Editoriale / Editorial TUTTI AI BLOCCHI DI PARTENZA La ripresa delle attività lavorative e di quelle scolastiche, tipiche di questo mese, ci fa avvertire la fine della stagione vacanziera, che è stata non certo fra le più solari e calde degli ultimi anni. Il clima cambia e come tutti sanno è la noncuranza di soluzioni specifiche a sostegno dell’ambiente da parte dei governi che sta causando queste radicali trasformazioni e comunque anche noi, nel nostro piccolo, ma non troppo, abbiamo la nostra grande parte di responsabilità. Ad esempio, quanti si preoccupano di utilizzare l’auto solo per gli spostamenti indispensabili? Chi effettivamente usa meno acqua per la doccia quotidiana? E quanti a casa suddividono i rifiuti e li consegnano in maniera tale da consentire una raccolta differenziata? E ce ne sarebbero tanti altri di esempi. Prenderci cura di noi stessi è fondamentale, ma altrettanto importante è prendersi cura dell’aria che respiriamo, del mondo in cui viviamo. Oggi vien da dire che l’antica saggezza dei nostri avi che dice “mens sana in corpore sano” non sia più d’attualità, ma che bisogna aggiungere che il tutto deve assolutamente sussistere “in ambiente sano”. E allora, visto che questo è il periodo in cui si programmano tante iniziative, cerchiamo di inserirci dei buoni propositi al riguardo, affinché questo sia davvero anche l’inizio di “una nuova stagione”. Buon settembre a tutti. ph. VALERIO FACCINI Piero Galasso Direttore Editoriale _______________________________________________________ All at the starting–blocks Considering that this is a time when many initiatives are implemented, let’s try and include some good intentions to make this really the beginning of “a new season”. Have a good September! Piero Galasso Direttore Editoriale Resuming work or going back to school, a typical occurrence of this month, makes us realize that the vacation period has come to an end, though it was certainly not one of the sunniest or warmest of recent years. The climate has changed and as we all know, lack of specific solutions to support the environment, on behalf of the governments, is causing radical changes for which even we ourselves, in a small way, are to blame. For example how many of us worry about using the car only for real necessities? Who actually uses less water when taking a daily shower? And how many of us separately collect our rubbish and dispose of it correctly so it can be recycled? We could go on forever with other examples. To look after ourselves is fundamental though it is just as important to look after the air we breath and the world we live in. Today we would be tempted to say that our ancestor’s wisdom when they would say “mens sana in corpore sano” (“a sound mind in a sound body”) is no longer current news, though we should add that everything should absolutely exist “in a healthy environment”. TopTime / settembre-september 2014 > 1 TOPTIME All’interno CELEBRITIES&NEWS TOPTIME Settembre / September 2014 Direttore Editoriale / Editorial Director Piero GALASSO Direttore Responsabile / Director Vittorio PANCHETTI 1 EDITORIALE EDITORIAL Tutti ai blocchi di partenza All at the starting–blocks 5 A TU PER TU COL DIRETTORE FACE TO FACE WITH THE DIRECTOR Vicedirettore / Vice Director Carlo BAZZANI Capo Redattore Centrale / Editor in Chief Mario Scaffidi ABBATE Coordinamento Redazionale / Assistant Manager Francesco SILELLA Art Director Ranieri PANCHETTI 7 LUISA RANIERI Testa, cuore e simpatia Head, heart and friendship 12 JESSICA CHASTAIN Prossima fermata “Marylin” Next stop “Marylin” Direttore Amministrativo / Administration Daniele Scaringella Marketing e Comunicazione Marketing & Communication Antonella BRUNO In questo numero / In this issue Laura Delli Colli, Anita Madaluni, Carla Cace Elena Matteucci, Francesco Pessa Giuseppe Gagliardi, Gloria Bologini Guglielmo Giovanelli Marconi. Michela Vecchi, Pino Gagliardi, Roberta Maresci Roberta Valentini, Salvatore Scirè, Silvia Cutuli, Stefano di Montenegro, Valentina Lupia, Valeria Palieri. Vincenzo Terranova Emilio Toscano, Viola Valente, Vittorio Zenardi Fotografi /Photographers Salvatore Arnone, Laura Camia, Marco Esposito, Valerio Faccini, Paolo Manzini, Michele Simolo Video-Reporter Stefano Martini, Roberto Ravenna Editore/Publisher The Fashion Group S.r.l.s. Via della Piramide Cestia, 1c 00153 Roma [email protected] Edizione on-line / On-line edition www.toptimeweb.it www.facebook.com/toptimelarivista Twitter @toptimepeople Concessionaria Pubblicità Advertising Licensee 16 MICAELA RAMAZZOTTI Io, attrice e antidiva An actress against the star system 29 ANDREA CAMILLERI Il commissario doveva avere i capelli lunghi The Commissioner should have had long hair 37 ANGELO FIGUS L’ultima libertà della moda Fashion’s last freedom 62 RICCARDO MUTI Un genio della musica mondiale A worldwide music’s genius BB Promotion S.r.L. Viale Eritrea, 9 00199 Roma (Italy)Tel. (+39) 06.97276321 Fax (+39) 06.97276323 / [email protected] Stampato da /Printed by Arti Grafiche Pomezia Via Vaccareccia, 57 00040 Pomezia - Roma (Italy) TOPTIME In attesa Reg.Trib.Roma 72 DANTE FERRETTI E’ di casa con l’Oscar He feels at home with an Oscar Tutti i diritti sono riservati All rights reserved TopTime / settembre-september 2014 > 2 21 MASSIMO CATALANI Non ho mai smesso col biliardino I still play table football 33 ELISA D’OSPINA Una vita tutta curve A life full of curves 58 LANDO BUZZANCA Ho fatto la fame per il successo I starved for success 68 CLAUDIA PANDOLFI Alla ricerca di me stessa In search of myself 76 ANTONELLA SALVUCCI Alla ricerca della perfezione In search of perfection Inside 81 84 SELENA GOMEZ 95 ANTONINO SPADACCINO Una giovane superstar A young superstar ALBERTO TOMBA I grandi numeri di un grande campione / The great successes of a great champion Antonino star della musica in tv Antonino the music star 103 ANTONIO MARCHESI Più diritti per tutti More rights for everyone 107 GIANLUCA LIGUORI Da Illusionista a Mentalista From Illusionist to Mentalist e inoltre / and furthermore 26 110 ART MOSTRE / EXHIBITIONS BIENNALE SPOLETO 42 glamorous CINZIA MALVINI un autunno A COLORI Autumn in color 46 111 travel orizzonti / horizons rio de janeiro 117 glamorous CINZIA MALVINI ROYAL DRESS CODE@KENSINGTON 119 52 glamorous CINZIA MALVINI L’uomo della primavera estate 2015 the 2015 spring summer man 92 DAL PRINCIPATO FROM THE PRINCIPALITY travel on livingston 88 travel curiosità / curiosities ISCHIA red carpet eventi / events VERONA GRAN galà 122 UN SALTO NEI CAFFE’ STORICI ITALIANI STOPPING BY AT THE HISTORIC ITALIAN CAFÉ 99 scienza e medicina science and medicine dieta funzionale / functional diet travel focus copenhagen 120 le inchieste del principe the prince inquiries 127 ULTIME DALLE STELLE LATEST FROM THE STARS “SpAeH la cura delle ninfe” - Nell’articolo a causa di un refuso di stampa la data di citazione del rinvenimento di alcune tavole antiche è errata, ovvero le tavole votive sono state rinvenute nel 1757. Inoltre non si tratta di Filippo ma di Menippo. Ce ne scusiamo con i lettori. “SpAeH, the nymphs therapy“ - In the article because of a printing mistake the date of citation of the discovery of some old boards is incorrect, in fact such votive boards were found in the 1757. In addition the name Filippo is to be inteded as Menippo. We apologize to readers. TopTime / settembre-september 2014 > 3 A tu per tu con il Direttore / Face to face with the Director La nostra testata vuole evocare ,con sintesi anglosassone, il concett0 di una vita dei nostri giorni vissuta, come si dice, al “TOP” cioè al massimo livello possibile. E’ evidente che si tratta di una convenzione per indicare anche ciò che c’è di bello, di nuovo, di interessante e di curioso nel cosiddetto mondo dello show business, dello spettacolo, della moda: in una parola, di tutto quello che fa sognare e che ai più appare irraggiungibile... ma è comunque appagante anche solo saper che questo esiste, e riguarda un mondo in cui siamo immersi e talvolta travolti. Ce ne occupiamo dunque non solo per far sognare ma anche per far riflettere, per tentare di conciliare la realtà spesso dura e difficile del nostro vivere quotidiano con l’immaginario collettivo di un mondo che appare lontano e irraggiungibile per una gran parte di noi… è bello sognare, ma guai dimenticare la realtà Potrebbe sembrare perfino troppo facile, riferirsi alla crisi, alla mafia. alla corruzione, al malcostume, al terrorismo, al razzismo, eccetera, usando questi temi per demonizzare importanti fenomeni tipici di ogni società evoluta e per rendere inviso un mondo che fa sognare ma non dimenticare. Siamo alla vigilia di un nuovo grande appuntamento al “Lido di Venezia” - la 71esima Mostra internazionale di Arte Cinematografica - ebbene a riprova della correttezza delle nostre considerazioni molti se non tutti i film in concorso (di cui ci riberrà i nostri inviati, tra cui Laura Delli Colli) hanno come tema storie che si riferiscono ai mali della nostra società; guerre, mafia razzismo, verosimilmente presentando opere meno rivolte al glamour che oggi si scontra con le difficoltà di un mondo globalizzato. Our magazine sets out to evoke, with that form of synthesis so familiar to Anglo-Saxons, an idea of present day life lived at the highest possible level, the “TOP”. Obviously a convention to show the nice, new, interesting and curious things in the so-called world of show business and fashion: in one word everything to make us dream, which to the majority may seem out of reach…though it is gratifying even just to know that it exists, and belongs to a world we are immerged in and sometimes overwhelmed by. Our commitment towards you is not just that of making you dream but also making you reflect to try and accommodate the often hard and difficult realities of everyday life with a collective imagination of a world which seems far away and unreachable for the majority of us…it is nice to dream but never forget reality. It may even seem too easy to refer to the crisis, mafia, corruption, malpractice, terrorism, racism, etc. using these themes to demonize important phenomena typical of every civilized society and to make a world which makes you dream but not forget. We are at the eve of a new important appointment at the “Lido di Venezia” – the 71st Venice Film Festival – the theme of most, if not all, of the films in competition (present our correspondents, including Laura Delli Colli) refers to the evil in our society; wars, mafia, racism, presenting films with less glamour which today clashes with the difficulties of a globalized world. [] Vittorio Panchetti Editor-in-chief Vittorio Panchetti Direttore Responsabile TopTime / settembre-september 2014 > 5 Your Personal Limousine Driver • Trasferimenti da e per i principali aeroporti, stazioni ferroviarie e porti marittimi TRANSFER FROM AND TO THE MAJOR AIRPORTS, TRAIN STATIONS AND MARINE PORTS • Servizi per escursioni e city tours, wine tasting nelle migliori aziende vinicole SERVICES FOR CITY TOURS AND EXCURSIONS, WINE TASTING IN THE BEST WINE CELLARS • Shopping tour (Prada - The Mall - Barberino Designer Outlet) • Servizi Aziendali, disposizioni road show e site inspections CORPORATE SERVICES, RAOD SHOWS AND SITE INSPECTIONS • Gestione trasporti per manifestazioni, convegni, meeting LOGISTICS FOR EVENTS AND MEETINGS • Servizi di rappresentanza, matrimoniali e di Lusso in Rolls Royce REPRESENTATIVE, MARRIAGE AND ROLLS ROYCE LUXURY SERVICES Via F. Corridoni 60 – Firenze - Tel. +39 329 6144375 345 1486344 [email protected] - www.florencemotion.com Red Carpet > Divi & Dive / Celebrities Luisa Ranieri TESTA E CUORE IN UN COCKTAIL DI SIMPATIA di / by Laura Delli Colli A Venezia ha sorpreso tutti per la semplicità del suo discorso da ‘madrina’ della Mostra Internazionale del Cinema numero 71. “Niente retorica né ricordi personali”, aveva promesso Luisa Ranieri alla vigilia dell’inaugurazione che ha ‘battezzato’ come una vera padrona di casa. Così è stato: mediterranea e solare come sempre, a dispetto del tempo grigio che ha accolto il cinema al Lido, fin dall’arrivo all’imbarcadero dell’Hotel Excelsior, Luisa ha distribuito saluti e sorrisi aggiungendo subito un po’ di pepe alle giornate già autunnali del festival. Proprio alla Mostra, esattamente dieci anni prima, la sua apparizione, con Michelangelo Antonioni, era stata un’autentica folgorazione, Ma nell’episodio di ‘Eros’ Luisa era soprattutto un’immagine di sensualità ed eleganza: la celebrazione di un protagonismo clamoroso, insomma, in un corpo straordinario. “Se ci ripenso”, dice, “mi rivedo completamente impreparata… Oggi invece mi sento più sicura, cosciente dei valori di quest’ambiente. Ho capito che la fisicità è un regalo della vita e non mi pesa più di tanto e che, alla fine, l’immagine di me più immediata, quella che ‘passa’ nell’immaginario del pubblico sia quella di una donna che piace anche per la sua bellezza”. zavorra, un ingombro vero…oggi sono più matura, capisco che poi, quando ti rendi conto che ce l’hai solo fino a una certa età, è un dono che certamente aiuta, a patto, certo, che non la svendi, che non ti lasci usare da un regista, come in generale dagli uomini, per questo”. Per un’attrice, nata anche dall’impegno femminista, cosa ha significato ‘partire’ da quell’immagine? “Più attenzione al talento italiano e soprattutto a quello delle donne che, fuori dalla commedia, nel nostro cinema non hanno così spesso ruoli davvero visibili. Mi aspetto emozioni e scoperte. Mi aspetto che il cinema della novità che si annuncia sia accolto “Beh, sono sincera: con l’irruenza e l’ingenuità di ieri avrei detto che la bellezza è una A quale regista è legata di più? “Difficile rispondere, ma non posso negare che mi piace molto il modo di lavorare con gli attori, di Capuano e di Ozpetek. Antonio è un regista difficile ma un uomo adorabile, ed è napoletano, profondamente diverso e molto lontano da Ferzan, che però mette la stessa anima in quello che fa e così ti aiuta non solo a far bene il tuo lavoro ma di volta in volta a scoprire qualcosa di te”. Cosa si aspetta dal cinema italiano che a Venezia, comunque, si è fatto notare anche con molte proposte ‘giovani’? TopTime / settembre-september 2014 > 7 Red Carpet > Divi & Dive / Celebrities con l’interesse che merita. E, ancora, che finisca la stagione dei film, come direbbe Nanni Moretti, ‘due camere e cucina’, che il cinema italiano non tradisca il senso di un passato e una storia gloriosa che ci ha reso grandi in tutto il mondo, un tempo…”. Queste cose le ha dette anche a Venezia, aprendo la Mostra del Cinema. Ma, dica la verità, è davvero tutta farina del suo sacco? “Sì. Ne vado orgogliosa. Ho voluto bandire autori e ‘ghostwriter’ e fare da sola. Con semplicità, sincerità e a modo mio. Insomma mettendoci la testa e il cuore. E senza recitare la parte, retorica, di chi dice: ‘aahhh, la prima volta al cinema, avevo capito subito di voler fare l’attrice’”. Luca Zingaretti, con il quale condivide la sua vita, quanto è orgoglioso della sua storia professionale? “Quanto io sono orgogliosa della sua, anche se, com’è giusto, non ci risparmiamo critiche e siamo i primi a valutare, condividere e a confrontarci”. Sa quanto è importante essere riuscita a ‘cavalcare’ questi dieci anni di cinema senza mai rinunciare al privato, alla maternità, a quello che lei stessa definisce, il cuore? “Lo so bene da sempre, per questo tengo, quando Luca, che per la sua grande popolarità proprio non riesce mai a passare inosservato, a difendere gli spazi della nostra vita privata. Ancora di più da quando abbiamo Emma”. Ecco, pensando a sua figlia, che domani si augurerebbe? “Intanto auguro a me stessa di non tradire mai la mia schiettezza e la mia ‘normalità’, anche in un mondo che a volte trasforma chi lo attraversa…Mi augurerei di poter essere Filomena Marturano in scena, è una mia passione, e soprattutto di vivere il prossimo decennio in un cinema che non dimentichi le donne, e anzi, offra alle attrici quei ruoli che da troppo tempo sono spariti. Noi ci siamo e siamo sempre pronte”. __________________________________________________________ Head and heart, a cocktail of friendship She astonished everyone in Venice for her simple speech as ‘patron’ of the 71st International Film Festival. On the eve of the inauguration, Luisa Ranieri, who conducted it like a perfect hostess, promised that there would be “No rhetoric nor personal memories”. She kept her promise: Mediterranean and radiant as always, despite the grey weather welcoming the films at the Lido and the wharf of the Hotel Excelsior, Luisa greeted everyone with a smile, adding a touch of spice to the early autumn days accompanying the Festival. It was at the Festival ten years earlier that her inspiration came when she appeared with Michelangelo Antonioni. Though in the episode of “Eros” Luisa was above all the image of sensuality and elegance: the glorification of a leading role and an extraordinary body. “If I think about it” she says “I see myself completely unprepared…whereas today I have more self confidence and am conscious of the importance of this environment. I have realized that your physical appearance is a gift in life and it is not too much of a burden; after all, the image seen by the public is that of a woman appreciated also for her beauty”. For an actress also known for her commitment in women’s liberation, what did it mean to start from that image? “Well, to be honest, the impetuousness and naivety of those days made me say that beauty is a burden, a real oppression…today I am more mature and understand that when you realize that it only lasts until a certain age, it is a gift which certainly is of help on the condition that you do not lose out, that you do not allow a director to use you, nor men for that”. Which director are you closest to? “It’s difficult to reply but I cannot deny that I very much like the way actors work, such as Capuano and Ozpetek. Antonio is a difficult film director but an adorable man being Neapolitan and very different and far from how Ferzan is. Ferzan uses his heart in the same way in the things he does and by so doing he not only helps you to do your job well Con Kasia Smutniak in “Allacciate le cinture” di Ferzan Ozpetek TopTime / settembre-september 2014 > 8 Red Carpet > Divi & Dive / Celebrities but also makes you discover new things about yourself each time …” What do you expect from Italian cinema which Venice did highlight, though with many ‘young’ proposals? “A closer attention to Italian talents and above all women’s talent who, apart from comedy, do not often have important parts in Italian films. I expect emotions and new talents. I expect a new type of cinema to be announced and accepted with the attention it deserves. Moreover, I think that the type of film ‘two rooms and a kitchen’ as Nanni Moretti would put it, should come to an end, and that Italian cinema should not forget its past with its glorious history which is what made it famous throughout the world in the past…” This is what you also said in Venice at the inauguration of the Film Festival. Tell us the truth, is it really what you personally think? “Yes, and I am proud of it. I wanted to banish authors and ‘ghost-writers’ and do things myself. In a simple way, with sincerity and my way. In other words using my head and heart. Without acting, without rhetoric like those who say: ‘aahhh, the first time I went to the cinema, I realized right away that I wanted to be an actress’”. How proud is Luca Zingaretti, with whom you share your life, of your professional background? “As much as I am proud of his, even though, as it should be, we do not spare each other criticism and are the first to appreciate, share and confront each other”. Do you know how important it is to have succeeded in ‘surpassing’ these ten years of cinema without ever having given up your private life, maternity, and what you yourself define your heart? All’apertura del Festival di Venezia “I have known it all along and for this reason I want to defend our private life, just as much as Luca does, being as he never goes unnoticed due to his enormous popularity. Even more so since we had Emma”. Thinking of your daughter, what sort of future would you wish her? “For a start I hope I myself will never fail to be sincere and ‘normal’ even in a world which sometimes transforms us…I would like to be Filomena Marturano on the stage, I love her, and above all, for the coming decade, not to forget women in the cinema, even offering actresses roles which have long gone. We are here and have always been ready…” [] Luisa Ranieri debutta al cinema nel 2001 con Leonardo Pieraccioni ne “Il principe e il pirata”, e fa il suo ingresso nel cinema d’autore nel 2004 diretta da Michelangelo Antonioni, nell’episodio “Il filo pericoloso delle cose” del film “Eros”, presentato alla 61. Mostra di Venezia. Per la televisione interpreta il ruolo di Assunta Goretti nella miniserie di Rai 1 “Maria Goretti” (2003), per la regia di Giulio Base, Maria Callas nella fiction di Canale 5 “Callas e Onassis” (2005) di Giorgio Capitani ed è la protagonista femminile di “La omicidi” (2004) e “Cefalonia” (2005), diretti entrambi da Riccardo Milani. Nel 2005 affianca Adriano Celentano nel programma tv-evento “Rockpolitik”. Nel 2007 torna al cinema con la commedia di Vincenzo Salemme “SMS – Sotto mentite spoglie” e nel 2008 partecipa a due produzioni televisive: “O’ professore” di Maurizio Zaccaro e “Amiche mie” di Paolo Genovese e Luca Miniero. Per Paolo Genovese reciterà in due successi del grande schermo, “Immaturi” (2011) e “Immaturi - Il viaggio” (2012). Nel 2009 è tra i protagonisti del film di Pupi Avati “Gli amici del bar Margherita” e nel 2010 è nel controverso “L’amore buio” di Antonio Capuano. Tra il 2009 e il 2010 recita in teatro ne “L’oro di Napoli” di Gianfelice Imparato e Armando Pugliese - trasposizione teatrale dei racconti di Giuseppe Marotta divenuti celebri grazie all’omonimo film di Vittorio De Sica - dove interpreta sia il ruolo che fu di Sofia Loren, sia quello di Silvana Mangano. Luisa Ranieri ha lavorato con successo anche per produzioni americane e francesi: “Letters to Juliet” (2011) di Gary Winick, “Le maquis” (2011) di Dominique Ferrugia (2011) e “Bienvenue à bord” (Benvenuto a bordo, 2011) di Éric Lavaine. Sempre nel 2011 prende parte al pluripremiato “Mozzarella Stories” di Edoardo De Angelis. Nel 2014 recita in due miniserie televisive: “Gli anni spezzati - Il commissario” di Graziano Diana e “Il giudice meschino” di Carlo Carlei ed è al cinema con il nuovo film di Ferzan Ozpetek “Allacciate le cinture” e con “Maldamore” per la regia di Angelo Longoni. Luisa Ranieri made her debut in the cinema in 2001 with Leonardo Pieraccioni in “The Prince and the Pirate”, and in 2004 in auteur cinema directed by Michelangelo Antonioni, in the episode “The Dangerous Thread of Things” in the film “Eros”, presented at the 61st Venice Film Festival. She played the part of Assunta Goretti in the mini-series of Rai 1 “Maria Goretti” (2003), directed by Giulio Base, Maria Callas in the fiction on Canale 5 “Callas e Onassis” (2005) by Giorgio Capitani and had the leading female role in “La omicidi” (2004) and “Cefalonia” (2005), both directed by Riccardo Milani. In 2005 she supported Adriano Celentano in the television programme-event “Rockpolitik”. In 2007 she was back in the cinema with the comedy by Vincenzo Salemme “SMS – Sotto mentite spoglie” and in 2008 participated in two television productions: “O’ professore” by Maurizio Zaccaro and “Amiche mie” by Paolo Genovese and Luca Miniero. She played in two successful films for the cinema for Paolo Genovese, “The Immature” (2011) and “Immaturi - Il viaggio” (2012). In 2009 she starred in Pupi Avati’s film “The Friends at the Margherita Cafe” and in 2010 in the controversial “Dark Love” by Antonio Capuano. Between 2009 and 2010 she played in the theatre in “L’oro di Napoli” by Gianfelice Imparato and Armando Pugliese – a theatrical transposition of Giuseppe Marotta’s tales which became famous thanks to Vittorio De Sica’s film – where she played the parts which were both of Sofia Loren and Silvana Mangano. Luisa Ranieri has also worked with success for American and French productions: “Letters to Juliet” (2011) by Gary Winick, “Le maquis” (2011) by Dominique Ferrugia (2011) and “Bienvenue à bord” (Welcome on Board, 2011) by Éric Lavaine. In 2011 she also took part in the award-winning “Mozzarella Stories” by Edoardo De Angelis. In 2014 she played in two television miniseries: “Gli anni spezzati - Il commissario” by Graziano Diana and “Il giudice meschino” by Carlo Carlei and in Ferzan Ozpetek’s new film in the cinema “Allacciate le cinture” and in “Maldamore” directed by Angelo Longoni. TopTime / settembre-september 2014 > 9 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities International JESSICA CHASTAIN Prossima fermata “Marylin” di / by Roberta Valentini Una cascata di capelli color rame, la pelle bianco latte, il sorriso luminoso e una voce dai toni modulati. È una donna bella, dolce e armoniosa, Jessica Chastain, nuova star del cinema americano. Lanciata dal film ‘The tree of Life’ di Terrence Malick, questa ragazza californiana che adora l’Italia, dove ha girato zaino in spalla dopo gli studi universitari, nel nostro paese torna spesso. Tutta ‘colpa’ di un amore italiano, il manager di ‘Moncler’, Gian Luca Passi de Preposulo. Un fidanzato tenero e affascinante che l’ha accompagnata anche a Ischia, in occasione dell’ ultimo ‘Ischia Global Film & Music Fest’, dove Jessica ha ritirato il prestigioso ‘Ischia Global Art Award’ come attrice dell’anno e presentato in anteprima il film, che la vede non solo protagonista ma anche produttrice, ‘The Disappearence of Eleonore Rigby’. Un’occasione speciale per quest’attrice, che ha l’allure della diva, ma la semplicità di una ragazza della porta accanto. Candidata a due premi Oscar per ‘Zero Dark Thirty’ e ‘The Help’, vincitrice di un Golden Globes per ‘Zero Dark Thirty’”, la Chastain tornerà nei cinema a novembre anche con il nuovo film di Christopher Nolan, ‘Interstellar’. Ed è pronta a diventare Marilyn Monroe in ‘Blonde’, il film del regista neozelandese Andrew Dominik, tratto dal libro omonimo di Joyce Carol Oates, che racconta la vita dell’attrice americana scomparsa tragicamente 52 anni fa. E proprio di Marilyn, di sé e dei suoi progetti, Jessica parla con ‘TopTime’, durante una chiacchierata-intervista sotto il segno della semplicità. Jessica, come si sta preparando per trasformarsi nell’icona Marylin Monroe? “In realtà, ancora non lo so. Sto cercando di ‘dimenticare’ chi sia Marilyn, per poi riappropriarmene attraverso le mie ricerche. Faccio sempre così, quando devo interpretare un personaggio. È successo anche con i miei film precedenti: elimino l’immagine della protagonista, ma vado alla ricerca della sua energia, in modo da sentirla profondamente TopTime / settembre-september 2014 > 12 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities International e tirarla fuori dal mio cuore. ‘Blonde’, comunque, è l’idea di Marilyn, i suoi pensieri interiori, la storia di come una bionda possa essere divorata dalle logiche hollywoodiane. Sarà un film molto dark, che si baserà soprattutto sul finale della sua vita”. Chi è Marilyn per Jessica Chastain? “Un’attrice incredibile, ma anche una donna molto sensibile e vulnerabile, rispetto alla bomba sexy in cui l’ha trasformata Hollywood. Mi piace pensarla in quello che secondo me è uno dei suoi film migliori, ‘Fermata d’autobus’, girato a New York”. E Jessica, invece, chi è? “Sto ancora cercando di scoprire delle cose su di me. Direi che sono timida, riservata e vulnerabile. Alle feste me ne sto in disparte, mentre magari gli altri amici sono l’anima del party. E poi sono anche molto insicura. Ma, nel contempo, impavida e piena di fiducia. Però cerco di bilanciare la paura e la timidezza con il coraggio. Quando interpreto un ruolo, per esempio, mi sembra sempre di essere sull’orlo di un precipizio. Come la maggior parte degli attori, cammino su una linea molto sottile”. Lei adora l’Italia e conosce bene il nostro paese… “Sì, ho girato l’Italia con lo zaino in spalla quando ero studentessa, ed ero già stata a Ischia dieci anni fa. E poi sono spesso a Milano. Questo paese per me è una seconda casa e un’ottima medicina per eliminare lo stress, visto che sono una persona frenetica e dipendente dal lavoro. L’Italia, invece, mi fa bene all’anima, per lo stile di vita che c’è, i tempi rilassati. Un pranzo con gli amici dura quattro ore, una pausa-caffè al bar magari due (ride, ndr)”. Qual è il suo rapporto con il cibo e la lingua italiani? “Adoro cucinare e sperimentare i vostri piatti, lo faccio per i miei amici italiani ogni volta che sono qui da voi. E poi sto studiando la vostra lingua, per vedere i film e gli spettacoli teatrali in italiano. Ho già visto ‘Macbeth’ a teatro, per esempio, e conoscere la storia mi ha aiutata a capire un po’ meglio”. Jessica e la moda… “Sono affascinata dalla moda e da come una persona si presenta al mondo. Guardare una sfilata per me è come apprezzare un quadro in museo. Non mi interessa se mi starà bene addosso o meno un vestito, piuttosto penso a quello che voleva esprimere lo stilista quando l’ha disegnato. Per me gli stilisti sono artisti. Sono una grande amica di Dolce & Gabbana e adoro Givenchy”. Un regista italiano dal quale si farebbe dirigere e i film del nostro paese che l’hanno colpita di più? “È difficile dire con chi vorrei lavorare. Mi ha colpito molto Dario Argento e il suo film ‘Suspiria’, per esempio. Ho amato ‘Gomorra’ di Matteo Garrone e ‘La grande bellezza’ di Paolo Sorrentino, e ho sempre adorato i film di Federico Fellini. Penso che questo sia un bel momento per il cinema italiano, effervescente ed elettrizzante”. Nella vita è innamorata di un uomo italiano, Gian Luca Passi de Preposulo. Sul set, invece… “Sul set mi innamoro ogni volta di uno diverso: devo tirare fuori tutto il mio istinto e credere che sia tutto vero, di essere innamorata di chi ho davanti. Ma, a riflettori spenti, torno dal mio amore italiano”. New Zealand director Andrew Dominik, based on Joyce Carol Oates’ book about the life of the American actress who died tragically 52 years ago. Jessica talks to TopTime about Marilyn and her projects, during our casual chat-interview. ______________________________________________________ Jessica Chastain Next stop: “Marylin”. Red hair, porcelain complexion, bright smile and a modulated tone of voice. Jessica Chastain, an emerging star of American cinema, is beautiful, full of charm and graceful. Launched in the film “The tree of Life” by Terrence Malick, this Californian girl who loves Italy after having visited it with a rucksack on her back following her university studies, often visits our country. All the “fault” of an Italian love, Gian Luca Passi de Preposulo, manager of “Moncler”. An affectionate and charming boyfriend who even accompanied her to Ischia on the occasion of the recent Ischia Global Film & Music Fest, where Jessica received an important acknowledgment, the Ischia Global Art Award as actress of the year and where she presented a preview of the film “The Disappearance of Eleonore Rigby” which not only sees her in the main role but also as the producer. A special occasion for this actress who has the allure of a star but the naturalness of ‘the girl next door’. With two academy award nominations for “Zero Dark Thirty” and “The Help”, winner of a Golden Globe for “Zero Dark Thirty”, Jessica Chastain will be back in the cinema in November with another film, this time by New Zealand director Andrew Dominik, based on Joyce Carol Oates’ book about the life of the American actress who died tragically 52 years ago. Jessica talks to TopTime about Marilyn and her projects, during our casual chat-interview. TopTime / settembre-september 2014 > 13 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities International Jessica, how are you getting ready to transform yourself into an icon like Marylin Monroe? “In actual fact, I still don’t know. I am trying to ‘forget’ who Marilyn was, to then ‘bring her back’ through my own research on her. I always do that when I have to interpret a well-known figure. I even did so in my previous films: I eliminate the character’s image but dig through her energy so as to feel her deeply inside me, to then make her come out of my heart. However, ‘Blonde’ is the idea Marilyn represents, her inner thoughts, the history of how a blonde can be destroyed through the logic of Hollywood. It will be a very dark film, mainly based on the last stages of her life”. Who is Marilyn in Jessica Chastain’s eyes? “An incredible actress but also a very sensitive and vulnerable woman as opposed to the ‘sex symbol’ Hollywood turned her into. I like to think of her how she was in one of her best films in my opinion, ‘Bus Stop’, filmed in New York”. it. Fashion designers in my opinion are artists. I am a great friend of Dolce & Gabbana and I adore Givenchy”. Which Italian director would you like to work for and which Italian films have struck you most … “It is difficult to say who I would like to work with. For instance I was very much struck by Dario Argento and his film ‘Suspiria’. I loved Matteo Garrone’s ‘Gomorrah’ and Paolo Sorrentino’s ‘The Great Beauty’ and I have always adored Federico Fellini’s films. I think this is a good moment for Italian cinema, effervescent and exciting”. In real life you are in love with an Italian, Gian Luca Passi de Preposulo. How about on the set… “On the set I fall in love with a different man each time: I have to bring out all my instinct and pretend it is all real, that I am in love with the person I have in front of me. But once the cameras are switched off I return to my Italian love”. [] And what about Jessica, who is she? “I am still trying to find out things about myself. I would say I am shy, reserved and vulnerable. I keep to one side at parties while my friends animate the party. Moreover I am very insecure. Though on the other hand I am courageous and full of confidence. I try to balance my fear and shyness with courage. For example when I play a part I always feel I am on the verge of a cliff. Like most actors I walk on a very thin line”. You love Italy and know the country very well… “Yes I travelled throughout Italy with a rucksack on my back when I was a student and I had already been to Ischia ten years ago. Moreover I often go to Milan. This country is like a second home to me and an excellent medicine against stress considering I live a very hectic life and am a workaholic. Italy is good for my spirit, for its life style, relaxed atmosphere. A dinner with friends will last four hours, a coffee break in the bar perhaps two hours (she laughs)”. What is your relationship like with Italian food and the language? “I love cooking and experimenting with your dishes, I do so for my Italian friends every time I am over here. I am also studying Italian to see films and theatre performances in Italian. I have already seen ‘Macbeth’ at the theatre for example and to know the history has helped me understand better”. Jessica and fashion… “I am fascinated by fashion and by how a person presents himself to the world. Watching a catwalk for me is like admiring a painting in a museum. I am not interested if it fits me or not but rather think at what the fashion designer wanted to convey when he designed TopTime / settembre-september 2014 > 14 IN VENDITA IN DVD E BLU-RAY DISC DAL 31 LUGLIO www.01distribution.it RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities MICAELA RAMAZZOTTI Io, attrice e antidiva di / by Viola Valente Suo marito, il regista Paolo Virzì, che recentemente ha ricevuto il premio Ischia Global Award quale regista italiano dell’anno per “Il capitale umano” l’ha lanciata nel mondo del cinema con un ruolo nel film ‘Tutta la vita davanti’. E, proprio su quel set, tra l’attrice romana e il regista livornese è nato l’amore. Un amore importante, reso ancor più forte dalla comune passione per il cinema, che ha regalato a Micaela la possibilità di “recitare” tre ruoli in uno: quello di attrice, mamma e moglie. Oggi, a 35 anni, la Ramazzotti è una donna realizzata: ha due figli, Jacopo e Anna, è richiesta dai più importanti registi del panorama cinematografico italiano, e ha al suo fianco un compagno creativo e stimolante. Così come il marito, anche lei, all’Ischia Global & Film Fest, ha ricevuto un ambito riconoscimento, dichiarando che “Ricevere il premio Ischia Award Attrice Italiana dell’Anno devo dire che è stata una grande emozione. Devo ringraziare Pascal Vicedomini, l’ideatore e organizzatore di questo festival, che ha invitato me e Paolo in un’isola meravigliosa, che per una settimana è diventata l’isola del cinema italiano e internazionale”. Per lei, l’amore, la semplicità, l’allegria e la creatività fanno parte del quotidiano. Un quotidiano che l’attrice ci racconta, facendo un bilancio della sua vita da anti-diva. Hai mai corso il rischio di perdere il controllo dei tuoi ruoli sul set e nella vita quotidiana? “E’ stato stimolante. E poi, soprattutto da quando sono diventata mamma, per quel che mi riguarda, riesco a fare molte più cose. La mattina mi sveglio prestissimo, mentre magari prima della maternità non riuscivo a organizzarmi. Insomma, sono un po’ come tutte le donne che lavorano, ma che non perdono mai di vista il fronte familiare. E questo fa parte un po’ della natura femminile: si sa che da sempre riusciamo a fare tante cose insieme”. Da quando ci sono, Jacopo e Anna, però a qualcosa hai dovuto “rinunciare”… “Sì, perché non posso più studiare i copioni dei film chiudendomi in camera nel più assoluto silenzio, come facevo fino a qualche anno fa, forse in maniera addirittura esagerata (e sorride, ndr). Adesso, invece, mentre mi muovo tra la preparazione di una pappa e l’uscita per accompagnare i bambini all’asilo, studio le battute dei miei personaggi. È tutto più movimentato e, nello stesso tempo, anche tutto più semplice…”. Hai interpretato tante mamme diverse quale insegnamento vorresti regalare ai tuoi figli? “Vorrei insegnare a tutti e due la libertà di viaggiare per il mondo, con la gioia di incontrare e di conoscere: ecco, vorrei che fosse questo il mio regalo da mamma per la vita. Amo molto spostarmi con la mia famiglia e muoversi tutti insieme, bagagli al seguito, è sempre un’avventura emozionante”. Da cinque anni sei sposata con un regista famoso e importante… “E’ un rapporto movimentato. Lui è livornese, comunicativo, vivace e simpatico, e tira le frecciatine proprio come si fa a Livorno. Io, invece, mi definirei una leonessa, anzi, la leonessa di Casalpalocco, una zona di Roma dove sono vissuta che somiglia un po’ a quei quartieri americani con le villettine. Il nostro West romano, insomma (e ride, ndr)”. Cosa fai per stare in forma? TopTime / settembre-september 2014 > 16 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities “Cammino tantissimo, perché mi piace muovermi all’aria aperta. Non amo gli ambienti chiusi, e quindi non potrei mai andare in palestra”. Il tuo rapporto con la bellezza? “Non penso mai alla bellezza, anche perché la possiamo trovare ovunque, ogni giorno della nostra vita. Alla mia età non ci bado, cerco sempre di lavorare ad altro: è più importante la verità, la naturalezza, il confronto con la vita delle persone”. Ma se ti guardi allo specchio, ti piaci? “Sì, mi sto simpatica, dai… Ma per me è molto più importante l’ironia. Quella sì che vince su tutto!”. Quali sono i tuoi film del cuore? “Ce ne sono diversi. ‘Anni felici’, di Daniele Luchetti, perché mi ha dato la possibilità di interpretare un ruolo che ho amato tantissimo, quello di una donna contraddittoria, ‘sbagliata’, una madre non convenzionale. E poi il ruolo di Anna ne ‘La prima cosa bella’, il film del “mio” Paolo, ‘Il cuore grande delle ragazze’ di Pupi Avati, ‘Questione di cuore’ della Archibugi, ‘Posti in piedi in paradiso’ di Carlo Verdone, in cui ho interpretato il ruolo di una cardiologa vessata dagli uomini, quello della madre ipovedente di ‘Più buio di mezzanotte’, il film diretto dal giovane Sebastiano Riso, che ha riscosso tanto successo all’ultimo festival di Cannes. Insomma, ho recitato tante donne diverse, ma che somigliano un po’ a tutte noi”. Quali sono i tuoi prossimi progetti cinematografici? “Ho finito di girare un film diretto da Francesca Archibugi, ‘Il nome del figlio’, insieme a Alessandro Gassman, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio e Rocco Papaleo, che uscirà nel 2015. E poi, da fine ottobre, tornerò sul set diretta da Giorgia Farina, un’altra regista donna che aveva esordito sul grande schermo con ‘Amiche da morir’e. Sono molto fortunata, perché sto lavorando con donne speciali, che muovono energie speciali”. Hai mai rifiutato un ruolo, per poi pentirtene subito dopo? “Sette anni fa mi avevano proposto il ruolo di Gabriella Ferri, ma il progetto si è fermato e poi io non mi sentivo comunque pronta a interpretare una donna così impegnativa. Oggi, invece, accetterei subito, perché di un personaggio come la Ferri mi piacciono il suo calore, la verità e la sua autenticità. Anzi, in realtà i produttori per realizzare questo progetto ci sono, e quindi in futuro mi vedrete anche nelle vesti di questa straordinaria cantante romana”. Un consiglio alle giovani che vogliono intraprendere la carriera di attrici? “Non mi sento di poterne dare, anzi io stessa continuo sempre ad accettare consigli. Però, come dice il grande maestro Pupi Avati, bisogna studiare, ma senza mai perdere la propria naturalezza e lavorare molto sulla propria voce. Senza dimenticare che, in questo mestiere, è anche importante non prendersi mai troppo sul serio…” TopTime / settembre-september 2014 > 17 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities Micaela Ramazzotti An actress against the star system Her husband, director Paolo Virzì, who was recently awarded the Ischia Global Award as Italian film director of the year for “Human Capital” launched her into the world of cinema with a part in the film ‘Your whole life ahead of you’. In fact it was on the set of that film that the romance between the Roman actress and the director from Livorno began. An important love story, enforced by their mutual passion for the cinema which gave Micaela the possibility to “act” three roles in one: that of actress, mother and wife. Today, at the age of 35, Micaela Ramazzotti is an accomplished woman: two children, Jacopo and Anna, she is sought after by important film directors of the Italian cinema and has a creative and motivating partner by her side. Like her husband, she too received an important acknowledgement at the Ischia Global & Film Fest, and stated that “to receive the Ischia Award for best actress of the year was a huge emotion. I really must thank Pascal Vicedomini, the creator and organizer of the festival who invited me and Paolo to a wonderful island which for a week became the island of Italian and international cinema”. For her, love, simplicity, joy and creativity are an everyday part of her life. A daily routine which the actress describes to us weighing up her life as a rebel against the star system. Have you ever risked losing control of our role on the set or in real life? “I have always been motivated. Ever since I have become a mother, as far as I am concerned, I can do far more things. I wake up very early in the morning whereas before my maternity I was never able to organize myself. I am like all working mothers but one who never loses sight of the family. This is part of women’s nature though: we have always managed to do a lot of things at the same time”. Have you had to “give something up” since you had Jacopo and Anna?