La Voce - Liceo Scientifico "Albert Einstein" – Teramo

la voce
giornale studentesco del liceo scientifico a. einstein
NUMERO 1 · ANNO VIII · DICEMBRE 2010
lse.te.it
NUMERO 1 · ANNO VIII · DICEMBRE 2010
SOMMARIO
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3
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REDAZIONE
Editoriali
Coordinatore
Ad Einstein torna La Voce! · marz
Elogio · marz
A una dolce rivoluzionaria · ingrid
La “quasi” persona dell’anno · nando cozzi
Caporedattore
Prof. Nando (Igor ["aIgO:*]) Cozzi
Marco (Marz) Di Marcantonio
Copertina
150o dell’Unità d’Italia
Gaia Babbicola
4 Intervista a Giannina Milli · fede & carolí
Codifica LATEX
Dai meandri dell’Einstein
5 L’oroscopo della scuola · bas ^^& fan :)
5 Giochi di Archimede · hank moody
Igor ["aIgO:*]
Illustratore
Nicolò (Danyck) Chiacchiararelli
Uno sguardo sul mondo
6 A riflettori spenti · marjane & elliot
6 Pubblicità regresso? · amaranth
7 Legge elettorale “Porcellum” · ceccho b.s.
Giochi
Francesca Di Marco, Miriam Pistocchi
Fotografi
Oltre noi stessi
8
8
9
10
Nicolò (Nico) Stacchiotti, Gloria Plebani
Appello ai “giovani di ieri” · gaia =p & lolò
Gente di plastica · sara paolucci
Fly High · nevermore & fiamma
Malleus maleficarum · nous & dandi
Redattori
Alessandra (Marjane) Pierantoni, Alice Francioni, Andrea
(Ben) Bonomo, Angela (Dandi) Di Michele, Antonella (Elliot)
Troiani, Antonio (Mr Everything) Sposetti, Carol (Carolí) Delli Compagni, Diana (Daph) Petrescu, Edoardo (Nevermore)
Pompeo, Edoardo (Fiamma) Topitti, Ernesto (Erni) Consorti,
Fabiana (Amaranth) Di Mattia, Federica (Fede) Goderecci,
Flavia (Bas i Cantoro, Francesca (Fan :) )Angelozzi, Gaia (Gaia =p) Di Timoteo, Giovanni Rossi, Gloria Plebani, Lorenza
(Lolò) Del Cane, Luca Termini, Marco Petrella, Maria Clara
(Nous) Baldassarre, Marta (Miss Nothing) Cozzi, Massimo
(Ceccho B.S.) Cecchini, Mattia (Dtt. Johann Faustus) Brizzi,
Nicolò (Danyck) Chiacchiararelli, Sabrina (Sabba) Vallarola,
Sara Paolucci, Sara Santarelli, Simone (Hank Moody) Stranieri, Stefania (Kyra) Standoli, Stefano Ciaffoni, Valentina
Sichetti
Forza Albert
11 Margherita Hack · sabba
13 Oops, I did it again · marco & kyra
14 El Farol, New Mexico · erni
I colori della letteratura
14
16
17
17
Era la sua fermata, ma non scese · gaia =p
Pioggia d’estate · daph
Poesie · dtt. johann faustus & danyck
Ripensando a uno dei grandi · giovanni rossi
TV e spettacoli
18 Via, via, vieni via da qui · sara santarelli
19 tv Show Guide for Dummies Vol. 2 · frikky
19 Spotted! · mr everything & miss nothing
Collaboratrici
Francesca (Frikky) Consorti, Ingrid Filippini
Colophon
Interamente realizzato all’interno del Liceo Scientifico “Albert
Einstein”, Via Luigi Sturzo 5, 64100 Teramo. Composto in LATEX
con la famiglia di font Palatino di Hermann Zapf. Questa rivista
è disponibile on-line nel sito web del liceo.
TEXnologia
20 Twitter e i social network · alice francioni
20 Il robot, un essere pensante · valentina sichetti
21 L’evoluzione dei videogiochi · luca termini
Sito web del liceo
lse.te.it
Fortissimamente sport
22 Il duello nel 2010 · gloria plebani
22 Se questo è il calcio · ben
Enigmistica
24 Parole crociate e altri giochi
CC
2010 − 2011 Liceo Scientifico “Albert Einstein” · Teramo
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode
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Editoriali
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
Editoriali
Ad Einstein torna La Voce!
di Marz
gazzi che hanno deciso di partecipare a
questa esperienza e, proprio per questo,
uperate le mille avversità, siamo fi- auspichiamo che la collaborazione di un
nalmente riusciti a pubblicare questo maggior numero di menti possa creare
primo numero. Purtroppo nei mesi passa- un giornale apprezzabile da tutti. Ovviati diverse situazioni hanno ostacolato le mente la nascita di ogni critica sarà ben
nostre riunioni e il nostro lavoro, ma la accetta e verrà resa costruttiva in modo
tenacia ci ha ripagati.
da venire incontro ad ogni lettore.
L’onere, e l’onore, d’aver preso in mano questa redazione è grande, cosí come
Non resta molto altro da dire, ma non
lo è la passione con cui tutti i redatto- posso chiudere questo editoriale senza un
ri si adoperano per migliorare ogni usci- ringraziamento speciale al professor Cozta. Quest’anno, inoltre, sono molti i ra- zi, il quale, in veste di coordinatore, segue
S
e guida il nostro operato da ben quattro
anni e, da parte di tutta la redazione, alla
professoressa Anna D’Ermes e al direttore
della biblioteca provinciale Luigi Ponziani per la gentile e pronta disponibilità
mostrata. Concludo facendo un augurio direttamente a la voce per il suo
ottavo compleanno, sperando che possa
continuare ad essere l’ottimo giornale che
è sempre stato!
Un saluto a tutti e buona lettura!
Elogio
di Marz
i trovo a parlare in una posizione
difficile, poiché devo esprimere il
pensiero e il dolore di tutti gli studenti
per la perdita della Prof.ssa Giacomina
Di Battista.
M
Le cose da dire sarebbero molte, in
quanto è venuta a mancare una persona importante; tuttavia ricordare tutti gli
aneddoti che ognuno di noi ha vissuto con
lei porterebbe via troppo tempo. Semplicemente lei ha reso il breve periodo trascorso
insieme un importante momento di crescita che va al di là del solo dovere scolastico.
La sua dedizione al lavoro, a noi studenti
e alla materia che insegnava era nota ed
apprezzata da tutti.
Rimane, perciò, un grande dolore dentro; tuttavia ci piace pensare che, da filosofa, abbia trovato adesso la risposta al
mistero piú grande.
Ciao Prof. . .
A una dolce rivoluzionaria
di Ingrid
ore erano insegnamenti di vita, perchè non è semplice parlare
di Shoah durante un’assemblea con studenti che credono nel
negazionismo, e cercare di prendere da ognuno il meglio.
Qualche giorno prima di tornare da Chieti, io Alessia e
Giulia abbiamo rivisto un video fatto in classe durante una
delle sue lezioni “Novecento è un film che spiega tutto il secolo.
Come potete rimanere scandalizzati? VERGOGNA”, e abbiamo
iniziato a ricordare tutti i momenti che abbiamo passato, ogni
litigio per le valutazioni e interrogazioni, e poi a questi sono
seguite le risate, per Francesco o Jonathan.
Non voglio scriverle una lettere commovente, volevo solo
salutarla, e augurarle una seconda vita felice. Le auguro di
realizzare il sogno di andare a visitare l’Alaska.
Sono certa che ora si troverà in un posto speciale, tra Pasolini, Berlinguer e i suoi compagni, e guardando verso il basso
le verrà da sorridere vedendoci, ognuno per la propria strada.
Mi aveva promesso una sciarpa all’uncinetto per la maturità, vista la mia passione per le sciarpe e la sua per l’uncinetto.
A quanto pare toccherà a me impararlo e farle uno scialle rosso,
il suo colore preferito.
Adesso la saluto, le ho rubato troppo tempo, e la saluto
anche a nome di tutta la sua ultima 5C. Le mando un abbraccio
grande, Mina.
Lei voleva la rivoluzione, l’aspettava e diceva di no
alle mie riflessioni ed ai vari argomenti,
ai distinguo ad ai tanti però
Lei credeva in un puro ideale.
questa canzone associo la storia del G8 a Genova e al
suo racconto “Avevamo i carabinieri davanti, dietro e sui
lati, non sapevamo cosa fare, allora io e i miei amici ci siamo
nascosti in un cespuglio”. Forse ricordo piú questo che tutto il
resto.
Ha deciso di non salutarci, di lasciarci con il ricordo di
una lezione afosa di maggio, l’ultima interrogazione storia,
Mussolini e le guerre in Etiopia.
Forse non siamo mai stati una classe troppo studiosa, e
neppure troppo attenta, ma sono certa che almeno sappiamo
che il Dio per Aristotele era “ingenerato, imperituro, motore
immobile, causa prima e fine ultimo”.
Forse l’abbiamo fatta arrabbiare piú del dovuto, forse le
abbiamo fatto troppi scherzi, e forse la gran parte di noi non
ha capito che le sue lezioni non erano nozioni, non erano date cronologiche e neppure un seguirsi di filosofi e idee, le sue
A
3
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
la voce
La “quasi” persona dell’anno
di Nando Cozzi
lettori.
razie al lavoro instancabile del nuovo caporedattore, Marco Di Marcantonio, questo numero natalizio de
la voce è stato messo assieme da una
redazione “carbonara”, quasi per magia.
Ogni anno, di questi tempi, il settimanale americano Time dedica la copertina alla “persona dell’anno”. La scelta, ostentatamente, non è ricaduta su Julian Assange (il creatore arcinoto del sito Wikileaks che ha pubblicato migliaia
di documenti “segreti”), nonostante tale desiderio emergesse chiaramente tra i
Questo fatto tradisce una paura diffusa che non riguarda solo paesi manifestamente dispotici e illiberali, ma soprattutto (e non paradossalmente) le democrazie. Infatti, al di là della natura
sicuramente controversa del personaggio
Assange, la sua “creatura”, Wikileaks,
dimostra quanto poco comprendano delle
nuove tecnologie perfino chi ne vanta le
“magnifiche sorti e progressive”.
G
dei potenti della Terra, però svelano quel
che non è bene si sappia, le nostre “riserve mentali”. Se è vero, come sostiene
Assange, che ”tutto diventa pubblico su
internet” (“Everything goes on the Internet”), chi vuole controllare e sorvegliare
tutto deve ormai imparare a essere costantemente sottovegliato (neologismo
dal francese sousveillé). Forse il Grande
Fratello è davvero ubiquo.
L’accesso alle informazioni riguarda
I documenti pubblicati finora non la voce , o forse tutti, senza distinsembrano tanto sconvolgenti, anzi con- zione. Pensateci. . . e buon Natale a
fermano piú o meno quanto già sapevamo tutti.
150o dell’Unità d’Italia
Intervista a Giannina Milli
di Fede & Carolí
tornare a Teramo, dove esibii sempre di piú il mio
successo da poetessa improvvisatrice, soprattutto in
casa Delfico.
a storia si può veramente definire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendogli di mano
gl’anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaveri, li richia- Studente: le sue improvvisazioni saranno state sima in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in
curamente straordinarie, ma cosa recitava per
battaglia.” (A. Manzoni)
impossessarsi dell’attrazione del suo pubblico?
Cosí, tornando solo per un momento indietro nel tempo, abbiamo riportato in vita una donna del risorgimento Giannina Milli: Era proprio il pubblico di estrazione
popolare che mi suggeriva i temi, il piú ambito è
abruzzese, coinvolta nella politica e nella società di quegli
stato quello dei canti patriottici, degli eroi, delle
anni: Giannina Milli (1825-1888).
guerre e delle speranze del Risorgimento. PurtropStudente: Signora Milli, sappiamo che fin da bambina
po interessarsi di politica non è mai stato molto
ha avuto occasione di affascinare un grande pubblipiacevole e per me le conseguenze furono dure: i
co con le sue doti poetiche e addirittura sia riuscita
miei libri furono proibiti e le mie esibizioni recitatianche a catturare l’attenzione di un grande re, quale
ve strettamente controllate dalla polizia. Non avevo
Ferdinando II. Tutti questi fattori saranno di slancio
piú la libertà di dichiarare il mio pensiero.
per la sua carriera, ma vuole lei raccontarci un po’
Studente: Qual era il personaggio che piú le piaceva
meglio le tappe della sua vita?
rappresentare?
Giannina Milli: Fin dall’età di cinque anni mia mamma mi insegnò a leggere e a recitare e, nei miei Giannina Milli: Cavour, uno degli uomini che piú stimai in tutta la mia vita. Venni addirittura definita
piccoli momenti di gloria, mi dilettavo anche a im“piú
cavouriana di Cavour.
provvisare graziosi componimenti. Ma fu grazie
alla Divina Commedia, alla Gerusalemme Liberata e Studente: Improvvisi alcuni versi per noi.
alla mia dote artistica che riuscii a catturare l’interesse di Ferdinando II. Mi consigliò di proseguire gli Giannina Milli: “Io riscosso il torpor che oggi mi prostra / scioglierò un inno ai generosi spenti / in reo
studi a Napoli e io, allettata dall’idea di un futuro
martirio per la terra nostra.”
impregnato di “fama”, lo seguii. Purtroppo il colera
diffusosi nel Regno delle Due Sicilie mi costrinse a
“L
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Dai meandri dell’Einstein
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
Dai meandri dell’Einstein
L’oroscopo della scuola
di Bas ^^& Fan :)
CAMPARE! Sappiamo che voi siete consapevoli di
essere solo al primo trimestre ma, se avete qualche
insufficienza grave, vi consigliamo vivamente di iniziare a studiare un po’, altrimenti sarà dura passare
un’estate libera quest’anno.
ari ragazzi, vi ringraziamo anticipatamente per il vostro interesse. Il nostro non sarà il solito oroscopo.
C’è una piccola novità: abbiamo diviso gli studenti per
fasce invece che per i soliti segni zodiacali.
