24 Domenica 28 Settembre 2014 CULTURA, RELIGIONI, TEMPO LIBERO, SPETTACOLI, SPORT anzitutto E Milano ricorda lo scrittore Pirelli ercoledì 1° ottobre si ricorderà a Milano la figura dello scrittore Giovanni Pirelli «intellettuale del Novecento». Pirelli, rampollo della famiglia d’imprenditori nel settore della gomma, dopo essere stato partigiano abbracciò la carriera di scrittore esordendo nel 1952 con L’altro elemento; alla condizione dei deportati nei lager nazisti dedicò, nel 1962, il volume Storia della balena Jona e altri racconti. Morì nel 1973 per i postumi di un incidente stradale. Lo scrittore verrà celebrato da un convegno che si tiene a partire dalle 14 a Palazzo Litta (Corso Magenta 24) cui partecipano, tra gli altri: Giorgio Bigatti, Alberto Saibene, Tullio Ottolini, Clara Amodeo e Giuseppe Lupo. M E L Z E V I R O FELICITÀ È USCIRE DALLE NOSTRE ZONE DI SICUREZZA LUIS ANTONIO TAGLE Pubblichiamo qui la parte finale dell’intervento che il cardinale Luis Antonio Tagle terrà oggi al Festival Francescano a Rimini (Sagrato del Tempio Malatestiano, ore 17, info su www.festivalfrancescano.it). All’evento sarà presente anche il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi. Tagle, arcivescovo di Manila dal 2011, è teologo e studioso del Concilio Vaticano II. È autore di Gente di Pasqua. La comunità cristiana, profezia di speranza e Raccontare Gesù. Parola, comunione, missione (entrambi pubblicati da Emi). uale gioia ci attende quando usciamo e andiamo nelle periferie? Vorrei condividere alcune riflessioni a partire dalla mia esperienza nel vivere la letizia francescana in questi contesti. Quando andiamo nelle periferie, facciamo esperienza della gioia tipica della comunione e della solidarietà. Le persone che vivono nelle periferie spesso si sentono trascurate e abbandonate. Vengono usate per essere poi dimenticate. Alcuni credono di non valere nulla. Anche quando vivono in spazi affollati, si sentono isolati gli uni dagli altri e dalla società. Purtroppo, alcuni di loro pensano allo stesso modo nei confronti della Chiesa. Un aspetto della gioia missionaria è l’esperienza della solidarietà con i fratelli e le sorelle. Quando siamo in cammino con altre persone nell’umiltà e nel dono di sé, le ferite inferte dalla manipolazione e dall’abbandono cominciano a guarire. Le persone nelle periferie ritrovano il senso del loro valore e della loro dignità. Esse non sono oggetti da usare. Sono persone che possono amare, sognare e contribuire alla società e alla Chiesa. Così ritrovano la gioia. Quando vedo che ciò accade in loro, io provo una gioia speciale, sacra addirittura: la gioia che afferma la mia fede nella comunione generata dal Vangelo. Incontrandoci nel Vangelo, scopriamo di essere veri fratelli e sorelle. Noi apparteniamo gli uni agli altri come apparteniamo a Dio. Nessuno è isolato. Per me questa gioia di comunione e di solidarietà dona alla missione della Chiesa la chiarezza di essere segno e strumento di comunione tra Dio e l’umanità, e anche della comunione degli esseri umani tra loro. Mi dà una Il cardinale Tagle gran gioia fare esperienza della Chiesa come sacra«Si tratta anzitutto mento di comunione in un modo così semplice e di incontrare umile, in periferia. le persone Inoltre, andando nelle pecol desiderio per incontrare perdi vincere le barriere riferie sone, ho anche provato la e imparare gioia di imparare da loro. la sapienza umana Non finisco mai di meradella periferia» vigliarmi per la profonda sapienza e intuizione spirituale dei poveri e di coloro che soffrono molto ma continuano a sperare in Dio. Spesso mi rende più umile, e a volte mi fa sentire proprio umiliato, trovarmi davanti a questi saggi maestri, a questi tesori nascosti in periferia. Quando incontriamo le persone per condividere il Vangelo, anche noi riceviamo il Vangelo da loro. Mentre noi portiamo loro la luce del Vangelo, vediamo la luce del Vangelo in loro. Io considero una gioia e un privilegio ricevere l’insegnamento delle persone delle periferie. Quando vado da loro, apro gli occhi, le orecchie e il cuore per ricevere i semi della Parola di Dio che provengono dalle loro