Antologia delle opere CONCORSO DI POESIA “QUARTUCCIU” QUINTA EDIZIONE Col patrocinio e finanziamento del Comune di Quartucciu Assessorato Cultura e Lingua Sarda Quartucciu 15 Febbraio 2014 PRESENTAZIONE Il Premio QUARTUCCIU nasce nel 2008 per volontà dell’Associazione culturale “Impari po imparai”, con il patrocinio e il finanziamento del Comune di Quartucciu che ha sempre creduto nella nostra iniziativa e con la collaborazione della locale Pro Loco. Questi anni sono stati densi di difficoltà e di fatiche, ma anche di soddisfazioni. La nostra Associazione “Impari po imparai” nasce nel 2007 per opera di un gruppo di poeti e di cultori della poesia e della lingua sarda che si è impegnato da subito nell’avvincente compito di sostenere la diffusione della poesia, cercando di mettere in contatto fra di loro i poeti che vivono nell’area vasta di Cagliari con l’intento di favorire lo scambio di esperienze culturali e artistiche, far circolare la produzione poetica e dar modo anche agli estimatori di questo genere letterario di gustare insieme ai poeti la poesia. Altro obiettivo non meno ambizioso era e resta quello di favorire la conservazione e la diffusione della lingua sarda non solo parlata ma anche scritta. Devo dire che finora ci siamo riusciti. Abbiamo iniziato a realizzare recital di poesie con cadenza mensile, attività che dopo sette anni prosegue in modo regolare e immutato entusiasmo. Nei nostri recital si alternano non meno di cinquanta poeti, molti dei quali si distinguono per aver conseguito importanti riconoscimenti nei concorsi di poesia regionali e nazionali, oltre a un folto pubblico di affezionati estimatori che costantemente ci segue. Durante ogni recital è distribuito gratuitamente ai presenti il libretto con le poesie recitate. Questo è reso possibile grazie all’Amministrazione comunale che provvede alla stampa del libretto. Tutte le nostre iniziative sono state sempre realizzate con il concorso costante e rilevante degli amici del Teatro OLATA. Il Concorso rappresenta per noi un altro modo per far circolare la poesia a un livello più ampio, uscendo dagli angusti ambiti regionali per aprirci a tutto il territorio nazionale. I risultati raggiunti sono soddisfacenti. Infatti, delle 126 poesie della sezione in lingua italiana, oltre la metà provengono da tutte le regioni d’Italia e una dalla Francia. 2 Il credito che ci è stato dato da tanti autori, alcuni dei quali sono artisti di rilievo nel panorama poetico nazionale, è per noi motivo di grande soddisfazione e di orgoglio. Questo successo ci stimola e ci motiva nel proseguire la nostra azione. La partecipazione a questa quinta edizione è stata, come in quelle passate, numerosa, per cui il compito delle due giurie si è rivelato complesso e non privo di difficoltà nell’individuare le opere da premiare. Un ringraziamento particolare va perciò ai relativi membri che si sono cimentati nella valutazione degli elaborati, 126 in lingua italiana e 75 in lingua sarda, comprese le parlate alloglotte Non pochi sono i pericoli cui va incontro chi accetta l’arduo compito di giudicare il valore poetico delle opere in concorso,soprattutto quando, come nel nostro caso, il livello delle opere è alto e il loro numero è cospicuo. Non devono restare delusi coloro che non vedranno la propria poesia nella rosa di quelle premiate perché solo a tre poesie per ogni sezione dovevano essere assegnati i premi più importanti. Alcune poesie hanno ricevuto una menzione d’onore o una segnalazione di merito. Un sentito ringraziamento va all’Amministrazione comunale che ha sostenuto la nostra iniziativa e a tutti coloro che in vari modi ci hanno aiutato perché il nostro progetto si realizzasse. Un particolare ringraziamento va soprattutto ai poeti che ci hanno ancora una volta dato fiducia partecipando al Concorso. La cerimonia di premiazione si terrà alle ore 10,00 di sabato 15 febbraio 2014 nel suggestivo salone della DoMusArt (ex casa Angioni) a Quartucciu. I poeti premiati reciteranno le loro poesie davanti al folto pubblico di poeti ed estimatori e alle autorità cittadine. Angelo Spiga 3 ASSOCIAZIONE CULTURALE “Impari DIRETTIVO Angelo Spiga Gesuino Murru Mario Casu Andrea Nateri Eraclio Nateri Raffaele Piras Vincenzo Piu presidente vicepresidente tesoriere GRUPPO TEATRO OLATA Rosalba Arriu Dino Pinna Giorgio Pinna Franco Siddi Salvatore Vargiu 4 po imparai” COMUNE DI QUARTUCCIU Assessorato alla Cultura e Lingua sarda L’ASSOCIAZIONE CULTURALE “Impari po Imparai ” con il patrocinio del Comune di Quartucciu BANDISCE E ORGANIZZA la quinta edizione del CONCORSO DI POESIA “QUARTUCCIU” REGOLAMENTO a) b) 1) Il Concorso è aperto a tutti e comprende due sezioni: Poesia in lingua italiana Poesia in lingua sarda 2) Si possono inviare opere in tutte le varianti del Sardo e nelle lingue alloglotte. Per rendere più agevole la comprensione dei testi, è gradita la traduzione a fronte o un glossario delle parole di più difficile intendimento. 3) Il tema è libero e non si dovranno superare i 40 versi. 4) Le opere, anonime e senza pseudonimi, non devono risultare premiate o segnalate in altri concorsi e tali devono restare fino alla data della premiazione, pena l’esclusione delle stesse. 5) Le copie dovranno pervenire in n.7 copie dattiloscritte. 6) I dati personali (nome e cognome, indirizzo completo, numero di telefono, eventuale indirizzo mail, titolo dell’opera), saranno inseriti in busta a parte, regolarmente sigillata, e allegata alla principale. 7) I concorrenti potranno partecipare alle due sezioni con una sola opera per sezione. 8) Le opere non verranno restituite. (Ai sensi del D.lgs. 196/03, i concorrenti autorizzano l’Organizzazione al trattamento dei loro dati personali nell’ambito del concorso). 