NON PREOCCUPATEVI IL NOSTRO NON È UN
botta di coulomb: È riferito a voi invidiati dalla massa
TAROCCO!
studentesca e viziati dalla dea bendata. Noi, impoEccovi le nostre categorie (direi di sottolinearle):
tenti davanti a forze di natura superiore, possiamo
secchioni: A questa specie in via di estinzione (PER
solo dirvi, per sicurezza, di studiare un po’ di piú,
FORTUNA!) vi appartengono quegli esemplari che
perché l’anno è solo all’inizio e diventerà sempre
non abbandonano mai le “sudate carte” e sono anpiú difficile essere interrogati solo su quell’unico
che capaci di appesantirle. Sappiamo, per sentito
argomento studiato.
dire, che questo periodo è, per voi, molto stressante.
Eh certo. . . (reticenza) interrogazioni, compiti a sorpresa, non si sa se si sarà riconfermato il 9 a latino. . . menefreghisti: Naturalmente, per questa categoria, ci
riferiamo a quei ragazzi che hanno i libri ancora
questi sí che sono problemi. Ma non preoccupatevi,
incartati e stanno leggendo questa rubrica durante
le uniche opzioni nella vostra casella saranno “8” e
l’interrogazione.
“9”, e “7” se vi va male.
C
comuni studiosi: Questo gruppo è per coloro che hanno una vita sociale, ma si impegnano comunque a
scuola, mantenendo una buona media. Sappiamo
che c’è qualche difficoltà in quella materia che non
avete mai sopportato, ma potete stare tranquilli e
continuare ad avere una vita spensierata, la vostra
pagella non sarà mai macchiata da insufficienze!!
Sappiamo che siete convinti che la scala dei voti va
dall’1 al 6 ma, a meno che non vogliate avere guai seri, dovete mettervi sui libri. Vi assicuriamo, soprattutto
per le matricole influenzate da leggende metropolitane,
che i miracoli del pentamestre non esistono e che, se fino ad ora non avete studiato niente, è inutile chiedere
a Babbo Natale l’illuminazione (se ci stavate pensando
furbi: Questa è sicuramente la razza piú diffusa nell’ha- neanche la Befana è dalla vostra parte). RIMBOCCATEVI
bitat scientifico, dove non si studia, MA SI TIRA A LE MANICHE!
Giochi di Archimede
di Hank Moody
mi in modo migliore per affrontarli riportata in una tabella.
dato che i vari impegni mi hanno coIntanto un altro professore consel 17 novembre 2010 si sono svolti
stretto a dedicargli meno impegno del gna un foglio bianco a ciascuno da ponei licei di tutta Italia i “Giochi Di
devuto.
ter usare come brutta copia per fare
Archimede”, per i quali alcuni ragazzi si sono dati battaglia a suon di raArrivato a scuola, comunque, mi conti o prove.
Le olimpiadi hanno inizio.
gionamenti logici. Consistono in 25 sentivo come prima di un compito in
problemi a risposta multipla riguar- classe ma questo stato d’animo non
Avevo tra le mani tutti i testi e
danti appunto Geometria, Algebra, era condizionato dalla paura di non mi misi subito a lavoro con la prima
Teoria dei numeri e Combinatoria.
saper rispondere ma dalla voglia di delle due facciate. I primi 12 eserEssendo uno dei partecipanti, cominciare. Piú o meno tre ragazzi cizi che si trovano da un lato della
quel giorno mi svegliai con uno spi- da ogni classe (il biennio separato dal fotocopia erano relativamente facili
rito diverso dal solito sapendo anche triennio) si sono ritrovati in palestra perché con qualche conto e provando
che il tempo che era stato destinato dove erano stati preparati molti ban- tutte le soluzioni si riusciva ad india questa prova mi avrebbe fatto salta- chi distanti l’uno dall’altro di piú di viduare quella esatta. Non mi sono
re due ore e qualcosa di piú di nor- un mentro. Quando tutti i palestra basato molto su regole matematiche,
male scuola. Ma non ero contento avevano preso posto un professore co- sia perché alcune non le conoscevo
solo per questo, in realtà mi diverte mincia a spiegare le regole. Per ogni sia perché altre non le ricordavo bemolto mettermi alla prova ragionan- domanda si poteva scegliere tra 5 ri- nissimo, tanto da arrivare a calcolare
do su problemi di questo genere ma sposte ad ognuna delle quali era as- in colonna una somma di quasi 70
avrei preferito di gran lunga prepara- segnata una lettera che doveva essere addendi, operazione che avrei risolto
I
5
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
la voce
subito con una facile formula. La seconda pagina per me si è rivelata piú
difficile; Non avendo trattato ancora
gli argomenti di calcolo combinatorio
e probabilità, non avevo idea di come affrontare alcuni esercizi, mi sono
cosí trovato impreparato anche sulla
geomentria solida. Maggior fortuna
l’ho avuta con la geomentria piana
(passione personale) e con alcuni problemi simili a indovinelli che mi diverto a risolvere nel caso li trovassi,
ad esempio, in rete.
Tutto sommato, questa dei “Giochi di Archimede” è stata una bella esperienza e sarei ben lieto di riviverla l’anno prossimo tentando di
migliorare il mio punteggio.
Uno sguardo sul mondo
A riflettori spenti
di Marjane & Elliot
ort-au-Prince, alle 16.53 del 12
gennaio 2010 qualcosa ha stravolto le vite di migliaia di persone. una
scossa di magnitudo 7.0 ha distrutto
tutto ciò che ha incontrato lungo il
suo passaggio. Subito, giornalisti e
televisioni mondiali si sono mobilitati per tenerci informati sugli sviluppi
della tragedia. Ma questo per quanto
è durato? poco tempo, dopodiché è
calato il silenzio. Oggi, infatti, dopo
circa un anno, ad Haiti la situazione
non è cambiata; alla “beffa” iniziale si
è aggiunto il problema del colera, malattia facilmente trasmissibile, la cui
prima causa è la mancanza di igie-
P
ne. Come è noto, ogni epidemia ha il
suo untore; per la peste del ’300 vennero accusati gli ebrei, invece, rei di
questa forma acuta di dissenteria, sono stati ritenuti i caschi blu nepalesi.
La Croce Rossa, tuttavia, ha smentito
tutto, aggiungendo come la malattia
sia dilagata per la scarsità di cure e
strutture adeguate, indipendentemente dal terremoto. Non è forse anche la
mal distribuzione di viveri e di aiuti
ad aver contribuito a peggiorare questa situazione? Certamente molte associazioni si stanno mobilitando per
trovare delle soluzioni, ma come fare
se fino ad oggi solo un parte delle macerie sono state tolte e se la ricostruzione non è ancora partita? Inoltre,
sulle già presenti problematiche, grava anche la presunta “tratta di bambini orfani”, destinati, i piú fortunati, a
un’adozione illegale, gli altri alla prostituzione, o persino alla vendita di
organi.
Molti abitanti di Haiti, sopravvissuti al terremoto, si ritrovano cosí a
morire per le strade in un ambiente di
degrado; mentre noi, rinchiusi nella
serenità del nostro vivere quotidiano,
ci limitiamo a commentare questo triste scenario con un egoismo nascosto.
Infatti, si ritiene che la scelta piú semplice sia sfuggire alla propria coscienza. We could only make a better world
all together.
Pubblicità regresso?
di Amaranth
vita certe differenze non possono contare, rifiuta l’omofobia, non essere tu
ccendo la tv. Pubblicità progresquello diverso”. L’omofobia dunque
so, Ministero per le Pari Opportuniè una cosa cattiva ma. . . Che cos’è?
tà. Bene bene, vediamo cosa ci ha preQuesti potrebbero essere i pensieri
parato il nostro caro Ministro Mara
Carfagna. Sirene spiegate, atmosfera di un qualsiasi telespettatore di mecupa e una donna su un’ambulanza. dia cultura e istruzione davanti allo
Le premesse, non credo siano delle spot in onda a partire da Novembre
migliori. Primo piano dell’autista, e 2009, che fa parte della campagna istia questo punto l’amletico interrogati- tuzionale di sensibilizzazione contro
vo: t’interessa di piú se assomiglia a i comportamenti discriminatori.
A
suo padre, a sua madre, o non t’importa? Arrivata in ospedale la donna
viene spinta in barella da un dottore
(o forse un infermiere?), e di nuovo
la domanda: “t’interessa se di scarpe
porta il 42, il 43, o non t’importa?”.
Entrata in sala operatoria (o forse
sala parto), appare una coppia di medici, un uomo e una donna, e l’ultimo
quesito: “t’interessa se sono omosessuali, eterosessuali, o non t’importa?”.
E per concludere, lo slogan: “nella
Come ben sappiamo, la base per
una buona comunicazione è avere a
disposizione il medesimo codice, ovvero possedere all’incirca lo stesso bagaglio lessicale per poter avere una
corretta ricezione del messaggio. Ma,
nel caso in cui si abbia l’intento di
comunicare un cosí importante messaggio a tutta la popolazione italiana, che naturalmente non è omogenea per cultura e istruzione, non si
dovrebbe tentare di esplicarlo attra6
verso non solo le parole, ma anche
le immagini? Nello spot tuttavia non
c’è alcun tipo di immagine che mostri
cos’è l’omofobia (che, per chi non lo
sapesse, viene definita come paura o
avversione verso omosessuali, bisessuali o transgender). Non vi è neanche una pur velata allusione a coppie
dello stesso sesso. E ciò porta addirittura a un paradossale rovesciamento
del messaggio: omosessualità è sinonimo di qualcosa che non può essere mostrato ma che è presente nella
nostra società e va opportunamente
celato. I due medici in sala operatoria,
in semi-ombra, minacciosi, i colori cupi e la situazione di estrema urgenza
non aiutano di certo a rassicurare lo
stato d’animo dello spettatore, che in
tal modo non si trova predisposto alla riflessione critica sulla realtà, fine
ultimo, a mio avviso, di una Pubblicità Progresso. E cosa dire a proposi-
Uno sguardo sul mondo
to degli slogan? Nella vita certe cose non possono contare, a voler dire
cioè, che in situazioni di emergenza,
l’orientamento sessuale delle persone
non dovrebbe interessare a nessuno.
Ma a quanti interesserebbe in altri
contesti, per citarne alcuni, istruzione, politica, religione? Allora, quale
messaggio deviato potrebbe arrivare
alle orecchie dei telespettatori, forse
rispettare gli omosessuali per mero
opportunismo? Per non parlare poi
della evidente contraddizione contenuta nell’assioma non essere tu quello
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
diverso. Non è forse lo stesso omofobo a definire diverso l’omosessuale, e
in quanto tale, lo disprezza? Al medesimo modo con un’affermazione di
tal guisa non si fa altro che aumentare il divario tra ciò che per l’omofobo
convinto è la normalità e ciò che è la
sua percezione della diversità, portandolo non a una “redenzione”, quanto
piuttosto a un’autoaffermazione del
proprio, degenerato, pensiero.
È vero che il fine giustifica i mezzi, come insegna il caro Machiavelli;
è vero anche che attraverso la campa-
gna di cui fa parte questo spot il Ministro per le Pari Opportunità, Mara
Carfagna ha tentato di abbattere quei
tabú che da sempre sulla scena italiana non hanno permesso di affrontare
problematiche quali i diritti e i soprusi subiti dagli omosessuali; tuttavia
non è altrettanto vero che spesso è
meno deleterio tacere piuttosto che,
per perseguire un giusto obiettivo, utilizzare mezzi fuorvianti e totalmente
inadeguati? Ai telespettatori l’ardua
sentenza.
Il “Porcellum” è una “porcata”. . . ma perché?
di Ceccho B.S.
a controversa legge num. 270
del 21 Dicembre 2005, chiamata
anche Legge Calderoli, descritta dallo
stesso ineffabile ministro Roberto Calderoli come una “porcata”, è l’attuale
legge elettorale Italiana.
A causa dell’epiteto del ministro
leghista e secondo l’uso degli addetti ai lavori di storpiare in un latino
maccheronico le leggi elettorali, oggi
noi la conosciamo come “Porcellum”.
Come se fosse un bambino che nessuno vuole, ma che a tutti serve per
fare i lavori piú umilianti, essa è criticata da tutti i politici italiani, nessuno
escluso — nemmeno il “padre” — in
pubblico, ma nessuno ha mai tentato
di sostituirla. Ma perché la legge che
ha eletto sia la Sinistra nel 2006 sia
la Destra quando è caduto il governo
Prodi è tanto contestata?
Cercherò di chiarire prima a me
stesso (cosa non facile dato il linguaggio complicato e, forse, volutamente oscuro in cui è scritta questa
legge), poi a voi, i meccanismi del
“Porcellum”:
Come prima cosa, essa è un miscuglio complicato tra i due principali sistemi di votazione, cioè tra sistema maggioritario (quando viene
eletto solo il candidato del partito che
ha ottenuto la maggioranza dei voti in ciascun collegio elettorale) e il
sistema proporzionale (quando ven-
L
gono eletti i candidati dei partiti in
proporzione ai voti ottenuti).
In secondo luogo, queste liste elettorali, al momento del voto, hanno
sia il proprio Capo della Coalizione
sia le proprie liste di nomi “bloccati” perché l’elettore non può scegliere
chi votare, ma sono i partiti che scelgono chi mandare a rappresentare il
popolo in Parlamento; di conseguenza, l’elettore può mettere solo una X
sulla lista scelta e il suo voto varrà per
tutta la lista indistintamente. Inoltre,
la coalizione che ha ottenuto il maggior numero di voti ottiene un premio
del 55% dei seggi del Parlamento. La
soglia minima che permette ai partiti di venire eletti è del 4% (2% se il
partito è collegato a una coalizione)
alla Camera e l’8% (3% per i partiti
coalizati) al Senato. A parte, vengono
eletti, senza premio di maggioranza,
12 deputati e 6 senatori per quanto riguarda la circoscrizione Estero, mentre non vi sono meccanismi che favoriscano la rappresentanza delle donne
nel Parlamento.
