n.78 - Hod benessere

Hod Benessere n° 78 - Novembre 2014 - Anno XVII - Periodico - Diffusione gratuita
Dormire,
Sognare....
Allontaniamo l’insonnia
6
Enigma sonno
di Dr.ssa Donatella Penati M.
8
Chi sogna è il sogno?
di Roberto Messina
12
Sonno dolce sonno
Qualche consiglio per dormire meglio
di Dr.ssa Elena Marinoni
16
Ricetta del panettone fatto in casa
a cura di Noi Due
19
Alla scoperta della tradizione ebraica e della sua cucina
di Stefano Reina
20
Perchè preghiamo
Intervista a don Renato a cura di Marina Robbiani
26
Il mio sogno libero
29
Sulla pelle per sempre... o quasi
di Dr.ssa Silvia Bassani
30
Sognando un tatuaggio alla Henna
di Stefania Santospirito
33
Dimmi cosa mangi
di Enza Bettelli
36
78
Direttore Responsabile: Marina Robbiani
Consulenti Scientifici: Dott.ssa Cagnola,
Dr. Edoardo Felisi, Dr. Sergio Maria Francardo
Consulenti Editoriali:
Dr.ssa Silvia Bassani, Dr.ssa Raffaella Ferrari
Grafica: Marco Nava
Pubblicità: [email protected]•333.1932913
Edizioni Alice
Viale Col di Lana, 4
20136 Milano
Tel 02.89.12.74.66
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Stampa: Matrix Group s.r.l.
via Tortona 72 - Milano
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Viale della Tecnica 5 - 36100 Vicenza
Tel. 0444.347311
Reg.Trib. Milano n° 305 del 22.4.1998
A questo numero hanno collaborato:
Silvia Bassani, Enza Bettelli, Noi Due,
Elena Marinoni, Roberto Messina,
Donatella Penati M., Stefano Reina,
Stefania Santospirito.
In copertina: Eclectic Selection,
Santoro®, London
A lato: Progetto di Eliana Lorena dedicato ad
Alice nel Paese delle Meraviglie.
Venite a trovarci su
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e su Facebook
www.facebook.com/hodbenessere
A SCUOLA DALL’ ERBORISTA
HOD 78
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Allontaniamo
l’Insonnia
L
Manuel Cosentino,“Behind a little house”.
’insonnia è un disturbo del sonno che può manifestarsi con difficoltà nell'addormentarsi, con
risvegli troppo anticipati, con un sonno agitato e
interrotto da risvegli, stanchezza e sonnolenza durante il
giorno. È un sintomo, non una malattia; tutti coloro che
sentono di dormire poco e male possono perciò definirsi insonni. Le donne ne soffrono più degli uomini, gli
anziani più dei giovani.
In pratica possiamo distinguere tre tipi di insonnie.
Quelle occasionali, che durano pochi giorni e sono
perlopiù legate a situazioni contingenti (cambio di
letto, preoccupazioni, dolori ecc.).
Quelle transitorie, che durano qualche settimana.
E le insonnie croniche che, con alti e bassi, durano per
molti mesi o per anni.
Vino Medicinale
! Passiflora incarnata sommità t.t. g 25 • ! Arancio amaro fiori t.t. g 15
Un bicchierino la sera
prima di dormire.
Infuso
Bagno Terapeutico
h Maggiorana foglie
monde g 50
h Valeriana radice t.t. g 20
h Lattuga virosa pianta t.t.
g 20
h Papavero (Rosolaccio)
fiori t.t. g 10
• Asperula odorosa foglie
t.t. g 100
• Passiflora incarnata
sommità t.t. g 100
• Arancio amaro fiori
t.t. g 50
Una tazza alla sera prima
di dormire, e se occorre
una seconda tazza dopo
qualche ora.
Da fare alla sera. È sufficiente immergersi per mezz'ora e la temperatura dell'acqua della vasca non
deve superare i 37°.
Grazie al suo contenuto alcolico, il vino permette di
estrarre dalle piante i principi attivi non solubili in
acqua. Va utilizzato un vino a buona gradazione
alcolica.Tra i rossi, sono indicati i vini robusti e invecchiati; tra i bianchi, i vini passiti e quelli liquorosi.
Per preparare un litro di vino medicinale, bisogna
mettere le piante nelle dosi indicate sul fondo di
un vaso di vetro a bocca larga a chiusura ermetica, aggiungere un decilitro di vino, mescolare e
lasciar riposare per qualche ora. Poi si aggiunge
un altro decilitro di vino e si lascia nuovamente
SI
Y
Y
Y
Y
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Y
Y
Y
Y
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Prepariamo il Vino Medicinale
riposare. A questo punto si aggiunge il resto del
vino, si chiude il vaso in modo ermetico, lo si
agita bene e si lascia riposare per una settimana, mescolando il contenuto ogni giorno.
Quando è pronto, lo si filtra con un colino a
maglie fini foderato con una pezzuola di cotone
o lino, e lo si travasa in una bottiglia di vetro
scuro da tenere ben chiusa. Non dimenticate di
scrivere su un’etichetta il nome del vino medicinale, la data di preparazione (può durare 3-5
anni) e il disturbo per il quale è indicato.
Alimentazione
Abituarsi progressivamente a cene leggere che comprendano alimenti ricchi di zuccheri semplici come miele, zucchero, frutti dolci, latte, yogurt e i cibi che li contengono. Ottima la cena con
pane e latte, o un bicchiere di latte tiepido con un po’ di miele prima di andare a letto. Coricarsi
almeno due ore dopo aver mangiato.
Alla sera evitate i cibi ricchi di vitamina C, come gli agrumi e i kiwi, perché possono disturbare il sonno.
NO
Niente caffé, té e bevande a base di cola nella seconda parte della giornata. Niente cene troppo abbondanti,
esclusivamente proteiche o con formaggi stagionati. Non
andate a letto subito dopo mangiato.
Per saperne di più seguite i consigli della Dr.ssa Cagnola:
www.dottoressacagnola.it
Melissa d’oro,
utile per un fisiologico rilassamento
in caso di stress.
1 capsula al giorno anche al mattino!
Confezione da 30 capsule di origine vegetale.
HOD 78
Integratore Alimentare a base di Lavanda,
Luppolo, Melissa e Passiflora
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Enigma
Sonno
DR.SSA DONATELLA PENATI M.
C
osa succede nel nostro corpo, e nel nostro
cervello, quando ci addormentiamo? È possibile definire il sonno? Questi e molti altri
sono gli interrogativi che ci poniamo a proposito del
sonno e del sogno, questi grandi “sconosciuti”.
Iniziamo di rispondere:
È più importante “quanto” si dorme, o “come” si dorme?
Il “sonno” grande sconosciuto. Ma le tante cliniche e centri
che lo studiano hanno continuato a ribadire il concetto semplice che è importante non tanto quanto si dorme, ma
come. Leggenda vuole che molti grandi personaggi storici,
che gli inglesi chiamano “short slepeers”, hanno dichiarato
di aver bisogno di pochissime ore di sonno. Come se fosse
una costante del successo, dormire poco... Ma una media
normale è stata stabilita. Sette/otto ore sono considerate
La principessa sul pisello, da “Stories from Hans C.Andersen”, 1911.
© 2010 Ana Juan and Condé Nast
L
a definizione data dal Prof. Lugaresi,
neurologo di Bologna e uno dei maggiori studiosi del sonno In Italia, è molto
calzante. “Il sonno non è assenza di vita e di
pensiero”. È un’attività sinergica tra mente e
corpo, che si esprimono nelle varie fasi del
sonno Rem e non Rem. E allora compaiono
movimenti involontari, cambi di posizione (fino
a dieci-dodici volte per notte) utili ad evitare
paralisi da compressione, piccoli fremiti dei
muscoli delle dita e delle labbra (le cosiddette
“mioclonie” tipiche del sonno Rem). Ed è coinvolto anche il sistema neurovegetativo (con
abbassamento della temperatura corporea) e
quello endocrino, con la secrezione di alcuni ormoni. Uno è
quello della crescita, che regala ai bambini e agli adolescenti un sonno lungo e ristoratore. L’altro è la melatonina, stimolata nella sua produzione dalla quantità di luce. Il buio ne
induce la produzione e favorisce la comparsa del sonno.
sufficienti. Empiricamente, come dicono gli studiosi
del centro del sonno del Fatebenefratelli di Milano,
occorre “affidarsi sempre alla sensazione di
benessere o malessere al risveglio”. E, comunque, la
vecchia saggezza popolare dice che “chi dorme non
piglia pesci!”.
Cosa sono esattamente le fasi Rem e cosa succede
quando sogniamo?
La fase Rem (acronimo di “Rapid Eye Movements”,
dai movimenti rapidi oculari tipici della fase Rem) è il
momento del sonno in cui c’è una paralisi del corpo,
mentre l’attività encefalica è elevata ed è la fase in cui
si sogna intensamente. Difficilmente però questi vengono ricordati al risveglio, e il sogno fatto in questa
fase viene considerato da alcuni studiosi come una
“valvola di sfogo”.
Nicoletta Ceccoli, Storyteller
Infatti interferenze esterne esercitate in questo momento del sonno producono forte stress. Da ricordare, che in una notte di sonno
compaiono varie fasi Rem alternate a fasi non Rem o di
sonno “quieto”.
Quali sono i rischi causati da un cattivo sonno, anche eccessivo?
Come in tante situazioni, la verità sta nel mezzo. Sicuramente dormire troppo poco influisce su
capacità fondamentali della nostra esistenza. Minore concentrazione e attenzione, aumento di reazioni aggressive o
comunque meno calibrate sono date spesso da stanchezza.
Inoltre c’è il rischio di comparsa di sonnolenza durante il
giorno e quindi anche di pericolosità per sè e per gli altri.
Non si può dimenticare infatti che ricerche recenti hanno
dimostrato che durante il sonno vengono liberate delle
sostanze importanti per dormire e per il sistema immunitario. Sono le interleuchine. Studi comparati su animali
dimostrano risposte estremamente meno efficaci delle
difese immunitarie in soggetti deprivati del sonno.
Ma d’altra parte anche il dormire troppo può essere negativo, anzi celare patologie. Apnee notturne molto frequenti
possono dare disturbi di ossigenazione cerebrale. Esistono
poi le ipersonnie e i russamenti. Fare giusta diagnosi e curare
il troppo sonno o il sonno insufficiente, interrotto o agitato,
vuole dire spesso identificare malesseri organici anche imporBansky, Segregation Wall, Palestine
tanti, che curati, “allungano la vita”.
HOD 78
E il dormiveglia che cosa rappresenta?
Il dormiveglia, o assopimento, è un momento di sonno più
lieve dove pensieri o sogni possono essere presenti. Spesso
il sogno di questa fase del sonno è quello che viene ricordato al risveglio.
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HOD 78
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Alcuni di questi disturbi si possono
prevenire e come? A che ora è meglio
cenare e andare a letto e quali sono i
cibi che favoriscono il sonno? E che
ruolo possono avere la televisione, i
computer e i vari device?
Si parla di igiene del sonno per
definire le regole da seguire nel sano
addormentamento. Queste regole
comprendono per esempio la
creazione di un rituale del sonno
(stessi orari e preparativi), cercare di
conciliarlo con stratagemmi piacevoli
(per esempio leggere un buon libro,
ascoltare musica ecc.), evitare l’uso di televisione o computer che possono produrre agitazione con programmi emozionanti, non
fare esercizio fisico pesante o impegnarsi
troppo in attività
intellettuali prima
di coricarsi.
Altri consigli sono
quelli di evitare
alcool e fumo, non
dormire troppo in
ambienti
caldi,
evitare cene e
spuntini troppo
abbondanti
o
digiuno da diete.
Sarah Illenberger,“Traumlage”.
Va bene farsi svegliare dalla radiosveglia?
La radiosveglia può essere utile se trasmette
buone notizie, altrimenti è meglio evitarla. Il
massimo sarebbe svegliarsi con il cinguettio
degli uccellini.
È vero che si sogna già quando siamo feti?
Già dal quarto-quinto mese, ogni 24 ore, il
feto alterna movimento a riposo. E quindi
sogna. Col proseguio della gravidanza, vengono anche dimostrate fasi di sonno Rem
che si evidenziano durante le ecografie con
la presenza di movimenti oculari rapidi.
Opera di Sarah Illenberger.
È vero come alcuni dicono, che la notte
aiuta a guarire?
