Periodico della Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Cuneo Dicembre 2014 n. 3 n o t c n I ro Amici La tua nascita, Bambino Gesù, riempie di gioia tutta la terra. Editoriale Sommario Editoriale Spiritualità Natale come famiglia p. 2 p. 3 Notizie storiche La congregazione: 'terra buona' come una 'Famiglia' p.4 Attualità La famiglia è promettente, nonostante le statistichep. 7 Testimonianze Gioia di essere famiglia p. 8 Spalanchiamo le nostre portep. 8 Un'esperienza di affido familiare p. 9 Una famiglia in viaggio...p. 10 In una 'terra nuova' p.12 Notizie ...dalle nostre comunità e dai Laici del Piccolo Disegno Entrata in noviziato di Sonia Fontana p. 13 Un servizio alla Chiesa p. 13 Il ricordo di Rina... p. 15 Vent'anni di presenza in Romania p. 15 Alcuni flash di vita vissuta p. 19 Spazio giovani Risonanze p. 20 Semi di Comunione Incontrarsi per condividere e ringraziare p. 23 Per pregare p. 30 Appuntamenti p. 31 2 La Chiesa si china sulla famiglia I l 2015 sarà ancora un anno importante per la famiglia. Non era mai accaduto nella storia della Chiesa che un pontefice convocasse a un anno di distanza l’uno dall’altro due Sinodi, uno straordinario e l’altro ordinario, sullo stesso tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. E non poteva essere altrimenti, vista la profonda crisi spirituale e sociale che ha colpito soprattutto la famiglia. «Per ricercare ciò che oggi il Signore chiede alla sua Chiesa dobbiamo prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire “l’odore” degli uomini di oggi, fino a restare impregnati delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce; a quel punto sapremo proporre con credibilità la buona notizia sulla famiglia. Famiglia che continua a essere scuola di umanità senza pari». (Papa Francesco) La famiglia deve essere accolta, accompagnata e tutti siamo chiamati a metterci in ascolto dei problemi e delle attese che vivono oggi tante famiglie, manifestando a esse vicinanza e proponendo loro in maniera credibile la misericordia di Dio. Anche noi vogliamo metterci in ascolto della famiglia di oggi che, nonostante le ombre, è la cosa più bella del mondo, il motore della storia. Attraverso le testimonianze proposte in queste pagine, lasciamoci interpellare dalla “bellezza” della famiglia riflessa nella testimonianza quotidiana che molte famiglie offrono alla Chiesa e al mondo con la loro fedeltà, la loro fede, la loro speranza e il loro amore, nonostante le difficoltà. La Santa Famiglia di Nazaret, modello di comunione e amore vero, ridesti nella nostra società “la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, bene inestimabile e insostituibile”. (Papa Francesco) L’équipe della comunicazione ' Spiritualita NATALE COME FAMIGLIA “Maria rispose all’Angelo: ’Ecco la serva del Signore; si compia in me secondo la sua parola’. Poi Giuseppe salì dalla Galilea a Betlemme per professare sudditanza a Cesare, con Maria sua sposa e donna già incinta …Ella partorì il suo figlio primogenito e lo avvolse con panni e lo pose nella mangiatoia …”. Così scrive S. Ignazio di Loyola alla quarta settimana degli ‘Esercizi Spirituali’ quando propone la meditazione dei “Misteri della vita di Cristo Signore” e in un altro passaggio, parlando dell’Incarnazione di Gesù, ne richiama la storia e ne dà la motivazione dicendo: “Le tre Persone divine osservano il mondo e, vedendo tutti gli uomini scendere all’inferno, decidono nella loro eternità, che la seconda Persona si faccia uomo per salvare il genere umano e così, giunta la pienezza dei tempi, inviano l’Angelo San Gabriele a nostra Signora”. Con S. Ignazio, anche noi possiamo cogliere che tutta la storia della nostra salvezza sgorga dal Mistero dell’Incarnazione di Gesù, decisa dalla Trinità celeste e realizzata con la disponibilità di Maria, umile ancella piena di grazia, e di Giuseppe, uomo giusto e docile ai voleri dell’Altissimo. Nel piccolo Bambino di Betlemme contempliamo “la gloria del Figlio Unigenito, venuto dal Padre”. Egli, prendendo dimora in mezzo a noi “per opera dello Spirito Santo”, come dice S. Paolo nella lettera ai cristiani di Filippi, “pur essendo nella condizione di Dio … ha svuotato se stesso e ha assunto una condizione di servo”. Gesù è Colui che “il Padre ha santificato e inviato nel mondo” (Gv.10,36). Il teologo ed esegeta Bruno Maggioni nel suo saggio ‘Alle radici della sequela’ spiega che ‘santificato’ significa che “Gesù appartiene al Padre ed è tal- mente unito a Lui da poter dire: Io e il Padre siamo una cosa sola”;’inviato’ altro non è che la sua “missione di rivelare al mondo quest’ appartenenza … diventare in tutto la trascrizione visibile, storica, luminosa dell’amore di Dio per l’uomo”. L’Emmanuele, il Dio con noi, è quindi Gesù incarnato, il Figlio amato nel quale “il Padre si compiace”, il Figlio di Dio che, “amando gli uomini fino alla fine”, vive sulla terra la sua eterna e unica relazione d’amore al Padre. Per la sua vita terrena, Gesù ha anche avuto in dono dal Padre una famiglia umana in cui poter “crescere e fortificarsi nello spirito”; si potrebbe dire che è sempre vissuto ‘dentro una famiglia’, in quei rapporti essenziali che la costituiscono: da tutta l’eternità ha ‘abitato’ la comunione Trinitaria con il Padre e lo Spirito Santo, e su questa terra ha avuto sua Madre Maria e Giuseppe che hanno costituito il ‘luogo’ in cui progredire “in sapienza, età e grazia”. S. Ignazio, inoltre, facendoci contemplare il Mistero dell’Incarnazione di Gesù, ne pone tutta la preparazione all’interno della vita della SS. Trinità e usa alcune parole significative per descrivere il nascere e il realizzarsi del progetto della salvezza come frutto d’infinito amore. Egli dice che dal loro trono celeste le Tre Divine Persone: osservano il mondo, vedono l’agire degli uomini e decidono di operare la santissima incarnazione. Di queste parole, Gesù, facendosi uomo, ne fece il suo pane, obbedì al Padre e si fidò di Lui fino a morire in croce, realizzando così la nostra salvezza. Queste ‘tre’ piccole e importanti parole si rispecchiano nell’atteggiamento dei pastori che la notte del Santo Natale vegliano, osservano con interesse e amore il loro gregge nella regione di Betlemme e, mentre “pernottano 3 Notizie storiche all’aperto facendo la guardia” alle loro pecore, vedono un Angelo; sono avvolti da una luce gloriosa e provano “un grande timore”; odono un canto di lode e un annuncio di gioia e di pace; ricevono un ‘segno’ e decidono di andare senza indugio a vedere l’avvenimento. Nel suo Vangelo S. Luca scrive che “trovano Maria e Giuseppe e il bambino adagiato nella mangiatoia”. Trovano una piccola e ‘normale’ famiglia, accogliente e disponibile a ricevere dei visitatori sconosciuti nel cuore della notte e mostrare loro il neonato bambino che, nell’evidente povertà dell’improvvisata abitazione, appare “adagiato e avvolto” con tutta la cura di un grande amore. I pastori, soprattutto, secondo la bella intuizione di Balthasar, hanno la conferma che i loro occhi stanno vedendo il “segno promesso” dall’alto dei cieli, stanno riscontrando la piena corrispondenza dell’avvenimento con la descrizione fatta dall’Angelo: tutto ciò che appare davanti a loro “coincide” con le parole del messaggero celeste. Ora che hanno incontrato il Salvatore annunciato, possono riferire quanto “è stato detto loro del Bambino”, suscitando grande stupore in chi li ascolta; possono tornare alla vita di prima, glorificando e lodando Dio. Nulla, infatti, è più come prima: l’avvenimento si è compiuto e il cerchio delle relazioni tra cielo e terra si è allargato; proprio loro, i piccoli e ultimi, subito dopo Maria e Giuseppe, hanno dato inizio all’espansione della ‘nuova famiglia’ di Gesù sulla terra, famiglia chiamata a farsi popolo per tutte le genti: “A quanti accolgono il Figlio Unigenito del Padre e credono nel suo Nome, è dato il potere di diventare figli di Dio”. Possa questo Natale renderci più capaci di ‘vedere’ in Gesù Cristo la salvezza che ci è offerta, di udire attorno a noi il richiamo del prossimo e di decidere ‘senza indugio’ di voler essere fratelli, secondo la grande famiglia che la Trinità celeste ha certamente sognato guardando il mondo e decidendo di inviarvi il “Figlio Unigenito, pieno di grazia e verità”. Buon Natale a tutti. Suor Irene Botasso La Congregazione: ‘terra buona’ come una ‘Famiglia’ Le Suore di S. Giuseppe, secondo il pensiero del loro Fondatore, il Gesuita Padre Jean Pierre Médaille, riportato nei ‘Regolamenti Primitivi’, sono chiamate a “guidare il prossimo all’imitazione della vita di Gesù, Maria e Giuseppe, e all’unione con Dio e con il prossimo. Per meglio conseguire questo fine, abbracceranno, nei limiti della loro condizione e del loro lavoro, tutte le opere di misericordia spirituali e corporali di cui può occuparsi una donna, sempre in atteggiamento di piccolezza e di annientata umiltà”. La Congregazione delle ‘Suore Giuseppine’ di Cuneo, fin dal suo sorgere, si è occupata dei più bisognosi che ha accolto nella Casa Madre, prima di poter trovare un luogo più adatto a ciascuno. Il piccolo ‘seme’ delle origini è cresciuto e diventato un albero e “gli uccelli del cielo hanno fatto il loro nido fra i suoi rami”. 