Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 149 22 Aprile 2014 91 Pagine Novità MV Agusta F3 800 Ago: il mito di Agostini è servito Periodico elettronico di informazione motociclistica MX Bulgaria Tony di nuovo mattatore della MXGP Herlings è primo nella MX2 Scarica l’APP del Magazine Prova naked Honda CB 650F E’ la nuova entry level Honda a quattro cilindri | prova scooter | Vespa Sprint da Pag. 2 a Pag. 15 All’Interno NEWS: M. Clarke I materiali compositi” / Terza parte | N. Cereghini Dorna, che delusione! | 100 Secondi i 5 Mostri in moto | MOTOGP: DopoGP con Nico e Zam | GP di Austin Lo sapevate che... ? | SBK: Aragon E’ successo anche questo Vespa Sprint PREGI Immagine e sospensioni DIFETTI Assenza cavalletto laterale Prezzo da 2.890€ Prova SCOOTER primavera sportiva Più dinamica, agile e a proprio agio anche sullo sconnesso, la Sprint deriva dalla Primavera, ma ha le ruote da 12”. C’è in tre versioni: due 50 cc ed una 125 con il motore a tre valvole. Prezzi da 2.890 a 3.900 euro di Alfonso Rago 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ha toccato quasi le 190.000 unità. Con lo sprint assicurato dalla... Sprint (perdonate la battutaccia!) è lecito ipotizzare che nel corso dell’anno verrà superata la barriera fortemente simbolica delle 200.000 Vespa in uscita dalle catene di montaggio dei due impianti nei quali nasce, lo storico di Pontedera ed il vietnamita di Vinh Phuc, nei pressi di Hanoi. Un po’ di storia Media Vediamo dunque quali sono i riferimenti storici della Sprint: negli Anni Sessanta, una nuova generazione di Vespa sportive invase le strade. Piccole, scattanti ed agilissime, furono le ali ideali per i ragazzi del tempo, che cercavano la libertà e inseguivano la velocità delle idee per cambiare il mondo. Piccole “schegge” che nascevano dalla scocca della Vespa 50 che, dalla presentazione del 1963, aveva diviso il mondo dello scooter tra Vespino e Vespone, lasciando agli adulti i modelli dalla carrozzeria più grande. Un motore brillante in un corpo più piccolo e leggero delle Vespa più Prove tradizionali: questa l’idea vincente che nel 1966 vide debuttare la Super Sprint 90, derivata dalla Vespa 50 cc e dalla “nuova 125”. Una linea sportiva, caratterizzata dalla ruota di scorta in verticale sulle pedane e sormontata dal bauletto tra sella e sterzo, completato dal cuscinetto poggiapetto per favorire la guida “distesa”, come sulle moto da competizione dell’epoca. Il manubrio era stretto e basso e nuovi erano parafango e scudo rastremato, per la migliore efficienza aerodinamica; la marmitta, lunga e cromata, rompeva con le linee del tempo. Con soli 90 cc, la Super Sprint 90 raggiungeva i 93 km/h. Oggi è tra i modelli più ricercati dai collezionisti e ancora resta un modello di riferimento nelle gare storiche in circuito e nelle gimkane, grazie all’insuperabile maneggevolezza. Vespa Sprint è oggi l’erede naturale di quella tradizione di vitalità, stile e gioventù; nel corpo della Primavera sono stati inseriti elementi specifici, proprio per esaltare i concetti di dinamismo e sportività legati al nome Sprint. I l legame tra Roma e Vespa sarà pure abusato, ma esercita sempre un fascino irresistibile: non poteva che debuttare sulle tormentate strade capitoline la Sprint. L’ultima vespa è già disponibile presso la rete vendita Piaggio, insieme alla Primavera che l’ha preceduta solo di qualche mese e che era stata presentata al Salone di Milano di novembre. Rappresenta l’evoluzione più moderna del concetto di scooter legato al nome Vespa. Un brand con un piede nel passato, al quale si richiama con puntuale precisione quando di tratta di trovare ispirazione per battezzare i nuovi modelli, ma con occhi ben puntati sul futuro: la produzione di Vespa è cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi anni e nel 2013, grazie all’ampliamento dei mercati mondiali che compensano l’affanno italiano, 4 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica digitale multifunzione ha una funzionale retroilluminazione rossa. La sella a doppie cuciture come la migliore tradizione della pelletteria italiana, nasconde un vano da 16,6 litri, che ospita senza problemi un casco full-jet grazie allo spazio recuperato dallo spostamento della batteria nel tunnel centrale della pedana. La zona posteriore è caratterizzata dall’ampio maniglione per il passeggero; apprezzato, poi, il richiamo alla V di Vespa offerto dal profilo dei led del proiettore posteriore. Una scocca più rigida Nessuna sorpresa: anche la Sprint, ovviamente, resta fedele al dettato delle Vespa che hanno l’elemento della carrozzeria in lamiera di acciaio a distinguerle da ogni altro scooter. In questo caso, il processo di saldatura avviene in una nuova linea automatizzata, a garantire elevati standard di qualità e precisione. L’attenzione ai vari componenti ha permesso livelli di rigidezza inediti: Sorridete, è tornato il Vespino! Se la Primavera ha sostituito la LX, Vespa Sprint manda in pensione la S, la versione più sportiva di LX, proseguendo così la tradizione di realizzare, su una stessa base tecnica, due modelli molto diversi. L’elenco degli elementi tecnici tipici della Sprint parte dai cerchi ruota in lega di alluminio da 12 pollici: è la prima volta che una Vespa “small body”, o scocca piccola, esibisce cerchi di grande diametro e pneumatici di generose dimensioni, analoghe a quelle delle Vespa della serie GTS. Altra presenza distintiva, il faro anteriore, rettangolare e con cornice cromata, come le Vespa sportive; carattere, quest’ultimo, enfatizzato da dettagli importanti, come le bordature rosse che ornano le prese d’aria allo scudo o la molla, sempre rossa, della sospensione anteriore. Il guidatore ora ha a disposizione più spazio 6 Prove rispetto a Vespa LX ed S, la rigidezza del cannotto di sterzo aumenta del 36%, quella della flessione longitudinale addirittura del 154%, premesse ad intuibili vantaggi nella sicurezza e nel piacere di guida. Il collegamento del motore alla scocca avviene con un sistema di braccetti a due gradi di libertà (era uno sulla serie precedente) e adotta uno scontro con doppio tampone in gomma: ne consegue una consistente riduzione delle vibrazioni avvertite dal guidatore nei punti di contatto quali sella, manopole e pedana. Infine, pur conservando la sospensione anteriore monobraccio a perno trascinato, tipica della tradizione Vespa, la Sprint adotta un sistema ridisegnato, che dimezza gli attriti di scorrimento. L’ammortizzatore è fissato al supporto in alluminio che lo collega alla ruota tramite un perno, in luogo delle due viti precedenti: aumenta la scorrevolezza della sospensione, cresce il comfort di marcia e la capacità di assorbimento delle imperfezioni stradali, senza contraccolpi al guidatore. per le gambe dietro lo scudo e la nuova pedana facilita l’appoggio dei piedi a terra, grazie alla particolare sagomatura ed alla ridotta altezza della sella, a 790 mm dal suolo. La coda torna ad essere appuntita, come quella del primo prototipo che grazie alla sua somiglianza con l’insetto, ispirò il nome Vespa. Gli omaggi stilistici alla storia di Vespa proseguono nella scomposizione dei rivestimenti del manubrio: torna la separazione orizzontale dei più famosi modelli Vespa, mentre i comandi elettrici sono inseriti in “bracciali” dalla finitura cromata, chiara citazione all’elemento che sui modelli storici fungeva da gruppo cambio/frizione, sul lato sinistro del manubrio. La strumentazione riprende le forme trapezoidali dei più classici strumenti Vespa: protetta da uno spoiler appena accennato, guadagna un nuovo sfondo nero per il tachimetro, mentre il riquadro 7 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Due cilindrate, tre motori Partiamo dal 125 cc monocilindrico 4T raffreddato ad aria, con distribuzione monoalbero e 3 valvole (ovviamente due di aspirazione e una di scarico) e alimentazione a iniezione elettronica. L’albero motore, di nuovo disegno con bottone di biella e portate di banco ridotte, l’asse a camme infulcrato su cuscinetti e i bilancieri a rullo, assicurano un notevole miglioramento degli attriti di funzionamento, a favore delle prestazioni e riducendo i consumi. Il sistema di raffreddamento è stato oggetto di attente analisi, con simulazioni termofluidodinamiche, per migliorarne il rendimento, ottenere la riduzione della rumorosità meccanica e della potenza assorbita. I consumi di carburante quasi da record (si arriva fino ai dichiarati 64 km/l a 50 km/h) e gli intervalli di 8 manutenzione lunghi (tagliandi previsti ogni 10.000 km) assicurano costi di gestione estremamente contenuti. Sono due le versioni di Vespa Sprint 50 cc: il due tempi della serie HiPer2 si rivolge a chi cerca prestazioni brillanti in ambiento urbano, mentre il quattro tempi con distribuzione a 4 valvole è il più potente propulsore del genere sul mercato, con 4,3 cv erogati a fronte di consumi ed emissioni inquinanti estremamente contenuti. Accessori e caschi dedicati Nessun limite alla fantasia ed alla voglia di personalizzare: ognuno potrà avere la Sprint così come la desidera. Per le ruote sono disponibili cerchi in lega di alluminio con finitura nera; il bauletto per contenere un casco integrale, 9 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine verniciato in tinta e arricchito dal logo Vespa cromato in rilievo, è disponibile anche con schienalino imbottito per aumentare il comfort del passeggero. Tra gli altri accessori, il parabrezza in metacrilato con logo Vespa, il cupolino trasparente o fumè, i portapacchi anteriore e posteriore cromati, il telo copri gambe termico, la borsa interna per il bauletto, il cavalletto laterale in acciaio verniciato in nero e il telo per