DonneOggi 2013 - Associazione Dialogare Incontri

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D I A L O G A R E – I N C O N T R I
Newsletter DonneOggi
Anno 16 – Settembre 2013
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Impressum
Newsletter DonneOggi
Anno 16 – settembre 2013
Periodico dell’Associazione
Dialogare-Incontri
Abbonamento minimo di sostegno: CHF 10.–
Sul CCP 65-732092-6 (polizza allegata)
Editore
Associazione Dialogare-Incontri
Dir. Osvalda Varini-Ferrari
Via Foletti 23 6900 Massagno
Tel. 091 967 61 51 – Fax 091 967 61 52
[email protected]
www.dialogare.ch
Con il sostegno di:
Divisione della formazione professionale (DECS-DFP)
Fondazione per lo studio
del lavoro femminile Zurigo
Copertina e immagine a pag. 9
Michela Varini
[email protected] – www.michelavarini.ch
Redazione
Lorenza Hofmann – [email protected]
Impaginazione e stampa
Tipografia Torriani SA, Bellinzona
Editoriale di Osvalda Varini-Ferrari*
Dialogare, fra continuità e rinnovamento
Domani? Non so… Il titolo del Premio di scrittura 2014 di cui trovate la locandina allegata a
questa edizione della Newsletter DonneOggi, stimola la riflessione sulla precarietà del mondo
attuale e sulle incognite del futuro. L’associazione Dialogare, pur ponendosi questa domanda,
prosegue il suo cammino e di anno in anno cerca di adeguarsi ai tempi e alle tendenze del
momento.
Solitamente presentiamo il programma dei nostri corsi con un pieghevole che dà una panoramica delle attività di tutta la stagione. Abbiamo deciso quest’anno di cambiare modalità. Infatti
il programma in forma cartacea, pur accattivante e completo viene dimenticato dopo poche
settimane. Mentre sempre di più la promozione dei corsi e delle serate passa dai nuovi mezzi
informatici. Durante questi 23 anni di esistenza l’Associazione Dialogare ha visto un rapido
cambiamento nel campo della comunicazione. Abbiamo così preso la decisione di presentare
il programma autunnale sia tramite il sito dell’Associazione, sia con la Newsletter DonneOggi.
La seconda parte del programma prevista per la primavera 2014, verrà diffusa con e-mail e i
social network. Per migliorare la comunicazione e l’informazione si è pensato di ristrutturare
e rendere più funzionale, rapido e tecnicamente moderno il sito www.dialogare.ch, che si
presenta al pubblico in una veste completamente rinnovata.
Per quel che riguarda i corsi, avevamo notato che le serate tradizionali, pur di grande valore,
non riuscivano più ad entusiasmare il pubblico. La scena culturale ticinese è ricchissima ed è
quindi sempre più difficile offrire iniziative innovative. Tenendo conto di queste osservazioni,
abbiamo ripensato il programma formativo mantenendo quelle iniziative che hanno incontrato
il favore del pubblico, ma limitando le serate, che andrebbero a sovrapporsi alle già tante iniziative culturali del momento. I temi proposti non parlano unicamente dei problemi legati alla
realtà Donna, anche se l’associazione Dialogare in tutti questi anni ha presentato e presenta
ancora numerose iniziative per promuovere l’universo femminile.
Dialogare propone nuovamente alcune iniziative che abbinano convivialità e cultura, una formula molto apprezzata dal nostro pubblico che sta cambiando e sta diventando sempre più
eterogeneo. Per cui il programma autunnale (pagine 9-12) vi invita a partecipare alle serate
con Gino Buscaglia che rivisita una serie di film intitolando il ciclo Punti di vista, o se preferite
potrete visitare il Centro Biologia alpina di Piora, accompagnati dal prof. Raffaele Peduzzi che
ne è il Direttore oppure il Museo didattico della storia medica ticinese guidati dal fondatore
Ivo Giulietti. O se amate la lettura perché non iscrivervi all’Aperitivo letterario con Daniela
Pizzagalli che tornerà la prossima primavera per presentarci le opere di scrittori e scrittrici, da
lei intervistati personalmente.
Per chi invece ha bisogno di informazioni puntuali per meglio gestirsi nella vita privata e
professionale abbiamo preparato il corso Io imparo a… Si tratta di un’offerta di formazione
basata sull’osservazione dell’utenza del Consultorio Sportello Donna, che accoglie in un anno
oltre 160 donne, in cerca di appoggio e di incoraggiamento, e della nostra Antenna sociale,
che nel corso del 2012 ha assicurato una consulenza giuridica, sociale o psicologica a una
sessantina di donne.
Formazione e consulenza continuano ad essere centrali nell’attività dell’Associazione Dialogare-Incontri e sono possibili grazie anche al sostegno della Divisione della Formazione
Professionale, al finanziamento dell’Ufficio federale dell’uguaglianza tra uomo e donna e da
parte di Swisslos.
Questa Newsletter approfondisce i temi relativi alla famiglia, alla maternità, all’infanzia, e all’importanza della narrazione sin dai primi mesi di vita, dandovi così l’occasione di conoscere alcune
associazioni che lavorano in questi campi.
Buona lettura!
*Presidente e direttrice Associazione Dialogare-Incontri
Sommario
4 La famiglia nell’era delle
pari opportunità
di Silvia Vegetti Finzi
5 La riscoperta
della prima infanzia
di Dieter Schürch
6 Deficit di attenzione
e iperattività
di Marcella Indelicato
7 Perché scrivere di sé
nell’età adulta
di Micaela Castiglioni
8 Il concorso di scrittura
Dialogare-Incontri
di Luciana Caglio
9-12 Dialogare-Incontri
2013/2014
13 Donne in cerca di una svolta
Intervista a
Fabiana Giulieri Faré
14 Licenziamento e maternità
di Micaela Antonini Luvini
e Nora Jardini Croci Torti
15 Qualità nella prima infanzia
di Jacqueline Fehr
16 Mettere al mondo il futuro
dell’umanità
di Delta Geiler Caroli
17 Osservare il bambino,
ascoltare i genitori
a cura dell’Associazione
Zerocinque
18 Nati per leggere
di Orazio Dotta
19 Indirizzi utili
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Attualità di Silvia Vegetti Finzi*
La famiglia nell’era delle pari opportunità
Nuovi patti di convivenza pubblici e privati
In questi anni il termine “famiglia” è divenuto sinonimo di crisi e molti temono che
i suoi legami arrechino soltanto infelicità.
Ma, se riusciamo a considerare il cambiamento come un’opportunità e non come
una catastrofe, possiamo cogliere l’occasione per aprire nuovi spazi di riflessione e
di progettualità.
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La famiglia costituisce un contenitore fondamentale perché al suo interno si vivono
le emozioni più intense, quelle connesse
alla nascita, all’amore e alla morte. È nella
famiglia che le generazioni s’incontrano ed
è in quella cornice che s’inscrive la nostra
biografia. Ogni famiglia ha dietro di sé una
lunga storia di cui spesso conosciamo solo
una minima parte. Nome e cognome rivelano che veniamo al mondo già “narrati”,
inscritti in un racconto di lunga durata, che
connette passato e futuro. Della nostra
biografia possiamo diventare i protagonisti
solo svincolandoci, per quanto possibile,
dai condizionamenti che subiamo per il fatto di essere nati in quella determinata famiglia. Per divenire sé stessi occorre sottrarsi,
almeno in parte, ai desideri altrui, a costo di
sentirsi soli e diversi. Chi rimane aderente
alle proiezioni dei genitori, acquiescente
alla loro volontà per paura di deluderli, rischia di sentirsi preso in trappola dai ricatti
affettivi. E di provare poi una grande rabbia,
innanzitutto contro se stesso.
I due patti che reggono la famiglia
La famiglia attuale si fonda su due patti
non coincidenti: l’alleanza tra coniugi e l’alleanza tra genitori. Un tempo la decisione
riguardava soltanto il matrimonio, i figli venivano di conseguenza. Ma ora quella sequenza è stata spezzata da avvenimenti dirompenti: mentre la contraccezione sicura
ha separato la sessualità dalla procreazione, la fecondazione indotta ha reso possibile disgiungere la fecondità dalla sessualità.
Adesso è possibile decidere se, quando e
come diventare genitori. La separazione
tra coniugalità e genitorialità è particolarmente evidente in caso di divorzio perché,
se il matrimonio “dura finché dura”, si rimane genitori “per sempre”; non conosco
ex figli. Nonostante il patto matrimoniale si
sia allentato, la maggior parte delle coppie
sceglie comunque di solennizzarlo con una
cerimonia ufficiale. Ma la solidità del legame coniugale non dipende più dai riti, dalle
leggi e dalle consuetudini, non è la comunità che si fa garante della sua continuità. Il
compito è affidato a ciascuno, alla tenacia
degli affetti e alla responsabilità dei contraenti, un compito che si è rivelato particolarmente difficile, come attesta il costante
aumento delle separazioni coniugali.
Come mai la famiglia è diventata così fragile rispetto al passato?
Un tempo al matrimonio, spesso combinato
per interesse, si chiedeva sicurezza e durata. Ai nostri giorni invece, sull’onda della
cultura romantica, ci si aspetta che l’innamoramento duri tutta la vita. Una pretesa
che lo rende fragile e instabile.
Inoltre, nella società patriarcale, il nucleo
familiare era solido perché costruito come
una piramide con al vertice il padre, detentore dell’autorità e del potere. Oggi
nessuno sarebbe disposto a tollerare quel
sovrano assoluto, ma la gestione di rapporti democratici è più complessa rispetto
a quelli regolati da una ferrea monarchia.
Sino a pochi decenni fa si diceva, per paura
dello scandalo, “meglio litigare che separarsi”, oggi si afferma il contrario “meglio
separarsi che litigare”. La coppia della tarda modernità vuole stare insieme per convinzione, non per costrizione.
La famiglia che cambia
La famiglia, come ogni organismo vivente,
è naturalmente predisposta al cambiamento. Se rimane statica, nonostante gli
avvenimenti che la attraversano, rischia di
infrangersi per rigidità.
Tuttavia il suo percorso è pieno di insidie.
La precarizzazione del lavoro non offre più
ai giovani il senso di stabilità e di continuità
necessario per formulare progetti di lunga
durata. Il “lavoro”, duraturo, significativo,
economicamente sufficiente, è stato sostituito da tanti “lavoretti”, precari, intercambiabili, insignificanti. Questa condizione
d’instabilità rende sempre più difficile “fare
famiglia”, come dimostra la diminuzione
dei matrimoni e delle nascite. Nell’inconsistenza dei rapporti sociali, si cerca di
stabilire legami affettivi che vengono ben
presto sentiti come vincoli di cui liberarsi,
magari per annodarne altri subito dopo. Nel
farsi e disfarsi della famiglia si producono
nuove forme di aggregazione come la famiglia monoparentale, composta da un solo
genitore, quella monosessuale, costituita
da partner dello stesso sesso, la famiglia
ricomposta dopo precedenti separazioni,
quella che riunisce membri di differenti
etnie, genitori adottivi, affidatari e così via.