4 È così che dopo le bambine orfane a causa del colera, accolte nei locali della Canonica della Cattedrale, dopo la scuola infantile tenuta negli ambienti di Via Barbaroux, la nuova Casa Madre traslocata in Corso Gesso, alla fine del 1800 e inizio del secolo seguente, diventava il’vivaio’ di alcune opere di misericordia necessarie a quel momento: il primo ‘seme’ bisognoso di scendere in una terra buona che lo facesse germogliare e crescere, come tutte le richieste che seguiranno, era ancora una volta, evangelicamente costituito dai piccoli, dagli ultimi, dai poveri senza tetto e famiglia; nel 1890 a essere accolte dalle Suore di S. Giuseppe nella loro Casa Madre, erano le ‘Protette’ bambine e ragazze “prive di uno o di entrambi i genitori che versavano in misere condizioni materiali e morali, a cui nessuno pensava né Notizie storiche provvedeva…”. Furono ospitate e divennero “caro prossimo” di una ‘Famiglia’ altrettanto povera a quel momento, ma ricca di fede nella Divina Provvidenza; la Congregazione delle Suore di S. Giuseppe di Cuneo, infatti, a seguito della Legge di soppressione, aveva perso tutti i suoi beni, incamerati dal Governo, e non possedeva più “risorse su cui contare, non solo per colmare i tanti debiti, ma anche per fare fronte alle spese ordinarie della vita”. Pur rischiando di mancare del necessario per le suore, dopo aver pregato, le Superiore “nell’intento di creare alla Congregazione un campo di continuata carità verso la classe dei meno abbienti”, decisero di sostituirsi alla “Damigella Rosso Marianna, che aveva dato inizio all’Opera accogliendo le prime otto ricoverate” e disponendo per loro una consistente somma di denaro. L’Istituto delle ‘Protette di S. Giuseppe’ rimase nella Casa Madre fino al 1905, poi si trasferì in un locale “preso a pigione” (Casa Quaglino in Corso Nizza /Regione Orti) e nel 1908 andò ad abitare in Via L. Bertano n.19 in una “sede preparata appositamente dalla Congregazione su terreno donato dal Parroco del Sacro Cuore, Canonico Dalmazzo Peano”. A queste “giovinette le suore impartivano l’istruzione elementare e insegnavano i lavori di mano e domestici” che avrebbero costituito il mezzo di un onesto sostentamento per la vita. Accanto alle ‘Protette’, nel 1902, venne accolta la prima Sordomuta e prese avvio l’Istituto a cui dedicò tutta se stessa Sr. Filippina Clerico, assieme a tante altre Suore appositamente preparate per questa Scuola speciale. Le Sordomute progressivamente aumentate di numero, rimasero parecchi anni in Casa Madre fino a quando, nel 1920, il benefattore Giovanni Viale donò alla Congregazione una bella casa tra Via C. Boggio e Corso Dante; qui si stabilirono, ampliandosi ulteriormente e accogliendo in seguito la Sezione maschile e l’Istituto ‘Stella Mattutina’ per bambini portatori di handicap. Anche il Comitato della ‘Protezione della Giovane’ ebbe inizio nei locali della Congregazione delle Suore di S. Giuseppe e, “dopo essere stato ospitato per trentasei anni nei parlatori della Casa Madre, venne in possesso di una Casa propria, funzionante come Casa Famiglia e Ricovero, dove le Suore che vi erano preposte trovarono largo campo per una buona opera di apostolato”. Già nel 1897 era nata a Friburgo in Svizzera una “Associazione Cattolica Internazionale di servizio per la gioventù femminile” (ACISJF) di ogni nazionalità, perché le ragazze “che lasciavano il loro Paese non si dovessero trovare isolate e senza appoggi in un luogo straniero”. Fu il Papa Leone XIII ad approvare l’Associazione che venne posta sotto la protezione di Nostra Signora del Buon Consiglio. Nel febbraio 1902, in Italia, sorse l’Associazione Cattolica delle Opere per la Protezione della Giovane il cui ideatore e iniziatore fu il Prof. Rodolfo Bettazzi, Professore di Matematica all’Accademia di Torino, Fondatore e Presidente della ‘Lega per la moralità’e particolarmente sensibile alla “triste e vergognosa tratta delle bianche”. Nella sua iniziativa fu sostenuto dal Cardinale Richelmy che sentiva come lui l’urgenza di “promuovere un’attività organizzata che tutelasse le giovani costrette, per vari motivi, ad abbandonare la propria famiglia …”. L’Associazione italiana chiese di essere aggregata a quella di Friburgo e ne adottò lo Sta- 5 Notizie storiche tuto, apportandovi quelle modifiche che lo rendevano più adatto al nostro ambiente. Fin dall’inizio si stabilì con chiarezza che “si tratta di un’Associazione Cattolica perché devono essere cattoliche le Signore che la compongono – mentre le ragazze assistite possono appartenere a qualsiasi religione - e perché evangelico deve pure essere lo spirito che anima la vita e lo stile di accoglienza e di rispetto della libertà nel rapporto con le giovani”. Il Comitato di Cuneo “ha vita il 28 maggio 1902 per volontà del Vescovo Mons. Andrea Fiore” il quale, “per dare sviluppo e continuità all’Opera, la consegna alla Congregazione della Suore di S. Giuseppe affinché ne assuma la direzione morale ed economica”. La Superiora generale, Madre M. Cristina Bovio, designa come Direttrice suor Giuliana Martini e, vedendo la necessità di un ospizio per le giovani di passaggio, “destina a quest’ uso una cameretta delle Protette”, che si trovano in Casa Madre e la cui sede poco dopo sarà trasferita. Il piccolo ambiente viene arredato con una questua in città e il contributo del Comitato. I primi anni sono caratterizzati dalla povertà, ma sono molte le ragazze che si rivolgono all’Associazione: circa duecento all’anno, “mandate dai parroci, condotte dalla polizia ferroviaria e dalla questura, raccolte dalla strada, sottratte a situazioni pericolose. Le giovani emigrate che si rivolgono al Comitato vengono provviste di tessera che le rende conosciute e protette lungo il viaggio e nel paese in cui si dirigono; il Comitato, se avvertito, manda persone alla stazione ad aiutare le giovani inesperte e sole; alloggia nell’Ospizio quelle di passaggio che poi segnala e raccomanda ai Comitati delle Città dove devono passare o dove si dirigono” (Statuto 1913). In ogni situazione cerca di dare consigli e appoggi, impiego temporaneo nell’Ospizio o in altri Istituti e famiglie fidate. Durante la guerra, cerca di venire incontro alle donne i cui mariti sono al fronte. Quando le leggi diventano apertamente avverse alle donne, l’Opera continua la sua attività e in ottemperanza alle ri- 6 chieste del Governo cambia nome diventando “Associazione Nazionale” ma conserva le sue originali “intenzioni e carattere di internazionalità”. Intorno agli anni 1927/’30 l’Ospizio diventa anche ‘Ricovero notturno’; viene ampliato e accoglie il ‘Refettorio Materno Infantile’, prendendo in affitto un piccolo alloggio con nove letti e una cucina in Via Asilo, angolo Via Garibaldi, sotto la direzione delle suore Giuseppine. Diventato lo spazio sempre più insufficiente, si chiede e ottiene un ambiente nel Palazzo Lattes, tra Via Bonelli e Via Barbaroux, di proprietà municipale in cui si può disporre di 11 camere e si dà inizio anche ad un Asilo Nido. Si trasloca appena quattro anni dopo, poiché il Comune deve provvedere a delle ristrutturazioni del palazzo per adattarlo a Scuola Professionale e si affitta un altro alloggio con undici camere in Via S. Sebastiano n.7, mentre il Nido e il Refettorio Materno passano all’OMNI. Finalmente, nel 1937, si prospetta la possibilità di comprare una casa in Via Bersezio n.2729, acquisto che viene realizzato nel novembre di quell’anno dalla Congregazione delle Suore di S. Giuseppe per farne poi, nel 1972, un atto di donazione all’Associazione Cattolica Internazionale al Servizio della Giovane. La ‘Protezione della Giovane’ ne prende possesso nel 1938 e vive la gioia di aver realizzato un sogno di tanti anni: avere una Casa sua. Una gioia, almeno pari, l’ha certamente provata la Congregazione: nuovamente un ’seme’, germogliato nel suo grembo, ormai cresciuto e irrobustito, ha preso a vivere con le sue forze, è partito per le sue vie e continuerà a espandersi e dare buoni frutti. Non avviene forse così in una ‘normale’ famiglia, dove i figli nascono e crescono e poi percorrono la loro strada realizzando se stessi e la propria vocazione nel mondo? È bello quando sanno guardare al cammino fatto e dimostrare gratitudine per quanto hanno ricevuto e sono diventati capaci, a loro volta, di donare. Così sia in ogni nostra famiglia! A cura di suor Irene Botasso ' Attualita La famiglia è promettente, nonostante le statistiche Viviamo oggi in un tempo in cui il contesto culturale, sociale ed economico sembra fare di tutto per screditare, privatizzare e delegittimare la famiglia, mostrandocela prevalentemente come un’istituzione in crisi e socialmente superata, sempre più fluida, sfumata e multiforme. Dalle recenti pressioni per il riconoscimento di certi diritti individuali (coppie di fatto, fecondazione eterologa, omogenitorialità, teoria del gender) al protrarsi della crisi economica e di valori del nostro Paese, incapace di politiche familiari favorevoli. Aumentano le convivenze, crescono le separazioni e i divorzi, ci si sposa sempre di meno e sempre più tardi, con la conseguenza di un basso indice di natalità e un alto tasso d’invecchiamento della popolazione. Tra così tanti aspetti esaminiamo solo un dato: il calo dei matrimoni. È di qualche settimana fa, ad esempio, la notizia (report annuale Istat) che nel 2013 in Italia, per la prima volta, il numero dei matrimoni è sceso sotto quota duecentomila, ben 13.081 (il 6,3%) in meno rispetto al 2012; se ne sono infatti celebrati 194.057, di cui il 42,5% con rito civile. Un trend negativo che comunque non è una novità, dal momento che in quaranta anni il numero delle nozze in Italia si è più che dimezzato con un crollo di oltre il 20% solo negli ultimi cinque anni. Sembra un quadro desolante, e forse lo è. Ma, nonostante le statistiche, anche oggi dobbiamo saper guardare alla famiglia con ottimismo, non solo perché, sia pur nelle sue fragilità, è maggiormente riconosciuta “cellula della società”, ma perché essa è “la fabbrica della fiducia e della socialità”, capace di contagiare di fiducia la comunità in cui è inserita. La famiglia è dunque promettente, è una “bella notizia”! E non solo per gli attori del processo sinodale (e innovativo) voluto da papa Francesco. Lo è per i bambini: la famiglia è il luogo, dove fanno esperienza di amore, in cui crescono e diventano uomini. Lo è per i giovani, perché è al primo posto tra i valori fondanti per la loro vita: sognano nel loro futuro una bella e stabile famiglia, anche coloro che hanno sofferto carenze affettive da parte dei loro genitori o che hanno avuto grandi sofferenze per il fallimento del legame coniugale. Lo è per gli innamorati, dove l’esperienza forte di quell’amore glielo fa percepire (e desiderare) come “indissolubile”, non in forza di una legge ecclesiastica, ma