Dicembre 2014 - Suore San Giuseppe Cuneo

Periodico della Congregazione
delle Suore di San Giuseppe di Cuneo
Dicembre 2014 n. 3
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I ro Amici
La tua nascita, Bambino Gesù,
riempie di gioia tutta la terra.
Editoriale
Sommario
Editoriale
Spiritualità
Natale come famiglia
p. 2
p. 3
Notizie storiche
La congregazione:
'terra buona' come
una 'Famiglia'
p.4
Attualità
La famiglia è promettente,
nonostante le statistichep. 7
Testimonianze
Gioia di essere famiglia p. 8
Spalanchiamo le nostre portep. 8
Un'esperienza
di affido familiare
p. 9
Una famiglia in viaggio...p. 10
In una 'terra nuova'
p.12
Notizie
...dalle nostre comunità
e dai Laici del Piccolo Disegno
Entrata in noviziato
di Sonia Fontana
p. 13
Un servizio alla Chiesa
p. 13
Il ricordo di Rina...
p. 15
Vent'anni di presenza
in Romania
p. 15
Alcuni flash di vita vissuta p. 19
Spazio giovani
Risonanze
p. 20
Semi di Comunione
Incontrarsi per condividere
e ringraziare
p. 23
Per pregare
p. 30
Appuntamenti
p. 31
2
La Chiesa
si china sulla famiglia
I
l 2015 sarà ancora un anno
importante per la famiglia.
Non era mai accaduto nella storia della Chiesa che un pontefice
convocasse a un anno di distanza
l’uno dall’altro due Sinodi, uno
straordinario e l’altro ordinario,
sullo stesso tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto
dell’evangelizzazione”.
E non poteva essere altrimenti,
vista la profonda crisi spirituale e
sociale che ha colpito soprattutto la famiglia.
«Per ricercare ciò che oggi il Signore chiede alla sua Chiesa
dobbiamo prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire “l’odore” degli uomini di oggi, fino a restare impregnati
delle loro gioie e speranze, delle loro tristezze e angosce; a
quel punto sapremo proporre con credibilità la buona notizia
sulla famiglia. Famiglia che continua a essere scuola di umanità
senza pari». (Papa Francesco)
La famiglia deve essere accolta, accompagnata e tutti siamo
chiamati a metterci in ascolto dei problemi e delle attese che
vivono oggi tante famiglie, manifestando a esse vicinanza e
proponendo loro in maniera credibile la misericordia di Dio.
Anche noi vogliamo metterci in ascolto della famiglia di oggi
che, nonostante le ombre, è la cosa più bella del mondo, il motore della storia. Attraverso le testimonianze proposte in queste
pagine, lasciamoci interpellare dalla “bellezza” della famiglia
riflessa nella testimonianza quotidiana che molte famiglie offrono alla Chiesa e al mondo con la loro fedeltà, la loro fede, la
loro speranza e il loro amore, nonostante le difficoltà.
La Santa Famiglia di Nazaret, modello di comunione e amore
vero, ridesti nella nostra società “la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, bene inestimabile e insostituibile”. (Papa Francesco)
L’équipe della comunicazione
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Spiritualita
NATALE COME FAMIGLIA
“Maria rispose all’Angelo:
’Ecco la serva del Signore;
si compia in me secondo
la sua parola’. Poi Giuseppe salì dalla Galilea a
Betlemme per professare
sudditanza a Cesare, con
Maria sua sposa e donna
già incinta …Ella partorì il
suo figlio primogenito e
lo avvolse con panni e lo
pose nella mangiatoia …”. Così scrive S. Ignazio di Loyola alla quarta settimana degli ‘Esercizi Spirituali’ quando propone la meditazione
dei “Misteri della vita di Cristo Signore” e in
un altro passaggio, parlando dell’Incarnazione
di Gesù, ne richiama la storia e ne dà la motivazione dicendo: “Le tre Persone divine osservano il mondo e, vedendo tutti gli uomini
scendere all’inferno, decidono nella loro eternità, che la seconda Persona si faccia uomo per
salvare il genere umano e così, giunta la pienezza dei tempi, inviano l’Angelo San Gabriele
a nostra Signora”.
Con S. Ignazio, anche noi possiamo cogliere
che tutta la storia della nostra salvezza sgorga
dal Mistero dell’Incarnazione di Gesù, decisa
dalla Trinità celeste e realizzata con la disponibilità di Maria, umile ancella piena di grazia,
e di Giuseppe, uomo giusto e docile ai voleri
dell’Altissimo.
Nel piccolo Bambino di Betlemme contempliamo “la gloria del Figlio Unigenito, venuto dal
Padre”. Egli, prendendo dimora in mezzo a noi
“per opera dello Spirito Santo”, come dice S.
Paolo nella lettera ai cristiani di Filippi, “pur essendo nella condizione di Dio … ha svuotato
se stesso e ha assunto una condizione di servo”.
Gesù è Colui che “il Padre ha santificato e
inviato nel mondo” (Gv.10,36). Il teologo ed
esegeta Bruno Maggioni nel suo saggio ‘Alle
radici della sequela’ spiega che ‘santificato’ significa che “Gesù appartiene al Padre ed è tal-
mente unito a Lui da poter
dire: Io e il Padre siamo
una cosa sola”;’inviato’ altro non è che la sua “missione di rivelare al mondo
quest’ appartenenza …
diventare in tutto la trascrizione visibile, storica,
luminosa dell’amore di
Dio per l’uomo”.
L’Emmanuele, il Dio con
noi, è quindi Gesù incarnato, il Figlio amato
nel quale “il Padre si compiace”, il Figlio di Dio
che, “amando gli uomini fino alla fine”, vive
sulla terra la sua eterna e unica relazione d’amore al Padre.
Per la sua vita terrena, Gesù ha anche avuto in
dono dal Padre una famiglia umana in cui poter “crescere e fortificarsi nello spirito”; si potrebbe dire che è sempre vissuto ‘dentro una
famiglia’, in quei rapporti essenziali che la costituiscono: da tutta l’eternità ha ‘abitato’ la comunione Trinitaria con il Padre e lo Spirito Santo, e su questa terra ha avuto sua Madre Maria
e Giuseppe che hanno costituito il ‘luogo’ in
cui progredire “in sapienza, età e grazia”.
S. Ignazio, inoltre, facendoci contemplare il Mistero dell’Incarnazione di Gesù, ne pone tutta
la preparazione all’interno della vita della SS.
Trinità e usa alcune parole significative per descrivere il nascere e il realizzarsi del progetto
della salvezza come frutto d’infinito amore.
Egli dice che dal loro trono celeste le Tre Divine Persone: osservano il mondo, vedono l’agire degli uomini e decidono di operare la santissima incarnazione. Di queste parole, Gesù,
facendosi uomo, ne fece il suo pane, obbedì
al Padre e si fidò di Lui fino a morire in croce,
realizzando così la nostra salvezza.
Queste ‘tre’ piccole e importanti parole si rispecchiano nell’atteggiamento dei pastori che
la notte del Santo Natale vegliano, osservano con interesse e amore il loro gregge nella
regione di Betlemme e, mentre “pernottano
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Notizie storiche
all’aperto facendo la guardia” alle loro pecore,
vedono un Angelo; sono avvolti da una luce
gloriosa e provano “un grande timore”; odono
un canto di lode e un annuncio di gioia e di
pace; ricevono un ‘segno’ e decidono di andare senza indugio a vedere l’avvenimento. Nel
suo Vangelo S. Luca scrive che
“trovano Maria e Giuseppe e
il bambino adagiato nella mangiatoia”.
Trovano una piccola e ‘normale’ famiglia, accogliente e disponibile a ricevere dei visitatori
sconosciuti nel cuore della notte e mostrare
loro il neonato bambino che, nell’evidente
povertà dell’improvvisata abitazione, appare
“adagiato e avvolto” con tutta la cura di un
grande amore.
I pastori, soprattutto, secondo la bella intuizione di Balthasar, hanno la conferma che i loro
occhi stanno vedendo il “segno promesso”
dall’alto dei cieli, stanno riscontrando la piena
corrispondenza dell’avvenimento con la descrizione fatta dall’Angelo: tutto ciò che appare davanti a loro “coincide” con le parole del
messaggero celeste.
Ora che hanno incontrato il Salvatore annunciato, possono riferire quanto “è stato detto
loro del Bambino”, suscitando grande stupore
in chi li ascolta; possono tornare alla vita di prima, glorificando e lodando Dio. Nulla, infatti, è
più come prima: l’avvenimento si è compiuto
e il cerchio delle relazioni tra cielo e terra si è
allargato; proprio loro, i piccoli e ultimi, subito dopo Maria e Giuseppe, hanno dato inizio
all’espansione della ‘nuova famiglia’ di Gesù
sulla terra, famiglia chiamata a farsi popolo per
tutte le genti: “A quanti accolgono il Figlio Unigenito del Padre e credono nel suo Nome, è
dato il potere di diventare figli di Dio”.
Possa questo Natale renderci più capaci di ‘vedere’ in Gesù Cristo la salvezza che ci è offerta,
di udire attorno a noi il richiamo del prossimo e
di decidere ‘senza indugio’ di voler essere fratelli, secondo la grande famiglia che la Trinità
celeste ha certamente sognato guardando il
mondo e decidendo di inviarvi il “Figlio Unigenito, pieno di grazia e verità”.
Buon Natale a tutti.
Suor Irene Botasso
La Congregazione: ‘terra buona’ come una ‘Famiglia’
Le Suore di S. Giuseppe, secondo il pensiero del loro Fondatore, il Gesuita Padre Jean
Pierre Médaille, riportato nei ‘Regolamenti Primitivi’, sono chiamate a “guidare il prossimo
all’imitazione della vita di Gesù, Maria e Giuseppe, e all’unione con Dio e con il prossimo.
Per meglio conseguire questo fine, abbracceranno, nei limiti della loro condizione e del loro
lavoro, tutte le opere di misericordia spirituali
e corporali di cui può occuparsi una donna,
sempre in atteggiamento di piccolezza e di annientata umiltà”.
La Congregazione delle ‘Suore Giuseppine’
di Cuneo, fin dal suo sorgere, si è occupata dei
più bisognosi che ha accolto nella Casa Madre,
prima di poter trovare un luogo più adatto a
ciascuno. Il piccolo ‘seme’ delle origini è cresciuto e diventato un albero e “gli uccelli del
cielo hanno fatto il loro nido fra i suoi rami”.