… “Well yes because I can no longer study the screenplays closed in my room in silence like I used to up until a few years ago, perhaps even exaggerating (she smiles). Now I study my part in between preparing baby food and taking the children to nursery school. Things are more lively now but at the same time simpler…” You have played several parts of a mother – what education would you like to give your children? “I would like to teach them the freedom of travelling around the world, and the joy of seeing and learning: this is the gift I would like to give them for life, as a mother. I like to travel with my family, all of us leaving together with all our luggage is always an exciting adventure”. You have been married to a famous and important film director for five years… “Ours is a lively relationship. He comes from Livorno, is extrovert, full of life and pleasant and can be snappy just like they are in Livorno. Whereas I would describe myself as a lioness, in fact a lioness from Casalpalocco, the area where I lived in Rome which resembles American lifestyle with small houses. Our Roman West, in other words (she laughs)”. What do you do to keep in shape? “I walk a lot because I like to exercise in the open air. I do not like closed environments which means I could never go to a gym”. What about your relationship with beauty? “I never think of beauty because it can be found anywhere, every day of our life. At my age I am not bothered about it, I always try to work on other things: like truth, naturalness, confrontation with life which are more important”. Do you like what you see in the mirror? “Yes I like myself, from… For me humour is far more important. It certainly wins over anything else!” Which films are special for you? “There are many. ‘Those Happy Years’ by Daniele Luchetti because it gave me the possibility to play a part which I really loved, that of a woman full of contradiction, ‘someone wrong’, a non-traditional mother. Then the part of Anna in ‘The First Beautiful Thing’, a film by “my” Paolo, ‘The Big Heart of the Girls’ by Pupi Avati, ‘A Question of the Heart’ by Archibugi, ‘A Flat for Three’ by Carlo Verdone in which I played the part of a cardiologist oppressed by men, that of a partially-sighted woman in ‘Darker Than Midnight’, a film directed by the young Sebastiano Riso, who had a huge success at the last film festival in Cannes. In other words I have played the part of several women each one resembling us all a little bit”. Which are you future projects in the cinema? “I have just finished a film directed by Francesca Archibugi, ‘Il nome del figlio’, with Alessandro Gassman, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio and Rocco Papaleo, which will be out in 2015. As of the end TopTime / settembre-september 2014 > 18 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities of October I shall be back on the set directed by Giorgia Farina, another woman director who made her debut on the silver screen with ‘Friends to Die For’. I am very lucky to work for special women who transmit special energy”. Have you ever turned down a role, to then regret it straight after? “Seven years ago I was offered the part of Gabriella Ferri, but the project came to a standstill though nevertheless I was not ready to take on the role of such a demanding personality. I would accept right away today because what I like about the personality of Ferri is her warmth, her truth and her genuine nature. In fact there are producers who could carry out this project so, who knows, in the future you may even see me in the part of this extraordinary Roman singer”. Any advice to young girls who want to become actresses? “I don’t feel I can give any, in fact I myself continue to accept advice. However, like the great maestro Pupi Avati says, you must study, without ever losing your naturalness and work a lot on your voice. Without forgetting that in this profession you should never take yourself too seriously…” [] TopTime / settembre-september 2014 > 19 Art > Faccia a faccia / Face to face MASSIMO CATALANI Non ho mai smesso di giocare a biliardino di / by Vittorio Zenardi America’s Cup Class 2007 - 128x62cmpolvere di marmo di Carrara e pigmenti su foglia d’alluminio su tavola Vincenzo Cerami l’ha definito un “cercatore d’oro”, perché passa il tempo più tra sassi e sabbie, che davanti alle tele. Sì, perché Massimo Catalani, classe 1960, ha sviluppato una personalissima tecnica che consiste nel mescolare polvere di marmo di Carrara, terre naturali e pigmenti con una colla ad acqua, il Vinavil. Per un effetto davvero sorprendente. Con esposizioni in tutte le città d’Europa, negli Stati Uniti, in Corea, Russia e Giappone, Catalani porta in alto la bandiera del made in Italy. Tornato di recente da un Tour in Cile, ci accoglie nel suo studio romano. padre. Quindi quello che avevo già dentro di me l’ho tirato fuori in questa circostanza. Per cui sì, possiamo parlare di una forma di catarsi”. Come è andata quest’ultima esperienza cilena? Nonostante la crisi la nostra arte riesce sempre ad essere attrattiva nel mondo? “Sono tornato molto rilassato e molto felice, ho lavorato come un pazzo, ma è stato veramente bello. Ho trovato un enorme interesse e calore, mi hanno dato carta bianca, preso in considerazione, aperto porte. Ho tenuto quattro lezioni universitarie, quattro mostre più o meno grandi in quattro posti diversi, tre a Santiago e una Valparaíso. All’Ambasciata Italiana ho realizzato una performance dove ho spatolato un pesce di riso di otto chili con bianco di seppia e nero di seppia. Lo Chef ha fatto il riso e io l’ho spatolato al volo in tre minuti per farlo mangiare caldo”. Tra l’altro tu sei un ottimo cuoco, come è nata questa passione per la cucina, che spesso trasporti nella tua arte? Come è cambiata negli anni la tua arte? “Io parto da una nuova oggettività, negli anni ’90 provocavo perché c’era davanti a me un blocco, oggi che il mondo è distrutto e ci sono le macerie non mi va neanche più di provocare, per cui l’ironia di un quadro con le cipolle, adesso, mi sembrerebbe inopportuna, pura arte da salotto. Oggi sento maggiormente l’urgenza di impegnarmi in battaglie di civiltà come quelle ambientaliste, ho una forte urgenza di fare, che si ripercuote nelle mie opere”. Sì, il rispetto che hanno gli altri per l’arte Italiana é tuttora vivo. Dal Giappone alla Russia, dagli Stati Uniti all’Inghilterra e a maggior ragione in un Paese latino come il Cile, che è popolato in parte da Italiani. In giro per il mondo la figura dell’artista suscita interesse e curiosità, in Italia ci sono alcune occasione in cui viene ancora denigrata. Siamo seduti su un giacimento enorme che è il rispetto che hanno gli altri per la nostra arte”. Quale è il paese che ti è piaciuto di più? Il tuo avvicinamento all’arte è stato graduale o è stata una vera e propria catarsi? “Mi hanno sempre accolto tutti a braccia aperte, quindi sull’accoglienza non posso fare classifiche, posso farle su ciò che preferisco a prescindere. Io ho lo sguardo che va ad oriente e le gambe che poi purtroppo vanno spesso in occidente. Mi è piaciuto molto Istanbul, e alcune antiche città dell’India, in futuro mi piacerebbe andare a Pechino. Vorrei approfondire l’oriente perché ha un sedimento culturale infinito, mentre in occidente la cultura è stata sterminata e soppiantata dagli scarti delle nostre culture”. “Il mio è stato un lento andare, la causa scatenante è stato il divorzio, mio figlio aveva un anno e mezzo, all’epoca facevo l’architetto e correvo tutto il giorno con la Vespa per Roma per seguire i cantieri. Ho deciso così a trentasei anni di prendermi un anno sabbatico, fare la mattina il pittore e il pomeriggio il “Sì, ma mi sentivo un fallito, perché ogni volta che tentavo di proporre un’artisticità nel progetto, la committenza mi guardava storto”. “Sono un autodidatta, in casa eravamo io e mia madre e spesso l’aiutavo a cucinare, e nel corso della mia vita ho sempre cucinato con piacere. Utilizzo il pesce ed ingredienti vegetali, guardo la filiera, perché è importante la forma del pianeta ma la forma dello stomaco viene ancora prima, sto attento a quello che mangio. Non voglio fare l’integralista, il sapore dell’hamburger di McDonald’s certamente è squisito, peccato che sia finto, fatto a laboratorio. C’è un bellissimo libro di Elena Battaglini sulla sociologia del gusto che spiega come il gusto industriale abbia soppiantato il gusto naturale”. Quando facevi l’architetto eri affascinato dall’arte? Ti ricordi la tua prima mostra? TopTime / settembre-september 2014 > 21 Art > Faccia a faccia / Face to face Alix - 188x84cm - 2011polvere di marmo di Carrara e sabbia vulcanica su tavola “Si intitolava ‘Cena’, un quadro con le olive, nere, incorniciato posto sul cavalletto, subito fuori della porta del marciapiede della galleria di via Gregoriana a Roma. Il vino, invece, era ad un chiodo della vetrina che guardava la pioggia invernale scorrere lungo la strada in discesa. Apriva il servizio un piatto di pasta con le zucchine romanesche: rigatoni. Li ho dipinti in bianco e blu di Prussia, la pasta in ossido giallo di ferro, il sugo con i rossi del cadmio e il prezzemolo con il verde denominato “ftalo”. La tela era larga due metri ed alta uno e aveva una cornice fatta da mia madre, Maria, in cucina, a casa sua. La gente all’inizio mi prendeva per matto, pensava: ‘Che fa questo?’… Certamente non erano soggetti in ‘voga’”. ‘Ti dispiace se bacio mamma’ invece é stato il produttore che ha coinvolto il regista. Benvenuti ha poi saputo scrivere un film mettendoci dentro l’arte, tra l’altro un’opera d’impegno civile molto bella”. Avevi una tua “visione” personale, che alla fine si è rivelata vincente… Come trascorri il tuo tempo libero? “Sono partiti contemporaneamente a me molti artisti, tanti li ho visti arrivare altri li ho visti fallire, ti posso fare nomi, storie e biografie. Hai parlato di ‘visione’ , ecco, ti posso dire che tutti quelli che avevano una ‘visione’ hanno avuto successo gli altri sono andati a finire male, questo è già un discrimine che possiamo dare. Poi mettiamoci un secondo discrimine, che tu faccia l’artista o che tu venda le mutande, alcune regole sono le stesse, cioè un’impresa occidentale, con uno sforzo di energia produce e con sei, sette sforzi di energia distribuisce e vende. Se pensi di essere un’artista contemporaneo senza subire quello sforzo, quella necessità di sforzo, sei morto. Per cui devi avere l’umiltà di essere come uno che vende le mutande, la mattina ti alzi alle sei, prendi il tuo carrettino apri l’ombrellone, fai vedere la tua merce. Un giorno ti va bene, l’altro meno, ma funziona così”. Sono famose le tue cene biologiche con strepitosi tornei di biliardino… “E’ una passione che ho fin da piccolo, a tredici anni, comprai con un amico un biliardino usato, mettemmo cinque mila lire per uno e lo sistemammo nel retrobottega della libreria di mia madre. Da allora non ho mai smesso di giocare e mi piace organizzare tornei con gli amici. Ho contagiato anche mio figlio Lorenzo, riuscendo così a distoglierlo dai videogames. Si è comprato un biliardino che tiene nel mio studio, sfidando i suoi amici”. “Adoro il mare, mi piace andare in barca,ho fatto dieci anni di agonismo, gareggiando anche alla Rolex Cup di Capri. Ora ho una barca a Talamone, presa insieme a Janique, la mia compagna. Ci piace l’idea di stare come dentro ad un sommergibile, è divertente, anche se gli spazi sono stretti e ci facciamo sempre qualche livido”. Progetti per il futuro? “A settembre, inaugurerò a Montecarlo una mostra sulla storia dell’urbanità romana. Nello stesso mese sarò a Barga in provincia di Lucca come direttore artistico di un Festival di arti visive, terrò delle lezioni e farò una performance creando dei segnalibri. Ci sarà anche una jam session Jazz e naturalmente l’immancabile torneo di biliardino!” Invece molti tralasciavano questo aspetto? “Quando parlo di questo aspetto divento severo, tanto se mi faccio un po’ di nemici, nella collezione c’è posto. Sono entrato nel mondo dell’arte quando l’artista non era più un’artista ma era diventato un critico. Il critico aveva scippato l’arte agli artisti, manipolava alcuni tossici di scarso calibro e manipolandoli li portava in giro. Quello che accadeva era la gloria del critico. Però l’arte italiana non era questo, l’arte italiana di gente come Borromini, Palladio, Bramante era l’arte di gente che si era impegnata al massimo per arrivare a certi livelli. Mentre invece, questi, erano più o meno nobili, figli di famiglie ricche, preservati dai genitori al combattimento, che affrontavano il mondo scegliendo le cose più comode, più carine, più da salotto. Questo aspetto si capisce molto bene in una scena de ‘La grande bellezza’ di Sorrentino, quando ci fa vedere la performance artistica all’acquedotto romano e la successiva intervista del giornalista Jep Gambardella alla body-artist Talia Concept (una Marina Abramovic di provincia). Jep si spazientisce e definisce le parole della performer ‘fuffa impubblicabile’, dichiarando di avere un pubblico molto colto che vuole capire le cose. Film come questo, ‘La dolce vita’, ed ‘Ecce bombo’ sono film in linea l’uno con l’altro. Viene fuori la noia di gente benestante”. Le tue opere compaiono nel cinema di Pupi Avati, Cristina Comencini e Alessandro Benvenuti, come nascono queste collaborazioni? FI-Santa Maria Novella - 62x85cm -carbonato di calcio, terra di Capalbio e pigmenti su tavola Di solito sono prestiti gratuiti che mi vengono richiesti dagli scenografi. Nel caso di TopTime / settembre-september 2014 > 22 Art > Faccia a faccia / Face to face Massimo Catalani I still play table football Vincenzo Cerami described him as a “goldpanner” because he spends more time with stones and sand than in front of the canvas. That’s right because Massimo Catalani, born in 1960, has developed a very personal technique which consists in blending powdered Cararra marble, natural soil and pigment with a water-based glue, Vinavil. For a remarkable effect. With exhibitions in European cities, the United States, Korea, Russia and Japan Catalani certainly keeps the made in Italy flag flying. Upon his return from a recent tour in Chile he welcomes us to his studio in Rome. How did your recent experience in Chile go? “I came back very relaxed and happy. I worked like mad but it was really great. I found a lot of enthusiasm and friendliness, was given carte blanche and consideration and even open doors. I did four lectures at the university, four more or less large exhibitions in four different locations, three in Santiago and one in Valparaíso. I carried out a performance at the Italian Embassy where I spread an eight kilo rice fish with black and white sepia. The Chef made the rice and I spread it quickly in three minutes so it could be eaten warm”. You are also a good cook, how did you get your passion for cookery, which you often transfer to your art? “I taught myself. I lived at home with my mother and often helped her cook, then I always carried on cooking willingly throughout my life. I use fish and vegetable ingredients and am careful at what I eat. I do not wish to be a fundamentalist but, a McDonald’s hamburger, though certainly of exquisite taste, is unfortunately artificial in that it is produced in a laboratory. Elena Battaglini wrote a lovely book on the sociology of taste which describes how industrial flavours have replaced natural flavours”. Did you gradually approach art or was it a catharsis? “I gradually approached it, my divorce triggered it off when my son was one and a half years old; at the time I was an architect going back and forth on my Vespa during the day throughout Rome to visit the worksites. That is why at the age of thirty-six I decided to have a year off, paint in the morning and be a father in the afternoon. So whatever I had within came out on that occasion. In that case we can certainly talk about a form of catharsis”. How has your art changed throughout the years? “I initially had a new objective approach and in the nineties was provocative because I felt blocked, but now that the world has been destroyed and is in ruins I am no longer in the mood to be provocative, hence the sarcasm behind a painting with onions would now seem to me as unsuitable, pure lounge painting. Today I feel the urgency for a greater commitment towards civil issues such as environmental ones, and this strong urge is reflected in my works”. Despite the crisis our art always manages to become an attraction worldwide Yes, the respect for Italian art is forever alive. From Japan to Russia, from the United States to England and especially a Latin country like Chile part of which has an Italian population. An artist’s figure evokes interest and curiosity worldwide, whilst in Italy on some occasions it is still criticized. We are situated on a mountain of respect which others have for our art”. Which country did you like most? “I have always been greeted with open arms wherever I went, so I cannot judge in terms of welcome, though I can for the things I prefer. I look towards the east whereas my legs unfortunately often go towards the west. I very much liked Istanbul and some ancient cities in India, in the future I would like to visit Beijing. I would like to get to know the East better because of its infinite culture whilst in the west the culture has been wiped out Tre Pomodori - 125x84cm TopTime / settembre-september 2014 > 23 Art > Faccia a faccia / Face to face and replaced by wastes of our culture”. When you were an architect did art fascinate you? “Yes but I felt I was a good-for-nothing, because each time I tried to introduce something artistic in a project, the client would frown at me”. Do you remember your first exhibition? “It was called ‘Cena’, a painting with black olives, framed and set on an easel right in front of the door on the paved entrance to the gallery in Via Gregoriana in Rome. Whereas the wine was near the window facing the winter rain flowing down the road. The collection opened with a plate of pasta with Roman courgettes: rigatoni. I painted them in white and Prussian blue, and the pasta in iron oxide yellow, the sauce in cadmium red and the parsley in green called “ftalo”. The canvas was two metres wide and one metre high with a frame made by my mother, Maria, in the kitchen of her house. In the beginning people considered me crazy and thought: ‘What’s he doing?’… They were certainly not ‘in fashion’”. You had a personal “view” which in the end turned out to be successful … “Many artists started off at the same time as I did; I saw the success of many but at the same time the failure of others, whom I can name and tell you their stories and biographies. You mentioned “vision” and I can say that all those who had a vision had success while others ended up badly, and this is already a discrimination. Another discrimination is that whether you are an artist or sell underpants, the rules are the same, that is, a western enterprise putting in an enormous effort goes into production and with six or seven times the effort it also manages distribution and sales. If you think you can be a contemporary artist without undergoing the same sort of effort, or without feeling the necessity for it, you’re dead. So you have to have the same modesty as he who sells underpants, you wake up at six in the morning, set off with your little cart, open out your shade and show your goods. One day you might do well another day not so well, but that’s how it works”. But many ignored this aspect? “When I talk about this aspect I become inflexible, after all there is room for enemies in my collection. I entered the world of art when artists were no longer artists but had become critics. Critics defrauded artists of their art, manipulated some low class addicts and went around with them. This was the critic’s glory. But it was not Italian art, not like that of artists such as Borromini, Palladio, Bramante who had worked hard to reach certain levels. Whereas the former were more or less aristocratic, belonging to rich families, protected by their parents against combats, who faced the world in the easiest and nicest way round, more socially and culturally oriented. This aspect is portrayed very well in a scene of Sorrentino’s film ‘The Great Beauty’ who shows an artistic performance at the Roman aqueduct followed by journalist Jep Gambardella interviewing the body-artist Talia Concept (a provincial Marina Abramovic). Jep loses his patience and defines the performers words ‘fuffa impubblicabile’ (unpublishable fluff) stating that his public was very cultured and wished to understand things. This sort of film, ‘La dolce vita’, and ‘Ecce bombo’ are films in line with each other. They bring to light the boredom of wealthy people”. Your works appear in Pupi Avati’s films and those of Cristina Comencini and Alessandro Benvenuti, how did you get round to collaborating together? These are usually loaned free of charge which the set designers request me. In the case of ‘Ti dispiace se bacio mamma’ it was the producer who engaged the director. Benvenuti then knew how to write a film to include art, which was a very nice project of cultural commitment”. Your biological dinners are famous as are your fantastic table football tournaments … “I have had this passion ever since I was a child; at the age of thirteen I bought a secondhand table football with a friend, putting together five thousand lire each, which we set up at the back of my mother’s bookstore. Ever since then I never stopped playing and I like organizing tournaments with friends. I even passed on the passion to my son Lorenzo, and in this way managed to divert his attention from videogames. He has bought himself a table football which he keeps in my studio, challenging his friends”. What do you do in your spare time? “I love the sea, I like going on a boat, I did it at a competitive level for ten years even taking part in the Rolex Cup in Capri. I now have a boat in Talamone which I bought with Janique my partner. We like the idea of being inside it like in a submarine, it’s good fun even though it is a bit tight and we always end up with a couple of bruises”. Plans for your future? “I shall inaugurate an exhibition in Monte Carlo in September on the history of Roman urban facilities. In the same month I shall be going to Barga in the province of Lucca as artistic director of a Festival of visual arts, where I shall hold lectures and carry out a performance creating bookmarks. There will also be a jam session of Jazz and of course an inevitable tournament of table football!” [] TopTime / settembre-september 2014 > 24 Syntek Global So l u zi o ni commer ci a li e i nd ustr i a li Permette di percorrere più miglia consumando meno Prolunga la vita del motore e ne diminuisce l’usura Incrementa le prestazioni e la potenza dell’imbarcazione Riduce le Emissioni di gas nocivi e l’inquinamento Ordina on-line da tutto il mondo / Order on-line worldwide www.caputo.mysyntek.com Art > Mostre / Exhibitions L’Umbria ospita la Prima Biennale Al via la prima edizione di Giuliano Ottaviani TRECENTO ARTISTI INTERNAZIONALI E UN’INTERA REGIONE COINVOLTA di / by Carla Cace Il nostro Paese si arricchisce di un nuovo appuntamento artistico: la Biennale di Spoleto. E’ in corso, infatti, la prima rassegna internazionale umbra, fondata e presieduta dal Maestro Giuliano Ottaviani. Una innovativa formula itinerante e di scambio internazionale. Ne parliamo con la “mente e il cuore” dell’iniziativa, l’eclettico pittore, scultore e orafo, di origini umbre e fama internazionale. Un celebre artista che si trasforma in direttore artistico. Come è nata questa idea? “L’idea nasce dal fatto che, proprio a Spoleto, c’è la sede di ‘Eclettica’, la mia Associazione culturale. Ma questa è una città dagli infiniti stimoli e che gode di un retaggio davvero unico. Mancava proprio una Biennale. Io viaggio spesso e opero parecchio all’estero, così mi è venuta l’idea di portare gli artisti di tutto il mondo nella città umbra, attraverso le ambasciate. L’obiettivo finale è quello di uno scambio, un dialogo tra differenti culture e forme espressive”. Perciò il tema di questa prima edizione è il “dialogo”? Certamente. Questa Biennale fa interagire varie culture: una globalizzazione costruttiva nel rispetto delle differenti cifre stilistiche. Le ambasciate in che maniera sono coinvolte? Sono proprio le ambasciate a scegliere i loro artisti più rappresentativi e poi a mandarceli. Ad esempio, nel caso dell’Albania si è già verificato quello che auspicavo: un esperimento di “interscambio”. Una volta terminato l’evento a Spoleto, gli albanesi ospiTopTime / settembre-september 2014 > 26 Art > Mostre / Exhibitions teranno la Biennale a Durazzo. Sarà qualcosa di diverso rispetto all’Italia, non una copia ma una edizione tarata su loro. Abbiamo anche un collegamento sinergico con la Costa Rica, dove avvieremo un dialogo incentrato sulla Eco-arte legata al territorio. Non tutti i paesi hanno le stesse tradizioni, ve ne sono certi meno antichi ma caratterizzati da una maestoso patrimonio naturale, come in questo caso. Spoleto è stata patria di grandi figure del Rinascimento. Vi è un rimando ideale con il glorioso passato? Senza dubbio. Io sono di origini umbre, precisamente di Foligno, e non è un caso che abbia deciso di operare proprio qui: mi lascio sempre condurre dal cuore nelle decisioni e voglio dare visibilità alla mia terra d’origine. Ma ho scelto Spoleto anche perché in un momento in cui il dialogo vero, nonostante i mezzi di comunicazione, è tanto difficile quanto indispensabile per la pace tra i popoli, ho trovato terreno fertile proprio in questa città molto famosa nel mondo. E non mi fermo qui: voglio estendere il messaggio a tutto il territorio. Infatti partiamo da Spoleto, ma coinvolgiamo circa nove amministrazioni nelle iniziative. Quanti sono gli artisti presenti e da dove vengono? Sono presenti quasi trecento artisti, provenienti da tantissime nazioni: Brasile, Norvegia, Francia, Polonia, Romania, Argentina, solo per citarne alcune. Una ricchezza enorme di esperienze. Ad esempio, stiamo dando grande risalto alle opere di una giovanissima artista del Kyrgyzstan purtroppo deceduta. Era un’autodidatta di grandissimo livello, geniale. Ci ha lasciato dei lavori digitali incredibili, nonostante non avesse ricevuto alcun tipo di istruzione. Ho cercato, poi, di dar spazio tanto agli artisti figurativi quanto a quelli sperimentali: siamo alla ricerca delle tendenze e delle nuove forme espressive a livello mondiale. Oltre il virtuosismo cerco i contenuti. Questa Biennale, oltre ad essere caratterizzata da sezioni sulle arti figurative, installazioni e fotografia, propone la poesia. Cosa significa tale “inserimento”? La poesia è parte integrante dell’arte. L’artista è sempre poeta e, spesso, scrive veri versi attraverso i colori. Nei testi, invece, spesso sono nascosti dei contenuti pittorici. Con un saggio miscuglio di concetti e parole possono uscir fuori delle tavolozze colorate. E’ come la musica, capace di evocare colori. Ritengo, insomma, sia fondamentale coinvolgere più arti perché il concetto espressivo è globale. L’arte non va mai costretta entro un linguaggio. Al termine della tappa di Spoleto, il 15 giugno (poi nei comuni aderenti proseguirà sino a fine agosto), ci sarà una premiazione, il Trofeo “Giuliano Ottaviani”… Abbiamo un’importante ed eterogena giuria, presieduta da Luciano Preti, docente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. La vostra manifestazione è concomitante con quella di Venezia di Architettura. Qual è la differenza sostanziale? Cosa porta di nuovo? Qui non ci sono delle situazioni imposte dall’estero. Noi invitiamo l’artista e lo facciamo diventare il portavoce diplomatico della sua nazione. Inoltre, la nostra è una realtà che si diffonde in tutto il territorio. I comuni che oggi ospitano e danno il patrocinio, saranno quelli che perpetueranno il messaggio nel tempo, fino alla prossima Biennale. Coinvolgiamo i piccoli centri in circuiti di arte internazionale: attraverso questo veicolo della manifestazione la provincia si apre a contesti globali, facendo conoscere però le sue specifiche locali. Un interscambio nuovo e interessante, appunto, che favorisce anche un turismo culturale più consapevole. Al di là della Biennale, quali sono i progetti futuri di Giuliano Ottaviani? Intanto prendo parte in prima persona alla Biennale, pur dando maggiore spazio ai giovani emergenti. In questa edizione ripropongo opere degli anni ’80, tuttora attualissime. Seguirà un tour di personali che partirà dall’Umbria per estendersi poi nel resto del mondo. E trascinerò dietro anche qualche giovane. Infine, tornerò a Salvador de Bahia, dove vivo, per una personale nel museo afro più grande del mondo. TopTime / settembre-september 2014 > 27 Art > Mostre / Exhibitions Umbria to host the first Biennale Italy has added another art event to its agenda: the Spoleto Biennial, an innovative touring formula and international exchange with the participation of embassies from eighteen nations and a public of more than seven thousand visitors, which in September shall be hosted in Durazzo in Albania. The president and artistic director of the event, Maestro Giuliano Ottaviani, talks to us about it. He is the “mind and the heart” of the initiative, an eclectic painter, sculptor and goldsmith of Umbrian origin and international fame. A famous artist who transforms himself into a “patron” of the times... “The idea originated from the fact that Spoleto is where the headquarters of my cultural Association ‘Eclettica’ are based. Nevertheless this is a town with endless ideas, boasting a common and really unique network. A Biennial is really what was lacking. I travel widely and work abroad a lot and that is how I got the idea to invite artists from all over the world to this town in Umbria, through the Embassies. The final target is to establish an exchange with other countries, a dialogue between different cultures and forms of expression”. Does that mean that the theme of this first edition is “dialogue”? “For sure. This Biennial interacts with various cultures: a constructive globalization respecting the different style codes. It is the Embassies who choose the artists to send here, those who best represent their countries. For example in the case of Albania an “inter-exchange” trial has already taken place, which I what I had hoped for. Once the event comes to an end in Spoleto the Biennial will be hosted in Albania, in Durazzo. It will be different from the Italian event, theirs will be a customized edition. We also have important connections with Costa Rica where we shall establish a dialogue on eco-art related to the territory. Not all countries have the same traditions, some are less ancient than others though featuring an impressive natural heritage, like in this case”. Spoleto has been the seat of famous figures of the Renaissance period. Is there an explicit reference to a glorious past? “Without doubt. I am of Umbrian origin, to be precise from Foligno, and it is not by chance that I decided to work right here: I always let my heart guide me in my decisions and I would like to give visibility to my home land. I chose Spoleto because at a time when dialogue is so difficult between nations, I found this famous town a fertile environment. I am not going to stop here: the message must be extended throughout Italy. In fact we shall start off in Spoleto but about another nine administrations will be involved in the initiative”. How many artists will participate and where will they come from? “There will be about three hundred artists from several nations: Brazil, Norway, France, Poland, Romania, Argentina just to name a few. A rich array of experiences. For example we are placing great emphasis on the works of a very young artist from Kyrgyzstan who unfortunately is no longer alive. She was self-taught, of very high standard and brilliant. She has left us some incredible digital works despite never having had any sort of professional training. I tried to give space both to visual artists and those working on experimental projects: we are searching for trends and new forms of expression worldwide. Apart from virtuosity I need contents”. Why are poets also participating with visual arts, installations and photography? “Poetry is an integral part of art. An artist is always a poet and often writes real poetry through colours. Poetry, on the other hand, often hides artistic contents. An adequate mixture of concepts and words can bring out a bright palette of colours. It’s like music, which can evoke colours. I think it is vital to blend all arts together because expression is global. Art should never be limited to one language”. There are two Biennials on at the same time: yours and the one in Venice on Architecture … “Nothing is imposed upon us. We invite an artist who becomes the diplomatic spokesman of his nation. Moreover this is a reality which spreads throughout the country. The municipalities offering their support today, acting as host, shall pass the message on until the next Biennial. Small towns are drawn into an international art circuit: these events help the provinces open out to global contexts, giving them an opportunity to show their local features. A new and interesting form of exchange to favour awareness of cultural tourism”. Apart from the Biennial what are Giuliano Ottaviani’s future projects?“I shall start off taking an active part in the Biennial, though giving more visibility to young emerging talents. This edition shall present works from the eighties which are still very up to date. It will be followed by a tour of personal exhibitions starting from Umbria and extending throughout the rest of the world. Young talents will accompany me. I shall then return to Brazil, to Salvador de Bahia where I live, for a personal exhibition in the largest ‘afro’ museum in the world”. [] TopTime / settembre-september 2014 > 28 Art > Tra le righe / Between the lines ANDREA CAMILLERI il commissario doveva avere i capelli lunghi di / by Vincenzo Terranova Dargli del tu? Impossibile, e per la verità nemmeno il lei sembra sufficiente. Ripensando al suo stile e alle sue origini verrebbe da dargli del “vossia”. E poi, come lo si può chiamare? “Maestro”? “Professore”? “Semplicemente Andrea, come sono stato regolarmente registrato all’anagrafe” si schermisce lui. Andrea Camilleri entra nel suo studio rivestito da migliaia di libri con un pacchetto di sigarette in mano e chiede un bicchiere d’acqua. Nel corso di questa chiacchierata, il bicchiere si svuoterà sorso dopo sorso e il posacenere si riempirà di mozziconi di sigarette. Spente a metà. TopTime / settembre-september 2014 > 29 Art > Tra le righe / Between the lines Ha visto che risultati straordinari il suo Commissario Montalbano? troppo veloce. Poi trovammo un compromesso”. ”Certo e sono sorpreso. Il prodotto è ottimo, ma mi pare ci sia un consenso che va oltre. Credo che in tv si stia verificando ciò che è accaduto all’inizio con i romanzi: i lettori si affezionarono al personaggio perché faceva loro simpatia”. Ha milioni di fan: riceve tanta posta? Come l’ha inventato? ”Sì. L’altro giorno una ragazza mi ha scritto: ‘Grazie a Montalbano non detesto più i calvi. Ho un fidanzato pelato e non sa quanto sia bello di notte vedere il riflesso della luna sulla sua testa’”. ”Il modello era Maigret. Sono stato il produttore della famosa serie televisiva con Gino Cervi e, seguendo da vicino lo sceneggiatore Diego Fabbri, imparai la tecnica del romanzo poliziesco. Nello scegliere il mio protagonista ho dovuto evitare il poliziotto privato, perché da noi non si possono occupare di omicidi. Quindi mi rimanevano un ufficiale dei Carabinieri o un commissario”. Quando lavora si dà orari? Perché ha scelto quest’ultimo? Cosa c’è nel futuro di Montalbano? ”Perché i Carabinieri sono militari e devono rispettare alcune regole, mentre il mio personaggio non sarebbe stato così ortodosso. E poi si poneva un problema: distinguerlo da Maigret. Se Maigret era sposato, il mio commissario non avrebbe mai preso moglie. Se Maigret non invecchiava, per Montalbano gli anni sarebbero passati. E così scrissi il primo romanzo con Salvo: ‘La forma dell’acqua’, ma mi sembrava di non averlo definito bene. Allora arrivò ‘Il cane di terracotta’. E ritenni conclusa la storia. Non pensavo di farne una serie. Invece mi telefonò Elvira Sellerio (fondatrice della Sellerio Edizioni, ndr) e mi disse: ‘Quando me lo dai un altro Montalbano?’. I risultati delle vendite avevano qualcosa di miracoloso. E allora iniziai una scommessa che dura tuttora: il rischio è la ripetitività. Ogni volta devi ‘sfrucugliarti’ il cervello per trovare situazioni nuove”. ”L’ultimo romanzo è uscito a giugno dello scorso anno, si intitola ‘Un covo di vipere’, che ho scritto sei anni fa. Rileggendolo mi ha colpito una frase di Salvo: ‘Oggi è diventato di moda ammazzare ex mogli, ex fidanzate, ex compagne…’. Una frase tristemente attuale”. Come è cambiato Montalbano dal ’94, anno del primo romanzo, a oggi? ”È invecchiato. Lui è del 1950, quindi avrebbe 63 anni. E come tutti quelli che sono vicini alla pensione inizia ad avere il malumore del futuro. E poi, è diventato meno fedele a Livia, la sua adorata compagna”. Lo sa che questo ha infastidito molti fan, soprattutto donne? ”Lo so. Ma insomma, un piccolo corno a Livia se lo potrà pure permettere!”. Anche Luca Zingaretti ha detto che il Montalbano “fimminaro” non gli piace tanto. Terrà presente queste proteste per i suoi prossimi romanzi? ”Nell’ultima puntata accade un fatto che legherà Salvo ancora di più a Livia. Quindi finiranno tutte le sue avventure”. Quando ha saputo che sarebbe stato Zingaretti a interpretare Montalbano cosa ha pensato? ”La prima sensazione fu negativa. Luca è pelato, Salvo è pieno di capelli. Luca era più giovane, non aveva il fisico del ruolo… ma mi sono dovuto ricredere perché è un attore talmente straordinario da averlo reso subito credibile”. Cosa ha di lei Montalbano? ”Nulla. C’è invece moltissimo di mio padre. Un certo modo di trattare le persone, la lealtà, la battuta spiritosa”. ”Io sono di una regolarità deprimente. D’estate mi sveglio alle sei, d’inverno alle 7. Mi lavo, mi sbarbo, mi vesto, attraverso il pianerottolo ed entro nel mio studio. Non so scrivere “sciamannato”. Lavoro ininterrottamente fino alle 11. Scrivo quello che mi è venuto in mente la sera prima. Ho una memoria ferrea. Poi tre pomeriggi a settimana correggo”. __________________________________________________________ Andrea Camilleri The Commissioner should have had long hair Should one address him using the familiar “tu” form? Impossible, in fact even the polite “lei” form does not seem sufficient. Thinking about his style and background one would be tempted to call him “vossia”. How can one call him? “Maestro”? “Professor”? “Simply Andrea, just as I was registered at the General Registry” he defends himself. Andrea Camilleri walks into his study lined with thousands of books with a packet of cigarettes in his hand and asks for a glass of water. During our conversation the glass of water gradually empties itself whilst the ashtray gradually fills itself with cigarette ends. Though only half-smoked. Have you seen the outstanding results achieved by your Police Commissioner Montalbano? In 20 anni le è mai venuto a noia? ”Of course and I am surprised. The product is excellent but it looks like the consensus far exceeds it. The same thing happened to novels in the beginning and it is now happening on tv: readers grew fond of the character because it was so nice”. ”No. Il momento in cui dovesse accadere, smetto. E la serie finisce”. How did you invent him? Ha in mente come accadrà? ”The model was Maigret. I produced the famous television series with Gino Cervi and, closely following scriptwriter Diego Fabbri, I learned the technique of crime fiction. In choosing my character I avoided a private policeman because they cannot deal with crime over here. Hence my choice was left to a Carabinieri officer or a Police Commissioner”. ”Ho già scritto la fine. Mi è venuta una buona idea quando avevo 80 anni, quasi 8 anni fa, e siccome a quell’età l’Alzheimer è dietro l’angolo, ho preferito scriverla”. Può raccontarci come sarà? ”Non muore, né va in pensione. Le racconto un aneddoto. Anni fa ero a Parigi con il poeta Manuel Vázquez Montalbán, in onore del quale ho chiamato Montalbano il mio Salvo, e Jean-Claude Izzo, autore del Commissario Fabio Montale. Izzo disse: ‘Il mio commissario lo faccio ferire gravemente e lo lascio alla deriva su una barca in mezzo al mare’. Montalbán raccontò la morte barocca che aveva pensato per il suo Pepe Carvalho. In quel momento squillò il telefono e quando tornai avevano cambiato argomento. Fu una fortuna: Izzo morì l’anno dopo, Montalbán due anni dopo. E io col cavolo che parlai della fine di Montalbano!”