per un’energia intrinseca e generativa che li proietta verso il futuro. E quanti di loro oggi decidono, controcorrente, di sposarsi, e di farlo in chiesa, lo fanno con più consapevolezza e convinzione, incamminandosi con coraggio in un progetto d’amore di cui intuiscono la grandiosità, ma di cui ignorano il domani. Questo coraggio domanda anche a noi di credere nella famiglia, anzi di credere in ogni famiglia: non una fede ideologica che ci fa stimare solo la famiglia ideale, ma una fede che ci fa credere nelle nostre famiglie concrete, con le loro povertà e imperfezioni. Famiglie capaci (e sono tante) di vivere la loro vocazione con fedeltà e impegno. Se la famiglia oggi merita un atto di fede, ciò non è giustificato dalla convinzione che essa sia perfetta, ma soprattutto dal “mistero grande” che essa racchiude e può testimoniare. Angela e Tommy Reinero 7 Testimonianze GIOIA DI ESSERE FAMIGLIA In un mondo caratterizzato dall’autoreferenzialità, dal desiderio di ottenere tutto anche a detrimento della felicità degli altri, dalla crisi economica che conduce ciascuno a pensare esclusivamente a se stesso, appare difficile scorgere la gioia dello stare insieme, esperienza che trova il primo riscontro in famiglia. Ma è la quotidianità ciò che rende attraente lo stare insieme. Il primo sorriso di tua figlia di pochi mesi, lo stupore sul viso del piccolo di due anni per una nuova scoperta, o semplicemente una serata trascorsa ad ascoltarsi e a raccontarsi la giornata. La famiglia è una realtà naturale che nella natura umana riconosce la propria ragion d’essere, in quanto l’uomo è limitato e necessitante di trovare completamento negli altri. E ponendo Dio al centro, pregando uniti è possibile custodire i rapporti interpersonali, facendo esperienza della sua misericordia. A chi gli chiedeva quando precisamente avesse fatto la prima esperienza di Cristo, il teologo Von Balthasar rispondeva senza esitazioni in famiglia. Famiglia dunque quale luogo primario dell’educazione ai valori umani e alla fede cristiana, manifestazione di quell’esperienza fondamentale della persona che è la relazione con l’altro. “La famiglia - ricorda Papa Francesco - non è la somma delle persone che la costituiscono, ma una comunità di persone, e una comunità è di più che la somma delle persone. È il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana. (…) Si potrebbe dire, senza esagerare, che la famiglia è il motore del mondo e della storia”. Angelo e Ester Campagna SPALANCHIAMO LE NOSTRE PORTE Ci chiamiamo Antonella e Roberto De Oliveira, siamo sposati dal 1998 e abbiamo una figlia di 13 anni che si chiama Arianna. A parer dei medici è un miracolo in quanto io, Antonella, non potevo avere figli. Ci siamo conosciuti come volontari in un Orfanotrofio a Torino. Entrambi, eravamo innamorati dell’Eucaristia quotidiana. Siamo di nazionalità diverse, io italiana e Roberto brasiliano e fin da subito abbiamo cercato di unire le nostre esperienze spirituali, vivendo un cammino di purezza per preparaci bene al matrimonio. È sempre stato nostro desiderio formare una 8 famiglia cristiana. Eravamo appena sposati quando una coppia di giovani amici fidanzati ci chiese aiuto in quanto stavano attraversando un periodo di crisi. Abbiamo subito proposto loro di pregare insieme a noi, invitandoli una sera a casa. Questa coppia ci chiese di aiutare anche altri amici e così, nel giro di pochissime settimane, circa 30 giovani affollavano la nostra piccola sala. Era una gioia immensa pregare insieme! Alcuni di loro addirittura non frequentavano nemmeno la Chiesa perché nelle proprie famiglie non erano stati educati alla fede. Grazie alla preghiera Testimonianze scoprirono la bellezza del Cristianesimo. San Giovanni Paolo II il 22 ottobre 1978 c'incoraggiava a non avere paura di spalancare le porte a Cristo! Capimmo che dovevamo continuare ad essere ‘UN PONTE’ per portare le persone alla Chiesa. Sono trascorsi quindici anni e nel frattempo abbiamo fondato un Gruppo di Preghiera e un’Associazione denominati Santa Famiglia di Nazareth e ci ritroviamo settimanalmente. È commovente vedere bambini e ragazzi adolescenti che pregano compostamente insieme a noi adulti. Ci occupiamo anche di organizzare pellegrinaggi perché siamo convinti che raccogliersi qualche giorno a Medjugorje, Lourdes o Fatima aiuti a riscoprire il valore della preghiera. Per dare continuità all'esperienza dei pellegrinaggi sosteniamo i pellegrini con le loro famiglie ad iniziare Grup- pi e Cenacoli nelle loro rispettive Parrocchie. Dopo tanta preghiera abbiamo deciso di aiutare i bambini più bisognosi del Brasile. Per cercare di offrire concretamente un aiuto, stiamo costruendo una casa e una cappella nella terra originaria di mio marito, dove la realtà della vita è molto più difficile. Per noi tutto si costruisce pregando e, con l'aiuto delle persone del posto, abbiamo dato avvio anche a 9 Cenacoli proprio nella zona in cui si edificherà la casa di accoglienza in Brasile. Sappiamo che la preghiera è molto importante e gradita al Signore e che deve portare frutti nella Sua Vigna. Sappiamo che Lui ci ha donato tanto e, come dice il Vangelo, a chi più sarà dato più verrà chiesto; per questo, come famiglia, cerchiamo di ricambiare il Suo Amore. Antonella e Roberto UN’ESPERIENZA DI AFFIDO FAMILIARE Era l’ottobre del 2008 quando Giorgio (nome di fantasia) entrò a far parte della nostra vita. Giorgio era un bambino vivace, affettuoso, ma aveva anche qualche problema. I genitori erano entrambi senza lavoro e non andavano molto d’accordo fra di loro, anzi litigavano continuamente. Le condizioni ambientali in cui Giorgio viveva non erano proprio salutari. Disordine e sporcizia erano dominanti nella sua casa. Così il Tribunale dei Minori, sentiti i Servizi Sociali, decise l’affido. Mentre, per il padre, appartenente ad un'altra cultura, questo non era un problema, per la madre era come un sopruso e cercava in ogni modo di ostacolarci. L’affido, che inizialmente era diurno, diventò residenziale. Giorgio, da un certo punto di vista, sconvolse la nostra vita. Io e mia moglie dovemmo cambiare l’organizzazione quotidiana, non essendo abituati ad avere bambini che circolavano per casa. Ma, d’altra parte, grazie a quest’esperienza, ci stavamo arricchendo ogni giorno. Ogni volta che le maestre ci raccontavano i miglioramenti di Giorgio a scuola, ma anche quello che noi notavamo in tutti i momenti quotidiani, ci rendeva felici. Per affrontare meglio l’affido ci siamo rivolti anche a gruppi di genitori affidatari come noi. Ascoltando i racconti delle altre famiglie, tutti noi condividevamo la sofferenza e la gioia. Di una cosa eravamo proprio convinti: ai nostri piccoli dovevamo sempre trasmettere serenità e fiducia, specialmente nel delicato momento della separazione; sono i bimbi i veri protagonisti e le loro emozioni devono sempre essere nei pensieri e nel cuore di ciascuno. L’affido di Giorgio è durato due anni. Il nostro progetto di aiuto e sostegno, però, continua tuttora con un'altra bambina che aiutiamo a fare i compiti nel pomeriggio. L’esperienza dell’Affidamento Familiare è una delle avventure più emozionanti, coinvolgenti e arricchenti che la nostra famiglia abbia avuto il dono di vivere. Consigliamo a tutte le famiglie di poter fare la stessa esperienza. È importante partire da una buona conoscenza dell’argomento e da una formazione e poi metterci tutto il proprio entusiasmo. Una coppia di Genitori Affidatari Per chi fosse interessato a saperne di più: EQUIPE AFFIDI presso il Consorzio SocioAssistenziale del Cuneese – CSAC – via Rocca de’ Baldi 7 – Cuneo – tel 0171 334180 – [email protected] 9 Testimonianze UNA FAMIGLIA IN VIAGGIO NELL'ALTRA FACCIA DELL'ARGENTINA Siamo partiti il 5 settembre scorso. Eravamo tutti e quattro abbastanza agitati perché non sapevamo cosa ci aspettava. L'incontro di qualche mese prima, con Suor Rosa e Suor Renza a Cuneo, ci aveva dato molta tranquillità ma era evidente dalle loro parole che avremmo vissuto un’esperienza decisamente diversa da quella che siamo abituati a vivere nella vita di tutti i giorni. Il viaggio è stato lungo, ma non così logorante. I bambini, Matilda e Felipe, erano entusiasti di viaggiare in aereo. Giunti a Buenos Aires il tempo era brutto. Piovoso. Era mattino. Ad aspettarci all'uscita di quell'immenso aeroporto c'erano Suor Renza e il suo collaboratore Victor. Appena incontrati, tutto ci sembrò naturale. Ci accolsero entrambi con dei grandi sorrisi e il viaggio dall'aeroporto a Berazategui, dove avremmo vissuto per i successivi quindici giorni, passò rapidamente. Suor Renza ci fece da "guida" spiegandoci le caratteristiche del vastissimo territorio Argentino che incontravamo strada facendo. Arrivati al "barrio" (quartiere) devo ammettere che ci colpì immediatamente lo stato di povertà. Quella vera però. Non quella che siamo abituati a intendere noi. Nei quartieri periferici di Buenos Aires le case sono scheletriche, minimali. Alcune neanche finite, a causa della mancanza di denaro. Nel "barrio" dove vivevamo non esistono bar o negozi. Solo alcuni chioschi che rivendono generi di prima necessità. La prima cosa che notammo furono le in- 10 ferriate su tutte le finestre. Questo dimostrava in modo evidente che esiste un problema radicato di furti o violazione delle case altrui. All'arrivo nella casa di Suor Renza fummo accolti dalle ragazze in maniera gioiosa e cordiale. Questo è sicuramente l'aspetto che più ci ha colpito. Nonostante non abbiano molto sono estremamente gentili e ospitali. Ricordiamo ancora oggi con tanta gioia e tanto affetto il viso di ognuna di loro. Nel periodo in cui siamo rimasti da Suor Renza cadevano due avvenimenti importanti per la nostra famiglia. Il 13esimo compleanno di Matilda e il nostro 14esimo anniversario di Matrimonio. Rimarranno sicuramente il più bel compleanno e il più bell'anniversario che ricorderemo. Le ragazze, con qualche risparmio, hanno fatto un regalino a Matilda arricchito da una bellissima lettera. Lo stesso fecero per