Programma di Sala - ISA - 07.05.2014

CONVIVIO MUSICALE GUASTALLESE
in collaborazione con
TEATRO COMUNALE “RUGGERO RUGGERI”
e COMUNE DI GUASTALLA
MERCOLEDI’ 7 MAGGIO 2014 – ORE 21,00
presso
Pala-Tenda Ducale (Piazzale Mons. Bagnoli)
si esibisce
L’ORCHESTRA SINFONICA ABRUZZESE
(35 elementi)
Ingresso:
Posto Unico (non numerato) 10,00 euro
Info & Prenotazioni:
Presso Ufficio Informazioni Turistiche (UIT): Strada Gonzaga, 16 – 42016 Guastalla (RE)
Orari apertura al pubblico:
dal lunedì alla domenica (dalle ore 9,00 alle ore 12,30 e dalle ore 15,00 alle ore 18,30)
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NOTE DI SALA a cura di Francesco Sanvitale
Sito Internet: http://www.sinfonicaabruzzese.it/
WOLFGANG AMADEUS MOZART
Sinfonia n. 1 in mi bemolle maggiore per orchestra, K 16
Molto Allegro / Andante / Presto
Mozart compose la sua prima Sinfonia K. 16 tra la fine del 1764 e l'inizio del 1765 a Londra, dove il
piccolo Wolfgang - ha solo nove anni - stringe amicizia con il figlio di Bach, Johann Christian,
stimato come direttore d'opera e sinfonista. Soprannominato "il milanese" per il lungo soggiorno
nella città lombarda, Johann Christian prese a modello il tipo di sinfonia all'italiana e specie quella
di Sammartini, che era concepita come una forma strumentale in tre brevi movimenti: un adagio
racchiuso fra due movimenti, il primo dei quali di respiro abbastanza ampio e l'ultimo modellato
su una danza. Questo genere di composizione era una filiazione diretta dell'introduzione
strumentale operistica, molto diffusa in Italia sin dal principio del Settecento, e continuò a
chiamarsi sinfonia anche durante l'Ottocento, mentre altrove assunse il nome anche di ouverture.
Non va dimenticato inoltre che la derivazione operistica aveva conferito alla sinfonia alcuni
caratteri tipici: scorrevolezza ritmica e invenzione melodica di scintillante vivacità. Quest'ultimo
era forse l'aspetto più rilevante della sinfonia, in quanto per la prima volta veniva trasferita nel
campo strumentale la freschezza melodica dell'opera buffa napoletana, ritenuta una esperienza di
portata storica nel campo della musica. C'è poi una seconda osservazione da fare, relativa alla
destinazione di queste prime sinfonie: esse venivano eseguite in apertura e chiusura di concerti i
cui pezzi forti erano costituiti dalla esibizione di solisti, cantanti o strumentisti, conservando così la
fisionomia originaria di musica d'introduzione.
Il primo gruppo delle sinfonie di Mozart, così come le prime sinfonie di Haydn - che iniziò a
scriverne intorno al 1759, soltanto 5 o 6 anni prima di Mozart - sono concepite secondo questo
schema d'impostazione generalmente definito italiano. Ma ben presto in terra tedesca tale
modello italiano subisce delle trasformazioni, dettate da una diversa struttura dell'organismo
orchestrale. Sia Haydn ad Esterhàzy che Mozart a Mannheim si trovarono di fronte a orchestre di
dimensioni più ampie di quelle italiane, fornite di una più evoluta tecnica individuale e di una più
severa disciplina di gruppo. Queste orchestre erano quindi in grado di produrre un volume di
suono più robusto, di creare contrasti di sonorità più evidenti e un fraseggio più espressivo. Il
discorso sinfonico diventava in tal modo più complesso e non era affidato soltanto ad una
successione di brillanti trovate melodiche, ma ad una tematica più elaborata e giocata sulla
diversità delle modulazioni. In tal modo la forma sinfonica risultava ampliata, sia allungando
sensibilmente i singoli movimenti, specie il primo, e sia aggiungendo un quarto tempo, cioè un
Minuetto o uno Scherzo, fra l'Adagio e il Finale. Così la Sinfonia non è più semplice introduzione ad
una esibizione di solisti, ma diventa il corpus centrale di un programma.
L'autografo della Sinfonia in mi bemolle maggiore K. 16 reca sul frontespizio la seguente scritta:
"Sinfonia del signor Wolfgang Mozart a Londra", il che fa immaginare che sia stata composta prima
della fine del gennaio del 1765. Essa ha una struttura molto semplice e sin dall'Allegro iniziale,
formato da due temi, tutto si svolge con estrema chiarezza nel rapporto tra invenzione e
modulazione delle melodie, secondo il gusto strumentale italiano. L'Andante in do minore
contiene un solo soggetto, variato dal maggiore al minore, nell'ambito dello stile patetico, ispirato
probabilmente ai modelli di Schobert. Va sottolineato, inoltre, il piacevole effetto provocato dalla
precisa diversificazione ritmica tra i primi violini e i violoncelli. Il Rondò finale ha un piglio fresco e
brillante e non si discosta sostanzialmente dal tipo di scrittura, nel gioco fra piano e forte, usato da
Christian Bach, un autore al quale Mozart bambino guardò con particolare ammirazione e
devozione.
