IL VALORE PEDAGOGICO DELLE FIABE postumo di Rocco Federico 1. Storia del libro per l’infanzia Nelle storie dell’educazione si legge che nell’antica Grecia e a Roma non esisteva una letteratura specifica per ragazzi. Se non esistevano libri scritti per l’infanzia c’era però tutta una tradizione orale, che nasceva dalla fantasia di madri e nutrici. Le storielle del Talmud ebraico, confuse tra leggi, contratti e note di storia, allietarono i fanciulli ebrei. Sono storie, però, che mancano di allegria e sono intrise di quella tristezza che aleggiava tra il popolo Ebraico. Durante il Medio Evo, fu la chiesa cattolica a dar vita ai primi libri per ragazzi. Il prototipo di tali libri è il De nuptiis philologiae et Mercurii di. M. Felice Capella, nato a Madaura in Africa, scritto nella prima metà del V secolo. Ricordare anche il Salterio, una raccolta di salmi, che erano la base dell’insegnamento religioso, i Distici di Catone, una raccolta scelta di sentenze morali, il Donato di Boezio, una raccolta di favole esopiche, guida agli studi grammaticali. I metodi didattici avevano un carattere mnemonico, che certamente non si accorda con le moderne teorie pedagogiche, anche se non bisogna dimenticare il ruolo morale, civile e culturale, che ebbe la chiesa in un periodo oscuro come l’alto Medio Evo. Ma nel periodo che va dall’undicesimo al quindicesimo secolo, la chiesa non è il solo organo educativo, nelle corti il maestro è il giullare; raccoglie avvenimenti della taverna, della sacrestia, della corte e li rielabora con l’arte della fantasia. Intanto si sviluppa e si afferma il Comune. In questo periodo nasce il Novellino, l’atto di nascita del libro per il fanciullo, anche se le novelle non furono pensate esclusivamente per lui. Molta fortuna ebbe anche il libro tradotto dall’ebraico in latino da Giovanni da Capua e poi, tradotto in volgare, con il titolo La storia di Stefano in poesia e, in prosa, il Libro dei sette savi. In questi secoli, però, nelle scuole dominano i libri di grammatica e retorica, i fioretti e le moralità, dove gli animali si animano per insegnare le belle virtù. Nel quattrocento e cinquecento si diffondono le cosiddette cronache minute, che, in prosa o in poesia, ragguagliavano il popolo sui vari avvenimenti avvenuti dentro e fuori l’Italia. Gli autori di tali prose o poesie andavano girando per le piazze d’Italia, per recitare tra una folla attenta i loro componimenti e, in questa folla, non mancavano certo i bambini. Il più abile di questi cantastorie fu il fiorentino Andrea di Jacopo da Barberino; il suo lavoro più noto fu il romanzo di Guerrin Meschino, che in tempi moderni ha ispirato numerose fiabe. Basti ricordare il Guerrin Meschino di Umberto Gozzano, il romanzo di Guerrin Meschino di Diego Valeri. “Brevi favolette che vogliono educare senza annoiare”, scrisse Leonardo da Vinci. Le favolette della carta e dell’inchiostro, della palla di neve, sono state raccolte e pubblicate in Italia dalla casa editrice Paravia. Il fiorentino Agnolo Firenzuola scrisse venticinque novelle che intitolò I discorsi degli animali, che furono molto diffuse tra i fanciulli dell’epoca. Nel 1695, Gian Battista Basile scrisse la prima raccolta di fiabe in dialetto napoletano. Benedetto Croce le tradusse in italiano ed elogiò l’autore, che classificò tra i più originali scrittori italiani. Sulla via del Basile Carlo Gozzi scrisse favole sceniche. La prima di queste fiabe sceniche fu L’amore delle tre melarance seguita da Il corvo, Turandot, La donna serpente, Il mostro turchino, L’auggellin