noi. Furono due momenti molto intensi ed emozionanti. È incredibile come quelle ragazze, che nella loro vita ne hanno viste di tutti i colori, siano così generose di cuore. Ci hanno sempre trattato come parte della famiglia. Per non parlare di Felipe che, avendo otto anni, è diventato immediatamente la "mascotte" della casa e buon amico del figlio di una collaboratrice di Suor Renza. Giocavano spesso insieme pur non comprendendo l'uno la lingua dell'altro. Le ragazze nella vita di tutti i giorni vanno a scuola e studiano. Suor Renza cerca di inserirle nella scuola privata con non pochi sacrifici economici. L'istruzione pubblica è un Testimonianze disastro. Caratterizzata da assenteismo, prima di tutto degli insegnanti. Le ragazze escono quasi esclusivamente per andare a scuola perché il "barrio" è pericoloso e pieno d’insidie per quelle ragazzine che comunque hanno già vissuto sulla loro pelle esperienze terribili di violenza familiare. Dare a loro una buona cultura e tenerle lontane dalla strada è il metodo migliore per Suor Renza per indirizzarle sulla retta via. Che dire di Suor Renza. Il primo aggettivo che ci viene in mente è “Forza e Coraggio”. Una suora in prima linea, come è stata Suor Rosa, per tanti anni; e tutti la ricordano con moltissimo affetto e nostalgia. Suor Renza ha un ruolo fondamentale. Non solo dal punto di vista di tutela legale. Ma soprattutto, per queste ragazze, è un punto di riferimento indispensabile. Una madre ferma e sicura che trasmette alle ragazze affetto, comprensione e il "senso della famiglia". Gestisce con attenzione i contatti che hanno nella scuola e cerca in tutti i modi di centellinare anche l'uso di facebook e altri social network. Insomma svolge un lavoro pratico importantissimo, ma anche un determinante lavoro psicologico per aiutarle ad avere fiducia in se stesse e in un futuro prossimo, lontano da situazioni negative. Spesso si trova di fronte a un mare di burocrazia vincolante e opprimente. A volte i genitori stessi delle ragazze sono problematici. In alcuni casi cercano in qualche modo di "riprendersele" per incanalarle nel mondo della prostituzione o dell'illegalità. Nell'hogar (casa) abbiamo passato serate e momenti indimenticabili e sarà per noi per sempre un’esperienza molto intensa e formativa che ci porteremo nel cuore. Nelle giornate abbiamo visitato gli "hogar" delle Suore dislocati nei vari quartieri circostanti, dove bambini abbandonati, dimenticati o maltrattati vengono accolti e amati. In giro c'è molta violenza. L'uomo non ha nessun concetto di difesa della famiglia. La donna fa quello che può. La cosa più logorante per noi è stato il grande senso d’impotenza che ti prende nei confronti di questa violenza familiare quotidiana. È quello che fa più rabbrividire. Negli hogar delle Suore invece c'è molta armonia e amore. Li abbiamo visitati tutti e in ognuno di loro abbiamo trovato donne come Mirta e altri volontari molto gentili e impegnati. Queste persone sono una luce di speranza per questi bambini e ragazzi dimenticati da tutti. Ma siamo rimasti sconvolti della situazione della "villa miseria" che Suor Renza ci ha fatto visitare un pomeriggio. È il "quartiere" più povero della periferia di Buenos Aires. Un ammasso di baracche e casette diroccate. Anche qui una famiglia di volontari aiuta i bambini a togliersi dalla strada. Ma nella "villa" la miseria e la violenza sono devastanti. E le condizioni di vita disumane. Sicuramente questo viaggio ci ha lasciato un segno nel cuore. Che non dimenticheremo mai. E ci ha insegnato molto in soli quindici giorni. Ci ha fatto capire che si può vivere di piccole ma importanti emozioni. E ci ha fatto capire quanto qui siamo estremamente fortunati. Roberto, Raffaella, Matilda, Felipe 11 Testimonianze IN UNA “TERRA NUOVA” Otto anni fa, circa, mi fu proposto, da persone appartenenti al movimento END, di accompagnare, in qualità di “consigliere spirituale”, un’équipe di giovani coppie, che stavano iniziando il loro iter formativo. END? “Consigliere spirituale”? “équipe”? Conoscevo appena l’esistenza di questo movimento e dovetti impegnarmi molto per capire in quale mondo sarei entrata nell’eventualità di una risposta affermativa. END! Questa sigla a prima vista enigmatica, sta per Équipes Notre Dame, movimento laicale di spiritualità, nato in Francia (Parigi) intorno al 1938 per iniziativa di alcune coppie e di un sacerdote, padre Henry Caffarel e posto sotto la protezione di Maria (Notre Dame). Il movimento è ora internazionale (9500 gruppi di coppie, le équipes, appunto) ed è un movimento di formazione e di riferimento per sposi cristiani, che desiderano compiere un itinerario di conversione permanente per vivere e incarnare, nella realtà di ogni giorno, la grazia del sacramento del matrimonio. La formazione delle coscienze al senso di responsabilità personale sollecita a impegnarsi per il Regno, ma non ci sono ricette; ogni coppia si mette a servizio secondo i propri carismi e possibilità. Le équipes, in cui si effettua un percorso formativo permanente, si costituiscono in forma libera e, dopo un tempo di “iniziazione”, le coppie decidono se assumere oppure no gli impegni richiesti. Ogni équipe è composta da un numero variabile di coppie (in genere da cinque a sette) e da un Consigliere o accompagnatore Spirituale (CS), che con loro condivide i diversi momenti formativi e partecipa esistenzialmente ai vari eventi della loro vita, come in una famiglia allargata. Il CS, per la competenza che deve essergli propria, è soprattutto riferimento per quanto concerne la preghiera e gli argomenti di studio, elementi costanti negli incontri di équipe, che hanno cadenza mensile. Luogo degli incontri sono, possibilmente a turno, le case delle coppie stesse. Il consigliere spirituale, in genere e fin dall’inizio, è stato un sacerdote, ma gli attuali cambiamenti socio-culturali, in alcune situazioni (per ora sporadiche), hanno aperto la possibilità di affidare questo servizio a persone consacrate. In ogni caso nelle END vi è sempre un confronto esistenziale tra due vocazioni, due diverse modalità di vivere il Batte- 12 simo. Fu nel clima dei suddetti mutamenti, che emerse la proposta da me ricevuta otto anni or sono ed a cui seguì, due anni fa, la richiesta di un servizio analogo in quella che si denomina <équipe di Settore>. L’équipe di Settore collega le équipes di un dato territorio e promuove e organizza per loro iniziative specifiche: esige un vero lavoro di “squadra”. Di fronte a tali inedite prospettive di impegno per la famiglia, l’apertura incoraggiante delle Superiore della nostra Congregazione fu decisiva. Così, benché fossero già molti gli impegni di missione, accettai di rispondere affermativamente ai due appelli, che ho sentito come successive “chiamate del Signore”, invito ad affidarmi a Lui, lasciandomi portare in una “terra nuova” e sacra. L’équipe con cui, in qualità di CS, percorro un costante cammino formativo, è costituita da coppie provenienti da varie parti della provincia di Cuneo e, poiché ogni équipe deve avere un nome riferito ai luoghi di provenienza, noi abbiamo deciso di denominarci “équipe Granda 1”. Anno dopo anno le famiglie sono state arricchite ed allietate da nuove nascite. L’accoglienza dei bambini coinvolge, in qualche modo, tutta l’équipe, esige adattamenti sempre diversi. Ogni percorso che si vuole compiere davvero insieme, come compagni di strada, che cercano Dio e una vita più piena e coerente, richiede tempo per trovare le giuste connivenze, per sincronizzare i ritmi ed essere di reciproco aiuto. Questo dinamismo arricchisce, fa crescere ed apre ad entrambe le parti orizzonti più grandi. Si vive un’esperienza concreta, e in un certo senso quotidiana, di Chiesa come famiglia di famiglie, popolo in cammino con vocazioni e carsismi diversi e complementari. Queste coppie e questi loro figli sono per me narrazione e speranza di un’umanità nuova in Cristo. Suor Luisita Quaglia Notizie ... DALLE NOSTRE COMUNITÀ E DAI LAICI DEL PICCOLO DISEGNO ITALIA ENTRATA IN NOVIZIATO DI SONIA FONTANA “ Pregate il padrone della messe …” Questo invito di Gesù è preso sul serio dalle suore di Casa Madre che ogni giovedì, ai piedi dell’Eucaristia, pregano per coloro che il Signore chiama perché possano rispondere con generosità a questo invito. La risposta a questa preghiera l’abbiamo ricevuta il 9 novembre quando Sonia, accompagnata dai genitori, da un numeroso gruppo di amici e dal suo parroco, è stata accolta in Congregazione come novizia. Il sacerdote ha spiegato il significato del tempo di noviziato, partendo dalla parabola del banchetto di nozze (Mt 22,1-14) scelta da Sonia. ‘L’abito nu- ziale, un abito da confezionare gradualmente per le Nozze che si realizzeranno con la Consacrazione. Noviziato, tempo di discernimento per imparare a rivestire l’abito nuziale, abito di luce per riflettere l’Amore e donare amore, abito della gioia e della festa’ . Con il canto "Rivestiti di luce, rivestiti di amore, rivestiti di pace", la novizia ci ha regalato i suoi sentimenti e desideri profondi, uniti all’emozione e alla riconoscenza per le preghiere che l’hanno accompagnata in questo non facile passo. La nostra preghiera continua ad accompagnarla con tanto affetto perché ogni giorno di questo cammino sia ‘un giorno vivo, di colore nuovo, che è luce’. Suor Esterina M. UN SERVIZIO ALLA CHIESA In questi anni di servizio ecclesiale all’ombra del cupolone mi sono ritrovata spesse volte a rivisitare con la memoria le tappe principali della mia vita, lasciando che il cuore si riempisse di volti, di nomi, di situazioni. Sono i volti di bambini, ragazzi, giovani, genitori, collaboratori che ho incontrato a scuola, nell’impegno pastorale in parrocchia per oltre venti anni, e in varie altre esperienze significative, come quella nelle colonie estive, tra i terremotati dell’Irpinia, nella redazione di una rivista, nella quotidiana vita comunitaria. Mi hanno alimentata interiormente tanti rivoli di vita, di entusiasmo, di forza per cercare insieme