l’esterno; infine, anche per la Sprint sono previsti l’antifurto elettronico e quello meccanico sella-manubrio. Alla Sprint, poi, si accompagna una gamma di caschi: ai tradizionali Visor con la calotta che riprende il colore della carrozzeria del veicolo, si affiancano modelli dal design innovativo come il 10 Prove Visor Steel e il Visor Matt Black con finiture sportive e finiture in nero opaco. I caschi Vespa, tutti “Made in Italy”, hanno interni rivestiti in tessuto 3D traspirante e sono previsti in cinque taglie, divise in due differenti dimensioni della calotta. Infine, una nota speciale la merita l’esclusiva borsa “Round Bag” che, posta in verticale sulla pedana della scooter come un tempo avveniva per la ruota di scorta, aumenta la capacità di carico con una nota di stile Vespa. Sulle buche con disinvoltura Ci saranno certo il Colosseo, San Pietro e Piazza Navona, ma di Roma si ricordano soprattutto le buche sulle strade: passano le amministrazioni, 11 12 13 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Scarica l’APP del Magazine SCHEDA TECNICA Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito cambia il colore della casacca dei sindaci, ma loro restano imperturbabili al loro posto. In molti, ormai, ritengono che facciamo parte del paesaggio in forma stabile, come il colonnato del Bernini o la statua equestre di Augusto. Quindi, se vivi a Roma, te le tieni; e se ci giri in scooter, stai attento. Primo elemento positivo: la Sprint sulle tormentate strade romane rivela un aplomb quasi britannico. Buche, sampietrini ed asfalto sconnesso non ne mettono in crisi le sospensioni, la Sprint rivela un corpo solido e reagisce bene anche grazie ai cerchi da 12”, che danno una mano alle sospensioni a digerire le asperità. Altro punto a suo vantaggio: maneggevolezza e agilità nel traffico, buona risposta del motore (abbiamo provato la 125) ai comandi del gas, scatto in partenza ed in ripresa per essere nel gruppo dei migliori che si contende la pole ad ogni semaforo. Infine, aumentando la velocità si apprezza 14 Vespa Sprint 125 3V € 3.900 Tempi: 4 Cilindri: 1 Cilindrata: 124 cc Disposizione cilindri: Orizzontale Raffreddamento: ad aria forzata Avviamento: E Potenza: 11.6 cv (8.5 kW) / 8250 giri Coppia: 1.09 kgm (10.7 Nm) / 6500 giri Marce: AV Freni: D-T Misure freni: 200-110 mm Misure cerchi (ant./post.): 11’’ / 10’’ Normativa antinquinamento: Euro 3 Peso: 113 kg Lunghezza: 1770 mm Larghezza: 740 mm Altezza sella: 785 mm Capacità serbatoio: 8.3 l Segmento: Scooter Ruote basse la tenuta e la stabilità, oltre alla buona efficacia del sistema frenante quando viene chiamato ad interventi anche decisi. Un appunto? Manca la cilindrata 150, che permetterebbe di prendere la tangenziale ed i raccordi autostradali. Una soluzione che a Roma (e in tutte le grandi città, anche a Milano è così) consente di risparmiare tempo prezioso. Peccato non ci sia dunque tale opzione, anche perché proprio sulle cilindrate maggiori la Sprint aveva costruito in passato il suo successo. La Vespa Sprint 125 è già disponibile a 3.900 euro franco concessionario; le versioni da 50 cc costano 2.890 euro per il modello 2T e 2.990 per il 4T. Anche le varianti cromatiche sono riprese dalla tradizione di Vespa: ai classici Montebianco, Rosso Dragon e Nero Lucido, per la Sprint si aggiungono due inedite tonalità, Blu Gaiola e Giallo Positano. Tutti i colori sono abbinati alla sella nera. 15 Honda CB 650F PREGI Facilità di guida e consumi DIFETTI Alcune finiture e carattere motore Prezzo 7.300 € Prova naked Easy bike E’ l’entry level Honda a 4 cilindri. Non è la nuova Hornet, ma di fatto al momento ne prende il posto senza però regalare le stesse emozioni. E’ facile da guidare e con consumi bassi. Alcune finiture non convincono del tutto di Andrea Perfetti 16 17 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito S emplificazione, ne sentiamo parlare di continuo sulla scena politica italiana. E’ necessaria per ottenere risultati migliori in termini di efficienza. Questa parola può essere trasposta anche al mondo moto e si rivela perfetta per introdurre la nuova Honda CB650F. In lei la semplificazione è figlia della globalizzazione, che spinge i grandi gruppi industriali - Honda in tal senso è un vero colosso mondiale - a pensare prodotti che siano venduti in tutti i mercati, 18 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica specie in quelli in forte crescita. Così, come la Honda Hornet 600, pur derivata dalla giapponesissima 250, fu pensata quasi 20 anni fa per l’Italia e la Francia, oggi la CB guarda ancora all’Europa, ma anche e soprattutto ai mercati asiatici, a quello americano e al Brasile. E’ ancora progettata in Giappone, ma la sua costruzione è tailandese. Come abbiamo anticipato nel sommario, la CB650F non sostituisce nominalmente la Hornet. Ma di fatto l’amato calabrone è uscito di produzione e, in attesa della sua erede prevista ufficiosamente nel 2016, la CB ne prende il posto nel listino Honda come posizionamento. La vecchia Hornet nel 2013 costava 7.725 euro, mentre oggi la nuova seiemezzo ha un prezzo di 7.300 euro (con ABS di serie). A conti fatti la CB costa meno, ma offre anche di meno soprattutto in termini di componentistica e di piacere di guida. Com’è fatta La Honda CB650F rappresenta oggi una delle poche proposte a 4 cilindri in questa fascia di mercato. Oltre a lei c’è la Benelli BN600, Prove mentre una rivale scomoda può essere considerata la più grossa Suzuki GSR 750; è più potente e sportiva, ma viene offerta dalla casa a un prezzo molto vicino a quello della CB. La Honda è figlia di un progetto inedito, che nulla spartisce con la Hornet tanto per capirci. Mentre su questa il motore era derivato dallo sportivo 4 cilindri della CBR600RR, sulla CB è specifico. Meno aggressivo, privilegia la pienezza ai bassi e il contenimento dei consumi. E’ un bialbero 16 valvole con iniezione elettronica e cambio a 6 marce. La potenza massima è di 87 cavalli a 11.000 giri, 19 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove La nostra prova. Tanta facilità di guida, poche emozioni La nuova Honda CB650F è ospitale e mette subito a proprio agio il pilota, rivelandosi comoda anche per il passeggero, a cui manca però un appiglio per le mani. La sella è bassa (810 mm), mentre il manubrio ha una piega insolita, parecchio alta rispetto alle altre medie naked. Ricorda quasi una enduro stradale e non è troppo diversa come ergonomia dalla Yamaha MT09, che infatti strizza l’occhio alle supermoto. Il cambio è ottimo, un vero burro negli innesti, corti e precisi. Valida anche la frizione a cavo. Sulla nuova CB la guida è molto facile e intuitiva, non tradisce certo il buon nome di famiglia. La moto è molto maneggevole sia in città che sui percorsi misti, dove si apprezza anche il valido comportamento del telaio e della forcella (non regolabile, ma ben con la coppia che raggiunge i 63 Nm a 8.000 giri. Nasce per essere montato su una moto senza carena, come dimostra la grande pulizia esteriore: non ci sono cavi e tubi in vista, persino il filtro dell’olio è in posizione riparata. Il consumo dichiarato è di 21 km/l nel ciclo misto previsto dalle nuove normative europee e dovrebbe bastare quindi a raggiungere i 350 km di autonomia (il serbatoio contiene 17 litri). Honda accetta qualche rinuncia sul fronte ciclistico per tenere bassi i costi di produzione. Lo si nota nel telaio perimetrale in acciaio e nella forcella tradizionale da 41 mm. Entrambi, come vedremo più avanti, sono funzionali, ma non appagano la vista. Ricordiamo che sempre la vecchia cara Hornet aveva un telaio monotrave in alluminio e una forcella a steli rovesciati. Visivamente povero anche l’impianto frenante anteriore, che conta su una coppia di dischi a margherita da 320 mm con pinze a due pistoncini. Sono vincolati direttamente sul cerchio, senza la classica flangia. La situazione 20 migliora se si osserva il bel forcellone in alluminio pressofuso, i collettori di scarico cromati (la cui curva richiama quella della mitica CB400F del 1974) e le pedane in alluminio di pilota e passeggero. Luci e ombre dal ponte di comando. La strumentazione dispone di due strumenti digitali ed è completa e leggibile. I comandi sul blocchetto di sinistra presentano invece il tasto degli indicatori di direzione sotto il clacson, mentre troviamo più intuitiva la soluzione inversa. Migliorabile la foggia del manubrio verniciato di nero, un po’ troppo semplice per una moto che costa pur sempre oltre 7.000 euro. Sono ben fatti i fari, i LED sono presenti in quello posteriore e in quello anteriore (per le sole luci di posizione). Belli anche in cerchi a 6 razze, che ospitano pneumatici Dunlop di primo equipaggiamento (120/70-17 e 180/55-17). Il peso dichiarato è di 208 chili con il serbatoio pieno e tutti i liquidi. Tre i colori previsti in Italia: tricolore con cerchi oro che richiama i colori HRC, giallo e nero. Media 21 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica tarata). Il manubrio alto regala un confort notevole, ma alleggerisce un po’ l’avantreno nella guida sportiva nel misto veloce. Il freno anteriore è molto modulabile, ma si vorrebbe maggiore potenza quando si affronta un percorso con ritmo deciso. Ottimo per sensibilità il nuovo sistema ABS a due canali, che interviene di rado anche sul freno posteriore. Passiamo ora al cuore della Honda CB650F. Il 4 cilindri ha una silenziosità meccanica e di scarico incredibile. Gira rotondo e regolare anche al minimo, tanto che si può riprendere in sesta dal regime più basso. In questo caso la salita di velocità è ovviamente lenta, ma non c’è alcun sussulto o vuoto di erogazione. Siamo pur sempre in sella a una 4 