MILANO FINANZA 30 Eco nomia di Andrea Pira C onoscere per capire, decidere e magari risparmiare. Con quest’ottica il gruppo Acotel si apre attraverso Acotel Net a un nuovo ramo industriale per il monitoraggio dei consumi di energia, una migliore gestione delle risorse e un controllo dei costi. Una strategia di efficienza energetica che rappresenta il coronamento di un percorso: «Il gruppo è conosciuto nell’ambito delle telecomunicazioni mobili, servizi a valore aggiunto, operatore virtuale», spiega il presidente di Acotel Group, Claudio Carnevale. «Tutti questi modelli di business sono stati sviluppati per approdare a quello che è il mio sogno iniziale: costruire, progettare, realizzare e far funzionare l’intera catena del servizio. Produciamo tutto, dall’hardware che va al cliente prodotto qui a Roma, alla rete di tlc che porta le in- Claudio Carnevale 28 Giugno 2014 Come costruire e conservare il capitale ambientale Cloud a tutto risparmio Al via i primi bioimpianti di Matrica di Paolo Caboni rasformazione dei prodotti di base nella proT duzione del mater-bi, cioè i biolubrificanti e gli additivi per le gomme, ma anche due impianti con le capacità di produrre circa 70 mila tonnellate annue di bioprodotti. Sono le peculiarità dei primi due impianti di Matrica, il polo della chimica verde progettato in joint venture da Versalis (ex Polimeri Europa), Eni e Novamont, inaugurati nei giorni scorsi nell’area dell’ex Petrolchimico di Porto Torres dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. Un sito in grado di produrre biochimica con un impiego di 134 addetti, che diventeranno 340 a pieno regime, ma soprattutto un investimento di 180 milioni di euro. L’impianto per la produzione di mater-bi entrerà in funzione a metà luglio, come da programma. Il tutto utilizzando olio di formazioni alla piattaforma di nostra proprietà, essendo anche operatore telefonico. Siamo proprietari di tutta la piattaforma a livello software». Se si va a guardare i nodi di questa rete, si parte semi vegetale acquistato in Francia. Galletti ha sottolineato l’importanza strategica del polo della chimica verde. «Dobbiamo decidere se Porto Torres potrà diventare parte integrante della sviluppo italiano nel settore della chimica verde, che rappresenta il futuro della nostra aconomia», ha affermato nel tagliare il nastro. «Un primo importante confronto su questo terreno si avrà il 16 e il 17 luglio, quando a Milano incontrerò i ministri dell’Ambiente degli altri paesi europei». In quell’occasione si parlerà di occupazione ma anche di shopper, le buste biodegradabili che dovrebbero sostituire quelle di plastica ancora usate nei supermercati. Certo è che ora a Porto Torres, dopo il fallimento della petrolchimica, si respira un’aria nuova. Un’aria che lascia ben sperare per il rilancio dell’attività industriale attraverso la chimica verde. (riproduzione riservata) dai cosiddetti gpm (general pulse meter), unità di rilevazione installate sui contatori di luce, acqua e gas che monitorano i consumi, connessi attraverso la rete mobile per la trasmissione remota dei dati. Le soluzioni di Acotel sono rivolte per esempio a società multisede o a consumo energetico medioalto. L’analisi dei dati inviati, consultabili dall’utente trami- te una piattaforma mobile e online dal sito acotelnet.com, personalizzabile con diversi widget, permette così di individuare le aree aziendali che hanno un impatto maggiore sui costi, verificare comportamenti anomali e perdite, individuare metodi per arrivare a risparmi immediati nell’ordine del 10-15%. Un prodotto più evoluto è il Mau, ossia un gateway di monitoraggio e automazione, rivolto a quelle aziende che vogliano gestire i propri consumi in modo dettagliato o gestire da remoto impianti non presidiati, oltreché offrire servizi di energy management ai propri clienti. Dall’analisi dei dati in possesso dell’utente si possono estrapolare diverse informazioni. Guardando per esempio ai grafici sul rendimento di pannelli fotovoltaici si può capire quali siano gli orari di maggiore produzione e, integrando altri dati, come quelli meteo, capire quali sono i benchmark di produzione e quindi cosa fare per raggiungerli. I punti di rilevazione primari potrebbero arrivare a 2 milioni. Si parte dalle aziende e dal business per arrivare alle famiglie, con migliaia di centraline già installate da importanti clienti. «Ci stiamo concentrando su questo modello di business non da ora. Abbiamo questo