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WOLFGANG AMADEUS MOZART
Concerto per violino n. 3 in sol maggiore, K 216
Allegro / Adagio / Rondò. Allegro
È questo il primo dei cinque concerti per violino, composti a Salisburgo fra l'aprile e il dicembre
1775, che sia entrato stabilmente in repertorio. Porta la data del 12 settembre: tre mesi soltanto
lo separano dal Concerto K. 211, rispetto al quale rappresenta un deciso balzo in avanti. Il
virtuosismo della parte solistica è abbastanza contenuto, visto che Mozart (pur essendo anche un
ottimo violinista) preferiva orientarsi verso la sensibilità e il cantabile di gusto italiano piuttosto
che verso il brillante impegno tecnico dello stile francese. Resta comunque predominante la
dimensione sinfonica, garanzia in ogni momento di un profondo impegno compositivo. La
conclusione dello sviluppo centrale dell'Allegro d'inizio è segnata da alcune battute di recitativo
del solista a imitazione dello stile vocale dell'opera italiana coeva.
Dopo il primo tempo (dove compare anche un'eco del Re pastore, musicato pochi mesi prima), in
luogo del più consueto Andante, Mozart inserisce un Adagio che, per la purezza delle linee
melodiche, resta una fra le sue pagine più suggestive; contribuiscono al suo incanto la piccola e
cristallina forma di sonata e la sostituzione degli oboi coi flauti. Conclude l'opera un Rondò ricco di
umorismo, contraddistinto da imprevedibili cambiamenti di tempo (fra cui un breve Andante in sol
minore), di metro e di tonalità.
WOLFGANG AMADEUS MOZART
Serenata n. 7 in re maggiore per orchestra "Haffner", K1 250 (K6 248b)
1. Allegro maestoso
2. Andante
3. Minuetto - Trio
4. Rondò. Allegro
5. Minuetto II galante - Trio
6. Andante
7. Minuetto III - Trio I - Trio II
8. Adagio. Allegro assai
Le Serenate, i Divertimenti, le Cassazioni e i pezzi che prendono il nome di musiche notturne sono
legati al gusto settecentesco di far musica insieme e riflettono una identica struttura formale in cui
si alternano movimenti di danza e passaggi solistici e virtuosistici, riservati ad esecutori bravi e di
talento, ma non necessariamente eccezionali. Per questa ragione le Serenate e i Divertimenti per
archi e per strumenti a fiato sono musiche di gradevole ascolto, dalla scrittura semplice e lineare e
dai segni armonici chiari e precisi, che denotano un classicismo equilibrato e sereno. Si avverte
certamente la presenza di uno stile cameristico di solida fattura e di illuministica intelligenza, ma si
è ancora lontani dal grande Mozart caratterizzato da una inesauribile forza creativa e da una
profonda personalità espressiva. Il dato rilevante delle Serenate e dei Divertimenti è la limpidezza
e la trasparenza quartettistica del suono e l'omogeneità e la fusione degli impasti strumentali, in
ubbidienza alle regole di un discorso musicale accessibile a tutti e senza quei risvolti tragici e quei
tormenti spirituali che pur esistono nell'arte mozartiana.
Un esempio tra i più riusciti e brillanti di Serenate mozartiane è la cosiddetta «Haffner» in re
maggiore composta per le nozze della figlia del borgomastro di Salisburgo, Sigmund Haffner, ricco
e munifico commerciante, al quale Mozart dedicherà anche la Sinfonia in re maggiore K. 385 per
festeggiare l'ingresso nel circolo della nobiltà di tale personaggio. Questo delizioso carme nuziale
venne eseguito per la prima volta il 21 luglio 1776 a Salisburgo, in occasione di una festa notturna
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che precedette il matrimonio. E' probabile, come scrive il Saint-Foix, che alla esecuzione
partecipasse lo stesso Mozart nel ruolo di violinista, rendendo ancora più indimenticabile la serata.
La Serenata è articolata in otto tempi che si succedono con gustosa varietà melodica e tematica. Il
primo tempo è un Allegro maestoso dal ritmo sostenuto e ben marcato, cui segue un Allegro
molto affidato alla frase brillante degli archi, sostenuti dal colorito cadenzare dei corni e delle
trombe. Non mancano momenti di più distesa cantabilità disegnata dai violini, ma si ritorna presto
ad una figurazione ritmica vivace. Il secondo tempo è un Andante di straordinaria delicatezza
espressiva nella tonalità di sol maggiore; protagonista è il violino solista, sorretto dagli accordi
sincopati degli altri archi e a volte impegnato in passi virtuosistici. Ecco quindi il primo Minuetto in
sol minore infiorato di eleganti modulazioni, in antitesi con il tono del Trio, dove ricompare la voce
del violino solista. Il quarto tempo è un Rondò in sol maggiore, dal moto perpetuo scorrevole e
scintillante e particolarmente vario nelle armonie e nei ritmi. Nel quinto tempo ritorna
un Minuetto dalle garbate galanterie, cui segue un Trio segnato dal tema dei violini. Nel sesto
tempo si ascolta un Andante in la maggiore increspato di dolci sonorità, senza troppo
sentimentalismo. Il settimo tempo è di nuovo un Minuetto dal tema più frizzante che galante,
integrato da due Trii, in cui si mettono in evidenza il flauto, il fagotto e i violini. Dopo un Adagio in
re maggiore, la Serenata si conclude con un elegante e fosforescente Allegro assai, che sembra
rievocare l'atmosfera danzante della festa nuziale, magari in giardino o sotto un pergolato
illuminato dalle candele.
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