All’interno di questo composito arcipelago
si riconoscono figure diverse da quelle tradizionali come il “mammo”, la fidanzata del
papà, il compagno della mamma, i fratelli
aggiunti, i nonni acquisiti, i nuovi cugini, i
figli adottati o affidati e altre ancora.
Tale varietà fa sì che si debba parlare di “famiglie” al plurale, più che di “famiglia”, dato
che non vi è più un paradigma unico, valido per tutti. Ciò nonostante, la psicoanalisi
rintraccia nell’inconscio il desiderio di una
famiglia stabile come quella tradizionale, ma
non più patriarcale, autoritaria e verticale.
Si tratta piuttosto di un triangolo equilatero
dove i vertici (padre, madre, figli) hanno le
stesse possibilità di ricevere e dare amore,
di esprimere dissenso e opposizione.
Un modello che, anche se non per tutti, può
essere valido per molti, purché si liberi dalle
proiezioni idealizzanti, da richieste di perfezione che suscitano sensi di inadeguatezza
e di colpa. Occorre piuttosto rapportarsi con
la realtà, accettare i limiti, fare i conti con
le proprie capacità. In questi anni le donne
si trovano divise tra due contradditori codici
di comportamento: da una parte quello narcisistico che promuove l’autorealizzazione,
dall’altra quello materno che richiede la
massima abnegazione. Un conflitto che
non può essere lasciato alla gestione individuale ma che richiede l’impegno di tutta
la società. Se vogliamo garantire a uomini
e donne libertà e pari opportunità, occorre
ridefinire le nostre identità e sottoscrivere
nuovi patti di convivenza pubblici e privati.
Si tratta di un compito di lunga durata, che
si scontra con ostacoli esterni e interiori,
spesso invisibili. Ma che non può essere
ignorato o rinviato perché da esso dipende
il nostro futuro.
*psicoterapeuta della famiglia e dell’infanzia
Attualità di Dieter Schürch*
La riscoperta della prima infanzia
Un progetto della Commissione svizzera per l’UNESCO
La Commissione svizzera per l’UNESCO ha rilanciato la tematica della “storia” dei primi anni
di vita ponendo in termini nuovi il ruolo della
scuola; una scuola concepita partendo dalla
nascita e non dall’inizio dell’obbligatorietà.
Perché?
In rare occasioni l’incremento della vendita dei
quotidiani è dovuto a tematiche che toccano
la qualità del rapporto tra insegnamento e apprendimento. L’educazione interessa quando
in ambito sociale non si sa quali risposte dare
a fenomeni che improvvisamente coinvolgono
l’opinione pubblica. È il caso della violenza
attribuita a bande giovanili, della mancanza
di partecipazione in ambito politico, di diatribe che riguardano i crocifissi nelle scuole e
dell’abbigliamento di qualche giovane. In tutti
questi casi si auspica un maggiore impegno
della scuola attribuendole indirettamente precise responsabilità. I docenti si trovano confrontati con spinte e controspinte che rendono
difficile il loro compito. Il loro punto di vista,
scarsamente conosciuto, è quello di una classe
di professionisti che fatica a sapere quale sia la
loro reale competenza. La forza dei nuovi media è tale da costringere l’educatore del nostro
tempo a dover ricercare i più svariati artifici per
richiamare l’attenzione di chi gli sta davanti. In
generale, se si cerca di leggere il quadro generale dell’oggetto “scuola” traspare sulla tela
di fondo uno stato di sottile arrendevolezza di
fronte a discorsi, promesse, visioni, teorie che
sono naufragate nel mare delle risposte urgenti citate all’inizio di questo contributo. Da
un punto di vista meno soggettivo, lo studio
longitudinale TREE (2011)1, condotto sull’arco
di oltre 10 anni a livello nazionale, evidenzia
in modo impietoso la cronica incapacità della
scuola di ridurre le disparità di natura sociale
e culturale.
Il percorso scolastico
La scuola continua ad essere un sistema che
attribuisce grande importanza a metodi, contenuti, programmi che dichiara di voler applicare.
Dal primo giorno il bambino si trova confrontato
con modi di fare, con rituali, con linguaggi, con
tempi che lo coinvolgono in modo forte. In Svizzera il percorso scolastico di un bambino che
entra nel sistema con strumenti comunicativi,
con tratti comportamentali, con modi di pensare che non sono quelli che la scuola suggerisce
e pratica, accumula - effetto cumulativo -, in
poco tempo, esperienze che condizionano, in
modo a volte irreversibile, il suo futuro profes-
di riformulare la soggettività, l’atteggiamento e
il punto di vista dell’interlocutore.
sionale e sociale. Gran parte dei sentimenti
di appartenenza e di compatibilità sociale dipendono dall’esito del giudizio scolastico: ogni
bambino conferma, disconferma, consolida la
sua posizione in rapporto a una media che non
è mai “solo” scolastica. Il grado di marginalità,
nelle sue infinite declinazioni psicologiche, aumenta nel corso degli anni della scolarità e si
traduce in forme di motivazione, in gradi d’intelligenza, in stati attentivi, in competenze e in
livelli di concentrazione.
Di fronte a tale evidenza, la Commissione svizzera per l’UNESCO ha rilanciato la tematica
della “storia” dei primi anni di vita ponendo in
termini nuovi il ruolo della scuola; una scuola
concepita partendo dalla nascita e non dall’inizio dell’obbligatorietà. Iniziare prima significa
entrare in quell’area in cui la società attribuisce
un ruolo fondamentale alla famiglia, tessera
fondamentale e sensibile dello sviluppo mentale e sociale del bambino. La qualità e l’intensità
del rapporto che la famiglia riesce a instaurare
con il bambino favoriscono lo sviluppo delle sue
potenzialità. La famiglia, o meglio il modello
che la caratterizza, vive una profonda crisi. Una
crisi che apre le porte alla necessità di prevedere forme integrative e di sostegno. La qualità
della relazione con il bambino è elemento di
piacere condiviso e di traino esperienziale. A
monte di tale principio si intravvede l’approccio metodologico derivato dalla ricerca sociale
ricostruttiva e comprensiva. Lo sguardo che
deriva da un simile approccio è quello di considerare la relazione sociale – quella nella quale
avviene il passaggio di qualsiasi informazione
– come una relazione che struttura una catena
di significati. Ciò significa considerare qualsiasi
incontro sociale con il bambino, con la famiglia,
come un’esperienza di apprendimento. Un’esperienza che non prescrive in anticipo ciò che
ha da essere, ma che consente alla comunicazione di divenire mimetica, vale a dire capace
Un quadro d’orientamento
Sulla spinta della Commissione svizzera per
l’UNESCO ha preso forma in questi mesi il
Quadro di orientamento per la formazione,
l’educazione e l’accoglienza della prima infanzia2. Per la prima volta in Svizzera si dispone di un documento che fornisce indicazioni
di natura pedagogica che rilanciano il tema
di un sistema educativo in grado di offrire
opportunità e di valorizzare le potenzialità di
sviluppo del singolo. Il Quadro di orientamento è di natura sperimentale e si rivolge a tutti
gli attori dell’educazione della prima infanzia
e della scuola. Dal dibattito in corso traspare la volontà di riconsiderare il bambino alla
luce delle più recenti acquisizioni della ricerca
neuro-psicologica. Questo documento è stato
presentato lo scorso 1° marzo a Bellinzona,
durante una giornata di studio promossa dalla
Commissione UNESCO. Gli atti della giornata3
testimoniano la presenza in Ticino di una forte
attenzione alla tematica negli ambienti della
prima infanzia e un’assenza del mondo della
scuola dell’obbligo. Da più parti si auspica un
cambiamento di tale stato di cose, in futuro le
occasioni non mancheranno.
*membro della Commissione svizzera per
l‘UNESCO
1
Bergman M. M., Hupka-Brunner S., Keller
A., Meyer T., Stalder B., Transitionen im
Jugendalter. Ergebnisse der Schweizer
Längsschnittstudie TREE. Seismo Verlag:
Zürich, 2011.
2
Il documento integrale può essere comandato o scaricato in versione elettronica dal sito:
http://www.quadrodorientamento.ch/it/
3
La documentazione è consultabile online:
http://www.fruehkindliche-bildung.ch/it
Commissione svizzera per l’UNESCO
Progetto Formazione della prima infanzia in Svizzera
http://www.fruehkindliche-bildung.ch/it
Referente per la Svizzera italiana:
prof. Dieter Schürch
[email protected]
5
Attualità di Marcella Indelicato*
Deficit di attenzione e iperattività
Alle origini del problema
Sono ragazzi o bambini che non tollerano
l’attesa, hanno una percezione del tempo
velocizzata, si annoiano in pochi minuti. In
una classe questo significa disturbare, parlare in continuazione, non riuscire a stare seduti nel banco, non seguire le lezioni. Hanno
in media undici o dodici anni, in alcuni casi
anche solo otto o sei, o addirittura sono in
età prescolare. Soffrono di un disagio interiore, profondo, che si manifesta con deficit
di attenzione e iperattività, problemi ben noti
a chi ha la funzione di educarli. Manifestano un disagio che compare, generalmente,
quando l’inizio della scuola mette a fuoco
l’inadeguatezza di alcuni comportamenti (incapacità di concentrarsi, di rimanere fermi,
di bloccare le risposte spontanee, ecc.).
Cosa ha permesso precedentemente lo stabilizzarsi di questa caratterialità?
6
A monte, nei primi anni di vita, c’è stato un
iperassistenzialismo, un iperprotezionismo
del bambino che, invece, non andrebbe mai
sostituito ma soprattutto andrebbe aspettato, rispettando i suoi tempi e protetto solo nel
caso in cui ci sia un reale pericolo.
Quindi, il processo di perdita avviene perché
il bambino viene sostituito continuamente
nel piacere della conquista; gli viene dato
tutto e subito, spesso prima ancora che
formuli il desiderio; gli vengono concessi
piccoli vizi, pigrizie (dormire con mamma,
non raccogliere i giocattoli ecc.). Inoltre, per
qualunque cosa (come si vuole vestire, cosa
vuole mangiare, dove andare ecc.), si chiede
a Sua Maestà il bambino che diventa una
specie di “dio sull’altare” di quella famiglia.
In questo modo il bambino perde l’apprendimento a realizzare la propria soddisfazione,
perde il piacere della conquista. Diciamo di
voler tanto bene ai nostri figli: allora perché
li precediamo sempre, mettendoli da parte?
Tutto ciò determina nel tempo una pigrizia
caratteriale: l’iper-gratificazione determina
nei ragazzi una pigrizia caratteriale e una
passività di fronte agli impegni che la vita
prospetta loro.
Poiché non si impegnano, non si realizzano.
Ne deriva successivamente una frustrazione
di fronte alle richieste sempre più grandi
che la vita e la società fanno al giovane. La
frustrazione produce in lui la paura di non
sapere, di non essere capace: tanti ragazzi
che non studiano, che vanno male a scuola,
pensano dentro di sé di non essere all’altezza, di essere degli incapaci.
