Stakeholder engagement Indagine sulla diffusione delle pratiche di coinvolgimento dei portatori d’interesse tra le prime 100 aziende quotate in Italia Gennaio 2014 Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 1 di 25 Società di consulenza che propone idee e realizza soluzioni in tema di ambiente, sicurezza e responsabilità sociale. Formata come divisione operativa di una società di consulenza multinazionale, a seguito di uno spin off, ha dato vita a un’azienda indipendente che opera in Italia e all’estero, con sedi a Roma e Milano. RGA assiste i suoi clienti in percorsi di stakeholder engagement sin dall’anno della sua fondazione nel 1998. Hera è una multiutility leader nei servizi ambientali, idrici ed energetici. La società nasce nel 2002 dalla fusione di 12 multiutility operanti nel nord Italia e, ad oggi, è la prima società sul panorama nazionale per i servizi relativi la raccolta e il trattamento dei rifiuti. La società ha attivato da anni un percorso di ascolto degli stakeholder e rendicontazione delle proprie performance di sostenibilità. L’ultimo progetto realizzato in tema di ascolto degli stakeholder è HeraLAB, uno strumento messo a disposizione dei territori in cui Hera opera per attivare un canale strutturato di ascolto e dialogo con le comunità locali. L’indagine è stata condotta dal personale di RGA in collaborazione con la Direzione Corporate Social Responsibility del Gruppo Hera. Hanno condotto le interviste: Carlo Cici e Danilo De Vigili. Hanno partecipato alla realizzazione dell’indagine: Diana D’Isanto, Ilaria Neirotti, Sara Rossetti, Camilla Speriani, Diego Vallimberti. Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 2 di 25 Indice dei contenuti 1. Lettera introduttiva ............................................................................................................................................................................. 4 2. Executive Summary............................................................................................................................................................................. 5 3. Obiettivo dell’indagine....................................................................................................................................................................... 6 4. La ricerca dell’Harvard Business School ....................................................................................................................................... 6 5. Le 11 dimensioni del coinvolgimento degli stakeholder ......................................................................................................... 7 6. Il campione di analisi e la metodologia ...................................................................................................................................... 10 7. I risultati ................................................................................................................................................................................................ 12 7.1. Quali sono le aziende che fanno stakeholder engagement ..................................................................................... 12 7.2. Quali e quante dimensioni di stakeholder engagement coprono le aziende ..................................................... 13 7.3. Il confronto con Harvard...................................................................................................................................................... 14 7.4. Alcune Buone Pratiche ......................................................................................................................................................... 16 8. Abbiamo sentito cosa ne pensano… ........................................................................................................................................... 20 9. Conclusioni .......................................................................................................................................................................................... 21 10. Allegati............................................................................................................................................................................................ 23 10.1. Il campione di analisi ............................................................................................................................................................. 23 10.2. Bibliografia................................................................................................................................................................................ 24 10.3. Hera LAB ................................................................................................................................................................................... 24 Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 3 di 25 1. Lettera introduttiva Dalla collaborazione di RGA, società di consulenza impegnata nella sostenibilità con decennale esperienza in tema di stakeholder engagement, ed Hera, la multiutility con sede a Bologna il cui impegno per lo sviluppo di iniziative di coinvolgimento ha una lunga e riconosciuta storia nei territori in cui opera, nasce l’indagine sullo stato della diffusione delle pratiche di stakeholder engagement in Italia. Esigenza sottostante dell’indagine è quella di gettare uno sguardo su tutto il territorio italiano alla ricerca di buone pratiche e gap da colmare nella relazione con gli stakeholder al fine di contribuire ad una maggiore conoscenza del tema e ad una consapevolezza dello stato dell’arte a favore di chi in tale settore opera, vorrebbe iniziare ad operare o è sempre alla ricerca di nuovi spunti. La realizzazione dell’indagine si è svolta in contemporanea al periodo di studio e sviluppo dei nuovissimi HeraLab, consigli consultivi locali multi-stakeholder, che rappresentano per entrambe le società un ulteriore passo avanti nello sviluppo di pratiche in grado di agire non solo sul coinvolgimento ma anche sul protagonismo degli stakeholder nella definizione di nuovi orizzonti di sostenibilità. L’augurio è che, a partire da questa indagine, molte altre aziende possano essere positivamente influenzate dalla riflessione condotta e possano trovare nelle best practice descritte e negli undici parametri fissati dall’Harvard Business School come costitutivi lo stakeholder engagement una guida per lo sviluppo futuro dei propri progetti perché la collaborazione tra impresa e territorio è un tema fondamentale per la costruzione di ecosistemi economici e sociali sostenibili. Carlo Cici Partner RGA Lo stakeholder engagement in Italia Filippo Bocchi Direttore Corporate Responsibility, Hera Pagina 4 di 25 2. Executive Summary Obiettivo dell’indagine I risultati Comprendere lo stato della diffusione in Italia delle pratiche di stakeholder engagement . 44 aziende su 100 praticano attività di stakeholder engagement: il 60% è incluso nel listino FTSE MIB e i settori prevalenti sono: La ricerca dell’Harvard Business School Investendo un dollaro nelle aziende “High Sustainability” (aziende che sin dagli anni ‘90 hanno intrapreso un numero consistente di politiche di sostenibilità) si ottiene, nel lungo termine, un ritorno di valore nettamente superiore a quello che si avrebbe investendo in un’azienda “Low Sustainability” (aziende che fino agli anni ‘00 hanno adottato un approccio tradizionale). Le pratiche di stakeholder engagement figurano tra i criteri che caratterizzano le aziende “High Sustainability” oltre alla governance della CSR, alla rendicontazione non finanziaria, all’orientamento a lungo termine, . Le 11 dimensioni del coinvolgimento stakeholder secondo Harvard degli D1 – Analisi rischi-opportunità D2 - Formazione D3 – Rendicontazione dei risultati D4 – Identificazione degli stakeholder D5 – Rendicontazione pubblica D6 – Comunicazione al board D7 – Rilevanza dei temi D8 – Condivisione della modalità di coinvolgimento D9 – Meccanismi di conciliazione D10 – Base di conoscenza comune D11 – Identificazione degli obiettivi Il campione di analisi e la metodologia Le prime 100 aziende quotate nei listini FTSE MIB e MID CAP. Banks & Financial Services, Gas, Water & Multiutilities, Construction&Materials Più della metà del campione attivo sullo stakeholder engagement copre un numero massimo di 4 dimensioni del coinvolgimento. Le più rappresentate: Identificazione degli stakeholder, Rendicontazione pubblica e Comunicazione al board). In confronto con Harvard, il livello delle pratiche di stakeholder engagement in Italia è: molto simile a quello delle High Sustainability per le dimensioni D4, D5, D7 e D11; vicino o inferiore a quello delle Low Sustainability per D1, D8 e D10 Sono solo le seguenti 7 aziende del panel italiano a rivelarsi attive su almeno 8 delle dimensioni dello stakeholder engagement: Atlantia Enel Eni Hera Igd-Siiq Intesa San Paolo Unipol Conclusioni 1. Livello di consapevolezza emergente sul tema nel panel analizzato. 2. La limitata attitudine di molte aziende italiane ad investire nella creazione di una base di conoscenza comune è l’elemento di maggiore ritardo delle aziende italiane rispetto alle High Sustainability. Analisi basata sulle informazioni disponibili nei siti web (Bilanci di sostenibilità inclusi). Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 5 di 25 3. Obiettivo dell’indagine Il coinvolgimento dei propri stakeholder, o portatori di interesse, è parte integrante di una cultura aziendale fondata sulla sostenibilità economica, sociale ed ambientale. Hera utilizza da tempo questo approccio nella sua pratica operativa ed è alla costante ricerca di strumenti innovativi. In quest’ottica, nel corso del 2013, Hera ha avviato un importante progetto sul piano del coinvolgimento dei propri portatori di interesse, che ha raggiunto il suo apice con la nascita di HERA LAB (si rimanda all’allegato per maggiori approfondimenti): il nuovo modello di coinvolgimento degli stakeholder ideato allo scopo di migliorare, da parte di Hera, la capacità di ascolto e, di conseguenza, di risposta mirata alle aspettative dei diversi attori locali. RGA è la società di consulenza che ha affiancato Hera nella nascita del progetto HERA LAB e che da sempre lavora per il coinvolgimento degli stakeholder rilevanti dei suoi clienti sia nella gestione e risoluzione dei conflitti sia nello sviluppo di azioni di sostenibilità e nella rendicontazione socio-ambientale. Obiettivo dell’indagine è stato quello di raccogliere elementi di scenario sul tema e di intercettare possibili best practices, attraverso l’analisi della diffusione delle pratiche di coinvolgimento degli stakeholder tra le prime 100 aziende quotate nei listini FTSE MIB e MID CAP della Borsa Italiana. L’indagine è finalizzata a comprendere, in via preliminare e senza pretese di esaustività lo stato della diffusione in Italia delle pratiche di stakeholder engagement stimolando una riflessione sul tema. La ricerca condotta nel 2011 dall’Harvard Business School che ha evidenziato la connessione tra successo economico dell’impresa e cultura della sostenibilità, di cui lo stakeholder engagement è parte integrante, è stata utilizzata come modello sia per l’analisi delle dimensioni del coinvolgimento degli stakeholder che in relazione alle performance delle aziende classificate come “High” e “Low” Sustainability, come sarà meglio illustrato di seguito. 4. La ricerca dell’Harvard Business School Pubblicata nel novembre 2011 la ricerca dell’Harvard Business School “The Impact of a Corporate Culture of Sustainability on Corporate Behaviour and Performance” ha indagato, a livello internazionale, il rapporto tra le performance aziendali e la cultura della sostenibilità. Per lo sviluppo di tale indagine è stato analizzato un campione composto da 90 aziende “High Sustainability firms” e 90 aziende “Low Sustainability firms”, ovvero aziende ad alta e bassa sostenibilità. Nella prima categoria rientrano aziende che sin dagli anni ‘90 avevavo intrapreso un numero consistente di politiche di sostenibilità e che hanno fatto di questi valori una variabile strategica per l’organizzazione; al contrario, nella seconda categoria sono presenti aziende che fino agli anni ‘00 avevano adottato un approccio tradizionale, non assumento impegni rilevanti in materia di sostenibilità. Quali sono i comportamenti distintivi che caratterizzano un’azienda come “High Sustainability”? Oltre a quelle già citate, la ricerca considera: la definizione di obiettivi di sostenibilità per il consiglio direttivo e per i Manager; la misurazione e rendicontazione delle performance aziendali non unicamente finanziarie; l’orientamento a lungo termine; la definizione di criteri di sostenibilità per la selezione, misurazione e monitoraggio delle prestazioni dei propri fornitori; l’alto livello di trasparenza nella divulgazione di dati non strettamente finanziari; l’alto livello e il profondo radicamento delle pratiche di coinvolgimento dei portatori d’interesse, attraverso meccanismi che le rendano praticabili. Le informazioni necessarie all’elaborazione della ricerca sono state raccolte attraverso la consultazione di database dedicati in particolare ai dati relativi agli ambiti ambientale, sociale e di governance. Tra di essi sono menzionati all’interno della ricerca quelli elaborati da Thomson Reuters (in particolare il Thomson Reuters Asset 4), SAM (in particolare il SAM Questionnaire, SAM Corporate Sustainability Assessment e Media and Stakeholder Analysis) e i dati relativi a ESG Disclosure Scores eleborati da Bloomberg e Thomson Reuters. Inoltre sono stati consultati report Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 6 di 25 pubblici o report di sostenibilità e condotte oltre 200 interviste (somministrazione di un questionario di 100 domande a risposta multipla). In particolare lo scopo delle interviste è stato quello di raccogliere informazioni relative alle iniziative di sostenibilità realizzate dalle aziende volte alla creazione di valore aziendale a lungo termine. La ricerca ha messo in evidenza che le aziende appartenenti alla categoria “High Sustainability” sono capaci di attrarre il miglior capitale umano, stabilire una catena di fornitura più affidabile, evitare conflitti o controversie con le comunità locali molto costose e di impegnarsi in processi di innovazione di processo e di pro dotto. Investendo un dollaro su una di queste aziende si ottiene, nel lungo termine, un ritorno di valore nettamente superiore a quello che si avrebbe investendo in un’azienda “Low Sustainability”. Più precisamente, considerando le aziende in termini di performance nella borsa valori e rendicontazione, 1$ investito in un’azienda High Sustainability nel 1993, nel 2010 arriva a valere fino a 22,6$; 1$ investito in un’azienda Low Sustainability può arrivare al massimo fino a 15,4$. 5. Le 11 dimensioni del coinvolgimento degli stakeholder Il coinvolgimento degli stakeholder comprende tutte le attività di carattere volontario che vanno dall’informazione alla negoziazione con i portatori d'interesse. Il livello di coinvolgimento viene valutato in funzione dell’obiettivo atteso, potendo fare riferimento ad un ampio ventaglio di strumenti oggi disponibili in letteratura che possono variare dalla semplice informazione alla negoziazione, come di seguito illustrato: Informazione: trasferiscono un messaggio ad un destinatario. Sono gli strumenti più utilizzati, ma non prevedono possibilità di replica. Educazione: destinati ad aumentare il livello di conoscenza del destinatario su un argomento anche attraverso attività di reportistica di approfondimento. Informazione con retroazione: forniscono ai destinatari la possibilità di replicare raccogliendo suggerimenti e commenti utilizzati per perfezionare il messaggio. Consultazione: promuovono l’interazione tra le parti raccogliendo le opinioni per identificare le soluzioni in grado di generare il massimo grado di consenso. Concertazione: ricercano soluzioni condivise attraverso dibattiti o gruppi di lavoro, in questo caso il decisore cede una parte del proprio potere decisionale per la generazione e selezione di alternative. Negoziazione: prevedono il livello di massima partecipazione in cui le parti stabiliscono regole e modalità per giungere ad una decisione pienamente condivisa. In questi casi è auspicabile che il processo venga gestito da una terza parte indipendente. Il coinvolgimento degli stakeholder è sostanzialmente un processo dialogico attraverso il quale un'organizzazione, da una parte, raccoglie idee e comprende a fondo le ragioni degli stakeholder e, dall'altra, fornisce informazioni, spiegazioni e opinioni su un determinato argomento. Questo processo è utile per costruire consenso intorno ad una decisione, gestire eventuali conflitti o prevenirne l’insorgenza. La ricerca condotta dall’Harvard Business School ha identificato 11 dimensioni del coinvolgimento degli stakeholder e ne ha verificato la percentuale di copertura all’interno del panel di aziende “High Sustainability” e “Low Sustainability”. Si riportano di seguito le 11 dimensioni proposte: 1. Analisi rischi-opportunità: valutazione dei costi, delle opportunità e dei rischi preliminare all’attivazione di un processo di coinvolgimento degli stakeholder; 2. Formazione: formazione del management locale in material di coinvolgimento degli stakeholder; 3. Rendicontazione dei risultati: rendicontazione dei risultati delle attività di coinvolgimento ai diversi stakeholder coinvolti; 4. Identificazione degli stakeholder: identificazione dei temi e degli stakeholder che si rilevano chiave per il successo nel lungo periodo dell’impresa; Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 7 di 25 5. Rendicontazione pubblica: pubblicazione delle informazioni relative ai risultati del processo di coinvolgimento; 6. Comunicazione al board: trasmissione dei risultati del processo di coinvolgimento a board/supervisory 7. 8. 9. 10. 