Si potrebbe dire che un buon sonno serva a
un recupero fisiologico e psicologico. Alcune
ipotesi indicano nel sonno Rem un’attività di
apprendimento comportamentale e di cancellazione di ricordi inutili. Altri parlano solo di
uno stato istintuale, che ritualmente si ripete
al solo fine del rispetto del ritmo circadiano
(del giorno). Come fanno tutti gli altri animali.
Ma in tutte queste affermazioni è comune
per il sonno il fine curativo, quasi un effetto
placebo.
Stanza di Sigmund Freud,
nella sua Casa Museo di
Londra.
Gabriel Moreno,“Marìa” - Personal work. 2012
In definitiva, perchè sogniamo?
Il sonno, col sogno, è un terzo stato della
nostra esistenza. Il più misterioso ed indispensabile momento della vita, che così
tanto assomiglia alla morte. Intimidiva gli
antichi che lo indicavano fratello di quest’ultima. Hypnos e Thanatos. E induceva poeti a
dire: “noi siamo fatti della stessa essenza dei
sogni e tutto ciò che ci circonda è sonno”.
Buonanotte.
Donatella Penati M.: Medico chirurgo - Medico dello Sport ed Igiene.
Il Tempo del Sogno
I miti aborigeni sulla creazione narrano di
leggendarie creature totemiche che nel
Tempo del Sogno hanno percorso in lungo
e in largo il continente cantando il nome di
ogni cosa in cui si imbattevano - uccelli,
animali, piante, rocce, pozzi -, e col loro
canto avevano fatto esistere il mondo.
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(Bruce Chatwin, “Le vie dei canti”)
Immagine: Saltwater women by Mandy Davis
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S OGNO E RGO S UM
HOD 78
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DI
Chi sogna
è il Sogno?
I
ROBERTO MESSINA
l sogno è una cosa, sognare è tutt'altro. Nel
senso che, pur essendo entrambi emanati dallo
stesso soggetto, “sogno” e “sognare” appartengono a due aspetti completamente diversi dell'essere umano.
D. Stoupakis,“The day the frogs rain down”.
I
l sogno per sua natura è una rappresentazione dell'anima: se diciamo questa frase
cosa vogliamo dire?
Nel momento in cui il corpo si addormenta l’anima si sente libera di staccarsi dal corpo e, pur
rimanendo collegata al corpo con un filo etereo
che le permette in qualsiasi momento di rientrare, vaga nell’etere. È allora che il mondo etereo
emana verso l’anima delle immagini necessarie a
trasmettere il suo messaggio all'essere umano. In
questo senso, sognare è una rappresentazione
dell'anima sotto forma di immagini eteree e
l’essere umano, il cui corpo è al momento del
sonno in stato di incoscienza, si rivela come “una
struttura emotiva” influenzata dal sogno.
I sogni, dunque, le cui caratteristiche non devono
sfociare nella divinazione, sono rappresentazioni molto chiare del mondo etereo che durante il
sonno opera verso l'anima la quale, a sua volta, ci proietta nel subconscio quelle immagini, quei
fotogrammi che non sempre ci ricordiamo al nostro risveglio.
Talvolta succede che durante il sogno si percepiscano delle turbolenze che al risveglio ci lasciano una loro impronta emotiva. Anche questo aspetto ha valenze e finalità ben precise: è
l'elemento trainante del sogno, la risposta alle nostre domande sul suo significato. Un significato che è sempre celato “all'interno” della rappresentazione del sogno. Spesso, infatti, si fa l'errore di decodificare il sogno attraverso le sue immagini, ma è sostanzialmente e formalmente
sbagliato. Qualunque siano le rappresentazioni del sogno, la loro risposta va cercata negli eventi emotivi (belli, brutti, incubi, di beatitudine...) che ci trasmettono. Queste sensazioni hanno al
loro interno una struttura non facile da decodificare, che è la risposta alle domande che ci poniamo al risveglio: “Cosa ha voluto dirmi questo sogno?”
In realtà, dovremmo farci un’altra domanda: “Cos’è che vogliono indicarmi le emozioni che ho
provato durante il sogno, e che sto provando ora?”.
Illustrazione di Benjamin Lacombe.
Certo, anche le immagini hanno una loro importanza, ma
sempre all’interno di un contesto emotivo e non di rappresentazione. Chi sogna è solo l'essere umano che, addormentato, riduce le sue resistenze emotive liberando l'anima che
vaga nell'etere, più o meno in profondità, lontana dal corpo.
Come detto in precedenza, il corpo rimane unito all'anima
attraverso un filo etereo da cui gli arrivano tutte le informazioni
che durante il sonno riceve dall'anima quando, sollecitata dal
mondo etereo, ingloba le immagini che le sono necessarie e
le comunica all’essere umano. In ultima analisi, essendo il
mondo etereo parte integrante dell'essere umano, trova così
modo di darci delle risposte emozionali e allegoriche sotto una
forma esplicitamente visiva. Questo intreccio di stimoli produce il sogno, grazie al quale si determinano alcuni eventi
emotivi più o meno forti che talvolta riusciamo a ricordare.
Può succedere che, soprattutto a livello esoterico, si tenti di decodificare un
sogno separandolo dalla persona che sogna, pensando che l'essere umano Esoterismo è anche sinonimo di nascosto, occulnon abbia nulla a che vedere con la raffigurazione del sogno, qualunque to, in quanto scienze
essa sia. Nulla di più sbagliato, l'essere umano è l'artefice dei propri sogni. esoteriche come l’alchiSiamo noi che produciamo il sogno e siamo sempre noi che subiamo mia (che doveva trale emozioni del sogno che, in quanto etereo, non produce nient’altro sformare il piombo, ciò
è negativo in oro, in
che immagini. Ma le immagini, che rappresentano emozioni solo per che
ciò che è positivo, per
l'essere umano (e non per le immagini stesse), indicano di fatto proprio fare riscoprire all’uomo
quella struttura sensoriale profonda che viene a toccare la sfera la sua “natura interna”)
dovevano nascondersi,
emozionale dell’essere umano.
A volte ci domandiamo: “Come si può usare il sogno per comprendere, rendersi occulte usando
allegorie, per non subire
per rispondere alla vita di tutti i giorni?”. Fondamentalmente credo che ciò le reazioni della Chiesa.
sia possibile solo in rari casi di consapevolezza o, per essere più precisi,
penso che solo alcune persone molto elevate spiritualmente abbiano le
capacità per decodificare il proprio sogno, e non quello di altri.
Quando si tenta di interpretare un sogno occorre prima di tutto essere in
grado di comprendere le emozioni che esso produce, cosa assai difficile
e complessa. Questo tema si perde nella notte dei tempi, sono molti coloro che hanno tentato di dare un senso ai sogni, ma perlopiù sono riusciti a spiegare alcune immagini o alcuni aspetti del sogno, qualcosa di
sicuro interesse ma molto distante dalla realtà dell'emozione che produce il sogno. Il motivo è semplice: solo chi prova delle emozioni sa cosa
sta provando. Pensare di tradurre un’emozione di un altro essere umano
riguardante un sogno, è un'illusione che può portare ad errori grossolani.
Malgrado questo, possiamo fare qualcosa per rendere il nostro stato di veglia più chiaro (e la nostra vita più ordinata) rispetto ad un sogno che non siamo riusciti a comprendere?
Potremmo procedere così
Appena svegli scriviamo tutto quello che abbiamo sognato fin nei minimi particolari, compresa
la data del sogno e qualsiasi sensazione provata.
Questo modo un po’ empirico determina alcuni fattori che a loro volta sfociano in consapevolezza. Vediamo quali, e in che modo affiorano alla memoria non solo emozionale, tenendo conto che
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Uniamo il sogno all'essere umano che sogna
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Foto di Louis Blanc.
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ogni volta che prendiamo appunti e ripercorriamo il sogno nei suoi dettagli, non facciamo
che determinare un’emozione consapevole.
Nel momento in cui trascriviamo il sogno, il
sentimento istintivo sviluppato
durante il sogno diventa consapevolezza delle nostre
emozioni. Ed essere consapevoli delle proprie emozioni
riguardo ad un evento equivale
a scaricarlo di forza emotiva.
Qualcuno potrebbe pensare:
“Ma se un sogno è emotivamente negativo (si tratta ad
esempio di un incubo), in che modo perderà
la sua tensione naturalmente emotiva?”. È
semplice, la consapevolezza dell'evento lo
scarica di ogni tensione emotiva fino a fargli
perdere tutta la sua carica. Attraverso l’atto di
ricordarmi, trascrivere e poi leggere “l'evento
sogno”, creo consapevolezza e scarico l'emozione ma non l'evento, che rimane
comunque nella mia memoria storica.
Facciamo un esempio pratico
Subite un grave incidente in auto che vi produce un grande spavento o, peggio ancora, uno
shock. Istintivamente per proteggervi non volete
ricordare, ma questo non voler ricordare farà in
modo che quando salirete su una macchina,
anche dopo mesi o anni, avrete un forte disagio
senza sapere il perché, oppure ne comprenderete le cause adducendole ad un incidente.
Non è il ricordo dell'evento subito che vi angoscia, ma ciò che l'auto rappresenta nella vostra
memoria storica riguardo a quel fatto accaduto, perché l'immagine di allora, con tutto il suo
carico emotivo, è ancora presente nella vostra
“matrice emotiva”. Se invece rivivrete l'accaduto nei minimi particolari, il fatto stesso di ricordare scaricherà di emotività l'evento, fino a
non farvi più provare quella pesantezza emotiva ricorrente in certe situazioni.
Allo stesso modo, trascrivendoli dettagliatamente, incubi e brutti sogni perdono di forza.
Fino a quando, a furia di aggiungere sempre più
particolari e di rileggere quei ricordi, scoprirete
che quello che state leggendo è diventato del
tutto ininfluente sul vostro stato emozionale.
Esistono poi degli incubi da cui riaffiora solo l’angoscia, mentre contesto e
rappresentazione sono scomparsi dalla
nostra memoria. Questi casi sono un
po' più difficili, ma altrettanto possibili da scaricare
emotivamente:
Vi svegliate sudati, con il cuore che
batte forte, e capite di avere avuto
un incubo. Quando siete in questo
stato, richiudete immediatamente
gli occhi e cercate di sentire “quell’emozione”. Quando arriva e vi
avvolge di nuovo, riaprite gli occhi
e subito dopo richiudeteli e ripetete lo stesso
gesto fino a quando sentite che l'angoscia è
scomparsa. Il rischio, altrimenti, è che rimanga
nella vostra memoria emotiva; basterà
un’alterazione prima di addormentarvi per
avere l'incubo senza immagini. Quindi, pur non
ricordandolo, ne sentirete le conseguenze.
Tutto questo può essere evitato in parte o totalmente, predisponendovi al sonno dopo aver
superato l’angoscia legata al ricordo dell’incubo.
In sintesi, il modo in cui ci si addormenta è
fondamentale per raggiungere un buon sonno
in generale. Prima di addormentarvi è cosa
buona fare un resoconto mentale degli avvenimenti che vi hanno accompagnato durante
la giornata, esaminando i punti più significativi
delle situazioni a cui avete partecipato, dando
risposte o assumendo prese di posizione.
Questo lavoro mentale eseguito quando state
per addormentarvi, regolerà positivamente
tutto quello che attraverserà quel filo etereo a
cui è legata l'anima nel momento in cui vaga
nell'etere stimolando l’azione di produrre
immagini in forma di sogno. Di fatto, anche se
fosse possibile decifrarne il contenuto,
sognare non è che un insieme di aspetti sensibili della propria vita, celati dietro le immagini del sogno e riportati attraverso di esse
(attraverso le emozioni che esse producono)
nel mondo emozionale dell'essere umano.
Per concludere, sognare è necessario come
vivere, ma nello stesso tempo non fare nulla
per migliorare la qualità del sogno è come
non bere quando si ha sete perché l'acqua
non è abbastanza fresca.
La Trasmutazione
Alchemica Spirituale
di Roberto Messina
Può arrivare un momento nella
nostra vita in cui sentiamo che c’è
qualcosa che non funziona, che non
ci fa sentire a nostro agio, che ci
crea delle difficoltà di comunicazione. Insomma c’è qualcosa che non
comprendiamo, che fa soffrire noi e
le persone che amiamo. Bene,
attraverso la lettura e la pratica
della Trasmutazione Alchemica
Spirituale, Roberto Messina intende
aiutarci a capire l'origine della
nostra sofferenza. Il percorso ha inizio con questa domanda: “Quali condizionamenti ho involontariamente
costruito che mi fanno sentire male per delle situazioni emotive irrisolte?”.
Se siete curiosi di sapere cosa può succedervi approfondendo l’argomento, questo è il testo che fa per voi. Coraggio!