È evidente che questa legge ha numerosi difetti e ben pochi pregi, oltre
a quello di fotografare, grazie alle sue
caratteristiche proporzionali, l’orientamento effettivo dei voti nel Paese.
Le liste bloccate, il premio di maggioranza forse eccessivo e le coalizioni
“forzate” sono quelli piú chiari, ma in
sostanza questa legge ha in sé i difetti
di entrambi i sistemi elettorali, poi-
7
ché forza i partiti a unirsi in coalizioni caratterizzate dalla scarsa coesione
interna (l’Ulivo di Prodi raccoglieva
tutti i partiti che andavano dai centristi della Margherita e l’UDEUR ai
Verdi e ai vari Partiti Comunisti), il
che favorisce l’ingovernabilità; le stesse coalizioni però subito dopo le elezioni sono assai forti numericamente
(la coalizione che ha vinto le scorse
elezioni ha avuto la maggioranza piú
forte della Repubblica, ma adesso. . . ).
Il “Porcellum” crea delle gigantesche
coalizioni dai piedi d’argilla, destinate a sgretolarsi nel giro anche di un
anno. E non sarà certo il dissolvimento del Governo Berlusconi a cambiare
le cose, poiché anche il governo successivo, eletto con gli stessi parametri,
finirà per soccombere alle scaramucce
di palazzo.
Da qualche anno, occasionalmente, i politici dichiarano di voler trovare alternative a questa pessima legge,
senza però proporne in Parlamento.
Il perché è chiaro: sebbene le coalizioni siano ingovernabili, esse permettono a tanti partiti assai piccoli
di essere rappresentati. E non è solo
una questione di ideologia poiché, se
un politico rimane in Parlamento per
poco piú di due anni, ha diritto alla “pensione” mensile, che inizierà ad
essergli versata a seconda degli anni
trascorsi nell’emiciclo. Basta resistere
per due anni e il gioco è fatto.
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
la voce
Oltre noi stessi
Appello ai “giovani di ieri”
di Gaia =p & Lolò
a scuola è luogo di formazione
e di educazione mediante lo studio, l’acquisizione delle conoscenze
e lo sviluppo della coscienza critica.”
(Statuto delle Studentesse e degli Studenti della Repubblica Italiana, art. 1
comma 1.).
Coscienza critica: capacità di attenzione e analisi verso le cose, le persone, gli eventi e le ragioni degli eventi, essenziale per la costruzione di una
personalità matura e compiuta e per
la conquista di autonomia e libertà di
comportamento e giudizio.
A quanto sembra, quindi, la scuola dovrebbe prepararci al mondo, dovrebbe essere una sorta di palestra di
vita, che ci educhi, in sintesi, ad una
libertà cosciente.
Ci dicono che se non si conosce
quello che si ha intorno, se non si ha
di che dire di fronte al mondo, se non
si è in grado di essere critici e capaci
di discernere il vero dal falso, capire
quando cercano di annullare il nostro
pensiero e non si impara come difenderlo, non serve a un granché memorizzare quattro operazioni, due date
e qualche verso in latino. Ci dicono
di riflettere e rivendicare la libertà in
“L
ogni sua forma, di esprimere i nostri
pensieri, sempre, soprattutto se qualcuno cerca di imporci i suoi, ma poi,
quando tentiamo di farlo, non solo
il piú delle volte stentano ad offrirci
tutti i mezzi per riuscirci, ma, anzi,
provano addirittura ad ostacolarci o
a screditare le nostre idee, liquidandole con sciocche argomentazioni o
con una semplice presa di potere nei
nostri confronti. E basta poco ad accorgersene, basta guardarsi un po’ intorno, senza andare a cercare troppo
lontano: sembra quasi che la nostra
Voce si tema.
Fortunatamente c’è ancora qualcuno che dà prova, con i fatti e non
solo con le parole, di voler aiutare
chiunque mostri tenacia e voglia di
fare, qualcuno che crede che anche
da questa generazione di giovani si
possa ancora tirar fuori qualcosa di
buono.
Chiunque stia leggendo questo articolo sarà giovane o sicuramente lo
sarà stato e quindi si sarà sentito piú
volte apostrofato come uno dei “giovani di oggi, che non hanno l’impegno dei loro predecessori, capaci solo
a lamentarsi e a protestare, che porteranno il mondo allo sfascio; sicuramente piú volte ognuno di voi avrà
avuto bisogno dell’appoggio dei “giovani di ieri. Ecco, noi chiediamo proprio a voi, voi che oggi siete i giovani
di ieri, di darci spazio, di darci aspettative, dateci la possibilità, anche nelle piú piccole cose, con progetti, con
giornalini scolastici, opuscoli, di far
sentire che ci siamo e abbiamo voglia di dirvelo, dateci la fiducia che
voi stessi avreste voluto: fateci parlare, discutere, cambiare idea e state
certi che lo faremo con la voglia di
migliorare la realtà. Ma soprattutto
fateci scrivere, date sfogo alla nostra
volontà di incidere nero sui bianco i
nostri pensieri, le nostre speranze, le
nostre proposte perché circolino e si
confrontino con le altre.
le stesse etichette, alla stessa moda.
Ormai corrono tutti dietro a questo.
In un mondo sempre piú frenetico, in cui è difficile trovare se stessi, gli adolescenti, per non perdersi,
decidono di uniformarsi all’opinione
altrui, cercando negli altri una conferma delle proprie scelte ed adattandosi alle etichette: la cosa peggiore
che possa esistere in questo mondo.
Ma la domanda è: che cosa ci spinge
a rinunciare alla nostra identità per
appartenere a gruppi di “cloni”?
La paura, di solito. Principalmente la paura di esporre le proprie idee e
non essere ascoltati, di essere giudicati,minacciati o, peggio ancora, derisi.
Allora meglio non pensarci, meglio
rifugiarsi nel finto mondo del “gruppo”, della massa che va sempre da
una sola direzione, quella che va bene a tutti coloro che ne fanno parte.
Perché alla fine ci professiamo tanto tolleranti, mai poi siamo i primi a
puntare il dito verso chi non la pensa come noi, verso chi, invece di rimanere plastica, aspira a diventare
oro, argento, rame. Persone, che hanno il coraggio di mostrarsi al mondo
per quello che realmente sono e che
dovrebbero essere d’esempio.
Perché i giovani che scrivono sono
giovani che si informano, che leggono, studiano e spingono altri a farlo,
i giovani che scrivono sono giovani
che dialogano, si misurano, scambiano idee, i giovani che scrivono sono
giovani che finalizzano la cultura fissata sui libri ad una cultura attiva,
dinamica, viva, i giovani che scrivono
sono giovani che pensano. E forse è
proprio questo il problema: i pensieri
spaventano e, quando sono genuini e
giusti addirittura terrorizzano.
Gente di plastica
di Sara Paolucci
criveva“Ormai tutti non fanno che
ascoltare la stessa musica di plastica e avere lo stesso impiego di plastica e seguire anche la stessa moda di
plastica. “ [Skins] Ora, immaginiamo
tanti oggetti, tutti di plastica ma di
forme e dimensioni diverse: la chimica ci insegna che, indipendentemente
da ciò, il rapporto tra la loro massa
e il loro volume, cioè la densità, sarà rappresentato sempre dallo stesso
valore. Bene, la nostra società è diventata un po’ la stessa cosa: tante
persone, apparentemente diverse ma
in fondo uguali, tutte uniformate al-
S
8
Si dovrebbe smettere di nascondersi dietro questa falsa voglia di essere alternativi che va creando una
Oltre noi stessi
massa che si distingue da un’ulteriore
massa, dando vita ad un processo di
emarginazione sociale, tutt’altro che
vantaggioso per il futuro dei giovani.
Tutto ciò che sta venendo fuori
oggi è una perdita collettiva dell’identità, da non intendere come problema
giovanile e come fase di transizione
fra l’adolescenza e l’età adulta, ma come vero e proprio fenomeno di massa,
che intacca le menti delle nuove generazioni e le spinge a sentirsi parte di
finti gruppi, a creare falsi miti, spesso
sbagliati e a chiudersi alle proposte
piú adatte per i giovani. Le iniziative
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
socialmente utili, come il volontariato,
le giornate mondiali per i giovani o
semplici progetti di comitati provinciali o enti regionali, dovrebbero essere abbracciate dalla maggioranza dei
ragazzi affinché si compia quella che
è un’esperienza formativa, importante per la crescita sociale di un futuro
uomo.
Succede qualche volta che gli adulti non si accorgano, dei cambiamenti
caratteriali e non dei giovani e in altri casi che se ne accorgano ma arginando il problema con indifferenza,
quasi a voler dire che sono incapaci
di comunicare se non con l’aiuto del
computer, mentre dovrebbero sapere
che parlando con qualcuno di loro,
si possono trovare ragazzi maturi ed
intelligenti, che nascondono volontariamente il loro intelletto per far sí
che altri li conducano e li guidino,
magari verso qualcosa che a loro non
piace, ma che fingono di apprezzare
per farsi apprezzare.
Ecco come l’oro può nascondersi dietro la plastica, ma l’importante è mandare un messaggio: in questo mondo la plastica non è l’unico
materiale esistente!
Fly High with the Spaghetti Monster
di Nevermore & Fiamma
Volante) è uno e trino: unione indissolubile di pasta,
polpette e parmigiano.
La pasta dona al Dio la capacità di volare e di
estendersi nell’universo ed è divisa a sua volta in tre
parti:
nota del coordinatore: Il seguente articolo non ha
alcun intendimento blasfemo, ovviamente. Si tratta di quel che
gli antichi chiamavano ludibrium1 , ossia un gioco intellettuale.
Infatti, la religione “pastafariana” è nata negli U.S.A. come
risposta ironica alle continue ingerenze in campo didattico da
parte di gruppuscoli vociferanti di fondamentalisti cristiani
che hanno chiesto – e talvolta ottenuto – di affiancare all’insegnamento dell’evoluzionismo quello del creazionismo. Chi
promuove argomentazioni assurde deve accettare anche risposte
folli, non trovate?
agari anche voi, passando davanti a una chiesa, una
moschea, una pagoda o un altare satanico vi siete
sentiti fuori posto, come quando dopo una sbornia ci
si risveglia in un monastero sull’Himalaya, con la testa
rasata e una sorta di tenda arancione come abito. Magari
anche voi pensate che un dio barbuto o un elefante con
svariate braccia siano anacronistici in un’epoca dominata
dai Gormiti e dagli omini della conga. Magari anche voi
siete stanchi di dovervi svegliare ogni domenica mattina,
di dover usare continuamente una bussola per sapere
in che direzione pregare o, ancora, di farvi il bagno nel
Gange insieme a una miriade di cadaveri. Se avete voglia
di cambiare vita e volete passare dalla parte di un Dio
vero e giusto al di fuori di ogni dubbio allora è tempo
anche per voi per convertirvi al Pastafarianesimo.
Il Pastafarianesimo è un’antica religione rimasta nascosta a lungo e rivelata nel 2005 dal suo profeta Bobby
Henderson in risposta alla decisione del consiglio per
l’istruzione del Kansas di assegnare lo stesso tempo alla
spiegazione delle teorie creazioniste e di quelle darwiniane nei corsi di biologia. Benché abbia preso piede
negli ultimi anni, il culto è stato vanto di pochissimi
adepti sin dagli albori della civiltà, ma, di fronte all’avanzare delle altre, religioni, Sua Pastosità non ha potuto
fare nient’altro che rendere pubblica al mondo la sua
esistenza.
Ma andiamo ora ad analizzare la Sua figura nel dettaglio: il Flying Spaghetti Monster (FSM Mostro Spaghetti
la Meatera: è simbolo di forza e giustizia, viene considerata la fonte del potere del Dio e può essere
immaginata come un ammasso informe ed infinito
che muta continuamente. Ma vi conviene non immaginarlo affatto o Lui potrebbe adirarsi, essendo
queste cose al di fuori delle nostre possibilità;
M
lo Spaghettien: viene chiamato dai fedeli “la Sua Spaghettosa Appendice” e serve al Mostro Spaghetti
Volante per toccare qualsiasi cosa voglia (ebbene sí,
qualsiasi cosa, anche quello a cui state pensando
ora, brutti maniaci);
il Saucon: è il velo invisibile che tiene unite le varie parti
del Dio.
Le polpette sono considerate l’insondabile mente di
Sua Spaghettosità che, grazie ad esse, può vedere, udire
e comprendere ogni cosa nell’universo da lui creato.
Il parmigiano infine è un elegante abbellimento (non
che Lui sia vanitoso), particolarmente adatto al periodo
natalizio, tra l’altro.
Ora che abbiamo un’idea precisa del Dio, possiamo
analizzare i dogmi del culto, considerati veri per fede,
ovviamente, e per fiducia nella sacra persona del profeta.
All’inizio dei tempi vi era solo il Mostro Spaghetti Volante, null’altro, a parte una buona dose di alcolici. Circa
10.000 anni fa, dopo un’intossicazione alcolica dovuta
alle venefiche bevande, il Dio generò l’universo, la cui
imperfezione è dovuta proprio allo stato alterato in cui
versava Sua Pastosità. I piú stolti tra di voi obietteranno
che le tracce dell’evoluzione presenti sulla terra sono la
prova che il mondo ha ben piú di qualche migliaio di
anni ed altri ancora piú stupidi affermeranno che stabilire
9
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
la voce
l’età dei reperti attraverso il metodo del carbonio-14 è un
metodo inattaccabile.
Rido al solo pensiero che qualcuno creda vere queste
assurdità! La risposta è ovvia e perfettamente logica: ogni
volta che gli scienziati vanno ad effettuare una misurazione il Dio interviene con la Sua Spaghettosa Appendice a
modificare i dati raccolti e, allo stesso modo, inserisce un
po’ ovunque le prove della selezione naturale, al solo fine
di testare la fede dei suoi adepti.
