Hod Benessere n° 78 - Novembre 2014 - Anno XVII - Periodico - Diffusione gratuita Dormire, Sognare.... Allontaniamo l’insonnia 6 Enigma sonno di Dr.ssa Donatella Penati M. 8 Chi sogna è il sogno? di Roberto Messina 12 Sonno dolce sonno Qualche consiglio per dormire meglio di Dr.ssa Elena Marinoni 16 Ricetta del panettone fatto in casa a cura di Noi Due 19 Alla scoperta della tradizione ebraica e della sua cucina di Stefano Reina 20 Perchè preghiamo Intervista a don Renato a cura di Marina Robbiani 26 Il mio sogno libero 29 Sulla pelle per sempre... o quasi di Dr.ssa Silvia Bassani 30 Sognando un tatuaggio alla Henna di Stefania Santospirito 33 Dimmi cosa mangi di Enza Bettelli 36 78 Direttore Responsabile: Marina Robbiani Consulenti Scientifici: Dott.ssa Cagnola, Dr. Edoardo Felisi, Dr. Sergio Maria Francardo Consulenti Editoriali: Dr.ssa Silvia Bassani, Dr.ssa Raffaella Ferrari Grafica: Marco Nava Pubblicità: [email protected]•333.1932913 Edizioni Alice Viale Col di Lana, 4 20136 Milano Tel 02.89.12.74.66 [email protected] - www.hod.it Stampa: Matrix Group s.r.l. via Tortona 72 - Milano Distribuzione: Viprof srl Viale della Tecnica 5 - 36100 Vicenza Tel. 0444.347311 Reg.Trib. Milano n° 305 del 22.4.1998 A questo numero hanno collaborato: Silvia Bassani, Enza Bettelli, Noi Due, Elena Marinoni, Roberto Messina, Donatella Penati M., Stefano Reina, Stefania Santospirito. In copertina: Eclectic Selection, Santoro®, London A lato: Progetto di Eliana Lorena dedicato ad Alice nel Paese delle Meraviglie. Venite a trovarci su www.hod.it e su Facebook www.facebook.com/hodbenessere A SCUOLA DALL’ ERBORISTA HOD 78 6 Allontaniamo l’Insonnia L Manuel Cosentino,“Behind a little house”. ’insonnia è un disturbo del sonno che può manifestarsi con difficoltà nell'addormentarsi, con risvegli troppo anticipati, con un sonno agitato e interrotto da risvegli, stanchezza e sonnolenza durante il giorno. È un sintomo, non una malattia; tutti coloro che sentono di dormire poco e male possono perciò definirsi insonni. Le donne ne soffrono più degli uomini, gli anziani più dei giovani. In pratica possiamo distinguere tre tipi di insonnie. Quelle occasionali, che durano pochi giorni e sono perlopiù legate a situazioni contingenti (cambio di letto, preoccupazioni, dolori ecc.). Quelle transitorie, che durano qualche settimana. E le insonnie croniche che, con alti e bassi, durano per molti mesi o per anni. Vino Medicinale ! Passiflora incarnata sommità t.t. g 25 • ! Arancio amaro fiori t.t. g 15 Un bicchierino la sera prima di dormire. Infuso Bagno Terapeutico h Maggiorana foglie monde g 50 h Valeriana radice t.t. g 20 h Lattuga virosa pianta t.t. g 20 h Papavero (Rosolaccio) fiori t.t. g 10 • Asperula odorosa foglie t.t. g 100 • Passiflora incarnata sommità t.t. g 100 • Arancio amaro fiori t.t. g 50 Una tazza alla sera prima di dormire, e se occorre una seconda tazza dopo qualche ora. Da fare alla sera. È sufficiente immergersi per mezz'ora e la temperatura dell'acqua della vasca non deve superare i 37°. Grazie al suo contenuto alcolico, il vino permette di estrarre dalle piante i principi attivi non solubili in acqua. Va utilizzato un vino a buona gradazione alcolica.Tra i rossi, sono indicati i vini robusti e invecchiati; tra i bianchi, i vini passiti e quelli liquorosi. Per preparare un litro di vino medicinale, bisogna mettere le piante nelle dosi indicate sul fondo di un vaso di vetro a bocca larga a chiusura ermetica, aggiungere un decilitro di vino, mescolare e lasciar riposare per qualche ora. Poi si aggiunge un altro decilitro di vino e si lascia nuovamente SI Y Y Y Y Y Y Y Y Y Y Prepariamo il Vino Medicinale riposare. A questo punto si aggiunge il resto del vino, si chiude il vaso in modo ermetico, lo si agita bene e si lascia riposare per una settimana, mescolando il contenuto ogni giorno. Quando è pronto, lo si filtra con un colino a maglie fini foderato con una pezzuola di cotone o lino, e lo si travasa in una bottiglia di vetro scuro da tenere ben chiusa. Non dimenticate di scrivere su un’etichetta il nome del vino medicinale, la data di preparazione (può durare 3-5 anni) e il disturbo per il quale è indicato. Alimentazione Abituarsi progressivamente a cene leggere che comprendano alimenti ricchi di zuccheri semplici come miele, zucchero, frutti dolci, latte, yogurt e i cibi che li contengono. Ottima la cena con pane e latte, o un bicchiere di latte tiepido con un po’ di miele prima di andare a letto. Coricarsi almeno due ore dopo aver mangiato. Alla sera evitate i cibi ricchi di vitamina C, come gli agrumi e i kiwi, perché possono disturbare il sonno. NO Niente caffé, té e bevande a base di cola nella seconda parte della giornata. Niente cene troppo abbondanti, esclusivamente proteiche o con formaggi stagionati. Non andate a letto subito dopo mangiato. Per saperne di più seguite i consigli della Dr.ssa Cagnola: www.dottoressacagnola.it Melissa d’oro, utile per un fisiologico rilassamento in caso di stress. 1 capsula al giorno anche al mattino! Confezione da 30 capsule di origine vegetale. HOD 78 Integratore Alimentare a base di Lavanda, Luppolo, Melissa e Passiflora 7 HOD 78 8 Enigma Sonno DR.SSA DONATELLA PENATI M. C osa succede nel nostro corpo, e nel nostro cervello, quando ci addormentiamo? È possibile definire il sonno? Questi e molti altri sono gli interrogativi che ci poniamo a proposito del sonno e del sogno, questi grandi “sconosciuti”. Iniziamo di rispondere: È più importante “quanto” si dorme, o “come” si dorme? Il “sonno” grande sconosciuto. Ma le tante cliniche e centri che lo studiano hanno continuato a ribadire il concetto semplice che è importante non tanto quanto si dorme, ma come. Leggenda vuole che molti grandi personaggi storici, che gli inglesi chiamano “short slepeers”, hanno dichiarato di aver bisogno di pochissime ore di sonno. Come se fosse una costante del successo, dormire poco... Ma una media normale è stata stabilita. Sette/otto ore sono considerate La principessa sul pisello, da “Stories from Hans C.Andersen”, 1911. © 2010 Ana Juan and Condé Nast L a definizione data dal Prof. Lugaresi, neurologo di Bologna e uno dei maggiori studiosi del sonno In Italia, è molto calzante. “Il sonno non è assenza di vita e di pensiero”. È un’attività sinergica tra mente e corpo, che si esprimono nelle varie fasi del sonno Rem e non Rem. E allora compaiono movimenti involontari, cambi di posizione (fino a dieci-dodici volte per notte) utili ad evitare paralisi da compressione, piccoli fremiti dei muscoli delle dita e delle labbra (le cosiddette “mioclonie” tipiche del sonno Rem). Ed è coinvolto anche il sistema neurovegetativo (con abbassamento della temperatura corporea) e quello endocrino, con la secrezione di alcuni ormoni. Uno è quello della crescita, che regala ai bambini e agli adolescenti un sonno lungo e ristoratore. L’altro è la melatonina, stimolata nella sua produzione dalla quantità di luce. Il buio ne induce la produzione e favorisce la comparsa del sonno. sufficienti. Empiricamente, come dicono gli studiosi del centro del sonno del Fatebenefratelli di Milano, occorre “affidarsi sempre alla sensazione di benessere o malessere al risveglio”. E, comunque, la vecchia saggezza popolare dice che “chi dorme non piglia pesci!”. Cosa sono esattamente le fasi Rem e cosa succede quando sogniamo? La fase Rem (acronimo di “Rapid Eye Movements”, dai movimenti rapidi oculari tipici della fase Rem) è il momento del sonno in cui c’è una paralisi del corpo, mentre l’attività encefalica è elevata ed è la fase in cui si sogna intensamente. Difficilmente però questi vengono ricordati al risveglio, e il sogno fatto in questa fase viene considerato da alcuni studiosi come una “valvola di sfogo”. Nicoletta Ceccoli, Storyteller Infatti interferenze esterne esercitate in questo momento del sonno producono forte stress. Da ricordare, che in una notte di sonno compaiono varie fasi Rem alternate a fasi non Rem o di sonno “quieto”. Quali sono i rischi causati da un cattivo sonno, anche eccessivo? Come in tante situazioni, la verità sta nel mezzo. Sicuramente dormire troppo poco influisce su capacità fondamentali della nostra esistenza. Minore concentrazione e attenzione, aumento di reazioni aggressive o comunque meno calibrate sono date spesso da stanchezza. Inoltre c’è il rischio di comparsa di sonnolenza durante il giorno e quindi anche di pericolosità per sè e per gli altri. Non si può dimenticare infatti che ricerche recenti hanno dimostrato che durante il sonno vengono liberate delle sostanze importanti per dormire e per il sistema immunitario. Sono le interleuchine. Studi comparati su animali dimostrano risposte estremamente meno efficaci delle difese immunitarie in soggetti deprivati del sonno. Ma d’altra parte anche il dormire troppo può essere negativo, anzi celare patologie. Apnee notturne molto frequenti possono dare disturbi di ossigenazione cerebrale. Esistono poi le ipersonnie e i russamenti. Fare giusta diagnosi e curare il troppo sonno o il sonno insufficiente, interrotto o agitato, vuole dire spesso identificare malesseri organici anche imporBansky, Segregation Wall, Palestine tanti, che curati, “allungano la vita”. HOD 78 E il dormiveglia che cosa rappresenta? Il dormiveglia, o assopimento, è un momento di sonno più lieve dove pensieri o sogni possono essere presenti. Spesso il sogno di questa fase del sonno è quello che viene ricordato al risveglio. 9 HOD 78 10 Alcuni di questi disturbi si possono prevenire e come? A che ora è meglio cenare e andare a letto e quali sono i cibi che favoriscono il sonno? E che ruolo possono avere la televisione, i computer e i vari device? Si parla di igiene del sonno per definire le regole da seguire nel sano addormentamento. Queste regole comprendono per esempio la creazione di un rituale del sonno (stessi orari e preparativi), cercare di conciliarlo con stratagemmi piacevoli (per esempio leggere un buon libro, ascoltare musica ecc.), evitare l’uso di televisione o computer che possono produrre agitazione con programmi emozionanti, non fare esercizio fisico pesante o impegnarsi troppo in attività intellettuali prima di coricarsi. Altri consigli sono quelli di evitare alcool e fumo, non dormire troppo in ambienti caldi, evitare cene e spuntini troppo abbondanti o digiuno da diete. Sarah Illenberger,“Traumlage”. Va bene farsi svegliare dalla radiosveglia? La radiosveglia può essere utile se trasmette buone notizie, altrimenti è meglio evitarla. Il massimo sarebbe svegliarsi con il cinguettio degli uccellini. È vero che si sogna già quando siamo feti? Già dal quarto-quinto mese, ogni 24 ore, il feto alterna movimento a riposo. E quindi sogna. Col proseguio della gravidanza, vengono anche dimostrate fasi di sonno Rem che si evidenziano durante le ecografie con la presenza di movimenti oculari rapidi. Opera di Sarah Illenberger. È vero come alcuni dicono, che la notte aiuta a guarire? Si potrebbe dire che un buon sonno serva a un recupero fisiologico e psicologico. Alcune ipotesi indicano nel sonno Rem un’attività di apprendimento comportamentale e di cancellazione di ricordi inutili. Altri parlano solo di uno stato istintuale, che ritualmente si ripete al solo fine del rispetto del ritmo circadiano (del giorno). Come fanno tutti gli altri animali. Ma in tutte queste affermazioni è comune per il sonno il fine curativo, quasi un effetto placebo. Stanza di Sigmund Freud, nella sua Casa Museo di Londra. Gabriel Moreno,“Marìa” - Personal work. 2012 In definitiva, perchè sogniamo? Il sonno, col sogno, è un terzo stato della