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È così che dopo le bambine orfane a causa
del colera, accolte nei locali della Canonica
della Cattedrale, dopo la scuola infantile tenuta negli ambienti di Via Barbaroux, la nuova
Casa Madre traslocata in Corso Gesso, alla fine
del 1800 e inizio del secolo seguente, diventava il’vivaio’ di alcune opere di misericordia
necessarie a quel momento: il primo ‘seme’
bisognoso di scendere in una terra buona che
lo facesse germogliare e crescere, come tutte le richieste che seguiranno, era ancora una
volta, evangelicamente costituito dai piccoli,
dagli ultimi, dai poveri senza tetto e famiglia;
nel 1890 a essere accolte dalle Suore di S. Giuseppe nella loro Casa Madre, erano
le ‘Protette’
bambine e ragazze “prive di uno o di entrambi
i genitori che versavano in misere condizioni
materiali e morali, a cui nessuno pensava né
Notizie storiche
provvedeva…”. Furono ospitate e divennero “caro prossimo” di una ‘Famiglia’ altrettanto povera a quel momento, ma ricca di
fede nella Divina Provvidenza; la Congregazione delle Suore di S. Giuseppe di Cuneo,
infatti, a seguito della Legge di soppressione, aveva perso tutti i suoi beni, incamerati
dal Governo, e non possedeva più “risorse
su cui contare, non solo per colmare i tanti
debiti, ma anche per fare fronte alle spese ordinarie della vita”. Pur rischiando di
mancare del necessario per le suore, dopo
aver pregato, le Superiore “nell’intento di
creare alla Congregazione un campo di
continuata carità verso la classe dei meno abbienti”, decisero di sostituirsi alla “Damigella
Rosso Marianna, che aveva dato inizio all’Opera accogliendo le prime otto ricoverate” e
disponendo per loro una consistente somma
di denaro.
L’Istituto delle ‘Protette di S. Giuseppe’ rimase nella Casa Madre fino al 1905, poi si
trasferì in un locale “preso a pigione” (Casa
Quaglino in Corso Nizza /Regione Orti) e nel
1908 andò ad abitare in Via L. Bertano n.19
in una “sede preparata appositamente dalla
Congregazione su terreno donato dal Parroco
del Sacro Cuore, Canonico Dalmazzo Peano”.
A queste “giovinette le suore impartivano l’istruzione elementare e insegnavano i lavori di
mano e domestici” che avrebbero costituito il
mezzo di un onesto sostentamento per la vita.
Accanto alle ‘Protette’, nel 1902, venne accolta la prima Sordomuta e prese avvio l’Istituto a cui dedicò tutta se stessa Sr. Filippina
Clerico, assieme a tante altre Suore appositamente preparate per questa Scuola speciale.
Le Sordomute
progressivamente aumentate di numero, rimasero parecchi anni in Casa Madre fino a
quando, nel 1920, il benefattore Giovanni Viale donò alla Congregazione una bella casa tra
Via C. Boggio e Corso Dante; qui si stabilirono,
ampliandosi ulteriormente e accogliendo in
seguito la Sezione maschile e l’Istituto ‘Stella
Mattutina’ per bambini portatori di handicap.
Anche il Comitato della
‘Protezione della Giovane’
ebbe inizio nei locali della Congregazione delle Suore di S. Giuseppe e, “dopo essere stato
ospitato per trentasei anni nei parlatori della
Casa Madre, venne in possesso di una Casa
propria, funzionante come Casa Famiglia e Ricovero, dove le Suore che vi erano preposte
trovarono largo campo per una buona opera
di apostolato”.
Già nel 1897 era nata a Friburgo in Svizzera
una “Associazione Cattolica Internazionale di
servizio per la gioventù femminile” (ACISJF) di
ogni nazionalità, perché le ragazze “che lasciavano il loro Paese non si dovessero trovare isolate e senza appoggi in un luogo straniero”. Fu
il Papa Leone XIII ad approvare l’Associazione
che venne posta sotto la protezione di Nostra
Signora del Buon Consiglio.
Nel febbraio 1902, in Italia, sorse l’Associazione Cattolica delle Opere per la Protezione della Giovane il cui ideatore e iniziatore fu il Prof.
Rodolfo Bettazzi, Professore di Matematica
all’Accademia di Torino, Fondatore e Presidente della ‘Lega per la moralità’e particolarmente
sensibile alla “triste e vergognosa tratta delle
bianche”. Nella sua iniziativa fu sostenuto dal
Cardinale Richelmy che sentiva come lui l’urgenza di “promuovere un’attività organizzata
che tutelasse le giovani costrette, per vari motivi, ad abbandonare la propria famiglia …”.
L’Associazione italiana chiese di essere aggregata a quella di Friburgo e ne adottò lo Sta-
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Notizie storiche
tuto, apportandovi quelle modifiche che lo
rendevano più adatto al nostro ambiente. Fin
dall’inizio si stabilì con chiarezza che “si tratta
di un’Associazione Cattolica perché devono
essere cattoliche le Signore che la compongono – mentre le ragazze assistite possono appartenere a qualsiasi religione - e perché evangelico deve pure essere lo spirito che anima la
vita e lo stile di accoglienza e di rispetto della
libertà nel rapporto con le giovani”.
Il Comitato di Cuneo “ha vita il 28 maggio
1902 per volontà del Vescovo Mons. Andrea
Fiore” il quale, “per dare sviluppo e continuità all’Opera, la consegna alla Congregazione
della Suore di S. Giuseppe affinché ne assuma la direzione morale ed economica”. La
Superiora generale, Madre M. Cristina Bovio,
designa come Direttrice suor Giuliana Martini e, vedendo la necessità di un ospizio per
le giovani di passaggio, “destina a quest’ uso
una cameretta delle Protette”, che si trovano
in Casa Madre e la cui sede poco dopo sarà
trasferita. Il piccolo ambiente viene arredato
con una questua in città e il contributo del Comitato.
I primi anni sono caratterizzati dalla povertà, ma sono molte le ragazze che si rivolgono all’Associazione: circa duecento all’anno,
“mandate dai parroci, condotte dalla polizia
ferroviaria e dalla questura, raccolte dalla strada, sottratte a situazioni pericolose. Le giovani
emigrate che si rivolgono al Comitato vengono provviste di tessera che le rende conosciute e protette lungo il viaggio e nel paese in
cui si dirigono; il Comitato, se avvertito, manda persone alla stazione ad aiutare le giovani
inesperte e sole; alloggia nell’Ospizio quelle
di passaggio che poi segnala e raccomanda
ai Comitati delle Città dove devono passare o
dove si dirigono” (Statuto 1913).
In ogni situazione cerca di dare consigli e appoggi, impiego temporaneo nell’Ospizio o in
altri Istituti e famiglie fidate. Durante la guerra,
cerca di venire incontro alle donne i cui mariti sono al fronte. Quando le leggi diventano
apertamente avverse alle donne, l’Opera continua la sua attività e in ottemperanza alle ri-
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chieste del Governo cambia nome diventando
“Associazione Nazionale” ma conserva le sue
originali “intenzioni e carattere di internazionalità”.
Intorno agli anni 1927/’30 l’Ospizio diventa
anche ‘Ricovero notturno’; viene ampliato e
accoglie il ‘Refettorio Materno Infantile’, prendendo in affitto un piccolo alloggio con nove
letti e una cucina in Via Asilo, angolo Via Garibaldi, sotto la direzione delle suore Giuseppine. Diventato lo spazio sempre più insufficiente, si chiede e ottiene un ambiente nel Palazzo
Lattes, tra Via Bonelli e Via Barbaroux, di proprietà municipale in cui si può disporre di 11
camere e si dà inizio anche ad un Asilo Nido.
Si trasloca appena quattro anni dopo, poiché
il Comune deve provvedere a delle ristrutturazioni del palazzo per adattarlo a Scuola Professionale e si affitta un altro alloggio con undici
camere in Via S. Sebastiano n.7, mentre il Nido
e il Refettorio Materno passano all’OMNI.
Finalmente, nel 1937, si prospetta la possibilità di comprare una casa in Via Bersezio n.2729, acquisto che viene realizzato nel novembre
di quell’anno dalla Congregazione delle Suore
di S. Giuseppe per farne poi, nel 1972, un atto
di donazione all’Associazione Cattolica Internazionale al Servizio della Giovane.
La ‘Protezione della Giovane’ ne prende possesso nel 1938 e vive la gioia di aver realizzato un sogno di tanti anni: avere una Casa sua.
Una gioia, almeno pari, l’ha certamente provata la Congregazione: nuovamente un ’seme’,
germogliato nel suo grembo, ormai cresciuto e irrobustito, ha preso a vivere con le sue
forze, è partito per le sue vie e continuerà a
espandersi e dare buoni frutti.
Non avviene forse così in una ‘normale’ famiglia, dove i figli nascono e crescono e poi percorrono la loro strada realizzando se stessi e la
propria vocazione nel mondo? È bello quando
sanno guardare al cammino fatto e dimostrare
gratitudine per quanto hanno ricevuto e sono
diventati capaci, a loro volta, di donare. Così
sia in ogni nostra famiglia!
A cura di suor Irene Botasso
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Attualita
La famiglia è promettente, nonostante le statistiche
Viviamo oggi in un
tempo in cui il contesto culturale, sociale
ed economico sembra fare di tutto per
screditare, privatizzare e delegittimare la
famiglia, mostrandocela prevalentemente
come un’istituzione
in crisi e socialmente
superata, sempre più
fluida, sfumata e multiforme. Dalle recenti
pressioni per il riconoscimento di certi diritti
individuali (coppie di fatto, fecondazione eterologa, omogenitorialità, teoria del gender) al
protrarsi della crisi economica e di valori del
nostro Paese, incapace di politiche familiari
favorevoli. Aumentano le convivenze, crescono le separazioni e i divorzi, ci si sposa sempre di meno e sempre più tardi, con la conseguenza di un basso indice di natalità e un alto
tasso d’invecchiamento della popolazione.
Tra così tanti aspetti esaminiamo solo un
dato: il calo dei matrimoni. È di qualche settimana fa, ad esempio, la notizia (report annuale Istat) che nel 2013 in Italia, per la prima
volta, il numero dei matrimoni è sceso sotto
quota duecentomila, ben 13.081 (il 6,3%)
in meno rispetto al 2012; se ne sono infatti celebrati 194.057, di cui il 42,5% con rito
civile. Un trend negativo che comunque non
è una novità, dal momento che in quaranta
anni il numero delle nozze in Italia si è più che
dimezzato con un crollo di oltre il 20% solo
negli ultimi cinque anni. Sembra un quadro
desolante, e forse lo è.
Ma, nonostante le statistiche, anche oggi
dobbiamo saper guardare alla famiglia con
ottimismo, non solo perché, sia pur nelle sue
fragilità, è maggiormente riconosciuta “cellula della società”, ma perché essa è “la fabbrica della fiducia e della socialità”, capace
di contagiare di fiducia la comunità in cui è
inserita. La famiglia è
dunque promettente,
è una “bella notizia”!
E non solo per gli attori del processo sinodale (e innovativo)
voluto da papa Francesco.
Lo è per i bambini:
la famiglia è il luogo,
dove fanno esperienza di amore, in cui
crescono e diventano uomini. Lo è per i giovani, perché è al primo posto tra i valori fondanti per la loro vita: sognano nel loro futuro
una bella e stabile famiglia, anche coloro che
hanno sofferto carenze affettive da parte dei
loro genitori o che hanno avuto grandi sofferenze per il fallimento del legame coniugale.