cilindri, non bisogna quindi aspettarsi una risposta vigorosa ai bassi, ma la CB dimostra comunque di cavarsela bene già da 4.000 giri. Oltre questa soglia e fino agli 8.000 giri c’è una buona dose di cavalli, 22 Scarica l’APP del Magazine Prove Fino agli 8.000 giri c’è una buona dose di cavalli, che fa guidare con poco impegno tra le curve 23 24 25 26 SCHEDA TECNICA che fa guidare con poco impegno tra le curve. Quando si spalanca l’acceleratore per toccare gli 11.000 giri di potenza massima, si scopre però che manca il calcio nel sedere che sarebbe lecito aspettarsi da un 4 cilindri di questa cilindrata. Il propulsore continua a crescere, si spinge a oltre 11.000 giri senza fatica, ma non c’è nessun picco, nessun acuto. Va bene l’erogazione piatta, a prova di principiante, ma forse così è troppo. Le vibrazioni sono ridotte e si avvertono solo sulle pedane e sul manubrio agli alti regimi. La sesta è lunga e fa riposare il motore a 6.000 giri quando si viaggia a 130 km/h. La Honda CB650F è una moto moderna, pensata per i giovani che si avvicinano al nostro fantastico universo. Quando l’abbiamo provata, il nostro pensiero è andato indietro nel tempo. Ai mitici anni 90. Allora proprio la Honda fece il botto sul mercato europeo, presentando la Hornet e mandando nel panico i concorrenti. Certo, non era perfetta, ma aveva carattere da vendere e un’estetica che toglieva il sonno ai ragazzi. Oggi i tempi sono cambiati, è un dato di fatto. E case come la Honda, per fare business, devono per forza guardare ai mercati in crescita e al contenimento dei costi (quelli industriali e quelli di esercizio del cliente). La Honda CB650F in tal senso è un prodotto azzeccato: è facile, molto sicura e consuma poco. Le manca però un po’ di personalità. Quella personalità forse necessaria a far sognare i giovani e a riaccendere in loro la passione per la moto. Prove Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ABBIGLIAMENTO Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Casco HJC Giacca Dainese Guanti Dainese Jeans Dainese Stivali TCX Honda CB 650 F ABS € 7.300 Tempi: 4 Cilindri: 4 Cilindrata: 649 cc Disposizione cilindri: in linea Raffreddamento: a liquido Avviamento: E Potenza: 87 cv (64 kW) / 11000 giri Coppia: 6.42 kgm (63 Nm) / 8000 giri Marce: 6 Freni: DD-D Misure freni: 320-240 mm Misure cerchi (ant./post.): 17’’ / 17’’ Normativa antinquinamento: Euro 3 Peso: 175.4 kg Lunghezza: 2110 mm Larghezza: 775 mm Altezza sella: 810 mm Capacità serbatoio: 17.3 l Segmento: Naked 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News MV Agusta F3 800 Ago il mito di Agostini è servito di Maurizio Gissi | Agostini e la MV a tre cilindri ieri e oggi. Con quella da corsa, Ago ha vinto quasi tutti i suoi titoli mondiali. La F3 800 Ago di oggi è invece un gioiellino in serie limitata, che si fa notare, che affascina e sfiora i 24mila euro L a MV Agusta sta crescendo commercialmente al ruolo che merita grazie alla serie a tre cilindri. Nata nel 2011 con la F3 675 e poi la Brutale, la famiglia si è presto allargata salendo alla cilindrata 800 e dando il via ad altre versioni quali Rivale, Turismo Veloce e Dragster. Per fascino, prestazioni e design è indubbiamente la super sportiva F3 quella che si merita il posto di rappresentante ideale della serie motorizzata “Tre pistoni”. E la nuova F3 800 Ago ne esalta il prestigio. Presentata al Salone di Milano dello scorso novembre, dove ha condiviso i riflettori con la debuttante Gran Turismo, la nuova edizione della sportiva varesina va ora in vendita a 23.990 euro. Un prezzo elevato rispetto ai 15mila e poco più euro della versione standard e che MV Agusta giustifica con la particolare dotazione tecnico-estetica e con la produzione in serie limitata. Sono infatti 300 le F3 800 Ago previste, numerate in sequenza con la tipica targhetta d’argento sulla piastra di sterzo e con la firma di Giacomo Agostini vergata su ciascuno dei 300 serbatoi. Firma che accompagnerà anche l’attestato che sarà consegnato assieme alla moto. La gestione elettronica del tre cilindri 800 è stata ulteriormente evoluta su questa 28 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb Media bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb versione, per cui oltre alla scelta di mappature, tarature dei controlli e personalizzazioni già note, è possibile modificare il rapporto fra la rotazione del gas e l’apertura dei corpi farfallati. Come si fa sulle moto da gara. Il sistema Abs Bosch 9MP è integrato dalle funzioni Race Mode e RLM (serve a contrastare il sollevamento della ruota posteriore in staccata); il doppio disco da 320 ricorre naturalmente alle pinze radiali monoblocco di Brembo. Altre particolarità sono le pedane ricavate dal pieno, alcuni dettagli in alluminio sempre lavorato dal pieno, i parafanghi in fibra di carbonio, le ruote forgiate, il porta targa sportivo, la verniciatura tricolore per le sovrastrutture e la colorazione dorata per ruote e telaio. Il motore conferma i 148 cavalli di potenza a 13.000 giri, mentre il peso scende a 170 kg a secco. Il tre cilindri è stato un motore importante nelle competizioni di MV e importatissimo nella carriera di Giacomo Agostini. Con quella configurazione, 30 Mino ci ha infatti vinto 13 dei suoi 15 titoli mondiali dal 1968 al 1973, ovvero sei su sette per quanto riguarda la classe 350 e sette su otto nella classe 500. I due mancanti, Agostini li ha vinti con la Yamaha. La prima versione del tre cilindri da corsa MV nacque con la cilindrata 350 nel 1964, grazie all’ingegnere motorista Mario Rossi e ad Arturo Magni, all’epoca responsabile del reparto corse di Cascina Costa; iniziarono dall’albero motore derivato dalla 500 a quattro cilindri. Già nella seconda gara del ‘64 arrivò la prima vittoria con Agostini, che fu vice campione a fine anno, e questo risultato convinse di rifare la 500 partendo dall’ottima 350. Che venne maggiorata prima a 400 e successivamente a 420 cc: nel 1966 quella moto vinse due volte e contribuì al primo titolo iridato di Agostini nella classe regina, mentre il primo titolo di Ago nella 350 arrivò nel 1968. I motivi per avere l’autografo sul serbatoio della nuova F3 800 quindi non mancano. 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine ampio impiego in un gran numero di settori. Alla fibra di vetro E, economica e dalle buone caratteristiche complessive, negli anni Sessanta si è affiancata la S, assai superiore in particolare per quanto riguarda la resistenza a trazione, ma anche molto più costosa, che ha rapidamente ottenuto un notevole successo, soprattutto in campo aeronautico. In seguito è entrata in commercio una versione, contraddistinta dalla sigla S2, dal costo sensibilmente inferiore (anche se ancora nettamente più alto rispetto a quello della fibra di vetro E). Le fibre di vetro vengono impiegate come elementi resistenti in molte cinghie. I compositi che utilizzano queste fibre hanno una grande varietà di applicazioni, dalle pale delle eliche alle canoe, alle imbarcazioni da diporto, ai tubi, alle balestre e via dicendo. Tecnica Le fibre di carbonio I primi filamenti di carbonio sono stati prodotti per le lampadine sul finire dell’Ottocento, ma sono rapidamente scomparsi dalla scena, senza lasciare in pratica alcuna traccia. Perché cominciassero gli studi sulle vere e proprie fibre di carbonio è stato necessario attendere i primi anni Sessanta. Dopo un brevetto del giapponese Shindo del 1961, sono stati gli inglesi a mettere in piedi un importante programma di ricerca e sviluppo, sfociato nella presentazione delle prime fibre utilizzabili nella pratica (1966) e quindi nella loro commercializzazione, attorno al 1970. Inizialmente queste fibre venivano suddivise in due gruppi: quelle ad alta resistenza (HT o HS) e quelle ad alto modulo (HM), caratterizzate da una straordinaria rigidezza. Successivamente Autoclave costruzione Airbus Massimo Clarke I materiali compositi” / Terza parte Eccoci arrivati ai diversi tipi di fibre utilizzati nel nostro settore. Gli impieghi più tipici e le varie tecnologie impiegate per la produzione dei componenti in materiale composito L e fibre sono comparse nel mondo della tecnica un poco in sordina, assai prima che iniziasse il vero e proprio boom che ha avuto luogo a partire dalla metà degli anni Settanta. Le prime ad essere impiegate a livello industriale, con notevole anticipo rispetto alle altre, sono state quelle di vetro. Per l’esattezza, erano del tipo in seguito contraddistinto dalla lettera E, e hanno cominciato a essere 32 disponibili commercialmente negli USA nel corso degli anni Trenta. Benemerita qui è la OwensCorning, ditta fondata in tale periodo proprio per sviluppare e produrre questo nuovo materiale. Dopo alcuni impieghi nel settore aeronautico, per parti non strutturali, i compositi a base di fibra di vetro (GFRP) sono stati largamente utilizzati a partire dagli anni Quaranta per costruire scafi per imbarcazioni e in seguito hanno trovato 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica resistenza a trazione e la notevole tenacità. Per queste fibre gli ultravioletti tendono a essere nocivi nel tempo e a ciò si pone rimedio utilizzando adatti rivestimenti superficiali. Il kevlar 29 viene impiegato nei materiali d’attrito e il 129 si usa per realizzare funi e giubbotti antiproiettile. Nei settori automotive e aeronautico viene maggiormente utilizzato il kevlar 49; lo troviamo, tra l’altro, nelle cinghie e nei pneumatici. Altri impieghi importanti di queste fibre si hanno nelle canoe da competizione, nelle vele per imbarcazioni, negli elmetti militari e nelle protezioni balistiche. Larga diffusione hanno i compositi ibridi, realizzati utilizzando fibre diverse, in grado di “coniugare” al meglio le caratteristiche di entrambe. Si possono così impiegare tessuti costituiti, ad esempio, da fibre di carbonio e di kevlar. Oppure si possono utilizzare due o più strati sovrapposti di tessuti o di nastri, ciascuno dei quali è realizzato con una fibra differente. I compositi ibridi si usano tra l’altro per le scocche delle auto di Formula Uno e per le pale delle eliche degli elicotteri. sono apparse altre “versioni” (modulo intermedio, modulo ultra-alto…) e oggi sono disponibili numerosi tipi differenti. Il materiale di partenza, detto “precursore”, può essere il poliacrilonitrile (PAN) o il catrame; le caratteristiche delle fibre che si ottengono possono essere abbastanza diverse nei due casi. Il procedimento produttivo è costituito da una pirolisi controllata; dopo una prima fase di stabilizzazione a 200-300 °C in atmosfera ossidante, ha luogo una carbonizzazione, che si verifica portando la temperatura a circa 1.500 °C, in atmosfera inerte. In questo modo si ottengono le fibre con la miglior resistenza a trazione. Per ottenere quelle con il modulo elastico più elevato si effettua la grafitizzazione, a una temperatura dell’ordine di 2.600 °C o poco più (anche in questo caso in atmosfera inerte). 