cammini di novità e di verità. Poi, improvvisa e inattesa per me, la svolta vaticana. Cosciente che la mano di Dio ha guidato i miei giorni fino ad oggi, colgo, con cuore riconoscente, qualche particolare momento del mio servizio alla Chiesa, svolto in questi ultimi ventiquattro anni. Il 1° ottobre 1990 era iniziata per me la spola tra la mia comunità e un ufficio del Vaticano, per un compito da svolgere presso l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (A.P.S.A.), richiesto alla nostra Congregazione e accolto, dopo un 13 Notizie non facile discernimento, in spirito di obbedienza e di amore alla Chiesa. Nel palazzo apostolico, dove si respirava la gioia della presenza quotidiana e familiare del Santo Padre, ho vissuto l’aspetto ‘feriale’ di un servizio ecclesiale, senza privilegi o distinzioni, senza flash mediatici, animata e sostenuta dal carisma di comunione delle Suore di san Giuseppe. Si è trattato di un lavoro di tipo amministrativo, in particolare nel settore della gestione delle risorse umane necessarie per gestire i vari compiti delle congregazioni, pontifici consigli ed enti della Santa Sede, svolto in costante e costruttiva collaborazione con superiori e colleghi. La finalità ecclesiale ci coinvolgeva come in una grande famiglia, con la buona volontà e i limiti di ciascuno, al servizio della missione universale del S. Padre. Ho avuto tra le mani un gran numero di pratiche; in apparenza si trattava di ordinari documenti burocratici da studiare e portare a soluzione, ma dietro i quali ho cercato di cogliere sprazzi di vissuto di tante persone, volti di fratelli, situazioni di famiglie con gioie e fatiche, ansie e speranze, portando tutti in cuore e in preghiera. Mi avevano molto colpita le parole pronunciate a braccio da Benedetto XVI, nel 2005 agli inizi del suo pontificato, in una visita ad alcuni uffici vaticani: “Noi lavoriamo perché le strade del mondo siano aperte a Cristo.. perché il Vangelo, e così la gioia della redenzione, possa arrivare al mondo. Noi ci facciamo, per quanto possiamo, collaboratori della Verità, cioè di Cristo, nel suo operare nel mondo, affinché realmente il mondo diventi il Regno di Dio”. Insieme alla luminosa testimonianza di vita del Papa (ora emerito), esse sono state sempre per me una guida, specie nei momenti di fatica nel cammino. 14 Ora che questa esperienza di servizio si è conclusa, sento di dover tenere viva la “memoria grata” (E.G.,13) di quanto Dio ha scritto e operato nella mia storia, concedendomi di vivere una missione così particolare, senza alcun mio merito, in un ambiente unico nel suo genere. Che cosa mi rimane in cuore? Posso dire che è cresciuto in me un amore profondo alla Chiesa e al Papa. Ho avuto la grande gioia di aver ‘servito’ tre grandi Papi: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco, di averne colto, un po’ più da vicino, la statura alta della loro santità, la paternità tenera e forte del Pastore, a dimensione universale, la profondità della dottrina del Maestro della fede e il coraggio spesso eroico del Testimone. Ho capito, dalla tristezza provata in tante conversazioni, quanto sia necessario parlare della Chiesa come si parla della propria madre, con cuore di figli, soprattutto nei momenti in cui si vive (si è vissuto) la profonda sofferenza per la sua fragilità e limiti, comprensivi di tutte le nostre povertà. All’amore per la Chiesa universale si intreccia in me quello per la Chiesa di Roma, che ha le sue radici nelle memorie gloriose degli Apostoli, dei martiri e di tanti santi; è la chiesa che continua oggi la sua missione di presiedere alla carità, al servizio dell’unità e dell’universalità, che si arricchisce della varietà delle culture e della fede dei popoli. Questo aspetto della cattolicità della chiesa, che si vive in modo tutto speciale a Roma, è stato per Notizie me un grande aiuto per allargare gli orizzonti della mente e del cuore, un continuo arricchimento per la mia vita di religiosa in una congregazione aperta alla missione 'ad gentes'. L’esperienza vaticana mi ha concesso anche il dono di offrire un po’ del mio tempo al servizio dei poveri, accolti e amati dalle Suore Missionarie della carità, e di godere della presenza orante delle monache che si sono susseguite nel monastero ‘Mater Ecclesiae’. In questo periodo in cui sto iniziando un nuovo capitolo della mia vita e mi trovo come di fronte a una pagina bianca di un diario, mi accompagna una domanda di Papa Francesco: “Ci lasciamo scrivere la nostra storia da Dio o vogliamo scriverla noi?”. Suor Margherita Colombero IN RICORDO DI RINA BASTONERO - MINA Rina, una carissima amica e, per le suore, come una sorella; una donna serena, umile, buona, generosa, sempre disponibile, una cristiana vera. Ce l’ha dimostrato nei tanti anni di servizio nelle varie case della Congregazione e di volontariato nell’Infermeria e infine nella malattia accettata con fede e serenità ammirevoli. Ha condiviso la nostra spiritualità come laica del Piccolo Disegno.’La ricordiamo come fervente partecipante alle nostre riunioni, con fraterna amicizia fra tutte noi, compagne nel cammino di fede, sempre disponibile all’ascolto e alla preghiera, sempre pronta per qualsiasi aiuto’. Rosanna M. ‘Sul lavoro era sempre di estrema puntualità, disponibile, pronta per qualsiasi servizio, contenta di aiutare, di fare un piacere. Aveva veramente un grande cuore!’. Suor Giovanna Massa Grazie, Signore, per averci dato questa stupenda amica e sorella nel cammino di Fede! Grazie, carissima Rina, per il tuo splendido esempio di vita! Ci hai insegnato ad amare, a vivere, e a morire. ROMANIA VENT’ANNI DI PRESENZA DELLE SUORE DI SAN GIUSEPPE DI CUNEO IN ROMANIA Il 28 settembre 2014 abbiamo festeggiato i 20 anni della nostra presenza in Costanza -Romania. In realtà la comunità si è aperta con l’arrivo delle suore il 4 novembre 1994, ma per motivi vari abbiamo anticipato la celebrazione. Le prime suore giunte in Romania sono state: sr. Esterina M. Franchino, sr. Sandra Piretro, sr. Palmira Martini e sr. Iose Giorgis. In seguito, si è aggiunta sr. Cristina Ilies e poi sr. Franca Bono. La celebrazione ha avuto due momenti: 27 settembre - sabato sera, si è organizzato un incontro con le famiglie nel salone parrocchiale della Parrocchia sant’Antonio da Padova. Le famiglie presenti all’incontro erano quelle che avevano partecipato ai campi estivi, alle giornate di ritiro e agli Esercizi spirituali organizzati dalle suore in collaborazioni con i sacerdoti del posto. Erano presenti anche un gruppo di giovani di allora, ormai adulti. Insieme ai sacerdoti si è vissuto un tempo forte di preghiera, di condivisione dei momenti belli che hanno segnato il cammino di fede, in un clima di tanta gioia. 15 Notizie 28 settembre - domenica, alle ore 9.00, c’è stata la celebrazione Eucaristica nella nostra parrocchia. Ha presieduto la liturgia P. Ieronim Iacob e con lui hanno concelebrato: Monsigno Stefano Ghenza, il nuovo parroco della parrocchia Padre Pio e i padri Salesiani don Sergio, don Andrei e don Cornel. Abbiamo avuto la gioia di avere con noi sr. Françoise, sr. Regine e sr. Janine delle suore di San Giuseppe della Congregazione di Aosta che lavorano nella loro comunità di Câmpina a 300 chilometri da noi. Sono venute pure le suore di San Giuseppe lavoratore di Mangalia: sr. Deozelina e sr. Aurilene. Anche la mamma di sr. Iose Giorgis è venuta dall’Italia per partecipare con la figlia e la comunità a questo momento di festa. La chiesa era stracolma di amici, conoscenti... Suor Franca Bono La celebrazione ha avuto inizio con questa introduzione preparata da un gruppo di laici: La celebrazione dei vent’anni di presenza delle Suore di San Giuseppe di Cuneo nella parrocchia di S. Antonio in Costanza è un evento speciale, come lo è stato quello del loro arrivo vent’anni fa. Noi eravamo a pochi anni dalla caduta del regime comunista; quel regime che ci ha privato di ogni contato religioso esterno. Eravamo desiderosi e curiosi di sapere com’era e come si esprimeva una Congregazione in un paese libero; praticamente che cos’era la Vita Consacrata. 16 Dal momento in cui sono arrivate da noi sr. Palmira, sr. Sandra, sr. Esterina e sr. Iose, la vita di molti di noi non è più stata la stessa. Abbiamo incominciato a vivere un’esperienza per cui oggi abbiamo motivi ben fondati per ringraziarle. E come le possiamo ringraziare? Lo facciamo rivolgendoci a ciascuna. A sr. Esterina, sr. Sandra, sr. Palmira che, dopo anni passati a Costanza, continuano da un’altra parte il loro apostolato, auguriamo di raccogliere, là dove ora lavorano, gli stessi frutti buoni di qua. Un grazie speciale lo rivolgiamo a sr. Iose, che continua a essere tra noi da venti anni, senza interruzione. La ringraziamo dal profondo, perché si è trasformata, diventando una di noi. Ha preso il nostro accento, anche perché da venti anni entra nelle nostre case, nelle nostre vite, per portare sollievo ai dolori corporali e spirituali di giovani e anziani di Costanza e dintorni. Di cuore grazie a sr. Franca, che ha incominciato la sua attività con discrezione e calore, tre anni fa, dopo la partenza di sr. Esterina. Le auguriamo di rimanere in mezzo a noi ancora per molti anni. Ringraziamo e abbracciamo con affetto, Cristina, nostra suora rumena, che è arrivata con il suo sorriso amichevole dicendoci che ognuno di noi, sia rumeno sia italiano, può scegliere di dedicarsi agli altri. Ciascuno di noi e tutti insieme ringraziamo voi sorelle, offrendo questa Liturgia, e ci auguriamo di rivederci qui, fra venti anni, per una nuova festa. Marta Nechifor Notizie nostro e di tutta la Congregazione, che gioisce oggi con tutti noi. Grazie! Suor Esterina M. Franchino Il nostro grazie e il nostro saluto al termine della Messa “Varcate le sue porte con inni di grazie,… Lodatelo, benedite il suo nome”. (Sl.99/100) Le parole del salmista ben si addicono a quanto abbiamo vissuto in questa liturgia di lode e di grazie. Con le nostre superiore, con le mie sorelle qui presenti, con le suore di San