Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 1 Quaderni di Casa America anno•VII numero•2 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO IN COLLABORAZIONE CON Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 2 Quaderni di Casa America anno•VII numero•2 Autorizzazione Tribunale di Genova n. 21208 Abbonamento annuale ordinario € 50, abbonamento sostenitore € 100 REGIONE LIGURIA COMUNE DI GENOVA COMUNE DI SAVONA COMUNE DI MILLESIMO Fondazione Casa America - Via dei Giustiniani, 12/4 Tel. 010 2518368 - Fax 010 2544101 [email protected] www.casamerica.it Presidente: Roberto Speciale Consiglio d’amministrazione: Angelo Berlangieri, Federico Massone, Luigi Merlo, Bernardino Osio, Piera Ponta, Miguel Ruiz-Cabañas, Victor Uckmar (vicepresidente), Stefano Zara Coordinatrice delle attività: Carlotta Gualco Direttore Responsabile: Fabrizio De Ferrari Stampa: Essegraph Srl - Genova In copertina: dettagli delle opere in mostra Progetto grafico: Elena Menichini Hanno collaborato: Alessandro Pagano ed Erika Norando Realizzazione editoriale © De Ferrari Comunicazione S.r.l. Via D'Annunzio, 2/3 - 16121 Genova Tel. 010 5956111 - 010 587682 - 010 460020 Fax 010 0986823 - cell. 348 7654815 [email protected] L’editore rimane a disposizione per gli eventuali diritti sulle immagini pubblicate. I diritti d’autore verranno tutelati a norma di legge. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 3 Sommario Roberto Speciale presidente Fondazione Casa America Editoriale 4 Miguel Ruiz-Cabañas Ambasciatore del Messico in Italia Messaggio dell’Ambasciatore del Messico 7 Sonia Pedalino Associazione “R. Aiolfi” Quando la sofferenza diventa arte 9 Silvia Bottaro Presidente associazione “R. Aiolfi” Albero della speranza tienti saldo 12 Opere in mostra 19 Fabiola Guenther Quezada Pittrice Frida Kahlo, ricordi, colori ed emozioni Frida rappresenta identità; di donna, di artista e di messicana 38 Carlotta Gualco Direttrice del Centro in Europa e coordinatrice delle attività di Fondazione Casa America Il dolore delle donne. Dal Messico al Congo, passando dall’Europa 41 INTERVENTI TENUTI IL 20 SETTEMBRE 2014 A PALAZZO DUCALE DURANTE LA PRESENTAZIONE DEL PRECEDENTE NUMERO DI QUESTA RIVISTA “FRIDA KAHLO TRA MESSICO E ITALIA” Luciano Caprile Critico d’arte 47 Marco Cipolloni Università di Genova e Università di Modena e Reggio Emilia 49 Pietro Tarallo Giornalista e scrittore 58 Inaugurazione della mostra “20 artisti per Frida” Fondazione Casa America cambia sede! Corsi di lingua dell’associazione Amici di Casa America Abbonarsi alla rivista Quaderni di Casa America 61 61 62 63 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 4 4 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Editoriale RobeRto SpecIale PRESIDENTE DI FONDAZIONE CASA AMERICA Fondazione Casa America e l’associazione “R. Aiolfi” di Savona hanno voluto accompagnare la grande mostra di Frida Kahlo e Diego Rivera al Palazzo Ducale di Genova, preceduta da un’esposizione a Roma alle Scuderie del Quirinale, con un’iniziativa di omaggio a Frida da parte di 19 artisti italiani e di una pittrice messicana. Le loro opere sono state create appositamente per questa occasione e donate agli organizzatori. Si tratta di artisti molto diversi, per età, per stile, per tecniche utilizzate ma tutti noti e di talento. Anche questo fatto sottolinea l’interesse diffuso per Kahlo e il segno “universale” di quel riconoscimento. Dopo la mostra e la pubblicazione dedicata da Fondazione Casa America a Tina Modotti, fotografa italo-messicana con una vita straordinaria, questo è il secondo capitolo di una storia di arte, di cultura, di passioni al femminile, tra America ed Europa. Alcuni si sono chiesti se alla base dello straordinario successo di Frida Kahlo non ci sia stata e non ci sia ancora una certa “fridomania”, quasi a dire un eccesso di attenzione oltre ai meriti indubbi. Può darsi ma sicuramente Frida Kahlo è stata una pittrice di grande valore ed una personalità di immenso fascino e le due questioni si sono congiunte. A me piace pensare però che ci sia in questo successo la riscoperta del Messico storico e dell’importanza di quel Paese anche oggi. La Rivoluzione messicana infatti, e non sempre viene ricordato, è stata la prima grande rivoluzione del ‘900, antece- Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 5 Quaderni di Casa America 5 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO dente alla Cina di Sun-Yat-sen e alla Rivoluzione d’ottobre, sovietica. L’insurrezione fu annunciata da Francisco Madero il 20 novembre del 1910 alle ore 18. Con un po’ di benevola ironia nel suo bel libro Massimo De Giuseppe annota “è vero che ben pochi si mobilitarono in orario ma, rispetto a precedenti ribellioni, questa volta l’innesco si generò”. Cosa caratterizza quella Rivoluzione (e che ritroviamo anni dopo nell’opera di Diego Rivera e Frida Kahlo)? Intanto la sua dimensione di massa: operai, contadini, artigiani, indigeni ed europei ecc. e poi l’emersione della presenza (senza precedenti mi pare) delle donne nella rivoluzione armata (le soldaderas) ma anche nell’arte, nella cultura, nella vita quotidiana. Sono splendide per esempio le foto di Tina Modotti delle silenziosi madri indigene e delle mani dei campesinos. Ancora: per la prima volta si fa un uso così intenso e qualitativo della stampa (i reporters al fronte), della fotografia, del cinema (per es. lo stesso Eisenstein filma il Messico) e si usano in modo così diffuso le nuove tecnologie degli armamenti (la dinamite, la cucaracha, ecc.). La Rivoluzione messicana (o meglio le diverse rivoluzioni al Nord e al Sud e in fasi diverse) lascia, tragicamente, una lunga scia di sangue e divora tutti i suoi protagonisti (muoiono assassinati Pancho Villa, Carranza, Madero e Zapata). Dieci anni dopo il 1910 il censimento indica quasi un milione di messicani in meno, da 15 a 14 milioni. Eppure quella rivoluzione tragica fa entrare il Messico nell’Era moderna, gli fa recuperare un’identità nazionale unitaria, porta alla ribalta la realtà indigena e la cultura tradizionale, costruisce, nel bene e nel male, un’immagine internazionale senza precedenti superando la grave ferita dei rovesci militari e territoriali della guerra contro gli USA mezzo secolo prima nella quale il Messico fu costretto a cedere quasi la metà del Paese. È questa immagine che attrae una personalità come quella di Peppino Garibaldi, il nipote dell’Eroe dei Due Mondi, che combatte a fianco di Madero, e che attira irresistibilmente come una calamità l’intellettualità europea e latinoamericana e che fa diventare il Messico per un certo periodo terra ospitale e rifugio di molti dissidenti (a cominciare da Trockij). Si dà vita insomma, pur preceduto e accompagnato da tragedie di vita e dimorte, ad un grande rinnovamento culturale e nazionale. Il Messico si apre al mondo. Da quei caratteri nasce il progetto dei Murales nei luoghi pubblici e cioè l’idea di raccontare la rivoluzione, la sua storia e i suoi obiettivi e di celebrarla come rifondazione della nazione. Il principale protagonista, il più grande di tutti i pittori messicani e forse dell’America latina è Diego Rivera, che è anche un grande narratore. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 6 6 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Città del Messico, 2014. © Melissa Bugarini “Frida - dice Cacucci nel suo libro Viva la Vida - è l’anima profonda del Messico, rappresenta le sue radici ancestrali e l’ostinato attaccamento alla vita nonostante tutto”. Frida trasforma il dolore e l’amore in arte, dipinge pensieri, stati d’animo. Rivera è la storia, lei forse è l’immediatezza, il sentimento. Come diceva di lei André Breton “è una bomba avvolta in nastri di seta”. Può darsi che i suoi autoritratti ripetuti in modo “ossessivo” dimostrino un certo solipsismo ma sono anche sempre diversi e cangianti ed arrivano, seppure in modo contraddittorio, a tutti. Insomma abbiamo voluto ricordare una grande artista, una donna di forte personalità ma anche la ventata culturale senza precedenti che ha soffiato in quel periodo in Messico e che, per questo, ha saputo parlare al mondo. Desidero infine ringraziare tutti i bravi artisti che hanno accolto generosamente il nostro invito, l’Ambasciatore del Messico, Silvia Bottaro e Sonia Pedalino dell’Associazione “R. Aiolfi”, i Comuni di Savona, Genova e Millesimo, la Regione Liguria, gli autori degli articoli di questo CatalogoRivista e tutti coloro che hanno collaborato e reso possibile questo piccolo, grande omaggio a Frida e al Messico. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 7 Quaderni di Casa America 7 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Messaggio dell’ambasciatere del Messico MIguel RuIz-cabañaS AMBASCIATORE DEL MESSICO IN ITALIA Quale Ambasciatore del Messico in Italia non posso che ritenermi più che soddisfatto del grande e meritato successo ottenuto dalle attività tenutesi in Italia durante il 2014 intorno alla vita e le opere di Frida Kahlo. Esse sono iniziate a marzo, con una splendida retrospettiva su quest’artista messicana nella bellissima sede delle Scuderie del Quirinale a Roma, che è stata la terza mostra più visitata nella storia di questo prestigioso palazzo, dopo quelle sul Caravaggio ed i Tesori dell’Hermitage. Parallelamente, nel Palazzo delle Esposizioni della capitale si sono tenuti eventi collaterali quali conferenze, dibattiti e pro- iezioni di films su Frida Kahlo, durante i quali si sono evidenziate le diverse sfaccettature di questo personaggio complesso ed affascinante. Molte delle opere esposte a Roma sono attualmente in mostra nello storico Palazzo Ducale di Genova, arricchite da diversi lavori di un altro artista messicano mondialmente conosciuto: Diego Rivera. Frida e Diego, una coppia dal rapporto travagliato ma indissolubile, l’una icona per passione, carattere e impegno; l’altro un genio del muralismo messicano, inizialmente suo mentore, e poi inseparabile compagno di vita, legati da un profondissimo amore per il loro paese e le sue radici. Ed è proprio l’amore per il Messico che ritroviamo nelle opere di questi straordinari artisti. La forza ed emotività che Frida Kahlo è riuscita a plasmare nelle sue creazioni l’hanno convertita in una delle artiste più riconosciute ed ammirate a livello mondiale. I 20 lavori presenti in questa pubblicazione, appositamente realizzati da altrettanti ceramisti e pittori di talento con cui mi congratulo -19 italiani ed una messicana, Fa- Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 8 8 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO biola Guenther Quezada- rendono omaggio a Frida Kahlo, in una sinergia artistica nell’ottica del rinsaldamento dei già ottimi rapporti di collaborazione in essere fra l’Italia ed il Messico. Infatti, negli ultimi anni tale collaborazione è stata potenziata in tutti gli ambiti, specialmente artistico-culturale, come in questo caso grazie all’iniziativa promossa dalla Fondazione “Casa America” che, nel manifestare il suo amore per Frida Kahlo, in senso più ampio riflette l’affetto nei confronti del Messico. I campi di interesse comune fra le nostre nazioni sono molteplici e svariati e spaziano dall’architettura, alla pittura, fotografia, letteratura, musica, antropologia e cinema. Durante il presente anno, nel settore delle arti plastiche il Messico è alla 14.ma Mostra Internazionale di Architettura di Venezia