La Voce (dicembre 2013) - Liceo Scientifico "Albert Einstein" – Teramo

NUMERO 1 · ANNO X · DICEMBRE 2013
SOMMARIO
REDAZIONE
Coordinatore
Editoriali
Prof. Nando Cozzi
Anniversario
4 La Voce compie 10 anni · flavia e stefano
Caporedattrice
Il sondaggio
6 Tutto in fumo? · concetta faccio e francesca
7 I grafici del sondaggio · igor
Copertina
Dai meandri dell’Einstein
8 Einstein cogestito · chiara pesci
10 Un piccolo passo per lo studente · marco mazzoni
Oltre noi stessi
12 L’intervista · federica e ludovica
14 Intervista in terRamo a Mario Lamberti · francesco
Forza Albert
16 I frattali nella natura · francesca di marco
I colori della letteratura
18 Vivere, vivere, vivere ancora · marco matani
19 Un eterno ragazzino · caterina trimarelli
20 Invasione in arrivo · anthea di salvatore
Recensioni e spettacoli
21 Tadatoshi Fujimaki · pamela primula
22 Lou Reed: in memoriam · gianmarco paterna
TEXnologia
23 Quando copiare diventa un diritto · gaia gulp
24 Dall’homo sapiens all’homo technologicus · daniel
Appendice enigmistica
25 Sudoku per tutti! · alessia coruzzi
Fumetto
26 Non dire una parola · pamela primula
Enigmistica
28 Parole crociate e sudoku · ludovica corradi
28 Problema di scacchi · pietro tullii
Gaia (Gaia Gulp) Babbicola
Gaia (Gaia Gulp) Babbicola
Codifica LATEX e grafici
Igor ["aIgO:*]
Vignettisti e disegnatori
Pamela Primula, Caterina Trimarelli, Gaia Babbicola, Gianmarco Paterna
Enigmistica e giochi
Ludovica Corradi, Pietro Tullii, Alessia Coruzzi
Fotografa
Chiara Pesci (e un ringraziamento agli alunni ritratti a pag. 8
e 9, ossia a Emanuele Pizzuti, Carla Maggetti, Marco Cappelli, Giovanna Di Benedetto, Francesca Nori, Jacopo Rocci,
Gabriele Di Pietro, Vincenzo Di Gennaro, Denise Fonti, Giovanna Sarto, Giulia Marini, Giampaolo Troiano, Edoardo
Di Blasio, Marta Brizzi, Letizia Ettorre, Giuliana Perpetuini,
Chiara Vanni e Mister “X”.)
Redattori
Francesco Maria Cameli, Chiara Pesci, Daniel Di Febo, Stefano Ciaffoni, Martina Chiara Recchilungo, Marco Matani,
Alessia Coruzzi, Federica De Iuliis, Ludovica Corradi, Marta
Brizzi, Letizia Ettorre, Caterina Trimarelli, Pamela Primula,
Marco Mazzoni, Francesca Di Marco, Gaia (Gaia Gulp) Babbicola, Francesca Angelozzi, Flavia Cantoro, Luigi Ranalli,
Anthea Di Salvatore, Sharon Rubini, Filippo Leonzi, Stefano
Di Gregorio
Collaboratori
Prof.ssa Concetta Faccio
Prof.ssa Daniela Patriarca
Colophon
Realizzato all’interno del Liceo Scientifico “Albert Einstein”, Via
Luigi Sturzo 5, 64100 Teramo. Composto in LATEX con le famiglie
di font Palatino di Hermann Zapf e TEX Gyre Heros (basato su
URW Nimbus Sans L e Helvetica) di Max Miedinger e Eduard
Hoffmann.
Sito web del liceo
lse.te.it
c 2013 − 2014 · Liceo Scientifico “Albert Einstein” · Teramo
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode
una favola
10 e lode!
di NANDO COZZI
di GAIA GULP
fuit quondam ...
— Rex quidam! — mei parvi subito fortasse dixerint
lectores.
— Minime: pueri, erravistis. —
Fuit vero quondam1 una rivista scolastica; anzi c’è
ancora! Ci credereste? Pian pianino, e tenendo anche
conto dello scorso anno scolastico “perduto”, siamo
giunti al decimo anno de la voce. Per l’occasione,
oltre a qualche miglioramento — si spera! — tipografico, la caporedattrice, Gaia, ha apparecchiato alcuni
succulenti bocconcini da assaporare nel corso di questo
freddo inverno (speriamo non of our discontent) assieme
agli immancabili caggionetti.
Siore e siori, solo per i vostri occhi, offriamo una
strepitosa copertina (di Gaia, sempre lei), un primo
sondaggio sul tema del fumo (Francesca e la Prof.ssa
Concetta Faccio), una maxi intervista di Flavia e Stefano agli ex docenti referenti de la voce (Prof. Enzo
Stirparo e Prof.ssa M. Gabriella Pompei), un fumetto
completo di Pamela, un’intervista alle rappresentanti
dell’associazione “Se non ora quando” (ex gratia Federica e Ludovica), l’autovalutazione della co-gestione (a
cura di Marco Mazzoni) e un servizio fotografico sullo
stesso tema di Chiara et cetera. E questo è solo l’inizio!
Troppa grazie, direte. Ma, no, è Natale. God bless us,
every one!
dopo una cosí scoppiettante presentazione — sentito che rullo di tamburi? — l’ansia da prestazione inizia
ad arrovellarmi.
Ma d’altronde è naturale, ogni anno è un nuovo
debutto per il nostro fidato giornalino e per la nostra
fedele redazione e, come per ogni debutto, le aspettative
e le ambizioni alzano la posta in gioco.
Questo, poi, è un anno particolare, che aggiunge una
cifra all’età de la voce— non vi starete mica facendo
i conti? — e responsabilità al nostro impegno.
Ma veniamo a noi. Questo giornalino conoscerà
forse a menadito i meandri dell’ Einstein, ma quello
che ci preme rimane sempre e comunque imparare a
conoscere i nostri lettori, cioè a conoscere noi stessi.
Come? Innanzitutto saggiando la vostra attenzione
attraverso vivaci spunti di riflessione sulla vita studentesca e rapidi scorci sul mondo. A solleticare i vostri
sensi, porteremo in tavola un materiale frizzante ed eterogeneo, che spazia dallo scritto al grafico, dal creativo
all’analitico, e non mancheremo di certo di servirvi il
dessert di sempre, giochi e vignette in salsa agrodolce!
Insomma, altro che minestrone: quest’anno non ci
siamo fatti mancare nulla, ma a voi l’ardua sentenza!
Noi possiamo solo congedarci cosí: THIS IS IT.
NOTE
enrico mazzanti
1 Pinoculus di Carlo Collodi, tradotto in latino da Enrico Maffacini
(Marzocco, 1950). L’illustrazione sottostante è di Enrico Mazzanti.
Editoriali 3
Per celebrare il 10° anniversario del nostro glorioso giornalino,
abbiamo intervistato i due insegnanti coordinatori che hanno visto
nascere e hanno accompagnato nella crescita la voce. La prima
intervista è al Prof. Vincenzo Stirparo; la seconda, alla Prof.ssa M.
Gabriella Pompei.
di Flavia Cantoro e Stefano Ciaffoni
ü Da quale idea è partito il progetto
del giornalino scolastico?
Credo che l’idea del giornale scolastico non abbia bisogno di nascere o
di essere spinta. Fare del giornalismo
è un qualcosa di insito che abbiamo
piú o meno tutti. Raccontare agli altri
fatti, esperienze, opinioni ecc. è spontaneo soprattutto nei ragazzi, delle
volte è quasi un’esigenza. Nella scuola italiana, dove i problemi non sono
mai mancati, il giornalino scolastico
è sempre stato un progetto tra i piú
interessanti e piú riusciti. Mai banale,
graficamente gradevole e molto vicino (come impostazione) al giornale
professionale. L’entusiasmo e la gran
voglia di partecipazione che c’è nella redazione di un giornale scolastico
difficilmente si ritrova in altri ambienti e aggiungo che è una gran bella
esperienza sia umana che culturale.
Aiuta molto la crescita intellettuale
del ragazzo.
ü Nella prima fase quanto consenso
raccoglieva il giornalino presso gli
studenti?
Beh, di solito al primo numero collaboravano i ragazzi che già erano a
conoscenza del giornale. Poi una vol-
4 Anniversario
ta pubblicato creava entusiasmo negli altri e si moltiplicavano le richieste di adesione. Ai ragazzi la voglia
e le idee non mancano. Forse in alcune occasioni, anzi, in alcuni atteggiamenti, possono sembrare superficiali, ma dentro hanno sempre una
forza esplosiva e una carica innovativa che, se ben indirizzata e se aiutata a manifestarsi, dà sempre risultati
imprevedibili ed inaspettati. Le iniziative extra-curriculari hanno questa
prerogativa.
ü Si ricorda qualche aneddoto interessante e simpatico riguardante la
direzione del giornalino?
La cosa che ricordo con piú affetto
è il momento in cui sono venuti degli
alunni a chiedermi di fare il referente
responsabile del giornale scolastico.
Mi sono commosso. Quasi piangevo
dalla gioia.
Non si sono posti il problema se
ne fossi capace oppure no. Hanno
pensato a me perché, avendo scritto
alcuni articoli negli anni precedenti,
avevo dimostrato affetto, anzi amore,
per il giornale.
Ero e sono orgoglioso di questo
incarico. L’ho accettato cosí, d’istinto,
senza pensarci su.
Ho dato a tutti la massima libertà di scrivere tutto ciò che ritenevano
opportuno, ispirandomi alla famosissima massima di Voltaire (“Non sono
d’accordo con te su quello che dici,
ma lotterò fino alla morte affinché tu
possa dirlo”.
