28 GENNAIO 2015 L’AFFARE DRONI il FATTO ECONOMICO » In Italia il settore ha grandi potenzialità di sviluppo ma è frenato da burocrazia e timori per la sicurezza 11 MEGLIO L’AMERICA? FASCISTI PER SEMPRE » Altro che liberalizzazioni, ci sono ancora leggi corporative del Ventennio che soffocano le imprese » Gli Usa stanno uscendo benissimo dalla crisi, noi no. È arrivato il momento di copiare il loro modello sociale? All’interno COME CAMBIANO LE TLC Il 2015 è l’anno della rivoluzione, con affari per decine di miliardi. Youtube e Netflix uccidono le generaliste. Per questo B. vende Mediaset ORA VODAFONE PUNTA A SKY: LA VECCHIA TV SI ARRENDE AL WEB italiano. Allo stesso modo la francese Vivendi, presieduta da Vincent Bollorè, sta interpretando a suo modo il tema contenuti/distribuzione. Sta uscendo progressivamente dal mercato telefonico, come dimostra la vendita, l’estate scorsa, della rete brasiliana Gvt alla spagnola Telefonica, e si vuole spostare sulla produzione di contenuti. La sua piattaforma pay francese Canal Plus è per tradizione più orientata di Sky sulla produzione in proprio, e l'eventuale acquisizione di Mediaset potrebbe inserire la tv italiana in un circuito più ampio di produzione televisiva facendola uscire dai confini ristretti dell’oligopolio italiano dell’audience e della pubblicità. DEFLAZIONE Non è più tempo per creditori VODAFONE DA PARTE sua è consapevole che il di Giorgio Meletti e Carlo Tecce S lefono ma tra produzione di contenuti e loro distribuzione. Le tv tradizionali come Mediaset sono una via di mezzo senza futuro: la loro forza è stata fondata sul monopolio di fatto dell’etere più che sul valore dei contenuti prodotti. La diffusione di fenomeni come Youtube (oggi controllata da Google) e soprattutto Netflix (58 milioni di abbonati nel mondo, tra poco anche in Italia) che produce e vende film e serie tv scaricabili e visibili via Internet senza sottostare alla schiavitù del palinsesto, sta cambiando tutto. e solo per un attimo alziamo lo sguardo dalle miserie italiane scopriamo che nel mercato mondiale della televisioni e delle telecomunicazioni è in corso un riassetto epocale. Nello scenario globale la statura imprenditoriale di Silvio Berlusconi è quella di un nano, anche se al complesso tavolo di cui parliamo può far pesare la sua influenza nazarena sulla politica italiana. Mediaset vale in Borsa, grazie agli impetuosi rialzi propiziati dall’effetto Na- MURDOCH, che ha già dato numerose prove di zareno, 4,5 miliardi di euro. Per avere un’idea del- lungimiranza, ha deciso di spostare l’asse del suo le proporzioni, le voci di mercato attendono da gruppo sulla produzione di contenuti, e in questa mesi che Rupert Murdoch riesca a vendere Sky nuova dimensione sta prendendo atto che la piatEurope (BSkyB) che vale dai 20 a 25 miliardi di taforma satellitare di Sky è più che altro una foreuro per concentrarsi sul mercato americano do- midabile macchina distributiva, utile a un mestieve la sua 21th Century Fox punta ad acquisire Ti- re che dev’essere abbandonato. La 21th Century Fox è un produttore di contenuti potentissimo che me Warner che vale almeno 70 miliardi di euro. La televisione commerciale, come è stata inventata da Berlusconi e come è conosciuta daIL PIANO CHE CI PORTA NEL FUTURO gli italiani, sta morendo. Con essa sta morendo l’idea, ormai Il mercato impone il cosiddetto “ quadruple play ”. vecchia di vent’anni e mai realizzata, della convergenza tra tv Significa che una piattaforma distributiva deve offrire e telecomunicazioni. Più preciquattro modalità: Internet a banda larga, voce, video e samente quella convergenza