obiettivo da quando siamo andati in borsa. E lo abbiamo dichiarato», conclude Carnevale. «Abbiamo dovuto costruire tutta una serie di infrastrutture che arrivassero a questo obiettivo messo in chiaro da subito». (riproduzione riservata) Subito guerra allo spalmaincentivi governativo. La conta dei danni di Francesco Colamartino S ono passati solo pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta del decreto sullo spalmaincentivi, ma gli operatori del settore delle rinnovabili sono già sul piede di guerra. Tra le novità introdotte, sono due quelle all’origine del casus belli. La prima riguarda gli impianti fotovoltaici sopra i 200 kilowatt (8.600 soggetti che percepiscono il 60% degli incentivi) per i quali, dal 1° gennaio 2015, le tariffe saranno rimodulate su 24 anni anziché 20, con la possibile garanzia della Cassa depositi e prestiti. L’alternativa prevista dal decreto per chi non voglia aderire è una riduzione dell’8% dell’incentivo per la durata residua del periodo di incentivazione. Apriti cielo. Gli operatori del settore, sulla scia del parere del presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, hanno subito bocciato la normativa come incostituzionale e, come dice Giovanni Dorbolò, presidente di Energy Lab, «si sono già attivati per avviare una valanga di ricorsi, come sta succedendo in Spagna», dove in 1.500 si sono rivolti all’Ue per ottenere giustizia, con la possibilità di risarcimenti statali per circa 10 miliardi. «Il decreto interviene su rapporti di durata già cristallizzati in contratti di diritto privato, cioè le convenzioni con il Gse», osserva Stefano Neri, presidente di TerniEnergia, e impatta su decisioni già assunte dai produttori che hanno effettuato investimenti in base a previsioni economiche basate sull’incentivo. «Per i fondi esteri sarà una perdita enorme: a fronte di un guadagno per lo Stato di soli 320 milioni, ne mancheranno comunque 200 per effettuare il famoso taglio della bolletta del 10%», interviene Pietro Colucci, presidente di Kinexia. La normativa, aggiunge Rosella Antonucci, partner di Legance avvocati associati, «potrebbe essere illegittima, perché introduce una retroattività sostanziale in contrasto con il principio di tutela del legittimo affidamento» e violerebbe gli obblighi internazionali derivanti dal Trattato sulla Carta europea dell’Energia (reso esecutivo in Italia con la legge 415 del 1997) con cui l’Italia si è impegnata ad assicurare agli investitori condizioni stabili e a non sottoporli a espropri, intesi non solo in senso fisico, ma anche, secondo quanto confermato nel 2008 dal Centro internazionale per la Pietro risoluzione delle conColucci troversie relative agli investimenti con sede a Washington, come deterioramento della redditività economica e del valore di un investimento causato da un intervento statale. «Lo spalma incentivi provocherà danni soprattutto al sistema bancario», incalza Tiziano Giovannetti, ad di Fintel Energia, «centinaia di produttori che non riusciranno più a mantenere gli impegni restituiranno le chiavi degli impianti alle banche». Proprio qui, secondo Colucci, il vero rischio speculativo: le banch e si troveranno a dover rivendere gli impianti degli operatori insolventi e ci sarà chi cercherà di accaparrarseli a prezzi anche dimezzati. Secondo Emilio Cremona, presidente di Anie, «le piccole e medie imprese delle rinnovabili potrebbe perdere molto più di 10 mila lavoratori, senza contare l’indotto», con il risultato che lo Stato si ritroverebbe a perdere entrare fiscali stimate da Assorinnovabili in circa 600 milioni. Gli operatori non si capacitano di come il governo abbia potuto colpire un settore, come quello del fotovoltaico, che ha permesso all’Italia di limitare il rialzo del prezzo dell’energia, facendo risparmiare al Paese 4,6 miliardi tra il 2010 e il 2013, nonostante gli investimenti in calo del 58% dal 2007. Secondo Assorinnovabili, sarebbe bastato attendere ancora un po’ per vedere il prezzo unico nazionale dell’energia ridursi del 40%, con un beneficio per la bolletta delle famiglie e delle imprese di circa 8 miliardi e una diminuzione, come sottolinea Cremona, delle importazioni di gas, che oggi ammontano a circa 6 miliardi. Ma secondo Neri e Colucci questo non è altro che il risultato di due anni e mezzo di pressioni della lobby delle fossili, che già riceve sussidi statali per circa 12 miliardi. (riproduzione riservata)
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