Lo è per gli innamorati, dove l’esperienza forte di quell’amore glielo fa percepire (e desiderare) come “indissolubile”, non in forza di
una legge ecclesiastica, ma per un’energia
intrinseca e generativa che li proietta verso il
futuro. E quanti di loro oggi decidono, controcorrente, di sposarsi, e di farlo in chiesa, lo
fanno con più consapevolezza e convinzione,
incamminandosi con coraggio in un progetto
d’amore di cui intuiscono la grandiosità, ma
di cui ignorano il domani. Questo coraggio
domanda anche a noi di credere nella famiglia, anzi di credere in ogni famiglia: non una
fede ideologica che ci fa stimare solo la famiglia ideale, ma una fede che ci fa credere
nelle nostre famiglie concrete, con le loro povertà e imperfezioni. Famiglie capaci (e sono
tante) di vivere la loro vocazione con fedeltà
e impegno.
Se la famiglia oggi merita un atto di fede, ciò
non è giustificato dalla convinzione che essa
sia perfetta, ma soprattutto dal “mistero grande” che essa racchiude e può testimoniare.
Angela e Tommy Reinero
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Testimonianze
GIOIA DI ESSERE FAMIGLIA
In un mondo caratterizzato dall’autoreferenzialità, dal desiderio di ottenere tutto anche a
detrimento della felicità degli altri, dalla crisi
economica che conduce ciascuno a pensare
esclusivamente a se stesso, appare difficile scorgere la gioia dello stare insieme, esperienza che
trova il primo riscontro in famiglia. Ma è la quotidianità ciò che rende attraente lo stare insieme. Il primo sorriso di tua figlia di pochi mesi, lo
stupore sul viso del piccolo di due anni per una
nuova scoperta, o semplicemente una serata
trascorsa ad ascoltarsi e a raccontarsi la giornata. La famiglia è una realtà naturale che nella natura umana riconosce la propria ragion d’essere,
in quanto l’uomo è limitato e necessitante di trovare completamento negli altri. E ponendo Dio
al centro, pregando uniti è possibile custodire i
rapporti interpersonali, facendo esperienza della sua misericordia. A chi gli chiedeva quando
precisamente avesse fatto la prima esperienza di
Cristo, il teologo Von Balthasar rispondeva senza esitazioni in famiglia. Famiglia dunque quale
luogo primario dell’educazione ai valori umani
e alla fede cristiana,
manifestazione
di
quell’esperienza
fondamentale
della persona che è la relazione con l’altro. “La
famiglia - ricorda Papa Francesco - non è la somma delle persone che la costituiscono, ma una
comunità di persone, e una comunità è di più
che la somma delle persone.
È il luogo dove si impara ad amare, il centro
naturale della vita umana. (…) Si potrebbe dire,
senza esagerare, che la famiglia è il motore del
mondo e della storia”.
Angelo e Ester Campagna
SPALANCHIAMO LE NOSTRE PORTE
Ci chiamiamo Antonella e Roberto De Oliveira, siamo sposati dal
1998 e abbiamo una
figlia di 13 anni che
si chiama Arianna. A
parer dei medici è un
miracolo in quanto io,
Antonella, non potevo
avere figli. Ci siamo
conosciuti come volontari in un Orfanotrofio a Torino. Entrambi,
eravamo
innamorati
dell’Eucaristia quotidiana. Siamo di nazionalità diverse, io italiana e Roberto brasiliano
e fin da subito abbiamo cercato di unire le nostre esperienze spirituali, vivendo un cammino
di purezza per preparaci bene al matrimonio.
È sempre stato nostro desiderio formare una
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famiglia cristiana. Eravamo appena sposati
quando una coppia
di giovani amici fidanzati ci chiese aiuto in
quanto stavano attraversando un periodo
di crisi. Abbiamo subito proposto loro di
pregare insieme a noi,
invitandoli una sera a
casa. Questa coppia
ci chiese di aiutare anche altri amici e così,
nel giro di pochissime
settimane, circa 30 giovani affollavano la nostra piccola sala. Era una
gioia immensa pregare insieme! Alcuni di loro
addirittura non frequentavano nemmeno la
Chiesa perché nelle proprie famiglie non erano stati educati alla fede. Grazie alla preghiera
Testimonianze
scoprirono la bellezza del Cristianesimo. San
Giovanni Paolo II il 22 ottobre 1978 c'incoraggiava a non avere paura di spalancare le porte
a Cristo! Capimmo che dovevamo continuare
ad essere ‘UN PONTE’ per portare le persone alla Chiesa. Sono trascorsi quindici anni e
nel frattempo abbiamo fondato un Gruppo di
Preghiera e un’Associazione denominati Santa Famiglia di Nazareth e ci ritroviamo settimanalmente. È commovente vedere bambini
e ragazzi adolescenti che pregano compostamente insieme a noi adulti. Ci occupiamo
anche di organizzare pellegrinaggi perché siamo convinti che raccogliersi qualche giorno a
Medjugorje, Lourdes o Fatima aiuti a riscoprire il valore della preghiera. Per dare continuità
all'esperienza dei pellegrinaggi sosteniamo i
pellegrini con le loro famiglie ad iniziare Grup-
pi e Cenacoli nelle loro rispettive Parrocchie.
Dopo tanta preghiera abbiamo deciso di aiutare i bambini più bisognosi del Brasile. Per
cercare di offrire concretamente un aiuto, stiamo costruendo una casa e una cappella nella
terra originaria di mio marito, dove la realtà
della vita è molto più difficile. Per noi tutto si
costruisce pregando e, con l'aiuto delle persone del posto, abbiamo dato avvio anche a 9
Cenacoli proprio nella zona in cui si edificherà la casa di accoglienza in Brasile. Sappiamo
che la preghiera è molto importante e gradita
al Signore e che deve portare frutti nella Sua
Vigna. Sappiamo che Lui ci ha donato tanto
e, come dice il Vangelo, a chi più sarà dato
più verrà chiesto; per questo, come famiglia,
cerchiamo di ricambiare il Suo Amore.
Antonella e Roberto
UN’ESPERIENZA DI AFFIDO FAMILIARE
Era l’ottobre del 2008 quando Giorgio (nome
di fantasia) entrò a far parte della nostra vita.
Giorgio era un bambino vivace, affettuoso, ma
aveva anche qualche problema. I genitori erano
entrambi senza lavoro e non andavano molto
d’accordo fra di loro, anzi litigavano continuamente. Le condizioni ambientali in cui Giorgio
viveva non erano proprio salutari. Disordine e
sporcizia erano dominanti nella sua casa. Così il
Tribunale dei Minori, sentiti i Servizi Sociali, decise l’affido. Mentre, per il padre, appartenente
ad un'altra cultura, questo non era un problema, per la madre era come un sopruso e cercava in ogni modo di ostacolarci. L’affido, che
inizialmente era diurno, diventò residenziale.
Giorgio, da un certo punto di vista, sconvolse
la nostra vita. Io e mia moglie dovemmo cambiare l’organizzazione quotidiana, non essendo
abituati ad avere bambini che circolavano per
casa. Ma, d’altra parte, grazie a quest’esperienza, ci stavamo arricchendo ogni giorno. Ogni
volta che le maestre ci raccontavano i miglioramenti di Giorgio a scuola, ma anche quello che
noi notavamo in tutti i momenti quotidiani, ci
rendeva felici.
Per affrontare meglio l’affido ci siamo rivolti
anche a gruppi di genitori affidatari come noi.
Ascoltando i racconti delle altre famiglie, tutti noi condividevamo la sofferenza e la gioia.
Di una cosa eravamo proprio convinti: ai nostri
piccoli dovevamo sempre trasmettere serenità
e fiducia, specialmente nel delicato momento
della separazione; sono i bimbi i veri protagonisti e le loro emozioni devono sempre essere nei
pensieri e nel cuore di ciascuno.
L’affido di Giorgio è durato due anni. Il nostro
progetto di aiuto e sostegno, però, continua
tuttora con un'altra bambina che aiutiamo a
fare i compiti nel pomeriggio.
L’esperienza dell’Affidamento Familiare è una
delle avventure più emozionanti, coinvolgenti e
arricchenti che la nostra famiglia abbia avuto il
dono di vivere. Consigliamo a tutte le famiglie
di poter fare la stessa esperienza. È importante partire da una buona conoscenza dell’argomento e da una formazione e poi metterci tutto
il proprio entusiasmo.
Una coppia di Genitori Affidatari
Per chi fosse interessato a saperne di più:
EQUIPE AFFIDI presso il Consorzio SocioAssistenziale del Cuneese – CSAC
– via Rocca de’ Baldi 7 – Cuneo –
tel 0171 334180 – [email protected]
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Testimonianze
UNA FAMIGLIA IN VIAGGIO NELL'ALTRA FACCIA DELL'ARGENTINA
Siamo partiti il 5
settembre scorso.
Eravamo tutti e
quattro abbastanza
agitati perché non
sapevamo cosa ci
aspettava. L'incontro di qualche mese
prima, con Suor
Rosa e Suor Renza
a Cuneo, ci aveva
dato molta tranquillità ma era evidente
dalle loro parole
che avremmo vissuto un’esperienza decisamente diversa da
quella che siamo abituati a vivere nella vita
di tutti i giorni.
Il viaggio è stato lungo, ma non così logorante. I bambini, Matilda e Felipe, erano entusiasti di viaggiare in aereo. Giunti a Buenos Aires il tempo era brutto. Piovoso. Era
mattino.
Ad aspettarci all'uscita di quell'immenso aeroporto c'erano Suor Renza e il suo collaboratore Victor.
Appena incontrati, tutto ci sembrò naturale.
Ci accolsero entrambi con dei grandi sorrisi e il viaggio dall'aeroporto a Berazategui,
dove avremmo vissuto per i successivi quindici giorni, passò rapidamente.
Suor Renza ci fece da "guida" spiegandoci
le caratteristiche del vastissimo territorio Argentino che incontravamo strada facendo.
Arrivati al "barrio" (quartiere) devo ammettere che ci colpì immediatamente lo stato di
povertà. Quella vera però. Non quella che
siamo abituati a intendere noi. Nei quartieri
periferici di Buenos Aires le case sono scheletriche, minimali. Alcune neanche finite, a
causa della mancanza di denaro.
Nel "barrio" dove vivevamo non esistono
bar o negozi. Solo alcuni chioschi che rivendono generi di prima necessità.
La prima cosa che notammo furono le in-
10
ferriate su tutte le
finestre. Questo dimostrava in modo
evidente che esiste
un problema radicato di furti o violazione delle case
altrui.
All'arrivo nella casa
di Suor Renza fummo accolti dalle
ragazze in maniera
gioiosa e cordiale.
Questo è sicuramente
l'aspetto
che più ci ha colpito. Nonostante non abbiano molto sono estremamente gentili e ospitali. Ricordiamo ancora oggi con tanta gioia
e tanto affetto il viso di ognuna di loro. Nel
periodo in cui siamo rimasti da Suor Renza
cadevano due avvenimenti importanti per la
nostra famiglia. Il 13esimo compleanno di
Matilda e il nostro 14esimo anniversario di
Matrimonio.