Se vuoi leggere subito:
www.hod.it/biblioteca-di-hod/Trasmutazione_alchemica
Se vuoi scaricare gratuitamente:
www.hod.it/altre_pubblicazioni.html
SONNO DOLCE SONNO
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Qualche consiglio
per dormire meglio
DOTT.SSA ELENA MARINONI
e persone che fanno regolarmente esercizio anche moderato
dormono meglio, infatti i soggetti attivi si addormentano due volte
più velocemente e dormono un’ora in più rispetto ai sedentari.
Allo stesso modo un pasto troppo abbondante la sera non favorisce
il sonno, e nemmeno coricarsi troppo presto dopo il pasto serale, in
periodo digestivo. Al contrario, una cena ricca di glucidi e povera di
proteine e grassi facilita il sonno stimolando la produzione di melatonina e serotonina, due mediatori chimici che agiscono a livello dei
centri nervosi. Fa bene inoltre aggiungere al pasto alimenti ad
azione sedativa quali lattuga, ravanelli, aglio, cipolla, scalogno, miele
di biancospino. E nelle ore che precedono il sonno cerchiamo di
privilegiare le attività più rilassanti: una camminata all’aria aperta,
esercizi yoga, un po’ di lettura.
Occorrerebbe anche stabilire un orario per andare a dormire e cercare di alzarsi più o meno alla stessa
ora tutti i giorni. Televisori e computer emanano forti radiazioni elettromagnetiche che possono nuocere
al sonno, dunque si sconsiglia di installare questi tipi di apparecchi in camera da letto. Attenzione anche
alle radio-sveglie elettriche che producono campi elettromagnetici non trascurabili (è sufficiente
posizionare l’apparecchio a 60 cm di distanza). Dormire, infine, in stanze ben areate con una temperatura mai superiore ai 18°.
L
Cosa prendere
’utilizzo di sonniferi (solitamente benzodiazepine a breve termine) deve essere sempre autorizzato e
quindi prescritto dal medico curante, soprattutto perché questi farmaci, assunti per lunghi periodi, possono provocare dipendenza, tolleranza (perdita progressiva di efficacia) e sintomi indesiderati nel
momento in cui se ne interrompe l’assunzione (ansia, agitazione, disturbi digestivi). Ecco perché è sempre
auspicabile l’utilizzo di prodotti e terapie alternative per limitare i disagi da insonnie ricorrenti.
L’Omeopatia può dare buoni risultati in caso di insonnia, e il rimedio può essere scelto in base ai sintomi più manifesti:
L
☛ Per l’insonnia da iperattività mentale e sensoriale si utilizzano i granuli di Gelsemium e Coffea 5CH. Nycterinia e
Cypripedium 7CH (quest’ultimo anche per i bambini), che vanno
bene anche in caso di insonnia da esaurimento nervoso.
☛ Persone che volontariamente dormono poco per certi
periodi (artisti, studenti) e che non ritrovano un sonno regolare alla fine dello sforzo sostenuto, potranno prendere una dose
di Hypothalamus 9CH ogni 15 giorni e Coca, Cocculus e Silicea
5CH giornalmente.
☛ Per l’insonnia dopo una grande fatica, o un trauma, saranno
utili Arnica (anche per le persone che hanno subito un intervento
Artsammich,“Cloud Companions”.
Qualche Fiore
nche i Fiori di Bach possono essere utili nel trattamento dell’insonnia:
☛ White Chestnut: per la difficoltà
a prendere sonno in persone che
continuano a rimuginare pensieri e
che soffrono di cefalee recidivanti.
☛ Elm: in persone che si sentono
schiacciate dalle responsabilità e
temono di non riuscire a farvi fronte.
È un rimedio utile per studenti e
donne che lavorano, manager.
☛ Olive: per l’insonnia da stanchezza eccessiva,
esaurimento fisico e mentale e perdita di vitalità.
☛ Vine: nell’insonnia del manager. Per soggetti
con una personalità forte, aggressiva ed autoritaria, spesso sofferenti di ipertensione arteriosa.
☛ Aspen: per bimbi che hanno paura del buio.
Paure psicologiche di origine ignota, paura di dormire
per timore di ciò che può accadere e dei sogni.
A
Tra i Fiori della Sintesi si segnalano:
☛ Sintesi Aspen, per l’insonnia causata da ansia
perché si avvertono presenze invisibili nel buio;
quando non si riesce più a dormire dopo un brutto sogno; quando ci si risveglia improvvisamente
con senso di angoscia persistente; quando capita
di parlare nel sonno concitatamente.
☛ Sintesi Cherry Plum, per l’insonnia causata da
una condizione psichica di estrema vigilanza, si
teme di essere aggrediti e si vive in uno stato di
allarme.
☛ Sintesi White Chestnut, quando non si dorme
a causa di pensieri e preoccupazioni.
☛ Sintesi Rock Rose, quando ci si sveglia terrorizzati e madidi di sudore.
☛ Ed infine Sintesi Valeo, per infondere calma al
corpo e alla mente.
L’Agopuntura e l’Acupressione (stimolazione dei punti dell’agopuntura con la pressione
delle dita) hanno permesso di trattare l’insonnia
con discreto successo.
Esistono inoltre alcune preparazioni di Medicina
Tradizionale Cinese che possono servire in caso
di insonnia e di sonno agitato: La formula Tian
Wang Bu Xin Wan (in pillole, compresse ed estratto
secco) nutre lo Yin di cuore e reni, calma lo Shen
(sedativo) ed è indicata in caso di insonnia, ansietà
e palpitazioni. In Medicina Cinese si utilizzano
anche le bacche di Schisandra ed il fungo Reishi.
La Medicina Ayurvedica Indiana
prescrive per chi ha difficoltà a
dormire una dieta leggera che
includa frutta fresca e riso. Sono
da evitare i cibi speziati e di difficile digestione, il digiuno e orari e
stili di vita sregolati. Per le stanze
da letto è opportuno creare ambienti dai colori tenui e rilassanti e
non dimenticare di fare sempre
una breve passeggiata dopo cena.
☛ I rimedi ayurvedici Nictomap
V, P e K promuovono la qualità
del riposo notturno, contribuendo ad un buon
rilassamento psicofisico: V (Vata) è per coloro che
hanno il sonno leggero o che subentra con difficoltà, P (Pitta) per il riposo notturno che si interrompe nelle prime ore del mattino, K (Kapha) per
chi soffre di risvegli tardivi. Le compresse vanno
assunte mezz’ora prima di coricarsi con latte o
acqua calda.
☛ La formula Morfemap è utile per i temperamenti più nervosi e ipereccitabili (2 capsule 2
volte al giorno con acqua zuccherata e 2 capsule
prima di coricarsi). È bene consultare il medico se
si stanno assumendo farmaci ipotensivi o se è in
atto una gravidanza.
☛ Inoltre, l’olio aromatico indiano Nidra, con
diffusori ad acqua od elettrici, rinfresca la stanza
da letto e favorisce l’equilibrio psicofisico.
Anche gli Oli essenziali tradizionali trovano
impiego nel trattamento dell’insonnia da ansietà.
In particolare l’olio essenziale di Lavanda (3
gocce 3 volte al giorno in un cucchiaino di miele
da lasciare sciogliere lentamente in bocca), e l’olio essenziale di Sandalo (5 gocce in un cucchiaino di miele, prima di coricarsi). È importante
non superare le dosi consigliate.
HOD 78
chirurgico), Gelsemium e Rhus Toxicodendron 5CH
(per insonnia da affaticamento muscolare).
☛ Nux Vomica si consiglia quando si ha difficoltà
ad addormentarsi, sonno agitato, risveglio precoce, e nell’insonnia da abuso alimentare.
☛ Stramonium 15CH si assume prima di coricarsi, nell’insonnia da terrori notturni e paura del
buio, soprattutto nei bimbi e negli anziani.
☛ Per bambini capricciosi, nervosi o collerici
(durante la dentizione o dopo eccessi diarroici) è
bene utilizzare Camomilla 5CH e Cypripedium.
☛ Sarà invece utile Jalapa 4CH per i bimbi tranquilli durante il giorno, ma che si svegliano di
notte e vogliono giocare e parlare.
17
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L’A LIMENTAZIONE S ANA
. . . . . . . . . . . . . E N ON S OLO
R ICETTA DEL
P ANETT ONE
A CURA DI
FATT O IN CASA
N D
OI
UE
Ingredienti: & 800 g di farina & 15 g di lievito & 6 uova (solo
il tuorlo) & 150 g di burro & 400 g di zucchero & 100 g di canditi & 100 g di uvetta & 60 ml di latte & 20 g di sale.
Preparazione: Il primo giorno riscaldate il latte, e una volta
intiepidito, sciogliete in una ciotola un quarto della farina con
il lievito. Lavorate l’impasto e dategli una forma tondeggiante
prima di coprirlo con un tovagliolo e lasciarlo lievitare per
tutta la notte.
Il giorno successivo, tornate a lavorare l’impasto su una spianatoia in legno, aiutandovi con qualche goccia di acqua tiepida e
circa 100 g di farina. Lasciate quindi riposare nuovamente per circa 2 ore. Ripetete ancora l’operazione, aggiungendo altri 100 g di farina e lasciando nuovamente riposare per un paio d’ore.
Sciogliete il burro a temperatura ambiente, tenendone da parte una noce
che servirà poi per imburrare la tortiera. Lasciate sciogliere in acqua tiepida anche il sale e lo zucchero, aggiungendovi poi le uova (solo il tuorlo).
Riprendete quindi l’impasto e tornate a lavorarlo aggiungendo la
farina rimasta, il burro morbido (sciolto a temperatura ambiente) e
il miscuglio fatto con l’acqua tiepida e le uova. Lavorate accuratamente sino a che il tutto risulti ben amalgamato ed elastico, infine
aggiungete l’uvetta passa e i canditi.
Imburrate una tortiera stretta e alta, e riempitela con l’impasto che dovrà lievitare per
circa 3 ore. Preriscaldate il forno a 180° e lasciate cuocere la tortiera con il panettone per
Viale Col di Lana, 1 • Tel. 02/58.10.15.93
circa 45/50 minuti. Una volta ben colorito,
togliete il panettone dal forno e fatelo raffreddare a testa in giù, così da evitare che l’uvetta
e i canditi si depositino sul fondo (per farlo,
Siamo aperti tutte le sere
infilzate il fondo del panettone orizzontalda Lunedì a Domenica
mente - ricoperto da un bordo di carta di circa
e Sabato e Domenica anche a pranzo
4 cm - con aghi da maglia, e appoggiatelo a
Non si servono alcolici
due supporti per mantenerlo in posizione).
TRATTORIA LATTERIA
CUCINA VEGETARIANA
NATURALE E BIOLOGICA
dalle 15,00 alle 18,00
da Lunedì a Domenica
N. B. La ricetta originale del Panettone
viene fatta rigorosamente con il lievito
madre.
HOD 78
NOI DUE
19
I L S OGNO DELLA PACE INIZIA DALLA C ONOSCENZA
Alla scoperta della
Tradizione Ebraica
e della sua Cucina
HOD 78
20
DI STEFANO REINA
Avvicinarsi alla cucina ebraica consente di assaggiare
nuovi piatti e scoprire differenti tradizioni, ma anche di
comprendere meglio un mondo che non tutti conoscono
bene. La cultura di un popolo e la sua storia s’intrecciano sovente con la sua tavola e il cibo.
Innanzitutto è importante fare la conoscenza di
alcuni termini fondamentali in questa cucina. Ad
esempio Kasherùt, cioè l’insieme delle norme alimentari della religione ebraica discendenti dalla
Torah, che stabiliscono l’idoneità di un alimento a
essere consumato dalla comunità ebraica. Il cibo che
risponde a questi dettami viene detto Kashèr, adatto.
a Bibbia racconta che Adamo era vegetariano e il permesso di consumare carne venne
concesso da Dio a Noè dopo il Diluvio, con il divieto di alimentarsi del sangue di animali
ruminanti e volatili. A Mosè, sul Monte Sinai, vennero rivelate altre regole tra cui, ad
esempio, l'obbligo di cibarsi di pesci solo se provvisti di pinne e squame, di carne di animali
con lo zoccolo diviso in due, di volatili sprovvisti di artigli e becchi da rapace.
All'interno di ogni famiglia ebraica è di norma osservare queste regole per la preparazione dei
pasti quotidiani. I prodotti commerciali definiti kashèr sono stati sottoposti ad un controllo da
parte di un rabbino, che li ha dichiarati adatti al consumo.
