Lo spirito di Dante

LO SPIRITO DI DANTE.*
Il rispetto dovuto alla vera grandezza intellettuale non vien
meno neH’umanità. Q uantunque in questi ultim i anni lotte inaudite
nella storia del mondo, e vittorie, e rivoluzioni, e dolori e vittim e
ed amarissimi disinganni ; tanto sangue e tanti guai, inum anità
ed infedeltà ; le rovine di istituzioni millenarie ed il cam biam ento
dell’aspetto del m ondo esteriore abbiano distratto il nostro pensiero
dai problem i appartenenti all’uomo interiore ed al progresso
intellettuale : purtuttavia con com piacimento vediamo tu tto il
mondo civile e colto prestare il suo ossequio dinanzi alla gloriosa
memoria dell’autore im m ortale della «Divina Commedia», D ante
Alighieri, che quantunque sia già m orto da 600 anni, vive ancora
e vivrà nella sua opera, finché vi saranno uom ini am anti dell’ideale
e del bello.
D ante non è soltanto il più grande eroe del m ondo letterario,
le cui opere — dopo la Sacra Scrittura — sono forse le più lette e
le più studiate, ma il decoro della Chiesa Cattolica, della quale
con fondam ento e con giudizio ricavato dall’esperienza della vita
ha fatto trionfare le verità intellettuali e morali nonché della grazia.
Perciò sento di soddisfare ad un m io dovere di cattolico,
quando in occasione di questo annuale Congresso della S ocietà
di S. Stefai o richiam o alla m emoria la splendida figura di D ante.
D ante ha descritto nella «Divina Commedia» l’epopea
dell’uomo interiore. Il suo viaggio immaginario attraverso l’in­
ferno ed il purgatorio fino al paradiso è lo sviluppo dell’anima
umana dalla schiavitù del senso fino alla libertà della perfezione,
dalle ingannatrici immagini dei sensi fino alla visione del sole
raggiante della verità. Perciò nella sua opera non vediamo soltanto
le lotte della sua anima, il com battim ento particolare di chi cerca
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D iscorso p ro n u n c ia to d a l P rin c ip e -p rim a te d ’U n g h e ria , c a rd in a le G io v a n n i C sernoch
il 28 ap rile 1921, c o m m e m o ra n d o si il sesto c e n te n a rio d e lla m o rte di D a n te a B u d a p e s t, n ella
S oc ie tà di S a n to S tefan o .
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la redenzione e la libertà, la pura verità, ma lo sviluppo spirituale
tipico dell’intera um anità.
L e sue esperienze espresse per immagini poetiche sono
esperienze di un uom o eterno. Il suo poem a non è il canto di fatti
passati, o di antiche aspirazioni ormai cadute in oblìo, ma la
descrizione delle lotte interne, che eternam ente senza posa vanno
rinnovandosi in ogni cuore umano, le quali lotte trovano poi
pace e tranquillità e vittoria veram ente beatificante nel sentiero
sicuro segnatoci da D ante.
D ante ha scritto la sua epopea negli orrori dell’esilio, nell’ab­
bandono di tutti, «quando egli solo era il suo partito», durante
l’am aritudine del disinganno.
Presto, dopo 1 sogni della sua gioventù, si diede esso alla
vita pubblica. F u esso filosofo, poeta, politico e militare. L a filo­
sofia educava in esso la coscienza di sè stesso e la capacità di
giudicare altri. Si mescolò nelle peripezie proprie dello spinto
della sua età. L a poesia e specialm ente l’esempio dei poeti suoi
com pagni, che erano di vita libera e sfrenata, gli hanno fatto
conoscere presto 1 peccati della corruzione morale, dell’empietà
senza fede e della avidità del piacere. N ella politica ha sperim entato
la rottura delle am bizioni personali, la mancanza di carattere, la
durezza di cuore. Più volte ha com battuto nel cam po di battaglia
per le sue convinzioni politiche. H a veduto andare a vuoto le sue
aspirazioni, ha veduto il dileguarsi delle sue idee politiche, specialm ente quando con la m orte dell’Im peratore Enrico V II, si è
disfatto l ’im pero rom ano. N ella sua vita politica non si trovò
sem pre d ’accordo con la politica di alcuni rappresentanti la
Chiesa cattolica. H a avuto quasi quasi la tentazione di rivoltarsi
con tu tto il suo grande spirito di filosofo e di splendido poeta
contro le dottrine di fede e di m orale della Chiesa, e così prender
vendetta della sua caduta politica.