9) Il plico contenente le opere dovrà pervenire entro il 20 ottobre 2013 al seguente indirizzo: CONCORSO DI POESIA “Quartucciu “ ASSOCIAZIONE culturale “Impari po imparai” via Giofra,7 – 09044 Quartucciu (CA) 10) Non è prevista alcuna quota di partecipazione 11) Il giudizio della Giuria è insindacabile e inappellabile 12) Sono previsti premi in denaro per i primi tre classificati di ogni sezione e per i quattro menzionati. Per i segnalati, con la pubblicazione della poesia sul libretto che sarà distribuito gratuitamente a tutti i partecipanti alla cerimonia di premiazione, è prevista la consegna della pergamena. 13) Tutti i partecipanti al Concorso sono fin d’ora invitati alla cerimonia di premiazione che si terrà nei locali della DoMusArT ( ex Casa Angioni), via Corongiu 3414) Per informazioni telefonare ai seguenti numeri: 070/845203 – 070/805024 – 070/883603 – 070/884675 L’ASSOCIAZIONE CULTURALE “Impari po Imparai ” 5 Sezione in lingua italiana 6 Verbale della Giuria In data 14 dicembre 2013 la giuria, composta dai sigg. Eraclio Nateri . poeta presidente Gesuino Murru poeta – commissario Andrea Nateri poeta commissario Raffaele Piras poeta commissario Rosanna Podda - poeta commissario si è riunita in Quartucciu in prima convocazione per valutare le 126 poesie del concorso pervenute in tempo utile. La commissione analizza gli elaborati e dopo un’attenta analisi delle poesie, all’unanimità decide di assegnare i sottoindicati premi e riconoscimenti 1^ premio – Poesia “Terra di confine” di Sollai Antonello (Monserrato. Ca) 2^ premio – Poesia “Scena Marina” di Antonietta Germana Boero (Genova) 3^ premio – Poesia “Sotto cieli diversi” di Maria Tina Battistina Biggio (Cagliari) Menzione d’onore Poesia “Che silenzi, che ombre” di Giovanna Elies (Osil - SS) Poesia “Terra di Sardegna” di Salvatore Giordano (Torino) Poesia “Canovaccio d’altri tempi” di Tomaso Melis (Iglesias) Poesia “Ha messo le ali la mia anima” di Alfonso Tagliamonte (Nocera Inferiore SA) Segnalazioni Poesia “Altrove” di Gesuino Curreli ( Oliena- NU) Poesia “Il mare e la conchiglia” di Mirella de Cortes (Cagliari) Poesia “Un asciugar di tempo” di Grazia Di Lisio ( Teramo) Poesia “A spalle nude” di Chiara Di Natale ( Vicenza) Poesia “Sirtaki” di Nadia Zanini ( Bovolone – VR) La segretaria del Concorso Rosalba Arriu 7 PRIMO PREMIO Il poeta sente la necessita', anzi il dovere, di innalzare un inno alla sua terra, usando il verso, con cadenze ora gravi ora lievi, come discorso sussurrato al vento del disincanto. Eraclio Nateri TERRA DI CONFINE di Sollai Antonello Voglio qui cantare le parole che ti devo come fa il vento a maggio sugli aspri contrafforti di falesie che l’alterigia del mare insonne prova quando l’auriga di Selene l’arco tende e lo strale scocca a scardinar la quiete dei fondali dove divorano la luce pupille di coralli. Terra di confine chiusa e remota che al fuso di ginepro ancora snodi gementi lunazioni di memorie dove dolorano sepolte piaghe che sugherete chine adombrano nutrici. Ancora mani arse attendono alle reti ancora mani arse attendono ai telai a tessere responsi audaci in filigrana d’acqua e sete d’aria e luce. Rompe il silenzio un canto di cicala ed io profondo in questa grama gioia che m’accoglie come l’acqua chiara di bisso che dissala. 8 SECONDO PREMIO Il mare, archetipo del grembo materno, svolge il compito maieutico di portare in evidenza il desiderio del sogno, la pace dopo la lotta, in una armonia di immagini e suoni. Eraclio Nateri SCENA MARINA di Antonietta Germana Boero M’esilio in un mare di luce che tinge il volto del mare sdraiata sulla battigia m’ascolto e resto a sognare. E l’onda carezza i miei piedi che par trasformare in conchiglie il sole spalanca sipari mostrando le sue meraviglie. Le ali di bianchi gabbiani catturano sogni lontani fra canti di dolci sirene a smemorare le pene. E il cuore ritrova sull’onda di Dioniso l’orecchio ancestrale a cui trafugare segreti per poi adagiarli sul mare. Ho sulle labbra salsedine amaro sapore marino: Ulisse non è più rissoso, vorrebbe tornare bambino. 9 TERZO PREMIO Il rimpianto, lo spasimo sofferente dell'assenza appena mitigati dalla fede nel trascendente, suscita la certezza dello spirito come presenza generatrice, formando versi di inusitata musicalita’. Eraclio Nateri SOTTO CIELI DIVERSI di Maria Tina Battistina Biggio Ed è così che ti sentiamo ovunque noi siamo, della tua voce un vento di memorie arriva come un cuore d’alba legato al sogno. Le ore della notte dense di pena bussano su rosari d’infinito, fitte d’insonnia germogliano nei cuori le speranze del Buon Dio. Ovunque noi siamo tu ci sarai, linfa di vita e di parole, come spighe mature e dopo pane che ha nutrito un tenero fiorire di vita, i tuoi figli anch’essi genuflessi allo stupore, sanno che non ci sei più, ma ovunque loro saranno tu ci sarai imperituro amore sotto cieli diversi. 10 CHE SILENZI, CHE OMBRE Di Giovanna Elies Menzione d’onore Che silenzi, che ombre in queste strade, costeggiate da fantasmi di case squarciate da fessure vincolate dai ricordi lievi e fragili come dentello di figurina. Che silenzi, che pause in queste salite, passo dopo passo pietra su pietra, mirando il primo acciottolato della via lunga liso, ormai, senza presa, scivoloso e stanco d’anni e d’incuria… Che solitudini, che parole quando spiccioli di cielo seminati a pioggia sopra a soffioni di siepi in groppa ad un vento bizzarro, forse. Che silenzi, che visioni annegate nelle tiepide fragranze d’autunno inseguite, tra i filari di ceste colme d’uva e di mele. Che riverberi di sogni in questi silenzi falsati da spicchi d’ombre, per noi ancora consueti, sugli intonaci malfermi delle case abbandonate. Che pace, che ombre morbide, calde, quando i piedi del messaggero, solcano i nostri solchi 11 TERRA DI SARDEGNA (A Filippo e Luigia Messina e famigliari, ospiti squisiti) di Salvatore Giordano Nessuna ninfa vi sorprese Giove né i suoi antri ospitarono Ciclopi. Non vi cercò la figlia, Cerere disperata. Non vi disperse i compagni di Odisseo, Poseidone infuriato, o approdo offrì ai fuggiaschi da Troia, peregrini tra i mari, ad altro destinati. Né conobbe di Eracle le imprese. Altra stirpe di eroi generò questa terra, cui mancò un aedo che ne cantasse i miti. Domatori di cavalli e di armenti