11. board e/o al management e/o alle unità di compliance e di comunicazione; Rilevanza dei temi: capacità del processo di coinvolgimento di assicurare che siano prese in considerazione i temi che gli stakeholder considerano rilevanti; Condivisione delle modalità di coinvolgimento: condivisione con gli stakeholder della tipologia di coinvolgimento da adottare (tipologie di incontri come ad esempio incontri di gruppo o one-to-one, scambio di informazioni, etc.); Meccanismi di conciliazione: adozione di strumenti e meccanismi di conciliazione stragiudiziale con le parti interessate; Base di conoscenza comune: sviluppo e promozione di un “sentire comune”, inteso come un livello di consapevolezza reciproca dei temi rilevanti e degli elementi di scenario sottostanti, inclusi aspetti di natura tecnica; Identificazione degli obiettivi: definizione condivisa dalle diverse parti interessate degli obiettivi delle attività di coinvolgimento. I risultati relativi alla copertura di ciascuna dimensione nei due panel oggetto di analisi sono riportati nella Tabella 1Tabella 1. Tabella 1: Risultati della ricerca dell’Harvard Business School sul coinvolgimento degli stakeholder Low Sustainability D1 - Analisi rischi-opportunità 2,7% D2 - Formazione 0,0% D3 - Rendicontazione dei risultati 0,0% D4 - Identificazione degli stakeholder 10,8% D5 - Rendicontazione pubblica 0,0% D6 - Comunicazione al board 5,4% D7 - Rilevanza dei temi 2,7% D8 - Condivisione delle modalità di coinvolgimento 8,1% D9 - Meccanismi di conciliazione 2,7% D10 - Base di conoscenza comune 13,5% D11 - Identificazione degli obiettivi 0,0% Media 4,2% High Sustainability 31,1% 14,9% 31,1% 45,9% 20,3% 32,4% 32,4% 36,5% 18,9% 36,5% 16,2% 28,7% ∆ 28,4% 14,9% 31,1% 35,1% 20,3% 27,0% 29,7% 28,4% 16,2% 23,0% 16,2% 24,6% Figura 1:Distribuzione della copertura delle dimensioni dell’Harvard Business School D1 - Analisi rischiopportunità D11 - Identificazione degli obiettivi D10 - Base di conoscenza comune D9 - Meccanismi di conciliazione 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% D2 - Formazione D3 - Rendicontazione dei risultati D4 - Identificazione degli stakeholder D8 - Condivisione delle modalità di coinvolgimento D5 - Rendicontazione pubblica D6 - Comunicazione al board D7 - Rilevanza dei temi Low Lo stakeholder engagement in Italia High Pagina 8 di 25 Come si nota nella Tabella 1, la ricerca evidenzia dati di copertura delle dimensioni molto diversi sia tra le due categorie che tra le aziende appartenenti alla stessa categoria. Riguardo alle aziende Low Sustainability la dimensione maggiormente coperta è Base di conoscenza comune con il 13,5%, ovvero la creazione di una base comune di conoscenza per far meglio comprendere termini tecnici e problemi rilevanti. Risultano del tutto non considerate le dimensioni in tema di: formazione manageriale sullo stakeholder engagement, pubblicazione e diffusione dei risultati dei processi di coinvolgimento degli stakeholder, e sviluppo di obiettivi aziendali in linea con gli interessi dei propri gruppi d’interesse. Per la categoria High Sustainability la dimensione coperta maggiormente riguarda le azioni di mappatura e identificazione degli stakeholder aziendali (45,9%), mentre ancora non è molto diffusa (14,9%) la formazione dei manager aziendali sul coinvolgimento dei portatori d’interesse. Si nota che tra le due categorie di aziende c’è una certa distanza, infatti la percentuale media di variazione tra la copertura delle 11 dimensioni è del 24,5%. Lo scarto maggiore si riscontra nella dimensione dell’identificazione degli stakeholder (35,1%); il campione delle aziende High Sustainability copre maggiormente quest’ambito rispetto alla categoria Low Sustainability. Risulta alta, anche se in modo meno importante, la distanza tra la garanzia di affrontare i temi più rilevanti (29,7%), la condivisione delle modalità di coinvolgimento più opportune (28,4%) e la diffusione dei risultati del processo di coinvolgimento (31,1%). Anche la dimensione di analisi costi/benefici a fronte dello svolgimento di uno stakeholder engagement conferma una differente copertura tra le due categorie con una variazione percentuale del 28,4%. Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 9 di 25 6. Il campione di analisi e la metodologia L’indagine è stata condotta analizzando 100 imprese (si rimanda all’allegato per l’elenco completo) così selezionate: le aziende quotate nel FTSE MIB, composto dai 40 titoli più liquidi e capitalizzati sul listino della Borsa Italiana; le aziende quotate nel FTSE MID CAP, composto dalle prime 60 azioni per capitalizzazione e liquidità successive alle società che compongono l'indice FTSE MIB. Figura 2:Settori di appartenenza delle aziende del campione analizzato % 16 14 12 10 8 6 4 2 0 TOT FTSE MIB FTSE MID CAP La Figura 2 mette in evidenza un campione eterogeneo per settori di appartenenza, con una prevalenza significativa solo per i settori Banks, Financial Services, Industrial Engineering e Personal Goods. Il campione italiano risulta piuttosto simile per composizione al campione di Harvard eccezion fatta proprio per i settori Banks e Financial Services non presenti nel campione HBS. Tabella 2: Confronto per settore di appartenenza campione Italia e HBS SETTORE Campione Italia Campione HBS ∆ Aerospace & Defense Automobiles & Parts B2B Food Trader Banks Beverages Chemicals Construction & Materials Electricity Electronic & Electrical Equipment Financial Services Fixed Line Telecommunications Food Producers Gas distribution Gas Water & Multiutilities General Industrials Health Care Equipment & Services Household Goods & Home Construction industrial engineering Industrial Metals & Mining Industrial Transportation Insurance 1,0% 3,0% 1,0% 15,0% 1,0% 0,0% 5,0% 5,0% 1,0% 11,0% 2,0% 2,0% 1,0% 4,0% 0,0% 4,0% 0,0% 9,0% 2,0% 5,0% 5,0% 1,1% 3,3% 0,0% 0,0% 1,1% 5,6% 1,1% 6,7% 2,2% 0,0% 2,2% 4,4% 0,0% 3,3% 4,4% 7,8% 3,3% 3,3% 2,2% 1,1% 0,0% 0% 0% 1% 15% 0% -6% 4% -2% -1% 11% 0% -2% 1% 1% -4% -4% -3% 6% 0% 4% 5% Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 10 di 25 SETTORE Campione Italia Campione HBS ∆ Leisure Goods Media Mobile Telecommunications Oil & Gas Producers Oil Equipment Services & Distribution Personal Goods Pharmaceuticals & Biotechnology real estate property company Retailers Software & Computer Services Support Services Technology Hardware & Equipment Travel & Leisure 0,0% 5,0% 0,0% 3,0% 1,0% 9,0% 0,0% 1,0% 0,0% 0,0% 0,0% 2,0% 2,0% 100% 3,3% 3,3% 1,1% 4,4% 3,3% 2,2% 4,4% 0,0% 5,6% 5,6% 1,1% 8,9% 3,3% 100% -3% 2% -1% -1% -2% 7% -4% 1% -6% -6% -1% -7% -1% 0,0% Per individuare la presenza delle 11 dimensioni del coinvolgimento degli stakeholder, sono state analizzate le informazioni rese disponibili dalle aziende all’interno dei documenti pubblicati nei siti internet delle stesse; in particolare: area del sito web dedicata alla sostenibilità; Report di Sostenibilità; Codice Etico; area media/comunicati stampa del sito web; news pubblicate sul sito web. A partire dalle informazioni rese disponibili nei siti web è stata verificata la copertura delle 11 dimensioni proposte da Harvard, tenendo conto dei seguenti criteri di assegnazione del punteggio: Tabella 3: Criteri di assegnazione del punteggio D1 - Analisi rischi-opportunità Riferimento specifico ad analisi dei rischi di effettuazione o non effettuazione delle iniziative di coinvolgimento. D2 – Formazione Interventi di formazione in tema di CSR, anche se non specifica per i manager o non specifici sul tema di coinvolgimento degli stakeholder. D3 - Rendicontazione dei risultati Documento, anche non dedicato, attraverso il quale i risultati del coinvolgimento degli stakeholder siano stati diffusi agli stakeholder interessati dalle attività di coinvolgimento realizzate. D4 - Identificazione degli stakeholder D5 - Rendicontazione pubblica D6 - Comunicazione al board Identificazione degli stakeholder, anche sotto forma di un semplice elenco delle diverse categorie di stakeholder. Pubblicazione dei risultati delle attività di coinvolgimento degli stakeholder, anche non dedicata. Pubblicazione dei risultati delle attività di coinvolgimento degli stakeholder all’interno del report di sostenibilità o documenti analoghi, solo se contenenti l’attestazione da parte del management dell’azienda e/o della Società di Revisione. D7 – Rilevanza dei temi Informazioni di dettaglio sulle modalità di coinvolgimento adottate per l’identificazione e l’analisi dei temi rilevanti per gli stakeholder. D8 - Condivisione delle modalità di coinvolgimento D9 - Meccanismi di conciliazione D10 - Base di conoscenza comune D11 - Identificazione degli obiettivi Dichiarazione in merito alla condivisione con gli stakeholder delle modalità adottate per il loro coinvolgimento. Pratiche di conciliazione e soluzione extragiudiziale delle controversie. Iniziative volte alla creazione di una base di conoscenza comune con la comunità in cui l’azienda opera. Obiettivi di sostenibilità definiti in riferimento alle tematiche rilevanti per gli stakeholder. I criteri evidenziano l’adozione di un approccio poco restrittivo, ritenuto necessario per mettere in luce le eventuali differenze all’interno del campione di analisi a valle di uno screening preliminare di alcuni siti web, scelti come campione. Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 11 di 25 7. I risultati 7.1. Quali sono le aziende che fanno stakeholder engagement Dai materiali analizzati per le 100 aziende del campione emerge che 44 di esse risultano coprire almeno una delle 11 dimensioni proposte dall’Harvard Business School; di queste circa il 60% si trova nel listino FTSE MIB. Quindi 26 delle prime 40 aziende in Italia (per liquidità del titolo e livello di capitalizzazione) attuano pratiche di stakeholder engagement. Analizzando i settori di appartenenza delle 44 aziende, emerge una prevalenza significativa solo per il settore bancario, con il 20% del campione, e per i settori Gas, Water & Multiutilities e Construction & Materials, entrambi con il 9%. Figura 3:Settori di appartenenza delle 44 aziende che coprono almeno una delle 11 dimensioni Automobiles & Parts 7% 34% Banks 20% Construction & Materials Electricity Financial Services 9% 7% Insurance 7% 9% Gas Water & Multiutilities Altro 7% La diffusione di pratiche di stakeholder engagement nel campione di analisi risulta fortemente connesso alla presenza di un referente aziendale per la Corporate Social Responsibility e di un’area del sito dedicata ai temi della CSR nonché alla pubblicazione del report di sostenibilità. Infatti, le 44 aziende attive in materia di stakeholder engagement presentano una copertura pressoché totale dei fattori indicati. Figura 4: Diffusione di pratiche di responsabilità nelle 44 aziende (Referente CSR, area del sito dedicata e report di sostenibilità) 100% 80% 60% 40% 20% 0% Referente CSR Area del sito dedicata alla CSR Report di Sostenibilità Si distinguono nel panel di aziende attive nello stakeholder engagement le seguenti 7 organizzazioni che presidiano almeno 8 delle dimensioni di HBS: Atlantia Enel Eni Hera Igd-Siiq Intesa San Paolo Unipol In questo gruppo ristretto i settori maggiormente rappresentati sono, in coincidenza con il panel totale, Gas, Water and Multiutility e Financial Services. Le aziende si ripartiscono allo stesso modo tra i due segmenti di borsa. Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 12 di 25 7.2. Quali e quante dimensioni di stakeholder engagement coprono le aziende Più della metà del campione copre un numero massimo di 4 dimensioni e nessuna azienda presidia tutte le 11 dimensioni. Solo il 9% delle aziende attive nello stakeholder engagement copre tutte e 9 le dimensioni. Tabella 4: Numero di aziende per dimensioni coperte Campione Italia 1 dimensione 5 11% 2 dimensioni 13 30% 3 dimensioni 5 11% 4 dimensioni 4 9% 5 dimensioni 2 5% 6 dimensioni 4 9% 7 dimensioni 4 9% 8 dimensioni 3 7% 9 dimensioni 4 9% 10 dimensioni 0 0% 11 dimensioni 0 0% 44 100% Le aziende del listino FTSE MIB si distinguono per la capacità di implementazione di diverse e numerose dimensioni di stakeholder engagement rispetto alle aziende del listino FTSE MID CAP. Come è possibile osservare dalla Figura 5, vi sono in particolare tre dimensioni sulle quali entrambi i listini presentano un livello di attuazione molto basso (D1, D3 e D8) e dimensioni sulle quali entrambi hanno invece una buona copertura (D4, D7). Le performance del listino FTSE MIB si presentano però generalmente più forti, superando su 8 casi su 11 la media del panel di 100 aziende, mentre le aziende del listino FTSE MID CAP si attestano al di sotto della media in altrettanti 8 casi su 11. Figura 5: Percentuale di copertura delle 11 dimensioni analizzate D1 - Analisi rischi-opportunità 100% D11 - Identificazione degli obiettivi 80% D2 - Formazione 60% D10 - Base di conoscenza comune D3 - Rendicontazione dei risultati 40% 20% 0% D4 - Identificazione degli stakeholder D9 - Meccanismi di conciliazione D8 - Condivisione delle modalità di coinvolgimento D7 - Rilevanza dei temi TOTALE CAMPIONE D5 - Rendicontazione pubblica D6 - Comunicazione al board FTSE MIB FTSE MID CAP L’analisi delle dimensioni coperte consente di raggruppare le 11 dimensioni in 3 diversi gruppi: Livello base: le dimensioni D4 (Identificazione degli stakeholder) e D7 (Rilevanza dei temi) sono coperte dal 68% delle 44 aziende, rappresentano il primo stadio di sviluppo dello stakeholder engagement, una naturale derivazione della diffusione all’interno delle aziende di pratiche di responsabilità sociale; Implementazione graduale : D2 (Formazione), D3 (Rendicontazione dei risultati), D5 (Rendicontazione pubblica), D6 (Comunicazione al board), D9 (Meccanismi di conciliazione), D10 (Base di conoscenza Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 13 di 25 comune) e D11 (Identificazione degli obiettivi) sono le dimensioni coperte in modo disomogeneo dalle 44 aziende (D5 dal 41% del campione e D3 dal 23%) e identificano un livello nel quale le pratiche di stakeholder engagement si legano ai processi di business, diventando gradualmente parte integrante delle strategie aziendali; Livello avanzato : le dimensioni D1 (Analisi rischi-opportunità) e D8 (Condivisione delle modalità di coinvolgimento), coperte rispettivamente solo dal 7% e 9% delle 44 aziende, individuano le aziende giunte ad un livello di maturità delle pratiche di stakeholder engagement avanzato in termini di misurazione e di reale capacità di dialogo. 7.3. Il confronto con Harvard Il confronto con il livello di diffusione delle pratiche di stakeholder engagement tra le aziende High e Low Sustainability non consente un’interpretazione univoca. Infatti, se per alcune dimensioni l’Italia si avvicina o addirittura supera il livello raggiunto dalle High Sustainability, per altre addirittura risulta inferiore a quello delle aziende Low Sustainability. Tabella 5: Confronto con i risultati dell’Harvard Business School Low High Italia Sustainability Sustainability Italia (esclusi i settori Banks & Financial Services ) D1 - Analisi rischi-opportunità 2,7% 31,1% 3,0% 1,0% D2 – Formazione 0,0% 14,9% 15,0% 10,0% D3 - Rendicontazione dei risultati 0,0% 31,1% 10,0% 7,0% D4 - Identificazione degli stakeholder 10,8% 45,9% 44,0% 32,0% D5 - Rendicontazione pubblica 0,0% 20,3% 18,0% 13,0% D6 - Comunicazione al board 5,4% 32,4% 18,0% 13,0% D7 – Rilevanza dei temi 2,7% 32,4% 30,0% 20,0% D8 - Condivisione delle modalità di coinvolgimento 8,1% 36,5% 4,0% 2% D9 - Meccanismi di conciliazione 2,7% 18,9% 12,0% 8,0% D10 - Common under standing 13,5% 36,5% 15,0% 9,0% D11 – Identificazione degli obiettivi 0,0% 16,2% 15,0% 9,0% ∆ 2,0% 5,0% 3,0% 12,0% 5,0% 5,0% 10,0% 2,0% 4,0% 6,0% 6,0% Figura 6: Confronto della diffusione della copertura tra il panel di HBS e quello dell’indagine (esclusi i settori Banks & Financial Services) D1 - Analisi rischi-opportunità 45% D11 - Identificazione degli obiettivi 40% D2 - Formazione 35% 30% 25% D10 - Base di conoscenza comune 20% 15% D3 - Rendicontazione dei risultati Low 10% 5% High 0% D9 - Meccanismi di conciliazione D4 - Identificazione degli stakeholder D8 - Condivisione delle modalità di coinvolgimento D7 - Rilevanza dei temi Lo stakeholder engagement in Italia Italia (esclusi i settori Banks & Financial Services) D5 - Rendicontazione pubblica D6 - Comunicazione al board Pagina 14 di 25 Analizzando il dettaglio delle dimensioni coperte, le aziende italiane si avvicinano alle performance delle aziende High Sustainability relativamente alla diffusione delle pratiche di stakeholder engagement apparentemente legate all’adozione di un processo strutturato di responsabilità sociale attraverso l’identificazione degli stakeholder, la rendicontazione dei risultati, la formazione e lo sviluppo degli obiettivi aziendali in accordo alle esigenze e alle aspettative degli stakeholder e la rilevanza dei temi. Inoltre, tali risultati devono essere letti tenendo presenti i criteri poco restrittivi posti alla base dell’indagine. In particolare: la dimensione relativa alla formazione (D2) è stata considerata presente anche solo in caso di presenza di formazione generica in tema di CSR e non dedicata allo stakeholder engagement; la dimensione relativa alla comunicazione dei risultati al Board (D6) è stata considerata presente laddove il report includa l’attestazione da parte del management dell’azienda e/o della Società di Revisione e non in presenza di processi strutturati e dedicati ai processi di stakeholder engagement. Al contrario, in relazione alla valutazione del costo/beneficio delle attività di coinvolgimento degli stakeholder, alla creazione di una base di conoscenza comune tra impresa e territorio e alla definizione condivisa con gli stakeholder delle modalità di coinvolgimento i risultati mettono in evidenza un livello di diffusione dello stakeholder engagement in linea, se non addirittura inferiore, alle aziende “Low Sustainability”. Inoltre, escludendo i settori Banks e Financial Services, in modo da allineare il campione di aziende al panel proposto da Harvard, il livello di diffusione delle pratiche di stakeholder engagement tra le imprese italiane peggiora, anche in modo significativo, in relazione a tutti i parametri. Si segnala, in particolare, un calo in relazione alle dimensioni D4-Identificazione degli stakeholder, D5-Public Report, D6-Comunicazione al board e D7-Rilevanza dei temi. Per quanto riguarda le dimensioni D4-Identificazione degli stakeholder e D7-Rilevanza dei temi che, come precedentemente rilevato, rappresentano il livello base di implementazione di politiche di stakeholder engagement da parte delle aziende italiane, non sorprende che il grado di diffusione dello stakeholder engagement registrato sia allineato alle High Sustainability del panel di Harvard. Difficilmente, infatti, aziende attive in ambito di CSR (come quelle High Sustainability e quelle attive sullo stakeholder