sofferenze, speranze e gioie. Allora comprendo Gesù che, pieno di gioia nello Spirito Santo, esclama: "Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto" (Luca 10,21). Possiamo quindi mostrare al mondo come la gioia si trovi uscendo dalle nostre zone di sicurezza e di comodità, per andare dalle persone che vivono nelle periferie. Si tratta anzitutto di incontrare le persone con il semplice desiderio di condividere la parola di Dio; inoltre, di abbattere le pareti dell’isolamento per mezzo della comunione e della solidarietà; infine, di imparare dalla sapienza proclamata dalla periferia. Q © RIPRODUZIONE RISERVATA Fede al femminile/2. Costanza Miriano, autrice di best-seller controcorrente come «Sposati e sii sottomessa», racconta la sua esperienza nella vita ecclesiale LAURA BADARACCHI crive di notte, mentre di giorno si “divide” fra marito, figli, lavoro, preghiera e mille altre commissioni o impegni che affollano la sua agenda. Dichiarandosi perennemente «in ritardo su tutto», Costanza Miriano svela che le piacerebbe avere tempo per correre le maratone ma che preferisce affiancare i figli nei compiti. E lo dice con un sorriso in cui dolcezza e autoironia si mescolano inesorabilmente, suscitando simpatia. Una donna multitasking come tante, a cui piace curare il suo look non solo esteriore, innamorata della vita e della fede che cerca di testimoniare in giro per l’Italia. Essere donna, moglie, madre, giornalista e scrittrice credente. Come armonizzare fra loro questi ruoli? «Intanto direi mettendoli in fila. Essere cristiana è la prima cosa. Quello di Dio è lo sguardo che davvero ci definisce. Fare le cose sotto il suo sguardo, o cercare almeno di farlo, permette di mettere in fila le priorità. Nella certezza assoluta e granitica che, se la “to do list” ha 756 punti al gior- S DONNE Mogli e madri, miniera per la Chiesa no, a malapena arriverò al punto 15. La viche le donne siano come il vento che soffia nelle vele, e noi siamo ta di ogni donna è un ricamo complicatisil vento della Chiesa. Siamo l’anisimo: gli uomini certi intrecci di fili non riuma di tante realtà, la carne. Eduscirebbero proprio a sbrogliarli: abbiamo chiamo alla fede i nostri figli e così tante cose e persone che ci stanno a spesso quelli degli altri, scriviacuore! È decisivo saper mettere in fila, e samo, organizziamo, inventiamo, aper dire dei no (la parola per me più diffipriamo strade. Non credo, sincecile da pronunciare, mi s’incastra sempre ramente, che ci serva avere ruoli a metà gola). Per quello che mi riguarda “di comando”: anfaccio tanta fatica, ma quanche se nell’ottica crido devo difendere il tempo stiana il comando dei miei figli riesco a tirar fuonon dovrebbe esiri le unghie». stere se non in chiaPercepisce che la sua voce sia ve di servizio». ascoltata nella Chiesa? nibili a pagare un prezzo troppo alto in ter«Decisamente sì, e a volte ho Di recente ha scritto: mini di felicità personale, la nostra e quelil dubbio, anzi, di essere trop«Credo che le donne che la dei nostri figli. Avrei anche molto da dichiedono gli stessi diritti po ascoltata. M’invitano a re sull’imperativo di lavorare tout court. degli uomini manchino di convegni e incontri (la Cei, le Per me il lavoro – quello di giornalista – è fantasia e di ambizione; parrocchie, le università ponun dovere, non una fonte di realizzazione, non sono mai stata ditificie, i pontifici consigli) sen- Costanza Miriano ed è un dovere anche cercare di contriscriminata come donna za nessuna preclusione per il buire al miglioramento del mondo in cui (come madre sì)». fatto di essere laica, e donna. Ho scritto un viviamo, nei limiti del possibile. Scrivere libro che mi ha stravolto la vita. Non avrei «Mi riferivo al mondo del lavoro, che è peninvece mi piace e mi gratifica, ma quello mai pensato: avevo una cosa da dire e semsato per gli uomini, con orari e regole tolo posso fare solo di notte. Non intendo plicemente l’ho detta. Ho trovato grande talmente inconciliabili con la maternità, però il lavoro come realizzazione». entusiasmo e disponibilità all’ascolto, e se non a prezzo di grandi sofferenze di Cosa pensa delle recenti nomine di dongrande