ü Inizialmente su cosa verteva il
giornalino?
Secondo me non sono cambiati gli
argomenti del giornale. Siamo sempre all’interno di una scuola quindi
possono cambiare eventualmente il
costume, la moda e la cronaca, ma le
discipline scolastiche e la “vita tra i
corridoi” restano invece i pilastri che
costituiscono la struttura portante del
giornale.
ü Quali erano le maggiori difficoltà
con cui si scontrava il giornalino?
La difficoltà economica era (e credo lo sia ancora!) il maggiore ostacolo. Forse oggi ci sono piú mezzi tecnici che allora scarseggiavano. Però
voglio ricordare che il giornale scolastico funzionava anche quando si
stampava col ciclostile! L’ingrediente
principale resta sempre l’entusiasmo.
ü Era l’unico professore a gestire questo progetto?
E cosa ne
pensavano i colleghi?
Quando l’ho gestito io sí. Ma devo
dire che avevo colleghi che dimostravano un grande affetto per il giornale
e, oltre a scrivere qualche articolo, mi
hanno sempre dato un aiuto quando
è stato necessario. Li ringrazio ancora. L’ambiente scolastico ha sempre
“accettato” con sincerità il giornale
scolastico.
ü Al decimo anniversario de La Voce, nota molti cambiamenti rispetto
all’inizio?
Come accennavo prima, la struttura generale, il senso del giornale,
il significato che ha, l’ambito in cui
si muove non credo siano cambiati e
non credo cambieranno. Il giornale
adesso è piú bello, piú vario, piú moderno, ma, a parte l’effetto che fa a me
personalmente (una sorta di “tuffo al
cuore” come leggere oggi una lettera
che mi aveva scritto una fidanzatina
quando avevo 15 anni), il valore di
un giornale scolastico si misura dalla
traccia che lascia nel lettore, dal dibattito culturale che riesce a creare e
dall’appagamento intellettuale degli
articolisti.
ü Cosa le ha lasciato l’esperienza di
professore dirigente del giornalino
scolastico?
Qualunque esperienza fatta all’interno della scuola arricchisce culturalmente e contribuisce alla crescita
morale dei ragazzi nonché a migliorare il rapporto alunno-insegnante, che
aiuta tanto per il prosieguo delle altre
attività. L’esperienza del giornale è
unica nel suo genere perché, oltre che
didatticamente educativa, è anche so-
cialmente educativa. Si diventa buoni
cittadini cominciando ad interessarsi
dei problemi (di tutti i tipi: culturali,
sociali, intellettuali, . . . ) e discutendone con gli altri. Con questo confronto
si acquisiscono i valori “sani e puliti” che migliorano una società. Alla
fine però consentitemi di ringraziarvi
per questa intervista. Prima di tutto
voi alunni, che da sempre siete stati il
mio punto di riferimento nella scuola;
poi il mio amico, il prof. Cozzi. Faccio tanti auguri al giornale la voce.
Spero che riesca sempre a migliorarsi ancora di piú. . . Infine auguro a
tutto il Liceo Scientifico “A. Einstein”
un anno scolastico proficuo e ricco di
soddisfazioni.
.....................................
Intervista alla Prof.ssa M. Gabriella
Pompei
ü Cosa pensa del giornalino scolastico?
Penso sia un’opportunità per alunni e docenti, per la redazione e per coloro che lo leggono. Per chi lo costruisce infatti rappresenta un momento
di confronto e di autentica collaborazione, un’occasione per far sentire
la propria “voce”, per misurarsi con
un’attività che richiede senso di responsabilità e rispetto degli impegni
assunti; per chi lo legge non è solo
uno strumento di informazione e di
riflessione, ma anche la prova tangibile di quanto sia produttivo lavorare
insieme.
ü Cosa le ha lasciato questo progetto?
Mi ha lasciato un bel ricordo ed
anche la certezza che collaborare ad
un progetto condiviso al di fuori dell’orario curriculare può dare ottimi
risultati e rivelarsi un’esperienza costruttiva, dalla quale ricavare qualche
utile indicazione anche per il lavoro
in classe.
ü Nota che ci sia stato qualche cambiamento all’interno del Progetto
Giornalino rispetto all’inizio?
Rispetto all’inizio, il giornalino è
cambiato in modo rilevante pur mantenendo alcuni caratteri costanti nel
tempo. Sicuramente è migliorata la
grafica, è piú agile e fruibile, è nuovamente spazio riservato solo agli
alunni.
ü Ricorda qualche aneddoto circa la sua esperienza all’interno del
giornalino?
Ricordo la difficoltà iniziale a far
accettare ai ragazzi l’idea di un giornalino che non fosse solo degli studenti, ma che rappresentasse uno spazio di autentico confronto tra alunni
e docenti. Ci sono stati momenti di
grande fervore: nell’anno in cui mi sono occupata del giornalino abbiamo
introdotto l’uso del colore, l’impiego della carta riciclata ed un paio di
numeri sono stati stampati a scuola,
nella “stamperia”.
Il ricordo piú bello: certamente le
riunioni di redazione (ma anche le
nottate a correggere. . . ) talvolta davvero vivaci per una certa diffidenza
degli alunni, che all’inizio interpretavano a torto la correzione della forma
dei loro articoli come un intervento
dall’ “alto”, una limitazione alla loro libertà di espressione. Superata
questa fase, il giornalino è diventato
davvero l’espressione di un gruppo
di lavoro unito.
ü Un augurio speciale per il giornalino?
L’augurio non può che essere ad
maiora! . . . per una collaborazione che
coinvolga un numero sempre crescente di alunni, per un giornalino che
senza appesantirsi troppo contenga
sempre piú articoli d’interesse culturale e spunti di riflessione sul nostro
tempo.
Anniversario 5
SONDAGGIO DE LA VOCE
TUTTO IN FUMO?
La libertà deve essere illimitata? O può essere limitata per il diritto alla salute?
BY CONCETTA FACCIO E FRANCESCA ANGELOZZI
Con questo lavoro la voce inaugura una serie di sondaggi per acquisire dati
su problemi e questioni di stretta attualità e che riguardino il mondo adolescenziale. In questa nostra prima prova abbiamo scelto il tema del fumo. Spesso
i media parlano dei “giovani” facendo solo riferimento a statistiche nazionali,
ma noi vorremmo saggiare questi dati con le risposte specifiche degli studenti
dell’Einstein. Nei prossimi numeri del giornalino è nostra intenzione continuare
a proporre temi altrettanto controversi. Ad occuparsi di questo primo sforzo sono
state Francesca Angelozzi e la Prof.ssa Concetta Faccio. Buona lettura!
L’idea di inserire un sondaggio nel giornalino è nata dalla
volontà di mettere in luce la coscienza del nostro liceo.
Cercavamo un argomento che, innanzitutto, fosse alla portata di tutti e che fosse in grado di evidenziare
tendenze discordanti, anche nelle opinioni dei singoli.
Per questo motivo, abbiamo scelto la question “fumo” in quanto l’inserimento di un nuovo regolamento scolastico è stato un tema molto sentito in questo
trimestre.
Abbiamo diviso il questionario in due parti:
e alla considerazione che si ha di essa;
• la seconda concentrata sulla percezione della
propria libertà individuale in riferimento alle leggi.
Le sezioni sono strutturate in modo da far emergere
eventuali incoerenze.
Il campione è stato prelevato dalle classi quinte. Quarantotto studenti sono stati scelti secondo una regola che garantisse la casualità: gli alunni maggiorenni
corrispondenti a un numero pari sull’elenco di classe.
Tutti si sono sottoposti volentieri al test. Spero troviate
• la prima sezione relativa alla conoscenza della legge interessenti conclusioni da questo sondaggio!
il questionario sul fumo
Â
Ã
Rispondi a queste domande dando una valutazione da 1 a 10.
Quanto sei informato sul D.L. n°104 del 12 settembre 2013?
Quanto sei informato sul regolamento per il fumo della nostra scuola presente nel nostro
pof 2013/14 (delibera del Consiglio di Istituto del 24 settembre 2013)?
Quanto ritieni importante la tutela della saluta nei luoghi pubblici (uffici, scuola, . . . )?
Quanto ritieni importante il valore della libertà personale?
Ê
Ë
Ì
Í
Indica quanto sei d’accordo (da 1 a 10) con queste affermazioni.
Si può fumare se non si dà fastidio agli altri.
Non serve un regolamento sul fumo, basta avere senso civico.
La società è in grado di gestire il problema fumo senza divieti.
Il regolamento sul fumo tutela la nostra salute.
À
Á
6 Il sondaggio
Sotto sono riportati i risultati del sondaggio. Le colonne numerate riportano i numeri grezzi, le altre riportano gli
stessi valori in termini percentuali. Le prime otto colonne fanno riferimento ai quesiti, mentre le ultime otto fanno
riferimento alla valutazione delle affermazioni.