. Ma Salvo le è mai stato antipatico? ”Come no! Quando ha degli scrupoli di coscienza e parla con se stesso. Mi sembra ipocrita. Ma lo siamo un po’ tutti”. Lei ha un fan club sul web. Che rapporto ha con le tecnologie? ”Nessuno. Non ho Internet. Adopero il computer come una perfezionata macchina da scrivere. Prima avevo una fissazione: al primo errore di battitura levavo il foglio e ricominciavo da capo. Rischiavo di morire soffocato da quintali di carta. Fu così che decisi di usare il pc che avevo comprato sei mesi prima. I primi scontri furono drammatici perché lui mi segnalava che scrivevo in modo impossibile. Allora chiamai un tecnico, che lo persuase che io scrivevo proprio in quel modo. Dopo un po’ ci prese gusto e correva Why did you choose the latter? ”Because the Carabinieri are a military force and have to respect rules, whilst I wanted my character to be less orthodox. Then there was another problem: that of distinguishing him from Maigret. If Maigret was married then my Police Commissioner would not have to be married. If Maigret did not age then Montalbano would have had to age. So I wrote my first novel with Salvo: ‘La forma dell’acqua’, though I did not feel to have defined it well. Then came ‘Il cane di terracotta’. After which I thought the story had come to an end. I never thought of doing a series. But Elvira Sellerio (founder of Sellerio Edizioni, editor’s note) phoned me saying: ‘When are you going to give me another Montalbano?’ There was something miraculous in the results of the sales. And that is how I took on the challenge which is still enduring: the risk is that of repetition. Each time you have to ‘rack’ your brain to find new situations”. How has Montalbano changed since ’94, the year the first novel came out, as compared to today? ”He has aged. He was born in 1950, hence he would now be 63 years old. And just like all those who are approaching retirement he begins worrying about the future. He has also become less faithful towards Livia, his beloved companion”. TopTime / settembre-september 2014 > 30 Art > Tra le righe / Between the lines Did you know that this upset many fans, especially women? ”I know. But surely he can get away with a little bit of infidelity!”. Even Luca Zingaretti said that he doesn’t like Montalbano “womanizer” very much. Will you bear these complaints in mind in your future novels? ”In the last episode something occurs which will bind Salvo even more to Livia. And his affairs will come to an end”. When you found out that Zingaretti would have played the role of Montalbano what did you think? ”At first I had a negative impression. Luca is bald, Salvo has lots of hair. Luca was younger, he did not possess the physique du role...but I was wrong because he is such an outstanding actor that he brought the character to life immediately”. How does Montalbano compare to you? ”In no way. Though he has a lot of my father. A certain way of treating people, his loyalty and witty spirit”. Has it ever bored you in the past 20 years? ”No. The moment this were to happen I would stop writing and the series would come to an end”. Have you any idea how the end will be? ”I have already written the end. I got the inspiration when I was 80 years old, nearly 8 years ago and considering that Alzheimer is round the corner, I preferred to write it down”. Can you tell us what will happen? ”He does not die nor retire. Let me tell you a story. Years ago, when in Paris with the poet Manuel Vázquez Montalbán, after whom I called my Salvo Montalbano, and Jean-Claude Izzo, author of Police Commissioner Fabio Montale, the latter said: ‘My Police Commissioner will be seriously injured and I will leave him adrift on a boat in the middle of the sea’. Montalbán described the elaborate death he had invented for his Pepe Carvalho. At that point the phone rang and when I returned they had changed the subject. Just as well! Izzo died the following year, Montalbán two years later. No way had I talked about the end of Montalbano!”. Has Salvo ever annoyed you? ”Of course! When he talks to himself for the sake of his conscience. He seems hypocritical to me. But we all are a little bit”. You have a web fan club. What is your relationship with technology? ”I don’t have one. I have no Internet. I use the computer like a modern typewriter. I used to have an obsession: whenever I made a typing error I would remove the sheet of paper and start all over again. I risked suffocating under tons paper. That is why I decided to use a computer which I had purchased six months earlier. The first conflict I had with my pc was tragic because it would show me that I was writing in an impossible manner. So I called a technician who convinced it that this was my way of writing. After a while it got to like it and went really fast. Then we reached a compromise”. You have millions of fans: do you receive a lot of post? ”Yes. The other day a girl wrote: ‘Thanks to Montalbano I no longer detest bald people. My boyfriend is bald and you’ll never imagine how nice it is to see the reflection of the moon on his head at night’”. When you work do you follow a time schedule? ”I am miserably regular and normal. In the summer I wake up at six and in the winter at seven. I wash, shave, dress, cross the landing and walk into my study. I do not know how you write “sciamannato” (good-for-nothing). I work without stopping till 11. I write what came to my mind the previous evening. I have an iron memory. Three times a week I correct what I have written”. What does Montalbano’s future hold? ”The last novel called ‘Un covo di vipere’ which came out in June last year, was written by me six years ago. Reading it again a phrase of Salvo’s struck me: ‘It has today become fashionable to kill former wives, fiancées, partners…’ A phrase which sadly reflects reality”. [] TopTime / settembre-september 2014 > 31 Art > Tra le righe / Between the lines ELISA D’OSPINA Una vita tutta curve di / by Roberta Maresci Dalle passerelle di Milano, di Parigi e New York all’impegno contro anoressia e bulimia con una campagna di sensibilizzazione contro la magrezza. Elisa D’Ospina, nata in provincia di Vicenza, è una top model “fuori misura” che ha messo mani alla penna per raccontare la sua storia in “Una vita tutta curve” (Giunti Editore), per insegnare alle donne a volersi bene, a non essere manichini e a convivere con una bellezza che non risponde a un solo canone. Con la sua taglia 48 e i suoi 77 chili, si è guadagnata la copertina di Vogue, diventando la portabandiera italiana del mondo “curvy”, che rivendica la bellezza a prescindere dalla taglia che si indossa. La strada del riscatto, quando è cominciata? “Il mio riscatto personale inizia fin da piccola: mi sono sempre data da fare per non pesare totalmente sulla mia famiglia. Volevo essere autonoma, poter pagare le mie cosette: ricariche del cellulare, la pizza con le amiche, il treno nei weekend per farmi i giretti etc. Poi l’incontro con la moda, avvenuto in due fasi: la prima a 15 anni, quando mi dissero che potevo con la mia fisicità solo pulire i bagni. La seconda a 25 anni, quando mi proposero di diventare modella taglie comode. La vita è una ruota che gira, per tutti. Importante non scoraggiarsi mai”. Lei è stata una bambina, poi adolescente e infine donna “fuori misura”: si è mai sentita umiliata? “Non ho mai permesso a nessuno di umiliarmi, ho sempre avuto un caratterino particolare. Sono cresciuta con l’idea che nessuno si debba mai permettere di metterti i piedi in testa. Ho cercato di circondarmi di persone che se mi criticavano, lo facevano per il mio bene e non per il gusto di ferirmi”. Qual è la parte del suo corpo che adora e quale quella che (potendo) cambierebbe? “Ho imparato ad amare le mie labbra carnose, le mie cosce tornite, il sedere da bambina morbidoso, la schiena non perfetta, le braccia pacioccone”. Chi dice donna dice danno… che spesso le quote rosa infliggono su se stesse cadendo nell’inferno dei disturbi alimentari: ma cosa ci spinge a rimanere intrappolate nelle nostre reti? “Nella vita delle persone possono succedere tanti episodi ai quali non siamo pronti e alle volte non si ha la forza di reagire. Mi raccontano tante storie le donne che si rivolgono a me, è difficile dire cosa ci intrappola. Alle volte siamo soli, e la solitudine, nel senso TopTime / settembre-september 2014 > 33 Art > Tra le righe / Between the lines più ampio, è una delle cause dei mali della nostra era”. finito di dare il cattivo esempio’... E in parte ha ragione.” Dall’alto del suo metro e ottanta, quale panorama vede? Il suo motto? “Vedo una donna che ha voglia di comunicare, aiutare e condividere in questa società. Mi sto battendo affinché le ragazze capiscano che la bellezza non è mai una questione di taglia. Bisogna coltivare in primis il proprio essere”. “Tutti utili, nessuno indispensabile”. Dal 2009 è testimonial del Ministero della Salute contro i disturbi alimentari. Tiene rubriche e è dispensa consigli in tv nella veste di curvy coach: quali sono i suoi prossimi programmi? “Per la fine dell’anno ho un nuovo progetto che mi porterà via tanto, tanto tempo. Ma è ancora top secret”. La rivincita delle curve passa anche per delle regole: quali i suoi consigli che vuole dare alle altre donne? “Tre su tutti: circondarci di persone che ci vogliono bene, armarci di sorriso, utilizzare nel nostro linguaggio termini solari e positivi”. La vita non è mai tutta rose e viole: quando si è sentita messa con le spalle al muro da chi non era d’accordo con la sua “tanta roba”? “Quell’incontro a 15 anni in un’agenzia di moda dove mi dicono di perdere trenta chili altrimenti avrei potuto pulire i bagni… se non avessi avuto mio padre che ha reagito per me non so cosa sarebbe successo. Poi i commenti hanno iniziato presto a far parte della mia vita, ho imparato a dare peso solo quando vengono fatti da gente che mi conosce e mi vuole realmente bene. Come dice De Andrè ‘La gente da buoni consigli quando ha Sul suo comodino cosa c’è? “Ci sono due o tre libri, la sveglia, la penna per appuntarmi pensieri che mi passano per la testa e dei peluches”. Nei momenti difficili, cosa fa? “Ho delle persone “speciali” alle quali mi affido nei momenti particolari della mia vita. Prego anche, ho un rapporto molto speciale con la figura di Gesù”. __________________________________________________________ Elisa D’Ospina A life full of curves From the catwalks in Milan, Paris and New York to her commitment with anorexia and bulimia with a campaign for the awareness of being extremely thin. Elisa D’Ospina, born in the province of Vicenza, is an “plus-size” top model who has decided to put pen to paper to tell her story in the book “Una Vita tutta curve” (Giunti Editore), with the aim of teaching women to take care of themselves and not be dummies, and to live with a type of beauty TopTime / settembre-september 2014 > 34 Art > Tra le righe / Between the lines not meeting any standard. With her size 48 and 77 kilos, she even graced the cover of Vogue, becoming Italy’s flagship in a “curvy” world, which is how she loves calling it, claiming a right to beauty regardless of one’s size. When did your redemption start? “My personal one started every since I was a child: I have always endeavoured to be independent and not be a total burden on my family. I wanted to be independent so that I could pay for my small expenses: recharging my phone, having a pizza with my friends, going away for weekends by train etc. Then I came up with fashion in two stages of my life: the first time when I was 15 years old and was told that the only thing I could have done with my figure was to clean toilets. The second time when I was 25 years old and was offered to be a “plus-size” model. Life is a wheel that turns, for everyone. The important thing is never to be discouraged”. You started as a child, then a teenager, to reach a “plus-size” woman: have you ever felt humiliated? “I have never permitted anyone to humiliate me, I have always been particularly determined. I grew up with the idea that nobody was allowed to step on you. I have always tried to be surrounded by people who, though they may have criticised me, they did so because it was for my own good and not for the sake of hurting me”. Which part of your body do you love and which would you change (if you could)? “I have learned to love my full lips, my rounded thighs, my childish soft-bottom, an imperfect back and my chubby arms”. Women spell trouble…which is what often happens to them when they plunge into the sphere of eating disorders: what traps us? “In people’s life many things can happen which we are not prepared for and at times we don’t have the strength to face them. I hear a lot of stories of women who come to me, and it is difficult to say what traps us. Sometimes we are alone and loneliness, in a broader sense, is nowadays one of the causes of our suffering”. What can you see from your height of one metre and eighty? “I can see a woman willing to communicate, help and share problems with others in this society. I am fighting a battle to make girls understand that beauty is never a question of size. Above all we must nurture our own well being”. You have been testimonial since 2009 for the Ministry of Health for eating disorders. You write articles and give out advice on television as a curvy coach: which programmes do have you in store? “I have a new project which will be ready at the end of the year which will take up very much of my time. But it is still top secret”. A curvy revenge also requires rules: what is your advice to other women? “Three things above all: be surrounded by people who love us, be prepared to smile, use cheerful and positive terms when talking”. Life is never a bed of roses: did you ever feel pushed against the wall by someone who did not appreciate your “extra weight”? “That time when I was 15 years old in a fashion agency where I was told to lose thirty kilos or else I would have had to clean the toilets…had my father not been with me to react in my place I don’t know what would have happened. Then the comments soon became a part of my life, I learned to take heed of them only when made by people who know me and really love me. Like De Andrè says ‘People give good advice only when they have finished setting a bad example’… he is partly right.” Your motto? “Everyone is useful, nobody is indispensable”. What do you keep on your bedside table? “Two or three books, an alarm clock, a pen for jotting down thoughts that come to my mind and stuffed animals”. What do you do in difficult moments? “There are some “special” people I turn to in particular moments of my life. I pray and have a special feeling for the figure of Jesus”. [] TopTime / settembre-september 2014 > 35 NEACOLA MOUNTAINS, AK APRILE 2013 IAN MCINTOSh CONQUER THE UNKNOWN S T O P E X P L O R I N G ™ FOTO: Mark Fisher N E V E R THE NORTH FACE ® STORES: TORINO - VIA ROmA, 339 VERONA - PIAzzA dEllE ERbE, 21 VENEzIA (mARCON) - CENTRO COmm. VAlECENTER, VIA mATTEI, 1 ROmA - VIA dEllE CONVERTITE , 22/23 ROmA - CENTRO COmm. PORTA dI ROmA - VIA A. lIONEllO, 201 GORIzIA - CENTRO COmmERCIAlE VIllESSE - OPENING SOON mORE INFO ON www.ARPSPA.COm Glamorous Cinzia Malvini > Primopiano / Close-up Angelo FIGUS Il fascino Il denim: ultima “libertà” della moda di / by Silvia Cutuli Prendete un giovane cagliaritano doc studi scientifici e di architettura con la passione mai sopita per il “taglio e cucito” ereditata dalla mamma, e trapiantatelo ad Anversa alla prestigiosa Royal Academy of Fine Arts dove si diploma in fashion design (prima di lui Dries van Noten e Martin Margiela), ed ecco che avrete la cifra stilistica di Angelo Figus, classe 1975, baffi alla Umberto I d’ordinanza, dna sardo e verve fiamminga, nonchè “anticipatore di tendenze”.. TopTime / settembre-september 2014 > 37 Glamorous Cinzia Malvini > Primopiano / Close-up Tra i nomi più eclettici della nuova generazione di creativi, di lui colpisce l’inedito mix di ironia e sapienza sartoriale che applicato alla moda, dà vita a creazioni sorprendenti, come la “donna-divano” presentata agli esordi sulla scena parigina tra giacche cuscino, gonne paralume e abiti bozzolo, acclamati va da sé dalla stampa internazionale. Ma Angelo, cultore appassionato di tutto ciò che possiede una storia “vissuta” da raccontare, va oltre l’abito da sfilata sposando progetti culturali e artistici: è disegnatore di costumi teatrali, curatore di mostre nonchè direttore artistico dello Spazio Ricerca di Pitti Filati, la sezione della manifestazione fiorentina ad alto tasso sperimentale che anticipa le tendenze delle collezioni di filati per maglieria. E proprio per l’ultima edizione - la n. 75 - di Pitti Filati, il designer sardo ha curato lo speciale progetto “Denim Italiano: Italian Denim Makers”: mostra-installazione dall’impatto scenografico (che prosegue a settembre all’interno di Milano Unica, il Salone del tessile italiano), con l’intento di valorizzare le eccellenze della filiera industriale italiana del denim, dalla produzione del tessuto, ai lavaggi, ricami, accessori e macchinari, mostrando i capi realizzati appositamente da alcune selezionate aziende del made in Italy. Perchè la storia del denim è così forte in Italia ed è ancora un “plus” che il made in Italy vanta nel mondo? “L’Italia vanta una grande ingegneria del denim, il tessuto di gran lunga più usato per confezionare i pantaloni in taglio jeans. Produce il filato, ne sviluppa la ricerca e custodisce un importante saper fare. Le aziende che si presentano nella mostra, costituiscono oggi una vera e propria filiera del demim, dimostrando che quello che si può fare in Italia a livello tecnico e di manifattura, non è riuproducibile in nessun’ altra parte e di questo ne siamo convinti. Dovremmo perciò puntare all’eccellenza nel denim, sia come prodotto che come clientela di fascia alta”. Quanti marchi sono esposti e quali sono i più rappresentativi per il settore? “Più che di marchi io parlerei di una quarantina di aziende, di vere e proprie realtà, in quanto di ognuna abbiamo coinvolto dall’ufficio stile alla logistica: Albiate 1830, Berto E.G. Industria Tessile, Blue Line Project/ Dress Line, BMC, Bonotto Lavanderia Stireria, Candiani Denim, Confezioni Vestire, Cucirini Rama, Dienpi, Elleti, Ethica, Fais Jeans, Gruppo Tessile Molisano, I.T.V. Industria Tessile del Vomano, Inwool Jersey, Itac Lab, Italdenim, J-VAL, Lan Europa, Lavanderia Martelli, Leomaster, Redmark, Remmert, Ribbontex, Spring ’85, Stamperia Toscana, T.B.M., Wash Italia, Zip GFD”. Come si coniuga il denim con i due differenti universi moda dello sport e della sartoria? “Sport e sartoria sono due segmenti estremi attraverso cui rappresentare il denim tra quelli accennati nella mostra, che lo indaga a 360 gradi. Sono esposte infatti collezioni di impronta tecnica, anche se non propriamente di sportwear, che mixano metodi anche antichi di lavorazione con i più sofisticati ritrovati tecnologici nella confezione e nel trattamento dei capi. Nascono così pezzi molto complessi nella costruzione che hanno l’allure e la disinvoltura di capi tecnici, quando invece si sfiora quasi la maestria dell’alta moda. All’estremo opposto, troviamo il denim sartoriale che sposa l’idea del “su misura” applicato alle differenti tele denim intessute anche con materiali preziosi come il cachemire e la seta”. L’universo del denim rappresenta una realtà in crescita per i giovani che vogliono inserirsi nel mondo della moda Trovo che il denim sia l’ultima libertà rimasta nella moda per sperimentare. E sperimentare significa affidarsi a menti fresche, da inserire nelle aziende di consolidata esperienza e storia. Trovo che il denim sia un prodotto straordinario per rimettere in moto la macchina produttiva italiana, offrendo numerose occasioni proprio a quei giovani che sono il motore della creatività, anche di moda”. Come nasce l’idea del progetto “Denim Italiano: Italian Denim Makers” “La mostra si concentra sul futuro del denim di alta gamma italiano. La nostra idea non è soltanto di valorizzare il singolo marchio attraverso ciò che produce, ma mostrare la forza dell’intera filiera: dalla produzione del filato e fino al capo finito pronto per essere venduto in negozio”. TopTime / settembre-september 2014 > 38 Glamorous Cinzia Malvini > Primopiano / Close-up Angelo Figus Denim: the latest fashion “freedom” Take an authentic young lad from Cagliari – studies in sciences and architecture – an enduring passion for sewing inherited from his mother, relocated to Antwerp to the Royal Academy of Fine Arts where he graduated in fashion design (preceded by Dries van Noten and Martin Margiela), and you have the signature style of Angelo Figus, age class 1975, a moustache like that of Umberto I of Italy, Sardinian DNA with a Flemish verve and a “trendsetter”. As one of the most versatile creators of the new generation, what strikes you most is his unique mix of humour and sartorial skills which, applied to fashion, give rise to amazing creations like the “donna-divano” presented in Paris made of cushion jackets, lampshade skirts and cocoon dresses, praised, it goes without saying, by the international press. However, Angelo, who loves anything with a history behind it, goes beyond the outfits presented on the catwalk, embracing cultural and artistic projects: he designs theatre costumes, is curator of exhibitions and artistic director of Spazio Ricerca by Pitti Filati, the Florentine sector of the exhibition, largely experimental, which sets the trends of the yarn collections for knitwear. At the recent edition of Pitti Filati – n. 75 – the Sardinian designer was curator of a special project called “Denim Italiano: Italian Denim Makers”: exhibition-installation with an impressive setting (it continues in September at Milano Unica, the Italian textile exhibition), with the aim of valuing the excellency of the Italian denim industry, from the manufacture of the fabric to its washing, embellishment, accessories and equipment, showing items specially produced by selected industries of ‘made in Italy’. Why is the history of denim so strong in Italy, whilst still being a “plus”, boasting ‘made in Italy’ throughout the world? “Italy boasts the textile engineering of denim, the most used fabric for trousers with a ‘jeans’ cut. It manufactures the textile, does research development and maintains an important know-how. Industries present at the exhibition are today real denim industries, showing that what is made in Italy from a technical and manufacturing point of view cannot be reproduced elsewhere and we are convinced of this. Hence we should rely on the excellency of denim not only as a product but also for its upmarket clientele”. How many brands are exhibited and which are the most representative of the sector? “Rather than brands I would say about forty firms, real and true realities, in that for each firm there was involvement from its design office through to logistics: Albiate 1830, Berto E.G. Industria Tessile, Blue Line Project/ Dress Line, BMC, Bonotto Lavanderia Stireria, Candiani Denim, Confezioni Vestire, Cucirini Rama, Dienpi, Elleti, Ethica, Fais Jeans, Gruppo Tessile Molisano, I.T.V. Industria Tessile del Vomano, Inwool Jersey, Itac Lab, Italdenim, J-VAL, Lan Europa, Lavanderia Martelli, Leomaster, Redmark, Remmert, Ribbontex, Spring ’85, Stamperia Toscana, T.B.M., Wash Italia, Zip GFD”. How does denim combine with the two fashion creations: sport and high fashion? “Sport and high fashion are two outstanding segments through which to represent the denim shown at the exhibition, giving it an all-round vision. There are collections on display with a technical imprint though not exactly to be considered sport-wear, which even combine old manufacturing methods with sophisticated technological inventions in the tailoring and finish of the garments. In this way garments of a complex structure are produced with the allure and nonchalance of technical garments, and the workmanship of a high fashion garment. In contrast we can find high fashion denim which gives an idea of “tailor made” garments applied to different denim fabrics woven with precious materials such as cashmere and silk”. The denim universe represents a growing reality for youngsters who wish to enter the fashion world TopTime / settembre-september 2014 > 39 Glamorous Cinzia Malvini > Primopiano / Close-up “I find that denim is the ultimate freedom which fashion affords us to experiment with. This means entrusting the production to creative minds to be integrated in firms with longstanding experience and a consolidated history. I find that denim is an outstanding product which could help get Italian industry moving again, offering numerous occasions to youngsters who are the engine of creativity, and of fashion”. se? “The exhibition focuses on the future of high quality Italian denim. Our idea is not only that of valuing a single brand through its products but to show the strength of the whole industry: from the manufacturing of the fabric to the end product for sale in shops”. [] How did the idea of the project “Denim Italiano: Italian Denim Makers” ari- TopTime / settembre-september 2014 > 40 PROTEGGIAMO OGNI TUA COSA COME FOSSE NOSTRA Via Flavio Domiziano, 9 00145 Roma tel.06.97276321 - 393.9176474 [email protected] Glamorous Cinzia Malvini > Moda e tendenze / Fashion & trends un autunno A COLORI Autumn in color. Palette vibranti, colori accesi, toni polverosi e sfumature che strizzano l’occhio ai giardini autunnali d’oltremanica. La stagione fredda ormai alle porte è all’insegna del colore. A ognuno il suo: è tempo di osare, ma con moderazione. A vibrant palette, bright colours, powder effects and nuances to remind us of autumn gardens abroad. The cold season which is nearly on our doorstep will be marked by colour. In a very personal way: this is the time to be daring, but with moderation. di / by Valeria Palieri Hermès Il celebre brand francese Hermès riscalda l’inverno con preziose stampe dai colori accesi, a partire da quelle “Minuit au Fabourg” e “Zebra Pegasus” che tingono gli intramontabili carrè di seta 90 x 90. Un vezzo da indossare di giorno come di sera nel segno della più sofisticata eleganza. The famous French brand Hermès brings warmth to the winter months with exquisite bold coloured prints like “Minuit au Fabourg” and “Zebra Pegasus” just to name a few, ‘painted’ on its timeless 90 x 90 silk foulards. Something to wear during the day and in the evening as a sign of sophisticated elegance. PH. by Vicente Sahuc TopTime / settembre-september 2014 > 42 Glamorous Cinzia Malvini > Moda e tendenze / Fashion & trends Paula Cademartori Riedita i canoni estetici dell’Art Nouveu la giovane e brillante designer Paula Cademartori che per l’autunno firma una collezione di borse dal piglio sofisticato e prezioso. A partire dalla linea Piaggi’s Wave, un omaggio alla personalità eclettica dell’indimenticata Anna Piaggi e alle sue mise colte e stravaganti. With a return to the beauty rules laid down by Art Nouveu the brilliant young designer Paula Cademartori has prepared a collection of sophisticated and valuable bags for the autumn. Like Piaggi’s Wave, a tribute to the eclectic personality of an unforgettable Anna Piaggi and her cultured and peculiar outfits. GUCCI Strizza l’occhio allo stile floreale di Vanessa Bell lo stilista britannico Christopher Bailey, Direttore Creativo del brand Burberry Prorsum, che accende il guardaroba per lui e per lei con creazioni dai romantici grafismi e dalle sofisticate geometrie. Come quelle multicolor che fanno capolino su trench, cappotti, borse e clutch. To remind us of Vanessa Bell’s floral style, the British fashion designer Christopher Bailey, Creative Director of the Burberry Prorsum brand, enlightens the wardrobe for ‘him’ and ‘her’ with creations with romantic graphics and sophisticated geometrical designs. Like the multicolour ones seen on raincoats, coats, bags and clutch bags. GUCCI E’ una palette dai toni polverosi a tingere la collezione portata in passerella da Frida Giannini, talentuoso Direttore Creativo del marchio Gucci, che per il prossimo autunno-inverno si ispira ai colori amati dall’artista canadese Kris Knight. Il risultato sono capi dal sorprendete rigore formale, declinati in nuance pastello come rosa cipria, crema, salvia o carta da zucchero. A palette of powdery colours on the catwalk by Gucci’s talented Creative Director Frida Giannini, who has been inspired by the colours of the Canadian artist Kris Knight, for the next autumn-winter collection. The result is strictly formal garments in pastel colours like powder pink, cream, sage or baby blue. TopTime / settembre-september 2014 > 43 Glamorous Cinzia Malvini > Moda e tendenze / Fashion & trends CHANEL Kaiser Karl trasforma il Grand Palais in un sontuoso supermercato puntando su cromatismi audaci come viola, arancio, verde, bianco e grigio. I classici tailleur in lana bouclé d’ordinanza si alternato a tute in tweed dal taglio iper contemporaneo. Anche i cappotti, imbottiti come piumini, esibiscono grafismi e geometrie. Kaiser Karl transforms the Grand Palais into a sumptuous supermarket focusing on bold colours like purple, orange, green, white and grey. Classical bouclé wool suits which alternate with contemporary “oversized” tweed ones. Even padded coats, down-like, show off of graphics and geometry. PH. by Benoit Peverelli GIORGIO ARMANI Cinquanta e più le sfumature di grigio portate in passerella dallo stilista Giorgio Armani che per la stagione fredda punta sull’inossidabile coppia giacca/gonna e giacca/pantaloni. Creazioni dalle linee fluide si abbinano a capi dai colori delicati come il verde lime. Le it-bag dell’inverno sono in flanella e coccodrillo, rigorosamente ton sur ton, e si indossano a mano. Fashion designer Giorgio Armani presents at least fifty shades of grey on the catwalk for the cold season presenting a timeless duo of jacket/skirt and jacket/trousers. Creations with a fluid line to match pastel coloured garments in lime green. The winter clutch ‘it bags,’ are made of flannel and croc, ton sur ton. Diane Von Furstenberg Celebra quarant’anni di successi la signora della moda americana, Diane Von Furstenberg, e lo fa in grande stile. “Bohemian Wrapsody”, questo il nome della nuova collezione, rievoca i capi icona messi a segno dalla designer come quell’intramontabile wrap-dress declinato per l’autunno inverno in bianco, nero, rosso e grigio. American fashion designer Diane Von Furstenberg celebrates forty years of success and she does it in style. “Bohemian Wrapsody”, is the name of her new collection which recalls the icon garments accomplished by the designer like the timeless wrap-dress presented for the autumn-winter season in white, black, red and grey. Ph. Nellson Barnard/Getty Images for Mercedes-Benz TopTime / settembre-september 2014 > 44 Glamorous Cinzia Malvini > Moda e tendenze / Fashion & trends ERMANNO SCERVINO Menta, verde bosco, champagne, cripria, rosa antico e smeraldo. E’ una palette cromatica delicata e iper femminile quella portata in passerella dallo stilista toscano Ermanno Scervino che mette a segno capi degni di una diva d’altri tempi, da indossare però con stivaletti dal mood disinvolto e contemporaneo. Mint, forest green, champagne, powder, old-rose and emerald. A palette of highly feminine delicate colours are presented by the Tuscan designer Ermanno Scervino who triumphs with garments fit for an old-time star, to be worn with casual and contemporary looking boots. KRIZIA Notturne e corvine le creazioni della stilista Krizia per la stagione fredda rispolverano un piglio graffiante da irresistibile seduttrice. Come i tubini in pelle decorati con l’intramontabile pantera, inconfondibile firma della designer, da alternare a lucide giacche e gonne dallo spacco vertiginoso rigorosamente total black. Nocturnal and raven-black are the creations presented by designer Krizia for the cold season bringing back an aggressive enthusiasm fit for an irresistible seducer. Like the leather sheath dresses embellished with a timeless panther, the designers distinct feature, to be alternated with shiny jackets and skirts with a wide split, all rigorously total black. STELLA JEAN Sembrano gentlemen di epoca vittoriana in libera uscita i dandy portati in passerella dalla stilista Stella Jean che per l’inverno non rinuncia alle sue inconfondibili nuance vivaci. Il taglio degli abiti dall’impeccabile sartorialità si accende con stampe e cromie vibranti come quelle dei preziosi robe de chambre dal taglio kimono. Designer Stella Jean’s dandies on the catwalk seem Victorian gentlemen on leave with unmistakable bright colours for the winter. Impeccable tailoring highlighted with vibrant coloured prints like those on the precious kimono style robe de chamber. TopTime / settembre-september 2014 > 45 Glamorous Cinzia Malvini > Mostre / Exhibitions A Londra, Kensington Palace ospita la mostra “Fashion Rules” mandando in scena lo stile della corte reale, grazie a numerosi abiti couture – accompagnati da video e foto – indossati dalle donne della Famiglia Reali inglese tra gli anni Cinquanta e gli Ottanta. Aristocratici, esclusivi, raffinatissimi e “di sangue blu”: sono i ventuno abiti - alcuni dei quali mai esposti fino ad ora - che accolgono i visitatori nelle cinque sale di Kensington Palace, destinate ad ospitare questa la mostra che fino alla prossima estate 2015 accenderà i riflettori sullo stile di tre donne tra le più in vista della corte reale inglese: la Regina Elisabetta II, sua sorella la principessa Margaret e Diana principessa di Wales. QUANDO L’ABITO FA LA REGINA di / by Silvia Cutuli Abito da party indossato dalla Principessa Margaret. Lord Linley and Lady Sarah Chatto © Lord Linley and Lady Sarah Chatto. Image Historic Royal Palaces / Robin Forster TopTime / settembre-september 2014 > 46 Glamorous Cinzia Malvini > Mostre / Exhibitions Anche l’abito infatti fa la regina o la principessa, coniugando abilmente le vezzose regole della moda con quelle più ferree del guardaroba reale, come suggerisce l’esposizione in un percorso che indaga l’evoluzione del costume nella seconda metà del XX secolo. Strizzati in vita, sulla scia del “new look” lanciato da Christian Dior negli anni Cinquanta, gli abiti indossati dalla giovane Regina Elisabetta II, firmati - per amor di patria - rigorosamente da designer britannici. Hardy Amies e Normann Hartnell, tra i preferiti dalla sovrana. Più rilassate e sovente al limite dello scandalo, le creazioni predilette dalla sorella Principessa Margaret, meno incline alle regole dell’etichetta, con i suoi abiti sirena stile Hollywood alternati a caftani orientaleggianti in linea con l’atmosfera liberal dei Sessanta e Settanta. Scintillanti e sensuali infine, le creazioni scelte dalla Principessa Diana: un inno alle spalline possenti come alle tonalità shocking, tanto in voga nel pieno degli edonistici Ottanta, anni capaci di imprimere una zampata glamour anche al più rigoroso “royal dressing”. _____________________________________ A dress fit for a Queen Kensington Palace in London is hosting “Fashion Rules”, an exhibition featuring the style of Royal couture through items of clothing worn by the British Royal Family between the fifties and the eighties – complemented by film and photography. The twenty-one couture dresses, some of which have never been exhibited before, displayed in five rooms of Kensington Palace which will be hosting the exhibition until the summer of 2015, are stunning, aristocratic, sophisticated and “royal”; a spotlight on three of the most influential women of the English court who reflected the style and trends of the times: Queen Elisabeth II, her sister Princess Margaret and Diana, Princess of Wales. Allestimento “Fashion Rules”, in primo piano abiti indossati dalla Regina Elisabetta II. Abito indossato dalla Regina Elisabetta II, di Hardy Amies, 1959 - HM The Queen Even clothes make up a Queen or a Princess, with a successful combination of rules of fashionable dress with the rules of a royal wardrobe, reflecting the evolution of style and trends during the second half of the twentieth century. A nipped-in waist for dresses worn by Queen Elisabeth II when she was young, in the wake of a “new look” launched by Christian Dior in the fifties, designed by British designers. Hardy Amies and Normann Hartnell were the Queen’s favourites. More casual, though often a fashion ‘rebel’, Princess Margaret’s favourite creations, less inclined to meet the ‘royal’ fashion rules, with her mermaid dresses Hollywood style and her oriental caftans in line with the liberal atmosphere of the sixties and the seventies. Finally, the creations chosen by Princess Diana: sparkling and seductive: a tribute to wide shoulders and shocking colours, so fashionable in the hedonistic eighties, years which left their glamour mark even in the demanding “royal wardrobe”. [] TopTime / settembre-september 2014 > 47 Glamorous Cinzia Malvini > Mostre / Exhibitions Allestimento “Fashion Rules” e un abito indossato dalla Principessa Margaret Abito da sera indossato da Lady Diana Principessa di Wales, di Murray Arbeid, 1986. Collector/ Designer Pat Kerr (Mrs John Tigrett) © Image Historic Royal Palaces / Robin Forster TopTime / settembre-september 2014 > 48 Glamorous Cinzia Malvini > Mostre / Exhibitions Abito da sera di inizio anni’50 indossato dalla Regina Elisabetta II. Historic Royal Palaces © Her Majesty Queen Elizabeth II 2013. Lent by kind permission of Her Majesty The Queen. TopTime / settembre-september 2014 > 49 SEVOINAPIZZADILLO Roma - Londra - Parigi - Madrid - Berlino - Tokyo - Mosca VICOLO SAVELLI 13 - Tel. 06.68.61.877 - www.lamontecarlo.it LA CHIAVE PER UNA VITA STRAORDINARIA. VALORI MASSIMI (GHIBLI DIESEL): CONSUMO CICLO COMBINATO 5,9 L/100 KM. EMISSIONI CO2: 158 G/KM. 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L’uomo che ne viene disegnato si tinge delle cromie più chiare e delicate, quelle che rimandano i ricordi verso il mare o verso i paesaggi montani. Many important fashion exhibitions proposing the trends for the coming spring/summer season 2015 have just closed. Man is portrayed in pastel and delicate colours, reminding us of the sea or mountain landscapes. A strong “must”: is a jacket to be worn over a t-shirt or shirt which, thanks to its clean and sophisticated cut, will give new strength to the male silhouette; sunglasses to hide his gaze, giving freedom of movement and framing his face in a tidy and refined manner. Another must is a beard which has already been in fashion for some time now. Tre i capisaldi “must”: la giacca da indossare sopra la t-shirt o la camicetta che, grazie alle linee pulite e sofisticate, riesce a dare alla silhouette maschile un vigore nuovo; gli occhiali da sole capaci di nascondere lo sguardo, donando libertà di movimento ed inquadrando il viso in un ordine pulito e raffinato. Infine, immancabile la barba che già da qualche tempo ha imposto la propria presenza. GIACCHE Au Jour Le Jour porta sui banchi scolastici la sua collezione, di fronte ad un pubblico che, inevitabilmente, si diverte. Le stampe illuminano le giacche dai tagli puliti ed ordinati; le meduse azzurre si alternano agli scuolabus stampati sul denim scuro. Le fantasie più dinamiche si incontrano con le colorazioni e le forme più “accademiche”, riviste dal duo uscito dal talent “Who Is On Next?”. JACKETS Au Jour Le Jour present its collection in a classroom to inevitably amuse its public. Prints which embellish jackets with a clean and tidy cut; blue jellyfish and school buses printed on dark denim. Dynamic prints meeting more “academic” colours and shapes, a revised duo of the talent “Who Is On Next?”