7. Settembre

Funghi in cucina
Territorio e divertimento
Monza, un parco che
conquista gli occhi e il cuore
Buon cibo
Uva di Valtellina, ottima in
cantina ma anche a tavola
Salute, benessere e famiglia
Si torna a scuola, comincia
una nuova avventura
Anno 1 - Numero 7
settembre 2014
Costo € 1, una copia omaggio per i
possessori di CartAmica
Funghi in cucina, il
gusto dei boschi è
proprio inimitabile
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RivistAmica
Da semplici contorni
a primi piatti a metà
fra tradizione e
fantasia. Non c’è
limite alle prelibate
possibilità offerte
dai più preziosi doni
dell’autunno
Primo piano
Un gusto delicato e un profumo in grado di donare un aroma
intenso ad ogni pietanza. I funghi sono gli ingredienti più pregiati che l’autunno mette a disposizione degli chef e nobilitano le tavole di questo periodo all’interno di piatti che vanno
dagli antipasti ai contorni fino ad irrinunciabili primi piatti.
Benessere
Offrire ai propri ospiti una prelibatezza a base di funghi significa soddisfare anche i palati più esigenti con un occhio alla
salute e alla linea: questi figli preziosi dei boschi hanno infatti
un contenuto molto limitato di calorie e di grassi, e possono
inserirsi in un regime alimentare equilibrato amico della bilancia. Occorre solamente fare attenzione a non esagerare
(non più di 2-3 volte a settimana), perché non sempre sono
di facile digestione. Sono inoltre ricchi di sostanze importanti
per il nostro organismo come fosforo, potassio, vitamine del
gruppo B, fibre ed amminoacidi essenziali.
Pulizia e controllo
Prima di cimentarsi in sfiziosi manicaretti è necessario compiere alcune operazioni preliminari. Innanzitutto, se si hanno
dei dubbi, occorre verificare che non si tratti di specie potenzialmente dannose rivolgendosi agli esperti delle Asl. Quindi
si deve procedere alla pulizia dei funghi, da compiersi immediatamente una volta portato a casa il cestino pieno di delizie.
Va evitato il lavaggio sotto l’acqua corrente, che rischia di disperdere parte del profumo e delle altre qualità, ed è preferibile iniziare tagliando via la parte terminale del gambo dove si
trovano le radici e quindi raschiare, con un coltello o con uno
spazzolino dalle setole dure, la superficie del cappello e del
gambo stesso. A questo punto, per eliminare ogni residuo di
terra, i funghi vanno tamponati con un panno di cotone pulito e inumidito, per poi, con un coltellino affilato, asportare le
eventuali zone ammaccate. A volte può capitare di trovare delle piccole larve: in questo caso occorre immergere il prodotto
per qualche minuto in una soluzione di acqua e sale.
Ai fornelli
È consigliabile consumare i funghi freschi entro 24-48 ore
dalla raccolta. I veri appassionati preferiscono prepararli con
pochi condimenti in modo da poterne apprezzare appieno il
sapore originale. Tra le varianti di questo tipo, la più popolare
è quella dei funghi trifolati, così versatili da poter diventare, a
seconda dell’occasione, un contorno per cacciagione, polenta o pesce, un delizioso piatto unico, o il condimento per un
risotto delicato. Preparateli scegliendo funghi misti (i più classici champignon, i prelibati porcini, ma anche i chiodini, croccanti e saporiti), tagliando a fette quelli più grandi e facendoli
saltare con aglio, burro, olio d’oliva e un’abbondante dose di
prezzemolo. Scegliete in base al vostro gusto, ma un pizzico
di pepe nero macinato al momento ci va a nozze.
A proposito della cottura
Un aspetto che riguarda quasi tutte le tipologie di funghi: vanno cotti per un tempo adeguato, solitamente fra i 15 e i 20
minuti. Sono pochissimi infatti quelli che si possono consu-
mare crudi, persino i nobilissimi porcini, anche freschi, se consumati crudi in grandi quantità possono causare dei disturbi.
Se volete provare il piacere del gusto dei funghi crudi in tutta
tranquillità, procuratevi i pregiatissimi ovuli: una vera delizia,
tagliati a lamelle sottilissime. Ve li consigliamo in una fresca
insalata dove li presenterete insieme a foglie tenere di lattuga,
sedano a tocchetti, bastoncini di Emmentaler, il tutto condito
con un’emulsione di succo di limone e olio extravergine di oliva. Tocco finale, un pizzico di sale e uno di pepe nero.
Dal bosco alla tavola
Ma quali sono le varietà che più facilmente è possibile trovare nel nostro territorio tra quelle che siamo soliti gustare
nelle serate autunnali? Si va da sua maestà il porcino, con
le sue diverse varietà, ai finferli (o gallinacci), dagli ovuli alle
mazze di tamburo, fino ai chiodini. Da provare nelle pietanze elaborate, perfette per il pranzo della domenica con tutta
la famiglia: è nei primi piatti che i funghi danno il meglio.
Oltre agli intramontabili abbinamenti con le tagliatelle o il
risotto, c’è quello con le lasagne (provate la ricetta di pag.
39) magari con la variante dell’utilizzo dei chiodini o dei gallinacci al posto dei soliti porcini. Oppure, mettetevi alla prova con ricette ancora più variegate, capaci di sorprendere
qualsiasi commensale. Un esempio? I conchiglioni ripieni.
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Primo piano
Il condimento va preparato, per 4 persone, con mezzo chilo
di champignon sminuzzati e trifolati con olio, aglio e prezzemolo e, a parte, con due zucchine e un etto di prosciutto
cotto, il tutto ridotto a dadini, saltato in poco olio, e frullato
per ottenere una crema da unire a 250 ml di besciamella e
50 g di Parmigiano grattugiato. Con questo composto corposo vanno riempiti i conchiglioni (cotti e scolati al dente):
adagiateli quindi su una teglia e ricopriteli con altri 250 ml
di besciamella, i funghi trifolati e altro parmigiano. Infornate
per dieci minuti con la funzione grill e servite caldissimi.
Funghi secchi
fatti in casa
Funghi in agenda:
appuntamenti golosi
Il calendario di settembre è ricco di eventi lombardi che
hanno come protagonista la grande famiglia dei funghi.
Ecco un elenco di possibili gite fuori porta per salutare
l’estate e dare il benvenuto all’autunno partecipando ad
una delle sagre dedicate.
Fungolandia a Cusio (BG)
Sagra del fungo in Valle Brembana con escursioni guidate,
degustazioni, appuntamenti tematici e concorsi di fotografia,
pittura e disegno. La nona edizione si svolge da sabato 30
agosto a domenica 7 settembre (www.fungolandia.it).
Sagra dei funghi di Bema (SO)
Trentesima edizione, sabato 13 e domenica 14 settembre.
Funghi porcini freschi protagonisti sulle tavole e anche in
mostra. Per tutte le informazioni leggete a pag.19 e consultate
il sito www.prolocobema.it.
Sagra del fungo porcino
di Fino Mornasco (CO)
Da venerdì 19 a domenica 21 settembre, l’associazione sportiva A.S.D. Andrate, con il patrocinio del Comune di Fino Mornasco, organizza la VII edizione dell’evento. Specialità a base di
funghi, serate danzanti e vendita al dettaglio di porcini.
Info: 349 35 95 463; [email protected].
Con poco sforzo è possibile preparare anche in casa
dei funghi essiccati da conservare per ogni occasione. Occorrono varietà grosse e ben mature, ad esempio i porcini, da pulire e poi tagliare longitudinalmente
in fette di circa 5 mm. Mettetele su un telaio o una
rete (vanno bene anche alluminio e canovacci puliti),
e ricordatevi di non esporle direttamente al sole per
evitare un’essiccatura troppo rapida e non uniforme.
Importante: durante la notte riponete il tutto al chiuso.
Quando sono pronti, i funghi si possono conservare in
sacchetti per alimenti e, per utilizzarli, è sufficiente farli
rinvenire in acqua tiepida per qualche minuto e quindi
scolarli e strizzarli per bene.
4
RivistAmica
Festa del fungo e della castagna
di Pisogne (BS)
Da venerdì 26 a domenica 28 settembre, sulla sponda
bresciana del lago d’Iseo: viaggio tra i sapori del territorio,
mercatini e bancarelle. Per tutti i dettagli leggete il box a pagina
15 e consultate il sito www.prolocopisogne.it.
Sagra del fungo porcino
di Motta Visconti (MI)
Sabato 27 e domenica 28 settembre, 37esima edizione. La
cena di sabato è organizzata in diversi punti di ristoro sparsi
per il paese. Domenica bancarelle, balli, musica dal vivo e tante
degustazioni al gusto di porcini: risotto, pennette, crespelle,
scaloppine e brasato. Info: www.gastronomia-raineri.it.
Indice
PRIMO PIANO
Funghi in cucina, il gusto dei boschi è proprio inimitabile
2
TERRITORIO e DIVERTIMENTO
Monza, un parco che conquista gli occhi e il cuore
8
14 Valcamonica, l’emozione del cervo visto da cino
16 Intervista a Deborah Compagnoni
18 Settembre, andiam per crotti in Val Chiavenna
20 Oktoberfest, Monaco di Baviera capitale della birra
2
BUON CIBO
22 Uva di Valtellina, ottima in cantina ma anche a tavola
26 Nel salame cotto la fragranza della Brianza
LE BUONE RICETTE DI IPERAL
32 Pasta alle pere e pecorino
34 Cuori di pasta sfoglia con la cipolla rossa
35 Bistecca al caffè e carote
36 Strudel ai funghi
38 Panforte al caffè
39 Le lasagne ai funghi porcini, delizia in tavola
8
IN EVIDENZA
42 Liquori di casa Peloni, dolci e secchi piaceri
con il Braulio capofila
PRIMIA
44 Marmellata e miele bio, se li assaggi non li lasci più
22
SALUTE, BENESSERE e FAMIGLIA
46 Si torna a scuola, comincia una nuova avventura
50 Svezzamento, le scoperte vengono mangiando!
AMBIENTE E COLLETTIVITÀ
54 Gli usi alternativi del sale: trucchi e consigli pratici
IPERAL INFORMA
60 Primia e Bontà delle Valli, qualità e tradizione
65
Fare la spesa da Iperal è sempre più conveniente
66
Lo sapevate che...
46
Scarica la versione
digitale di RivistAmica
per sfogliarla dal tuo
smartphone e tablet
5
Voglia di tenerezze
ricette fresche e appetitose per tutta la famiglia
Primi e secondi, ricchi di sapore, pronti in pochi minuti:
Teneroni pasta fresca in 3 ricette gustose e invitanti
Giravolte in 3 ricette con ingredienti genuini e di qualità
racchiusi in una croccante impanatura, per i più golosi
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Monza, un parco
che conquista
gli occhi e il cuore
8
RivistAmica
Dalla villa
neoclassica
all’autodromo, dai
laghetti romantici
alle cascine: un
polmone verde che
non finisce mai di
stupire
Territorio e divertimento
Lo schiamazzo dei bimbi che giocano, un angolo silenzioso
dove leggere un libro, il battito del nostro cuore mentre facciamo jogging. E poi il rombo dei motori dell’autodromo, il respiro
degli alberi secolari e l’immaginazione che vola verso feste e
ricevimenti d’altri tempi. Siamo nel Parco di Monza, che con i
suoi 700 ettari è la più grande area verde recintata d’Europa.
Qualunque sia la nostra idea di divertimento e di relax, qui c’è
lo spazio giusto per noi. E magari, passando e ripassando,
tra un laghetto e un gruppo di cespugli, c’è ancora un angolo
che non conoscevamo, pronto a stupirci. Proviamo a cercarlo,
dunque, in questo itinerario.
La villa
Punto di partenza, la Villa Reale. Attualmente in restauro, la
sua riapertura è prevista entro la fine del mese di settembre.
Da viale Cesare Battisti, possiamo tuttavia ammirarne la struttura e la facciata neoclassica: la villa fu costruita tra il 1777 e
Foto: Villa Reale
il 1780 per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria per
il figlio Ferdinando I, governatore della Lombardia. La progettazione fu affidata all’architetto folignate Giuseppe Piermarini,
già autore del Teatro alla Scala. Siamo nel secolo dei Lumi e
il dispotismo illuminato della sovrana di Vienna rifugge dalle decorazioni e dagli eccessi dei secoli passati: ecco allora
che Piermarini concepisce questo edificio sobrio, razionale.
La villa fu abitata anche dal viceré napoleonico Eugenio di Beauharnais, per poi ripassare agli Asburgo e quindi ai Savoia.
Fu una delle residenze predilette del re d’Italia Umberto I, che
proprio a Monza venne assassinato dall’anarchico Gaetano
Bresci. Da allora, la villa conobbe un secolo di abbandono e
incuria, che solo oggi sta per terminare. Nel cortile antistante
la villa possiamo ammirare il roseto Niso Fumagalli, voluto nel
1964 dal proprietario della Candy.
L’ingresso neogotico
L’ingresso ai Giardini Reali avviene da via Boccaccio. Si attraversano i “Boschetti”, voluti dal Piermarini per congiungere
idealmente i Giardini Reali con la città di Monza e si entra così
attraversando i cancelletti pedonali. L’arco in stile neogotico,
ispirato alle guglie del Duomo di Milano, che anticamente era
un ingresso ai giardini (Porta Teodolinda), è oggi l’ingresso al
centro sportivo Tennis Club.
Foto: L’ingresso neogotico del Parco di
Monza
I Giardini Reali, il lago e il tempietto
Ed eccoci, finalmente, nel verde del parco: siamo, più precisamente, nei Giardini Reali, realizzati tra il 1778 e il 1783, proprio alle spalle della villa. Si possono ammirare le due grandi
querce secolari, presenti nel parco da più di 200 anni; il ginko,
originario del Giappone; e un gigantesco cedro del Libano. Il
Piermarini si ispirò dapprima alla moda francese, con file di
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9
Territorio e divertimento
alberi allineate geometricamente, ideale continuazione dell’architettura della villa. Poi però arricchì il parco con elementi
decorativi propri del giardino all’inglese, all’epoca ancora rari
nel nostro Paese. Come, ad esempio, il laghetto, sul quale
si affaccia il tempietto dorico di ispirazione neoclassica, che
crea una deliziosa atmosfera romantica.