N on è però avvenuto così. Il suo spirito incorrotto seppe
distinguere tra l’essenza della Chiesa e la politica laica di alcuni
ecclesiastici. In fondo ha sem pre sentito con la Chiesa ed anche
nella politica il suo prim o intento fu sem pre l’armonia della
Chiesa con lo Stato. N on fu uom o di partito anim ato da odio,
m a giudice oggettivo degli eccessi dei partiti.
D ante negli anni del suo esilio riandando con la m ente
sulle rovine dei suoi sforzi nelle cose di quaggiù, si occupava del
vero fine e scopo della vita dell’uomo, ed in una misteriosa visione
dipingeva a vivo l’innalzarsi dell’anim a alla perfezione intellettuale
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e morale, la quale ha il suo com pim ento nell’unione con D io, e
cosi nel suo poema annunziava quello che ha insegnato il fondatore
della Chiesa, Cristo, e quello, che la Chiesa ha dal suo F ondatore
ricevuto in deposito e tu tto ra predica ed insegna.
H a D ante richiam ato a m em oria tu tti 1 suoi errori, le sue
lotte per la libertà politica, i suoi sfrenati desiderii, e ha ingag­
giato con sè stesso una disperata lotta p er liberarsi dai legami
dell’errore e delle passioni, e così dirigere l’anim a sua verso la
verità e la libertà morale. Si è persuaso che ogni felice riuscita è
di poco conto ; il principale è che si riconosca il vero valore
dell’anima um ana e se ne procuri il più perfetto sviluppo e p ro ­
gresso. La vita è una via, un pellegrinaggio verso un fine. L a vita
così ci guida verso un bene ed una perfezione inestim abile se
cerchiamo di conoscer bene il fine. Q uesto fine non può essere
che il sommo Bene Iddio. N ella nostra via ci è duce l'intelletto
umano retto ed incorrotto, il quale guida D ante attraverso l’inferno
e il purgatorio : Virgilio ne è l ’immagine, e la grazia divina, la
quale secondo D ante nell’im magine di Beatrice m uove anche lo
intelletto e lo sostiene nella cognizione delle verità divine — in
paradiso da sola fa da guida e da duce. L ’intelletto illum inato
dalla grazia vede la contradizione tra la natura e lo sp in to . In
questa terra è legge m orale che lo spirito prenda sotto il suo
dominio e tenga a freno l’istinto sfrenato del senso. Esiste di
fatto il dualism o del bene e del male e perciò è necessario, che
ci svincoliamo e ci liberiam o dal male. N el m ondo m orale non è
vero il monismo, il quale tiene ogni inclinazione um ana, come
buona ed alim entatrice di vita. L ’interesse della vita è in con­
nessione col bene morale. Il male m orale abbassa la dignità
della \ita e l’umilia, la lega e trae dietro di sè il pentim ento
e la pena.
Il bene morale al contrario nobilita la natura stessa e la fa
più maestosa ; fa progredire di grado la vita, la rinforza, la rende
spirituale, la perfeziona e l ’arricchisce di doni divini. Condizione
necessaria per intendere il progresso della vjta è il riconoscere la
differenza tra il bene ed il male e l’operazione di certe forze, che
fanno vincere il bene sul male. P er la piena conoscenza di queste
verità non è sufficiente la sola scienza nè il diritto o le leggi um ane,
ma si devono am m ettere altre verità vitali, che non possiamo
apprendere altrim enti, che per la fede. E queste cognizioni avute
per la fede sono vere, perchè hanno origine da D io infinitam ente
vero e santo, e perchè l’esperienza m ostra, che di fatto sanno
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render l’uom o spirituale, libero e santo fino a farlo giungere dopo
tan te lotte alla gloria del paradiso.