engagement nel panel italiano) possono prescindere dall’identificazione dei propri stakeholder e dalla considerazione dei temi a loro afferenti sia per l’implementazione di una strategia di responsabilità sociale sia per la rendicontazione degli impegni assunti. Al contrario, le dimensioni D1-Analisi rischi-opportunità e D8-Condivisione delle modalità di coinvolgimento, mostrano una variabilità elevata anche nel panel di Harvard e rappresentano un livello avanzato di pratiche di stakeholder engagement. Infatti, da un lato, richiedono forte apertura dell’azienda (D8) e, dall’altra, testimoniano una cultura della sostenibilità integrata nel business e in particolare nella valutazione dei rischi e opportunità anche dei processi di responsabilità sociale. Nel grande gruppo intermedio di aziende che adottano pratiche di stakeholder engagement si rileva una certa variabilità tra le aziende italiane analogamente a quanto riscontrabile nel panel di Harvard per quanto concerne i risultati delle High Sustainability. Ciò che appare è un quadro delle pratiche di stakeholder engagement non ancora particolarmente codificato e standardizzato, all’interno del quale ogni azienda opera con un mix di elementi. Quindi se la formazione (D2) è patrimonio di poche aziende High Sustainability (15% panel Harvard) mentre in Italia è abbastanza presente, la restituzione dei risultati delle pratiche direttamente agli stakeholder coinvolti (D3) è particolarmente adottata dalle High Sustainability, mentre rappresenta una carenza per le aziende italiane. La pubblicazione nei report di sostenibilità è presente nel panel Italia così come nel panel di Harvard (D5), in misura ridotta a quanto ci si potrebbe attendere principalmente poiché è più frequente il racconto delle attività di stakeholder engagement e meno frequente la rendicontazione dei risultati ottenuti; così come l’integrazione negli obiettivi (D11) delle aspettative espresse dagli stakeholder è una pratica ancora parziale in entrambi i campioni pur costituendo la naturale conseguenza dell’ascolto e del coinvolgimento degli stakeholder. Il quadro complessivo che ne emerge quindi è di una ancora indefinita prassi dello stakeholder engagement e di una necessità di consolidamento delle pratiche aziendali per aumentare la cultura interna e la capacità di allineamento di queste politiche alla vita aziendale. Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 15 di 25 7.4. Alcune Buone Pratiche1 Dall’Italia Uno standard di riferimento per la gestione del processo di engagement Per definire ed implementare il percorso di coinvolgimento degli stakeholder, Intesa Sanpaolo ha utilizzato lo standard AA1000APS, sviluppato da AccountAbility (Institute of Social and Ethical Acountability), che identifica le fasi del processo di stakeholder engagement e gli strumenti operativi indispensabili nelle varie fasi delle attività, come, ad esempio, la mappatura degli stakeholder, il test di materialità o la selezione della modalità di coinvolgimento. Il processo di identificazione delle tematiche “material”, quindi dei rischi e delle opportunità maggiormente rilevanti per la Banca, è stato definito sulla base dei principi enunciati nei più diffusi standard di riferimento: le linee guida del Global Reporting Initiative (GRI 3) e lo standard AA1000APS di AccountAbility. Tutte le attività di coinvolgimento realizzate e le istanze emerse sono periodicamente sistematizzate all’interno di un cruscotto informativo che consente di: monitorare tutte le iniziative, potendo di conseguenza pianificare le attività di ascolto e dialogo di tutti gli stakeholder su tutti i temi di loro interesse (inclusività); verificare la rilevanza delle tematiche trattate nella percezione degli stakeholder coinvolti (materialità); valutare la rispondenza della Banca rispetto a queste tematiche, sia nella percezione degli stakeholder che nei progetti e iniziative effettivamente attivate. Le risultanze di questo strumento di gestione e monitoraggio sono formalizzate all’interno di un report dedicato, pubblicato con periodicità annuale. L’analisi di tali risultanze diventa uno dei principali input per la formulazione periodica del piano degli obiettivi di miglioramento pubblicati nel Rapporto di Sostenibilità e per la messa a punto di un piano di monitoraggio continuo delle aree emerse come prioritarie. La consultazione degli stakeholder Il RAB, Residential Advisory Board, è una forma di consultazione tra le imprese e la cittadinanza locale con funzione di monitoraggio e scambio di informazione sugli indicatori ambientali. Il RAB facilita la comunicazione, l’informazione e l’interazione tra l’impresa e i cittadini residenti nelle aree urbane circostanti gli impianti dell’impresa. Per la prima volta è stato sperimentato nel 1998 in Olanda, nella periferia di Rotterdam, dove sorge un polo petrolchimico della Shell. I due RAB avviati da Hera sono nati in relazione a distinte tematiche ed hanno avuto percorsi paralleli che hanno portato al raggiungimento di diversi risultati: RAB di Ferrara: nato nel 2005 in relazione al potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti gestito da Hera, con lo scopo di definire le azioni e gli interventi da realizzare per renderlo sostenibile e mitigare, nei confronti della popolazione residente, l’impatto del suo potenziamento; il RAB si è riunito oltre 130 volte in pochi anni e ha permesso il controllo e l’accesso anche dei singoli cittadini al termovalorizzatore. RAB di Imola: nato nel 2007 per rispondere alle istanze espresse dalla comunità locale in relazione alla centrale di cogenerazione di Hera di Imola e che ha svolto un ruolo di controllo e di promozione di studi sulla qualità ambientale della vita nel territorio Il Gruppo IGD ha posto, fra gli obiettivi di sostenibilità del 2012, la valutazione della fruibilità delle gallerie commerciali del suo pacchetto immobiliare da parte di tutti i visitatori. A questo scopo ha poi particolarmente previsto la realizzazione di audit da parte persone diversamente abili con il supporto della Cooperativa sociale Excalibur. Il Comitato di Sostenibilità del Gruppo ha costruito un questionario per indagare la fruibilità delle gallerie analizzando le aree parcheggi, galleria, servizi igienici e negozi. Sono stati successivamente scelti i centri in cui 1 Sono qui riportate alcune delle attività proposte dalle 7 aziende più attive in materia di stakeholder engagement (Hera, Eni, Enel, IGD, Intesa Sanpaolo, Unipol, Atlantia-Autostrade per l’Italia) per il cui racconto si è fatto riferimento alle informazioni reperibili online. Il resoconto delle attività non è strettamente connesso ad una singola dimensione proposta da HBS ma rappresenta una buona pratica nel panorama italiano dello stakeholder engagement. A seguire sono presentate delle buone pratiche provenienti dal panorama mondiale . Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 16 di 25 realizzare gli audit, facendoli visitare più volte da persone con disabilità nel periodo tra dicembre 2012 e gennaio 2013. Gli audit hanno evidenziato che le gallerie IGD sono funzionali all’utilizzo da parte dei disabili e, nel contempo, sono state identificate alcune aree di miglioramento. Le criticità maggiori rilevate hanno riguardato la fruibilità per ipo o non vedenti. Partendo da questi risultati IGD ha identificato le azioni da promuovere in ciascun centro commerciale nel corso dell’anno. Conduzione del business in accordo alle richieste dei territori La Basilicata rappresenta per ENI la principale realtà italiana per la produzione di idrocarburi. La strategia che l’azienda ha dichiarato di adottare per il mantenimento delle relazioni con questo territorio ha prestato particolare attenzione all’individuazione preventiva di potenziali criticità e il coinvolgimento degli stakeholder nelle diverse fasi di scelta e implementazione delle attività. Lo sviluppo industriale, le tematiche ambientali e il territorio sono stati oggetto di gruppi di lavoro interistituzionali e incontri pubblici favorendo un’informazione diretta su progetti di business e monitoraggio ambientale. Tutto questo ha consentito la stipula di un accordo per lo sviluppo del “local content”, ovvero dell’approvvigionamento locale di beni e servizi funzionali alla realizzazione delle attività d’azienda. Il 5 ottobre 2012 eni ha, infatti, siglato insieme a Regione Basilicata, CGIL, CISL e UIL, Confindustria, Alleanza delle cooperative, Rete Imprese Italia-Basilicata e Confapi, il “Protocollo d’Intesa per la promozione di iniziative nel settore geo-minerario finalizzate allo sviluppo regionale, alla tutela della salute e sicurezza e dell’occupazione locale” per rispondere alla crescente richiesta proveniente dal territorio lucano di salvaguardare i livelli occupazionali e di sviluppare l’imprenditoria. Il Protocollo ha l’obiettivo di definire i principi di collaborazione tra i firmatari e le azioni volte a favorire la comunicazione dei programmi delle attività per lo sviluppo, le modalità di approvvigionamento, la valorizzazione e salvaguardia dell’occupazione, il coinvolgimento delle piccole e medie imprese e delle professionalità presenti nel territorio regionale. La consultazione degli stakeholder