PIAZZAMMO 55 Inediti "In viaggio con Paulette" DA UN RACCONTO DI GIORGIO DOTTO DE DAULI Introduzione. Con grande piacere e onore mi accingo alla presentazione di un estratto da un racconto, intenso, che descrive episodi di vita degli anni '60 coinvolgendo importanti personaggi dello spettacolo. Siamo ai tempi dell'esplosione de "La Dolce Vita" con tutti i reporter a caccia dello scoop. Giorgio de Dauli, costumista, nato artisticamente a Brera, cosmopolita, cresciuto nelle più lussuose località del Vecchio Continente, illustra in modo speciale e in uno stile elegante,'nel contempo alla moda e retro, un'attrice internazionale dell'Olimpo del Cinema: Paulette Goddard. Nel breve ma intenso e sognante intervallo temporale di due mesi, Giorgio ricorda i momenti professionali vissuti con l'attrice americana che ha fatto sognare un'intera generazione. Momenti trascorsi non solo di serio e piacevole lavoro, ma anche episodi di vita quotidiana comici e distensivi. Giorgio trattava alla pari con artisti di fama internazionale. Non solo Paulette, ma anche moltissimi altri come Rex Harrison, Tony Curtis e tanti altri. Da serio, deciso e preparato professionista selezionava il look dei personaggi più in vista, specialmente di coloro che intuivano le sue doti per ogni scenario professionale, pubblico e privato. La sua ricetta era fatta di semplicità, raffinatezza, gusto e tradizione made in Italy. Jacopo Feliciani i sono particolari che voglio sottolineare trovandoli divertenti. Se da una parte curavo l'abbigliamento di Paulette tra Milano-RomaRiccione, al contrario a Parigi curavo in maniera totalmente diversa Rex Harrison il quale giocava spesso al golf di cui era fanatico. Mi preoccupava l'idea che tra una partita e l'altra gli venisse improvvisamente il torcicollo o qualche altra diavoleria -cosi all'aria aperta, come un premuroso e zelante infermiere, gli consigliavo la maglia di lana, il maglione, la sciarpa di lana attorno al collo e di stare attento alle correnti d'aria- "Si riguardi", gli dicevo allarmato- Ma ero più preoccupato C per me pensando alle lezioni che avrei saltato, per le quali ero pagato profumatamente per ogni ora di conversazione d'Italiano che gli impartivo ogni giorno nel salotto del suo albergo -come da nostri accordi pattuiti il giorno del nostro incontro -e se si ammalava come era già accaduto, addio a tutto questo, si metteva a letto e arnvederci finché non si alzava in salute. Era normale che mi preoccupassi perché non avevo in quel momento a Parigi altre entrate, non avendo avuto il permesso di lavoro in Francia; per questo andavo anche in chiesa, alla "Madaleine", ad accendere un cero per la sua salute -per questo ero costantemente in apprensione per la sua salute e stressato e messo a dura prova per l'attesa giornaliera visto che la segretaria telefonicamente mi comunicava ogni giorno l'appuntamento al Mercade 22ii-Paris-dove abitavo. Al contrario, con Paulette fu una situazione molto più distesa e rilassante, perché non giocando al golferà decisamente più disponibile ad ogni appuntamento. Non sgarrava di un minuto, con un piglio quasi militaresco, sempre radiosa nel vedermi come lo ero io del resto -perché anch'io col terrore di arrivare in ritardo vivevo appunto nell'incubo di non arrivare, per una ragione o per l'altra, puntuale. è 2 56 Inediti PIAZMGRANO P asseggiavamo per le vie di Milano come due semplici turisti senza una meta ben precisa, scherzando per le piccole cose che ogni giorno possono accadere, ridendo tranquillamente, non occupandoci delle persone attorno che ci osservavano increduli riconoscendo Paulette che, in quelle occasioni, sorrideva tranquillamente senza pose divistiche come era suo carattere. Alle volte mi domandavo: «Sto passeggiando sotto braccio alla ex moglie di Chaplin, chi l'avrebbe mai pensato?» Certo che si chiedevano anche i