è ormai realizzata, ma quella cotelefonia mobile. Colao investe 22 miliardi nel mondo sa che adesso passa sui cavi telefonici (sempre più in fibra ottica e sempre meno in rame) non è più la televisione che conoscevamo, è un il magnate australiano vuole far crealtro oggetto tutto nuovo che mette fuori mercato scere con l’acquisizione dell’ancora più potente content provider Tiaziende tradizionali come Mediaset e Rai. Il fatto da guardare con attenzione è che da mesi me Warner, a cui fa la corte da angli analisti di tutto il mondo si aspettano che sia ni. Per questo sei mesi fa la Fox Vodafone a comprare Sky Europe da Murdoch. ha venduto per circa 8 miliarVodafone è il gigante mondiale della telefonia di di euro Sky Italia e Sky mobile guidato dall’italiano Vittorio Colao. Da Deutschland alla britannica tempo Colao si confronta cordialmente con Ja- BskyB, di cui detiene il mes Murdoch, figlio di Rupert. Anche se le voci 39 per cento. Si è così sull’imminente operazione non vengono com- formato il pacchetto mentate ufficialmente, tutti sanno che va nella Sky Europe pronto a giusta direzione e che i due devono solo mettersi essere venduto. In d'accordo sul prezzo, cosa peraltro non scontata. questo scenario ha ancora meno senso ANALIZZANDO la questione Sky Europe si può strategico la piattacapire la fretta di Berlusconi di liberarsi di Me- forma pay Mediaset diaset. Nel mondo di ieri c’erano due mercati di- Premium, concorrenstinti, quello della tv e quello delle telecomunica- te di Sky Italia. La zioni. Il primo vendeva intrattenimento e infor- competizione mazione in cambio di pubblicità o di canoni per le tra due pay tv piattaforme a pagamento. Il secondo vendeva traf- non è sostenibifico di voce e di dati. Quando si ipotizzava, ma la le in un mercato convergenza si arenava sempre sullo stesso pro- piccolo come blema: se faccio passare la tv sui cavi del telefono, l’Italia, per cui è come fa la compagnia telefonica a guadagnare? ragionevole supL’unica risposta è stata nei tentativi delle società porre che Berlutelefoniche che si mettevano a fare la televisione, sconi si rassegnerà come Telecom Italia con La7, e sempre con risul- a vendere la sua tati fallimentari, visto che oltretutto non di con- piattaforma a Sky, vergenza si trattava ma semmai di semplice e poco e che Sky si rassesensata diversificazione. Ci sono voluti anni per gnerà a comprarla capire che tv e telefono non potevano convergere a un prezzo comper la semplice ragione che erano due piattaforme prensivo del bonus distributive alternative, i cavi da una parte e il net- Nazareno, cioè la capacità d’influenwork di antenne e ripetitori dall’altra. Adesso il mercato mondiale si muove su nuove za di B. sulla regocoordinate. Non c’è più la divisione tra tv e te- lazione del mercato business dei telefonini in quanto tale non ha più un grande futuro. I ricavi telefonici tradizionali ormai non bastano più. Per rendere redditizie le reti tlc non si tenta più come un tempo di vendere degli optional (film a pagamento oltre alle telefonate) ma si propone una connessione più costosa e performante. Oggi il mercato impone il cosiddetto “quadriple play” o più stringatamente quad play. Significa che una piattaforma distributiva degna di questo nome deve offrire quattro modalità: Internet a banda larga, voce, video e telefonia mobile. Colao ha lanciato un piano di investimenti da 22 miliardi in tutto il mondo per dotarsi di collegamenti in fibra ottica. Di questi, 3,6 miliardi li sta spendendo in Italia, con l’obiettivo di arrivare con la banda larga in 25 città italiane entro il prossimo marzo e in 