Rimarranno sicuramente il più bel compleanno e il più bell'anniversario che ricorderemo. Le ragazze, con qualche risparmio,
hanno fatto un regalino a Matilda arricchito
da una bellissima lettera. Lo stesso fecero
per noi. Furono due momenti molto intensi
ed emozionanti.
È incredibile come quelle ragazze, che nella
loro vita ne hanno viste di tutti i colori, siano così generose di cuore. Ci hanno sempre
trattato come parte della famiglia. Per non
parlare di Felipe che, avendo otto anni, è
diventato immediatamente la "mascotte"
della casa e buon amico del figlio di una collaboratrice di Suor Renza. Giocavano spesso
insieme pur non comprendendo l'uno la lingua dell'altro.
Le ragazze nella vita di tutti i giorni vanno a
scuola e studiano. Suor Renza cerca di inserirle nella scuola privata con non pochi sacrifici economici. L'istruzione pubblica è un
Testimonianze
disastro. Caratterizzata da assenteismo, prima di tutto degli insegnanti.
Le ragazze escono quasi esclusivamente per andare a scuola perché il
"barrio" è pericoloso e pieno d’insidie per quelle ragazzine che comunque hanno già vissuto sulla loro
pelle esperienze terribili di violenza
familiare. Dare a loro una buona cultura e tenerle lontane dalla strada è
il metodo migliore per Suor Renza
per indirizzarle sulla retta via.
Che dire di Suor Renza. Il primo aggettivo che ci viene in mente è “Forza e Coraggio”. Una suora in prima
linea, come è stata Suor Rosa, per
tanti anni; e tutti la ricordano con
moltissimo affetto e nostalgia.
Suor Renza ha un ruolo fondamentale. Non
solo dal punto di vista di tutela legale. Ma
soprattutto, per queste ragazze, è un punto di riferimento indispensabile. Una madre
ferma e sicura che trasmette alle ragazze
affetto, comprensione e il "senso della famiglia".
Gestisce con attenzione i contatti che hanno
nella scuola e cerca in tutti i modi di centellinare anche l'uso di facebook e altri social
network. Insomma svolge un lavoro pratico
importantissimo, ma anche un determinante lavoro psicologico per aiutarle ad avere
fiducia in se stesse e in un futuro prossimo,
lontano da situazioni negative. Spesso si
trova di fronte a un mare di burocrazia vincolante e opprimente. A volte i genitori
stessi delle ragazze sono problematici. In
alcuni casi cercano in qualche modo di "riprendersele" per incanalarle nel mondo della prostituzione o dell'illegalità.
Nell'hogar (casa) abbiamo passato serate e
momenti indimenticabili e sarà per noi per
sempre un’esperienza molto intensa e formativa che ci porteremo nel cuore.
Nelle giornate abbiamo visitato gli "hogar"
delle Suore dislocati nei vari quartieri circostanti, dove bambini abbandonati, dimenticati o maltrattati vengono accolti e amati.
In giro c'è molta violenza. L'uomo non ha
nessun concetto di difesa della famiglia. La
donna fa quello che può. La cosa più logorante per noi è stato il grande senso d’impotenza che ti prende nei confronti di questa
violenza familiare quotidiana. È quello che
fa più rabbrividire. Negli hogar delle Suore
invece c'è molta armonia e amore. Li abbiamo visitati tutti e in ognuno di loro abbiamo
trovato donne come Mirta e altri volontari
molto gentili e impegnati. Queste persone
sono una luce di speranza per questi bambini e ragazzi dimenticati da tutti.
Ma siamo rimasti sconvolti della situazione
della "villa miseria" che Suor Renza ci ha
fatto visitare un pomeriggio. È il "quartiere"
più povero della periferia di Buenos Aires.
Un ammasso di baracche e casette diroccate. Anche qui una famiglia di volontari aiuta
i bambini a togliersi dalla strada. Ma nella
"villa" la miseria e la violenza sono devastanti. E le condizioni di vita disumane.
Sicuramente questo viaggio ci ha lasciato un
segno nel cuore. Che non dimenticheremo
mai. E ci ha insegnato molto in soli quindici
giorni. Ci ha fatto capire che si può vivere
di piccole ma importanti emozioni. E ci ha
fatto capire quanto qui siamo estremamente
fortunati.
Roberto, Raffaella, Matilda, Felipe
11
Testimonianze
IN UNA “TERRA NUOVA”
Otto anni fa, circa, mi fu proposto, da persone appartenenti al movimento END, di accompagnare,
in qualità di “consigliere spirituale”, un’équipe di
giovani coppie, che stavano iniziando il loro iter
formativo. END? “Consigliere spirituale”? “équipe”? Conoscevo appena l’esistenza di questo movimento e dovetti impegnarmi molto per capire in
quale mondo sarei entrata nell’eventualità di una
risposta affermativa.
END! Questa sigla a prima vista enigmatica, sta
per Équipes Notre Dame, movimento laicale di
spiritualità, nato in Francia (Parigi) intorno al 1938
per iniziativa di alcune coppie e di un sacerdote,
padre Henry Caffarel e posto sotto la protezione
di Maria (Notre Dame). Il movimento è ora internazionale (9500 gruppi di coppie, le équipes,
appunto) ed è un movimento di formazione e di
riferimento per sposi cristiani, che desiderano
compiere un itinerario di conversione permanente
per vivere e incarnare, nella realtà di ogni giorno,
la grazia del sacramento del matrimonio. La formazione delle coscienze al senso di responsabilità
personale sollecita a impegnarsi per il Regno, ma
non ci sono ricette; ogni coppia si mette a servizio
secondo i propri carismi e possibilità. Le équipes,
in cui si effettua un percorso formativo permanente, si costituiscono in forma libera e, dopo un tempo di “iniziazione”, le coppie decidono se assumere oppure no gli impegni richiesti. Ogni équipe
è composta da un numero variabile di coppie (in
genere da cinque a sette) e da un Consigliere o
accompagnatore Spirituale (CS), che con loro condivide i diversi momenti formativi e partecipa esistenzialmente ai vari eventi della loro vita, come
in una famiglia allargata. Il CS, per la competenza
che deve essergli propria, è soprattutto riferimento per quanto concerne la preghiera e gli argomenti di studio, elementi costanti negli incontri di
équipe, che hanno cadenza mensile. Luogo degli
incontri sono, possibilmente a turno, le case delle
coppie stesse.
Il consigliere spirituale, in genere e fin dall’inizio, è
stato un sacerdote, ma gli attuali cambiamenti socio-culturali, in alcune situazioni (per ora sporadiche), hanno aperto la possibilità di affidare questo
servizio a persone consacrate. In ogni caso nelle
END vi è sempre un confronto esistenziale tra due
vocazioni, due diverse modalità di vivere il Batte-
12
simo. Fu nel clima dei suddetti mutamenti, che
emerse la proposta da me ricevuta otto anni or
sono ed a cui seguì, due anni fa, la richiesta di un
servizio analogo in quella che si denomina <équipe di Settore>. L’équipe di Settore collega le équipes di un dato territorio e promuove e organizza
per loro iniziative specifiche: esige un vero lavoro
di “squadra”. Di fronte a tali inedite prospettive di
impegno per la famiglia, l’apertura incoraggiante
delle Superiore della nostra Congregazione fu decisiva. Così, benché fossero già molti gli impegni
di missione, accettai di rispondere affermativamente ai due appelli, che ho sentito come successive “chiamate del Signore”, invito ad affidarmi
a Lui, lasciandomi portare in una “terra nuova” e
sacra. L’équipe con cui, in qualità di CS, percorro
un costante cammino formativo, è costituita da
coppie provenienti da varie parti della provincia di
Cuneo e, poiché ogni équipe deve avere un nome
riferito ai luoghi di provenienza, noi abbiamo deciso di denominarci “équipe Granda 1”. Anno dopo
anno le famiglie sono state arricchite ed allietate da nuove nascite. L’accoglienza dei bambini
coinvolge, in qualche modo, tutta l’équipe, esige
adattamenti sempre diversi. Ogni percorso che
si vuole compiere davvero insieme, come compagni di strada, che cercano Dio e una vita più piena
e coerente, richiede tempo per trovare le giuste
connivenze, per sincronizzare i ritmi ed essere di
reciproco aiuto. Questo dinamismo arricchisce,
fa crescere ed apre ad entrambe le parti orizzonti
più grandi. Si vive un’esperienza concreta, e in un
certo senso quotidiana, di Chiesa come famiglia
di famiglie, popolo in cammino con vocazioni e
carsismi diversi e complementari.
Queste coppie e questi loro figli sono per me narrazione e speranza di un’umanità nuova in Cristo.
Suor Luisita Quaglia
Notizie
... DALLE NOSTRE COMUNITÀ E DAI LAICI DEL PICCOLO DISEGNO
ITALIA
ENTRATA IN NOVIZIATO DI SONIA FONTANA
“ Pregate il padrone della messe …”
Questo invito di Gesù è preso sul serio dalle
suore di Casa Madre che ogni giovedì, ai piedi
dell’Eucaristia, pregano per coloro che il Signore
chiama perché possano rispondere con generosità a questo invito.
La risposta a questa preghiera l’abbiamo ricevuta
il 9 novembre quando Sonia, accompagnata dai
genitori, da un numeroso gruppo di amici e dal
suo parroco, è stata accolta in Congregazione
come novizia.
Il sacerdote ha spiegato il significato del tempo di
noviziato, partendo dalla parabola del banchetto
di nozze (Mt 22,1-14) scelta da Sonia. ‘L’abito nu-
ziale, un abito da
confezionare gradualmente per le
Nozze che si realizzeranno con la
Consacrazione.
Noviziato, tempo
di discernimento
per imparare a
rivestire l’abito
nuziale, abito di
luce per riflettere
l’Amore e donare
amore, abito della gioia e della festa’ .
Con il canto "Rivestiti di luce, rivestiti di amore, rivestiti di pace", la novizia ci ha regalato i suoi sentimenti e desideri profondi, uniti all’emozione e
alla riconoscenza per le preghiere che l’hanno accompagnata in questo non facile passo. La nostra
preghiera continua ad accompagnarla con tanto
affetto perché ogni giorno di questo cammino sia
‘un giorno vivo, di colore nuovo, che è luce’.
Suor Esterina M.
UN SERVIZIO ALLA CHIESA
In questi anni di servizio ecclesiale all’ombra del
cupolone mi sono ritrovata spesse volte a rivisitare con la memoria le tappe principali della mia
vita, lasciando che il cuore si riempisse di volti, di
nomi, di situazioni. Sono i volti di bambini, ragazzi,
giovani, genitori, collaboratori che ho incontrato
a scuola, nell’impegno pastorale in parrocchia
per oltre venti anni, e in varie altre esperienze significative, come quella nelle colonie estive, tra
i terremotati dell’Irpinia, nella redazione di una
rivista, nella quotidiana vita comunitaria. Mi hanno alimentata interiormente tanti rivoli di vita, di
entusiasmo, di forza per cercare insieme cammini
di novità e di verità.