miei conoscenti o presunti amici -non credendo ai propri occhi, facendo mille congetture dei perché e dei per come- Era naturale essendo stata una "star" internaxionale- lo lasciavo dire, anche perché ogni cosa che avessi detto non sarebbe stata creduta- L'unica cosa da fare-era la: sciare che pensassero quello che volevano, non avevo altra scelta- Non posso negare che la cosa fece un certo rumore, specie quando venne pubblicata in prima pagina sul "Corrire della sera" la foto con noi due sottobraccio sorridenti- Finsi di cadere dalle nuvole dicendo che ero all'oscuro di quanto stava succedendo ma in realtà non era così, essendo cosciente della straordinaria pubblicità che tutto questo mi stava procurando, ma finsi indifferenza come si trattasse di un fatto normale. Arrivarono telefonate e inviti a non finire: i miei silenzi erano presi come se volessi nascondere chissà che cosa- Dato che rispondevo a monosillabi alle loro domande curiose e insistenti alle quali non potevo dare una risposta precisa, la curiosità era al culmine: eravamo diventati io e Paulette l'oggetto di conversazione nei salotti bene di Milano- Questo sia a me come a Paulette non dispiacque affatto, malgrado non ne parlammo mai. Sapevamo di essere stati presi di mira. Accettammo tutto questo come un fatto di ordinaria amministrazione al punto tale che intesificammo i nostri incontri e proprio nei luoghi dove la gente ci potesse riconoscere- Tutto questo fu fatto senza dirci niente in proposito- A Paulette piaceva essere fonte di curiosità, quindi quale migliore occasione di questa: tutto era arrivato così come un fatto normale, un gioco a cui la Goddard non si sottrasse, anzi vi partecipò entusiasticamente approvandolo senza farcelo notare, da donna di classe, come le era abituale. La nostra corrispondenza si intensificò. Ascona-Milano -Milano Ascona- suo marito Erich Marie Remarque era al corrente di tutto -tanto che non fece una piega anche perché in quel momento era gravemente ammalato e non poteva accompagnare sua moglie a Milano- Questo era quanto affermava lei, poi non so come si fossero svolte veramente le cose e nemmeno mi permisi con Paulette di entrare nel particolare- Lei aveva deciso così e così doveva essere senza interferenze di nessuno, nemmeno del marito che io vidi una volta sola a Milano: forse non pensava che le cose andassero così per le lunghe, anche lui come Paulette, e mi parlava poco, ma i fatti si stavano rivelando alquanto diversi da come aveva in un primo tempo pensato: il fatto di un improvviso aggravamento della malattia fu sicuramente un suo stratagemma studiato per impedire a sua moglie altri viaggi a Milano ecc. Se fu una scusa funzionò a meraviglia, tanto che da allora non mi fu più possibile vedermi con Pau- lette: solo brevi e semplici telefonate con il marito presente; e naturalmente lo intuivo dal tono della sua voce controllata che non dava possibilità di un dialogo aperto come eravamo abituati nei nostri incontri a Milano. Questo successe dopo la conclusione della famosa festa a Riccione dove si erano dati convegno molti attori importanti, e dove Paulette fu al centro dell'attenzione di tutto il mondo presente- Mi disse che era tutto bello ma rivolta a Michele Galdieri e Renato Morazzani si lasciò sfuggire la frase: «Sono contenta che sia tutto finito perché tra prove, viaggi, appuntamenti ecc. sono stanca come se avessi girato un film»- Era sincera nell'affermare questo e io potevo confermarlo essendole stato accanto per tutti i preparativi del caso; ci sono sue lettere indirizzate a me che possono dimostrarloAnche la scelta dei gioielli fu attenta e laboriosa: diamanti e rubini di ingente valore da far invidia alla Regina d'Inghilterra- Anna Magnani, presente alla serata, non digerì molto l'intrusione della sua collega americana e PIAZZAMI) non perse l'occasione di criticarla