Giuseppe di Aosta, che lavorano a Campina in “Casa Speranza”, desidero ringraziare per la partecipazione, il bene, l’affetto che da sempre avete verso di noi. In modo speciale ringrazio Monsignore Stefano Ghenza per l’attenzione con la quale ci ha accolte vent’anni fa in questa comunità parrocchiale; ringrazio i padri Salesiani per la collaborazione che dura da diciotto anni; padre Ieronim, parroco, e p. Florin per la loro disponibilità nell’organizzare questa festa; padre Ionel che a Roma, da giovane seminarista, ci ha introdotte nella lingua rumena; le persone che da sempre ci sono vicine, ci hanno accompagnate con affetto e continuano ad aiutarci con la loro premura e amicizia. Sono troppe per nominarle. Abbiamo cercato di vivere tra voi il dono del nostro carisma: ‘essere strumenti di comunione in semplicità, umiltà e cordialità’. Noi ritorniamo alle nostre rispettive missioni. Desidero che ci sentiamo, ovunque, sulla strada della comunione, secondo l’invito di Gesù: “che tutti siano una cosa sola!” ( Gv. 17). Sr. Franca, sr. Iose e sr. Cristina rimangono tra voi per continuare questa presenza anche a nome Alla maggior gloria di Dio Nel ritornare con gioia e nel grazie a Costanza, a fine settembre, per celebrare i 20 anni dall’apertura della comunità, ho trovato la nostra casa con una sua familiare luminosità. Il mio pensiero è andato subito a quel lunedì, 7 novembre 1994. In quella sera, presente madre Daniela, si costituì la nostra comunità: sr. Sandra, sr. Palmira, sr. Esterina M. e sr. Iose. Era una giornata di nebbia. Il buio della sera e il freddo umido parevano voler abbassare il tono della gioia e della gratitudine che ci inondava il cuore, perché l’amore di Dio ci aveva chiamate a essere segno della sua presenza e della libertà, che il popolo aveva acquistato da poco. Oggi, ripensando ai 20 anni trascorsi e avendo lasciato quella cara e amata terra da 5, mi si sono presentate alla memoria le tante persone che nei 15 anni ho incontrato e dalle quali ho ricevuto molto di più di quanto, nella mia pochezza, ho dato. Mi pare di poter affermare che quel 7 novembre è stato l’alba che ha iniziato a risplendere, in un crescendo, dentro di me. Quali i sentimenti provati? Molti. -La gioia di ritrovare le sorelle con le quali ho iniziato questa missione e quelle che oggi continuano a testimoniare l’Amore. 17 Notizie -Gioia e riconoscenza per le tante persone incontrate, volti gioiosi e luminosi nel loro cammino di amicizia con Gesù, cammino fatto comunitariamente tra gioie e fatiche. -Grazie a chi ci ha aiutate nei primi passi di inserimento, a chi con delicatezza ed amore ha presto bussato alla porta per offrirci pane e miele. -Grazie ai moltissimi che hanno avuto fiducia in noi. Grazie per i mille modi con cui ci sono stati vicino, incoraggiandoci. Insieme alla gioia e alla gratitudine ho sentito un vuoto, mi sono mancati alcuni volti amati, testimoni di fiducia e di coraggio. Sono certa che, dal Regno celeste, erano presenti alla nostra festa e con noi hanno gioito. Certamente continuano a sostenere il cammino della comunità, la sua missione apostolica, la sua vita quotidiana illuminata dal Vangelo e da gesti di ecumenismo. Anch’io, corroborata dall’evento celebrato, continuo ad accompagnare le suore, i sacerdoti e tutto il caro prossimo con la mia preghiera e con la simpatia. Suor Palmira Martini Vent’anni della Missione in Romania Dal 23 al 30 settembre ci siamo ritrovate di nuovo nella comunità di Costanza noi per festeggiare i vent’anni di presenza di questa missione. È stata un’occasione di grande gioia, emozione e riconoscenza condivisa con le persone incontrate: i Sacerdoti, Mons. Ghenza che ci aveva accolte, i Salesiani con i quali abbiamo collabo- 18 rato a livello giovanile; le famiglie, i giovani, i bimbi della scuola materna, i ragazzi dell’oratorio di Oituz con il parroco. Da parte di ognuno abbiamo ricevuto una grande riconoscenza espressa con doni, attenzioni, fiori ma, soprattutto, con la presenza numerosa all’Eucaristia di ringraziamento nella Parrocchia di s. Antonio, seguita da un rinfresco, occasione d’incontro, ricordi, scambio, ascolto, condivisione di gioie e di dolori, grazie anche alla mostra fotografica memoria di questi vent’anni, visitata con grande emozione e stupore. Non abbiamo parole per esprimere il nostro grazie per il calore, l’affetto, l’amicizia, la gioia condivisa. Il ringraziamento, mai abbastanza espresso, va anzitutto al Signore che ha guidato i nostri passi e gli avvenimenti in quella Chiesa che ha vissuto per cinquant’anni nel buio della dittatura e ora vive e opera nella luce ritrovata. Il Signore ci doni di poter continuare ancora per tanti anni la nostra presenza in questo paese e nella comunità di credenti che tanto bene ha lasciato nei nostri cuori. Suor Sandra Piretro Notizie ARGENTINA ALCUNI FLASH DI VITA VISSUTA “Quest’anno come Cre-siendo abbiamo potuto concretizzare un sogno che da tanto desideravamo. Il sogno di realizzare attività acquatiche come spazio di riabilitazione per i nostri bimbi che mai potrebbero usufruire di questo servizio. Nel nostro centro offriamo gratuitamente cure a bambini e bambine con handicap, con problemi di apprendimento e le cui famiglie non hanno possibilità economiche, ne possono ricevere attenzione nei servizi pubblici. Crediamo che è fondamentale accompagnare le famiglie che vivono problemi di vizi, violenza, conflitti con la giustizia, abuso infantile, malattie psichiche e psichiatriche, problemi abitativi. In questi anni abbiamo sostenuto le famiglie con visite domiciliari, laboratori e gruppi di auto aiuto. Abbiamo potuto essere presenti e aiutare queste persone a trovare lavoro, ottenere i documenti necessari, facilitare l’accesso alle cure sia per i bambini che gli adulti, rea- lizzando anche corsi di preparazione in vista del lavoro, per i genitori disoccupati o che desiderano migliorare la loro situazione. Questo servizio è stato possibile grazie all’impegno solidare dei professionisti, insieme a tante persone che hanno fiducia nel nostro lavoro e collaborano affinché sia possibile un mondo diverso”. Nell’hogar Madre Teresa abbiamo ancora potuto accogliere adolescenti in gravi difficoltà. Per N. questo ha significato evitare di essere usata per lo spaccio della droga. Per L. è stata una liberazione dalla violenza che subiva nella sua famiglia. Per M. la possibilità di studiare e sognare un futuro. Grazie! A tutti l’augurio che, in questo Natale, possiate vivere l’esperienza della gioia che porta Gesù a tutti coloro che hanno a cuore la pace e la crescita dei più poveri ed emarginati. Suor Renza, Paulina, Viviana, Ladi 19 Spazio Giovani RISONANZE... NOTIZIE DALL’ “ORATORIO ANTONELLA VERGORI” MARTIRANO LOMBARDO (CZ) Il percorso che stiamo cercando di intraprendere con i bambini è un progetto che ormai dura da anni e, pur se in contesti diversi, ci riporta sempre a un unico obiettivo: il campo estivo, un modo per imparare a stare insieme. Fondamentalmente è questo che facciamo, divertendoci, impariamo a fare gruppo; ormai i bambini sembrano non essere abituati a ciò, vivono nei propri mondi virtuali di computer e videogame e riescono ad apprezzare sempre meno lo “stare insieme”, proprio per questo la settimana di Estate Ragazzi ci sembra una piccola rivoluzione. È come una convivenza di quasi 12 ore al giorno in cui ci immergiamo (animatori e bambini) in un modo di vivere diverso, in cui è indispensabile fare il proprio dovere per vivere bene; come un esempio di una piccola società. I bambini sanno che rispettare le regole rende il gioco più sereno e noi animatori siamo consapevoli che meglio facciamo il 20 nostro dovere, maggiore sarà la soddisfazione alla fine della giornata. Quest’anno siamo particolarmente fieri della storia-guida raccontata ai bambini, perché frutto della nostra fantasia: è una storia a “misura di bambino”, semplice, ma carica di significato. Abbiamo narrato le avventure di un pianeta grigio, in cui ogni colore e sentimento era stato bandito, e di una bambina alla ricerca delle emozioni perdute. Cinque colori per numerose emozioni che sono state i punti focali delle giornate: Coraggio e Paura, Purezza, Allegria, Serenità, Amicizia e Amore, di queste ogni bambino ha vissuto una sfumatura diversa. Inoltre, quest’anno abbiamo deciso di coinvolgere anche una categoria che in genere rimane un po’ “scoperta”: i giovani. Per l’anniversario della morte di Antonella (una giovane animatrice morta pochi anni fa, alla quale è intitolato l’oratorio) abbiamo organizzato una caccia al tesoro notturna aperta a tutti i ragazzi dai 15 ai 30 anni, è stato sor- Spazio Giovani prendente il riscontro ottenuto poichè non ci aspettavamo molta partecipazione. Anche i nostri coetanei, per una sera, si sono abbandonati al semplice gusto del gioco, come quando si era bambini. L’esperienza di Estate Ragazzi è stata un percorso che ha lasciato grandi e piccoli un po’ più ricchi e un po’ più consapevoli. Da qualche settimana abbiamo ripreso le attività invernali e quest’anno tira un’aria diversa. Grazie all’aiuto del nostro giovane sacerdote inviatoci dalla Curia, l’Oratorio sta assumendo un volto diverso, stiamo lentamente sistemando la struttura, abbiamo nuovo materiale e varie iniziative da portare avanti. Come la “Festa del Ciao” che abbiamo organizzato per la prima volta per dare avvio all’attività pastorale. Riponiamo una grande speranza nel nuovo anno che è appena iniziato, i bambini sono pieni di volontà come non li avevamo mai visti, faremo di tutto per soddisfare al meglio le loro attese. I giovani animatori di Martirano Lombardo SETTIMANA COMUNITARIA - SETTEMBRE 14: "Libertà" è la parola che più caratterizza, per me, questa bellissima esperienza. Sono stata libera di fare tutto ciò che mi sentivo nel cuore: pregare, riflettere, lavorare... ma soprattutto libera di aiutare. È qualcosa di veramente magnifico porgere il proprio aiuto nella totale libertà, perché dà un significato più puro e duraturo al gesto che si compie. Forse