Relazione al Convegno “la gestione integrata della safety e

Relazione al Convegno “la gestione integrata della safety e della security aziendale e il ruolo
del security manager”
Mercoledì 22 ottobre dalle 14.00 alle 18.00, nell’ambito della Fiera Ambiente Lavoro a Bologna, si
è svolto il Convegno La gestione integrata della safety e della security aziendale e il ruolo
del security manager, organizzato da ANMIL Onlus e ANMIL Sicurezza, in collaborazione
con APASS, ASIS, AIPSA, AIPROS, AICOM, COMMETODI, ENI, GRUPPO EPCINFORMA, INTERGRAPH, SNAM e SAIPEM. I lavori sono stati trasmessi in diretta streaming
dalla Web TV del sito Prevenzione Rapine e Furti, gestito dalla società Adeia Consulting, partner
dell’iniziativa.
Il Convegno si è focalizzato sugli elementi conoscitivi e gli strumenti tecnico-gestionali utili per
l’integrazione tra le funzioni aziendali della security e della safety per la prevenzione e la gestione
dei rischi riconducibili alle attività criminose di terzi (cosiddetti rischi esogeni), la cui
configurazione giuridica come rischio “da lavoro” è ormai pacifica. Il tema è particolarmente
rilevante perché impone a tutti gli attori che di tale fenomeno sono chiamati ad occuparsi, primi tra
tutti i Security Manager, di fornire indicazioni uniformi per la sua corretta valutazione e gestione, in
coerenza col quadro normativo vigente.
L’evento è stato aperto dall’Avv. Maria Giovannone, amministratore delegato e direttore scientifico
di ANMIL Sicurezza, nonché moderatrice dell’incontro, che ha evidenziato l’importanza del
consolidamento negli ambienti lavorativi di una cultura della prevenzione che porti le aziende a
porre adeguata attenzione sia ai rischi noti, come quelli endogeni connessi allo svolgimento della
prestazione, che ai nuovi rischi, quali quelli di security, in un’ottica di gestione integrata della
sicurezza. Il tema è altresì oggetto del progetto di ricerca La valutazione e la gestione dei
rischi Security e la valorizzazione professionale del Security Manager: prospettive di evoluzione
normativa tra interesse pubblico e interesse privato, promosso da ANMIL Onlus e ANMIL
Sicurezza e supportato da partner aziendali come AICOM SpA, COM Metodi SpA, Eni SpA,
Finmeccanica SpA, Intergraph Italia LLC, Saipem SpA, Snam SpA., volto a conferire rigore
normativo alla valutazione del rischio security e alla funzione del Security Manager attraverso una
proposta di integrazione della normativa vigente. Dell’argomento si occupa anche il libro di
Umberto Saccone Governare il rischio – un modello di security risk management, edito da Aracne,
che, oltre a rappresentare lo stato dell’arte della materia, affronta e tenta di chiarire la dimensione e
gli ambiti di applicazione della disciplina del security risk management.
Dopo il saluto di Sandro Giovannelli, Direttore generale di ANMIL, che ha brevemente illustrato
l’attività e la mission dell’associazione, orientata alla tutela della salute e della sicurezza dei
lavoratori, Franco D’Amico, Coordinatore Servizi Statistico Informativi ANMIL, ha presentato i
dati infortunistici INAIL riconducibili alle attività criminose di terzi. Le statistiche certificano che
tra il 2009 e il 2012, sul territorio nazionale, si sono verificati 3500-4000 infortuni all’anno causati
da aggressioni provenienti da persone esterne all’impresa. Nella larga maggioranza dei casi (96%)
si tratta di infortuni che hanno dato luogo ad un’inabilità temporanea di almeno 4 giorni, mentre il
restante 4% degli eventi ha prodotto un’inabilità permanente di grado pari ad almeno il 6%; gli
eventi mortali registrati sono stati fortunatamente contenuti nell’ordine delle poche unità,
attestandosi in media tra i 4 e i 5 episodi per ogni anno. I settori più colpiti risultano essere il
sanitario e i trasporti, seguiti dalla pubblica amministrazione, il commercio e la ristorazione. Con
qualche sorpresa, si è rilevata una inferiore incidenza del fenomeno infortunistico in settori più
frequentemente oggetto di rapine, come quello bancario e postale, a dimostrazione che la cultura
della security è in questi campi maggiormente radicata.