Voto
Domande
%
Â
À
%
Á
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
5
2
9
4
6
7
8
5
1
1
10,42%
4,17%
18,75%
8,33%
12,50%
14,58%
16,67%
10,42%
2,08%
2,08%
2
2
6
0
0
4
3
14
11
6
4,17%
4,17%
12,50%
0,00%
0,00%
8,33%
6,25%
29,17%
22,92%
12,50%
48
100%
48
100%
Affermazioni
%
Ì
%
Ã
%
Ê
%
Ë
0
0
0
0
2
0
6
6
9
25
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
4,17%
0,00%
12,50%
12,50%
18,75%
52,08%
0
0
0
0
1
0
4
4
12
27
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
2,08%
0,00%
8,33%
8,33%
25,00%
56,25%
2
2
2
0
4
4
7
9
5
13
4,17%
4,17%
4,17%
0,00%
8,33%
8,33%
14,58%
18,75%
10,42%
27,08%
7
1
4
4
9
6
4
7
1
3
14,58%
2,08%
8,33%
8,33%
18,75%
12,50%
8,33%
14,58%
2,08%
6,25%
48
100%
48
100%
48
100%
48
100%
%
Í
%
13
6
6
10
10
1
0
1
0
1
27,08%
12,50%
12,50%
20,83%
20,83%
2,08%
0,00%
2,08%
0,00%
2,08%
3
1
0
3
3
3
10
9
6
10
6,25%
2,08%
0,00%
6,25%
6,25%
6,25%
20,83%
18,75%
12,50%
20,83%
48
100%
48
100%
Sufficiente
Scarsa
8%
42%
Mediocre
Scarsa
21%
Buona
35%
13%
4%
15%
Ottima
35%
27%
Sufficiente
Buona
informazione sul regolamento per il fumo della nostra scuola
presente nel pof 2013/14
10
Vivi e lascia vivere
Valore della libertà personale
informazione sul d.l. n° 104 del 12 settembre 2013
Ottima
8
6
4
2
2
4
6
8
10
Valore della tutela della salute pubblica
grafico: domande (3 e 4)
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
−9
−6
−3
0
3
Fiducia nelle leggi e nelle regole
grafico: affermazioni
Il sondaggio 7
di Marco Mazzoni
E
bbene sí, anche noi studenti abbiamo conquistato la
nostra Luna, dopo un viaggio iniziato il 21 Novembre
2013.
In un periodo in cui i giovani di
tutta Italia si stavano mobilitando per
far sentire la propria voce su tematiche sociali ed economiche, concentrandosi in particolar modo sugli investimenti finanziari dettati da provvedimenti quali il Decreto Scuola e
la Legge di Stabilità, anche le scuole teramane hanno deciso di dare il
proprio contributo, procedendo con
autogestioni in tutta la provincia. Ma
quella che era nata come una protesta
studentesca, nel Liceo Scientifico Albert Einstein si è presto trasformata in
una “proposta studentesca”: noi rappresentanti d’istituto abbiamo avanzato al preside una richiesta per cinque
giorni di Autogestione, presentandogli un dettagliato regolamento delle
modalità di svolgimento da noi stilato, affinché risultasse un produttivo
momento di attività scolastica alternativa, in cui gli studenti avrebbero avuto l’occasione di riflettere sulle problematiche che affliggono la nostra realtà e di indagarne le cause. Dato che
non abbiamo voluto in alcun modo
attuare una politica di scontro, abbiamo accordato dapprima con il preside
due giorni consecutivi di Assemblea
autogestita, sicuri del fatto che, se organizzata strategicamente, avremmo
ottenuto anche il consenso dei docenti
e il nostro modello di scuola alternativa sarebbe di certo stato prolungato
per altri tre giorni.
Dopo il colloquio con il preside,
svoltosi il 20 Novembre, avevamo a
disposizione poche ore per pianificare i corsi e le attività che si sarebbero tenute durante l’Assemblea del
giorno dopo, ma per fortuna la tecnologia, l’informatica, la matematica e
una grande dose di fortuna ci hanno
assistito: per far sí che tutto si svolgesse in modo ordinato e per gestire
un gran numero di studenti (divisi
tra l’altro in due edifici differenti: sede e succursale) abbiamo dovuto studiare un modello logico-matematico,
secondo il quale siamo riusciti a programmare una tabella di orari con cui
regolare il flusso degli spostamenti
dei ragazzi tra un’ora e l’altra, e cercare di tenere occupati quasi tutti gli
studenti per tutta la giornata.
Quella che era nata come una protesta studentesca si
è presto trasformata in una “proposta
studentesca”
Per questo abbiamo anche istituito
quelli che abbiamo chiamato “registri
di assemblea”, sui quali i ragazzi (che
fino alle 9:00 dovevano rimanere in
classe secondo regolamento) erano invitati a segnare quale corso avrebbero
frequentato ora dopo ora, e i “registri
di corso”, sui quali i responsabili del
corso avrebbero annotato le presenze
ed espresso un giudizio sulla propria
classe.
Dopo un pomeriggio di lavoro
dunque, alle 8:20 di mattina del 21
Novembre 2013, tutto era pronto per
il lancio della navicella. O quasi.
Nonostante fossimo in ritardo con
la consegna degli orari e dei registri
nelle classi infatti, alle 9:20 tutti i corsi
hanno avuto inizio e i corridoi della
scuola erano piú silenziosi che mai.
10 Dai meandri dell’Einstein
Quella era già la nostra vittoria. Grazie all’efficace attività del Comitato
Organizzativo, composto da ragazzi
soprattutto del quinto anno che si sono proposti di aiutare noi rappresentanti, lo spostamento degli studenti
è avvenuto velocemente e senza dispersione, e gli stessi professori erano
stupiti dell’ordine con cui il tutto ha
preso forma. Non è stata la solita assemblea caotica, è stato qualcosa di
piú.
Gli stessi docenti durante la mattinata hanno promosso e diretto delle attività alle quali è stata un’ampia
partecipazione, contribuendo cosí al
nostro progetto. Si respirava aria di
cambiamento.
l secondo giorno di Assemblea
è stato organizzato allo stesso
modo, e tutti sembravano entusiasti di ciò che tutti insieme stavamo creando. Anche i giornali locali cominciavano a elogiare
la nostra scuola per le modalità di
autogestione.
Ma il pomeriggio del 22 Novembre si sarebbe deciso se far compiere
il tanto atteso allunaggio all’Apollo
11 o se farlo tornare sulla Terra.
Il preside infatti ci aveva gentilmente invitato a discutere del nostro
operato in una seduta informale del
Collegio Docenti, per cercare di prolungare quelli che abbiamo presentato come giorni di “scuola alternativa”
piú che di “autogestione”. E’ stato
bello avere l’opportunità di far valere
le nostre idee davanti a tutto il corpo
docenti del Liceo, sapevamo che qualcosa si stava muovendo nella nostra
direzione: studenti e docenti si sono
messi in discussione gli uni di fronte
agli altri. Ciò che abbiamo chiesto ai
professori si può riassumere in una
I
sarebbe stata collaborazione. Non si
sarebbe piú parlato di “autogestione”:
per la prima volta si poteva parlare
di una “co-gestione”. Il grande passo è stato fatto. Ci sentivamo un po’
come Neil Armstrong, primo uomo a
mettere piede sulla Luna. La nostra
Luna, la co-gestione, era conquistata.
N
nostra vittoria. Studenti e Professori
fianco a fianco.
Ci auguriamo che in futuro si continui a portare avanti proteste in questo modo innovativo e aperto ad una
collaborazione con tutte le componenti della Scuola, e che siano gli stessi
dirigenti a proporre e programmare
una settimana di scuola alternativa,
in cui organizzare lezioni e dibattiti su tematiche socio-economiche, tematiche che riguardano la realtà in
cui viviamo. Anche questa è scuola,
una scuola intesa come opportunità
di crescita e come libero scambio di
idee.
gaia gulp
ei tre giorni successivi, per
facilitare il compito ai docenti, abbiamo organizzato
corsi in cui abbiamo partecipato non individualmente, ma per
gruppi-classe: forse non tutti gli studenti in questo modo sono stati accontentati, ma di certo abbiamo avuto la
gaia gulp
sola parola: collaborazione. Abbiamo
chiesto loro di collaborare al nostro
progetto, di appoggiare la nostra manifestazione di pensiero, di unirci tutti per far sentire la nostra voce e di
non permettere ancora una volta al
sistema che ci governa di dividere le
parti secondo il famoso “dividi et impera”; abbiamo dunque chiesto loro
di concederci altri tre giorni di attività alternativa, facendo uno “strappo
alla regola” ed esulando dal formale e
burocratico svolgimento delle lezioni
scolastiche, consapevoli del fatto che
la storia non si è mai fatta e mai si
farà con i formalismi. Dopo un’ora di
discussione la decisione era presa: ci
Soluzioni dei giochi
4. 1. . . Qf1 2 Qf1 Ne2m -
Dai meandri dell’Einstein 11
l’intervista
I ragazzi dell’“Einstein” si aprono al confronto col sociale. La conversazione
qui di seguito riportata è il risultato della risposta — appassionata ed interessata — alle sollecitazioni proposte dall’Amministrazione provinciale ed estese a
livello nazionale, sul tema della disparità/differenza di genere, con l’obiettivo di
rendere effettiva la parificazione dei diritti tra uomini e donne. L’occasione di
confronto è stata accostata alla data del 25 novembre, giornata dedicata alla lotta
internazionale contro la violenza — fisica, psicologica e verbale — perpetrata
sulle donne. Si ringraziano Monia Pecorale e Germana Goderecci.
di Federica De Iuliis e Ludovica Corradi
evidente il vostro interes- ro, in maniera del tutto inaspettata, si
se nel cercare di contrasta- sono opposte e riunite in piú di cento
re ogni forma di discrimi- piazze in Italia, volontariamente, il 13
nazione nei confronti della donna. È stato un avvenimento
} Noi donne abbiain particolare a determinare la nascita dell’associazione “Se non ora
mo pensato che se
quando”?