Una delle domande che si pone ad ogni religione è:
perché un Dio cosí buono, misericordioso e appetitoso,
un Dio che può essere ovunque in qualsiasi momento,
permette che nel mondo ci siano tanti disastri (terremoti,
uragani, maremoti) che portano morte e distruzione, perché è presente il riscaldamento globale, perché c’è l’effetto
serra? La risposta è semplice! È inutile dare la colpa a Sua
Spaghettosità, poiché bisogna cercare la risposta in semplici dati oggettivi! È infatti risaputo che tutti i disastri
naturali sono dovuti alla diminuzione dei pirati. È stato
fornito un grafico che prova la proporzionalità inversa tra
il numero dei pirati e la temperatura globale. Sin dal XIX
sec. Infatti, la progressiva diminuzione del numero di pirati ha causato fenomeni come la rivoluzione industriale,
che è stata solo l’inizio dell’effetto serra, e altre disgrazie
come le due guerre mondiali. Una prova a sostegno di
questo “dogma” è che la Somalia è lo Stato che possiede
il maggior numero di pirati ed è al contempo lo Stato che
emette la minore quantità di anidride carbonica.
Nel Pastafarianesimo, inoltre, non mancano dei codici di condotta, 8 comandamenti, noti come gli otto “Io
Preferirei Che Tu Evitassi”.
Queste leggi vennero dettate dal Mostro Spaghetti al
Capitano pirata Mosey, durante il viaggio di quest’ultimo
sul Monte Sugo. Vennero poi rinominate dal Capitano
“comandamenti” e in seguito “condimenti” dalla ciurma
di Mosey.
In realtà, pare che i comandamenti fossero inizialmente 10, ma il capitano Mosey perse due tavole durante la
discesa dal Monte Sugo, ed è questa la causa della debole
moralità dei Pastafariani e della poca diffusione della
religione.
Per il resto le usanze tipiche di questa religione sono
poche: l’uso della parola RAmen alla fine delle preghiere,
il venerdí come festa religiosa, il dovere di vestirsi da
pirati. A questo proposito è utile citare il caso di uno dei
martiri del Pastafarianesimo, Bryan Killian, uno studente
della Carolina del nord, che venne sospeso dalla scuola
poiché indossava abiti da filibustiere durante un venerdí.
Lasciando da parte la teoria della religione passiamo
alla pratica: perché convertirsi al Pastafarianesimo? Innanzitutto, come gli spaghetti che adorano, i pastafariani
hanno una sottilissima moralità, inoltre, cosa piú importante, anche il culto del Mostro Spaghetti volante ha il
suo paradiso, in cui si ergono un vulcano di birra e una
fabbrica di spogliarelliste/i. Ma attenti a non far arrabbiare il Dio! Benché non sia permaloso e non gli importi
se adorate qualche altra divinità, si infuria terribilmente
se preferite le mezze maniche agli spaghetti! In quel caso
potreste anche finire all’inferno, un posto terribile, simile
al paradiso ma con un vulcano che erutta birra calda
e stantia e con le/i spogliarelliste/i tutte/i con diverse
malattie veneree.
note
1 Si
veda in proposito la definizione di Frances Yates nel suo The
Rosicrucian Enlightenment, 1972 (trad. it. L’illuminismo dei Rosa-Croce).
Malleus maleficarum
di Nous & Dandi
remate, tremate, le streghe son
tornate!” Questo era uno degli
slogan piú noti del movimento femminista degli anni ’70 che vedeva nella strega il simbolo della ribellione
alla società patriarcale. La strega secondo la credenza popolare, rappresentata in volo a cavallo di una scopa,
con i capelli rossi o un neo nell’iride
dell’occhio (il cosiddetto “segno del
diavolo”) è una donna ritenuta dotata di poteri occulti. Il termine deriva
dal latino “strix” con cui si indicava un rapace notturno (barbagianni)
dal verso acuto, al quale vennero associate le streghe e le loro pratiche.
Sebbene il suo mito abbia origini antichissime la sua persecuzione nasce
nel 1484 con la Bolla di Innocenzo
“T
VIII, Summis desiderantibus affectibus,
in cui egli riconobbe ufficialmente la
stregoneria come entità reale. In questa bolla venivano citati due frati domenicani Heinrich Kramer e Johann
Sprenger che pubblicarono intorno al
1486 un manuale “investigativo”, il
Malleus Maleficarum (Il martello delle streghe), allo scopo di debellare la
stregoneria in Germania. Questo libro riconosciuto, non solo dall’assemblea legislativa cattolica, ma anche
da quella protestante, divenne fino
al 1650 il manuale inquisitoriale della
caccia alle streghe, e sebbene non sia
mai stato adottato ufficialmente non
fu neppure mai inserito nell’Indice
dei libri proibiti tanto che ne furono
stampate oltre trentacinquemila copie. Secondo il Malleus, i veri colpevoli delle sventure, che prima venivano
10
attribuite alla malvagità di satana, sono gli esseri umani poiché le forze
demoniache, prive di poteri autonomi, potevano fare il male solo tramite
un agente umano. Pertanto le donne, a causa della loro debolezza intellettuale, sono per natura predisposte
a cedere alle tentazioni del maligno.
Ciò è comprovato, secondo gli autori,
dal fatto che la parola femina (donna)
deriva da fe + minus (fede minore) e
giustifica la presenza nel titolo del volume della parola “maleficarum” con
la vocale femminile.
Ma chi poteva essere accusata di
stregoneria? Se tutte le donne avvenenti suscitavano un particolare sospetto, lo stesso avveniva per vedove,
prostitute, e soprattutto levatrici, per
la loro intima conoscenza ed esperienza di quelli che gli inquisitori consi-
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
nico
Forza Albert
La Prof.ssa Hack con alunni e il Dirigente Scolastico.
deravano i misteri femminili. Infatti,
era credenza comune che i bambini
nati morti o malformi fossero in realtà stati uccisi dalla levatrice come sacrificio al demonio. Gli inquisitori,
ovviamente, in quanto rappresentanti di Dio, erano immuni dai poteri
delle streghe che per esempio potevano uccidere persone e animali con
uno sguardo, il famoso “malocchio”,
o addirittura suscitare negli uomini
un amore forsennato o un odio furibondo e in altri casi possono rivelare
il futuro. Quando una strega veniva arrestata, si prendevano particolari
precauzioni per neutralizzare i suoi
poteri: le si negava il legame con la
terra, e quindi, attraverso di essa con
le regioni infernali; si cercava di evitare il contatto diretto con le sue mani
e di fronte al giudice doveva rimanere voltata di spalle impedendole qualunque tentativo di ammaliarlo con
lo sguardo. Nelle inchieste la regola che veniva applicata alle prove era
semplicissima: qualunque fatto su cui
giurassero due o tre testimoni veniva accettato come vero. Se l’accusata
non confessava subito si passava alla
tortura che prevedeva i metodi piú
disparati: l’uso del ferro infuocato,
la rasatura dell’intero corpo (al fine
di trovare il famoso marchio del Diavolo), lo stritolamento in una morsa
dei pollici, delle dita dei piedi e delle
gambe. Addirittura si poteva anche
promettere di salvarle la vita e tale
impegno non doveva essere necessariamente mantenuto: non c’era alcun
obbligo di rispettare la parola data
a una strega, essa non aveva alcun
diritto.
Paradossalmente seppure in Italia nasce la base teologica e filosofica
per queste persecuzioni esse saranno ben piú numerose sia in Francia
sia nei paesi germanici quali la Gran
Bretagna e la Germania. Ma questo
fatto, però, è puramente statistico, in
quanto nei paesi sopra citati esistono
ancora archivi intatti della caccia alle
streghe, che spesso venivano eliminati dagli stessi parenti per cancellare
ogni prova di cattivo nome della famiglia. Il revival della stregoneria ha
preso il via nel 1951 in Inghilterra, con
la nascita di un vero e proprio culto
fondato da Gerald Gardner. Si trat-
ta di una specie di neo-paganesimo
chiamato Wicca, che in inglese antico
sta a indicare la persona che pratica
la magia il cui testo religioso è il Libro delle Ombre. Da ultimo pare che
la capitale della magia sia Torino. Secondo l’opinione di alcuni studiosi,
questa città è il crocevia di tutte le
energie magiche del nostro pianeta,
che vengono convogliate in un punto
ben preciso: sotto l’aiuola di Piazza
Statuto, in coincidenza con la botola
che si apre sulle fogne.
“Dichiaro, che tra le molte donne
che io condussi al rogo per presunta
stregoneria, non ve ne era una sola
della quale avrei potuto dire con sicurezza che fosse una strega. Trattate i superiori ecclesiastici, i giudici e
me stesso, come quelle povere infelici, sottoponeteci agli stessi martiri
e scoprirete in noi tutti dei maghi”
(F. von Spee, confessore delle streghe condannate al rogo in Wurzburg
1631).
L’ultima strega condannata a morte in Europa fu Anna Göldi, uccisa
nel 1782, a Glarona in Svizzera.
Forza Albert
Margherita Hack all’Einstein
di Sabba
Margherita Hack ha lasciato a noi studenti delle classi quinte, la mattina
iete un liceo scientifico, quel- del 6 Novembre, in conclusione del
li a cui piace la fisica si ricordi- meraviglioso discorso che ha gentilno che l’astrofisica è uno splendido mente concesso di tenere nella sala
laboratorio di fisica.”
conferenze del nostro vicino ITIS. Un
È questo il messaggio finale che
“S
11
esplicito invito rivolto a noi giovani,
perché siano sempre di piú i ragazzi
che intraprendono gli studi di astrofisica, e, a mio parere, la Hack è riuscita
ad essere davvero convincente.
Con una perfetta sintesi del pro-
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
nico
la voce
Durante la conferenza.
gressivo percorso scientifico nella scoperta della composizione e della vita
degli astri, di sviluppo in sviluppo, è
stata capace di trasmetterci in un’ora
almeno un po’ della sua immensa passione per l’universo. Partendo con i
primi tentativi di calcolare la distanza
delle stelle tramite il metodo della parallasse, lo stesso che viene utilizzato
comunemente dai geometri, intorno
al 1800, fino ad arrivare alla nascita
della cosiddetta astrofisica, ossia lo
studio della fisica dei corpi celesti.
Il passaggio dall’astronomia a questa nuova disciplina avviene quando
l’uomo non si accontenta piú di osservare gli astri e cercare di capirne
la collocazione e il movimento, ma
inizia invece ad interrogarsi sulla loro
composizione chimica, temperatura,
densità, fonte di energia e su come
una stella evolva, invecchi e muoia.
L’unico modo di analizzare questi corpi pressoché irraggiungibili, è di misurare le radiazioni che essi emettono,
quindi in primo luogo tramite la luce; in un secondo tempo si è scoperto
però che questa non è l’unico tipo di
radiazione emessa e si è passati perciò a studiare tutta la gamma dello
spettro elettromagnetico.
Per comprendere questi messaggi
contenuti all’interno delle radiazioni
c’è bisogno che si utilizzino davvero
tutti i campi della fisica ed ecco che
il cielo diventa un immenso laboratorio a disposizione dell’uomo. Le
prime deduzioni sulle caratteristiche
delle stelle si sono basate sul loro colore, grazie al quale è stato possibile
individuare la loro temperatura; ma
anche quelle tendenti al rossastro, ossia le piú fredde, emettono un calore
talmente elevato per cui l’unico stato possibile della materia è lo stato
gassoso. Si compí quindi la prima
osservazione fisica dei corpi celesti,
“le stelle sono degli enormi palloni di
gas” ai quali è possibile perciò applicare tutte le leggi fisiche che conosciamo e scoprirne le altre caratteristiche.
Per conoscerne la composizione chimica si analizza, come detto prima, lo
spettro elettromagnetico e si giunge a
constatare che nell’universo, approssimando in percentuale, su 100 atomi,
90 sono di idrogeno, 10 di elio e a
seguire uno per tutti gli altri elementi, che diventano quindi, rispetto al
resto, impurità, “noi siamo fatti di impurità che sono state costruite dalle
stelle”.
La Hack ci ha poi illustrato piú da
vicino l’evoluzione delle stelle e il loro funzionamento, quasi fossero delle
enormi centrali nucleari pulite, ossia
che utilizzano le reazioni di fusione,
senza perciò produrre alcun tipo di
scorie. Il processo di creazione dell’energia che avviene nel nucleo, tramite la fusione di atomi di idrogeno in
atomi di elio, è quel che si cerca di
ricreare in laboratorio, per arrivare infine a risolvere il problema energetico
mondiale. Il sole fa tutto questo automaticamente da circa 5 miliardi di
anni, ma cosa succederà quando tutto
l’idrogeno si sarà trasformato in elio?
La forza di gravità avrà la meglio su
quella di pressione del gas, la stella
comincerà a collassare e in questo modo a riscaldarsi fino a raggiungere i
100 milioni di gradi. A questo punto l’elio si trasformerà in carbonio,
creando cosí una nuova fonte d’energia; in questa seconda fase però, la
produzione sarà enormemente maggiore di oggi e, per non esplodere,
la stella dovrà espandersi, arrivando
quasi ad inghiottire l’orbita terrestre
12
o comunque a trasformare il nostro
pianeta in un deserto. Nelle stelle di
grandezza simile a quella del nostro
Sole, dopo le continue compressioni,
il gas non sarà piú perfetto ma diverrà degenere e quindi, non in grado di
compiere altre reazioni nucleari, portando la stella a raffreddarsi ed infine
a morire.
Ben altro discorso vale quando le
dimensioni aumentano esponenzialmente, il gas rimane perfetto anche
a temperature elevatissime e la stella arriva ad avere un nucleo di ferro
che per l’eccessivo calore si trasforma
in elio. Questa volta però la reazione sarà endotermica, cioè assorbirà
l’energia, causando un raffreddamento talmente immediato da far precipitare tutta la massa verso il centro
dell’astro; in questo modo tutti gli atomi piú esterni della stella, ancora in
grado di produrre energia, compiono
insieme le reazioni di fusione, fino a
creare tutti gli elementi che noi conosciamo sulla terra. Questo è il fenomeno delle supernove, che esplodendo,
si trasformano da centrali nucleari a
bombe nucleari, facendo però nascere
la vita, grazie alla formazione degli
elementi, che diventeranno i pianeti
e i loro abitanti. “Siamo fatti di impurità, però siamo impurità piuttosto
intelligenti, per essere riusciti a capire
tutte queste cose, da quel bruscolino
che è la Terra”.