L’Avv. Mauro Dalla Chiesa, Consulente legale Patronato ANMIL, ha di seguito approfondito
alcune sentenze della giurisprudenza che hanno riconosciuto la indennizzabilità ai fini INAIL degli
eventi infortunistici relativi ad atti criminosi di terzi. Nello specifico, l’Avvocato ha trattato il caso
di un direttore di un punto vendite con specifiche mansioni di gestione, trasporto e deposito incassi
giornalieri e fondo cassa, aggredito e accoltellato da un magazziniere neoassunto nel medesimo
luogo di lavoro. L’INAIL di Venezia Terraferma inizialmente riconosceva alla vittima l’indennizzo
nella misura di quaranta punti percentuali. Successivamente, con provvedimento non motivato,
comunicava all’assicurato che era venuto meno il requisito dell’occasione di lavoro a seguito della
pronuncia della Corte di Appello di Venezia. La condotta dell’INAIL contrasta con la ormai
consolidata giurisprudenza in tema di riconoscimento dell’infortunio professionale a seguito di
evento imprevisto o violento al di fuori del luogo di lavoro. Innanzitutto la sentenza della Corte
Costituzionale n. 55/1981 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del d.P.R. 1124/1965 art. 1, in
relazione all’art. 4 n.1 dello stesso TU, nella parte in cui non comprendeva, nella previsione di cui
al comma 3 dell’art.1 medesimo, le persone che siano comunque addette, in rapporto diretto col
pubblico, al servizio di cassa. La giurisprudenza di legittimità ha poi esteso tale ipotesi oggettiva di
attività protetta, in caso di possesso di denaro, anche fuori dal luogo di lavoro (Cass. sen.
15691/2000; sen. 430/1991; sen. 3747/1998; sen.774/1999) e statuito che il fatto delittuoso del terzo
o di un compagno di lavoro non interrompe il nesso causale con l’esecuzione della prestazione
(Cass. sez. lavoro se. 4716/1988). Nel caso di infortunio in itinere la condotta deve essere sì
sottoposta a valutazione più rigorosa che nell’infortunio sul lavoro, ma ciò attiene al
comportamento volontario del lavoratore, non all’evento rapina, che rimane, per il lavoratore, un
fatto accidentale ed imprevedibile (Cass. sen. 11885/2003; sen. 5525/2004). La vittima ha perciò
presentato ricorso al Tribunale del Lavoro di Modena, tramite patronato ANMIL, al fine di ottenere
opportuna tutela. A tal fine si sono evidenziati anche eventuali profili di responsabilità del datore di
lavoro in riferimento a violazione dell’art. 2087 c.c. in materia di tutela dell’integrità fisica e della
personalità morale dei prestatori di lavoro. Nella fattispecie in esame, il datore di lavoro avrebbe
potuto avvalersi di un servizio di portavalori, anziché delegare ad un dipendente tale gravosa
responsabilità. È dunque possibile il riconoscimento del danno differenziale, ossia la differenza tra
quanto versato dall’INAIL a titolo di indennizzo per infortunio sul lavoro o malattia professionale, e
quanto è possibile richiedere al datore di lavoro a titolo di risarcimento del danno in sede civilistica.
Achille Sirignano, Security Manager ENI S.p.A., ha illustrato le caratteristiche della norma tecnica
UNI 10459 riguardante le funzioni essenziali ed il profilo del security manager, approvata nel 1995
e in via di aggiornamento. La riscrittura della norma si è resa necessaria a seguito dei vorticosi
cambiamenti che hanno interessato la sfera della security nell’ultimo ventennio connessi al
fenomeno della globalizzazione, che ha portato a delocalizzare alcuni processi produttivi in Paesi ad
alta intensità di rischio; l’aumento della minaccia terroristica; il percorso normativo e
giurisprudenziale verso il pieno riconoscimento di tale categoria di rischio. In questo contesto, si è
resa necessaria la definizione di uno schema di figure professionali flessibile, che riesca a fissare
alcuni punti fermi nella definizione delle abilità, competenze e conoscenze nel campo della security.