. TopTime / settembre-september 2014 > 52 Glamorous Cinzia Malvini > Homme MASSIMO REBECCHI Massimo Rebecchi si confronta con il pubblico della ottantaseiesima edizione del Pitti Uomo e presenta la sua visione dell’uomo, maschile e raffinato, che non rinuncia alla sua naturale voglia di divertimento. La giacca diventa l’emblema del guardaroba maschile e si accosta ad ogni momento della giornata, dalla mattina alla sera, diventando l’elemento caratterizzante dell’uomo. Colori e non colori si miscelano accompagnati dall’innesto di texture che, dialogando tra loro, esplodono in un’unicità dal sapore elegante. Massimo Rebecchi competes with the public of the eighty-sixth edition of Pitti Uomo presenting his idea of man, masculine and refined who does not forgo his natural desire to enjoy himself. A jacket becomes the symbol of a man’s wardrobe and can be worn at any time of day, from morning to night, becoming his characteristic feature. Colours and nocolours mixed with a texture insert which blend together, to burst into an elegant and unique taste. ALLEGRI Allegri presenta una collezione di giacche che, nei tagli e nelle forme, rispettano le più antiche tradizioni del capo; nei materiali, invece, risultano essere innovative ed innovatrici. L’indumento viene pensato e creato per essere trasversale e polifunzionale, capace di assecondare l’uomo, in primis, in ogni movimento ed in ogni sua azione. Il capo si presenta versatile nei materiali, traspiranti ed impermeabilizzati. I colori sono spezzati dal nero e dalle tonalità più scure del verde e del blu. Allegri presents a collection of jackets which respects antique tradition in its cut and shape; whereas the material is original and innovative. The garment is thought and created to be of broad perspective and multifunctional, able to satisfy man, above all, in his movements and actions. The garment is versatile, made of a breathable and waterproof material. Colours are mismatched from black to dark green and blue. TopTime / settembre-september 2014 > 53 Glamorous Cinzia Malvini > Homme OCCHIALI 85 anni fa fu l’esigenza di proteggere lo sguardo degli aviatori a portare i fondatori della Ray Ban a creare un accessorio che, oggi, è diventato fondamentale: gli occhiali da sole. Ed a distanza di questi anni, con un succedersi di forme e colorazioni, l’estate si presenta a tutto tondo. Materiali insoliti per Dior Homme: la montatura è interamente rivestita in pelle, arricchita da una barra di gomma che copre la parte superiore del ponte. Giorgio Armani e Moscot ripropongono il modello a clip con lenti staccabili: le linee vintage dal sapore anni Sessanta si intrecciano alla montatura tartarugata arricchita da dettagli dorati. Infine, sempre gli anni Sessanta sono la fonte di ispirazione per Kyme che presenta i suoi occhiali dalle lenti tonde dalla montatura sottile con stanghette in metallo lavorate. Dior Homme Armani GLASSES 85 years ago the necessity to protect pilots’ eyes lead the founders of Ray Ban to create an accessory which has today become fundamental: sunglasses. Since then, summer presents itself all-round with ensuing shapes and colours. Unusual material for Dior Homme: the frames are covered in leather, embellished with a rubber bar on the upper part of the bridge. Giorgio Armani and Moscot propose a clip model with detachable lenses: a vintage line evoking a tone of the sixties mingle with a tortoiseshell setting embellished with gold detail. Finally the seventies are the source of inspiration for Kyme who presents his glasses with round lenses and thin settings with metal sides. Moscot Kyme TopTime / settembre-september 2014 > 54 Glamorous Cinzia Malvini > Homme BARBA Un “must have” degli ultimi due anni è la barba: folta o meno folta, completa o parziale, sta sempre più prendendo potere sulle linee maschili che si sono imposte nel decennio precedente. Sempre più modelli salgono in passerella senza rasatura ed i veri “fashion addicted” non rinunciano a metterla in mostra. Proprio nel cuore di Roma, per soddisfare le richieste anche della clientela più impegnativa, nasce Juice HeaDesigner, una barberia DOC che, grazie al potere della ricerca e dello studio nelle antiche tecniche di rasatura, innestate alle più innovative tecniche della cosmesi, si occupano del benessere del viso e della barba. Che dire, dunque? Non ci resta che già immaginarci nella prossima estate, all’insegna del colore e, auguriamoci, del relax. BEARD For the last two years, a “must have” is a beard: whether thick or not, full or partial. It is setting in gradually on men’s lines as compared to the previous decade. More frequently can models be seen on the catwalks without shaving and the really “fashion addicted” will not go without showing it off. Juice HeaDesigner, in the heart of Rome, is out to satisfy the requests of a more demanding clientele; an authentic barbershop which, thanks to the power of research and the study of antique techniques of shaving, along with innovative cosmetic techniques, looks after the well being of the face and beard. What is there to say then? We can already imagine ourselves how we shall look next summer, in the pursuit of colour and hopefully be able to relax. TopTime / settembre-september 2014 > 55 Sartoria De Chirico - via Borgospesso 21 - 20121 Milano tel. 0297386206 - mob. 3487936505 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities Lando Buzzanca ho fatto la fame per il successo di / by Anita Madaluni Dopo l’Accademia, la fame, la recitazione scelta più per la moglie Lucia Peralta, scomparsa nel 2010, che per se stesso. Il solo modo per dimostrare all’unico, grande amore della sua vita, che non era un ‘buono a nulla’. “Sì, è proprio così”, annuisce l’Attore. “Lei era di una bellezza che toglieva il fiato. Corteggiatissima dai migliori partiti. Volevo essere all’altezza del suo amore… Ma lo sai che fra due anni compio 80 anni? E sai di cosa mi sono reso conto, dopo la morte di mia moglie? Mi sono accorto di aver voluto fortemente fare l’attore solo per dimostrare a lei, per tutta una vita, che ero all’altezza di poterla amare. Che non ero un buono a nulla”. Chiacchierare con Lando è come scrivere, a puntate, una lunga, interminabile, originale sceneggiatura, sempre rinnovata e ricca di colpi di scena. Insomma, è un copione vivente. Aneddoti che sbucano, qua e là, come lepri saltellanti e veloci, scovate d’improvviso dietro le siepi dei ricordi. “E non ti ho detto di quella volta che…”. E allora spesso, al telefono, ci intratteniamo per ore, dopo aver approssimativamente esordito con un “ … cinque minuti, giusto il tempo per un saluto”. Negli ultimi mesi una dedizione stakanovista al suo lavoro: studio certosino e approfondito su Basilio Corsi, il personaggio da lui interpretato ne ‘Il Restauratore’ - fortunata fiction alla sua seconda edizione, questa volta per la regia di Enrico Oldoini - in onda prossimamente su Rai Uno. Perché Lando è un attore serio, scuola classica: il teatro. Dichiara senza immodestia la sua età non dimostrata. Ci permettiamo di considerarlo un vezzo… Inutile sbandierare quanti anni hai o rammaricarti che, fra poco, saranno… gli anta importanti. “Difficile da credere, lo so! Ma sul set ero più corteggiato io dell’attore giovane e bello. E dalle ragazze, per di più!” E pensare che uno con un marcato difetto di pronuncia di chanches per diventare attore ne aveva proprio pochine. Ma davvero ti mancava la erre? “Allora, la storia è questa: Lucia - la mia fidanzata di allora, poi mia moglie - se ne era già accorta. E così un giorno, per farmelo garbatamente notare, mentre guardavamo un film con Errol Flynn, mi declamò ad alta voce il titolo. Lo ripetei. ‘Il libelle d’Illanda’. Beh… sembrerà assurdo, impossibile, ma non riuscivo proprio a pronunciarlo. Da allora presi coscienza della mia lacuna”. Diciamo pure ‘voragine’! Ma com’è possibile che nessuno se ne fosse mai accorto? “Nessuno. Incredibile, pazzesco, neanche a scuola. Mi chiesi: ‘Come farò?’. Iniziai ad ‘arrotarla’. Poi arrivò l’accademia con i suoi esercizi di dizione. RA- RE- RI- RO- RU. Anche se poi, col tempo, iniziai a detestare la prosopopea impostata di molti colleghi, quel parlare affettato, altezzoso, allo snob: ‘Cara, a quale desìo vi siete recata presso codesta vostra abitazione?’. Preferivo senza dubbio: ‘Tesoro, a che ora sei arrivata a casa?’” Hai snellito, in pratica, ciò che avevi assimilato in teoria: disimpegnandoti, apprendendo per poi liberarti del manierismo, della forma didattica … “Volevo risultare ‘normale’, naturale e non artificioso. Come nella vita. Risultare costrui- TopTime / settembre-september 2014 > 58 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities to significava non essere credibile. E allora leggevo, leggevo, leggevo. Soprattutto quotidiani, dalla mattina alla sera. Volevo imparare a recitare parlando come nella vita di tutti I giorni. E la mia Lucia mi aiutava tantissimo. La tartassavo, camminando su e giù per i corridoi di casa, leggendo ad alta voce, di tutto, pagine e pagine e poi presentandomi a lei come ad un esame, declamando alcuni passi. Poi le chiedevo: ‘Parlo o recito?’. E lei: ‘Reciti’. Significava che dovevo ricominciare daccapo. Studiando la normalità”. un attimo, il vicino di tavola era capace di rubarmi quell’unico tozzo di pane che passava il convento”. E’ vero che la vostra storia fu quasi una fuitina? “Sì, la ringrazierò sempre. Avevo vent’anni e lei, bellissima, meravigliosa, diciotto. Corteggiatissima dai migliori rampolli dell’epoca: giovanotti belli, aitanti, di buona famiglia, con posizioni economiche solide, lavori sicuri. Insomma…i classici buoni partiti. Io non avevo nulla. A parte me stesso. Certo…ero un bel tipo… Me ne innamorai perdutamente e un giorno le chiesi come mai avesse scelto proprio me, in mezzo a quella rosa di pretendenti molto più appetibili. Lei mi disarmò: ‘Quando guardo un uomo, per quanto bello, ricco e piacente possa essere, me lo immagino coi calzini bucati. E …all’improvviso sparisce, perde tutta la sua attraenza’. E io: ‘Nooo, ma davvero? Allora…lo hai fatto anche con me! Mi hai pensato coi calzini bucati! E che è successo?’. ‘Niente. Non mi ha fatto né caldo né freddo. Era te che volevo’. Ecco…questa era la mia Lucia”. “Andai via da Palermo a 18 anni. E mio padre mi minacciò: ‘Tu domani torni con i Carabinieri!’. Era il 31 ottobre del ’53. L’indomani, giorno dei Santi, ero a Roma. E…anche se non credo ai segnali…proprio il 30, prima della fuga, al cinema con gli amici (davano ‘Le nevi del Kilimangiaro’) nell’intervallo mi alzai e dissi: ‘Guardatemi ora, che poi pagherete per vedermi!’” Già ardeva il fuoco sacro… “Più che altro bruciava la voglia di indipendenza!” Che, da fanciullo, ti è costata anche la fame. Quella vera. “Non mi vergogno di dire che ho mangiato anche alle mense dei poveri. Un piatto di patate e un pezzo di pane. Ma lì c’erano disperazioni peggiori della mia. Se mi distraevo Che padre sei stato? “Presente nell’assenza. Sempre. Lucia era perfetta. Io, pur spesso in tournée, chiamavo tutti giorni. Ma bastava che lei mi telefonasse e io correvo a casa”. Quindi, in fondo, se sei diventato Buzzanca lo devi a tua moglie… TopTime / settembre-september 2014 > 59 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities Lando Buzzanca I starved for success an ‘r’? After the academy came the starvation and the choice of acting which was more for his wife Lucia Peralta, who died in 2010, rather than for himself. It was the only way of showing to his one time love of his life that he was not a “good-for-nothing”. “It’s true. Her beauty took your breath away. She was courted by the most eligible men out. I wanted to measure up to her love”. “This is the story: Lucia – my girlfriend at the time, who later became my wife – noticed it. So one day she decided to make me become aware of it in a nice way - whilst watching a film with Errol Flynn she repeated the title out loud. I too repeated it. ‘Il Libelle d’ILlanda’. Well…it may seem absurd, impossible but…I just could not pronounce it. From that moment I became aware of my speech impediment”. Let’s call it an “abyss”! How come nobody ever noticed? “Nobody did. It’s incredible, crazy, not even at school. I asked myself: how will I manage? I started ‘sharpening’ my voice. Then I joined the academy and had elocution lessons. RA- RE- RI- RO- RU. Even though, with time I started hating the pompous style set by many colleagues, that way of ‘putting it on’ and talking in a snobbish way. Instead of the way snobs would say ‘my dear, at what hour did you reach your home?’ I certainly preferred: ‘my dear what time did you get back home?’” He told me: ”Did you know I am going to be 80 in two years time? And do you know what I realized after my wife died? I realized that I strongly wanted to be an actor only to show her, all my life, that I could match up to loving her. That I was not a good-fornothing”. Practically simplifying the theory you had assimilated. Freeing yourself. Learning to set yourself free from mannerisms, from an educational format… “I wanted to seem ‘normal’ and not unnatural. Like in life. To seem insincere meant not being credible. So I would read and read and read. Especially newspapers, from morning to night. I wanted to learn how to act speaking like I did in everyday life. Lucia helped me a lot. I would pester her at home whilst walking up and down the corridors reading out aloud anything I could find, pages and pages and I would then go up to her like to an To chat with Lando is like writing a long and never-ending script, a tv series full of plot twists. A live screenplay. Stories here and there tracked down unexpectedly from behind a hedge of memories. “And I haven’t told you about that time…” So we very often talk for hours on the phone after starting off by saying words to the effect “…five minutes, just to say hello”. In the last few months he has dedicated himself to his work in an overzealous way: a specialized and detailed study on Basilio Corsi, a character played by him in “Il Restauratore” – the lucky fiction at its second edition, this time directed by Enrico Oldoini – to be transmitted shortly on Rai Uno. Lando is a serious actor with a classical background: the theatre. He modestly declares his age which he doesn’t show. We consider it a mannerism... It’s pointless boasting about your age or complaining that shortly you will be in the “eighties”… “I know it’s difficult to believe! But on the set I was courted more than the young handsome actor was. And by girls at that!” And to think that the chances of becoming an actor with a marked defect in pronunciation were not that many. Were you really not able to pronounce TopTime / settembre-september 2014 > 60 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities examiner, reciting a few passages. Then I would ask her ‘Am I talking or acting?’ and she would reply ‘acting’. Which meant I had to start all over again. Studying normality”. Is it true that your relationship was like eloping? “I left Palermo when I was 18 years old. My father threatened me: ‘you will be back tomorrow with the police!’ It was October 31, 1953. The following day which was All Saints’ Day I was in Rome. And …though I do not believe in signals…on the 30th, the day before I left, I went to the cinema with my friends (they were showing ‘The Snows of Kilimanjaro’) and in the interval I got up and said ‘look at me now, because shortly you will be paying to see me!’” The sacred fire was already aflame … “The desire for independence was burning more than anything else!” The price you paid as a child was starvation. Real starvation. “No I am ashamed to say that I even ate at the soup kitchen. A plate of potatoes and a piece of bread. But people there were more desperate than I was. If I wasn’t careful the person sitting next to me at the table would steal the only bit of bread they gave us”. What sort of a father were you? “I was present in my absence. Always. Lucia was perfect. I was always on tour but called every day. But all she needed to do was to call me and I would rush home”. So in the end if you became Buzzanca you owe it to your wife … “Yes I shall always be grateful to her. I was twenty years old and she was eighteen and beautiful, wonderful. She had many admirers, descendants from important families of those days: young handsome men, from good families, with solid financial positions and secure jobs. In other words…eligible young men. I had nothing. Except for myself. Though I was a nice guy. I fell madly in love and one day asked her why she chose me amid all those good matches who admired her. She shocked me by saying: ‘When I look at a man, however good looking, rich and nice he may be, I imagine him with holes in his socks. And… all of a sudden he disappears, his charm disappears’. And I said: ‘No, really? So …you did that to me too! You thought of me with holes in my socks! And what happened?’ – ‘Nothing. It made no difference at all. It was you who I wanted’. That was how my Lucia was”. [] TopTime / settembre-september 2014 > 61 RedCarpet > Filo diretto / Direct line RICCARDO MUTI un genio della musica mondiale di / by Vincenzo Terranova E’ uno dei grandi Direttori d’Orchestra viventi. Riassumere la vita e la biografia musicale del “maestro Muti” richiederebbe un’impresa difficilissima: un intero libro della Storia della musica operistica e sinfonica contemporanea! E’ stato direttore musicale del Teatro alla Scala di Milano. Ha diretto produzioni operistiche a Firenze, Napoli, Filadelfia, Monaco, Vienna, Londra, Liegi e al Festival di Ravenna. Attualmente dirige l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini che ha fondato nel 2004 e che ha sede a Piacenza e Ravenna. Nel febbraio 2008 ha vinto due Grammy Award. Dal 2010 è Direttore Musicale della Chicago Symphony Orchestra con la quale ha rinnovato il contratto fino all’estate del 2020. “Io sono profondamente grato al mio Paese. All’Italia devo tutto. Per questo mi fa male vederla così. E avverto la necessità di alzare la voce, per segnalare qualche pericolo e qualche opportunità”. Così il maestro Riccardo Muti sull’Italia di oggi. E su quella di ieri? “Se ripenso alla mia giovinezza, nella Puglia degli anni ‘50, mi sembra di essere vissuto secoli addietro. Non c’era la tv; anche quando nacque la Rai, nessuno a Molfetta aveva il televisore, per vedere ‘Lascia o raddoppia’ si andava al cinema. Ma era un Paese laborioso, in senso latino, da ‘labor’. Vigoroso, forte, disponibile alla fatica, al sacrificio, pieno di speranza”. TopTime / settembre-september 2014 > 62 RedCarpet > Filo diretto / Direct line In che famiglia è vissuto? “La mia era una famiglia numerosa. Non eravamo poveri, papà era medico, ma dovette lavorare molto per farci studiare. Alle elementari il maestro era mio nonno, direttore della scuola Alessandro Manzoni: inflessibile, rigoroso, severo; un esempio di decoro, dignità, lealtà. Davanti alla villa comunale, dove portavamo le ragazze a passeggiare, c’era l’orologio con la scritta: ‘Mortales vos esse docet quae labitur hora’; in sostanza, ricordati che devi crepare. La scritta è sempre lì, ma nessuno ci fa più caso. Per noi era davvero un richiamo etico, ci ricordava il dovere di comportarci in modo civile, anche con le donne. Al liceo le nostre serate erano il seguito delle lezioni: le passavamo a conversare con gli insegnanti di letteratura, latino, filosofia. Mio fratello maggiore è diventato neuropsichiatra, il secondo ha fatto l’università navale di Napoli, i gemelli nati dopo di me sono ingegneri elettronici. Mio padre volle che ognuno avesse una cultura musicale, a ingentilire una formazione così rigida; anche se il massimo che ci si poteva attendere, nella provincia del Sud, era diventare direttore della banda del paese. A 7 anni mi misero in mano un violino, che ho detestato con tutte le mie forze; anche perché avrei voluto un fucile di legno con il tappo, all’epoca il più bel regalo possibile. Papà si era già arreso: ‘Riccardo non è portato per la musica’. Fu mia madre a dire: ‘Diamogli ancora un mese’. Un mese proficuo. Decisivo è stato l’incontro con Nino Rota, il mio padre musicale, cui sono rimasto vicino sino alla morte. Però la cosa più importante è stata crescere in un’Italia piccola ma seria. Un Paese dalle radici poderose. Per questo oggi non ho difficoltà a stare accanto all’uomo più semplice della terra come alla regina Elisabetta. Parte del mio percorso si è svolto all’estero, ma io mi sento profondamente italiano. Ho dato ai figli i nomi dei nostri grandi santi - Francesco, Chiara, Domenico - e mi ribello nel vedere il mio Paese ridotto così”. degli enormi sacrifici dei padri, ma anche la loro gioia di vivere. La Spagna è messa peggio di noi, però ha ancora vitalità, gioia di vivere, quell’attitudine che un tempo ci rendeva simpatici al mondo e che ora abbiamo perduto. Non voglio fare il nostalgico, ho sempre detestato chi diceva: ‘Ai miei tempi’. Ma questo è un Paese malato, molto diverso da quello che sognavamo da ragazzi. Persino i profumi sembrano spariti: i profumi che uscivano dalle finestre d’estate, quando nelle case ancora si cucinava, e si rideva. Ora viviamo in una società grigia. L’Italia sembra aver tirato i remi in barca. Non crede più nel futuro e in se stessa. Non si fida più di nessuno, e con qualche motivo”. Così come? E Grillo? “L’Italia di oggi non sa più soffrire e non sa più sorridere. Ha smarrito non solo il senso “Mi ricorda Iago, che nell’Otello dice: ‘Io non sono che un critico...’. Criticare senza dare Per esempio? “Non voglio dare giudizi sui politici; ma il livello di questi anni è sconfortante. Per mestiere mi capita di seguire dieci linee musicali, che si intersecano e si contrappuntano, ma tendono all’armonia. Invece se metti anche solo tre politici in tv subito si gridano addosso, e non si capisce più nulla. Io credo nella dialettica, nel confronto, nel rispetto. Per non precipitare verso il voto anticipato l’anno scorso è stato fatto un governo di larghe intese, anche se, più dell’aggettivo, mi interessa il sostantivo: intese. Una soluzione non populista, in cui i migliori esponenti delle diverse culture politiche si applicano ai problemi del Paese, si occupano delle famiglie che già alla seconda settimana del mese sono in difficoltà. Ricordo Berlinguer e Almirante: ideologie sbagliate; ma personaggi strepitosi. I tagli alla cultura, al cinema, ai teatri, alle orchestre, sono vergognosi, ma non mi stupiscono: ai concerti, i politici non vengono mai. Quelli davvero interessati li conti sulle dita di una mano: come Ciampi e Napolitano, che vedevo a Salisburgo anche prima che diventasse capo dello Stato. A quasi tutti gli altri, della musica e della cultura non importa nulla”. TopTime / settembre-september 2014 > 63 RedCarpet > Filo diretto / Direct line soluzioni credibili possono farlo tutti. Se dirigessi un’orchestra dicendo solo quello che non va, non risolverei nulla. Gli italiani si sono stancati della vecchia politica, ma ora hanno bisogno di vedere una luce in fondo al tunnel, e di qualcuno che li guidi verso la luce. Invece sento invocare dittature, ‘il 100% dei voti’: un’avventura che abbiamo già conosciuto, finita malissimo. E poi questo turpiloquio mi fa orrore. Un segno di abbrutimento”. E gli artisti saliti sul carro di Grillo? “Ognuno è libero di seguire quel che ritiene giusto. Abbiamo una idea un po’ distorta, per cui si ‘fa’ l’artista, mentre nella realtà si ‘è’ artista. Essere artista non significa fare lo scapigliato, un po’ folle, con la barba e i baffi lunghi e le parole in libertà. Un modello di artista per me è Toscanini, uomo di grande semplicità, eleganza, coscienza civile. O come Verdi. Uomini per cui la forma è contenuto”. Maestro Muti, lei ha passato 19 anni alla guida de La Scala… “La Scala rappresenta storicamente la nostra nazione. È la voce dell’Italia all’estero. La nostra anima. Se a un teatro togli l’anima, gli hai tolto tutto. Sarebbe un tradimento. È ovvio che la Scala può mettere in scena i grandi musicisti austriaci e tedeschi. Ma dev’essere consapevole che a Vienna, a Berlino, a Bayreuth sono attrezzati - per tradizione, lingua, cultura - a farlo meglio di noi. Mentre se perdiamo la capacità di mettere in scena meglio degli altri Verdi, Puccini, Bellini, Donizetti, Rossini, allora il danno sarebbe gravissimo, perché quella è la nostra cultura, siamo noi. In Cina ogni anno aprono teatri, conservatori, orchestre che la studiano, e se non teniamo il loro passo ne saremo sommersi. Questa era la linea che prima di me aveva seguito il mio compianto predecessore Claudio Abbado (scomparso lo scorso 30 gennaio, n.d.r)”. Ma con Abbado non eravate rivali? “Queste sono cretinate messe in giro da chi ha sempre bisogno di rappresentare gli italiani divisi, come Coppi e Bartali. Ma Coppi e Bartali facevano la stessa corsa. Abbado e io no, e per fortuna, altrimenti ci saremmo resi ridicoli, visto che non avevamo più vent’anni. Appartenevamo a generazioni diverse, ma abbiamo sempre avuto rapporti cordiali e ci siamo sempre stimati, perché condividevamo lo stesso amore per il nostro Paese e per quel linguaggio universale che la musica italiana parla a tutti gli uomini”. Riccardo Muti A worldwide music’s genius He is one of the greatest living Music Conductors. To summarize life and musical biography of the “maestro Muti” would require difficult undertaking: an entire book of the history of symphonic and opera music simultaneously! He was music director of the Teatro alla Scala in Milan. He has directed opera productions in Florence, Naples, Philadelphia, Monaco, Vienna, London, Liège and at the Ravenna Festival. Actually directs the l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini which he founded in 2004, headquartered in Piacenza and Ravenna. On February 2008 he won two Grammy Awards. Since 2010 he is Music Director of the Chicago Symphony Orchestra with whom he has renewed his contract until the summer of 2020. “I am very grateful to my country. I owe everything to Italy. That is why it hurts me to see how it is today. I feel we should raise our voices to warn of the dangers or of the opportunities”. This is maestro Riccardo Muti talking about Italy today. And what about Italy of yesterday? “Looking back to my early days, in Puglia in the fifties, it feels as though I lived centuries ago. There was no television; even when Rai was established, nobody in Molfetta had a television and to TopTime / settembre-september 2014 > 64 RedCarpet > Filo diretto / Direct line see ‘Lascia o raddoppia’ you had to go to the cinema. But the country was industrious, in a Latin sense: ‘labor’. Robust, strong, cut out for fatigue and sacrifice, full of hope”. Which sort of family did you come from? “I came from a large family. We were not poor, my father was a doctor but had to work really hard to keep us at our studies. My grandfather was a teacher at primary school, he was headmaster of the Alessandro Manzoni school: firm, strict, unforgiving; an example of respectability, dignity, loyalty. The clock in front of the public gardens where we would stroll with the girls had written on it: ‘Mortales vos esse docet quae labitur hora’; in other words, remember you have to ‘snuff it’. The writing is still there but nobody notices it any longer. It was a real moral code for us because it reminded us of our duty to behave in a civilized way even with women. At high school our evenings were a continuation of the lessons; we would spend them talking with our literature, Latin and philosophy teachers. My elder brother became a neuropsychiatrist, the second one went to the naval academy in Naples, whereas my twin brothers born after me are electronic engineers. My father wanted each of us to have a musical culture to refine our rigid formation; even if the most in the South one could have expected to become was director of the town band. When I was 7 years old I was given a violin which I really detested; also because I would have preferred a wooden popgun which at the time was the nicest present you could have received. Dad had already given up: ‘Riccardo is not cut out for music’. It was my mother who said: ‘Let’s give him another month’. A worthwhile month. Decisive was my encounter with Nino Rota, my musical father whom I stayed beside until his death. The important thing though was to have grown up in a small but austere Italy. A country with powerful roots. For this reason I have no difficulty today to stand by one of the simplest men on earth in the same way as by Queen Elizabeth. Part of my course was abroad but I feel Italian deep inside. I called my children after our important Saints – Francesco, Chiara, Domenico – and I oppose to see my country come down like this”. Like what? “Italy today no longer knows how to suffer and how to smile. It has lost that huge TopTime / settembre-september 2014 > 65 RedCarpet > Filo diretto / Direct line sense of sacrifice which its ancestors had, but also its love of life. Spain is worse off than we are but it still has the vitality, love of life, that attitude which in the past made us pleasant in the eyes of the world but which we have now lost. I don’t want to be nostalgic but I have always hated those who would say: ‘In my times’. This country is ill, very different to how we dreamed it would be when we were young. Even its scent seems to have disappeared: the aromas which would come out through the windows in the summer when they still used to cook at home, and there was laughter. Today we live in a grey society. Italy seems to have slowed down. It no longer believes in the future or in itself. It no longer trusts anyone, and perhaps has good reason to do so”. For example? “I don’t want to give my opinion on politicians; but the level the last few years is discouraging. For my job I often have to follow ten musical streams which intersect and counterpoint but are still harmonious. Whereas if you put even just three politicians on television they immediately start to shout at each other and you cannot understand anything. I believe in dialectics, in discussion and respect. To avoid advance polls last year a multi-party governance was set up even though I am more interested in the noun rather than the adjective: governance. It was not a populist solution where the best representatives of the different political cultures dedicate themselves to solve the country’s problems, deal with families finding themselves in difficulty already half way through the month. I remember Berlinguer and Almirante: wrong ideologies but amazing characters. Cuts in culture, cinema, theatre, orchestras are outrageous but do not shock us: politicians never go to concerts. Those who are really interested can be counted on your hand: like Ciampi and Napolitano who I would see in Salzburg even before they became heads of State. Nearly all the others are not bothered in music or culture”. How about Grillo? “He reminds me of lago who in Othello says: ‘I am but a critic…’. Anyone is good at criticizing without giving credible solutions. If I were to direct an orchestra just by saying what is not right, it would get me nowhere. Italians are fed up with the old sort of politics and now need to see a light at the end of the tunnel with someone leading them towards that light. Instead dictatorship is begged for, ‘100% of votes’: we have already been through that kind of adventure, which ended up badly. Moreover this vulgarity makes you quiver. It’s a sign of degradation”. What about the artists who jumped on Grillo’s bandwagon? “Each one is free to follow what they think is right. We have a distorted idea by which one ‘does’ what an artist does whilst in reality one ‘is’ an artist. To be an artist does not mean being dissolute, crazy with a long beard and moustache and saying words in freedom. A model artist for me is Toscanini, a very simple man, elegant with a civilized integrity. Or even Verdi. Men whose structure means content”. Maestro Muti, you conducted the La Scala orchestra for 19 years… “La Scala historically represents our nation. The voice of Italy abroad. Our soul. If you take away the soul of a theatre you have taken the lot out of it. It would be a betrayal. Obviously La Scala can put up great Austrian and German musicians. But it must be aware of the fact that Vienna, Berlin and Beirut are better appointed than we are – due to their tradition, language, culture – hence can do better. Whereas if we lose our capacity to put up Verdi, Puccini, Bellini, Donizetti, Rossini, better than others it would be a huge loss because that is our culture. Every year theatres, conservatories and training orchestras, open in China and if we do not keep up with them we shall be overwhelmed. This is the course of action which my grieved predecessor Claudio Abbado followed (he died last January 30, editor’s note)”. But wasn’t Abbado your rival? “This is rubbish broadcasted by those who always want to show Italians divergent, like Coppi and Bartali. But Coppi and Bartali did the same thing. Luckily Abbado and I didn’t, otherwise we would have made ourselves ridiculous being as we were no longer twenty years of age. We belonged to different generations but always had a very friendly relationship and respected each other because we both shared the same love for our country and for the universal language spoken by Italian music to all men”. [] TopTime / settembre-september 2014 > 66 Ph: Pino Leone NINO LETTIERI A T E L I E R RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities Claudia Pandolfi Alla ricerca di me stessa di / by Viola Valente Ha il senso dell’ironia. Non ha paura del tempo che passa. Ma di se stessa sì. Se si parla d’amore, ridendo, si definisce “un cavallo pazzo, scalpitante, una che non sa aspettare troppo”. È una “tosta”, Claudia Pandolfi. Una donna che vive fino in fondo le sue emozioni. E trova sempre il modo per voltare pagina e ricominciare. Nella professione e nella vita. In tv, l’abbiamo vista la scorsa stagione nel ruolo di Claudia Munari, una psicologa che esplora i confini tra scienza e fede ne “Il tredicesimo apostolo”. Poi è tornata in quello di Angela Tonati, una donna forte e paziente compagna dell’alpinista Lino Zani, nella fiction “Non avere paura Un’amicizia con Papa Wojtyla”. TopTime / settembre-september 2014 > 68 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities Nel privato, invece, c’è un nuovo compagno, dopo la fine della sua relazione con il collega Marco Cocci. Gli indizi parlano di un giovane produttore dai capelli scuri, Marco De Angelis. Claudia non conferma, ma il sorriso che le illumina il volto è più significativo di tante parole. Attualmente è impegnata nelle riprese di “Sicilia Connection Ris”, una nuova fiction targata Taodue, dove recita nel ruolo di un pubblico ministero al fianco di Fabrizio Bentivoglio. Claudia, come vive l’amore, ora che si trova in una fase più matura della sua vita? “E chi lo ha detto che sono innamorata? (e ride, ndr). Va bene, è vero, io senza amore proprio non so stare, nella mia vita ho bisogno di relazionarmi con qualcuno che mi capisca e che mi voglia bene: può essere la mia famiglia, mio figlio, una storia nuova che nasce… (e sorride, ndr)”. Lui è più giovane e io un po’ meno, lui ha i capelli scuri mentre io ho già qualche capello bianco e uso la tinta. E poi lui è romantico, sì davvero, è molto più romantico di me…». “Diciamo che non sono così romantica, il mio aspetto pragmatico prevale. Se un uomo mi chiede l’attesa, posso anche concedergliela, ma mi deve dare un appuntamento preciso e rispettarlo, altrimenti me ne vado io”. Il suo rapporto con la fede… “Sono cresciuta nell’ambiente della parrocchia, che era un luogo sano di aggregazione dove ci si poteva sentire al sicuro e confrontare con gli altri. Ma, appena sono diventata più grande, ho iniziato a pormi e a porre tante domande, forse anche un po’ ‘scomode’. Da lì ho capito che dovevo cercare le risposte lontano da certi ambienti. E così ho cominciato a navigare da sola sulla mia zattera, in un mare aperto e poco rassicurante… Ma, alla fine, è stata proprio la mia zattera a darmi sicurezza, più della grande nave che mi aveva accolta da bambina, tanto per usare una metafora”. Come si definisce? “Una laica. Ma sul set della fiction su Papa Wojtyla l’atmosfera era davvero speciale. Ho provato momenti di intensa commozione, c’era un’energia speciale, che sicuramente ha un significato”. C’è qualcosa che le fa paura, nella vita? Sul set dello sceneggiato su Papa Wojtyla, si è ritrovata in coppia con il suo collega storico di fiction, Giorgio Pasotti… “A volte ho avuto paura di me stessa, perché la verità è che ognuno di noi è l’artefice di quello che gli accade. È importante riuscire a capire i propri istinti e le proprie necessità, superando i sensi di colpa: ecco, il senso di colpa è la trappola che ci blocca, impedendoci spesso di raggiungere quello che desideriamo veramente”. “Che meraviglia recitare di nuovo con Giorgio! È un ragazzo adorabile e un grande professionista. Lui era il mio fidanzato, l’ispettore Paolo Libero, in ‘Distretto di Polizia’. E poi abbiamo lavorato insieme anche nella serie ‘I Liceali’… Eh sì, lui è l’attore che ho baciato di più nella mia vita. Tra di noi, negli anni è cresciuta una straordinaria amicizia”. Che cosa ha in comune con il personaggio di Angela Tonati, la compagna dell’alpinista Lino Zani, nella fiction “Non avere paura - Un’amicizia con Papa Wojtyla”? Lei ha un figlio di 7 anni, Gabriele, nato dalla sua storia d’amore con il cantautore Roberto Angelini: come lo educa? “Sicuramente mi sono ritrovata nella forza e nel carattere ben definito di Angela. Ma io non ho la sua pazienza, non saprei mai aspettare un uomo come ha fatto lei con il suo alpinista: il loro era un amore fatto di partenze, di attese e di ritorni. Io, invece, sono un cavallo pazzo, scalpitante, ho bisogno di una concretezza più immediata”. Allora, lei è una donna che vuole tutto e subito? “Cerco di non imporgli nulla, ma di fargli conoscere tutte le realtà della vita, in modo che possa scegliere con consapevolezza e convinzione. Proprio per questo Gabriele non è stato battezzato quando è nato: penso che spetti a lui decidere di ricevere un Sacramento così importante”. Parliamo di nuovi traguardi. Il prossimo novembre compie 40 anni: un bilancio? TopTime / settembre-september 2014 > 69 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities “Non mi piace parlare di bilanci, Né mi piace farli, perché sono sempre cambiata tanto nel corso della mia vita. Quello che affermo oggi, potrebbe non essere più vero tra dieci anni”. Il tempo che passa, per lei, è un problema? “A parte che c’è sempre il trucco che aiuta (e ride, ndr), ma l’idea del tempo che passa mi piace: la maturità, accompagnata da certe rughe, deve diventare saggezza e farci capire che bisogna smetterla di essere in gara con tutto il mondo e con se stessi, e più pronti ad accogliere quello che la vita ci offre, anche se si tratta di capelli bianchi”. Non cederebbe mai alla tentazione della chirurgia estetica? “Non va demonizzato nulla, anche in questo campo si tratta di scelte molto personali. Sicuramente, su me stessa non infierirei con certi metodi, anche perché il ritocco non è certo una dimostrazione di bellezza. E poi ho sempre ascoltato le voci delle persone amiche, quelle che mi dicono: ‘Macché Claudia, stai bene così’…”. Un segreto per mantenersi in forma, allora, proprio non ce l’ha? “Finora ho vissuto di rendita, perché sono una ex ginnasta, fallita ma pur sempre una ginnasta. E poi sono sempre stata magra: per me mettere su due chili è un problema, quindi sono davvero fortunata. E poi, come si dice? Meno peso c’è, meno crolla l’impalcatura (e ride, ndr)”. __________________________________________________________ Claudia Pandolfi In search of myself She has a sense of humour. She is not frightened of the years going by, though she is of herself. If you talk about love, jokingly, she describes her- self as “a mad horse, raring, impatient”. Claudia Pandolfi is “determined”. A woman who lives her emotions to the full. One who always finds a way to turn over a new leaf and start from scratch. Both professionally and in life. We saw her on television last season in the role of Claudia Munari in “Il tredicesimo apostolo”, a psychologist exploring the boundary between science and faith. She then returned to that of Angela Tonati, a strong and patient woman, partner of the mountain climber Lino Zani in the fiction “Non avere paura - Un’amicizia con Papa Wojtyla”. Though she has a new partner in her private life after the end of her relationship with colleague Marco Cocci. Clues point to a young producer with dark hair, Marco De Angelis. Claudia does not confirm but the smile on her face reveals more than words do. She is presently busy with the new fiction “Sicilia Connection Ris”, by Taodue where she plays the part of a public prosecutor with Fabrizio Bentivoglio. Claudia, how do you live with love now that you are more mature? “Who said I am in love? (she laughs). All right, it’s true, I cannot live without love, in life I need a relationship with someone who understands me and loves me: it could even be my family, my son, a new relationship…” (she smiles). He is younger than me, he has dark hair whereas I already have some grey hair and dye it. He is romantic, really so, much more romantic than me…”. Are you frightened of anything in life? “Sometimes I have been frightened of myself because the truth is that we are the originators of what happens to us. It is important to understand your nature and necessities, overcoming guilty feelings: the latter trap you blocking you, often preventing you from reaching your real ambitions”. What do you have in common with the character you played of Angela Tonati, partner of mountain climber Lino Zani in the fiction “Non avere paura TopTime / settembre-september 2014 > 70 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities - Un’amicizia con Papa Wojtyla”? “I certainly bore a similarity with Angela’s will power and determined character. Though I am not as patient as she is, and could not have waited for a man like she did with her mountain climber: their love consisted in departures, waiting periods, come-backs. Whereas I am a mad horse, raring, I need something concrete with immediate effect”. That means you want everything right away? “Let’s say I am not that romantic, my pragmatic side prevails. If a man asks me to wait I can even grant him time but he has to give me a precise appointment and respect it or else I will not be there”. Your relationship with faith… “I grew up in a parish environment which was a healthy setting for aggregation where you felt safe and could relate with others. But as soon as I was older I began wondering about many things and asking ‘awkward’ questions. That is when I realized I had to find the answers away from certain environments. So I started navigating in the open sea, which was not too encouraging…in the end my raft reassured me, more that the big ship which housed me as a child, metaphorically speaking”. How would you define yourself? “Laic. Though on the set of the fiction on Pope Wojtyla there was a really special atmosphere. I had moments of deep feelings, there was a special energy, which surely meant something”. On the set of the fiction on Pope Wojtyla, you found yourself with your legendary colleague of fictions, Giorgio Pasotti… “It was fantastic to act with Giorgio again! He is an adorable person and a great professional. He was my fiancé, Inspector Paolo Libero, in ‘Distretto di Polizia’. We also worked together in the series ‘I Liceali’…Actually he is the actor I have kissed most in my life. Through the years we have established a wonderful friendship”. You have a son Gabriele who is 7 years old, born from your romance with the singer-songwriter Roberto Angelini: how do you educate him? “I try not to impose anything on him but to make him learn the realities of life, so that any choice he makes can be based on awareness and belief. For this reason Gabriele was not christened when he was born: I think it is up to him to decide whether to receive such an important sacrament”. Talking about new targets. Next November you will be 40 years old: how would you weigh up your