più che dominatori di flutti, fiorì il vincastro tra le loro mani, come scettro di re. Guerrieri esperti, periti costruttori, edificarono fortezze megalitiche, con mani possenti, maestose dimore per la vita e per la morte, che né aggressori abbatterono, né corrose la furia dei venti o il trascorrere inesorabile dei secoli. Aedi di pietra, ancora ne cantano le gesta con il loro silenzio eloquente. Terra ricca di monti, boschi, essenze rare, varia di ambienti e di cultura, di tinte forti e tenui, di intonsa e inedita natura, dove il mare si insinua e le coste vergini orna di visioni incorrotte, fin che lo sguardo spazia; di spiagge, ove l’arcobaleno si scioglie, e quadri dipinge il creatore al sommo della grazia. Aspra, granitica, ferrosa, il carattere forgiò di questa gente indomita: altero, ribelle, orgoglioso, refrattario ad ogni servitù, che dell’accoglienza al forestiero fece insegna di massima virtù. Così conquisti l’ospite che viene, terra di Sardegna. E non v’è chi partendo non senta il richiamo delle tue sirene. 12 Menzione d’onore CANOVACCIO D’ALTRI TEMPI di Tomaso Melis Menzione d’onore Goliardia paesana Nell’incedere scampanante Ai limiti della striscia di case basse Imprecise Come cubi sbilenchi. Maschere di legno nero Torve nell’ambiguità ancestrale Cercano una volta tanto Di eseguire, docili come agnelli, lo scarno palinsesto di un canovaccio scritto nei tempi. I bimbi, gli occhi sbarrati Aspettano inermi che passi oltre Quell’orco chiassoso Che odora di pelle grassa. Piccoli bicchieri colmi di vino rosso Non si contano più Rituali come sacramenti Elargiti alla moltitudine festante Nel rumore collettivo. Saettano le funi Tra la folla Imprigionano fanciulle Avide d’essere centrate E il nero fumo Macchia le guance infreddolite di chi Per un momento, fugge i pensieri. Alla luce di un fuoco Al centro della piazza Si muovono le ombre di Ballerini saltellanti Al suono di piccoli organetti. Mi avvolge l’odore di castagne arrosto Vendute in cartocci verdastri … Se ne va Il tramonto Nel freddo che incombe. 13 HA MESSO LE ALI LA MIA ANIMA di Alfonso Tagliamonte Menzione d’onore Ha messo le ali la mia anima e se n’è andata vagando. È volata su una barca alla deriva in un lugubre mare invernale ed ha portato con sé grida strazianti di gente disperata . È passata su una strada di periferia; al ritorno era gonfia dell’amarezza di corpi venduti. Si è fermata su un campanile muto e si è riempita della tristezza di chi da quel posto aspetta un aiuto sincero. Ha toccato i centri del potere e si è fatta rabbiosa come chi ha riposto in quei luoghi fiducia e speranze che restano sempre disattese e deluse. Con le ali sbrindellate è tornata al mio corpo passando il suo fardello al mio cuore; e gli occhi non so perché si sono velati di lacrime. 14 ALTROVE (Improbabile ipotesi di paradiso) di Gesuino Curreli Avremo agli occhi i cieli di ametista, e tu sarai il topazio denso d’oro del tempo ormai perduto e dello spazio di cui serbo il ricordo e m’innamoro. Avremo brine vergini d’argento alle ali per librare il nostro volo, e nell’anima il canto di un assolo da tenore che arriva al firmamento. Non avrà il tempo ieri né domani, sarà il presente un’estasi d’amore di un giorno mai iniziato che non muore nei misteriosi assetti sovrumani. Saremo soffio e libera coscienza del bene nell’immenso che ci abbraccia, caduti i venti e vinta la bonaccia che segnano l’umana resistenza. Superate le falle temporali, saremo luce e astrali percezioni, propaggini di eterne indicazioni delle preghiere di empiti mortali. Chissà come sarà l’eterna gloria, se c’è un “altrove” dopo le emozioni della imperfetta formula terrena che alterna notti buie alla serena aurora densa di benedizioni. Chissà come sarà! Non c’è memoria. Ma mancherebbero, sento, le visioni, e i fotogrammi della nostra storia, tra i baci caldi e le contraddizioni. 15 Segnalazione di merito IL MARE E LA CONCHIGLIA di Mirella De Cortes Segnalazione di merito Porti con te una storia antica e una vita di sospiri e destini. Oggi ti vedo come non t’ho vista mai, scorgo un fragile lembo di fierezza nelle tue deboli ossa e nei tuoi capelli d’argento. Vedo le albe e i tramonti e le stagioni sulle spalle un po’ curve e nei tuoi occhi vivono le figure amate, le parole, le preghiere un po’ assonnate, le foto un po’ sbiadite dietro la vetrina … ti vedo oggi come non t’ho vista mai con quell’aria un po’ sperduta da bambina eppure, ancora, vorrei poggiarmi a te. Vorrei farmi guidare come una barca in mezzo alla tempesta ma devo guardarti e, con sapienza, prendere io, per mano, quel po’ di te che resta. Son qua per cercare i tuoi sogni ad uno ad uno e addolcire col miele i tuoi ricordi, a ogni speranza ridare la parola con un abbraccio per farti meno sola. Sai, mamma, siamo come la conchiglia e il mare se prima mi cullavi in mezzo ai flutti ora si compie il senso delle cose, ora son diventata mare e tu … conchiglia. Oggi io son tua madre e tu mia figlia. 16 UN ASCIUGAR DI TEMPO ( non e’ il canto…) di Grazia Di Lisio Non è il canto del falco pellegrino o il dialogo impalpabile d’azzurro la meta del viaggio peregrino ma il brivido sull’orlo d’infinito. Un asciugar di tempo. Un balzo imprevedibile di tempo nella terra dal vento squassata occidentale. Non voce umana ma buio memoriale si propaga nel labirinto ove un sole nero splende. 17 Segnalazione di merito A SPALLE NUDE di Chiara Di Natale Segnalazione di merito Ammicca uno sguardo intrigante, mentre una spallina si scompone stanca sulla pelle nuda. Come Giulietta ti aspetto sul balcone, inconsapevole e distratta, stanca e scomposta, ma non nell’anima e nel cuore. Aspetto una luce nell’azzurro del tuo sguardo. Profuma la pelle ancora dei prati di timo e nel fingermi distratta tu sai che ti aspetto. 