Rispetto alla versione precedente, la norma è stata maggiormente articolata per adeguarla
all’evoluzione della professione e all’attuale contesto di rischio, sia sociale sia economico e in
modo da inserire il profilo del professionista della sicurezza nell’ambito del “quadro europeo delle
qualifiche per l’apprendimento permanente”, oggetto della raccomandazione 2008/C 111/01/CE,
emessa dal Parlamento Europeo e dal Consiglio; è stata infine allineata allo schema delle norme
sulle professioni non regolamentate (Legge 4/2013), conformemente alle linee guida di indirizzo
per le attività di normazione sulla qualifica delle professioni non regolamentate, che l’UNI ha
definito nell’aprile 2011. Con la riedizione della norma UNI 10459, i compiti dei professionisti che
operano nella struttura di security aziendale sono calibrati in relazione al processo di security volto
a prevenire, fronteggiare e superare gli eventi lesivi e/o dannosi, sviluppato sulla base della
metodologia Plan-Do-Check-Act e dei principi per la qualità, incentrato sulla valutazione dei rischi
e sulle strategie, piani operativi e azioni di mitigazione necessarie alla protezione delle persone e dei
beni materiali e immateriali. La norma individua diversi profili professionali di security,
suddividendoli in security expert, security manager, senior security manager, sulla base del grado
di responsabilità, della seniority, della dimensione della struttura di security. A questi
corrispondono differenti requisiti in termini di conoscenze, competenze, abilità, esperienze e
formazione.
L’Avv. Lorenzo Fantini, già Dirigente della Divisione Tutela delle Condizioni di Lavoro del
Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha parlato del sistema di qualificazione delle imprese e
dei lavoratori autonomi, previsto dall’art. 27 del d.lgs. n. 81/2008 e ancora inattuato,
dell’elaborazione del quale si occupa la Commissione consultiva permanente per la salute e la
sicurezza sul lavoro. L’Avvocato ha comunicato che nell’ultimo testo sottoposto all’attenzione della
Commissione, tra i settori che dovevano essere oggetto della qualificazione era indicato quello
dell’energia, vitale per la gestione delle Infrastrutture Critiche. Tra i criteri di qualificazione, inoltre,
era segnalato l’obbligo per le imprese di dimostrare di aver effettuato una valutazione dei rischi che
tenesse conto delle attività criminose di terzi e di dotarsi di un professionista della sicurezza con le
caratteristiche della norma UNI 10459. D’altra parte l’adozione del d.P.R. n. 177/2011- recante
norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di
inquinamento o confinanti – dimostra la percorribilità dell’operazione in termini pratici e giuridici.
L’Avvocato ha poi ribadito l’importanza di un approfondimento scientifico che chiarisca al
legislatore e alle aziende le ragioni che rendono necessaria una integrazione normativa.
Silvia Vescuso, Direttore Istituto Informa, ha dichiarato che promuovere formazione significa
intervenire a livello culturale, attivando un processo finalizzato a rendere individui e gruppi soggetti
attivi di cambiamento non attraverso una pedissequa adesione alla norma, ma mediante la
condivisione del valore sicurezza. Ciò comporta il passaggio da un atteggiamento di mera
acquiescenza e ottemperanza alle norme a un assetto di impegno e ingaggio personale per la
diffusione della sicurezza. Seguendo l’indicazione dell’art. 20 del d.lgs. n. 81/2008, il quale
sancisce che “ogni lavoratore deve prendersi cura della propria sicurezza e salute e di quella delle
altre persone presenti sul luogo di lavoro (…), conformemente alla sua formazione ed alle istruzioni
e ai mezzi forniti dal datore di lavoro”, è necessario sfidare la tendenza a demandare e relegare al
SPP o al responsabile della Security il presidio della sicurezza; a considerare la sicurezza un tema a
sé; a non realizzare una lettura sistemica degli eventi, degli incidenti e delle criticità organizzative; a
interpretare l’evento in chiave individualistica (errore umano, responsabilità individuale, problema
personale); a non segnalare le criticità per il timore di essere incolpati anziché considerare la
segnalazione come opportunità per risolvere le difficoltà organizzative soggiacenti; a non
apprendere dagli errori e dalle difficoltà; a far prevalere la gerarchia sulla competenza.