Poi, improvvisa e inattesa per me, la svolta vaticana.
Cosciente che la mano di Dio ha guidato i miei
giorni fino ad oggi, colgo, con cuore riconoscente, qualche particolare momento del mio servizio
alla Chiesa, svolto in questi ultimi ventiquattro
anni.
Il 1° ottobre 1990 era iniziata per me la spola tra
la mia comunità e un ufficio del Vaticano, per un
compito da svolgere presso l’Amministrazione del
Patrimonio della Sede Apostolica (A.P.S.A.), richiesto alla nostra Congregazione e accolto, dopo un
13
Notizie
non facile discernimento, in spirito di obbedienza
e di amore alla Chiesa. Nel palazzo apostolico,
dove si respirava la gioia della presenza quotidiana e familiare del Santo Padre, ho vissuto l’aspetto
‘feriale’ di un servizio ecclesiale, senza privilegi o
distinzioni, senza flash mediatici, animata e sostenuta dal carisma di comunione delle Suore di san
Giuseppe. Si è trattato di un lavoro di tipo amministrativo, in particolare nel settore della gestione
delle risorse umane necessarie per gestire i vari
compiti delle congregazioni, pontifici consigli ed
enti della Santa Sede, svolto in costante e costruttiva collaborazione con superiori e colleghi.
La finalità ecclesiale ci coinvolgeva come in una
grande famiglia, con la buona volontà e i limiti di
ciascuno, al servizio della missione universale del
S. Padre. Ho avuto tra le mani un gran numero
di pratiche; in apparenza si trattava di ordinari
documenti burocratici da studiare e portare a soluzione, ma dietro i quali ho cercato di cogliere
sprazzi di vissuto di tante persone, volti di fratelli,
situazioni di famiglie con gioie e fatiche, ansie e
speranze, portando tutti in cuore e in preghiera.
Mi avevano molto colpita le parole pronunciate a
braccio da Benedetto XVI, nel 2005 agli inizi del
suo pontificato, in una visita ad alcuni uffici vaticani: “Noi lavoriamo perché le strade del mondo
siano aperte a Cristo.. perché il Vangelo, e così la
gioia della redenzione, possa arrivare al mondo.
Noi ci facciamo, per quanto possiamo, collaboratori della Verità, cioè di Cristo, nel suo operare
nel mondo, affinché realmente il mondo diventi il
Regno di Dio”. Insieme alla luminosa testimonianza di vita del Papa (ora emerito), esse sono state
sempre per me una guida, specie nei momenti di
fatica nel cammino.
14
Ora che questa esperienza di servizio si è conclusa, sento di dover tenere viva la “memoria grata”
(E.G.,13) di quanto Dio ha scritto e operato nella
mia storia, concedendomi di vivere una missione
così particolare, senza alcun mio merito, in un ambiente unico nel suo genere.
Che cosa mi rimane in cuore?
Posso dire che è cresciuto in me un amore profondo alla Chiesa e al Papa. Ho avuto la grande
gioia di aver ‘servito’ tre grandi Papi: Giovanni
Paolo II, Benedetto XVI, Francesco, di averne colto, un po’ più da vicino, la statura alta della loro
santità, la paternità tenera e forte del Pastore, a
dimensione universale, la profondità della dottrina
del Maestro della fede e il coraggio spesso eroico
del Testimone. Ho capito, dalla tristezza provata in
tante conversazioni, quanto sia necessario parlare
della Chiesa come si parla della propria madre,
con cuore di figli, soprattutto nei momenti in cui
si vive (si è vissuto) la profonda sofferenza per la
sua fragilità e limiti, comprensivi di tutte le nostre
povertà.
All’amore per la Chiesa universale si intreccia in me
quello per la Chiesa di Roma, che ha le sue radici
nelle memorie gloriose degli Apostoli, dei martiri e di tanti santi; è la chiesa che continua oggi
la sua missione di presiedere alla carità, al servizio dell’unità e dell’universalità, che si arricchisce
della varietà delle culture e della fede dei popoli.
Questo aspetto della cattolicità della chiesa, che
si vive in modo tutto speciale a Roma, è stato per
Notizie
me un grande aiuto per allargare gli orizzonti della mente e del cuore, un continuo arricchimento
per la mia vita di religiosa in una congregazione
aperta alla missione 'ad gentes'. L’esperienza vaticana mi ha concesso anche il dono di offrire un
po’ del mio tempo al servizio dei poveri, accolti e
amati dalle Suore Missionarie della carità, e di godere della presenza orante delle monache che si
sono susseguite nel monastero ‘Mater Ecclesiae’.
In questo periodo in cui sto iniziando un nuovo
capitolo della mia vita e mi trovo come di fronte
a una pagina bianca di un diario, mi accompagna
una domanda di Papa Francesco: “Ci lasciamo
scrivere la nostra storia da Dio o vogliamo scriverla noi?”.
Suor Margherita Colombero
IN RICORDO DI RINA BASTONERO - MINA
Rina, una carissima amica e, per le suore, come
una sorella; una donna serena, umile, buona, generosa, sempre disponibile, una cristiana vera.
Ce l’ha dimostrato nei tanti anni di servizio nelle
varie case della Congregazione e di volontariato
nell’Infermeria e infine nella malattia accettata con
fede e serenità ammirevoli.
Ha condiviso la nostra spiritualità come laica del
Piccolo Disegno.’La ricordiamo come fervente
partecipante alle nostre riunioni, con fraterna amicizia fra tutte noi, compagne nel cammino di fede,
sempre disponibile all’ascolto e alla preghiera,
sempre pronta per qualsiasi aiuto’. Rosanna M.
‘Sul lavoro era sempre di estrema puntualità, disponibile,
pronta per qualsiasi servizio,
contenta di aiutare, di fare un
piacere. Aveva veramente un
grande cuore!’.
Suor Giovanna Massa
Grazie, Signore, per averci dato questa stupenda
amica e sorella nel cammino di Fede!
Grazie, carissima Rina, per il tuo splendido esempio di vita!
Ci hai insegnato ad amare, a vivere, e a morire.
ROMANIA
VENT’ANNI DI PRESENZA DELLE SUORE
DI SAN GIUSEPPE DI CUNEO IN ROMANIA
Il 28 settembre 2014 abbiamo festeggiato i 20
anni della nostra presenza in Costanza -Romania. In realtà la comunità si è aperta con l’arrivo
delle suore il 4 novembre 1994, ma per motivi vari abbiamo anticipato la celebrazione. Le
prime suore giunte in Romania sono state: sr.
Esterina M. Franchino, sr. Sandra Piretro, sr. Palmira Martini e sr. Iose Giorgis. In seguito, si è
aggiunta sr. Cristina Ilies e poi sr. Franca Bono.
La celebrazione ha avuto due momenti:
27 settembre - sabato sera, si è organizzato un
incontro con le famiglie nel salone parrocchiale della Parrocchia sant’Antonio da Padova. Le
famiglie presenti all’incontro erano quelle che
avevano partecipato ai campi estivi, alle giornate di ritiro e agli Esercizi spirituali organizzati
dalle suore in collaborazioni con i sacerdoti del
posto. Erano presenti anche un gruppo di giovani di allora, ormai adulti. Insieme ai sacerdoti
si è vissuto un tempo forte di preghiera, di condivisione dei momenti belli che hanno segnato
il cammino di fede, in un clima di tanta gioia.
15
Notizie
28 settembre - domenica, alle ore 9.00, c’è
stata la celebrazione Eucaristica nella nostra
parrocchia. Ha presieduto la liturgia P. Ieronim
Iacob e con lui hanno concelebrato: Monsigno
Stefano Ghenza, il nuovo parroco della parrocchia Padre Pio e i padri Salesiani don Sergio,
don Andrei e don Cornel. Abbiamo avuto la
gioia di avere con noi sr. Françoise, sr. Regine
e sr. Janine delle suore di San Giuseppe della Congregazione di Aosta che lavorano nella
loro comunità di Câmpina a 300 chilometri da
noi. Sono venute pure le suore di San Giuseppe lavoratore di Mangalia: sr. Deozelina e sr.
Aurilene. Anche la mamma di sr. Iose Giorgis è
venuta dall’Italia per partecipare con la figlia e
la comunità a questo momento di festa.
La chiesa era stracolma di amici, conoscenti...
Suor Franca Bono
La celebrazione ha avuto inizio con questa introduzione preparata da un gruppo di laici:
La celebrazione dei vent’anni di presenza delle Suore di San Giuseppe di Cuneo nella parrocchia di S. Antonio in Costanza è un evento
speciale, come lo è stato quello del loro arrivo
vent’anni fa.
Noi eravamo a pochi anni dalla caduta del regime comunista; quel regime che ci ha privato
di ogni contato religioso esterno.
Eravamo desiderosi e curiosi di sapere com’era
e come si esprimeva una Congregazione in un
paese libero; praticamente che cos’era la Vita
Consacrata.
16
Dal momento in cui sono arrivate da noi sr. Palmira, sr. Sandra, sr. Esterina e sr. Iose, la vita di
molti di noi non è più stata la stessa.
Abbiamo incominciato a vivere un’esperienza
per cui oggi abbiamo motivi ben fondati per
ringraziarle.
E come le possiamo ringraziare? Lo facciamo
rivolgendoci a ciascuna. A sr. Esterina, sr. Sandra, sr. Palmira che, dopo anni passati a Costanza, continuano da un’altra parte il loro apostolato, auguriamo di raccogliere, là dove ora
lavorano, gli stessi frutti buoni di qua.
Un grazie speciale lo rivolgiamo a sr. Iose, che
continua a essere tra noi da venti anni, senza
interruzione. La ringraziamo dal profondo, perché si è trasformata, diventando una di noi. Ha
preso il nostro accento, anche perché da venti
anni entra nelle nostre case, nelle nostre vite,
per portare sollievo ai dolori corporali e spirituali di giovani e anziani di Costanza e dintorni.
Di cuore grazie a sr. Franca, che ha incominciato la sua attività con discrezione e calore,
tre anni fa, dopo la partenza di sr. Esterina. Le
auguriamo di rimanere in mezzo a noi ancora
per molti anni.
Ringraziamo e abbracciamo con affetto, Cristina, nostra suora rumena, che è arrivata con il
suo sorriso amichevole dicendoci che ognuno
di noi, sia rumeno sia italiano, può scegliere di
dedicarsi agli altri.
Ciascuno di noi e tutti insieme ringraziamo voi
sorelle, offrendo questa Liturgia, e ci auguriamo di rivederci qui, fra venti anni, per una nuova festa.
Marta Nechifor
Notizie
nostro e di tutta la Congregazione, che
gioisce oggi con tutti noi. Grazie!
Suor Esterina M. Franchino
Il nostro grazie e il nostro saluto al termine della Messa
“Varcate le sue porte con inni di grazie,…
Lodatelo, benedite il suo nome”. (Sl.99/100)
Le parole del salmista ben si addicono a quanto abbiamo vissuto in questa liturgia di lode e
di grazie. Con le nostre superiore, con le mie
sorelle qui presenti, con le suore di San Giuseppe di Aosta, che lavorano a Campina in
“Casa Speranza”, desidero ringraziare per la
partecipazione, il bene, l’affetto che da sempre avete verso di noi.