Dopo aver cosí dipinto quindi, un
dettagliato quadro della nascita del
mondo, la nostra ospite si è offerta di
rispondere ad alcune delle nostre domande: se è vero che tra ricercatori è
presente tutt’ora una forma di discriminazione tra uomo e donna; come
si è formato l’idrogeno iniziale delle stelle, che ha dato poi vita a tutto
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
nico
Forza Albert
Un altro momento durante la conferenza.
l’universo; verso cosa sono rivolti gli
sviluppi dell’astrofisica moderna. Secondo Margherita Hack il numero di
ricercatrici donna è estremamente inferiore a quello degli uomini, ma non
per questo c’è una forma di discriminazione, anzi, la situazione va via via
migliorando; ancora nel ’900 alle don-
ne non era permesso fare un lavoro
di ricerca, ma adesso le possibilità sono molto piú ampie, basta metterci
grinta e volontà. Per quanto riguarda
la seconda domanda, la scienziata è
stata piuttosto evasiva e quindi non
abbiamo ottenuto una vera e propria
risposta; infine ci informa che i nuovi
studi adesso sono per lo piú orientati
verso la cosiddetta “materia oscura”.
re tempo, o semplicemente per non
discutere, a volte addirittura neanche
ci si rende conto di star mentendo,
tale è l’abitudine, la convinzione che
abbiamo imposto a noi stessi. Ma a
quel punto si tratta di un altro argomento. . . la questione riguarda quanto ne sappiamo di noi stessi e quanto
vorremmo se ne sapesse.
però, è evidente a tutti il fatto che un
mondo in cui le persone non mentono
sarebbe un’utopia. Ve lo riuscireste
a immaginare? Potrebbe portare a
enormi disastri perché, in effetti, non
sempre siamo portati ad accettare o
a sopportare le cose per come stanno. La verità. . . la verità può rivelarsi
pesante, troppo grande o semplicemente non gradita; a volte crediamo
che qualcuno non la meriti, e di conseguenza scegliamo di omettere, piú
che mentire; altre volte può ribaltare
la situazione, può smontare l’illusione in cui ci eravamo abituati a stare: e
cosí ogni tanto troviamo un modo per
evitarci questo intoppo, o qualcuno
lo fa per noi (o contro di noi?).
Ci sono tantissime cose quindi che
ancora non conosciamo sopra le nostre teste, se vogliamo rimediare perciò, cominciamo ad alzare piú spesso
gli sguardi al cielo.
Oops, I did it again
Le bugie hanno le gambe lunghissime
di Marco, & Kyra
oi siamo il frutto delle nostre scelte, è evidente, e ogni volta che
parliamo, ogni singola volta che ci relazioniamo con gli altri, decidiamo se
mentire o dire la verità, se essere onesti o disonesti, e spesso accade che
qualcosa dal profondo del nostro animo ci spinga a dire il falso, qualcosa
che non sappiamo spiegare ma che in
ogni caso ci controlla completamente.
Ma in fondo perché mentiamo? Cosa
ci spinge ad alterare la verità o stravolgerla completamente? Per quale
motivo scegliamo, consciamente o inconsciamente, di ingannare noi stessi
o gli altri? “Ci sono poche ragioni
per dire la verità — sostiene lo scrittore spagnolo Carlos Zafon — mentre
quelle per mentire sono infinite.” In
generale si mente per paura del senso di colpa, per non deludere o per
convincere, si mente in continuazione, anche per le piccole cose, perché
è piú facile che ammettere la verità,
o per non rovinare la stabilità di un
equilibrio, si mente per nascondere,
per sembrare migliori e per prende-
N
Insomma, sul perché gli uomini
mentono ci sono forse anche troppe
risposte, ma dire delle bugie è davvero una giusta strada? Come si fa
ad affermare che ne esistono alcune a
fin di bene? Com’è possibile che un
termine che ha un’accezione universalmente negativa possa contenere in
sé un qualche tipo di valore positivo?
Mentire è una forma di ipocrisia che
dimostra una mancanza di coraggio,
un cammino che porta al disagio individuale ma anche collettivo, di cui
ci si pente sempre, un gesto che non
può essere giustificato, perché dimostra anche la mancanza di fiducia nell’altro: è quindi un qualcosa che va
evitato, se possibile, e disprezzato anche. Dall’altra parte della medaglia,
13
Il punto è che le bugie sono alla base di tutto, purtroppo; fanno
parte della nostra strategia di sopravvivenza alle situazioni complicate, e sono un qualcosa di difficilmente
sradicabile.
Esse, dunque, si inseriscono profondamente all’interno dell’animo
umano, sono una peculiarità tutta nostra, che contribuisce a caratterizzarci
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
la voce
come esseri umani; e non possiamo
farci nulla, esistono e basta: negarle
sarebbe stupido e giustificarle irrazionale; continueremo quasi sicuramente a viverci in mezzo, riconoscendo
il problema ma accettandolo passiva-
mente, ed esse seguiteranno a influenzare la nostra vita in tutti i loro aspetti negativi e positivi, a condizionarci
nelle scelte e sí, perché no, forse anche a far funzionare la nostra società.
Ciò che fa la differenza è riconosce-
re l’utilità della bugia. Quella bugia
che vi ha messo in discussione, quella
bugia che forse vi ha provocato una
spiacevole sensazione di disgusto verso voi stessi. Quindi la domanda è :
ne è valsa la pena?
soluzione: per esempio il bar potrebbe essere a numero chiuso, in modo
tale da garantire ogni volta il numero
giusto per una serata divertente e confortevole. Un altro modo per risolvere
il problema potrebbe essere quello di
organizzare piú serate in modo da
poter ospitare tutta la gente in giorni diversi e risolvere il problema di
spazio.
La domanda piú interessante che
mi viene in mente è se davvero esista
una soluzione del quesito, oppure se
siamo in un vicolo cieco, senza via di
uscita. Che si tratti di un problema
che la mente umana ha creato ma che
non riesce a risolvere?
Analizzando razionalmente la
questione ci possono essere diversi
generi di ragionamenti che la gente
del luogo può seguire: uno casuale,
basato sulla speranza che il locale sia
poco affollato, che in realtà corrisponde al 50% delle probabilità; un secondo è quello di basarsi sulle dichiarazioni delle persone, che però possono
liberamente mentire e quindi i dati
ricevuti da questo tipo di scelta risulterebbero poco attendibili, anche
se forse è il ragionamento che ha la
probabilità di successo piú alta. Certamente sappiamo che nessuno avrà
una probabilità superiore a quella del
50%, e questo rende El Farol un caso
molto interessante e quasi unico nel
suo genere.
Questo problema è stato analizzato e proposto dal Santa Fe Istitute, che
si trova poco distante dal bar in questione (circa 5/6 minuti in auto), e
che si occupa di sistemi complessi (in
matematica, in economia, nel campo
della vita artificiale e, addirittura, nel
campo della ricerca della protolingua
primigenia) come appunto quello di
El Farol, che rientra in una categoria piú grande di problemi chiamata
“Minority Games”: in questa serie di
giochi il problema è tale che vince chi
si trova in minoranza1 . Molti matematici e studiosi hanno provato a trovare
una soluzione al problema, ma, finora, pare che nessuna abbia avuto l’intuizione giusta. Quindi, se casomai
passaste per Santa Fe pensateci due
volte prima di recarvi al bar El Farol,
perché potreste trovarlo un tantino sovraffollato per i vostri gusti, oppure
potreste fermarvi e cercare di risolvere l’enigma “impossibile” rendendo
felice soprattutto il proprietario del
bar El Farol.
El Farol, New Mexico
di Erni
on so se vi è mai capitato di andare a Santa Fe, nel New Mexico. Se ci andate, dovete sicuramente
visitare El Farol Restaurant & Cantina (808 Canyon Road, Santa Fe, NM
87501-2726, Stati Uniti), che fa i migliori tacos della zona, ma che rappresenta anche uno dei problemi piú
affascinanti del posto: infatti ogni giovedí sera la gente del luogo si riunisce
in questo bar, dove però si sta stretti
poiché il locale è di piccole dimensioni, cosí stretti che la serata rischia di
diventare sgradevole, cosicché molta
gente preferisce restare a casa.
N
Sareste voi in grado di trovare una
soluzione per El Farol? Considerate
che il bar non può essere allargato
e non esistono grandi alternative a
questo locale. Alcuni hanno provato a dare una soluzione facendo un
ragionamento statistico: infatti se meno del 60% della popolazione si reca al locale allora al serata potrebbe
essere gradevole, altrimenti no; ma
questa soluzione non convince poiché non si può prevedere in tempo
reale quanta gente si recherà a El Farol e anche se lo sapessimo la gente,
conoscendo questo dato, accorrerebbe di certo, tornando cosí al problema
di partenza.
Ci potrebbero essere vari tipi di
note
1 Problemi
simili, di agenti indipendenti che
competono per la stessa risorsa, potrebbero
essere: automobilisti che cercano una scorciatoia poco frequentata, visitatori a una mostra
di successo, internauti che cercano di accedere
alla stessa pagina web e cosí via.
I colori della letteratura
Era la sua fermata, ma non scese
di Gaia =P
ti tra le mani, gli ultimi stralci di una che istante, avrebbe estratto dalla traadolescenza splendente sulle membra colla di cuoio ormai schiarita dal temochi secondi e sarebbe apparsa levigate.
po il taccuino dalla copertina di cardietro agli occhi velati dal chiarore
tone e tra le righe inchiostrate avrebdel mattino, con le cuffiette nascoste
Seduta vicino al vetro freddo di be incastrato con la biro scura qualdai capelli che lunghi le rivolavano in un finestrino, con lo sguardo perso che frammento di lei, del mondo, di
mille onde sulle spalle minute e, stret- nello scorrere, avrebbe trascorso qual-
P
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Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
danyck
I colori della letteratura
Umberto Eco ha appena pubblicato un nuovo romanzo, Il cimitero di Praga.
com’era e di come avrebbe voluto che
fosse. Poi, arrivata alla sua fermata,
cosí come era apparsa, sarebbe sparita nei colori confusi del vociare della stazione, lasciandolo solo tra gli
scomparti ormai pieni del nulla.
Lo faceva ogni volta, l’aveva sempre fatto e l’infinito sembrava allora
la distanza che lo divideva dal momento in cui lei avrebbe smesso di
farlo.
Eccola: la luce di un lieve sorriso
a labbra chiuse incurvava i lineamenti
dolci.
Respirò profondamente e appannò il paesaggio infreddolito, tra i
libri e i fogli cercò nella borsa la
penna e un secondo dopo trovò an-
che l’agenda con gli angoli smussati
dall’usura.
La cuffietta sinistra, come al solito,
le scivolò via dall’orecchio e lei delicata, come al solito, la rimise al suo
posto.
Lui si nascose dietro il sorriso del
passeggero al suo fianco, nelle scintille di sole che iridavano gli occhi
profondi come il mare di lei, tra le
parole delle canzoni che le facevano
illuminare il viso.
Se solo avesse potuto, l’avrebbe
tenuta lí per sempre, incastonata in
quel bagliore di emozione per non
lasciare che il tempo lavasse via gli
attimi che la separavano dalla sua fermata, ma il tempo, invece, gronda15
va e tutto diventava sbiadito ricordo
prima che lui potesse cristallizzarne
l’essenza.
Vagava tra i vagoni attendendola
trepidante nelle membra trasparenti
prive di vita, ogni giorno da quel giorno, quando per la prima volta l’aveva
colta nel riflesso del vetro. Arrivata
alla sua fermata, prima di scendere,
lei aveva appoggiato i suoi occhi limpidi sul fondo di quelli di lui e si era
impressa sulla sua anima. Di quel
giorno non ricordava piú niente, solo
il respiro che poco dopo gli era mancato per poi non tornare. Quel giorno
lui morí.
Il mattino dopo lei lo cercò con
lo sguardo tra gli scomparti e fece lo
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
la voce
stesso quello seguente, ma di lui non
c’era traccia sensibile, la sua essenza soltanto sembrava essere rimasta
intrappolata nell’odore metallico dei
vagoni.
Lentamente, ad ogni fermata, lui
la vide vittima della vita, la guardò
cambiare la tracolla di cuoio con seriose borse di pelle nera sempre piú
opaca, sostituire ai vestiti colorati scuri tailleures, al posto delle scarpe da
ginnastica iniziò ad indossare alte decolté, poi il tempo iniziò a scavarle
il viso, lui osservò le sue mani farsi
scabre e la neve posarsi lieve sul mare
dei capelli ora raccolti, le labbra persero di rossore e i movimenti di agilità, ma lui riusciva ancora a cogliere
la primavera dietro gli occhi sbiaditi
di lei e mentre le pagine di mille altri taccuini ne sfogliavano i pensieri
sotto lenti spesse di occhiali presbiti,
respirava l’odore ancora giovane del
basilico e del limone.
Fu un lunedí, un lunedí dei tanti,
di quelli assopiti dei primi di marzo:
lui la aspettava come sempre e lei arrivò malferma sulle gambe indolenzite.
Un’insolita espressione le vagava sul
volto.
Salí con sforzo sul treno ed entrò
affannata nel vagone alla sua destra.
Sfiorò tutti i sedili come fosse un
rituale, sedette su quello dalla tappezzeria piú rovinata, delicatamente, per
non fare troppa forza sulle ginocchia
fragili e, lo sguardo nel fiume delle
cose, respirò piú profondamente di
quanto avesse mai fatto, quasi volesse
poter rubare il profumo del tempo.
Lui la guardava da lontano, con
gli occhi lucidi di fronte a quel che
prima o poi, non poteva essere altrimenti, sarebbe dovuto accadere: lei
strinse i suoi ricordi stropicciati e lasciò che la vita fluisse via dolcemente,
senza opporre resistenza.