D ante accetta la fede, e le verità tu tte annunziate da Cristo
sulla preziosità dell’anim a, su Dio, sul bene infinito, sull’am ore
ed il fine ultim o dell’uom o. Riconosce il bene ed il male in sè
stesso e nell’uom o in genere. N essun altro ha mai così bene
descritto le forze umilianti l’uom o, la efficacia delle quali si può
vedere nell’Inferno. Così p u re le forze purificanti l’anim a um ana,
com e è descritto nel Purgatorio, e finalm ente la redenzione e
libertà dell’anim a operata dalla grazia nel Paradiso.
C on l’aiuto dell’intelletto e della grazia ha saputo D ante
descrivere m agistralm ente la grande via deH’uom o così, come
10 desidera la dottrina cristiana, e com e l’esperienza in arm onia
con la rivelazione continuam ente dim ostra. D ante nel descrivere
11 purificarsi, il progredire nella via della vera libertà e perfezione
continuam ente personifica, secondo la verità annunziata da Cristo :
il regno di D io è in voi, dentro di voi, nell’anima vostra. Q uando
il poeta si trovava in esilio fu richiam ato sotto condizioni um ilianti
nella sua patria : egli rispose che la sua patria ha più bisogno di
lui, che non egli della patria, perchè a lui è sufficiente un luogo
qualunque dove splendono il sole e le stelle di D io annunzianti
le verità eterne, alla ricerca delle quali aveva ormai consacrato
la sua vita.
La natura non si vince con la superbia o con l’indifferentism o
m a con l’am ore. D io è l’am ore. L ’am ore poi è il fondam ento
dello stato, della società e della famiglia. Senza questo sono
inutili tu tti gli sforzi um ani, tu tte le leggi e costituzioni degli
uom ini.
L a lettura di D an te non è per noi un solo piacere artistico,
ma occasione e causa di ritornare in noi stessi a m editare pensieri
e verità e cose profondissim e e salutari. Dante, com e dice Ozanam,
è la filosofia cattolica del secolo X I I I, o come altri si esprim ono :
L a D ivina Com m edia è la Som m a poetica della teologia e filo­
sofia del secolo X I I I..E ’ u n prodotto di quella età, in cui dominava
il pensiero cristiano ed era tu tto u n insieme di anim i uniti in
u na fede che si innalzava a D io com e lo stile gotico, puram ente
parto di quel tem po, cercava di vincere la pesantezza della m ateria
e la m ateria stessa si erigeva orgogliosa in alto. G randi ed immortali
spiriti sono allora nati, come S. T om m aso d ’A quino e D ante.
L a filosofia e l’arte, l’intelletto ed il genio stavano allora
in servizio dei destini eterni dell’uom o. E rano in perfetta armonia
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la rivelazione e la natura um ana. Q uando la natura ha voluto
contrastare con le verità eterne, com e lo descrive D ante, allora
siamo caduti a basso, dal paradiso in purgatorio, dal purgatorio
nell’inferno.
L ’età m oderna ha assaggiato i torm enti dell’inferno dantesco.
M a grazie a Dio, è venuto il tem po del ravvedim ento, ed ora
dopo esser caduti nel profondo degli errori, cerchiam o la via
per risorgere. Abbiam o veduto che l’ordine del m ondo m orale
non si può creare con forze distruttive, ma al contrario dobbiam o
vincere senza pietà alcuna queste forze, se vogliamo godere della
libertà della vita. A ppunto in questi tem pi possiamo applicare il
pensiero dantesco. Perciò i figli dell’odierna U ngheria possono
e devono studiare con fru tto specialissimo e salutare l’opera del
grande poeta.