In sostanza, il bambino “viziato”, dopo tante
iper-gratificazioni che lo hanno reso impreparato di fronte alla vita, divenuto poi adolescente, non sa guadagnarsi la stima degli
altri o un sentimento vero o un amore; resta
sconfitto e umiliato e, come compensazione
a questa frustrazione esistenziale, poiché si
sente perso, reagisce e esterna la paura di
essere incapace in aggressività, in iperattività e in tutte le forme di infiniti teatri (droga,
delinquenza, malattia ecc.). È necessario
quindi fare una pedagogia più diretta per
preparare il giovane alla vita reale; infatti è
inutile che proteggiamo o iper-gratifichiamo
il bambino se poi, nella nostra società, dovrà
affrontare prove “mortali” per chi non è stato
abituato fin da piccolo alla lotta.
Il primo diritto che ogni bambino ha è quello
di poter essere se stesso, di poter esistere per come è. Quindi bisogna dargli ogni
opportunità di fare da solo e di superare i
piccoli, grandi ostacoli che incontra perché
solo il superamento delle difficoltà creerà
la base della sua sicurezza futura (“Ce l’ho
fatta da solo!”).
Dieci semplici regole
Utili a chi ha la funzione di educare soggetti
iperattivi o con deficit di attenzione (genitori
e insegnanti):
1) Date loro poche e chiare regole proporzionate alle loro possibilità e presentatele semplicemente in maniera diretta
(segmentare i comportamenti in una
sequenza operativa: prendo il libro, cerco la pagina, la leggo tutta, ecc.).
2) Mostrategli come un compito va eseguito, dandogli istruzioni con voce chiara e facendogliele ripetere ad alta voce.
3) Concedete loro delle pause: se vi chiedono un momento per riposare, stabilitelo insieme ma non negateglielo.
4) Quando fanno bene, diteglielo e concedetegli un premio (anche solo per un
successo parziale perché l’iperattivo ha
spesso un basso senso di autostima).
5) Eliminate le distrazioni (per esempio,
quando fanno i compiti, lasciate sul tavolo solo ciò che è indispensabile).
6) Insegnategli ad ascoltare e ricordategli
di pensare prima di agire perché devono imparare a mettere del tempo tra il
pensiero e l’azione.
7) Insegnategli a relazionarsi con gli adulti
(per esempio, chiedere qualcosa senza
essere aggressivi o parlare senza interrompere gli altri).
8) Prima di portarli in ambienti in cui possono scatenarsi (per esempio, feste di
compleanno) ricordategli come si devono comportare.
9) Insegnategli che a ogni azione corrisponde una reazione.
10) Valorizzateli là dove possono distinguersi come affermazione di sé.
*Psicologa dello sviluppo
Le edizioni Dialogare-Incontri
Uomo Lavoro Paternità
La promozione delle pari opportunità
in una prospettiva maschile
Donna Lavoro Maternità
Consultorio Sportello Donna.
10 anni di storia e di storie
A cura di
Osvalda Vanini-Ferrari e Lorenza Hofmann
Edizioni Associazione
Dialogare-Incontri, 2009
A cura di
Françoise Gehring
Edizioni Associazione
Dialogare-Incontri, 2007
Prezzo speciale per le lettrici e i lettori di DonneOggi: CHF 15.– cadauno
Fogli e parole di Micaela Castiglioni*
Perché scrivere di sé nell’età adulta?
L’autobiografia come risorsa nel percorso di vita
Per scrivere è sufficiente poter disporre di
una penna e di un foglio di carta, niente di
più semplice dell’atto della scrittura, sostiene qualcuno. Anche se, ci ricorda Marguerite
Duras, l’attraversamento del “blocco nero”
ci conduce nella situazione in cui: “Si tratta
di decifrare qualcosa che c’è già e che già
è stato fatto da noi nel sonno della nostra
vita, nel suo incessante ripetersi organico,
a nostra insaputa”1. Ecco che, allora: “Bisogna andare più in fretta di quella parte di noi
che non scrive, che vola ad alta quota dov’è
il pensiero, sempre col rischio di svanire, di
dissolversi nel limbo del racconto venturo,
che non scenderà mai al livello della scrittura,
che rifiuta i lavori ingrati”2.
Di segno non molto diverso, la considerazione di Natalia Ginzburg, laddove afferma: “Ho
scoperto allora che ci si stanca quando si
scrive una storia sul serio. È un cattivo segno
se non ci si stanca. Uno non può sperare di
scrivere qualcosa di serio così alla leggera,
come con una mano sola, svolazzando via
fresco fresco. Non può cavarsela così con
poco. Uno, quando scrive una cosa che sia
seria, ci casca dentro, ci affoga dentro fino
agli occhi (…). Lui non può sperare di serbarsi intatta e fresca la sua cara felicità, o la
sua cara infelicità, tutto s’allontana e svanisce ed è solo con la sua pagina, nessuna felicità e nessuna infelicità può sussistere in lui
che non sia strettamente legata a questa sua
“A fine corso, rileggendo
quello che ho scritto, mi
sono meravigliata delle
mie capacità di raccontare
il vissuto.”
(una partecipante)
“Più volte ho abbozzato
pensieri, sentimenti. Quasi
sempre ho stracciato
il foglio oppure ho riposto
i miei scritti nel cassetto.
Fino a quando ho osato
iscrivermi al corso
sull’autobiografica… ora
mi sento pronto a riprovare
a scrivere di me e pure a
farmi leggere.”
(un partecipante)
pagina (…)”3. E noi, quando abbiamo scritto per la prima volta qualcosa di noi stessi,
della nostra storia di vita, degli incontri avuti
o non avuti, delle scelte fatte o rimandate,
o non ancora fatte, delle nostre passioni,
delle nostre ferite, dei nostri sogni, ecc.? E
l’ultima volta che abbiamo scritto, a quando
risale? Magari non abbiamo mai provato,
o ne conserviamo un pallido ricordo che
risale a quando eravamo adolescenti. Potremmo iniziare adesso, quasi per gioco.
“Quella volta che ho scritto…” potrebbe
essere l’incipit, oppure, “La storia delle mie
penne”… Che cosa potremmo scoprire o
trovare confermato? Molto probabilmente
che la scrittura autobiografica, anche sotto
forma di brevi appunti autobiografici, può
aiutarci a:
• riordinare le nostre idee e i nostri pensieri;
• ricordare quanto pensavamo dissolto e che
ci preme richiamare alla memoria;
• trasformare, anche solo un po’, i ricordi dolorosi;
• mettere insieme “ciò che abbiamo” e “ciò
che ci manca”;
• riconoscerci in un racconto su di noi e sulla
nostra storia che sentiamo a noi congeniale;
• darci continuità e coerenza soprattutto nei
momenti faticosi, se non propriamente dolorosi, in cui ci sembra di perderci, di perdere la nostra integrità;
• abbozzare possibili progetti futuri…
È lungo questa direzione che ci siamo mossi
all’interno del corso Appunti autobiografici
per iniziare il racconto di sé. Per cui ci sembra che la pratica di scrittura di sé e della
propria storia di vita possa costituire una risorsa anche negli interventi di orientamento
e ri-orientamento professionale che vogliano
far leva sulla presa di consapevolezza e conoscenza di sé, delle proprie risorse e fragilità a partire dal racconto di sé e dall’interno
di sé, ridimensionando il rischio di essere soltanto interventi tecnici di passaggio verticale
d’informazioni, poco incisivo nell’età adulta.
*Ricercatrice e docente di Educazione degli
adulti all’Università degli Studi di Milano Bicocca. Docente del corso Appunti autobiografici per iniziare il racconto di sé, promosso da Dialogare-Incontri in collaborazione
con l’Associazione Triangolo (gennaio 2013).
M. Duras, La vita materiale, tr. it., Feltrinelli,
Milano, 1996, p. 32.
1
2
Ivi.
N. Ginzburg, Le piccole virtù, Einaudi, Torino,
1962, p. 2.
3
7
In punta di penna di Luciana Caglio*
Il concorso di scrittura Dialogare-Incontri
Specchio delle contraddizioni di un’epoca
8
L’idea è nata da un’intuizione di Carla Agustoni. Nel 2001, incaricata di allestire il nuovo
sito internet per Dialogare, non si limita al suo
lavoro di grafica. Da autentica creativa qual
era, vede più in là: pensa a come rendere più
viva e attraente quella presenza sul web. E,
appunto, suggerisce di lanciare un concorso di scrittura, intestato a Dialogare, una
proposta di per sé non nuova, aperta però a
interpretazioni diverse. Se ne rende conto la
presidente dell’associazione, Osvalda Varini.
Per sopravvivere l’iniziativa deve, infatti, precisare la sua fisionomia e trovare un giusto
collocamento. Si tratta di conquistare, nell’affollato panorama socioculturale ticinese, uno
spazio particolare destinato a sollecitare il
bisogno e il piacere di esprimersi in senso
partecipativo.
Scrivere per proprio conto non è più un’esigenza strettamente privata, come succedeva
ai tempi dei diari chiusi nei cassetti, oggi,
nell’era mediatica, si esce allo scoperto. Dialogare avverte il cambiamento. Del resto, la
stessa definizione “concorso di scrittura” indica qual è l’obiettivo. Distanziandosi da una
competizione spiccatamente letteraria, ci si
rivolge a un pubblico allargato di persone per
le quali redigere un testo non è un’ambiziosa
esercitazione di stile, fine a se stessa: piuttosto un mezzo per testimoniare la propria presenza nella realtà contemporanea. Scegliendo questa via, l’iniziativa di Dialogare ha fatto
centro. I concorrenti hanno percepito che gli
si offriva uno spazio in cui muoversi in libertà. La prima edizione parte nel 2002 con un
premio dedicato alla poesia. Si decide, poi,
e linguistico. Si tratta piuttosto, e parlo per
di aprirsi a lavori in prosa. E con ciò il conesperienza dato che vi faccio parte anch’io
corso assume un’altra dimensione che ne
da una decina d’anni, di un gruppo (nato tutfarà anche una sorta di osservatorio sociale.
to femminile e oggi aperto a una presenza
Infatti, i temi proposti, di anno in anno dalla
maschile) che definirei di osservatori curiosi.
giuria, si prestano non solo a un’elaborazione
E come tali disposti a lasciarsi sorprendere
in chiave creativa, a un’invenzione. Come si
da quelle pagine che, a volte, fanno trasavedrà sempre più chiaramente, diventano lo
lire per motivi di segno opposto: piacere
spunto per raccontare situazioni vissute nella
o disappunto. È un lavoro, più che difficile,
quotidianità.
delicato: riuscire, appunto, a considerare altri
Sono testi che rivelano le difficoltà, provocavalori: la spontaneità, l’originalità, lo spessore
te dall’emarginazione, dalla solitudine, dalla
umano. Senza dimenticare, però, che chi si
fragilità dei rapporti coniugali e familiari,
mette in lizza per un premio di scrittura non
dalla perdita dell’identità locale o nazionale.
può essere esonerato dal dovere di espriD’altro canto, parlano anche di viaggi per almersi correttamente in italiano, che magari
largare i propri orizzonti, di tecnologie e proper l’autore non è neppure la lingua materna.
gressi scientifici che promuovono le relazioni
Fra i concorrenti cresce, infatti, la percettibile
umane, l’accesso alla cultura e alla salute.
presenza di stranieri, in particolare di immiSono, quindi, lo specchio delle contraddizioni
grati che arrivano da lontano. Proprio la pardi un’epoca sconvolta dai cambiamenti. Da
tecipazione a questa gara la dice lunga sul
accettare, puntando sul nuovo, o da rifiutare,
loro grado d’integrazione. A ben guardare, un
ripiegando nel rimpianto? Se lo chiedono, in
invito alla scrittura si rivela quanto mai utile
modi diversi, i concorrenti al Premio Dialogaanche nei confronti degli italofoni: in particore, tanto che con i loro singoli contributi comlare dei giovani che si sono abituati a usare
pongono, alla fine, un mosaico collettivo che
segni piuttosto che parole, XK al posto di perillustra il primo decennio del 2000. Proprio
ché. Ma anche dell’evoluzione del linguaggio,
qui risiede il singolare valore di queste prove
sotto l’influsso della rete, deve tener conto la
di scrittura che, evidentemente, non vanno
giuria di Dialogare svolgendo proprio uno di
giudicate applicando il metro tradizionale,
quei lavori che s’imparano facendoli. Ogni
basato su precise regole di tipo grammativerdetto finale è il frutto di confronti, ripensacale, lessicale, estetico. Ci si trova, invece,
menti, mediazioni. Raramente c’è unanimità,
alle prese con una situazione nuova che ha
un buon sintomo e non solo in politica.