È
Monia: « L’associazione “Se non
ora quando” non nasce rispetto al
femminicidio, di cui si è anche occupato in seguito, bensí rispetto all’utilizzo dell’immagine della donna
e del suo corpo ad opera di una politica nazionale (quella di Silvio Berlusconi). In politica, le donne erano
iscritte a delle liste elettorali esclusivamente grazie a delle loro prestazioni
sessuali. Di conseguenza, le persone,
in particolare quelle donne che non
volevano essere rappresentate da lo-
12 L’intervista
non ci fossimo ribellate, quando l’avremmo fatto? ~
febbraio del 2011 proprio per protestare contro l’immagine negativa della donna che emergeva dalla politica
italiana. Da qui, noi donne abbiamo
pensato che se non ci fossimo ribellate allora, quando l’avremmo fatto?
Da ciò nasce l’associazione “Se non
ora quando” in varie città d’Italia. »
ü Quando è nata quest’associazione
a Teramo?
Monia: « Lo stesso 13 febbraio,
noi donne del territorio ci siamo riunite a Pescara, organizzando pullman
da tutta la regione. Qui si sono incontrate le donne piú giovani con le
femministe di un tempo spinte dalla
stessa voglia di cambiamento. A novembre 2011 alcune donne, io e Germana in prima persona, abbiamo deciso di fondare il “Se non ora quando”
di Teramo. »
ü L’associazione ha organizzato un
flash mob e piú volte ci avete fatto visita a scuola. Come operate nel territorio? Quali sono le vostre iniziative
per sensibilizzare le persone?
Monia: « Sulla violenza di genere
abbiamo organizzato molte iniziative,
soprattutto lo scorso anno, e abbia-
pamela primula
mo fatto un convegno, chiamato “La
strada delle scarpe rosse”, sulla violenza, cercando di avere un approccio
psicologico, legale e ginecologico. Il
nome deriva dal fatto che abbiamo
preso come simbolo una scarpa con
il tacco rosso, simbolo della femminilità; abbiamo legato le scarpe rosse
all’albero vicino al bar “Caffè dell’olmo”, a piazza Martiri della Libertà, e
da qui abbiamo sfilato fino al luogo
del convegno. Successivamente sono
state organizzate varie inziative, quali il flash mob, con la collaborazione
dell’Università e della Commissione
Pari Opportunità; la partita di calcio,
organizzata il 25 novembre 2012, per
la ricorrenza della giornata mondiale
contro la violenza sulle donne, con
la presenza di giornalisti, politici e
operatori ospedalieri: abbiamo voluto
coinvolgere anche gli uomini per far
capire che il femminicidio è un problema che non riguarda solo le donne.
Un’altra importante iniziativa è stata
“L’orgoglio delle donne”. Abbiamo
realizzato un libricino sui profili delle
donne teramane che si sono distinte nei vari campi della società, come
quello della letteratura, quello delle
arti, del sindacato e della politica. »
ü Si sente spesso parlare della problematica riguardante la violenza
sulle donne, che deriva da una bassa
considerazione del genere femminile. Possiamo considerare che la condizione della donna sia migliorata
nel tempo?
Monia: « Dire che la violenza sulle
donne derivi da una bassa considerazione del genere femminile è estremamente riduttivo. Il problema è il possesso: l’uomo tenta di ribadire il suo
controllo sulla donna da ogni punto
di vista, come quello economico e affettivo, considerandola un oggetto di
sua proprietà. Possiamo considerare
che la condizione della donna sia migliorata? Io francamente non sono in
grado di poterlo dire, basti pensare a
quello che sta accadendo con le baby
prostitute. Le ragazze che vendono
il proprio corpo per una ricarica telefonica sono la prova del fatto che la
crisi economica abbia peggiorato la
situazione delle donne. »
} L’uomo tenta di
ribadire il suo controllo sulla donna
da ogni punto di
vista, come quello
economico e affettivo, considerandola un oggetto di sua
proprietà. ~
ü Cosa potete dirci riguardo il
centro antiviolenza teramano?
Germana: « Dal 2008, piú di 800
donne si sono rivolte a questo centro,
anche solo per delle informazioni e
300 sono state prese in carico dal centro. Sono a loro disposizione varie
operatrici, come avvocati, psicologhe
e assistenti sociali. Per quanto riguarda i dati che si riferiscono al numero
di donne recatesi al centro, devo dire
che questi non sono del tutto veritieri,
in quanto, per difficoltà economiche,
il centro è stato chiuso per qualche
tempo. Le donne vittime di violenza,
in genere, sono donne sposate, dai
26 ai 60 anni, per lo piú italiane o
dell’Europa dell’est, spesso con un lavoro extradomestico. Da ciò nasce da
parte dell’uomo il desiderio di possesso, in quanto la donna appare come
sfuggente al marito.
Le persone che si rivolgono al centro sono per la maggior parte del capoluogo, ma anche di Roseto degli
Abruzzi, Giulianova, Montorio, Campli, Castellalto, o di altre città. In quest’ultima categoria, rientrano quelle
donne che, allontanandosi dalla zona in cui sono conosciute, si sentono
piú sicure. L’uomo “carnefice”, solitamente, ha dai 35 ai 54 anni; al contrario di come molti pensano, non si
tratta quasi mai di uomini alcolizzati o drogati, bensí di gente priva di
dipendenze.
ü Nel Nuovo Testamento / Nelle
Epistole di Paolo è presente l’espressione “le mogli siano sottomesse
ai mariti” (Ef. 5:22). Come pensate che questa affermazione abbia influenzato la mentalità delle
persone?
Monia: « L’uomo tende ad essere giustificato nell’esercitare un controllo sulla donna, poiché ha sempre avuto un’attenuante da parte della Chiesa. Quando un prete, che
decide del tuo destino ultraterreno,
dice che puoi dominare la tua donna, in quanto essere inferiore, origine
del peccato e male assoluto, è chiaro
che è impossibile liberarsi da questo
insegnamento. »
Germana: « Basti pensare alla Santa Inquisizione, che considerava le
donne delle streghe, o la figura di Ipazia, che fu la prima vittima del Cristianesimo, fatta a pezzi perché era
una filosofa e scienziata: il vescovo
Cirillo non sopportava questa autonomia di Ipazia per cui incitò la folla ad
ucciderla. »
ü In conclusione, rispetto alle vostre aspettative di partenza, siete
soddisfatte del sostegno ottenuto?
Germana: « Se dovessimo fare un
bilancio, questo si chiuderebbe in positivo. È stata dura: a volte ci hanno
visto come delle femministe, altre volte hanno considerato il nostro impegno come qualcosa di inutile. In ogni
caso, abbiamo avuto molte adesioni
e tanta partecipazione da parte delle
giovani ragazze. »
Monia: « Il riscontro piú soddisfacente è quello che arriva da voi
studenti. Gli argomenti a volte sono specifici, altre volte riescono ad
abbracciare piú problemi della società. Il messaggio che vogliamo lasciare
è questo: quando i giovani pensano
che sia inutile organizzare iniziative
o sostenere un proprio ideale, perché
non confidano nel cambiamento, sbagliano. Con l’impegno, la volontà, la
partecipazione e la sensibilità di tutti
le cose possono cambiare. »
L’intervista 13
Intervista in terRamo a Mario Lamberti
Francesco Cameli
Dopo aver girovagato un po’ per Teramo nel cercare di farsi dare
da Mario un luogo dove svolgere questa intervista, abbiamo trovato
l’aldilista dentro un locale teramano con dei suoi amici. Inizialmente c’è stato uno scambio di ruoli tra intervistatori e intervistato, in
quanto ci siamo trovati a dover appagare la curiosità della combriccola riguardo alla natura dell’intervista che si stava per svolgere.
Una volta definiti i ruoli di ognuno, ha avuto inizio l’intervista vera
e propria, inaugurata da una domanda atipica cosí come atipico è il
nostro intervistato.
razione e trasformarmi in base alla
situazione, ammiro come l’accumulo
Sono un aldilista, ovvero un artiè abbondanza.
sta che segue una corrente nata 100
anni dopo il movimento futurista, ü Che cos’è l’economia poetica?
credo in un’altra realtà. Non creL’economia poetica mira alla rigedo di essere diverso da cio’ che pennerazione del capitale umano, attraso e sono. Il mio essere è in contiverso il suo reimpiego in difesa della
nuo cambiamento perché siamo in
natura. Grazie al dialogos si affrontaTe-Visione.
no i bisogni reali scambiando risorse
Ma se pensiamo a te come sogget- e conoscenze come sta accadendo ora.
to che è appena stato arricchito dal- Il passaggio che avviene grazie all’El’esperienza di un incontro, ora sei conomia Poetica è quello da un’ecodiverso da pochi minuti fa. Quello nomia di oggetti a quella di soggetti:
che sono diviene e si trasforma nel- poniamo in evidenza l’essere degli inla realtà e in diretta, ed è per questo dividui e non i suoi averi. ECOnomia
motivo che, avendo molteplici inte- e ECOlogia hanno l’eco, l’Oikos, che
ressi e stimoli da cui prendere ispi- significa casa, in comune; la casa la si
chiara pesci
ü Chi sei? Chi pensi di essere?
14 L’intervista
ü Cosa pensi del linguaggio?
Perché crei neologismi?
Parlando si scambia energia, che
in genere sprechiamo nel parlare del
superfluo. Se affrontassimo le cose
reali e non il superfluo, scambieremmo energia utile, passando da un’economia di oggetti a una di soggetti,
sebbene gli oggetti conserverebbero
un’importanza secondaria. Invento
neologismi perché cosí facendo modifico la coscienza collettiva cosí come
hanno modificato la coscienza collettiva i primi che hanno disegnato graffiti. Il graffito da espressione di un
disagio adolescenziale si è trasformato in una forma d’arte se fatto con la
cura di un dipinto.
ü Sappiamo che l’album Gommalacca di Franco Battiato ti ha ispirato:
in che modo?