nostra esistenza. Il più misterioso ed indispensabile momento della vita, che così tanto assomiglia alla morte. Intimidiva gli antichi che lo indicavano fratello di quest’ultima. Hypnos e Thanatos. E induceva poeti a dire: “noi siamo fatti della stessa essenza dei sogni e tutto ciò che ci circonda è sonno”. Buonanotte. Donatella Penati M.: Medico chirurgo - Medico dello Sport ed Igiene. Il Tempo del Sogno I miti aborigeni sulla creazione narrano di leggendarie creature totemiche che nel Tempo del Sogno hanno percorso in lungo e in largo il continente cantando il nome di ogni cosa in cui si imbattevano - uccelli, animali, piante, rocce, pozzi -, e col loro canto avevano fatto esistere il mondo. HOD 78 (Bruce Chatwin, “Le vie dei canti”) Immagine: Saltwater women by Mandy Davis 11 S OGNO E RGO S UM HOD 78 12 DI Chi sogna è il Sogno? I ROBERTO MESSINA l sogno è una cosa, sognare è tutt'altro. Nel senso che, pur essendo entrambi emanati dallo stesso soggetto, “sogno” e “sognare” appartengono a due aspetti completamente diversi dell'essere umano. D. Stoupakis,“The day the frogs rain down”. I l sogno per sua natura è una rappresentazione dell'anima: se diciamo questa frase cosa vogliamo dire? Nel momento in cui il corpo si addormenta l’anima si sente libera di staccarsi dal corpo e, pur rimanendo collegata al corpo con un filo etereo che le permette in qualsiasi momento di rientrare, vaga nell’etere. È allora che il mondo etereo emana verso l’anima delle immagini necessarie a trasmettere il suo messaggio all'essere umano. In questo senso, sognare è una rappresentazione dell'anima sotto forma di immagini eteree e l’essere umano, il cui corpo è al momento del sonno in stato di incoscienza, si rivela come “una struttura emotiva” influenzata dal sogno. I sogni, dunque, le cui caratteristiche non devono sfociare nella divinazione, sono rappresentazioni molto chiare del mondo etereo che durante il sonno opera verso l'anima la quale, a sua volta, ci proietta nel subconscio quelle immagini, quei fotogrammi che non sempre ci ricordiamo al nostro risveglio. Talvolta succede che durante il sogno si percepiscano delle turbolenze che al risveglio ci lasciano una loro impronta emotiva. Anche questo aspetto ha valenze e finalità ben precise: è l'elemento trainante del sogno, la risposta alle nostre domande sul suo significato. Un significato che è sempre celato “all'interno” della rappresentazione del sogno. Spesso, infatti, si fa l'errore di decodificare il sogno attraverso le sue immagini, ma è sostanzialmente e formalmente sbagliato. Qualunque siano le rappresentazioni del sogno, la loro risposta va cercata negli eventi emotivi (belli, brutti, incubi, di beatitudine...) che ci trasmettono. Queste sensazioni hanno al loro interno una struttura non facile da decodificare, che è la risposta alle domande che ci poniamo al risveglio: “Cosa ha voluto dirmi questo sogno?” In realtà, dovremmo farci un’altra domanda: “Cos’è che vogliono indicarmi le emozioni che ho provato durante il sogno, e che sto provando ora?”. Illustrazione di Benjamin Lacombe. Certo, anche le immagini hanno una loro importanza, ma sempre all’interno di un contesto emotivo e non di rappresentazione. Chi sogna è solo l'essere umano che, addormentato, riduce le sue resistenze emotive liberando l'anima che vaga nell'etere, più o meno in profondità, lontana dal corpo. Come detto in precedenza, il corpo rimane unito all'anima attraverso un filo etereo da cui gli arrivano tutte le informazioni che durante il sonno riceve dall'anima quando, sollecitata dal mondo etereo, ingloba le immagini che le sono necessarie e le comunica all’essere umano. In ultima analisi, essendo il mondo etereo parte integrante dell'essere umano, trova così modo di darci delle risposte emozionali e allegoriche sotto una forma esplicitamente visiva. Questo intreccio di stimoli produce il sogno, grazie al quale si determinano alcuni eventi emotivi più o meno forti che talvolta riusciamo a ricordare. Può succedere che, soprattutto a livello esoterico, si tenti di decodificare un sogno separandolo dalla persona che sogna, pensando che l'essere umano Esoterismo è anche sinonimo di nascosto, occulnon abbia nulla a che vedere con la raffigurazione del sogno, qualunque to, in quanto scienze essa sia. Nulla di più sbagliato, l'essere umano è l'artefice dei propri sogni. esoteriche come l’alchiSiamo noi che produciamo il sogno e siamo sempre noi che subiamo mia (che doveva trale emozioni del sogno che, in quanto etereo, non produce nient’altro sformare il piombo, ciò è negativo in oro, in che immagini. Ma le immagini, che rappresentano emozioni solo per che ciò che è positivo, per l'essere umano (e non per le immagini stesse), indicano di fatto proprio fare riscoprire all’uomo quella struttura sensoriale profonda che viene a toccare la sfera la sua “natura interna”) dovevano nascondersi, emozionale dell’essere umano. A volte ci domandiamo: “Come si può usare il sogno per comprendere, rendersi occulte usando allegorie, per non subire per rispondere alla vita di tutti i giorni?”. Fondamentalmente credo che ciò le reazioni della Chiesa. sia possibile solo in rari casi di consapevolezza o, per essere più precisi, penso che solo alcune persone molto elevate spiritualmente abbiano le capacità per decodificare il proprio sogno, e non quello di altri. Quando si tenta di interpretare un sogno occorre prima di tutto essere in grado di comprendere le emozioni che esso produce, cosa assai difficile e complessa. Questo tema si perde nella notte dei tempi, sono molti coloro che hanno tentato di dare un senso ai sogni, ma perlopiù sono riusciti a spiegare alcune immagini o alcuni aspetti del sogno, qualcosa di sicuro interesse ma molto distante dalla realtà dell'emozione che produce il sogno. Il motivo è semplice: solo chi prova delle emozioni sa cosa sta provando. Pensare di tradurre un’emozione di un altro essere umano riguardante un sogno, è un'illusione che può portare ad errori grossolani. Malgrado questo, possiamo fare qualcosa per rendere il nostro stato di veglia più chiaro (e la nostra vita più ordinata) rispetto ad un sogno che non siamo riusciti a comprendere? Potremmo procedere così Appena svegli scriviamo tutto quello che abbiamo sognato fin nei minimi particolari, compresa la data del sogno e qualsiasi sensazione provata. Questo modo un po’ empirico determina alcuni fattori che a loro volta sfociano in consapevolezza. Vediamo quali, e in che modo affiorano alla memoria non solo emozionale, tenendo conto che HOD 78 Uniamo il sogno all'essere umano che sogna 13 Foto di Louis Blanc. HOD 78 14 ogni volta che prendiamo appunti e ripercorriamo il sogno nei suoi dettagli, non facciamo che determinare un’emozione consapevole. Nel momento in cui trascriviamo il sogno, il sentimento istintivo sviluppato durante il sogno diventa consapevolezza delle nostre emozioni. Ed essere consapevoli delle proprie emozioni riguardo ad un evento equivale a scaricarlo di forza emotiva. Qualcuno potrebbe pensare: “Ma se un sogno è emotivamente negativo (si tratta ad esempio di un incubo), in che modo perderà la sua tensione naturalmente emotiva?”. È semplice, la consapevolezza dell'evento lo scarica di ogni tensione emotiva fino a fargli perdere tutta la sua carica. Attraverso l’atto di ricordarmi, trascrivere e poi leggere “l'evento sogno”, creo consapevolezza e scarico l'emozione ma non l'evento, che rimane comunque nella mia memoria storica. Facciamo un esempio pratico Subite un grave incidente in auto che vi produce un grande spavento o, peggio ancora, uno shock. Istintivamente per proteggervi non volete ricordare, ma questo non voler ricordare farà in modo che quando salirete su una macchina, anche dopo mesi o anni, avrete un forte disagio senza sapere il perché, oppure ne comprenderete le cause adducendole ad un incidente. Non è il ricordo dell'evento subito che vi angoscia, ma ciò che l'auto rappresenta nella vostra memoria storica riguardo a quel fatto accaduto, perché l'immagine di allora, con tutto il suo carico emotivo, è ancora presente nella vostra “matrice emotiva”. Se invece rivivrete l'accaduto nei minimi particolari, il fatto stesso di ricordare scaricherà di emotività l'evento, fino a non farvi più provare quella pesantezza emotiva ricorrente in certe situazioni. Allo stesso modo, trascrivendoli dettagliatamente, incubi e brutti sogni perdono di forza. Fino a quando, a furia di aggiungere sempre più particolari e di rileggere quei ricordi, scoprirete che quello che state leggendo è diventato del tutto ininfluente sul vostro stato emozionale. Esistono poi degli incubi da cui riaffiora solo l’angoscia, mentre contesto e rappresentazione sono scomparsi dalla nostra memoria. Questi casi sono un po' più difficili, ma altrettanto possibili da scaricare emotivamente: Vi svegliate sudati, con il cuore che batte forte, e capite di avere avuto un incubo. Quando siete in questo stato, richiudete immediatamente gli occhi e cercate di sentire “quell’emozione”. Quando arriva e vi avvolge di nuovo, riaprite gli occhi e subito dopo richiudeteli e ripetete lo stesso gesto fino a quando sentite che l'angoscia è scomparsa. Il rischio, altrimenti, è che rimanga nella vostra memoria emotiva; basterà un’alterazione prima di addormentarvi per avere l'incubo senza immagini. Quindi, pur non ricordandolo, ne sentirete le conseguenze. Tutto questo può essere evitato in parte o totalmente, predisponendovi al sonno dopo aver superato l’angoscia legata al ricordo dell’incubo. In sintesi, il modo in cui ci si addormenta è fondamentale per raggiungere un buon sonno in generale. Prima di addormentarvi è cosa buona fare un resoconto mentale degli avvenimenti che vi hanno accompagnato durante la giornata, esaminando i punti più significativi delle situazioni a cui avete partecipato, dando risposte o assumendo prese di posizione. Questo lavoro mentale eseguito quando state per addormentarvi, regolerà positivamente tutto quello che attraverserà quel filo etereo a cui è legata l'anima nel momento in cui vaga nell'etere stimolando l’azione di produrre immagini in forma di sogno. Di fatto, anche se fosse possibile decifrarne il contenuto, sognare non è che un insieme di aspetti sensibili della propria vita, celati dietro le immagini del sogno e riportati attraverso di esse (attraverso le emozioni che esse producono) nel mondo emozionale dell'essere umano. Per concludere, sognare è necessario come vivere, ma nello stesso tempo non fare nulla per migliorare la qualità del sogno è come non bere quando si ha sete perché l'acqua non è abbastanza fresca. La Trasmutazione Alchemica Spirituale di Roberto Messina Può arrivare un momento nella nostra vita in cui sentiamo che c’è qualcosa che non funziona, che non ci fa sentire a nostro agio, che ci crea delle difficoltà di comunicazione. Insomma c’è qualcosa che non comprendiamo, che fa soffrire noi e le persone che amiamo. Bene, attraverso la lettura e la pratica della Trasmutazione Alchemica Spirituale, Roberto Messina intende aiutarci a capire l'origine della nostra sofferenza. Il percorso ha inizio con questa domanda: “Quali condizionamenti ho involontariamente costruito che mi fanno sentire male per delle situazioni emotive irrisolte?”