34 I compositi a base di fibre di carbonio si sono rapidamente affermati, dapprima in campo aeronautico e quindi anche in tanti altri settori. Per quanto riguarda le auto da competizione, la prima monoposto di Formula Uno con la scocca realizzata interamente con questo materiale è stata la McLaren MP4, apparsa verso la fine del 1980. L’arrivo delle fibre aramidiche Le fibre aramidiche sono entrate in scena grazie alla DuPont, grande azienda chimica americana, che ha iniziato a commercializzarle nel 1971. Quella di gran lunga più nota e più impiegata è stata denominata Kevlar e viene prodotta in più versioni. I punti di forza sono la ridotta densità (inferiore del 40% rispetto alla fibra di vetro e del 20% circa rispetto a quella di carbonio), l’elevata Tecnica Come si producono Per produrre i componenti in materiale composito si impiegano tecnologie particolari. In genere si utilizzano stampi nei quali si posizionano gli strati di tessuto impregnati di resina. Quest’ultima nella grande maggioranza dei casi è epossidica. Per fare avvenire la polimerizzazione si fa ricorso a un indurente, ovvero a un catalizzatore, che va mescolato con la resina nella corretta proporzione. La resina così attivata deve essere impiegata rapidamente (spesso addirittura nel giro di qualche decina di minuti). Si tratta di una sequenza di operazioni decisamente critica e davvero specialistica. Per semplificare le cose alcune ditte producono dei tessuti preimpregnati con resina attivata, detti prepregs, assai pratici da impiegare, che in genere vanno tenuti in freezer. In ogni caso si tratta di prodotti, forniti in rotoli, che devono essere impiegati entro un determinato periodo, dopo il loro acquisto; in altre parole, hanno una ben precisa “shelf life”, chiaramente indicata dal fornitore. Benché ci siano dei prodotti che Nei settori automotive e aeronautico viene maggiormente utilizzato il Kevlar 49. Lo troviamo, tra l’altro, nelle cinghie e nei pneumatici 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Tecnica anche elevate, effettuando inoltre l’intero processo con un accurato controllo dei parametri in gioco. Un tipico ciclo di “curing” (ovvero di polimerizzazione e reticolazione della matrice) ha una durata di alcune ore e, nella fase principale, prevede una pressione dell’ordine di 5-8 bar e una temperatura di 140-180 °C. In aggiunta alla polimerizzazione in autoclave, a quella alla pressa, con uno stampo e un controstampo, a quella in forno a pressione atmosferica (con i soli vacuum bags) e alla formatura manuale (wet layup), vanno segnalate due importanti tecnologie sviluppate specificamente per la realizzazione di componenti in composito. La prima è detta filament winding e prevede l’avvolgimento su di un mandrino rotante di filamenti o di nastri che escono da una testa traslante. Largamente automatizzato, questo processo viene impiegato per realizzare componenti come bombole, alberi cavi e pale di eliche per elicotteri. La seconda è la pultrusion, una estrusione per trazione, che si effettua in macchine automatiche e consente la realizzazione di laminati e profilati dalle ottime caratteristiche. Materiale d’attrito con Kevlar Elmetto militare in Kevlar Bombole gas in composito polimerizzano a temperatura ambiente, nella maggior parte dei casi il ricorso al calore è fondamentale. Anche l’applicazione di una certa pressione è in genere necessaria; per questa ragione, quando si tratta di realizzare componenti dalle elevate caratteristiche meccaniche e della massima affidabilità, si fa ricorso a una autoclave. Dopo avere posizionato e sovrapposto come necessario i vari strati di tessuto (assai meno frequentemente si impiegano dei feltri, detti mats) occorre procedere in modo da ottenere 36 la totale impregnazione delle fibre da parte della resina, da espellere completamente l’aria e da eliminare la resina in eccesso. Per fare questo si utilizzano diffusamente i vacuum bags, sacchi o teli in nylon o in PVC nei quali si crea una forte depressione mediante una pompa aspirante. In questo modo si “sfrutta” la pressione atmosferica, che va a premere uniformemente sul pezzo prima e durante la polimerizzazione della matrice. L’impiego di una autoclave si rivela assai più efficace e consente di fare ricorso a pressioni 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News 100 Secondi su Moto.it i 5 Mostri in moto di Andrea Perfetti | Max è un esperto di moto soccorso. Chi meglio di lui può raccontare gli errori più comici in cui incappiamo noi poveri motociclisti? Dai, dite la verità, ci siete cascati anche voi? M ax (Motoquick.it) è un esperto di moto soccorso. Chi meglio di lui può raccontare agli amici di Moto. it gli errori più comici in cui siamo incappati noi poveri motociclisti? Dite la verità, ci siete cascati anche voi? Ecco i 5 Mostri in moto: Quinto posto: Le conseguenze del tagliando fai da te Quarto posto: La perdita delle chiavi Terzo posto: La partenza incatenato Secondo posto: Il gasolio nello scooter Primo posto: L’intutato con la batteria (e il morale) a terra! 38 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica USA I Fairgrounds e il raduno BMW di Pietro Ambrosioni | Il BMW MOA Rally (Motorcycle Owners Association) è il radunoBMW più importante d’America, ci sono decine di migliaia di moto in giro per tutta la città, ogni modello, ogni anno, ogni versione mai prodotta dalla Casa di Monaco U na volta arrivati a Salem, in Oregon, ci siamo goduti quattro giorni di meritato riposo visitando in lungo e in largo i “fairgrounds” dove c’erano tutti gli espositori presenti al raduno BMW. Il BMW MOA Rally (dove MOA sta per Motorcycle Owners Association) è il raduno monomarca BMW più importante d’America e si tiene ogni anno in una diversa sede, tipicamente facendo pendolo tra le due coste Est ed Ovest e passando per il Midwest. Nel 2014, dopo essersi tenuto in Oregon nel 2013, il raduno sarà a St. Paul in Minnesota, a poche miglia da Minneapolis. Pieno Midwest dunque, in attesa di saper e poi la location sulla East Coast per il 2015. Tra le cose che 40 Scarica l’APP del Magazine da moltissimi fattori sociali, culturali e razziali (sì ancora oggi, se non addirittura di più...) la gente vuole sentirsi parte di qualcosa, qualsiasi cosa, pur di superare queste barriere. Di fatto ne crea delle altre. Per esempio, provate ad andare ad un raduno Harley su una custom giapponese... Sia come sia, il gruppo, la banda, il riders’ club assumono tra i motociclisti americani un’importanza spesso esagerata. Ho sentito molti amici arrivare a dire: «...preferisco andare in giro in moto da solo che aver a che fare con quelli del mio gruppo motociclistico, che vogliono soltanto fare poche miglia e poi restare nello stesso posto a parlare per ore... io ho comprato la moto per usarla!». Sta di fatto che i BMW riders non sono diversi. Ragionano solo in termini di accessori originali, roba tedesca, il boxer vero è solo quello con le teste ad aria grosse, blablabla... Spesso la cosa diventa fastidiosa, anche per me che ho un debole per le vecchie GS. Comunque, se il vostro cuore risiede anche parzialmente in Bavaria, questo On the road è il raduno per voi. Ci sono decine di migliaia di moto in giro per tutta la città, ogni modello, ogni anno, ogni versione mai prodotta dalla Casa di Monaco. Abbiamo persino visto circolare sidecar militari con ancora le mitragliatrici montate! All’interno del quartiere fieristico ci sono decine di espositori specializzati in prodotti dedicati alle BMW ed al moto turismo in generale, e se vi balla qualche centone nel portafoglio questa è una delle migliori occasioni per fare shopping specifico. Si trova veramente di tutto, dai ricambi d’epoca ai supporti più impensabili per il vostro Garmin, dalle luci di profondità che bypassano il Cam Bus fino allo schienalino dedicato per la vostra RT del 1994. E poi caschi, abbigliamento, guanti, stivali, borse, parabrezza e ogni tipo di accessorio, gadget e souvenir che vi possiate immaginare. L’apice del tutto, per chi è appassionato, è la sala storica, dove sono esposte decine di modelli d’epoca, risalenti anche ai primi anni del Novecento. Se dunque vi state chiedendo se valga la pena di Media colpiscono immediatamente ad un raduno come il BMW MOA (questo è il quarto a cui vado) ci sono certamente la venerabile età media dei partecipanti e il notevole “senso di appartenenza” che si percepisce nell’aria. Non che altre moto non siano benvenute... ma devono restare al di là dei cancelli principali. Ed infatti la Valorosa ha dovuto rimanere ad aspettare fuori ogni giorno, come un cane fedele, pur sapendo di aver visto molta più “strada” di molte delle tedescone infighettate che la guardavano con alterigia dall’altra parte del recinto. Il senso di appartenenza, e qui mi lascio andare ad una digressione filosofica, è una cosa che ho trovato molto presente nella cultura americana. In una nazione profondamente divisa 41 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb venire a vedere un raduno BMW in America... la risposta è sì, ne vale la pena. Scegliete con attenzione la sede del raduno, perché nel 2012 in Missouri c’era un caldo allucinante, e l’anno prima in Pennsylvania era così umido e soffocante che si poteva stare in giro solo fino alle 10 del mattino e dopo le 6 del pomeriggio... St. Paul quest’anno dovrebbe essere ok, probabilmente un po’ caldo e umido ma nulla di insopportabile. E le praterie del Grande Nord sono meravigliose! 