La torretta
Poco distante c’è la torretta viscontea, alta 30 metri, che in realtà ha poco a che fare con la famiglia che dominò Milano tra il
XIII e il XV secolo: risale infatti all’inizio dell’Ottocento, quando
fu progettata in stile neogotico dall’architetto Luigi Canonica.
Interessante anche la Cascina del Forno, in origine la sede del
direttore dei giardini.
Il parco e le cascine
Uscendo dal cancello dei Giardini Reali, si entra nel Parco di Monza vero e proprio: fu istituito, nel 1805, da Napoleone, che voleva
farne una tenuta agricola modello e una riserva di caccia. Eugenio
di Beauharnais, così, ne iniziò la costruzione: la madre, Giuseppina Bonaparte, gli chiese di realizzare un parco più grande di
quello di Versailles. Desiderio che verrà esaudito in pieno, visto
che a Monza si superano di gran lunga i 250 ettari di Versaillles.
L’opera venne affidata a Luigi Canonica, il cui estro romantico si
sostituì al razionalismo neoclassico di Piermarini. All’interno di un
muro lungo 14 chilometri, Canonica costruì strade, cascine, ville,
campi, giardini, orti, frutteti. Quasi un paesaggio lombardo in miniatura. A nord dei Giardini Reali si possono incontrare le prime
costruzioni ottocentesche: la Cascina Bastia, un tempo scuderia
e oggi punto informativo, utile anche per il noleggio delle bici; la
Cavriga, che ora ospita un bar; e la Cascina Frutteto, sede della
Scuola di Agraria del Parco di Monza. Da non perdere la Cascina
San Fedele, costruita utilizzando elementi provenienti dalla demolita chiesa di Santa Maria di Brera, a Milano. Spicca anche il Centro RAI, opera di Gio Ponti.
Le ville antiche
Siamo nel cuore del “Bosco Bello”, la parte del parco che il Canonica aveva destinato a riserva di caccia. L’architetto inglobò nel
parco due edifici preesistenti di assoluto pregio: Villa Mirabellino,
costruita nel 1776, e Villa Mirabello, terminata nel 1675.
L’autodromo
Con Villa Mirabello siamo ormai approdati nell’omonimo viale, la
direttrice nord-sud attorno alla quale il Canonica disegnò il suo
parco. Proseguendo verso nord, l’avvistamento delle vecchie curve paraboliche sopraelevate annuncia la presenza dell’autodromo
di Monza. Il circuito fu costruito nel 1922, mentre le paraboliche
furono utilizzate fino al 1969.
Il Serraglio dei Cervi
In direzione nord, oltre all’odierno circuito possiamo ammirare il
Serraglio dei Cervi. Qui il Canonica ha osato, costruendo due
originali torrette unite da un grande arco. Originariamente era destinato alla riproduzione della selvaggina che poi veniva cacciata;
poi, dopo il 1850, a causa dei danni prodotti alle coltivazioni, buona parte degli animali venne rinchiusa proprio qui.
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RivistAmica
Foto: Il tempietto dorico di ispirazione neoclassica
Territorio e divertimento
Lungo il Lambro: ponti e mulini
È ora di tornare al punto di partenza: per farlo, possiamo attraversare gli umidi boschi che circondano il fiume Lambro. Da non perdere i ponti, i tre mulini (Molini San Giorgio, Asciutti e del Cantone) e l’ex fagianaia, oggi sede di un ristorante. Dirigendosi sempre
a sud possiamo ammirare altre due cascine e la Voliera Umana,
opera dell’artista Giuliano Mauri, un cupolone costruito con materiali vegetali raccolti nel parco. Ultima tappa, la Valle dei Sospiri
con il suo laghetto: l’uscita è già in vista, una splendida giornata si è appena conclusa.
Il tempio nazionale
dei motori e del brivido
Tour nel parco
e informazioni utili
Il percorso che vi abbiamo proposto ha una lunghezza
di circa 20 km, ed è quindi consigliabile percorrerlo
interamente solo utilizzando la bicicletta. A piedi, invece, è preferibile effettuare solo alcune tappe, come
i Giardini Reali e i sentieri attorno al Lambro. Il parco,
d’estate, è aperto dalle 7 alle 21,30, mentre i Giardini Reali chiudono alle 20,30. D’inverno, chiusura alle
19 per il parco e alle 18,30 per i giardini. In attesa
della riapertura della Villa Reale, gli Appartamenti Reali si possono comunque visitare con dei tour guidati
di gruppo: per prenotare, occorre chiamare i numeri
329-5980822 o 039-323222, oppure inviare una
mail a [email protected].
Nato nel 1922, l’Autodromo Nazionale di Monza è il
terzo circuito più vecchio del mondo, preceduto solo
da Indianapolis (1909) e Brooklands (1907), nel Regno Unito, chiuso però nel 1945. Inizialmente il circuito
comprendeva una parte con sette curve (5,5 km), corrispondente all’incirca al tracciato attuale, e un anello ad alta velocità (4,5 km). Erano gli anni dei trionfi
di Luigi Fagioli e Tazio Nuvolari, ma anche dei tragici
incidenti che costrinsero gli organizzatori a demolire,
nel 1939, l’anello ad alta velocità. Nel 1950 nasce la
Formula 1: a Monza la prima vittoria è di Nino Farina
su Alfa Romeo. L’anno seguente tocca alla Ferrari di
Alberto Ascari, il grande campione che proprio qui
morì, nel 1955, in un misterioso incidente durante alcuni test, nella curva che oggi porta il suo nome. Lo
stesso anno l’ovale rinacque con la costruzione delle
famose curve paraboliche, utilizzate fino al 1969. Da
allora sono state inserite delle chicane per diminuire la
velocità e aumentare la sicurezza. Memorabile il Gran
Premio d’Italia del 1988, il primo dopo la scomparsa
di Enzo Ferrari, terminato con l’insperata doppietta
rossa di Berger e Alboreto. Il record di vittorie appartiene a Michael Schumacher con 5 trionfi, mentre la
velocità più alta l’ha toccata Montoya nel 2005: 369
km/h. Quest’anno il Gran Premio d’Italia prenderà il via
il 7 settembre, con le prove che inizieranno venerdì 5.
I biglietti si possono acquistare su www.monzanet.it.
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Foto: Val Grande © Guide alpine
Vallecamonica-Adamello
Valcamonica,
l’emozione del cervo
visto da vicino
Suggestivamente racchiusa tra i monti dei gruppi dell’Adamello e delle Prealpi Orobiche, la Valcamonica è un territorio
ricco di storia e di testimonianze antichissime. La valle più
estesa della Lombardia offre spazi naturali incontaminati che
con l’autunno alle porte e i colori mutevoli dei boschi e dei
prati assumono un fascino particolare. Tra settembre e ottobre escursioni e gite all’aria aperta sono la giusta occasione
per scoprire il lato più insolito e “poetico” della valle camuna.
L’emozionante avvistamento dei cervi in amore
Da qualche anno, vera e propria attrazione della valle sono i
percorsi proposti dalle Guide alpine Vallecamonica-Adamello, in collaborazione con il Parco Nazionale dello Stelvio, per
osservare i cervi in amore e ascoltarne il bramito, il verso che
14
RivistAmica
Proseguono con
successo le escursioni
delle Guide alpine
VallecamonicaAdamello per
avvistare i cervi in
amore, nel silenzio
di una natura che
cambia sfumature e
atmosfere
riecheggia soprattutto nelle vallate dell’Alta Camonica nel periodo che va dalla metà di settembre fino a metà ottobre. Si
tratta di un’esperienza davvero unica, non solo per ammirare
questi animali solitamente molto schivi, ma anche per entrare
a contatto con l’aspetto più selvaggio della natura. Adatte a
tutti, dai più esperti alle famiglie con bambini, le escursioni
si svolgono nella Val Grande e nella Valle delle Messi, dove
è facile avvistare gruppi di cervi esibirsi in corse e salti per
stupire le femmine e affascinare chi li osserva.
Il “bramito del cervo” in Valgrande
In compagnia delle esperte Guide Alpine, il 28 settembre
e il 12 ottobre, potrete partecipare alla prima escursione
“bramito del cervo” in Valgrande che richiede circa 2 ore e
Territorio e divertimento
trenta solo per l’andata. Il ritrovo dei partecipanti è previsto
a Temù alle ore 9 per spostarsi in auto fino alla frazione Tù di
Vezza d’Oglio a 1200 metri d’altezza. Qui la guida alpina ed
un esperto faunista vi descriveranno brevemente la giornata emozionante che state per affrontare e poi, percorrendo
la strada sterrata fino al Ponte dell’Acqua Calda, supererete
le Baite di Gussà e Gussanì fino a raggiungere il segnavia
n.2. Da questo punto, alternando salite a tratti pianeggianti,
salirete al Ponte delle Valli e all’Agriturismo Valgrande fino a
raggiungere la Piana di Carèt. Dall’ampia piana in cui svetta
la chiesetta dedicata alla Madonna del Carmelo, inizieranno
i primi appostamenti per scorgere l’arrivo degli ungulati. L’escursione prevede il proseguimento fino al Bivacco Saverio
Occhi dove sarà possibile riposarsi e rifocillarsi, osservare
i cervi e ascoltare i loro richiami. Per affrontare la camminata, munitevi di scarponcini, maglione o pile, giacca a vento e
pranzo al sacco.
Alla scoperta del cervo in Valle delle Messi
Nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, la Valle delle Messi è una delle zone della Valcamonica in cui gli avvistamenti
faunistici sono più frequenti. Oltre ai cervi, potrete scorgere
camosci, caprioli, stambecchi, marmotte, volpi ed ermellini e
non di rado capita di avvistare l’aquila reale che nidifica proprio in questa zona del parco. Per seguire i cervi in amore in
Valle delle Messi, le Guide Alpine organizzano un’escursione
il 5 ottobre con ritrovo a Temù alle 9 e il trasferimento in auto
fino a Sant’Apollonia. L’avvistamento degli ungulati comincerà
già nel tratto iniziale della valle fino al laghetto di Val Malza,
meta finale della passeggiata lungo il percorso n.58, che si
raggiungerà dopo una sosta al Ristoro Valmalza e al bivacco
Linge. La prenotazione è obbligatoria entro le ore 18 del giorno precedente l’escursione. Per informazioni ed iscrizioni alle
varie escursioni: [email protected]; 3465788907.
La tradizione locale
con “Sale in zucca”
Nel piccolo e caratteristico paese di Sale Marasino, sulle sponde del lago d’Iseo, il 13 e il 14 settembre non
perdete l’occasione per un viaggio all’interno della tradizione locale con il festival “Sale in Zucca” che celebra
l’ortaggio simbolo dell’autunno. Si tratta di una due giorni di appuntamenti enogastronomici, con i menù degustazione a base di zucca proposti da tutti i ristoranti del
paese, di eventi storico-culturali, con le mostre a tema
e le visite guidate dei tesori locali, e di momenti di puro
intrattenimento, con spettacoli e concerti sparsi per le
vie e le piazze.
Funghi e castagne
alla festa di Pisogne
Da venerdì 26 a domenica 28 settembre torna a Pisogne, sulla sponda bresciana del lago d’Iseo, l’immancabile appuntamento con la “Festa del Fungo e della
Castagna”. L’atteso evento è l’occasione ideale per scoprire le bellezze di questa piccola cittadina, tra vicoli e
piazze che si tingono dei colori dell’autunno e si riempiono di mercatini e bancarelle, dando vita ad un vero e
proprio viaggio tra i sapori del territorio e i suoi protagonisti indiscussi: i profumatissimi porcini e le caldarroste
abbrustolite al momento.
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Territorio e divertimento
Intervista
Deborah Compagnoni
“Sogno di tornare
fra le mie montagne”
“Per quindici anni ho inseguito gare e trofei in giro per il mondo e ora la mia vallata mi manca tantissimo”. Parla così Deborah Compagnoni, la più grande campionessa italiana di sci,
oggi moglie e mamma a tempo pieno.
Non vive più a Santa Caterina Valfurva: le piacerebbe
tornare fra le sue montagne?
Ho vissuto lì fino all’età di 29 anni e la mia terra e i luoghi dove
sono cresciuta mi mancano moltissimo. Torno spesso, per Natale e in estate, però si tratta sempre di un breve periodo di
vacanza. Lo spirito zingaresco io l’ho sempre avuto, dai 15
fino a 30 anni non ho mai vissuto in modo stabile nel paese
dove sono nata, però ora devo ammettere che mi piacerebbe
poterlo fare. È un po’ come essere emigrato e avere sempre
il pensiero che la mia casa sia da un’altra parte.
Ha un papà e un fratello guide alpine: se non avesse
fatto la sciatrice le sarebbe piaciuto come lavoro?
A pensarci adesso sì, ma quando ero più giovane avevo solo
in mente di fare agonismo e dedicarmi allo sport praticato.
Poi quando si arriva ad alti livelli e si diventa un personaggio
pubblico, viene la parte più difficile.
La disciplina sportiva l’ha aiutata nel ruolo di mamma?
Sì, perché impari ad essere indipendente e a non aver paura
di ritrovarti da sola a fare le cose. Nello sport individuale sei tu
con te stesso, ti misuri costantemente con la vittoria, la sconfitta e gli infortuni: tutti momenti che ti aiutano ad affrontare le
difficoltà della vita di tutti i giorni.
Nel 2002 ha fondato la Onlus “Sciare per la vita”, dedicata alla ricerca sulla leucemia, di cui è stata vittima, a
soli 21 anni, sua cugina Barbara.