In modo speciale ringrazio Monsignore Stefano Ghenza per l’attenzione con la quale ci
ha accolte vent’anni fa in questa comunità
parrocchiale; ringrazio i padri Salesiani per la
collaborazione che dura da diciotto anni; padre Ieronim, parroco, e p. Florin per la loro disponibilità nell’organizzare questa festa; padre
Ionel che a Roma, da giovane seminarista, ci
ha introdotte nella lingua rumena; le persone
che da sempre ci sono vicine, ci hanno accompagnate con affetto e continuano ad aiutarci
con la loro premura e amicizia. Sono troppe
per nominarle.
Abbiamo cercato di vivere tra voi il dono del
nostro carisma: ‘essere strumenti di comunione
in semplicità, umiltà e cordialità’.
Noi ritorniamo alle nostre rispettive missioni.
Desidero che ci sentiamo, ovunque, sulla strada della comunione, secondo l’invito di Gesù:
“che tutti siano una cosa sola!” ( Gv. 17). Sr.
Franca, sr. Iose e sr. Cristina rimangono tra voi
per continuare questa presenza anche a nome
Alla maggior gloria di Dio
Nel ritornare con gioia e nel grazie a Costanza, a fine settembre, per celebrare i 20
anni dall’apertura della comunità, ho trovato la nostra casa con una sua familiare
luminosità. Il mio pensiero è andato subito
a quel lunedì, 7 novembre 1994. In quella
sera, presente madre Daniela, si costituì
la nostra comunità: sr. Sandra, sr. Palmira, sr. Esterina M. e sr. Iose. Era una giornata
di nebbia. Il buio della sera e il freddo umido
parevano voler abbassare il tono della gioia e
della gratitudine che ci inondava il cuore, perché l’amore di Dio ci aveva chiamate a essere
segno della sua presenza e della libertà, che il
popolo aveva acquistato da poco.
Oggi, ripensando ai 20 anni trascorsi e avendo
lasciato quella cara e amata terra da 5, mi si
sono presentate alla memoria le tante persone che nei 15 anni ho incontrato e dalle quali
ho ricevuto molto di più di quanto, nella mia
pochezza, ho dato. Mi pare di poter affermare che quel 7 novembre è stato l’alba che ha
iniziato a risplendere, in un crescendo, dentro
di me.
Quali i sentimenti provati? Molti.
-La gioia di ritrovare le sorelle con le quali ho
iniziato questa missione e quelle che oggi
continuano a testimoniare l’Amore.
17
Notizie
-Gioia e riconoscenza per le tante persone incontrate,
volti gioiosi e luminosi nel loro cammino di amicizia con
Gesù, cammino fatto comunitariamente tra gioie e fatiche.
-Grazie a chi ci ha aiutate nei primi passi di inserimento,
a chi con delicatezza ed amore ha presto bussato alla
porta per offrirci pane e miele.
-Grazie ai moltissimi che hanno avuto fiducia in noi. Grazie per i mille modi con cui ci sono stati vicino, incoraggiandoci.
Insieme alla gioia e alla gratitudine ho sentito un vuoto,
mi sono mancati alcuni volti amati, testimoni di fiducia
e di coraggio. Sono certa che, dal Regno celeste, erano
presenti alla nostra festa e con noi hanno gioito. Certamente continuano a sostenere il cammino della comunità, la sua missione apostolica, la sua vita quotidiana illuminata dal Vangelo e da gesti di ecumenismo.
Anch’io, corroborata dall’evento celebrato, continuo ad
accompagnare le suore, i sacerdoti e tutto il caro prossimo con la mia preghiera
e con la simpatia.
Suor Palmira Martini
Vent’anni della Missione in Romania
Dal 23 al 30 settembre ci siamo ritrovate
di nuovo nella comunità di Costanza noi
per festeggiare i vent’anni di presenza di
questa missione.
È stata un’occasione di grande gioia, emozione e riconoscenza condivisa
con le persone incontrate: i Sacerdoti,
Mons. Ghenza che ci aveva accolte, i
Salesiani con i quali abbiamo collabo-
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rato a livello giovanile; le famiglie,
i giovani, i bimbi della scuola materna, i ragazzi dell’oratorio di Oituz
con il parroco. Da parte di ognuno
abbiamo ricevuto una grande riconoscenza espressa con doni, attenzioni, fiori ma, soprattutto, con la
presenza numerosa all’Eucaristia di
ringraziamento nella Parrocchia di
s. Antonio, seguita da un rinfresco,
occasione d’incontro, ricordi, scambio, ascolto, condivisione di gioie
e di dolori, grazie anche alla mostra fotografica memoria di questi
vent’anni, visitata con grande emozione e stupore.
Non abbiamo parole per esprimere il nostro grazie per il calore, l’affetto, l’amicizia, la gioia condivisa.
Il ringraziamento, mai abbastanza
espresso, va anzitutto al Signore
che ha guidato i nostri passi e gli
avvenimenti in quella Chiesa che ha
vissuto per cinquant’anni nel buio
della dittatura e ora vive e opera nella luce ritrovata. Il Signore ci
doni di poter continuare ancora per
tanti anni la nostra presenza in questo paese e nella comunità di credenti che tanto bene ha lasciato nei
nostri cuori.
Suor Sandra Piretro
Notizie
ARGENTINA
ALCUNI FLASH DI VITA VISSUTA
“Quest’anno come
Cre-siendo abbiamo
potuto concretizzare un sogno che da
tanto desideravamo.
Il sogno di realizzare
attività acquatiche
come spazio di riabilitazione per i nostri
bimbi che mai potrebbero usufruire di questo servizio.
Nel nostro centro offriamo gratuitamente
cure a bambini e bambine con handicap,
con problemi di apprendimento e le cui famiglie non hanno possibilità economiche,
ne possono ricevere attenzione nei servizi
pubblici.
Crediamo che è fondamentale accompagnare le famiglie che vivono problemi di
vizi, violenza, conflitti con la giustizia, abuso
infantile, malattie psichiche e psichiatriche,
problemi abitativi.
In questi anni abbiamo sostenuto le famiglie con visite domiciliari, laboratori e gruppi di auto aiuto.
Abbiamo potuto essere presenti e aiutare
queste persone a trovare lavoro, ottenere
i documenti necessari, facilitare l’accesso
alle cure sia per i bambini che gli adulti, rea-
lizzando anche corsi
di preparazione in
vista del lavoro, per
i genitori disoccupati o che desiderano migliorare la loro
situazione.
Questo
servizio
è stato possibile
grazie all’impegno
solidare dei professionisti, insieme a
tante persone che
hanno fiducia nel
nostro lavoro e collaborano affinché
sia possibile un mondo diverso”.
Nell’hogar Madre Teresa abbiamo ancora
potuto accogliere adolescenti in gravi difficoltà. Per N. questo ha significato evitare di
essere usata per lo spaccio della droga. Per
L. è stata una liberazione dalla violenza che
subiva nella sua famiglia. Per M. la possibilità di studiare e sognare un futuro.
Grazie! A tutti l’augurio che, in questo Natale, possiate vivere l’esperienza della gioia
che porta Gesù a tutti coloro che hanno a
cuore la pace e la crescita dei più poveri ed
emarginati.
Suor Renza, Paulina, Viviana, Ladi
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Spazio Giovani
RISONANZE...
NOTIZIE DALL’ “ORATORIO ANTONELLA VERGORI” MARTIRANO LOMBARDO (CZ)
Il percorso che stiamo cercando di intraprendere con i bambini è un progetto che ormai
dura da anni e, pur se in contesti diversi, ci riporta sempre
a un unico obiettivo: il campo
estivo, un modo per imparare
a stare insieme. Fondamentalmente è questo che facciamo,
divertendoci, impariamo a fare
gruppo; ormai i bambini sembrano non essere abituati a ciò,
vivono nei propri mondi virtuali di computer e videogame e
riescono ad apprezzare sempre meno lo “stare insieme”,
proprio per questo la settimana di Estate
Ragazzi ci sembra una piccola rivoluzione.
È come una convivenza di quasi 12 ore al
giorno in cui ci immergiamo (animatori e
bambini) in un modo di vivere diverso, in
cui è indispensabile fare il proprio dovere
per vivere bene; come un esempio di una
piccola società.
I bambini sanno che rispettare le regole
rende il gioco più sereno e noi animatori
siamo consapevoli che meglio facciamo il
20
nostro dovere, maggiore sarà la soddisfazione alla fine della giornata.
Quest’anno siamo particolarmente fieri della storia-guida raccontata ai bambini, perché frutto della nostra fantasia: è una storia
a “misura di bambino”, semplice, ma carica
di significato. Abbiamo narrato le avventure di un pianeta grigio, in cui ogni colore
e sentimento era stato bandito, e di una
bambina alla ricerca delle emozioni perdute. Cinque colori per numerose emozioni
che sono state i punti focali delle giornate: Coraggio e Paura, Purezza,
Allegria, Serenità, Amicizia e
Amore, di queste ogni bambino
ha vissuto una sfumatura diversa. Inoltre, quest’anno abbiamo
deciso di coinvolgere anche una
categoria che in genere rimane
un po’ “scoperta”: i giovani. Per
l’anniversario della morte di Antonella (una giovane animatrice
morta pochi anni fa, alla quale
è intitolato l’oratorio) abbiamo
organizzato una caccia al tesoro
notturna aperta a tutti i ragazzi
dai 15 ai 30 anni, è stato sor-
Spazio Giovani
prendente il riscontro ottenuto poichè non
ci aspettavamo molta partecipazione. Anche i nostri coetanei, per una sera, si sono
abbandonati al semplice gusto del gioco,
come quando si era bambini.
L’esperienza di Estate Ragazzi è stata un
percorso che ha lasciato grandi e piccoli
un po’ più ricchi e un po’ più consapevoli.
Da qualche settimana abbiamo ripreso le
attività invernali e quest’anno tira un’aria
diversa. Grazie all’aiuto del nostro giovane
sacerdote inviatoci dalla Curia, l’Oratorio
sta assumendo un volto diverso, stiamo lentamente sistemando la struttura, abbiamo
nuovo materiale e varie iniziative da portare
avanti. Come la “Festa del Ciao” che abbiamo organizzato per la prima volta per dare
avvio all’attività pastorale. Riponiamo una
grande speranza nel nuovo anno che è appena iniziato, i bambini sono pieni di volontà come non li avevamo mai visti, faremo di
tutto per soddisfare al meglio le loro attese.