P r e m i o D i a l o g a r e 2 0 1 4
messo in imbarazzo i membri della giuria di
Dialogare, dove del resto non siedono neppu*giornalista
e membro della giuria Premio
In occasione dell'apertura del sito www.dialogare.ch, l'11 gennaio 2001,
l'Associazione Dialogare ha inaugurato il "Premio Dialogare", legato a un concorre specialisti blasonati nell’ambito letterario
Dialogare
so di scrittura ripetuto ogni anno sotto diverse forme di contenuto.
A questo concorso possono partecipare tutte le visitatrici e i visitatori del sito.
Bando di concorso, tema e giuria si possono trovare sul sito
www.dialogare.ch
Domani? Non so...
Premio Dialogare 2014. Il concorso di scrittura è aperto a tutte
le persone interessate a produrre un testo in lingua italiana, inedito e Ildella
lunghezza massima di tre cartelle (10 mila caratteri,
testo, in lingua italiana, inedito e della lunghezza massima di
3 cartelle (10'000 segni inclusi gli spazi)
spazi inclusi), da inviare entro
30il 30novembre
2013 per posta a:
è da inviareilentro
novembre 2013
per e-mail: [email protected]
Associazione Dialogare, perviaposta:Foletti 23, CH-6900 Massagno; opAssociazione Dialogare
Via Foletti 23
pure per e-mail a [email protected].
CH-6900 Massagno
I racconti presentati saranno valutati in forma anonima dalla giuria
Premiola unico
Fr 2’000.che proclamerà
vincitrice
o il vincitore nel corso del mese di
marzo 2014. L’autore o l’autrice del racconto premiato riceverà
un premio unico di CHF 2’000.–.
Giuria: Osvalda Varini-Ferrari, psicoterapeuta e presidente, Lugano; Luciana Caglio, giornalista, Lugano; Michele Fazioli, giornalista,
Bellinzona; Daniela Pizzagalli, scrittrice, Milano; Franca Tiberto,
giornalista, Lugano; Maria Rosaria Valentini, scrittrice, Sorengo.
Premiazione: marzo 2014
I testi sono ricevuti e raccolti dalla segreteria di Dialogare
e consegnati in maniera anonima alla giuria così composta:
Osvalda Varini, psicoterapeuta, presidente, Lugano
Osvalda Varini-Ferrari, presidente della giuria, con il vincitore del Premio Dialogare
2013, Vincenzo Lisciani di Roma, autore del racconto Mio fratello e Roger Federer
(pubblicato su www.dialogare.ch > premio Dialogare). La premiazione ha avuto luogo
il 7 marzo 2013 a Lugano.
Luciana Caglio, giornalista, Lugano
Michele Fazioli, giornalista, Bellinzona
Daniela Pizzagalli, scrittrice, Milano
Franca Tiberto, giornalista, Lugano
Maria Rosaria Valentini, scrittrice, Sorengo
Il materiale inviato rimane proprietà dell’associazione Dialogare.
Concorso2013.indd 1
21.05.13 09.52
Saperi di casa nostra
Dialogare-Incontri 2013/2014
Visite guidate per conoscere antichi e nuovi saperi
Punti di vista
Serate cinematografiche
Io imparo a…
Gestire la vita privata e professionale
Aperitivo letterario
In giro per il mondo con autori, autrici e personaggi
Associazione Dialogare Incontri
Via Foletti 23, 6900 Massagno
Tel. 091 967 61 51
[email protected] – www.dialogare.ch
Saperi di casa nostra visite guidate
Questo ciclo continua a grande richiesta dei partecipanti.
Per conoscere antichi e nuovi saperi del nostro territorio.
Per scoprire attività, luoghi e persone. Per condividere interessi e arricchire la propria cultura generale in una piacevole
Sabato 14 settembre 2013 dalle ore 10.00
uscita in gruppo. Due le proposte per l’autunno 2013; altre
proposte seguiranno per la primavera 2014. Seguiteci su
www.dialogare.ch
Centro Biologia Alpina, Piora
Il piacere di camminare nel territorio alpino (circa 2 ore) alla conoscenza delle peculiarità storiche e
naturalistiche del percorso che porta al Lago Cadagno e al centro scientifico di Piora, accompagnati
dal prof. Raffaele Peduzzi. È richiesto l’equipaggiamento adatto per escursioni in montagna.
Ore 10.00: ritrovo alla partenza del sentiero didattico lago Ritom (ristorante). Possibilità di posteggio
davanti alla diga per chi arriva in auto fino al Ritom.
Ore 12.00: arrivo al Centro di Biologia, piccolo aperitivo offerto; pranzo a pagamento.
Ore 14.00: visita al Centro e ritorno libero. Quota d’iscrizione: CHF 10.-
Iscrizione entro il 10 settembre 2013 al tel. 091 967 61 51 oppure scrivere a [email protected]
Sabato 16 novembre 2013 ore 15.30-17.30
10
Museo didattico della storia medica ticinese, Taverne
Unico nel cantone Ticino, frutto dell’iniziativa privata ma soprattutto della passione di Ivo Giuletti, il
museo presenta una collezione medico chirurgica, dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Settanta del
Novecento, e i personaggi che hanno fatto la storia dell’arte medica e chirurgica. Inoltre, illustra
l’evoluzione della didattica, custodisce una biblioteca e un archivio, di valore culturale.
Visita guidata da Ivo Giulietti, fondatore e direttore del Museo.
Quota d’iscrizione (compresa entrata al museo): CHF 10.-
Iscrizione entro l’11 novembre 2013 (posti limitati) al tel. 091 967 61 51 oppure scrivere a [email protected]
Dialogare-Incontri 2013/2014
Punti di vista le serate cinematografiche con Gino Buscaglia
Il Cinema è un occhio. Un occhio curioso che cerca, individua, sceglie e poi propone (impone?) sullo schermo un suo
preciso e totalizzante punto di vista, che ovviamente coincide
con quello di chi sta dietro la macchina da presa (l’Autore, il
Regista). E quel punto di vista è la vera “anima” del film, il
suo significato profondo, il suo senso, sul quale il pubblico è
invitato a discutere. Ma non è sempre così. Spesso l’Autore si
diverte a mescolare le carte: sceglie punti di vista inaspettati,
provocatori, inconsueti. Spesso li moltiplica, li mette in conflitto tra loro oppure li maschera svelandoli a sorpresa solo
alla fine. Perché il Cinema è anche ricerca di significati “altri”,
che partono dalla realtà giungendo a superarla e realizzando
così uno straordinario paradosso: l’apparente irreale che svela il reale più nascosto e profondo. E anche questa è magia.
Lugano, sala multiuso della Facoltà di Teologia (via Buffi 13)
Iscrizione al tel. 091 967 61 51 oppure scrivere a segretariato@
dialogare.ch.
Quota d’iscrizione
Ciclo completo (8 film)
CHF 120.- per persona
CHF 80.- per beneficiari AVS/AI
CHF 150.- per 2 persone della stessa famiglia
CHF 50.- per studenti
Una sola proiezione
CHF 15.- per persona
CHF 10.- per beneficiari AVS /AI e studenti
Mercoledì 2 ottobre 2013, ore 19.30
Fantasmi a Roma – Regia di Antonio Pietrangeli (Italia, 1961)
Mercoledì 6 novembre 2013, ore 19.30
A proposito di tutte queste signore – Regia di Ingmar Bergman (Svezia, 1964)
Mercoledì 27 novembre 2013, ore 19.30
Cyrano de Bergerac – Regia di Jean Paul Rappenau (Francia, 1990)
Mercoledì 11 dicembre 2013, ore 19.30
Il sesto senso – Regia di M. Night Shyamalan (USA, 1999)
Mercoledì 8 gennaio 2014, ore 19.30
Da zero a dieci – Regia di Luciano Ligabue (Italia, 2002)
Mercoledì 29 gennaio 2014, ore 19.30
Inception – Regia di Christopher Nolan (USA, 2010)
Mercoledì 12 febbraio 2014, ore 19.30
Pollo alle prugne – Regia di Marjane Satrapi (Iran, 2011)
Mercoledì 12 marzo 2014, ore 19.30
The Artist – Regia di Michel Azanovicius (Francia, 2011)
Iscrizione online www.dialogare.ch
Io imparo a… gestire la vita privata e professionale
pio la rottura del rapporto di coppia, la gestione di un piccolo
budget, la perdita dell’impiego o la necessità di reinserirsi
nel mondo del lavoro. Per imparare non è mai troppo tardi!
Massagno, via Foletti 23, aula Dialogare-Incontri
Quota di iscrizione: CHF 10.- ogni lezione
(documentazione compresa).
In omaggio: libretto di formazione
(riconosciuto in tutta la Svizzera)
Iscrizione: tel. 091 967 61 51
oppure scrivere a [email protected].
Modulo 1
Contratto di lavoro e assicurazioni sociali
Formatrice/ Formatore
Termine d’iscrizione
Martedì
15 ottobre 2013
Ore 18.00-20.30
Conoscere diritti e doveri
del contratto di lavoro
Gli obblighi e i diritti del/la dipendente e del
datore di lavoro. Il salario. La protezione della
personalità.
Micaela Antonini Luvini
Avvocata e consulente Donna
e Lavoro (consultorio FAFT)
11 ottobre 2013
Martedì
22 ottobre 2013
Ore 18.00-20.30
Conoscere diritti e doveri della
lavoratrice-madre e del lavoratore-padre
Micaela Antonini Luvini
La protezione legale e della salute durante la
Avvocata e consulente Donna
gravidanza. Il congedo maternità. Il congedo
e Lavoro (consultorio FAFT)
paternità (diritti minimi). Diritti della madre
che allatta. Assenza in caso di malattia del figlio.