L
Le Feste più importanti
ell'anno ebraico si susseguono varie ricorrenze che sono legate ad accadimenti avvenuti dalla
creazione e che ricordano la storia degli ebrei, o sono connesse alle stagioni e ad antichi costumi
agricoli e pastorali; ad esse sono associati anche tradizionali riti e preparazioni culinarie.
N
La festa più importante è lo Shabbat. Altre principali feste
di origine biblica sono le tre feste del pellegrinaggio o del
raccolto - Pèsach, Shavuot e Sukkot - legate all'Esodo
dall'Egitto, e le due feste di penitenza - Rosh Hashanah e
Yom Kippur. Infine Hannukah, la festa delle luci.
Lo Shabbat
o Shabbat - derivante dalla radice ebraica shevat,
cessare, è il settimo giorno della settimana (il primo
giorno coincide con la domenica) ed è il giornodi
riposo e di festa. Inizia il venerdì al tramonto e termina
la sera seguente un'ora dopo il tramonto. È uno dei
L
Pèsach, la Pasqua ebraica
a P a s q u a
ebraica, Pèsach,
è un evento
importante nel calendario: si festeggia per
otto giorni, tra marzo
e aprile, e ricorda la
fuga degli ebrei dall’Egitto. Pèsach è in realtà il
quattordicesimo giorno del mese ebraico di
Nisan (ricordiamo che il calendario usato è
quello basato sulle fasi lunari, pertanto variabile
di anno in anno). Durante l'intero periodo
della Pasqua ebraica vige il divieto di consumare alimenti contenenti lievito e, quindi, si
mangia pane non lievitato - àzzimo, chiamato
matzah (pl. matzot). Tale rituale richiamerebbe
l'impossibilità da parte del popolo ebraico di far
lievitare il pane durante la fuga, a causa della
mancanza di tempo: "Questo è il pane dell'afflizione di cui i nostri padri si cibarono in terra
d'Egitto...", sono parole recitate in questo contesto. Le prime due sere della festa pasquale
L
ebraica si tiene il Sèder
di Pèsach, cena che si
svolge secondo un preciso rituale e “ordine”, che
è poi la traduzione di Sèder.
Di grande importanza, durante
la cena, è la lettura della Haggadah di Pèsach,
una descrizione completa dell'Esodo dall'Egitto,
che serve ad ogni commensale per rivivere e
rinnovare ogni anno l'esperienza della liberazione.
In tavola, al centro di un piatto decorato con i
simboli della festa, vengono messi tre pani àzzimi (matzot) coperti da un panno, che verranno
scoperti durante alcune letture di brani. Altri elementi simbolici disposti in tavola sono il karpas,
rappresentato da un gambo di sedano, che ricorda la coincidenza di Pèsach con il periodo della
festa della mietitura, i maror o erbe amare, che
ricordano la dura schiavitù sopportata dal popolo
ebraico in Egitto, zeru'a, una zampa d'agnello
arrosto, che richiama il sacrificio animale, beitza,
un uovo sodo, per richiamare il lutto per la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Per terminare il charoset, un impasto a base di mele,
datteri, mandorle, prugne, noci e vino, che riporta
alla memoria la malta usata dagli ebrei per l'edificazione delle città dei faraoni.
Shavuot, la Pentecoste
la festività che cade sette settimane
dopo la Pasqua ebraica e coincide con
la stagione delle messi. Si ricorda il
dono della Torah da parte di Dio al popolo
d'Israele tramite Mosè, che salì sul Monte
Sinai; ciò avvenne dopo quarant'anni trascorsi
dagli ebrei nel deserto. Se Pèsach rappresenta
il conseguimento della libertà materiale,
Shavuot rappresenta il raggiungimento della
libertà spirituale. È questa, come detto, una
delle tre festività di pellegrinaggio, infatti è
uso recarsi alla Sinagoga, addobbata riccamente per l'evento e con fiori profumati.
Molte bambine celebrano in questo giorno il
loro bat Mitzwah, con cui accedono al
mondo “adulto” di donne.
Il pasto di Shavuot è a base di latte, alimento che non può entrare in contatto con
la carne, in
base alle regole
alimentari di cui
abbiamo parlato:
“non cuocerai il
vitello nel latte
di sua madre”.
È
HOD 78
momenti fondamentali della vita ebraica. È il
giorno in cui Dio, dopo aver creato in sei giorni
l'universo e tutto ciò che contiene, si è riposato;
perciò gli appartenenti alla comunità devono
astenersi dal lavoro per consacrarsi a Dio. Nella
Torah sono indicate trentanove attività considerate come lavoro e perciò proibite durante lo
Shabbat. Tra esse troviamo: accendere il fuoco,
utilizzare una macchina, cucire, scrivere. In particolare sono vietati gli atti che richiamano la
creazione di qualcosa o la modifica della natura.
Anche cucinare non è consentito, pertanto il
pasto dello Shabbat viene preparato alla vigilia.
Tra le attività consentite abbiamo invece la visita
ai famigliari, andare in sinagoga, leggere e
commentare la Torah. Il venerdì sera, prima dell'inizio della festa, vengono accese due candele
che devono consumarsi sino alla fine e rappresentano la luce divina che entra nella casa.
La cena del venerdì e il pasto del sabato
sono abbondanti, e tra le preparazioni tipiche
si trova il pane a treccia chiamato challah.
L'uomo della famiglia legge, riempiendo un
bicchiere di vino, la preghiera dello kiddush,
che afferma che il sabato è il giorno del
ricordo della creazione e della fuga dall'Egitto.
La tavola dello Shabbat è preparata con cura,
usando tovaglie e tovaglioli per l'occasione,
presentando cibi speciali che non si consumano durante la settimana.
21
Sukkot, la Festa delle capanne
ukkot è un'altra festa di pellegrinaggio importante per gli ebrei,
che cade il quindicesimo giorno del mese di Tishri (circa settembre-ottobre). Dura otto o nove giorni ed è chiamata festa
delle capanne in quanto il suo nome significa proprio questo. La
ricorrenza ricorda infatti il periodo di quarant'anni trascorso dal popolo
d'Israele nel deserto, durante il viaggio verso la terra promessa, periodo in cui dormiva all’interno di queste costruzioni.
Per la celebrazione del Sukkot viene prescritto di abitare in capanne, o
almeno di consumarvi i cibi, che sono principalmente ripieni. Tali costruzioni, che rimandano al
concetto di instabilità e precarietà delle abitazioni dove il popolo ebraico visse nel deserto, vengono erette sulla base di precise disposizioni, come ricoprire il tetto con fronde e foglie, lasciando uno spiraglio da cui potere scorgere il cielo, da cui entri la luce di Dio. Lasciando la propria
abitazione per una più precaria, l'ebreo mette in evidenza il suo confidare nella protezione divina.
HOD 78
S
22
Rosh Hashanah, il capodanno ebraico
osh Hashanah si celebra in autunno, tra settembre e ottobre,
il primo e secondo giorno del mese di Tishri. È sia una festa
di gioia che di pentimento, in cui ogni individuo rivede il proprio rapporto con Dio. È un momento d'introspezione, utile per
analizzare il proprio passato e fare buoni propositi per il futuro.
Una pratica popolare prevede di svuotare le tasche degli abiti vicino ad un corso d'acqua, per lasciarvi simbolicamente cadere i propri peccati.
Questa festività non appare nella Bibbia con questo nome, bensì come Yom Ha-Zikkaron (il
giorno del ricordo) o Yom Teruah (il giorno in cui si suona il shofar, un corno di montone).
In questa ricorrenza si è soliti consumare dei cibi simbolici, ad esempio dei fichi e delle fette di
mela con il miele per l'augurio di un anno dolce, o dei semi di melograno come simbolo di
prosperità. Altri alimenti consumati in questa festa richiamano, nella loro traduzione ebraica,
parole che hanno relazione con l'allontanamento, la fine o la distruzione dei nemici: il dattero,
tamà, significa “finire” ed allude alla fine dei propri osteggiatori, così come porro, karath, vuol
dire “distruggere” e si riferisce a tutti coloro che portano odio.
R
Lo Yom Kippur
o Yom Kippur è il giorno della penitenza e della riconciliazione, che completa il periodo di espiazione iniziato con Rosh Hashanah. Si celebra il 10 di Tishri, che coincide
con i mesi di settembre-ottobre, dalla sera per altre ventisei ore. Questo è il momento
dell'espiazione dei peccati verso Dio, non verso le altre persone; infatti occorre giungere allo
Yom Kippur possibilmente già riconciliati verso gli altri. È uno dei cosiddetti “giorni terribili”.
Il rito si trova descritto nel sedicesimo capitolo del Levitico. In questa occasione si digiuna, è
proibito lavarsi, avere contatti sessuali, bere, indossare scarpe di pelle e altro ancora. La
giornata viene quasi interamente trascorsa in sinagoga, in preghiera.
È tradizione inoltre vestirsi di bianco, come simbolo di purezza e come promessa di trasformare
i propri peccati in “candida neve”.
L
Hanukkah, la Festa delle luci
anukkah, chiamata anche Chanukkah, è nota come la festa delle luci ed è celebrata per
otto giorni e notti. Inizia il 25 del mese ebraico di Kislev,
che coincide con il tardo novembre-dicembre del calendario gregoriano. In ebraico il suo nome significa “inaugurazione o dedica”; infatti in questo giorno si ricorda la reinaugurazione del Santo Tempio di Gerusalemme dopo la vittoria
dei Maccabei sugli ellenisti del 165 a.C. Questi ultimi avevano
trasformato il Tempio di Gerusalemme in un luogo di culto di
Zeus nel 168 a.C. Si narra che i Maestri, una volta riconqui-
H
stato il luogo e liberatolo dagli idoli pagani, fossero determinati a purificare il tempio. Per farlo,
era necessario accendere delle lampade rituali a olio, affinché bruciassero per otto giorni; tuttavia
l'olio disponibile risultò scarso, sufficiente per un solo giorno. Essi accesero comunque i lumi e,
con loro grande sorpresa, l'olio bastò per tutto il periodo. Durante la festa di Hanukkah viene
utilizzata e accesa l’hanukkiyah, che commemora il miracolo dell'olio: si tratta di un candelabro
con otto porta candele su una fila, più un nono, sovrastante gli altri.
Come molte altre feste ebraiche, anche Hanukkah è accompagnata da cibi tradizionali, come
ciambelle fritte o frittelle di patate. In queste ricette entra l'olio come ingrediente, proprio in
relazione al ricordo dell'evento.
@ Frittelle di Hannukah Sufganiot @
Ingredienti: c1000 g farina 00 c 2 cubetti
di lievito di birra c 2 bicchieri d'acqua tiepida
c 1 bicchiere di zucchero c una presa di sale
c 3 uova medie c mezzo bicchiere d'olio
di semi d'arachide c zucchero a velo
c marmellata a piacere.
Preparazione: Sciogliete il lievito di birra sbriciolato nell'acqua tiepida e aggiungete un po’ di farina, al fine di ottenere una pastella liscia e
densa. Unite le uova, l’olio, lo zucchero e il sale
e mescolate bene. Aggiungete la restante farina e
lavorate il tutto finché l'impasto non sarà liscio e
morbido. Lasciate lievitare per circa un’ora.
Stendete la pasta con un mattarello e ricavatene tanti tondi usando un bicchiere.
Cospargeteli di farina e lasciateli ulteriormente
lievitare per due ore su di un panno.
Scaldate l'olio per friggere in una grossa pentola dai bordi alti e friggete le frittelle sino a
che non
saranno gonfie
e ambrate.
Farcite con
della marmellata e cospargete di zucchero a velo.
@ Challah alla zucca (pane per Rosh Hashanah) @
Preparazione: Sciogliete nell'acqua tiepida il lievito usando
una ciotola e unite un cucchiaio di zucchero bianco.
Lasciate riposare qualche minuto. Riducete in purea la
zucca con una forchetta e aggiungetela nella ciotola con il
restante zucchero, le uova, l’olio, il sale, il miele e la cannella. Mescolate il tutto. Incorporate poco alla volta anche
la farina, facendo attenzione al reale quantitativo necessario
(potrebbe servirne meno di un chilo). Una volta ottenuto
un impasto omogeneo, lavoratelo su di una spianatoia per
15 minuti ca. Lasciate lievitare la pasta (raccolta in una
ciotola e coperta con un panno) per un'ora. Rimpastate il
composto e fatelo lievitare per un'altra ora. Ottenete dall'impasto diversi pezzi di pasta a cui dare una forma allungata, tipo un salame; le parti dovranno essere preparate in numeri multipli di
tre. Intrecciate tre rotoli di pasta per volta al fine di ottenere una treccia che
dovrà essere fissata agli estremi. Fate lievitare per altri trenta minuti, spennellate
la superficie della pasta con uovo sbattuto (a piacere si può cospargere con
semi di sesamo o altro). Infornate le trecce ponendole su una teglia ricoperta
di carta da forno, cuocete per circa mezz'ora a 190º C.