42 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Media Scarica l’APP del Magazine preghiere, incazzature e attese spasmodiche per un’emancipazione economica che ci avrebbe permesso di tenere in debito conto le prescrizioni paterne ma di fare bellamente a modo nostro, ovvero veleggiare a testa bassa verso l’acquisto della prima motocicletta guidati principalmente da una passione irragionevole e pervasiva come l’ebbrezza per un innamoramento che non sente ragioni. Biagio, per soprammercato, decide che aspettare l’età giusta e la patente è una insopportabile scocciatura e acquista a diciassette anni la sua prima motocicletta (una Kawasaki 500 due tempi tre cilindri: una H1B) all’insaputa di tutti e nonostante l’assenza dei requisiti fondamentali di cui sopra. La sua passione è troppo forte, più gagliarda pure di una fastidiosissima artrite reumatoide che col tempo lo porterà a non riuscire più ruotare i polsi ma non a rinunciare alla La lettura motocicletta (tranquilli, un certo Kevin#34 con un polso bloccato guida ancora ad alti livelli…). Ma la dimensione di un paese è tale da non fare restare segrete a lungo le cose: nonostante Biagio indossi il casco per non farsi riconoscere - ben prima che la legge ne imponga obbligatorietà- , la notizia della sua avversione per le velocità codice e il sereno diporto arriva presto alle orecchie del papà e di lì in poi è uno scontro che si risolverà presto in rassegnazione sia da parte del genitore e sia da parte dei vigili urbani di Melicucco che evitano di calcare la mano con quel giovane un po’ esuberante ma che si fa voler bene. Gli anni passano, nel garage le motociclette si accumulano, soprattutto Kawasaki Z 900 e 1000, e Biagio affianca il padre nel negozio di abbigliamento ma nel frattempo presenzia a moltissimi mercatini e mostre-scambio, dove inizia a farsi un nome come specialista delle sopraffine I Racconti di Moto.it “Ricomincio da Z” di Antonio Privitera | Se si fa presto a dire moto e motori dove i bimbi crescono a tortellini e pistoni, quando invece abiti nella piana di Gioia Tauro è complicato fare capire al resto del mondo la tua viscerale voglia di moto... Se si fa presto a dire moto e motori dove i bimbi crescono a tortellini e pistoni, quando invece abiti nella piana di Gioia Tauro è complicato fare capire al resto del mondo la tua viscerale voglia di moto ed è ancora più difficile farne una scelta di vita: questa è una storia breve ma vera, una storia che metto in memoria coi tag “forza di volontà”, “famiglia” e “Z”. Biagio è nato a Melicucco, provincia di Reggio Calabria, ed è uno di quelli che i Police cantavano in “Born in the ‘50”: ragazzi cresciuti nel boom economico del dopoguerra che si godevano il fiorire 44 in tutto il mondo delle nuove prospettive di vita, dei nuovi traguardi raggiunti dalla tecnica e da un’economia che, perlomeno alle nostre latitudini, aveva preso la rincorsa: in questo contesto Furfaro padre apre un fortunato negozio di abbigliamento a Melicucco. Il figlio Biagio, non appena in grado di intendere e volere motociclisticamente parlando, manifesta il proprio gradimento per le potenti e ingestibili Kawasaki due tempi degli anni ’70, passione assolutamente non condivisa dal padre; e ti pareva. Questo è un bel problema che in molti abbiamo affrontato con lamentele, 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine affrontati; del resto, se non ci fossero state le motociclette tutta la famiglia avrebbe passato periodi molto difficili dopo l’infruttuosa vendita del negozio di abbigliamento. Sembrava tutto bello. Sembrava tutto non facile ma possibile. Sarebbe potuto essere per sempre: i figli si laureano con successo a Parma, Biagio e Pasqualina continuano a trattare vecchie glorie a due ruote nel loro capannone; la vita sarebbe potuta passare così, con la soddisfazione di essere ritenuto uno dei massimi esperti di “Z” in Italia e richieste di restauro per un “testa nera” che arrivano anche da oltreoceano. La storia potrebbe finire qui. Ma tre telefonate al giorno per undici anni sono un campanello d’allarme. Sono la spia che la nostalgia e il richiamo della terra, dei propri amici e della propria famiglia sono inevitabili. Da quando si è trasferito a Parma, Biagio chiama almeno tre Kawasaki a quattro cilindri; non può e non vuole rinunciare all’attività paterna che in seguito rileva e conduce da solo, ma riesce a dare attuazione concreta a quella passione per la moto che lui desidererebbe costituisse il 100% della sua attività lavorativa. Eppure, il mondo cambia: alla fine degli anni ottanta il negozio inizia a non garantire più il reddito sufficiente a dare a Biagio e alla sua famiglia sicurezze economiche e, scomparso il padre, Biagio decide che è il momento di puntare tutto sulla sua passione per le motociclette. Visti i risultati, l’idea è stata coraggiosa ma provvidenziale. Purtroppo non tutto va come ci si aspetta: dalla vendita del negozio non si ricava che un credito inesigibile e messo di fronte ad una situazione difficile, Biagio reagisce scalando non una ma due marce e dando pieno gas: con una determinazione e una visione da fare invidia al mondo “Mister Z” coglie l’occasione per trasferirsi a Parma e ricominciare da lì, anzi da “Z”, nel capoluogo emiliano dove già il figlio Enzo si è insediato in un bilocale per frequentare l’università. La mossa è azzardata come una piega al limite con un 46 La lettura volte al giorno la madre o gli amici a Melicucco e alla fine, dopo più di undici anni di vita Emiliana, così come aveva avuto un coraggio leonino per sradicarsi e cercare maggiore fortuna al nord, Biagio con una serena risata decide che è venuto il momento di tornare in Calabria, perché i figli si sono laureati e lui ha già un altro progetto: se non è mai potuto diventare un concessionario, almeno avrà il suo show-room. Cominciano le grandi manovre alle quali partecipa tutta la famiglia per trasportare con tre viaggi Emilia-Calabria di un enorme bilico tutto il contenuto del capannone; Biagio saluta meglio che si può una terra che l’ha accolto ma che forse non l’ha mai conquistato, perlomeno nel cuore. E’ stato bellissimo ma ora è finito; si torna a casa e si ricomincia, ancora una volta. Incontro Biagio Furfaro nella sua officina a Melicucco, dove restaura e tratta ogni moto come se Kawasaki HB1, ma il resto della famiglia (la signora Pasqualina, le figlie Cristiana e Polsina) non ha dubbi e tutti e cinque si stipano nel bilocale, certi che in Emilia-Romagna sia molto più semplice gestire l’attività di acquisto e vendita di ricambi e moto d’epoca. A Parma Biagio affitta nel 1989 una stalla nella quale trasferisce in poco tempo le sue “Z” e tutto ciò che aveva nel garage a Melicucco, ma ben presto gli affari decollano e si dota di un capannone di 500 metri quadrati che poi, col raggiungimento di un notevolissimo volume di moto e ricambi movimentati, abbandona per spostare la sua attività in un capannone grande più del doppio. Biagio è felice, ha finalmente coronato il sogno di mantenere sé e i propri cari lavorando nel mondo delle moto, tra l’altro guadagnando una riconosciuta autorevolezza nel campo del restauro delle motociclette giapponesi, ed il suo emozionante mestiere di rivenditore/restauratore è diventato il mezzo di sostentamento di tutti i Furfaro che non mancano di ringraziare le moto e il capofamiglia per il coraggio e i sacrifici 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine La lettura aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb dovesse tenerla per sempre. Per me che l’ho visto lavorare è stato facile capire il rapporto quasi simbiotico che lega “Mister Z” alle motociclette che cura augurandosi sempre di non doversene mai separare, quasi a sperare di non ricevere mai la telefonata di un acquirente. Scaffali enormi zeppi di ricambi, serbatoi, cerchi, forcelloni, parti motore, c’è da perdere la testa per le meraviglie che trovo in un luogo che certo non sospettavo così pregno di chicche uniche; nell’officina giacciono interi Z 900 smontati e ricondizionati fino alla più piccola vite in attesa di essere assemblati e rimessi a marciare come le altre splendide Z (una 400, una 650 e una 1000 lucide e perfette come appena uscite dalla catena di montaggio) che fanno capolino da sotto un telo, nell’assoluto ordine e pulizia. Biagio è un torrente saggio di storie di motociclette e viene spesso interrotto dal telefono dal quale dispensa generosamente consigli e pareri per un restauro a tutti gli appassionati che lo chiamano e comunica una voglia di fare bene che 48 è contagiosa, che mette di buonumore e fa capire che con la buona volontà e il coraggio tutte le difficoltà sono superabili, nella vita, nel restauro delle motociclette giapponesi, nel recuperato rapporto con la propria terra. Mi emoziona capire con quale cognizione di causa mostra le sottili differenze tra parti che sembrerebbero identiche e che invece hanno una precisa collocazione a seconda dell’anno di produzione della Z 900, del resto è evidente un sapere quasi enciclopedico sulle moto degli ultimi 50 anni che Biagio non ostenta ma elargisce con gentilezza. Dei suoi polsi bloccati vi ho già detto. Onore al merito. Del fatto che il suo show-room a Melicucco – nei locali dell’ex-negozio di abbigliamento- sarà pronto tra poco, mi ero quasi dimenticato. Purtroppo, infine, non ho modo di provare come dal suo covo io sia uscito ubriaco di positività e benzina rossa tanto da mandare in tilt l’etilometro della passione motociclistica. Per una volta, fidatevi. 