belvedere. Il settecento è stato definito il secolo della fiaba; in questo secolo vive Giovanni de La Fontaine, che ispirandosi ad Esopo e ad Orazio compose le sue fiabe più note, popolate di monaci e cortigiani, maestri e scolari, uomini e animali. Madame de Maintenon scrive L’educazione delle fanciulle e i Consigli alle signorine.Molte e diffuse sono quindi in questo periodo le fiabe, che però la pedagogia ufficiale guarda con un certo distacco e con poca considerazione. E’ in questo periodo che vive anche Carlo Perrault, un artista delicato che fa rivivere la figura dell’oca che narra fiabe, apparsa per la prima volta nelle fiabe popolari. Nascono così I racconti di mia madre l’Oca, fiabe di ispirazione popolare prive di ogni appesantimento culturale. Il mondo delle fiabe di Perrault spazia dal castello sontuoso alla misera capanna, affronta temi tragici e temi comici, offrendo con le sue fiabe un panorama artistico della realtà delineata per i ragazzi. Ma se le fiabe di Perrault erano prive di pedanteria, la stessa cosa non si può dire per la maggior parte delle fiabe che si diffondevano tra i fanciulli in questa epoca. Contro queste fiabe, che sembravano ledere la libera spiritualità del fanciullo si levò Rousseau, che terrà il suo Emilio a diretto contatto con la realtà, lontano dal mondo della fantasia. Questo ostracismo nei confronti delle fiabe è continuato fino ai nostri giorni, quando finalmente se ne è compreso il valore educativo. Grazie alla politica illuminata di Maria Teresa, si diffondono in Lombardia i primi testi scolastici, che trovarono il loro più valido autore nel Padre Francesco Soave. Tali testi tuttavia, hanno il difetto di avere eccessiva preoccupazione di tipo moralistico, che li rende eccessivamente pesanti e, quindi, poco graditi al pubblico dei fanciulli al quale sono diretti. Mancava ancora, perché nascesse il libro del fanciullo, un libro che fondesse i caratteri del piacevole con l’educativo. Nel secolo XIX, la “Società fiorentina dell’istruzione elementare” bandì nel 1833, su incitamento del Capponi, un concorso per un libro educativo e, nel contempo, piacevole per i fanciulli dai sei ai dodici anni. Il premio non fu assegnato, in quanto nessuno dei libri ne sembrò degno. Il medesimo concorso, rinnovato nel 1836, assegnò il premio al libro di Alessandro Parravicini intitolato Giannetto. Questo libro consisteva in un’accozzaglia di notizie varie senza un pizzico d’arte, infatti fu aspramente criticato dagli uomini di cultura del tempo, ma data la scarsezza dei testi di tal genere, ebbe una larga diffusione nelle scuole. Mentre in Italia si cercava di dar vita ad un libro per educare i fanciulli, i veri libri atti a questo scopo venivano scritti da Giovanni Cristiano Andersen. Figlio d’un ciabattino, fisicamente non bello e per questo deriso dai coetanei, visse un’infanzia solitaria in compagnia del mondo della natura e degli animali. Sensibilissimo e sognatore, da adulto abbandonò il paese natale, Odense, e si trasferì a Copenaghen dove fece il drammaturgo, il poeta, il ballerino; ma nel mondo delle fiabe riuscì ad esprimere veramente la sua ricchezza artistica interiore. La prima fiaba che scrisse, si intitolava L’acciarino, forse, una delle fiabe più belle e più note; a questa ne seguirono ben presto altre, in tutto 150. Andersen può essere annoverato tra coloro che scrissero il vero libro del fanciullo, quel libro cioè senza noiosi appesantimenti pedagogici, nel quale il fanciullo ritrova se stesso. Nella seconda metà dell’ottocento, visse il