pubblicamente per l'ostentazione che faceva dei suoi gioielli. Paulette se ne accorse e me lo disse sedendosi al tavolo di fronte a me - le cose si spinsero al punto che si rifiutò di conoscerla, malgrado avesse desiderato il contrario, essendo, prima di questo increscioso fatto, una sua ammiratrice- ma cambiò il discorso come era sua abitudine, per non discutere sull'accaduto -Era tutto finito lì, ma capivo dai suoi occhi chiari e luminosi la sua disapprovazione verso il contegno offensivo tenuto nei suoi confronti a causa delle allusioni maligne della Magnani. Mi ricordo solo di una sua frase messa lì tranquillamente, avendo saputo incassare il tolpo: «Non mi interessa più di conoscerla e • nemmeno andrò a vedere i suoi film perché ho scoperto che sotto ad una grande attrice c'è una donna molto ignorante e maleducata -perché non ha capito che se in questa serata mi sono vestita da gran diva è stato perché lo richiede il momento- Lei sa che nella vita di tutti giorni amo la completa libertà di movimenti e la massima semplicità possibile, credo che non abbia capito questo» - Con questa affermazione compresi che la Magnani aveva perso un'ammiratrice per sempre. Si da il caso che in quella serata ci fu anche un contrasto colorito tra le due attrici -Paulette tutta in bianco -la Magnani al contrario in nero, elegantissima, anche lei con due gioielli importanti sopra l'abitoIndubbiamente erano le due regine della serata e si sa che due regine insieme non possono andare d'accordo- E quella sera fu la conferma di ciò- Due personaggi tra di loro contrastanti, aggressivi e combattivi, ma in maniera diversa ed entrambi dotate di singolare magnetismo, con caratteri tanto opposti da detestarsi al punto di evitarsi al ristorante- Al bar fu chiaro che facevano di tutto per ignorarsi a vicenda- Io dal canto mio stavo sul chi va là: avevo paura di uno scontro verbale tra loro e con Pauli non c'era da stare tanto tranquilli e la Magnani stava nel nostro albergo; un'incontro tra loro due in ascensore non era di certo consigliabile- Pertanto stavo sempre allerta, visto che trovarmi in mezzo a loro in una zuffa, con le unghie affilate e laccate rosso ciliegio, avrebbe potuto provocar- Inediti mi lesioni al viso poco fotogeniche. lo allora facevo servizi di modaovevo avere un certo riguardo per il mio benessere e non accettavo l'idea di tornare a Milano sfregiato - e spesso tra i due litiganti chi ha la peggio è il paciere e la Magnani col carattere che aveva era meglio andarci piano, si sa come vanno a finire queste cose: si comincia con parole accese e scambio di epiteti poco salottieri e veraci, per poi arrivare alle vie di fatto; poteva succedere veramente credetemi, era nell'aria dato che Paulette se l'era legata al dito, tanto che quella sera aveva deciso per una sera - di scendere dal piedistallo e mettere da parte la sua innata signorilità e le buone maniere- Bastava una parola della sua rivale e tutto poteva succedere (con due belve così, una Texana e l'altra Romana -chis- D 57 sà!). Non successe per mia fortuna e sfortuna dei fotografi e giornalisti presenti -una bagarre che avrebbe riempito i quotidiani di tutto il mondo dati i due nomi ridondanti, Goddard-Magnani, e probabilmente anche loro ne avrebbero ricevuto una pubblicità gratuita, più di un lancio di un loro film. Dopo questo fatto Paulette decise di ripartire subito per Milano e ritornò da suo marito ad Ascona (Svizzera) con la scusa che Remarque non era in buona saluteMa sotto sotto credo volesse in tutti modi evitare un incontro non gradito con la Magnani che aveva fatto sì, in maniera romanesca, di rovinargli la serata alla quale si stava preparando da due lunghi mesi- Quindi era meglio per il suo buon nome sparire e mettere la parola fine tra lei e la sua celebre collega italiana. O) O) C o N 3 a O CM tfl O O) re 01 3 o