Lui tentennante si avvicinò al corpo freddo e una lacrima asciutta di
chi non può piangere attraversò gli
zigomi trasparenti.
La folla incuriosita e preoccupata
circondò la donna anziana che giaceva priva di sensi, il trambusto accerchiò lo scomparto, qualche voce
cercò un medico, altre capirono che
non sarebbe piú servito.
Lui, in silenzio, tra la gente, le sfiorò le dita ancora curate, poi chiuse gli
occhi, strinse le labbra fievoli e le ap-
poggiò alle sue ancora tiepide di vita.
In quel leggero contatto le tirò via l’anima dal corpo appassito, la prese tra
le braccia e la condusse oltre la gente
e il mondo. Leggeri stettero invisibili nella luce che lisciò i lineamenti sgualciti di lei, mentre il vento ne
sciolse i capelli ora di nuvola, le mani
si fecero di nuovo levigate e le forme
tornarono alla antica freschezza.
Aprí gli occhi dietro le palpebre
distese e all’istante lo riconobbe nel
cuore senza piú battiti e brillò della
luce limpida che era stata allora.
Sotto di loro il treno stridette sui
vagoni, era la sua fermata: lui guardò le porte aprirsi preoccupato, ma
lei non scese, questa volta no, non
l’avrebbe lasciato solo.
Gli accarezzò dolce le gote tenui e
negli occhi di lui specchiò i suoi.
Si librarono stretti e lievi nell’aria
del mattino e con le mani intrecciate
svanirono insieme nel bagliore chiaro
di un abbraccio per dissolversi in un
velo luminescente.
Oltre il tempo rimasero insieme
nello splendore dell’amore piú puro.
C’è chi dice fosse il Paradiso.
che, in un certo senso, fanno già parte
del suo passato, che sono sfuggite per
un’inezia e che pensava avesse perso per l’eternità; tutte le parole che
avrebbe dovuto dire e tutte le occasioni folgoranti che un giorno sono
apparse ma che non ha saputo cogliere, e che sono sprofondate per sempre nel nulla. Sentendosi soffocare,
scende alla prima fermata che le capita e inizia a camminare senza avere
una meta precisa. Niente e nessuno
era riuscito a far andare via quel sentimento di tristezza ma soprattutto
di solitudine che continuava a provare da tanto tempo. A nessuno, nemmeno a Giulia, era stata in grado di
confessare ciò che la consumava dentro. Eppure era la sua migliore amica.
Sí. Lei e Giulia si conoscevano da
quando erano piccoline; erano andate
a scuola insieme fin dalla prima elementare, avevano condiviso tutto e
continuavano a farlo. Emma era sem-
pre stata una adolescente estroversa
e molto allegra, capace di mettere di
buon umore chiunque. Eppure adesso era cambiata completamente. Stava diventando un’ estranea anche per
sé stessa. Com’è possibile che una sola persona possa avere la soddisfazione di farle crollare il mondo addosso?
Anzi, la domanda vera e propria è
“perché” tutto ciò era possibile? Solo
perché lei non era stata abbastanza
forte per combattere. Infatti pochi
giorni fa i suoi le avevano sbattuto in
faccia la notizia che avrebbe dovuto
passare le vacanze da sua nonna. Non
era stato il modo in cui glielo avevano
detto che l’aveva ferita, tantomeno il
fatto che non li avrebbe visti per alcune settimane. Ormai era abituata alla
loro assenza, vedendoli soltanto la sera tardi quando tornavano dal lavoro.
Era proprio ciò che le avevano comunicato che l’aveva sconvolta. Non che
non avesse dei buoni rapporti con sua
Pioggia d’estate
di Daph
i solito, quando c’era qualcosa
che non andava, cercava rifugio
nella musica per impedire al silenzio
di prendere possesso dei suoi pensieri. Già faceva fatica a metterli in
ordine cosí com’erano, figuriamoci se
qualcosa cominciava ad immischiarsi in essi. Cosí subito prende l’ipod
e, frugando tra le varie canzoni, esce
di casa, camminando apparentemente con distrazione verso la fermata
del tram. Non riuscendo a trovare
nessuna canzone che potesse scollegare il suo cervello dal mondo intero,
rimette l’ipod dentro la borsa e sale
sul tram. Si siede vicino al finestrino,
appoggiandosi con la testa e lasciando che tutte le immagini scorressero
velocemente davanti a sé. Pian piano
i suoi occhi diventano lucidi e senza che potesse trattenerle, le lacrime
cominciano a bagnare lentamente il
suo viso. Ripensa a tutte quelle cose
“D
16
I colori della letteratura
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
nonna o che le dispiacesse allontanarsi per un po’ dalla monotonia della
città, ma non ci voleva proprio tornare lí. Anche se da piccola quel posto
l’aveva affascinata tantissimo perché
era stupendo, con dei paesaggi incantevoli che a descriverli sembrerebbero
essere stati staccati dalle pagine di
una favola, erano passati quasi tre anni dall’ultima volta che ci era stata lí
e i ricordi che portava sempre con sé
erano talmente struggenti che l’avevano portata a disprezzarlo. Però una
volta giunta lí, non si era chiusa in camera come aveva previsto, ma dopo
aver salutato la nonna, uscí a prendere una boccata d’aria, avviandosi
verso il parco che distava veramen-
te poco dalla casa. Era esattamente
come se lo ricordava: le panchine di
color verde poste a forma di zig-zag
stavano ancora lí e si abbinavano perfettamente al colore delle foglie degli
alberi, che spostate leggermente dalla
brezza producevano un rumore piacevole, un rumore che sapeva di attimi
felici. Era estremamente confusa ma
una cosa le era ben chiara: se mai
avesse avuto la possibilità di tornare
indietro nel tempo, lo avrebbe fatto
solo per poter rivivere quei momenti
dove tutto era perfetto cosí com’era.
Si sedette sulla panchina preferita di
Clara e alzando lo sguardo si accorse che il sole aveva già cominciato a
nascondersi per far posto alle stelle
che sembravano brillare piú che mai.
Guardando l’orologio si alzò decisa
ad andarsene ma quando si girò vide che lui era lí, immobile e la stava
guardando. Sí, stava guardando proprio lei. Aveva voglia di prenderlo a
schiaffi, a pugni, di picchiarlo finché
sarebbe rimasta senza forza, di urlargli che era tutta colpa sua, ma non
lo fece. Per fortuna, quando continuando ad inciampare tra gli ostacoli
del cuore si era ritrovata finalmente a
terra, si era resa conto che farsi condizionare la vita da qualcuno solo per
dare un senso alla propria era totalmente sbagliato. Sí, Emma l’aveva
capito davvero. E gli altri?”
Poesie
Poesia
L’illusione di un sogno
Mio Amore senti questo cuore?
È urlo di tamburo in una marcia inarrestabile.
Sei tu nelle notti d’inverno al freddo,
Sono io quando guardo le nuvole e non penso,
Siamo noi sotto la pioggia fredda,
Sono le fronde degli alberi che fremono,
Sono le foglie accarezzate dal vento,
Sono le pietre baciate dal sole,
Siamo noi sotto le stelle di questo cielo.
Mio Amore senti questo cuore?
È urlo di tamburo in una marcia inarrestabile
e tu sei il braccio che batte il colpo
ed io, amore, sono il silenzio dopo l’urlo.
di Dtt. Johann Faustus
Cinguettano i cardellini tra le fronde degli
alberi,
mentre i primi raggi dell’alba danzano tra le
pieghe dei miei risvegli,
sento il tuo respiro.
Mi alzo inerme,
ancora intrappolato nelle fauci di sogno
enigmatico,
mio sovrano nei pensieri notturni,
ma tu non sei li, meravigliosa irrealtà di tutti
i miei sogni,
attonito, con gli occhi lacerati dal pianto di un
cuore illuso,
inchiodo il ricordo già svanito di un attimo
che mi nutre l’anima e
riprendo il treno di pensieri notturno a me
tanto caro
di Danyck
Ripensando a uno dei grandi
di Giovanni Rossi
oglio parlarvi di un mito del
secolo scorso, Charles Bukowski.
V
Heinrich Karl Bukowski nasce ad
Andernach il 16 agosto 1920 da madre tedesce e padre americano. Dopo la prima guerra mondiale la famiglia Bukowski si trasferisce negli
Stati Uniti, e il giovane Henry – cosi
lo chiamano i genitori per sembrare
piú americani – cresce tra Baltimora
e Los Angeles. Passa un infanzia decisamente triste tra prese in giro dei
vicini per il suo forte accento e per i
vestiti tradizionali tedeschi, che i suoi
genitori lo costringevano a indossare,
e la solitudine e la tristezza, accentuate successivamente dalla sua grave
forma di acne. Dopo essersi diplomato alla Los Angeles High School,
frequentò il L.A. City College per so17
li due anni, seguendo corsi di arte,
giornalismo e letteratura. A 24 anni
scrive il suo primo racconto “Conseguenze di una lunga lettera di rifiuto”, pubblicato sulla rivista Story, ma
a causa dei numerosi rifiuti da parte
delle riviste lettararie decide di abbandonare provvisoriamente la scena
letteraria. Trascorre un decennio, che
lo stesso Bukowski definí “una sbronza di dieci anni”, tra bar, ippodromi
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
la voce
e biblioteche, dove si rifugia per leggere Nietzsche, Dostoevskij, Pound e
Fante; saranno questi gli anni in cui
si formeranno le basi, non solo letterarie, su cui poggerà la gran parte
delle sue opera. In questo periodo
lascia la casa natale per l’insostenibile rapporto con i genitori – che lo
ritenevano un buono a nulla e un fallito per la vita e i sogni che aveva
scelto – e vivrà tra una stamberga e
l’altra avendo brevi e lunghe relazioni
con donne dei bassifondi e lavorando
sporadicamente.
Il resto della sua vita lo passerà in
gran parte a Los Angeles tra amori
duraturi e rapporti occasionali, e la
sua passione per la scrittura scrittura.
Scrittore di racconti, romanzi e
poesie, spesso affiancato alla Beat
Generation (movimento letterario
che contestava i canoni della società americana degli anni ’50) e
all’ “Underground”, ma in verità non
apparteneva a nessuna corrente letteraria ben precisa; seguiva solo una
linea di pensiero, la propria, quella
del “contro”: contro le guerre, contro lo stato americano, contro gli hippy, contro Castro, contro i professori
universitari, e forse inconsciamente
anche contro se stesso.
Per i suoi racconti e romanzi semiautobiografici in cui tratta argomenti
come alcol, donne e scommesse ippiche lo possiamo definire a ben dire
uno scrittore “maledetto” del ventesimo secolo. Attraverso questi temi,
che attraggono fortemente il lettore,
Bukowski collega argomenti piú impegnati come la società, il dolore della
guerra, la politica, la libertà, la difesa
della poesia “viva” e soprattutto della
gente “viva” e la critica verso la vita
quotidiana.
Descrivere Bukowski in un articolo di una pagina sarebbe offensivo
per la sua immensa personalità che
non può essere recintata in un foglio
di word, ma deve essere letta e goduta attraverso le sue stesse parole e
frasi, che in un lessico per nulla banale e convenzionale rivoluziona il nostro pensiero in un ottica decisamente “bukoniana”, che non deve essere
interpretata superficialmente come sinonimo di ozio e dissolutezza, ma
deve spingerci al di fuori del pensiero comune, egemonizzato dalla falsa
morale perbenista della nostra società, e portarci a criticare con obiettiva
ironia la nostra epoca malsana.
TV e spettacoli
Via, via, vieni via da qui
di Sara Santarelli
uci d’effetto, qualche microfono,
ospiti noti e gente comune scelti per dire la loro attraverso elenchi,
Fabio Fazio e Roberto Saviano.
Può questa definirsi la moderna
formula del successo televisivo? A
giudicare dallo share raggiunto dalle quattro puntate di Vieniviaconme
la risposta non potrebbe essere che
affermativa.
Nonostante il fatto che per una
prima serata gli argomenti trattati
possano presentarsi talvolta pesanti e
spesso destinati ad un ’pubblico d’élite’, gli 11 milioni di spettatori (record raggiunto di lunedí in lunedí)
sembrerebbero dare voce a quella fetta d’Italia che oggi desidera sfuggire
alla superficie.
Forse perché i programmi che cercano di indirizzarci verso una banale
visione della vita e ad una disgregazione di valori non creano piú in noi
il desiderio di essere come la velina
o il calciatore, forse iniziamo davvero
a renderci conto che c’è qualcosa nella nostra stessa quotidiana realtà che
non va.
Sentendo parlare di crisi, politica,
L
mafia, eutanasia e ancora del terremoto a L’Aquila, di scioperi e proteste
dovuti ai tagli alla scuola, all’università e alla ricerca, sentendo parlare
di vita in modo esplicito, scomodo,
puntando il dito senza pudore verso
coloro che, brindando all’Italia con
escort e champagne, in qualche modo
hanno cercato di distogliere l’attenzione dai veri problemi, prendiamo
lentamente coscienza di realtà tanto
vicine a noi eppure lontane.
E ai molteplici temi trattati, l’arte va a mescolarsi in maniera saggia,
quasi figurativa, delineando in base
al contesto i margini di una scena che
spazia dalla musica, passando per la
satira, il cinema, fino ad incontrare la
letteratura, scena che ha abbracciato
l’intero persorso di Vieniviaconme.
”L’italiano ha un tale culto per
la furbizia che arriva persino ad
ammirare chi se ne serve a suo
danno”:
Questa la citazione di Fazio all’apertura della prima puntata del programma nel suo elenco di ’alcune
definizioni del popolo italiano’.
È possibile rendere concreta tale
definizione considerando l’attenzio18
ne dell’italiano medio per ciò che è
scontato, per ciò che inganna in tv e
in certe riviste, per modelli che non
ci rappresentano e che troppo spesso
vengono imitati.
Ma in questa occasione, in queste quattro serate di Vieniviaconme, la
predilizione dell’Italia nei confronti
di questi ’falsi-amici’ è stata ben presto smentita dal numero di ascolti,
cifra che ha posto in secondo piano
persino il ’Grande Fratello’, lo show
dell’apparenza.