. Se siete curiosi di sapere cosa può succedervi approfondendo l’argomento, questo è il testo che fa per voi. Coraggio! Se vuoi leggere subito: www.hod.it/biblioteca-di-hod/Trasmutazione_alchemica Se vuoi scaricare gratuitamente: www.hod.it/altre_pubblicazioni.html SONNO DOLCE SONNO HOD 78 16 Qualche consiglio per dormire meglio DOTT.SSA ELENA MARINONI e persone che fanno regolarmente esercizio anche moderato dormono meglio, infatti i soggetti attivi si addormentano due volte più velocemente e dormono un’ora in più rispetto ai sedentari. Allo stesso modo un pasto troppo abbondante la sera non favorisce il sonno, e nemmeno coricarsi troppo presto dopo il pasto serale, in periodo digestivo. Al contrario, una cena ricca di glucidi e povera di proteine e grassi facilita il sonno stimolando la produzione di melatonina e serotonina, due mediatori chimici che agiscono a livello dei centri nervosi. Fa bene inoltre aggiungere al pasto alimenti ad azione sedativa quali lattuga, ravanelli, aglio, cipolla, scalogno, miele di biancospino. E nelle ore che precedono il sonno cerchiamo di privilegiare le attività più rilassanti: una camminata all’aria aperta, esercizi yoga, un po’ di lettura. Occorrerebbe anche stabilire un orario per andare a dormire e cercare di alzarsi più o meno alla stessa ora tutti i giorni. Televisori e computer emanano forti radiazioni elettromagnetiche che possono nuocere al sonno, dunque si sconsiglia di installare questi tipi di apparecchi in camera da letto. Attenzione anche alle radio-sveglie elettriche che producono campi elettromagnetici non trascurabili (è sufficiente posizionare l’apparecchio a 60 cm di distanza). Dormire, infine, in stanze ben areate con una temperatura mai superiore ai 18°. L Cosa prendere ’utilizzo di sonniferi (solitamente benzodiazepine a breve termine) deve essere sempre autorizzato e quindi prescritto dal medico curante, soprattutto perché questi farmaci, assunti per lunghi periodi, possono provocare dipendenza, tolleranza (perdita progressiva di efficacia) e sintomi indesiderati nel momento in cui se ne interrompe l’assunzione (ansia, agitazione, disturbi digestivi). Ecco perché è sempre auspicabile l’utilizzo di prodotti e terapie alternative per limitare i disagi da insonnie ricorrenti. L’Omeopatia può dare buoni risultati in caso di insonnia, e il rimedio può essere scelto in base ai sintomi più manifesti: L ☛ Per l’insonnia da iperattività mentale e sensoriale si utilizzano i granuli di Gelsemium e Coffea 5CH. Nycterinia e Cypripedium 7CH (quest’ultimo anche per i bambini), che vanno bene anche in caso di insonnia da esaurimento nervoso. ☛ Persone che volontariamente dormono poco per certi periodi (artisti, studenti) e che non ritrovano un sonno regolare alla fine dello sforzo sostenuto, potranno prendere una dose di Hypothalamus 9CH ogni 15 giorni e Coca, Cocculus e Silicea 5CH giornalmente. ☛ Per l’insonnia dopo una grande fatica, o un trauma, saranno utili Arnica (anche per le persone che hanno subito un intervento Artsammich,“Cloud Companions”. Qualche Fiore nche i Fiori di Bach possono essere utili nel trattamento dell’insonnia: ☛ White Chestnut: per la difficoltà a prendere sonno in persone che continuano a rimuginare pensieri e che soffrono di cefalee recidivanti. ☛ Elm: in persone che si sentono schiacciate dalle responsabilità e temono di non riuscire a farvi fronte. È un rimedio utile per studenti e donne che lavorano, manager. ☛ Olive: per l’insonnia da stanchezza eccessiva, esaurimento fisico e mentale e perdita di vitalità. ☛ Vine: nell’insonnia del manager. Per soggetti con una personalità forte, aggressiva ed autoritaria, spesso sofferenti di ipertensione arteriosa. ☛ Aspen: per bimbi che hanno paura del buio. Paure psicologiche di origine ignota, paura di dormire per timore di ciò che può accadere e dei sogni. A Tra i Fiori della Sintesi si segnalano: ☛ Sintesi Aspen, per l’insonnia causata da ansia perché si avvertono presenze invisibili nel buio; quando non si riesce più a dormire dopo un brutto sogno; quando ci si risveglia improvvisamente con senso di angoscia persistente; quando capita di parlare nel sonno concitatamente. ☛ Sintesi Cherry Plum, per l’insonnia causata da una condizione psichica di estrema vigilanza, si teme di essere aggrediti e si vive in uno stato di allarme. ☛ Sintesi White Chestnut, quando non si dorme a causa di pensieri e preoccupazioni. ☛ Sintesi Rock Rose, quando ci si sveglia terrorizzati e madidi di sudore. ☛ Ed infine Sintesi Valeo, per infondere calma al corpo e alla mente. L’Agopuntura e l’Acupressione (stimolazione dei punti dell’agopuntura con la pressione delle dita) hanno permesso di trattare l’insonnia con discreto successo. Esistono inoltre alcune preparazioni di Medicina Tradizionale Cinese che possono servire in caso di insonnia e di sonno agitato: La formula Tian Wang Bu Xin Wan (in pillole, compresse ed estratto secco) nutre lo Yin di cuore e reni, calma lo Shen (sedativo) ed è indicata in caso di insonnia, ansietà e palpitazioni. In Medicina Cinese si utilizzano anche le bacche di Schisandra ed il fungo Reishi. La Medicina Ayurvedica Indiana prescrive per chi ha difficoltà a dormire una dieta leggera che includa frutta fresca e riso. Sono da evitare i cibi speziati e di difficile digestione, il digiuno e orari e stili di vita sregolati. Per le stanze da letto è opportuno creare ambienti dai colori tenui e rilassanti e non dimenticare di fare sempre una breve passeggiata dopo cena. ☛ I rimedi ayurvedici Nictomap V, P e K promuovono la qualità del riposo notturno, contribuendo ad un buon rilassamento psicofisico: V (Vata) è per coloro che hanno il sonno leggero o che subentra con difficoltà, P (Pitta) per il riposo notturno che si interrompe nelle prime ore del mattino, K (Kapha) per chi soffre di risvegli tardivi. Le compresse vanno assunte mezz’ora prima di coricarsi con latte o acqua calda. ☛ La formula Morfemap è utile per i temperamenti più nervosi e ipereccitabili (2 capsule 2 volte al giorno con acqua zuccherata e 2 capsule prima di coricarsi). È bene consultare il medico se si stanno assumendo farmaci ipotensivi o se è in atto una gravidanza. ☛ Inoltre, l’olio aromatico indiano Nidra, con diffusori ad acqua od elettrici, rinfresca la stanza da letto e favorisce l’equilibrio psicofisico. Anche gli Oli essenziali tradizionali trovano impiego nel trattamento dell’insonnia da ansietà. In particolare l’olio essenziale di Lavanda (3 gocce 3 volte al giorno in un cucchiaino di miele da lasciare sciogliere lentamente in bocca), e l’olio essenziale di Sandalo (5 gocce in un cucchiaino di miele, prima di coricarsi). È importante non superare le dosi consigliate. HOD 78 chirurgico), Gelsemium e Rhus Toxicodendron 5CH (per insonnia da affaticamento muscolare). ☛ Nux Vomica si consiglia quando si ha difficoltà ad addormentarsi, sonno agitato, risveglio precoce, e nell’insonnia da abuso alimentare. ☛ Stramonium 15CH si assume prima di coricarsi, nell’insonnia da terrori notturni e paura del buio, soprattutto nei bimbi e negli anziani. ☛ Per bambini capricciosi, nervosi o collerici (durante la dentizione o dopo eccessi diarroici) è bene utilizzare Camomilla 5CH e Cypripedium. ☛ Sarà invece utile Jalapa 4CH per i bimbi tranquilli durante il giorno, ma che si svegliano di notte e vogliono giocare e parlare. 17 Vieni a visitare il nostro sito www.hod.it o vai su www.facebook.com/hodbenessere e clicca L’A LIMENTAZIONE S ANA . . . . . . . . . . . . . E N ON S OLO R ICETTA DEL P ANETT ONE A CURA DI FATT O IN CASA N D OI UE Ingredienti: & 800 g di farina & 15 g di lievito & 6 uova (solo il tuorlo) & 150 g di burro & 400 g di zucchero & 100 g di canditi & 100 g di uvetta & 60 ml di latte & 20 g di sale. Preparazione: Il primo giorno riscaldate il latte, e una volta intiepidito, sciogliete in una ciotola un quarto della farina con il lievito. Lavorate l’impasto e dategli una forma tondeggiante prima di coprirlo con un tovagliolo e lasciarlo lievitare per tutta la notte. Il giorno successivo, tornate a lavorare l’impasto su una spianatoia in legno, aiutandovi con qualche goccia di acqua tiepida e circa 100 g di farina. Lasciate quindi riposare nuovamente per circa 2 ore. Ripetete ancora l’operazione, aggiungendo altri 100 g di farina e lasciando nuovamente riposare per un paio d’ore. Sciogliete il burro a temperatura ambiente, tenendone da parte una noce che servirà poi per imburrare la tortiera. Lasciate sciogliere in acqua tiepida anche il sale e lo zucchero, aggiungendovi poi le uova (solo il tuorlo). Riprendete quindi l’impasto e tornate a lavorarlo aggiungendo la farina rimasta, il burro morbido (sciolto a temperatura ambiente) e il miscuglio fatto con l’acqua tiepida e le uova. Lavorate accuratamente sino a che il tutto risulti ben amalgamato ed elastico, infine aggiungete l’uvetta passa e i canditi. Imburrate una tortiera stretta e alta, e riempitela con l’impasto che dovrà lievitare per circa 3 ore. Preriscaldate il forno a 180° e lasciate cuocere la tortiera con il panettone per Viale Col di Lana, 1 • Tel. 02/58.10.15.93 circa 45/50 minuti. Una volta ben colorito, togliete il panettone dal forno e fatelo raffreddare a testa in giù, così da evitare che l’uvetta e i canditi si depositino sul fondo (per farlo, Siamo aperti tutte le sere infilzate il fondo del panettone orizzontalda Lunedì a Domenica mente - ricoperto da un bordo di carta di circa e Sabato e Domenica anche a pranzo 4 cm - con aghi da maglia, e appoggiatelo a Non si servono alcolici due supporti per mantenerlo in posizione). TRATTORIA LATTERIA CUCINA VEGETARIANA NATURALE E BIOLOGICA dalle 15,00 alle 18,00 da Lunedì a Domenica N. B. La ricetta originale del Panettone viene fatta rigorosamente con il lievito madre. HOD 78 NOI DUE 19 I L S OGNO DELLA PACE INIZIA DALLA C ONOSCENZA Alla scoperta della Tradizione Ebraica e della sua Cucina HOD 78 20 DI STEFANO REINA Avvicinarsi alla cucina ebraica consente di assaggiare nuovi piatti e scoprire differenti tradizioni, ma anche di comprendere meglio un mondo che non tutti conoscono bene. La cultura di un popolo e la sua storia s’intrecciano sovente con la sua tavola e il cibo. Innanzitutto è importante fare la conoscenza di alcuni termini fondamentali in questa cucina. Ad esempio Kasherùt, cioè l’insieme delle norme alimentari della religione ebraica discendenti dalla Torah, che stabiliscono l’idoneità di un alimento a essere consumato dalla comunità ebraica. Il cibo che risponde a questi dettami viene detto Kashèr, adatto. a Bibbia racconta che Adamo era vegetariano e il permesso di consumare carne venne concesso da Dio a Noè dopo il Diluvio, con il divieto di alimentarsi del sangue di animali ruminanti e volatili. A Mosè, sul Monte Sinai, vennero rivelate altre regole tra cui, ad esempio, l'obbligo di cibarsi di pesci solo se provvisti di pinne e squame, di carne di animali con lo zoccolo diviso in due, di volatili sprovvisti di artigli e becchi da rapace. All'interno di ogni famiglia ebraica è di norma osservare queste regole per la preparazione dei pasti quotidiani. I prodotti commerciali definiti kashèr sono stati sottoposti ad un controllo da parte di un rabbino, che li ha dichiarati adatti al consumo. L Le Feste più importanti ell'anno ebraico si susseguono varie ricorrenze che sono legate ad accadimenti avvenuti dalla creazione e che ricordano la storia degli ebrei, o sono connesse alle stagioni e ad antichi costumi agricoli e pastorali; ad esse sono associati anche tradizionali riti e preparazioni culinarie. N La festa più importante è lo Shabbat. Altre principali feste di origine biblica sono le tre feste del pellegrinaggio o del raccolto - Pèsach, Shavuot e Sukkot - legate all'Esodo dall'Egitto, e le due feste di penitenza - Rosh Hashanah e Yom Kippur. Infine Hannukah, la festa delle luci. Lo Shabbat o Shabbat - derivante dalla radice ebraica