fiorentino Carlo Lorenzini, in arte Collodi. Giornalista, fu direttore del giornale il “Lampione”, un periodico molto diffuso in Toscana; dotato d’un sottile umorismo, fu anche romanziere e commediografo, ma le sue cose migliori sono senz’altro quelle dedicate ai ragazzi. Si cercava un libro per ragazzi da sostituire al Giannetto del Parravicini e Collodi, scrisse il Giannettino. Giannettino è un fanciullo con un bel ciuffo di capelli rossi e tanta vivacità in corpo. Questo personaggio, così vivo e anticonvenzionale, piacque tanto sia ai fanciulli che ai maestri. Collodi è divenuto ormai lo scrittore italiano per l’infanzia per eccellenza. Pinocchio venne pubblicato sul “Giornale per bambini”, fondato nel 1881 dal Martini, al quale collaboravano De Merci, la Serao ecc. Le avventure di Pinocchio, seguite con grande entusiasmo dai ragazzi italiani, costituiscono un valido esempio di Iibro per l’infanzia. Contemporaneo di Collodi fu Edmondo De Amicis, autore di Cuore. La critica intorno a questo libro si divise in due fazioni: l’una capeggiata da Carducci, che ne criticava i “languori”, l’altra invece favorevole, scissione che in fondo permane ancora oggi. Su una base simile si muovono i romanzi di Verne (1828-1905) e Salgari (1861-1911). Di Verne è opportuno ricordare: Ventimila leghe sotto i mari, I figli del capitano Grant; di Salgari: Le avventure di Sandokan, I misteri della giungla, ecc. Se simili sono gli argomenti trattati da questi due romanzieri, esistono però tra essi notevoli differenze di impostazione. Se Verne si propose di scrivere romanzi scientifici, tale fine non si pone Salgari, i cui romanzi hanno il solo scopo di presentare un mondo d’avventura. Autori di libri per l’infanzia non mancano certo ai giorni nostri, ricordiamo: Acquerelli napoletani di Francesco Stocchetti che dà un’ immagine degli usi, della cultura, dell’arte di Napoli; Alto mare di Vittorio Emanuele Bravetta, che illustra i progressi, da tempi remoti ai nostri giorni, della navigazione; Trenta secoli di invenzioni di Francesco Valeni, piccola enciclopedia delle invenzioni dell’uomo attraverso i secoli; I conquistatori del K2 di Elio Donati, cronaca d’una delle più grandi imprese alpinistiche compiute dall’uomo; Il piccolo marinaio di Salvator Gotta, che narra le avventure del piccolo marinaio Manuel; Tra renne e Lapponi di Elio D’Aurora, una raccolta di interviste dell’autore ad uomini politici, scrittori, scienziati, del nostro tempo; Il ragno delle caverne di Rufillo Uguccioni, un racconto d’avventura che si prefigge, però, anche il compito di dare notizie storico-geografiche. Se operiamo una riflessione sul breve iter storico che abbiamo delineato della storia della fiaba, ci accorgiamo come i libri per ragazzi si siano andati man mano evolvendo, trasformandosi, da libri pedanti ed eruditi, in libri che rispecchiano il mondo vero dei ragazzi. 2. Il valore delle fiabe Si sa che un fanciullo cresce e che l’educazione deve aiutarlo in questa crescita. Egli vive nell’ambiente ristretto in cui è nato, ma sente in sé il desiderio di superare quei limiti ambientali, di scoprire cose nuove. La possibilità di conoscere nuovi ambienti, di fare esperienze nuove, può essere offerta da un libro, che diventerà così per il fanciullo un amico prezioso. Molti adulti si trovano confusi davanti al fatto che, un fanciullo accetti un libro mentre ne rifiuti un altro. Il fatto è che, mentre molti sono i libri scritti per l’infanzia, in realtà ben pochi sono adatti ad interessare un bambino. Il libro pedante, il libro