Quest’ultimo da ben undici anni
cerca di riproporre l’ossessione Orwelliana per il controllo della società,
puntando i riflettori — o le telecamere
— sugli stereotipi di uno stile di vita
surreale in cui molti si identificano
erroneamente.
E, aldilà della esplicita condanna
alle istituzioni mafiose piú volte effettuata nei monologhi di Saviano, ritroviamo nel vecchio circo del Grande Fratello la figura del criminale, o
meglio, del trasgressore degli umani canoni morali. Quest’ultimo che
sia collegato alla mafia o alla prostituzione, se prima veniva votato come
’preferito’ dal pubblico sovrano, forse
Recensioni
adesso non piú. Perciò la tv che ci
piace è quella che non ha vergogna,
nè paura, di ’raccontare storie perché
altre storie non gli piacciono’, quella
che riesce ad emozionare, a far ridere
e far riflettere.
Probabilmente sono questi i caratteri che meglio descrivono ciò che Fazio e Saviano, sui quali ci sarebbe fin
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
troppo da dire, hanno regalato al loro pubblico. Anche per questo riassumere il contenuto delle parole che
ci hanno intrattenuti in queste serate
non è semplice.
Il piú grande elenco che possiamo
compilare sotto questa nuova luce è
quello che enumera ciò che non va
in Italia, sta a noi tutti ricavarne del-
le ’dritte’ per portare avanti i valori
dati dalla democrazia, modificarli nel
tempo per poi scoprire che in realtà il
nostro Paese è pieno di ricchezze. Esse da sempre aspettano di essere colte
e valorizzate nella cultura del presente che possiede i mezzi giusti per fare
mito di ciò che vuole e dare un volto
nuovo a questa nostra Italia.
TV Show Guide for Dummies (Vol. 2)
di Frikky
ello everyone e ben ritrovati su
queste pagine. So che molti sono
sorpresi di “vedermí’ qui ma davvero
pensavate che la vostra supereroina vi
avrebbe lasciato a bocca asciutta per
un intero anno? SBAGLIATO! Eccomi
qui piú pronta che mai a rallegrarvi
la giornata con due nuovi programmi
scelti giusto per voi!
H
Bones è un telefilm che ha rapidamente scalato le mie classifiche e
che, attualmente, è al num. 1. Narra l’avvincente storia di Temperance
Brennan, un’illustre antropologa che
comincia ad aiutare l’FBI nell’identificazione di cadaveri ormai ridotti allo
scheletro (da qui il nome dello show!).
Brennan viene accoppiata all’agente
scelto Seely Booth che lei aiuta nelle indagini insieme ad un incredibile
team di “squints” (ossia tecnici da laboratorio) tra cui Hodgins, specializzato in insetti, piante e minerali; Angela, artista specializzata nel ricreare i volti dalle sole ossa e tanti altri
personaggi strani ed eccentrici.
Quello che rende questo telefilm
unico però è la personalità di Brennan
e il suo modo di interagire con gli altri, lei è infatti una donna di scienza
che crede solo in quello che può pro-
vare, dalla mentalità analitica e contraria alle novità che viene di fatto
accoppiata con un uomo che è esattamente il suo opposto. Se pensate
però che lo show si incentri sulla storia tra Booth e Brennan, vi sbagliate
di grosso (purtroppo), infatti il telefilm mescola il loro rapporto di lavoro con improbabili ritrovamenti, indagini incredibili, una buona dose di
umorismo e tanti personaggi insoliti
e simpatici per un mix assolutamente
strabiliante!
La serie è attualmente al quinto
episodio della sesta serie.
Trivia: nel telefilm Temperance
Brennan è un’antropologa che, anche
scrittrice di successo, scrive di un personaggio chiamato Kathy Reichs, nella realtà Kathy Reichs è un’antropologa che scrive di un personaggio chiamato Temperance Brennan. Curioso
no?
Better with you è una sitcom incredibilmente divertente e leggera, pensata per un pomeriggio di relax o semplicemente per chi di voi non ha voglia di seguire trame complicate ma
semplicemente di godersi un po’ di
sane risate. Il telefilm narra le vicende di tre coppie a fasi differenti della
loro storia analizzando diverse situazioni dai vari punti di vista. Si parte
da Mia e Casey una coppia insieme
da appena 7 settimane, nella prima
fase della loro relazione, dove tutto è
nuovo ed emozionante e non ci sono
ostacoli o litigi; si passa poi a Maddie
e Ben, Maddie è la sorella maggiore
di Mia ed è insieme a Ben da ormai
9 anni. Loro si trovano nella fase dove conoscono i difetti l’uno dell’altro,
dove basta uno sguardo per comprendersi e dove i litigi possono andare
avanti per ore o durare un solo minuto. In ultimo troviamo Vicky e Joel,
i genitori di Mia e Maddie, sposati
ormai da 35 anni, la loro è la coppia
che personalmente preferisco di piú,
ormai cinica circa l’amore. Loro sono nella fase dove tutto è vecchio e
già visto, dove la vita di coppia è una
guerra piú che un’avventura e dove
i periodi di pace sono quelli senza
l’altra persona. Il tutto, come potete immaginare, porta a una serie di
vicende esilaranti con il perfetto equilibrio tra i pro e contro di ciascuna
coppia.
La serie è attualmente al settimo
episodio della prima serie.
Trivia: ogni titolo degli episodi
inizia con “Better with” seguito da
una parola chiave e comica all’interno dell’episodio. Risate assicurate sin
dall’inzio!
Spotted: Little J in a Rocker Way!
di Mr Everything & Miss Nothing
icordate la dolce bambina che riuscí a intenerire il Grinch quando
ancora da piccoli trascorrevamo intere vacanze di Natale davanti al televisore incantati a guardare quell’innocuo viso e quelle trecce dorate? Bene,
scordatevela! Scordatevi l’espressione
R
angelica, gli occhioni grandi e tutto il
resto. Adesso, avete presente le palpebre pesanti, i capelli biondo platino
e i miniabiti trasparenti su trasgressivi boots Alexander McQueen? Beh, è
sempre la stessa con qualche anno in
piú.
Nata a New York nel 1993, sin dai
19
due anni la vita di Taylor Momsen è
sempre stata una continua salita verso le stelle, o forse c’è sempre stata.
Balzata con salti lunghi quasi quanto
le sue gambe da corti spot pubblicitari alla tenera bimba del Grinch, al
ruolo di Jenny Humphrey a Gossip
Girl, a vari shoots nel mondo della mo-
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
la voce
da, possiamo quasi affermare che abbia raggiunto la sua ultima frontiera:
lead singer nei Pretty Reckless. Inizialmente soltanto un’idea, i Pretty Reckless si formano nella grande mela
nel 2008 per poi diventare un’impronta “trasgressiva” nella musica moderna americana. Il loro esordio è stato
segnato dalla loro canzone piú famosa “Make me wanna die”, sesta nella
classifica inglese, contenuta nel loro
primo album “Light Me Up”, seguita da “Miss Nothing” e dalla recente “Just Tonight”. Il successo poi è
venuto da sé, cosí come gli scandali
immancabili nelle perfette e patinate
vite delle star.
“taylor momsen: sí alla masturbazione e ai film porno; taylor mostra il seno a un concerto;
taylor, ma non sei troppo giovane
per queste cose?”
Taylor qua, Taylor là, resta il fatto
che, anche se infangata dalla stampa, i fan continuano a vedere nel suo
trucco marcato e nelle sue calze a rete
l’ingenuità del volto protagonista della loro infanzia e la sua voce delicata
e potente.
TEXnologia
Twitter e i social network
di Alice Francioni
egli ultimi anni un nuovo termine si è imposto nel nostro
vocabolario: Social Network.
Ma cos’è in effetti un social network? Qualcosa per stare in contatto
con i propri amici, qualcosa per esprimere le proprie idee e per comunicare con il resto del mondo. E dopo
il boom Facebook siamo in balía del
boom Twitter.
Il canarino azzurro, che con il suo
cinguettare ha dato il nome al concorrente del secondo sito piú visitato
al mondo, ancora non è famosissimo
in Italia, ma è largamente usato oltre
Oceano.
Esso è adoperato anche dai personaggi famosi, che lo utilizzano per
comunicare con i fan, per pubblicare
le ultime notizie riguardo i loro pro-
N
getti e anche per postare foto, anche
se molti di loro con il passare degli
anni hanno cancellato il loro account,
probabilmente per motivi di privacy.
Le grandi aziende, invece, ma anche i quotidiani e i politici (il piú celebre è Barack Obama) informano il
resto del mondo tramite un semplice
tweet.
“What’s happening?”, con 140 caratteri abbiamo la possibilità di aggiornare il nostro stato, di mettere al
corrente i nostri amici su cosa stiamo facendo in tempo reale tramite
sms, contatti di messaggistica istantanea, mail oppure tramite le applicazioni per iPhone, iPad, BlackBerry e
Android.
Messo online per la prima volta nel 2006, in quattro anni ha raggiunto un numero cosí alto di uten-
ti, tanto che nel febbraio 2010 si sono raggiunti i 50 milioni di tweets al
giorno.
Non so se ricordate quando, qualche tempo fa, tutti coloro che non avevano un contatto Windows Live Messenger si sentivano un po’ emarginati,
tagliati fuori dal mondo perché lí tutti
erano amici di tutti. Ora, nella maggior parte dei casi, la cartella di MSN
è lasciata a marcire nel PC, mentre si
passano giornate intere su Facebook,
facendosi gli affari altrui o pubblicando link inutili riguardanti ideali che
spesso neanche condividiamo.
È possibile che, tra qualche anno, i nostri contatti Facebook saranno inutilizzati mentre Twitter sarà affollato di persone che cercheranno
di riassumere la propria vita in 140
caratteri?
Il robot, un essere pensante
di Valentina Sichetti
el 1950, quando fu pubblicata
l’antologia di Isaac Asimov Io robot, nessuno avrebbe mai immaginato che mezzo secolo piú tardi saremmo arrivati alla realtà da lui descritta.
Oggi, infatti, la robotica sta prepotentemente entrando a far parte delle
nostre vite, della nostra quotidianità.
N
Per robotica s’intende quella branca dell’ingegneria dove confluiscono
diverse discipline umanistiche (linguistica, psicologia), della scienza morbida (biologia, fisiologia) e della scienza
dura (automazione, matematica, mec-
canica, elettronica, fisica, informatica).
Il termine “robot” dal ceco “robota”
vuol dire lavoro pesante ed è stato coniato dallo scrittore Karel Capek, per
un suo racconto. Inizialmente, infatti, i robot sono stati impiegati nelle
industrie dove, appunto, si occupavano di svolgere i lavori piú pesanti o
difficoltosi per l’uomo. Tuttora quello
industriale è il campo in cui i robot
hanno maggiore diffusione. Il loro
impiego nelle catene di montaggio
permette alle industrie di abbattere
notevolmente i costi e di accelerare
i tempi di produzione, aumentando
cosí il profitto.
20
Sarebbe difficile immaginare un
mondo senza robot, oggi. Basti pensare ai robot da cucina o a quelli per la
pulizia della casa. Senza robot la vita
ci risulterebbe senz’altro piú difficile
o comunque piú scomoda. La domanda che risulta ovvia da porsi, quindi, è: noi dipendiamo dai robot? E,
successivamente: il nostro futuro con
loro, come sarà? Certo è che i robot
acquisiranno sempre maggiore importanza, ciò che non è chiaro è fino a
che punto. Già ad oggi, abbiamo ogni
giorno davanti agli occhi esempi di
robotica, che vanno dai giochi-robot
ai robot da cucina. Dopo l’ondata di
TEXnologia
animaletti elettronici, la prospettiva
di poter utilizzare e interagire con androidi “intelligenti”, realizzata solo
nelle ficton fino ad ora, sembra potersi avverare. Gli androidi sono robot
dalle sembianze umane (il termine deriva dal greco anèr, andròs, “uomo”),
i quali sono stati pensati per tenere
compagnia agli umani e per svolgere i
compiti piú disparati nelle abitazioni.
La loro intelligenza consiste nell’abilità di svolgere funzioni e ragionamenti
tipici della mente umana (intelligenza artificiale). Questa capacità, rendendo il robot estremamente simile
all’uomo, potrebbe riuscire a vincere
la sfida piú difficile: l’interazione con
l’uomo.
Gli androidi richiedono dei siste-
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
mi di visione e di coordinamento motorio in tempo reale e ciò significa che
devono avere una capacità di elaborazione molto veloce della scena che
hanno davanti. Ad esempio, un buon
coordinamento occhio-mano, vale a
dire come muoversi in base a ciò che
incontrano e in funzione delle azioni
che gli sono state ordinate.
Un umanoide agisce nelle tre dimensioni spaziali con un grande numero di sensori distribuiti in varie
parti del corpo che gli consentono ampi gradi di libertà motoria. Questo
può consentire loro di essere precisi
nei movimenti, tuttavia non li rende
in grado di muoversi come l’uomo.
Sembra però che ora si voglia rimediare anche a questo. Sono stati creati,
infatti, androidi che sanno giocare a
ping pong, che possono correre a 7
km/h, che sanno cucinare, apparecchiare, servire ai tavoli, ballare, suonare e che possono persino celebrare
matrimoni.
Se la velocità del progresso tecnologico continuerà ad aumentare in
modo esponenziale è plausibile prevedere che le capacità di ragionamento
delle macchine possano raggiungere,
e forse persino superare, quelle dell’uomo entro il 2050. Forse un giorno
l’uomo inteso come organismo biologico dovrà confrontarsi ed integrarsi con un’entità elettronico-meccanica
che esiste in quanto pensa: il robot.
L’evoluzione dei videogiochi: da Pong al Kinect
di Luca Termini
ome si può, stare seduti davanti a
un televisore spingendo tasti alla
rinfusa senza annoiarsi? Cosa attira cosí tanti ragazzi a chiudersi nelle loro stanze anche per ore senza
stancarsi?