Quell’album mi ha fatto notare che noi siamo piú inconscio
che coscienza, e se riuscissimo
ad essere consapevolmente incosci
• Ascolto
potremmo vedere il mondo dal
punto di vista dell’istintività pri• Impossesso
mordiale profondamente collegata
• Irripetibile (la consapevolezza all’intuizione.
che tutto è un flusso temporale
Direi ai ragazzi di
immediato, il qui e ora, dove si
gioca la partita della vita)
non essere compe-
Chiunque lo ha tra le mani può
modificarlo, rinnovarlo, facendo sí
che l’arte non muoia ma nella personalizzazione rimanga viva. Cosí il
lettore contribuisce alla creazione e
diventa egli stesso artista. Rendendo
le idee fruibili a tutti si giunge ad un
miglioramento sociale.
ü Cos’è il Nio?
Il Nio è in sé l’estraniazione dalla
realtà. Il Nio è la soluzione al conflitto tra Dio, Io, Mio, e Noi e Voi (questi
ultimi formano addirittura un dualismo che fa parte nell’idea di Nio).
Visto che come parola è composta dalle vocali I e O, comuni a tutte le parole che la formano, con l’aggiunta
di una consonante, il concetto di Nio
potrebbe essere racchiuso in un altro
neologismo: Odi. Io personalmente
ho scelto di coniare il Nio perché si
legge come si legge Neo, il protagonista di Matrix, colui che estraniandosi
dalla quella che pensa realtà arriva a
conoscere quella che è la realtà.
titivi. La competizione spinge a svalutare, ignorare o
plagiare idee altrui.
ü Cosa pensi della scuola e della
sua situazione attuale?
Io comprendo la situazione di disagio dell’istruzine in generale: sono
dell’idea che le classi sarebbero perfette se formate da 12 studenti per docente. 12 come gli apostoli, 12 come i
cavalieri della tavola rotonda. Questo
numero è perfetto perché dà ai ragazzi lo stimolo del confronto senza
sfociare in una competitività che traumatizzerebbe chi è timido. L’informazione non sarebbe dispersiva come
invece è nelle classi con un elevato
numero di elementi e darebbe lavoro
a piú giovani insegnanti attualmente
in competizione nelle graduatorie.
ü Cosa non diresti ai ragazzi?
Non direi ai ragazzi di essere competitivi, perché la competizione spinge a svalutare, ignorare o plagiare
idee altrui. Il confronto è piú fruttuoso perché incoraggia tutti indistintamente creando compathos; io stesso ho deciso di non proteggere le
mie opere apponendo loro un copyright perché voglio che esse siano un
motivo di confronto con gli altri senza essere ossessionati dalla paura di
aver plagiato qualcuno sviluppando
un’idea altrui.
chiara pesci
ha in custodia, si ha un impossesso di
essa a discapito del possesso perché
“Oikos No Mia”, e in quanto custodita, dev’essere trasmessa come gli
averi passano da padre in figlio. Tutto questo è “armore” (uno dei tanti
neologismi coniati dal giovane poeta, che rappresenta l’unione tra armonia ed amore). L’uomo deve sentirsi
parte attiva di un rivolgimento storico, assumersi in prima persona la
responsabilità del cambiamento, perché la vera rivoluzione deve essere
innanzitutto interiore. Non dobbiamo pensare come individui ma come
Collettività.
ü Hai scritto il libro Lingotto, che è
il primo libro di economia poetica.
Cosa puoi dirci a riguardo?
Raccoglie i fondamenti dell’economia poetica, che vengono ampliati nel
libro dalla lettura del poemetto. Leggendo tre volte si entra in contatto
irrazionale con i tre principi del libro:
ü Sei stato recentemente nel nostro
liceo e hai tenuto un corso di Economia Poetica. Quali sono state le tue
impressioni?
Abbiamo cercato di portare al Liceo Scientifico l’esperienza del cerchio e dei suoi principi. Poi abbiamo
creato risonanza e armonia attraverso la gregora. Abbiamo cominciato a
parlare dell’immaginario Te-Visivo e
del capitale inesplorato delle nostre risorse, di quanto il nostro sguardo è limitato e di quanto ancora può espandersi e quindi dell’ammirazione del
paesaggio come ricchezza del nostro
patrimonio culturale. Abbiamo introdotto terRamo e le potenzialità dei
beni relazionali per poi passare a un
esercizio pratico per l’espansione della mente, del cuore e del ventre. Conclusione con una gregora come avevamo iniziato. Nonostante il numero di
oltre 130 alunni, la mia impressione è
che ci sia stata un buon ascolto e una
serena comunicazione.
Oltre noi stessi 15
LA GEOMETRIA DELLA REALTÀ
I FRATTALI NELLA NATURA. . . E NON SOLO
Cosa sono i frattali? Perché dovrebbe interessarci?
BY FRANCESCA DI MARCO
« Si ritiene che in qualche modo i frattali abbiano delle corrispondenze con la struttura della mente umana, è per questo che la gente li
trova cosí familiari. Questa familiarità è ancora un mistero e piú si
approfondisce l’argomento piú il mistero aumenta »— B. Mandelbrot
Frattale: Oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su scale diverse (proprietà dell’autosomiglianza) e ha dimensione non intera
el 1975 Benoit Mandelbrot
conia il termine frattale,
che deriva dal latino “fractus” (da cui deriva anche
la parola frazione) e vuol dire rotto,
frammentato. I frattali infatti sono figure non regolari ma scomposte, frastagliate e spesso ramificate; queste
nuove figure geometriche sono adatte a descrivere la complessità della
realtà meglio di quanto sia possibile
con le figure della geometria euclidea
in quanto la Terra non è una sfera,
le montagne non sono coni e il corso
dei fiumi non segue un andamento
rettilineo.
N
Osservando la struttura di un albero notiamo subito la sua autosomiglianza in quanto ogni ramo è simile
all’albero stesso, ogni rametto è simile
al ramo e via dicendo. . . Questa struttura è presente in moltissimi elementi
naturali come la forma di alcuni fiori, la conformazione di alcuni tipi di
cavolfiore e dei cristalli di ghiaccio,
la distribuzione degli alveoli polmonari e la struttura delle galassie. La
ripetizione continua della medesima
trasformazione porta elementi semplici a divenire sempre piú complessi
e frazionati ed è detta processo iterativo: partendo da un tronco facciamo in
modo che ad un certo punto ci sia una
biforcazione, ripetiamo questa trasformazione agli elementi derivati dalla
prima e cosí via. Applicando ripetu-
16 Forza Albert
tamente la medesima trasformazione
possiamo arrivare, attraverso un processo dinamico, ad avere una figura
sempre piú ramificata mano a mano
che si procede con le iterazioni.
Il frattale di Mandelbrot (vedi figura a pag. 17), ad esempio, è definito da una famiglia di polinomi
quadratici complessi nella forma:
fc (z) = z2 + c
ed è ottenuto mediante processi iterativi di fc (z) a partire dal punto
z = 0.
Quanti di noi di fronte a videogiochi come
Assassin’s Creed restano affascinati dalla grafica, dalla complessità
dei paesaggi e dal loro
realismo?
Nell’ambito della topologia si riscontrano conseguenze notevoli dovute all’irregolarità e al continuo mutare
della natura (le coste frastagliate, la
variazione instabile delle curve collinari e delle catene montuose) e alla
fine dell’Ottocento fu il matematico
e fisico Henri Poincaré, considerato
uno dei fondatori della topologia, ad
anticipare e dare un contesto generale a quella che fu poi la scoperta e
l’applicazione dei frattali.
Egli si occupò della risoluzione di
alcuni quesiti nell’ambito dei sistemi
dinamici e compí una vera e propria
rivoluzione nel loro studio: la risoluzione di un problema non andava
intesa come ricerca di soluzioni esplicite e quantitative, ma come uno studio qualitativo e a lungo termine delle
soluzioni. Bisogna capire se il sistema continua ad evolvere per sempre,
se la sua trasformazione è casuale e
dovuta a catastrofi o infine se, partendo da una configurazione iniziale, i
processi che lo interessano non lo modificano qualitativamente ma quantitativamente, creando una stabilità e
un’autosomiglianza nel suo comportamento; proprio quest’ultima ipotesi
anticipa il campo dello studio frattale.
Quanti di noi di fronte a videogiochi come Assassin’s Creed restano affascinati dalla grafica, dalla complessità dei paesaggi e dal loro realismo?
E quanti di noi sanno che dietro il
processo che porta alla creazione di
tali immagini spesso si nascondono
proprio i frattali?
bbiamo visto che, attraverso
i processi iterativi, i frattali
sono in grado di descrivere accuratamente forme
anche abbastanza complesse, difficili da realizzare manualmente e che
hanno bisogno anche di una certa casualità: nella creazione di una foresta
o di un territorio non è possibile de-
A
scrivere manualmente tutti i singoli
elementi che li compongono e renderli anche diversi tra loro; per creare
una foresta si dovrebbero descrivere
tutti gli alberi, tutti i rami che la compongono, tutte le foglie e i piú piccoli particolari e per creare i paesaggi
il procedimento sarebbe egualmente
impossibile. Con l’utilizzo dei frattali
invece si possono creare forme sempre diverse con formule matematiche
ben precise e non estremamente complesse ed è per questo che vengono
ampiamente sfruttati nel campo della
computer grafica.
