE
provinciale prof.ssa Angela Giardinaro e dal
presidente Uciim della città di Catania preside
Giuseppe Adernò.
Che la consultazione #LaBuonaScuola non fosse
del tutto trasparente era un sospetto che
circolava da tempo; che si volesse far fuori la
partecipazione democratica dei genitori era
invece una certezza. Adesso che una proposta
dell'Associazione genitori A.Ge. Toscana in difesa
degli Organi collegiali viene tenuta ”in attesa di
approvazione” da tre giorni, impedendo così che
venga votata, anche il sospetto diventa certezza,
visto che le altre proposte di A.Ge. Toscana si sono
collocate tutte fra “Le più popolari” ed era
facilmente prevedibile una consistente adesione.
Immediata la risposta degli oltre quaranta genitori
presenti: denunciamo il fatto, prepariamoci a
votare la proposta se e quando sarà pubblicata e
postiamo anche noi “W il Testo unico 297/94:
attuiamolo prima di abrogarlo” con il testo “È
illusorio pensare che sostituendo una buona legge
con una più 'snella' le cose migliorino. Prima
attuiamoli, gli Organi Collegiali, e poi vediamo se
è vero che non funzionano. Non è mai stata fatta
una seria formazione degli eletti; i Forags, che
potrebbero farla, vengono lasciati languire:
l'impressione è che si vogliano i genitori fuori dalla
scuola, non volendo ammettere che, laddove i
genitori sono competenti e consapevoli,
contribuiscono sostanzialmente al miglioramento
della qualità dell'offerta formativa”.
Attesi tre giorni, inviata inutilmente una email di
sollecito alla Segreteria tecnica del Ministero
dell'Istruzione, responsabile dell'area di discussione
“Sblocca scuola”, il fatto è stato reso pubblico a
Catania in occasione del convegno Uciim
"Responsabilità e compiti dei Genitori per la
costruzione di una Buona Scuola attraverso gli
Organi Collegiali" organizzato dalla presidente
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NOTIZIE
CONCORSO A DIRIGENTE: PREPARATI CON EUROSOFIA E ASASI
L’ASASi al lavoro.
Competenza e affidabilità al servizio dei presidi del futuro. Eurosofia, in collaborazione con Asasi, cura la
preparazione degli insegnanti al nuovo corso-concorso per dirigenti scolastici, di cui il bando sarà pubblicato, a
breve, per quasi 3.000 posti.
Il concorso ha carattere nazionale ed è gestito dalla Scuola nazionale dell’amministrazione della Presidenza
del Consiglio dei ministri. Il decreto che ne disciplina le modalità di svolgimento, tuttavia, atteso entro marzo
scorso, ancora non è stato pubblicato. La normativa di riferimento è l’art. 17 del decreto legge 104/2013, come
convertito dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, che prevede, come per la procedura concorsuale precedente:
 una probabile prova preselettiva, eventualmente vincolante per accedere alle fasi successive
 una o più prove scritte
 una prova orale
 valutazione dei titoli
Il candidato che si è collocato in posizione utile rispetto al numero dei posti banditi, come aumentati del 20%,
partecipa a un corso-concorso di formazione residenziale presso la Scuola nazionale, con spese di alloggio a
suo carico, che gli aprirà le porte alla dirigenza scolastica.
Possono accedere al corso-concorso i docenti immessi in ruolo da almeno cinque anni e in possesso del relativo
diploma di laurea magistrale, ai sensi del comma 1, art. 17 della legge 128/13.
Tuttavia, la giurisprudenza che si è formata in materia dopo i ricorsi promossi dall’Anief e la sentenza definitiva
del Consiglio di Stato, permette dietro ricorso al Tar Lazio l’ammissione dei docenti neo-immessi in ruolo con il
requisito di cinque anni di servizio prestato anche come pre-ruolo, e la partecipazione dei docenti precari a tempo
determinato con cinque anni di servizio. A seguito dell’esito finale (sentenze 9279/14, 5011/2014) dei ricorsi
promossi nella passata procedura concorsuale, infatti, 12 docenti neo-immessi in ruolo e 3 docenti precari hanno
superato tutte le prove e sono stati assunti come dirigenti scolastici.