shevat, cessare, è il settimo giorno della settimana (il primo giorno coincide con la domenica) ed è il giornodi riposo e di festa. Inizia il venerdì al tramonto e termina la sera seguente un'ora dopo il tramonto. È uno dei L Pèsach, la Pasqua ebraica a P a s q u a ebraica, Pèsach, è un evento importante nel calendario: si festeggia per otto giorni, tra marzo e aprile, e ricorda la fuga degli ebrei dall’Egitto. Pèsach è in realtà il quattordicesimo giorno del mese ebraico di Nisan (ricordiamo che il calendario usato è quello basato sulle fasi lunari, pertanto variabile di anno in anno). Durante l'intero periodo della Pasqua ebraica vige il divieto di consumare alimenti contenenti lievito e, quindi, si mangia pane non lievitato - àzzimo, chiamato matzah (pl. matzot). Tale rituale richiamerebbe l'impossibilità da parte del popolo ebraico di far lievitare il pane durante la fuga, a causa della mancanza di tempo: "Questo è il pane dell'afflizione di cui i nostri padri si cibarono in terra d'Egitto...", sono parole recitate in questo contesto. Le prime due sere della festa pasquale L ebraica si tiene il Sèder di Pèsach, cena che si svolge secondo un preciso rituale e “ordine”, che è poi la traduzione di Sèder. Di grande importanza, durante la cena, è la lettura della Haggadah di Pèsach, una descrizione completa dell'Esodo dall'Egitto, che serve ad ogni commensale per rivivere e rinnovare ogni anno l'esperienza della liberazione. In tavola, al centro di un piatto decorato con i simboli della festa, vengono messi tre pani àzzimi (matzot) coperti da un panno, che verranno scoperti durante alcune letture di brani. Altri elementi simbolici disposti in tavola sono il karpas, rappresentato da un gambo di sedano, che ricorda la coincidenza di Pèsach con il periodo della festa della mietitura, i maror o erbe amare, che ricordano la dura schiavitù sopportata dal popolo ebraico in Egitto, zeru'a, una zampa d'agnello arrosto, che richiama il sacrificio animale, beitza, un uovo sodo, per richiamare il lutto per la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Per terminare il charoset, un impasto a base di mele, datteri, mandorle, prugne, noci e vino, che riporta alla memoria la malta usata dagli ebrei per l'edificazione delle città dei faraoni. Shavuot, la Pentecoste la festività che cade sette settimane dopo la Pasqua ebraica e coincide con la stagione delle messi. Si ricorda il dono della Torah da parte di Dio al popolo d'Israele tramite Mosè, che salì sul Monte Sinai; ciò avvenne dopo quarant'anni trascorsi dagli ebrei nel deserto. Se Pèsach rappresenta il conseguimento della libertà materiale, Shavuot rappresenta il raggiungimento della libertà spirituale. È questa, come detto, una delle tre festività di pellegrinaggio, infatti è uso recarsi alla Sinagoga, addobbata riccamente per l'evento e con fiori profumati. Molte bambine celebrano in questo giorno il loro bat Mitzwah, con cui accedono al mondo “adulto” di donne. Il pasto di Shavuot è a base di latte, alimento che non può entrare in contatto con la carne, in base alle regole alimentari di cui abbiamo parlato: “non cuocerai il vitello nel latte di sua madre”. È HOD 78 momenti fondamentali della vita ebraica. È il giorno in cui Dio, dopo aver creato in sei giorni l'universo e tutto ciò che contiene, si è riposato; perciò gli appartenenti alla comunità devono astenersi dal lavoro per consacrarsi a Dio. Nella Torah sono indicate trentanove attività considerate come lavoro e perciò proibite durante lo Shabbat. Tra esse troviamo: accendere il fuoco, utilizzare una macchina, cucire, scrivere. In particolare sono vietati gli atti che richiamano la creazione di qualcosa o la modifica della natura. Anche cucinare non è consentito, pertanto il pasto dello Shabbat viene preparato alla vigilia. Tra le attività consentite abbiamo invece la visita ai famigliari, andare in sinagoga, leggere e commentare la Torah. Il venerdì sera, prima dell'inizio della festa, vengono accese due candele che devono consumarsi sino alla fine e rappresentano la luce divina che entra nella casa. La cena del venerdì e il pasto del sabato sono abbondanti, e tra le preparazioni tipiche si trova il pane a treccia chiamato challah. L'uomo della famiglia legge, riempiendo un bicchiere di vino, la preghiera dello kiddush, che afferma che il sabato è il giorno del ricordo della creazione e della fuga dall'Egitto. La tavola dello Shabbat è preparata con cura, usando tovaglie e tovaglioli per l'occasione, presentando cibi speciali che non si consumano durante la settimana. 21 Sukkot, la Festa delle capanne ukkot è un'altra festa di pellegrinaggio importante per gli ebrei, che cade il quindicesimo giorno del mese di Tishri (circa settembre-ottobre). Dura otto o nove giorni ed è chiamata festa delle capanne in quanto il suo nome significa proprio questo. La ricorrenza ricorda infatti il periodo di quarant'anni trascorso dal popolo d'Israele nel deserto, durante il viaggio verso la terra promessa, periodo in cui dormiva all’interno di queste costruzioni. Per la celebrazione del Sukkot viene prescritto di abitare in capanne, o almeno di consumarvi i cibi, che sono principalmente ripieni. Tali costruzioni, che rimandano al concetto di instabilità e precarietà delle abitazioni dove il popolo ebraico visse nel deserto, vengono erette sulla base di precise disposizioni, come ricoprire il tetto con fronde e foglie, lasciando uno spiraglio da cui potere scorgere il cielo, da cui entri la luce di Dio. Lasciando la propria abitazione per una più precaria, l'ebreo mette in evidenza il suo confidare nella protezione divina. HOD 78 S 22 Rosh Hashanah, il capodanno ebraico osh Hashanah si celebra in autunno, tra settembre e ottobre, il primo e secondo giorno del mese di Tishri. È sia una festa di gioia che di pentimento, in cui ogni individuo rivede il proprio rapporto con Dio. È un momento d'introspezione, utile per analizzare il proprio passato e fare buoni propositi per il futuro. Una pratica popolare prevede di svuotare le tasche degli abiti vicino ad un corso d'acqua, per lasciarvi simbolicamente cadere i propri peccati. Questa festività non appare nella Bibbia con questo nome, bensì come Yom Ha-Zikkaron (il giorno del ricordo) o Yom Teruah (il giorno in cui si suona il shofar, un corno di montone). In questa ricorrenza si è soliti consumare dei cibi simbolici, ad esempio dei fichi e delle fette di mela con il miele per l'augurio di un anno dolce, o dei semi di melograno come simbolo di prosperità. Altri alimenti consumati in questa festa richiamano, nella loro traduzione ebraica, parole che hanno relazione con l'allontanamento, la fine o la distruzione dei nemici: il dattero, tamà, significa “finire” ed allude alla fine dei propri osteggiatori, così come porro, karath, vuol dire “distruggere” e si riferisce a tutti coloro che portano odio. R Lo Yom Kippur o Yom Kippur è il giorno della penitenza e della riconciliazione, che completa il periodo di espiazione iniziato con Rosh Hashanah. Si celebra il 10 di Tishri, che coincide con i mesi di settembre-ottobre, dalla sera per altre ventisei ore. Questo è il momento dell'espiazione dei peccati verso Dio, non verso le altre persone; infatti occorre giungere allo Yom Kippur possibilmente già riconciliati verso gli altri. È uno dei cosiddetti “giorni terribili”. Il rito si trova descritto nel sedicesimo capitolo del Levitico. In questa occasione si digiuna, è proibito lavarsi, avere contatti sessuali, bere, indossare scarpe di pelle e altro ancora. La giornata viene quasi interamente trascorsa in sinagoga, in preghiera. È tradizione inoltre vestirsi di bianco, come simbolo di purezza e come promessa di trasformare i propri peccati in “candida neve”. L Hanukkah, la Festa delle luci anukkah, chiamata anche Chanukkah, è nota come la festa delle luci ed è celebrata per otto giorni e notti. Inizia il 25 del mese ebraico di Kislev, che coincide con il tardo novembre-dicembre del calendario gregoriano. In ebraico il suo nome significa “inaugurazione o dedica”; infatti in questo giorno si ricorda la reinaugurazione del Santo Tempio di Gerusalemme dopo la vittoria dei Maccabei sugli ellenisti del 165 a.C. Questi ultimi avevano trasformato il Tempio di Gerusalemme in un luogo di culto di Zeus nel 168 a.C. Si narra che i Maestri, una volta riconqui- H stato il luogo e liberatolo dagli idoli pagani, fossero determinati a purificare il tempio. Per farlo, era necessario accendere delle lampade rituali a olio, affinché bruciassero per otto giorni; tuttavia l'olio disponibile risultò scarso, sufficiente per un solo giorno. Essi accesero comunque i lumi e, con loro grande sorpresa, l'olio bastò per tutto il periodo. Durante la festa di Hanukkah viene utilizzata e accesa l’hanukkiyah, che commemora il miracolo dell'olio: si tratta di un candelabro con otto porta candele su una fila, più un nono, sovrastante gli altri. Come molte altre feste ebraiche, anche Hanukkah è accompagnata da cibi tradizionali, come ciambelle fritte o frittelle di patate. In queste ricette entra l'olio come ingrediente, proprio in relazione al ricordo dell'evento. @ Frittelle di Hannukah Sufganiot @ Ingredienti: c1000 g farina 00 c 2 cubetti di lievito di birra c 2 bicchieri d'acqua tiepida c 1 bicchiere di zucchero c una presa di sale c 3 uova medie c mezzo bicchiere d'olio di semi d'arachide c zucchero a velo c marmellata a piacere. Preparazione: Sciogliete il lievito di birra sbriciolato nell'acqua tiepida e aggiungete un po’ di farina, al fine di ottenere una pastella liscia e densa. Unite le uova, l’olio, lo zucchero e il sale e mescolate bene. Aggiungete la restante farina e lavorate il tutto finché l'impasto non sarà liscio e morbido. Lasciate lievitare per circa un’ora. Stendete la pasta con un mattarello e ricavatene tanti tondi usando un bicchiere. Cospargeteli di farina e lasciateli ulteriormente lievitare per due ore su di un panno. Scaldate l'olio per friggere in una grossa pentola dai bordi alti e friggete le frittelle sino a che non saranno gonfie e ambrate. Farcite con della marmellata e cospargete di zucchero a velo. @ Challah alla zucca (pane per Rosh Hashanah) @ Preparazione: Sciogliete nell'acqua tiepida il lievito usando una ciotola e unite un cucchiaio di zucchero bianco. Lasciate riposare qualche minuto. Riducete in purea la zucca con una forchetta e aggiungetela nella ciotola con il restante zucchero, le uova, l’olio, il sale, il miele e la cannella. Mescolate il tutto. Incorporate poco alla volta anche la farina, facendo attenzione al reale quantitativo necessario (potrebbe servirne meno di un chilo). Una volta ottenuto un impasto omogeneo, lavoratelo su di una spianatoia per 15 minuti ca. Lasciate lievitare la pasta (raccolta in una ciotola e coperta con un panno) per un'ora. Rimpastate il composto e fatelo lievitare per un'altra ora. Ottenete dall'impasto diversi pezzi di pasta a cui dare una forma allungata, tipo un salame; le parti dovranno essere preparate in numeri multipli di tre. Intrecciate tre rotoli di pasta per volta al fine di ottenere una treccia che dovrà essere fissata agli estremi. Fate lievitare per altri trenta minuti, spennellate la superficie della pasta con uovo sbattuto (a piacere si può cospargere con semi di sesamo o altro). Infornate le trecce ponendole su una teglia ricoperta di carta da forno, cuocete per circa mezz'ora a 190º C. Un ringraziamento particolare a Susanna per la sua preziosa collaborazione. HOD 78 Ingredienti: c 2 panetti di lievito di birra c 230 ml di acqua c 3 cucchiai di zucchero bianco c 1 uovo + 1 tuorlo c 80 g di miele c 2 cucchiai di olio d'oliva c 1 presa di sale c cannella q.b. c 110 g di zucchero di canna c 400 g di polpa di zucca, già cotta bollita c 1 kg di farina 00. 