Ovviamente l’utilizzo pratico dei
frattali e l’interesse nei loro confronti
è strettamente collegato al progresso dell’informatica, alla capacità dei
computer di simulare numericamente
e graficamente fenomeni che altrimenti sarebbero rimasti fuori dalle possi-
biltà umane di studio, rappresentandoli con accuratezza e precisione in
modo da visualizzare con facilità i
processi frattali; inoltre la diffusione
dei primi personal computer con schede grafiche dedicate all’elaborazione
e alla visualizzazione di immagini avviene dalla seconda metà degli anni
’80 e solo con la successiva diffusione
di schede grafiche sempre piú potenti
la computer grafica ha acquistato la
sua importanza.
frattali non vengono però applicati solo in questo settore, come ad esempio nell’aereonautica per la simulazone dei paesaggi di volo oppure nell’industria
cinematografica, ma anche dove è necessario codificare sistemi dinamici
caotici nei quali il caso ha un ruolo
fondamentale e solo la statistica può
I
fornire una soluzione. I grafici che
rappresentano l’andamento della Borsa oppure le variazioni atmosferiche
contengono dati che, sebbene diversi,
si ripetono nei loro processi di base:
da passaggi iterativi semplici hanno
luogo strutture molto complesse.
Ora potremmo pensare che i frattali siano un qualcosa di puramente
esterno all’uomo, che appartengano
al mondo naturale, che vengano usati
nell’informatica o addirittura per fornire modelli matematici a settori precedentemente non codificabili a causa
dei loro andamento imprevedibile e
caotico, come la Borsa o l’economia.
Proviamo però a pensare al processo
mediante il quale la nostra mente fa
riaffiorare i ricordi: immancabilmente
un ricordo ne farà venire a galla un
altro e cosí via, attraverso processi del
tutto similari.
frattale di mandelbrot
Forza Albert 17
Vivere, vivere,
vivere ancora
i trovò a vivere nel gorgheggio degli arzigogoli floreali
tracciati sulle pareti mosaicate della Grande Moschea
Blu di Samarcanda, nel tenue sfavillio
dei riflessi tra le nicchie dorate della
vasta volta. Fu stordito dal riverbero
uscendo dalla semiombra interna nel
mare di luce che investiva il Registan,
il grande polveroso arengo, immortale caravanserraglio dei maggiori tracciati della via della seta. I raggi ardenti del sole si lasciavano ghermire
dalle lisce mattonelle smaltate delle
monumentali ed altere scuole coraniche che si rinfacciavano sui tre lati
dello spiazzale, a chiuderlo in una
mutevolezza solenne. Contemplò le
lucenti maioliche blu della cupola immensa nel primo canto del muezzin,
mentre il vento portava la voce lontana delle steppe immemori. Nello
srotolio delle setose pieghe del grande emiro Tamerlano giunse fin sulla
vetta dell’Everest. Il tetto del mondo lo accolse con uno sferzante senso di grandiosità. E contemplò. E
visse. E fortissimamente volle vivere, e fortissimamente visse. Vide il
grande Mikado che guerreggiava con
i suoi shogun nel sole Oriente, i cosacchi dello Zar avanzare nelle desolate
lande del grande Nord, le carovane
dei visi pallidi assaltate dai pellirossa
nelle sconfinate pianure dell’Ovest, i
cannibali della Papuasia solcare sulle
loro canoe le onde dei tiepidi mari del
Sud. Vide dipingersi nei loro occhi l’amarezza di chi contempla la meta per
cui tanto aveva viaggiato, e disprezzò qualsiasi limite, qualsiasi confine,
qualsiasi traguardo, sapendolo illusione. Giurò allora di essere libero,
mentre saltava il crinale nevoso dello
sperone roccioso. Sentí il vuoto piú
profondo inghiottire la sua mole, e
poi l’immacolato manto nevoso accoglierla soave e gentile per continuare
nelle voragini dei precipizii stermina-
S
ti la disperata discesa. La colossale
mole rocciosa si tinse di cobalto sprofondando nella lontananza trai vapori gelidi dei ghiacci. La contemplò
sfrecciando giú per le gole del Pamir.
Di rimpetto solo il vento sempre piú
prepotentemente pungente e il sole
che col suo calore remoto non avvinceva il rigore del freddo di siffatte
cime. Nella folle discesa fu inebriato
dai profumi preziosi delle donne delle montagne afghane celate nei loro
veli dorati, intravide il cupo orizzonte
rischiararsi dei cirri dei petardi pirotecnici cinesi, fu raggiunto dalla fumea di Primavera che montava su per
i valloni cosparsi di mandorli in fiore. Estasiato s’assopí, per ridestarsi,
alla fine della planata siderale, durata l’eternità d’un momento, nell’impatto con le salate acque dell’Oceano
Indiano. Il Mare Oceano lo salutò
con un ginepraio d’odori d’incensi e
di combustioni lontani di cui il delta
del Gange portava novella. S’abbandonò al capriccio dei flutti, vedendo
l’acqua mutare tonalità dall’amaranto impallidito allo smeraldo smorzato fino al buio dei meandri abissali,
per ritrovarsi nel nulla piú radicale,
a non poter guardare nient’altro che
immense distese d’acqua piatta. E
volle ancor piú fortissimamente vivere, e ancor piú fortissimamente visse.
Prese allora a nuotare verso il sole calante, seguendo la coda di fuoco che
accendeva e abbagliava, nel riflesso,
le onde oceaniche. D’un tratto notò lo
specchio marino incresparsi al passaggio d’una caravella sulla quale garriva
bandiera nera, terrore dei Sette Mari.
Fu appena una vita dopo che doppiò
il Capo di Buona Speranza, e vide i
leoni africani affacciarsi sulla marina
nel tepore del tramonto, nel frattanto
che dalle foreste dell’entroterra perveniva il ritmo dei riti tribali. Districandosi tra le fauci di Scilla e Cariddi fu
carpito e sprofondato da un mulinel-
18 I colori della letteratura
Marco Matani
lo, per riemergere nella luce limpida e
rasserenatrice d’un ameno ninfeo romano. Nello scroscio dei freschi rivoli
che l’esedra travertina stillava, si rallegrò dell’armoniosa ed equilibrata linea statuaria dei simulacri votivi alle
ninfe e alle muse, tra i quali s’alzava
sommessamente una voce intonante
un inno sacro ad Apollo. Errando tra
le fronde odorose gravi di dolci e succosi frutti, inebrianti l’aria di mille e
píú aromi, la scoprí proveniente da
una graziosa fanciulla assorta sotto
un giunco, con lo sguardo fisso su
di un orizzonte che lei sola poteva
vedere, come fissa in una tavola di
Piero Della Francesca. Le sue fattezze
gentili erano rivestite da una candida
tonaca, che la incastonava in una statuarietà non dissimile da quella delle
ninfe marmoree. Le si fece vicino, e
col tono della persona da sempre amica ella disse a lui: “Sai dunque che
la vita è bella, e degna d’essere vissuta sopra ogni cosa.” Egli rispose
con sicurezza: “Si, ne ho la certezza”.
Fu all’ombra di quel giunco, di fianco a quella meravigliosa giovine che
aveva ripreso a innalzare la sua mesta
quanto ferma melodia echeggiante tra
le nobili sculture lambite dalle piante piú profumate, in quel tripudio di
sensi, in quel trionfo di vita, ch’egli
morí. Morí nel ronzio della campana dell’Una e venti. Certo, questo
non lo potevano sapere la professoressa cui augurò buon pranzo uscendo dall’aula, tanto meno gli amici con
cui s’intrattenne nell’attesa della corriera. Come non lo potevano sapere
l’autista che salutò garbatamente, o i
suoi genitori con i quali consumò un
piacevolissimo pasto. Dopo di che si
sdraiò sul letto, chiuse gli occhi e distese i muscoli. E riprese a vivere, nel
mentre salutava ancora una volta le
lucenti maioliche celesti dell’immensa cupola della Grande Moschea Blu
di Samarcanda.
ORGOGLIO
E
PREGIUDIZIO
1813-2013 Il bicentenario
Un eterno ragazzino
caterina trimarelli
di Caterina Trimarelli
on si parla forse ancora oggi di Darcy ed Elizabeth, la coppia piú moderna
dell’1800?
Dopo duecento anni Jane Austen
ottiene ancora un gran numero di lettori per il suo Orgoglio e Pregiudizio.
Ancora oggi, infatti, si rimane folgorati di fronte all’acutezza delle discussioni e delle argomentazioni di Elizabeth e di Darcy e dal percorso e
dalla crescita morale, self education,
che compiono i due durante l’intero
romanzo.
L’incomprensione tra i due sorge
proprio al loro primo incontro, al ballo di Mr Bingley, quando Elizabeth,
per errore, ascolta i commenti di Darcy sul suo conto: “È passabile ma
non abbastanza da tentarmi”. Si creano cosí una serie di pregiudizi e di
discussioni senza fine. Coincidenze,
comportamenti ridicoli della famiglia
Bennett mettono spesso Elizabeth in
imbarazzo davanti al Sig. Darcy tanto
da inasprire sempre piú il loro rapporto e i loro dialoghi. Le risposte, pe-
N
rò, decise, ferme, argomentate e convinte di Elizabeth affascinano Darcy
che inconsciamente si innamora della donna, della sua intelligenza, del
suo coraggio nonostante la bassezza
del suo ceto e la ridicolezza della sua
famiglia.
L’orgoglio da una parte e il pregiudizio dall’altra i quali continuamente
si scambiano, frenano il loro amore
che però troppo forte li strugge ed li
obbliga ad abbandonarsi l’uno nell’altro e a tralasciare le stupide credenze e certezze del sistema delle buone
maniere, come per esempio prendere
determinate decisioni per ottenere un
matrimonio vantaggioso. Il sentimento li porta a perdere la loro autodeterminazione e i loro principi, non conta
piú niente solo l’amore, quello puro,
quello deciso e vigoroso il quale trae
nutrimento da ogni cosa dice Elizabeth, quello che supera ogni ostacolo
e si fonda sulla risoluzione di questi
e diviene cosí fermo e stabile. Ecco
perché Darcy ed Elizabeth riescono
ad essere cosí moderni: incompren-
sioni, pregiudizi non sono forse alla
base dei litigi delle coppie moderne?