Di seguito, alcuni rappresentanti del mondo imprenditoriale hanno discusso delle proprie esperienze
professionali nel campo della sicurezza. Corrado Miralli, Head of Corporate Security Saipem S.p.A,
ha affrontato il tema della sicurezza marittima, particolarmente interessante sia sotto il profilo della
safety che su quello della security. Da questo ultimo punto di vista, la minaccia più rilevante è
rappresentata dalla pirateria, intesa come ogni atto illecito di violenza o di sequestro, ovvero di
depredazione, commesso a fini privati dall'equipaggio o dai passeggeri di una nave o di un
aeromobile privato. Il fenomeno interessa principalmente le zone del west Africa, del Corno
d’Africa e dell’Indonesia, con una tendenza all’aumento del numero degli eventi. Tale trend è stato
invertito nell’ultimo anno grazie agli sforzi della cooperazione internazionale, che si è servita del
MSCHOA, Maritime Security Centre Horn of Africa, dell’UKMTO –United Kingdom Marine
Trade Operations, comunica con le navi, pone in collegamento diretto il MSCHOA e i comandanti
navali in mare, fornisce Best Management Practices per aiutare le imprese e le navi a
evitare/dissuadere attacchi di pirateria nel Golfo di Aden (GOA) e al largo della costa della Somalia
– dell’International Ship and Port Facility Security Code. Per combattere efficacemente la pirateria
è opportuno effettuare un’analisi del rischio che tenga conto delle vulnerabilità del soggetto da
difendere e della portata della minaccia. Tra le prime vanno considerate la velocità della nave,
l’altezza del freeboard, gli orari di transito, la formazione dell’equipaggio, l’assunzione di misure
cautelative; tra i pericoli, vanno invece annoverati i gruppi terroristici, i fondamentalisti religiosi, la
criminalità locale. Le contromisure adottabili derivano da una combinazione di mezzi umani e
conoscenze tattiche: la predisposizione di assistenza militare da parte delle autorità locali o di una
coalizione di forze, la pianificazione di rotte più sicure, la dotazione di scorte armate – che
rispettino i diritti umani - di strumentazioni tecniche di avvistamento e comunicazione, di un
personale formato e di procedure di emergenza, la stipulazione di una polizza assicurativa.
Nazario Saccia, Security Manager ENI S.p.A., si è focalizzato sulla questione delle effrazioni degli
oleodotti in Italia. La rete degli oleodotti in Italia è molto vasta ed è organizzativamente integrata
nel tessuto di impianti industriali (raffinerie) e degli asset logistici (depositi), costituendo la via più
economica per movimentare i greggi ed i prodotti già raffinati. Gli attacchi alle pipeline si
concretano in effrazioni nelle tubazioni abusive, nella collocazione di cd. “cravatte” e in sabotaggi
non finalizzati a furto. Le effrazioni a fini di furto sono compiute, nella maggior parte dei casi,
mediante il collocamento di una derivazione abusiva dalla condotta principale, al fine di prelevare
quantitativi di prodotto (quasi sempre gasolio o nafte) in quantitativi singoli di circa 5000 litri (per
facilità di trasporto). Per far fronte a queste minacce, ENI adotta una varietà consistente di misure
prevenzionistiche. Lungo le linee vengono infatti condotte, con frequenze variabili, ispezioni
mediante pedinamenti tecnici e sorvoli con elicotteri; talune camerette di pompaggio sono dotate di
sistemi di protezione elettronici (TVCC, anti-intrusione) e sono attivi sistemi di Alert in tutte le
unità che gestiscono tali asset in relazione alle fenomenologie in corso; per brevi periodi e su tratti
di oleodotto particolarmente colpite, viene utilizzata una vigilanza armata notturna lungo il
percorso; sono implementati segnali tecnici per interpretare depressurizzazioni anomale e procedure
tecniche idonee (c.d. “di impaccamento”) ad aumentare la capacità di percepire effrazioni in corso e
migliorare la possibilità di localizzazione; sono infine previste procedure per affrontare emergenze
relative ad uno spandimento di prodotto. L’azienda sta inoltre sperimentando una nuova tecnologia
che consente di individuare effrazioni in corso con una precisione di qualche decina di metri e con
un ritardo dall’evento di pochi secondi. Elemento fondamentale di tutta l’architettura della sicurezza
è infine l’attuazione di una reale partnership con le istituzioni pubbliche, consistente in uno
scambio di informazioni, a livello periferico e centrale, riguardanti la consistenza delle minacce, la
mappatura degli oleodotti, gli autori dei reati, l’attività delle forze dell’ordine.