18 ottobre 2013
Martedì
5 novembre 2013
Ore 18.00-20.30
Capire le assicurazioni sociali (1)
AVS/AI/IPG/AD e LAINF. Quali rischi coprono.
Contributi e prestazioni.
Andrea Tamagni
perito federale
in assicurazioni
31 ottobre 2013
Martedì
Capire le assicurazioni sociali (2)
12 novembre 2013 La Cassa pensione. Contributi e prestazioni.
Ore 18.00-20.30
Prelievi anticipati. Libero passaggio.
Andrea Tamagni
perito federale
in assicurazioni
8 novembre 2013
Modulo 2
Formatrici
Termine d’iscrizione
Gestione del budget familiare
Monica Garbani
Formatrice per adulti,
coordinatrice associazione
PerCorsoGenitori
Martedì
11 febbraio 2014
Ore 18.00-20.30
Gestire e organizzare il budget familiare (1)
Organizzare la gestione dei pagamenti
e dei documenti personali contabili.
Martedì
18 febbraio 2014
Ore 18.00-20.30
Gestire e organizzare il budget familiare (2)
Prevedere spese e gestire imprevisti.
Monica Garbani
e Sandra Killer
14 febbraio 2014
Martedì
25 febbraio 2014
Ore 18.00-20.30
Gestire e organizzare il budget familiare (3)
Pianificare per realizzare obiettivi.
Monica Garbani
e Sandra Killer
21 febbraio 2014
7 febbraio 2014
Sandra Killer
Formatrice per adulti e coach,
coordinatrice Associazione
famiglie monoparentali
e ricostituite
Iscrizione online www.dialogare.ch
11
Dialogare-Incontri 2013/2014
Quattro moduli per acquisire competenze basilari, teoriche e
pratiche, per gestirsi al meglio nella vita privata e professionale. Un corso per tutti, donne e uomini, che desiderano essere più consapevoli e autonomi di fronte alle cose correnti della vita: il lavoro, le assicurazione sociali, i conti a fine mese, la
dichiarazione fiscale, la ricerca di un impiego, la conciliabilità
fra lavoro e famiglia. Conoscere diritti e doveri di lavoratrice/
lavoratore, di cittadina/cittadino rende più forti! Soprattutto
in situazioni particolari della vita: in quelle positive, come
per esempio la maternità, la paternità, un nuovo impiego,
una nuova fase della vita; in quelle negative, come per esem-
Dialogare-Incontri 2013/2014
12
Modulo 3
La dichiarazione fiscale
Formatrice
Termine d’iscrizione
Martedì
11 marzo 2014
Ore 18.00-20.30
Conoscere la fiscalità
A che cosa serve? Come funziona?
Chi e che cosa è imponibile?
Tanja Uboldi Ermani
avvocata e notaio
7 marzo 2014
Martedì
18 marzo 2014
Ore 18.00-20.30
Compilare la dichiarazione fiscale (1)
Reddito, sostanza, debiti, deduzioni…
Tanja Uboldi Ermani
avvocata e notaio
14 marzo 2014
Martedì
25 marzo 2014
Ore 18.00-20.30
Compilare la dichiarazione fiscale (2)
Situazioni particolari (per esempio,
separazione, divorzio, decesso…)
Tanja Uboldi Ermani
avvocata e notaio
21 marzo 2014
Modulo 4
Trovare un’occupazione
e conciliare lavoro e famiglia
Formatrice
Termine d’iscrizione
Martedì
1° aprile 2014
Ore 9.30-11.00
Attivarmi nella ricerca del lavoro
I passi da intraprendere per la ricerca di un posto Fabiana Giulieri Faré
di lavoro. Riflessione sulle proprie risorse e sui
consulente Sportello donna
propri punti forti.
28 marzo 2014
Martedì
8 aprile 2014
Ore 9.30-11.00
Redigere una lettera di candidatura
Lettera di candidatura spontanea e in risposta
a un annuncio di lavoro.
Fabiana Giulieri Faré
consulente Sportello donna
4 aprile 2014
Martedì
15 aprile 2014
Ore 9.30-11.00
Redigere il curriculum vitae
L’importanza della personalizzazione.
Fabiana Giulieri Faré
consulente Sportello donna
11 aprile 2014
Martedì
29 aprile 2014
Ore 9.30-11.00
Conciliare famiglia e lavoro
Lorenza Hofmann
Strutture e servizi sul territorio. Agevolazioni
collaboratrice
finanziarie. Possibili proposte al datore di lavoro. Dialogare-Incontri
25 aprile 2014
Aperitivo letterario con Daniela Pizzagalli
In giro per il mondo con autori, autrici e personaggi
Un happy hour molto speciale per soddisfare i sensi e la
mente. Novanta minuti di sfiziosi stuzzichini e finger food
mentre Daniela Pizzagalli, nota giornalista e scrittrice italiana, accompagnerà i partecipanti in giro per il mondo con
autori, autrici e personaggi protagonisti della scena letteraria internazionale, offrendo una brillante panoramica di
temi di assoluta attualità.
Riservate già sin d’ora la data: giovedì 8 maggio 2014, dalle
18.30 alle 20.00.
Massagno, via Foletti 23, aula Dialogare-Incontri
Quota di iscrizione: CHF 25.Iscrizione (posti limitati) entro il 5 maggio 2014 al tel. 091
967 61 51 oppure scrivere a [email protected]
Iscrizione online www.dialogare.ch
Lavoro in rete intervista a Fabiana Giulieri Faré
Donne in cerca di una svolta
Sportello donna e Antenna sociale
È un lunedì mattina. Siamo nella sede del
consultorio Sportello donna. Squilla il telefono. Maria Alberti, la segretaria, risponde
e subito il suo volto esprime preoccupazione. L’interlocutrice deve avere un problema
serio! «È una signora molto angosciata. È
possibile prevedere un colloquio a breve?».
La consulente, Fabiana Giulieri Faré, riceverà l’utente – che chiameremo fittiziamente Jessica – il giovedì seguente: un primo
incontro per capire quali sono le priorità da
affrontare e orientarla. «La nostra metodologia – precisa Fabiana Giulieri Faré – non
prevede di prendere a carico l’utente, ma
di guidarla verso una presa a carico attiva». Chi sono le utenti di Sportello donna?
Donne giovani, con figli, talvolta in fase di
separazione dal compagno, pochi soldi in
tasca, cercano impiego, hanno una scarsa formazione e esperienze professionali
minime. Le accomuna il disorientamento,
una matassa di problemi da sbrogliare.
Chiediamo alla consulente: qual è la prima cosa che fai quando incontri per la
prima volta un’utente? «Una cosa molto
importante è l’accoglienza, vale a dire far
sentire la persona a suo agio. Quindi chiedo
all’utente se ha trovato subito il posto, se
vuole un bicchiere d’acqua, ecc. In un secondo tempo presento l’attività del consultorio Sportello donna, di cosa ci occupiamo,
come si svolge la consulenza (tempi, costi,
segreto professionale, ecc.). Dopo questa
introduzione lascio parlare la donna liberamente della sua situazione».
Qual è il problema di Jessica? «Jessica
ne ha più di uno e ogni problema è concatenato con un altro. Si sta separando,
non lavora da 3 anni, ovvero dalla nascita
del primo figlio, ha conseguito il diploma di
venditrice ma non può più lavorare come
tale perché non sa come conciliare la vita
privata con quella professionale. Inoltre,
a seguito della separazione, è depressa e
vorrebbe informazioni supplementari riguardo la procedura di divorzio e riguardo
la strada da intraprendere per la richiesta di
aiuti finanziari qualora dovesse iniziare una
nuova formazione».
In questo caso i problemi sono più di
uno ed esulano dalla competenze di
Sportello donna… «Sì, infatti! Sportello
donna è competente per quello che riguarda l’orientamento e la ricerca di un nuovo posto di lavoro. Valutiamo con Jessica
quale nuova formazione professionale potrebbe intraprendere e diamo gli indirizzi
delle diverse scuole presenti sul territorio.
In un secondo tempo scriveremo un nuovo curriculum vitae e una nuova lettera di
presentazione da inoltrare ai datori di lavoro. In presenza di altre problematiche
indirizziamo la persona verso altri servizi e
professionisti specializzati. Ho consigliato
a Jessica di rivolgersi alla nostra Antenna
sociale per una consulenza giuridica che le
permetta di affrontare al meglio la separazione e il divorzio, di essere informata su
che cosa la legge prevede per i figli, dal
diritto di visita al contributo finanziario del
padre. In un secondo tempo, se lo desidera, potrà ricorrere anche a consulenze di
mediazione di altri servizi operativi sul territorio. Per quanto concerne la depressione,
diamo inoltre il contatto con la psicologa
dell’Antenna sociale e, per gli aiuti finanziari, quello dell’assistente sociale».
Jessica si è sentita subito a suo agio,
tornerà per un secondo colloquio di approfondimento per la ricerca di un lavoro.
«Sportello donna non è un’agenzia di collocamento. Durante il primo colloquio l’utente
ci parla della sua situazione e dei problemi
che vorrebbe risolvere. Con una seconda
consulenza più approfondita entriamo nel
vivo del problema e diamo informazioni
per il raggiungimento dell’obiettivo pattuito
insieme alla persona, ad esempio la redazione del dossier di candidatura, il valutare
insieme che strada potrebbe intraprendere,
i contatti con eventuali scuole dove iniziare
una nuova formazione».
Jessica come altre utenti, per meglio orientarsi nel mondo del lavoro, necessiterebbe
di rafforzare la sue conoscenze. Per questo
Dialogare sviluppa annualmente dei corsi
per acquisire quelle conoscenze basilari
per gestirsi autonomamente nella vita. La
consulente le propone di seguire il corso Io
imparo a… (cfr. pag.11-12). «Nella fase di
separazione Jessica ha qualche preoccupazione finanziaria. Potrà incontrare l’assistente sociale della nostra Antenna sociale
e seguire le lezioni sulla gestione e l’organizzazione del budget familiare».
Nel corso del 2012, Sportello donna ha registrato 281 colloqui. Fra le 164 utenti, le
situazioni sono molto simili e talvolta anche
molto diverse - donne vittime di violenza
domestica, che necessitano di un sostegno
psicologico; donne straniere ignare dei propri diritti…- tutte donne che hanno bisogno
di “ripartire”.
Consultorio
Sportello donna
091 967 61 51
[email protected]
13
Lavoro in rete di Micaela Antonini Luvini e Nora Jardini Croci Torti*
Licenziamento e maternità
Casi pratici del Consultorio giuridico Donna & Lavoro
14
Il Consultorio giuridico Donna & Lavoro della
Federazione Associazioni Femminili Ticino
(FAFT) offre consulenza alle donne che hanno problemi sul posto di lavoro. Di seguito
trovate dei piccoli casi realmente accaduti in
cui le due consulenti sono intervenute per
aiutare delle utenti. Per maggiori informazioni: www.faft.ch. Per appuntamenti le consulenti rispondono al numero 091 950 00 88.
dalla gravidanza non vi è comunque il diritto
di chiedere un’occupazione a tempo parziale
poiché la legge non sancisce questo principio.