è proprio questa la bellezza del cristianesimo: la libertà di poter accogliere nel proprio cuore Gesù... e io mi sono resa conto di averlo portato dentro di me ogni giorno. In questa settimana comunitaria mi sono esercitata ad accogliere Gesù nella relazione con gli altri e, poiché Dio ci ha creati tutti fratelli, ho trovato pace ad interagire con tutti, anche nelle differenze. Nessuno può rimanere escluso da questa grandissima pace. E vi parlo io, una ragazza super timida e riservata, che con l'aiuto di Gesù, reso concreto attraverso i gesti degli altri compagni, è riuscita ad aprirsi a tutti, regalando prima di tutto a sé stessa una gioia troppo grande perché si possa descrivere. Giulia ...E CHE LA GIOIA SIA PIENA! Anche quest'anno alla Sorgente c'è stata la settimana comunitaria alla quale abbiamo partecipato numerosi! Il tema e il desiderio erano quelli di cercare insieme la SORGENTE DELLA GIOIA! Qual è la gioia vera? Dove la cerchi? In chi la cerchi? Sono tutte domande che sono uscite nel corso della settimana e che ci siamo posti. Vivere la settimana comunitaria questa volta è stata un'esperienza del tutto nuova ed en- tusiasmante. Quante persone, nuove o già conosciute, ci hanno donato gioia con la condivisione di un sorriso, un abbraccio, un pensiero scritto su di un foglietto, una carezza, una risata; quanti doni, talenti, abbiamo scoperto negli altri, quanti insegnamenti, quante novità… Ogni piccolo istante della giornata era speciale e importante perché in ogni cosa che si viveva si cercava di lasciare entrare quel- 21 Spazio Giovani la gioia piena che solo Dio ci può dare e far sì che si riflettesse in noi per essere a nostra volta gioia per altri! La chiave per aprire la porta della gioia è sempre stata in mezzo a noi, anche quando non ce ne accorgevamo: il Vangelo aperto. Ogni giorno, vivere la parola del Signore concretamente nelle proprie occupazioni è stata una sfida e una conquista interiore di grande emozione, perché testimo- niare il Signore e vivere quello che Lui ci chiede è possibile sempre e ovunque ci troviamo. Grazie Signore, dunque, per il dono di questa settimana comunitaria, per il dono che Tu ogni giorno ci fai di poter sperimentare e vivere l'amore, la gioia e la luce! Tu sei la SORGENTE della nostra vita, attingiamo da te e solo da te l'essenza della vita! Gloria e Simone INCONTRO ‘IL SOLE A MEZZANOTTE’ Grande è stata la gioia di riprendere alla Sorgente, sabato sera 25 ottobre, il cammino ‘Il Sole a Mezzanotte’ dal titolo: "Beati i poveri in spirito". Condivido pienamente il tema dell'anno: "Il coraggio della felicità". Sì, bisogna avere coraggio per essere felici nella società in cui viviamo, perché bisogna andare contro corrente, altrimenti si rischia una felicità superficiale, momentanea, che in breve si svela essere tristezza. Nella vita c'è sempre da imparare... Durante la catechesi tenuta da Don Derio, che ringrazio, ho riflettuto su diversi aspetti della felicità sotto una nuova luce. Gesù ci insegna a essere miti e umili di cuore, ricordandoci che sono Beati coloro che sono poveri in spirito. Dobbiamo riconoscerci poveri poiché bisognosi; cioè non ritenerci onnipotenti o autosufficienti in tutto e per tutto, perché è proprio nella necessità che si aprono le relazioni con gli altri. Per essere felici non bisogna seguire la massa, ma essere in costante ricerca di Dio che è 22 la gioia vera. Saper conoscere i propri limiti, che non sono la negazione della felicità, serve a cercare l'altro dall'altra parte del nostro limite, che arriva fin lì dove inizia il suo. Noi dobbiamo essere felici perché, essendo figli, abbiamo un Padre che ci ama di un Amore immenso; il problema è che troppo spesso ci basiamo solo sulle nostre deboli forze, scarseggiando di fiducia e totale abbandono in Dio. È meraviglioso sapere che Dio ci ama per quello che siamo, con i nostri limiti, le nostre paure e debolezze, ma con la buona volontà di migliorare sempre attraverso la sua santa grazia. Insomma, fidarsi di Gesù per essere felici veramente, in fondo conviene. Come diceva Madre Teresa di Calcutta ‘non dobbiamo preoccuparci se non riusciamo a fare tutto quello che vorremmo o non ne siamo all'altezza, l'importante è che in ogni nostra azione ci mettiamo tutta l'anima per dare il meglio di noi stessi’. Marco Red Semi di Comunione SEMI DI COMUNIONE Incontrarsi per condividere e ringraziare Una giornata iniziata con una pioggia insistente, propria di una giornata di autunno, ha accolto gli amici e le amiche che hanno risposto all’invito di vivere un appuntamento come 'Famiglia del Piccolo Disegno'. Un desiderio coltivato da tempo per intensificare le relazioni tra i gruppi, per conoscerci, per comunicare esperienze, per renderci partecipi dei progetti realizzati nelle Missioni attraverso il lavoro delle nostre sorelle, di tanti laici locali e la collaborazione generosa di tanti amici e sostenitori. La preghiera iniziale ha aumentato in tutti noi la gioia di essere strumenti di annuncio e di comunione, membri di una famiglia nata da un piccolo seme e che ha esteso i suoi rami in tutto il mondo, portando la buona notizia di Gesù, promovendo la vita, sostenendo opere di misericordia in favore dei più piccoli e poveri. La presentazione dei gruppi ha disegnato una fotografia bella e variegata: spazi di riflessione sul carisma, momenti di preghiera, approfondimento di problematiche attuali, amicizia e sostegno reciproco, attività varie e creative per sostenere la vita delle missioni. Il GRAZIE per la collaborazione generosa di tanti amici e sostenitori, abbiamo voluto dirlo con i volti, i sorrisi, le attività dei fratelli del Cameroun, del Congo, del Brasile, dell’Argentina e della Romania. Una rete tessuta attraverso tanti piccoli e grandi gesti di amore che permettono a bambini, donne, giovani di crescere nelle loro realtà così profondamente segnate dal disagio della povertà. Passando le immagini sentivo crescere dentro di me la certezza che questa catena di amore solidale rende possibile credere in un mondo nuovo, diverso, basato sulla condivisione e sulla comunione dei beni; sentivo crescere la speranza che la bontà dell’uomo può trionfare sull’egoismo, sentivo che il Piccolo Disegno ha la possibilità di far nascere cose buone a servizio della vita. Il pranzo condiviso e la celebrazione Eucaristica ci hanno permesso di sedere insieme alla mensa fraterna, spezzando il pane della Parola, del Corpo di Gesù e dell’amicizia e di rinnovare l’impegno di costruire Comunione nei nostri ambienti di vita, di lavoro, di incontro. Il mercatino, allestito con vari oggetti provenienti dalle Missioni, ha reso ancora più visibile il mondo nei suoi vari colori e ci ha permesso di 'visitare' i vari continenti. Risultati? La famiglia del piccolo Disegno ha ormai la sua giornata annuale: la prima domenica di ottobre (4 ottobre 2015) sarà dedicata all’incontro tra noi, allo scambio, all’arricchimento. Ormai la rete della comunione è solida e ci permette di sostenerci anche nella distanza. Attraverso ‘Incontro Amici’ desideriamo raggiungere anche tutti coloro che, a causa della lontananza o di impegni assunti in precedenza, non hanno potuto partecipare: siete stati presenti e anche a voi diciamo GRAZIE! Siete della Famiglia! Con noi vi dicono GRAZIE tutti quelli che abbiamo raggiunto durante quest’anno 2014; tanti SEMI DI COMUNIONE! Suor Rosa Porello 23 Semi di Comunione Romania UN GRAZIE SINCERO DALLA ROMANIA “Sono Maria e frequento la quinta elementare in un Comune che si chiama Lumina. Mi piace andare a scuola perché imparo tante cose e ho degli amici. Mio papà con il vostro sostegno mi compra quanto ho bisogno per la scuola: libri e materiale didattico e qualche volta anche un po’ di frutta. Grazie di cuore”. “Abito in un paese di campagna e ogni giorno devo raggiungere Costanta dove frequento il Liceo. Sono costretto quindi a servirmi dei mezzi pubblici. Grazie al vostro sostegno posso pagarmi l’abbonamento per viaggiare e quanto mi neccessita per la scuola. Con tanta riconoscenza!”. Ci facciamo portavoce anche degli altri bambini che sosteniamo e di quelli che frequentano il doposcuola organizzato a Oituz, per dirvi il nostro grazie! Crediamo che una buona formazione ed educazione sono la base per costruire un futuro migliore, personale e del Paese. Buon Natale! Grazie a nome: •dei malati e degli anziani che accompagnamo alle visite mediche e che si possono curare con le medicine che procuriamo loro; •delle famiglie che aiutiamo a pagare l’affitto, le bollette della luce e dell’acqua... Le Suore della comunità di Costanza 24 Semi di Comunione Argentina Conoscete da anni l’azione degli ‘Hogares Madre Teresa’ che accompagnano la crescita di bambini, bambine e adolescenti in difficoltà; conoscete il Centro Cre-siendo che aiuta bambini e bambine disabili. Oggi possiamo comunicarvi UNA BELLA NOTIZIA: è nata la famiglia che riunisce questi e altri 8 servizi. Tutte queste istituzioni sono orientate all’assistenza quotidiana di oltre 1000 bambini, bambine, adolescenti, donne. Questa famiglia si chiama: “UNA MANO CHE AIUTA”. Condividiamo il sogno di Papa Francesco espresso nell’Evangelii Gaudium: “Non parliamo solamente di assicurare a tutti il cibo, o un «decoroso sostentamento», ma che possano avere «prosperità nei suoi molteplici aspetti». Questo implica educazione, accesso all’assistenza sanitaria e specialmente lavoro, perché … solo così si accresce la dignità della vita”. (E.G. 192) Noi, suore di San Giuseppe, insieme a tante altre persone, desideriamo contribuire affinché altri abbiano migliori condizioni di vita. Siamo coscienti che lavorare in favore dei diritti umani porta con sé difficoltà, ma ci unisce a tante persone e organizzazioni, ci allontana da strutture che condannano i più poveri, ci obbliga a esigere, dai responsabili politici e sociali, che rispondano alle loro promesse. Anche voi, amici dell’Italia, siete tra coloro che rendono possibile “Una mano che aiuta” attraverso il vostro interessamento e la vostra generosa collaborazione. GRAZIE!!! Vi consideriamo SOCI ONORARI!!! 