Un ringraziamento particolare a Susanna per la sua preziosa collaborazione.
HOD 78
Ingredienti: c 2 panetti di lievito di birra c 230 ml di acqua c 3 cucchiai
di zucchero bianco c 1 uovo + 1 tuorlo c 80 g di miele c 2 cucchiai di
olio d'oliva c 1 presa di sale c cannella q.b. c 110 g di zucchero di canna
c 400 g di polpa di zucca, già cotta bollita c 1 kg di farina 00.
23
Radicchio sui capelli... e sulla barba
la tradizione al servizio di un problema moderno
La storia di Loràl inizia con un pensiero molto
comune: “Sto perdendo i capelli! Non voglio,
ma i trapianti sono una cosa seria, e i farmaci
fanno più male che bene.” Così pensava Mario,
trent'anni fa.
La storia, però, continua in modo diverso dal solito.
Perché Mario è un giovane barbiere, e dopo aver
provato tutte le soluzioni, decide di far da sé:
spende un decennio, alla ricerca di un’antica
ricetta quasi perduta. In dieci anni, la formula è
ritrovata e funziona: su di lui, e poi sui suoi clienti.
Oggi Mario ha tutti i capelli in testa. Ha fondato
e dirige con la famiglia la Loràl Radicchio, dove
produce il Trattamento Radicchio, con cui ha
aiutato migliaia di persone.
Oggi Loràl Radicchio amplia la sua gamma con il nuovo progetto inerente i prodotti per la barba che nascono proprio dall’esigenza di
usare degli articoli utili a lavare e curare l’aspetto delle barbe, prodotti innovativi fatti esclusivamente in Italia, in grado di soddisfare anche
le barbe più esigenti. I prodotti per la cura della barba: L’Olio da barba
“Rugiada” e Lo Shampoo da barba “Respiro”, al 100% naturali e al
100% made in Italy, sono ora disponibili on line grazie al nuovo progetto web nato in collaborazione tra Lòral Radicchio e “Avere la
barba”, il “Laboratorio” – laboratorio.averelabarba.it –, dove appassionati, neofiti o semplici curiosi possono inoltre trovare i consigli di
esperti barbieri su come mantenere in salute la propria barba, assieme
ad una sezione dedicata ai “Luoghi della barba”, dove, attraverso uno
specifico form si possono ricercare sia le barberie sia i negozi che vendono prodotti per la cura della barba.
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Attraverso il motto:
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creati da persone con la barba”,
sono stati creati
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e RESPIRO uno Shampoo da barba.
I prodotti sono 100% naturali
e MADE IN ITALY (Treviso).
L’Olio da barba RUGIADA è un trattamento intenso che regala alla tua
barba tutta la forza nutriente,
rivitalizzante e anti-age degli olii
di: RADICCHIO, ARGAN e GIRASOLE.
Efficace sia prima che dopo l’asciugatura, è ottimo per barbe
spente e opache.
Lo Shampoo da barba RESPIRO è
l’unione di un distillato di un
complesso selezionato di erbe fresche composto da diverse tipologie
di radicchio, e uno shampoo detergente a pH fisiologico. Lo Shampoo
deterge senza aggredire la barba e
ridona equilibrio idrolipidico alla
cute e alle strutture pilifere.
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[email protected]
“L A VITA È UN SOGNO , FANNE UNA REALTÀ .” (MADRE TERESA)
HOD 78
26
Perché preghiamo
Ho ritrovato questa chiacchierata con don Renato
pubblicata su Hod nel lontano 2000 e vorrei regalarvela di nuovo.
INTERVISTA
RENATO REBUZZINI (ORA SACERDOTE PRESSO LA PARROCCHIA
PADERNO DUGNANO) A CURA DI MARINA ROBBIANI
A DON
SACRA FAMIGLIA
DI
Cosa si intende per preghiera?
Io posso parlare della preghiera cristiana, l’unica di cui mi
intenda. Mi pare che la qualità della preghiera cristiana corrisponda alla qualità di una relazione. La relazione con Dio. In
questo senso e non per trarre dei giudizi di valore, ne sottolineo la diversità rispetto alla preghiera di chi, dialogando con
se stesso, cerca di ascoltare la propria coscienza e di stare
bene. Di sicuro questo è un modo per trovare un po’ di pace
e di equilibrio interiore, ma la preghiera cristiana è un’altra
cosa, è un dialogo con Dio.
Non ci può essere la paura di comunicare con Qualcuno
che ci giudica?
Che ci giudica...? Che ci ama. Il cui giudizio è di misericordia, non
quello di un tribunale. Il giudizio di Dio, che esiste, ricostruisce,
non condanna. La parola “giustizia” nella Bibbia è una cosa tutta strana. Quando si riferisce agli
uomini ha il valore che tutti le riconosciamo, ma quando è riferita a Dio perde qualsiasi connotazione di realtà astratta, non è un Suo attributo, bensì asseconda un Suo modo di fare: Dio è giusto nel senso che mi rende giusto visto che io non lo sono. Questo è il giudizio che la Bibbia chiama “di misericordia”. Appartiene a Chi, amandomi, mi ricostruisce. Questa è la grande differenza tra
il possedere la coscienza del peccato e avere i sensi di colpa. Il senso di colpa è distruttivo.
Peccato che spesso ci venga inculcato soprattutto il senso di colpa.
Il Vangelo non parla mai di senso di colpa, ma di coscienza di peccato, che è la consapevolezza che io ho sbagliato. Ed è proprio il mio errore il luogo in cui si manifesta la bontà di Dio.
A proposito di questo, molte persone si avvicinano alla preghiera nel momento in cui
cadono, soffrono. Di contro, alla preghiera può venir voglia di contrapporre la rabbia.
La rabbia si contrappone alla preghiera? Assolutamente
no. La rabbia è un modo per pregare. I Salmi, che sono
150, sono preghiere della Storia di Israele, preghiere
dette da Gesù perchè andava al Tempio a pregare con i
Salmi, preghiere che poi la chiesa - e non solo quella cattolica ma le diverse confessioni cristiane - ha utilizzato e
continua a utilizzare. Bene, la stragrande maggioranza di
questi Salmi sono di lamento, di rabbia. Esistono anche
Vincent Van Gogh,“Natura morta con Bibbia”.
C’è differenza tra la preghiera intima e
quella corale? O il fatto di pregare insieme
dà l’idea di essere più forte?
La preghiera comune è la consapevolezza di
non essere un isolato. È un popolo che in
quanto tale prega. Non è più o meno efficace,
è assolutamente complementare. Non esiste
reale preghiera comune se non c’è una
preghiera personale. Se manca quest’ultima,
la preghiera comune è solo rito, esteriorità.
Piuttosto si è persa la coscienza della
preghiera comune. L’esplosione, peraltro positiva della scoperta della propria soggettività,
porta con sé possibili deviazioni. Una di
queste è “Io sono criterio a me. Gli altri ci
sono ma pazienza, putroppo ci sono”.
Quando succede questo, interviene una difficoltà maggiore a percepire la forza e il coinvolgimento nella preghiera comune. Si tratta
però di un dato culturale, riferito soprattutto
alla modalità di vivere e non relativo alla fede.
Non è che ci si ricorda della preghiera
(come del resto di molte altre questioni)
solo quando serve?
Non è una difficoltà di oggi ma di sempre,
che esiste sia nella tradizione cristiana sia in
quella ebraica. Non per nulla uno dei verbi
più ricorrenti in alcuni libri della Bibbia è
“ricordami”. Il rischio opposto è di banalizzare la vita. Perdere il senso del rapporto
con Dio. Così la funzione e il valore più
forte e insostituibile
della preghiera è ciò
che quotidianamente porta a ricordare.
Laddove fare memoria non si riferisce
solo a Dio o a Gesù
Cristo, ma a me. Vuol
dire ricordare chi
sono io e qual è il
senso, non tanto della vita in genere, quanto di oggi. È indispensabile, mi sembra, per
vivere nella consapevolezza. Mi ripeto, non
è un problema tipico di oggi. Lo avevano
perfino i monaci. C’è un libro, da leggere
dopo i cinquant’anni - La Filocalia, amore
del bello -, una raccolta fatta da un monaco
del Monte Athos che ha riportato a mano
tutti gli scritti dei padri del deserto, i grandi
maestri della preghiera, dal III secolo d.C.
fino al 1800. Vi si trovano tutti i brani che
riguardano “la serenità del cuore”. È
estremamente interessante non solo perchè è una testimonianza dei primissimi
secoli, ma perchè ci racconta anche di
come questi monaci che andavano nel
deserto per dedicare la vita alla preghiera,
talvolta si dimenticassero proprio della
preghiera.
Il Padre Nostro ha un significato più profondo rispetto alle altre preghiere?
Certamente, è l’unica preghiera che ha suggerito Cristo ed è davvero la sintesi, in termini di contenuto, di ogni possibile preghiera.
Regola i rapporti con Dio, con me stesso, con
gli altri e con le cose. Addirittura il rapporto
con il tempo. Vi sono presenti tutte le
relazioni che definiscono la mia vita.
HOD 78
i Salmi di lode ma non
sono i più. Perchè se
la preghiera è il dialogo con Dio non astratto, il dialogo con cui
io, oggi, in questa situazione intraprendo
una relazione con Dio,
la Bibbia mi suggerisce che probabilmente la maggior
parte delle situazioni
nella vita non sono piacevoli. Al contempo
non esiste circostanza estranea alla possibilità di interrelazionarci con Dio. Anche la rabbia, la collera. Nel Libro di Giobbe, Giacobbe
stesso interroga Dio: “Devi giustificarTi”.
27
Salvador Dalì,“Cesto di pane”,1926.
HOD 78
28
È vero che il Padre
Nostro si può
recitare facendo
insieme un lavoro
di respirazione?
È verissimo, anche
se si è perso. C’è
quel fantastico librettino di un pellegrino
russo che cammina
interrogandosi sul
significato del Vangelo, sul perchè gli dice di
pregare sempre, senza interruzione.
Andando alla ricerca di una risposta, ascolta
molti maestri di preghiera fino a quando individua il motivo: la preghiera di Gesù, nella
tradizione orientale e prevalentemente ortodossa, è la preghiera sintetica fatta ritmando
il proprio cammino e il proprio respiro, sentendo il battito del cuore. Quando prego
seguo il ritmo del mio corpo, o addirittura è il
mio corpo che segue il ritmo della vita.
può vivere con un polmone solo, ma non si
respira bene. È vero che si sono fatti passi
avanti in questo senso, ma risultano ancora
come una scoperta, qualcosa in più che si fa,
non fa parte della tradizione.
Talvolta in caso di malattia, per curare fanno
recitare dei Mantra. Mi chiedo se recitare il
Padre Nostro può portare a risultati analoghi.
Certo.
E se ci mancassero dei pezzi?
Purtroppo non fanno parte del bagaglio spirituale a cui siamo stati formati. Esistono però
delle realtà che stanno recuperando questa
tradizione, come la Comunità monastica di
Bose, non a caso una comunità ecumenica
comprendente cattolici, protestanti e ortodossi. Sono monaci e monache insieme,
unico esempio di monastero femminile e
maschile, che stanno rielaborando sia la
Liturgia che i Salmi, la tradizione orientale. È
“La nostra fame non è solo di pane ma anche di parole
che escono dalla bocca dell’altro.”
(Padre Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose)
Anche a voi sacerdoti capita di pregare il
Padre Nostro seguendo il ritmo della respirazione?
No, non fa parte della tradizione occidentale
purtroppo. Anche le tradizioni cristiane sono
profondamente appartenenti all’Oriente e
all’Occidente. Una delle cose spesso incomprensibili per chi le ascolta, di cui parla il Papa
slavo Karol Wojtyla, è che la fede ha due polmoni: uno occidentale e uno orientale. Si
chiaro che prima che si possa respirare con
tutti e due i polmoni e che tutto questo entri
a far parte del patrimonio spirituale in
Occidente (e parlo dell’Europa), occorrerà
molto tempo. Esiste però un duplice rischio:
da una parte ritradurre in termini occidentali
ciò che è orientale, e dall’altra voler prendere
l’orientale così com’è. Aldilà di ogni eccessiva
semplificazione, bisognerebbe riuscire a
mantenere il giusto equilibrio.
“... La tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo,
pesante e dolente e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i
peccatori, i deboli e i malati cioè di trasformarlo in fardelli insopportabili.