Nell’attesa della prossima pubblicazione del bando concorsuale, Eurosofia con Asasi organizzano un corso in
presenza e a distanza per affrontare i contenuti delle prove relative alle competenze pedagogiche, didattiche e
manageriali specifiche. Il corso di preparazione, modellato sulle nozioni richieste nei precedenti concorsi a
dirigente, intende fornire una formazione di fondo su macro tematiche di portata generale, indirizzando le
lezioni in modo più mirato solo successivamente, sulla base delle indicazioni che emergeranno da bando e
regolamento. Il corso sarà articolato in un ciclo di lezioni in presenza (30 ore) e in 3 moduli online rivolti a tutti i
partecipanti nel territorio nazionale e avrà un costo di 450 €. In virtù della convenzione esistente tra Anief ed
Eurosofia, gli iscritti con delega attiva al sindacato hanno una riduzione di 150 €.
Compila la domanda di pre-adesione che non vincolante e inviala a [email protected] per ricevere il
programma dettagliato e conoscere le modalità di iscrizione.
ASASi
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Scuola elementare Edmondo De Amicis, anno 1963 - 1964
CONTENZIOSO: La rubrica sui conflitti della scuola.
DIRIGENTE E DSGA COMPETENZE E CONTRASTI
Gentile preside,
il mio DSGA ha deciso di non firmare un buono d’ordine che non condivide e ha scritto al
direttore generale accusandomi di procedure illegittime. Il direttore ha risposto personalmente a lui e per
conoscenza a me concordando con i rilievi mossi dal DSGA. In realtà le informazioni date dal DSGA, che vorrebbe
evitare di interrompere i rapporti tra la nostra scuola e un’azienda, non sono proprio esatte e complete. Cosa posso
fare?
Lettera firmata
Caro collega,
a mio modesto parere il Direttore dei Servizi generali e amministrativi del suo istituto, non può intrattenere un
rapporto epistolare diretto col Direttore Generale, scavalcando il dirigente scolastico, che ha la competenza alla
funzione di interpretare la legge, ed è gerarchicamente di grado superiore, Ma il DSGA scavalca anche l’Ufficio
scolastico territoriale - ufficio ragioneria che ha la delega per l’area Amministrativo - Giuridico - Legale e
Contabile.
Mi permetto di ricordare che il Decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3 (Testo unico delle
disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato recita “art. 16. Dovere verso il superiore.
L'impiegato deve eseguire gli ordini che gli siano impartiti dal superiore gerarchico relativamente alle proprie
funzioni o mansioni. Quando, nell'esercizio delle sue funzioni, l'impiegato rilevi difficoltà od inconvenienti,
derivanti dalle disposizioni impartite dai superiori per l'organizzazione o lo svolgimento dei servizi, deve riferirne
per via gerarchica, formulando le proposte a suo avviso opportune per rimuovere la difficoltà o l'inconveniente.
Parimenti per via gerarchica deve essere inoltrata ogni altra comunicazione od istanza dell'impiegato. Tuttavia
l'impiegato ha diritto di consegnare al proprio superiore pieghi suggellati diretti al Ministro, esclusivamente per
questioni personali di particolare gravità e delicatezza attinenti al rapporto d'impiego. Tali pieghi devono essere
inoltrati d'ufficio senza indugio.”
La procedura seguita dal suo DSGA è pertanto quanto meno irrituale. Io una volta scrissi al MIUR, ma fui
rimproverato, diffidato dall’insistere nel rapporto diretto e invitato a riferire all’USR che era il mio interlocutore
naturale. Per quanto riguarda il merito delle questioni poste, essendo alcuni rilievi dell’Ufficio Scolastico Regionale
fondati, la invito a riunire il consiglio d’istituto perché deliberi nel merito della finalizzazione e ripartizione dei
contributi volontari delle famiglie. Infatti il Consiglio è organo politico di indirizzo e di controllo dell’attività della
scuola, mentre a lei competono poteri solo esecutivi, negoziali e gestionali.