23 Radicchio sui capelli... e sulla barba la tradizione al servizio di un problema moderno La storia di Loràl inizia con un pensiero molto comune: “Sto perdendo i capelli! Non voglio, ma i trapianti sono una cosa seria, e i farmaci fanno più male che bene.” Così pensava Mario, trent'anni fa. La storia, però, continua in modo diverso dal solito. Perché Mario è un giovane barbiere, e dopo aver provato tutte le soluzioni, decide di far da sé: spende un decennio, alla ricerca di un’antica ricetta quasi perduta. In dieci anni, la formula è ritrovata e funziona: su di lui, e poi sui suoi clienti. Oggi Mario ha tutti i capelli in testa. Ha fondato e dirige con la famiglia la Loràl Radicchio, dove produce il Trattamento Radicchio, con cui ha aiutato migliaia di persone. Oggi Loràl Radicchio amplia la sua gamma con il nuovo progetto inerente i prodotti per la barba che nascono proprio dall’esigenza di usare degli articoli utili a lavare e curare l’aspetto delle barbe, prodotti innovativi fatti esclusivamente in Italia, in grado di soddisfare anche le barbe più esigenti. I prodotti per la cura della barba: L’Olio da barba “Rugiada” e Lo Shampoo da barba “Respiro”, al 100% naturali e al 100% made in Italy, sono ora disponibili on line grazie al nuovo progetto web nato in collaborazione tra Lòral Radicchio e “Avere la barba”, il “Laboratorio” – laboratorio.averelabarba.it –, dove appassionati, neofiti o semplici curiosi possono inoltre trovare i consigli di esperti barbieri su come mantenere in salute la propria barba, assieme ad una sezione dedicata ai “Luoghi della barba”, dove, attraverso uno specifico form si possono ricercare sia le barberie sia i negozi che vendono prodotti per la cura della barba. Loràl Radicchio I prodotti artigianali specifici per la barba Attraverso il motto: “Prodotti per la barba creati da persone con la barba”, sono stati creati RUGIADA un Olio da barba, e RESPIRO uno Shampoo da barba. I prodotti sono 100% naturali e MADE IN ITALY (Treviso). L’Olio da barba RUGIADA è un trattamento intenso che regala alla tua barba tutta la forza nutriente, rivitalizzante e anti-age degli olii di: RADICCHIO, ARGAN e GIRASOLE. Efficace sia prima che dopo l’asciugatura, è ottimo per barbe spente e opache. Lo Shampoo da barba RESPIRO è l’unione di un distillato di un complesso selezionato di erbe fresche composto da diverse tipologie di radicchio, e uno shampoo detergente a pH fisiologico. Lo Shampoo deterge senza aggredire la barba e ridona equilibrio idrolipidico alla cute e alle strutture pilifere. Loràl Radicchio sas Via Brentanella 59/A • 31023 Resana (TV) Tel. +39.0423.78.48.40 • +39.0423.48.41.98 • Fax +39.0423.71.82.46 www.loralradicchio.it • laboratorio.averelabarba.it [email protected] “L A VITA È UN SOGNO , FANNE UNA REALTÀ .” (MADRE TERESA) HOD 78 26 Perché preghiamo Ho ritrovato questa chiacchierata con don Renato pubblicata su Hod nel lontano 2000 e vorrei regalarvela di nuovo. INTERVISTA RENATO REBUZZINI (ORA SACERDOTE PRESSO LA PARROCCHIA PADERNO DUGNANO) A CURA DI MARINA ROBBIANI A DON SACRA FAMIGLIA DI Cosa si intende per preghiera? Io posso parlare della preghiera cristiana, l’unica di cui mi intenda. Mi pare che la qualità della preghiera cristiana corrisponda alla qualità di una relazione. La relazione con Dio. In questo senso e non per trarre dei giudizi di valore, ne sottolineo la diversità rispetto alla preghiera di chi, dialogando con se stesso, cerca di ascoltare la propria coscienza e di stare bene. Di sicuro questo è un modo per trovare un po’ di pace e di equilibrio interiore, ma la preghiera cristiana è un’altra cosa, è un dialogo con Dio. Non ci può essere la paura di comunicare con Qualcuno che ci giudica? Che ci giudica...? Che ci ama. Il cui giudizio è di misericordia, non quello di un tribunale. Il giudizio di Dio, che esiste, ricostruisce, non condanna. La parola “giustizia” nella Bibbia è una cosa tutta strana. Quando si riferisce agli uomini ha il valore che tutti le riconosciamo, ma quando è riferita a Dio perde qualsiasi connotazione di realtà astratta, non è un Suo attributo, bensì asseconda un Suo modo di fare: Dio è giusto nel senso che mi rende giusto visto che io non lo sono. Questo è il giudizio che la Bibbia chiama “di misericordia”. Appartiene a Chi, amandomi, mi ricostruisce. Questa è la grande differenza tra il possedere la coscienza del peccato e avere i sensi di colpa. Il senso di colpa è distruttivo. Peccato che spesso ci venga inculcato soprattutto il senso di colpa. Il Vangelo non parla mai di senso di colpa, ma di coscienza di peccato, che è la consapevolezza che io ho sbagliato. Ed è proprio il mio errore il luogo in cui si manifesta la bontà di Dio. A proposito di questo, molte persone si avvicinano alla preghiera nel momento in cui cadono, soffrono. Di contro, alla preghiera può venir voglia di contrapporre la rabbia. La rabbia si contrappone alla preghiera? Assolutamente no. La rabbia è un modo per pregare. I Salmi, che sono 150, sono preghiere della Storia di Israele, preghiere dette da Gesù perchè andava al Tempio a pregare con i Salmi, preghiere che poi la chiesa - e non solo quella cattolica ma le diverse confessioni cristiane - ha utilizzato e continua a utilizzare. Bene, la stragrande maggioranza di questi Salmi sono di lamento, di rabbia. Esistono anche Vincent Van Gogh,“Natura morta con Bibbia”. C’è differenza tra la preghiera intima e quella corale? O il fatto di pregare insieme dà l’idea di essere più forte? La preghiera comune è la consapevolezza di non essere un isolato. È un popolo che in quanto tale prega. Non è più o meno efficace, è assolutamente complementare. Non esiste reale preghiera comune se non c’è una preghiera personale. Se manca quest’ultima, la preghiera comune è solo rito, esteriorità. Piuttosto si è persa la coscienza della preghiera comune. L’esplosione, peraltro positiva della scoperta della propria soggettività, porta con sé possibili deviazioni. Una di queste è “Io sono criterio a me. Gli altri ci sono ma pazienza, putroppo ci sono”. Quando succede questo, interviene una difficoltà maggiore a percepire la forza e il coinvolgimento nella preghiera comune. Si tratta però di un dato culturale, riferito soprattutto alla modalità di vivere e non relativo alla fede. Non è che ci si ricorda della preghiera (come del resto di molte altre questioni) solo quando serve? Non è una difficoltà di oggi ma di sempre, che esiste sia nella tradizione cristiana sia in quella ebraica. Non per nulla uno dei verbi più ricorrenti in alcuni libri della Bibbia è “ricordami”. Il rischio opposto è di banalizzare la vita. Perdere il senso del rapporto con Dio. Così la funzione e il valore più forte e insostituibile della preghiera è ciò che quotidianamente porta a ricordare. Laddove fare memoria non si riferisce solo a Dio o a Gesù Cristo, ma a me. Vuol dire ricordare chi sono io e qual è il senso, non tanto della vita in genere, quanto di oggi. È indispensabile, mi sembra, per vivere nella consapevolezza. Mi ripeto, non è un problema tipico di oggi. Lo avevano perfino i monaci. C’è un libro, da leggere dopo i cinquant’anni - La Filocalia, amore del bello -, una raccolta fatta da un monaco del Monte Athos che ha riportato a mano tutti gli scritti dei padri del deserto, i grandi maestri della preghiera, dal III secolo d.C. fino al 1800. Vi si trovano tutti i brani che riguardano “la serenità del cuore”. È estremamente interessante non solo perchè è una testimonianza dei primissimi secoli, ma perchè ci racconta anche di come questi monaci che andavano nel deserto per dedicare la vita alla preghiera, talvolta si dimenticassero proprio della preghiera. Il Padre Nostro ha un significato più profondo rispetto alle altre preghiere? Certamente, è l’unica preghiera che ha suggerito Cristo ed è davvero la sintesi, in termini di contenuto, di ogni possibile preghiera. Regola i rapporti con Dio, con me stesso, con gli altri e con le cose. Addirittura il rapporto con il tempo. Vi sono presenti tutte le relazioni che definiscono la mia vita. HOD 78 i Salmi di lode ma non sono i più. Perchè se la preghiera è il dialogo con Dio non astratto, il dialogo con cui io, oggi, in questa situazione intraprendo una relazione con Dio, la Bibbia mi suggerisce che probabilmente la maggior parte delle situazioni nella vita non sono piacevoli. Al contempo non esiste circostanza estranea alla possibilità di interrelazionarci con Dio. Anche la rabbia, la collera. Nel Libro di Giobbe, Giacobbe stesso interroga Dio: “Devi giustificarTi”. 27 Salvador Dalì,“Cesto di pane”,1926. HOD 78 28 È vero che il Padre Nostro si può recitare facendo insieme un lavoro di respirazione? È verissimo, anche se si è perso. C’è quel fantastico librettino di un pellegrino russo che cammina interrogandosi sul significato del Vangelo, sul perchè gli dice di pregare sempre, senza interruzione. Andando alla ricerca di una risposta, ascolta molti maestri di preghiera fino a quando individua il motivo: la preghiera di Gesù, nella tradizione orientale e prevalentemente ortodossa, è la preghiera sintetica fatta ritmando il proprio cammino e il proprio respiro, sentendo il battito del cuore. Quando prego seguo il ritmo del mio corpo, o addirittura è il mio corpo che segue il ritmo della vita. può vivere con un polmone solo, ma non si respira bene. È vero che si sono fatti passi avanti in questo senso, ma risultano ancora come una scoperta, qualcosa in più che si fa, non fa parte della tradizione. Talvolta in caso di malattia, per curare fanno recitare dei Mantra. Mi chiedo se recitare il Padre Nostro può portare a risultati analoghi. Certo. E se ci mancassero dei pezzi? Purtroppo non fanno parte del bagaglio spirituale a cui siamo stati formati. Esistono però delle realtà che stanno recuperando questa tradizione, come la Comunità monastica di Bose, non a caso una comunità ecumenica comprendente cattolici, protestanti e ortodossi. Sono monaci e monache insieme, unico esempio di monastero femminile e maschile, che stanno rielaborando sia la Liturgia che i Salmi, la tradizione orientale. È “La nostra fame non è solo di pane ma anche di parole che escono dalla bocca dell’altro.” (Padre Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose) Anche a voi sacerdoti capita di pregare il Padre Nostro seguendo il ritmo della respirazione? No, non fa parte della tradizione occidentale purtroppo. Anche le tradizioni cristiane sono profondamente appartenenti all’Oriente e all’Occidente. Una delle cose spesso incomprensibili per chi le ascolta, di cui parla il Papa slavo Karol Wojtyla, è che la fede ha due polmoni: uno occidentale e uno orientale. Si chiaro che prima che si possa respirare con tutti e due i polmoni e che tutto questo entri a far parte del patrimonio spirituale in Occidente (e parlo dell’Europa), occorrerà molto tempo. Esiste però un duplice rischio: da una parte ritradurre in termini occidentali ciò che è orientale, e dall’altra voler prendere l’orientale così com’è. Aldilà di ogni eccessiva semplificazione, bisognerebbe riuscire a mantenere il giusto equilibrio. “... La tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati cioè di trasformarlo in fardelli insopportabili. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cf. Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti!” (dal discorso di Papa Francesco alla III Assemblea straordinaria del Sinodo, 18 ottobre 2014) Il Mio Sogno Libero Il sonno è l’abitudine salutistica più sottovalutata Non c’è praticamente nessun elemento della nostra vita che non venga migliorato da un numero adeguato di ore di Il sogno dei gatti sonno. E non c’è praticamente nesSulle balle di fieno ammucchiate sun elemento della nostra vita che dietro il granaio più grande... s’agginon venga peggiorato dalla priravano a frotte soriani magri magri e vazione del sonno. Incluse le sonnacchiosi. Mi sdraiavo sul fieno decisioni dei nostri leader. Bill con loro, meditando sul profondo Clinton, che andava famoso per dormire appena mistero delle loro fusa, ipnotizzato da ore per notte, ha poi dichiarato: “Tutti gli errori La vita quell’impenetrabile mezzo sorriso per cinque importanti che ho commesso nella mia vita, li ho è sogno cui li guardavo invidioso pensando a commessi perché ero troppo stanco”. ’ e s p e - chissà che sogni facevano, a che (Arianna Huffington, “Cambiare passo”) rienza mi ha sogni meravigliosi dovevano essere. insegnato (Jonathan Coe, che l’uomo che vive “La Famiglia Winshaw”) Nel mondo dei sogni “Zen” sogna di essere quel “Dopo pranzo il nostro maestro di che è, fino a quando si desta. Il re sogna d’esser re, e scuola faceva sempre un pisolino.”, così ingannato vive comandando, disponendo e goverraccontava un discepolo di Soyen nando... Il ricco sogna le sue ricchezze che gli procuraShaku. Noi bambini gli domanno affanni; il povero sogna di soffrire la sua miserabile dammo perchè lo facesse e lui ci povertà... In conclusione, tutti nel mondo sognano di rispose: “Vado nel mondo dei sogni essere quel che sono, anche se nessuno se ne rende a trovare i vecchi saggi, come conto. Io sogno d’essere qui, oppresso da queste faceva Confucio: Quando Confucatene, e ho sognato che mi vedevo in altra condizione, cio dormiva, sognava gli antichi ben più lusinghiera. Che è la vita? Una frenesia. Che è la saggi e dopo parlava di loro ai suoi vita? Un’illusione, un’ombra, una finzione. E il più grande seguaci.” dei beni è poca cosa, perché tutta la vita è sogno, e i Un giorno c’era un caldo terribile, e sogni sono sogni. alcuni di noi si appisolarono. Il (Pedro Calderòn de la Barca, “La vita è sogno) maestro ci rimproverò. “Siamo andati nel mondo dei sogni a Dormire, forse sognare trovare gli antichi saggi proprio orire... dormire... nulla più. E dirsi così come faceva Confucio”, spiegamcon un sonno che noi mettiamo fineal mo noi. “E che cosa vi hanno detto crepacuore ed alle mille ingiurie natuquei saggi?”, volle sapere il maerali, retaggio della carne! stro. Uno di noi rispose: “Siamo Questa è la consunzione da evocare devotaandati nel mondo dei sogni, abmente. Morire, dormire; dormire, sognar forse... biamo incontrato i saggi e doForse; e qui è l’incaglio: che sogni sopravmandato se il nostro maestro anvengano dopo che ci si strappa dal tumulto dava là tutti i pomeriggi, ma loro ci della vita mortale, ecco il riguardo che ci arrehanno detto di non averlo mai visto”. sta e che induce la sciagura a durar tanto anch’essa. (“101 Storie Zen”) (William Shakespeare, “Amleto III.1”) M HOD 78 L 29 I L S OGNO DEL TATUAGGIO SULLA P ELLE HOD 78 30 Sulla pelle per sempre… o quasi S DR.SSA SILVIA BASSANI Believe in your own truth, © Gillian Worrall 2009 iamo nel 1769 e il Capitano inglese James Cook, arrivato a Tahiti, dopo aver osservato attentamente la popolazione autoctona, annota quanto visto utilizzando per la prima volta la parola Tattow (che diventa poi Tattoo). L’origine è onomatopeica: ricorda il rumore prodotto dal picchiettare del legno sull’ago per bucare la pelle. In realtà i primi tatuaggi hanno origini molto più lontane… e la loro storia è un intreccio di significati diversi, che cambiano velocemente da una popolazione all’altra, sembrando quasi all’unisono passato e presente. Nel 1991, sulle Alpi Venoste (confine italo-austriaco), viene ritrovato il corpo congelato (e quindi perfettamente conservato) di un uomo. Analisi scientifiche accurate stabiliscono che sia vissuto più di 5000 anni fa. “Otzi”, questo è il soprannome che gli viene dato - anche se forse in realtà è più conosciuto come Mummia del Similaun - presenta in differenti parti del corpo veri e propri tatuaggi ottenuti sfregando carbone polverizzato su incisioni verticali della cute. In corrispondenza di questi tatuaggi sono state rilevate delle fratture ossee visibili ai Raggi X, motivo per cui si pensa siano stati fatti a scopo terapeutico per attenuare il dolore delle ferite. Nelle pitture funerarie dell’Antico Egitto si possono notare chiaramente alcuni tatuaggi sui corpi delle danzatrici come sono stati rinvenuti anche su alcune mummie femminili. Toro, cinghiale, gatto, uccelli e pesci erano adorati come divinità dai Celti che, in segno di devozione, li tatuavano sui loro corpi. In epoca romana le cose cambiano: forti sostenitori della purezza del corpo umano, i Romani sono assolutamente contrari alla decorazione dei loro corpi. I tatuaggi così diventano uno strumento per marchiare (e quindi riconoscere) criminali e condannati. Gabriel Moreno, Surreal Pen and Brush Illustrations L’interazione con altre colture, però, cambia ben presto questa convinzione e in seguito alle battaglie con i soldati britannici (i cui tatuaggi erano segno d’onore), alcuni soldati romani iniziano ad ammirare la forza (e la ferocia) dei nemici tanto quanto i segni sul loro corpo. Abbandonano allora l’iniziale divieto, cercando e affermando i propri nuovi marchi distintivi. Nel 787 d.C. Papa Adriano proibisce l'uso del tatuaggio. Ma durante le Crociate (XI-XIII secolo) i combattenti cristiani hanno la Croce di Gerusalemme tatuata: questo permette loro, nel caso di morte in battaglia, di ricevere una sepoltura secondo rito cristiano. Con la fine di queste battaglie, il tatuaggio sembra quasi scomparire dall’Europa, cosa che, invece, non avviene negli altri continenti. Nei primi anni del 1700, i marinai europei entrano in contatto con le popolazioni indigene delle isole del Centro e Sud Pacifico, dove il tatuaggio assume una notevole importanza culturale. In Borneo, per esempio, la popolazione si tatuava un occhio sul palmo delle mani come guida spirituale che li avrebbe aiutati nel passaggio all’aldilà. In Nuova Zelanda i Maori firmano i loro trattati disegnando fedeli repliche dei loro "moko", tatuaggi facciali personalizzati. Questi moko sono usati ancora oggi per identificare il portatore come appartenente ad una certa famiglia o per simbolizzarne le conquiste ottenute nell'arco della vita. In seguito, per mezzo secolo, i tattoo diventano marchio di minoranze etniche, marinai, veterani di guerra, malavitosi, carcerati... e sono considerati indici di arretratezza e disordine mentale. Negli anni '70 e '80 movimenti quali i punk e i bikers adottano il tatuaggio come simbolo di ribellione ai precetti morali predicati dalla società. Oggi il tatuaggio vive un momento di grande rinascita. Può rappresentare unicamente una valenza estetica, un particolare ricordo della propria vita, o avere altri tantissimi significati, puramente personali e non sempre condivisibili (che non sia ancora riuscito a liberarsi dalla coltre di pregiudizi in cui è da sempre intrappolato?). HOD 78 In Giappone fin dal V secolo a.C., i tatuaggi hanno valenza sia estetica che magica, e rappresentano un modo per riconoscere i criminali. Ma tutti i tatuaggi orientali, grandi e colorati, che oggi conosciamo nascono dall’imposizione nell’antico Giappone di dure leggi repressive che vietavano alle popolazioni di ceto inferiore di portare kimoni decorati. La ribellione che scaturì da questa discriminazione imposta, fece sì che molte persone iniziarono a decorarsi la pelle con grandissimi tatuaggi che si estendevano in gran parte del corpo. Il Governo, nel 1870, tentò di fermare questa pratica senza riuscirci, tant’è che i tatuaggi fiorirono e prosperarono nell’ombra. 31 La tecnica… HOD 78 32 Avendo origini antichissime, sono moltissimi gli utensili che i vari popoli hanno usato per decorare la pelle. I tahitiani, ad esempio, utilizzavano una conchiglia affilata attaccata a un bastoncino. A Samoa, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta era sancito da un tatuaggio che ricopriva gran parte del tronco e degli arti inferiori degli uomini: il “pe’a”. La sua realizzazione è un calvario e ancora oggi, se richiesto, viene fatto secondo il sistema antico, seguendo cinque tappe di lavorazione che possono richiedere anche intere settimane data l’alta intensità di dolore. Non si utilizzano infatti le moderne strumentazioni ma, similmente ad altre colture polinesiane, un pettine fatto di denti o zanne affilate, fissate a un guscio di tartaruga e, ad angolo retto, a un bastone. Il pettine viene immerso nel pigmento e infisso rapidamente nella pelle con un apposito martelletto. Fortunatamente, almeno in occidente, molte cose sono cambiate. Nel 1891 Samuel O’Reilly, un inventore di New York, brevetta la prima macchinetta elettrica per tatuaggi, rendendo subito obsolete le vecchie tecniche utilizzate precedentemente, più lente e soprattutto più dolorose. Ma è fondamentale, se si decide di farsi un tatuaggio, rivolgersi sempre a un professionista che eserciti in ambienti sterili, rispettando le norme igieniche e utilizzando strumentazioni monouso. Se vengono rispettate queste condizioni, raramente i tatuaggi provocano reazioni allergiche o effetti collaterali indesiderati. Al contrario, se questo non avviene, c’è il rischio reale di riscontrare malattie e infezioni che possono essere anche particolarmente gravi. I tatuaggi nel tempo possono scolorire, cancellarsi o modificarsi parzialmente, ma durano per sempre… O almeno, era così fino a qualche anno fa. Oggi non solo si cerca di migliorare il modo in cui farli, ma anche il modo in cui cancellarli. Se il problema non è il tatuaggio ma ciò che rappresenta, si può ricorrere alla “cover-up”: il tatuaggio presente viene ricoperto da un altro più grande e colorato del precedente. Per una rimozione completa, invece, esistono varie tecniche: inizialmente si ricorreva alla dermoabrasione o alla crioterapia ma i risultati, spesso, non erano perfetti. L’utilizzo del laser ha cambiato le cose e ora i più moderni garantiscono un risultato perfetto, non lasciano cicatrici e non è necessaria nessuna forma di anestesia. Ovviamente prima di questo intervento sono necessarie alcune valutazioni, come i tipi di colore, la profondità del pigmento e la “vecchiaia” del tatuaggio stesso. Tutto questo DEVE essere fatto da personale competente e costantemente aggiornato. Purtroppo, ancora troppo spesso, si cercano delle scorciatoie che, alla fine, portano solo a gravi rischi per la salute. Balm Tattoo protegge e favorisce la rigenerazione della pelle dopo il tatuaggio, allevia irritazioni e disturbi, idrata e aiuta a vivacizzare i colori. Per ulteriori informazioni: www.dottcagnolasrl.it. Sognando un Tatuaggio alla Henna DI STEFANIA SANTOSPIRITO T atuaggi di henna (henné) e harkouss sono ancora molto in uso nelle tradizioni arabe e berbere, soprattutto per quanto riguarda i matrimoni. Ma continuano a esercitare il loro fascino sia verso le occidentali, attratte un po’ dalla magia di un “gioiello” tatuato sulla pelle, sia verso quelle ragazze orientali che hanno riscoperto e rivalutato una vecchia tradizione come raffinato ornamento da sfoggiare. In particolare sono tipiche le mani tatuate con la henna delle donne tunisine. I l tatuaggio “alla henna” è un costume di antichissima memoria presso la cultura tunisina e araba in generale, che da secoli