Stupefacente è come Jane Austen sia
riuscita a percepire queste problematiche in un periodo, il 1813, in cui l’importante era accaparrarsi il pretendente piú conveniente e non lasciarselo
scappare, una realtà che non rinnega
e anzi rappresenta in molti personaggi del romanzo. L’amore spirituale,
puro e le incomprensioni legate ad esso per le quali la stessa scrittrice non
si è mai sposata, non contavano nulla.
I protagonisti di Orgoglio e Pregiudizio precedono, dunque, i passionali
Paolo e Francesca e i celebri Romeo
e Giulietta perché riescono a superare i peggiori nemici dell’amore cioè
l’orgoglio e il pregiudizio abbandonando le loro piú ferme convinzioni
per cedere ad esso.
Per concludere quali migliori frasi che quelle della canzone “Love of
my life” possono farci assaporare quale amore ha avvolto i due e li ha
condotti fino a noi?
Love of my life - don’t leave me
You’ve stolen my love and now desert me
Love of my life can’t you see
Bring it back, bring it back
Don’t take it away from me
Because you don’t know What it means to me
I colori della letteratura 19
I colori della letteratura
Invasione in arrivo: le fan fiction conquisteranno il mondo!
di Anthea Di Salvatore
per aprire un dialogo sulle creazioni
del fandom e permettere agli autori
di crescere.
Gli utenti hanno anche la possibilità di indire dei contest, cioè delle gare,
in cui agli autori partecipanti vengono date delle indicazioni da seguire
per scrivere una fan fiction. I promotori del contest, poi, valutano le fanfic
prodotte e ne stilano una classifica.
I fandom costituiscono comunità
di persone che condividono interessi,
passioni creative e fantasie. Coltivare
tutto questo attraverso la creazione e
la condivisione di storie avvicina le
sensibilità ed aiuta le persone a capire
meglio se stesse.
pamela primula
pamela primula
G
Il fenomeno delle fan fiction si è
sviluppato con la nascita dei fandom,
cioè l’insieme degli appassionati di
una determinata cosa; tuttavia deve
la sua crescita esponenziale alla nascita di Internet, che ha permesso la
pubblicazione gratuita delle fan fiction e quindi l’immediata condivisione di una produzione di un fan con
un’intera comunità.
Sono nati anche siti specializzati che raccolgono le fan fiction e le
suddividono per argomento. Il piú
grande sito italiano di fan fiction è
efp (www.efpfanfic.net) che, con una
semplice registrazione gratuita, consente agli utenti di condividere le proprie storie e di recensire quelle altrui
pamela primula
uardando un film, una serie, un anime, o leggendo
un libro, un manga, un fumetto, a quanti è capitato
di sentirsi coinvolti? Quanti si sono
chiesti “e se questo non fosse successo?”, “e se fosse accaduto quest’altro?”, oppure, dopo il finale, “che
cosa accadrà a questo personaggio?”?
Quando inventiamo una risposta
a queste domande, nasce una “fan fiction”. Una fan fiction è proprio questo: un’opera scritta dai fan che si basa su un’opera originale, televisiva, cinematografica o letteraria, dalla quale riprende personaggi e storie, che
poi vengono fatte evolvere secondo la
trama immaginata dal fan.
Recensioni e spettacoli
Tadatoshi Fujimaki
di Pamela Primula
l club di basket della scuola media Teikou conta piú di cento
iscritti e la sua fortissima squadra vanta tre vittorie consecutive al campionato nazionale delle scuole medie. [. . . ] si è distinta una generazione in particolare, considerata
la piú forte e rimasta tuttora imbattuta. In essa si erano trovati contemporaneamente cinque talenti come se
ne vedono uno ogni dieci anni. . . la
cosiddetta Generazione dei Miracoli. Tuttavia [. . . ] circolavano strane
voci. . . ovvero che ci fosse un altro
giocatore [. . . ] il fantomatico sesto
uomo”.
È cosí che inizia lo spokon manga
(fumetto sportivo) di Tadatoshi Fujimaki edito dal dicembre del 2008 sulla rivista giapponese “Weekly Shounen Jump” (portato in Italia recentemente dalla “Star Comics”) che conta
un anime (cartone animato giapponese) di due stagioni, ancora inedito in
Italia. L’opera ha il titolo di Kuroko
no Basuke (da noi “Kuroko’s Basket”)
che significa il basket di Kuroko.
Tetsuya Kuroko, sesto giocatore
della Generazione dei Miracoli, exmembro della Teikou, protagonista
della storia, è al suo primo anno nella
scuola superiore Seirin. Ha un carattere particolare: tenero, serio, scherzoso, ma sempre con un’espressione
indecifrabile. I membri della squadra
di basket del Seirin contano molto su
I
di lui, infatti, viene anche descritto come un veterano per la sua conoscenza
completa del gioco.
Taiga Kagami, co-protagonista, è
appena tornato dall’America per frequentare il liceo giapponese Seirin. È
alto, robusto e con l’incredibile capacità di saltare piú in alto di chiunque
altro. L’unica pecca è il suo carattere problematico: viene paragonato ad
una bestia selvatica, aggressiva e impulsiva. I due ragazzi uniranno le
loro forze per diventare i numeri uno
del Giappone dimostrando qual è il
vero basket, ossia quello di Kuroko,
che stimola l’individuo ad essere solidale e unito agli altri compagni per
raggiungere il comune obiettivo.
I temi principali sono, infatti, l’amicizia, il gioco di squadra e il significato della parola vittoria, aspetti centrali di ogni incontro di questo fantabasket un po’ surreale (alla Prince of
Tennis) tanto che i personaggi principali usano tecniche al limite umano.
Kuroko, per esempio, è un ragazzo
basso, magro, senza doti fisiche particolari e una flebile presenza tanto
che nessuno si accorge di lui, ma in
campo utilizza una tecnica chiamata
“misdirection” che lo rende invisibile, lo aiuta ad intercettare i passaggi
degli avversari ed a crearne altri verso i suoi compagni, ad una velocità
incredibile. Tecniche ancora piú inverosimili vengono adottate dalla Gene-
razione dei Miracoli (Kiseki no Sedai),
i cinque ex-compagni di squadra di
Kuroko, che si sono iscritti in diverse scuole e costituiscono il principale
nemico da battere.
I cinque geni vengono considerati
“mostri” per le capacità sovrumane e
temuti da tutti ma, in realtà, non sono altro che ragazzi dal carattere egocentrico, dotati di un grande talento
sfruttato individualmente per portare
a qualunque costo la propria squadra
alla vittoria, considerata ormai scontata. Ne deriva, quindi, un loro disprezzo verso uno sport che invece dovrebbe essere amato e condiviso con gli
amici, non odiato e sopravvalutato.
Ad una trama avvincente ricca di
gag divertenti, momenti drammatici e
flashback abbastanza lunghi che creano suspense, si affiancano i disegni
fantastici di Fujimaki: le linee dei muscoli dei giocatori sono chiare e pulite, gli ambienti ricchi di particolari e
i personaggi, ben proporzionati, con i
soliti capelli in stile manga, dai colori improponibili (azzurro, blu, viola,
rosa, verde).
Il pregio maggiore di questo manga è il ritmo nelle partite che, ad ogni
azione fuori dal normale, ti coinvolge e ti fa domandare “eh, sí, come
ci è riuscito?” Il mio consiglio è:
leggetelo, ma badate bene, potreste
diventarne dipendenti!
Voto HHHHI
“My God is rock’n’roll. It’s
an obscure power that can
change your life. The most important part of my religion is to play guitar.” —
Lou Reed (1942–2013)
22 Recensioni e spettacoli
Quando copiare diventa un diritto
Gaia Gulp
©
el 1827 Alessandro Manzoni tentava di promuovere a
proprie spese una ristampa
dei Promessi sposi per porre
freno alla rapida diffusione di copie
pirata. Oggi gli autori di bestseller
progettano di commercializzare da soli in Rete i loro libri, perché ormai non
hanno piú bisogno di un editore.
Cosa è cambiato da allora? Beh,
di cose da raccontare ce ne sarebbero
tante, troppe. Ma proviamo a dipanare questo gomitolo partendo dalle
origini. Dalle origini del copyright,
cosa pensavate?
Tanto per cominciare, le prime
norme sul diritto di copia (“copyright”) nacquero in Inghilterra, nel
XVI secolo con l’avvento delle macchine automatiche per la stampa. La
libera circolazione di scritti e volumi
di ogni genere, infatti, imponeva alla
Corona di operare, attraverso la censura, un rigido controllo sulle opere
pubblicate nel territorio. Di qui la fondazione di una corporazione di censori ai quali gli artisti dovevano raccomandarsi per ottenere la pubblicazione delle proprie opere, accordando
loro il pieno diritto sulle copie.
Il concetto odierno di copyright
non è poi tanto lontano da quello originario. Di certo la trama di protocolli
e clausole che ruotano intorno ad esso si è infittita con l’aumentare dei
mezzi di comunicazione e diffusione
di massa, tuttavia il suo significato è
rimasto pressappoco lo stesso: esso
è l’insieme delle normative che riconoscono e tutelano il diritto dell’autore di gestire a suo piacimento il suo
prodotto. Ciò si traduce in una concreta limitazione per i consumatori
nell’utilizzo di esso sulla base delle
restrizioni imposte dal suo creatore, a
cui evidentemente “tutti i diritti sono
riservati”.