interni per la definizione dell’identità aziendale Per Unipol la Carta dei Valori e il Codice Etico rappresentano la “Costituzione interna” e, come tale, una guida per l’agire quotidiano. L’importanza attribuita a questi documenti è strettamente connessa all’impegno dell’azienda in ambito di sostenibilità in quanto definiscono i comportamenti responsabili da adottarsi e contribuiscono alla diffusione, conoscenza e formazione delle persone dell’azienda su questo tema. Parte importante della condivisione dei valori contenuti nella Carta è stata originata dalla modalità stessa di scrittura del documento che è il risultato di un grande impegno comune. Attraverso, infatti, un’azione di stakeholder engagement la Carta dei Valori è il risultato di una stesura collettiva che ha visto protagoniste oltre seimila persone tra dipendenti delle Società del Gruppo e alcune rappresentanze degli agenti di Unipol Assicurazioni. Come la stessa azienda ha tenuto a sottolineare, questa azione di engagement ha conferito alla predisposizione della Carta una funzione progettuale e di formazione forte e ha reso il documento un patrimonio di conoscenza comune e non un semplice strumento consultivo ad approccio top down. Analisi e rendicontazione secondo il principio di materialità Nel 2012 ENEL ha condotto l’analisi di materialità in base alle linee guida AA1000SES, per mappatura, prioritizzazione degli stakeholder e analisi dei risultati del coinvolgimento, e ai criteri di AccountAbility e del GRI G3.1 per la definizione delle tematiche rilevanti e all’applicazione del principio di materialità. La fase di mappatura e prioritizzazione degli stakeholder ha visto il coinvolgimento di tutte le strutture aziendali dedicate alle relazioni con i diversi portatori di interesse (Funzione Personale e Organizzazione, Funzione Regolamentazione, Ambiente e Carbon Strategy, Divisione Iberia e America Latina, Divisione Mercato, Group Risk Management, Global Procurement, ecc.). L’importanza dei temi per gli stakeholder e la “direzione” delle loro aspettative è stata fotografata attraverso un’estesa analisi dei risultati emersi dalle numerose iniziative di ascolto, coinvolgimento e dialogo con gli stakeholder, integrata da un’analisi strutturata delle posizioni espresse autonomamente da stakeholder “autorevoli” come istituzioni nazionali, authority, associazioni di rappresentanza degli interessi, organismi multilaterali sui temi della sostenibilità. Esempi di fonti considerate sono stati customer satisfaction e reclami dei clienti, indagini di clima e comunicazione interna, relazioni con analisti e investitori, questionari delle agenzie di rating di sostenibilità, Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 17 di 25 relazioni con le associazioni di rappresentanza e di categoria, relazioni istituzionali a livello nazionale e locale, relazioni sindacali, monitoraggio dei media, indagini demoscopiche. L’analisi di materialità ha inoltre costituito la base per la definizione degli obiettivi di sostenibilità di Enel, tramite il coinvolgimento dell’Unità Pianificazione Strategica e altre Funzioni aziendali per approfondimenti su specifiche tematiche, che riflettono gli indirizzi strategici definiti dal Piano Industriale 2013-2017, gli obiettivi delle Funzioni/Divisioni e gli impegni assunti dal Gruppo attraverso le politiche e i criteri di condotta. Sulla base dei risultati dell’analisi di materialità è stato possibile ridefinire la struttura del Bilancio di sostenibilità 2012 focalizzandolo maggiormente sui temi material, ai quali sono stati dedicati capitoli di approfondimento dedicati. L’attribuzione del presidio delle attività di stakeholder engagement Autostrade per l’Italia articola il suo impegno sui temi della Sostenibilità attraverso la definizione di strutture deputate alla gestione degli aspetti operativi e rendicontativi. Il Comitato per la Sostenibilità, innanzitutto, presieduto da una figura esterna all’azienda – Chiara Mio, Università Cà Foscari di Venezia – aggrega i rappresentanti delle attività di business, comunicazione e relazioni istituzionali dell’impresa e promuove i principi e i valori sostenibili nel Gruppo. Il Comitato a sua volta si avvale del supporto di altri organi quale il Comit ato Stakeholder il cui scopo precipuo è il presidio delle attività aziendali in tema di stakeholder engagement, sul piano strutturale e processuale, realizzate direttamente o tramite le unità aziendali interessate. In particolare, il Comitato si occupa di monitorare e aggiornare la mappatura degli stakeholder, definire il timing dei contatti/consultazioni con gli stakeholder e relativo monitoraggio, valutare il programma delle iniziative di comunicazione e promozione dell’immagine aziendale nei confronti degli stakeholder, verificandone l’implementazione e proporre interventi correttivi a fronte di criticità riscontrate nella realizzazione delle iniziative. La creazione di una base di conoscenza comune Il Gruppo Hera pubblica da anni un set di informazioni dettagliate sul Servizio Idrico Integrato principalmente attraverso il Bilancio di Sostenibilità e il rapporto annuale "In buone acque", interamente dedicato alla qualità dell'acqua potabile. Inoltre, nel sito internet è stata allestita una sezione dedicata al servizio idrico integrato. Qui, ogni utente può prendere visione dei dati sulla qualità dell'acqua potabile per singolo comune e soddisfare le proprie curiosità sul tema con "L'esperto risponde", la mappa degli impianti di Hera e gli atti dei convegni organizzati. Alla luce del grande interesse suscitato dal referendum del giugno 2011 sulla gestione della risorsa idrica e sulla remunerazione del capitale investito, il Gruppo Hera ha deciso di predisporre un approfondimento che illustri come viene definita la tariffa del servizio idrico integrato, quali sono gli elementi che la compongono e come si applica. Si segnala anche la pubblicazione di una guida intitolata “Come leggere la bolletta e altre cose da sapere”, distribuita da Hera nell’ottobre 2011. La guida ha l’obiettivo di fornire informazioni utili alla comprensione della bolletta e di tutti i servizi forniti dal Gruppo Hera. Il documento è nato dopo mesi di verifiche sulle principali esigenze di informazione dei cittadini e il progetto editoriale ha ottenuto l’approvazione di 9 associazioni dei consumatori a livello regionale (ACU, Adiconsum, A.Di.Do., ARCO, Codacons, Federconsumatori, Lega Consumatori GOT Felsineo, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori). Dal mondo Nucleare: il ruolo dello stakeholder engagement Areva è un’azienda leader nel campo dell’energia nucleare posseduta per più del 90% dallo Stato francese, l’unica presente in ogni attività industriale connessa alla produzione di energia nucleare dalle miniere allo stoccaggio delle scorie. Areva promuove una politica di sviluppo sostenibile orientata ad allineare, nel tempo, la strategia aziendale con le aspettative espresse dalla società civile, attraverso la promozione del dialogo. Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 18 di 25 Perciò a partire dal 2004, Areva ha attivato un percorso di dialogo con i suoi stakeholder, in collaborazione con Comitè 21, costituito nel 1994 a valle del Summit di Rio per promuovere lo sviluppo sostenibile nelle Regioni francesi. Il percorso di dialogo è stato strutturato in due fasi: identificazione dei temi rilevanti e dell’elaborazione del piano d’azione, in cui Areva ha incontrato i propri stakeholder per ascoltare e comprendere a fondo quali fossero le loro aspettative nei confronti dell’azienda; condivisione dei risultati in cui le aree di discussione identificate nel corso della prima fase del progetto hanno costituito la base di lavoro per la seconda fase. Gli incontri tra Areva e gli stakeholder hanno permesso di instaurare un dialogo virtuoso tra impresa e portatori di interesse su un’insieme di tematiche e, nel corso degli anni, è stato possibile sviluppare azioni condivise che permettessero di avvicinare l’operato dell’azienda alle istanze espresse dagli stakeholder. Per la gestione dei dibattiti Comité 21 ha fissato un set di semplici regole che hanno garantito il corretto funzionamento delle assemblee. Tali regole sono: gli stakeholder coinvolti nei dibattiti possono essere scelti solo da Comité 21; i contenuti delle discussioni e l’identità delle organizzazioni partecipanti ai dibattiti devono rimanere confidenziali e non essere divulgate; per ogni domanda realizzata dagli stakeholder Areva deve fornire delle risposte il più esaurienti possibili; le assemblee vengono presiedute e coordinate da Comité 21 che ha anche l’incarico di redigere i verbali di tali incontri. L’incontro di 9 think tank per la definizione della strategia energetica canadese Il Canada’s Public Policy Forum è un’organizzazione non profit il cui obiettivo è quello di stimolare il dialogo tra il settore pubblico, quello privato ed il terzo settore per migliorare la qualità di governo del Canada. Nel corso del 2009, 9 think tank canadesi supportati dal Canada’s Public Policy Forum, ed istituzioni di riferimento in tema di politiche energetiche, hanno avviato un percorso per comprendere quale potesse essere il loro ruolo nella