18 SIRTAKI di Nadia Zanini Segnalazione di merito Ancheggia la musica sopra le curve del mare, riflessi di luna sfiorano il soave profilo della sera. Piedi scalzi si abbandonano al bacio caldo della sabbia, s’intrecciano le braccia nude e dolci melodie si uniscono al cerchio vorticoso di una danza sconfinata. Incalzano le note nel ritmo instancabile delle ore… Dai rombi delle reti, ubriache di salsedine, sprigionano giovanili sorrisi affidando il gioco di un sogno a balzi schiumosi d’onde che saltellano contro i fianchi di una barca addormentata. Sotto un mantello di stelle il canto lentamente si perde nell’eco di argentee scogliere e sfuma nel serpeggiare assorto di vicoletti silenziosi tra ombre di oleandri e ciglia abbassate di case immacolate. 19 Sezione in lingua sarda 20 Verbale della Giuria In data 7 dicembre 2013 la giuria, composta da Giovanni Piga – presidente Giovanni Casciu – commissario Giuseppe Dore – commissario Francesco Pilloni commissario Salvatore Vargiu commissario si è riunita in Quartucciu in prima convocazione per valutare le 75 poesie del concorso giunte in tempo utile. La commissione analizza gli elaborati e dopo un’attenta analisi delle poesie, all’unanimità decide di assegnare i sottoindicati premi e riconoscimenti 1 premio – Poesia” Manus” di Maria Massa (Domusnovas) 2 premio – Poesia” Sla. Distrofia muscolare” di Salvatore Fancello (Dorgali –NU) 3 premio – Poesia” Una sprindula luccicanti “ di Giuseppina Schirru ( Sassari) Menzioni d’onore: Poesia” Carreras” di Gonario Carta Brocca (Dorgali – NU) Poesia” Lughes de ispera” di Sebastiano Emiliano Cau (Sorgono) Poesia” Meraculu “ di Giovanni Pira (Orgosolo) Poesia” Cun mamma” di Giuseppe Tirotto (Castelsardo) Segnalazioni: Poesia” Sa rosa prus bella” di Giuseppe Cappai (Quarru S.Elena - CA) Poesia” Piscadore ‘e bisos “ di Tonino Fancello (Dorgali – NU) Poesia” Che volu ‘e mariposas “ di Salvatore Ladu (Mamoiada . NU) Poesia” Donamì sa manu fradi” di Ida Patta (Cagliari) La segretaria del Concorso Rosalba Arriu 21 PRIMO PREMIO MANUS di Maria Massa MANI Trinnit sa discua in s’interis chi manus tremi-tremi dd’accostant a larvas frunzias. Manus ossudas che arrampus de olieddu chi gherrat cun su tempus. Manus trumentadas chi surrungiant sa paxi stuggiada in d’unu bucciconi nozenti. Manus stasias avvesas a ammatuai, cun s’aqua piscad’e funtana, su pomentu de coxinas umbrosas fumosas de ammentus; a cumossai sa farra, spigada in stulas allenas, e a ndi bogai de su forru canteddus incispiaus de soli e coccoieddus pinzellaus de luxi; a si giogai cun meurras andarinas bagas chi asulettant sa bucca e pisus de sanguni graidus di ollu. Manus arbigadas de s’aqu’e sa ni chi cantat e cantat in cardax’e lissìa fragosa de lau e de pampa. Manus de jana, lebias che alas de mariposa, chi sanziant brazzolus anninniendi sa vida e cosint is bisus cun sogas de prata e de speru. Manus chi aspettant, in su scuriu de sa notti, una manu amorosa chi alluat sa luxi. Manus de mamma mia. Tintinna la tazza mentre mani tremolanti la portano a labbra rugose. Mani ossute come rami d’olivastro che lotta con il tempo. Mani tormentate Che rimpiangono la pace Custodita in un pugno innocente. Mani stremate Abituate a rassodare, con l’acqua pescata nel pozzo, il pavimento di cucine ombrose fumose di ricordi; a lavorare la farina, spigolata in campi altrui, e a sfornare focacce screziate di sole e coccoieddus spennellati di luce; a contendere a merli giramondo bacche che colorano la bocca e semi di sangue gravidi d’olio. Mani bruciate dall’acqua di neve che canta e canta nel calderone del bucato odoroso d’alloro e di fiamma. Mani di jana, leggere come ali di farfalla, che dondolano culle ninnando la vita e cuciono i sogni con fili d’argento e di speranza. Mani che aspettano, nel buio della notte, una mano amorosa che accenda la luce. Mani di mia madre. 22 MANUS 1° premio Poesia tessuta sul filo della memoria; di fumosi ricordi di un passato sereno, dal tepore familiare; di una pace dall’innocenza ormai sbiadita, racchiusa nella splendida metafora del pugno di un bimbo, che indica il fiorire della vita; del fare e del sapere di mani arbigadas / de s’aqua ‘e sa ni in cucine ombrose dal pavimento di fango e di sogni cuciti con fili di speranza. Un’amalgama di sapori e saperi danno respiro a immagini ariose sostenute da significative metafore che la poetessa utilizza con delicata sapienza, facendo rivivere elementi che caratterizzano il percorso di tutta una vita: pensiero, fatica, gioia di esistere, sia pure nel canto di una ninna nanna, nel lento dondolio di una culla, nello scroscio dell’acqua di neve in cardax’e lissìa. Valori che infine rivelano compiutezza nel buio metaforico della notte-vecchiaia, nella figura di mani stanche, tramonto della vita, imploranti un respiro d’amore che illumini il percorso della loro ultima fatica terrena. Versi leggiadri, linguaggio scorrevole e diretto, danno vigore alla lirica ed efficacia al Messaggio che l’autrice, attraverso un recupero memoriale, rivolge al mondo perché non cadano nel buio della dimenticanza i sapori dei valori genuini familiari . Poesia intèssia a filos de memòria; de ammentos ispaporaos de unu tempus de assèliu familiare; de una pache innossente, serrada in sa balente metafora de sa manu de unu pitzinnu, indìssiu de sa bida frorinde; de s’ischire e de su fàchere de manus arbigadas / de s’aqua ‘e sa ni in cochinas iscuras chin pamentu de ludru e de sònnios intèssios cun sogas de prata e de isperu. Unu misturu de sapores e sapientzia dan respiru a màzines lucorosas, chi bene s’isprican in metaforas crompìas chi sa poetessa impreat chin dilichia de sentiu, torrande respiru a fatos e sinnos chi caraterizan sos passos de totu un’esistèntzia: sacrifìtzios, pessos, gosu de esìstere, mancari in su cantu de un’anninia, in su chìlliu lentu de unu lacheddu, in su gurgùlliu de s’aqua ‘e sa ni iscallau/ in cardax’e lissìa. Balores chi s’acrarin in s’iscuru metafòricu de sa note-betzesa, chin sa frigura de manos istracas, s’acabbu de sa bida, in isetu de carinnos de afetu chi dian lucore a s’ùrtimu sacrifìtziu issoro terrenu. Versos galanos e unu limbazu musicale e diretu annaghen dilichia a custa lìrica e balore a su messaggiu chi sa poetessa, chin