Non dirmi che hai paura

Non dirmi che hai paura
di
Giuseppe Catozzella
La recensione di IBS
Perché è importante che questa storia venga letta dal maggior numero di
persone? Perché ci sembra doveroso che a scriverla sia stato proprio un
giovane autore italiano? Perché la storia di Samia ci coinvolge tutti.
Forse qualcuno ricorderà le discusse Olimpiadi di Pechino del 2008. Erano anni
difficili, di guerre e integralismi tra popoli e tempi in cui nuove economie
emergenti entravano alla ribalta mondiale. La Cina, paese comunista che aveva
saputo conciliare all’ideologia imperante anche una forma di capitalismo spinto,
ospitava tutte le delegazioni sportive con l’intento di dimostrare al mondo
intero che i due modelli di governance globali possono convivere nello stesso,
complicato, sistema economico. È proprio a Pechino che vediamo per la prima
volta Samia, giovane atleta somala che corre nella batteria dei duecento metri
e arriva ultima. Le immagini della sua corsa alle Olimpiadi con i veli in testa, le
spalle coperte, le gambe sottili e quegli occhi enormi carichi di voglia di riscatto
per il suo popolo, fanno il giro del mondo. Quella ragazzina, che corre insieme
alle atlete americane dieci volte più robuste, agili, profumate e griffate, diventa
un’icona dell’emancipazione femminile nei paesi musulmani.
La storia di Samia, della sua infanzia a Mogadiscio, della sua passione per la
corsa e del Viaggio che intraprende a soli vent’anni in cerca della libertà è il
racconto delicatissimo eppure struggente che Giuseppe Catozzella fa in queste
pagine. Tutto inizia in una città di mare, ma dove il mare è vietato a tutti,
soprattutto ai bambini. A Mogadiscio una sanguinosa guerra etnica imperversa
da tanti anni, il coprifuoco scandisce la vita degli abitanti, che non possono
muoversi liberamente, l’aria è intrisa di polvere da sparo e gli attentati al
grande mercato cittadino sono un rischio quotidiano. Samia, di etnia abgal è
una privilegiata, perché gli integralisti di Al-Shabaab che hanno preso il potere,
rivolgono il loro odio soprattutto all’etnia darod, che sono la minoranza. Nella
famiglia di Samia però, la convivenza tra abgal e darod è sempre stata
pacifica. Lei, con i suoi genitori e i suoi fratelli, divide la stessa casa con Yassim
e i suoi figli, un grande amico di suo padre di etnia darod. Samia e Alì, il figlio
minore di Yassim, crescono insieme, accomunati dalla grandissima passione
per la corsa.
Senza scarpe, solo con una vecchia maglietta sdrucita e un pantaloncino, i due
ragazzi sfrecciano per le vie della città, evitando accumuli di spazzatura e
pozzanghere di fango. Di notte entrano nel vecchio stadio cittadino crivellato di
colpi di mitragliatrice e si allenano alla luce della luna. Sono anni difficili, di
sacrifici e fame, pericoli continui di attentati, leggi coraniche contro le donne e
angherie dei bambini soldato. Eppure è un’infanzia bellissima quella di Samia,
attorniata dall’amore della famiglia e incoraggiata da un padre straordinario,
che la incita a coltivare il suo sogno anche contro le leggi coraniche. Una
bambina “guerriera” come Samia, che con le sue vittorie riscatterà tutte le
donne musulmane, non deve mai dire di aver paura, altrimenti la paura, come
un demone, la paralizzerà: è questo l’insegnamento del padre aabe, è
ripetendo questo mantra che Samia corre più forte di tutti gli atleti del suo
Paese.
L’odissea di questa ragazzina in cerca di libertà, che affronta con le poche forze
che ha il suo grande sogno di vincere le Olimpiadi di Londra del 2012, è il
fulcro di questo romanzo che assomiglia tanto a una fiaba. Le prime gare,
l’ingresso nella squadra olimpica, il viaggio fantasmagorico per Pechino nel
2008, ma anche le enormi difficoltà di allenarsi, dopo che Alì è costretto a
fuggire da Mogadiscio e suo padre perde il lavoro. A un certo punto della sua
breve vita, Samia si vedrà costretta a prendere l’unica strada possibile per il
riscatto: la via del deserto, il Viaggio, sulle tracce di sua sorella Hodan che lo
ha già fatto per approdare in Finlandia. Sarà veloce e definitiva la sua
decisione di mettersi nelle mani dei trafficanti di uomini che, in cambio di
quantità crescenti di denaro, si offrono di traghettare persone disperate,
clandestini, fuggitivi, attraverso tutta l’Africa. Anche Samia si ritroverà stipata
con altre settanta persone su una jeep attraverso il deserto. Dall’Etiopia al
Sudan, dal Sahara alla Libia, un viaggio di otto mesi ai limiti della
sopravvivenza, con l’unico obiettivo di mettersi in salvo sulle coste italiane, a
Lampedusa. Tutti quelli che hanno già affrontato il Viaggio sanno che peggio
del deserto, che ti rende folle, e delle prigioni libiche, dove le donne che non
pagano vengono violentate, c’è solo il Mediterraneo. Attraversare il
Mediterraneo è l’ultimo passo verso la libertà, ma anche il più rischioso, è una
traversata decisiva in cui ciascuno può, in un attimo, perdere tutto.
Con una voce ispirata e intensa nella sua profonda umanità, Giuseppe
Catozzella si immerge nei panni di questa giovane donna somala, eroina dei
nostri tempi, restituendoci una storia memorabile, capace di aprire profondi
solchi di sensibilità nell’animo di ognuno di noi.