È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cf. Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i
pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti!”
(dal discorso di Papa Francesco alla III Assemblea straordinaria del Sinodo, 18 ottobre 2014)
Il Mio Sogno Libero
Il sonno è l’abitudine
salutistica più sottovalutata
Non c’è praticamente nessun elemento
della nostra vita che non venga migliorato da un numero adeguato di ore di
Il sogno dei gatti
sonno. E non c’è praticamente nesSulle balle di fieno ammucchiate
sun elemento della nostra vita che
dietro il granaio più grande... s’agginon venga peggiorato dalla priravano a frotte soriani magri magri e
vazione del sonno. Incluse le
sonnacchiosi. Mi sdraiavo sul fieno
decisioni dei nostri leader. Bill
con loro, meditando sul profondo
Clinton, che andava famoso per dormire appena
mistero delle loro fusa, ipnotizzato da
ore per notte, ha poi dichiarato: “Tutti gli errori
La vita quell’impenetrabile mezzo sorriso per cinque
importanti che ho commesso nella mia vita, li ho
è sogno cui li guardavo invidioso pensando a
commessi perché ero troppo stanco”.
’ e s p e - chissà che sogni facevano, a che
(Arianna Huffington, “Cambiare passo”)
rienza mi ha sogni meravigliosi dovevano essere.
insegnato
(Jonathan Coe,
che l’uomo che vive
“La
Famiglia
Winshaw”)
Nel mondo dei sogni “Zen”
sogna di essere quel
“Dopo
pranzo il nostro maestro di
che è, fino a quando si desta. Il re sogna d’esser re, e
scuola faceva sempre un pisolino.”,
così ingannato vive comandando, disponendo e goverraccontava un discepolo di Soyen
nando... Il ricco sogna le sue ricchezze che gli procuraShaku. Noi bambini gli domanno affanni; il povero sogna di soffrire la sua miserabile
dammo perchè lo facesse e lui ci
povertà... In conclusione, tutti nel mondo sognano di
rispose: “Vado nel mondo dei sogni
essere quel che sono, anche se nessuno se ne rende
a trovare i vecchi saggi, come
conto. Io sogno d’essere qui, oppresso da queste
faceva Confucio: Quando Confucatene, e ho sognato che mi vedevo in altra condizione,
cio dormiva, sognava gli antichi
ben più lusinghiera. Che è la vita? Una frenesia. Che è la
saggi e dopo parlava di loro ai suoi
vita? Un’illusione, un’ombra, una finzione. E il più grande
seguaci.”
dei beni è poca cosa, perché tutta la vita è sogno, e i
Un giorno c’era un caldo terribile, e
sogni sono sogni.
alcuni di noi si appisolarono. Il
(Pedro Calderòn de la Barca, “La vita è sogno)
maestro ci rimproverò. “Siamo
andati nel mondo dei sogni a
Dormire, forse sognare
trovare gli antichi saggi proprio
orire... dormire... nulla più. E dirsi così
come faceva Confucio”, spiegamcon un sonno che noi mettiamo fineal
mo noi. “E che cosa vi hanno detto
crepacuore ed alle mille ingiurie natuquei saggi?”, volle sapere il maerali, retaggio della carne!
stro. Uno di noi rispose: “Siamo
Questa è la consunzione da evocare devotaandati nel mondo dei sogni, abmente. Morire, dormire; dormire, sognar forse...
biamo incontrato i saggi e doForse; e qui è l’incaglio: che sogni sopravmandato se il nostro maestro anvengano dopo che ci si strappa dal tumulto
dava là tutti i pomeriggi, ma loro ci
della vita mortale, ecco il riguardo che ci arrehanno detto di non averlo mai visto”.
sta e che induce la sciagura a durar tanto anch’essa.
(“101 Storie Zen”)
(William Shakespeare, “Amleto III.1”)
M
HOD 78
L
29
I L S OGNO DEL TATUAGGIO SULLA P ELLE
HOD 78
30
Sulla pelle
per sempre… o quasi
S
DR.SSA SILVIA BASSANI
Believe in your own truth, © Gillian Worrall 2009
iamo nel 1769 e il Capitano inglese James
Cook, arrivato a Tahiti, dopo aver osservato attentamente la popolazione autoctona,
annota quanto visto utilizzando per la prima
volta la parola Tattow (che diventa poi Tattoo).
L’origine è onomatopeica: ricorda il rumore
prodotto dal picchiettare del legno sull’ago per
bucare la pelle.
In realtà i primi tatuaggi hanno origini molto più
lontane… e la loro storia è un intreccio di significati diversi, che cambiano velocemente da una
popolazione all’altra, sembrando quasi all’unisono passato e presente.
Nel 1991, sulle Alpi Venoste (confine italo-austriaco), viene ritrovato il corpo congelato (e
quindi perfettamente conservato) di un uomo.
Analisi scientifiche accurate stabiliscono che sia
vissuto più di 5000 anni fa. “Otzi”, questo è il
soprannome che gli viene dato - anche se forse
in realtà è più conosciuto come Mummia del Similaun - presenta in differenti parti del corpo
veri e propri tatuaggi ottenuti sfregando carbone polverizzato su incisioni verticali della cute. In
corrispondenza di questi tatuaggi sono state rilevate delle fratture ossee visibili ai Raggi X, motivo per cui si pensa siano stati fatti a scopo terapeutico per attenuare il dolore delle ferite.
Nelle pitture funerarie dell’Antico Egitto si possono notare chiaramente alcuni tatuaggi sui corpi delle
danzatrici come sono stati rinvenuti anche su alcune mummie femminili.
Toro, cinghiale, gatto, uccelli e pesci erano adorati come divinità dai Celti
che, in segno di devozione, li tatuavano sui loro corpi.
In epoca romana le cose cambiano: forti sostenitori della purezza del
corpo umano, i Romani sono assolutamente contrari alla decorazione dei
loro corpi. I tatuaggi così diventano uno strumento per marchiare (e quindi riconoscere) criminali e condannati.
Gabriel Moreno, Surreal Pen and Brush Illustrations
L’interazione con altre colture, però, cambia
ben presto questa convinzione e in seguito
alle battaglie con i soldati britannici (i cui tatuaggi erano segno d’onore), alcuni soldati
romani iniziano ad ammirare la forza (e la
ferocia) dei nemici tanto quanto i segni sul
loro corpo. Abbandonano allora l’iniziale
divieto, cercando e affermando i propri
nuovi marchi distintivi.
Nel 787 d.C. Papa Adriano proibisce l'uso del
tatuaggio. Ma durante le Crociate (XI-XIII secolo) i combattenti cristiani hanno la Croce di
Gerusalemme tatuata: questo permette loro, nel caso di morte in
battaglia, di ricevere una sepoltura secondo rito cristiano.
Con la fine di queste battaglie, il tatuaggio sembra quasi scomparire dall’Europa, cosa che,
invece, non avviene negli altri continenti.
Nei primi anni del 1700, i marinai europei entrano in contatto con le
popolazioni indigene delle isole del Centro e Sud Pacifico, dove il tatuaggio assume una notevole importanza culturale. In Borneo, per
esempio, la popolazione si tatuava un occhio sul palmo delle mani
come guida spirituale che li avrebbe aiutati nel passaggio all’aldilà.
In Nuova Zelanda i Maori firmano i loro trattati disegnando fedeli
repliche dei loro "moko", tatuaggi facciali personalizzati.
Questi moko sono usati ancora oggi per identificare il portatore come
appartenente ad una certa famiglia o per simbolizzarne le conquiste ottenute nell'arco della vita.
In seguito, per mezzo secolo, i tattoo diventano marchio di minoranze etniche, marinai, veterani
di guerra, malavitosi, carcerati... e sono considerati indici di arretratezza e disordine mentale.
Negli anni '70 e '80 movimenti quali i punk e i bikers adottano il tatuaggio come simbolo di
ribellione ai precetti morali predicati dalla società.
Oggi il tatuaggio vive un momento di grande rinascita. Può rappresentare unicamente una
valenza estetica, un particolare ricordo della propria vita, o avere altri tantissimi significati, puramente personali e non sempre condivisibili (che non sia ancora riuscito a liberarsi dalla coltre
di pregiudizi in cui è da sempre intrappolato?).
HOD 78
In Giappone fin dal V secolo a.C., i tatuaggi hanno valenza sia estetica che
magica, e rappresentano un modo per riconoscere i criminali. Ma tutti i tatuaggi orientali, grandi e colorati, che oggi conosciamo nascono dall’imposizione nell’antico Giappone di dure leggi repressive che vietavano
alle popolazioni di ceto inferiore di portare kimoni decorati. La ribellione
che scaturì da questa discriminazione imposta, fece sì che molte persone iniziarono a decorarsi la pelle con grandissimi tatuaggi che si estendevano in gran parte del corpo. Il Governo, nel 1870, tentò di fermare
questa pratica senza riuscirci, tant’è che i tatuaggi fiorirono e prosperarono nell’ombra.
31
La tecnica…
HOD 78
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Avendo origini antichissime, sono moltissimi gli utensili che i vari
popoli hanno usato per decorare la pelle. I tahitiani, ad esempio,
utilizzavano una conchiglia affilata attaccata a un bastoncino.
A Samoa, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta era sancito da
un tatuaggio che ricopriva gran parte del tronco e degli arti inferiori
degli uomini: il “pe’a”. La sua realizzazione è un calvario e ancora
oggi, se richiesto, viene fatto secondo il sistema antico, seguendo
cinque tappe di lavorazione che possono richiedere anche intere settimane data l’alta intensità di dolore. Non si utilizzano infatti le moderne strumentazioni ma, similmente ad altre colture polinesiane, un
pettine fatto di denti o zanne affilate, fissate a un guscio di tartaruga e,
ad angolo retto, a un bastone. Il pettine viene immerso nel pigmento
e infisso rapidamente nella pelle con un apposito martelletto.
Fortunatamente, almeno in occidente, molte cose sono cambiate. Nel 1891 Samuel O’Reilly,
un inventore di New York, brevetta la prima macchinetta elettrica per tatuaggi, rendendo subito
obsolete le vecchie tecniche utilizzate precedentemente, più lente e soprattutto più dolorose.
Ma è fondamentale, se si decide di farsi un tatuaggio, rivolgersi sempre a un professionista
che eserciti in ambienti sterili, rispettando le norme igieniche e utilizzando strumentazioni
monouso. Se vengono rispettate queste condizioni, raramente i tatuaggi provocano reazioni
allergiche o effetti collaterali indesiderati. Al contrario, se questo non avviene, c’è il rischio
reale di riscontrare malattie e infezioni che possono essere anche particolarmente gravi.
I tatuaggi nel tempo possono scolorire, cancellarsi o modificarsi parzialmente, ma durano per
sempre… O almeno, era così fino a qualche anno fa. Oggi non solo si cerca di migliorare il
modo in cui farli, ma anche il modo in cui cancellarli. Se il problema non è il tatuaggio ma ciò
che rappresenta, si può ricorrere alla “cover-up”: il tatuaggio presente viene ricoperto da un altro
più grande e colorato del precedente.
Per una rimozione completa, invece, esistono varie tecniche: inizialmente si ricorreva alla dermoabrasione o alla crioterapia ma i risultati, spesso, non erano perfetti. L’utilizzo del laser ha
cambiato le cose e ora i più moderni garantiscono un risultato perfetto, non lasciano cicatrici e
non è necessaria nessuna forma di anestesia. Ovviamente prima di questo intervento sono necessarie alcune valutazioni, come i tipi di colore, la profondità del pigmento e la “vecchiaia” del
tatuaggio stesso. Tutto questo DEVE essere fatto da personale competente e costantemente
aggiornato. Purtroppo, ancora troppo spesso, si cercano delle scorciatoie che, alla fine, portano
solo a gravi rischi per la salute.
Balm Tattoo protegge e favorisce
la rigenerazione della pelle dopo il tatuaggio,
allevia irritazioni e disturbi,
idrata e aiuta a vivacizzare i colori.
Per ulteriori informazioni: www.dottcagnolasrl.it.
Sognando un Tatuaggio
alla Henna
DI STEFANIA SANTOSPIRITO
T
atuaggi di henna (henné) e harkouss sono
ancora molto in uso nelle tradizioni arabe e
berbere, soprattutto per quanto riguarda i
matrimoni. Ma continuano a esercitare il loro fascino
sia verso le occidentali, attratte un po’ dalla magia di
un “gioiello” tatuato sulla pelle, sia verso quelle ragazze
orientali che hanno riscoperto e rivalutato una vecchia
tradizione come raffinato ornamento da sfoggiare. In
particolare sono tipiche le mani tatuate con la henna
delle donne tunisine.