si trasmette di generazione in generazione, di madre in figlia. Pianta spontanea originaria dell’India, dell’Arabia e dell’Africa del nord, la henna viene utilizzata dalle popolazioni locali per le sue qualità benefiche ed estetiche, grazie a cui si ricavano tinture vegetali di varie tonalità per la colorazione dei capelli e del corpo. Infatti non è tradizione soltanto araba usufruire dell’henna. Le sue radici affondano fino all’Estremo Oriente, tant’è vero che i disegni delle donne del Sudan, come quelle del Marocco o dello Yemen, vengono chiamati spesso Mehndi, termine indiano che indica le decorazioni delle donne Indù. Nei paesi arabi l’henna è di importanza capitale per segnare avvenimenti quali il matrimonio, al punto che si è istituito un vero e proprio mestiere: quello della “hennena”, la donna specializzata nella lavorazione di questa pianta eccezionale dai tanti significati e proprietà naturali. L a henna viene considerata soprattutto dalle donne delle piccole cittadine come un portafortuna dalle virtù magiche. E mai le superstizioni di paese sono infondate: difatti le foglie di henna, raccolte, tritate, spolverizzate e in seguito aggiunte all’acqua, danno una soluzione liquida di colore arancione dagli effetti benefici sia per i capelli che per la pelle. Allo stesso modo, mani e piedi della giovane sposa decorati con la henna per il giorno delle nozze, simbolizzano la felicità coniugale HOD 78 Pianta sacra 33 HOD 78 34 futura. In particolare, la henna tunisina viene stesa sulle mani e sui piedi in maniera uniforme, delineando forme artistiche e decorative tratte dalla fantasia della hennena. Dopo la prima stesura, gli arti tatuati vengono avvolti da fasce di cotone per proteggere i contorni del disegno e la buona riuscita del colore, che più risulta scuro più viene apprezzato. Gli arti così avvolti devono stare immobili senza toccare terra o nient’altro per almeno tre ore; quindi vengono tolte le fasce dai piedi e dalle mani e viene sciacquata la henna ormai secca. Alla fine, ciò che rimane è l’impronta di pasta scura e corposa iniziale, che durerà per molte settimane. Ma la decorazione non finisce qui, e a dare un ulteriore tocco di eleganza alla henna tunisina è il raffinato tatuaggio con il “harkouss”, di durata inferiore a quello della henna vera e propria ma di tinta più nera. Per eseguirlo, la hennena utilizza tutte le sue conoscenze in proposito, e per comporne il miscuglio misterioso e profumato (un’altra antica tradizione soprattutto tunisina), dosa sapientemente aromi vegetali e pietre particolari. La caratteristica prevalente del harkouss è infatti il suo profumo naturale alle erbe, più è autentico e forte più è apprezzato. Con esso la hennena traccia dei punti intorno ai contorni del tatuaggio già eseguito, e continua con altre decorazioni tratte dalla propria fantasia fino a completare la sua opera d’arte, frutto di ore di lavoro e di pazienza. Esistono molte altre decorazioni tradizionali arabe di henna, tra cui spiccano q u e l l e marocchine. Per ottenerle si utilizza lo stesso impasto di henna, con il quale si disegnano direttamente sulle mani una serie di motivi arabeschi e fantastici che rendono suggestiva e intrigante la mano di chi li porta. Prima della fasciatura, il tatuaggio viene reso più scuro attraverso uno sciroppo a base di tè e zucchero. E l’azione del calore e dell’umidità permette poi di fissare i disegni, che sbiadiranno a poco a poco solamente dopo tanto tempo. Henna da guerriero P er gli uomini di alcune tribù dell’Africa questo tipo di tatuaggio aveva un significato ancora più profondo e mistico. La henna veniva usata per colorare il corpo prima delle battaglie, mentre per le popolazioni Berbere del Nord Africa rappresentava il fuoco e il sangue, simbolo sacro di guerra e libertà. I colori impressi sulla pelle creavano un legame indissolubile fra l’uomo e le forze della natura, e i guerrieri traevano forza e coraggio da quei segni e colori emblematici. S OGNANDO DI ANDARE SU E GIÙ PER IL MONDO Dimmi cosa mangi…. HOD 78 36 DI ENZA BETTELLI Qualche ora con l’aereo e pochi istanti via Internet: ecco quanto basta, oggi, per scavalcare continenti e oceani. La globalizzazione è quindi inevitabile, ma la memoria dei piatti più caratteristici non si è ancora persa del tutto, e ogni Paese ha una sua specialità che lo identifica gastronomicamente. Gustare i Continenti inevitabile che le abitudini alimentari di ciascun Paese siano condizionate dal tipo di risorse che il suo territorio offre, pur se è la creatività di chi vive quel territorio a differenziarne utilizzi e risultati finali. Tuttavia, anche se i veloci e moderni mezzi di trasporto e le avanzate metodologie di coltivazione rendono sempre meno esotici anche gli ingredienti più insoliti, le tecniche di base per la realizzazione delle ricette più tradizionali sono rimaste invariate. Di diverso c’è solo il piacere di poter ricostruire nella cucina di casa propria, in qualunque continente essa sia, i sapori e i profumi assaporati o anche solo immaginati dall’altra parte del mondo. È La Vecchia Europa utte le ricette che ancora oggi costituiscono la base della cucina internazionale sono state ideate da cuochi più o meno importanti, ma tutti del Vecchio Continente. A cominciare da quelli francesi, che hanno creato anche il linguaggio gastronomico ancora in uso in tutto il mondo. Pizza, spaghetti al pomodoro e risotto sono prettamente italiani, ma il vanto della nostra gastronomia è la dieta mediterranea. Paella, gazpacho e tapas sono abbinamenti ormai ovvi alla cucina spagnola, così come l’insalata con la feta e il moussaka richiamano la Grecia, e i piatti di baccalà sono emblematici della cucina portoghese. Tra questi, il più caratteristico è il “Bacalhau à Gomes de Sá”, una deliziosa ricetta della zona di Oporto: T Bacalhau à Gomes de Sá P er 4 persone, coprite con acqua bollente 1 kg di filetti di baccalà già ammollato, scolatelo dopo circa 30 minuti, eliminate lische e pelle, poi ricoprite il baccalà con latte bollente e lasciate riposare per un paio d’ore. Intanto fate saltare in abbondante olio 3-4 patate lessate e tagliate a dischetti insieme a 2 cipolle affettate sottili, girandole con la paletta finché iniziano a prendere colore. Togliete le patate e fate insaporire nel loro condimento i filetti di baccalà scolati. Scaldate il forno a 200°C. Disponete patate e baccalà in una pirofila unta di olio e fate gratinare in forno per 15 minuti circa. Cospargete con prezzemolo tritato, decorate con fettine di uovo sodo e olive nere denocciolate e servite ben caldo. el Centro Europa la fonduta è sinonimo di Svizzera, così come i piatti alla birra, in particolare le cozze, sono una prerogativa tutta belga, mentre l’Austria è decisamente dolce, con lo Strudel farcito in ogni modo, e l’Ungheria ha il Goulasch come delizioso biglietto da visita, sia servito come zuppa o come secondo piatto. La vicina Germania è famosa per le ricette con la carne di maiale, come l’ottimo stinco, ma la torta della Foresta Nera è uno dei più famosi classici della pasticceria internazionale. È elaborata ma allo stesso tempo abbastanza semplice da realizzare. N Torta della Foresta Nera (Schwarzwälder Kirschtorte) basso il liquido di cottura con 1 cucchiaio di amido diluito con altrettanta acqua fredda. Mescolatevi le ciliegie e fate raffreddare. Montate 5 dl di panna fresca con zucchero a velo vanigliato e profumate con del Kirsch. Stendete la crema con le ciliegie su 2 dischi di pan di Spagna, sovrapponeteli e completate con il terzo disco. Spalmate interamente la torta con la panna montata e fatevi aderire 200 g circa di scaglie di cioccolato fondente. Decorate la sommità della torta con ciuffetti di panna montata ai quali farete aderire delle ciliegie sotto spirito. imanendo nel Centro Europa non si può non assaggiare i Pirogi polacchi, dei grossi ravioli molto diffusi anche in Russia (Peljmeni) simili ai nostri ma con una sfoglia meno ricca: 1 uovo ogni 200 g di farina più 1 cucchiaino di olio di semi, un pizzico di sale e l’acqua necessaria per impastare. La pasta viene quindi stesa molto sottile, vi si ritagliano dei dischetti di circa 6 cm che vengono farciti con carne, verdure, formaggi o un composto dolce e ripiegati a mezzaluna. I Pirogi vengono infine lessati o fritti e si servono caldissimi come primo piatto, contorno o dessert. In Russia, europea e asiatica, sono ugualmente famosi i blini, serviti con caviale o con salmone affumicato. R HOD 78 P reparate il giorno prima un normale pan di Spagna sostituendo 3-4 cucchiai di farina con altrettanto cacao amaro, dividete poi il dolce in 3 dischi. Per la farcitura, snocciolate 500 g di ciliegie nere e cuocetele per una decina di minuti con 80 g di zucchero e altrettanta acqua, poi estraetele e fate addensare a fuoco 37 La Danimarca è invece rinomata per i suoi specialissimi biscotti, tant’è che quelli molto ricchi di burro sono conosciuti in tutto il mondo come pasticceria danese. HOD 78 38 Pasticceria Danese I mpastate 500 g di farina con 3 cucchiai di zucchero, 25 g di lievito di birra diluito in poco latte tiepido, 1 uovo sbattuto, una presa di sale, 1 bustina di vanillina e altro latte tiepido (circa 2 dl) per ottenere un impasto consistente ma morbido. Stendete l’impasto formando un rettangolo dello spessore di 1 cm, spalmatelo per due terzi con burro morbido che abbia la stessa consistenza dell’impasto. Ripiegate l’impasto in tre parti, stendetelo di nuovo e spalmate con altro burro. Ripetete per 4-5 volte utilizzando in tutto 350-400 g di burro. Avvolgete infine l’impasto nella pellicola e fatelo riposare per circa mezz’ora in frigorifero. Stendete un’ultima volta l’impasto allo spessore di 5 mm circa, ritagliate i biscotti, disponeteli sulla placca ricoperta con carta forno e lasciateli riposare per circa 15 minuti in frigorifero. Spennellate i biscotti con albume e cuocete per 10 minuti nel forno caldo a 200°C. Appena tolti dal forno spennellateli di nuovo con una glassa ottenuta diluendo zucchero a velo con poca acqua e fatevi aderire granella di mandorle o di nocciole o di zucchero. alendo ancora più a Nord, in Gran Bretagna roast-beef e muffin sono imperdibili, così come l’agnello irlandese. La penisola scandinava è invece una festa per gli amanti del finger food e del pesce. I primi potranno gustare decine di gusti diversi con Smörgåsbord, la serie infinita di antipasti e bocconcini che sono un vero e proprio, ricchissimo pasto. Per gli amanti del pesce, il salmone è la specialità riconosciuta di questi Paesi, preparato con tante ricette gustose come il Gravad lax. Per questa ricetta il salmone viene sfilettato ma non spellato e i filetti sono poi sfregati con una miscela di zucchero, sale, aneto, coriandolo e Cognac, quindi si ricompone il pesce e si avvolge nella pellicola e infine si lascia in frigorifero per 2 giorni, con sopra un peso e rigirandolo spesso. Si serve affettato sottile e con salsa alla senape. S La Sconfinata Australia n realtà l’Australia fa parte dell’Oceania, un continente che comprende anche la Nuova Zelanda e la Polinesia, e questa terra sterminata ha una sua suggestiva bellezza che seduce tutti i suoi visitatori. Però, gastronomicamente parlando, non ha una sua storia come gli altri continenti, se si esclude quella davvero molto particolare degli aborigeni che si sono sempre nutriti di bacche, canguro, insetti e altri animali poco appetibili per i coloni. Non esiste, quindi, una cucina australiana né neozelandese, ma un magnifico mix di cucine da tutto il mondo, con quella italiana tra le