cino della m s a f il atem atica... nel m cine a Proof - La prova Regia: John Madden Attori principali: Gwyneth Paltrow, Anthony Hopkins, Jake Gyllenhaal, Hope Davis, Gary Houston, Anne Wittman Produzione: Gran Bretagna/Usa, 2005. Durata: 100’ Il giorno del suo compleanno, Catherine, che ha speso i suoi anni prendendosi cura del padre Robert, genio matematico ai limiti della follia, conosce Hal. Un tempo allievo di Robert, Hal è convinto che tra i 103 diari del matematico si celino nuove importanti scoperte. Catherine comincia a chiedersi se dal padre erediterà più il genio o più la follia. La «prova» Proof significa letteralmente «prova». Il film di John Madden, che aveva già diretto Gwyneth Paltrow in Shakespeare in love, è una prova per diversi aspetti. Il primo è chiaramente nel contenuto del film, in cui una prova matematica rappresenta il confine con la libertà dall’ossessione paterna; il secondo è la prova che un testo teatrale complesso da rendere cinematograficamente, avvince per un’ora e quaranta; il terzo è che Gwyneth Paltrow si dimostra sorprendente nel disegnare una donna che vive paure e forti contrasti interiori, convincendo anche i critici più scettici. Il termine inglese Proof indica una dimostrazione matematica, un complesso procedimento deduttivo dove, mediante l’applicazione di un sistema rigoroso di regole, si arriva a un risultato inequivocabile del problema posto. La vita di Catherine è molto meno certa e univoca, contesa tra una sorella invadente e poco comprensiva e un ragazzo che non le dimostra la piena fiducia di cui necessiterebbe. Ad aggravare il tutto una pesante eredità paterna. Solo stabilendo con certezza l’autore della misteriosa dimostrazione matematica contenuta in un quaderno, Catherine potrà ricominciare a vivere gettandosi il passato alle spalle. A questo proposito, la struttura narrativa del film segue un percorso di natura scientifica. Dal teatro al set Proof è tratto da un’opera teatrale, omonima, di David Auburn, che ha vinto il Premio Pulitzer e il Tony Award per la lunga stagione di rappresentazione a Broadway. È uno splendido esempio di come le tecniche cinematografiche (flashback, inquadrature, cambi di scena) possano diventare funzionali al racconto di una storia complessa e introspettiva. Bisogna riconoscere a Madden il merito di avere trasposto in maniera coerente e precisa la pièce teatrale, già diretta dal regista inglese. La particolarità del soggetto e la complessità dei dialoghi obbligano la narrazione a seguire un doppio percorso, nel presente e nel passato. Attraverso questo meccanismo, il pubblico riesce a immedesimarsi nell’esperienza di Catherine a un livello oggettivo (che cosa è realmente accaduto) e uno soggettivo (che cosa può essere vero o immaginario). «La dimostrazione che non siamo pazzi è che noi siamo qui a parlarne.» «Il più grande rischio nella vita è non prenderne alcuno.» «Lei è matematico?» – «No, per carità... Fisico teoretico.» «La matematica non è jazz. Anche il più pazzo dei matematici lavora per arrivare ad una dimostrazione.» I rischi della vita Il cuore della storia è la logica matematica in contrasto con l’indeterminatezza della vita. La protagonista ricerca l’autorevolezza della prova, e quindi se stessa, con la consapevolezza che potrebbe non riuscirci mai. Mentre nella scienza esistono regole esatte, ipotesi che possono condurre a un risultato inequivocabile, cioè a una prova, nei rapporti personali queste sono incomplete, le conclusioni provvisorie o errate, perché i valori in campo (fiducia, amore, equilibrio mentale) sono difficili da accertare. Su che cosa si basa una scienza esatta, se non sulla possibilità di verifica di una pur azzardata intuizione teorica? Ma la scienza della vita è più complicata, lo stesso evento non si ripete mai e ogni volta le componenti in gioco sono tante e tali da giustificare dubbi e remore. I matematici Il film rappresenta anche diversi modi di «essere» matematici. Come in A beautiful mind, la storia percorre il binario del binomio «genio & follia», secondo cui l’attività intellettuale del matematico è spesso segnata dal delirio e dalla minaccia dell’insania. Catherine è rappresentata come un persona delicata e trasparente, tesa e indifesa. Vive con passione totale e vitale la matematica, con lucidità e sofferenza. Quella che sembra incapacità di stare al mondo, è invece assorbimento in una realtà più alta, cristallina, pulita. Le figure di matematici «pragmatici», dediti anche alle feste e alla musica, per i quali la matematica è un insieme di tecniche, affrontano invece il corso di studi o la vita universitaria come un normale lavoro. La loro carriera viene raccontata con il realismo della competitività. Il personaggio di Hal è protagonista di questa gara per emergere: insieme ai suoi colleghi vive l’ansia di ottenere quel risultato che lo lanci verso i posti di prestigio. Il mito diffuso nel campus di Chicago, che dopo i ventisei anni inizi la decadenza della forza creativa, li turba, rendendoli ansiosi di ottenere al più presto l’intuizione matematica giusta. Comprendere e riflettere 1 La protagonista ha ereditato il genio o la follia dal padre? 1 Il padre matematico quale figlia stima maggiormente? Perché? 1 Perché la protagonista vive la vita con tanta paura e incertezza? 1 Sacrificheresti le tue aspirazioni per accudire una persona cara in difficoltà? 1 Il film racconta con una metafora molto efficace la difficoltà di affrontare i rischi e le paure della vita. Racconta con i tuoi compagni e con l’aiuto del docente le insicurezze e i dubbi che, inevitabilmente, stai affrontando negli anni della tua crescita. MATEMATICA NEL CINEMA Le frasi da r icor dare
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