Inizialmente abbiamo creato l’associazione per fare un evento
a Santa Caterina in ricordo di Barbara, poi abbiamo cominciato a raccogliere fondi per la ricerca e dalla Valtellina ci siamo allargati verso i centri dove si studiano i protocolli relativi
ai bambini malati di leucemia. Quest’anno, grazie al progetto
“Dai”, stiamo rifacendo tutta l’ala pediatrica dell’ospedale di
Monza.
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RivistAmica
Deborah
Compagnoni
Nata a Bormio il 4 giugno
1970, Deborah Compagnoni è stata la più vittoriosa
sciatrice italiana di sempre.
Moglie di Alessandro Benetton e madre di tre figli, oggi
vive a Conegliano Veneto.
Luogo preferito
La mia vallata, la Valfurva. Mi piace molto andare a camminare oltre il bosco, sopra i 2000 metri: c’è un’aria ancora più
pulita e una vista stupenda, fino a novembre è davvero molto
suggestivo. Anche la Val di Mello, ancora selvaggia e poco
conosciuta dagli italiani, merita una visita.
Piatto “scelto”
Se c’è una ricetta che adoro è quella dei pizzoccheri che
prepara mia mamma, una cuoca eccezionale, che non a
caso gestisce la cucina dell’albergo di famiglia. Si tratta di
un piatto “light” gustosissimo, perché fatto con verdure e
patate senza esagerare con burro e formaggio stagionato.
Gli eventi
più belli
Settembre,
andiam per crotti
in Val Chiavenna
“Si vende vino bono e si tene scola de umanità”. Anno,
1781. È il motto della famosissima Sagra dei Crotti di
Chiavenna, che si svolgerà il 7 e dal 12 al 14 settembre.
Gli abitanti apriranno al pubblico i loro crotti, cantine dotate di un particolare refrigerante: il “sorel”, cioè una fessura naturale, residuo di antiche frane, da cui soffia una
corrente d’aria fresca che mantiene in ogni stagione una
temperatura compresa tra 4 e 8°C.
18
RivistAmica
Tutto pronto a Chiavenna per
il tradizionale appuntamento
con l’apertura delle tipiche
cantine che, rinfrescate dalle
fessure naturali scavate
nella roccia, conservano vini
gagliardi e i prodotti tipici
della valle
Qui gli abitanti della Valchiavenna vi conservano da sempre
salumi, formaggi e soprattutto vini gagliardi. Per assaporare
i quali, all’esterno, vengono allestiti tavoli e panche per gli
avventori. Da non perdere la serie di percorsi enogastronomici “Andèm a Cròt”. Pagando 30 euro, si riceverà il tipico
boccale e, di tappa in tappa, si potranno assaggiare le prelibatezze e i vini conservati nei crotti. Il percorso A si snoda
tra le vie di Chiavenna e comprende i crotti Bossi (gesti-
Territorio e divertimento
to dall’associazione Hockey Alcol Gran Riserva), Osvaldo
Villa, San Giovanni (Basket Chiavenna), De Peverelli (Asd
Pattinaggio di Figura Chiavenna) e Stampa (Pro Chiavenna). Il percorso B parte da Prata Camportaccio e arriva
a Chiavenna, con i due crotti della Compagnia del Töorc,
Pini (Associazione Genitori) e Caruga (Oftal). Il percorso
C, da Pianazzola a Chiavenna, toccherà i crotti A la Val,
A la Giügada (Consorzio Frazione Pianazzola) e Paravicini
(Società Operaia). Il percorso D, da Scandolera a Chiavenna, con i crotti Grande, Baldini (Consorzio Scandolera
Boeucc), Triaca (Chiavenna Nuoto) e GEF (Ac Chiavenna).
E infine l’itinerario E, tra Chiavenna e San Pietro, con i due
crotti dell’associazione Amici di San Pietro, Caruga (Pallavolo Chiavenna) e Stampa.
Dove, come, quando
La festa inizierà domenica 7 settembre alle 10,30, con
l’apertura dei crotti del percorso “Andèm a Cròt”. I crotti
rimarranno aperti fino alle 20 (biglietti acquistabili fino alle
18). Questi i punti di partenza degli itinerari: percorso A,
corso Pratogiano; percorso B, via Vanoni a Prata Camportaccio; percorso C, via Vanoni, località Pianazzola; percorso D, via Scandolera, località Scandolera; percorso E, via
ai Crotti, frazione San Pietro, Samolaco. Negli ultimi quattro casi, i punti sono raggiungibili con navette in partenza
dalla stazione degli autobus di Chiavenna.
Info: www.sagradeicrotti.it.
L’agenda degli eventi da non dimenticare
Da domenica 7 a domenica 21 settembre, Parco dei Balocchi e Adunata Sezione Alpini della Valcamonica - Darfo Boario Terme (BS)
Si terrà anche quest’anno, domenica 7 settembre, l’appuntamento con il divertimento per i più piccoli: alle Terme di Boario la
giornata sarà animata da spettacoli, musica, trucchi per i bambini, bancarelle di dolci e giochi di magia. Due settimane dopo,
sabato 20 e domenica 21 le vie di Darfo saranno animate dai
cori, i ricordi, le sfilate e i momenti di allegria della prima adunata
sezionale degli Alpini della Valcamonica.
Informazioni: www.darfoboarioterme.gov.it.
Da venerdì 12 a domenica 21 settembre,
Giornate Mondiali Guzzi e Sagra del Paradell - Mandello
del Lario (LC)
A Mandello del Lario appuntamento con le Giornate Mondiali
Guzzi: l’annuale raduno degli appassionati della storica casa
motociclistica lariana si terrà da venerdì 12 a domenica 14
settembre in piazza del Mercato. Modelli prodotti dal 1921
ad oggi sfileranno per le vie di Mandello, con un carico di
passione proveniente da tutta Europa. Da non perdere una
visita allo stabilimento Moto Guzzi di via Parodi. La domenica
successiva, nella frazione di Maggiana, sarà invece la volta
della Sagra del Paradell, dolce tipico del Lecchese.
Per tutti i dettagli: www.mandellolario.it.
Sabato 13 - domenica 14 settembre,
Sagra dei funghi - Bema (SO)
Festeggerà i suoi trent’anni la Sagra dei funghi di Bema, il
tradizionale appuntamento con le specialità raccolte nei boschi della Valtellina. Anche questa volta verrà proposta una
ricca varietà di pietanze, tutte a base di funghi porcini freschi
raccolti nella zona: pasta, riso, gnocchi, polenta, spezzatino,
brasato. Il fungo sarà protagonista anche di diverse mostre
micologiche. Tra i “cantuun” del paese, degustazioni di grappe e vini locali. L’appuntamento è per domenica in via Lissi,
sabato sera cena solo su prenotazione.
Consultate il sito www.prolocobema.it.
Da venerdì 18 a domenica 21 settembre,
Cursa di Asnitt - Barlassina (MB)
Alla tradizionale corsa degli asini quest’anno non ci saranno gli
animali ma sagome di cartone, con le quali si sfideranno gli otto
rioni del paese. La gara si terrà alle 15 di domenica 21 settembre
in piazza Cavour. Ci sarà anche la giostra degli asini di legno,
aperta a tutti: saltando sulla sella del finto animale, si gonfierà
un palloncino; vince chi lo fa scoppiare per primo. Premio, una
buona bottiglia di vino offerta da Iperal. In via Assunzione, musica
e stand gastronomico gestito dall’associazione Rete Speranza,
con stracotto d’asina e churrasco brasiliano.
Per saperne di più: www.comunebarlassina.it.
19
Nei nostri Punti Vendita
Dal 15 al 24 settembre
catalogo Oktober Fest
Inquadra con il
tuo smartphone
il QR qui a lato
Oktoberfest,
Monaco di Baviera
capitale della birra
In alto i calici, che abbia inizio la festa al sapore di birra più
famosa del mondo! Per chi ama la bevanda ambrata e le mille
gustosissime declinazioni locali della Baviera, l’Oktoberfest
è un appuntamento imperdibile: quest’anno la mitica festa di
Monaco dedicata alla birra si celebrerà da sabato 20 settembre a domenica 5 ottobre. E come sempre tutto inizierà alle
12 in punto di sabato, quando il sindaco di Monaco di Baviera
aprirà la prima botte del nuovo anno con la celeberrima frase
“O’zapft is!” (“È spillata!”). Musica, danze, buon cibo e ovviamente fiumi alcolici dal color ambrato saranno gli ingredienti
20
RivistAmica
Appuntamento
immancabile
per tutti gli
appassionati: il
Festival di Monaco
porta alla scoperta
della cucina locale
e dello spirito
tedesco
del Festival che da oltre due secoli anima la città tedesca in
questo periodo dell’anno.
Una celebrazione per tutti
Oltre sei milioni di persone affollano ogni anno gli enormi stand
situati a Theresienwiese (prato di Therese), una grande zona all’aperto nella periferia di Monaco che da sempre ospita l’Oktoberfest. Un Festival gratuito per tutti i partecipanti (si paga solo se ci
si siede ad un tavolo per bere e mangiare) e il classico boccale
di birra da un litro (il tipico “ein Maß”) costa intorno ai dieci euro.
I vari stand che troverete sono enormi, ognuno caratterizzato da
Territorio e divertimento
un’ambientazione dedicata, ed appartengono alle principali fabbriche di birre bavaresi: Löwenbräu, Hofbräu, Paulaner, Spaten,
Hacker-Pschorr e Augustiner. Non mancate poi l’appuntamento
con la tenda Iwenbru, enorme nelle dimensioni e conosciuta per
il suo leone gigante. Per questa come per altri stand, è consigliabile prenotare in anticipo se vorrete sedervi oppure armatevi di
pazienza: l’Oktoberfest attira visitatori da tutto il mondo e se vi
capiterà di finire in qualche lunga fila avrete se non altro l’occasione di conoscere persone di ogni nazionalità, oltre a simpatici
monegaschi, magari vestiti con i tipici indumenti bavaresi. Sabato
20 e domenica 21 potrete anche godere delle due grandi sfilate
del Festival: la prima, dedicata all’ingresso degli osti, conta mille
partecipanti e la seconda, dove sono protagonisti i costumi tradizionali e i tiratori, oltre ottomila.
La cucina locale
Oltre alle bionde bavaresi, concedetevi del buon cibo tradizionale: in primis i sempre sfiziosi pretzel (il tipico pane a forma di
anello con le due estremità annodate), da gustare come saporito
intermezzo tra un boccale e l’altro. Tra i piatti di carne, vale la
pena assaggiare il Leberkaese, una sorta di polpettone dal sapore ricco e soprattutto non affumicato come la maggior parte delle
altre specialità locali. Per gli amanti dei sapori forti è consigliato
l’arrosto di maiale in salsa alla cacciatora accompagnato dai knoedel, delle polpette di pasta di patate. Altra pietanza imperdibile
dell’Oktoberfest è poi il bue allo spiedo, che si può assaggiare nel
padiglione “Ochsenbraterei”, in cui viene cucinato l’intero animale
e le porzioni sono poi tagliate direttamente davanti ai visitatori. Infine un’alternativa alla carne sono gli sgombri cucinati sulla brace
da “Fischer Vroni”. Una volta sazi di bevande e cibo, per tornare
a casa usate i mezzi pubblici, efficienti e molto veloci. Chi ancora
non si fosse rassegnato alla fine della festa, al ritorno in città potrà
Sapori e locali
da scoprire in città
Per gli amanti dei piatti dai
sapori intensi e la buona birra, Monaco sa offrire molte
opportunità. Vi consigliamo
di prenotare un tavolo allo
storico Fraunhofer, pietra miliare delle birrerie con cucina
della città: qui, al numero 9 di
Fraunhofer Strasse, potrete
gustare salsicce con patate,
gulasch con polpette di pasta di patate o arrosto. Se
cercate un luogo più raffinato date un’occhiata al Zwickl Gastro, in Dreifaltigkeits
Platz 2. Zuppe, polpette e diversi piatti di carne annaffiati
dalla solita ottima birra sono
le carte vincenti di questo
piccolo angolo di Monaco.
Come arrivare
in auto o in volo
La Baviera non è poi così distante dal nord Italia. Per
raggiungerla in auto occorre attraversare la Svizzera seguendo dapprima la strada provinciale 3 e poi l’A13 da
Lugano. Dopo una breve deviazione in Austria si segue
l’A14 e, una volta in territorio tedesco, l’A96. Il costo del
viaggio, inclusi i pedaggi, è di circa 100 euro a tratta per
5 ore di tragitto. Ci sono poi molti voli che da Malpensa
raggiungono il capoluogo bavarese in un’ora circa: i prezzi partono da 90 euro prenotando con un po’ di anticipo.
sempre fermarsi per l’ultimo boccale da Hofbrauhaus: costruita
nel 1589, è una delle sale da birra più famose del mondo, arredata con lunghi tavoli di legno caratterizzati dalle incisioni fatte
dagli ospiti in centinaia di anni. In questo luogo tra favola e realtà,
gruppi musicali allieteranno i lunghi sorsi dai vostri giganteschi
boccali: il sapore dell’ebrezza di una festa unica al mondo.
Per ulteriori dettagli consultate il sito ufficiale, nella sua versione in inglese: www.oktoberfest.de/en.
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Uva Brugnola
antico sapore
Foto: Tipici terrazzamenti valtellinesi nei pressi di Sondrio
© archivio della Fondazione ProVinea di Sondrio
Uva di Valtellina,
ottima in cantina
ma anche a tavola
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RivistAmica
Non solo vini: i vigneti
della valle offrono
anche ottimi prodotti
da consumare a tavola.
Come la Brugnola, un
vitigno autoctono dal
sapore dolcissimo e
dalla storia antica
Buon cibo
Suvvia, cancellate quella faccia triste. L’estate sta per finire,
ma questo è un periodo di allegria, soprattutto sulle nostre
tavole: c’è la vendemmia, l’uva, e presto arriverà il vino novello!
In attesa che il nettare degli dei arrivi a maturazione, possiamo
già incominciare a gustare i capolavori prodotti dalle splendide vigne valtellinesi. E lo possiamo fare assaggiando le nostre
uve da tavola, a partire dalla Brugnola.