Non vi è nemmeno la possibilità di ottenere un
congedo non pagato (ad eccezione del settore
pubblico dove le norme concedono in genere
maggiori diritti alle neo mamme). La concessione o meno del tempo parziale e del congedo dipendono quindi dal datore di lavoro.
si riesce a provare che il licenziamento è discriminatorio (dato a causa della gravidanza)
bisogna rassegnarsi. Potrà ad esempio chiedere alla collega se eventualmente è disposta
a testimoniare quanto le ha detto anche se bisogna considerare che è molto raro che un dipendente testimoni contro il datore di lavoro.
La legge sulla parità donna uomo vieta infatti
che si proceda a licenziamenti discriminatori.
Sono stata licenziata e mi sono accorta
solo dopo l’ultimo conteggio che le vacanze non godute di circa due settimane
non mi sono state pagate. Posso ancora
pretendere che le due settimane mi vengano pagate? Inoltre mi chiedo se è giusto
che in tanti anni di lavoro presso la stessa
azienda io non abbia mai avuto due settimane consecutive di vacanze.
La risposta è si. Normalmente né il datore di
lavoro né il lavoratore possono decidere di
non concedere, rispettivamente di non usufruire delle vacanze. Queste devono essere
decise di comune accordo con il datore di
lavoro e non possono essere compensate con
soldi. Tuttavia se, come nel caso citato, la lavoratrice non ha potuto beneficiare di tutte le
vacanze ed il rapporto di lavoro è terminato
allora il datore di lavoro nell’ultimo conteggio
doveva riconoscere la compensazione per le
vacanze non godute. Non vi è un termine preciso tuttavia è meglio agire subito e tramite
lettera raccomandata rivendicare il saldo vacanze. Per quanto concerne invece il secondo
problema di norma il lavoratore ha diritto ad
almeno due settimane consecutive e solo eccezionalmente in casi urgenti e non altrimenti
risolvibili è possibile chiedere al lavoratore di
rinunciare alle due settimane consecutive, ma
in nessun caso può diventare la regola.
Assunta con periodo di prova di tre mesi
sono stata licenziata dopo due mesi e
precisamente dopo aver detto di essere
incinta. La lettera di licenziamento ovviamente non faceva riferimento a questo
fatto, ma ho saputo da una collega che il
licenziamento è dovuto a questo motivo.
Purtroppo durante il periodo di prova non vi
è alcuna protezione per le donne incinte. La
protezione dal licenziamento dura per tutta la gravidanza (dopo il periodo di prova) e
nelle sedici settimane dopo il parto. Se non
Sono attualmente in congedo maternità
per le 14 settimane previste dopo il parto. È vero che durante questo periodo
maturano le vacanze?
Sì è vero. Giusta l’art. 329b cpv. 3 il datore di
lavoro non può ridurre le vacanze della lavoratrice che ha fruito del congedo maternità.
Di fatto quindi durante il congedo maternità
si matura una settimana di vacanza supplementare.
Da 7 anni lavoro presso lo stesso datore
di lavoro e attualmente sono incinta. Ho il
timore che sarò discriminata dopo la gravidanza e che il mio capo cominci a mettermi i “bastoni fra le ruote” per far sì che non
torni al lavoro. Posso ad esempio chiedere
di continuare a lavorare a metà tempo?
Come posso procedere per tutelarmi?
Potrà ad esempio chiedere un certificato di
lavoro intermedio prima che il datore di lavoro venga a conoscenza della gravidanza.
Visto che avete sempre avuto buoni rapporti
e che era soddisfatto del suo lavoro avrà in
questo modo la possibilità di dimostrare che
la qualità del suo lavoro era buona. Al ritorno
*Avvocate, consulenti Donna e Lavoro
Lavoro in rete di Jacqueline Fehr*
Qualità nella prima infanzia
Dentro e fuori la famiglia
Voce per la qualità vuole sensibilizzare sulla
qualità nella formazione, nell’educazione e
nell’accoglienza della prima infanzia, dentro e fuori la famiglia. Fondata nell’autunno
2012 da oltre 20 organizzazioni della società civile, è un’associazione politicamente indipendente, presente nelle tre regioni
linguistiche che si prefigge di costituire una
piattaforma per favorire la comunicazione e
il dialogo tra il mondo degli esperti, i professionisti della prima infanzia e la società. Può
contare sul sostegno di importanti fondazioni e organizzazioni svizzere (menzionate in
modo trasparente sul sito www.voce-qualità.
ch) e sull’adesione di persone giuridiche, tutte accomunate dalla preoccupazione e dalla
volontà di creare benessere per la prima infanzia. Da alcuni anni, in seno alla società è
sempre più presente il bisogno di conciliare
i compiti di cura ed educazione dei figli con
la sfera professionale. Il dibattito politico si è
finora concentrato sulla necessità di aumentare in termini quantitativi l’offerta di servizi
di accoglienza extra-familiare. Stato e partner sociali hanno incitato il mondo del lavoro
ad adottare misure favorevoli alla conciliabilità fra famiglia e lavoro. Si sono fatti notevoli
passi avanti. Tuttavia, gli interventi sono stati
mirati agli aspetti quantitativo e materiale.
Voce per la qualità vuole portare l’attenzione
anche sulla qualità nei primi anni di vita.
Cosa vogliono i bambini? Di che cosa hanno
bisogno? Qual è il contesto nel quale si trovano bene? Qual è il ruolo dei genitori e in
generale degli adulti, in primis dei professionisti dell’infanzia? Voce per la qualità intende
porsi queste e altre domande, far incontrare
gli esperti della pedagogia e i professionisti
della prima infanzia, senza escludere i genitori, rafforzare il dialogo tra scienza, società
e politica.
Ogni bambino/a merita le migliori condizioni
di vita. La Costituzione svizzera recita “(…)
che la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri”. La
Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti
del fanciullo afferma che ogni bambino, sin
dalla nascita, ha diritto alla formazione e al
sostegno. Numerosi studi a livello internazionale indicano che i primi anni di vita sono
decisivi per lo sviluppo del bambino. Gli specialisti della prima infanzia hanno osservato
che i bambini piccoli sono naturalmente inclini a scoprire il mondo, soprattutto attraverso
il gioco e l’interazione sociale con i coetanei e
gli adulti. È così che essi si integrano socialmente, sviluppano e sperimentano le loro capacità. Non coltivare questa loro propensione
alla scoperta e all’apprendimento significherebbe tarpare la loro curiosità, a scapito del
loro sviluppo personale.
Le ricerche nel settore della prima infanzia
condotte dal premio Nobel per l’Economia
James Heckman dimostrano che ogni euro
investito a sostegno dei bambini in età prescolare rende fino al 50%. La professoressa
Margrit Stamm, ex-direttrice del Centro di
formazione, educazione e accoglienza della
prima infanzia presso l’Università di Friburgo,
è giunta a conclusioni analoghe per quanto
concerne la Svizzera: “Ogni franco investito
nel settore della formazione, educazione e
accoglienza della prima infanzia produce un
rendimento pari a tre franchi”. Sia chiaro:
questo “rendimento” non è da intendere in
termini puramente pecuniari bensì in effetti
positivi. In altre parole, investire per dare le
migliori opportunità al/la bambino/a consente
di scongiurare ritardi di sviluppo, per esempio
dovuti a una scarsa stimolazione linguistica
oppure a limitate possibilità di gioco e quindi
contenere i costi per interventi specialistici
finalizzati a recuperi. Il mondo scientifico ci
ha dato e ci darà conoscenze importanti per
orientare il ruolo degli adulti nella formazione, nell’educazione e nell’accoglienza della
prima infanzia. Ora si tratta di rendere operative queste conoscenze, di tradurle nella
realtà delle famiglie e delle strutture di accoglienza extrafamiliare, affinché la qualità non
sia un concetto astratto ma concretamente
implementabile in un contesto sempre più
caratterizzato dalla coeducazione dei bimbi
da parte dei genitori e dei professionisti operativi negli asili nido, in seguito nella scuola.
Dunque, che cosa possiamo fare, noi adulti,
per assicurare qualità nei primi anni di vita? Il
bambino non ha solo bisogno di cure fisiche
e materiali ma pure di un contesto adeguato
ai suoi bisogni per accompagnarlo nel percorso di sviluppo personale. Per raggiungere
nuovi obiettivi qualitativi riteniamo molto utile
scambiare esperienze e lavorare tutti insieme per il benessere dei bambini che sono il
nostro futuro. Benessere, a mio avviso, è proprio l’obiettivo che dovrebbe unire la società,
al di là delle differenze ideologiche e culturali,
dei modelli familiari e di ripartizione dei ruoli
di cura e educativi all’interno del nucleo familiare.
* Direttrice del progetto Voce per la qualità,
consigliera nazionale
15
Che cosa fa Voce per la qualità?
Redige relazioni su asili nido, su formazione dei genitori e dei programmi di
sostegno alle famiglie con particolare
attenzione alla qualità.
Offre sul proprio sito una panoramica
dei progetti in corso di realizzazione e
dei soggetti coinvolti.
Crea un network di professionisti della
comunicazione, del mondo universitario, del settore privato imprenditoriale e
dell’universo politico.
Organizza visite di informazione per
giornalisti e altri professionisti in patria
e all’estero.
Voce per la qualità – Voix pour la
qualité – Stimme Q
Ackeretstrasse 19
8400 Winterthur
Tel. 052 224 09 01
www.voce-qualità.ch
[email protected]
Referente per la Svizzera italiana
Lorenza Hofmann
[email protected]
Tel. 091 825 75 50
Lavoro in rete di Delta Geiler Caroli*
Mettere al mondo il futuro dell’umanità
Associazione Nascere Bene Ticino
16
Dopo la seconda metà degli anni 70, scegliere
un parto dolce (allora si diceva “alla Leboyer”)
per riappropriarsi del proprio corpo e vivere
l’evento da protagoniste, in tutta la sua sacralità, era parte integrante del pensiero femminista. Da allora molte cose sono cambiate:
negli ospedali le sale parto sono state abbellite, fornite di vasche e attrezzi per il travaglio,
e le pratiche ostetriche e pediatriche si sono
ammorbidite. Inoltre i progressi della chirurgia
hanno permesso di salvare molte vite grazie
al cesareo semplificato, rapido e sicuro. Parallelamente, sono però anche in aumento l’induzione del travaglio e l’anestesia peridurale,
l’uso di ormoni sintetici (soprattutto ossitocina), di forcipe e ventosa e soprattutto i parti
cesarei; ben oltre il massimo del 10-15%, che
l’OMS ritiene giustificato. Oggi in Svizzera un
bambino su tre nasce con il cesareo. Eppure,
come ripete l’OMS, il parto non è una malattia
bensì un processo biologico involontario (come
respirare o digerire) programmato nella parte
più arcaica del nostro cervello di mammiferi.