Filippo Silvestri, Sales Manager Public Safety & Security Intergraph SG&I Division, ha trattato
della gestione della safety e della security con un singolo sistema di supporto delle decisioni
nell’aeroporto di Baltimore. In un contesto così rilevante e delicato, l’azienda assicura strumenti di
protezione fisica della infrastruttura, insieme ad efficaci sistemi informativi territoriali, tenendo
conto delle esigenze di tutti gli stakeholders coinvolti nella funzione di sicurezza
(Owner/Operators, Engineering, Procurement & Construction (EPC) Companies, System
Integrators, Security Engineering Companies, Sensors sub-systems providers, End-users) e
integrando servizi di alerting e monitoring.
Raffaele Rocco, Amministratore Delegato AICOM S.p.A., ha parlato delle modalità attraverso le
quali l’ingegneria dei servizi integrati di security può garantire un supporto ai professionisti della
sicurezza. AICOM, Società di Ingegneria e Consulting Tecnico, ha negli anni percepito che una
delle necessità primarie di clienti importanti era quella di migliorare la sicurezza dei propri assets
tangibili e intangibili, sia in Italia che all’estero, al fine di consentire un efficace Risk Management e
assicurare la Business Continuity. L’azienda ha così cercato di risponder tale richiesta del mercato,
creando una direzione security e dotandola di professionalità multidisciplinari. L’approccio tecnicooperativo adottato si basa sull’effettuazione di un’analisi e identificazione del rischio,
sull’elaborazione di un piano operativo - pianificazione strategica, studio di fattibilità e
progettazione degli interventi condivisi, monitoraggio, gestione e manutenzione degli stessi,
secondo un confronto costi/benefici/qualità/efficacia – sul supporto al Security Manager nelle
attività di Supply Chain Management, sulla direzione dei Lavori e Project & Construction
Management. Questi servizi consentono, da una parte, al sistema di security aziendale di disporre di
un quadro conoscitivo completo e dettagliato dei rischi e delle possibili soluzioni tecniche e
tecnologiche più innovative, in relazione alle esigenze di security, di un piano operativo e temporale
per la realizzazione degli interventi, e un piano dei costi dettagliato per la valutazione economicofinanziaria delle misure in relazione al budget e agli obiettivi di security aziendale; dall’altra, di
evitare la creazione di una struttura tecnica interna con conseguente risparmio di costi e di potersi
concentrare sulle problematiche non tecniche della security.
Massimo Ignesti, Security Unit - Business Development COM Metodi S.p.A., ha concentrato la
propria attenzione sulle evacuazioni di Security in aree ad alto rischio, come quelle interessate
dall’ondata di rivoluzioni denominata la “Primavera Araba”. Nel 2011, allo scoppio delle prime
rivolte si trovavano nel nord Africa circa 500 persone che operavano per aziende italiane. La
situazione ebbe un’evoluzione rapida e talvolta inattesa in Paesi comunemente giudicati tranquilli e
a basso livello di rischio, rendendo necessaria l’attivazione di Piani che vennero testati in una
situazione di crisi che vedeva il sorgere di ostacoli successivi e di crescente difficoltà: chiusura
degli spazi aerei, blocco dei voli, chiusura delle telecomunicazioni, blocchi stradali, coprifuoco,
scontri violenti. In tale quadro, i piani di evacuazione si rilevarono lo strumento principe per
guidare cospicui gruppi di persone verso Paesi più sicuri. Gli elementi che assunsero importanza
centrale furono la disponibilità di liste aggiornate delle persone presenti compresi familiari e ospiti,
di elenchi dei veicoli da utilizzare per il movimento delle persone, dei mezzi di comunicazione,
l’identificazione di muster point sicuri da utilizzare in attesa di evacuare, di soggetti locali in grado
di supportare l’attuazione del piano, la descrizione di percorsi di evacuazione alternativi, una
impostazione generale orientata alla efficienza, robustezza e resilienza. La figura del Security
Manager fu invece fondamentale per seguire l’evoluzione della situazione e riferire a livello
centrale segnalando la presenza di fattori indicatori dell’approssimarsi della crisi, dare attuazione al
piano di evacuazione coordinando il flusso d’informazione verso tutti gli espatriati ed il loro
movimento verso i muster point e successivamente verso i siti di partenza/imbarco, garantire il
flusso continuo d’informazione verso i decisori, mantenere contatti con le Forze Militari intervenute
in soccorso degli espatriati.