tramas de memòria, intregat a su mundu, pro more chi non si perdan in sa note de s’irmènticu sos sapores de sos balores ìnnidos de sa famìlia. Giovanni Piga 23 SECONDO PREMIO SLA Distrofia muscolare di Salvatore Fancello SLA Si la dian ifunder abbas de unu chelu proinu no la dian lavare custa pedde! Li surcan sas pinnicas sos rieddos chi curren in custas baddes etottu. E si l’assutaren sos bentos chi sulan che traschias supra su mortorju, non diat esser s’irgrenzu ‘e su tempus nen s’istriulu chi artuddat de sa notte longa a l’ischidare unu ‘isione marturu. In custa carre chene chilliu chi si sicat ind’unu lettu ‘e ispinas, ‘onzi die noa est dolore ‘onzi mudore est prantu truncau dae una chinnìda ‘e chiza chi rispondet a s’irgrenzu ‘e su tempus comente un’istria chi totora si frimmat in sa pedde de chie no l’isettat. Se la bagnassero acque di un cielo piovoso non la laverebbero questa vita! Solcano le sue rughe i torrenti che corrono in queste stesse valli. E se la asciugassero i venti che soffiano come uragani sopra la carcassa non sarebbe l’irridere del tempo ne l’urlo agghiacciante della lunga notte a risvegliargli un sogno paralitico. Su questa carne senza fremito che si consuma in un letto di spine, ogni nuovo giorno è dolore ogni silenzio è pianto spezzato da un cenno delle ciglia che rispondono all’irridere del tempo, come un assiolo che ogni tanto si posa sulla pelle di chi non lo aspetta. 24 SLA... DISTROFIA MUSCOLARE – 2° premio La distrofia muscolare, tema difficile da trasporre in immagini poetiche. Salvatore Fancello, con profonda sensibilità, riesce però a penetrare le pinnicas de custa carre chene chìlliu e dargli respiro di tolleranza e tenerezza poetica. Dipinge in sapienti immagini, con tocchi forti e leggeri in un tempo, gli spasimi del male con un uso sapiente della parola e significanti metafore che comunicano il senso di quel pessimismosperanza che pervade la lirica. Il dolore costante. Le notti sterili di sogni. Il sibilare del vento a risvegliare crucci paralitici. Il pianto-silenzio, spezzato da un lieve battito di ciglia per fugare il dileggiare del tempo: figure metaforiche altamente espressive, evidenziano l’infermità fisica, l’impotenza del fare e del volere, tale da rendere più pesante la croce della sofferenza. Poesia di grande impatto emotivo, percorsa da un’intensa eco di suoni, colori e calore interiore. Il poeta, attraverso un linguaggio asciutto e di sostanza, mette l’accento sull’invadenza del dolore, lasciando così al fruitore preziosi spunti di riflessione... e, nonostante tutto, un varco aperto alla speranza. Sa distrofia muscolare, tema difìtzile de tratare in poesia. Serbadore Fancello, chin sensibilidade profunda, resessit bene a intrare in sas pinnicas de custa carre chene chìlliu a lis porrire alenu de passèntzia e dilichia poètica. Pintat in màzine de sapidoria, chin tocos fortes e lèpios in d-unu tempus, sa suferèntzia de sa maladìa chin d-un’impreu dechile de sa paràgula e de metaforas balentes chi bene isprican su sensu de su pessimìsmu-isperàntzia chi respirat in sa lìrica. Su dolore fitianu. Sas notes chene sònnios. Sos jùbilos de su bentu a ischidare pessos paralìticos. Su prantumudu, rucrau dae unu pàrpidu de chizos pro jacarare sa marrania de su tempus: friguras metafòricas de sinnificu artu chi isprican in craru s’infermidade fìsica, s’impotèntzia de su fàchere e su chèrrere, atales de rèndere prus grave sa ruche de s’amargura. Poesia de tocheddos de coro, sinnada dae unu retumbu de sonos, colores e calore de intranna. Su poete, chin d-unu limbazu assutu e de sustàntzia, ponet in craru galu de prus su pesu de sa suferèntzia, dassande a su letore punnas pretzisas de meledu... e, in mesu su dolore, un’àghidu apertu a s’isperàntzia. Giovanni Piga 25 TERZO PREMIO UNA SPRINDULA LUCCICANTI Di Giuseppina Schirru Abà Chi la me’ intrinata è junta so’ turratu cu l’ammentu a chiddhu tempu di basgi chi lu ‘entu ha trasginatu comu fiori. Ora che il mio tramonto è arrivato sono tornato col ricordo a quel tempo di baci che il vento ha trascinato come fiori. Socu turratu vel - di mari incrisputi, smasciatu da la manu di l’anni tragghjatori. Boci suai ‘inuta pa’ indulcimmi la ciurrata, agghju intesu dammi la saluta. Sono tornato verso mari increspati, scorticato dalla mano degli anni trascinatori. Voce soave venuta per addolcirmi la giornata, ho sentito darmi il saluto. ‘Icu torra la so’ cara di puppia chi si ni mori in viculi d’ammentu senz’iscita. Frondi molti li middhi timpistai. Illu jocu di la sera una neula fiurita chi no ha gali, si coa ill’umbri di misteri. Luci d’intrinata arrecani maìi: ammenti luntani, umbri di jenti in muri di calcina. Aleni di ciuintura scunnisciuta, parauli sinceri di ‘entu. Rivedo il suo viso di bambola che muore in culle di ricordi senza uscita. Foglie morte le mille tempeste. Nel gioco della sera una nuvola fiorita, senza uguali, si nasconde nelle ombre, misteriosa. Luci dell’imbrunire trasportano magie: ricordi lontani, ombre di persone su muri di calce. Aliti di gioventù sconosciuta, parole sincere di vento. Pinsosu, mi tulmentu e, lastimosa una sprindula luccicanti, accua-accua carigna la me’ cara. Pensieroso, mi tormento e, compassionevole, una goccia risplendente, scivola di nascosto per accarezzarmi il viso. 26 UNA SPRINDULA LUCCICANTI – 3° premio La sera incede con passi d’alba e crepuscolo verso il tramonto del poeta, che rimugina il passato con bagliori di rimpianto per quel tempo di basgi / chi lu ‘entu ha trasginatu comu fiori. Pensieri stanchi si muovono lenti e scomposti, come foglie morte in balia del vento. Sul grembo della sera, figure sbiadite si animano riflesse su muri di calce immaginari. Barlumi di una gioventù ormai svanita fanno capolino da una nube fiurita di mistero. Parole di vento annaspano nel mare increspato di ricordi coati. Il poeta si tormenta. Rincorre con la memoria una boci suai / ‘inuta pa’ indulcimmi la ciurrata. Ma è solo un miraggio di luci d’intrinata. Una sprindula luccicanti: metafora di una lacrima compassionevole che illumina, infine, di rassegnata speranza il suo volto. Poesia dagli accenti lirici alti, impreziosita da un delicato ricamo di parole che scorrono leggere sul sentiero d’una tenace volontà di volere affrontare e meditare, con la poesia, sulle asprezze del vivere, sul concetto del morire. Est falande su sero a passu de arbèschia e de intrìghinu, ocros a su tramontu de su poete, meledande su tempus colau a lampizos de impudu pro chiddhu tempu di basgi / chi lu ‘entu/ ha trasginatu comu fiori. Pessos istasios chi rùndana lentos e irfunaos, che fozas sicas in podere de bentu. In sa coda de su sero, friguras chene simizu si moghen riflessas in muros de carchina e pessamentos. Lampizos de zoventude colada s’iscampian dae una nue froria de arcanos. Paràgulas de bentu si trepojan in su mare ingrisau de memòrias senz’iscita. Su poete est in pelea. Ponet fatu, chin s’ammentu, a una boci suai / ‘inuta pa’ indulcimmi / la ciurrata. Ma est solu bisione di luci d’intrinata. Petzi una sprindula luccicanti, metàfora de una làcrima dolimorjosa de ressinnu e de ispera chi a sa fine li luchet in sa cara. Poesia de respiru lìricu dechile, irrichia dae dìlicos ricamos de paràgulas chi cùrrene lèpias in s’àndala de una boluntade braghera de chèrrere afrontare e meledare, chin sa poesia, supra sos asprìghines de su vìvere e su cuntzetu de su mòrrere. Giovanni Piga 27 Menzione d’onore LUGHES DE ISPERA di Sebastiano Eliano Cau LUCI DI SPERANZA Non patiaìs prus custa pelea, e custa gherra mala ‘engiat a fine; aterunas sas boghes chi chergio intender jeo: sa ‘oghe tua e tua, che cantigos de festa a mesudie. Che non soffriate più questo tormento, e questa guerra crudele abbia fine; altre sono le voci che io voglio sentire: la tua e la tua, come canti di festa a mezzogiorno. E a ‘osateros, dies de ispera, in sas civìnas friscas de su monte, in padentes de luna e de isteddos, no arrancu ‘e orrosas e mancu de armidda ‘os at a lomper: prima, primu ‘e totus s’alenu chi a issas ddis naschit de su coro. E a voi, giorni di speranza, nelle fresche brezze di monte, in selve di luna e di stelle, non profumo di rose, e neppure di timo giungerà: ma prima, prima di ogni altra cosa, l’afflato che nasce dal loro cuore. In pàsidos meries, sos arrasos de paghe calant addasiaos, e nìanta che frores de violas dae manos de chelu. In tranquille sere, preghiere di pace calano i miti, e nevicano come fiori viola dalle mani del cielo. Arbèschidas biancas ant a parrer, si de su frore ‘e lavras, un’errisu ddis apo a bier, in lacanas de nues ‘oladore. Albe candide sembreranno, se vedrò sgorgare un sorriso dal fiore delle loro labbra, mentre vola al confine delle nubi. S’ant a isolver tando sos isteddos in d’una unda lùdiga profunda, modde solu ‘e lentore. Si scioglieranno allora le stelle in un’onda lucida profonda, molle solo di rugiada. Su lumene ‘onu ‘ostu s’at a acciungher A su cunsonu ‘e sas pregadorias, cando in biancu velu ais a camminae accanta a custu poju, custa paùle muda ‘e soledade. Il vostro pio nome si aggiungerà al coro delle preghiere quando, bianco il velo, camminerete vicine a questo pantano, questa palude di solitudine. Ais a intender àntidos sa die, artos, pesaos fin’a su chelu tott’in d’una, da una ‘ucca ‘e pèlleras de nie. Sentirete vanti, quel giorno, alti, levati d’improvviso fino al cielo, sbocciati da una bocca di nivee perle. Tottu custu ‘os’impresset, sendo a chigios calaos, bascios de umilesa, sena ispantu perunu, comente soles tue, e tue puru. Tutto questo vi abbracci quando, col viso chino, umili la fronte, ascolterete senza meraviglia, come siete solite fare: tu e tu. 28 Menzione d’onore CARRERAS di Gonario Carta Brocca PERCORSI A deghessett’annos a tziorcos e fadas creio ‘alu e sonniao su sonniu d’esistere tra iscusorzos de oro e de coro. A degheotto s’anghelu de sa vida chin ispada ‘e puntillu e de bisonzu jagarau m’at dae s’Eden mandandemi in donnia coladorzu de su mundu s’anima mia a chircare. A diciassette anni credevo ancora agli orchi ed alle fate e sognavo il sogno d’esistere fra tesori di oro e d’affetti. A diciottol l’angelo della vita con spada di impegno ed indigenza dall’Eden mi scacciò mandandomi sui tragitti del mondo l’anima mia a cercare. Cantas carreras!... Cantas nd’apo rugau in custu ‘iazu mannu sutta rajos de fogu e astrau punghigosu: ruende e arrizande chene paghe chene pasu chen’agattare s’andala de su coro. Quante strade!... Quante ne attraversai in questo lungo viaggio sotto raggi di fuoco e gelo acuminato: cadendo e rialzandomi senza pace senza pane senza trovare il sentiero del cuore. A settant’annos galu so avantande a pesa-rue in sa carrera istrinta chen’iscusorzos d’oro chen’alinu chene lughe troppu istragu d’essere de ‘idere d’intendere… A settant’anni traballante ancora avanzo sulla stradina stretta senza tesori senz’alito senza luce troppo stanco d’essere di vedere di sentire… Pessos in caminu perdidos s’istana sas nottes graminande e sas dies si fuin chin calavrinas murras in andalas chi ‘etzos no isettan lassandemi in buzacca tres sisinos d’amentos e mudines ue tziorcos e fadas s’ammaju issoro sighin… Pensieri per strada perduti districano la notte e i giorni fuggono con grigie puledre su sentieri che vecchi non aspettano lasciandomi in tasca tre soldi di ricordi e silenzi dove gli orchi e le fate l’incantesimo proseguono… 29 Menzione d’onore MERACULU (TUE) di Giovanni Pira Eppuru, sos meraculos zutzèdini, abortas, cando mancu ti l’isetas. In sas percas fungudas e segretas de su coro e de s’ànima, cuados, b’at sos sentidos, nobiles, fadados, chi de los iscoperrer solu pèdini. Cando esclusu ses dai sa vida, istracu, bintu, no nde podes prusu, dae tottus e da’ tottu ses delusu, e no agatas prus sa caminera, ca de su tottu pèrdidu as s’ispera, disizas solu chi siat finida… Cando ses cottu da’ sa suferèntzia, non cumprendes e non benis cumpresu, e tottu, finas s’aghera t’est pesu, in cada cosa bides un’ostàculu… tando, podet sutzeder su