Roberto Tripodi
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CORSI DI FORMAZIONE EUROSOFIA
EUROSOFIA, centro di formazione
riconosciuto, popone alle scuole
la PROGRAMMAZIONE
DELL'ATTIVITA' DI FORMAZIONE PER IL PERSONALE DOCENTE ED ATA - A.S. 2014/2015
Proposta relativa a un modulo di 4 ore in presenza
Costo €
122,95
82,00
82,00
206,56
103,28
74,00
Voce di spesa
1.Progettazione (Eurosofia)
2.Direzione del corso
3.0manizzazione (SCUOLA)
4.Docenza (€ 51,64 x ora) x collaboratore
5.Tutoring (€ 25,82 x ora) x collaboratore
Analisi del
COStI(definita
in relazione alla location della
formazione e affe spese di
vitto, alloggio e viaggio dei
relatori)
6.Monitore DSGA della scuola (€ 18,50 x ora)
-
7.Valutatore DS della scuola
100,00
58,00
-
8. Personale ATA per assistenza (€ 14,50 x ora)
Opzionale
9. Spese relatore (viaggio, vitto e alloggio eventuali)
produzione materiale
Da
verificare max.
200,00
e
Costo complessivo max
per scuola
1.028,79
Proposta relativa a un modulo di 8 ore in presenza
Analisi del costi.(definita in
relazione alla
location della formazione e alle
spese di vitto, alloggio e viaggio
dei relatori)
Voce di spesa
1. Progettazione (Eurosofia)
2.Direzione del corso
3.Organizzazione (SCUOLA)
4.Docenza (€ 51,64 x ora) x collaboratore
5.Tutoring (€ 25,82 x ora) x collaboratore
6.Monitore DSGA della scuola (€ 18,50 x
ora)
-
Costo C
245,90
163,93
163,93
412,88
206,56
148,00
7.Valutatore DS della scuola
-
8. Personale ATA per assistenza (€ 14,50 x ora)
Opzionale
9. Spese relatore (viaggio, vitto e alloggio eventuali)
e
produzione
materiale - Da
verificare max.
Costo complessivo max
per scuola
200,00
116,00
400,00
2.057,20
Proposta relativa a un modulo di 12 ore in presenza
Analisi dei
costi(definita
relazione alla
location della formazione e affe
spese di vitto, alloggio e viaggio
dei relatori)
in
Voce di spesa
1. Progettazione (Eurosofia)
2.Direzione del corso
3.0manizzazione (SCUOLA)
4.Docenza (€ 51,64 x ora)x collaboratore
5.Tutorinq (€ 25,82 x ora) x collaboratore
6.Monitore DSGA della scuola (€ 18,50 x
-
Costo €
368,85
245,90
245,90
619,68
309,84
222,00
ora)
7.Valutatore DS della scuola
8. Personale ATA per assistenza (€ 14,50 x ora)
Opzionale
9. Spese relatore (viaggio, vitto e alloggio eventuali)
e
produzione
materiale - Da
verificare max.
Costo complessivo max per scuola
-
Fonte finanziamento
Istituzione scolastica
300,00
174,00
600,00
3.086,17
1.Finanziamento L.440/97 a.s. 2013/2014;
2.Finanziamento attivita di Formazione pers. Docente ed ATA; 3.Economie
su avanzo di amministrazione (economie) 2013; 4.Fondi speciali
previsti dal Miur per le attivita formative richieste dalla legge (es.
artt. 8,16 L. 128/13, art. 50 L. 35/12, art. 4 L. 170/2010)
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La Letterina, settimanale on line dell’A.S.A.Si. Sicilia - Rete delle scuole autonome della Sicilia - Statuto del 29.01.2003 dal notaio La Fata di Palermo Direttore Responsabile: Giuseppe Luca - Iscrizione al registro del Tribunale di Palermo II sez. civile al n.8/2010
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F.N.A.S.A. Federazione Nazionale delle Associazioni delle Scuole Autonome - Statuto del 2001Sede legale : Via dei Prefetti 47 - Roma - c/o ANCI - Sede Operativa: c/o ITIS A. Volta, Passaggio dei Picciotti 1, 90123 Palermo
Tel. 091 6494211 - 091 6494216 - fax 091 474126 - sito web: www.associazionescuole.it - e-mail: [email protected]
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ISCRIZIONE ALL’ASASi
Per ottenere l’adesione all’ASASi di una scuola o di una rete di scuole e per pagare la quota annuale:
1) Delibera del Consiglio di Circolo/Istituto o dell’organo preposto se si tratta di una rete di scuole; non è
obbligatorio inviarla; basta citarne gli estremi nella lettera di adesione;
2) Lettera di adesione: va inviata una comunicazione presso la sede operativa sotto indicata anche per
posta elettronica e registrazione on-line da effettuare sul sito dell’ASASi;
3) Pagare la quota associativa annuale:
SINGOLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE : 50,00 euro
RETI DI SCUOLE: 25,00 euro x numero di scuole che compongono la rete (esempio: rete di 10 scuole
= 250,00 euro)
Il versamento, a favore dell’Associazione, va fatto tramite bonifico bancario, utilizzando l’IBAN riportato
di seguito. La spesa va imputata, nell’ambito del Programma Annuale.