con un padiglione individuale; ha presentato la mostra dell’incisore José Guadalupe Posada insieme agli artisti contemporanei Blanca Rivera e Carlos Castañeda, oltre all’esposizioni degli altri contemporanei Carmen Maza e Irma Palacios, come pure la grande mostra “Messico circa 2000” con opere di più di 80 artisti messicani. In ambito musicale, si sono tenuti concerti di prestigiosi gruppi quali il Cuarteto Latinoamericano, Michael Tsalka con Angélica Minero ed il Parnassu Trio, oltre alle orchestre Filarmonica dell’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM) e Sinfonica di Guanajuato. Per quanto riguarda il cinema, il Messico ha partecipato al Festival Internazionale del Cinema di Venezia e quello Iberoamericano “SCOPRIR” a Roma. Altre nostre presenze importanti si sono registrate al Congresso Internazionale di Americanistica, al Laboratorio sull’Epigrafia Maya, alla Conferenza sulle Religioni Preispaniche ed al Festival Internazionale dei Giochi Antichi di Strada “TOCATI”. Infine, vale la pena di ricordare gli omaggi al diplomatico Gilberto Bosques, il “Perlasca” messicano, ed allo scrittore Octavio Paz, Premio Nobel per la Letteratura 1990, nonché l’imminente donazione di un lotto di opere contemporanee all’Istituto Nazionale per la Grafica. Come si può apprezzare, il fluire delle attività è continuo, ed è iniziato nel lontano 1492, quando il genovese Cristiforo Colombo scoprì il Nuovo Mondo, a cui seguirono i viaggi del fiorentino Amerigo Vespucci, di Giovanni de Paoli (Juan de Pablos) che lasciò la sua Brescia alla volta del Messico per aprirvi la prima tipografia, e di Lorenzo Boturini, originario di Sondrio, che visse in Messico nella prima metà del 1700, dove si dedicò a riunire una straordinaria collezione di oggetti, documenti e codici, che è stata una preziosa fonte di riferimento nella ricostruzione della storia messicana precolombiana. Insomma, un gran fermento di attività, a riconferma che la cooperazione italomessicana è vitale, intensa e proficua, grazie ai rispettivi talenti e creatività, derivati dal ricco bagaglio ereditato dalle rispettive storie e culture millenarie. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 9 Quaderni di Casa America 9 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Quando la sofferenza diventa arte SonIa pedalIno ASSOCIAZIONE R. AIOLFI Artista, militante comunista, anticonformista, donna indomita e vitale, a dispetto di un’esistenza segnata dal dolore, Frida Kahlo, non incarna solo l’anima del Messico, ma è un mito che ha catturato l’immaginario collettivo. “Pensavano che anche io fossi una surrealista, ma non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni.” (27 aprile 1953). Realtà che per gran parte della sua vita vedeva dal suo letto a causa della sua malattia. In con- comitanza con la mostra a Genova a Palazzo Ducale, l’associazione culturale “Renzo Aiolfi” di Savona, in collaborazione con la Fondazione Casa America di Genova, ha organizzato una esposizione di arte contemporanea, ispirata a Frida Kahlo che nello stesso tempo, vuole essere un omaggio alla grande artista. Ma chi è nello specifico Frida Kahlo? Era nata a Coyoacán, vicino a Città del Messico, il 6 luglio 1907, ma ha sempre dichiarato di essere nata nel 1910 perché si sentiva figlia della rivoluzione messicana, che proprio in quell’anno ebbe inizio. Suo padre era un fotografo nato in Germania da famiglia ebrea - ungherese e sua madre una benestante messicana di origini ispanico - amerinde. Affetta da spina bifida, che le causò l’arresto dello sviluppo della gamba destra, aveva continui dolori alla schiena e soffriva di problemi circolatori, che nel corso degli anni portarono all’amputazione delle dita dei piedi e poi della gamba. Fin dall’adolescenza manifestò una personalità molto forte, unita a un singolare Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 10 10 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO talento artistico e uno spirito indipendente e passionale, riluttante verso ogni convenzione sociale. Studiò inizialmente al Collegio Alemàn, una scuola tedesca, e nel 1922, aspirando a diventare medico, s’iscrisse all’Escuela National preparatoria. Qui si lega ai Cachuchas, un gruppo di studenti politicamente impegnati, il cui nome deriva dal berretto indossato come segno distintivo, e inizia a dipingere per divertimento i ritratti dei compagni di studio. Il gruppo ammira il rivoluzionario José Vasconcelos e si occupa in particolare di letteratura; molte attenzioni erano riservate soprattutto a Alejandro Gomez Arias, studente di diritto e giornalista, capo spirituale e ispiratore dei Cachuchas e di cui Frida si innamora. Il 17 settembre del 1925 rimane gravemente ferita nello scontro, contro un muro, dell’autobus sul quale viaggiava. L’incidente fu grave e ne conseguì una lunga degenza in ospedale e una faticosa riabilitazione durante la quale inizia a dipingere. Gli strascichi dell’incidente si faranno sentire per tutta la vita costringendola a numerosi interventi. Nel 1929 sposa Diego Rivera con il quale condivide la fede politica e la passione per l’arte, ma sarà un rapporto tormentato a causa dei continui tradimenti di lui. Anche lei lo tradisce a sua volta e così si separeranno nel 1939. Rivera tornò da Frida un anno dopo: malgrado i tradimenti non aveva smesso di amarla. Le fece una nuova proposta di matrimonio che lei accettò con riserve, in quanto era rimasta pesantemente delusa dall’infedeltà del coniuge. Si risposarono nel 1940 a San Francisco. Da lui aveva assimilato uno stile naïf, che la portò a dipingere piccoli autoritratti ispirati all’arte popolare ed alle tradizioni precolombiane. La sua intenzione era, ricorrendo a soggetti tratti dalle civiltà native, di affermare la propria identità messicana. Il letto a baldacchino, con annessa l’installazione di uno specchio che i genitori le regalarono, durante il suo prolungato immobilismo, ebbero per Frida un effetto sconvolgente e la portarono al ricorrente tema dell’autoritratto. Il primo che dipinse fu per il suo amore adolescenziale, Alejandro. Nei suoi ritratti raffigurò molto spesso gli aspetti drammatici della sua vita, il più importante dei quali fu senza dubbio l’incidente del 1925. Nonostante le avversità di ogni tipo, Frida non ha mai rinunciato a vivere quasi come una dea pagana, dedita alla bellezza e alla vita stessa. Non perde occasione per offrire grandi banchetti ai suoi amici, beve alcolici in grande quantità e fuma continuamente, ascolta musica in una atmosfera impregnata di profumi che la aiutano ad allontanare la malinconia. Frida capisce che vivere è un mistero da gustare più che da capire. Considera la sua infermità come un luogo nel quale coltivare lo spirito, il luogo della sua provata solitudine a cui nessuno può accedere e nel quale dar vita ad un linguaggio pittorico in grado di registrare la memoria Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 11 Quaderni di Casa America 11 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO del dolore nella sua dimensione quotidiana e nelle sue tragedie pre-vissute, come quella della mutilazione, un tema che compare nei suoi dipinti fin dal 1938, quindici anni prima che le venga amputata la gamba. I suoi quadri affrontano un’analisi profonda dei sentimenti come la colpa, l’amore, il desiderio, il dolore e la gelosia. La creatività è uno scudo per difendersi dal tempo, dalla minaccia della vecchiaia e della morte. L’immagine della pittrice è quella di un personaggio carismatico e cerimoniale con indosso i tipici vestiti messicani, soprattutto quelli della regione all’istmo Tehuantepec, accostati a capi da lei creati. Non segue una moda, ma crea una propria immagine originale. Il suo stile si irradia alla sua casa; Casa Azzurra Coyoacán che oggi è il suo museo e che fu il laboratorio della sua anima. La disabilità di Frida Kahlo è stata dissimulata dalla sua capacità di sublimare il dolore personale in opere artistiche che sono apprezzate a prescindere dalla sua straordinaria biografia. La sua vita, fu intensa e crudele, caratterizzata da tormenti e forti emozioni che le procurarono depressione, estraniamento, perdita. Ma la sua arte è testimonianza di un successo raggiunto che la salva dall’essere considerata sia una “vittima” che un’“icona con disabilità”, a dispetto di una cultura patriarcale, di un marito infedele e di un orribile incidente che avrebbero potuto alimentarne il mito di “eroina tragica”. Fin dagli esordi affrontò la sua difficile condizione opponendosi alla sorte avversa, riuscendo a trasformare l’immobilità in opportunità artistica e successivamente a trasformare la sofferenza in arte. Il dolore rappresentato nelle sue tele non è mai tragico, caso mai sfrontato e vivido: Frida disegna l’intensità e la debolezza del genere umano. I numerosi autoritratti, inusuali e pieni di colore, ci fanno percepire quanto questo corpo di donna ferita, sia stato centrale nella sua arte e nella sua esistenza. Frida era una donna con una forza speciale, probabilmente necessaria per dover affrontare sia i problemi di salute che quelli più strettamente personali. L’essersi sottoposta a trenta operazioni chirurgiche, alcune non indispensabili da un punto di vista medico, o l’accanimento con cui cercò di portare a termine ben tre gravidanze, senza riuscirvi, mostra la determinazione nel voler superare la barriera del suo corpo fragile, ritenuto un ostacolo per la sua forte personalità e l’enorme sete di vita. Questo rapporto ossessivo con il suo corpo martoriato caratterizza uno degli aspetti fondamentali della sua arte. Tre importanti esposizioni le furono dedicate nel 1938 a New York, l’anno successivo a Parigi e nel 1953, un anno prima della morte, a Città del Messico. Frida si spegne il 13 luglio 1954 nella sua casa a Coyoacán per edema polmonare. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 12 12 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Albero della speranza tieniti saldo SIlVIa bottaRo PRESIDENTE ASSOCIAZIONE R. AIOLFI La speranza e il dolore di Frida Kahlo sono la sua arte e hanno ispirato questo “omaggio”. L’arte di Frida Kahlo (1907-1954) è un tutt’uno con la sua vicenda umana ma, mi pare, che essa interpreti in modo esemplare il secolo in cui ha vissuto, così cadenzato dalle tante drammaticità (dalle due guerre mondiali, da Hitler a Stalin, all’olocausto nucleare di Hiroshima). Il suo corpo diviene la carta geografica di tali sventure, a partire dal maledetto incidente di cui è stata vittima a diciotto anni e che segnerà per sempre la sua vita, scandita per di più da decine di interventi chirurgici. Questa breve premessa è necessaria per addentrarci nella sua arte così complessa, unica dove eros e amore vanno di pari passo con pathos e dolore, senza, però, mai abbandonare la speranza. Ha scritto nel suo diario: Non ho mai dipinto i sogni. Ho dipinto la mia realtà. La sua sete di vivere non è stata compressa e abbattuta dalle sventure fisiche che l’hanno segnata, anche psicologicamente; l’aver avuto il coraggio di ascoltare il suo cuore pulsare e battere per l’amore del marito Diego Rivera, aver creduto nella forza della natura e nella storia financo autentica e sociale delle sue Genti l’hanno, certamente, aiutata a trasformare il dolore in una sorta di grimaldello per scavare nella quotidianità per arrivare alla verità. Renderle omaggio non è facile senza cadere nel banale, perché la Kahlo è tutt’altro che con- Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 13 Quaderni di Casa America 13 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO venzionale e insignificante, nulla nelle sue tele è pedestre, scialbo o dozzinale, ogni riferimento, anche minimo, ha qualcosa di inconsueto e, perciò, è singolare: dai colori accesi e della tradizione folcloristica messicana, al suo personale “verziere” che discende molto dalla pittura fiamminga financo barocca, ma risolta in chiave “rivoluzionaria”, così come i ritratti che vanno al di là del mero dato personale ma raccontano, tra le sue dipinte, nette e arcuate sopracciglia, il legame stretto con l’uomo della sua vita, fino al calvario delle sue carni, raggiungendo un richiamo universale alle torture effettuate nel secolo in cui ha vissuto. Pittura in forma di crasi sociologica e d’arte; canto al piacere, ai piaceri della vita; festa di colori, quelli della sua amata Terra, quelli presenti a tutte le latitudini nelle leggende, nei costumi delle varie etnie, nella musica e nelle poesie delle Genti del Mondo. Mi ha colpito, osservando i suoi lavori, la ricerca dell’anima dell’abitare, ovvero, la pittrice messicana avverte la comunità come avventura alla ricerca delle pluralità dei modelli di vita posti all’interno dello scorrere del tempo che, anche, inconsapevolmente ci affascina, guardando le testimonianze delle pietre che nel tempo hanno trasformato una condizione naturale in una condizione culturale. La città, il luogo ove si vive, se indagato in quest’ottica, diviene essa stessa strumento di comunicazione, molto complesso, dove noi possiamo riscoprire il nostro essere partecipi di una comunità. La ricerca della propria identità dentro una città fisica, carica di valori simbolici, deve necessariamente passare attraverso il senso di appartenenza a un territorio, sia fisico, sia culturale, sia sociale e politico, alimentando la nostra speranza per il futuro. Frida Kahlo, a mio parere, sentiva la città come casa collettiva e sapeva che nelle periferie viveva lo specchio, autentico e inesorabile, dello scorrere di ogni giorno fatto di drammi e dell’avventura dell’umanità, mentre nel centro storico si è sedimentata la stratificazione densa delle esperienze storiche e delle memorie, da cui non si può e non si deve fuggire. La città diviene una sorta di grembo umano dove si alimentano le radici ed il senso della civiltà, tra promesse e utopie. Pare davvero sconcertante il fatto che la Kahlo non abbia potuto divenire “madre” biologica, ma certamente è stata “madre” di una visione viva e vitale del suo essere donna libera in un contesto, come quello dell’America Latina, dove la condizione urbana si espande a ritmo serrato (così in Asia e Africa) avanzando nuove richieste: le piazze, gli ospedali, i mercati ecc. divengono di essenziale importanza, un diritto andando al di là di una mera visione ideologica; in ciò la Kahlo è stata alimentata dall’esuberanza della Natura della sua Terra, senza esaltare appieno una città “proletaria” e popolare che può favorire la ghettizzazione ma Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 14 14 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO cercando di capire, invece, la dialettica di cui una città è formata: non solo lotta di classe, ma dialogo, alleanze, condivisioni, osmosi e trasformazioni. Alcune sue opere mi sembrano vere preghiere laiche: un inno alla bellezza atemporale delle città e, allora, chiudo con alcuni versi di Giorgio Caproni dedicati a Genova: “La mia città degli amori in salita, Genova mia di mare tutta scale e su dal porto, risucchi di vita viva fino a raggiungere il crinale di lamiera dei tetti, ora con quale spinta nel petto, qui dove è finita In piombo la parola, jodio e sale rivibra sulla punta delle dita che sui tasti mi dolgono?... Oh il carbone a Di Negro celeste! Oh la sirena marittima, la notte quando appena l’occhio s’è chiuso, e nel cuore la pena del futuro s’è aperta nel bandone scosso di soprassalto da un portone” (Sirena, da “Il passaggio di Enea”, 1952) Le mie osservazioni hanno il mero intento di fare da breve preambolo all’impegno che gli Artisti partecipanti a questa inedita rassegna hanno impresso al loro “esserci” accettando, con autentico impegno e fervore, l’invito a cimentarsi con questa complessa figura dell’arte contemporanea. Attraverso tali lavori, forse, o meglio questa è la scommessa, vorremmo scoprire ancora molto di questa Donna, del suo fare arte perché ogni opera è il suo universo che custodisce la sua esistenza e, a ben guardare, le emozioni universali. A tutte queste “voci” dell’arte contemporanea un grazie sentito. Ora in sintesi un conciso commento per ciascuno per mettere in rilievo le loro peculiarità perché saranno, poi, le opere a comunicare, certamente, meglio e molto di più di queste mie parole. GLI ARTISTI CHE RENDONO “OMAGGIO” A FRIDA KAHLO Maria Paola Amoretti, allieva a Milano dello scultore Mauro Baldessari. Indaga con forza, oltre agli schemi imperanti, la vera identità del sé e del rapporto con l’altro e fa ciò con la semplice “terra” che viene manipolata, decorata con ritmi liberi, coinvolgenti laddove si avverte forte la visione illuminante dell’arte intesa come comunicazione universale con percorsi costellati da rimandi, storici, umanistici, sociali, politici, non tralasciando ombre e proiezioni dell’infanzia. Dino Aresca, usa il colore in un modo originale e non scevro dall’antica lezione appresa da Pietro Mazzotti con la scultura lignea. Cerca la bidimensionalità con spatolate spesse di colore e col “dripping” lascia una comunicazione libera. Nelle sue opere si avverte la ricerca, anche, di una sorta di carta geografica delle emozioni contemporanee, catturate in una rete, reticoli di luci dove emerge la forza del “segno”, della parola visiva che vuole scrivere o riscrivere le tracce dell’ordinario, Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 15 Quaderni di Casa America 15 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO esaltando la spazialità, l’intimità e la spiritualità di un artista. Sandra Cavalleri, artista che da decenni si dedica alla ceramica che “comunica” anche la sua vicinanza allo yoga. Abile nella tecnica raku declinata in modo personale, ricerca una forma naturale di comunicazione dove le forme, i gesti, i colori sono “altro” dalla vita frenetica reale: ai confini, quindi, tra il caos metropolitano e l’indagine necessaria alle radici culturali di ognuno di noi, dove anche la minima cosa può essere essenziale, cercando il limite straniante tra realtà e finzione. Anna Corti, artista informale, ovvero usa la tela, le stoffe, per scrivere con altri frammenti e/o lustrini lemmi di quegli alfabeti del Mondo che paiono tenerci lontani gli uni dagli altri, ma in realtà solo quei segni ed il colore ci unificano in un canto universale. I segni, poi, alla fine siccome non c’è il disegno, sono matasse, grovigli spesso disperati, altre volte invece ricchi di vita interiore per arrivare a quella vita così priva di un ordine interno ma creata dalla volontà ferma di ogni persona. Pittura certamente non decorativa, scenografica, coinvolgente. Tessuti, quindi, per cattura l’inafferabile. Maria Giulia Drago, con i colori fulgenti di quel sole splendente nella cultura antica del centro America, la portano a far vibrare il suo lavoro dal di dentro, sentendo forte i legami, anche più intimi, che legano la Kahlo alle sue Genti. La natura alimenta la percezione dell’im- maginario, così la passione, la sessualità sono un tutt’uno in questa Pittrice che è diventata, non a caso, un simbolo universale dell’emancipazione femminile e la Drago ne avverte la forza interiore, la musicalità dell’armonia che Frida cerca tra sé e la natura per cercare pace e dare un senso alla vita di tutti, anche degli umili, dei più sventurati dal fato. Silvia Fucilli mette in luce una attitudine molto personale che, seppur connessa, in un certo modo, alle atmosfere di Alberto Sughi, svolge con una tavolozza rutilante, violenta, vistosa congiunta ad un segno calcato. Crea situazioni finanche incorrotte, in un certo senso, accentuate dal volume degli abiti delle sue donne, spesso sensuali, con un “racconto” ricco di riferimenti ambientali ed esuberanti di decorazioni. Pittura di grande effetto coloristico e di forme fatte spiccare volutamente, ridondanti, alcune vogliono essere provocatorie e provocanti, forse per rimarcare uno spirito di vera ribellione ed emancipazione femminile. Roberto Giannotti, architetto, designer, ceramista. Ha scritto: “Perché la ceramica? Perché è creazione, gioco, emozione, sogno, fantasia che diventa materia pura”. Perché è la mia sfida di voler creare, di far nascere qualcosa dalle nostre mani, di trasformare una nostra idea in materia pura(…)”. La tradizione ligure, legata alle Albisole ha influenzato la sua originale comunicazione: dalle pignatte alle sue “ sogliole” dove luce e forma giocano in Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 16 16 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO molti rimandi in un caleidoscopio di colori, segni che mettono in risalto la fantasia dell’artista, così alchemico con la realtà che lo circonda. Luisa Giovagnoli fa parte di una scuola legata all’arte sempre “verde” genovese che va dalla musica alla poesia, alla pittura (da Tenco a De Andrè, da Caminati al Gruppo Cobra per citarne alcuni). In tale contesto la Nostra, allieva di Luigi Maria Rigon, usa le geometrie per scandire comunicazioni visive sempre puntuali caratterizzate da pregnanza figurativa, soprattutto tali puzzle ci introducono alla ricerca sul paesaggio che penetra, quasi, con le case, gli alberi cercando una vera sintesi essenziale. Altre volte la sua pittura è lo specchio di molte inquietudini contemporanee ed i suoi lavori debbono essere letti cercando, anche, quella poetica del contrasto che pare alimentarli. Carlo Giusto è rimasto colpito dal grido di Frida rivolto alla natura: essa non è una barriera, un muro di mattoni scanditi dal tempo, da abbattere, una barriera divisoria tra l’uomo contemporaneo e la sua vita, anzi l’essere umano vive bene solo in un ambiente naturale rispettato, compreso appieno e tutelato. Così pennellate larghe scandiscono, come in una dettato di una lapide, questa verità universale, anche etica, che deve rimanere imperitura. Segni veloci ed espressivi che interagiscono in un dialogo serrato sui meccanismi della percezione attraverso atmosfere sospese, financo enigmatiche. Bruno Gorgone con le sue peculiari mitocromie guarda incantato il “giardino” della vita di Frida (dalle angurie sapide, ai colori sgargianti dei pappagalli ) dove le luci rade, calde, esplodenti imprimono forza alla spirito di libera ribellione della Pittrice. Un “giardino” che diviene icona alla ricerca di una sorta di armonizzazione degli elementi che s’incontrano nella vita di ognuno con la forza della speranza di un canto del verziere che venga ascoltato, fuori dagli schemi convenzionali. il suo lavoro si contraddistingue per una progressiva sintesi fra segno, forma e colore, sino ad evolvere verso una pittura di pattern quale “linguaggio concettualmente avanzato dei reciproci scambi tra figurazione e astrazione” come hanno rilevato i critici Tommaso Trini e Vittorio Sgarbi. Rossana Gotelli, lavora a Quarto, nel levante genovese. Ha frequentato lo studio dello scultore Lorenzo Garaventa ed a Milano artisti rappresentanti dell’Arte Povera. Nelle sue sculture ceramiche cerca, sempre, di scovare ciò che non appare: tra gioco e sogno e mettendo l’opera a diretto contatto col fruitore spronandolo ad interrogarsi. Le opere sono mutevoli, intrise di “semi di vita” e di sete di vita. Chi guarda può avverte che vi è la massima libertà, non ci sono regole, dobbiamo ascoltare il cuore e andare “oltre” alla vita quotidiana, abbandonandoci alle nostre emozioni ed ai sentimenti: desideri, passioni, odi, felicità, morte. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 17 Quaderni di Casa America 17 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Carlo Iacomucci, maestro dell’incisione e pittore. È di origine urbinate e tale retroterra culturale è sempre ben presente nel suo colto ed articolato bagaglio iconografico, innestato nelle Marche dove vive e lavora. Le sue opere sono delicate e, nel contempo, intense come i versi di una poesia. La sua cifra originale va oltre il mero dato storico e quotidiano per parlarci di un mondo, forse, ideale dove la natura con la bellezza dialoga con l’uomo e cerca di insegnargli la qualità della vita nel rispetto del paesaggio, sia quello naturale sia quello culturale dove si vive e si opera, sia quello mentale. Il suo segno è sempre dinamico, elegante, in evoluzione ed innestato in una composizione euritmica, basata sull’equilibrio musicale delle forme e dei colori. Caterina Massa, dagli anni Novanta del Novecento, incessantemente compie ricerche sulla materia (la creta) e sulle tecniche (raku) fino ad esiti scultorei sempre più indefiniti, informali, pur mantenendo una insita poetica e musicalità. Lavori, anche, introspettivi, carichi di emozioni, in cui vi è la magica mescolanza della fragilità della Terra con la durezza della tecnica usata in modo magistrale e che indica l’asprezza, l’inclemenza delle vicende umane fino alla disabilità che non può e non deve essere un limite. Opere le sue che sono da inserire tra realtà sociale e sensibilità lirica. Maria Luisa Montanari, mette in luce una straordinaria padronanza delle difficili tecniche dell’acquerello e dell’in- cisione. Il suo segno, tagliente, interrogativo indaga il “racconto” intimo del soggetto svolto, ponendolo alla nostra riflessione. Avverte la natura e l’uomo intrecciati indissolubilmente, in un sol respiro. Opere le sue razionali e, anche, metafisiche con echi simbolisti. Spesso lo “spazio” dove si svolge il suo racconto “visivo” ci porta a luoghi inverosimili, favolistici, immaginativi con un verziere rigoglioso oltre il reale, indicendo, così, un’idea di inquietudine diffusa e molto calzante con l’attualità. Vittorio Patrone, personalità creativa che spazia dalla fotografia alla pittura alla ceramica. Con la fotografia resta, come dire, ancorato alla realtà, fissandone momenti da istantanea narrativa. Con la pittura, invece, vuole evadere dalla realtà con visioni siderali, alla ricerca di un mondo primigenio e, quindi, comune a tutti, quasi alla ricerca di una mitologia contemporanea, stando al di fuori della pop art. La ceramica, più concreta come materia povera e universale, diventa luogo per le forme, i colori e dove la natura è sentita come monumento ed armonia tra artificio e realtà cercando di dare vita ad un inedito dialogo che sfocia nello stupore. Ylli Plaka, diplomato a Tirana in ceramica e scultura, si è trasferito in Italia dal 1991 ed ora vive e lavora a Savona. La sua arte è considerata una delle voci più originali della scultura con la ceramica: esamina attentamente le forme ed i loro significati traendo una comunicazione ri- Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 18 18 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO volta al fruitore nello scandaglio di un universo molto contemporaneo, seppur mosso dall’interesse per il primitivo, ovvero le radici della culture. La sua costante maturazione lo ha portato a giungere ad un personale specifico linguaggio che fa di Plaka uno dei protagonisti dell’attuale plastica italiana ed europea. Cristina Sosio mette in campo una sua particolare versatilità, eleganza e leggerezza compositiva, percorrendo le varie tematiche attraverso una “lettura” del tutto personale e con l’uso affinato dalla ricerca della tecnica, conquistata, ormai, con vitalità e autenticità. Le sue opere, sempre coinvolgenti, indagano anche i particolari, arrivando ad una atmosfera stimolante tra sogno e realtà, Segno delicato e di fuoco nel contempo. I suoi personaggi, classici ma, in un certo senso, disinvolti hanno una sorta di doppia vita come i personaggi dei miti ai quali molto spesso si riferisce. Nani Tedeschi, artista che ama la letteratura, la poesia, i grandi della storia (da Cervantes a Garibaldi), fissandone tratti psicologici anche intimi con il suo “segno” vigoroso, formidabile, a volte molto drammatico, espressivo. Profili incisi sulla carta che stanno tra la Sacra Rappresentazione popolare ed i Compianti, giungendo a vere laudi laiche. Ritratti fulgenti, schegge di natura silente con una innata eleganza anche in certe figure strizzate dal dramma, altri segni più croccanti e ricchi di pathos. Idee, immagini, visioni, richiami alle radici (per Tedeschi il suo Po con le brume) in uno spazio abitato dalla cultura popolare, avvertita come linguaggio condiviso, seppur ancora misterioso per certi aspetti, pur essendo globale. Giuseppe Trielli immerge la figura femminile di Frida in un universale “canto” dedicato alla Natura, quella sua di figlia, prima, compagna e madre purtroppo mancata, poi inserita nel contesto del paesaggio che entra dentro il suo modo di essere, rispettoso delle tradizioni, delle idee, dei sentimenti. Nell’emblematica ricerca dal suo esordio nel 1967 ad oggi, l’artista è molto impegnato con una pittura, si può dire, d’ordine naturalistico, via via maturata con linguaggi originali tra formale-informale ma, pur sempre, molto armonica e poetica. Opere che paiono avere anche alcuni punti di contatto con l’esistenzialismo inteso quale filosofia che vede la vita come l’agitarsi, a volte, inintelligibile della materia. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 19 Quaderni di Casa America 19 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Amoretti Maria Paola: Omaggio a Frida Kahlo, terra refrattaria bianca con interventi con terre fini colorate di pasta rossa, blu, verde e nera, cm. 27x30x33 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 20 20 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Aresca Dino: Risuona nell’anima, olio su tela cm. 100x100 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 21 Quaderni di Casa America 21 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Cavalleri Sandra: Frida, raku, raku nudo e viti in ferro, cm. 22x20x56 (h.) Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 22 22 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Corti Anna: W la vida, disegno, pittura e collage su telo ricavato da lenzuolo ricamato, cm. 100x85 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 23 Quaderni di Casa America 23 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Drago Maria Giulia: Omaggio a Frida Kahlo, 2014, olio su lino, cm. 100x100 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 24 24 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Fucilli Silvia: Omaggio a Frida, olio su tela, cm. 100x60 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 25 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Giannotti Roberto: Albisola omaggio a Frida, olio su tela, cm. 30x30 25 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 26 26 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Giovagnoli Luisa: Fuga dal tempo, olio su tela, cm. 100x60 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 27 Quaderni di Casa America 27 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Giusto Carlo: Forme e colori, tutto esiste e si muove, acrilico su tela, cm 70x70 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 28 28 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Gorgone Bruno: Duets, 2011 – 2014, olio su tela, cm 80x100 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 29 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Gotelli Rossana: Omaggio a Frida Kahlo, tecnica raku, cm. 17xh12x9 29 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 30 30 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Iacomucci Carlo: F.K. - Un volo per vitafiorita, 2014, acrilico e penna china, cm. 35x50 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 31 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Massa Caterina: Custode di Memorie, ceramica raku, cm. 35 diametro 31 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 32 32 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Montanari Maria Luisa: L’armonia del cerchio della vita, olio su tela, cm. 100x120 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 33 Quaderni di Casa America 33 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Patrone Vittorio: A cielo aperto, acrilico e tecnica mista su tela, cm. 40x30 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 34 34 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Plaka Ylli: Libera, grès 1260° C, cm. h 36 x 21 x 13 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 35 Quaderni di Casa America 35 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Sosio Cristina: Frida, olio su cartone telato con inserti di carta ritagliata, cm. 70x40 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 36 36 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Tedeschi Nani: Per Frida Kahlo, 2014, tecnica mista su carta, cm. 100x53 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 37 Quaderni di Casa America 37 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Trielli Giuseppe: Il giardino infinito (La ragazza di Gauguin), olio su tela, 2009, cm. 100x100 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 38 38 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Frida Kahlo, ricordi, colori ed emozioni Frida rappresenta identità di donna, di artista e di messicana fabIola guentheR Quezada PITTRICE vano mia nonna e mia mamma, il patio interno con le piante curatissime. Quest’ambiente era per me, che non vivevo più con i miei genitori, senza dubbio molto accogliente. I miei viaggi in Europa, la curiosità di vedere dal vivo le opere dei grandi mae- Ho sempre amato disegnare. Sono cresciuta in un paese vicino a Città del Messico circondato da campi d’agavi, da un cielo azzurro e luminoso sempre nostalgicamente in me presente. I colori che producono quella luce sono nelle mie vene e vanno diritti sulla tela. Da giovane, quando studiavo a Città del Messico, ho visitato diverse volte la “casa azul”; allora non era necessario fare la fila e pagare il biglietto come invece occorre oggi. Entrare in quella dimora era magico, mi ricordava alcune case del mio paese, quell’ambiente mi era molto famigliare. Il tipo di cucina, le pentole appese al muro, come ave- La pelona, olio su tela, 2014, cm. 40x40 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 39 Quaderni di Casa America 39 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO stri dell’arte in Italia, Francia, Inghilterra, Spagna, Svizzera e Germania e il percorso intrapreso all’accademia di Brera a Milano; è stato il periodo più bello della mia vita. Dove mi sono confrontata con