I giovani animatori
di Martirano Lombardo
SETTIMANA COMUNITARIA - SETTEMBRE 14:
"Libertà" è la parola che più caratterizza,
per me, questa bellissima esperienza. Sono
stata libera di fare tutto ciò che mi sentivo nel cuore: pregare, riflettere, lavorare...
ma soprattutto libera di aiutare. È qualcosa
di veramente magnifico porgere il proprio
aiuto nella totale libertà, perché dà un significato più puro e duraturo al gesto che si
compie. Forse è proprio questa la bellezza
del cristianesimo: la libertà di poter accogliere nel proprio cuore Gesù... e io mi sono
resa conto di averlo portato dentro di me
ogni giorno. In questa settimana comunitaria mi sono esercitata ad accogliere Gesù
nella relazione con gli altri e, poiché Dio ci
ha creati tutti fratelli, ho trovato pace ad
interagire con tutti, anche nelle differenze.
Nessuno può rimanere escluso da questa
grandissima pace. E vi parlo io, una ragazza
super timida e riservata, che con
l'aiuto
di
Gesù, reso
concreto
attraverso i
gesti degli
altri compagni, è riuscita ad aprirsi
a tutti, regalando prima
di tutto a sé
stessa una
gioia troppo grande
perché si possa descrivere.
Giulia
...E CHE LA GIOIA SIA PIENA!
Anche quest'anno alla Sorgente c'è stata la
settimana comunitaria alla quale abbiamo
partecipato numerosi!
Il tema e il desiderio erano quelli di cercare
insieme la SORGENTE DELLA GIOIA! Qual
è la gioia vera? Dove la cerchi? In chi la cerchi? Sono tutte domande che sono uscite nel
corso della settimana e che ci siamo posti.
Vivere la settimana comunitaria questa volta
è stata un'esperienza del tutto nuova ed en-
tusiasmante. Quante persone, nuove o già
conosciute, ci hanno donato gioia con la condivisione di un sorriso, un abbraccio, un pensiero scritto su di un foglietto, una carezza,
una risata; quanti doni, talenti, abbiamo scoperto negli altri, quanti insegnamenti, quante
novità…
Ogni piccolo istante della giornata era speciale e importante perché in ogni cosa che
si viveva si cercava di lasciare entrare quel-
21
Spazio Giovani
la gioia piena che solo Dio ci può dare e far
sì che si riflettesse in noi per essere a nostra
volta gioia per altri! La chiave per aprire la
porta della gioia è sempre stata in mezzo a
noi, anche quando non ce ne accorgevamo:
il Vangelo aperto. Ogni giorno, vivere la parola del Signore concretamente nelle proprie
occupazioni è stata una sfida e una conquista
interiore di grande emozione, perché testimo-
niare il Signore e vivere quello che Lui ci chiede è possibile sempre e ovunque ci troviamo.
Grazie Signore, dunque, per il dono di questa settimana comunitaria, per il dono che Tu
ogni giorno ci fai di poter sperimentare e vivere l'amore, la gioia e la luce! Tu sei la SORGENTE della nostra vita, attingiamo da te e
solo da te l'essenza della vita!
Gloria e Simone
INCONTRO ‘IL SOLE A MEZZANOTTE’
Grande
è
stata la gioia
di riprendere
alla Sorgente,
sabato sera
25 ottobre, il
cammino ‘Il
Sole a Mezzanotte’ dal
titolo: "Beati i poveri in
spirito". Condivido pienamente il tema
dell'anno: "Il
coraggio della felicità". Sì, bisogna avere coraggio per
essere felici nella società in cui viviamo,
perché bisogna andare contro corrente,
altrimenti si rischia una felicità superficiale,
momentanea, che in breve si svela essere
tristezza. Nella vita c'è sempre da imparare... Durante la catechesi tenuta da Don
Derio, che ringrazio, ho riflettuto su diversi
aspetti della felicità sotto una nuova luce.
Gesù ci insegna a essere miti e umili di cuore, ricordandoci che sono Beati coloro che
sono poveri in spirito. Dobbiamo riconoscerci poveri poiché bisognosi; cioè non ritenerci onnipotenti o autosufficienti in tutto
e per tutto, perché è proprio nella necessità
che si aprono le relazioni con gli altri. Per
essere felici non bisogna seguire la massa,
ma essere in costante ricerca di Dio che è
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la gioia vera.
Saper conoscere i propri limiti, che
non sono la
negazione
della felicità,
serve a cercare
l'altro
dall'altra parte del nostro
limite, che arriva fin lì dove
inizia il suo.
Noi dobbiamo essere felici perché, essendo figli, abbiamo un Padre
che ci ama di un Amore immenso; il problema è che troppo spesso ci basiamo solo
sulle nostre deboli forze, scarseggiando di
fiducia e totale abbandono in Dio. È meraviglioso sapere che Dio ci ama per quello
che siamo, con i nostri limiti, le nostre paure
e debolezze, ma con la buona volontà di
migliorare sempre attraverso la sua santa
grazia. Insomma, fidarsi di Gesù per essere
felici veramente, in fondo conviene. Come
diceva Madre Teresa di Calcutta ‘non dobbiamo preoccuparci se non riusciamo a fare
tutto quello che vorremmo o non ne siamo
all'altezza, l'importante è che in ogni nostra
azione ci mettiamo tutta l'anima per dare il
meglio di noi stessi’.
Marco Red Semi di Comunione
SEMI DI COMUNIONE
Incontrarsi per
condividere e ringraziare
Una giornata iniziata con una pioggia insistente, propria di una giornata di autunno, ha accolto gli amici
e le amiche che hanno risposto all’invito di vivere un appuntamento come 'Famiglia del Piccolo Disegno'.
Un desiderio coltivato da tempo per intensificare le relazioni tra i gruppi, per conoscerci, per comunicare
esperienze, per renderci partecipi dei progetti realizzati nelle Missioni attraverso il lavoro delle nostre
sorelle, di tanti laici locali e la collaborazione generosa di tanti amici e sostenitori.
La preghiera iniziale ha aumentato in tutti noi la gioia di essere
strumenti di annuncio e di comunione, membri di una famiglia
nata da un piccolo seme e che ha esteso i suoi rami in tutto
il mondo, portando la buona notizia di Gesù, promovendo la
vita, sostenendo opere di misericordia in favore dei più piccoli
e poveri.
La presentazione dei gruppi ha disegnato una fotografia bella
e variegata: spazi di riflessione sul carisma, momenti di preghiera, approfondimento di problematiche attuali, amicizia e
sostegno reciproco, attività varie e creative per sostenere la
vita delle missioni.
Il GRAZIE per la collaborazione generosa di tanti amici e sostenitori, abbiamo voluto dirlo con i volti, i sorrisi, le attività dei fratelli del Cameroun, del Congo, del
Brasile, dell’Argentina e della Romania. Una rete tessuta attraverso tanti piccoli e grandi gesti di amore
che permettono a bambini, donne, giovani di crescere nelle loro realtà così profondamente segnate dal
disagio della povertà.
Passando le immagini sentivo crescere dentro di me la certezza che questa catena di amore solidale rende possibile credere in un mondo nuovo, diverso, basato sulla condivisione e sulla comunione dei beni;
sentivo crescere la speranza che la bontà dell’uomo può trionfare sull’egoismo, sentivo che il Piccolo
Disegno ha la possibilità di far nascere cose buone a servizio della vita.
Il pranzo condiviso e la celebrazione Eucaristica ci hanno permesso di sedere insieme alla mensa fraterna,
spezzando il pane della Parola, del Corpo di Gesù e dell’amicizia e di rinnovare l’impegno di costruire
Comunione nei nostri ambienti di vita, di lavoro, di incontro.
Il mercatino, allestito con vari oggetti provenienti dalle Missioni, ha reso ancora più visibile il mondo nei suoi vari colori e ci
ha permesso di 'visitare' i vari continenti.
Risultati? La famiglia del piccolo Disegno ha ormai la sua giornata annuale: la prima domenica di ottobre (4 ottobre 2015)
sarà dedicata all’incontro tra noi, allo scambio, all’arricchimento. Ormai la rete della comunione è solida e ci permette di sostenerci anche nella
distanza.
Attraverso ‘Incontro
Amici’ desideriamo
raggiungere anche
tutti coloro che, a causa della lontananza o di impegni assunti in
precedenza, non hanno potuto partecipare: siete stati presenti e
anche a voi diciamo GRAZIE! Siete della Famiglia!
Con noi vi dicono GRAZIE tutti quelli che abbiamo raggiunto
durante quest’anno 2014; tanti SEMI DI COMUNIONE!
Suor Rosa Porello
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Semi di Comunione
Romania
UN GRAZIE SINCERO
DALLA ROMANIA
“Sono Maria e frequento la quinta
elementare in un Comune che si chiama Lumina. Mi piace andare a scuola
perché imparo tante cose e ho degli
amici. Mio papà con il vostro sostegno mi compra quanto ho bisogno
per la scuola: libri e materiale didattico e qualche volta anche un po’ di
frutta. Grazie di cuore”.
“Abito in un paese di campagna e
ogni giorno devo raggiungere Costanta dove frequento il Liceo. Sono
costretto quindi a servirmi dei mezzi
pubblici. Grazie al vostro sostegno
posso pagarmi l’abbonamento per
viaggiare e quanto mi neccessita per
la scuola. Con tanta riconoscenza!”.
Ci facciamo portavoce anche degli
altri bambini che sosteniamo e di
quelli che frequentano il doposcuola
organizzato a Oituz, per dirvi il nostro
grazie! Crediamo che una buona formazione ed educazione sono la base
per costruire un futuro migliore, personale e del Paese. Buon Natale!
Grazie a nome:
•dei malati e degli anziani che accompagnamo alle visite mediche e
che si possono curare con le medicine che procuriamo loro;
•delle famiglie che aiutiamo a pagare l’affitto, le bollette della luce e
dell’acqua...
Le Suore della comunità di Costanza
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Semi di Comunione
Argentina
Conoscete da anni l’azione degli ‘Hogares Madre Teresa’
che accompagnano la crescita di bambini, bambine e adolescenti in difficoltà; conoscete il Centro Cre-siendo che aiuta bambini e bambine disabili. Oggi possiamo comunicarvi
UNA BELLA NOTIZIA: è nata la famiglia che riunisce questi
e altri 8 servizi. Tutte queste istituzioni sono orientate all’assistenza quotidiana di oltre 1000 bambini, bambine, adolescenti, donne.
Questa famiglia si chiama: “UNA MANO CHE AIUTA”.
Condividiamo il sogno di Papa Francesco espresso nell’Evangelii Gaudium: “Non parliamo solamente di assicurare
a tutti il cibo, o un «decoroso sostentamento», ma che possano avere «prosperità nei suoi molteplici aspetti». Questo
implica educazione, accesso all’assistenza sanitaria e specialmente lavoro, perché …
solo così si accresce la dignità della vita”. (E.G. 192)
Noi, suore di San Giuseppe, insieme a tante altre persone, desideriamo contribuire
affinché altri abbiano migliori condizioni di vita.
Siamo coscienti che lavorare in favore dei diritti umani porta con sé difficoltà, ma ci
unisce a tante persone e organizzazioni, ci allontana da strutture che condannano i più poveri, ci
obbliga a esigere, dai responsabili politici e sociali, che rispondano alle loro promesse.