più apprezzate e diffuse, grazie anche agli innumerevoli italiani che hanno attraversato gli oceani per cercarvi fortuna. Tipicamente australiano è il barbecue, con eccellenti bistecche che si possono gustare su tutto il terri- I torio, non solo nelle case, ma anche nei ristoranti e all’aperto, dove ognuno può arrostire da sé la propria carne utilizzando le strutture gratuite appositamente costruite nei parchi e in altri spazi. Ma ci sono due dolci che caratterizzano questi Paesi. La Pavlova, creata da uno chef per la celebre ballerina vissuta nel Novecento, è una corona di candida meringa farcita con panna montata e ricoperta di frutta in abbondanza, ovviamente quella tipica della Nuova Zelanda. Immancabili in Australia e in particolare nel Queensland, sono invece i Lamingtons. Lamingtons P reparate una pasta soffice montando a crema 4 tuorli con 200 g di zucchero, 130 g di burro morbido e un pizzico di sale. Amalgamatevi 4 albumi montati a neve, qualche goccia di essenza di vaniglia, un paio di cucchiaiate di cocco essiccato e 200 g di farina setacciata con una bustina di lievito vanigliato. Versate in uno stampo quadrato o rettangolare e cuocete nel forno caldo a 180°C per circa 40 minuti. Lasciate raffreddare, tagliate il dolce a metà, spalmate con confettura di fragole, ricomponetelo e dividetelo a cubetti. Ricoprite con cioccolato fondente fuso e cospargete con cocco essiccato. Le Americhe, il Nuovo Mondo nche gli Stati Uniti, fatta forse eccezione per la cucina dei Pellerossa, non hanno una vera storia gastronomica, anche se i prodotti portati da Colombo in Europa hanno dato una svolta fondamentale alla gastronomia del bacino del Mediterraneo. Gli Stati Uniti, invece, hanno fatto proprie le tradizioni dei Paesi confinanti e dei coloni arrivati dall’Europa, soprattutto dai Paesi anglosassoni e dagli altri continenti. Oggi fast food e barbecue sono un po’ l’emblema degli Stati Uniti, ma sono ormai molti gli ottimi piatti tradizionali, come il tacchino ripieno di castagne con il quale si festeggia il Giorno del Ringraziamento, il cheese cake che è il simbolo di New York, le ricette speziate della Louisiana, le chowder, deliziose zuppe di pesce, la torta di mele, l’insalata di patate, il pollo fritto e la torta di zucca, un classico che ha il momento di maggiore popolarità in occasione di Halloween. A P er la pasta frolla mescolate 300 g di farina con 2 cucchiai di zucchero e un pizzico di sale, e amalgamate 130 g di strutto e 70 g di burro freddi di frigorifero. Impastate poi con 1 uovo sbattuto con 1 cucchiaino di aceto e 1 cucchiaio di acqua fredda, unendo se necessario ancora qualche goccia di acqua fredda. Avvolgete la pasta nella pellicola e mettete in frigorifero per circa 1 ora. Intanto, cuocete in forno 400 g di polpa di zucca pulita, schiacciatela e amalga- mate 50 g di burro fuso, 130 g di zucchero, 1 cucchiaino di cannella in polvere, 1 presa di noce moscata grattugiata e di chiodi di garofano in polvere, 4 tuorli, 1 dl di latte, 1 pizzico di sale e 4 albumi montati a neve. Stendete la pasta frolla e ricoprite una teglia. Punzecchiate con la forchetta e cospargete con pangrattato fine. Versate il composto di zucca sulla pasta, livellatelo e cuocete nel forno già caldo a 180°C per 50-60 minuti. Servite la crostata fredda o tiepida con la panna montata. HOD 78 Torta di zucca (Pumpkin Pie) 39 HOD 78 40 a cucina del Messico ha come ingredienti principali mais, peperoncino e cioccolato. Tortillas e tacos sono facilmente reperibili anche nei nostri supermercati, il peperoncino è ormai legato alla cucina delle nostre regioni meridionali e il cioccolato è diventato una golosità universale, mentre in Messico è anche uno degli ingredienti che insaporiscono il tacchino. Il Guacamole è una salsa messicana in uso anche nei Caraibi, facilissima da preparare perché basta frullare la polpa di avocado con cipolla, poco pomodoro, succo di lime, peperoncino. Il Canada ha una cucina d’ispirazione francese, l’Argentina ha carni eccezionali, il Brasile usa invece molta frutta, cocco e ananas in particolare, manioca e fagioli in ricette squisite come la famosa feijoada. Il Centro America è il regno delle patate e del ceviche, nato in Perù ma preparato con qualche variante anche nei Paesi vicini. È un piatto freddo molto aromatico di pesce crudo lasciato marinare con succo di lime e cipolla affettata. Tra gli ingredienti tipici, il mais è spesso utilizzato come pannocchia intera o a chicchi, come nel pastel de choclo cileno e peruviano, ma conosciuto anche in Argentina. L Pastel de choclo A ffettate 2 grosse cipolle e fatele appassire a fuoco basso nell’olio caldo. Unite 2 cucchiai di paprica e 300 g di carne di manzo tagliata a dadini minuti, sale e pepe e lasciate insaporire per qualche minuto. Bagnate con qualche cucchiaio di brodo e cuocete per una decina di minuti. Tenete da parte. Raschiate i chicchi di 4 pannocchie fresche e tritateli con il coltello. Fate insaporire nell’olio caldo e cuocete a fuoco basso, mescolando spesso e bagnando con cucchiaiate di latte a mano a mano che ispessisce. Salate, unite 1 cucchiaio di zucchero e basilico tritato. Ungete una pirofila con l’olio, fate uno strato di carne tritata, ricoprite con pollo cotto disossato e tagliato a cubetti e fettine di uovo sodo. Ricoprite con il composto di mais, cospargete con poco zucchero e fate gratinare nel forno caldo a 200°C per 15 minuti circa o finché la superficie del pasticcio diventerà dorata. a cucina cajun o creola dei Caraibi è un particolare mix di piatti africani, europei e indigeni ed è speziata e piccante, spesso insaporita con il profumato rum delle isole. Molto popolari le empanada, fagottini di pasta farciti in vari modi poi fritti e serviti come antipasto o stuzzichini, e gli stufati di pesci, crostacei e pollo cucinati spesso con il latte di cocco e sempre accompagnati da riso bianco bollito. L Il Lontano Oriente nche l’Asia è un immenso continente che riunisce le culture più antiche del mondo con una gastronomia spesso ricercata e raffinata. Gli innumerevoli ristoranti cinesi, giapponesi e indiani sparsi in tutte le nostre città ci hanno reso molto fami- A liare la cucina asiatica. Infatti, tra i piatti giapponesi sushi e sashimi sono una apprezzata e diffusa alternativa a quelli italiani e il tempura, il leggerissimo fritto misto, è gradito quanto il nostro. Le ricette cinesi più conosciute come i biscottini della fortuna, il pollo alle mandorle, il maiale in agrodolce, il riso alla cantonese, gli involtini primavera e i won ton sono ugualmente popolari in Occidente ed è molto diffuso anche il chow mien, un piatto unico che in Cina viene servito a tutte le ore come spuntino, gustoso e facile da preparare anche a casa. Le quantità e la scelta degli ingredienti non hanno una definizione precisa, ma la ricetta che vi proponiamo ne è un buon esempio. Chow mien L essate al dente 250 g di tagliatelle cinesi all’uovo (o di tagliolini all’uovo), scolatele, passatele sotto l’acqua corrente e scolate di nuovo. Scaldate poco olio nel wok o in una padella a fondo pesante e fatevi saltare per un paio di minuti delle taccole tagliate a losanga, fettine di capesante, gamberetti sgusciati e incisi per il lungo, striscioline molto sottili di calamari. Salate e insaporite con una spruzzatina di saké o di sherry secco, 1 cucchiaio di salsa di soia e 1 cipollotto affettato sottilissimo. Trasferite al caldo. Scaldate altro olio nel wok e fatevi saltare le tagliatelle con altra salsa di soia, mescolatevi la metà degli ingredienti preparati e disponetevi sopra quelli rimasti prima di servire. a cucina thailandese è simile a quella cinese ma fa molto uso di latte di cocco, lemon grass e spezie. Lo stesso si può dire della cucina indonesiana della quali tutti conoscono il nasi goreng, un meraviglioso piatto unico di riso fritto, pollo, gamberetti e verdure. La cucina turca è tipica mediterranea per la parte europea, mentre quella asiatica ha sapori e profumi più mediorientali. Oltre all’immancabile kebap, i piatti turchi di verdure sono davvero deliziosi e sono prevalentemente a base di melanzane come l’imam bayildi. Molto particolari anche i dolci, dai loukum, detti anche delizie turche, che sono morbidissime gelatine colorate, alla Baklava di pasta filo, presente in tutto il Medio Oriente, che si prepara sovrapponendo vari strati di pasta filo, ciascuno spennellato con burro fuso e cosparso con frutta secca tritata. Il dolce viene cotto in forno caldissimo e infine irrorato con sciroppo di zucchero freddo profumato con acqua di fiori d’arancio. La gastronomia indiana è molto ricca e diffusa nel mondo e ormai tutti conosciamo e apprezziamo i vari tipi di curry, le cotture nel forno tandoori, i piatti vegetariani con i legumi (dahl), il gustoso pane chapati. Tuttavia la cucina indiana è molto più diversificata poiché il territorio è talmente esteso che ogni regione ha i propri piatti preparati con ingredienti tipici, pur avendo spesso lo yogurt come comune denominatore. Diffuso in quasi tutto il Paese è il chutney, che può essere preparato con svariati ingredienti per accompagnare i vari piatti di carne. Quello di mango è il più classico. HOD 78 L 41 Chutney di mango HOD 78 42 A ffettate sottile 800 g di polpa di mango acerba, salate, ricoprite con acqua e lasciate riposare per 24 ore. Fate bollire in una casseruola 200 g di zucchero di canna e 2 dl di aceto bianco, unite i manghi scolati, 2 cucchiai di zenzero fresco grattugiato, 2 spicchi di aglio schiacciato, 1 cucchiaino di chili piccante, 1 pezzetto di cannella e 100 g di uvetta lavata e strizzata. Cuocete adagio e mescolando spesso per 1 ora circa, o finché il composto sarà denso. Versatelo bollente nei vasetti, chiudeteli, rigirateli e lasciateli raffreddare. Fate riposare il chutney per circa 1 mese prima di assaggiarlo. L’Africa Misteriosa ontrariamente a quanto si può credere, la gastronomia africana è ricca e molto variata perché è legata alle caratteristiche geografiche dei diversi territori. In alcuni Paesi è anche raffinata, come in Marocco, dove il cous cous è davvero pregevole. Questo piatto è tipico del Magreb, cioè Marocco, Tunisia e Algeria, ma viene preparato anche in altri Paesi africani, mentre il tagine è una raffinata variante marocchina. Il pilav si prepara con vari tipi di carne, mentre le polpettine (kofta) possono essere di carne di pesce o di verdure e si servono come stuzzichino o antipasto. In tutta l’Africa, le banane di una varietà particolare sono utilizzate come verdura e i piatti sono spesso vegetariani e a base di legumi o miglio. La frutta, in particolare banane e cocco, sono di solito alla base dei dessert africani, che sono anche ricchi di miele o comunque molto dolci, come la baklava egiziana, molto simile a quella turca. Il burghul è costituito da chicchi di frumento spezzati e si utilizza per fresche insalate o per piatti unici con la carne, come in questa ricetta libanese. C Burghul di carne e ceci S offriggete un paio di cipolle affettate nel burro chiarificato, unite 500 g di polpa di agnello a cubetti e, quando saranno rosolati, anche 200 g di ceci lessati a metà. Salate, insaporite con il pimento, coprite a filo con acqua e cuocete a fuoco dolce finché gli ingredienti saranno morbidi. Aggiungete anche 300 g circa di burghul a grana grossa e completate la cottura, bagnando con altra acqua se necessario. Prima di servire mescolatevi qualche cucchiaio di burro chiarificato. Cospargete a piacere con un pizzico di cannella prima di servire. 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