Quando l’uva… si mangiava
L’uva, in Valtellina, ha una storia antica, come attestano gli studi della ricercatrice Debora Duico. Presente già ottomila anni
fa, cresceva spontanea nei boschi e veniva consumata dagli
indigeni come frutto. Poi, sotto l’influenza di Celti, Etruschi e
Romani, iniziò la coltivazione e la produzione del vino. Con le
invasioni barbariche, la viticoltura decadde a favore della pastorizia. La tendenza si invertì solo nel XIII secolo e in età rinascimentale comparvero i primi terrazzamenti. Nel Settecento,
il pittore valtellinese Pietro Ligari parlava di uve “di grani assai
grossi, dolcissimi e pieni di mosto, per lo che si è acquistato il
nome di Prugnola”: eccola, dunque, la Brugnola, giunta fino a
noi nonostante le epidemie che, nell’Ottocento, devastarono i
vigneti della Valtellina. I cultori del vino non si stupiranno affatto nel constatare che la Brugnola, in origine, era consumata
prevalentemente come uva da tavola. Solo successivamente
venne destinata alla vinificazione, anche se in misura inferiore
rispetto alla più diffusa Chiavennasca.
La pianta
Dall’aspetto piuttosto vigoroso, la vite Brugnola predilige l’esposizione alla luce e le alte temperature, anche se spesso è
collocata sui terrazzi pianeggianti o nel fondovalle, dove non
teme le tardive gelate primaverili. Gli acini, di colore tra il rosso-nero e il violetto, iniziano il processo di maturazione nella
seconda metà di agosto, al pari della Chiavennasca o con
leggero anticipo.
A tavola
Sulle nostre tavole la Brugnola si può consumare fresca, appena colta. Il sapore è lo stesso descritto dal Ligari trecento
anni fa: “Dolcissimo e pieno di mosto”. Un tempo, però, era
diffusa anche la consuetudine di lasciare appassire i grappoli
ancora attaccati a un pezzo di tralcio (“peset”, in dialetto) per
poi consumarli in inverno. Il sapore ricco e l’elevato apporto
calorico consigliano di consumarla da sola come dessert. Altrimenti, provate a comporre dei deliziosi spiedini a base di
Brugnola e cubetti di formaggio, magari Bitto o Casera. Per
gustarla al meglio, segnatevi questa data: dal 10 al 12 ottobre, a Villa di Tirano, c’è la sagra della mela e dell’uva.
Le altre varietà
Ma la Brugnola, ripetiamolo, ha una diffusione limitata. Più
spesso, sulle nostre tavole, possiamo trovare altre gustose
varietà, soprattutto bianche. A cominciare dalla celebre e dolcissima uva Italia: la inventò nel 1911 un agronomo nativo di
Vaprio d’Adda, Alberto Pirovano, incrociando i vitigni Bicane e Moscato d’Amburgo. Oppure la Regina, nata nel 1916
[ segue ]
Bocconcini d’uva al
formaggio e pistacchi
L’uva da tavola si può utilizzare non solo come dessert, ma anche come antipasto. Ad esempio, in questo piatto dalla freschezza estiva. Prendete un grappolo d’uva dagli acini abbastanza grandi. Staccatene
una ventina e lavateli. Asciugateli con un panno pulito. In una ciotola mescolate 80 g di gorgonzola e
80 g di un formaggio cremoso spalmabile, fino ad
ottenere una crema omogenea. Poi prendete 80 g di
pistacchi salati e tostati. Sgusciateli e tritateli grossolanamente, magari aiutandovi con un mixer. Afferrate con le mani ogni singolo acino e passatelo nella
crema di formaggi, ricoprendone completamente la
superficie; poi metteteli nella ciotola con i pistacchi
tritati e fateli attaccare alla crema smuovendo il contenitore senza toccare nuovamente gli acini con le
dita. Versate i bocconcini così ottenuti in un contenitore di plastica con coperchio e metteteli in frigorifero per un paio d’ore. Serviteli e buon appetito!
23
Buon cibo
in Ungheria; o la Vittoria, più recente, nata dall’incrocio della
Regina con la californiana Cardinal. Tutte uve coltivate nell’Italia meridionale, Puglia e Sicilia in testa. Mentre, in Lombardia,
possiamo trovare più facilmente varietà come la Luglienga (o
Sant’Anna), bianca e dagli acini piccoli che maturano a fine
luglio; la Matilde, con acini bianchi molto grossi di forma ovale e dal sapore vagamente aromatico. Nella seconda metà di
settembre possiamo trovare le uve bianche di Moscato, dagli
acini piccoli e la buccia sottile; oppure la variante rossa, il Moscato d’Adda, altra invenzione di Alberto Pirovano dai chicchi
più grandi e resistenti.
La conservazione
L’uva, una volta raccolta, non matura più: quindi comperate
solo grappoli ben maturi. La polverina presente sulla buccia
è un buon segno, significa che l’uva è fresca. Controllate che
i grappoli non siano disposti troppo uno sopra l’altro, questo
di solito danneggia gli acini. L’uva da tavola va conservata in
frigorifero, dentro una scatola di plastica forata, dove può resistere al massimo per una settimana. Lavatela solo subito prima del consumo.
Attenzione alle calorie
Le uve da tavola sono un alimento molto zuccherino, e rispetto
agli altri frutti presentano un apporto calorico più elevato: fino
a 70 calorie ogni 100 g. È consigliabile quindi consumarla
con moderazione o abbinandola ad altri frutti, ad esempio in
un’ottima macedonia. Ha un alto potere depurativo e un effetto
benefico sul sistema cardiovascolare e sui reni.
Grumello, il Nebbiolo
incontra la Brugnola
Potevamo parlare di uva della Valtellina senza parlare del
vino? Certamente no. Eccovi
allora uno di quei vini in cui si fa
uso dell’uva Brugnola: il Valtellina Superiore Grumello Docg.
È un rosso che viene prodotto
nella zona a nord-est di Sondrio e prende il nome dal Castello di Grumello, fortezza del
XIII secolo che domina la vallata. Qui, tra i vitigni secondari,
prevale la Brugnola: affiancata
al 90% di Nebbiolo, conferisce
a questo vino una sfumatura di
mandorla. Si sposa con carni
rosse, soprattutto arrosto, e
formaggi.
Su e giù, in gita
per i terrazzamenti
Per scoprire i segreti dell’uva Brugnola, niente di meglio che addentrarsi tra gli antichi terrazzamenti della
Strada del Grumello. Si parte dal centro storico di Sondrio, si percorre – a piedi, in bici o in auto – via Stelvio
e poi, a Grumello, via Don Guanella e via Conforti. Da
qui si entra nei vigneti. Spettacolare il panorama sulla
valle e sul Bernina. Imboccando via Panoramica e poi
via Sant’Antonio si arriva a Castel Grumello, uno dei
rari castelli gemini, costituiti cioè da due distinti edifici
collegati da una cinta muraria. Si arriva poi a Ponchiera
e quindi si riscende a Sondrio.
24
RivistAmica
LA
I
PR
O
SC
A
T
I
V
NO
ocaccelle
sempre morbide
Prova le 3 gustose varianti!
Le trovi nello scaffale dei Pani Mulino Bianco.
14-07
Gusto e tradizione
lombarda
Nel salame cotto
la fragranza
della brianza
26
RivistAmica
“Del maiale non si
butta via niente”:
è la filosofia con la
quale nacque questo
salume, un tempo
povero e oggi assai
ricercato, la cui
produzione risponde a
regole ben precise
Buon cibo
Se i salumi fossero una famiglia, allora il salame cotto
lombardo sarebbe il parente povero del salame brianzolo. Ma,
allo stesso tempo, sarebbe il “cugino magro” del cotechino
e un parente un po’ più alla lontana (e meno famoso) dello
zampone. La famiglia è numerosa, ci sono anche tanti fratelli:
il salame cotto piemontese, amante del vino; la più rustica
coppa di testa emiliana, con le sue gemelle umbre e toscane;
e le varie “teste” di maiale diffuse un po’ in tutta l’Italia nordoccidentale. Ma, sulle nostre tavole, l’aggettivo “povero”
non è un insulto, anzi. Significa tradizione, genuinità, cultura
gastronomica. Tipicamente “povera” è un po’ tutta la cucina
italiana, e proprio questo la rende grande. Ecco, il salame
cotto è una di queste grandi pietanze. E merita di essere
riscoperto.
L’animale “sacro” della tradizione lombarda
Tutto nacque con la calata dei Galli Senoni, nel IV secolo
avanti Cristo. La Pianura Padana, ricoperta allora da fitte
foreste, era l’ambiente ideale per questo tipo di allevamento,
che i Galli già praticavano nell’odierna Francia. In quei tempi
non c’era praticamente differenza tra il cinghiale e il maiale.
Gli animali venivano allevati allo stato brado nei boschi; ci
si limitava a catturarli e a macellarli al momento giusto. Poi,
nel nord Italia, accadde qualcosa. Molti contadini iniziarono
a vivere fianco a fianco con i maiali, che venivano utilizzati
per lo smaltimento degli scarti domestici come la crusca e le
ghiande. Siamo nei primi secoli del Medioevo, tutto ciò che le
famiglie consumavano bisognava produrlo in casa: il maiale,
quindi, era un autentico tesoro, ricco com’era di ogni genere
di carne, da quella più pregiata a quella più povera, mentre la
ricchezza di carni grasse ne facilitava la conservazione. Siamo
agli antipodi della cultura dei sottoprodotti, oggi così diffusa.
Anzi: è proprio dai sottoprodotti della lavorazione del salame
che, in Lombardia, nacque il salame cotto. Una tradizione
viva ancora oggi, visto che esistono produttori di salame
cotto come la Fumagalli di Tavernerio (CO), che utilizza maiali
italiani provenienti da allevamenti di proprietà della stessa
azienda. A seconda del territorio, poi, la tradizione del salame
cotto lombardo si è arricchita di numerose varianti. Non solo
quello piemontese, ma anche quello della bassa bresciana e
quello pavese. Oppure, per rimanere nel territorio comasco
e lecchese, il salame di testa, prodotto con parti della testa
del suino e poi cotto. Insomma, non si butta proprio nulla!
La carne
Le carni dell’animale, una volta macellato, vengono conservate
in apposite celle frigorifere per una settimana per garantirne
una corretta frollatura. Si ha così una perdita d’acqua che
le rende più adatte all’insaccatura. A differenza del salame
brianzolo, ottenuto principalmente da carni di spalla,
pancetta e gola ripulite da gran parte delle porzioni grasse,
gli ingredienti del salame cotto sono molto più poveri: un
tempo erano i sottoprodotti derivanti dalla lavorazione degli
altri salumi. Ora sono triti di prosciutto, pancetta e spalla per
Fagottini di pane
con salame cotto
Un appetitoso antipasto a base di salame cotto: prendete 400 g di pasta da pane e stendetela con il mattarello
fino a renderla sottile; tagliate 8 quadrati di circa 15 cm
di lato. Tagliate un salamino cotto di 300 g a fette spesse
1 cm; riducete a quadratini ancora più piccoli 100 g di
mostarda. Sistemate al centro di ogni quadrato di pasta
una o due fette di salame cotto con in mezzo qualche
pezzettino di mostarda. Richiudete la pasta da pane a
mo’ di fagottino, infornate a 200° C per 15 minuti.
La sagra dedicata
al salame cotto
Se il salame cotto è entrato nelle vostre grazie, allora segnatevi questa data: domenica 16 novembre 2014. E il luogo:
Quinzano d’Oglio, provincia di Brescia. Qui si svolge infatti
la Sagra del Salame Cotto, che in questo territorio è prodotto secondo un particolare disciplinare. Le razze utilizzate
sono diverse (c’è anche la Cinta Senese), la carne è più
simile a quella del salame e la presenza di spezie è inferiore.
Si consuma con spinaci, erbe ortolane, piselli oppure polenta abbrustolita.
[ segue ]
27
Buon cibo
quanto riguarda la carne magra; gola per il grasso. Al tutto si
aggiunge anche una dose di cotenna. La carne viene quindi
macinata e impastata assieme alle spezie, principalmente
sale, pepe, aglio, destrosio (sostanza zuccherina che qui
viene utilizzata solo come aromatizzante) e vino. La carne
viene macinata nei tritacarne, insaccata in budelli naturali e,
anziché stagionata, cotta in forno a vapore a 70°C per circa
8 ore. A questo punto i salami, finalmente cotti, vengono
fatti raffreddare fino a 0-2°C per 14-15 ore. Dopodiché
sono pronti per il confezionamento. Il salame cotto è così
pronto per arrivare sulle nostre tavole: lo si riconosce
dall’inconfondibile colore rosa e dal sapore più delicato e
pieno rispetto ai salumi crudi.
Come si consuma
Il salame cotto può essere consumato, in fette molto sottili,
nel classico panino o come ingrediente di un bel tagliere
a base di salumi e formaggi. Oppure può essere tagliato a
fette più spesse e riscaldato in forno, in padella o a vapore:
in questo caso vi consigliamo di accompagnarlo con un
purè di patate o una polenta. Oppure con delle cipolle cotte
in padella. In ogni caso, provate a condirlo con dell’aceto
balsamico: darete un tocco di ricercatezza a un piatto
tipicamente contadino, un vero tesoro delle nostre tavole
tutto da riscoprire. Aziende come la Fumagalli mettono a
disposizione anche il prodotto crudo, da cuocere in casa in
acqua bollente per 4-5 ore.
28
RivistAmica
Montevecchia, una
gita tutta da scoprire
Per il cardinal Martini era “il bel santuario mariano che,
dall’alto, veglia e orienta”. Per lo scrittore Mario Soldati,
“uno spalto altissimo, un balcone che si erge, fuori dalle
nebbie, e si affaccia dritto a sud”. Per molti milanesi e
brianzoli, più semplicemente, è una delle mete preferite per una scampagnata con pranzo a base di salumi e
formaggi. Tra sacro e profano, il Colle della Vedetta e il
Santuario della Beata Vergine Carmela di Montevecchia
è un po’ tutto questo. Merito della splendida posizione,
quasi un’appendice prealpina che si spinge nel cuore
della Brianza: da qui Milano sembra a un passo, e la vista spazia dal Monte Rosa all’Appennino Tosco-Emiliano.