Funziona meglio e con dolore sopportabile, se
si rispettano le condizioni necessarie per favorire un parto fisiologico, più armonioso per
madre e bambino. Condizioni raccomandate
dall’OMS e descritte con precisione dal punto
di vista endocrinologico e neuro-psicologico:
accompagnamento per tutto il percorso maternità da parte di una levatrice di fiducia, che
garantisca durante il parto la massima intimità,
quiete e sicurezza e il rispetto dei tempi e dei
bisogni della donna e del bambino. Condizioni
però ancora poco conosciute dal pubblico e
poco applicate nella pratica ostetrica. Il motivo
è che la nascita ha subito per millenni un controllo sociale e interferenze culturali, sia nelle
società più primitive, sia in quelle altamente
tecnologizzate, probabilmente per assicurare
all’Homo sapiens “predatore” un certo vantaggio evolutivo1. Promuovere il rispetto della
fisiologia non significa però tornare indietro o
demonizzare il parto cesareo, giacché è provvidenziale nei casi a rischio e per le complicazioni che un tempo rendevano pericoloso
il parto a domicilio. Significa invece evitare
nascite traumatiche per i bambini e stimolare
la fiducia delle donne nelle immense risorse
di cui dispongono dentro di loro per vivere serenamente la maternità sin dal concepimento,
traendone quel senso di potenza e di autostima che le aiuta ad affrontare la vita con le
proprie forze. Nascere bene è però importante
anche per la società, perché quanto vissuto
in grembo e il modo di venire al mondo, sono
cruciali per l’ontogenesi umana e possono influenzare tutta la vita di una persona. Numerosi studi (nel campo dell’epidemiologia e dell’epigenetica) dimostrano che molti disturbi della
salute e dell’equilibrio psico-fisico degli adulti
hanno origine nella fase perinatale, quando ci
si distanzia troppo dai meccanismi per i quali
siamo biologicamente programmati. Il motivo
è che durante e subito dopo il parto, mamma e bambino (purché non siano separati e
disturbati, o sotto l’effetto di farmaci o ormoni
sintetici) rilasciano picchi irripetibili di “ormoni
dell’amore” (soprattutto ossitocina, endorfine
e prolattina), base biologica che favorisce l’istinto materno, l’attaccamento reciproco e la
L’ANBT si è costituita il 13 maggio 2012
(giorno della mamma) per promuovere
le conoscenze e le opportunità che permettano al maggior numero possibile di
bambini di nascere bene e alle donne di
rimanere protagoniste del proprio parto.
A questo scopo offre informazioni e momenti di formazione sulla fisiologia del
percorso maternità, basate su evidenze
scientifiche aggiornate e conformi alle
raccomandazioni dell’OMS e dell’UNICEF.
I mezzi di cui dispone (per ora) l’ANBT per
raggiungere questi obiettivi sono:
• un
sito costantemente alimentato con
nuovi documenti (anche video e audio)
dove ognuno può attingere informazioni: www.nascerebene.ch;
• un prospetto largamente distribuito
agli studi ginecologici e pediatrici, ai
consultori genitore bambino SACD, agli
asili nido, ecc. (può essere richiesto a
[email protected]);
• serate pubbliche e seminari di formazione su vari temi che riguardano gravidanza, parto e primo anno di vita (le più
recenti con il dott. Michel Odent all’ORBV/EOC).
L’ANBT sostiene la figura centrale della
levatrice che, grazie alla sua formazione
e alla sua responsabilità medica (riconosciuta e coperta dalla LAMal), favorisce
capacità empatica del futuro adulto. Inoltre in
quella prima ora il bambino trova istintivamente il seno e si procura i batteri e gli anticorpi
che rafforzano il suo sistema immunitario. Un
notevole investimento per la sua salute e per
la prevenzione sanitaria! Mettere al mondo il
futuro dell’umanità non è cosa da poco...
*Presidente ANBT
v. Michel Odent, Childbirth and the future of
Homo Sapiens, Pinter&Martin, 2013.
1
l’esperienza di una gravidanza serena, un
parto fisiologico e un allattamento armonioso, collaborando con le altre figure professionali e istituzioni sanitarie. Sostiene
anche la funzione della doula, figura materna complementare alla levatrice, che
può fornire un accompagnamento emotivo e un aiuto pratico alle donne che ne
sentono la necessità. Per questo motivo
l’ANBT appoggia:
• il progetto di un gruppo di levatrici per la
creazione di una casa della nascita nel
Luganese, www.nascerebene.ch/casanascita ;
• la petizione della Federazione Svizzera delle Levatrici per la creazione negli
ospedali di unità ostetriche dirette da
levatrici www.nascerebene.ch/petizionelevatrici/
• la richiesta delle levatrici indipendenti di
poter assistere anche per il parto in ospedale le mamme che hanno già seguito in
gravidanza (“sage-femme agrée”);
• la scelta del parto a domicilio per i genitori che lo desiderano.
Per contatti:
Associazione Nascere Bene Ticino (ANBT)
casella postale 343
6950 Tesserete
www.nascerebene.ch
[email protected]
Lavoro in rete a cura dell’Associazione Zerocinque
Osservare il bambino, ascoltare i genitori
Associazione Zerocinque
L’osservazione del neonato permette di
mettere a fuoco lo sbocciare del mondo
interno e relazionale del bambino, con le
fantasie, paure, desideri, ansie, conflitti e
gratificazioni e soprattutto il formarsi del
pensiero in uno stadio molto precoce.
È in questa ottica che l’associazione Zerocinque, costituitasi nel 2004, si occupa di
prima infanzia. Alle famiglie con bambini
da zero a cinque anni offre un servizio di
ascolto e di consultazione psicologica sui
temi relativi alla genitorialità e alla prima
infanzia. Agli operatori a contatto con questa fascia di età propone attività formative,
consulenza, aggiornamento e supervisione
in campo psico-educativo. Sul territorio
promuove una maggiore consapevolezza
dell’importanza di un buon accudimento
del bambino e dell’opportunità dell’intervento preventivo. Inoltre svolge attività di
studio, ricerca, pubblicazioni relative all’oggetto sociale, nel rispetto delle norme sulla
tutela della privacy.
I membri titolari sono professionisti nel
campo della psicologia evolutiva e hanno
una formazione secondo la metodologia
dell’”osservazione del neonato”, ispirata
alla scuola di Esther Bick, la psicoanalista
polacca che nel 1948 ha messo a punto
il metodo di infant observation. Il metodo
consiste nell’osservazione settimanale del
neonato e della madre nel contesto del suo
ambiente domestico a partire dalla nascita
fino al termine del secondo anno di vita del
bambino. Per la formazione professionale
di psicoanalisti e psicoterapeuti, l’osservazione del neonato costituisce uno strumento essenziale per lavorare con bambini
e famiglie ma anche con adulti.
La consultazione ai genitori e ai loro bambini è l’equivalente di una psicoterapia breve perché si concretizza in cinque incontri
quindicinali o mensili in cui tutti i membri
della famiglia sono presenti in seduta e interagiscono parlando delle loro reciproche
difficoltà con uno o due terapeuti che osservano e interpretano.
Questo modello di psicoterapia genitori-bebè e bambini fino ai cinque anni si
basa sull’integrazione di approcci diversi:
quello psicoanalitico pulsionale e delle relazioni oggettuali, la teoria dell’attaccamento,
la conoscenza dello sviluppo evolutivo del
bambino, e i principi della terapia familiare.
Ha inoltre rilevanza l’idea che i conflitti e i
traumi individuali tendono ed essere ripetuti a livello intergenerazionale, se non si
interviene per dar loro una profonda elaborazione.
Perché focalizzare sulla fascia da zero
a cinque anni?
È nei primi anni di vita che il bambino forma i suoi modelli interni di riferimento ed
è molto plastico e predisposto a cambiamenti. Il potenziale di sviluppo delle capacità genitoriali è in relazione col potenziale
di sviluppo del bambino; per questo motivo
gli interventi possono rivelarsi molto efficaci e permettono di prevenire disturbi psicopatologici. Gli sviluppi della ricerca sulle
neuroscienze mettono strettamente in relazione le esperienze relazionali precoci del
bambino con il suo sviluppo (psico-fisico)
cerebrale e della personalità.
Le famiglie si trovano a vivere disagi legati
al ruolo genitoriale spesso in una situazione
di isolamento che necessita sostegno. Di
solito, i genitori riferiscono le loro difficoltà
di educare i figli al pediatra, investito così
di un compito che esula dalle sue competenze mediche. Egli non vuole spaventare i
genitori segnalando le prime manifestazioni
di disagio al suo collega psichiatra, e tende
a banalizzare. Così il problema si acuisce.
Con la metodologia della terapia breve è
possibile intervenire e consentire ai genitori
di affrontare meglio i loro ruoli educativi.
I disturbi che si manifestano nel bambino
nella prima infanzia, sono contrassegnati
da un’intensità che porta angoscia e confusione nei genitori. Un intervento precoce
che coinvolge tutta la famiglia evita che
questi problemi peggiorino, diventando stabili e si trasformino in patologie.
17
L’associazione Zerocinque è nata su
impulso di Maria Pagliarani, psicoterapeuta specializzata nei problemi di
prevenzione delle patologie mentali, e di
Maria Pozzi, psicoterapeuta psicoanalitica infantile, operante a Londra, quale
estensione della loro attività seminariale
nel campo della psicoterapia. Ne fanno
parte operatori dei servizi psico-socio-sanitari attivi in strutture pubbliche
e/o private del Ticino e dell’Insubria.
Associazione Zerocinque
Vicolo Pozzolo 1
6833 Vacallo
[email protected]
www.zerocinque.ch
Servizio di consulenza telefonica
Tel. 079 913 91 99
Con un servizio telefonico, l’associazione
Zerocinque può dare sostegno immediato
ai genitori nei momenti di crisi o di maggior
difficoltà, ancora prima di un incontro.
Consultazione per le famiglie:
Marlise Suter e Simona Bomio, presso
lo studio di psicoterapia
via Foletti 23
6900 Massagno.
Tel. 091 967 35 80
Nel contempo, l’associazione si impegna in
attività di formazione e di supervisione per
dare agli operatori un contributo di comprensione di tipo psicoanalitico delle dinamiche inconsce che vivono giornalmente a
contatto con le situazioni disagiate.
Formazione per operatori
della prima infanzia
[email protected]
www.zerocinque.ch
Lavoro in rete di Orazio Dotta*
Nati per leggere
Dal Ticino al resto della Svizzera
sensibilizzazione, informazione e formazione
sull’importanza della lettura in età precoce, come fattore di benessere personale e
sociale. Nel progetto sono stati coinvolti, a
vario titolo, bibliotecari, pediatri, docenti, assistenti di cura a domicilio, ospedali ed enti
locali. La promozione della lettura va a tutto
vantaggio dell’intera società, ecco perché
non deve essere appannaggio unicamente
degli operatori del settore, ma coinvolgere
anche entità esterne.