Nell’ultima parte dell’incontro, si è svolto un giro di tavolo che ha visto la partecipazione di alcuni
esponenti delle associazioni rappresentative dei professionisti della sicurezza. Damiano Toselli,
Presidente AIPSA, ha dichiarato che gli obiettivi della propria associazione – che comprende 280
soci - sono la diffusione della cultura della security, l’approfondimento e lo studio delle
problematiche di ordine tecnico, funzionale e legislativo ad essa attinenti, la valorizzazione
dell'ordinamento professionale. Nel 1995, AIPSA ha promosso e contribuito alla ratifica della
norma UNI 10459 - Funzioni e profilo del professionista della Security Aziendale - e ha
recentemente partecipato ai lavori di aggiornamento. Ha inoltre promosso l’elaborazione della
Prassi di Riferimento UNI/PdR 6:2014 “Infrastrutture Critiche. Sistema di gestione della resilienza
– Requisiti”, pubblicata il 16 gennaio 2014, ed è uno dei soci fondatori della Federazione Europea
dei Direttori di Security (FEDS), costituita a dicembre 2013 a Lisbona. L’organizzazione sostiene
infine la cooperazione tra il mondo accademico e quello professionale, essenziale per lo sviluppo
della ricerca e l’evoluzione delle tematiche di sicurezza, e la convergenza tra le funzioni aziendali di
Safety, Crisis Management e Risk Management.
Genseric Cantournet, Presidente ASIS Italy, ha approfondito gli aspetti rilevanti di una efficace
valutazione del rischio, individuati nella vision, la leadership e nella execution. Se, inoltre, il
rischio si può definire come il prodotto dell’impatto per la probabilità, un efficace risk assesment
postula allora una scelta circa il significato da attribuire al concetto di probabilità: una propensione
fisica dell’oggetto da proteggere, o una stima? In effetti, i risultati delle analisi probabilistiche
induttive e di quelle statistiche possono divergere radicalmente. È allora essenziale possedere
metodologie di analisi che ci permettano di ottenere informazioni affidabili e sicure.
Aldo Agostini, Consigliere AIPROS, ha confermato che la garanzia della sicurezza, nella sua
duplice accezione di safety e security, è il risultato al quale le aziende devono mirare, anche
servendosi di un professionista della sicurezza, le cui caratteristiche sono state delineate dalla
emananda norma UNI 10459. Il raggiungimento dell’obiettivo è tutt’altro che agevole e scontato,
posto che le nozioni di safety e security presentano delle differenze sostanziali - la prima si riferisce
alla tutela antinfortunistica dei lavoratori, la seconda alla protezione degli asset aziendali, umani,
ma anche materiali e immateriali – che le rendono non sovrapponibili e finanche potenzialmente
confliggenti.
Infine, Umberto Saccone, Presidente APASS, ha ribadito che le minacce all’integrità psicofisica dei
lavoratori possono avere diversa origine. Accanto ai rischi intrinseci all’attività lavorativa svolta,
infatti, rilevano quelli derivanti da fattori esterni, i quali, pur essendo ascrivibili all’occasione di
lavoro, sono estranei alla prestazione in senso stretto: si tratta dei rischi connessi alle azioni
criminose di natura dolosa e colposa messe in atto da terzi. Nonostante la legislazione italiana non
esprima una regolamentazione che precisi quali tipologie di rischi security le aziende siano tenute
ad individuare, né una metodologia o dei requisiti tecnici da osservare, alla luce di una consolidata
giurisprudenza, nel disporre tutte le cautele necessarie a tutelare la salute e sicurezza dei lavoratori,
il datore è obbligato a tener conto dei rischi esogeni, almeno in tutti i casi in cui questi siano
prevedibili. Inoltre, gli artt. 15 e 28 del d.lgs. n. 81/2008 impongono al datore di lavoro in maniera
chiara la valutazione di “tutti i rischi”. Conseguentemente, le figure cui il d.lgs. n. 81/2008
attribuisce precise responsabilità in materia di organizzazione e gestione della sicurezza possono
essere chiamate a rispondere civilmente e penalmente in caso di violazione degli obblighi così
definiti. Inoltre, ai sensi del d.lgs. n. 231/2001, laddove ricorrano determinate circostanze, può
essere addebitata all’ente una responsabilità di tipo penale-ammnistrativo. Il Presidente Saccone ha
chiuso il proprio intervento asserendo che una corretta gestione del rischio sarebbe certamente
agevolata da un’auspicabile maggiore chiarezza normativa. L’attività di APASS e il progetto
portato avanti con ANMIL Onlus e ANMIL Sicurezza spingono in questa direzione.