Associazione delle Scuole Autonome della Sicilia, c/o ITIS Volta, Viale dei Picciotti 1, 90123
Palermo.
Banco Popolare Siciliano- IT07 Z 05034 04603 000000147624, via Buonriposo, 110, 90124
Palermo, ag. N°3.
ORGANIGRAMMA ASASI 2013-2016
Presidente Onorario Roberto Tripodi ([email protected])
Presidente Lo Scrudato Vito Liceo Classico Umberto I (PA), ([email protected])
Vicepresidente Salvatore Indelicato ITI Cannizzaro di Catania, ([email protected])
Tesoriera Francesca Paola Puleo ICS E. Ventimiglia di Belmonte Mezzagno (PA) ([email protected])
Comitato di coordinamento
Attinasi Pietro IS Petralia Sottana (PA), ([email protected])
Linda Piccione SMS Pluchinotta S. Agata li Battiati (CT)
Grande Valentina III ICS S. Lucia (SR),( [email protected])
Novelli Maria IIS RipostoI.T.N. + I.T.G. + I.P.S.I.A.M. (CT), ([email protected])
Teresa Buscemi Liceo Scientifico Statale "Ettore Majorana" (AG),
Bongiorno Adriana IIS “Enrico Medi” (PA). ([email protected])
Comitato dei Garanti
Maria Paola Iaquinta (CT)
Mauthe Degerfeld Fabio ICS GIOVANNI XXIII (Trabia PA), ([email protected])
D’Agata Laura ICS Padre Gabriele Allegra (Valverde CT)
Rampulla Angela ICS Giovanni Paolo II (Belpasso CT), supplente ([email protected])
Casertano Mario Liceo Scientifico Einstein (PA) supplente.
Collegio dei Sindaci
Ficicchia Francesco IIS De Felice Giuffrida (CT), ([email protected])
Finocchiaro Giampiero IC Lanza Baronessa (Carini PA), [email protected]
Santangelo Margherita ITI Volta (PA) ( [email protected])
Triolo Paola IC Don Bosco (Ribera AG), supplente ([email protected])
Russo Giuseppe (PA), supplente
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Redazione della LETTERINA
Direttore responsabile Luca Giuseppe ([email protected])
Direttore redazionale Giuseppe Adernò ([email protected])
Redazione
Roberto Tripodi ([email protected]), Lucia Rovituso ([email protected]), Giuseppe Adernò
([email protected]), Adriana Bongiorno ([email protected]), Gaetano Bonaccorso ([email protected]),
Bianca Boemi ([email protected]), Giovanna Orlando ([email protected]), Concetta Guagenti,
Pietro Attinasi ([email protected]).
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(Federazione Nazionale delle Associazioni Scuole Autonome)
Campania Associazione della Scuole della Campania
Emilia Romagna Associazione scuole autonome Bologna
Friuli Venezia Giulia Associazione delle Scuole del Friuli Venezia Giulia
Lazio Associazione Scuole Autonome del Lazio
Lombardia Associazione Scuole Autonome Bresciane
Lombardia Associazione Istituzioni Scolastiche Autonome Mantovane
Lombardia Associazione delle Scuole Autonome Provincia di Bergamo
Lombardia Associazione Scuole Varese
Piemonte Associazione Scuole Autonome del Piemonte
Puglia Associazione Scuole Autonome della Puglia
Sardegna Associazione Scuole Autonome della Sardegna
Sicilia Associazione Scuole Autonome della Sicilia
Consultare per le news dal mondo della scuola il sito scolastico siciliano www.aetnanet.org e i siti web delle Associazione
Scuole Autonome
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