meràculu, chi ti cambiat tottu s’esistènzia! E cuss’est su chi est sutzessu a mie cando creio d’esser a s’estremu, prontu pro m’intregare a su supremu… ses arribada tue, culumbedda… e d’improvisu sa notte niedda, s’est isgiarida, diventande die. E che su sole ch’ispuntat a nou in d’unu chelu nettu chene nue, o Mariola ses bennida tue dende-mi vida, alen’e calore isparghende su balsamu ‘e s’amore, supra sas fertas, su poddine tou. E da tando de nou istimo e bramo, mi diverto, cumponzo, iscrìo e canto, e che a prima de tottu m’incanto, su chizu asciuttu, no pius infustu. Si miràculu tando, no est custu… Ma comente cherides chi lu giamo? No! Giamare si podet solu gai, mancari parzat sa cos’incredìbile. Ma in sa vida, nudda est impossìbile, e troppu tardu aberu, no est mai!!! 30 Menzione d’onore CUN MAMMA di Giuseppe Tirotto CON MAMMA No cunniscia l’innommi di chissi paesi, li diddi di mamma mi scurriani i’ li peli, lu pullma tra l’alivi, i’ lu veddru li paisagghji andagiani in pressa, la primma volta impari in ciddai, mi signalava li casi, li ghjesgi, li campanili, chi beddu solu eu ed edda! Mi faiddava di noi, di babbu, di la primma volta chi l’aia vistu, a la festa di sant’Isidoru, era paraju, un prìncipi in sedda a l’ebba bianca in prucissioni fattu a lu carru cu’ lu santu, li canni, li spighi, li boi cu’ li corri d’oru. Non conoscevo i nomi di quei paesi, le dita di mamma mi scivolavano tra i capelli, la corriera tra gli ulivi, nel finestrino i paesaggi correvano velocemente, la prima volta insieme in città, mi indicava le case, le chiese, i campanili, che bello solo io e lei! Mi parlava di noi, di babbo, della prima volta che l’aveva visto, alla festa di sant’Isidoro, era obriere, un principe sulla cavalla bianca in processione dietro al carro con il santo, le canne, le spighe, i buoi con le corna d’oro. S’èrani figghjuladdi l’aìggiu di una prummissa longa un’esistenzia. Puru mali chissa abbaiddadda, pinsavu furriendi de ciddai, i’ lu veddru lu tempu sguttigghjava in pressa, un incrinu d’incerti sciammi rosa abria trasparenzi tra mari e cielu undi un’asciola di luna lèbia baddinava che vinu caldu pa’ li pinsamenti. Si erano guardati l’attimo di una promessa lunga un’esistenza. Meno male quello sguardo, pensavo tornando dalla città, nel finestrino il tempo gocciolava in fretta, un crepuscolo di vaghi sciami rosa apriva trasparenze tra mare e cielo dove un truciolo di luna lievemente balenava come vino caldo nei pensieri. 31 Segnalazione di merito SA ROSA PRUS BELLA di Giuseppe Cappai Sa rosa prus bella – in giardinu miu de certu ses tui – su frori stimau sìmili raresa – atra no ‘ndi sciu po chi miri in giru – totu su creau. Is coloris vivus – su tràggiu aggradiu, sunt is sentimentus – chi m’ant affadau: cambu coltivau – in terra ‘e puresa, oi custa bellesa – mi offerrit affettu, mi dònat dilettu – fins’e dda fragai. Mi dònat dilettu – e m’intendu meri de podi ammirai – colori nodiu: su dd’èssiri accanta – est unu prexeri, consolau in prenu – su disigiu miu, de is profumus suus – m’at donau poderi, cun custu regalu – m’intendu arricchiu: in domu imbelliu – s’e’ totu su logu, a portada ‘e ogu – tenendidda a fiancu, mai m’intendu stancu – rosa ‘e ti mirai. No m’intendu straccu – poita tui mi tiras e mi ses intrada – a intru ‘e su coru sèmpiri e de prus – in menti m’ingiras m’apparis retrattu – che capulavoru: versus de canzoni – solu tui m’ispiras figura donosa – cara prus de s’oru; ti stimu e ti adoru – reina de froris chi cun is candoris – de is follas tuas sempri prus mi giuas – de ti ‘oli cantai. De ti ‘oli cantai – de mancu no fazzu, mi fais de cumpàngia – ti tengu po ghia; sa presenzia tua – mi rendit biazzu, m’apporrit in coru – prexu cun poesia: in custa canzoni – apocus ti fazzu ca vetti po mei – ses nàscia e froria; ses delizia mia – sa spera po mei, m’intendu gurrei – candu ses accanta beneditta pranta – chi no sfroris mai. 32 Segnalazione di merito PISCADOR’E BISOS di Tonino Fancello So coladu punghende che pirastru in sos malos chin francas de leone a gabbanu ghettadu e su furcone in sa manu po punghere carc’astru, ma chinadu mi so a unu mastru ca m’at … tesu sa manu chin rejone. Fit su tempus porrìndemi sos grisos unu mastru ladinu a fune isorta pappande dae su prattu a borta a borta semmus istaos chin sos pessos lisos piscande cada notte cussos bisos in sa luna de piche prus cuntorta. Bae chin su entu tempus fioridu bramo chin tecus s’iscutta passada de disizos e dies sa lassada galu mi creo abberu preferidu in istirpe ‘e bandidos so naschidu una fera m’at dadu s’allattada, bae chin su entu tempus e ti seras in mesu a una tempesta revudada chi curret chin su lampu frastimada che astore rucande sas aeras in cad’estru de innidas chimeras porrimila una notte prus fadada. Ca tue mi ‘ocas semper sas ispinas e minuttu secundu prus cuntortu cada tricu lu cancaras a tortu campura birdes torrậs a cudinas li ses frina a s’anima in fainas e li faches sa ruche a s’acunnortu. Bae chin su entu trama sa sulada in astulas de ocu e d’amistade istrintu t’happo in ‘intro chin s’edade in mesu a carchi rima addolorada po no l’intende s’ora malandada in sa musa m’as fattu caridade. E cando lasso a tie tempus vile in pannos de s’iscuru chirco luche una junta de pruere una ruche cundin sos bisos in sa notte ostile. 33 Segnalazione di merito CHE VOLU ‘E MARIPOSAS di Salvatore Ladu Non s’indendet sa zarra ‘e su manzanu in bighinadu de donnia die non pizzinnos a giogu rie-rie chi àndana a iscola ‘e bon’umore ne cuddàndeli e beni ‘e su pastore semper cuidadosu e chittulanu. Muda che-i s’a rocca sa carrera non bolos e ne tziulu ‘e puzone e so ischidu, no est visione iscuperinde so’ su chelu in terra. Pedinde paghe a custu mundu in gherra muscas biancas volana in s’aera. Falande e non falande a foza lada che mariposas lepias in bolu supra tanchittas chi lis dat cossolu a su campu drommiu e semenadu. Cal’incantu prus bellu ‘e su criadu de su nie chi ponet temporada. De coro sun atzetas sas fadigas e su massaiu li tenede amore che guttios sacrados su sudore li sulcana sa cara a riu in chizos tando frorini in sinu sos disizos de manadas doradas de ispigas. Est issa chi su sèmene l’ischidat chi det dare gustosu pane ‘e fresa nendeli: est ora, aijò, ischida e pesa cresche benignu amadura sos granos c’aspetat su massaju a farche in manos sos durches fruttos ch’in coro l’annidat. Intras in sas intragnas prus profundas allatande sa terra e dande vida lassandela che opera cumprida prima ch’arricas de mare sas undas. 