L’uomo, nel corso dei secoli, ha domato i ripidi fianchi
della collina con vigne e terrazzamenti, mentre la cima è
dominata dal bel santuario del XVI secolo. Poco più in
basso, la casa di Maria Gaetana Agnesi, famosa matematica del Settecento. E, a pochi passi, diversi ristoranti
dove gustare al meglio i sapori del territorio. Sempre su
quel filo sottile che, quassù, separa il sacro dal profano.
NZ A
SE
glut ine e
prot eine
del latte
Le buone
Ricette di Iperal
da staccare e conservare
Anno 1 - Numero 7
settembre 2014
Scopri su www.iperal.it tutte le ricette che i clienti
come te hanno realizzato per noi, oppure accedi
direttamente alla pagina inquadrando con il tuo
smartphone il QR qui a lato
31
Gustoso abbinamento
dolce e salato
32
RivistAmica
Le buone ricette di Iperal
Il consiglio de la
Trattoria La Curt
“Una manciata di erba cipollina
darà il tocco finale a questo
piatto delicato“
Pasta alle pere
e pecorino
Ingredienti
4 persone
Tempo di preparazione: 15 min
Tempo di cottura: 15 min
*
ERAL
Cuocere la pasta al dente in acqua salata. Sbucciare le pere, tagliarle a metà, eliminare i torsoli e ridurle a spicchi sottili. Sbucciare l’aglio e tagliarlo a
fettine sottili. Tritare il peperoncino. Riscaldare l’olio
in una padella capiente e farvi rosolare le pere insieme al peperoncino. Bagnare con il vino e quindi
aggiungere il miele e le erbette aromatiche. Insaporire con il succo di limone ed il sale. Condire la
pasta scolata con le pere e servirla subito cosparsa
di scaglie di pecorino.
GLIAT
SI
DA IP
Procedimento
CON
Difficoltà: facile
O
Trattoria La Curt propone piatti
sempre nuovi della cucina tipica
con ricette rivisitate in maniera creativa dallo Chef Luca, soprannominato “Lo Specialista dei Risotti’.
La cucina della Trattoria La Curt incontra il giusto equilibrio tra cucina
tipica e creativa; il ristorante infatti
si affida solo ai prodotti migliori,
sposando il principio della cucina
‘chilometro zero’, prodotti e materie prime di alta qualità acquistate da contadini ed allevatori locali,
scelte con cura e dedizione. Offre
inoltre prodotti tipici, salumi, affettati, lonzini e salumi fatti in casa direttamente dallo Chef Luca. Un’ottima
cena non si può definire tale se non
accompagnata da un ottimo vino
o da birra di qualità: la cantina di
Trattoria La Curt dispone di circa
80 etichette di vini ed una vasta
scelta di birre artigianali e non.
E per concludere, imperdibili sono
le paste ed i dolci fatti in casa.
400 g di linguine
2 pere
1 spicchio d’aglio
1 peperoncino
3 cucchiai di olio d’oliva
100 ml di vino bianco secco
1 cucchiaino di miele
2 cucchiai di erbette aromatiche
tritate (prezzemolo e timo)
pecorino tagliato a scaglie
succo di limone
sale
CARIGNANO
SULCIS DOC
SPATER
Scheda Vino a pagina 38
Trattoria La Curt
via IV Novembre, 6 - 25040
Artogne, Valle Camonica, (BS)
33
Fantasia
e gusto deciso
Cuori di pasta sfoglia
con la cipolla rossa
Ingredienti
1 rotolo di pasta sfoglia
100 g di panna acida
1 cucchiaio di olio d’oliva
1 cucchiaino di buccia di limone
grattugiata
2 cipolle rosse di grandezza media
fogliette di maggiorana o altre
erbette aromatiche
sale, pepe
4 persone
Tempo di preparazione: 25 min
Tempo di cottura in forno: 20 min
GLIAT
SI
DA IP
*
O
ERAL
Procedimento
Riscaldare il forno ventilato a 180°C. Allargare la pasta sfoglia sul piano di
lavoro e ritagliare da essa dei cuori con uno stampino dalla forma adatta. Mescolare la panna acida con olio, sale, pepe e la buccia di limone. Sbucciare le
cipolle e tagliarle a fettine di circa 5 mm di spessore. Disporre al centro di ogni
cuore un cucchiaino di crema e una fetta di cipolla. Posizionare i cuori su una
teglia ricoperta con carta da forno e farli cuocere per 15-20 minuti. Guarnire
con le fogliette di maggiorana e servire subito.
CON
Difficoltà: facile
COLLI STORICI
GROPPELLO DOC
Scheda vino a pagina 38
34
RivistAmica
Le buone ricette di Iperal
Un abbinamento
che non ti aspetti
Bistecca al caffè e carote
Ingredienti
Tempo di preparazione: 40 min
Tempo per marinare: 12 h
GLIAT
SI
DA IP
CON
Grado di difficoltà: facile
O
Procedimento
Riscaldare il forno a 75°C. Allargare i chicchi di caffè su una teglia ricoperta con carta
da forno e arrostirli per circa 30 minuti. Dopodiché versarli in un mortaio insieme con il
pepe, il pimento, il sale e lo zucchero e pestare il tutto grossolanamente. Strofinare questo pesto su tutta la carne, poi avvolgerla in una pellicola trasparente e farla marinare per
12 ore in frigorifero. Sbucciare le carote e tagliarle longitudinalmente a metà. Riscaldare
2 cucchiai d’olio in una padella capiente e farvi rosolare le carote a fiamma moderata
mescolandole diverse volte, dopodiché aggiungere 2 cucchiai d’acqua, coprire, abbassare il fornello al minimo e fare cuocere per 10-15 minuti smuovendole un paio di volte.
Insaporire con sale e pepe, il succo di limone, il prezzemolo e la menta fresca e poi farle
intiepidire. Mescolare la maionese con lo yogurt e con i fili di zafferano, il sale ed il succo
di limone. Insaporire con un poco di miele e pepe di cayenna. Sciacquare la carne sotto
l’acqua corrente fredda e tamponarla bene con carta da cucina. Quindi riscaldare l’olio in
una padella capiente e farvi indorare la carne per circa 1-2 minuti da ambo i lati. Servirla
subito cosparsa di pepe macinato grossolanamente e con la salsa allo zafferano e le
carote.
4 persone
*
Per la salsa:
10 fili di zafferano
succo di limone
2 cucchiai di maionese
3 cucchiai di yogurt
miele
pepe di cayenna
sale
ERAL
30 g di chicchi di caffè
1 cucchiaio di pepe nero intero
1 cucchiaio di pimento (pepe della
Giamaica)
4 cucchiai di sale marino
3 cucchiai di zucchero
4 bistecche di manzo di circa 600 g
2 cucchiai d’olio di semi per friggere
4-5 carote
menta
CECCHI
MORELLINO DI
SCANSANO
Scheda vino a pagina 38
35
Dal “cuore”
intenso e saporito
Strudel ai funghi
Ingredienti
RivistAmica
Tempo di preparazione: 50 min
Tempo di riposo: 30 min
Tempo di cottura: 40 min
CON
Grado di difficoltà: media
GLIAT
SI
DA IP
36
4 persone
O
Procedimento
1 Impastare la farina, con l’impastatrice elettrica o manualmente, con l’uovo, il sale, l’olio, l’aceto e 70-80 ml d’acqua calda. 2 Versare il tutto sul piano di lavoro e impastare energicamente
con le mani per altri 5-10 minuti. 3 Con tale composto formare una palla 4 e spennellarla con
il burro liquido. Mettere l’impasto in una scodella, ricoprirlo con un panno da cucina e farlo riposare per circa 30 minuti. 5 Sbucciare e tritare finemente la cipolla. Pulire i funghi e tritarli grossolanamente. Lavare ed asciugare il prezzemolo e tritarlo. Riscaldare il burro in una padella capiente e farvi rosolare la cipolla. Aggiungere i funghi e farli cuocere a fiamma moderata
mescolando. 6 Aggiustare di sale e pepe, poi incorporare il prezzemolo e 7 la panna acida.
Insaporire con il pepe di cayenna. Riscaldare il forno ventilato a 180° C. 8 Allargare l’impasto
precedentemente preparato sul piano di lavoro infarinato. Quindi adagiarlo su un panno da
cucina infarinato e allargarlo nuovamente con un mattarello o aiutandovi con il dorso della mano
e le punte delle dita formando un rettangolo grande (40x60 cm) e sottilissimo. 9 Disporre nel
centro le fettine di burro freddo una vicina all’altra e farcire con i funghi lasciando un bordo laterale libero di circa 5 cm. 10 Arrotolare dalla parte corta con l’aiuto del panno. 11 Adagiare lo
strudel in una teglia ricoperta con carta da forno (la parte aperta in giù). Ripiegare le parti più
esterne verso l’interno in modo di chiudere ermeticamente. Spennellare lo strudel con il burro
liquefatto e passarlo nel forno caldo. Far cuocere per circa 40 minuti spennellandolo ogni tanto
con il burro rimasto.
Inoltre:
50 g di burro fuso per spennellare
*
Per il ripieno:
1 cipolla bianca
400 g di funghi champignon
200 g di altri funghi a piacere
(porcini, finferli o shiitake)
1 mazzetto di prezzemolo
2 cucchiai di burro per friggere
3 cucchiai di panna acida
pepe di cayenna
80 g di burro freddo tagliato a fettine
sale, pepe
ERAL
Per lo strudel:
200 g di farina
1 uovo
mezzo cucchiaino di sale
2 cucchiaini di olio di girasole
1 cucchiaino di aceto di mele
farina
circa 40 g di burro fuso
MALVASIA SECCA
DOC MORDENTI
Scheda vino a pagina 38
Ricetta passo-passo
Le buone ricette di Iperal
1
Impastare la farina con uovo, sale, olio,
aceto e acqua calda.
2
Lavorare l’impasto su un piano da
lavoro.
4
Spennellare con il burro liquido e coprire
con un panno.
Formare una palla con l’impasto.
5
Sbucciare e tritare la cipolla.
Pulire i funghi.
7
Aggiungere la panna.
Insaporire con il pepe.
3
6
Riscaldare il burro in una pentola e far
rosolare cipolla e funghi con l’aggiunta di
prezzemolo.
8
Allargare l’impasto su un panno infarinato.
10
Arrotolare con l’aiuto del panno.
9
Disporre al centro il burro tagliato a
fettine e il preparato di funghi.
11
Adagiare lo strudel in una teglia, chiudere i
bordi e spennellare. Infornare a 180°C per
circa 40 minuti.
37
*
CON
GLIAT
SI
DA IP
ERAL
Panforte al caffè
La Cantinetta
del mese
O
Le buone ricette di Iperal
Ingredienti
2-3 ostie grandi da pasticceria
per lo stampo
300 g di noci sgusciate,
mandorle e nocciole
150 g di fichi secchi
150 g di frutta candita mista
un quarto di cucchiaio di
cannella
un quarto di cucchiaio di chiodi
di garofano
un quarto di cucchiaio di
coriandolo
un quarto di cucchiaio di
zenzero
un quarto di cucchiaio di noce
moscata grattugiata
150 g di zucchero a velo
100 g di miele
2 cucchiai di farina
1 cucchiaio di cacao
60 g di chicchi di caffè ricoperti
di cioccolato
Procedimento
Foderare l’anello dello stampo con carta da forno e ricoprire il fondo con le
ostie da pasticceria. Riscaldare il forno ventilato a 150°C.
Arrostire le mandorle, le nocciole e le noci in una padella capiente mescolandole e poi farle raffreddare. Tritare finemente i fichi e la frutta candita, unirli alla
cannella, ai chiodi di garofano, al coriandolo, allo zenzero e alla noce moscata: amalgamare bene tale composto e poi unirlo alla frutta secca precedentemente tostata. Far sciogliere a bagnomaria il miele insieme allo zucchero a
velo e poi fare intiepidire il tutto. Aggiungere il miele così diluito alla miscela
di frutta e noci e impastare il composto insieme a 1-2 cucchiai di farina, il
cacao ed i chicchi di caffè tritati grossolanamente. Versare l’impasto nello
stampo pressandolo e lisciandolo bene con un cucchiaio. Far cuocere per
30-35 minuti. Il panforte è pronto quando tastandolo con un dito risulta sodo
ma ancora un po’ elastico. Farlo raffreddare nello stampo e quindi servirlo
tagliato a spicchi.
16 pezzi
Tempo di preparazione: 30 min
Tempo di cottura in forno: 35 min
Grado di difficoltà: media
CARIGNANO SULC DOC SPATER cl75
Regione: Sardegna
Vitigno: Carignano
Colore: rosso rubino intenso
Profumo: vinoso, di buona acidità, gradevolmente
intenso
Gusto: asciutto e armonico
Gradi alcolici: 11,5% vol
Temperatura di servizio: 16°-18°C
COLLI STORICI GROPPELLO DOC cl75
Regione: Lombardia
Vitigno: 85% Groppello
Colore: rosso rubino
Profumo: l’olfatto si riempie di vinose sensazioni, fragola, piccola frutta e rose rosse carnose
Gusto: preciso, netto, spicca per beva e pulizia, sapidità ed equilibrio tra morbidezze e
fresca acidità
Gradi alcolici: 13% vol
Temperatura di servizio: 16°-18°C
CECCHI MORELLINO DI SCANSANO cl75
Nazione: Toscana
Vitigno: Sangiovese 90% + altri vitigli
complementari
Colore: rosso rubino
Profumo: fruttato, intenso e speziato
Gusto: morbido con ottima persistenza
Gradi alcolici: 13,5% vol
Temperatura di servizio: 16°-18°C
MALVASIA SECCA DOC MORDENTI c75
Regione: Emilia Romagna
Vitigno: Malvasia
Colore: giallo paglierino
Profumo: armonico, intenso e caratteristico
Gusto: frizzante, secco, fresco e aromatico
Gradi alcolici: 10,5% vol
Temperatura di servizio: 8°-10°C
38
RivistAmica
Le buone ricette di Iperal
Da preparare
con prodotti
Le lasagne
ai funghi porcini,
delizia in tavola
Un primo piatto dalla consistenza squisitamente morbida e il profumo delicato. Si prepara
con pochi ingredienti: irresistibile per semplicità e gusto. Farete un figurone
Niente di meglio che una porzione di lasagne per mettere
d’accordo tutti: preparate con cura e lasciate a riposare per
qualche minuto prima di essere servite, racchiudono tutto il
profumo degli ingredienti e hanno una consistenza piacevolmente vellutata. In onore dell’autunno, dimenticate per una
volta il ragù e preparatele al sapore di funghi porcini.