zeppo di uggiosi consigli morali non li interessa; è un libro che l’adulto vuole imporre loro dall’alto di una sua pedagogia distorta. In realtà, non è il bambino che deve adattarsi al libro, ma il libro che deve adattarsi ad esso. Il vero autore di fiabe deve saper guardare il mondo con gli occhi del fanciullo e guidano attraverso quei luoghi che egli non conosce, ma dove si troverà pienamente a suo agio, perché visti da occhi tanto simili ai suoi. La prerogativa di tutti i grandi e veri scrittori per l’infanzia è proprio la capacità di guardare il mondo con occhi giovani, d’avere un’interiorità colma di fantasia e delicata sensibilità; basti pensare ad uno solo di essi: Andersen. Se il libro letto è stato gustato dal fanciullo ed è stato un’esperienza nuova, in qualche modo il fanciullo è cresciuto, qualcosa di nuovo si è aggiunto alle sue qualità individuali; una base nuova si è costituita in lui, una base più solida, che sarà uno stimolo per nuove letture. Molti, pensando ad un libro per ragazzi, credono che sia un libro per adulti, in cui, i medesimi argomenti, sono trattati in maniera più semplice. In realtà il mondo dei ragazzi è diverso da quello degli adulti. Essi comprendono la differenza tra il bene e il male, tra il vero e il falso, la giustizia e l’ingiustizia. Cercano nella lettura delle verità solide, anche se spesso non ne sono coscienti, verità che diano loro un saldo filo conduttore. I veri libri per l’infanzia debbono anche essere in grado di fornire ai ragazzi dei valori, che li facciano sentire più sicuri. Molto spesso gli adulti, data la sua brevità, considerano l’infanzia come un’età di poca importanza. Invece, l’infanzia, è un’età molto importante per la formazione della personalità futura del fanciullo. In questo periodo il fanciullo è particolarmente recettivo e, ciò che vive in questa età, costituisce un elemento vivo ed essenziale nella formazione della personalità adulta. Si comprende, dopo quanto abbiamo detto, l’importanza non soltanto di questa breve età ma anche dei libri che i fanciulli leggono, che debbono essere sempre sottoposti ad una scelta accurata, che tenga presente la psicologia infantile e gli interessi di questa età; si deve ricordare che il fanciullo non è un piccolo uomo, ma ha la sua realtà diversa di fanciullo, che la fiaba deve aprire i suoi orizzonti ambientali e guidarlo, offrendogli chiari e solidi ideali. 3. Caratteristiche della psicologia infantile Parlando di libri per l’infanzia è necessario, per Prima cosa, tenere presente quali sono le caratteristiche psicologiche dell’individuo al quale il libro è rivolto. 1. Sensibilità Da questo punto di vista è un essere molto influenzabile, con una forte tendenza ad imitare il mondo degli adulti. Durante la seconda infanzia, si chiude in se stesso e, mettendo tra parentesi il mondo, vive in una realtà frutto della propria fantasia. Nella terza infanzia, comincia ad aprirsi all’ambiente e tende ad abbandonare le proprie fantasticherie. 2. Intelligenza Ha una visione globale del reale; trova difficoltà a distinguere il reale dal fantastico; il suo mondo è in genere la realtà trasfigurata dai colori della sua fantasia. E’ curiosò e la sua idea del tempo si limita al presente. Ama gli animali e gli oggetti di piccole dimensioni, che meglio può manipolare. 3. La volontà Non è capace di controllarsi e la sua attività è fortemente emotiva. La sua volontà è impegnata unicamente nel gioco, che assume una grande serietà. E’ su tale substrato psicologico che debbono essere costruite le fiabe. 