La maggior parte dei prodotti con
cui quotidianamente abbiamo a che
N
©
fare è, dunque, protetta da un copyright che ci vieta di usufruire liberamente e gratuitamente di essi nella
misura in cui desideriamo copiarli,
modificarli o condividerli. Eppure,
proprio in questo momento, mi ritrovo a copiare, modificare e condividere
con voi una miriade di informazioni
tratte da Internet. Nient’altro che un
semplice click per “sfogliare” le pagine di uno scrittore emergente, per
accedere ad una galleria “virtuale”o
per scoprire come costruire un qualsiasi oggetto, direttamente dal suo
creatore. . . Com’è possibile?
Open è la risposta. Sí, perché se
oggi possiamo “spulciare” liberamente tra gli scaffali di casa web, lo dobbiamo unicamente ai software open
source e ai siti open content. I primi
(letteralmente “codici sorgente aperta”) sono software i cui autori ne permettono e, anzi, favoriscono il libero
studio e l’apporto di modifiche da
parte di utenti indipendenti. Il termine open content allude, invece, alla
libertà di accesso, non al codice sorgente dell’opera, ma ai suoi contenuti
editoriali, quali testi, immagini, musica e video dove vige regola delle
“quattro R”: riutilizzare, rielaborare,
remixare e ridistribuire. Un esempio?
Wikipedia.
Si può ben dire che il concetto di
libera condivisione nasca con la Rete
Internet: una rete globale a cui ciascun utente può contribuire aggiungendo contenuti nuovi o perfezionando quelli già esistenti, come in un
grande patchwork!
Questo continuo “taglia e cuci” deve, tuttavia, attenersi ad una rigorosa
regolamentazione, capace di arginare
il rischio di un’ “anarchia” di contenuti. La soluzione è esattamente la
controimmagine del copyrigh: il copyleft. Il termine, coniato negli anni
ottanta, è un gioco di parole multiplo,
che rovescia in tutti i sensi il signi-
c
ficato di copy right: left si oppone
a right non soltanto nel significato
di “sinistra”, ma anche nell’accezione
propria del participio passato di leave,
cioè “concedere” (right si può tradurre come “destra”, ma anche “diritto”,
e in questo caso “rivendicazione del
diritto di copia”). Ad alcuni, inoltre,
piace interpretare il termine left anche in senso politico, considerando
il copyleft come una sorta di versione “comunista” del copyright, ma la
questione è assai piú intricata e poco
si presta a letture arbitrarie. Ciò che
è evidente, invece, è che in una sola
parola si condensa perfettamente il
principio per il quale io autore decido
di mettere a disposizione degli utenti
i contenuti del mio prodotto, rendendolo di pubblico dominio, senza però
rinunciare ai miei diritti su di esso,
anzi ribadendoli proprio attraverso
tale gesto di “generosità”.
A mediare fra le due tipologie di
licenza interviene la Creative Commons, un’organizzazione non profit
che consente una condivisione del
materiale messo a disposizione in Rete, adeguata alla tipologia di protocollo applicato ad esso. Occhio però a non far confusione! Una © è il
simbolo del copyright ( “All rights reserved”), una © quello del copyleft
(“No rights reserved”), una c, infine,
quello di Creative Commons (“Some
rights reserved”).
Insomma, “questo l’ho inventato
io” è una frase ormai passata di moda. Il futuro è la condivisione della
conoscenza. Condividete?
Fonti consultate
http://goo.gl/kZsK6u
http://goo.gl/g3Ckp
http://goo.gl/xc8P1E
http://goo.gl/wl4d7D
http://goo.gl/XjR7b
http://goo.gl/oPeloz
TEXnologia 23
Dall’homo sapiens all’homo technologicus
Daniel Di Febo
pamela primula
S
risaputo, infatti, di come i vari eserciti mondiali stiano mettendo a punto
moltissime “diavolerie” elettroniche
affinché si possano ispezionare luoghi pericolosi senza mettere a rischio
la vita umana.
Ma cos’è un cyborg? Quest’ultimo, oggi, è l’espressione massima
della simbiosi uomo-macchina, che in
poco piú di trent’anni è passata da essere una superba fantasia di creativi
scienziati ad una realtà che rischia di
essere un futuro certo, tanto da far
provare emozioni umane ad un individuo fatto di chip e circuiti. Noi per
ora ci accontentiamo delle fantasie,
meno forse Tim Cannon, un cosiddetto bio-hacker, che con l’aiuto di un
amico è diventato anche il primo “Cyborg fai da te”. Egli, infatti, si è impiantato un mini computer nel brac-
24 TEXnologia
cio, sottopelle, per registrare i suoi
dati biometrici.
“Credo che il nostro ambiente dovrebbe ascoltare piú accuratamente
quello che succede al nostro corpo”,
ha detto Cannon. “Quindi, se, per
esempio, ho avuto una giornata stressante, il sistema lo rileva e invia un
segnale all’impianto di casa mia, che
provvede a preparare un ambiente rilassante con musica d’atmosfera, luci
soffuse e un bagno caldo”. “Oppure — aggiunge — potrebbe mandami
un sms se pensa che mi sta salendo
la febbre e potrebbe aiutare a determinare quali fattori la stanno causando”. Queste le sue parole rilasciate in
un’intervista.
E qui il dilemma sorge spontaneo; queste macchine ci sostituiranno
anche nella vita naturale?
pamela primula
iamo passati dal fuoco alla
lampadina in due milioni di
anni, da quest’ultima a internet in neanche duecento
ed oggi, nel secondo millennio, viviamo e cooperiamo con decine di migliaia di macchine, affermando dunque che la tecnologia ci sta letteralmente plasmando la vita senza accorgercene. Creiamo artefatti per noia,
per necessità, per il futuro, giungendo dunque ad avere quasi un equilibrio naturale tra l’uomo, la natura e
la macchina. Tutto si muove grazie
all’elettricità: noi, il lavoro, la vita, il
mondo. Quel mondo che visto da lontano sembra una piccola sfera piena
di lucine di Natale. Ora anche i robot
o i cyborg, come li si voglia chiamare, moltiplicano la produttività delle
fabbriche e vanno a fare le guerre; è
Sudoku per tutti i gusti!
Alessia Coruzzi
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1. Sudoku (facile)
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2. Sudoku (media difficoltà)
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Appendice enigmistica 25
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ORIZZONTALI: 1. Porta sfortuna pronunciarlo in teatro - 6. Fu il fondatore di Siracusa - 11. Espressione tipica di Homer Simpson 14. Noto marchio di tortellini - 16. Medici in prima linea - 17. Gruppo di piú persone con un interesse in comune - 20. Dio Sole di
Eliopoli nell’antico Egitto - 21. Personale che lavora nelle scuole - 23. Mal di testa inglese - 27. Cromosomi sessuali negli uccelli 28. Punto in cui si trova un allele - 31. Diffuso cognome cinese - 32. Quando domando qualcosa. . . - 34. Intelligenza artificiale 35. Sigla del Nevada - 36. Istituto italiano di tecnologia - 38. Articolo determinativo maschile singolare - 39. Pseudonimo sotto cui
si celava l’identità dello scrittore George William Russell - 40. Lo dici salutando un amico - 41. È la domanda che si fa piú spesso
a un professore (FRASE DA SCOPRIRE) - 49. Simbolo chimico del sodio - 50. Madre dei fondatori di Roma - 51. Sinonimo di
“uguale” - 52. “Come” in latino - 54. È un codice usato in banca - 57. Ad ogni . . . e consumo - 58. Prefisso per indicare dieci 60. Festa celebrata in Baviera - 64. Sigla della pubblica amministrazione - 65. Fondazione che aiuta i bambini malati attraverso il
gioco - 67. Famoso gruppo musicale italiano - 68. Pianta diffusa in Italia, ma originaria del vicino Oriente - 69. Opposto di “no”.
VERTICALI: 1. Pasto inglese - 2. Album degli Area pubblicato nel 1975 - 3. Sigla di Bari - 4. “Ecco” in latino - 5. Indica la presenza
di anticorpi nel sangue - 7. Consiglio che tutti dovrebbero ascoltare - 8. Società che fabbrica e vende accessori per moto - 9. Il piú
grande eroe acheo - 10. Se non è giú. . . - 12. Natante o veivolo che si dispone con la prua controvento - 13. Arcipelago situato
nell’Oceano Indiano - 15. Comune che si trova in Lombardia - 18. Marchio che produce jeans - 19. Questioni morali collegate alla
ricerca biologica e alla medicina - 22. Unità di misura della pressione - 23. Nome del teorema di Heckscher-Ohlin - 24. Agenzia
nazionale del turismo - 25. Locuzione utilizzata per indicare un fatto avvenuto prima dell’anno 0 - 26. È utilizzato nel “fai da te” 29. In italiano vuol dire “mancanza di fede” - 30. Facoltà di scienze economiche e aziendali - 33. Il coniatore dell’espressione
“dolce stil novo” - 37. Simbolo del tantalio - 41. Opposto di “meno” - 42. Se non è off. . . - 43. Tradotto in italiano vuol dire
“granchi” - 44. Pasti serali - 45. Anno dell’Egira nel calendario islamico - 46. Servono ai turisti per viaggiare - 47. Si trova nel
mare - 48. Sovrano d’Israele che si convertí al culto del Dio Baal - 53. Anche in inglese - 55. Lo dici quando non sai una risposta 56. Inizio di officina - 57. Oggi si chiama asl - 59. Io e te - 61. Acronimo che indica una delle cause di interruzione anticipata di
un incontro di boxe - 62. Sigla di Rimini - 63. Unione Europea - 64. Inizio di Pisa - 66. “Egli” in latino.
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3. Sudoku
Le soluzioni dei giochi si trovano a pag. 11.
28 Enigmistica
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4. Il nero muove e matta in 2 mosse.
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pietro tullii
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