Gli ingredienti
Vi serviranno, per 4 persone, 200 g di lasagne all’uovo, 600
g di funghi porcini freschi, 500 g di latte, 40 g di farina, 40 g
di burro, un pizzico di noce moscata grattugiata, un cucchiaio
di prezzemolo tritato, uno spicchio d’aglio, 2 cucchiai di olio
extravergine di oliva, 100 g di Parmigiano grattugiato, sale e
pepe quanto basta.
La preparazione
Pulite i funghi con un panno umido, affettateli e rosolateli per
dieci minuti in una padella con olio e aglio a fuoco moderato.
Salate, pepate e aggiungete il prezzemolo tritato, continuando
la cottura per altri cinque minuti, quindi spegnete e tenete in
caldo. A parte, preparate la besciamella: scaldate il latte fino
ad ebollizione. In un’altra pentola sciogliete il burro, versatevi
dentro la farina e fatela tostare, a questo punto aggiungete,
lontano dal fuoco, il latte caldo. Mescolate bene per far sciogliere tutta la farina nel latte, controllate che non ci siano grumi
nel composto, aggiungete la noce moscata grattugiata, il sale
e cuocete per dieci minuti. Continuate a mescolare: da quando avrà ripreso a bollire, contate otto minuti. A questo punto
la vostra salsa sarà pronta, densa al punto giusto. Cuocete
le lasagne in acqua bollente salata per tre o quattro minuti,
toglietele dall’acqua e stendetele su un telo asciutto. In una
pirofila imburrata ponete sul fondo un po’ di besciamella, ricoprite con uno strato di lasagne, poi con uno di besciamella,
infine con due cucchiai circa di funghi e una spolverata di Parmigiano grattugiato. Continuate con un altro strato di pasta
e con uno di condimento, Terminate con besciamella, funghi
e abbondante formaggio. Cuocete in forno per 20 minuti a
180 gradi: la superficie dovrà risultare dorata. Prima di servire
lasciate intiepidire per dieci-quindici minuti affinché i sapori
diventino ben amalgamati fra loro.
Il carrello Primia
Preparate questo delizioso primo piatto affiancando ai
porcini freschi tutti i prodotti Primia che trovate nei nostri supermercati: scegliete innanzitutto le lasagne sottili
Primia, capaci di sposarsi al condimento in un perfetto
equilibrio di gusto. E poi affidatevi alla qualità e alla convenienza dei prodotti Primia anche per il latte, il burro, l’olio extravergine e il Parmigiano grattugiato, nelle pratiche
buste che ne preservano l’aroma.
39
In evidenza
Liquori di casa Peloni,
dolci e secchi piaceri
con il Braulio capofila
La distilleria Peloni di Bormio vanta una tradizione nata quasi due secoli fa. Nei nostri supermercati
con il suo marchio di produzione trovate, a un prezzo vantaggioso, grappe, liquori e anche una birra
speciale
All’inizio dell’Ottocento nacque come farmacia. «Era il 1826 e il
fondatore fu il mio trisnonno Giuseppe Peloni», racconta Edoardo Tarantola Peloni, oggi a capo dell’azienda divenuta nel frattempo distilleria e “patria” dell’arcinoto amaro Braulio, nel 1875,
per mano di Francesco Peloni, suo bisnonno. «Durante gli anni
Sessanta i nostri prodotti sono passati dal settore farmacia a
quello alimentare: sempre fedeli alla nostra prima anima e quindi privilegiando grappe e distillati a base di erbe alpine, abbiamo
allargato la gamma per venire incontro anche ad un gusto più
femminile». Grappe a parte, in genere i liquori Peloni non hanno
un elevato contenuto di alcol.
Selezione Iperal
Da aprile di quest’anno nei punti vendita Iperal, a un prezzo vantaggioso per i clienti, si trovano due tipi di grappe e tre tipi di
liquori. «La Grappa Peloni acquavite giovane, bianca e morbida,
può essere bevuta a fine pasto liscia, ideale a temperatura ambiente, oppure utlizzata per allungare il caffè», spiega Peloni. La
Grappa Peloni Riserva Valtellina, perfetta sempre a fine pasto,
è chiamata così perché rimane almeno 18
mesi in botte. «La nostra rimane per due
anni in botti di rovere di Slavonia, dalle
quali prende il colore e l’aroma, dal lieve
sentore di vaniglia».
Tutta la filiera di produzione avviene a
Bormio: «In Alta Valtellina siamo gli unici a
essere sia produttori che distillatori e imbottigliatori», precisa il presidente. Iperal
ha scelto di vendere anche altri prodotti a
marchio Peloni: due liquori a base di grappa – Liquore Grappa al Mirtillo e Liquore
Grappa Petronilla – e un liquore dolce
detto Nocciolino.
«Per i primi due si segue il medesimo
processo: si mettono in infusione a freddo nella grappa appena distillata e diluita
42
RivistAmica
con poca acqua, per almeno 30 giorni, in un caso le bacche di
mirtillo e nell’altro i fiori di montagna, achillea moscata e fiori di
camomilla – racconta Peloni – che vengono poi torchiati; a questo punto si aggiunge lo scriroppo di zucchero e si procede alla
filtrazione del prodotto». Dolce e aromatico, il liquore al mirtillo è
adatto a fine pasto, mentre la Petronilla è più digestiva. Il liquore di nocciole, invece, con i suoi 24 gradi alcolici, può essere
servito anche freddo da frigo o con dei cubetti di ghiaccio. Imperdibile come prezioso complemento di una coppa di gelato.
“Saraceno”, una birra
speciale per Iperal
«Nel 2000 ai liquori abbiamo affiancato anche la produzione di
birra, riforniamo Iperal con quella
di grano saraceno, che a livello
di vendite, dopo la classica lager è quella che va meglio». È
una bionda artigianale, prodotta
da Peloni ma a marchio Stelvio
(ww.birrastelvio.it). Da agosto
è stata lanciata la nuova linea,
con etichette spiritose in linea
con lo stile delle birre artigianali.
Sulla “Saraceno” ad esempio, è
rappresentato un guerriero con
tanto di scudo e scimitarra. Sulla
Re-Beck invece, c’è uno stambecco (“beck” in dialetto) con la
corona da sovrano.
Primia
Marmellata e miele bio,
se li assaggi non li lasci più
Nuovi prodotti creati con procedimenti rispettosi dell’ecosistema, che offrono un’ampia
gamma di sapori adatti alle preferenze di tutta la famiglia
“La nostra marca di qualità
e convenienza”
Specialità frutto di un processo produttivo rigoroso, per offrirvi l’assoluta genuinità unita a un gusto peculiare. È questa la
garanzia di qualità delle novità che vanno ad arricchire la gamma dei prodotti Primia, tutte provenienti da agricoltura biologica. Si tratta dei mieli millefiori e d’acacia e delle composte di
albicocche, alla fragola e ai mirtilli.
In armonia con l’ambiente
Ad accomunare queste novità è appunto la provenienza da
agricoltura biologica certificata, una particolare modalità produttiva che prevede solo l’utilizzo di sostanze naturali senza il
ricorso a concimi e diserbanti chimici. Una caratteristica che
è garanzia non solo dell’elevata qualità del prodotto finale, ma
è anche rispettosa dell’intero ecosistema. Una filiera attentamente controllata da organismi del Ministero delle Politiche
Agricole e Forestali che dà vita a specialità ricche di un gusto
fortemente naturale.
Miele
Il miele d’acacia, dal colore giallo paglierino, e quello millefiori,
più ambrato, sono 100% italiani e ottenuti attraverso una lavorazione molto delicata per preservarne le proprietà nutritive.
Hanno un sapore moderatamente dolce e offrono all’assaggio sfumature sensoriali lievemente diverse; il primo, con una
consistenza che rimane liquida a lungo, ha infatti un aroma vanigliato non troppo persistente particolarmente adatto anche
ai più piccoli o per dolcificare tisane e tè, mentre il secondo
può cristallizzare più rapidamente e presenta note accostabili
a marmellate e gelatine di frutta. Si tratta di tipologie ottime
sia per il consumo a colazione, spalmate su fette biscottate,
44
RivistAmica
sia in abbinamento ad alimenti salati come i formaggi: il miele
d’acacia si sposa bene a provolone e pecorino fresco, mentre
quello millefiori è da provare con taleggio e caprini stagionati.
Composte di frutta
Un’altra alternativa per i buongustai alla ricerca di dolci suggestioni sono le nuove composte biologiche Primia, che contengono solo gli zuccheri della frutta. Facilmente spalmabili grazie
a una consistenza gelatinosa ma sufficientemente compatta,
presentano pezzi di frutta ben percepibili al momento dell’assaggio. Le varietà alla fragola e all’albicocca sono dedicate a
chi predilige gusti particolarmente amabili, mentre quella ai
mirtilli è caratterizzata da una piacevole nota asprigna. Differenze apprezzabili in diversi momenti della giornata spalmandole su fette biscottate o pane tostato, usandole come farcitura per irresistibili crostate, per arricchire yogurt e preparare
frullati o portandole in tavola accanto a un tagliere di formaggi.
Fonte: Agorà Network
PROMOZIONE N. 60 DEL 2014
Dal 4 al 24
settembre 2014
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Si torna a scuola,
comincia una
nuova avventura
46
RivistAmica
Il rientro all’asilo o a
scuola, per i piccoli
ma anche per i più
grandi, è un momento
delicato: ecco come si
comincia con il piede
giusto per affrontare
al meglio l’anno
scolastico
Salute, benessere e famiglia
Settembre è tempo di rientro, di cartelle nuove fiammanti, di
grembiulini, pennarelli e quaderni a quadretti: insomma, che
lo si voglia o no, ricomincia la scuola. Per i più piccini si tratta
di fare l’esperienza dell’asilo o il salto alle elementari, mentre
per i ragazzi più grandicelli iniziano le medie o le superiori. A
qualunque età, il rientro a scuola rappresenta un cambiamento, soprattutto se si passa da un ciclo scolastico a quello successivo, e può a volte trasformarsi in un momento di disagio.
Non facciamoci trovare impreparati!
È importante considerare questa possibilità senza allarmarsi, ma non bisogna neppure sottovalutare i primi segnali, che
possono essere distrazione, timidezza, iperattività e malumore. Questi comportamenti possono essere lo specchio di un
malessere il più delle volte superabile con l’aiuto degli insegnanti e il supporto dei genitori. Innanzitutto, una buona regola
è rientrare dalle vacanze almeno cinque giorni prima dell’inizio
della scuola, per consentire un passaggio graduale e lasciare
il tempo al bambino di riacclimatarsi con l’aria di città e con le
abitudini di casa: passare direttamente dalla spiaggia ai banchi e alle aule risulterebbe troppo traumatico. Se avete tempo,
organizzate anche una merenda o una serata in pizzeria con
qualche amico per festeggiare la fine dell’estate e l’inizio della
scuola, per far capire ai vostri figli che le cose belle non succedono solo in vacanza. Poi però ogni età ha le sue difficoltà, e le
sue piccole strategie per fronteggiarle. Scopriamole insieme.
Asilo
Se vostro figlio ha già frequentato il nido non dovrebbe avere
problemi ad andare all’asilo: di solito, infatti, le educatrici portano
i bambini a vedere il futuro edificio, ne parlano costantemente
e i piccoli sono già abituati a stare per tanto tempo in mezzo
agli altri, lontano da casa. Se invece l’asilo è il primo distacco
dalla mamma, per non creargli traumi iniziate a parlare di questa
futura esperienza un po’ prima, spiegando al bimbo che anche i
suoi amici dei giardinetti ci andranno e potranno giocare insieme
tutto il tempo. Se ne avete l’occasione, incominciate a fargli fare
dei piccoli lavoretti con la pasta di sale, a colorare disegni e a
fare collage, così arriveranno in classe già “esperti”. Il trucco fondamentale è non caricare l’evento di aspettative, evitando di far
apparire il primo giorno come qualcosa di straordinario.
Elementari
Per il primo anno di scuola è essenziale che le mamme seguano
bene il bambino, perché la scuola impone di avere un’organizzazione che il piccolo ancora non possiede, neanche sul foglio
di carta (a volte, per esempio, i bimbi dimenticano di iniziare dal
margine in alto a sinistra). I mesi cruciali vanno da settembre a
dicembre: se riuscirete a motivare e interessare il piccolo in quel
lasso di tempo, avrete fatto centro.
Alcuni stratagemmi per far passare meglio la giornata tra i banchi possono essere chiedere alle maestre di far sedere vostro
figlio vicino al suo amichetto, gratificarlo con dei regalini quando
prende le prime valutazioni positive, comperargli un astuccio e
dei quaderni con i suoi eroi dei cartoni, così da motivarlo a usarli.