4. Vari tipi di fiabe Possiamo distinguere quattro tipi di fiabe fondamentali: 1) La fiaba pura 2) La fiaba avventurosa 3) L’avventura 4) La didascalia Questi quattro tipi di fiaba corrispondono all’evoluzione che la fantasia del fanciullo segue; infatti la fantasia rimane come base ma si aggancia sempre di più alla realtà. Fino agli otto anni domina nel bambino la fantasia pura e predilige quelle che abbiamo definito le fiabe pure. Dagli otto anni ai dodici anni, il bambino incomincia ad inserire nel mondo della fantasia squarci di realtà. A rendere più vicino al mondo della realtà il mondo delle fiabe interviene il paesaggio. E’ un paesaggio sfumato, meraviglioso, ma serve a dare concretezza ai personaggi che vi si muovono. Ogni personaggio, anzi, ha un suo ambiente tipico: i castelli imponenti ospitano il bel principe, le case di marzapane e cioccolato le streghe, ecc. I personaggi delle fiabe costituiscono tanti tipi: c’è la matrigna, i fratellastri e le sorellastre carichi di difetti, che mettono in risalto la bellezza degli affetti familiari, Barbablù che fa comprendere i danni che porta un’eccessiva curiosità; Cenerentola insegna il valore della bontà, Cappuccetto Rosso l’importanza dell’obbedienza. Un altro personaggio tipico delle fiabe è l’animale. Anche l’animale personifica virtù e difetti: la volpe è l’astuzia, l’elefante la saggezza, il passero la fragilità. Riassumendo possiamo dire che, la fantasia infantile si evolve gradualmente, da interessi puramente fiabeschi alla fiaba avventurosa, ai racconti didascalici e, questo iter, deve essere seguito da chi scrive fiabe e da chi ha il compito di educare i bambini e ha compreso il valore pedagogico della fiaba. 5. L’avventura e i fumetti L’avventura Le accuse che si muovono ai libri d’avventura sono fondamentalmente tre: 1) manca di una vera e propria finalità etica; 2) esalta una forma di egocentrismo, mettendo in risalto soltanto qualità fisiche e individuali; 3) alimenta il gusto tipicamente infantile delle situazioni estreme e straordinarie. Se questi sono i difetti di un cattivo libro d’avventura, un buon libro d’avventura può essere pedagogicamente molto utile. Può essere un modo, infatti, per sviluppare l’anticonformismo, la capacità di lottare e affrontare i problemi della vita. Un esempio, per eccellenza d’un libro d’avventura pedagogicamente valido, è il Robinson Crosuè di De Foe. I Fumetti Il fumetto non è certo nato in epoca moderna. Vi sono infatti numerosi esempi di figure e parole che risalgono a tempi lontani. Si pensi alla lotta tra Ercole e Gerione, dell’anfora calcidese, o alla famosa stele della XIII dinastia d’Edimburgo. La formula figura-parola è caratteristica dell’arte figurativa orientale. La fortuna del fumetto, viene da molti spiegata con la poca riflessione che il fumetto richiede e con la conseguente facilità di lettura. E’ un passatempo piacevole dopo una giornata impegnata. Ai nostri giorni, in cui la vita è così caotica, non c’è più il gusto della riflessione che offre la pagina del libro; si preferiscono allora i fumetti, i films, che hanno la medesima caratteristica. Esaminiamo, innanzi tutto, i difetti maggiori dei fumetti attualmente in circolazione: 1) il linguaggio usato è spesso volgare e scorretto; 2) le vicende, molto rapide, non lasciano spazio alla riflessione, ne consegue una notevole stasi mentale; 3) carenza nella proposta di valori, che si esaurisce nel valore forza-coraggio, avvolto spesso in un alone di violenta aggressività. Comunque, un fumetto ristrutturato con immagini esteticamente valide e meno incalzanti, che lascino spazio alla riflessione con contenuti più ricchi e con un linguaggio corretto, potrebbe divenire anch’esso un sussidio didattico. 