promozione dell’informazione e del dialogo sulla futura strategia energetica canadese. Fase 1 – verso una strategia comune. Nel 2009 è stato realizzato il primo incontro tra i leader dei 9 think tank per riflettere insieme sulla politica energetica canadese: il gruppo ha convenuto sulla necessità di sviluppare un dialogo su tali temi, visto il ruolo di sempre maggiore importanza del settore per il futuro, sia in termini economici che ambientali. I think tank hanno inoltre condiviso come solo un approccio unitario a tale tema, e non frammentato come avvenuto fino a quel momento, potesse essere la chiave per comprendere appieno le opportunità e le sfide legate alla produzione di energia e, più in generale, al tema del cambiamento climatico. Nel corso del 2010, 65 portatori di interesse guidati dal gruppo dei think tank, ad esclusione delle rappresentanze governative, si sono incontrati per definire un terreno comune su cui costruire la futura strategia energetica nazionale. Nel corso di questo incontro sono stati presentati diversi studi relativi le tematiche energetiche e del cambiamento climatico. Tale fase ha portato alla piena condivisione della necessità di definire una strategia comune a tutto il Canada per assicurare un florido futuro dal punto di vista economico, energetico e ambientale. Fase 2 – gli 8 principi condivisi. Questa fase ha visto il coinvolgimento dei ministri dell’energia dei diversi Territori e Province canadesi. In vista di un importante incontro dei ministri su tali temi, che sarebbe avvenuto a metà 2011, è stato richiesto ad un ente terzo di realizzare uno studio che indagasse la necessità di realizzare una nuova strategia energetica canadese. Sono stati ,inoltre, coinvolti, da parte delle autorità pubbliche, i think tank che due anni prima avevano iniziato a interrogarsi su tale tematica. Il documento realizzato è passato al vaglio di diversi stakeholder, prima di essere approvato in via definitiva. Il documento così approvato conteneva 8 principi condivisi per la definizione della futura strategia energetica canadese. Fase 3 – avvio dei gruppi di lavoro. Un gruppo di circa 80 stakeholder, compresi i rappresentanti governativi sia provinciali che federali, ha discusso delle evidenze emerse dallo studio realizzato. A conclusione di tale fase, è stato definito un ulteriore percorso che portasse alla definizione di diversi gruppi di lavoro operativi che esaminassero le diverse alternative proposte per la definizione della strategia energetica nazionale. Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 19 di 25 Progettare un quartiere con gli stakeholder Nel corso del 2003 Blue and Gold Homes, società immobiliare americana, ha proposto al Village of New Paltz la costruzione del complesso abitativo “Stoneleigh Woods”. La realizzazione del complesso abitativo avrebbe potuto essere causa di diversi impatti tra cui il deperimento delle risorse naturali, l’aumento del traffico cittadino e gli impatti paesaggistici. Alla luce delle possibili resistenze della comunità locale, il Village of New Paltz e Blue and Gold Homes hanno deciso di affidarsi a Building Consensus for Sustinability per condurre un processo di consensus building volto a identificare le aree di convergenza e divergenza tra i diversi stakeholder coinvolti dal progetto. Il processo di consensus building è stato realizzato attraverso diverse fasi di lavoro: Identificazione degli stakeholder, in primo luogo si è proceduto all’identificazione degli stakeholder coinvolti. Gli stakeholder sono stati selezionati dai rappresentanti del Village of New Paltz. Revisione del materiale, Consensus for Sustinability è stata incaricata di revisionare tutto il materiale proposto da Village of New Paltz e da Blue and Gold Homes. Tali materiali riguardano gli studi relativi i possibili impatti ambientali e sociali che l’implementazione del progetto “Stoneleigh Woods” potrebbe causare. Interviste agli stakeholder, Consensus for Sustinability ha inoltre condotto una serie di interviste ai 16 stakeholder precedentemente individuati. Le interviste hanno permesso di raccogliere gli elementi di base per definire le caratteristiche del processo di consensus building e per comprendere a fondo quali fossero le issue rilevanti. Definizione del processo di consensus building, nel corso del primo incontro realizzato tra tutti gli stakeholder sono state definite le “regole del gioco” che avrebbero caratterizzato il processo, identificando anche la cadenza degli incontri e definendo la data di conclusione del processo. Definizione delle issue rilevanti, il confronto con gli stakeholder, nel corso dei primi due incontri, ha permesso di identificare 6 principali issue su cui concentrare le attenzioni. La definizione delle issue rilevanti è stata realizzata attraverso il metodo del consenso. Discussione delle issue rilevanti, nel corso dei seguenti incontri sono state affrontate le issue definite come rilevanti. Gli stakeholder coinvolti hanno espresso pareri, talvolta discordi, rispetto alle azioni da implementare in relazione alle issue identificate. Definizione delle aree di accordo e disaccordo, a conclusione del processo sono state identificate le aree di consenso e quelle di dissenso tra gli stakeholder coinvolti nel processo. Questo ha permesso di comprendere a fondo su quali temi dovranno essere realizzati maggiori studi e approfondimenti per raggiungere un pieno consenso sul progetto. L’esperienza ha, inoltre, permesso di creare delle basi comuni per attivare un canale di dialogo tra i diversi stakeholder, con l’obiettivo di identificare una soluzione condivisa. 8. Abbiamo sentito cosa ne pensano… “Il mondo è una rete, non si può davvero pensare di fare a meno dei processi di stakeholder engagement perché è solo aprendosi ai propri interlocutori che un’impresa può capire cosa fare, come farlo, come costruire la sua identità e valorizzarla nel tempo. In Italia, però, non l’abbiamo ancora capito, scontiamo la mancanza di una base di conoscenza comune, una certa resistenza al cambiamento, alla trasparenza e alla rendicontazione pubblica dei risultati. Forse, potrebbe essere utile e più credibile affidare il presidio dei processi di engagement ad un’organizzazione indipendente.” Marisa Parmigiani, Funzione Sostenibilità, Unipol “I processi di ascolto e coinvolgimento degli stakeholder rappresentano un elemento chiave nella nostra strategia di responsabilità sociale. Comprendere appieno la percezione e le aspettative dei nostri portatori di interesse ci consente non solo di poter orientare al meglio la gestione delle attività ma di trovare nuove idee e soluzioni per Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 20 di 25 migliorare i nostri servizi. Sono processi impegnativi perché richiedono tempo, risorse economiche, apertura all’ascolto e disponibilità al cambiamento ma sono anche quelli che possono dare i frutti più concreti.” Francesco Soldi, Analista Marketing e Responsabilità Sociale, IGD “In Hera abbiamo iniziato nel 2005 con la prima indagine di clima, una tappa fondamentale nella costruzione dell’identità del Gruppo, che ha segnato l’inizio di una cultura aziendale di ascolto e coinvolgimento degli stakeholder. L’associazione tra responsabilità sociale e stakeholder engagement può portare ad avere una visione riduttiva dell’importanza di questi processi: le iniziative di ascolto e coinvolgimento degli stakeholder riguardano tutta l’impresa e non devono essere concepite come un punto d’arrivo, come un risultato da comunicare nei Bilanci di Sostenibilità, ma piuttosto come uno strumento necessario per attuare la strategia d’impresa.” Filippo Bocchi, Direzione Corporate Social Responsibility, Hera “I dati della ricerca confermano un livello di consapevolezza emergente nel nostro paese sull’importanza di adottare in modo strutturato e consapevole politiche di stakeholder engagement. Le imprese italiano iniziano forse a capire che i processi di ascolto e coinvolgimento dei diversi portatori di interesse sono necessari per la continuità del business, perché, consentendo di monitorare le pressioni esterne e di fornire risposte mirate, sono alla base della loro “license to operate”. Al di là del loro carattere necessario, sono anche convinto che questi processi consentano di esaltare le eccellenze di sostenibilità di un’impresa.” Roberto Bossi, Responsabile del Sistema di Gestione degli Stakeholder di Sostenibilità, ENI 9. Conclusioni Quello che ci racconta l’indagine condotta è di uno scenario ancora parzialmente immaturo delle pratiche di stakeholder engagement in Italia. Le aziende già attive nella CSR e nello stakeholder engagement appaiono in cammino su questo tema ma ancora lontane da un allineamento con i processi aziendali e quindi con i risultati attesi. L’indagine evidenzia anche che la carenza di alcune pratiche non solo rischia di generare insoddisfazione sui risultati conseguiti rispetto agli investimenti effettuati ma anche che il dialogo con i territorio è ben lungi dal costituire una prassi sufficientemente solida da abbassare il livello di rischiosità come dimostrano i numerosi conflitti locali in tema ambientale che periodicamente riempiono le cronache dei giornali. Secondo una recente pubblicazione di McKinsey (“Beyond corporate social responsibility: Integrated external engagement”, marzo 2013), l’approccio classico alla Responsabilità Sociale avrebbe fallito e sarebbe ormai destinato a morire: il futuro sarebbe in quello che viene battezzato “Integrated external engagement”, un coinvolgimento dei diversi portatori di interessi integrato nei processi decisionali e di business a ogni livello dell’impresa. La già citata ricerca di Harvard parla di stakeholder engagement come di una necessità per l’impresa e ne evidenzia gli indiscutibili vantaggi: “prior literature has suggested and empirically shown that it [stakeholder engagement] is directly linked to superior shareholder wealth by enabling firms to develop intangible, valuable, and often tacit assets in the form of strong long-term relationships, which can become sources of competitive advantage”. Se a tutto questo aggiungiamo il modo in cui le aspettative dei cittadini nei confronti dell’impresa, in un contesto di crisi economica e crescente sfiducia verso le istituzioni, non solo stanno crescendo ma anche cambiando, arrivando a chiedere all’impresa di supplire alle carenza della politica, allora lo stakeholder engagement diventa molto più che una strada percorribile. Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 21 di 25 Nell’attesa di essere confortati o smentiti dai futuri teorici della Responsabilità sociale, il quadro che emerge dall’indagine rivela un livello di consapevolezza emergente sul tema e conferma la correlazione tra responsabilità sociale e competitività aziendale, associando la maturità delle pratiche di stakeholder engagement al successo di imprese appartenenti al segmento FTSE MIB, tipicamente maggiormente capitalizzate e ad alta liquidità. Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 22 di 25 10. Allegati 10.1. Il campione di analisi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 NOME AZIENDA Eni Saipem Tenaris S.A. Buzzi Unicem Impregilo Finmeccanica Prysmian Fiat Industrial Ansaldo Sts Atlantia Fiat Pirelli & C Campari Parmalat Luxottica Group Salvatore Ferragamo Italia SpA Tod'S DiaSorin Mediaset (Verificare) Autogrill Lottomatica Telecom Italia A2A Enel Enel Green Power Terna Snam Banca Monte Paschi Siena Banca Popolare Emilia Romagna Banca Popolare Milano Banco Popolare Intesa Sanpaolo Mediobanca Ubi Banca Unicredit Generali Mediolanum Azimut Holding Exor - Ordinary Stmicroelec.N.V Acea Amplifon Ascopiave Astaldi Astm - Autostrade Torino Milano Banca Carige Banca Generali Banca Ifis Banca Pop Sondrio Banco Di Desio E Brianza Beni Stabili Bonifiche Ferraresi Brembo Brunello Cucinelli Camfin Cattolica Assicurazioni Cementir Holding Cir Lo stakeholder engagement in Italia SEGMENTO FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB FTSE MIB MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP SETTORE Oil & Gas Producers Oil Equipment Services & Distribution Industrial Metals & Mining Construction & Materials Construction & Materials Aerospace & Defense Electronic & Electrical Equipment industrial engineering Industrial Transportation Industrial Transportation Automobiles & Parts Automobiles & Parts Beverages Food Producers Personal Goods Personal Goods Personal Goods Health Care Equipment & Services Media Travel & Leisure Travel & Leisure Fixed Line Telecommunications Electricity Electricity Electricity Electricity Gas Water & Multiutilities Banks Banks Banks Banks Banks Banks Banks Banks insurance insurance Financial Services Financial Services Technology Hardware & Equipment Gas Water & Multiutilities Health Care Equipment & Services gas distribution industrial engineering Industrial Transportation Banks Banks Banks Banks Banks real estate property company Food Producers industrial engineering Personal Goods Financial Services insurance Construction & Materials Financial Services Pagina 23 di 25 NOME AZIENDA Cofide Credito Emiliano Credito Valtellinese Danieli & C Datalogic De' Longhi Dea Capital Ei Towers Engineering Erg Falck Renewables Gemina Geox Gruppo Editoriale L'Espresso Hera Igd - Siiq Ima - Industria Macchine Automatiche Indesit Company Interpump Group Iren Italcementi Italmobiliare Marr Milano Assicurazioni Mondadori Editore Piaggio & C Premafin Finanziaria - Hold Di Part Rcs Mediagroup Recordati Replay Safilo Group Saras Save Sias Sogefi Sorin Telecom Italia Media Trevi Finanziaria Industriale Unipol 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 (Unipol Gruppo Finanziario spa) 98 99 100 Vittoria Assicurazioni Yoox Zignago Vetro SEGMENTO MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP MID CAP SETTORE Financial Services Banks Banks industrial engineering industrial engineering Personal Goods Financial Services Fixed Line Telecommunications Technology Hardware & Equipment Oil & Gas Producers Electricity Financial Services Personal Goods Media Gas Water & Multiutilities Financial Services industrial engineering Personal Goods industrial engineering Gas Water & Multiutilities Construction & Materials Construction & Materials b2b food trader insurance Media Automobiles & Parts Financial Services Media Health Care Equipment & Services Financial Services Personal Goods Oil & Gas Producers Industrial Transportation Industrial Transportation industrial engineering Health Care Equipment & Services Media industrial engineering MID CAP Financial Services MID CAP MID CAP MID CAP insurance Personal Goods Industrial Metals & Mining 10.2. Bibliografia AA1000 (2011) – “Stakeholder engagement standard” Comitè 21 (2009) – “Consultative process between areva and a panel of stakeholders summary” Harvard Business School (2011) - “The Impact of a Corporate Culture of Sustainability on Corporate Public Policy Forum (2009) – “Continental Dynamics of Energy and Climate Change: Policies and Politics” Behaviour and Performance” 10.3. Hera LAB HeraLAB è il nuovo strumento che Hera mette a disposizione dei territori in cui opera per attivare un canale strutturato di ascolto e dialogo con le comunità locali. Il nuovo modello di coinvolgimento si pone l’obiettivo di creare un canale strutturato di dialogo con gli stakeholder locali sui temi afferenti alla sostenibilità dei servizi offerti sul territorio oggetto di rendicontazione annuale da parte Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 24 di 25 del Gruppo. Tale dialogo integra le attività già in atto potenziando la capacità di ascolto e quindi di risposta mirata sul territorio. Inoltre, adottando una strategia di stakeholder engagement mirata per ciascun territorio, Hera si pone l’obiettivo di aumentare la consapevolezza ed il livello di conoscenza di tutti i suoi portatori di interesse sui temi di sostenibilità di Hera stessa, e di migliorare la sostenibilità dei propri servizi per il territorio. Il LAB (acronimo di Local Advisory Board), è un consiglio consultivo locale multi-stakeholder, istituito in ciascuna delle aree territoriali in cui oggi Hera opera con il compito di formulare una proposta di interventi di coinvolgimento degli stakeholder e di iniziative, da realizzare eventualmente insieme ad altri soggetti, per lo sviluppo sostenibile del territorio. Essi rappresentano: uno spazio in cui comunicare, diffondere e promuovere gli obiettivi futuri e i risultati conseguiti nei singoli territori nelle tre dimensioni della sostenibilità: economica, sociale e ambientale; uno strumento di ascolto delle esigenze e delle aspettative degli stakeholder locali in relazione ai servizi offerti da Hera; un laboratorio di idee per promuovere nel territorio specifiche iniziative di coinvolgimento degli stakeholder e di iniziative finalizzate, più in generale, a migliorare la sostenibilità dei servizi erogati da Hera e a creare valore condiviso; un comitato per il monitoraggio dell’efficacia delle iniziative approvate e realizzate da Hera. I LAB sono 7 e corrispondono alle 7 aree territoriali di Hera. Ai LAB partecipano da un minimo di 7 ad un massimo di 12 persone selezionate da Hera, tenendo conto della loro capacità di contribuire al raggiungimento della missione del LAB e della loro rappresentatività di una categoria di stakeholder. Per realizzare al meglio quanto richiesto a ciascun partecipante ai LAB Hera darà in dotazione una “cassetta degli attrezzi”, che conterrà, tra gli altri il Bilancio di Sostenibilità, il Regolamento dell’iniziativa, le best practices in materia di coinvolgimento degli stakeholder, i temi secondo Hera rilevanti oggi in ciascun territorio e gli strumenti possibili da promuovere per lo sviluppo delle iniziative di coinvolgimento. Nell'espletamento delle attività ordinarie, i LAB si riuniscono da un minimo di quattro ad un massimo di sei volte all'anno. La durata massima di ciascun incontro è di mezza giornata. Gli incontri dei LAB sono presieduti da uno o più facilitatori esterni che hanno il compito di supervisionare il processo e facilitarne lo svolgimento. I risultati del progetto saranno veicolati attraverso diversi canali di comunicazione, tra cui una rendicontazione periodica su un sito web dedicato www.heralab.gruppohera.it e una rubrica fissa sulla newsletter VedoHera. Lo stakeholder engagement in Italia Pagina 25 di 25
© Copyright 2024 ExpyDoc