life? “I don’t like talking about assessments. Neither do I like making them because I have always changed so much in the course of my life. What I assert today could no longer be true in ten years time”. Is time that goes by a problem for you? “Apart from the fact that there is always a trick to help you (she laughs) I like the idea of time going by: maturity accompanied by a few wrinkles should become wisdom and make us realize that we should stop competing with the whole world and with ourselves and be more prepared to accept what life offers us, even if it means grey hair”. Would you never give in to the temptation of cosmetic surgery? “Nothing should be demonised, even in this field it is a question of very personal choice. I would certainly not harass my body with certain methods because a touch-up is not evidence of beauty. Moreover I have always listened to my friends’ comments who always say: “No way Claudia, you look good as you are…”. That means you do not have a secret to stay in shape? “Up until now I have got by because I was a former gymnast, though unsuccessful, but still a gymnast. Furthermore, I have always been slim: for me to put on two kilos is a problem so I am really lucky. As they say: with less weight a structure has fewer possibilities to collapse (she laughs)”. [] TopTime / settembre-september 2014 > 71 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities DANTE FERRETTI E’ DI CASA CON L’OSCAR di / by Vincenzo Terranova I grandi affari, è noto, si chiudono a tavola. Magari davanti a un bel piatto fumante di spaghetti e a qualche altra succulenta ricetta made in Italy. E i premi Oscar non fanno eccezione. Così in questa intervista a Dante Ferretti, scenografo per tre volte premio Oscar (“The Aviator”, “Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Stree”t, “Hugo Cabret”), nonché pluridecorato al tavolo delle Nomination dei suddetti e di premi altrettanto prestigiosi (5 David di Donatello, 13 Nastri d’Argento). Racconta di come è riuscito a convincere il grande Martin Scorsese a girare il suo “Gangs of New York” a Cinecittà, piuttosto che in America o in altre location dell’Est Europa: “Una sera gli ho detto, vieni con me che ti porto a mangiare come si deve e ho chiamato un ristorante vicino a Cinecittà per avvertirli del nostro arrivo e per chiedere che ci lasciassero un po’ di privacy. Dopo una cena a base di vera cucina italiana, quando era quasi mezzanotte, l’ho portato agli Studi di Cinecittà: Vedi? Qui c’è tutto. Gli Studi, una piscina vicino e il mangiare come si deve. Che dici?. E da lì non ci siamo più mossi”. Ricorda anche di quando, appena tredicenne, decise che il suo lavoro da grande sarebbe stato lo scenografo e aggiunge: “Sono nato nelle Marche. L’unica cosa che c’era a Macerata erano quattro cinema e io, il pomeriggio, anziché studiare, rubavo i soldi dalle tasche di mio padre e correvo al cinema. Guardavo i film e pensavo: Io voglio fare quello. Ma non intendevo mica l’attore. A me degli attori non mi importava niente. Un giorno un famoso scultore maceratese, Umberto Peschi, sapendo che mi piacevano le costruzioni e le scene mi disse ‘tu dovresti far lo scenografo’. E io: ah ecco come si chiama il lavoro che voglio fare! Da quel momento ho detto a mio padre, voglio fare lo scenografo e andare a Roma. E così ho fatto”. Il 26 febbraio scorso ha compiuto 71 anni Dante Ferretti, quel ragazzino che, con gli occhi sgranati dalla curiosità, trascorreva le giornate nel buio dei cinema di Macerata. Fuori i compagni giocavano a pallone nei cortili, lui sedeva silenzioso in platea. Poi nella sua carriera ha costruito set per Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, Tim Burton, Martin Scorsese e tanti altri. L’ispirazione per le scenografie di “Hugo Cabret”, per il quale nel 2012 ha preso il suo terzo Oscar, viene proprio dalla Torre dell’orologio della sua città, rimasta nella memoria di un fanciullo. Suo padre come prese la sua decisione? “Gli dissi che volevo frequentare l’Accademia di Belle Arti a Roma per studiare scenografia. Pensava fossi matto, lui sognava che portassi avanti la piccola fabbrica di mobili di famiglia. Comunque, visto che venivo sempre rimandato a ottobre in quattro materie, mi propose un patto: ‘Se alla maturità vieni promosso a giugno senza problemi, ti mando a Roma’. Pensava che non ce l’avrei mai fatta. Mi misi a studiare l’ultimo mese e mezzo e passai l’esame con i migliori voti di tutta la scuola. Vinsi addirittura una borsa di studio del Pio sodalizio dei piceni. Nessuno ci credeva, pensavano che i professori si fossero sbagliati. I primi film che girai nel 1961 furono appunto nelle Marche, dopo che avevo tribolato tanto per andarmene. Erano due pellicole di serie B dirette da Domenico Paolella che aveva deciso di ricostruire i Caraibi nel Conero: ‘Le prigioniere dell’isola del diavolo’ e ‘Gli avventurieri dell’oceano’. Feci un buon lavoro che spinse il produttore a presentarmi Luigi Scaccianoce, un grande scenografo, e diventai suo assistente. Con lui ho lavorato per otto anni, da ‘La parmigiana’ di Antonio Pietrangeli a ‘Il Vangelo secondo Matteo’, ‘Uccellacci e uccellini’ ed ‘Edipo re’ di Pier Paolo Pasolini. L’ultimo film da aiuto scenografo è stato ‘Satyricon’ di Federico Fellini, nel 1969”. Poi cosa accadde? “Avevo appena finito Satyricon a Ponza, suonò il telefono, era Pasolini: ‘Ferretti, ci sarebbe da fare un film in Turchia ma bisogna partire subito per la Cappadocia. Ho già il biglietto’. E così con ‘Medea’ sono stato promosso da aiuto a scenografo”. Quindi è arrivato l’incontro con Fellini. TopTime / settembre-september 2014 > 72 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities “Non subito. Ricordo che l’ho incontrato a Cinecittà. Mi propose di fare un film con lui, ma dovevo lavorare in coppia con Danilo Donati, che con Fellini vinse l’Oscar per ‘Casanova’. Lo ringraziai ma gli risposi: No, perché le cose fatte bene saranno merito di Donati e quelle fatte male colpa mia. E conclusi: Chiamami tra 10 anni”. E così avvenne? “Sì, stavo girando con Elio Petri ‘Todo modo’ e ci siamo incrociati sotto un lampione a Cinecittà. Quella volta, stranamente, era solo e mi disse: ‘Dantino, ciao, sono passati 10 anni e bisogna che lavori con me’. Dopo qualche mese partimmo con ‘La città delle donne’, ‘Prova d’orchestra’ e poi altri quattro film fino a ‘La voce della luna’”. Che cos’è la scenografia? “Materializzare i sogni e le visioni dei registi”. I registi con cui ha lavorato: Pasolini? “Con Pasolini ho girato otto film. Le sue inquadrature cominciano sempre con un grandangolo. Non amava gli interni, non gli piaceva lavorare in teatro. Ricostruivo fuori e facevo molti interventi per riportare l’ambiente all’epoca scelta. Girava con una raffinatissima semplicità, eliminando tutti gli orpelli”. Fellini? “Un grande, il mio maestro e il mio mentore. Non c’è molto da aggiungere, anzi ci sarebbe troppo: lui, Pasolini e Martin Scorsese sono i tre che mi hanno dato di più”. Zeffirelli? “Con lui ho fatto solo ‘Amleto’. Siamo andati d’accordissimo, ma quando parlo dei registi con cui ho lavorato mi dimentico di fare il suo nome. Forse abbiamo personalità diverse”. Terry Gilliam? “Grazie a lui e alle ‘Avventure del Barone di Münchausen’ mi hanno chiamato negli Stati Uniti. Una specie di Fellini del Minnesota, anche se tutti credono sia inglese, un genio pazzo e visionario e un buon amico. La scenografia di quel film è il tripudio della fantasia assoluta”. Dante Ferretti He feels at home with an Oscar Important transactions are concluded at the table, and that’s a fact. Preferably in front of a nice steaming plate of spaghetti or another delicious made in Italy dish. And Academy Awards are no exception. Just like this interview with Dante Ferretti, production designer, winner of three Academy Awards (for “The Aviator”, “Sweeney Todd – The Demon Barber of Fleet Street”, “Hugo”), with previous nominations for the above films and winner of other equally important awards (5 David di Donatello, 13 Silver Ribbons). Tim Burton? “Quando mi comunicò che per ‘Sweeney Todd’ voleva ricreare la Londra vittoriana al computer, lo convinsi a darmi un po’ dei soldi che avrebbe usato per la tecnologia per costruire una scenografia, per così dire, artigianale. Johnny Depp e Helena Bonham Carter vennero a ringraziarmi per questo”. Jean-Jacques Annaud? “Con lui abbiamo ricostruito l’abbazia del ‘Nome della rosa’ su una collina a Prima Porta a Roma. Quando finimmo di girare il film, ricevetti la telefonata di un ente per la conservazione dei beni culturali che mi chiedeva dove fosse quel convento perché non riuscivano a individuarlo. Risposi che se fossero andati in fretta sulla via Tiberina avrebbero potuto vederlo prima che lo smontassero”. È vero che, prima di farci otto film assieme, ha detto no due volte a Martin Scorsese? “Mi aveva chiamato per ‘L’ultima tentazione di Cristo’ ma ero impegnato, poi mi ha ricontattato ma stavo preparando a Los Angeles un film che poi non si è neppure prodotto. Alla terza ho capito che se rifiutavo sarebbe stata l’ultima: abbiamo girato ‘L’età dell’innocenza’ nel 1993”. Hollywood le ha dato fama internazionale. Le piacerebbe tornare al cinema italiano? “Le garantisco che è difficile, e pure sbagliato, resistere alle opportunità offerte da registi come Scorsese e alle possibilità che mette a disposizione il cinema americano. Questo non vuol dire che non ami il mio Paese”. Dunque, lavorerà ancora in Italia? “In Italia non si producono quasi più film, Cinecittà è sempre più vuota, come potrei lavorarci? Comunque sto facendo altre cose come il parco a tema Cinecittà World a Roma; a Torino, con l’architetto Aimaro Oreglia d’Isola, stiamo ristrutturando il Museo egizio. E poi c’è Expo 2015: devo ‘vestire’ di significati il Cardo e il Decumano, i due viali principali dell’Expo che ricordano le strade dell’antica Roma, e trasformarli in un percorso che conquisti e coinvolga il visitatore. È come lavorare contemporaneamente a tanti kolossal”. He tells us how he managed to convince Martin Scorsese to make a film on his “Gangs of New York” in Cinecittà rather than in America or in other eastern European locations: “One evening I told him to join me for a proper meal so I reserved a table at a restaurant near Cinecittà, also asking if we could have a bit of privacy. After a dinner based on real Italian cuisine, at around midnight I took him to Cinecittà Studios: See? There is everything here. The Studios, a swimming pool nearby and good food. How about it? We never moved away from there”. He also recalls that when he was just thirteen he decided that he would have been a production designer when he grew up, adding: “I was born in the Marche. The only thing they had in Macerata was four cinemas so in the afternoon, instead of studying, I would steal some money from my father’s pockets and run to the cinema. I would watch the films thinking to myself: that’s what I want to do. I didn’t mean being an actor. I wasn’t at all bothered about actors. One day a famous sculptor from Macerata, Umberto Peschi, knowing that I liked constructions and scenes said to me ‘you should be a set designer’. To which I replied: that’s it, that’s the name of the job I want to do! From that moment on I told my father that I wanted to be a set designer and go to Rome. And that’s what I did”. Last February 26, Dante Ferretti, that boy whose eyes were filled with curiosity and who spent his days in a dark cinema in Macerata, celebrated his 71st birthday. Outside that cinema where he was sitting in silence, his friends would be playing football in the courtyards. Then throughout his career he built up sets for Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, Tim Burton, Martin Scorsese and many others. His set design for “Hugo Cabret”, which earned him his third academy award in 2012, was inspired by the clock tower in his town, which his childhood memories cherished. How did your father take your decision? “I told him I wished to attend the Academy of Fine Arts in Rome to study scenography. He thought I was crazy, his dream was for me to continue running. the small furniture factory belonging to the family. However, being as I always failed four exams which I had to repeat in October, he proposed a deal: ‘If you pass all your exams in June without problems, I will send you to Rome’. He was sure I would not have succeeded. I started TopTime / settembre-september 2014 > 73 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities studying like mad the last month and a half before and passed my exams with the highest marks in the whole school. I even won a scholarship from the association ‘Pio sodalizio dei piceni’. Nobody believed, they thought the teachers had made a mistake. The first films I did in 1961 were shot in the Marche, after all I did to leave the place. They were two second class films directed by Domenico Paolella who had decided to recreate the Caribbean in the Conero: ‘Women of Devil’s Island’ and ‘Gli avventurieri dell’oceano’. I did a good job which forced the producer to introduce me to Luigi Scaccianoce, a famous scenographer and became his assistant. I worked with him for eight year from ‘The Girl from Parma’ by Antonio Pietrangeli to ‘The Gospel according to St. Matthew’, ‘The Hawks and the Sparrows’ and ‘Oedipus Rex’ by Pier Paolo Pasolini. His last film as an assistant scenographer was ‘Satyricon’ by Federico Fellini in 1969”. Then what happened? “I had just finished Satyricon in Ponza when the phone rang and it was Pasolini: ‘Ferretti there is a film to be done in Turkey but you must leave immediately for Cappadocia. I already have the ticket’. With ‘Medea’ I was promoted from assisitant to scenographer”. Then you met Fellini. “Not right away. I remember meeting him in Cinecittà. He proposed I did a film with him but I would have had to work with Danilo Donati who won an Academy Award with Fellini for ‘Casanova’. I thanked him but replied: No because whatever would have been done well would have been Donati’s merit and those not done so well would have been my fault. And concluded: Call me in ten years’ time”. And did he? “Yes, I was shooting ‘Todo modo’ with Elio Petri and we met under a lamppost in Cinecittà. Strangely, that time he was alone and said: ‘Hello Dantino, ten years have gone by and you must work with me’. After a few months we started with ‘City of Women’ and ‘Orchestra Rehearsal’, followed by another four films until ‘The Voice of the Moon’”. What is scenography? “Materializing directors’ dreams and visions”. Directors you have worked with: Pasolini? “I did eight films with Pasolini. He always started his frames with a wide shot. He did not like interiors nor working for the theatre. I would reconstruct outside and did a lot of work to bring the environment to the era chosen. He would make his films with a refined simplicity, eliminating any frills”. Fellini? “Fantastic, my maestro and my mentor. There isn’t much more to add, because there would be too much: Fellini, Pasolini and Scorsese are the three people who gave me the most”. Zeffirelli? TopTime / settembre-september 2014 > 74 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities “I only did ‘Hamlet’ with him. We got on very well but when I talk about directors whom I have worked with I forget to mention his name. Perhaps we have different personalities”. Terry Gilliam? “Thanks to him and the ‘The Adventures of Baron Munchausen’ I was called to the United States. A sort of Fellini in Minnesota, even though everyone thinks he is English, a crazy genius and a dreamer and a good friend. The scenography of that film was the triumph of ultimate imagination”. Tim Burton? “When he told me he wanted to recreate Victorian London on the computer for ‘Sweeney Todd’ I convinced him to give me some of the money he would have used for the technology to build a so-called ‘artisan’ set design. Johnny Depp and Helena Bonham Carter came to thank me for this”. Jean-Jacques Annaud? “We reconstructed the abbey in ‘The Name of the Rose’ on a hill in Prima Porta in Rome. When we finished the film I received a phone call from an association for the preservation of cultural heritage asking me where the convent was as they could not locate it. I replied that if they hurried up and went along the Via Tiberina they could see it before it was dismantled”. Is it true that before doing eight films with Martin Scorsese you said no to him twice? “He called me for ‘The Last Temptation of Christ’ but I was already involved in another job, then he contacted me again but I was preparing a film in Los Angeles which in the end was not even made. At the third request I realized that had I turned it down it would have been the last time: we did ‘The Age of Innocence’ in 1993”. Hollywood gave you international fame. Would you like to return to Italian cinema? “I can assure you that it is difficult, and wrong, resisting the opportunities offered by directors like Scorsese and the possibilities which American cinema offers. This does not mean I don’t love my country”. Does that mean you will still work in Italy? “Italy hardly produces films any longer, Cinecittà is getting emptier, how could I work there? Though I am doing other things like the theme park in Cinecittà World in Rome; whereas I am restructuring the Egyptian Museum in Turin with Architect Aimaro Oreglia d’Isola. Then there is Expo 2015: I am to metaphorically ‘dress’ with meanings the Cardo and the Decuman, the two main roads of the Expo which recall ancient Roman roads, to transform them into a route which may captivate and enchant the visitors. Its like working on several ‘kolossals’ at the same time”. [] TopTime / settembre-september 2014 > 75 Colazione con... / Breakfast with... ANTONELLA SALVUCCI Alla ricerca della perfezione. di / by Elena Matteucci Ph. Luca Esposito Eclettica e avvenente attrice di cinema e tv, sarà protagonista del primo numero di una nuova collana di monografie artistiche, ideata dal fotografo di moda Luca Esposito, che riunirà i ritratti inediti di grandi star del cinema, della moda, della cultura e dello sport. Scatti unici e originali anche per Antonella Salvucci nati da un sodalizio tra un artista della fotografia e una bellezza immortalata in bianco e nero, quasi a rievocare dive d’altri tempi. Dagli scatti emerge l’essenza di una personalità grintosa, di un’attrice che non si sottrae a nuove sfide… un angelo alla ricerca del suo personalissimo ‘dark side’. Gli scatti di Luca sono riusciti a valorizzare la tua bellezza… “Le cose sono nate in corso d’opera, senza programmare nulla. Non c’è stato bisogno di studiare ogni scena, le foto sono state realizzate in maniera spontanea, mentre mi muovevo e giocavo con i capelli. Questo ha reso più dinamico e naturale tutto il lavoro”. La scelta del bianco e nero è un omaggio alle grandi icone del nostro cinema… “Le dive anni ’50 sono quelle che nel mio immaginario incarnano al meglio l’ideale di femminilità e sensualità. Uno stile che è un genere di eleganza anche nell’abbigliamento: nei reggicalze, nella lingerie curata fin nei minimi dettagli, per riscoprire il valore della bellezza in modo più personale ed intimo. E’ un lato che consiglio di riscoprire per sentirsi sempre femminili ed intriganti”. E tu da quale personaggio sei stata ispirata in questi scatti? “Dalla grande Sophia Loren, il cui fascino resta inalterato. Certo riuscire ad arrivare al suo livello non è cosa da poco e richiede un grande impegno. Per me è sempre un irraggiungibile esempio di carisma e di personalità, un punto di riferimento ed è la ‘donna’ per eccellenza. In una donna ammiro l’eleganza nel portamento, che significa anche non essere mai banale, scontata… Poi, credo che la bellezza di noi donne parta dall’interno, una sensibilità che può far nascere anche progetti legati al sociale, come cerco di fare anch’io nel mio piccolo. Anche questo, per me, significa essere donna; offrire uno sguardo materno per riportare agli esseri umani più umanità. Pur non essendo madre, e me lo auguro presto, rimango affascinata dal miracolo della vita. La donna sopporta di più il dolore, abbiamo delle qualità, delle potenzialità che veramente dovremmo sfruttare. Chissà se da un’immagine fotografica si possa cogliere tutto questo mondo!” Tra cinema, fiction tv e conduzioni dal vivo, cosa preferisci? “Sono linguaggi diversi riconducibili alla stessa matrice artistica. Forse il ruolo a me più congeniale è quello di presentatrice, una cosa che non avrei mai immaginato e che devo dire, è stata anche terapeutica per abbandonare una certa timidezza. Condurre significa essere il punto di riferimento di tutto uno spettacolo, mettere la faccia, il ritmo, le proprie conoscenze e competenze. Devi riuscire a trainare tutti, dare sicurezza ed essere sempre pronta all’imprevisto”. Come cominci la giornata? Con una buona colazione? “Fondamentale. Quando ero più piccola e andavo al liceo, bevevo qualcosa al volo e via. Invece adesso la colazione è molto importante: è il momento in cui pianificare la giornata. A Los Angeles mi hanno insegnato che le persone di successo si svegliano alle 6 di mattina, cominciando a leggere i giornali e a fare un planning della giornata. Io non mi sveglio alle 6, ma cerco di alzarmi sempre almeno un’ora prima, e dedicare un momento per me. Per rilassarmi, leggere i giornali, vedere i tg con le notizie in anteprima e preparare con calma la mia colazione”. TopTime / settembre-september 2014 > 76 Colazione con... / Breakfast with... E cosa preferisci a colazione? “La colazione dovrebbe essere il pasto principale di ognuno di noi. Si dice che la maggior parte degli obesi siano quelli che non fanno colazione e la mattina prendono al massimo un caffè, portandosi dietro un senso di fame tutto il giorno. Se ci pensi, anche la tipica colazione alla romana, cappuccino e cornetto, ti da questo picco glicemico e poi un vuoto alla stomaco che mangeresti anche un tavolino! La cosa migliore da fare, è quella di prepararsi la classica ciotolina con il latte, meglio se di soia, con i cereali, noci, uva passa, bacche di goji... Per svegliarsi, chiaramente, un caffè. Poi, volendo, spremuta d’arancia e biscotti, che io amo pure troppo. Se si vuole esagerare, la classica tavoletta di cioccolata rigorosamente fondente che fa benissimo, perché stimola le endorfine. Dopo di ché, si è pronti per andare a fare una bella corsa!” Sei una sportiva? “Lo sport mi piace molto. Oltre alla corsa mi piace fare spinning, perché aumenta la resistenza fisica e il fiato, allontanandoti dai soliti vizi, come il fumo, e mantenere l’ugola d’oro per cantare (ride)”. Quando sei in compagnia con amici prepari qualche piatto particolare? “Amo fare il tiramisù. Mi piace viziare i miei amici. Lo considero un modo per trasferire la mia energia e tirarli su di morale. Lo faccio anche in versione dietetica: al posto dello zabaione ci metto lo yogurt di soia, molto più light, per una crema a base di frutta”. Cosa considereresti una vera sfida? “Sono una a cui piacciono le sfide. In queste ore sto prendendo in considerazione l’occasione di interpretare un ruolo particolare, di una “coatta” con l’accento del sud. Ci sarà da lavorare parecchio ma come ti dicevo, sono un’amante delle sfide e anche questa la accetto volentieri… Inoltre, visto che amo ballare e cantare, mi piacerebbe recitare in un musical”. TopTime / settembre-september 2014 > 77 Colazione con... / Breakfast with... Antonella Salvucci In search of perfection An eclectic and charming film and tv actress, she will be the star in the first issue of a new series of art monographs, created by fashion photographer Luca Esposito, bringing together unique portraits of stars of the cinema, fashion, culture and sport. Unique and original shots of Antonella Salvucci, stemming from a partnership between an artist of photography and a beauty portrayed in black and white, as though recalling celebrities of the past. The photographs bring out the essence of the bold personality of an actress who does not back out when faced with new challenges…an angel in search of her very personal ‘dark side’. Luca’s shots have brought out your beauty… “Things came up during the process of the work, nothing was planned ahead. It wasn’t necessary to study each scene, the photos were taken in a very natural manner whilst I was moving or touching my hair. This gave a natural and more dynamic touch to the whole work”. The choice of black and white is a tribute to the great icons of Italian cinema … “The stars of the fifties are those who best personify perfect femininity and sensuality. A style with a form of elegance even in clothes: in suspender belts and lingerie, with attention to detail to rediscover the value of beauty in a more personal and intimate way. It is a side worth discovering to feel feminine and intriguing”. Who inspired you in these shots? “The great Sophia Loren, with her never fading charm. To reach her level is not easy, it entails a huge commitment. For me she has always been an unachievable example of charisma and personality, a reference point and a ‘woman’ par excellence. In a woman I admire her elegant appearance, which means never being common or taken for granted…Then I believe that beauty in a woman stems from within, a sensitivity which can give rise to projects linked to social issues, which is what I try to achieve in a small way. For me this too means being a woman; offering a maternal gaze to endeavour to bring back kindness to humanity. Though I am not a mother, though I hope to be one soon, the miracle of life fascinates me. Women face pain to a greater extent, we have qualities and potential which we should exploit. I wonder if a photograph shows this sort of world!” What do you prefer between cinema, tv fictions and realities? “They each speak different languages though coming from the same artistic source. Perhaps the most suitable role for me is that of presenter, something I would never have imagined but which I must say has even been therapeutic for me in that it helped me overcome some of my shyness. Being an anchorwoman means being the anchor of the whole show, keeping the pace, showing your face, your knowledge and competence. You have to drive everyone, offer security and always be ready for any unforeseen event”. How do you start your day? With a good breakfast? “It’s fundamental. When I was young and attended high school, I would have a quick drink and leave. Whereas now breakfast has become a very important moment for me: it’s a time during which I plan my day. When I was in Los Angeles I was taught that successful people wake at 6 in the morning and start off the day reading the papers and planning their day. I don’t wake up at 6 but always try to get up at least an hour earlier to spend some time for myself. To relax, read the papers, watch a preview of the news and calmly prepare breakfast”. What do you prefer for breakfast? “Breakfast should be our main meal. They say that the majority of obese people are those who do not have breakfast and only have a coffee at the most in the morning, feeling a sensation of hunger throughout the day. If you think about it even a typical breakfast in Rome, with a cappuccino and a cornetto, gives you a glycemic peak and then a feeling of empty stomach which would even make you eat a coffee table! The best thing to do is to prepare yourself a bowl of milk, preferably soya milk, with cereals, nuts, raisins, Goji berries…And, of course, a coffee to wake you up. If you wish you could also have an orange juice and biscuits, which I adore, unfortunately. If you want to exaggerate you can have a piece of dark chocolate which stimulates your endorphin levels. After which you are ready for a long run!” Are you sport person? “I love sport. Apart from running I like spinning as it increases my physical resistance and my stamina, keeping me away from the usual bad habits like smoking to maintain a golden voice for singing (she laughs)”. When you are with friends do you prepare any particular dish? “I love preparing ‘tiramisù’. I like to spoil my friends. I find it a way of transmitting my energy to boost their morale. I even do so in a nutritional version: when making a fruit flavoured cream I use soya yoghourt instead of ‘zabaione’ as it is much lighter”. What would a real challenge be for you? “I love challenges. At the moment I am considering the opportunity to interpret a very particular role, that of a “rough” person with a southern accent. It will mean hard work but, as I said, I love a challenge and I would very willingly accept this one too…moreover, considering that I love dancing and singing, I would love to act in a musical”. [] TopTime / settembre-september 2014 > 78 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities International SELENA GOMEZ UNA GIOVANE SUPERSTAR di / by Roberta Valentini Attrice, cantante, stilista e ballerina. È l’idolo delle teen-ager, che la seguono a milioni sui social e che sono state ribattezzate ‘Selenators’. La rivista statunitense Maxim l’ha posizionata al secondo posto in classifica tra le 100 donne più sexy al mondo. Con la band Selena Gomez & the Scene ha pubblicato tre album tutti certificati dischi d’oro negli Stati Uniti. Dal 2009 è ambasciatrice dell’Unicef. Lei, Selena Gomez, è un fenomeno dei nostri tempi. Lanciata dalla serie tv americana ‘I maghi di Waverly’, dopo un ruolo quando era bambina in ‘Barney & Friends’ e in altre serie firmate Disney, è cresciuta e ha deciso di affrontare ruoli più impegnativi. Dopo ‘Spring Breakers - Una vacanza da sballo’ e ‘Comportamenti… molto cattivi’, che non ha riscosso grandi consensi, la giovane attrice ventiduenne con sangue messicano e italo-americano nelle vene, ha affrontato un ruolo breve ma più drammatico e impegnativo in ‘Rudderless’, il film presentato lo scorso luglio in anteprima europea a Ischia, in occasione dell’Ischia Global Film & Music Fest, dove Selena ha ricevuto il premio ‘Ischia Kids Global Icons’. Capelli scuri lunghi e ondulati, fisico prorompente sottolineato da un look young-sexy, Selena ci ha raccontato la sua vita e la sua carriera. Sei giovanissima, appena ventiduenne, ma famosa… “Sono molto felice, mi sembra un sogno, quasi una follia. Io mi sento ancora come la ragazzina di sette anni che sognava di recitare in tv e che piano piano cominciava a muovere i primi passi nello spettacolo. Mi ritengo una ragazza molto fortunata per il percorso che ho fatto e che sto facendo. Da allora ho dovuto crescere, imparare e studiare continuamente”. Ti senti mai sotto pressione o sovraesposta per i tanti fans che ti ‘cliccano’? “Mi piace molto condividere quello che faccio con i ragazzi che mi seguono e, a dire la verità, tutta questa pressione io non la sento. Forse perché non mi ritengo perfetta: sono una ragazza come le altre, anche se famosa, e sbaglio tutti i giorni…” I siti e le riviste di gossip hanno parlato molto della love story con il tuo ex, il cantante-attore Justin Bieber. E tu, da qualche tempo, sulla schiena sfoggi un nuovo tatuaggio in lingua araba che significa ‘ama te stessa’: come mai? “Questo per me è importantissimo, è un messaggio per tutti quelli che mi seguono, un incoraggiamento ad apprezzarsi e a non perdere mai l’autostima. Quando si è giovani è difficile volersi bene e anch’io ho dovuto imparare, perché fino a poco tempo fa tendevo a dare troppo agli altri senza proteggermi”. A proposito di amore, a chi dice grazie, Selena, nella sua vita? “A mia madre. Lei è importantissima, la mia guida morale, colei che mi spinge a fare sempre del mio meglio. Quando sono nata, aveva 16 anni e mi ha cresciuto con grande responsabilità. Mamma è il mio modello e la mia base”. TopTime / settembre-september 2014 > 81 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities International Parliamo di cinema: in che momento sei della tua carriera? “Un momento cruciale, in cui mi sto mettendo in gioco con ruoli diversi da quelli dei miei esordi. Ho cominciato con ‘Spring Breakers’, e sto proseguendo con la mia interpretazione in ‘Rudderless’, una storia drammatica in cui recito in un ruolo breve, ma molto intenso. Insomma, sono nella fase dell’evoluzione”. Che rapporto hai con l’Italia? “È un paese che adoro e dove spero di tornare presto, ho incontrato tanti ragazzi carini, ed è tutto meraviglioso, dalla gente alla pasta e ai paesaggi”. Come si vede nel futuro Selena Gomez? “Spero di essere felice e di continuare a fare quello che amo di più al mondo, recitare per il cinema. E poi vorrei imparare sempre cose nuove, come seguire un corso di cucina, anche italiana e tornare presto nel vostro paese!”. TopTime / settembre-september 2014 > 82 RedCarpet > Dive & Divi / Celebrities International Selena Gomez A young superstar in my career. I have had to grow up since then and to learn that I have to study all the time”. Do you ever feel under pressure or overexposed through the number of fans “clicking” on you? Actress, singer, designer and dancer. The idol of teen-agers, millions of fans on the social network, she has been nicknamed “Selenators”. The American magazine Maxim has ranked her second out of a 100 most sexy women in the world. She has released three albums with her band Selena Gomez & the Scene, all certified Gold records in the United States. She has been a Unicef Goodwill Ambassador since 2009. Selena Gomez is phenomenon of our times. Launched by the American television series “Wizards of Waverly Place”, after appearing in “Barney & Friend”s and other Disney films when she was a child, growing up she decided to take on more adult roles. After “Spring Breakers and “Behaving Badly”, which did not claim public consensus, the young twenty-two year old actress with Mexican and Italo-American blood, has played a short but more dramatic and demanding role in “Rudderless”, a preview of which was shown in Ischia last July on the occasion of the Ischia Global Film & Music Fest, during which Selena was awarded the Ischia Kids Global Icons award. Long dark wavy hair, well-built with a young sexy look, Selena told us about her life and career. You are very young, just twenty-two, though already famous … “I am very happy about it, it’s like a dream, almost crazy. I still feel like a girl of seven who dreamed of acting on television and who slowly moved her first steps towards show-business. I consider myself a very lucky girl for my achievements “I like to share what I do with those who follow me and, to be honest, I don’t feel all this pressure. Perhaps because I don’t consider myself perfect: I am a girl like others, though famous, and make mistakes every day like anyone else…” Websites and gossip magazines have made a great issue about your love story with your former boyfriend, singer-actor Justin Bieber. Recently you have been showing off a new tattoo in Arabic which means “love yourself”: how come? “This tattoo means a lot to me, it is a message for all my fans, to encourage them to admire themselves and never lose their self-confidence. When you are young it is difficult to care for yourself and I too had to learn how to do it because up until very recently I tended to be too generous with others without defending myself”. Talking about love, who would Selena say thank you to in life? “My mother. She is very important to me, my spiritual guide, the person who encourages me to always do better. When I was born she was 16 years old and educated me with huge responsibility. Mum is my model and she who laid my foundations”. Talking about the cinema: at what point are you in your career? “A crucial one, during which I am challenging myself with roles which are different from those of my debut. I started with ‘Spring Breakers’, and am continuing with a part in ‘Rudderless’, a dramatic story where I play a short role which is very intense though. In other words I am going through a phase of evolution”. What relationship do you have with Italy? “It’s a country I love where I hope to come back soon; I have met lots of lovely young people and everything is wonderful, from its people to the pasta to the scenery”. How does Selena Gomez see her future? “I hope to be happy and continue doing what I love most in life, acting for the cinema. I would then like to learn new things continuously like cookery, even Italian, and return shorty to your country!” [] TopTime / settembre-september 2014 > 83 Red Carpet > Musica / Music ANTONINO Spadaccino Antonino star della musica in tv di / by Pino Gagliardi E’ una delle voci più interessanti della musica italiana, vincitore di Amici di Maria De Filippi e di numerosi altri premi, è stato il coach più votato del programma di Raiuno “La Pista”. l’essere scelto tra decine di migliaia di concorrenti e ritrovarsi a cantare, recitare e ballare, mi ha portato a crescere, anche molto in fretta e, allo stesso tempo, senza perdere la voglia di farlo. Ad oggi posso dire che l’esperienza del ‘talent’ e tutto ciò che è venuto dopo è stato fondamentale per diventare quello che sono adesso”. Quali sono i momenti più importanti della tua carriera? “Per un artista avere una prima serata su una grande rete televisiva, con una produzione di qualità e che ha lasciato la libertà di scelta, è stata una grandissima esperienza. Ho avuto modo di incontrare persone con un altissimo contenuto artistico e di mettermi, perché no, ancora una volta alla prova con i tempi, con la voglia di comunicare”. “Sicuramente la vittoria ad Amici e, per quanto mi riguarda, i primi contratti discografici avuti ed i due festival internazionali ai quali ho partecipato; infine, lo scorso anno la partecipazione all’incontro di tutti i finalisti di Amici. Un altro momento molto importante per me è stata la collaborazione con Emma Marrone con la quale ho avuto il piacere di scambiare due brani: uno scritto da me per lei ed uno scritto da lei per me”. Con quale criterio hai selezionato i brani presentati in trasmissione? A proposito dei premi internazionali, quale ti ha più emozionato? “La scelta era mirata a creare un numero di ballo: l’interprete era presente in una coreografia ma, i protagonisti, dovevano essere i ballerini. Abbiamo optato per un repertorio italiano, perché realizzare un brano internazionale, forse, sarebbe stato difficile da apprezzare, soprattutto con un format di cinque puntate. Il pezzo che mi ha maggiormente coinvolto è stato “In alto mare” della Loredana Berté mixato con “Get Lucky” dei Daft Punk”. “Sicuramente il ‘Cerbul De Aur’ (Il cervo d’Oro, manifestazione che si tiene a Brasov, in Romania, ndr), uno dei premi internazionali più importanti, anche se non è molto conosciuto in Italia. Per me quella è stata una grandissima vittoria ed un palco nel quale ‘combattere’ con realtà estere e sconosciute e per portare alto il mio lavoro e, soprattutto, la mia voce”. Quale è il tuo rapporto con la danza? “Io ho sempre fatto corsi di hiphop e poi, con Amici, mi sono ritrovato a ballare tutti i giorni. Diciamo che, grazie alla mia autoironia riesco a non abbattermi troppo. Non so fare grandissime cose ma, avendo un senso molto musicale, riesco a prendere il ritmo facilmente e a mantenerlo, credo”. “Non mi faccio troppi programmi. Sicuramente continuerò a portare avanti il mio progetto realizzando altri lavori e continuando a mettermi in discussione, anche perché essere un cantautore significa mettersi a nudo e avere la voglia, in primis, e poi il coraggio di aprirsi al mondo che ti circonda. Dopo “La pista” sono tornato in studio per il mio nuovo album, nel quale, per la prima volta, mi sono esposto come autore”. Dal tuo esordio ad Amici nel 2004, in dieci anni come ti sei evoluto? C’è qualche città che hai visitato e che ricordi con particolare affetto? “Per me la musica rappresenta un punto di origine e di arrivo, una grandissima valvola di sfogo e, soprattutto, il mezzo attraverso il quale continuare a superare i miei limiti. Da Amici ad oggi è cambiato tutto: già all’inizio, venendo da Foggia e da una realtà più piccola, mi son trovato catapultato in una città come Roma, grande, grandissima. Poi, “Ho un ricordo bellissimo di Brasov, in Romania. A pochi giorni dalla premiazione per il festival internazionale, ci fecero tornare nella piazza del concorso dove c’era una marea di gente: flotte di fans da tutto il mondo, tutti insieme e tutti felici. Questa è una delle città che ricordo con più emozione. Una seconda grandissima città che è stata capace Cosa ti ha insegnato questa nuova collaborazione in Rai come coach? Chi vuole diventare Antonino da “grande”? TopTime / settembre-september 2014 > 84 Red Carpet > Musica / Music di emozionarmi, ma stavolta gioco in casa, è stata Foggia che, al rientro da Amici, mi ha fatto la sorpresa di catapultarmi davanti a 60.000 persone ad aspettarmi”. Cosa fai durante la tua giornata? E come passi il sabato sera? Diciamo che la mia giornata è ripartita in due momenti: il primo in studio, dove continuo il mio lavoro; il secondo, invece, un pochino meno divertente, è la palestra, necessaria per mantenere una certa super-forma fisica per conciliare benessere con il mio lavoro. Diciamo che sono poco ‘discotecaro’ e il mio sabato sera ideale è una super mega pizzata tutti insieme: io con la classica pizza alle verdure per mantenere la linea… una tristezza! Oppure un pub, o ancora un karaoke dove divertirci”. Ci sono degli aneddoti divertenti legati alla tua giornata? “Diciamo che li vivo ogni giorno, andando in palestra, perché quando mi vedono dicono ‘questo sta tutti i giorni qui ma non succede niente’ e io continuo a tenere duro e a salvaguardare la mia forma fisica. Altre volte capita che qualche signora mi da la sprone per continuare gli esercizi e, in fondo, è tutto così divertente”. Sappiamo che sai anche cucinare… Essendo figlio di tabaccai, mi sono dovuto adattare e ho dovuto imparare a cucinare per sopravvivere durante le giornate di studio, rubando anche da mia madre la buona cucina pugliese. Il mio piatto preferito è la lasagna di mia madre, che però deve fare lei. Il menù che potrei preparare per degli ospiti prevederebbe paccheri con zucca e salsiccia e le mazzancolle con delle verdurine tostate. Diciamo che non sono tipo da insalatina col tonno..” In quale altra