I
l tatuaggio “alla henna” è un costume di antichissima memoria presso la cultura tunisina e
araba in generale, che da secoli si trasmette di generazione in generazione, di madre in figlia.
Pianta spontanea originaria dell’India, dell’Arabia e dell’Africa del nord, la henna viene utilizzata dalle popolazioni locali per le sue qualità benefiche ed estetiche, grazie a cui si ricavano
tinture vegetali di varie tonalità per la colorazione dei capelli e del corpo. Infatti non è tradizione soltanto araba usufruire dell’henna. Le sue radici affondano fino all’Estremo Oriente, tant’è
vero che i disegni delle donne del Sudan, come quelle del Marocco o dello Yemen, vengono
chiamati spesso Mehndi, termine indiano che indica le decorazioni delle donne Indù.
Nei paesi arabi l’henna è di importanza capitale per segnare avvenimenti quali il matrimonio, al
punto che si è istituito un vero e proprio mestiere: quello della “hennena”, la donna specializzata nella lavorazione di questa pianta eccezionale dai tanti significati e proprietà naturali.
L
a henna viene considerata soprattutto dalle
donne delle piccole cittadine come un portafortuna dalle virtù magiche. E mai le superstizioni di
paese sono infondate: difatti le foglie di henna, raccolte, tritate, spolverizzate e
in seguito aggiunte all’acqua, danno una soluzione
liquida di colore arancione
dagli effetti benefici sia per i capelli che per la pelle.
Allo stesso modo, mani e piedi della giovane sposa decorati con la
henna per il giorno delle nozze, simbolizzano la felicità coniugale
HOD 78
Pianta sacra
33
HOD 78
34
futura. In particolare, la henna tunisina viene
stesa sulle mani e sui piedi in maniera uniforme, delineando forme artistiche e decorative tratte dalla fantasia della hennena. Dopo
la prima stesura, gli arti tatuati vengono avvolti da fasce di cotone per proteggere i contorni del disegno e la buona riuscita del colore,
che più risulta scuro più viene apprezzato.
Gli arti così avvolti devono stare immobili
senza toccare terra o nient’altro per almeno
tre ore; quindi vengono tolte le fasce dai
piedi e dalle mani e viene sciacquata la
henna ormai secca. Alla fine, ciò che rimane
è l’impronta di pasta scura e corposa iniziale,
che durerà per molte settimane.
Ma la decorazione non finisce qui, e a dare
un ulteriore tocco di eleganza alla henna
tunisina è il raffinato tatuaggio con il “harkouss”, di durata inferiore a quello della
henna vera e propria ma di tinta più nera.
Per eseguirlo, la hennena utilizza tutte le
sue conoscenze in proposito, e per comporne il miscuglio misterioso e profumato
(un’altra antica tradizione soprattutto tunisina), dosa sapientemente aromi vegetali e
pietre particolari.
La caratteristica prevalente del harkouss è
infatti il suo profumo naturale alle erbe, più
è autentico e forte più è apprezzato. Con
esso la hennena traccia dei punti intorno ai
contorni del tatuaggio già eseguito, e continua con altre decorazioni tratte dalla propria fantasia fino a completare la sua opera
d’arte, frutto
di ore di
lavoro e di
pazienza.
Esistono
molte altre
decorazioni
tradizionali
arabe
di
henna, tra
cui spiccano
q u e l l e
marocchine.
Per ottenerle si utilizza
lo
stesso
impasto di
henna, con il
quale si disegnano direttamente sulle mani
una serie di motivi arabeschi e fantastici che
rendono suggestiva e intrigante la mano di
chi li porta.
Prima della fasciatura, il tatuaggio viene reso
più scuro attraverso uno sciroppo a base di
tè e zucchero. E l’azione del calore e dell’umidità permette poi di fissare i disegni, che
sbiadiranno a poco a poco solamente dopo
tanto tempo.
Henna da guerriero
P
er gli uomini di alcune tribù dell’Africa
questo tipo di tatuaggio aveva un
significato ancora più profondo e
mistico. La henna veniva usata per colorare
il corpo prima delle battaglie, mentre per le
popolazioni Berbere del Nord Africa rappresentava il fuoco e il sangue, simbolo sacro
di guerra e libertà.
I colori impressi sulla pelle creavano un legame indissolubile fra l’uomo e le forze della
natura, e i guerrieri traevano forza e coraggio
da quei segni e colori emblematici.
S OGNANDO DI ANDARE SU E GIÙ PER IL MONDO
Dimmi
cosa mangi….
HOD 78
36
DI
ENZA BETTELLI
Qualche ora con l’aereo e pochi istanti via Internet: ecco quanto basta, oggi, per scavalcare continenti e oceani. La globalizzazione è quindi inevitabile, ma la memoria dei piatti più
caratteristici non si è ancora persa del tutto, e ogni Paese ha una
sua specialità che lo identifica gastronomicamente.
Gustare i Continenti
inevitabile che le abitudini alimentari di ciascun Paese siano condizionate dal tipo di
risorse che il suo territorio offre, pur se è la
creatività di chi vive quel territorio a differenziarne utilizzi e risultati finali. Tuttavia, anche se i veloci e moderni mezzi di trasporto e le avanzate metodologie di
coltivazione rendono sempre meno esotici anche gli
ingredienti più insoliti, le tecniche di base per la realizzazione delle ricette più tradizionali sono rimaste
invariate. Di diverso c’è solo il piacere di poter
ricostruire nella cucina di casa propria, in qualunque
continente essa sia, i sapori e i profumi assaporati o
anche solo immaginati dall’altra parte del mondo.
È
La Vecchia Europa
utte le ricette che ancora oggi costituiscono la base della
cucina internazionale sono state ideate da cuochi più o
meno importanti, ma tutti del Vecchio Continente. A
cominciare da quelli francesi, che hanno creato anche il linguaggio gastronomico ancora in uso in tutto il mondo. Pizza,
spaghetti al pomodoro e risotto sono prettamente italiani, ma il
vanto della nostra gastronomia è la dieta mediterranea. Paella,
gazpacho e tapas sono abbinamenti ormai ovvi alla cucina
spagnola, così come l’insalata con la feta e il moussaka richiamano la Grecia, e i piatti di baccalà sono emblematici della cucina portoghese. Tra questi, il più caratteristico è il “Bacalhau à
Gomes de Sá”, una deliziosa ricetta della zona di Oporto:
T
Bacalhau à Gomes de Sá
P
er 4 persone, coprite con acqua bollente 1 kg di filetti di baccalà già
ammollato, scolatelo dopo circa 30
minuti, eliminate lische e pelle, poi ricoprite
il baccalà con latte bollente e lasciate riposare
per un paio d’ore. Intanto
fate saltare in abbondante
olio 3-4 patate lessate e
tagliate a dischetti insieme
a 2 cipolle affettate sottili,
girandole con la paletta
finché iniziano a prendere colore. Togliete
le patate e fate insaporire nel loro condimento i filetti di baccalà scolati. Scaldate il
forno a 200°C. Disponete patate e baccalà
in una pirofila unta di olio
e fate gratinare in forno
per 15 minuti circa.
Cospargete con prezzemolo tritato, decorate con
fettine di uovo sodo e
olive nere denocciolate e
servite ben caldo.
el Centro Europa la fonduta è sinonimo di Svizzera, così come i piatti alla birra, in
particolare le cozze, sono una prerogativa tutta belga, mentre l’Austria è decisamente
dolce, con lo Strudel farcito in ogni modo, e l’Ungheria ha il Goulasch come delizioso
biglietto da visita, sia servito come zuppa o come secondo piatto. La vicina Germania è famosa
per le ricette con la carne di maiale, come l’ottimo stinco, ma la torta della Foresta Nera è uno
dei più famosi classici della pasticceria internazionale. È elaborata ma allo stesso tempo abbastanza semplice da realizzare.
N
Torta della Foresta Nera (Schwarzwälder Kirschtorte)
basso il liquido di cottura con 1 cucchiaio di
amido diluito con altrettanta acqua fredda.
Mescolatevi le ciliegie e fate raffreddare.
Montate 5 dl di panna fresca con zucchero
a velo vanigliato e profumate con del Kirsch.
Stendete la crema con le ciliegie su 2 dischi
di pan di Spagna, sovrapponeteli e completate con il terzo disco. Spalmate interamente
la torta con la panna montata e fatevi
aderire 200 g circa di scaglie di cioccolato
fondente. Decorate la sommità della torta
con ciuffetti di panna montata ai quali farete
aderire delle ciliegie sotto spirito.
imanendo nel Centro Europa non si può non assaggiare i Pirogi polacchi, dei
grossi ravioli molto diffusi anche in Russia (Peljmeni) simili ai nostri ma con una
sfoglia meno ricca: 1 uovo ogni 200 g di farina più 1 cucchiaino di olio di semi, un pizzico di sale e l’acqua necessaria per
impastare. La pasta viene quindi stesa molto sottile, vi si ritagliano dei
dischetti di circa 6 cm che vengono farciti con carne, verdure, formaggi o
un composto dolce e ripiegati a mezzaluna. I Pirogi vengono infine lessati
o fritti e si servono caldissimi come primo piatto, contorno o dessert. In
Russia, europea e asiatica, sono ugualmente famosi i blini, serviti con
caviale o con salmone affumicato.
R
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P
reparate il giorno prima un normale
pan di Spagna sostituendo 3-4 cucchiai di farina con altrettanto cacao
amaro, dividete poi il dolce in 3 dischi. Per
la farcitura, snocciolate 500 g di ciliegie
nere e cuocetele per una decina di minuti
con 80 g di
zucchero e
altrettanta
acqua, poi
estraetele e
fate addensare a fuoco
37
La Danimarca è invece rinomata per i suoi specialissimi biscotti, tant’è che quelli molto ricchi di
burro sono conosciuti in tutto il mondo come pasticceria danese.
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38
Pasticceria Danese
I
mpastate 500 g di farina con 3 cucchiai
di zucchero, 25 g di lievito di birra diluito
in poco latte tiepido, 1 uovo sbattuto, una
presa di sale, 1 bustina di vanillina e altro
latte tiepido (circa 2 dl) per ottenere un
impasto consistente ma morbido. Stendete
l’impasto formando un rettangolo dello spessore di 1 cm, spalmatelo per due terzi con
burro morbido che abbia la stessa consistenza dell’impasto. Ripiegate l’impasto in tre
parti, stendetelo di nuovo e spalmate con
altro burro. Ripetete per 4-5 volte utilizzando
in tutto 350-400 g di burro. Avvolgete infine
l’impasto nella pellicola e fatelo riposare per
circa mezz’ora in
frigorifero. Stendete un’ultima volta
l’impasto allo spessore
di 5 mm circa, ritagliate i
biscotti, disponeteli sulla placca ricoperta con
carta forno e lasciateli riposare per circa 15
minuti in frigorifero. Spennellate i biscotti con
albume e cuocete per 10 minuti nel forno
caldo a 200°C. Appena tolti dal forno spennellateli di nuovo con una glassa ottenuta
diluendo zucchero a velo con poca acqua e
fatevi aderire granella di mandorle o di nocciole o di zucchero.
alendo ancora più a Nord, in Gran Bretagna roast-beef
e muffin sono imperdibili, così come l’agnello irlandese.
La penisola scandinava è invece una festa per gli amanti del finger food e del pesce. I primi potranno gustare decine di
gusti diversi con Smörgåsbord, la serie infinita di antipasti e bocconcini che sono un vero e proprio, ricchissimo pasto. Per gli
amanti del pesce, il salmone è la specialità riconosciuta di questi
Paesi, preparato con tante ricette gustose come il Gravad lax. Per questa ricetta il salmone viene sfilettato ma non spellato e i filetti sono poi sfregati con una miscela di
zucchero, sale, aneto, coriandolo e Cognac, quindi si ricompone il
pesce e si avvolge nella pellicola e infine si lascia in frigorifero per 2
giorni, con sopra un peso e rigirandolo spesso. Si serve affettato sottile e con salsa alla senape.