o. o I 1 fN 58 on tutti quegli attori fotografi presenti, conoscendosi, scelse di eclissarsi- Almeno questo penso io che avevo assistito alla scena. Paulette anche in America era conosciuta per un carattere deciso e all'occorrenza spregiudicato e non era un tipo da farsi intimidire da nessuno. Anche Chaplin, che era stato per un lungo periodo suo marito, ebbe il suo bel da fare per accettare il carattere imprevedibile di Paulette, tanto che poi divorziarono. Non si seppe mai il perché, ma capisco che stare vicino tutti i giorni a un carattere tempestoso e variopinto può creare dei problemi insormontabili che persino la bellezza non può compensare; e Paulette poteva essere un problema anche sul set": Ne sanno qualcosa le maestranze e gli attori che facevano parte del cast de "II grande dittatore". Questo contribuì radicalmente ad inquinare il loro rapporto coniugale- come conclusione finale- malgrado il successo del film stesso, una satira su Hitler e Mussolini. Devo aggiungere che quando io l'ho frequentata aveva aggiunto al suo nome quello di Remarque per dare un colpo al passato di grande stella made in Usa. Non amava parlare del suo periodo d'oro che C * Inediti PIAZZAMI) era per lei un ricordo lontano che non rimpiangeva- Quello che era stato era stato, ora era madame Remarque e basta- Mi rammento di quando una volta, a Riccione, verso mezzogiorno, eravamo a tavola al ristorante dell'albergo noi due soli. Leggendo il menù dissi a Paulette che se aveva scelto poteva ordinare al cameriere in Inglese. Lei di rimando mi rispose: «Perché còsa c'è nel mio Italiano che non va?» Io risposi: «Signora lei parla un italiano perfetto, ma pensavo che forse parlare in inglese, sua lingua madre, la può magari agevolare nella scelta» - Paulette mi te spesso. E' incredibile come rispose seria e adombrata: «Lei mi un'americana puro sangue avesse asvuoi far capire che non mi esprimo similato la nostra lingua in maniera chiaramente in italiano» - Io risposi: così sorprendente con una padro«Non volevo dire questo- dato che lei nanza da lasciare senza parole- Con parla un italiano perfetto senza ac- l'attore inglese Rex Harrison che ho cento» - Lei di rimando mi rispose frequentato a Parigi era il contrarioquasi risentita: «Cer- II suo accento anglosassone era in1HI to che parlo bene in confondibile e alle volte parlando , italiano, me lo dico- con lui avevo delle discussioni che I no tutti», e continuò rasentavano il ridicolo. Quando mi ' a parlare in italiano e permettevo di correggere alcune pa| subito chiamò il ca- role italiane sostenendo il contrario meriere ordinando: di quanto lui diceva -era un uomo «Per favore mi porti speciale, non facile da trattare, comla fritta», lo dolce- pletamente privo di umorismo- era mente, con un sorri- molto suscettibile al contrario di so, la corressi dicen- quello che si vedeva sullo schermo, e do: «Lei si riferisce se non gli passava subito si chiudeva alla frutta vero?» - nel suo mutismo: non c'era verso di Lei rispose sorriden- smuoverlo, mi rispondeva per un po', do apertamente: «La fino che non gli era passata, con mufrutta certo». Ecco, gugni. Era completamente diverso questo era il modo da Paulette per la quale, una volta migliore per andare passata la momentanea buriana, tutin perfetta armonia to tornava subito normale- Tra loro con Paulette che non due c'era un contrasto abissale. Io amava in nessun che li ho frequentati e seguiti mi somodo e maniera es- no reso conto del perché dei tanti disere tacciata di pres- vorzi tra attori- Se uno dice bianco, sapochismo- Devo l'altro dice nero o viceversa finché aldire, malgrado tutto, la fine succede il patatrac e tra loro si che il suo italiano mettono di mezzo gli avvocati che era perfetto, senza per questo fatto fanno affari d'oro. accento come si sen-
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