città vivresti volentieri? “Diciamo che Roma la amo e non la sostituirei per nessun’altra città al mondo. Se, però, dovessi scegliere, e visto che numerosi artisti la scelgono come destinazione, direi Londra, magari facendo dei live nei locali, sognando di arrivare all’Albert Hall”. Antonino Spadaccino Antonino the music star He is one of the most interesting voices of Italian music, winner not only of Amici by Maria De Filippi but also of many other awards, in addition to also being the most voted coach on Raiuno’s programme “La Pista”. What did your new collaboration with Rai as a coach teach you? “For an artist to have a prime time programme on a main television network with a quality production leaving you freedom of choice, is a great experience. It gave me the opportunity to meet highly professional artists and to prove myself once again with the times and my desire to communicate”. What criteria did you use to select the songs for the programme? “My choice reflected my aim to create a dancing number: the interpreter was part of the choreography but the stars were the dancers. We decided on an Italian repertoire because it may have been difficult to produce an international song to grow on you especially with a format comprising five episodes. The piece with which I was mostly involved as “In alto mare” by Loredana Berté mixed with “Get Lucky” by the Daft Punk”. What is your relationship with dancing? “I have always held hiphop courses and with Amici I ended up dancing every day. Let’s say that thanks to my self-irony I manage to keep up. I am not one who does great things but with my deep sense of music I think I manage to grasp the rhythm easily and maintain it”. Since your debut in Amici in 2004, how did you evolve during the past ten years? “For me music represents a point of origin and a point of destination, a huge relief valve and above all a means through which to continue pushing my limits. Since I did Amici, to date, everything has changed: to start with, coming from Foggia and hence a smaller reality, I found myself thrown into a city like Rome which was huge, really huge. Then to have been selected out of tens of thousands of participants and to have found myself singing, acting and dancing, helped me grow and very quickly at that, and all without ever losing my enthusiasm. Today I can say that the experience of ‘talent’ and everything TopTime / settembre-september 2014 > 85 Red Carpet > Musica / Music that followed was fundamental for me to become who I am now”. What are the most important phases of your career? “For sure my success in Amici and as far as I am concerned my first record contracts and the two international festivals I participated in; finally last year participating in the rendez-vous with all the finalists of Amici. Another very important moment for me was my collaboration with Emma Marrone with whom I had the pleasure of exchanging songs: one written by me for her and one written by her for me”. As for your international awards, which gave you most emotions? “Certainly ‘Cerbul De Aur’ (The Golden Stag, a festival held in Brasov, Romania, editor’s note) one of the most important international awards though it is not very well known in Italy. For me that was a great victory and a stage on which to ‘fight’ with foreign and unknown realities to show my work and above all my voice”. Being as my parents were tobacconists I had to adapt myself and learn how to cook to survive during my days of study, even learning the good cuisine from Puglia from my mother’s side. My favourite dish is my mother’s lasagne, but only that prepared by her. A menu I could tackle for guests would include ‘paccheri’ with pumpkin and sausage and shrimps with toasted vegetables. I am not a salad and tuna fish type of person..” In what other town would you willingly live? “I would say that I love Rome and would not change it for any other city in the world. However, if I had to choose and considering that it is a destination chosen by many artists, I would say London, probably doing live shows in venues, dreaming of performing at the Royal Albert Hall”. [] What does Antonino want to do when he is “older”? “I don’t really plan ahead. I shall certainly carry on with my project, producing other works and continuing to prove myself because to be a singer-songwriter means taking risks and definitely having the will and the courage to open out to the outside world. After “La pista” I returned to the studios for my new album where for the first time I exposed myself as an author”. Is there a town you have visited which you recall with particular fondness? “I have lovely memories of Brasov, in Romania. A few days after the award giving at the international festival, we were made to return to the place of the competition where there was a crowd of people: hundreds of fans from all over the world, all together happily. This is one of the towns I recall with greater emotion. Another great city which gave me emotions, though this time I was playing at home, was Foggia where, upon returning from Amici, I found myself faced with 60,000 people who were waiting for me”. What do you during the day? And on Saturday evenings? “Let’s say that my day is divided in two moments: the first one in the studios where I carry out my work; the second is less exciting, the gym, to physically keep in supershape balancing well-being with work. Let’s say I am not really a ‘disco goer’ and my ideal Saturday evening is a super pizza all together: I like a classic pizza with vegetables to watch my weight…how sad! Or even a pub or a karaoke for a bit of fun”. Do you have any good stories to tell which occur during the day? “Every day I have some, going to the gym, because when they see me they say ‘this chap comes in every day but nothing happens’ and I continue to keep up the work to maintain myself in shape. Other times some lady or other encourages me to carry on with the exercises which, after all, are great fun”. We understand you are also a cook… TopTime / settembre-september 2014 > 86 Red Carpet > Eventi / Events L’Opera è... La Grande Bellezza! A Verona il Galà torna di moda di / by Piero Galasso Josè Cura Quest’anno la stagione lirica dell’Arena di Verona chiude in Grande Bellezza con i campioni del Bel Canto José Cura, Maria Guleghina e Carlo Guelfi. Se dunque tutto il mondo investe nell’opera italiana, non è forse nostro dovere essere i primi ad omaggiarla e reinterpretarla al meglio delle nostre possibilità? Questo lo scopo del gran Galà del 25 settembre, affidato nella conduzione al popolare divulgatore televisivo e grande esperto di teatro Michele Mirabella, e diretta da Enrico Stinchelli, voce storica de La Barcaccia di Radio Rai3, che ce lo racconta così: “Galà o non Galà? Quando Massimo Cappelli, produttore di lunga storia personale e famigliare (lo zio, Carlo Alberto Cappelli, è stato il più importante e prestigioso tra i sovrintendenti dell’Arena di Verona, ndr), mi propose per la prima volta il progetto, i dubbi furono ovviamente molti, anche perché non si affronta con facilità la prova suprema dell’Arena e del suo feroce e attento pubblico senza una punta di terrore, soprattutto quando, dopo 25 anni di critica militante con La Barcaccia,si è divenuti esperti mondiali e spietati collezionisti di ‘perle nere’. Ma proprio perché quella del Galà la ritengo una sfida difficile ma necessaria, ho deciso di affrontare l’impresa”. TopTime / settembre-september 2014 > 88 Red Carpet > Eventi / Events Necessaria perché? “Perché da anni ormai l’opera lirica viene sempre più rinnovata e adeguata al gusto cinematografico da registi sempre più rivoluzionari e da artisti sempre più attori e credibili nell’interpretazione, mentre il Galà operistico rimane uguale a se stesso da sempre, un po’ polveroso, un po’ monotono nell’entrata e nell’uscita degli artisti posti davanti all’orchestra come ad un plotone di esecuzione. Un vero peccato, perché con la sua forma antologica il Galà può da un lato avvicinare alla lirica un pubblico più ampio e generalista, d’altro canto permettere di riascoltare grandissimi artisti perfetti nel format breve, ma non più attivi nelle opere per esteso. Dunque il Galà è utile, importante, ma per farlo sopravvivere deve essere rinnovato, rimesso al passo coi tempi, ovviamente con buon gusto, senza scivolare nella facile impostazione ‘nazionalpopolare’ perché quella non può e non deve essere la risposta. Il pubblico giudicherà se le mie scelte per Verona saranno quelle giuste, ma spero che comunque capisca la necessità e l’importanza di iniziare a fare sforzi in una nuova direzione: una scenografia moderna e di impatto visivo molto forte, un tocco di Circo Contemporaneo, un uso consapevole del Kitsch, quindi affettuosamente ironico perché, si sa, in Arena si fanno i conti con allestimenti faraonici e magniloquenti: fa parte della natura del luogo. Ho cercato di lavorare sulle luci, potenziandone il contributo, e sull’uso narrativo delle proiezioni, che non sono mero decoro ma raccontano ciò che viene cantato”. E cos’altro? Maria Guleghina “Ci sarà molta ironia, ovviamente, senso del gioco: per il Balletto, per esempio, inutile scimmiottare l’ennesimo Trionfo dell’Aida come lo si è visto meravigliosamente interpretato dai più grandi protagonisti. Ho pensato a una ‘Notte nel Museo Egizio’, nello stile delle classiche commedie brillanti americane: sul suono evocativo delle trombe verdiane si risvegliano mummie e faraoni, uscendo dai loro sacelli davanti allo stupore prima atterrito poi divertito di alcuni turisti odierni. I Ballabili prenderanno spunto da questo racconto e si svolgeranno quindi all’insegna del ‘divertissement’ ironico, disincantato. In Traviata, per esempio, saranno i tori ad avere la meglio sul torero Piquillo....Il palcoscenico areniano sarà occupato da una enorme struttura a forma di ponte, sovrastata da una grande luna e circondata da scaloni praticabili. Il Coro, formato da oltre 180 elementi e il Corpo di Ballo, potranno agire sopra e intorno a questa struttura, contribuendo così a dare l’idea dello ‘spettacolo’ e non quindi del solito Galà, come si diceva, composto dalle entrate e dalle uscite degli interpreti canori. Carlo Guelfi TopTime / settembre-september 2014 > 89 Red Carpet > Eventi / Events If the whole world were to invest in Italian opera, it would probably be our duty to be the first to honour it and reinterpret it to the best of our ability. This is the aim of the gran Gala on September 25, which conduction has been entrusted to the popular television presenter and great theatre expert Michele Mirabella, directed by Enrico Stinchelli, memorable voice of La Barcaccia on Radio Rai3, who says: “Gala or no Gala? When Massimo Cappelli, producer with a long personal and family history (his uncle Carlo Alberto Cappelli was one of the most important and illustrious supervisors of the Arena di Verona, editor’s note), proposed the project the first time I was obviously very dubious also because it is not easy to face such a great experience like that of the Arena with its merciless and attentive audience without being petrified a little, especially after 25 years as militant critic for La Barcaccia and having become a world expert and a ruthless collector of ‘black pearls’. However, I have decided to face the challenge because I consider the Gala a difficult but necessary challenge”. Why is it necessary? “Because grand opera has for years been continuously modernized and adapted, to suit film tastes, by innovative directors and artists pretending to be actors, credible in their interpretation, whilst the opera Gala remains the same as it always has been, a bit dusty, a bit monotonous in the way artists enter and exit the scene in front of the orchestra like on an execution squad. A real pity because with its anthological structure a Gala can on the one side bring opera closer to the public which is now larger and of a more general nature and on the other hand it can give the opportunity to listen to great artists, perfect in short format, though no longer in full version operas. Hence the Gala is useful and important but, for it to survive, it needs to be innovated to match the times, with good taste and without sliding into a ‘nationally popular’ setting as this cannot and must not be the solution. The public will judge if my choice for Verona will be the right one but I hope that it realizes the necessity and importance of finally directing our efforts in a new direction: a modern set design with a strong visual impact, a touch of Contemporary Circus, the best use of Kitsch, pleasantly ironical because as we know the Arena deals with enormous set-ups: it is part of the nature of the location. I tried to work on the lighting, strengthening it, and on the narrative use of projections which are not mere decoration but illustrate what is being sung”. What else? Parliamo, tra l’altro, di interpreti con una grande storia personale e di grande temperamento, perché la timidezza a Verona non paga, e in tal senso mi sento sereno affidandomi al carisma di Josè Cura, Maria Guleghina e Carlo Guelfi, veri guerrieri! Ne sono sicuro: da settembre il Galà tornerà di moda!” __________________________________________________________ The opera is … The Great Beauty! Gala events are back in fashion in Verona This year the opera season at the Arena di Verona will close with “Great Beauty” with stars of “Bel Canto” such as José Cura, Maria Guleghina and Carlo Guelfi. Not only is the opera “The Great Beauty”, but it is also the only real Italian beauty which the civilized world invests in when it wants to represent itself at its best, both culturally and with intelligence: a tourist visiting New York or Vienna who decides to spend an evening in one of the best theatres of the city, Metropolitan or Vienna Opera, would find that 90% of the performances are an Italian opera, composed in Italy and sung in Italian. “There will be a lot of humour of course, a sense of the game: for example for the dancing it is useless forever copying the triumph of Aida in its glorious interpretation by famous stars. I thought of a ‘Night in an Egyptian Museum’ in a classical American brilliant comedy style: for the evocative sound of Verdi’s trumpets the mummies and pharaohs would wake coming out of their shrines to the initially horrified and then amused astonishment of today’s tourists. The Ballabili will be inspired by this story which will be illustrated as a humorous ‘divertissement’, disillusioned. For example in Traviata the bull will have the better of the torero Piquillo…a huge structure in the shape of a bridge and a huge moon over it surrounded by steps shall be the stage of the arena. The chorus shall comprise over 180 elements and the corps de ballet who shall perform above and around the structure contributing to give the idea of a ‘performance’ and not the usual Gala, as we mentioned before, composed of the entrance and exit of singers. Moreover the interpreters have an important personal history behind them and a great temperament because it does not pay to be shy in Verona and to this end I feel confident in entrusting the performance to the charisma of Josè Cura, Maria Guleghina and Carlo Guelfi who are real battlers! I am sure of it: as of September the Gala will be back in fashion!” [] TopTime / settembre-september 2014 > 90 ticketing system In tutte le filiali abilitate Unicredit - Info 800.32.32.85 Dal Principato / From the Principality MEGLIO IL LUSSO... che niente! di / by Stefano di Montenegro MONACO MONTECARLO – “Tranchilu” (tranquillo, in lingua ligure-monegasca): sulla spianata del palazzo di Alberto II, in cima alla rocca, il carabinier del principe, in alta uniforme, ci indica col suo rassicurante sorriso lo spazio dove posteggiare la Rolls Royce, a ventaglio fra le altre trenta che formano il corteo del Roller Royal Club of Monaco, l’associazione dei collezionisti e felici possessori di queste straordinarie vetture di lusso sul cui radiatore scintilla argentea, oggi come sempre, la statuetta della nike alata, presidente il britanicissimo Lord Eastleigh La cena fra le vetrate panoramiche vista mare del ristorante Castelroc, a poche decine di passi dal palais princière, è di quelle memorabili. A capo della lunga tavolata c’è il sovrano monegasco, allegro e affabile come sempre, mentre a noi è toccato il privilegio di accompagnare il giovane nipote Brice de Massy-Grimaldi (discendente della sorella di Ranieri III, la principessa Antoinette di Monaco) e la fidanzata, segretaria particolare di sua altezza serenissima, sulla Silver shadow dell’82 dell’amica contessa Marion Olivia von Leuchtenberg, autista provetta, pilota per diletto e appassionata di auto storiche. A tavola, di fianco al sottoscritto, l’affasciante console del Pakistan, la giovane Namira Salim nata a Dubai, presente all’evento con le sue due Bentley luccicanti come stelle in questa serata di brezza primaverile. Namira è la prima asiatica, la prima pachistana e il primo diplomatico di carriera ad aver scalato l’Everest, raggiunto il Polo Nord e ad aver fatto lanci come astronauta nello spazio. Un bell’esempio per le donne musulmane, non c’è che dire. Dopo l’aperitivo a picco sulla scogliera, il menù a cui certo non mancavano barbagiuan e pissaladier (rispettivamente frittatine di verdure in pastella e una specie di pizzetta alle cipolle e olive, due antipasti molto comuni qui nel Principato), ecco il momento dei discorsi di benvenuto e la consegna ai soci delle tessere del club tipo carte di credito, ma in oro massiccio! Cose che capitano, qui a Monaco, anche in occasione del grand prix di formula uno, quando questo spicchio di Costa Azzurra si trasforma in una vetrina per il mondo. Come la faraonica struttura, un enorme cubo di cristallo e alluminio, che la Louis Vuitton ha fatto montare proprio accanto alle nostre magnifiche Rolls allineate, e che durerà solo per pochi giorni per entrare nel mondo della pelletteria di lusso. Questo lo scotto che il gruppo del lusso Lvhm di Pinault ha preteso per allestire e sponsorizzare la mostra d’arte contemporanea al Grimaldi forum, su cui troneggia l’enorme cuore rosso in metallo di Jeff Koons, l’ex marito di Cicciolina Ilona Staller, oggi sicuramente il più pagato artista internazionale. Se il menù del Castelroc non è proprio di quelli che fanno andare in fibrillazione le papille gustative, ecco che la scelta più azzeccata va sui ristoranti italiani (ben sei) che da trent’anni fanno capo al toscano TopTime / settembre-september 2014 > 92 Dal Principato / From the Principality purosangue Massimo La Guardia, pronipote del famoso italoamericano Fiorello La Guardia. Massimo, che è sempre contento di mostrare l’enorme giglio fiorentino tatuato sul braccio, è il patron del Sans souci, il migliore ristorante italiano insieme al Bella vita condotto dal figlio Jacopo –e qui i gigli diventano ben due, rossi e tatuati da entrambe le parti del collo, tanto per non sbagliarsi sulle origini di questa simpaticissima famiglia di ristoratori che sono proprietari anche del più sportivo Jack, il locale-club affacciato sul porto, sempre pieno zeppo di bella gente e vip, il preferito dagli skipper insieme al Zest. Il segreto? Cucina italiana al top e prezzi non eccessivi. Bravi Massimo e Jacopo, veri portabandiera del made in Italy in quel di Montecarlo. Dura davvero trovare a Monaco una buona pizza veramente napoletana. Per fortuna ci salviamo al restaurant & café napolitain Il giardino, dove il disco farcito più buono del mondo è davvero eccellente, leggero e digeribile, con 36 ore di lievitazione come insegna Antonio, il bravo pizzaiolo e il suo giovane patron, Manuel Russo, origini della Costiera Amalfitana. I prodotti sono freschi e arrivano quasi tutti dalla Campania, in bella mostra al buffet di questo grazioso locale di boulevard d’Italie. Per concludere gli appunti di questo taccuino monegasco, come dimenticare il sorriso di Carolina di Monaco, principessa di Hannover, alla mostra canina (200 espositori di cani di tutte le razze e pezzature al tendone del circo), un po’ zoppicante per l’incidente al ginocchio ma sempre bella e gentile con tutti. Al suo fianco il primo ministro, il ministre d’etat Michel Roger, e Carlo e Camilla di Borbone delle Due Sicilie con le ‘picciridde’, titolate di fresco dal papà ‘duchessa di Capri’ e ‘duchessa di Amalfi’, biondissime e piene di voglia di vivere. La stagione più glamour qui in costa non è ancora conclusa! _________________________________________________________ Luxury is… better than nothing! MONACO MONTE CARLO – “Tranchilu” (keep quiet, in LigurianMonegasque): on the paved way to Alberto II’s Palace at the top of the rock, the Prince’s carabinier, in high uniform indicates to us with a reassuring smile where to park our Rolls Royce, amid an array of another thirty which form the Roller Royal Club of Monaco parade, the association of collectors and proud owners of these fantastic luxury cars carrying a sparkling silvery emblem of the ‘spirit of ecstasy’ on their bonnets and whose president is the very British Lord Eastleigh. The dinner held behind the panoramic windows of the Castelroc restaurant, with its spectacular sea view and not far off from the palais princière, is certainly memorable. At the head of the long table is the Prince of Monaco, cheerful and friendly as always, whilst we had the honour of accompanying his young nephew Brice de Massy-Grimaldi (descendant of Ranieri III’s sister, Princess Antoinette of Monaco) and his fiancée, personal secretary to His Royal Highness, on the Silver Shadow 1982 belonging to their friend Countess Marion Olivia von Leuchtenberg, an excellent driver, amateur pilot with a passion for vintage cars. At the table next to the undersigned, was the charming Consul of Pakistan, the young Namira Salim, born in Dubai and attending the event in an evening with a spring breeze, with her two shiny starry Bentleys. Namira is the first Asian, the first Pakistani and the first career Diplomat to have climbed the Everest mountain, reached the North Pole and launched herself in space like an astronaut. No doubt a great example for Muslim women. Following the aperitif over the cliff, and a menu essentially including barbagiuan and pissaladier (respectively omelette with vegetables in batter and a sort of onion and olive ‘pizzetta’, two very common appetizers in the Principality) came the welcome speeches and the distribution of club membership cards to its members, a sort of credit card, but in solid gold! Things that happen here in Monaco, even on the occasion of the Grand Prix when this corner of the Riviera turns into a showcase for the world. Just like the huge construction, an enormous cube of crystal and aluminium, which Louis Vuitton set up only for a few days before entering the world of luxury leather goods, just next to the row of magnificent Rolls. This is what Pinault’s Lvhm luxury group demanded to set up and sponsor the contemporary art exhibition at the Grimaldi forum, which is dominated by a huge red metal heart by Jeff Koons, former husband of Cicciolina Ilona Staller, who is for sure the highest paid international artist today. Though the menù at Castelroc may not exactly be a delight for the taste buds, the wisest choice would be an Italian restaurant (there are six) which for the past thirty years have been run by an authentic Tuscan, Massimo La Guardia, great-grandson of the famous Italo-American Fiorello La Guardia. Massimo, who is always proud to show the huge Florentine lilly tattooed on his arm, is the patron of Sans souci, the best Italian restaurant together with Bella vita run by his son Jacopo – and here the lillies become two, they are red and tattooed on both sides of his neck, hence you cannot go wrong as to the origins of this pleasant family of restaurateurs who also own the more casual venue-club Jack overlooking the port and always full of nice people and Vip’s, a place skippers prefer together with the Zest. The secret? Top Italian cuisine which is not too expensive. Well done Massimo and Jacopo, real flagships of made in Italy over in Monte Carlo. It is quite difficult to find a really good Neapolitan pizza in Monaco. Fortunately the Restaurant & Café Napolitain is a blessing. The garden, where the most famous round stuffed pastry in the world is really excellent, light and easy to digest, whilst left to rise for 36 hours as Antonio instructs, being a good pizza maker, with his young patron Manuel Russo originating from the Amalfi coast. Their products are fresh and come directly from Campania and are displayed on the buffet of this very dainty venue on boulevard d’Italie. To summarize our Monegasque notes we cannot forget the smile of Caroline, Princess of Hanover at the dog show (200 exhibitors of dogs of all breeds and markings, held at the circus tent), with a slight limp after an accident to her knee but always beautiful and kind with everyone. By her side was the Prime Minister ministre d’etat Michel Roger, and Carlo and Camilla of Bourbon – Two Sicilies with their ‘picciridde’ (‘lovely kids’), only recently appointed by their father ‘Duchess of Capri’ and ‘Duchess of Amalfi’, very blond and full of life. The most glamorous season on this side of the coast has not come to an end yet! [] TopTime / settembre-september 2014 > 93 POSTURA? SIAMO LA SOLUZIONE TECNOLOGICA PER OGNI CENTRO SPECIALISTICO DIASU medical technologies Via Dora, 1 00198 Rome / Italy +39.06.8537141 Sportivamente / SportMindedly ALBERTO TOMBA I grandi numeri di un grande campione di / by Michela Vecchi Il suo palmarès è invidiabile: 5 medaglie alle Olimpiadi, 4 ai Mondiali, ben 88 podi in Coppa del Mondo. Insieme a Ingemar Stenmark, è l’unico atleta ad aver vinto per dieci anni consecutivi in Coppa del Mondo. Venne addirittura interrotto un Festival di Sanremo per la diretta di una sua gara.Alberto Tomba, classe ’66, nasce nel periodo natalizio: presagio di quello che sarà il suo idillio con la neve? Certo è che sotto il profilo astrologico sono ha tutte le caratteristiche principali del Sagittario: combattivo, vitale, energico, tenace! Grazie a papà Franco e a suo fratello Marco, muove i primi passi sugli sci già a quattro anni. Lo sport è per lui una passione intorno alla quale ha girato e gira tutta la sua vita, ma nonostante i tantissimi impegni ha sempre considerato la sua famiglia il proprio porto sicuro, dove condividere gioie e dolori. Chi è Alberto oggi? “Dopo il ritiro dalle gare sono rimasto legato al mondo della neve attraverso collaborazioni internazionali con Comitati Olimpici e Mondiali. Sicuramente gli impegni più importanti della passata stagione Olimpica sono stati la collaborazione con Sky per le telecronache delle gare e l’intensa attività come testimonial della candidatura di Cortina d’Ampezzo per i Mondiali di sci alpino 2019, che però si terranno ad Are in Svezia. Oltre a questo ci sono le attività di promozione dello sci nel mondo alla ricerca di nuovi mercati e l’impegno con la ‘Laureus Academy & Sport for Good Foundation’. E’ una associazione benefica internazionale che ho fondato insieme ai più grandi atleti del mondo, con l’intento di aiutare i giovani in difficoltà proprio attraverso la pratica sportiva, intesa come scuola di vita e speranza per il futuro. Straordinario mentore e stato proprio Nelson Mandela che ho avuto l’onore di conoscere quando ha accettato di sostenere la nostra iniziativa” Che effetto fa vivere la gare dall’esterno e con una visione diversa? “Mi sono trovato per la prima volta “dalla parte dei media” e innanzitutto mi sono divertito, perché l’atmosfera in studio era amichevole e il livello molto professionale. Non è stato facile per me, che vengo dallo sport praticato, riuscire a controllare le emozioni che provavo durante le gare. Proprio per questo abbiamo deciso di dedicare i miei interventi agli studi post gara, forse perché mi sento ancora troppo “atleta”, e quando c’è gara è come se ci fossi ancora dentro”. Lei ha fatto notizia non solo per le sue imprese sportive ma TopTime / settembre-september 2014 > 95 Sportivamente / SportMindedly anche per la sua vita privata… Alberto Tomba ha ancora un sogno nel cassetto? “Parlando di un certo tipo di stampa, e solo di quello, mi ha sempre dato moltissima noia. Non riuscivo a capire perché, nonostante i successi di gara e la disponibilità a parlare con la stampa, alla fine c’era sempre quello che cercava la foto rubata, il gossip, lo scoop. Ma quale scoop poi? Ero un’atleta che nelle pause tra una gara, un allenamento e un impegno promozionale, cercava di vivere una vita normale, usciva con gli amici, con le amiche, andava in vacanza… ma niente, non mi lasciavano in pace, venivano a stuzzicarmi al ristorante, al mare, per strada, mi seguivano dappertutto. E non mi piace sentir dire che tanto era tutta pubblicità, io ero un’atleta e la pubblicità me la facevo con i risultati, non con tutta quella robaccia che usciva sui giornali di pettegolezzi e che dava un’immagine distorta di me che a molti è rimasta impressa”. “Ne ho tanti, fare tutto quello che ancora fino ad oggi non ho fatto, come viaggiare e ‘vedere’ il mondo come nei documentari del National Geographic che seguo da sempre, ‘conoscere’ le persone che incontro e farmi conoscere come Alberto e non come Tomba. Insomma continuare a vivere una vita piena di emozioni come è stato sino ad ora”. _________________________________________________________ Si è mai sentito un “personaggio”? “Per quel che mi riguarda, mai. Sono prima di tutto un’atleta che ama lo sport e lo ha praticato con passione. Mi sono sempre comportato seguendo l’istinto e non il tornaconto promozionale. Poi sì per il mio carattere estroverso e spontaneo, nell’immaginario del pubblico sono andato oltre l’emozione sportiva, ma era tutto molto naturale, non c’era dietro nessun progetto per diventare personaggio” Tomba la Bomba cosa rimpiange? “Le gare sicuramente, con la tensione al cancelletto di partenza e il boato della folla che mi aspettava al parterre e sotto al podio. Però è incredibile come l’affetto della gente mi faccia sentire ogni giorno come se non mi fossi mai ritirato. Guarda è una cosa sorprendente..mi fermano per strada, mi chiedono autografi, foto, selfie, spesso sono bambini che mi conoscono grazie alla passione dei genitori, ma anche quarantenni che mi dicono di aver più volte saltato la scuola per vedere le mie gare; altri mi raccontano della domenica quando gli entravo in casa all’ora di pranzo con la seconda manche, mi sento quasi parte di quelle famiglie, tutti uniti dalla passione per lo sport, è bellissimo”. Quanto è stato doloroso il ritiro? “Quando ho deciso di ritirarmi ho pensato a lungo a dove ero arrivato e a cosa volevo ancora. Dopo 20 anni dedicati allo sport, di cui 10 in cui avevo vinto quasi tutto quello che si poteva vincere, ero semplicemente stanco, sia dei ritmi a cui ero sottoposto da anni - trasferte lunghissime, allenamenti estivi in ghiacciaio, gare a – 20° - sia delle pressioni esterne che che mi allontanavano dallo sport vero, come il gossip, le polemiche, l’agenda impegni extra - agonistici. Non c’era più divertimento, era tutto un obbligo, tutto faticoso. Così ho deciso di ritirarmi dalle competizioni, ma non dal mondo dello sport, che ancora è una parte importante della mia vita”. Nel 2000 fu protagonista nel film Alex l’ariete. Anche in quel caso si parlò molto di lei, sia come uomo che come attore. “Mi sono divertito moltissimo a girare con un gruppo che è presto diventato una grande famiglia, anche se per uno sportivo i tempi lunghi dei ciak non sono il massimo. Non ho mai preteso di esser un attore, in fondo era la prima volta che mi mettevo alla prova con un mestiere totalmente nuovo, ma ho voluto comunque sperimentare, perché come dice un proverbio ‘chi non fa non falla’”. Alberto Tomba The great successes of a great champion An enviable palmarès: 5 Olympic gold medals, 4 at the World Championships, 88 World Cup podiums. He is the only athlete, together with Ingemar Stenmark, to have won World Cup titles for ten years running. Even a Sanremo festival was interrupted to show one of his competitions live. Alberto Tomba was born in 1966, during the Christmas period: a sign of his “snow” future? From an astrological point of view he has all the features of a Sagittarius: combative, dynamic, full of energy, determined! Thanks to his father Franco and his brother Marco he first got on his skis at the age of four. For him sport is a passion which has been a part of his whole life though despite his many commitments he has always considered his family a safe haven, a place to share joys and sorrows. Who is Alberto today? “When I stopped competing I remained in contact with the snow world through international collaborations with Olympic and worldwide committees. My most important commitments during the past Olympic season were my collaboration with Sky for the commentary of races and my intense activity as testimonial for the candidacy of Cortina d’Ampezzo for the Alpine Skiing World Championships in 2019 which, nevertheless, will be held in Are, Sweden. In addition to this are the activities to promote skiing in the world, in the search of new markets and my commitment with the ‘Laureus Academy & Sport for Good Foundation’. An international charity association which I founded together with other famous athletes in the world with the aim of helping youths in difficulty through sport, intended like a school of life and hope for the future. An extraordinary mentor was Nelson Mandela whom I had the honour of meeting when he accepted to support our initiative”. What does it feel like to see competitions from the outside, with a different view? “For the first time I found myself on the “side of the media” and it was great fun because the atmosphere in the studio was friendly and the standard highly professional. It was not easy for me, having actually done the sport, to control my emotions during the competitions. For this reason we decided I should do the ‘after’ competition, probably because I still feel too much of an “athlete” and during competitions still feel as though I were competing”. You made the headlines not only for your sport achievements but also for your private life… “A certain type of press, and only that, always greatly annoyed me. I just couldn’t understand why despite my success in competitions and my willingness to talk to the press, there was always someone out looking to steal a shot, gossip and the scoops. But what sort of scoop? I was an athlete and in between races I would train or carry out promotional work, trying to lead a normal life, going out with friends, men and women, going on holiday…but no way, they would not leave me in peace, they would pester me at the restaurant, by the sea, on the road, they would follow me all over the place. And I don’t even like to hear people say: after all, it was publicity, because I was an athlete and my publicity consisted in the results I obtained not in the stuff that came out in the gossip magazines and which gave a distorted image of me which made an impression on many people”. Have you ever felt you were a “personality”? “As far as I am concerned, never. I am above all an athlete who loves sport and has practised it with passion. I have always followed my instinct and never the personal TopTime / settembre-september 2014 > 96 Sportivamente / SportMindedly advantage of promotion. As for my extrovert and natural character, in the eyes of the public I went beyond sport emotion, but it all came naturally, there was no project to become a personality” world not in National Geographic’s documentaries which I have always followed, ‘getting to know’ the people I meet and become known like Alberto and not like Tomba. In other words to continue living a life full of emotions like I have done up until now”. [] Does “Tomba la Bomba” (“Tomba the Bomb”) have any regrets? “Definitely the competitions, with the anxiety at the starting gate and the scream of the crowds waiting for me at the parterre or under the podium. It’s incredible how the affection of people every day makes me feel as though I had never retired. It is amazing…they stop me when I am walking to ask for my autograph, a photo or a selfie, often children know me through their parents’ passion, but even forty-year olds tell me that often they missed school to see my competitions; others who tell me about the Sundays when I would enter their homes at lunch time with the second round, make me feel a part of those families, all united through the passion for sport, it’s wonderful”. How distressing was it to retire? “When I decided to retire, for a long time I pondered over the position I had reached and the things I still wanted to do. After 20 years of sport, during which for 10 years I won nearly everything that could possibly be won, I was just tired, both of the pace I was obliged to keep up with for years – lengthy travel, summer training on the glaciers, competitions at -20° - and the external pressures which moved me away from real sport, such as gossip, polemics, an agenda of post-competition commitments. It was no longer fun, everything was a duty, everything was tiring. So I decided to retire from competition but not from the world of sport which still today is an important part of my life”. In 2000 you starred in the film ‘Alex l’ariete’. Even on that occasion there was a lot of talk about you, both as a man and as an actor. “I really enjoyed doing the film with a group which soon became a big family though for a sportsman the lengthy time required for a ciak is not the maximum. I never expected to be an actor, after all it was the first time I challenged myself with a completely new job, but nonetheless I wanted to experiment because like the proverb goes ‘chi non fa non falla’ (who doesn’t do doesn’t make mistakes)”. Does Alberto Tomba still have a childhood dream? “I have many, to do all the things I have still not done, such as travelling and ‘seeing’ the TopTime / settembre-september 2014 > 97 Now your conversations are simply coming Per Plantronics gli auricolari Bluetooth sono lo strumento per vivere qualsiasi spazio, in qualunque momento della vostra vita. Lavoro, relax, musica o gioco, questi auricolari porteranno le vostre esperienze ad un nuovo livello. SEMPLICEMENTE INDISPENSABILI VOYAGER LEGEND™ BACKBEAT® GO 2 CON CASE MARQUE 2™ Il primo auricolare Bluetooth® realmente intelligente. Qualità acustica e comfort senza precedenti, comandi vocali, ID chiamante in entrata e tecnologia Smart Sensor® Incredibilmente compatti e sorprendentemente leggeri. 