25 Semi di Comunione Brasile CECOM: Nuclei ‘SUOR AMELIA’ e ‘SPERANZA PER IL FUTURO’ I due Nuclei socio educativi, richiesti soprattutto per il sostegno scolastico, hanno offerto anche quest’anno, in un ambiente accogliente: attività educative, ricreative, visite culturali e un’alimentazione sana e bilanciata a una media giornaliera di 50 bambini/e dai 7 ai 13 anni, dal lunedì al venerdì in regime di doppio turno scolastico. Le novità sono state parecchie e, insieme alle educatrici, ci sembra di individuare nel centro d’interesse ‘FAMIGLIA E ALBERO GENEALOGICO’ un significativo passo di crescita che ha coinvolto i bambini e le loro famiglie. Questo il percorso: •Dialogo con i bambini su “cosa mi piace di più in famiglia, cosa proprio non mi va... come vorrei che fosse la mia famiglia”. • Collage da riviste per rappresentare la propria famiglia. •Costruzione dell’albero genealogico, scoprendo pure il nome di nonni che qualche bambino non sapeva di avere..., fino a portare a casa una piccola opera d’arte. •“In casa chi si prende cura di me?”. Dialoghi e dinamiche per esprimere il bisogno di affetto e protezione che ogni bambino e adolescente deve ricevere. A seguire, l’esperienza “Il circolo delle coccole” nella quale, bambini e bambine, impersonificando papà e mamma, fanno le ‘coccole’ a una bambola, manifestando così la loro esperienza familiare. •La “giornata d’integrazione”, con la presenza di almeno un famigliare, ha terminato il percorso sul tema. Dopo una calorosa accoglienza, il programma prevedeva: la preghiera insieme, la lettura in piccoli gruppi di un racconto scelto dai bambini e la sua successiva drammatizzazione con il coinvolgimento di tutti e infine la consumazione in allegria di un delizioso piatto di pastasciutta! È stata, quella di quest’anno, una semina abbondante e fiduciosa, nel terreno recettivo dei bambini e anche in quello a volte più accidentato di famiglie che vivono nella precarietà materiale e sociale. Questo é il lavoro del Cecom, reso possibile da tante mani e tanti cuori che continuano a scommettere su un futuro migliore anche per i bambini e gli adolescenti di oggi. Il nostro RINGRAZIAMENTO, doveroso e affettuoso, raggiunga ciascuno di Voi per la preziosa collaborazione. Siamo certe che l’allegria e la spensieratezza dei bambini otterranno a ciascuno le più belle benedizioni del Signore. Le sorelle della comunitá di Vila de Cava 26 Semi di Comunione AMAZZONIA “Ogni giorno, o Signore Gesù, tu ci visiti e ci regali i tuoi doni! Ogni giorno, o Signore Gesù, esperimentiamo il tuo amore che ci dà speranza e ci sostiene nelle difficoltà. Ogni giorno, o Signore Gesù, é tempo di grazia e di lode, pensando alle tante persone solidali e generose. Ogni giorno, o Signore Gesù, é tempo di memoria e di benedizione per i fratelli che rendono possibile i nuovi cieli e la nuova terra già in questo mondo e in questa realtà”. Come comunità religiosa, unita a quella ecclesiale, ringraziamo il Signore per la solidarietà di tante persone, degli amici del Piccolo Disegno e della diocesi di Cuneo che hanno collaborato alla costruzione di un dormitorio nella mini-area pastorale di CuruaUna, in Santarém. PERCHÉ COSTRUIRE UN DORMITORIO? La zona pastorale dell'Amazzonia, dove operiamo da cinque anni, é caratterizzata da enormi distanze geografiche e da strade quasi impraticabili, soprattutto nel periodo delle grandi piogge equatoriali. Alcune comunità per raggiungere il centro della Mini Area, in occasione della settimana catechetica o altri incontri di formazione, devono percorrere parecchi km in pullmam oppure affrontare numerose ore di 'rabeta' (piccola imbarcazione) per arrivare in tempo. È dunque necessario, per accogliere i nostri laici catechisti, poter disporre, oltre a un locale d’incontro, di un dormitorio dove appendere le amache per riposare durante la notte. Un dormitorio femminile e maschile ci permetterà di realizzare, già a fine gennaio, la settimana di formazione nella nostra area pastorale, che ora conta quarantasette comunità ecclesiali, con la partecipazione di un’ottantina di catechisti. La diocesi, il cui territorio é di circa 177 mila Km ², metà Italia, ha iniziato quest´anno la formazione ministeriale, affidando ai laici il ministero delle celebrazioni del battesimo, del matrimonio, l´animazione della comunità, le esequie, oltre alla distribuzione della comunione nella comunità e agli ammalati. La settimana catechetica del 2015 darà continuità a questa formazione, preparando alcuni laici di ogni area pastorale. É una grande benedizione per queste comunità che, per appena due volte nell’anno, possono contare sulla presenza del sacerdote. Di cuore diciamo il nostro GRAZIE! Suor Ana Clara e comunità 27 Semi di Comunione Repubblica Democratica del Congo DALLA PARTE DEI PIÙ DEBOLI MAKALA – Lottare contro la malnutrizione infantile Ormai da tanti anni nel dispensario gestito dalle nostre suore, in uno dei quartieri più poveri e più popolosi di Kinshasa, è stato avviato un progetto alimentare per venire in aiuto ai tanti bambini malnutriti della zona. Quest’anno sono stati circa venti i bimbi che regolarmente, ogni settimana oppure ogni quindici giorni, secondo la gravità del caso, sono venuti al dispensario, accompagnati della mamma o da qualcuno della famiglia, per seguire la terapia che consisteva non solo nel ricevere cibo, ma anche per essere visitati e seguiti nel loro sviluppo fisico, che nel caso della malnutrizione infantile deve essere costantemente controllato. L’équipe che si occupa di questo progetto alimentare, che accoglie e segue regolarmente i bambini malnutriti, comprende, oltre alla suora infermiera, responsabile di questo servizio, alcune donne che, volontariamente, si prestano per preparare il cibo adeguato per i bimbi malnutriti, aiutare le mamme a riconoscere questa malattia e insegnare loro a continuare a casa il trattamento iniziato al dispensario. SELEMBAO – Banchi e servizi igienici per la scuola Con gioia e grande soddisfazione abbiamo potuto vedere di persona, durante l’ultimo viaggio in Congo nel mese di agosto 2014, i servizi igienici ultimati alla scuola primaria di Selembao e i banchi nuovi, ancora accatastati nelle aule, ma già pronti per essere utilizzati. Questi ultimi sono stati realizzati con una struttura in ferro e la parte in alto in legno, ciò rende il banco più solido e difficilmente attaccabile dalle termiti che, soprattutto nella stagione delle piogge, rosicchiano e consumano il legno! Entrambi questi progetti esprimono e rendono concreto il nostro e vostro desiderio e impegno a favore dei più deboli, in questo caso bambini, già dall’infanzia, feriti dalla vita e bambini in cerca di futuro, desiderosi d’imparare, conoscere e crescere. GRAZIE di cuore a tutti voi! 28 Semi di Comunione Cameroun YAKANG: UNA SCUOLA CHE CRESCE Tra i vari progetti che anche quest’anno, con il contributo di tanti, abbiamo potuto realizzare ci sono quelli che riguardano la scuola primaria di Yakang, nell’Estremo Nord del Camerun. Questa scuola, iniziata nel 2012, ora è formata da tre classi di circa sessanta alunni ciascuna. Per la sua posizione questa scuola è facilmente raggiungibile dai bambini di molti villaggi situati nella vasta campagna circostante. Quest’anno abbiamo lavorato intensamente per costruire il ‘forage’, cioè un pozzo che, grazie a una perforazione molto profonda, fornisce acqua alla scuola, ma anche a tutto il villaggio. Inoltre sono state costruite altre due aule e i servizi igienici, grazie ai quali tutto l’ambiente circostante ora è più pulito e sano. Adesso che il secondo edificio è stato completato, la scuola primaria di Yakang dispone di quattro ampie e luminose aule. Con l’acqua a disposizione ben vicina alla scuola e con i nuovi servizi igienici questi bambini potranno dissetarsi e lavorare meglio in classe. Tutti gli alunni e le famiglie che beneficiano di questa scuola, insieme alle suore che si occupano del suo funzionamento, hanno più volte espresso la loro gioia e la loro gratitudine per tutti gli aiuti ricevuti per l’ampliamento e lo sviluppo della scuola di Yakang e attraverso le pagine di Incontro Amici desiderano far giungere a tutti il loro più sentito e riconoscente GRAZIE! 29 Per pregare Bambino Gesù, asciuga ogni lacrima Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli! Accarezza il malato e l’anziano! Spingi gli uomini a deporre le armi e a stringersi in un universale abbraccio di pace! Invita i popoli, misericordioso Gesù, ad abbattere i muri creati dalla miseria e dalla disoccupazione, dall’ignoranza e dall’indifferenza, dalla discriminazione e dall’intolleranza. Sei tu, Divino Bambino di Betlemme, che ci salvi, liberandoci dal peccato. Sei tu il vero e unico Salvatore, che l’umanità spesso cerca a tentoni. Dio della pace, dono di pace per l’intera umanità, vieni a vivere nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia. Sii tu la nostra pace e la nostra gioia! San Giovanni Paolo II 30 A p p u n t a m e n t i Appuntamenti CAPODANNO ALTERNATIVO: SOLE A MEZZANOTTE: 24 gennaio: “BEATI QUELLI CHE HANNO FAME E SETE DI GIUSTIZIA” 28 febbraio: “BEATI I MITI” WEEK END CON GESU’: 7-8 febbraio: “LA GIOIA DI UNA VITA AUTENTICA” (con la partecipazione di Maura Anfossi – psicologa e psicoterapeuta) 7-8 marzo: “IO… CI STO?” Maggio: possibilità di un ritiro spirituale APPUNTAMENTI PER I LAICI DEL PICCOLO DISEGNO: INCONTRO DI FEDERAZIONE SUL CARISMA : 15 marzo 2015- TORINO RITIRO SPIRITUALE: 17 MAGGIO 2015 – SORGENTE - CUNEO 31 Buon Natale e Sereno 2015 Congrega zione delle Suore di San Giuseppe di Cuneo - 12100 Cuneo - corso Giovanni XXIII, 17 Tel: 0171.692269 - Fax: 0171.67319 - E-mail: [email protected] Sito internet: w w w.suoresangiuseppecuneo.it D.Lgs. 196/2003 PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI • Informiamo i lettori che i loro dati personali sono utilizzati esclusivamente per l’invio del nostro periodico. 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