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Nico Cereghini Dorna, che delusione! Un ragazzo è morto sulla pista di Misano qualche ora prima del GP, e non si è pensato ad un gesto di partecipazione. Non sarebbe stata retorica: si fa finta di niente perché manca la cultura della sicurezza Media C iao a tutti! Spicca una notizia tragica, nel fitto fine settimana motoristico: la morte a Misano, in Coppa Italia, di un giovane pilota che si chiamava Emanuele Cassani. Ne abbiamo dato riscontro domenica: una dinamica perfida, la carambola subito dopo il via della Bridgestone 600, Emanuele finisce a terra con la sua Yamaha R6, i piloti che lo seguono non riescono ad evitarlo. Questo povero ragazzo faentino avrebbe 50 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica compiuto 26 anni a giugno: una passione enorme per la moto, diverse vittorie, andava forte e anche qui scattava dalla prima fila con il secondo tempo. I quotidiani d’informazione e i telegiornali hanno usato toni pesanti, accade sempre in questi casi, ma d’altra parte non si può dar loro torto. Anche voi, in alcuni commenti, avete evidenziato quanto sono pesanti i bilanci del nostro sport; e se siamo colpiti dalla dura contabilità delle vittime persino noi –che pure condividiamo la passione e comprendiamo la spinta a correre- figurarsi chi si sente estraneo a queste ragioni e a queste emozioni. Purtroppo lo sport che amiamo è pericoloso. Inutile girarci intorno. Non il più pericoloso, ma comunque uno dei numerosi sport pericolosi. E io dico che ignorare il rischio, sottovalutarlo, anche soltanto far finta di niente, è ancora più pericoloso. Parto da una nota amara: ad Austin, diverse ore dopo la morte di Emanuele Cassani, la Dorna non ha sentito la necessità di fare qualcosa per esprimere il suo lutto e la sua partecipazione, nonostante la passione sia la stessa che accomuna i piloti grandi e quelli piccoli. Questo silenzio è stato vergognoso. E non perché servissero discorsi sulla retorica del sacrificio, ma proprio perché, almeno dal mio punto di vista, questo silenzio riflette una impostazione che fa del male a tutto il motociclismo. Io penso che il pericolo vada prima di tutto riconosciuto, e soltanto così si può poi affrontarlo e risolverlo in tutti i suoi aspetti. Dorna e FIM qualcosa fanno e le piste per esempio sono migliorate tanto, ma entrambe restano su terreni ambigui e di sicuro non fanno abbastanza. So quel che dico. La federazione internazionale dello sci, per dirne una che si occupa di altri sport pericolosi, ha una struttura specifica che si chiama ISS (Injury Surveillance System); qui, con importanti università, medici prestigiosi e aziende, la FIS affronta la problematica della sicurezza in modo continuativo e professionale, tanto che recentemente ha cercato un accordo con Dainese per realizzare un air-bag specifico per i suoi sciatori, da rendere obbligatorio. Ebbene, tanto per fare un confronto impietoso sullo stesso argomento delle lesioni al tronco, la FIM non prevede nemmeno l’obbligatorietà del paraschiena, che a norma di regolamento è attualmente –e parlo del campionato mondiale piloti- soltanto “suggerito”. Qui siamo a livello della Piaggio, che negli anni Settanta, nel tentativo di arginare l’obbligatorietà Editoriale del casco per la Vespa, ancora commissionava uno studio al Politecnico per dimostrare che il casco… era pericoloso! Non ci credete? Io alla conferenza stampa di presentazione di tale dotta relazione c’ero, e rimpiango soltanto di non averla conservata. Detesto chi, magari pensando di non appannare l’immagine del nostro sport, finge di non vedere e non sapere. Ignorare il rischio, sottovalutarlo, anche soltanto far finta di niente, è ancora più pericoloso 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb DopoGP con Nico e Zam Il GP di Austin nel segno di Marquez e degli errori Nico Cereghini conduce l’approfondimento sulla MotoGP dopo il GP del Texas. Tanta tecnica con l’ingegner Bernardelle e ospite in studio Paolo Beltramo. Si parla del GP che ha visto Marquez dominare, Lorenzo e la Bridgestone sbagliare Q uarta puntata del Dopo GP di Nico e Zam, la trasmissione condotta da Nico Cereghini e con Giovanni Zamagni inviato sulle piste del mo tomondiale. Puntata questa volta dedicata al secondo GP della stagione, quello delle Americhe, corso sulla pista di Austin in Texas. Un Gran Premio dominato dal primo turno di prove libere sino all’ultimo giro della gara da Marc Marquez, che non ha lasciato spazio ai rivali. A Pedrosa che non lo ha mai insidiato, a Lorenzo che si è auto escluso a causa di un incredibile jump 52 start, a Rossi che è stato penalizzato - al pari di altri piloti come un consistente Iannone - dalla defaiance delle gomme Bridgestone. Di positivo per i nostro colori, il terzo posto conquistato da Andrea Dovizioso. Ne discutiamo grazie ai contributi di Giovanni Zamagni - inviato sulle piste del Motomondiale - con l’ingegner Giulio Bernardelle, per quanto riguarda gli aspetti tecnici, e con Paolo Beltramo. Grande spazio ai vostri interventi con i commenti più interessanti e le video domande che ci avete inviato. Rispondi ai sondaggi 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb GP di Austin Lo sapevate che... ? di Giovanni Zamagni | Lo sapevate che il contratto Bridgestone è in scadenza? Che Stoner era nei box... ma non torna? Che il GP di Argentina costa più della trasferta Giappone-Malesia-Australia? B AUTISTA ROMPE ALLA NISSIN-BREMBO-NISSIN Anche perché, dopo i problemi patiti in Qatar, il PRIMA CURVA Non è certo stato un fine settimana fortunato per Alvaro Bautista, caduto in gara dopo mille problemi in prova. Venerdì, appena uscito dalla corsia box, Bautista si è dovuto addirittura fermare alla prima curva (!) con il motore rotto: quando inizi così, è chiaro che il GP non può andare bene. 54 team Gresini aveva ottenuto dalla HRC il permesso di provare i freni Brembo, che per il loro modo di funzionare richiedono una taratura diversa delle sospensioni: i Brembo, a detta di Bautista, sono molto più aggressivi, i Nissin più progressivi. La rottura del motore ha scombussolato i piani e costretto il team a lavorare con una moto sola per tutto il primo turno di libere, ma sulla seconda RC213V, le sospensioni erano regolate per i Nissin e, naturalmente, non c’era tempo per adattarle ai Brembo. Alvaro, quindi, ha dovuto testare il differente impianto frenante in condizioni critiche e sabato si è deciso di abbandonare l’esperimento per tornare definitivamente (per quest’anno) all’impianto giapponese in versione, però, 2013, più affidabile di quella sviluppata per questa stagione. Insomma, una gran confusione: anche per questo il rendimento dello spagnolo è stato ben al di sotto delle aspettative. STONER: “NESSUNA INTENZIONE DI TORNARE” Dopo essere stato sabato sera a seguire il motocross AMA (l’amico Villipoto avrebbe potuto conquistare il titolo, invece gli mancano ancora due punti), domenica Casey Stoner ha fatto visita agli ex colleghi nel paddock di Austin. Sorridente, rilassato, in grandissima forma, Casey ha confermato di non avere nessuna intenzione di tornare a correre e di essere ben felice di godersi la vita: davvero tutto un altro Stoner rispetto a quello di fine 2012, suo ultimo anno da pilota del motomondiale. ARGENTINA: CHE CAOS Manca solo una decina di giorni al GP d’Argentina, ma il caos regna totale, con una logistica a dir poco approssimativa. Per esempio, alla metà dei team e degli addetti ai lavori non sono ancora state confermate le macchine a noleggio per raggiungere Termas de Rio da Tucuman (circa 70 km di una strada fatiscente), dove molti atterreranno dopo aver fatto scalo a Buenos Aires. Inoltre, i costi sono stellari, tanto che i team hanno chiesto ad Austin un aiuto alla Dorna per 55 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito affrontare le spese, addirittura superiori a quelle della triplice trasferta Giappone-Malesia-Australia di fine anno. Semplicemente pazzesco. HAYDEN RINCORSO ALL’INGRESSO Negli Stati Uniti la MotoGP non è esattamente lo sport più popolare (anche se nei tre giorni, un po’ ottimisticamente, sono stati dichiarati più di 100.000 spettatori), tanto che giovedì pomeriggio, i controlli all’ingresso del paddock hanno rincorso Nicky Hayden, non per chiedergli un autografo, ma per verificare che avesse un regolare pass per entrare in circuito. Nicky, tra l’altro, era pure vestito con la divisa del team Martinez… DUCATI MANTIENE LA PULSANTIERA OPEN In Qatar, la Ducati era stata costretta a utilizzare il cruscotto con la pulsantiera “Magneti Marelli”, quella destinata alle “Open”, per il repentino 56 Periodico elettronico di informazione motociclistica cambio regolamentare quando le moto erano già state spedite a Losail. La pulsantiera è stata però mantenuta ad Austin (e lo sarà per tutta la stagione), anche se è stata adattata con le classi tre mappe “A”, “B” e “C” a seconda delle esigenze del pilota. MASERATI PER LORENZO E ROSSI Il gruppo Fiat – sponsor della Yamaha – ha messo a disposizione dei due piloti Jorge Lorenzo e Valentino Rossi due splendide Maserati da utilizzare nei giorni del GP per fare avanti-indietro dall’hotel al circuito: Jorge ne ha subito approfittato, mentre Valentino l’ha lasciata in garage. MARQUEZ TESTIMONIAL DEL GP La locandina che pubblicizzava in tutta Austin il GP delle Americhe ritraeva Marc Marquez in una delle sue pieghe esagerate, con una scritta davvero azzeccata: “L’emozione della guida a 65°”. Scarica l’APP del Magazine YAMAHA VUOLE I FRENI GRANDI Per regolamento, i dischi dei freni devono essere di 320 mm di diametro e soltanto in casi eccezionali, come per esempio in Qatar, si possono montare quelli più grandi da 340 mm. L’aumento della potenza e del peso della moto, mette però sempre più in crisi l’impianto frenante e la Yamaha ha fatto richiesta ufficiale di poter utilizzare sempre i dischi di maggiore diametro: per il momento non se ne fa nulla, ma la domanda verrà valutata e presa in considerazione, anche perché si parla di sicurezza e non di dare un vantaggio specifico a una casa. GOMME 2013: BRIDGESTONE SPIEGA PERCHE’ Aveva suscitato qualche malumore – soprattutto in Casa Honda – la decisione della Bridgestone di portare ad Austin la gomma media (quella più morbida delle due a disposizione in Texas) in versione 2013. Il costruttore giapponese ha MotoGP spiegato, però, che questa scelta non è stata fatta per assecondare le «lamentele di qualcuno» (ogni riferimento a Lorenzo è puramente casuale), ma perché dato che la Ducati ha scelto di correre nella “Open”, bisognava costruire un maggior numero di coperture extra morbide e non c’era il tempo per preparare le medie 2014. Secondo qualcuno, però, la verità è molto più semplice: bisogna smaltire degli pneumatici già prodotti che, altrimenti, sarebbero stati buttati. GRESINI FESTEGGIA 18 ANNI Ad Austin, il team Gresini ha festeggiato 18 anni di attività, per la verità senza troppa fortuna: era il 13 aprile 1997, quando la squadra di Fausto Gresini fece il suo debutto nel mondiale 500 nel GP della Malesia, con la Honda bicilindrica affidata ad Alex Barros. Da allora, il team Gresini è sempre stato uno dei grandi protagonisti del motomondiale, capace di vincere due titoli iridati (in 250 con Daijiro Kato e in Moto2 con Toni Elias) e 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica di conquistare numerose vittorie in 250, Moto2 e MotoGP. Tra l’altro, l’ultimo successo nella massima cilindrata di un pilota non “ufficiale” è proprio del team Gresini, quando Toni Elias, nel 2006, battè in volata Valentino Rossi all’Estoril nel GP del Portogallo. andare in uno sfogo più che comprensibile: “La moto cambia continuamente, ogni turno è sempre differente, prendo dei rischi pazzeschi per lottare per le ultime posizioni: così non ha senso correre”. QUEST’ANNO SI SCELGONO LE GOMME All’interno del paddock, c’era la riproduzione della sagoma di Kevin Schwantz in completo da pilota, con un buco ricavato al posto della visiera del casco dove mettere la propria faccia per una singolare e suggestiva foto ricordo nelle sembianze del grandissimo pilota texano. In tanti ne hanno approfittato per uno scotto commemorativo: tra gli altri, perfino Valentino Rossi, che poi ha postato la foto su twitter. Questo il commento: «Ho sempre sognato di essere Kevin Schwantz, oggi ci sono riuscito». Il contratto della Bridgestone con la Dorna come fornitore unico della MotoGP scadrà a fine 2015, ma deve essere rinnovato, per il triennio successivo, entro questa stagione. Ecco quindi che sono iniziate le trattative con la sensazione – per il momento niente di più, anche perché nessuna delle parti interessate si sbilancia – che, difficilmente, si andrà avanti con il costruttore giapponese: l’alternativa più probabile è quella della Michelin, che sta facendo grandi pressioni sulla Dorna, ma in lizza ci sarebbe anche la Pirelli. DANILO PETRUCCI: “COSI’ NON HA SENSO” Dopo le qualifiche, Danilo Petrucci si è lasciato 58 Scarica l’APP del Magazine MotoGP ROSSI REALIZZA IL SUO SOGNO IO L’AVEVO DETTO Davide Tardozzi (responsabile Ducati), prima delle qualifiche: “Marquez in pole, Dovizioso e Iannone in prima fila”. Risultato delle qualifiche: 1° Marquez, 9° Iannone, 10° Dovizioso. 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP Davide Brivio “Lorenzo destabilizzato da Rossi” di Giovanni Zamagni | Il team manager della Suzuki commenta il GP delle Americhe: “La ritrovata competitività di Valentino da fastidio a Jorge. Marquez fenomeno, gara falsata dalle gomme” D avide Brivio, team manager Suzuki, commenta per moto.it il GP delle Americhe. «Ci si aspettava un dominio della Honda e così è stato: già nel 2013, Marquez aveva vinto qui brillantemente. Quest’anno ha messo a frutto tutta la sua esperienza e ha letteralmente monopolizzato il GP, mentre Pedrosa ha cercato di resistere un po’, ma più di tanto non ha potuto fare. Complimenti alla Ducati per il podio, ma bisogna sottolineare la situazione gomme, con tanti problemi per diversi piloti con l’anteriore». Ecco, come li spieghi? «Difficile saperlo, anche la Bridgestone se lo sta chiedendo: è comunque strano, perché in prova, quei piloti che poi hanno avuto problemi in gara avevano effettuato parecchi giri effettuando la distanza del GP con la stessa gomma. Forse c’è stato un cambio di temperatura, decisamente più basse domenica rispetto ai giorni precedenti: la Bridgestone sembra soffrire i cali del termometro, ma, solitamente, un abbassamento come quello di Austin non ha mai creato questi problemi. Forse incide anche l’asfalto un po’ particolare, lo stile di guida del pilota, il bilanciamento della moto: tanti fattori possono aver portato a questo eccessivo consumo, è difficile da spiegare. E’ un peccato perché ha falsato un po’ l’esito della gara, a iniziare da quella di Valentino Rossi, che avrebbe sicuramente conquistato il podio. Anche Andrea Iannone è stato privato dalla 60 possibilità di ottenere un buon risultato: se non altro, ne ha tratto beneficio Andrea Dovizioso. Questa era stata una gara particolare anche nel 2013, perché quello di Austin è un tracciato con molte ripartenze da zero e rettilinei molto lunghi, quindi favorevole alla Honda». Una provocazione: Marquez può vincere tutte le gare? «Potenzialmente sì, ma la statistica, la storia dice che vincerle tutte è molto difficile: insomma, potrebbe anche farlo, ma io non credo che ci riuscirà». E’ sempre difficile fare dei paragoni, ma si può dire che è uno dei piloti più forti mai visti? «Ha dimostrato di essere fortissimo lo scorso anno: al debutto ci si aspetta sempre che l’inesperienza giochi brutti scherzi e che il pilota possa commettere degli errori. Invece, nella sua prima stagione in MotoGP, quella nella quale, teoricamente, avrebbe potuto permettersi qualche errore, ne ha fatto in gara uno solo al Mugello (era secondo a due giri dalla fine, NDA). In prova, nel 2013, ne ha fatti parecchi, ma anche questo è un segnale di intelligenza: il venerdì e il sabato osi un po’ di più, prendi le misure e qualche scivolata ci può stare, ma in gara non sbagli. Quest’anno, mettendo a frutto l’esperienza dovrebbe essere, sulla carta, inarrivabile…: sicuramente siamo di fronte a uno dei talenti che faranno la storia del motociclismo». 61 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Un’altra provocazione: il campionato è già finito? «Visto quanto è successo ad Austin sembrerebbe di sì, ma la storia e l’esperienza ci insegnano che non può essere finito quando mancano ancora 16 GP. Tutto può succedere, anche se un Marquez in questa forma ha un bel vantaggio: in qualche gara farà secondo o terzo invece di primo, ma sarà sempre protagonista. Ma aspettiamo un attimo a “chiudere” il campionato». Andiamo avanti con le provocazioni: hai mai visto uno sbaglio grossolano come quello di Lorenzo in partenza? «Per la verità sì: 1998, Scott Russell a Laguna Seca, in SBK. Diciamo però, che lì Russell non era al meglio della sua forma fisica – lo dico con 62 grande simpatia e affetto – e confessò di essere stato contentissimo di aver fatto un paio di giri in testa negli Stati Uniti nella gara di casa… Chiaramente questa è tutta un’altra situazione: Lorenzo è un candidato al titolo e arrivava da una brutta gara e doveva riscattarsi. Non avrebbe potuto vincere, ma avrebbe dovuto “difendersi” e conquistare punti importanti invece; forse, si è fatto prendere dalla tensione. E’ in un momento particolare: non è molto brillante fin dai test invernali, perlomeno non brillante come siamo abituato a vederlo. Non è il solito Lorenzo: nella prima gara ha commesso un errore, qui un altro. Posso fare io una provocazione?». Scarica l’APP del Magazine MotoGP Lorenzo aveva messo in conto la velocità di Marquez, ma non si aspettava quella di Valentino e questo lo ha ulteriormente destabilizzato. Però sa solo lui cosa sta succedendo». La tua considerazione mi fa venire in mente un tema: è così difficile rimanere ad alto livello per tanto tempo come riesce, per esempio, a Valentino Rossi, sempre là in alto dal 1996, fatta eccezione, naturalmente, per i due anni in Ducati? «E’ difficile rimanere ad alto livello per una stagione intera: quando un pilota ci riesce, consuma molte energie. Lorenzo negli ultimi anni ha dimostrato di essere in grado di riuscirci: sono almeno tre anni che corre ad altissimo livello (secondo me anche di più, dal 2009, NDA), facendo pochissimi errori e rimanendo sempre molto concentrato. Io ho lavorato diversi anni con Valentino e devo dire che è sempre stato molto “impermeabile” alle diverse situazioni: un pilota è un essere umano, ci sono tante circostanze della vita privata che ti possono condizionare, ma lui ha sempre avuto un “umore sportivo” costante. Anche Lorenzo ha dimostrato di essere così, ma quest’anno è un po’ diverso». Lorenzo aveva messo in conto la velocità di Marquez, ma non si aspettava quella di Valentino e questo lo ha ulteriormente destabilizzato Prego. «Forse incide la ritrovata competitività di Rossi. 