Compiti a casa,
mai perdersi d’animo
I compiti da sempre sono vissuti come una noiosa perdita
di tempo, soprattutto alle elementari. Il dovere dei genitori è
di far capire l’importanza fondamentale di quest’incombenza
per fissare i concetti appresi a scuola. Non lasciate che i
vostri figli si sentano soli: sedetevi accanto a loro, impostate
insieme il lavoro, ma evitate l’errore di trasmettergli ansia o,
peggio ancora, di svolgere gli esercizi al loro posto. Piuttosto
mettetevi dall’altro capo del tavolo a cucinare, leggere un
libro, fare altro: vi sentiranno vicini ma al contempo acquisiranno una sempre maggiore autonomia.
Nonni, i nostri
inseparabili alleati
Il carattere di un bambino si forma nei rapporti quotidiani
con i genitori, gli insegnanti e i compagni di scuola, ma non
bisogna sottovalutare l’importanza degli altri familiari, soprattutto dei nonni: grazie a loro i piccoli imparano a relazionarsi con un’altra generazione e ad affezionarsi a persone
diverse da mamma e papà. Senza dimenticare il loro ruolo
fondamentale in caso di tensioni in famiglia: i bambini si fidano dei nonni e vedono nella loro casa un luogo di pace,
dove trovare serenità e amore, e magari dove svolgere in
tranquillità e in compagnia i compiti pomeridiani.
[ segue ]
47
Salute, benessere e famiglia
Medie
Rappresentano il primo ingresso nell’età adulta: si comincia
a dare del lei ai professori e ad essere chiamati per cognome e c’è anche un distacco emotivo, perché da un ambiente
familiare come quello delle elementari si passa ad una sorta
di luogo di “lavoro”. Bisogna che i ragazzi vivano questo cambiamento in prima persona e sentano di avere tutti i vantaggi
ma anche le responsabilità di essere diventati grandi: un buon
modo per stare loro vicino in questa fase è leggere assieme
a loro i libri di testo, che sono impostati in maniera diversa
rispetto ai sussidiari delle elementari, aiutandoli a capire come
studiarli per assimilare i concetti al meglio.
Superiori
Importantissimo è che i genitori spieghino ai propri figli la differenza di questa scuola dalle precedenti: la prima che viene
scelta direttamente da loro, con un indirizzo e delle materie
specifiche, ma anche quella frequentata nel periodo più delicato, l’adolescenza. I voti all’inizio potrebbero essere più bassi, perché i ragazzi sono valutati sulla base di criteri oggettivi e
non più anche sull’impegno e sulla crescita personali. Quindi
l’impatto non deve spaventarli, ma di fronte ad un brutto voto
bisogna spingere i ragazzi a dialogare con i professori e a
capire cosa si può fare per migliorare.
Quasi sempre è una questione di metodo, che ogni giovane studente dovrà imparare a costruirsi, anche con l’aiuto dei
genitori. Come? I primi giorni leggete assieme a loro il diario,
aiutateli a organizzare il proprio tempo e, se necessario, razionalizzate i loro impegni pomeridiani.
48
RivistAmica
Mai saltare colazione
e spuntino delle 11
Durante la notte l’organismo brucia l’energia accumulata con l’ultimo pasto serale: la colazione quindi è
un momento fondamentale per ricaricarsi. Non tutti
i bambini però hanno appetito la mattina e il nemico
principale è la fretta: se si dorme fino all’ultimo, infatti,
non rimane tempo per mangiare. Quindi svegliatevi
un po’ prima per riuscire a sedervi a tavola insieme
a vostro figlio a fare colazione: preparategli il latte,
insaporito con una punta di orzo, accompagnato da
qualche biscotto o da una ciotola di corn flakes. Poi,
per non arrivare all’ora di pranzo con una fame da
leoni e per non perdere la concentrazione nelle ultime
ora della mattinata, è essenziale, sia per i bambini che
per i ragazzi, fare uno spuntino, possibilmente intorno
alle 11. Questo varia ovviamente a seconda delle età
e delle varie attività svolte, ma ci sono alcuni alimenti
con cui non si sbaglia mai: preferite una fetta di torta
semplice, senza farciture di creme, che contiene la
giusta quantità di zuccheri per dare una sferzata di
energia, o una barretta di cereali, l’ideale per la sua
leggerezza e arricchita di preziose vitamine.
PROMOZIONE N. 61 DEL 2014
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Svezzamento, le
scoperte vengono
mangiando!
50
RivistAmica
Come affrontare
in modo corretto
e sereno questa
importante fase di
vita del vostro bimbo
tra una pappa da
preparare e nuovi
sapori da fargli
scoprire
Salute, benessere e famiglia
Momento fondamentale nella vita di un bambino, lo svezzamento offre i primi elementi di autonomia e la possibilità di
sperimentare nuovi sapori e consistenze. Mano a mano che
si accompagna il bimbo nel processo di sostituzione del latte
come alimento esclusivo, bisogna tenere a mente una regola
fondamentale: non avere fretta. Oltre a rispettare i tempi di cui
il bimbo ha bisogno per accettare il cambiamento, infatti, non
bisogna bruciare le tappe proponendogli cibi non adeguati
alla sua età e al suo sviluppo fisico. Uno svezzamento troppo
anticipato può far correre al bimbo il rischio di sovrappeso
per un’eccessiva introduzione di calorie e quello di sviluppare
intolleranze alimentari e/o allergie.
Rispettate i tempi del vostro bimbo
Quando si parla di alimentazione e a maggior ragione di quella
dei bambini, capita di ascoltare molti pareri, non di rado in contrasto tra loro. L’inizio, secondo praticamente tutti gli esperti,
dovrebbe avvenire dopo i 6 mesi di vita perché a questa età
le necessità nutrizionali del bambino non possono essere più
soddisfatte dall’uso esclusivo del latte materno o di quello in
polvere. Prima dei 5-6 mesi l’apparato digerente non è ancora
in grado di assorbire e digerire bene né i cereali, né le proteine
della carne né i grassi e non rispettare i tempi significherebbe solo affaticare l’intestino senza nessun vantaggio per la
crescita. Inoltre, introdurre un alimento prima che l’organismo
del bimbo sia in grado di assimilarlo, rischia di creare una sensibilizzazione e, alla lunga, il rifiuto da parte del bambino di
scoprire nuovi sapori.
La prima pappa
La base della prima pappa è il brodo vegetale: l’acqua, infatti,
è un eccellente “veicolo” per trasportare le sostanze nutritive
attraverso lo stomaco e l’intestino, facilitando in tal modo l’organismo ad assimilare meglio gli alimenti. Adoperate all’inizio
carote e patate per poi passare, nel corso delle settimane,
a zucchine, sedano, fagiolini e verdure di stagione. Se avete
poco tempo per preparare la pappa del vostro bimbo, approfittate della comoda e pratica alternativa degli omogeneizzati
di verdure che, aggiunti all’acqua calda, permettono di preparare rapidamente il brodo vegetale. Gradualmente potrete
introdurre la crema di riso, un filo di olio extravergine d’oliva e
un cucchiaino di Parmigiano Reggiano. Dopo qualche giorno
sarà la volta della carne bianca con agnello, tacchino, coniglio, pollo e vitello. Per finire il pasto si può offrire la frutta
(mela o pera omogeneizzata o grattugiata) che regala al bebè
un’ulteriore dose di vitamine, zuccheri, sali minerali e fibre, in
grado di regolarizzare l’intestino.
Spuntano i dentini, nuovi sapori da provare
Dopo un mese dall’introduzione della prima pappa, allargate
la gamma di sapori e gusti proponendo al piccolo il passato
di verdure, passando al setaccio la verdura usata per preparare il brodo e aggiungendone uno-due cucchiai alla pappa.
Alla crema di riso si può integrare quella di mais e tapioca e,
successivamente, la pastina o il semolino di frumento. Con
Curare dimensione e
forma del cibo
Fate sempre attenzione alla
forma e alla dimensione dei
cibi proposti al vostro piccolo.
Scegliete alimenti che abbiano
la dimensione del pugno del
lattante e una forma allungata in modo che sia facilmente
afferrabile. Assolutamente da
evitare: piselli, pomodorini,
noccioline, chicchi d’uva e tutti
gli alimenti che, essendo tondi,
potrebbero rappresentare un
pericolo e andare di traverso al
bambino. In questo modo non
solo stimolerete l’autonomia del
bimbo, ma sarà più facile anche
fargli condividere il momento
del pasto con la famiglia.
Un valido aiuto
per i neo-genitori
Non solo corsi di preparazione alla nascita ma anche incontri per sostenere i genitori nel primo anno di vita del proprio
bambino. È l’obiettivo delle attività della Asl di Sondrio e del
Consultorio Familiare di Bormio a cui possono partecipare,
gratuitamente, i genitori con i propri figli. Lo svezzamento e
le nuove esigenze di nutrizione e autonomia del bimbo sono
alcuni dei temi affrontati dalle strutture con la presenza di
pediatri, psicologi e infermiere che aiuteranno a sciogliere
i dubbi e a placare le ansie delle mamme e dei papà. Per
informazioni rivolgersi al Consultorio Familiare di Bormio
(0342-900.215) e all’Asl di Sondrio (0342-555.111).
[ segue ]
51
Salute, benessere e famiglia
l’arrivo dei primi dentini, poi, si potrà variare la loro consistenza
passando al primo approccio con la pastasciutta. Vedrete che
la novità più apprezzata dal vostro bimbo in questa fase sarà
il formaggio: fresco e dalla consistenza morbida è un alimento importantissimo perché ricco di calcio, proteine e batteri
utili per l’intestino. Iniziate con formaggi magri come ricotta,
robiola o stracchino e per un’introduzione graduale, fateglieli
assaggiare insieme ad un cucchiaino di altro cibo, come un
pezzetto di prosciutto cotto o anche un po’ di mela o pera
grattugiata.
Per quanto riguarda il pesce, invece, proponetelo dalla fine
del settimo mese. Per avere la garanzia di qualità e sicurezza
igienica, preferite gli omogeneizzati di pesce a base di merluzzo, orata, salmone o trota.
Preziosi consigli
Non imponete ma proponete l’alimento nuovo: se il bimbo lo
rifiuta è meglio aspettare qualche giorno e poi riprovare. Se
invece il piccolo è malato, meglio rinviare ogni tentativo e non
esagerate con i nuovi cibi ma proponetene al massimo 1-2 a
settimana. Ricordatevi poi che in qualsiasi momento del processo di svezzamento, circa 500 ml di latte al giorno andranno
sempre garantiti. Nella scelta del cibo accertatevi che il vostro
piccolo riceva alimenti sicuri, perché il suo organismo, attraversando una fase di rapida crescita, è particolarmente esposto al danno tossicologico. Infine, abituate il bambino a deglutire con il cucchiaino, per lui sarà un’altra importante scoperta.
A tutta pappa! Bimbi
verso una nuova fase
Fase nuova e tutta da
scoprire, lo svezzamento è un momento
importante nella vita
del bambino e va affrontato con pazienza e gradualità. Per
facilitare il passaggio
dal biberon alla pappa e rispondere a
tutti i dubbi dei neogenitori, consigliamo
la lettura di “A tutta
pappa! Diario, consigli e ricette dallo svezzamento ai 3 anni”, a cura di Diletta
D’Amelio e Patricia Roaldi, Red Edizioni, 2011, inserito
nella collana “Strenne” (costa 16,92 euro anziché 19,90
acquistandolo attraverso LibrOnline sul sito www.iperal.
it). Con un linguaggio semplice e rassicurante, il libro risponde a tutte le domande relative a questo aspetto fondamentale della crescita: dalla dieta che la mamma deve
seguire durante l’allattamento a come abituare il piccolo
a sapori nuovi e diversi, fino ai metodi di cottura che conservano le caratteristiche nutrizionali degli alimenti e ai
trucchi per stuzzicare l’appetito e la curiosità dei bambini
più esigenti. Valore aggiunto del manuale è la proposta
di ricette sane e gustose, molto ricca e varia. Pensato
come un coloratissimo libro-diario, il volume offre anche
tanti spazi in cui annotare le ricette personali, le reazioni
del bambino ai nuovi cibi e gli eventuali adattamenti secondo i suoi gusti.
Libr Online
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RivistAmica
Gli usi alternativi
del sale: trucchi
e consigli pratici
Sempre presente in cucina, oltre ad insaporire i nostri piatti, il sale marino è anche un prezioso alleato nelle faccende
domestiche e i suoi usi alternativi in casa sono davvero tanti. Dalle abitudini tramandate dalle nonne ai piccoli trucchi
da consigliare alle amiche, il sale si conferma un bene di
prima necessità anche per intervenire in modo ecologico
ed economico, oltre che efficace, sui più frequenti e tipici
inconvenienti casalinghi.
Sgrassa, disinfetta, igienizza: il sale in cucina
Per sgrassare e pulire una pentola o una padella bruciata, il
sale è la soluzione ideale. Dimenticate sfregamenti di spu-
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RivistAmica
Il suo utilizzo
ha modificato
profondamente lo
stile di vita dell’uomo
e le sue molteplici
proprietà ne hanno
fatto un efficace
alleato per la cura
della persona e della
casa
gna, acqua bollente e detersivo in posa per minuti: per eliminare incrostazioni ed odori, basta versare sul fondo della
pentola una manciata di sale con un po’ di limone o aceto.
Lo stesso efficace rimedio vi aiuterà a rendere più brillante
anche l’acciaio del lavello.
Per pulire la caffettiera, invece, aggiungete all’acqua 3 cucchiai di sale e fate bollire. Per un risultato ottimale, ripetete
l’operazione un paio di volte, ovviamente senza aggiungere
il caffè.
Il sale è un ottimo rimedio anche per pulire il frigorifero
perché svolge una doppia funzione: igienizza ed elimina gli
Ambiente e collettività
odori. Diluite un cucchiaino di sale in mezzo litro d’acqua e
spruzzate il liquido ottenuto sulla spugna o sul panno con
cui pulirete i ripiani e lo sportello del frigo. Eviterete così
anche il formarsi delle muffe. Per la pulizia del forno, invece,
aggiungete anche del bicarbonato di sodio: lasciate agire
per qualche minuto e poi pulite con un panno umido. L’uso
del sale aiuterà anche ad assorbire il grasso che si deposita
durante la cottura sul fondo e sulle pareti del forno.