Anche voi, amici dell’Italia, siete tra coloro che
rendono possibile “Una mano che aiuta” attraverso il vostro interessamento e la vostra generosa collaborazione. GRAZIE!!! Vi consideriamo
SOCI ONORARI!!!
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Semi di Comunione
Brasile
CECOM: Nuclei ‘SUOR AMELIA’ e
‘SPERANZA PER IL FUTURO’
I due Nuclei socio educativi, richiesti soprattutto per il
sostegno scolastico, hanno offerto anche quest’anno,
in un ambiente accogliente: attività educative, ricreative, visite culturali e un’alimentazione sana e bilanciata
a una media giornaliera di 50 bambini/e dai 7 ai 13
anni, dal lunedì al venerdì in regime di doppio turno
scolastico.
Le novità sono state parecchie e, insieme alle educatrici, ci
sembra di individuare nel centro d’interesse ‘FAMIGLIA E
ALBERO GENEALOGICO’ un significativo passo di crescita che ha coinvolto i bambini e le loro famiglie. Questo il
percorso:
•Dialogo con i bambini su “cosa mi piace di più in famiglia, cosa proprio non mi va... come vorrei che fosse la
mia famiglia”.
• Collage da riviste per rappresentare la propria famiglia.
•Costruzione dell’albero genealogico, scoprendo
pure il nome di nonni che qualche bambino non sapeva di avere..., fino a portare a casa una piccola
opera d’arte.
•“In casa chi si prende cura di me?”. Dialoghi e dinamiche per esprimere il bisogno di affetto e protezione che ogni bambino e adolescente deve ricevere.
A seguire, l’esperienza “Il circolo delle coccole” nella
quale, bambini e bambine, impersonificando papà e
mamma, fanno le ‘coccole’ a una bambola, manifestando così la loro esperienza familiare.
•La “giornata d’integrazione”, con la presenza di almeno un famigliare, ha terminato il percorso sul tema. Dopo una calorosa accoglienza, il programma prevedeva: la preghiera insieme, la lettura in piccoli gruppi di un racconto scelto
dai bambini e la sua successiva drammatizzazione con il coinvolgimento di tutti e infine la
consumazione in allegria di un delizioso piatto di pastasciutta!
È stata, quella di quest’anno, una semina abbondante e fiduciosa, nel terreno recettivo dei
bambini e anche in quello a volte più accidentato di famiglie che vivono nella precarietà materiale e sociale.
Questo é il lavoro del Cecom, reso possibile da tante mani e tanti cuori che continuano a
scommettere su un futuro migliore anche per i bambini e gli adolescenti di oggi.
Il nostro RINGRAZIAMENTO, doveroso e affettuoso, raggiunga ciascuno di Voi per la preziosa collaborazione. Siamo certe che l’allegria e la spensieratezza dei bambini otterranno a
ciascuno le più belle benedizioni del Signore.
Le sorelle della comunitá di Vila de Cava
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Semi di Comunione
AMAZZONIA
“Ogni giorno, o Signore Gesù, tu ci visiti e ci regali i tuoi doni!
Ogni giorno, o Signore Gesù, esperimentiamo il
tuo amore che ci dà speranza e ci sostiene nelle
difficoltà.
Ogni giorno, o Signore Gesù, é tempo di grazia
e di lode, pensando alle tante persone solidali e
generose.
Ogni giorno, o Signore Gesù, é tempo di memoria
e di benedizione per i fratelli che rendono possibile i nuovi cieli e la nuova terra già in questo mondo
e in questa realtà”.
Come comunità religiosa, unita a quella ecclesiale,
ringraziamo il Signore per la solidarietà di tante persone, degli amici del Piccolo Disegno e della diocesi
di Cuneo che hanno collaborato alla costruzione di
un dormitorio nella mini-area pastorale di CuruaUna, in Santarém.
PERCHÉ COSTRUIRE UN DORMITORIO?
La zona pastorale dell'Amazzonia, dove operiamo
da cinque anni, é caratterizzata da enormi distanze geografiche e da strade quasi impraticabili, soprattutto nel
periodo delle grandi piogge equatoriali.
Alcune comunità per raggiungere il centro della Mini
Area, in occasione della settimana catechetica o altri
incontri di formazione, devono percorrere parecchi km
in pullmam oppure affrontare numerose ore di 'rabeta'
(piccola imbarcazione) per arrivare in tempo.
È dunque necessario, per accogliere i nostri laici catechisti, poter disporre, oltre a un locale d’incontro, di un
dormitorio dove appendere le amache per riposare durante la notte.
Un dormitorio femminile e maschile ci permetterà di realizzare, già a fine gennaio, la settimana di formazione nella nostra area pastorale, che ora conta quarantasette comunità
ecclesiali, con la partecipazione di un’ottantina di catechisti.
La diocesi, il cui territorio é di circa 177 mila Km ², metà Italia, ha iniziato quest´anno la formazione ministeriale, affidando ai laici il ministero delle celebrazioni del battesimo, del matrimonio, l´animazione della comunità, le esequie, oltre alla distribuzione della comunione
nella comunità e agli ammalati.
La settimana catechetica del 2015 darà continuità a questa formazione, preparando alcuni
laici di ogni area pastorale. É una grande benedizione per queste comunità che, per appena
due volte nell’anno, possono contare sulla presenza del sacerdote.
Di cuore diciamo il nostro GRAZIE!
Suor Ana Clara e comunità
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Semi di Comunione
Repubblica Democratica del Congo
DALLA PARTE DEI PIÙ DEBOLI
MAKALA – Lottare contro la malnutrizione infantile
Ormai da tanti anni nel dispensario gestito dalle nostre
suore, in uno dei quartieri più poveri e più popolosi di
Kinshasa, è stato avviato un progetto alimentare per venire in aiuto ai tanti bambini malnutriti della zona.
Quest’anno sono stati circa venti i bimbi che regolarmente, ogni settimana oppure ogni quindici giorni, secondo
la gravità del caso, sono venuti al dispensario, accompagnati della mamma o da qualcuno della famiglia, per
seguire la terapia che consisteva non solo nel ricevere
cibo, ma anche per essere visitati e seguiti nel loro sviluppo fisico,
che nel caso della malnutrizione infantile deve essere costantemente
controllato.
L’équipe che si occupa di questo progetto alimentare, che accoglie e
segue regolarmente i bambini malnutriti, comprende, oltre alla suora
infermiera, responsabile di questo servizio, alcune donne che, volontariamente, si prestano per preparare il cibo adeguato per i bimbi
malnutriti, aiutare le mamme a riconoscere questa malattia e insegnare loro a continuare a casa il trattamento iniziato al dispensario.
SELEMBAO – Banchi e servizi igienici per la scuola
Con gioia e grande soddisfazione abbiamo potuto
vedere di persona, durante l’ultimo viaggio in Congo
nel mese di agosto 2014, i servizi igienici ultimati alla
scuola primaria di Selembao e i banchi nuovi, ancora
accatastati nelle aule, ma già pronti per essere utilizzati. Questi ultimi sono stati realizzati con una struttura
in ferro e la parte in alto in legno, ciò rende il banco
più solido e difficilmente attaccabile dalle termiti che,
soprattutto nella stagione delle piogge, rosicchiano e
consumano il legno!
Entrambi questi progetti esprimono e rendono concreto il nostro e vostro desiderio e impegno a favore dei
più deboli, in questo caso bambini, già dall’infanzia,
feriti dalla vita e bambini in cerca di futuro, desiderosi
d’imparare, conoscere e crescere. GRAZIE di cuore a
tutti voi!
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Semi di Comunione
Cameroun
YAKANG:
UNA SCUOLA CHE CRESCE
Tra i vari progetti che anche
quest’anno, con il contributo di
tanti, abbiamo potuto realizzare
ci sono quelli che riguardano la
scuola primaria di Yakang, nell’Estremo Nord del Camerun. Questa scuola, iniziata nel 2012, ora è
formata da tre classi di circa sessanta alunni ciascuna. Per la sua
posizione questa scuola è facilmente raggiungibile dai bambini
di molti villaggi situati nella vasta
campagna circostante.
Quest’anno abbiamo lavorato intensamente per costruire il ‘forage’, cioè un pozzo che, grazie a una perforazione molto profonda, fornisce acqua alla scuola,
ma anche a tutto il villaggio. Inoltre sono state costruite altre due aule e i servizi igienici, grazie ai quali tutto
l’ambiente circostante ora è più pulito e sano.
Adesso che il secondo edificio è stato completato, la scuola primaria di Yakang dispone di quattro
ampie e luminose aule. Con l’acqua a disposizione
ben vicina alla scuola e con i nuovi servizi igienici
questi bambini potranno dissetarsi e lavorare meglio in classe.
Tutti gli alunni e le famiglie che beneficiano di questa scuola, insieme alle suore che si occupano del
suo funzionamento, hanno più volte espresso la
loro gioia e la loro gratitudine per tutti gli aiuti ricevuti per l’ampliamento e lo sviluppo della scuola
di Yakang e attraverso
le pagine di Incontro Amici desiderano
far giungere a tutti il loro più sentito e
riconoscente GRAZIE!
29
Per pregare
Bambino Gesù,
asciuga ogni lacrima
Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
Accarezza il malato e l’anziano!
Spingi gli uomini
a deporre le armi
e a stringersi in un universale abbraccio di pace!
Invita i popoli,
misericordioso Gesù,
ad abbattere i muri
creati dalla miseria
e dalla disoccupazione,
dall’ignoranza
e dall’indifferenza,
dalla discriminazione e dall’intolleranza.
Sei tu,
Divino Bambino di Betlemme,
che ci salvi,
liberandoci dal peccato.
Sei tu il vero e unico Salvatore,
che l’umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della pace,
dono di pace
per l’intera umanità, vieni a vivere
nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia.
Sii tu la nostra pace
e la nostra gioia!
San Giovanni Paolo II
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A p p u n t a m e n t i
Appuntamenti
CAPODANNO ALTERNATIVO:
SOLE A MEZZANOTTE:
24 gennaio: “BEATI QUELLI CHE HANNO FAME E SETE DI GIUSTIZIA”
28 febbraio: “BEATI I MITI”
WEEK END CON GESU’:
7-8 febbraio: “LA GIOIA DI UNA VITA AUTENTICA” (con la partecipazione di Maura
Anfossi – psicologa e psicoterapeuta)
7-8 marzo: “IO… CI STO?”
Maggio: possibilità di un ritiro spirituale
APPUNTAMENTI PER I LAICI DEL PICCOLO DISEGNO:
INCONTRO DI FEDERAZIONE SUL CARISMA : 15 marzo 2015- TORINO
RITIRO SPIRITUALE: 17 MAGGIO 2015 – SORGENTE - CUNEO
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Buon Natale e
Sereno 2015
Congrega zione delle Suore di San Giuseppe di Cuneo - 12100 Cuneo - corso Giovanni XXIII, 17
Tel: 0171.692269 - Fax: 0171.67319 - E-mail: [email protected]
Sito internet: w w w.suoresangiuseppecuneo.it
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