6. Testi per ragazzi Antonio Pirri, Le grandi migrazioni umane nell’antichità e nel Medio Evo, Firenze, Nuova Italia, 1969. Basil Davidson, La civiltà africana, Torino, Einaudi, 1972. Ciro Poggiali, Le amene favole degli dei, Firenze, Marzocco, 1945. E’ un libro di mitologia molto piacevole. Diego Valeri, Le leggende del Graal, Torino, UTET, 1957. G. Jones, Antichi viaggi di scoperta in Irlanda, Groenlandia, America, Milano, Bompiani, 1966. Geoffrey Bibby, Le navi dei Vichinghi e altre avventure archeologiche nell‘Europa preistorica, trad. di Piero Jahier, Torino, Einaudi, 1960. Ricco di interessanti disegni e cartine. Giambattista Basile, Il Pentamerone, ossia la fiaba delle fiabe, 2 volumi, Bari, Laterza, 1925. Charles Perrault, Storia del tempo che fu, trad. di Mario Mattolini, Milano, Mondadori, 1965. H. C. Stevens, Fiabe popolari russe, trad. di M. R. Marchini, Milano, Mondadori, 1970. Hans Christian Andersen, Fiabe, trad. di A. Manghi e Marcella Rinaldi, Torino, Einaudi, 1965. E’ una delle migliori traduzioni italiane di tali fiabe. Italo Calvino, L’uccel belverde e altre fiabe italiane, Torino, Einaudi., 1972. Laura Orvieto, La nascita di Roma, Firenze, Marzocco. Nel libro viene narrata l’Eneide, e, attraverso i miti, l’autrice trova il modo di attingere la storia. Laura Orvieto, Storie della storia del mondo (Iliade), Firenze, Marzocco, 1945. E’ un libro molto noto adatto ai ragazzi dagli 8 ai 10 anni. Luigi Capuana, C’era una volta..., Firenze, Bemporad-Marzocco, 1938. Marcel Griaule, Dio d’acqua, Milano, Garzanti, 1972. È un bel libro sulla mitologia. Maria Paoli, Mitologia, Firenze, Le Monnier, 1963. E’ adatto per i ragazzi di scuola media, e piacevole anche per gli adulti. Mina Garelli Riggio, I cavalieri della Tavola Rotonda, Firenze, Cultura Editrice, 1972. Oscar Wilde, Il principe felice ed altre storie, Milano, Hoepli, 1962. P. C. Asbjornsen e J. Moe, Fiabe norvegesi, Torino, Einaudi, 1962. Libro molto valido. Renè Thevenin, I paesi leggendari dinnanzi alla scienza, trad. di L. Confalonieri, Milano, Garzanti, 1954. Roberto Banchini, Le leggende della Tavola Rotonda, Milano, A. Peruzzo Editore, 1964. Roger Lancelyn Green, Storie dell’antica Grecia, trad. di M. Rosa Marchini, Milano, Mondadori 1971. E’ un buon libro adatto ai ragazzi tra i 9 e gli 11 anni. Sabatino Moscati, Le antiche civiltà semitiche, Milano, Feltrinelli, 1961. Novelle indiane, trad. di A. Ballini, Firenze, Sansoni, 1954. Fiabe e leggende arabe, a cura di Marisa Spano, Milano, Principato, 1964. Malesia, poesie e leggende, a cura di Alessandro Bausanni, Milano, Nuova Accademia, 1963. Bibliografia Faeti Antonio, Guardare le figure. Gli illustratori italiani dei libri per l’infanzia, Torino, Einaudi, 1973. Lucchetti Marcello, La letteratura giovanile tra fiabe e fantascienza, Roma, Armando, 1969. Sacchetti Lina, La lettura per l’infanzia, Firenze, Le Monnier, 1954. Schwartz Emanuel, Studio psicoanalitico delle fiabe, in Hayworth, Psicoterapia infantile, Roma, Armando, 1957. Seung O.K. Ryen, Psicopedagogia della fiaba. Itinerario attraverso il mondo favolistico occidentale e orientale con 16 fiabe inedite coreane, Roma, Armando, 1972. Sugli Antonio, Storia della letteratura per l’infanzia, Firenze, Sansoni, 1960. Valeria Maria, Il ragazzo e la lettura, Bologna, Malipiero, 1957.
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