Per avere a portata di mano un efficace detergente naturale adatto a molteplici usi sia in cucina che in casa, create
una miscela di sale e aceto. L’unica raccomandazione è di
non usarla su superfici sensibili all’aceto come il linoleum,
il marmo o le superfici cerate. Se invece avete bisogno di
mantenere pulito lo scarico del lavandino o di liberarlo da
intasamenti, versate al suo interno dell’acqua salata appena bollita.
Contro macchie, aloni e per un bucato perfetto
Le proprietà intrinseche del sale legate al perfetto equilibrio tra la componente acida e quella basica, ne fanno in
primis un eccellente antibatterico e per questo è un rimedio
infallibile contro macchie e aloni. Provare per credere! Per
togliere macchie e aloni dai tappeti create una soluzione
formata da una parte di sale e quattro di alcool, usatela sulla macchia e lasciate asciugare. Oppure, se si tratta di una
macchia di grasso, strofinate bene facendo attenzione a
Pavimenti lucidi e
casa “purificata”
Se volete ottenere pavimenti puliti e lucidi in modo ecologico ed economico, aggiungete all’acqua di lavaggio una
manciata di sale grosso e qualche cucchiaio di aceto. Fate
solo attenzione a non usare il mix su marmo e parquet perché potrebbero danneggiarsi. Sgrassati e lucidi, i vostri pavimenti rimarranno puliti più a lungo senza la fatica di dover
fare una doppia passata per togliere il detersivo in eccesso.
Inoltre, secondo alcuni riti popolari, lavare la casa con acqua e sale contribuirebbe a purificare la propria dimora in
senso spirituale, allontanando ogni negatività.
“Sala come brisa”,
origine della bresaola
non rovinare la trama. Stesso rimedio per le macchie di vino
sulla tovaglia: copritela con il sale che la assorbirà e poi
risciacquate in acqua fredda. Un trucco che probabilmente
conoscono in pochi è quello usato per eliminare le macchie
di caffè, tè e vino da tazze e bicchieri. Riempiteli con sale e
cubetti di ghiaccio, mescolate il composto e lasciate riposare per una mezz’ora, poi sciacquate e asciugate con un
panno: le vostre stoviglie torneranno come nuove.
Piatti caldi o bagnati possono rovinare tavoli e mobili lasciando anelli bianchi sulla superficie. Strofinando delicatamente la macchia con un panno inumidito da una pasta
di olio o con un prodotto da legno insieme al sale, il segno
Dall’uso del sale e dei bracieri per la conservazione
e l’asciugatura delle carni, derivano gli antichi termini
“brezavola”, “brisaola” o “brazavola” che oggi indicano
la bresaola, tra gli alimenti simbolo ed orgoglio della
Valtellina. L’origine del nome potrebbe derivare dall’espressione sala come brisa, oppure dal termine brasa
(in dialetto: brace) o brisa, in svizzero, poiché un tempo
l’asciugatura del prodotto avveniva in locali riscaldati da
bracieri.
55
Ambiente e collettività
andrà via. Se persiste, lasciate agire la pasta per un paio
d’ore e poi pulite con un panno morbido.
Ideale per ravvivare i colori del bucato, il sale è utilissimo
anche per eliminare gli aloni di sudore dai vestiti. Basterà
strofinare la stoffa con una miscela di sale e acqua calda
finché non vedrete la macchia sciogliersi.
Per ridare luce e brillantezza all’argenteria annerita preparate una pasta mescolando farina, aceto e sale con cui strofinerete gli oggetti di casa che hanno bisogno di tornare
lucidi: funziona su rame, argento e ottone.
Elimina i cattivi odori e l’umidità
Perfetto come assorbi-odori, potete lasciare un vasetto di
sale grosso nello sgabuzzino in cui tenete le scarpe oppure, se avete delle scarpe da ginnastica dall’odore particolarmente tenace, potete aggiungere un po’ di sale direttamente sulla suola. Con le temperature rigide invernali, il
sale è il rimedio ideale anche per evitare che le finestre si
gelino: passate sull’interno della finestra con un panno imbevuto di acqua salata per evitare l’accumulo di ghiaccio.
Lo stesso metodo può essere ancora più utile per il parabrezza della vostra auto. Se invece il problema tra le pareti
di casa è l’umidità, lasciate nelle stanze un paio di bicchieri
pieni di sale: in 3-4 giorni assorbiranno tutta l’acqua presente nell’aria.
56
RivistAmica
Grotte di sale,
scopri l’haloterapia
Rimedio naturale, conosciuto da secoli per i suoi benefici effetti sulle vie respiratorie, le cui prime applicazioni
risalgono al medioevo – quando era abitudine di alcuni
monaci praticare la speleoterapia per loro e per i malati
che avevano in cura – il sale è usato anche a scopo
terapeutico.
La terapia che si svolge nelle grotte di sale aiuta a ripulire le vie respiratorie da germi e batteri, pollini e inquinanti, purifica la pelle e stimola il sistema immunitario,
apportando un sostanziale benessere psico-fisico a tutto l’organismo. È ufficialmente riconosciuta in numerosi
paesi dell’est e del centro Europa come vera e propria
cura medica di molti disturbi a carico dell’apparato respiratorio come bronchiti e asma. Ideali per bambini e
anziani che hanno difficoltà a respirare, le grotte di sale
riproducono esattamente il microclima naturale delle ex
miniere di salgemma, tanto che una sola seduta in una
di queste stanze ha gli stessi effetti di 3 giorni di permanenza al mare.
Primia e Bontà
delle Valli, qualità
e tradizione
Prodotti a marchio che garantiscono alla nostra clientela qualità
e risparmio: a tavola, ma anche per il benessere della persona e
la cura della casa. Sono i prodotti Primia e Bontà delle Valli, che
trovate nei nostri punti vendita accanto a quelli da scaffale più comuni, così da offrirvi sempre una scelta ampia e variegata. Conosciamo meglio il mondo dei prodotti a marchio selezionati da Iperal.
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RivistAmica
Le nostre linee di prodotti
con le quali vi offriamo la
qualità al miglior prezzo
e il gusto dei sapori tipici.
Una selezione che Iperal
fa ogni giorno pensando
al benessere dei propri
clienti
Primia, il miglior rapporto qualità-prezzo
Pensare alla qualità senza dimenticare la convenienza: è
questa l’idea alla base della scelta dei prodotti Primia. Si
tratta di tutte quelle referenze con il miglior rapporto fra
qualità e prezzo: prodotti che vi garantiscono un acquisto
sicuro, in termini di spesa ma anche di bontà.
Iperal Informa
Assortimento e controlli
Sono oltre mille i prodotti in assortimento: dagli alimentari
alla casa, dalla cura del corpo a quella degli amici animali. I
prezzi competitivi si affiancano ad un’attenta selezione dei
fornitori, alla definizione dettagliata di ingredienti e materie
prime, e al controllo sulla qualità e la sicurezza di ciascun
prodotto, in tutte le sue fasi di realizzazione. Ogni mese
sulle pagine di RivistAmica trovate uno spazio di approfondimento dedicato a uno dei prodotti Primia e anche sul sito
www.iperal.it, nella sezione dedicata, sono proposte, di volta in volta, le curiosità che riguardano i vari articoli.
Novità e ricette
In particolare, sul nostro sito, potrete trovare tutte le novità
Primia: come i prodotti provenienti da agricoltura biologica,
miele e composte di frutta (dei quali vi parliamo anche a
pag. 44), che di recente hanno arricchito la già ampia famiglia che compone il mondo Primia. Uno spazio importante è
dedicato alle ricette, sia sul sito sia nelle pagine della rivista
che state sfogliando. Potrete toccare con mano la possibilità di preparare in casa innumerevoli preparazioni, usando
esclusivamente o quasi i prodotti del marchio. In questo
numero, non perdetevi la ricetta delle lasagne ai funghi che
trovate a pag. 39.
Bontà delle Valli, tradizione in tavola
Tipicità e genuinità sono le caratteristiche che cerchiamo
quando selezioniamo un prodotto che andrà a far parte di
quelli a marchio Bontà delle Valli. Si tratta di prodotti del
settore alimentare, che raccontano i diversi territori nel pieno rispetto della tradizione, e che puntano decisamente sul
gusto e sulla bontà. Origine certificata e il controllo da parte di fornitori locali ne fanno delle vere e proprie eccellenze
della nostra offerta.
Bontà e freschezza
L’assortimento comprende i prodotti freschi come frutta e
verdura (mele golden, mele Royal Gala, mele rosse, patate
trentine, funghi porcini secchi), salumi (fra i quali la bresaola IGP e quella di magatello, lo speck Alto Adige, i wurstel
Vienna e il salamino valtellinese), i formaggi (ricotta, pizzoccherino, scimudin, fra gli altri), i latticini (come mascarpone,
latte fresco e Byogurt).
Pasta, dolci e liquori
Cercate il simbolo Bontà delle Valli anche nel reparto della
pasta: troverete prodotti tipici regionali come pizzoccheri,
casoncelli, spatzle, accanto a gnocchi e diverse tipologie
di pasta ripiena. E per le preparazioni casalinghe ci sono
anche le farine: per polenta, di mais, di grano saraceno.
Non mancano i dolci: una gamma ristretta e di qualità, che
comprende, fra l’altro, bisciola, gelato, miele e confetture.
E da bere? Il succo di mela, e una cantina di tutto rispetto.
Per citare solo alcune etichette: dall’Alto Adige Muller Thurgau e Pinot Nero, dalla Valtellina Inferno DOCG, Grumello
e grappa ai mirtilli.
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RACCOLTA PUNTI 2014
COME UTILIZZARE I PUNTI:
140
PU
NT
IA
MI
CA
80
- SCONTA LA SPESA
0
10
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PUNTI
CA
PUN
MI
IA
NT
PU
PUNTI
=
500
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MIC
TI A
50
€ URO PUNTI
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PUNTI AMICA
CON GLI
A
MIC
TI A
PUN
AMICA
70
90
A
MIC
TI A
PUN
A
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PUN
TI AM
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Con 1000 punti sconti 10 €
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dell’associazione che preferisci oppure online su
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100 PUNTI VALGONO
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I punti 2014 valgono fino al 31 gennaio 2015.
Lo sapevate che…
curiosità, storie e leggende dal territorio
Editore e proprietario
IPERAL S.P.A.
Sede legale:
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Direttore responsabile
Giorgio Gaspari
Marketing e coordinamento:
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Testi, grafica e impaginazione a
cura di
Imaginor s.r.l.
Proverbio del mese
Cerchi delle streghe
Vengono da Montagna in Valtellina i due proverbi che abbiamo scelto per il mese di settembre. “El brüt temp setembrìn al mangia el
pan e ‘l vin”, dice il primo: “Il brutto tempo
di settembre rovina i raccolti”. E anche il secondo fa riferimento alla vita dei contadini e
al lavoro nei campi: “De setémbra chi ch’à
lauràt ai tröva el scrign cen e miga el pan
rubàt”, ovvero “A settembre chi ha lavorato
trova la dispensa piena e non ha bisogno del
pane altrui”.
Nei boschi e lungo i pendii montani può capitare
di imbattersi nei “cerchi delle streghe”, particolari formazioni di funghi disposti in cerchio, che fin
dall’antichità hanno fatto nascere miti e leggende.
Si ipotizzava sorgessero dove esseri soprannaturali danzavano in circolo durante riti ancestrali
(persino Shakespeare li cita ne “La Tempesta”). La
spiegazione scientifica è ovviamente un’altra: è il
micelio, apparato vegetativo dei funghi, che tende
a propagarsi verso l’esterno creando queste originali figure, talvolta anche di diametro notevole.
Il gioco dell’oca...
in Val Camonica
“Le stelle
del lago di Como”
Un’originale trovata della Comunità montana Valle Camonica: la versione camuna del classico
gioco dell’oca. Con lo scopo di far conoscere il
territorio camuno, e con il finanziamento di Gal
Vallecamonica Val di Scalve, insieme al Distretto
culturale, sono state realizzate lo scorso anno delle tovagliette sottopiatto - distribuite in rifugi, feste
e strutture ricettive e della ristorazione della zona
- che riproducono il percorso del gioco con le
tappe del territorio della valle, riportandone le bellezze culturali, ambientali ed enogastronomiche.
La Camera di Commercio di Como, in collaborazione con la provincia di Como, ha realizzato la prima edizione de “Le stelle del lago di
Como”: cine-guida alla scoperta dei luoghi comaschi che hanno fatto da set per cinema e tv.
Contiene le schede bilingue di quindici film che
abbracciano più di trenta location sparse per la
splendida cornice del territorio lariano, in riva al
lago omonimo, ma anche vicino ad altri laghi e
monti della Brianza comasca. Completata da
curiosità, aneddoti e itinerari.
Fotografie
Iperal, Giuseppe Godi, Olycom/
Stockfood, Fotolia, Wikipedia,
Marco Bucci, Valentina Locorotondo, Luca Giarelli, Guide alpine
Vallecamonica-Adamello, Fondazione ProVinea di Sondrio
Stampa
RDS Web Printing s.r.l.
via Belvedere, 42
20862 Arcore (MB)
Reg. Trib. Sondrio N. 404/2013 del
18/10/2013
Una copia omaggio per
i possessori di CartAmica.
Distribuito presso i punti vendita del
gruppo Iperal.
Anno 1 - numero 7
Chiuso in redazione l’ 8/08/14.
© IPERAL S.P.A. - Tutti i diritti
riservati.
È vietata la riproduzione anche
parziale di testi e foto.
Tutte le informazioni contenute nel
presente numero sono aggiornate
alla data di chiusura e potrebbero
subire variazioni per cause non
dipendenti dalla volontà della
redazione.
Le immagini riportate sono a scopo
illustrativo. Le ricette sono proposte
e redatte secondo scienza e
coscienza. Non possiamo assumere
responsabilità per la riuscita dei piatti.
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Per le vostre segnalazioni, curiosità
e suggerimenti contattateci a:
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