La risposta sta in una parola che
già cinquant’anni fa non esisteva:
“VIDEOGIOCHI”.
Da quando sono stati inventati il
loro scopo è sempre stato quello di
intrattenere i ragazzi, e non solo. Attraverso i videogiochi ognuno vive
“esperienze” che nella realtà non potrebbe fare. Ad esempio ci si può
immedesimare in un grande pilota, o
in un forte guerriero, e misurare la
propria abilità sforzandosi continuamente per superare le prove imposte
dal gioco. Ma vediamo piú nello specifico come sono nati e quale evoluzione hanno seguito nel tempo, dagli
inizi fino ai giorni nostri.
Il primo videogioco “PONG” nasce agli inizi degli anni ‘70 grazie u
un’azienda americana chiamata Atari,
il cui obiettivo era quello di sostituire
i “flipper” dei bar con videogiochi a
gettoni.
Il gioco era estremamente semplice, si trattava di due asticelle verticali
C
che ribattevano una palla. Lo scopo
del gioco era quello di oltrepassare le
asticelle con la palla. Successivamente l’Atari decise di produrre una versione domestica che ebbe un grande
successo.
Solo otto anni dopo fu inventato il
gioco che ha scritto la storia di tutti i
videogames: PACMAN. Il nostro eroe
è una simpatica pallina che, senza essere toccato da alcuni fantasmi, deve
mangiare tutte le palline presenti nel
labirinto in cui si trova. Pacman nasce dalla brillante intuizione del giapponese Tohru Iwatani, un ingegnere
della Namco a cui l’idea sarebbe venuta una sera, osservando una pizza
a cui mancava una fetta. La genialità di questo gioco ha fatto sí che
ancora oggi, 30 anni dopo, quella pallina sia diventata l’emblema di tutti i
videogiochi.
Sempre nello stesso anno, nasce
un’altra icona dei videogiochi: Mario,
un simpatico idraulico italiano con
dei grossi baffi folti, che veste una
salopette blu e una maglia rossa e,
per la prima volta, è protagonista di
un videogioco con una trama vera e
propria. Mario seguirà un’evoluzione costante diventando sempre piú
popolare ed entusiasmante e migliorando di anno in anno. Col passare
21
degli anni, grazie al progresso dell’informatica e dei computer, si è giunti
a progettare videogiochi sempre piú
sofisticati con una grafica migliore (i
primi videogiochi in 3D) e trame sempre piú complesse e articolate. Grazie
all’avvento delle console piú moderne, nella metà degli anni 90 e inizi del
2000 (PlayStation, Xbox, etc..), questa continua evoluzione ci ha portato ad avere giochi sempre piú belli e
divertenti.
Recentemente l’ultima invenzione
sui videogiochi è stata fatta dalla Microsoft che ha sviluppato il “Kinect”.
Un accessorio per Xbox 360 che, grazie a dei sensori posti su una telecamera, registra i movimenti del giocatore che cosí diventa parte integrante del gioco senza l’ausilio di alcun
controller. Questo accessorio ha avuto un enorme successo, infatti solo
nei primi 25 giorni sono state vendute ben 2.500.000 unità. In conclusione, se questa evoluzione ci ha portato ad avere giochi cosi rivoluzionari,
forse, fra qualche anno, indossando
un casco ci ritroveremo a giocare in
un mondo virtuale sempre piú vicino
alle realtà.
E detto questo non rimane che
giocare e. . . divertirci!
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
gloria plebani
la voce
La scherma
Fortissimamente sport
Il duello nel 2010
di Gloria Plebani
uando si è annoiati, e si naviga
su internet, si vanno a cercare le
cose piú strane. Ebbene, un giorno,
sbirciando tra i gruppi teramani di
Facebook, venni a conoscenza della
Sala d’Arme “Achille Marozzo”.
E che cos’è?
È un’associazione che studia ed
insegna la scherma storica, quella che
si praticava nel Medioevo e nel Rinascimento. La parola scherma vi farà pensare a quella che si vede nelle
Olimpiadi con il fioretto, la sciabola e
la spada, che tutto sommato sono veramente molto simili tra loro; ma non
è cosí: nella scherma storica si usano spade che, piú o meno, pesano e
misurano come quelle del 1400-1500
circa, per fortuna in legno. Inoltre
bisogna essere molto piú protetti rispetto alla scherma di oggi, perché
i colpi che arrivano sono inferti da
armi piú pesanti e offensive, proprio
per questo si usano le protezioni da
Q
hockey ed una maschera da scherma
che resiste fino a 1600 Newton.
Nella sala d’arme si studiano principalmente due maestri: Achille Marozzo ed Antonio Manciolino; questi
trattarono non solo del combattimento con le spade, ma anche del duello
con spada e daga (pugnale); spada
e rotella (scudo); spada e brocchiero
(scudo piccolo che protegge solo la
mano); le armi in asta, ad esempio la
partigiana; il combattimento a mani
nude e molto altro. C’è da aggiungere che alcuni maestri studiarono e
scrissero del combattimento con gli
attrezzi da lavoro, come la falce ed
il bastone, per agevolare coloro che,
non essendo nobili, non avevano il
diritto al porto di spada.
La scherma storica è uno sport
riconosciuto dal c.o.n.i. (Comitato
Olimpico Nazionale Italiano) e durante l’anno vengono organizzati due
eventi importanti: il torneo, che si
svolge verso Maggio, e il Valhalla, in
cui non si duella solo come scrissero
i maestri, ma si organizzano anche
dei giochi di gruppo sempre a sfondo
storico-guerresco. In queste occasioni
c’è la possibilità di tirare (combattere)
con persone nuove e provenienti da
quasi tutta l’Italia; sono dei momenti
indescrivibili: vedere tante persone
accomunate da un’unica passione che
duellano amichevolmente per mettersi alla prova e confrontarsi con altre
Sale.
Praticare e studiare questo sport
Bisogna fare attenzione alla diffe- si è rivelato utile perfino a scuola nelrenza tra maestri e istruttori: i primi le lezioni d’italiano e storia; inoltre è
sono i maestri d’arme che studiamo una crescita culturale che si acquisisce
oggi, i secondi sono coloro che inse- in modo divertente e con qualche livignano quello che è scritto nei trattati do, che ti fa capire cosa hai sbagliato
originali dei maestri.
nel combattimento.
Se questo è il calcio
di Ben
hi non ricorda Ivan Bogdanov,
“l’uomo nero” che, a cavalcioni
della rete dello stadio di Marassi, incitava i tifosi serbi a commettere atti
di violenza e criminalità durante l’incontro Italia-Serbia? Proprio la Serbia
è uno dei paesi nei quali il calcio è in
mano agli ultras; Partizan-Stella Ros-
C
sa Belgrado è uno tra i derby mondiali nel quale ci sono piú scontri fra
le tifoserie e tra tifosi e polizia. Per
evidenziare la ferocia di alcuni tifosi serbi basti pensare che la “tigre
Arkan”, criminale di guerra, è stato
ultras della Stella Rossa.
gli atti violenti degli ultras; tuttavia
è sbagliato generalizzare in quanto,
tra loro, molti sono quelli che vanno
allo stadio solo, e sottolineo solo, per
sostenere la propria squadra; dunque
accostare, come spesso si fa, la parola ultras a violenza diventerebbe
L’episodio di Marassi è solo l’ulti- una generalizzazione che si potrebbe
mo di quel calcio che oggi potrebbe definire “ignorante”.
essere definito “malato” a causa deFabio Capello, commisario tecnico
22
Soluzioni
Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010
dell’Inghilterra, aveva già denunciato
che il calcio in Italia è in mano a queste accanite tifoserie e forse non è un
caso che questo intervento provenga
dal ct di un paese in cui regna la sicurezza negli stadi per la correttezza
dei tifosi. Non sempre però è stato cosí, infatti quelli che in Italia vengono
definiti “tifosi-violenti” in Inghilterra
sono chiamati hooligans. Ma se lí hanno capito come risolvere questo problema, come mai in Italia non si riesce
a trovare una soluzione? La risposta
può essere ricondotta alla diversa cul-
tura sportiva che si è sviluppata nel
Regno Unito e che non riesce a diffondersi in Italia. Ad ogni modo in Italia
abbiamo provato a risolvere tale problema con norme e sanzioni: con il
daspo, per allontanare i tifosi aggressivi per mesi o anni (probabilmente
l’unica norma “azzeccata); i biglietti
nominali; i tornelli e la tessera del tifoso,
che nessuno, forse neanche lo stesso
ministro Maroni, ha capito bene cosa sia, se un’operazione utile oppure
una schedatura stile polizia. Ma a cosa hanno portato queste norme? Ad
altra violenza, a causa delle proteste
dei tifosi e ad allontanare questi dagli
stadi. Per chiudere questo articolo è
perfetta la lettera di un tifoso genoano al ministro Maroni, una lettera che
pone l’interrogativo sul fatto che oggi
non si vedano piú negli stadi famiglie
felici e non si scorga piú quella festa
di colori alla quale si assisteva una
volta durante le partite.
La lettera è veramente fantastica
e per chi volesse leggerla si trova su
facebook: http://goo.gl/38jfC
Appendice ai giochi
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7. Trova le parole che diano un
senso compiuto a tutte le lettere.
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8. Sudoku facile
A cura di Francesca Di Marco
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Quesito
9. Sudoku difficile
Soluzioni dei giochi
giorno. Un’unica capra mangia solo x ogni giorno, quindi potrà nutrirsi all’infinito. -6. 17 Nd5-f6 Kf1-f8 18 Re7-e8 -7. Le parole sono: ALLA e AVE.
disponibilità di 9x in 3 giorni o di 12x in 6 giorni. La differenza, 3x, è la quantità di erba che cresce in tre giorni. Pertanto, la velocità di crescita è pari ad x ogni
2. La bottiglia costa e 0,50, il vino e 9,50 - 3. 9 -4. Nessuno -5. All’infinito. Infatti, se chiamiamo x la quantità di erba che mangia in un giorno una capra, si ha
1. I due numeri sono: 41 e 57. Si sommano i primi due numeri, poi il secondo e il terzo ecc. Al risultato si somma e si sottrae alternatamente −1, 2, −3, 4, −5, 6, −7 R O
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ORIZZONTALI: 1. Uno dei due suicidi nella tragedia piú famosa di Shakespeare - 5. Personaggio biblico, figlio di Abramo e
Sara - 10. Corpo Aereo Italiano - 13. Apprendo, conosco, ricordo - 15. Un tipo di succo di frutta - 16. Il paese piú vicino alle
isole Juan Fernandez - 17. Non è fredda - 19. Le iniziali di Clooney, attore - 21. Solitamente sostiene i cartelli - 23. Pronome
francese che indica me - 25. Vi si tiene l’Oktoberfest - 27. Frase nascosta - 32. Prefisso che indica una ripetizione - 33. Il nostro
continente - 34. Rolls Royce - 35. Articolo femminile - 36. Noè ne costruí una - 37. Ente Nazionale Energia eLettrica - 39. Un tipo
di vino bianco - 43. Liquido prodotto da ghiandole presenti nella bocca - 44. Un insieme di alberi - 45. Devono essere prima beati 48. Sigla dell’Iowa - 49. L’albero dei Fool’s Garden - 52. Macchinario capace di registrare video - 55. Proposizione avversativa 56. L’uomo prima di nascere - 57. Uccello, parente del cigno - 59. Indumento femminile tradizionale asiatico - 60. Non qui 61. Congiunzione latina - 62. Adenosina trifosfato - 63. Se è del tuo sacco va bene
VERTICALI: 1. Coagulato, condensato - 2. Strumento a fiato, diffuso presso le civiltà arcaiche - 3. L’albero di Adamo ed Eva 4. Tipo di farina, ideale per preparare dolci - 6. Insapori, insipide - 7. Artificial Intelligence - 8. Gruppo di persone unite da un
interesse comune - 9. Simbolo chimico del Cerio - 10. Secondo alcune credenze vi nascono sotto i bambini - 11. Pesce marino,
anche noto come acciuga - 12. Puoi fartene una sbagliata di persone che non conosci - 14. Re del Basan, che fu sconfitto dagli
Israeliti (Giosuè 12,5) - 17. Abbreviazione di camera, fotocamera o telecamera - 18. Strumento a corde simile alla lira e alla
cetra - 20. Il paese che si trova sull’altra sponda dell’Adriatico - 22. Amava il principe Amleto - 23. Letale - 24. Onore. . . senza
fine - 25. Impalcatura di legno destinata agli spettacoli dei burattini - 26. Uccello acquatico dal becco appuntito - 28. Una lettera
dell’alfabeto greco - 29. Scende giú dal camino, lo è del Natale - 30. Messaggera degli dèi nella mitologia greca - 31. Pari in Itaca 38. Profeta dell’antico testamento - 40. Voce degli U2 - 41. Pronome personale di prima persona - 42. Acerbi, acidi - 46. American
Registry for Internet Numbers - 47. Thyroid-stimulating Hormone - 50. Cresce con il tempo - 51. Maximum Operating Torque 53. National Security Agency - 54. L’orecchio degli inglesi - 55. A me - 56. Simbolo del piede, unità di misura - 58. Le iniziali di
Carmen, cantautrice siciliana
Quesiti
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2. Una bottiglia di vino costa e 10. Se il vino costa e 9 piú della bottiglia,
quanto costa la sola bottiglia?
3. Se un pastore possiede 15 pecore e gli muoiono tutte tranne 9, quante
pecore gli restano?
4. Di tutti i multipli di un numero primo, quanti sono numeri primi?
5. Osservando un prato, un pastore deduce che lí può sfamare tre capre
per tre giorni o due capre per sei giorni, prima che l’erba finisca. Se
tutte le capre mangiano alla stessa velocità, per quanto tempo potrebbe
bastare quel prato a una sola capra?
A cura di Francesca Di Marco
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6. Il bianco matta in 2 mosse.
Le soluzioni sono a pag. 23.
24
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www.kidchess.com [c33]
1. Inserite i numeri mancanti.
3 6 8 16 21 ? ?