umiltà da tanti uomini di Chiesa, fimamme e bambini. Credo che noi donne ne (finora suore) all’interno di organismi no ai cardinali che, oserei dire, hanno biabbiamo lottato per entrare in questo curiali? sogno della vera amicizia di noi laici». mondo maschile, ma siamo state dispoI suoi libri sul matrimonio cristiano sono best-seller, non solo in Italia. Ma è stata tacciata di concepire un ruolo non emancipato della donna all’interno della coppia. Umili e obbedienti? Una rivoluzione «Credo che ci si debba intendere sulle paNata nel 1970 a Perugia, dove si è laureata in lettere role. Chi critica il discorso della sottomisclassiche, Costanza Miriano ha studiato giornalismo e sione non ha letto il libro, il più delle volsi è trasferita a Roma, dove ha lavorato per quindici anni te. La sottomissione intesa come sostegno al Tg3, mentre ora si occupa di informazione religiosa a Rai grazie alla maggiore disponibilità e capaVaticano, scrivendo anche articoli per varie testate. Sposata, cità femminile di accoglienza è qualcosa ha quattro figli (Tommaso, Bernardo, le gemelle Lavinia e che rende la donna preziosa, e felice, perLivia). Il suo primo volume, «Sposati e sii sottomessa», è ché la donna è felice quando nutre. Se ediventato un caso letterario in Italia ed è stato tradotto in vari mancipazione significa rinunciare a quepaesi; il secondo libro s’intitola «Sposala e muori per lei» e il sto talento, credo sia piuttosto un tarparterzo – uscito a maggio e già alla terza edizione – «Obbedire è si le ali, rinunciare alla nostra grandezza». meglio. Le regole della Compagnia dell’agnello» (Sonzogno). Il ruolo delle donne nella Chiesa: quale poIn queste pagine ripropone le esperienze di «eroi quotidiani» e trebbe essere, per valorizzarne i carismi? la loro umiltà, chiave di volta per un’esistenza felice pur nelle «Sinceramente non credo che le donne difficoltà. (L.Bad.) non siano valorizzate nella Chiesa. Credo «Ne sono contenta; credo che le donne possano dare un contributo diverso da quello maschile in ogni ambito. Il nostro sguardo sul mondo è totalmente non sovrapponibile a quello maschile, ed è bene, è prezioso che diamo anche noi il nostro contributo». Le laiche come potrebbero dare il loro apporto alla Chiesa? «Parlando, se hanno qualcosa da dire. Scrivendo, agendo. Ma soprattutto essendo se stesse, pregando, vivendo, facendo ogni cosa da cristiane. Non credo che la Chiesa la cambino, cioè la rendano santa quelli che stanno nei posti “che contano”. Chiara Lubich e Chiara Amirante hanno creato due movimenti fortissimi. Chiara Corbella Petrillo è la sorella maggiore di tutte noi mogli e mamme. Chiara Luce Badano è una piccola Teresa di Lisieux. Io credo, come diceva Fulton Sheen, che il livello spirituale di un’epoca sia dato dal livello spirituale delle sue donne. A maggior ragione vale per la Chiesa. Piuttosto, chiediamoci perché le quarantenni la disertino. E torniamo a riempirla, partendo però dalla preghiera». Suggerimenti sul protagonismo femminile nella pastorale parrocchiale e non? «A me sembra che i sacerdoti siano così bisognosi di una mano che, se va una donna a proporsi, di solito sono ben lieti di accogliere ogni tipo di aiuto. Le catechiste – secondo me il ruolo più alto, dopo l’amministrazione dei sacramenti – sono quasi tutte donne, per esempio. Insomma, io una donna che abbia detto “vorrei dare il mio contributo” e a cui sia stato detto di no, la devo ancora incontrare. E anzi invito le donne, insieme alle loro famiglie, a farsi amiche dei sacerdoti, a far loro compagnia, a bussare ogni tanto non solo a chiedere aiuto, ma anche a offrirne. Chi si occupa di ricordare loro le visite mediche, di rifare gli occhiali, di portare i vestiti in lavanderia, se non c’è una donna? Chi, anche, può dare al sacerdote il modo femminile di guardare Dio?» La giornalista: «Siamo il vento della comunità cristiana, l’anima di tante realtà. Educhiamo i figli, organizziamo, inventiamo, apriamo strade. Non credo che ci serva avere ruoli “di comando”: il comando dovrebbe esistere soltanto come servizio» © RIPRODUZIONE RISERVATA
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