150 città entro il 2016. Acquisendo Sky Europe, forte negli stessi mercati nazionali in cui è forte Vodafone, si realizzerebbe una sinergia molto interessante già al livello delle reti commerciali, proprio perché Sky non è un content provider ma una piattaforma distributiva che può integrare la rete Vodafone. Nella stessa logica l’anno scorso Vodafone ha acquistato in Germania la tv cavo Kabel Deutschland. Più clienti raggiungi con la tua rete a banda larga, meglio compri i contenuti da distribuire, meglio compri i contenuti, più clienti conquisti. È la stessa logica che determina il successo delle grandi catene di supermercati rispetto ai piccoli negozi, e che condanna alla marginalità società come Telecom Italia, rimaste chiuse nei confini nazionali. di Stefano Feltri Se avete prestato 100 euro a qualcuno, sappiate che il vostro debitore può dirvi: “Non ho intenzione di ridarteli, scusa ma ho deciso di mettermi in sintonia con lo spirito del tempo”. Dopo la vittoria di Syriza in Grecia, perfino sul sito di BloomberView è apparso un editoriale di Leonid Bershidski che celebrava “il potere delle grandi idee” di partiti come quello di Alexis Tsipras o di Marine Le Pen in Francia. Tipo: non ripagare i debiti. Lo dice anche Thomas Piketty che hanno ragione i debitori a lamentarsi. E qualche anno fa pure il Financial Times si rammaricava della scomparsa dei giubilei che condonavano i debiti: l'economia ha bisogno di momenti in cui tutto si azzera e si riparte da capo (per Piketty solo la Seconda guerra mondiale ha fermato la crescita della disuguaglianza). In un paper pubblicato alcuni giorni fa sul sito dell'Istituto Studi di Politica Internazionale, l'economista Zsolt Darvas va in controtendenza: il Giappone ha un debito pari al 250 per cento del Pil e paga un tasso medio dello 0,9 per cento, nessun problema. Ma perfino la Grecia sta meno peggio di come dicono: ha un debito alto, il 175 per cento del Pil, ma ogni anno paga di interessi 8,7 miliardi che sono pari al 4,3 per cento del Pil. L'Italia destina al servizio del debiTAVOLO Da to ogni anno il 4,7 per censinistra, Marco to della ricchezza prodotta, Patuano e Vittol'Irlanda il 4,1, il Portogallo rio Colao , Silvio il 5 (la Germania l'1,9). Se Berlusconi togliamo gli interessi pagae Rupert ti alla Bce e alla Banca NaMurdoch visti da zionale Greca, che li retroEmanuele cedono poi al governo, e Fucecchi consideriamo il fatto che per altri otto anni Atene non deve pagare niente al fondo salva Stati Efsf, la spesa per interessi della Grecia risulta pari al 2,6 per cento del Pil. Quasi la metà che per l'Italia. In questi anni di crisi gli economisti più di sinistra, quelli che oggi chiedono il taglio del debito greco, ci hanno sempre spiegato che il problema non è lo stock dell'indebitamento ma la sua sostenibilità. Che richiede soprattutto una cosa: la crescita. La Grecia marcia al 2,9 per cento (previsione 2015), anche se è magra soddisfazione dopo una perdita del Pil di 25 punti dall'inizio della crisi. Ma l'Europa arranca, nella palude della stagnazione i prezzi iniziano a scendere (gran parte della responsabilità è però del petrolio basso): -0,2 per cento, l'ultimo dato annualizzato. E se l'inflazione diventa negativa, il debitore dovrà restituire più di quanto ha ricevuto. Morale: in un momento in cui le condizioni macroeconomiche avvantaggiano i creditori, si afferma l'idea che è giusto non pagare i debiti o pagarli con lo sconto. Lo scontro frontale rischia di far dimenticare però che il problema più serio è la crescita, non gli interessi sul debito. Twitter @stefanofeltri
© Copyright 2024 ExpyDoc