63 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Schwantz prova la Suzuki “Pronta per correre” Il campione del mondo della 500 Kevin Schwantz è salito di nuovo in sella. L’occasione è stato un test sulla nuova Suzuki MotoGP nel circuito di Austin I l campione del mondo della 500 Kevin Schwantz è salito di nuovo in sella. L’occasione è stato un test sulla nuova Suzuki MotoGP nel circuito di Austin. Il pilota texano aveva già provato in passato la GSX-R1000S e le differenze gli sono subito state evidenti: «La sensazione è quella di essere passati da una 500cc a una 250cc; la MotoGP è è così piccola e compatta! La moto curva bene, va 64 forte in accelerazione ed è veloce, mi sono divertito davvero tanto. E’ molto potente ed efficace in frenata quindi non resta altro che accelerare e frenare, al resto ci pensa la moto. Credo che Suzuki dovrebbe correre sin da ora, il più presto possibile. Molte cose possono essere verivicate nei test ma è solo correndo che si capisce veramente una moto. Dopo aver guidato la MotoGP ora apprezzo ancora di più la GSX-R e desidero continuare a lavorare sulla moto per prepararmi in vista della gara di Suzuka in luglio». Da registrare che anche il tester Suzuki Randy De Puniet ha provato sulla pista di Austin, portando a termine 56 giri staccando il miglior tempo di 2’06.41. Va precisato che le condizioni della pista rispetto al week end di gara erano nettamente diverse: le piogge di lunedì hanno sporcato il tracciato e le temperature erano più basse. «Questa era una pista nuova per la Suzuki – ha detto De Puniet -. Abbiamo lavorato sul setting e sui rapporti del cambio. Abbiamo continuato il lavoro di confronto per scegliere uno dei due telai a nostra disposizione. Il migliore si è confermato quello che avevamo preferito anche a Sepang che è più stabile in entrata di curva». «E’ stato emozionante vedere Kevin Schwantz, l’eroe di tutti, in sella alla nostra moto qui» ha aggiunto Davide brivio. 65 Le foto più spettacolari del GP di Austin Un GP pieno di imprevisti e con la grande conferma della supremazia di Honda e Marquez. Ecco gli scatti più emozionanti fuori e dentro la pista 66 67 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 68 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP 69 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP Media 70 71 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 72 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine montata sulla sua moto si è staccata e toccando il motore si è fusa provocando del fumo. Pensando che a fumare fosse il motore della S1000RR del pilota inglese, i marshall gli hanno esposto la bandiera che segnalava un problema alla sua moto. Leon però non ha visto la bandiera ed è rientrato al suo box pochi giri dopo. La Direzione di gara ha deciso di penalizzarlo con un punto sulla patente per guida pericolosa (?). Andreozzi ha seriamente rischiato di non prendere il via nelle gare di domenica. In due giorni infatti il pilota del team Pedercini ha praticamente distrutto due moto. Sarebbero state due innocue scivolate se la sua moto non si fosse impuntata e rimbalzata sulla via di fuga. Bravi i meccanici del team mantovano a ricostruire in poco tempo Superbike una moto nuova, dando fondo a tutto il magazzino che il team Pedercini si porta dietro per le gare. Basta capirsi. Tutte le prove della Superbike (escluso il turno precedente la Superpole) sono cronometrate ed i tempi sono quindi validi per qualifiche. Ciò nonostante sui tempi pubblicati dai cronometristi vengono denominate “free practice”. Ma cosa abbiano di “free” non è dato sapere. Visti nel paddock Joan Lascorz e Ruben Xaus, mentre non c’è stata traccia di Carlos Checa, che era invece dato come ospite della domenica. Vista la concomitanza con la MotoGP di Austin il boss della Dorna ad Aragon era l’ex pilota Gregorio Lavilla, che vive a Tarragona, a meno di 100 chilometri dall’autodromo. Superbike gp di Aragon E’ successo anche questo di Carlo Baldi | Il coperchio della frizione di Guarnoni colpisce la tabella di Elias. Andreozzi distrugge due moto e Camier viene penalizzato a causa di una telecamera. Free practice per niente free A d Aragon è successo che nel corso della Superpole 1 il motore di Guarnoni sia esploso proprio mentre passava sul rettilineo dei box. Il coperchio della sua frizione è letteralmente stato sparato verso il muretto ed ha colpito la tabella di segnalazione di Elias. La Kawasaki del francese 74 ha lasciato una lunga scia d’olio per tutto il rettilineo e per rimuoverla o comunque assorbirla con sabbia e filler sono intervenuti ben 42 addetti oltre al camion spazzola. Mai vista tanta gente al lavoro in pista. Camier è stato penalizzato con un punto sulla sua “patente” di pilota perché nel corso delle libere del sabato la sua telecamera 75 SPECIALE motocross gp della bulgaria 76 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine essendosi asciugata aveva molti punti ostici specie per la sua caviglia. La seconda manche si è corsa sotto una pioggia battente e questa volta il siciliano ha preso subito il largo mantenendo stretto il comando sino alla fine nonostante un paio di errori che sarebbero potuti costare caro e che invece è stato in grado di controllare. Paulin ha disputato una prima manche impeccabile, del quale si è detto orgoglioso per quanto bene abbia guidato, mentre nella seconda è stato più prudente ed ha mantenuto la quarta piazza per tutto il tempo garantendosi il secondo posto assoluto di giornata davanti a Jeremy Van Horebeek. L’ufficiale Yamaha ha continuato nella sua serie di regolari prestazioni ai vertici, dopo essere stato capace assieme alla sua squadra di ribaltare la prima giornata della quale non si era Motocross detto affatto soddisfatto. Modificato il setup della sua YZ450FM, il fiammingo è rimasto terzo per quasi tutta la frazione iniziale per poi cedere la posizione a Kevin Strijbos per poi disputare una straordinaria prova di chiusura nella quale si è guadagnato la seconda posizione a denti stretti. Undicesimo David Philippaerts, penalizzato da una caduta, e solo diciottesimo Davide Guarneri incappato in una giornata tutta da dimenticare. Il risultato della MX2 ha visto le prime cinque posizione replicarsi in entrambe le manche, con Jeffrey Herlings che risolti i problemi agli avambracci accusati nelle qualifiche non ha avuto problemi a tenere a bada Arnaud Tonus che viste le condizioni mutevoli del fondo ha dato un colpo al cerchio ed una alla botte portando a casa due secondi posti grazie ai quali ha mantenuto stretta Sevlievo incorona Cairoli dopo sette anni fa suo il GP della Bulgaria di Massimo Zanzani | Tony di nuovo mattatore della MXGP. Herlings vince nella MX2. Cairoli e Tonus primi in campionato S ette lunghi anni di sofferenza ma alla fine Antonio Cairoli ha avuto di nuovo la soddisfazione di ritornare sul gradino più alto del podio bulgaro. L’ultima volta era stato nel 2007 nella MX2, questa volta Tony ha consolidato il suo ruolo di 78 leader con un secondo ed un primo posto che oltre ad avergli permesso di centrare la sua 66ª vittoria lo ha curiosamente portato a 222 punti nella classifica iridata. L’ufficiale KTM nella prima manche ha desistito ad attaccare il determinato Gautier Paulin per l’insidiosità della pista che pur 79 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb la tabella rossa di leader anche se ora solo per quattro punti di vantaggio. Terzo gradino del podio per l’eccezionale Jordi Tixier che ha corso con il polso malandato per la recente caduta, seguito in entrambe le frazioni da Dylan Ferrandis e Romain Febvre. In evidenza Ivo Monticelli undicesimo nonostante abbia corso quasi tutta la seconda manche con la ruota posteriore frenata dalla fettuccia segna percorso. Azzurri alla grande anche nella classe EMX300, che ha visto Samuele Bernardini precedere Marco Maddii. Guarda tutte le classifiche 80 81 Le foto più belle del GP del Trentino I beniamini dei tifosi non hanno brillato nel GP di casa ma lo spettacolo non è mancato. Ecco gli scatti più emozionanti dentro e fuori la pista 82 83 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 84 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross 85 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross Media 86 87 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 88 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross 89 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross Editore: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 Responsabile editoriale Ippolito Fassati Capo Redattore Andrea Perfetti Redazione Maurizio Gissi Maurizio Tanca Cristina Bacchetti Marco Berti Francesco Paolillo Aimone dal Pozzo Edoardo Licciardello Grafica Thomas Bressani Collaboratori Nico Cereghini Massimo Clarke Giovanni Zamagni Carlo Baldi Massimo Zanzani Lorenzo Boldrini Enrico De Vita Ottorino Piccinato Antonio Privitera Antonio Gola Alfonso Rago COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto. it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. Moto.it Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. Email: [email protected] 90 91
© Copyright 2024 ExpyDoc