S
La Sconfinata Australia
n realtà l’Australia fa parte dell’Oceania, un continente che comprende anche la Nuova Zelanda e la Polinesia, e questa terra sterminata ha una sua suggestiva bellezza che seduce tutti i suoi visitatori. Però,
gastronomicamente parlando, non ha una sua storia come gli altri continenti, se si esclude quella davvero molto particolare degli aborigeni che si sono
sempre nutriti di bacche, canguro, insetti e altri animali poco appetibili per i
coloni. Non esiste, quindi, una cucina australiana né
neozelandese, ma un magnifico mix di cucine da
tutto il mondo, con quella italiana tra le più apprezzate e diffuse, grazie anche agli innumerevoli italiani che hanno attraversato gli oceani per cercarvi fortuna. Tipicamente australiano è il barbecue, con eccellenti bistecche che si possono gustare su tutto il terri-
I
torio, non solo nelle case, ma anche nei ristoranti e all’aperto, dove ognuno può arrostire da sé
la propria carne utilizzando le strutture gratuite appositamente costruite nei parchi e in altri spazi.
Ma ci sono due dolci che caratterizzano questi Paesi. La Pavlova, creata da uno chef per la celebre ballerina vissuta nel Novecento, è una corona di candida meringa farcita con panna montata e ricoperta di frutta in abbondanza, ovviamente quella tipica della Nuova Zelanda.
Immancabili in Australia e in particolare nel Queensland, sono invece i Lamingtons.
Lamingtons
P
reparate una pasta soffice montando a crema 4 tuorli con 200 g di
zucchero, 130 g di burro morbido e un pizzico di sale.
Amalgamatevi 4 albumi montati a neve, qualche goccia di essenza
di vaniglia, un paio di cucchiaiate di cocco essiccato e 200 g di farina
setacciata con una bustina di lievito vanigliato. Versate in uno stampo
quadrato o rettangolare e cuocete nel forno caldo a 180°C per circa 40
minuti. Lasciate raffreddare, tagliate il dolce a metà, spalmate con confettura di fragole, ricomponetelo e dividetelo a cubetti. Ricoprite con cioccolato fondente fuso e cospargete con cocco essiccato.
Le Americhe, il Nuovo Mondo
nche gli Stati Uniti, fatta forse eccezione per la cucina dei
Pellerossa, non hanno una vera storia gastronomica, anche
se i prodotti portati da Colombo in Europa hanno dato una
svolta fondamentale alla gastronomia del bacino del Mediterraneo. Gli
Stati Uniti, invece, hanno fatto proprie le tradizioni dei Paesi confinanti
e dei coloni arrivati dall’Europa, soprattutto dai Paesi anglosassoni e
dagli altri continenti. Oggi fast food e barbecue sono un po’ l’emblema
degli Stati Uniti, ma sono ormai molti gli ottimi piatti tradizionali, come
il tacchino ripieno di castagne con il quale si festeggia il Giorno del
Ringraziamento, il cheese cake che è il simbolo di New York, le ricette speziate della Louisiana, le
chowder, deliziose zuppe di pesce, la torta di mele, l’insalata di patate, il pollo fritto e la torta di
zucca, un classico che ha il momento di maggiore popolarità in occasione di Halloween.
A
P
er la pasta frolla mescolate 300 g di
farina con 2 cucchiai di zucchero e un
pizzico di sale, e amalgamate 130 g di
strutto e 70 g di burro freddi di frigorifero.
Impastate poi con 1 uovo sbattuto con 1
cucchiaino di aceto e 1 cucchiaio di acqua
fredda, unendo se necessario ancora
qualche goccia di acqua fredda.
Avvolgete la pasta nella pellicola e mettete in frigorifero per
circa 1 ora. Intanto, cuocete in
forno 400 g di polpa di zucca
pulita, schiacciatela e amalga-
mate 50 g di burro fuso, 130 g di zucchero,
1 cucchiaino di cannella in polvere, 1 presa
di noce moscata grattugiata e di chiodi di
garofano in polvere, 4 tuorli, 1 dl di latte, 1
pizzico di sale e 4 albumi montati a neve.
Stendete la pasta frolla e ricoprite una teglia.
Punzecchiate con la forchetta e cospargete
con pangrattato fine. Versate il
composto di zucca sulla pasta,
livellatelo e cuocete nel forno
già caldo a 180°C per 50-60
minuti. Servite la crostata fredda
o tiepida con la panna montata.
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Torta di zucca (Pumpkin Pie)
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a cucina del Messico ha come ingredienti principali mais, peperoncino e cioccolato. Tortillas e
tacos sono facilmente reperibili anche nei nostri
supermercati, il peperoncino è ormai legato alla cucina
delle nostre regioni meridionali e il cioccolato è diventato una golosità universale, mentre in Messico è anche
uno degli ingredienti che insaporiscono il tacchino.
Il Guacamole è una salsa messicana in uso anche nei
Caraibi, facilissima da preparare perché basta frullare la
polpa di avocado con cipolla, poco pomodoro, succo di
lime, peperoncino.
Il Canada ha una cucina d’ispirazione francese, l’Argentina ha carni eccezionali, il Brasile usa
invece molta frutta, cocco e ananas in particolare, manioca e fagioli in ricette squisite come la
famosa feijoada.
Il Centro America è il regno delle patate e del ceviche, nato in Perù ma preparato con qualche variante anche nei Paesi vicini. È un piatto freddo molto aromatico di pesce crudo lasciato marinare con
succo di lime e cipolla affettata. Tra gli ingredienti tipici, il mais è spesso utilizzato come pannocchia
intera o a chicchi, come nel pastel de choclo cileno e peruviano, ma conosciuto anche in Argentina.
L
Pastel de choclo
A
ffettate 2 grosse cipolle e fatele appassire a fuoco basso nell’olio caldo. Unite 2 cucchiai
di paprica e 300 g di carne di manzo tagliata a dadini minuti, sale e pepe e lasciate
insaporire per qualche minuto. Bagnate con qualche cucchiaio di brodo e cuocete per
una decina di minuti. Tenete da parte. Raschiate i chicchi di 4 pannocchie fresche e tritateli con
il coltello. Fate insaporire nell’olio caldo e cuocete a
fuoco basso, mescolando spesso e bagnando con cucchiaiate di latte a mano a mano che ispessisce. Salate,
unite 1 cucchiaio di zucchero e basilico tritato. Ungete
una pirofila con l’olio, fate uno strato di carne tritata,
ricoprite con pollo cotto disossato e tagliato a cubetti e
fettine di uovo sodo. Ricoprite con il composto di mais,
cospargete con poco zucchero e fate gratinare nel forno
caldo a 200°C per 15 minuti circa o finché la superficie
del pasticcio diventerà dorata.
a cucina cajun o creola dei Caraibi è un particolare mix di piatti africani, europei e
indigeni ed è speziata e piccante, spesso insaporita con il profumato rum delle isole.
Molto popolari le empanada, fagottini di pasta farciti in vari modi poi fritti e serviti come
antipasto o stuzzichini, e gli stufati di pesci, crostacei e pollo cucinati spesso con il latte di cocco
e sempre accompagnati da riso bianco bollito.
L
Il Lontano Oriente
nche l’Asia è un immenso continente che riunisce le culture più antiche del mondo con
una gastronomia spesso ricercata e raffinata.
Gli innumerevoli ristoranti cinesi, giapponesi e indiani
sparsi in tutte le nostre città ci hanno reso molto fami-
A
liare la cucina asiatica. Infatti, tra i piatti giapponesi sushi e sashimi sono una apprezzata e
diffusa alternativa a quelli italiani e il tempura, il leggerissimo fritto misto, è gradito quanto
il nostro. Le ricette cinesi più conosciute come i biscottini della fortuna, il pollo alle mandorle, il maiale in agrodolce, il riso alla cantonese, gli involtini primavera e i won ton sono
ugualmente popolari in Occidente ed è molto diffuso anche il chow mien, un piatto unico
che in Cina viene servito a tutte le ore come spuntino, gustoso e facile da preparare anche
a casa. Le quantità e la scelta degli ingredienti non hanno una definizione precisa, ma la
ricetta che vi proponiamo ne è un buon esempio.
Chow mien
L
essate al dente 250 g di tagliatelle cinesi
all’uovo (o di tagliolini all’uovo), scolatele, passatele sotto l’acqua corrente e scolate di nuovo.
Scaldate poco olio nel wok o in una padella a fondo
pesante e fatevi saltare per un paio di minuti delle taccole tagliate a losanga, fettine di capesante, gamberetti sgusciati e incisi per il lungo, striscioline molto
sottili di calamari. Salate e insaporite con una spruzzatina di saké o di sherry secco, 1 cucchiaio
di salsa di soia e 1 cipollotto affettato sottilissimo. Trasferite al caldo. Scaldate altro olio nel wok
e fatevi saltare le tagliatelle con altra salsa di soia, mescolatevi la metà degli ingredienti
preparati e disponetevi sopra quelli rimasti prima di servire.
a cucina thailandese è simile a quella cinese ma
fa molto uso di latte di cocco, lemon grass e
spezie. Lo stesso si può dire della cucina indonesiana della quali tutti conoscono il nasi goreng, un meraviglioso piatto unico di riso fritto, pollo, gamberetti e verdure.
La cucina turca è tipica mediterranea per la parte europea,
mentre quella asiatica ha sapori e profumi più mediorientali. Oltre all’immancabile kebap, i piatti turchi di verdure
sono davvero deliziosi e sono prevalentemente a base di
melanzane come l’imam bayildi. Molto particolari anche i
dolci, dai loukum, detti anche delizie turche, che sono morbidissime gelatine colorate, alla Baklava di pasta filo, presente in tutto il Medio Oriente, che si
prepara sovrapponendo vari strati di
pasta filo, ciascuno spennellato
con burro fuso e cosparso con
frutta secca tritata. Il dolce viene cotto in forno caldissimo e
infine irrorato con sciroppo di zucchero freddo profumato con
acqua di fiori d’arancio.
La gastronomia indiana è molto ricca e diffusa nel mondo e ormai tutti conosciamo e
apprezziamo i vari tipi di curry, le cotture nel forno tandoori, i piatti vegetariani con i legumi
(dahl), il gustoso pane chapati. Tuttavia la cucina indiana è molto più diversificata poiché il territorio è talmente esteso che ogni regione ha i propri piatti preparati con ingredienti tipici, pur
avendo spesso lo yogurt come comune denominatore. Diffuso in quasi tutto il Paese è il chutney, che può essere preparato con svariati ingredienti per accompagnare i vari piatti di carne.
Quello di mango è il più classico.
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L
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Chutney di mango
HOD 78
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ffettate sottile 800 g di polpa di mango acerba, salate, ricoprite con acqua e lasciate
riposare per 24 ore. Fate bollire in una
casseruola 200 g di zucchero di canna e 2 dl di aceto
bianco, unite i manghi scolati, 2 cucchiai di zenzero
fresco grattugiato, 2 spicchi di aglio schiacciato, 1
cucchiaino di chili piccante, 1 pezzetto di cannella e
100 g di uvetta lavata e strizzata. Cuocete adagio e mescolando spesso per 1 ora circa, o finché
il composto sarà denso. Versatelo bollente nei vasetti, chiudeteli, rigirateli e lasciateli raffreddare. Fate riposare il chutney per circa 1 mese prima di assaggiarlo.
L’Africa Misteriosa
ontrariamente a quanto si può credere, la gastronomia africana è ricca e molto variata perché è legata
alle caratteristiche geografiche dei diversi territori. In
alcuni Paesi è anche raffinata, come in Marocco, dove il cous
cous è davvero pregevole. Questo piatto è tipico del Magreb,
cioè Marocco, Tunisia e Algeria, ma viene preparato anche in
altri Paesi africani, mentre il tagine è una raffinata variante
marocchina. Il pilav si prepara con vari tipi di carne, mentre le
polpettine (kofta) possono essere di carne di pesce o di verdure e si servono come stuzzichino o antipasto.
In tutta l’Africa, le banane di una varietà particolare sono utilizzate come verdura e i piatti sono spesso vegetariani e a
base di legumi o miglio. La frutta, in particolare banane e
cocco, sono di solito alla base dei dessert africani, che sono anche ricchi di miele o comunque
molto dolci, come la baklava egiziana, molto simile a quella turca. Il burghul è costituito da chicchi di frumento spezzati e si utilizza per fresche insalate o per piatti unici con la carne, come in
questa ricetta libanese.
C
Burghul di carne e ceci
S
offriggete un paio di cipolle affettate nel
burro chiarificato, unite 500 g di polpa
di agnello a cubetti e, quando saranno
rosolati, anche 200 g di ceci lessati a metà.
Salate, insaporite
con il pimento,
coprite a filo con
acqua e cuocete a
fuoco dolce finché
gli ingredienti saranno morbidi. Aggiungete anche 300 g circa di burghul a
grana grossa e completate la cottura, bagnando con altra acqua se necessario. Prima
di servire mescolatevi qualche cucchiaio di
burro chiarificato. Cospargete a piacere con
un pizzico di cannella prima di servire.
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