34 Segnalazione di merito DONAMI’ SA MANU FRADI di Ida Patta Mari, mari assassinu, disappietau, t’as ingurtìu moddi e tostau, lassendi degolu e prantu! Creaturas moddizzosas, in cudda playa trista apparicciànt s’artari… Su mundu intreu ant istrullau! Cun s’ispera in coru, e sa bertula pringia de sonnus, a trumas si fuiant po sa libertadi. Culonàos e surraus che iscraus de su fadosu… Destrossa preneta dus cassàda! Boxis ispramadas pediant agitoriu in cuddu mari nieddu de Lampedusa. Donamì sa manu fradi: angiulus de sa terra, intregant sa vida a sa sorti po sarvai is fradis imbussaus de s’unda traitora! Toccus de agonia, baullus a chentus de òminis e pipius sene identidadi. Moi, tui, luna ermosa, tistimongia muda de is males de sa terra, incaradì in sa fentana ‘e su celu, frandiga cun d’una ninnia is pipius dormius in su barzolu de su mari. 35 ALBO D’ORO dei VINCITORI Lingua Sarda Rima: 1° edizione 2008 1^ Premio Sedattande sa vida di Salvatore Ladu di Mamoiada 2^ Premio S'olia di Mimiu Maicu di Santu Lussurgiu 3^ Premio Alas di Gonario Carta Brocca di Dorga 2° edizione 2009 1^ Premio Si cheres t'accumpanzo… di Giovanni Chessa di Torpè 2^ Premio Peri sos saltos de sa fantasia di Mimiu Maicu di SantuLussurgiu 3^ Premio Sa mezus cosa di Francesco Piga di Loiri 3° edizione 2010 2^ Premio Mariposas di Mimiu Maicu di SantuLussurgiu 3^ Premio Pilos de piche di Tonino Fancello di Dorgali 3^ Premio In su niu de s'amori di Vincenzo Piu di Cagliari 4° edizione 2011 1^ Premio – Non attribuito 2^ premio a Mudu su sartu di Salvatore Ladu di Mamoiada (NU) 3^ premio ex aequo a Ijerru di Giovanni Pira di Orgosolo (NU 3^ premio ex aequo a Buffadore de sonnios di Gonario Carta Brocca di Dorgali (NU) Lingua Sarda Verso libero: 1° edizione 2008 1^ Premio Isperu de paxi di Maria Rita Farris di Serdiana 2^ Premio S'isula 'e s'ispera di Gonario Carta Brocca di Dorgali 3^ Premio Fiori di luna di Gianfranco Garrucciu di Tempio 2° edizione 2009 1^ Premio Chimeras di Tonino Fancello di Dorgali 2^ Premio Poeta di Gonario Carta Brocca di Dorgali 3^ Premio Tottu cambia…. di Domenico Battaglia di La Maddalena 3° edizione 2010 1^ Premio E cantas muttetus di Sandro Chiappori di Cagliari 2^ Premio Alas di Gonario Carta Brocca di Dorgali 3^ Premio Béni di Giuseppe Carta di San Sperate 4° edizione 2011 1^ premio a Canti 'olti di Gianfranco Garrucciu di Tempio Pausania 2^ premio a Paraulas cuadas di Gonario Carta Brocca di Dorgali (Nu) 3^ premio a Umbras di Maria Rita Farris di Serdiana (CA) 36 Lingua Italiana: 1° edizione 2008 1^ Premio: I vecchi di Matilde Ciscognetti di Napoli 2^ Premio: Fra i monti di Francesca Maria Spanu di Genova 3^ Premio: Il poeta di Pietro Cruccas di Quartucciu (CA) 2° edizione 2009 1^ Premio Bambini di strada di Erminia Mereu di San Sperate 2^ Premio A mio padre di Maria Carmela Scalas di Assemini 3^ Premio Compassione di Carlo Onnis di Cagliari 3° edizione 2010 1^ Premio Io ci sarò di Franco Fiorini di Veroli ( FR ) 2^ Premio In una sacca stantia di tempo di Simona Leonardi di Forte dei Marmi (LU) 3^ Premio Un altro giorno di Sergio Mossa di Quartucciu 4° edizione 2011 1^ premio Ricordo una sera d'estate di Tomaso Melis di Iglesias(Ca) 2^ premio Sogno giovanile di Maria Josè Marongiu di Gonnosfanadiga (MC) 3^ premio Primavera a Cagliari di Mimiu Maicu di Santulussurgiu (OR) 37 INDICE Introduzione pag. 2 Organigramma Associazione pag. 4 Regolamento del Concorsopag. 5 Sezione A. Poesie in lingua italiana pag. 6 Verbale della Giuria per le poesie in lingua italianapag. 7 Terra di confine di Antonello Sollai di Monserrato (CA) Scena marina di Antonietta G. Boero di Genova Sotto cieli diversi di Mariatina Battistina Biggio di Cagliari Che silenzi, che ombre di Giovanna Elies di Osilo (SS) Terra di Sardegna di Salvatore Giordano di Torino Canovaccio d’altri tempi di Tomaso Melis di Iglesias Ha messo le ali la mia anima di Alfonso Tagliamonte di Nocera Inf. (Sa) Altrove di Gesuino Curreli di Oliena (NU) Il mare e la conchiglia di Mirella de Cortes di Cagliari Un asciugar di tempo di Grazia di Lisio di Teramo A spalle nude di Chiara di Natale di Vicenza Sirtaki di Nadia Zanini di Bovolone (Va) pag. 8 pag. 9 pag. 10 pag. 11 pag. 12 pag. 13 pag. 14 pag. 15 pag. 16 pag. 17 pag. 18 pag. 19 Sezione B. Poesie in lingua sardapag. 20 Verbale della Giuria per le poesie in lingua sarda pag. 21 Manus di Maria Massa di Domusnovas pag. 22 Manus. Motivazione della Giuriapag 23 Sla di Salvatore Fancello di Dorgali pag. 24 Sla. Motivazione della Giuriapag. 25 Una sprindula luccicanti di Giuseppina Schirru di Sassari pag. 26 Una sprindula luccicanti. Motivazioni della Giuria pag. 27 Lughes de ispera di Sebastiano Emiliano Cau di Sorgono pag. 28 Carreras di Gonario Carta Brocca di Dorgali pag. 29 Meraculu di Giovanni Pira di Orgosolo pag. 30 Cun mamma di Giuseppe Tirotto di Castelsardo pag. 31 Sa rosa prus bella di Giuseppe Cappai di Quartu S.Elena (Ca) pag. 32 Piscador’e bisos di Tonino Fancello di Dorgali pag. 33 Che volu ‘e mariposas di Salvatore Ladu di Mamoiada pag. 34 Donamì sa manu fradi di Ida Patta di Cagliaripag. 35 Albo d’oro dei vincitori pag. 36 Copertina a cura di Beppe Vargiu Stampa Nuove Grafiche Puddu srl Ortacesus (CA) - Tel. 070 9819015 38 Hotel Panorama Viale Diaz, 231 - 09126 Cagliari (CA) Tel. +39 070 307691 - Fax +39 070 305413 [email protected] Gruppo Puddu Costruzioni Impresa costruzioni edili Via Garavetti 14, Cagliari Tel. 070 400037 - Fax 070 492349
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