D obbiam o im parare da lui che è necessario educare in
noi stessi un carattere inflessibile. P er ottener questo dobbiam o
accettare senza eccezione tu tte le verità del cristianesim o. Negli
ultimi tem pi abbiam o dovuto spesso essere spettatori di deficienze
orribili ed inaspettate. U om ini creduti forti e di carattere son
caduti. M olti, che la dom enica delle palm e inneggiavano a C risto
il venerdì santo hanno scelto e preferito Barabba e condannato
a m orte Cristo. C erti uom ini non hanno mai fatto il cam m ino
della purificazione spirituale, com e D ante ; il cristianesim o non
si è in essi im medesimato, non è diventato in essi una verità vitale.
D ante nelle lotte più dure ha conservato intatta la sua
fede, ed il suo attaccam ento alla Chiesa ed al Papato si è fatto
sem pre più forte ed inflessibile.
Certi cattolici, che per 1 più piccoli dissensi politici, o per
certi torti veri o supposti ricevuti dalla gerarchia della Chiesa
subito negano le verità più sante ed arretrano e son capaci
spogliarsi affatto di ogni sentim ento buono ed interiore, questi
cattolici sono anim e senza nessun valore, prive affatto dello
spirito di Cristo. Q uesti cattolici neppur negano le proprie per­
suasioni ed i propri principn, perchè in verità non ne hanno mai
avuti. N on hanno in sè stessi una forza spirituale che nel com batti­
m ento spirituale vince e soggioga.
Il figlio dell’età odierna può im parare dal poema di D ante
l’altezza intellettuale e spirituale di u n ’età cattolica in tu tto il
suo senso, com pattam ente cattolica. Q uei pensieri, che leggiamo
in D ante, form ano il tesoro com une deH’um anità cristiana. D ap p er­
tu tto dom inano lo spirito . . . , la superiorità dello spirito, le
C o rv in a II.
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D I D A N TE
v erità etern e e divine, le leggi m orali. G li u om ini così si in ten d o n o
fra loro ; m e d ian te q u esta u n io n e di fede e di m orale, il loro stato
in terio re, l’o rd in am en to e sen tim en to in tern o è in tu tti uguale.
L a m edesim a fede e sp eran za e carità dà loro vita e vigore. In
q u esta u n io n e vi è rin ch iu sa u n a forza p o ten te.
O ggi n on vi è altra cosa p iù da d esiderarsi, che l’u n ione di
p en siero e di principio , u n io n e q u esta, ch e fa la forza. L a unità
di p en siero poi è soltan to nella fede e nel cristianesim o. Il d u b b io
è u n a forza disg reg an te e fatale, com e leggiam o in D an te.
I
d u b b io si ed i perfidi si dilacerano a vicenda. S e voglia
di nuovo creare dalla nazione u n g h erese u n esercito co m p atto
e forte, d o b b iam o ra d u n a re cotesto esercito p er m ezzo dei p rin cip n
com uni del cristianesim o, dei quali la efficacia u n itrice ci è nota
d a ll’esperienza della vita e della storia.
I
festeggiam enti della m em o ria di D a n te consistono,
p a rte n o stra n ell’im p ian tare e feco n d are nel n o stro cu o re il suo
sp irito . Q uelle an im e elette, ch e sanno cap ire e p en etrare lo
sp irito del p iù g ran d e p oeta se l’a p p ro p rin o p rim a esse e poi
col loro esem pio ed in seg n am en to lo co m u n ich in o al popolo
u n g h erese. E ’ conven ien te e degno, ch e s’im pari da noi ad
am m irare lo sp irito di D a n te e ad im itarn e il carattere. L a fiducia
e la piena confidenza del poeta in D io nel tem p o delle p iù grandi
trib olazioni e lo tte e dolori, ci serva di esem pio nei giorni del
n o stro calvario, e se fed elm en te ne im iterem o l’esem pio affrette­
rem o a grandi passi la resu rrezio n e della n o stra verità ora confitta
sulla croce.