artisti appartenenti al mondo antico, moderno e contemporaneo. Frida anche se non possedeva una qualità artistica classica, rinascimentale, aveva una valenza universale. Attraverso i suoi quadri racconta tutta la sofferenza che accumuna gli essere umani, plasmata con simboli, dettagli e in particolare il dolore fisico femminile. Oggi il dolore che condivido con l’essere umano è: malinconia, demoralizzazione, miseria mentale; una lotta interna. La ricerca Mujercita, olio su tela, 2007, cm. 40x30 dell’anima, dove trovare forza e ottimismo, è sempre più difficile. La figura umana frammentata vuole donare piacere visivo, ma allo stesso modo chiede allo spettatore di riflettere. Come Frida amo la vita, la solidarietà verso il prossimo, il debole e il popolo. Mia figlia da piccola era molto attratta da un libro della Kahlo che avevo portato con me dal Messico, mi diceva quanto la sua vita assomigliasse a quella di Frida, infatti, anche lei aveva i “nonni così lontani, così diversi” e s’identificava anche fisicamente nel dipinto “mis abuelos, mis padres y yo”. Mia figlia è nata nel 1993, anno in cui cominciò a svelarsi l’aberrante femmi- Alas para volar, tecnica mista su tela, 2014, cm. 40x40 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 40 40 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO nicidio che tuttora colpisce il Messico. Per questo motivo, vedere mia figlia crescere in Europa mi è stato di conforto. Come Messicana essere lontana dal mio paese, leggere e sentire quello che vi accade, mi mortifica e mi fa male. I miei dipinti, spesso, portano a riflettere sulla situazione odierna della mia patria. Frida Kahlo, icona dell’arte latinoamericana nel ‘900. Figlia di un emigrato dall’Europa, trova continuità in un’esperienza inversa e con- 43, acrilico su tela, 2014, cm. 40x40 temporanea - la mia - che parte dal Messico e arriva in Europa, confermando l’Europa odierna quale terra d’opportunità culturale con Genova come porto d’incontro. fabiola Quezada nasce a temascalapa vicino a città del Messico. nel 1991 ottiene la laurea in amministrazione industriale al politecnico di città del Messico, contemporaneamente studia pittura con l’artista messicano José Sirahuen e partecipa alle prime mostre collettive. nel 1992 il lavoro e la vita familiare la portano a stabilirsi in europa. dal 1999 studia all’accademia di belle arti di brera a Milano, dove approfondisce il tema del corpo nella pittura e nella fotografia e dove si diploma in pittura nel 2003. Vince il premio lissone 2004. le sue opere fanno parte di collezioni d’arte pubbliche e private in Italia e in Svizzera. Vive e lavora tra la Svizzera, l’Italia e il Messico. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 41 Quaderni di Casa America 41 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Il dolore delle donne Dal Messico al Congo, passando dall’Europa caRlotta gualco DIRETTRICE DEL CENTRO IN EUROPA E COORDINATRICE DELLE ATTIVITÀ DI FONDAZIONE CASA AMERICA Dalle molteplici suggestioni indotte dalle opere e dalla vita di Frida Kahlo ce n’è una, suggerita anche da alcuni contributi a questo numero dei “Quaderni di Casa America”, che mi ha indotta a qualche riflessione. Come sottolinea assai efficacemente Sonia Pedalino, la vicenda della pittrice messicana può essere riassunta nel paradigma della “sofferenza che diventa arte”. Tra le sue numerose opere ispirate dal dolore, mi colpisce “La Columna Rota” del 1944: il corpo giovane e grazioso di Frida è squarciato e come tenuto insieme dalle cinghie di un busto. A sorreggerne la posizione eretta e il capo una colonna fratturata in più punti. Una miriade di chiodi ne trafiggono il corpo e il viso, solcato dalle lacrime. Un’intensità della raffigurazione del dolore che ho ritrovato in una delle opere della mostra Color y vida: 20 artisti per Frida Kahlo, e cioè la scultura “Frida” di Sandra Cavalleri. Un busto senza volto, stretto dalle cinghie; un feto a ricordare la maternità tanto desiderata dalla pittrice messicana e mai realizzata. Il dolore del corpo e dell’anima, come ricordano le biografie, pervade la vita e l’attività artistica di Frida Kahlo. La storia del suo dolore riecheggia temi più generali della sofferenza umana e femminile, come nel “richiamo universale alle torture effettuate nel secolo nel secolo in cui visse” (Silvia Bottaro), riportando in qualche modo alla mente Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 42 42 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO La Columna Rota (© http://www.museodoloresolmedo.org.mx/blog/portfolio-item/frida-kahlo/) l’“aberrante femminicidio che tuttora colpisce il Messico” (Fabiola Quezada). Crimini spaventosi che richiamano il quadro di Frida “Unos cuantos pique- titos!” (1935), ispirato ad un fatto di cronaca. Una donna giace morta sul letto, nuda: indossa solo una calza arrotolata sulla gamba e una scarpa. San- Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 43 Quaderni di Casa America 43 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Unos cuantos piquetitos! (© https://www.google.com/culturalinstitute/asset-viewer/a-few-small-nips/oQG_590SEeTDaw?exhibitId=wQa9NecS) gue dappertutto, anche sulla cornice del dipinto; il corpo è martoriato dal coltello di un uomo, ritto accanto a lei, che la guarda. Il titolo, che campeggia in un cartiglio sostenuto da due uccelli, suggerisce ironicamente che, per l’autore del crimine, tutto sommato non si è trattato di una gran cosa: “[Le ho dato] solo qualche piccola pugnalata!”. Come se la colpa dell’assassinio ricadesse sulla vittima e non sul carnefice: quante volte abbiamo sentito aleggiare questa interpretazione in occasione di atti di violenza perpetrati ai danni delle donne? Il tema universale del dolore “specifico” delle donne, quello causato dalla violenza degli uomini, mi induce a fare a mia volta un’associazione. Il premio Sacharov, il riconoscimento che ogni anno il Parlamento europeo assegna a chi si distingue nell’ambito della libertà di pensiero, è andato quest’anno a un gineco- Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 44 44 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO © http://www.europarl.europa.eu/resources/library/images/20141015PHT74186/20141015PHT74186_original.jpg logo congolese, Denis Mukwege, ribattezzato “l’uomo che ripara le donne” per la sua opera indefessa di cura delle donne vittime di stupri di guerra nel suo Paese. Ascoltarlo dal vivo a Genova, al Palazzo Ducale, è stato per me e credo per molti altri presenti un misto di orrore e di speranza. Orrore per la sistematicità e ferocia della pratica, destinata a distruggere “in modo più economico” di una guerra combattuta il tessuto sociale del nemico; orrore per la gravità dello strazio inflitto alle donne sotto il profilo fisico e morale; orrore perché i mariti di queste donne, umiliati dallo stupro, spesso abbandonano le loro compagne, come se fossero strumenti ormai inutilizzabili e non persone profondamente ferite, delle quali prendersi cura. Speranza per l’opera del dottor Mukwege e dell’ospedale Panzi da lui fondato a Bukavu (Repubblica Democratica del Congo) nel 1998. Attraverso la Fondazione Panzi, non ci si limita alla cura fisica e psicologica delle donne ma ci si impegna anche a renderle autonome sotto il profilo economico, ad esempio attraverso iniziative di auto imprenditorialità. Le donne non vengono solo “riparate” ma si tenta anche di farle rinascere, avviandole a un nuovo e diverso modello di vita. Il Premio Sacharov 2014 è in sostanza un uomo che sostiene una risposta positiva e di autoaffermazione da parte delle donne. La stessa risposta che dà Frida Kahlo, colpita più dalla sorte avversa che dall’esplicita violenza di altri (i tradimenti del marito Diego Rivera, per altro ricambiati, ritengo possano rientrare nell’”ordinaria amministrazione” di gran parte delle vite sentimentali di ognuno). Frida reagisce e dispiega, come sottolinea ancora Pedalino, la sua forza di spirito sfuggendo, attraverso la sua arte e il suo stile di vita, al cliché della “vittima”, dell’“icona con disabilità” e dell’”eroina tragica”. Uno straordinario esempio per tutte le donne, e per tutti gli uomini. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 45 INTERVENTI tenuti il 20 settembre 2014 a Palazzo Ducale durante la presentazione del precedente numero di questa rivista “Frida Kahlo tra Messico e Italia” Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 46 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 47 Quaderni di Casa America 47 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO lucIano capRIle CRITICO D’ARTE Vorrei innanzitutto fare una breve riflessione sul rapporto tra Frida Kahlo e Diego Rivera. Come ha detto l’ambasciatore Ruiz-Cabañas, Rivera è stato un grande artista che ha sperimentato un percorso importante in Europa, specialmente in Francia. Nel 1907, più o meno contemporaneamente alla nascita di Frida Kahlo, Diego si reca prima a Madrid, quindi in Olanda, a Londra e finalmente approda nel 1912 a Parigi dove ha modo di conoscere artisti del calibro di Modigliani e di Picasso entrando in stretto rapporto col mondo dei cubisti. Nell’esposizione del Ducale compaiono infatti alcune tele d’ im- pianto cubista di quel periodo a testimonianza di come su di lui abbia influito questa avanguardia. Un altro evento importante avviene nel 1921 e riguarda il suo rapporto con l’Italia. Per la prima volta in questa mostra vengono esposti i suoi taccuini, i suoi appunti del viaggio intrapreso nel nostro Paese che costituiscono una sorpresa per i visitatori. A Venezia l’artista s’innamora del Tintoretto riprendendone e reinterpretandone alcuni elementi stilistici. Tuttavia non si limita a questo: studia la tecnica dell’affresco apprezzando soprattutto Michelangelo che diventerà un costante punto di riferimento nei suoi murales dove entra infatti in gioco la maestosità e la monumentalità. Molti potrebbero rinvenire nelle opere di Rivera anche un’impronta naif rilevabile solo attraverso un’interpretazione del suo mondo e del suo tempo. Tornato in Messico, si dedica quindi ai murales: mentre è intento a dipingere a Città del Messico “La creazione” avviene l’incontro con Frida Kahlo. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 48 48 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Frida in quel momento è una studentessa di pittura affascinata da Diego Rivera, una personalità di prim’ordine dell’arte messicana. Lei entrerà più tardi nella vita di Rivera e nelle sue opere, come dimostra chiaramente l’attuale esposizione. Nel 1938 Breton, interessato a organizzare una mostra a Parigi di Rivera, si reca a Città del Messico e rimane folgorato dalla pittura di Frida. Breton era alla ricerca di aderenti a quel surrealismo che aveva fondato nel 1924 con Miró e Masson: trova pertanto in Frida Kahlo una persona al di fuori di quel clima surrealista che fino allora si respirava in Europa. Vede nelle sue opere un surrealismo vissuto nell’intimo. Breton riesce a convincerla a esporre i suoi lavori in una mostra a Parigi. Nel 1939 la Kahlo, recatasi nella capitale francese, ha un impatto traumatico con la realtà surrealista, come risulta da una lettera inviata all’amico fotografo Nickolas Muray: le dissertazioni nei caffè e nei salotti di questi personaggi vengono da lei interpretate come fuorvianti e lontane dalla vita. Lei infatti è abituata a trovare dentro di sé quello che costoro ricercano nei sogni, nell’immaginario. Frida usa se stessa come modello impietoso: in un suo autoritratto addirittura esaspera certi suoi difetti estetici come le folte sopracciglia e la peluria sul labbro. Nel testo di Bellingeri, che compare nell’ultimo numero dei Quaderni di Casa America, viene messo in risalto come sia il corpo stesso di Frida Kahlo a tradursi in opera d’arte, in un suggerimento di sofferenza esistenziale. In una citazione di Picasso Frida Kahlo viene celebrata come un’artista capace di trasmettere attraverso i suoi autoritratti tutto quel mondo interiore che ci riguarda. Perché l’arte di Frida è così popolare oggi? Perché lei è riuscita a inserire nei suoi lavori l’universo delle nostre insicurezze e la difficoltà di vivere. In conclusione sia Diego che Frida hanno esibito una straordinaria capacità non solo di rappresentare la realtà che li toccava da vicino ma anche di proiettarla nel nostro tempo. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 49 Quaderni di Casa America 49 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO MaRco cIpollonI UNIVERSITÀ DI GENOVA E UNIVERSITÀ DI MODENA E REGGIO EMILIA Il percorso di questa mostra è molto ricco di spunti circostanziali, che ci invitano a riflettere sui tempi e i luoghi del rapporto tra Diego e Frida, ma anche sul contrappunto che molto spesso è stato utilizzato come chiave di lettura, sia artistica che personale e politica, di tale rapporto. Come contributo a questa riflessione mi piacerebbe spostare l’attenzione dalle molte cose che in mostra ci sono verso alcune di quelle che ci sono di meno, o in modo meno esplicito. Questa è una mostra di pittura, come è giusto che sia. Io però vorrei provare a ripercorrere l’arte e la vita di Diego e Frida attraverso l’occhio di un corpus fo- tocinematografico, considerato da varie angolature. Il punto di partenza è la diversa importanza che la fotografia ha avuto per le diverse generazioni cui appartengono Diego (nato nel 1886) e Frida (nata nel 1907). Oltre alla sottolineatissima differenza di genere e di prospettiva di genere, c’è infatti, tra Diego e Frida, anche una fondamentale differenza di generazione. In Messico, il loro scarto generazionale comporta una diversa contemporaneità con la Rivoluzione messicana, e con tutti i processi di trasformazione sociale, economica e culturale ad essa collegati. Rispetto a questo divario, la fotografia e il cinema muto sono stati un elemento linguistico di notevole forza testimoniale. Il riferimento è al cinema muto e non al cinema in genere non solo per ovvie per ragioni filologiche (cioè perché ai tempi della rivoluzione messicana il cinema era muto e il muto era il cinema), ma anche per ragioni assai più strettamente fotografiche e di dialogo con la fotografia. Oggi siamo ormai abituati ad un fotogramma che si Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 50 50 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO è sempre più allungato, nel corso della storia del cinema, per dare spazio a una visione panoramica della nostra vita, ma anche per fare posto alle tracciature ottiche e magnetiche rese necessarie dall’introduzione del sonoro. Il fotogramma del cinema muto era quasi quadrato, in sostanza con una proporzione di 4:3, denominata formato 1.33:1. Quadri, riquadro e inquadratura sono parole che non casualmente restano ancora oggi ben presenti nel lessico professionale del cinema. Si tratta di un formato culturale che possiamo facilmente ritrovare anche nella storia dell’arte occidentale, non esclusa quella d’avanguardia (sperimentata anche da Diego, come la mostra ben documenta). Uno dei movimenti e delle riviste d’avanguardia che più hanno esplicitato questo peculiare rapporto tra contenuto e contenitore, sia in Europa che in America Latina (anche perché tra i promotori dell’iniziativa c’erano artisti spagnoli e latinoamericani), è la rivista “Cercle et carré” (che proprio in America Latina ha poi conosciuto una seconda serie, intitolata “Círculo y Cuadrado”). Secondo i membri di questo gruppo tutta l’avanguardia può essere rubricata nel segno di una tensione dialettica tra ciò che è tondo e ciò che è quadrato, cioè tra percorsi di (in)quadratura e rappresentazioni di circolarità e ciclicità. In questo gioco dialettico, la fotografia e il cinema muto incarnano molto bene il principio del carré. La fotografia, in particolare, è importan- tissima sia nella rappresentazione degli eventi e dei tempi di Frida e Diego, sia nella rappresentazione tanto della loro immagine fisica, quanto del loro rapporto. Entrambi sono stati molto fotografati, sia insieme che individualmente, Il corpus delle foto che li ritraggono è abbastanza ampio, ma è anche molto importante come canone linguistico. Per Frida, come tutti sanno, sono estremamente importanti gli autoritratti, le immagini di sé. Bene. I famosi autoritratti di Frida non sono semplici autoritratti, sono autoritratti in posa. Lei si ritrae lavorando davanti allo specchio per note ragioni di salute, ma anche per ragioni che non hanno a che vedere con la sua salute. Il modello che usa è spesso quello della posa fotografica, e lo è consapevolmente perché Frida è figlia di un fotografo di professione. Guillermo Kahlo era un fotografo. Quindi, fin da bambina, Frida è stata circondata dagli oggetti e dalle tecniche della fotografia, ma anche dalla grammatica della visione fotografica professionale. Quando si metteva in posa davanti ai grandi fotografi messicani, statunitensi e francesi, interpretando per loro il ruolo dell’esotica signora Rivera, Frida non solo sapeva bene cosa stava facendo, ma sapeva bene anche cosa loro stavano facendo. Anche nella parte della sua vita in cui ha cominciato a godere di una fama autonoma e propria ed è stata ritratta in quanto Frida Kahlo, questa coscienza Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 51 Quaderni di Casa America 51 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO non l’ha mai abbandonata (il suo sguardo, nelle foto, cerca e sente la camera molto più e in modo molto più determinato e consapevole di quanto non faccia lo sguardo di Diego). La Frida famosa, oltre a sè stessa, colloca nelle foto i suoi oggetti più pregiati, mischiando spontaneità e artificio, scena e messa in scena, con una maestria ed una naturalezza che viene da lontano. Si vede che, anche da bambina, nel teatro domestico delle foto di famiglia, Frida è stata fotografata da un professionista e si è abituata ad esserlo. A Frida piaceva molto aiutare il padre, anche nelle fasi di trattamento della pellicola, di sviluppo e di stampa. La sua visione, la sua idea di come inquadrare le immagini, di come costruire le immagini, di come costruire un ritratto ed eventualmente un autoritratto è dunque un’idea molto fotografica e fotograficamente molto consapevole. Molti altri elementi della sua arte dialogano con questa consapevolezza ed entrano in gioco grazie ad essa (per esempio le tavole votive, i santitos, ecc.). La foto è, per tutto il suo percorso di donna e di artista, uno dei moduli compositivi base del lavoro e della vita di Frida Kahlo. Il suo canone artistico trae origine, anche in termini formali, da un canone fotografico. Persino il formato dei suoi quadri è piuttosto piccolo, compatibile con quello delle fotografie e rimane tale anche quando le sue tele diventano relativamente grandi, come nel caso di Las dos Fridas e La mesa herida, i due quadri pre- sentati alla mostra del surrealismo del ’40, che segnano una svolta decisiva per la sua fama. Se consideriamo le dimensioni, vediamo che uno è perfettamente quadrato, mentre l’altro ha la proporzione di due quadrati accostati. Sono con tutta evidenza, conscia e inconscia, moduli di un discorso che nasce da una matrice formale. Il caso di Diego è diverso, ma non meno significativo. Diego usava le foto per rapportarsi agli ambienti da affrescare, per preparare i bozzetti, per controllare lo sviluppo del proprio lavoro e, ovviamente, almeno fino a quando non inventa i murales portatili (molti pannelli dei quali sono davvero molto fotografici), dipendeva dalle foto per far circolare fuori dal Messico l’immagine dei propri lavori. In parallelo con tutto questo, Diego e Frida sono stati per la fotografia anche oggetti rappresentati e da rappresentare, in quanto persone importanti e da fotografare. In prima battuta, possiamo pensare a queste foto come alle immagini che illustrano un album. In molte di esse Frida compare per esempio come oggetto ornamentale e decorativo. Viene cioè rappresentata come spazio prima e più che come soggetto autonomo. Esiste in rapporto a qualcos’altro (spesso a Diego). Non è lei l’oggetto principale della rappresentazione. La sua presenza non ha funzioni denotative, ma connotative. Il suo corpo vestito è scena e costume di scena, teatro e scenografia. Frida è un oggetto fotografico relativamente periferico, Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 52 52 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO associato ad altro e dipendente da altro anche quando si avvicina al centro della scena. In molte foto è associata alle sue case, o al suo lavoro di pittrice (è cioè raffigurata mentre dipinge). La Frida delle foto è in questo senso molto meno fotografica della Frida dipinta negli autoritratti. Mentre nei suoi quadri occupa quasi sempre una posizione molto centrale, molto assiale, nelle foto è spesso un po’ disassata, un po’ periferica. Questo vale per le foto che la rappresentano assieme al suo lavoro, assieme alle sue case, assieme agli animali, ma vale ancora di più per le foto in cui compare assieme al marito. Se per paradossale effetto della dilagante fridamania, Diego, come ha ben detto l’Ambasciatore del Messico, è ormai diventato il marito di Frida Kahlo, per gran parte della sua vita Frida Kahlo è stata l’esotica moglie e compagna di Diego Rivera. Il soggetto principale delle foto dove compaiono insieme è quasi sempre Diego Rivera, sia che si tratti di eventi artistici, sia che si tratti di eventi politici, sia che si tratti di inaugurazioni, ecc. Le didascalie, anche per effetto del machismo mediatico messicano, sottolineano impietosamente questo divario (“el pintor Diego Rivera”, “el pintor Diego Rivera, acompañado por su mujer”, “el pintor Diego Rivera, acompañado por su mujer, la también pintora Frida Kahlo”, etc.). Le cose cambiano poco quando si tratta di altri grandi personaggi dell’arte e/o della politica che vanno a visitare Diego e Frida in Messico. Il caso più famoso è quello di Trockij (anche in questo caso, a voler essere precisi, si tratta dei coniugi Trockij). Chi fa le riprese cinematografiche o inquadra la foto include intenzionalmente Frida, ma come un contorno, come una nota di colore (anche e soprattutto quando le foto sono in B/N). Il centro d’interesse della foto è l’incontro tra il pittore Diego Rivera e gli importanti personaggi che sono andati a trovarlo. Il Messico dei tempi di Diego e Frida è un Paese molto cosmopolita e molto provinciale insieme.Verso tutto ciò che viene da fuori ha un rapporto duplice, ambivalente. All’ interesse per ragioni di cosmopolitismo si somma sempre un parallelo interesse per ragioni di esotismo. Trockij o Breton non fanno eccezione. Accanto a loro Frida è una comparsa, sia pure di lusso. Tuttavia, la sua presenza è importante e catalizza l’attenzione. Perché, specie in queste foto, Frida porta su di sé, nei suoi vestiti, ma anche nel suo atteggiamento e nel suo sguardo, una serie di segni che rendono fotograficamente visibile l’anima profonda del Messico. Non solo: Frida si veste e traveste con deliberata e consapevole intenzione da anima profonda del Messico e quindi compare anche come una rivisitazione eversiva e surrealisticamente sovversiva del topico dell’esotismo che molto seriamente incarna. La signora con il vestito colorato, con il vestito tradizionale, con il pappagallo, con le collane e con tutta una serie di elementi codificati dal nostro esotismo e leggibili attraverso di esso. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 53 Quaderni di Casa America 53 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Un’icona esotica di straordinaria intensità e con pochi paragoni (tra l’altro tutti professionali: le grandi dive del cinema messicano, le star del bolero, i luchadores, i toreri o icone continentali come Carmen Miranda completa di tuttifrutti hat e zapatos de plataforma). L’esotismo, intensificato, si ribalta e diventa tratto di rivendicazione identitaria, arma di liberazione, grido di autenticità e paradossale forma di provocazione e nudità. Il corpo vestito diventa corpo svelato. La foto in costume si sposta verso il nudo, con una logica simile a quella di certe foto etnografiche e molto vicina a quella con cui Tina Modotti fotografava le mani nude dei messicani o con cui Weston aveva collocato “en la azotea” la statuaria nudità della stessa Modotti. Questo paradosso ne introduce un altro. Quando Frida e Diego appaiono fotografati insieme, il soggetto è spesso Diego, ma quella che riconosciamo di più (e che meglio illustra Diego) è Frida. Questa ineguale riconoscibilità rinvia in modo molto diretto alla loro pittura. Riconosciamo la Frida delle foto, perché conosciamo quella dei quadri, di Diego (che in più occasioni la ritrae), ma soprattutto di Frida. La riconosciamo con tanta facilità e forza non solo e non tanto perché lei compare ossessivamente dentro i suoi quadri, ma perché in essi compare quasi sempre in una posa fotografica. Nei quadri non solo c’è lei, ma c’è una lei fotografica, una lei in posa, esattamente come quella delle foto. Il perno di tutto è il suo sguardo. Lo sguardo di Frida è inquietante, è carico di intensità è, con un gioco di parole tipico di Frida e già molte volte ripreso (anche dal cinema), naturaleza viva. Quello sguardo contiene ed esprime (cioè trattiene a fatica e spreme) un tentativo deliberato di animare di rompere la fotografia. Questo tratto è abbastanza evidente se compariamo il corpus fotografico con quello delle immagini cinematografiche, che sono quasi tutte riconducibili a due tipologie, molto diverse tra loro. a) da un lato, troviamo immagini che sono l’equivalente in movimento delle foto di cui abbiamo parlato: Frida, le sue case, il suo lavoro, i suoi incontri pubblici, ecc. Queste immagini, però, a differenza di quelle fotografiche, che sono quasi sempre scatti di fotografi professionisti (spesso importanti), sono in prevalenza immagini artigianali, girate da persone che giocano con la telecamera come faremmo noi. Questo evidente divario di competenza tecnica rende molto interessante il confronto tra questi due corpora; b) dall’altro lato, ci sono invece le immagini che il cinema a soggetto ha prodotto di Frida e del suo lavoro nei film biografici. Oltre ai lungometraggi, come quello di Paul Leduc e quello di Julie Taymor, ci sono diverse produzioni, molto varie per tecnica e metraggio (con elementi di animazione, fotoritocco, etc.). Nel lotto ci sono anche cortometraggi molto belli. Alcuni Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 54 54 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO li segnalo nel mio contributo al volume Frida tra Messico e Italia [Quaderni di Casa America n.17]. Il cinema a soggetto e con attori utilizza molto il corpus fotografico, sia come elemento di ambiente, sia come modello per il trucco degli attori che interpretano Diego e delle attrici che interpretano Frida. Da questo punto di vista, Frida è stata più fortunata del marito, perché offriva alle proprie interpreti un’immagine più iconica, ma anche perché ha trovato interpreti di sé che, al di là dei loro talenti, si sono dedicate anima e corpo al compito, applicandosi con feroce dedizione. Per nessuna delle attrici che l’hanno interpretata il ruolo di Frida è stato un ruolo qualsiasi. Tutte sono state coinvolte in una vera e propria fridamania, che si è prolungata anche dopo. Il caso più noto è quello di Salma Hayek, ma ci sono anche altri casi. In tutti questi casi, il percorso è inverso rispetto a quello che abbiamo considerato finora: assistiamo cioè, alla derivazione dell’immagine fotografica e cinematografica di Frida Kahlo dall’immagine pittorica che Frida ha prodotto di sé. Questi film sono infatti costruiti a partire da effetti di tableau vivant. Sono spesso realizzati in location reali o in fedeli riproduzioni di location reali (per esempio Casa Azul), ma regolarmente cedono alla tentazione di riprodurre non quegli ambienti, ma le loro riproduzioni, cioè i dipinti di Frida che li rappresentano e che vengono utilizzati come matrici di scena e momenti di ciak. Registi e sceneggiatori animano i quadri, fanno muovere i quadri e fanno dipendere le inquadrature e la narratività dei loro film dalla riproduzione delle tele, spesso usata come riconoscibile effetto di impaginazione. La cosa è ovvia nei film e negli inserti di animazione, ma è evidente anche nei film di live action. Si tratta di una strategia molto comune quando il cinema racconta le vite dei pittori, specialmente dei pittori figurativi. Se c’è un elemento figurativo, lo si riproduce e lo si trasforma in spunto e in passaggio narrativo (di solito in posizione di incipit o explicit di una scena o di una sequenza). Questo genera un effetto criticamente pericoloso, perché alimenta l‘idea che l’arte di tutti gli artisti sia un’arte realista, il ritratto un mondo (interiore od esterno) che loro hanno semplicemente trasposto sulla tela. Ciò che realmente lo spettatore vede è poco meno che l’inverso: il lavoro di un cineasta che traspone in un film biografico l’ambientazione di un dipinto. Nessun cineasta ha finora osato costruire un film storico partendo da un tableau vivant di uno dei murales di Diego, ma tutti i film su Frida hanno giocato pesante con gli effetti di rispecchiamento resi possibili dai quadri di Frida. Questo ci porta a riconsiderare ciò che succede a Diego e all’immagine di Diego in una storia per immagini progressivamente invasa dalla potenza iconica di Frida e del suo mito, divenuta soverchiante con l’avvento della foto e del ci- Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 55 Quaderni di Casa America 55 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO nema a colori. Almeno fino a che il B/N è stato egemone, l’immagine di Diego è stata un’immagine potentissima, fattaapposta per contrastare con quella di Frida e dominarla. Diego grande, grosso e panzón, occupa molto spazio e lo moltiplica con uno sguardo esteso, con occhi enormi e di distrazione onnicomprensiva e sconfinata. Il suo sguardo è panorama e appetito. Guarda quasi sempre altrove, oltre l’obiettivo che lo ritrae. Non a caso lui stesso e Frida accostavano spesso la sua immagine a quella (fiabesca) di un sapo, un principe trasformato in rospo. Come e più di Frida, Diego era consapevole del forte impatto di immagine e del potere di seduzione che gli derivavano dalla invadente bruttezza del suo corpo e dei suoi occhi. Frida ne era addirittura gelosa. Quando appaiono uno accanto all’altra, ciò che soprattutto spicca è il contrasto dimensionale. Al cinema, quando i loro personaggi vengono interpretati da attori, questa sproporzione fisica viene un po’ camuffata e riportata entro gli standard cinematografici, per esigenze di inquadratura. Specie a Hollywood, se l’attrice è troppo bassa, come per esempio nel citato caso di Carmen Miranda (con Frida l’altra grande icona kitsch e femminile dell’America Latina), deve mettere gli zatteroni e un cesto di frutta in testa, in modo da diventare alta come gli altri (e le altre) e da poter essere agevolmente filmata insieme agli altri. Se confrontiamo il corpus delle immagini fotografiche dei veri Frida e Diego con quello delle immagini cinematografiche, con Frida e Diego interpretati da attori, vediamo che al cinema o Frida diventa un po’ più grande o l’immagine di Diego un po’ si contiene. Ne risulta un effetto prospettico curioso, specie se lo si combina con il destino critico che nel corso dei decenni ha progressivamente allontanato (e quindi rimpicciolito e sfocato) l’immagine di Diego e avvicinato (e quindi ingigantito e messo a fuoco) quella di Frida. Il mito fotografico di Frida come signora Rivera viene compensato da quello cinematografico di Diego come signor Kahlo. Personalmente, sono convinto che Diego e Frida, ciascuno nella sua dimensione (in tutte le possibili accezioni, pittoriche, fisiche e critiche del termine), sia un grande artista e un artista più grande del loro dialogo, ma anche che questo dialogo ci consenta di capire molto meglio la vita e l’arte di entrambi. Gli aspetti comuni sono molti e molto importanti, anche se, vedendoli assieme, non possiamo che subire il fascino del contrappunto e della disgiunzione. C’è un bellissimo saggio di Octavio Paz, intitolato proprio Conjunciones y disyunciones. Non parla del Messico, perché è dedicato alla cultura orientale, per la quale Paz aveva una enorme passione, ma mi piacerebbe ugualmente applicare lo schema proposto da Octavio Paz alle immagini fotografiche e cinematografi- Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 56 56 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO che di Frida e Diego. Insieme disegnano una coreografia e raccontano una storia fatta di congiunzioni e disgiunzioni. Spesso i critici sono stati tentati dalla disgiunzione perché offre uno schema facile per collocare l’arte dell’uno agli antipodi di quella dell’altro. I biografi sono invece stati tentati dalle congiunzioni, cioè dalle passioni politiche che Frida e Diego hanno condiviso, dalle singolari case in cui hanno (co)abitato e, ovviamente, dal grande mosaico di felicità, infelicità e vitalità disegnato dal ricco catalogo delle loro disordinate vite amorose. A me piacerebbe usare il corpus fotocinematografico come leva con cui ribaltare questo prevedibile gioco. Suggerisco in sostanza di visitare la mostra provando a pensare alla congiunzione in termini critici, prima e più che in termini biografici. La congiunzione non è solo una possibile chiave interpretativa del percorso artistico di entrambi, ma è uno dei modelli formali che hanno segnato e reso possibile la loro arte e il loro dialogo. Provo a chiarire il punto con un esempio che ci riporta indietro nella storia dell’arte messicana, fino all’Ottocento e addirittura all’epoca coloniale. Il rapporto tra Diego Rivera e Frida Kahlo è, da questo punto di vista, un rapporto tra due tradizioni importanti dell’arte pittorica del Messico ispanico. La prima tradizione è quella dei cicli della pintura de castas, con pannelli la cui serie offriva grandi e meticolose rappresentazioni del complicato sistema delle caste razziali che caratterizzavano la società coloniale. L’intera e complessa architettura della civitas barocca veniva scomposta e