Calogero Bellanca La ricezione delle enunciazioni dottrinarie di Camillo Boito in Europa centrale con particolare riferimento alla carta del restauro polacca del 1909 e agli interventi al Wawel. Nel 1909 la conferenza di Conservatori polacchi, organizzata a Varsavia dall’associazione per la cura dei Monumenti del passato emanò un interessante documento finale definito la “ carta del Restauro” polacca. Essa ben evidenziava nei suoi enunciati la sostanziale unità culturale europea , riflettendo pur nella diversità degli ambiti nazionali , gli “ atteggiamenti verso le preesistenze diversamente valutate nel tempo”, nelle vari regioni della Polonia e non solo. E infatti sul finire del secolo XIX, che si concretizzano gli interventi di restauro alla cattedrale di Cracovia, similmente a quanto avviene nelle altre cattedrali delle città capitali del centro Europa, da Vienna, a Praga e Budapest. Questo insieme di riflessioni e atteggiamenti operativi vedrà applicate non solo le idee forse predominanti, a quel tempo, quelle del restauro stilistico, ma la diffusione dei principi della conservazione di Camillo Boito che anticipa alcuni orientamenti e riflessioni di Alois Riegl. Basti rammentare che il giovane Riegl compie i suoi viaggi formativi In Italia , a Roma, in particolare nel 1884, il primo, e nel 1887 il secondo. Pertanto non ci vuole molto a capire che “qualcosa” Riegl ha recepito dalle letture dirette degli atti del IV congresso degli ingegneri e architetti tenuto a Roma nel 1883, mentre il volume di Boito, i restauratori risulta edito a Firenze nel 1884,e il saggio I nostri vecchi monumenti, conservare o restaurare, apparirà su “ Nuova Antologia” il 1 giugno 1886. In tutti questi scritti lo stimolo allo studio con metodo storico dei fatti e dei documenti e, quindi dei singolo monumenti, come propedeutica ad un fare architettonico, appare in tutta la sua evidenza ma soprattutto la critica a Viollet le Duc è pungente. Così Boito scrive: “ preferisco i restauri mal fatti ai restauri fatti bene”… E ancora il giovane Riegl mentre studia gli argomenti romani sull’arte medievale continua a tenersi al corrente delle vicende inerenti le tutela e la conservazione in Italia, facendo proprio questo nuovo impianto teorico che non è solo un contemperamento d’istanze fa loro diverse, ma un effettivo e concreto passo avanti rispetto ad altre realtà europee. Egli prende dalla posizione boitiana il superamento tanto del restauro stilistico quanto delle posizioni di Ruskin e li utilizza entrambi verso quel sensato e positivo equilibrio. Dai criteri fondamentali espressi nel 1884 da Boito si possono considerare: “…1) bisogna fare l’impossibile, bisogna fare miracoli per conservare al monumento il suo vecchio aspetto artistico e pittoresco… 2)e ancora … che i compimenti, se sono indispensabili e le aggiunte, se non si possono scansare, mostrino non di essere opere antiche, ma di essere opere d’oggi …. Ma la polemica maggiore fu contro i restauri stilistici falsificanti ed ingannevoli”. In queste proposte si è riconosciuta una delle più complete sintesi, in definitiva, una pietra miliare nel divenire del concetto di restauro architettonico in Italia e in Europa. Camillo Boito nel 1893 così scrive: “ gli architetti … non devono mai scordarsi che il fine dei loro sforzi è la conservazione dei monumenti, e che il migliore mezzo per raggiungerlo è il mantenimento di essi … il restaurare deve considerarsi pur sempre una triste necessità, un mantenimento intelligente deve sempre prevenirla”. Una di queste esemplificazioni che dimostra la diffusione del pensiero boitiano si trova a Cracovia, al Wawel. Se il progetto del 1892 prevedeva quindi, una parziale conservazione delle aggiunte e la riproposizione di alcuni caratteri medievali, il conservatore Tomkowicz, dimostra di conoscere le elaborazioni dottrinarie di Alois Riegl e il pensiero di Camillo Boito e ribadiva che il restauro, deve mantenere quello che le diverse epoche artistiche avevano espresso. Alla fine sarà visibile che l’intervento attuato evita le demolizioni e le trasformazioni previste, mostrando una chiara maturazione, sia nella dottrina che nell’attività operativa in linea con il pensiero europeo. A tal fine basterebbe richiamare il primo punto della carta polacca del restauro per rinnovare il collegamento boitiano: 1. Agire intensamente solo verso la conservazione, in modo da preservare con costi modesti il maggior numero possibile di monumenti.
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