18
Nati per leggere (NPL) è un progetto volto a
sensibilizzare le famiglie sull’importanza della lettura ad alta voce sin dai primi mesi di
vita per un sano sviluppo affettivo e cognitivo
e si prefigge di fare in modo che la lettura e i
libri diventino una parte integrante del vivere
quotidiano.
L’iniziativa ha mosso i primi passi nel 2006,
quando la fondazione Bibliomedia della Svizzera italiana e l’associazione Media e Ragazzi Ticino e Grigioni italiano hanno lanciato
un primo progetto pilota in Ticino. I due enti
sono così andati a coprire uno spazio totalmente libero nella promozione della lettura:
quello della prima infanzia (0-5 anni). Nel
2008, grazie all’impegno finanziario messo
in campo da Bibliomedia, questo primo tentativo ticinese si è poi esteso a livello nazionale, tanto da essere supportato anche
dall’Ufficio Federale della Cultura.
I motivi che hanno portato gli enti promotori
a sviluppare questo progetto partono da alcuni studi nazionali e internazionali nei quali
si evidenzia nella popolazione una scarsa
propensione alla lettura che si riflette in
modo negativo sulla comprensione di testi
semplici e sulla capacità di esprimersi tramite la parola scritta. In Svizzera il 22% della
popolazione, tra cui 600 mila adulti, accusa
problemi in questo settore. Ne conseguono
costi sociali prudentemente calcolati in 1.1
miliardi di franchi l’anno.
Nati per leggere si inserisce quindi in un
contesto di proposte che desiderano creare
nuove strategie d’intervento per migliorare
le competenze linguistiche della popolazione. In sintesi, si tratta di una campagna di
Per raggiungere gli scopi prefissati, Nati per
leggere organizza corsi di formazione e informazione, ha creato un pieghevole divulgativo in quattordici lingue e un sito internet
(www.natiperleggere.ch). Nelle pagine on-line si offrono consigli pratici alle famiglie, si
trovano documenti di approfondimento e si
suggeriscono mensilmente delle bibliografie
utili per potersi orientare in un contesto editoriale molto vasto e di difficile interpretazione per i genitori desiderosi di trovare letture
adeguate per i loro bambini. Inoltre, sempre
per i genitori, è stato realizzato un “pacchet-
to regalo” contenente un opuscolo informativo e tre libri per la prima infanzia. Grazie ai
vari partner del progetto, il pacchetto viene
recapitato alle famiglie in cui si registra una
nuova nascita. Nel 2012 sono stati prodotti e
distribuiti 50’000 pacchetti che hanno raggiunto il 60% delle famiglie residenti in Svizzera. A ciò si aggiunge l’operato delle 600
biblioteche di lettura pubblica aderenti all’iniziativa che si sono impegnate a creare un
angolo Nati per leggere nelle loro strutture
e a organizzare eventi pubblici (conferenze,
letture, corsi di formazione).
La lettura ad alta voce e il rapporto con
l’oggetto libro sin dai primi mesi di vita
comporta indubbi vantaggi sia per i bambini che per i genitori. Evidenze scientifiche dimostrano come i piccoli riescano a
sviluppare capacità di comprensione ed
espressione (lessico rafforzato) propizie al
successo scolastico e all’inserimento sociale proprio grazie alla lettura. Non solo,
anche il grado d’attenzione e le capacità
di creare immagini risultano nettamente
Alcuni consigli per i genitori
I genitori che leggono e raccontano storie
offrono ai loro bambini un dono molto prezioso: la voce, la disponibilità e l’attenzione.
Fin dalla nascita il bambino è in grado di
riconoscere la voce dei genitori: la musicalità di una ninna-nanna o di una filastrocca
sono per lui fonte di grande piacere.
• Condividete
• Ai
• Provate
bambini piace molto ascoltare le storie, sfogliare i libri, guardare le figure.
Ancor più piace riascoltare, risfogliare
e riguardare gli stessi libri e le stesse
figure.
• È
utile mettersi comodi, prendete in
braccio il bambino in modo che possa
vedere le immagini del libro che vi apprestate a leggere o a raccontare.
l’occasione è fondamentale ascoltare e
rispondere alle domande di vostro figlio.
la lettura di un libro senza
imporre il vostro tempo, i vostri gusti, le
vostre interpretazioni. Lasciate che sia il
bambino a scegliere il libro.
a riservare alla lettura un momento particolare della giornata, ad
esempio dopo i pasti o prima della
nanna. Fate in modo che il libro diventi
per voi e per il bambino un rituale quotidiano. Se vostro figlio non ha voglia di
ascoltare una storia, non lasciatevi scoraggiare, non insistete. Prima o poi si lascerà conquistare dai libri e dalla lettura.
• Portate sempre con voi un libro, in modo
• È
importante creare l’atmosfera giusta
che si addice ad una lettura tranquilla:
spegnere il televisore o la radio e allontanarsi da altre fonti di rumore.
• Lasciatevi
coinvolgere dalla storia che
state leggendo. Quando se ne presenta
particolare quando sapete che ci saranno dei momenti d’attesa (in viaggio, dal
medico, …): il tempo trascorrerà più
piacevolmente.
• A casa, riponete i libri sempre nello stesso posto.
più marcate in chi può godere di queste
opportunità. Attraverso il contatto diretto
con i libri, mediato dall’adulto, i bambini
hanno inoltre la possibilità di godere di un
momento privilegiato; un momento che li
vede a tu per tu con i propri genitori e che
contribuisce in modo determinante alla loro
crescita affettiva.
Per i genitori l’esperienza di ritagliarsi giornalmente un momento per stare con i figli
attraverso i libri è impagabile. Tra adulto e
bambino si instaura un rapporto di stretta
collaborazione. Attraverso le storie narrate
nascono momenti di dialogo importanti per
la conoscenza reciproca. I piccoli si sentono protetti e amati e con facilità riescono ad
esprimere le loro paure, le loro emozioni, le
loro sensazioni. In questo modo lo scambio
adulto/bambino non favorisce solo la sfera
cognitiva ma anche quella affettiva, un’opportunità che non fa altro che soddisfare
quell’impulso innato nei bambini di voler
apprendere, scoprire e crearsi una propria
immagine del mondo. I bambini nei primi
anni di vita si trovano in una fase in cui lo
sviluppo del cervello è al massimo della sua
operatività, sono desiderosi di stimoli e di
nuove conoscenze. Offrire loro letture giuste
al loro grado di sviluppo cognitivo concorre a
creare una sorta di imprinting verso la lettura
che si spera possa durare nel tempo.
Nati per leggere Svizzera italiana
Bibliomedia Svizzera italiana
Via Lepori 9
6710 Biasca
Tel. 091 880 01 60
www.natiperleggere.ch
[email protected]
*direttore di Bibliomedia Svizzera italiana
Indirizzi utili
Antenna Mayday
Informazioni per persone immigrate
c/o Soccorso Operaio Svizzero (SOS)
Lugano, via Merlina 3
tel. 091 973 70 67
http://www.sos-ti.ch > mayday
Associazione Armònia
Sostegno e protezione
a donne in grave disagio
Tenero, cp 249
• Casa Armonia
Centro accoglienza donne in difficoltà
tel. 0848 33 47 33
• Consultorio Alissa
Spazio di consulenza in caso
di difficoltà relazionali
Bellinzona, vicolo Von Mentlen 1
tel. 091 826 13 75
www.associazione-armonia.ch
Associazione consultorio delle donne
Aiuto in caso di maltrattamento e violenza
Lugano, via Vignola 14
tel. 091 972 68 68
Urgenze: cell. 078 624 90 70
http://ccdlugano.wordpress.com/
Associazione famiglie diurne
Accoglienza diurna di bambini
•Sopraceneri
Locarno, via G. Cattori 11
tel. 091 760 06 20
•Luganese
Vezia, vicolo Antico 2
tel. 091 968 15 70
•Mendrisiotto
Vacallo, via Stefano Franscini
tel. 091 682 14 19
www.famigliediurne.ch
Associazione ticinese famiglie
monoparentali e ricostituite
Balerna, viale C. Pereda
tel. 091 859 05 45
www.famigliemonoparentali.ch
Associazione Opera Prima
Aiuto domestico e integrazione
Rivera, via Cantonale
tel 091 091 936 10 90
http://operaprima.ch
Centro Coppia e Famiglia
Consultorio matrimoniale-familiare
•Sottoceneri
Mendrisio, palazzo Pollini,
vicolo Confalonieri
tel. 091 646 04 14
•Sopraceneri
Locarno, via S. Antonio 13
tel. 091 752 29 28
www.coppiafamiglia.ch
Comunità familiare
Consultorio matrimoniale e familiare
•Sottoceneri
Lugano, via Trevano 13
tel. 091 923 30 55
•Sopraceneri
Bellinzona, via Motta 3 a
tel. 091 826 21 44
www.comfamiliare.org
Delegata per i problemi delle vittime
e per la prevenzione dei maltrattamenti
Bellinzona, viale Stazione 21
Tel. 091 814 75 08
Per casi urgenti, fuori dagli orari d’ufficio:
• Polizia (tel. 117)
• Ticino Soccorso - ambulanza (tel. 144)
• Ospedali regionali EOC
www.ti.ch/lav
Ufficio della legislazione
e delle pari opportunità
Residenza Governativa, 6500 Bellinzona
Tel. 091 814 30 10
www.ti.ch/asg
Ufficio di conciliazione in materia
di parità dei sessi
c/o Segreteria Divisione della Giustizia
Residenza governativa, 6501 Bellinzona
Tel. 091 814 32 30
www.ti.ch/pg > parità dei sessi
19
Sabato 19 ottobre 2013, ore 17.00
Bellinzona, Chiesa del Sacro Cuore
Concerto solidale
Luca Pianca, liutista
Sarah Albertoni, clarinettista,
accompagnata al pianoforte da Eva Bohte
Fabio Valsangiacomo, tenore
accompagnato all’organo da Giuseppe Sanzari
Parte del ricavato del concerto
(gratuito, offerta libera) andrà a sostegno
del Consultorio Sportello donna
Mercatino dalle 11.00 alle 19.00 presso l’attiguo centro Spazio Aperto con la partecipazione
di numerose associazioni solidali, artisti e… per info: [email protected]
P r e m i o
D i a l o g a r e
2 0 1 4
In occasione dell'apertura del sito www.dialogare.ch, l'11 gennaio 2001,
l'Associazione Dialogare ha inaugurato il "Premio Dialogare", legato a un concorso di scrittura ripetuto ogni anno sotto diverse forme di contenuto.
A questo concorso possono partecipare tutte le visitatrici e i visitatori del sito.
Bando di concorso, tema e giuria si possono trovare sul sito
www.dialogare.ch
Domani? Non so...
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di Dialogare-Incontri?
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Il testo, in lingua italiana,
inedito e della lunghezza massima di
[email protected]
Consulta il sito
www.dialogare.ch
3 cartelle (10'000 segni inclusi gli spazi)
è da inviare entro il 30 novembre 2013
per e-mail: [email protected]