segmentata in una serie di sagradas familias, ciascuna delle quali composta da un padre, una madre e un bimbo appartenenti ciascuno a una diversa e discreta gradazione del continuum razziale. Ogni casella era cifra e contenitore di un destino, implicava cioè una collocazione abbastanza precisa per il risultato di ciascun incrocio nei meccanismi di inclusione ed esclusione del mercato culturale, politico ed economico novoispano. Nella pintura de castas tutto dipende dai dettagli e quasi niente è lasciato al caso. Il mondo e il destino del bimbo sono prefigurati dagli abiti e dai gesti di mamma e papà e dagli oggetti dell’ambiente domestico in cui ciascun ritratto di famiglia si inserisce. La cosa importante, però, è che questi quadri non si compravano e vendevano uno per volta. Il contratto riguardava l’esecuzione di un intero ciclo. Nel sistema delle caste gli incroci etichettati e passibili di didascalia erano 36, quindi ci voleva una sala molto grande per esporli tutti assieme, realizzando qualcosa di molto simile ad uno dei murales a pannelli di Diego Rivera. Il mondo a puntate della pintura de castas ha una funzione illustrativa e pedagogica ed è anche in questo un credibile precedente del sovrappopolato mondo storico che caratterizza i grandi affreschi di Diego Rivera Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 57 Quaderni di Casa America 57 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Guadalajara, 2014. © Melissa Bugarini (ideologicamente legati alla rivoluzione e tecnicamente ispirati all’esperienza di Michelangelo, del Rinascimento italiano, ecc). I murales sono, come e più dei cicli di casta, un’illustrazione pedagogico-didattica il più possibile completa della complessità del Messico. La seconda tradizione, popolarissima, riguarda la pittura delle tavolette votive. Come i ritratti dei cicli di casta, anche le tavolette votive hanno committenza, sono destinate ad affollare un unico spazio e prevedono l’uso di didascalie scritte, volte però a sottolineare la circostanziale eccezionalità di ogni caso e non la sua rappresentatività. Il complesso rapporto di Frida con questo mondo è molto esplicito e talvolta dichiarato, ma è fino a qui stato più censito e registrato che davvero valutato. Se utilizziamo questi occhiali per guardare alla vita artistica di Diego ed a quella di Frida, se cioè colleghiamo il loro lavoro al retroterra rappresentato dai cicli della pintura de castas e dalla serialità delle tavolette votive, troviamo tracce di una prossimità artistica più storica che biografica. Il loro dialogo appare in effetti alimentato dalla profonda e radicale messicanità dei loro rivoluzionari mondi artistici. L’uno e l’altra dialogano e polemizzano con un canone illustrativo e quasi didascalico, sviluppando, a partire da esso, modelli di rappresentazione e comunicazione pubblica a dir poco provocatori. Per questa via non solo è facile congiungere Frida a Diego e Diego a Frida, ma è quasi impossibile disgiungerli. Il mio invito è proprio questo: visitare la mostra seguendo con ostinazione il filo della storia (del Messico e dell’arte messicana), a costo di offrire un po’ di resistenza alla facile logica del contrappunto e alle affascinanti circostanze della biografia. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 58 58 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO pIetRo taRallo GIORNALISTA E SCRITTORE Volevo portarvi sui luoghi di Frida Kahlo, in Messico, di cui nessuno ha finora parlato, li ritroverete nella mostra a Palazzo Ducale “Frida Kahlo e Diego Rivera” che vi attende e vi affascinerà. L’altro giorno ho avuto modo di ritrovare, nella mia biblioteca, un libro che vi consiglio: Frida Kahlo autorretrato de una mujer, di Rauda Jamis (Edivision, Editorian Diana, Mexico1987), forse un po’ naif nella descrizione, ma che ci consente di entrare nel vivo della vita turbolenta di questi due artisti, Frida e Diego. La prima volta che sono stato a Città del Messico era il 1975 e a quel tempo la Casa azúl nella quale Frida aveva vissuto, era ancora una casa privata. Oggi è diventata un museo. Si trova in un quartiere molto bello della città, detto “il luogo del coyote” (ossia Coyoacán), a circa 10 km dal Casco antiguo, un’enclave di natura e tranquillità, lontana dal grande caos della capitale. Nella Casa azùl, Frida ha vissuto gran parte della propria vita e vi è morta, dal 1929 al 1954. Ancora oggi i custodi della casa, perpetuano una tradizione cui Frida era particolarmente legata, quella del culto dei morti, manifestata attraverso le varie rappresentazioni iconografiche della morte e dell’amore per la morte. Una tradizione tipica del popolo messicano, che è anche un modo per esorcizzare la paura stessa della morte e abituarsi a convivere con l’idea della morte. Un’altra particolarità della casa di Frida è la presenza costante dei gatti che lei amava molto e che, da allora, hanno continuato a riprodursi e ad abitare quella dimora e quel giardino. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 59 Quaderni di Casa America 59 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO A circa un chilometro dalla Casa azùl, in Avenida Río Churubusco 410, si trova Vila Forteza, l’abitazione nella quale ha vissuto León Trockij, a partire dal 1937 e dove è morto. Lì è possibile visitare la stanza e la scrivania, là dove fu ammazzato dal sicario di Stalin Ramón Mercader, che è rimasta completamente intatta. Ferma ai quei tragici momenti. Complice forse la fotografa italiana Tina Modotti. Appena arrivato a Città del Messico, Trockij fu ospitato da Frida, con la quale ebbe una relazione molto intima e fu proprio la moglie Natalia a convincerlo a trovare un’altra casa per ovviare al fascino e alla sensualità di Frida. È innegabile quanto l’immagine di questa donna incarni pienamente l’idea e la forma delle donne messicane nella loro “messicanità”, proprio in questa tendenza naturale alla seduzione. Vorrei condurvi, inoltre, in un luogo di solito poco noto ai turisti, ma nel quale si può scoprire un nuovo e ulteriore aspetto legato alla particolarità di un artista come Diego Rivera. A 10 minuti di taxi dalla Casa azùl, a bordo di un tipico maggiolino sedán messicano, si giunge a una casa che ha quasi le sembianze di una fortezza. Si trova in calle del Museo 150, nella colonia di San Pablo ed ha un nome molto complesso: Anahuacalli. Nel rapporto estremamente controverso e conflittuale con la moglie, Rivera ha cercato un’oasi di pace in cui isolarsi. Fu lo stesso Rivera a disegnarlo e a farlo costruire tra il 1953 e il 1957. Severo e austero edificio in pietra molto simile a una piramide azteca nella quale ha inserito la sua collezione di reperti precolombiani, così vasta da far concorrenza al museo stesso di Antropologia di Città del Messico. Vi è anche lo studio dell’artista con alcune sue opere. All’interno di questa casa, salendo fino al piano superiore, si arriva sulla terrazza dalla quale è possibile ammirare uno splendido panorama di tutta la capitale. Concludo questo mio intervento con una poesia di Frida Kahlo che mi ha toccato profondamente e che, a mio parere, rappresenta pienamente la sua relazione con la complessa personalità di Diego Rivera: Diego principio Diego constructor Diego mi niño Diego mi novio Diego pintor Diego mi amante Diego mi esposo Diego mi amigo Diego mi padre Diego mi madre Diego mi hijo Diego yo Diego Universo Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 60 Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 61 Quaderni di Casa America 61 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Inaugurazione della mostra Color y vida: 20 artisti per Frida Kahlo Gennaio 2015 Fondazione Casa America inaugurerà la mostra “Color y vida: 20 artisti per Frida Kahlo” a gennaio presso la sua nuova sede di via dei Giustiniani, 12, sempre a Genova. La mostra sarà esposta sino a febbraio. Da marzo sarà allestita presso l’atrio del Palazzo Comunale del Comune di Savona e poi presso la Sala consiliare del Comune di Millesimo (SV). Ultima tappa, a maggio, al castello di Rapallo. Fondazione Casa America cambia sede! Dal 10 novembre Fondazione Casa America si è trasferita nella nuova sede in via dei Giustiniani, 12/4, assieme alle associazioni Amici di Casa America e Centro in Europa. Così, dopo quindici anni a Villa Rosazza, la Fondazione lascia il luogo che l’ha vista nascere e dal quale ha tratto il proprio logo. La nuova sede è ubicata nel centro di Genova e proprio su questa nuova centralità puntiamo per un rilancio delle nostre attività. Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 62 62 Quaderni di Casa America COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Corsi di lingua dell’Associazione Amici di Casa America L’Associazione Amici di Casa America organizza corsi di spagnolo, portoghese e inglese tenuti da docenti madrelingua laureati che utilizzano il metodo comunicativo. I corsi collettivi suddivisi in vari livelli sono offerti a gruppi di massimo 12 persone e hanno inizio dall’autunno sino alla primavera, con moduli di 30, 48 o 60 ore. lIngua Spagnola (4 livelli: principiante – intermedio – avanzato – conversazione e cultura) lIngua poRtogheSe (3 livelli: principiante – intermedio – avanzato) lIngua IngleSe (livello principiante) Inoltre l’Associazione organizza corsi di italiano per stranieri suddivisi in moduli mensili e ripetibili della durata di 12 ore ciascuno. Sono previsti anche: • Corsi individuali di spagnolo e portoghese • Corsi presso le aziende e le scuole di spagnolo e portoghese • Corsi di preparazione ai diplomi D.E.L.E. • Servizio traduzioni e interpretariato (italiano – spagnolo – portoghese) • Accesso alla biblioteca con servizio prestito per tutte le informazioni potete rivolgervi alla segreteria della Associazione Amici di Casa America, aperta dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19 presso via dei Giustiniani, 12/3, sede della Fondazione Casa America, o telefonando allo 010 2518972 - 010 2518368. [email protected] - www.casamerica.it Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 63 Quaderni di Casa America 63 COLOR Y VIDA: 20 ARTISTI PER FRIDA KAHLO Abbonarsi alla rivista Quaderni di Casa America Caro lettore, Le chiediamo di sottoscrivere uno o più abbonamenti alla rivista Quaderni di Casa America. Ogni contributo ci è indispensabile per dare continuità alla nostra pubblicazione. La Fondazione Casa America pubblica dal 2008 la collana Quaderni di Casa America dedicata a singoli paesi o temi di riflessione che uniscono l’Italia all’America Latina. tIpologIe dI abbonaMento - Abbonamento annuale 50 euro - Abbonamento annuale sostenitore 100 euro ModalItà: - Pagamento diretto presso la sede della Fondazione via dei Giustiniani, 12/4 - Bonifico bancario sul conto corrente 15190.80 intestato a Fondazione Casa America IBAN It40o0617501402000001519080 presso Banca Carige. In caso di bonifico, si prega di comunicare via mail [email protected] o telefono 010 2518368 nome e cognome dell’abbonato e indirizzo presso il quale si vuole ricevere la pubblicazione InSeRzIonI pubblIcItaRIe Per informazioni si prega di contattare Fondazione Casa America, via dei Giustiniani, 12/4 Tel. 010 2518368 - Fax 010 2544101 [email protected] Quaderni Casa America 2-14_Layout 1 01/12/14 13.08 Pagina 64 FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI DICEMBRE 2014
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