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Insomma, una dieta intelligente che lavora in perfetta sintonia con i ritmi naturali con cui il corpo immagazzina o brucia quel che mangi e che utilizza i cibi tenendo conto dei loro effetti sui vari organi. Proprio per questo aiuta a dimagrire in modo mirato su pancetta e cosce, senza per questo presentare poi un conto da pagare: viso scavato e o il seno svuotato ad esempio. Seguita per un mese, la dieta funzionale aiuta a smaltire da 2 a 6 chili, ridisegnando la silhouette soprattutto sui fianchi. “In breve: perdete una taglia e vi assicurate un assottigliamento anche di 5 cm sui punti critici che ridà armonia alla vostra figura”, ci spiega la dottoressa Sara Farnetti, specialista in medicina interna e in fisiopatologia del metabolismo e della nutrizione, ideatrice della “dieta funzionale”. Possiamo dire addio alle calorie? “Non serve contare le calorie per dimagrire in tutta salute, è molto più importante scoprire come funziona il nostro metabolismo e fornire all’organismo i cibi giusti, mixati però con maestria. Mai, per esempio, combinare nello stesso pasto più cibi che forniscono vari tipi di proteine: carne e pesce insieme, per esempio, uova e una porzione di formaggio, o due fettine di salame seguiti da una porzione di pollo. No anche all’associazione legumi (fonte di proteine vegetali) con la classica fettina: i regimi iperproteici mettono inutilmente sotto stress i reni, per primi delegati a smaltire le scorie legate ai processi digestivi e quindi a non rallentare il metabolismo. Attenzione anche all’associazione nello stesso pasto di pane, pasta, pizza, patate, riso, legumi e frutta. Tutti questi cibi forniscono zuccheri, col rischio di pericolosi picchi d’insulina (l’ormone delegato a bruciarli, ndr), primi responsabili degli accumuli di grasso. Il segreto: mangiarli separatamente”. Pasta, pane e riso sono un must? “Sono spesso le cenerentole di quelle diete che promettono cali vertiginosi di peso, sacrificate a tutto favore della carne e di cibi proteici. Un errore: i carboidrati aiutano a dimagrire bene, senza intaccare i muscoli, ma agendo solo sui depositi di grasso perché, grazie al loro contenuto di amido, garantiscono energia di lunga durata, senza mandare la glicemia alle stelle e, di conseguenza, senza far innalzare l’insulina. Questo non vuol però dire farne delle abbuffate o esagerare con le dosi: perciò, sì ai classici 70 grammi di pasta o riso e ai 50-100 grammi di pane al giorno, meglio se tostato perché così ci si mette al riparo dal loro contenuto di lieviti che, oltre a provocare gonfiore addominale, rallentano il lavoro del fegato. Per sfruttarne in pieno gli effetti benefici, però, associare pane, riso e pasta a verdure, carne o pesce. Questo mix aiuta ulteriormente l’organismo ad evitare inutili innalzamenti degli zuccheri nel sangue”. Ma come si deve mangiare? “Mai saltare i canonici ‘tre’ appuntamenti con la tavola: l’organismo ha bisogno di TopTime / settembre-september 2014 > 99 Scienza e Medicina / Science and Medicine carburante, al momento e nelle dosi giuste, perché la fame rallenta il metabolismo”. Quindi cosa consiglia a colazione? “Tanta energia! Perché, dopo il sonno, si ha bisogno di uno sprint per iniziare la giornata ed evitare cali glicemici a metà mattina. Mettere in tavola un vero pasto, piccolo ma completo, che dà una sferzata al metabolismo, scegliendo alimenti completi e poco lavorati, come latte intero, pane tostato con burro, marmellata o miele, e frutta fresca. Se si preferisce il salato, sì a prosciutto crudo, uova, pane e olio o una bruschetta”. E gli altri due pasti principali? “A pranzo in tavola pesce, carne, uova o altri alimenti ricchi di proteine che stimolano le funzioni della tiroide e del fegato, dando la carica necessaria per affrontare il resto della giornata. Per ottimizzare il pasto, associare questi alimenti ad una piccola dose di carboidrati come per esempio quelli garantiti da una fetta di pane casereccio tostato. Per la cena l’ideale è un primo piatto di pasta o di riso, alimenti che stimolano la produzione di serotonina e quindi conciliano il sonno. Dormire bene è una misura antiobesità naturale: tiene e bada i picchi di grelina, ormone responsabile dell’eccesso di appetito. Nello stesso tempo, mantiene stabile la leptina, sostanza che induce il senso di sazietà e dà uno stop alla fame e consente anche una perfetta secrezione dell’ormone della crescita che, a sua volta, aiuta a mantenere il grasso corporeo e la massa muscolare entro quote ottimali. Associare un contorno di verdure cotte e fresche, evitando però quelle troppo zuccherine: carote bollite e barbabietole. No anche alla frutta che aumenta il carico di glucosio serale. Albicocche, ciliegie, melone e simili sono ideali come spuntini”. Quindi bisogna prediligere le verdure? “Per ottimizzare la dieta, consiglio di mettere in tavola ogni tipo di verdura di stagione, soprattutto quelle molto diuretiche e depurative che aiutano i reni e il fegato nel loro lavoro: sedano, lattuga, cicoria, insalata belga, rucola e cetrioli. E poi, condire sempre con olio extravergine d’oliva per aiutare la funzionalità del fegato, mettendo al riparo da gonfiori e problemi di intestino pigro. Si può usarlo senza troppe restrizioni sia a crudo che per cucinare. Anzi: i grassi inducono il senso di sazietà. Infine si dovrebbero bere almeno 2 litri d’acqua al giorno e bandire le bibite gassate che contengono anidride carbonica, la stessa sostanza di rifiuto che l’organismo elimina con il respiro”. TopTime / settembre-september 2014 > 100 Scienza e Medicina / Science and Medicine Face to face with Sara Farnetti and her functional diet Loosing excess kilos, without restriction or dietary sacrifices and above all without stressing ones organism and health: this is the secret to a “functional diet”, a dietary lifestyle which acts with the help of individual metabolism and a pool of hormones which also come into the process. In other words an intelligent diet which works in perfect harmony with the natural pace of the body which stores or burns what we eat, using the food according to its effects on various organs. For this reason it helps loose weight in a target area such as stomach and thighs without for this reason having to pay for it, like with a drawn face or an empty breast. Following a functional diet for one month helps loose 2 to 6 kilos, whilst reshaping your body, especially your thighs. Briefly: you will lose a size and be sure you will lose 5 cm from your critical points to give your body harmony” explains Dr. Sara Farnetti, specialist in internal medicine and pathophysiology of metabolism and nutrition, creator of the “functional diet”. Can we say farewell to calories? “You don’t need to count your calories to lose weight in a healthy way, it is far more important to discover how our metabolism works and supply our organism with the right food, though mixing it with care. For instance never combine at the same meal different types of protein: such as meat and fish, eggs and a portion of cheese or two slices of salami followed by a portion of chicken. Legumes (vegetable proteins) should also not be mixed with meat: low carb diets with high protein content pointlessly put stress on your kidneys, the first to assimilate the wastes of the digestive process hence not slowing down metabolism. Bread, pasta, pizza, potatoes, rice, legumes and fruit should also not be associated at the same meal. All these foods contain sugar, mainly responsible for fat accumulation, and the risk is that they may make your insulin have a high and dangerous peak (the hormone in charge of burning sugar editor’s note). The secret: eat them separately”. Are pasta, bread and rice a must? “They are often the Cinderella of diets which promise sharp weight loss, sacrificed in favour of meat and protein. Carbohydrates help lose weight correctly without impairing muscles but only having an effect on fat deposits because thanks to their starch content they guarantee long term energy without giving you high levels of glycemia and as a consequence without raising your insulin levels. This does not however mean you can eat them in excess: so 70 grams of pasta or rice and 50-100 grams of bread a day, better if toasted because it loses its yeast content, which apart from swelling your stomach slows down the liver function. To best benefit from the effects, bread, rice and pasta should be associated with greens, meat or fish. This mix will further help the organism to avoid a pointless increase of sugar levels in the blood”. How should one eat? “Never skip the ‘three’ appointments with the table. Our organism needs fuel at the right time and in the right quantity because hunger slows down metabolism. So what do you suggest for breakfast? “A lot of energy! Because, after sleeping, one needs a sprint to start the day and avoid a drop in sugar levels in the blood half way through the morning. It is good to have a proper meal, small but complete which boosts metabolism, choosing whole and unrefined foods like whole milk, toasted bread with butter, jam or honey and fresh fruit. If you prefer savoury you can have raw ham, eggs, bread and oil or a bruschetta”. And what about the other two main meals? “For lunch fish, meat, eggs or other foods rich in protein which stimulate the thyroid and liver giving the necessary strength to face the rest of the day. To optimize the meal, associate these foods with a small dose of carbohydrates such as those contained in a slice of traditional toasted bread. An ideal supper would be a first course of pasta or rice, which stimulates the production of serotonin and helps you sleep. To sleep well is a natural anti-obese process: it keeps under control peaks of ghrelin, the hormone responsible for excessive appetite. At the same time it keeps the leptin levels stable, a substance which induces a sense of fullness and puts a stop to hunger allowing for the growth hormone to be secreted perfectly which, by so doing, helps maintain body fat and muscle mass within excellent values. It can be associated with cooked and fresh greens avoiding the ones with too much sugar: boiled carrots and beetroot. No fruit which increases the sugar levels in the evening. Apricots, cherries, melon and similar are ideal for a snack”. Does that mean that greens should be preferred? “To optimize a diet, I advice to put on the table all sorts of greens in season, especially the very diuretic and depurative ones which help the work of kidneys and liver: celery, lettuce, chicory, Belgian lettuce, rocket lettuce and cucumber. Moreover always use extra virgin olive oil for dressing to help the functionality of the liver and avoid swelling and a lazy bowel. It can be used freely both raw or cooked. In fact fats give you a feeling of fullness. Finally at least 2 litres of water should be drunk a day and fizzy drinks should be avoided as they contain carbon dioxide, the same waste substance which the organism eliminates when breathing”. [] TopTime / settembre-september 2014 > 101 Se ne parla / Lets’ talk about it Antonio Marchesi Più diritti per tutti di / by Elena Matteucci Il simbolo di Amnesty International, la più grande organizzazione non governativa internazionale a tutela dei diritti dell’uomo e proprio una candela nel filo spinato. Oltre tre milioni di sostenitori in tutto il mondo per dare voce a un’organizzazione, Premio Nobel per la pace, il cui scopo è quello di promuovere i diritti sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti umani risalente al 1948. Il 1977, l’anno del Nobel, è lo stesso che ha visto l’entrata di Antonio Marchesi quale presidente della sezione italiana di Amnesty International. Padre di tre figli, professore universitario esperto di Diritto Internazionale, ha dedicato la propria vita alla salvaguardia dei diritti umani, con la finalità di di dar voce a chi non ha più fiato per chiedere aiuto. Ci dice: “Amnesty ottiene il rilascio di persone incarcerate per motivi ideologici, ottiene l’abolizione della pena di morte in tanti paesi, ottiene che i diritti umani siano sempre più al centro dell’attenzione. Non siamo un’organizzazione autoreferenziale, rivolta al proprio interno, vogliamo ottenere risultati molto pratici, più diritti per tutti”. Quali battaglie porta avanti Amnesty International Italia? “Come tutte le sezioni dei vari paesi, partecipiamo ad alcune campagne internazionali per massimizzare l’impatto di Amnesty sui diritti umani. Quest’anno partiamo con nuove campagne, una contro la tortura ed una sul rispetto dei diritti sessuali riproduttivi, in particolare delle donne, ignorati in vari paesi del mondo. Abbiamo una serie di programmi permanenti che riguardano i cosiddetti ‘individui a rischio’, cioè persone incarcerate per aver espresso la loro libertà d’opinione. Abbiamo un programma stabile permanente contro la pena di morte e come sezione italiana, portiamo avanti una campagna sui diritti umani in Italia, che si fonda su un’agenda in dieci punti”. Ce ne può illustrare qualcuno? “I punti dell’agenda comprendono una richiesta d’azione di misure più efficaci volte a proteggere le donne contro la violenza domestica. Richiediamo inoltre maggiori tutele per le fasce più a rischio, rafforzando i diritti dei migranti e quelli degli lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e trans gender, ndr). Purtroppo, anche in Italia molte persone continuano ad essere discriminate per l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Chiediamo inoltre l’introduzione di misure efficaci per prevenire gli abusi della polizia, compreso l’inserimento del reato di tortura nel codice penale. Queste sono solo alcune, delle cose di cui ci occupiamo. Amnesty ha anche progetti di promozione culturale, perché crediamo che non bisogna solamente rispondere a situazioni di emergenza. Uno dei nostri maggiori obiettivi è quello di diffondere principi e creare una visione comune che aiuti a prevenire ogni tipo di violazione dei diritti umani.” Cosa significa essere Presidente di Amnesty Italia? “Negli anni ’90, ho ricoperto questo ruolo per due mandati e dal 2013 sono di nuovo Presidente. E’ un’attività volontaria, molto impegnativa. Si tratta infatti di contribuire ad elaborare i piani e le strategie dell’organizzazione, decidere quali misure siano più efficaci al fine di proteggere i diritti umani, senza dimenticare le questioni organizzative ed economico-finanziarie.” Di cosa si occupava prima di lavorare in Amnesty? “Sono professore universitario, insegno diritto internazionale e cerco di basare le mie attività di ricerca e di insegnamento sulla protezione internazionale dei diritti umani. Con TopTime / settembre-september 2014 > 103 Se ne parla / Lets’ talk about it Migliorare il mondo è un’utopia? Amnesty, il rapporto dura da oltre trent’anni. Ho sempre contribuito alla sua attività in forme diverse; la presidenza è solo una breve tappa nel cammino che abbiamo percorso e percorreremo insieme.” Quali sono le difficoltà che Amnesty incontra nel portare avanti la sua missione? “La difficoltà è essenzialmente quella di coinvolgere in modo sufficientemente ampio le persone, perché l’attività di Amnesty si basa sul volontariato dei suoi iscritti. Allo stesso tempo, l’Organizzazione si sostiene economicamente attraverso il contributo di coloro che hanno fiducia in noi. Non disponiamo di altre armi, se non l’attività dei nostri volontari e il contributo dei nostri iscritti. Nonostante le difficoltà, i successi ci sono, ormai abbiamo dimostrato d’essere in grado di vincere numerose battaglie. La cosa più utile è iscriversi ad Amnesty, diventarne socio. Si offre un piccolo contributo economico, un grande sostegno morale e poi, se possibile, si può essere coinvolti in attività di attivismo e di volontariato”. Amnesty rappresenta la più grande organizzazione per i diritti umani al mondo, qual è il rapporto con la politica e quanta politica c’è in Amnesty? “Siamo un’organizzazione indipendente dalla politica intesa come molti la intendono in Italia, e cioè di schierarsi da una parte o dall’altra fra coloro che si contendono il governo del paese. Di questa indipendenza siamo molto gelosi e orgogliosi. Allo stesso tempo, va detto che Amnesty è un’organizzazione politica nel senso più nobile del termine; non si limita, infatti, a fornire assistenza alle vittime, ma vuole anche cambiare le regole del gioco. Pur non schierandoci tra le forze politiche, possiamo chiedere che sia introdotta una legge o che ne venga abrogata un’altra. Chiediamo in sostanza nuove regole che governino la società italiana o di altri paesi. In questo senso possiamo ritenerci un’organizzazione in grado di fare politica, ma Amnesty è animata da un movimento democratico, le decisioni vengono prese in assemblee e ogni iscritto ha voce in capitolo, cosa che ci distingue da molte altre organizzazioni internazionali.” “Di sicuro è possibile migliorare il mondo un po’ alla volta. Siamo un’organizzazione che ha obiettivi molto ambiziosi, non facilmente realizzabili in breve tempo, ma non per questo rinunciamo a perseguirli. Allo stesso tempo, siamo un’organizzazione pragmatica e cerchiamo di ottenere risultati concreti. Saranno piccoli tasselli di un mondo migliore, che si spera, possa delinearsi in tempi non troppo lunghi.” __________________________________________________________ Antonio Marchesi More rights for everyone The symbol of Amnesty International, the largest non-governmental human rights organization, is that of a candle wrapped in barbed wire. Over three million supporters throughout the world giving voice to an organization awarded a Nobel Peace Prize, whose mission is that of promoting the human rights enshrined in the Universal Declaration of Human Rights dating back to 1948. In 1977, the year it received the Nobel, Antonio Marchesi became President of the Italian section of Amnesty International. Father of three children, University lecturer and expert in International Law, he has dedicated his life to the protection of human rights with the aim of giving strength to those who no longer have it to ask for help. He says: “Amnesty obtains the release of people in prison for ideological reasons, and the abolition of the death penalty in many countries, putting human rights at the centre of attention. We are not a self-referential organization and our aim is to obtain practical results and more rights for everyone”. TopTime / settembre-september 2014 > 104 Se ne parla / Lets’ talk about it What battles does Amnesty International Italia pursue? and will continue to pursue.” “Like all its sections in various countries, we participate in some international campaigns to maximise the impact of Amnesty on human rights. We are introducing new campaigns this year, one against torture and one to ensure the respect for sexual and reproductive rights, in particular of women, who are ignored in many parts of the world. We have a series of permanent programmes involving the so-called ‘risk categories’ which means those imprisoned for having expressed their opinion freely. We have a permanent programme against the death penalty and as an Italian section we are carrying out a campaign on human rights in Italy which is based on ten points”. What are the difficulties which Amnesty encounters in carrying out its mission? Can you describe some of them? “The items on the agenda include a request for improved measures aimed at protecting women against domestic violence. Moreover we demand greater protection for risk categories reinforcing the human rights of migrants and LGBT rights (lesbian, gay, bisexual and transgender - editor’s note). Unfortunately even in Italy there is still a lot of discrimination amongst people for their sexual orientation and gender identity. We furthermore demand the introduction of measures to prevent police abuse including the introduction of torture as a criminal offence. These are only a few of the things we deal with. Amnesty also has projects for the promotion of culture because we believe that not only emergency situations should be dealt with. One of our main objectives is that of propagating principles and creating a common vision to help prevent all types of human rights abuse.” What does it mean to be President of Amnesty Italia? “In the nineties I played this role for two seasons and since 2013 I am the new President. It is a voluntary activity, and very challenging. It entails contributing in drafting out a plan with organization strategies, establishing the most effective way to protect human rights, without forgoing organizational and economical-financial issues.” What was your job before joining Amnesty? “I am a university lecturer, teaching international law and I try to base my research and teaching activities on the protection of human rights. My collaboration with Amnesty has been going on for thirty years. I have always contributed to its activities in different ways; the presidency is only a short step of my journey which we have pursued together “Its greatest difficulty is essentially that of involving people to a sufficiently wide extent because Amnesty’s activity is based on the voluntary work offered by its members. At the same time the organization maintains itself financially through the contribution of those who believe in us. We do not have other means except for our volunteers and the contribution of our members. Despite the difficulties, we have been successful showing that we can win several battles. The best thing to do is to join Amnesty and become a member. You can offer a small financial contribution, and huge moral support and if possible you can become part of the activities and voluntary work”. Amnesty represents the largest human rights organization in the world, how is its relationship with politics and how much does politics influence Amnesty? “We are an organization independent from politics as such, the way it is intended in Italy, meaning taking sides with those governing the country. We are very proud and jealous of our independence. At the same time it should be mentioned that Amnesty is a political organization in the noblest sense of the term; its activities are not limited to assisting victims but it aims at changing the rules of the game. Though it does not take sides with political forces it can ask for a law to be introduced or for one to be repealed. We basically ask for new rules to govern Italian society or that of other countries. In this sense we can consider ourselves an organization able to do politics but Amnesty is motivated by a democratic movement with decisions being taken during general meetings where each member can actively participate and this is what distinguishes us from other international organizations.” Is it utopia to improve the world? “It is certainly possible to improve the world a bit at a time. Our organization has very ambitious targets which are difficult to achieve in a short period of time but this does not stop us from pursuing them. At the same time we are a pragmatic organization and try reaching concrete results. Small issues for a better world which we hope may emerge in the not too distant future.” [] TopTime / settembre-september 2014 > 105 TopTime > Se ne parla / Let’s talk about it Gianluca Liguori Da Illusionista a Mentalista di / by Francesco Silella Fin da piccolo appassionato di puzzle, indovinelli ed enigmi. Comincia a studiare illusionismo frequentando club magici a Roma ed avendo come punto di riferimento Tony Binarelli, pilastro della magia e del mentalismo. Scopre la sua predisposizione nell’interagire con le persone, attraverso l’esperienza di capo animatore nei villaggi turistici poi la passione per la magia si evolve in quella del mentalismo. Un nome molto importante del settore lo prende sotto la sua ala e gli spiega tutto ció che c’é da sapere per cominciare a costruire spettacoli ed esperimenti basati su tecniche di ipnosi, PNL, lettura del linguaggio del corpo. Nel frattempo inizia a portare i suoi esperimenti in giro per il mondo, da Miami a Dubai, da Los Angeles a Las Vegas venendo a contatto con diverse culture. Nel 2013 Barbara d’Urso lo chiama a “Domenica Live” e “Pomeriggio 5” in qualità di esperto del linguaggio del corpo, proponendo alcuni esperimenti in diretta. Sempre con la d’Urso scrive “Ti si legge in faccia”, edito da Mondadori. Molti sono stati i personaggi che si sono divertiti con i suoi esperimenti e hanno imparato i segreti della comunicazione, tra cui Totti, Farnesi, Branciamore, Florenzi, Chillemi, Balzaretti, Ponce, Vieri, Montolivo, Reggiani, Arca, Vaporidis e molti altri. Attualmente é impegnato ad insegnare nei suoi corsi strategie di vendita e persuasione e sta girando i nuovi video da proporre sul piccolo schermo nei prossimi mesi. Chi è di preciso un “Mentalista” e cosa fa? “Grazie per la domanda perché c’è un poco di confusione nell’immaginario collettivo. Partiamo dicendo che esistono due tipologie di Mentalismo: uno esoterico che è esistito fino ad una ventina di anni fa e cartomanti e indovini rientravano nella categoria , mentre adesso esiste la figura del ‘Mentalista scientifico’, una persona che conosce la comunicazione, l’ipnosi, il linguaggio del corpo. Utilizzando questi strumenti per leggere nella mente umana condizionando i pensieri delle persone senza che le stesse se ne accorgano”. Quando ti è venuta la passione per questo “mondo”? “Questa passione mi è stata tramandata dal nonno, che quando ero piccolo allietava le nostre giornate assieme con giochi di prestigio, ma solo a 17 anni mi sono realmente TopTime / settembre-september 2014 > 107 TopTime > Se ne parla / Let’s talk about it appassionato cominciando con i giochi classici con carte, anelli apparizioni e sparizioni divertendo tantissime persone e questo serviva principalmente a me per vincere la mia timidezza e introversione. In seguito ho conosciuto una persona che mi ha introdotto nel mondo del Mentalismo, ricordando che siamo veramente pochi al mondo a far parte di questa categoria. Ho fatto tesoro delle conoscenze a me tramandate e degli studi miei fatti negli ultimi 10 anni che mi hanno formato”. Quali sono i tuoi prossimi obiettivi? “Ne ho tre, Il primo a breve termine è quello di girare una serie televisiva negli USA e penso di realizzarlo nei prossimi dodici mesi, il secondo a medio termine è quello di portare il mio show teatrale a Las Vegas dove ci sono i maghi e Mentalisti più forti al mondo dove mia mamma mi portò da ragazzino per assecondare una mia passione e quindi vorrei ringraziarla avendola in prima fila al mio spettacolo”. E il terzo? “Non te lo dico, perché è un segreto...anzi, prova a leggerlo nella mia mente”. Altri progetti che puoi svelarci? “Certo, oltre ad essere un Mentalista sono anche un ‘Life-coach’, quindi grazie alla passione per la crescita personale e la formazione, aiuto le persone a raggiungere i propri obiettivi. Alcuni aneddoti si trovano nel mio primo libro ‘Ti si legge in faccia’ scritto con Barbara d’Urso con la quale collaborerò molto probabilmente anche quest’anno nella sua trasmissione a Canale 5. Il Mentalismo utilizza queste tecniche: PNL (programmazione neuro linguistica), ipnosi, messaggi subliminali, lettura delle micro espressioni e del linguaggio del corpo, intuito, rapidità di calcolo, memoria e statistiche sociologiche”. Da dove consiglieresti di partire a chi si vuole appassionare al Mentalismo? “Consiglio di iniziare dallo studio del linguaggio del corpo, degli altri e di noi stessi per capire i messaggi nascosti dentro ogni uno di noi ed allenarci a capire chi abbiamo di fronte”. Allora è vero quando si dice di fare della propria passione la nostra professione? “Direi proprio di si, grazie al Mentalismo ho realizzato una linea di bracciali a forma di forchetta chiamata appunto ‘La forketta’, una linea abbigliamento di magliette “The Mentalist” con quattro fantasie diverse inventate da me, faccio corsi di formazione e crescita personale, visto che ha funzionato con me perché non aiutare gli altri a raggiungere i propri obiettivi?” __________________________________________________________ Gialuca Liguori From Illusionist to Mentalist Fin da piccolo appassionato di puzzle, indovinelli ed enigmi. Comincia a studiare illusionismo frequentando club magici a Roma ed avendo come punto di riferimento Tony Binarelli, pilastro della magia e del mentalismo. Scopre la sua predisposizione nell’interagire con le persone, attraverso l’esperienza di capo animatore nei villaggi turistici poi la passione per la magia si evolve in quella del mentalismo. Un nome molto importante del settore lo prende sotto la sua ala e gli spiega tutto ció che c’é da sapere per cominciare a costruire spettacoli ed esperimenti basati su tecniche di ipnosi, PNL, lettura del linguaggio del corpo. Nel frattempo inizia a portare i suoi esperimenti in giro per il mondo, da Miami a Dubai, da Los Angeles a Las Vegas venendo a contatto con diverse culture. Nel 2013 Barbara d’Urso lo chiama a “Domenica Live” e “Pomeriggio 5” in qualità di esperto del linguaggio del corpo, proponendo alcuni esperimenti in diretta. Sempre con la d’Urso scrive “Ti si legge in faccia”, edito da Mondadori. Molti sono stati i personaggi che si sono divertiti con i suoi esperimenti e hanno imparato i segreti della comunicazione, tra cui Totti, Farnesi, Branciamore, Florenzi, Chillemi, Balzaretti, Ponce, Vieri, Montolivo, Reggiani, Arca, Vaporidis e molti altri. Attualmente é impegnato ad insegnare nei suoi corsi strategie di vendita e persuasione e sta girando i nuovi video da proporre sul piccolo schermo nei prossimi mesi. Chi è di preciso un “Mentalista” e cosa fa? “Grazie per la domanda perché c’è un poco di confusione nell’immaginario collettivo. Partiamo dicendo che esistono due tipologie di Mentalismo: uno esoterico che è esistito fino ad TopTime / settembre-september 2014 > 108 TopTime > Se ne parla / Let’s talk about it una ventina di anni fa e cartomanti e indovini rientravano nella categoria , mentre adesso esiste la figura del ‘Mentalista scientifico’, una persona che conosce la comunicazione, l’ipnosi, il linguaggio del corpo. Utilizzando questi strumenti per leggere nella mente umana condizionando i pensieri delle persone senza che le stesse se ne accorgano”. Quando ti è venuta la passione per questo “mondo”? “Questa passione mi è stata tramandata dal nonno, che quando ero piccolo allietava le nostre giornate assieme con giochi di prestigio, ma solo a 17 anni mi sono realmente appassionato cominciando con i giochi classici con carte, anelli apparizioni e sparizioni divertendo tantissime persone e questo serviva principalmente a me per vincere la mia timidezza e introversione. In seguito ho conosciuto una persona che mi ha introdotto nel mondo del Mentalismo, ricordando che siamo veramente pochi al mondo a far parte di questa categoria. Ho fatto tesoro delle conoscenze a me tramandate e degli studi miei fatti negli ultimi 10 anni che mi hanno formato”. Quali sono i tuoi prossimi obiettivi? “Ne ho tre, Il primo a breve termine è quello di girare una serie televisiva negli USA e penso di realizzarlo nei prossimi dodici mesi, il secondo a medio termine è quello di portare il mio show teatrale a Las Vegas dove ci sono i maghi e Mentalisti più forti al mondo dove mia mamma mi portò da ragazzino per assecondare una mia passione e quindi vorrei ringraziarla avendola in prima fila al mio spettacolo”. E il terzo? “Non te lo dico, perché è un segreto...anzi, prova a leggerlo nella mia mente”. Altri progetti che puoi svelarci? “Certo, oltre ad essere un Mentalista sono anche un ‘Life-coach’, quindi grazie alla passione per la crescita personale e la formazione, aiuto le persone a raggiungere i propri obiettivi. Alcuni aneddoti si trovano nel mio primo libro ‘Ti si legge in faccia’ scritto con Barbara d’Urso con la quale collaborerò molto probabilmente anche quest’anno nella sua trasmissione a Canale 5. Il Mentalismo utilizza queste tecniche: PNL (programmazione neuro linguistica), ipnosi, messaggi subliminali, lettura delle micro espressioni e del linguaggio del corpo, intuito, rapidità di calcolo, memoria e statistiche sociologiche”. Da dove consiglieresti di partire a chi si vuole appassionare al Mentalismo? “Consiglio di iniziare dallo studio del linguaggio del corpo, degli altri e di noi stessi per capire i messaggi nascosti dentro ogni uno di noi ed allenarci a capire chi abbiamo di fronte”. Allora è vero quando si dice di fare della propria passione la nostra professione? “Direi proprio di si, grazie al Mentalismo ho realizzato una linea di bracciali a forma di forchetta chiamata appunto ‘La forketta’, una linea abbigliamento di magliette “The Mentalist” con quattro fantasie diverse inventate da me, faccio corsi di formazione e crescita personale, visto che ha funzionato con me perché non aiutare gli altri a raggiungere i propri obiettivi?” [] TopTime / settembre-september 2014 > 109 Travel / On Livingston Senti come pompa il pippero di / by Gloria Bologini In aeroporto a Fiumicino e’ tutto un andirivieni. Attendo al varco equipaggi che un’anima pia di addetto venga a prendermi per condurmi a bordo del mio volo. Cerco di leggere due righe perché l’attesa si prolunga, ma non mi concentro. “La situazione in Ucraina” titola l’articolo che entra nel dettaglio. La sveglia alle 5 del mattino si porta via la mia attenzione, le parole girano nella testa ma non restano attaccate. I filorussi, i separatisti, gli energumeni dalle divise anonime mandati da Putin. Spero che l’aereo arrivi presto da Charles de Gaulle, non voglio più pensare che al mondo le regole d’interesse condizionino sempre la vita degli uomini. Fantastico: non si può vivere bene, con una tensione naturale al miglioramento delle condizioni di tutti gli esseri viventi, abbandonando: accentramento del potere, emancipazione del singolo a discapito degli altri, dinamiche di potere, leggi del più forte e sottosviluppo?! Mi gongolo a pensare a un mondo puro che non esiste quando arriva un pilota, cappello sotto braccio, pilotina al seguito, divisa e ciuffo sparviero. Si apre la porta automatica. La vita e’ fatta di sliding doors che si aprono alle opportunità, agli impegni, porte che si aprono al mondo. Arriva da fuori il rombo dei motori di un aereo che decolla. “Senti come pompa il pippero!”, se ne esce il pilota, quasi urlando. Sembra uno slogan da villaggio turistico, ci manca solo un movimento d’anca, una mossetta ballerina. Esaltazione pre-volo, passione, ritorno al mio microcosmo fatto di passeggeri, destinazioni da raggiungere, pasti fuori orario e sonno arretrato. I naviganti sono fatti così, a furia di volare amano accorciare le distanze, sentire un motore che va a manetta, vedere un muso che punta in aria, vira e se ne va. Si passa il tempo lassù o col naso all’insù a vedere chi decolla oggi. Ci si dimentica dei conflitti, il mondo diventa pure piccino, raggiungibile, meno ostile, sembra di conoscerlo un po’ e si tende a vedere ciò che di buono ha. Perché e’ anche questo: geografie belle e volti che lo fanno e lo disfano. Io voglio pensare ai sorrisi di chi ho incontrato, agli occhi, ai colori. Chiudo il giornale e vado in Tunisia, voglio vederlo e conoscerlo così questo mondo. __________________________________________________________ his cap under his arms, a “pilotina” trolley, dressed in his uniform and with a flashy lock of hair. The automatic door opens. Life is made of sliding doors which open out to opportunities, commitments, doors which open out to the world. Outside you can hear the rumble of the engine of a plane taking off. The pilot, almost shouting out, comes out with “Senti come pompa il pippero!” (“Listen to the ‘pippero’ pumping!”). It sounded like a slogan at a tourist resort, the only thing lacking was a movement of the hips and a dancing gesture! Pre-flight excitement, passion, a return to a microcosm made of passengers, destinations, meals ‘after hours’ and lack of sleep. That’s what a crew is made of: through flying they like to shorten distances, listen to an engine at full blast, see a nose pointing upwards in the sky, changing direction and disappearing. They spend their time up there or with their nose looking upwards to see who takes off today. They forget about conflicts, the world even seems smaller, easy to reach, less hostile, apparently more familiar and even its good points seem visible. It is also nicely configured whilst nature creates it and destroys it. I want to think of the smiles I came across, the eyes and the colours. I close my paper and off I am to Tunisia, that is how I want to see and get to know the world. [] Listen to the pippero Fiumicino Airport with lots of people coming and going from all over the world. I am waiting at the gate for a crew member to lead me to my flight. I try to read a bit because the delay is getting longer, but lack concentration. “The Situation in Ukraine” is the title of the article in detail. My early start at 5 in the morning distracts my attention and the words I read go round in my head but don’t sink in. The pro-Russians, the separatists, the brutes in anonymous uniform sent by Putin. I hope the flight arrives soon from Charles de Gaulle, I want to stop thinking that the power of interest always influences the life of human beings. Fantastic: cannot one live well with his natural inclination to improve the condition of humans, and put aside the centralization of power, people’s emancipation to the detriment of others, the dynamics of power, the survival of the fittest and underdevelopment?! I indulge in thinking about a pure world which does not exist until a pilot comes up, with TopTime / settembre-september 2014 > 110 Travel > Orizzonti / Horizons Rio de Janeiro una città di emozioni di / by Salvatore Scirè ‘La mia anima canta, vedo Rio de Janeiro e già muoio di nostalgia... Cristo Redentore, a braccia aperte sulla Guanabara ...’ Con questi versi inizia una delle canzoni-simbolo scritte del grande compositore Antonio Carlos Jobim, il creatore di quel meraviglioso genere musicale che si chiama bossa-nova: il brano si chiama ‘Samba do aviao’ (samba dell’aereo) e descrive l’emozionante atterraggio di un carioca che ritorna nella sua città, anzi, nella ‘Città meravigliosa,piena di mille incanti’, come recita una gradevole marcetta considerata quasi un inno a questa città, di sicuro baciata dalla natura, ma che diventa un perenne inno alla vita, grazie al ritmo e alla musica che scandisce in ogni istante la vita dei suoi abitanti. Per avere il giusto colpo d’occhio magico su Rio, bisogna salire sul Corcovado, un’altura con vista a 360 gradi, dal cui terrazzo, situato ai piedi del Redentore, si può ammirare un panorama unico al mondo. Sotto i nostri occhi, la Baia di Guanabara si presenta costellata di isolotti, di ‘morros’ (specie di colline ingobbite), la più famosa delle quali, al centro dello specchio d’acqua, è il celebre Pão de Açucar (Pan di Zucchero). Tutt’intorno si sviluppano le anse sinuose di Botafogo, di Flamengo, con a ridosso i quartieri del Centro, della Gloria, di Laranjeiras, di Santa Tereza, e sotto i nostri piedi la cosiddetta Zona Sud, con i quartieri di Leme, Copacabana, Ipanema, Leblon e São Conrado che sorgono lungo le mitiche spiagge omonime. Se poi si ha la felice intuizione di attendere il tramonto, tutta la città, vista dal Corcovado, comincia ad accendersi di mille luci, a palpitare di segrete passioni, nell’abbraccio sensuale della notte carioca: e così il panorama diventa di una bellezza struggente, mentre di fronte – sull’altro versante della baia, si accende di luci anche la dirimpettaia città di Niteroi. Quando il navigatore portoghese Gaspar de Lemos, nel 1502, imboccò la Baia di Guanabara, pensò di entrare nell’estuario di un fiume gigantesco; e siccome era il 1 di gennaio, chiamò il luogo magico appena scoperto ‘Fiume di Gennaio’, che in portoghese suona appunto ‘Rio de Janeiro’! Pare che della spedizione marinara facesse parte anche il nostro Amerigo Vespucci. La nostra meta è diventata sicuramente famosa per le sue spiagge, che non sono fatte soltanto di scorci mozzafiato, palme e belle ragazze in tanga! Infatti le spiagge di Rio de Janeiro sono un esempio di vita e di vitalità: sugli arenili gruppi di ragazzi giocano instancabilmente a pallavolo o a football, mentre lungo i marciapiedi che le costeggiano, decine, anzi centinaia di persone fanno jogging a tutte le ore del giorno e della notte. Tra le onde numerosi ragazzi volteggiano sulle tavole da surf; fra gli ombrelloni, invece, girano incessantemente venditori ambulanti che offrono di tutto, dalla noce di cocco fresca ai cappellini variopinti, dalle bibite al gusto di guaranà al souvenir turistico. E poi, sempre ed ovunque musica, diffusa da altoparlanti o eseguita dal vivo: gruppi di batucada si alternano con ballerini di capoeira, esibendosi all’aperto. Facciamo un salto indietro nel tempo, agli anni 50-60, quando iniziava l’epoca della bossa-nova: già allora le ragazze scendevano in spiaggia praticamente in costume da bagno, quasi in un magico rituale! In un bar, due artisti ne osservavano una in particolare, da cui si sentivano molto affascinati; nacque così ‘Garota de Ipanema’ (Ragazza di Ipanema): i due artisti erano Vinicius de Moraes, grande poeta brasiliano, e l’altro era il musicista Antonio Carlos Jobim, sempre lui! Oggi il bar si chiama ovviamente ‘Garota de Ipanema’ e si trova in Avenida Vinicius de Moraes, una traversa del lungomare, dove c’è anche un bel locale, il Vinicius, appunto, in cui di sera si può ascoltare dell’ottima musica. Se questo è un dettaglio legato alla storia di Rio, che incuriosisce a attrae il visitatore, diciamo subito che la natura non ha dato ai carioca solo spiagge: la Foresta di Tijuca, ad esempio, è un grandissimo spazio verde urbano, ricco di specie vegetali insolite e rare e popolati da uccelli variopinti e canterini; lo stesso dicasi per il favoloso Jardim Botanico, contraddistinto da altissime palme, o dalla lussureggiante vegetazione che orna le strade più eleganti della città, peraltro ricca anche di monumenti di grande valore artistico. In centro, in Praça Quinze di può ammirare uno splendido Palazzo Imperiale in stile co- TopTime / settembre-september 2014 > 111 Travel > Orizzonti / Horizons loniale (oggi centro culturale e luogo espositivo per eccellenza); o chiese barocche come Santo Antonio, in Largo da Carioca, o São Bento, con i suoi ricchi azulejos. Prezioso gioiello barocco è la chiesa della Gloria, il cui biancore si nota da lontano, ma assai belle sono anche le chiese del Carmo e della Candelaria. Spettacolare, poi, la Quinta da Boa Vista, une specie di ‘Versailles tropicale’ abitata dalla famiglia imperiale portoghese. Delizioso acquerello è il Largo do Boticario, con i suoi edifici ornati da coloriti azulejos, mentre l’acquedotto della Lapa conferisce una preziosa nota di colore, mentre sulla sommità delle arcate arranca il traballante tram giallo che porta a Santa Tereza. Il centro della città si presenta come un misto di sovrapposizioni architettoniche, passando dal gotico manuelino portoghese al barocco coloniale, dallo stile liberty francesizzante al moderno luccichio di grattacieli dalle pareti in vetro. Anche la cucina carioca merita la pena di essere assaporata: a parte la fin troppo famosa feijoada (squisita, peraltro) e le innumerevoli churrascarias, dove si possono assaggiare anche venti e più tipi di carne, una chicca è rappresentata dalla ‘casquinha de siri’, ossia polpa di granchio gratinata e servita in una conchiglia: una vera delizia! Da accompagnare rigorosamente con una spettacolare caipirinha! La sera per divertirsi non c’è che l’imbarazzo della scelta. La zona più interessante è appunto Lapa, situata a ridosso dell’acquedotto, dove si trovano molti cosiddetti ‘bar’, in realtà ottimi ristoranti, in cui si fa musica dal vivo: vale sicuramente la pena cenare al Carioca da Gema e al Rio Scenarium. Chi invece volesse godersi il tramonto sulla spiaggia di Ipanema, potrà scegliere il quotato Mistura Fina, ristorante-bar, con ottima musica eseguita dal vivo da gruppi famosi. A Rio de Janeiro anche lo shopping può diventare una cosa di grande richiamo: a parte i celebri e colorati costumi da bagno, ha assunto grande importanza anche l’intimo donna e soprattutto l’artigianato locale: molto belli e ricercati gli oggetti in pietra lavorata, ma anche i gioielli con le superbe pietre preziose (di cui il Brasile è grande e ricco produttore). A proposito di shopping, è imperdibile una puntata alla ‘Feira Hippy’, il mercatino che ogni domenica si svolge nel cuore di Ipanema, in Praça Marechal Osorio: in effetti è uno spaccato di vita carioca, vi si trova di tutto, dalle t-shirt ai pandeiros (specie di tamburelli), dalle pietre ai prodotti gastronomici e agli strumentini musicali. Magari ogni tanto si vede un ballerino mulatto che balla il samba tra i banchi, per attirare la clientela! Insomma, tanto colore e calore. Già, calore, anche perché a Rio fa caldo. Come si conviene alle città subtropicali! Anche d’inverno... si va in spiaggia e ci si abbronza! Ma se proprio vogliamo parlare di ‘calore’ In senso simbolico, non si può prescindere dalle Scuole di samba: grandi organizzatrici del carnevale più famoso del mondo, le Escolas de Samba provano quasi tutto l’anno e allora, basta informarsi in hotel, per sapere dove e come poter assistere a un ‘ensaio’ ossia a una prova aperta al pubblico: la carica di adrenalina che vi dà la cosiddetta ‘bateria’ (ossia il complesso di un centinaio di percussionisti) all’interno del ‘barracao’, il grande capannone, che viene utilizzato per le prove, è semplicemente indescrivibile. Oggi l’interesse è polarizzato dagli imminenti mondiali di calcio, ma Rio de Janeiro è una meta per ogni momento, specialmente adatta per tutte quelle persone che hanno fatto della voglia e della gioia di vivere il loro desiderio primario. Ed essere carioca, anche se per una breve vacanza, diventa un’occasione ghiotta, da assaporare a fondo! TopTime / settembre-september 2014 > 112 Travel > Orizzonti / Horizons Rio de janeiro Carioca - what an emotion! ‘My soul sings, I see Rio de Janeiro and I already die of nostalgia... Christ Redeemer, arms wide open on Guanabara ...’ This is how a symbolic song begins, written by the great composer Antonio Carlos Jobim, creator of a wonderful music genre called bossa-nova: the song is called ‘Samba do aviao’ (samba of the aeroplane) and it describes the emotion of a carioca landing upon returning to his town, to ‘a wonderful town full of a thousand spells’ which is what a marching tune recites and which is considered almost a tribute to this town, a town blessed by nature, becoming an eternal hymn of life thanks to the rhythm of the music which spells out every instant of the life of its inhabitants. To get the right magical view of Rio you must climb the Corcovado, a plain with a 360° view with a terrace situated at the foot of the statue of Christ the Redeemer where you can admire a unique view of the world. Beneath you is the Guanabara Bay, full of little islands, and the ‘morros’ (hump hills), the most famous of which is Pão de Açucar (Sugarloaf mountain) situated in the centre of a stretch of water. All surrounded by the winding coves of Botafogo, Flamengo near to the central district and that of Gloria, Laranjeiras, Santa Tereza and, beneath our feet, the so-called South Zone with its Leme, Copacabana, Ipanema, Leblon and São Conrado districts which rise along their legendary beaches. If you decide to wait for sunset the whole city, seen from Corcovado, starts to light up with thousands of lights, throbbing your secret passions, in a sensual embrace of a carioca night: the view becomes heart-breaking whilst opposite you – on the other side of the bay, you can see the lights of the city of Niteroi lighting up. When the Portuguese explorer Gaspar de Lemos, encountered Guanabara Bay in 1502, he thought he had entered the estuary of an enormous river; as it was January 1, he named the magical place he had just discovered ‘January River’ in Portuguese ‘Rio de Janeiro’! Apparently even our Amerigo Vespucci took part in the expedition. Our half certainly became more famous for its beaches which do not only consist in breath-taking views, palms and beautiful girls in thongs! In fact Rio de Janeiro’s beaches are an example of life and of vitality: groups of youths playing volleyball or football, whilst along the promenade there are tens and even hundreds of people jogging at all hours of the day and night. There are numerous youngsters surfing on the waves; between parasols are the pedlars with all sorts of goods for sale, from fresh coconut to coloured hats, from guaranà drinks to souvenirs. To add to all this there is music everywhere, broadcasted with loudspeakers or played live: batucada groups alternated with capoeira dancers in the open. Going back in time to the fifties and the sixties at the onset of the bossa-nova era, even then youths would go down to the beach in their costumes in a magical ritual! Two artists in a bar observed one in particular who was very charming; that is how ‘Garota de Ipanema’ (Girl from Ipanema) originated: the two artists were Vinicius de Moraes, a famous Brazilian poet and a musician Antonio Carlos Jobim! The bar today is obviously called ‘Garota de Ipanema’ and it is located in Avenida Vinicius de Moraes, a road off the promenade, where there is also a nice venue, this too called the Vinicius where good music can be heard in the evenings. This detail which is a curiosity and attracts visitors is linked to the history of Rio but we cannot ignore the nature which not only offers beaches to the carioca: the Tijuca forest for example is a huge urban park rich in rare flora and populated with multi-coloured and singing birds; the same can be said for the beautiful Jardim Botanico characterized by high palm trees or lush vegetation which adorns the most elegant roads of the city, also rich in monuments of great artistic value: In Praça Quinze, in the centre, a superb Imperial Palace can be admired, in colonial style (today a cultural centre and exhibition centre of excellency); or Baroque churches like Santo Antonio, in Largo da Carioca, or São Bento, with its rich azulejos. A precious Baroque jewel is the Gloria church, which can be perceived from a distance for its white colour, but also beautiful are the churches of Carmo and Candelaria. Spectacular is la Quinta da Boa Vista, a sort of ‘tropical Versailles’, abode of the Portuguese imperial family. A beautiful watercolour is the Largo do Boticario, with its ornate azulejos coloured buildings whilst the Lapa aqueduct lends a touch of colour whilst a shaky TopTime / settembre-september 2014 > 113 Travel > Orizzonti / Horizons yellow tram slowly advances along the summit of the arches: destination Santa Tereza. The centre if the city is a mixture of overlapping architectural styles which go from Portuguese manuel gothic to colonial baroque, from French art deco style to modern sparkling skyscrapers with glass facades. Even carioca cuisine deserves a taste: apart from the all too famous feijoada (delicious, by the way) and the numerous churrascarias, where more than twenty types of meat can be tasted, the ‘casquinha de siri’ is a treat – crab meat au gratin served in a shell: a real delight! To be complemented by a spectacular caipirinha! There is a lot to choose from to have a great time in the evenings. The most interesting area is Lapa situated next to the aqueduct where you can find many ‘bars’ which in actual fact are excellent restaurants with live music: it is certainly worth dining at the Carioca da Gema and at the Rio Scenarium. For those who wish to enjoy the sunset on the Ipanema beach the Mistura FIna restaurant-bar would be an excellent choice with great live music by famous groups. Shopping in Rio de Janeiro can also become an attraction: apart from its famous coloured swimming costumes, even ladies’ underwear has become important and above all local craftsmanship: objects in carved stone are very nice and sought after as are jewels with super precious stones (Brazil produces them is a huge and rich way). As regards shopping, a quick visit to the ‘Feira Hippy’ is a must, a market which takes place every Sunday in the heart of Ipanema, in Praça Marechal Osorio: in fact it is an image of carioca life where you can find anything from t-shirts to pandeeiros (a sort of drum) from stones to food to musical instruments. Every so often a mulatto dancer can be seen dancing the samba in between the stalls to attract clients! In other words an array of colour and warmth. Yes, warmth, also because Rio is hot. Like any subtropical city! Even in the winter…you can go to the beach and get a suntan! If we really want to talk about ‘heat’ in a symbolical sense, you cannot overlook samba schools: important organizers of the most famous carnival in the world, the Escolas de Samba train all the year round and if you ask at your hotel where to go to assist an ‘ensaio’, their training which is open to the public - the resulting adrenaline rush which the ‘bateria’ (a group of about a hundred drummers) gives you inside a ‘barracao’ (a huge depot used for training), just cannot be described. Rio de Janeiro is an all-time destination and to be a carioca, even for a short holiday, is a pleasant opportunity, to enjoy to the full! [] TopTime / settembre-september 2014 > 114 Travel > Orizzonti / Horizons TopTime / settembre-september 2014 > 115 Travel > Focus COPENHAGEN Avanguardia urbanistica e culturale di / by Valentina Lupia Se la brezza marina accarezza il viso, mentre gli schizzi delle onde che si infrangono sugli scogli, anche quando la temperatura fosse particolarmente rigida, questa affascinante città non è solo monumenti e vita notturna ma un modello di civiltà. Gli amanti del genere fiabesco rimarranno incantati dalla statua della Sirena di Copenaghen, raffigurante la protagonista della favola ‘La Sirenetta’ di Hans Christian Andersen scritta a metà dell’800. Lo scrittore, figura culturale importantissima, verrà riproposto magnificamente nel film ‘Il fantastico Andersen’, da Charles Vidor, in cui dirà “splendida, splendida Copenaghen, bianca sirena del mar”. Sì, la capitale danese, splendida…lo è davvero. Questa accogliente città del Nord Europa, conosciuta anche come la ‘Venezia del Nord’, vanta una tradizione di calorosa accoglienza nei confronti dei turisti, sempre ben accetti. Negozi tipici, dove anche il merluzzo diventa prezioso, boutique d’abiti locali, testimonianza prima della grande, ma allo stesso tempo affascinante, diversità culturale, vie lunghe e alberate, ricche dei più noti marchi del luxury shopping, importanti monumenti, i Giardini di Tivoli e le grandi cattedrali, immensi edifici dal design enormemente avanguardistico rendono visibilissima ed ammirabile la straordinaria fusione tra antico e nuovo di cui gode questa meravigliosa città. Copenaghen con le sue magnifiche piste ciclabili e per aver attivato metodi intelligenti per limitare le emissioni di CO2 e per muoversi in una direzione di maggiore sostenibilità, è una delle città più ecologiche del mondo, tant’è che è stata premiata, insieme ad altre nove città del mondo, da Siemens e dalle quaranta città del Cities Climate Leadership Group in vista dei City Climate Leadership awards. Se Copenaghen a un primo impatto dà l’impressione di essere una città grigia, chiusa all’interno della propria tradizione e troppo tranquilla, sappiate che è completamente l’opposto. Tranquilla di giorno, ma iper movimentata di notte, la capitale danese è una fucina di pensieri, idee e culture, dove nessuno viene giudicato, ma inserito a prescin- dere nella collettività. Con la nascita di eleganti e raffinati boutique hotel e di enormi discoteche, Copenaghen è stata aggiunta alla lista dei vari “wishing trips” più di quanto non lo fosse già precedentemente per via dei pub, dei birrifici - basta pensare che anche la Ceres è prodotta in Danimarca - importanti eventi fieristici, cocktail bar e nightclub, tanti i caffè, ristoranti tipici, fra tutti il No.Ma, considerato il miglior ristorante al mondo. Da visitare la National Gallery, il Palazzo Reale, La Torre Circolare, lo zoo, il Museo Nazionale, l’Experimentarium, l’Open Museum - rappresenta a misura d’uomo la vita del passato, riportando i turisti nella Copenaghen di secoli fa - ed il Castello di Rosenborg. L’apertura mentale di cui vanta questa città è veramente invidiabile: si pensi che a partire dal 1948 in Danimarca è attiva l’associazione LGTB-Denmark, per la difesa dei diritti delle comunità omosessuali, tanto che dal 1989 è stato il primo paese europeo a riconoscere le unioni registrate tra partner dello stesso sesso. In questa ottica di ampia civiltà c’è la stessa analoga condotta nei riguardi delle minoranze etniche, che possono godere di una vita tranquilla e rilassata, all’interno di una città che non discrimina il diverso, ma che anzi lo pone come esempio dal quale imparare qualcosa. __________________________________________________________ Copenaghen An urban and cultural centre He is considered one of the most interesting Italian composers Though you may feel the sea breeze on your face while the waves TopTime / settembre-september 2014 > 116 Travel > Focus break against the rocks, even with a freezing temperature, this charming city is not only monuments and night life but a model of civilization. Lovers of fairy tales will be enchanted by the Little Mermaid Statue in Copenhagen, depicting the main character of the fairy tale ‘The Little Mermaid’ by Hans Christian Andersen, written in the middle of the nineteenth century. The writer, a very important cultural figure, was magnificently portrayed in the film “Hans Christian Andersen” by Charles Vidor, where he states “magnificent, magnificent Copenhagen, white mermaid of the sea”. That’s right, the Danish capital is magnificent…really magnificent. This welcoming city in the north of Europe, also known as the ‘Venice of the North’ boasts a tradition of warmly welcoming tourists, who are always very welcome. Typical shops where even cod fish is precious, boutiques with local clothes, proof of the huge and at the same time attractive cultural diversity, long roads lined with trees with famous brands for luxury shopping, important monuments, the Tivoli Gardens and the huge cathedrals, enormous buildings of ultra-modern design all highlight the admirable extraordinary combination of old and new which this wonderful city boasts. Copenhagen with its magnificent cycling paths has launched intelligent methods to limit CO2 emissions and to implement greater sustainability and is one of the most environmentally friendly cities in the world; in fact it has been awarded by Siemens and forty cities of the Cities Climate Leadership Group, together with other nine cities in the world, in view of the City Climate Leadership award. On first sight Copenhagen may give the impression of being a grey city, enveloped in its tradition and too quiet but in actual fact it is the complete opposite. Calm during the day TopTime / settembre-september 2014 > 117 Travel > Focus but hyperactive at night, the Danish capital is a pool of thoughts, ideas and culture where nobody is judged but inserted in the community regardless. With the onset of elegant and refined boutique hotels and huge discotheques, Copenhagen has joined the list of “wishing trips” more than ever in the past, thanks to its pubs, breweries – to think that even Ceres is produced in Denmark – important exhibitions, cocktail bars and nightclubs, many coffee shops, typical restaurants, among which the No.Ma, considered the best restaurant in the world. A visit to the National Gallery, the Royal Palace, the Round Tower, the zoo, the National Museum, the Experimentarium, the Open Museum are a must – which represent human scale life in the past, plunging tourists into a Copenhagen of centuries ago – and the Rosenborg Castle. The broad minded mentality of this city is something to be envied: to think that the LGTB-Denmark association has been active in Denmark since 1948 to protect the rights of the homosexual community and in fact in 1989 it became the first European country to recognise registered same-sex partnerships. In this perspective of civilisation the same approach is reserved for ethnic minorities who may enjoy a peaceful and relaxed life in a city without discrimination which on the contrary sets an example to learn from. [] TopTime / settembre-september 2014 > 118 Travel > Curiosità / Curiosities ISCHIA Alla scoperta di tradizioni naturali di / by Francesco Silella Settembre è ancora periodo di vacanza e Ischia si lascia ancora coinvolgere da tanti turisti come meta tra le più rilassanti di fine stagione. Con la sua natura vulcanica tutto il suo territorio offre molteplici centri termali, tra i più grandi d’Europa, perfettamente attrezzati ed altamente qualificati. Le acque termali ischitane sono alcaline, contengono zolfo, iodio, cloro, ferro, elementi potassici e microelementi di sostanze attive e, a seconda della loro composizione, sono un rimedio curativo per tante patologie, dai reumatismi alle malattie dell’apparato respiratorio e quelle cutanee. Il clima e la straordinaria varietà della vegetazione isolana, completano i benefici delle cure. E passeggiando per le tante ridenti località dell’isola non possiamo non soffermarci a visitare l’Equobar, un locale che ha fatto del commercio equo e solidale la propria filosofia di vita, offrendo sia prodotti locali selezionati che dal resto del mondo, tutto rigorosamente biologico. Qui tutti sono i benvenuti, in un ambiente multiculturale e multietnico, amichevole e accogliente. L’offerta di cocktail salutari e diversi dal solito, in un ambiente di design ma a impatto zero, sottolineano una scelta di vita e di offerta al pubblico che dichiaratamente si discosta dal consumismo sfrenato dei nostri giorni. Un luogo dove stare insieme dunque, che offre anche l’opportunità di apprezzare l’arte nella limitrofa galleria dove espongono artisti da tutto il mondo. Insomma, Equobar è un posto da non perdere. Discovering Natural Traditions September is still a vacation time and Ischia still captivates many tourists for a relaxing end of season destination. Having a volcanic nature the entire territory offers numerous spas, some of the largest in Europe, perfectly equipped and highly specialized. The thermal waters of Ischia are alkaline and contain sulphur, iodine, chlorine, iron, potassium elements and microelements of active substances which according to their composition have natural healing power for many conditions such as rheumatism, respiratory diseases and skin diseases. The climate and the extraordinary variety of vegetation on the island complete the benefits of the therapy. Strolling through the many delightful towns on the island, one place which cannot be missed is the Equobar, a venue which has made equal and supportive trade its philosophy of life. It offers both local selected products and products from all over the world which are all organic. Everyone is welcome in a multicultural and multi-ethnic environment which is friendly and welcoming. Healthy cocktails are offered which are different from the usual, in an environment of design but at the same time of zero impact, highlighting a life choice and commitment towards the public which expressly differs from the excessive consumerism of today. A location to spend time at, which even offers the opportunity to admire art at a nearby gallery with exhibits from all over the world. Equobar just cannot be missed! [] TopTime / settembre-september 2014 > 119 Le inchieste del Pricipe / The Prince’s inquiries Così è rinato il Teatro Greco di Siracusa! di / by Guglielmo Giovanelli Marconi Mi trovavo in un pomeriggio d’estate su un’isola, Ortigia, che racchiude fantasie mitologiche tra sacro e profano, fra antico e moderno, mentre al tramonto, ero nel teatro greco di Siracusa, piacevolmente estasiato per “Agamennone” di Eschilo, in compagnia dell’amico Federico Gargallo dei marchesi di Castel Lentini. Quest’anno, come forse pochi sanno, ricorreva il centenario delle rappresentazioni teatrali greche nell’antico teatro di Siracusa. La prima nel 1914 proprio con ”Agamennone” di Eschilo. Allorché il nonno del nostro amico Federico Gargallo, il marchese Mario Gargallo di Castel Lentini, assieme al grande grecista Ettore Romagnoli e all’archeologo di fama internazionale Paolo Orsi, promosse la nascita delle rappresentazioni teatrali greche di Siracusa, teatro prima mai utilizzato. A loro si deve tutto ciò che abbiamo oggi. Lentini, sull’isola di Ortigia, che, all’interno di Siracusa, è una città nella città. Sulla terraferma sorgeva l’antico teatro greco, in disuso fino al 1914, quando con i fondi della famiglia Gargallo di Castel Lentini iniziò la sua storia. Sono qui in Sicilia per il centenario di questo evento, sostenuto da interventi economici benefici attraverso la fondazione INDA, tornata ad essere operativa nonostante la crisi. Nel cuore della Magna Grecia, sono così riprese le rappresentazioni teatrali interrotte”. Marchese, secondo lei da cosa nasce l’esigenzaa di portare il teatro greco a Siracusa ? “si, non è una famiglia nobile che lo fa per capriccio, ma lo fa per il bene della collettività. Come Prometeo portatore del dono del fuoco per gli uomini così questa famiglia oggi come da sempre ha voluto rendersi moderna portatrice di virtù in un tempo dove la cultura deve essere di tutti, Per questo tutte le maestranze sono siracusane, così come gli attori e i tecnici specializzati e addirittura il coro degli spettacoli è composto dagli studenti del Liceo”. “A Mario Gargallo si deve la creazione dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico (I.N.D.A.,ndr.) che oggi è una fondazione con a capo il prefetto Alessandro Giacchetti. Mio nonno Mario, oltre ad essere un amante della mitologia greca, veniva dalla famiglia più importante di Siracusa di allora, ed erano proprietari di palazzo Gargallo di Castel Quale è stato il calendario proposto? “Oltre a ’Agamennone’ sono stata allestite ‘Coefore’ e ‘Eumenidi’ che completano la trilogia eschilea. Poi è stata rappresentata la commedia: ‘Le Vespe’ di Aristofane. Quest’anno ci sono stati 140.000 spettatori. Un vero e proprio record”. Torniamo al Palazzo della famiglia Gargallo sull’Isola di Ortigia ... “All’ingresso è scolpito un gallo rampante a monito dell’ignoranza dei tanti. Gargallo vuol dire appunto ‘protettore del gallo’, animale sacro a Dioniso, dio dell’ebrezza non intesa come sbronza ma come sapere. Da ciò lo stemma di famiglia che significava quanto il sapiente si debba inebriare di cultura e quanto i libri debbano essere i suoi ‘calici’ sempre pieni. A riprova che non si non si aveva a cuore solo il benessere ma anche la condizione culturale del popolo e per questa ragione si dette inizio alle rappresentazioni teatrali” Oggi la stessa famiglia ha contribuito a alla rinascita del teatro greco di Siracusa.. TopTime / settembre-september 2014 > 120 Le inchieste del Pricipe / The Prince’s inquiries So is the Greek Theater in Syracuse reborn! One summer afternoon I happened to be on an island surrounded by mythological fantasy, sacred and profane, ancient and modern. On that same island, Ortigia, at sunset, the Greek theatre of Syracuse was performing Aeschylus’ “Agamemnon”, which pleasantly enraptured me whilst in the company of my friend Federico Gargallo dei marchesi di Castel Lentini. Not many people know that this year the ancient Greek theatre of Syracuse will be celebrating its centenary. The first performance at this theatre took place in 1914 with ”Agamemnon” by Aeschylus. At a time when our friend Federico Gargallo’s grandfather, the Marquis Mario Gargallo di Castel Lentini, together with an important Hellenist Ettore Romagnoli and an archaeologist of international fame Paolo Orsi, promoted the staging of Greek theatre in Syracuse, which had never occurred before. We owe it to them to boast the achievements enjoyed today. In your opinion Sir, why do you think the necessity arose to have the Greek theatre of Syracuse? “We should be grateful to Mario Gargallo for the creation of the Istituto Nazionale del Dramma Antico (I.N.D.A., National Institute of Ancient Drama editor’s note.) which today is a foundation headed by the Governor of the province Alessandro Giacchetti. My grandfather Mario, apart from being a lover of Greek mythology, originated from the most important family of Syracuse of the time, who owned the Gargallo Palace of Castel Lentini on the island of Ortigia which is like a town within a town in Syracuse. The ancient Greek theatre, situated on the mainland, was abandoned until 1914 when the Gargallo family of Castel Lentini started giving it a history. I am here in Sicily for the centenary of this event which is sponsored by charitable interventions through the INDA foundation, back in operation despite the crisis. Hence the theatre performances have resumed in the heart of Magna Grecia”. What is the agenda proposing? “Apart from ’Agamemnon’, to complete the trilogy of Aeschylus, ‘Coefores’ and ‘Eumenide’ have also been set up. ‘The Wasps’ by Aristophanes was also played. We had 140,000 spectators this year. A real record”. Going back to the Gargallo’s family Palace on the Island of Ortigia ... “There is a rampant rooster carved at the entrance of the island, a warning to the ignorant. Gargallo means ‘protector of the rooster’, a sacred animal for Dionysus, god of religious ecstasy in the sense of knowledge and not drinking. This is where the family coat of arms originates signifying how the wise should inebriate themselves of culture and how books should be their ‘chalices’ forever full. This shows that not only the well-being of the population was kept at heart but also their cultural condition and for this reason theatre performances were set up”. Today that same family has contributed to the revival of the Greek theatre of Syracuse.. “Yes, we are not talking about a noble family doing it for a whim, but in the interests of the community. Like Prometheus was the bearer of the gift of fire, this family wanted to be the bearer of virtue, like it always has been, in times when culture should be a heritage of everyone. For this reason the workers are all from Syracuse, as are the actors and specialized technicians and even the choir is composed of the high school students”. [] TopTime / settembre-september 2014 > 121 Un salto nei caffè storici italiani / Stopping by at the historic Italian Café Al Mazzara di Palermo. con Tomasi di Lampedusa. di / by Mario Scaffidi Abbate Giornata difficile, a Palermo, per questa mia ultima intervista. Avrei voluto incontrare Verga, Pirandello, Sciascia, e magari Angelo Musco, ma in quali Caffè trovarli? Veri Caffè storici o letterari, a Palermo come in tutta la Sicilia, non ce ne sono stati, e d’altra parte se io mi siedo in un Caffè qualsiasi che non sia stato frequentato almeno da un personaggio illustre, il meccanismo della meditazione non funziona: posso recitare tutti i mantra che voglio (sono più di quarant’anni che pratico la meditazione trascendentale) ma se l’interruttore non scatta, stabilendo il contatto, non c’è niente da fare. Recarmi al ‘Caffè Romeres’, citato da Tomasi di Lampedusa nel ‘Gattopardo’, mi sembrava di violare la regola che mi sono imposto in questo viaggio alla ricerca dei Caffè storici perduti, visto che il ‘Romeres’ non era un Caffè storico, né potrebbe essere considerato tale anche se Tomasi vi si fosse recato, in tutta solitudine, solamente per prendervi un caffè. Così mi sono diretto al ‘Caffè Mazzara’, che è propriamente un Caffèpasticceria, di cui sapevo che Tomasi era un assiduo frequentatore. Me ne ha data conferma l’attuale gestore del locale, a cui ho spiegato il motivo della mia visita: “Il bar Mazzara”, mi ha detto, “è l’ultima ed esclusiva testimonianza dei gloriosi locali storici di Palermo. E’ nato nel 1970, ma il primo nucleo, la latteria di Giuseppe Mazzara, dove si produceva la famosa ‘panna Mazzara’, risale al 1911 e si trovava in una traversa di via Ruggero Settimo. Il bar ha aderito all’associazione degli ambienti storici d’Italia, comprendenti oltre cento locali fra Caffè, ristoranti e hotel che siano nati almeno settant’anni fa”. Così dicendo l’attuale gestore (Antonino Glorioso, contitolare del bar insieme ad Angelo Ingrao) mi ha portato in un angolo del bar e mi ha indicato una targa commemorativa e il tavolino su cui, “fra una brioche e un sorbetto al limone”, Tomasi scrisse gran parte del ‘Gattopardo’. “Posso sedermi qui?”, gli ho domandato. “Non c’è problema”, mi ha risposto lui. Ed è andato a prendermi una sedia. Sistematomi dunque al celebre tavolino, chiusi gli occhi, ho recitato mentalmente la celebre frase del capitolo primo del ‘Gattopardo’ (che tutti citano spesso, specialmente i nostri politici, senza riflettere sulla sua illogicità): “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Dopo nemmeno cinque minuti la sagoma dello scrittore era lì, davanti a me: “Ma lei chi è?”, ha esclamato con un tono aristocratico e provocatorio. “Io sono il Principe di Lampedusa!” “E io sono il Principe di Castelbrolo”, mi è venuto istintivo di rispondergli, avendomi la sua domanda ricordato la famosa frase ‘Chi fur li maggior tui?’ che Farinata rivolge a Dante per sapere, preventivamente, con chi abbia a che fare. Ma subito, nel timore che potesse aver interpretato male quella mia frase, ho aggiunto. “Sono anch’io di origini siciliane: mio nonno e mio padre erano di Brolo, in provincia di Messina, e uno dei miei avi risiedeva appunto nel castello”. ‘Allor fu la sua voce un poco quieta’, e con tono amichevole mi ha detto: “Sono a sua completa disposizione. Che cosa vuole sapere?” Lei ha scritto che la sua infanzia è stata una sorta di ‘paradiso perduto’, in cui tutti le volevano un gran bene e la consideravano il re della casa; che era un ragazzo a cui piaceva la solitudine e che preferiva stare con le cose più che con persone. “E’ vero”. Le cose erano soprattutto le ricche e sontuose stanze dei suoi palazzi, i parchi che li circondavano, i ritratti degli antenati, le biblioteche… in poche parole la ‘roba’, come dice Verga in ‘Mastro Don Gesualdo’ e in una delle sue novelle, e come dicono i siciliani. “Le cose sono i nostri ricordi, non c’ingannano e non ci deludono mai, come fanno spesso gli uomini. E io sono vissuto di ricordi, cioè del passato, il quale, come dice Seneca, è l’unica cosa che ci appartenga veramente. Del resto il mio romanzo ne è la testimonianza vivente”. Può dirmi come nacque, esattamente, ‘Il Gattopardo’? TopTime / settembre-september 2014 > 122 Un salto nei caffè storici italiani / Stopping by at the historic Italian Café “Io ho avuto rari contatti col mondo ufficiale della cultura, e solo nel 1954, ormai prossimo alla sessantina, avendo accompagnato un mio cugino, il poeta Lucio Piccolo, ad un convegno di scrittori a San Pellegrino Terme, fui spinto a scrivere un romanzo storico, a cui già pensavo da tempo, ambientato in Sicilia all’epoca dello sbarco di Garibaldi a Marsala e imperniato sulla figura del mio bisnonno paterno, Giulio di Lampedusa, ch’era un astronomo. Fu la partecipazione a quel convegno letterario che mi scosse dall’inerzia in cui sino a quel momento ero vissuto: sono sempre stato uno spirito contemplativo, come del resto molti siciliani”. Lo sono anch’io. Ma io ho scritto una quarantina di libri, lei un solo romanzo. Come Manzoni. “Potrei risponderle come la leonessa di una favola di Esopo, la quale ad una volpe che si vantava di avere avuto parecchi figli mentre lei ne aveva solo uno rispose: ‘Uno, sì, ma leone’”. Ho avuto il sospetto che con quella citazione volesse riferirsi a me e a quegli scrittori che con tutti i loro libri non hanno ottenuto la fama che ha avuto invece lui con un libro solo. Così gli ho ribattuto: Però il suo ‘Gattopardo’, prima di essere pubblicato, è stato rifiutato da diversi editori, fra cui Mondadori ed Einaudi: Vittorini si oppose fermamente alla sua pubblicazione. C’è voluto il benestare di Bassani, e della figlia di Croce che gliel’aveva consegnato, perché alla fine fosse stampato, postumo, da Feltrinelli nel 1958. “Io quel libro l’ho scritto per me e per lasciare una testimonianza ai miei discendenti. Vede come Dio premia coloro che scrivono non per ambizione ma solo per amore degli altri, o dell’intera umanità, e non hanno bisogno di pubblicare una quarantina di libri per diventare famosi? E magari quel libro solo riceve il Premio Strega, diventando il primo best-seller con oltre 100.000 copie vendute in un solo anno. E si guadagna anche un film e un’opera musicale”. Si riferiva al film omonimo di Luchino Visconti e al musical di Angelo Musco, con libretto di Luigi Squarzina. Non ho saputo cosa rispondergli: mi ha dato, senza un minimo di superbia, una grande lezione di umiltà, che mi ha molto imbarazzato, e per alcuni secondi c’è stato il gelo fra noi. Finché lui, richiamandosi allo stemma di famiglia, commentato nel romanzo stesso, dileguandosi alla mia vista, ha così concluso: “Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti, gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra”. With Tomasi di Lampedusa at the ‘Mazzara’ in Palermo I had a difficult day in Palermo for my last interview. I would have liked to meet Verga, Pirandello, Sciascia, and even Angelo Musco but where could I find them? There have never been any historical or literary cafés in Palermo, like in the rest of Sicily and, besides, if I sat in any café where not even one of the above named famous names attended, my meditation action would not work: I can recite all the mantras your like (I have been practicing transcendental meditation for more than forty years) but if a contact is not triggered off and established, nothing can be done about it. Going to ‘Caffè Romeres’ which is the one mentioned by Tomasi di Lampedusa in ‘The Leopard’, I feel as though I am breaking my own rules in my search for lost historical cafés, considering that ‘Romeres’ was not a historical café and neither could it be considered one even if Tomasi went there alone just for a coffee. For this reason I aimed for ‘Caffè Mazzara’, which, to be precise, is a café-pastry shop where I knew that Tomasi was a regular client. I had confirmation of this from the present manager of the café to whom I explained the reason for my visit: “Bar Mazzara”, he said, “is the last and exclusive evidence of Palermo’s glorious historical venues. It was established in 1970 but its first branch, the Giuseppe Mazzara dairy store which produced the famous ‘Mazzara cream’ dates back to 1911 and was located on a road off Via Ruggero Settimo. The bar belonged to an association of historical Italian locations comprising over one hundred venues including cafés, restaurants and hotels established at least seventy years ago”. Upon saying this the manager (Antonino Glorioso, co-owner of the bar with Angelo Ingrao) led me to a corner of the bar and indicated a plaque and a table where Tomasi wrote most of ‘The Leopard’ in between a brioche and a lemon sorbet’. “Can I sit here?”, I asked. “No problem”, he replied, going to fetch me a chair. Once I had settled next to the famous little table, I closed my eyes, mentally recited TopTime / settembre-september 2014 > 123 Un salto nei caffè storici italiani / Stopping by at the historic Italian Café the famous phrase of the first chapter of ‘The Leopard’ (which everyone often recites especially our politicians, without reflecting on its lack of logic): “If we want everything to stay as it is, then everything has to change”. After not even five minutes I could see the writer’s profile in front of me: “Who are you?”, he exclaimed with an aristocratic and provocative tone of voice. “I am the Prince of Lampedusa!” “And I am the Prince of Castelbrolo”, I replied instinctively, having his question reminded me of a famous phrase ‘Chi fur li maggior tui?’ which Farinata addresses to Dante to learn in advance who he had in front of him. But for fear he could have misinterpreted my phrase I immediately added “I too am of Sicilian origin: my grandfather and my father came from Brolo in the province of Messina, and one of my ancestors lived in the castle”. ‘So his was that noisy voice’, and in a friendly tone said: “I am at your complete disposal. What would you like to know?” You wrote that your childhood was a sort of ‘lost paradise’ where everyone loved you and considered you the king of the house; that you liked to be alone and preferred to be with things rather than with people. “It’s true”. The things consisted mainly in the luxurious and sumptuous rooms of your palaces, the parks surrounding them, portraits of your ancestors, libraries…in other words the ‘stuff’ like Verga called it in ‘Mastro Don Gesualdo’ and in one of his novels, and also as the Sicilians say. “By things we meant our memories, they do not mislead us nor do they ever let us down, like men often do. I lived on memories of the past which, like Seneca says, are the only things which really belong to us. Moreover my novel is living evidence of this”. Can you tell me exactly how ‘The Leopard’ was created? “I had very few contacts with the official cultural world, and it was only in 1954, when I was nearly sixty, after having accompanied my cousin poet Lucio Piccolo to a conference for writers at San Pellegrino Terme, that I was encouraged to write a historical novel which I had already been thinking about for some time, set in Sicily during the landing of Garibaldi in Marsala and focusing on my paternal great grandfather, Giulio di Lampedusa, who was an astronomer. My participation in that literary conference shook me from a phase of inactivity I had lived through up to that moment: I have always had a contemplative spirit, like most Sicilians have”. So have I. But I have written about forty books whereas you have only written one novel. Like Manzoni. “I could reply like the lioness did in one of Esopo’s fairy tales, to a fox who boasted he had lots of cubs whilst she only had one: ‘Yes, one, but it’s a lion’”. I had the suspicion that the citation referred to me and to all writers who never became as famous with all their books as he did with just one book. But before your book ‘The Leopard’ was published, many other editors refused it including Mondadori and Einaudi: Vittorini firmly objected to its publication. Had it not been for Bassani’s approval and that of Croce’s daughter who delivered it to him it would never have been printed, posthumous, by Feltrinelli in 1958. “I wrote that book for myself to leave to my heirs. See how God rewards those who write for their love towards others or towards humanity and not for ambition, who do not need to publish forty books to become famous? A book alone which received the Strega Prize and became the first best-seller with over 100.000 copies sold in just one year. A book which also became a film and a musical”. He referred to Luchino Visconti’s film named after the book and Angelo Musco’s musical, with a booklet by Luigi Squarzina. I didn’t know what to reply: without praising himself in any way, he gave me a lesson on modesty which embarrassed me somewhat and for a few seconds a chill ran down my spine. Until, referring to my family coat of arms mentioned in the novel and, disappearing from my sight, he concluded: “We were the Leopards, the Lions; those who will take our place shall be little jackals, hyenas; and we shall all, leopards, jackals and sheep, continue to believe in the salt of the earth”. [] TopTime / settembre-september 2014 > 124 Dall’esperienza Elisir e dalla qualità Rocchetta nascono i Thé Rocchetta! Scopri i nuovi Thé Rocchetta su www.elisirdirocchetta.it e seguici su Facebook Ultime dalle stelle / Latest from the stars Le previsioni astrologiche di Emilio Toscano www.emiliotoscano.com Il periodo: La posizione del Sole fa brillare, sostando nel segno della Vergine, anche gli altri due segni di Terra che sono Toro e Capricorno. Il Toro Vergine: è alla fine di tutte le problematiche economiche, ciò nonostante, può contare anche le energie più fredde e calcolatrici, questo, soprattutto nei primi venti giorni su un ottimo influsso di Mercurio e di Venere mentre i segni di Aria sono del mese. L’energia psico-fisica è al massimo mentre l’economia riprende un po’ finalmente in una fase abbastanza concreta per quanto riguarda i progetti soprattutto nella prima parte del mese ma dopo il 15 del mese le cose si metteranno che avevano già messo in atto all’inizio di questa estate. Buone nuove per i a posto da sole restate sereni. la posizione di Marte benefica e Venere renderanno passionali segni di Fuoco e con questo intendo sia l’Ariete, sia il Leone che il Sagittario, soprattutto ai nati nella seconda decade. Saturno sta stuzzicando ancora negativamente gli ultimi gradi dello Scorpione perciò i nati dal 15 al 18 possono aspettare di avere i risultati tanto sperati per tutto ciò che avevano seminato fino ad ora. L’energia rimane alta. Marte in Scorpione ancora per i primi venti giorni del mese darà una sferzata di energia e di passioni a tutti quelli che sono in coppia soprattutto a coloro che appartengo ai segni di Acqua ossia Toro, Cancro e Scorpione. Bilancia: il segno, questo mese, dovrà attendere, dato che Venere non è grande come speravate voi ma, nei mesi precedenti, Marte ha creato molte storie nuove. La posizione di Venere e Marte dal 20 del mese in poi darà possibilità a tutte le Bilance che vogliono e possono osare l’occasione per farlo. Scorpione: è il segno più intercettato del mese. C’è Marte come energia che è nel suo trono. Eros ed aggressività. Tutti i nodi verranno al pettine grazie a Saturno Ariete: Giove positivo al Segno ha creato una situazione economica soddisfacente e molti di voi, soprattutto i nativi di Marzo, hanno dei progetti piuttosto azzardati che consiglierei di aspettare qualche mese di calma proprio grazie a Marte che presto entrerà in Sagittario e dispenserà la forza necessaria e l’energia per mettere a posto questi progetti fatti nei mesi passati. Ottimo il sentimento soprattutto nei rapporti di che sta dando i suoi ultimi colpi di coda. Gli Scorpioni ora devono fare i conti con quella che è la situazione economica. Sagittario: vive una stagione meravigliosa. Come per Ariete e Leone, il Sagittario stesso è contento di tutto ciò che gli sta per accadere. Coloro che si sentono insoddisfatti è perché ancora non hanno realizzato il bene, la forza, l’energia coppia già collaudati. e la fortuna che Marte gli sta portando dal 15 del mese in poi. I sacrifici saranno tanti Toro: l’opposizione di Marte da parte dello Scorpione vi ha reso davvero nervosi in questi due mesi estivi ed ora finalmente per metà mese Marte vi lascerà liberi. Anche Saturno. Direi che siete quasi pronti per spiccare il volo anche se le grosse e belle novità le avremo da Gennaio prossimo. Preparate un buon terreno. ma non mancheranno le soddisfazioni. Non mancherà il sesso soprattutto per i nati in Novembre. Capricorno: il buon Saturno, il buon Marte ed anche Venere in ottimo aspetto creeranno a tutti i nativi del segno occasioni d’oro, situazioni da non sottovalutare Gemelli: la posizione di Marte in opposizione dal Sagittario creerà un po’ di tensioni nella coppia soprattutto ai nativi di Maggio ma, Venere, vi sarà amica per tutto il mese di Settembre mettendo in evidenza sentimenti ed affetti e fornendovi tutta l’energia necessaria per costruire un rapporto serio per i single. La parte economica è un po’ più allarmante. Tenderete a spendere oltre il vostro limite. soprattutto per il profilo economico e professionale. Per avere una situazione affettiva tranquilla bisognerà aspettare il 18. Avrete qualche disturbo alle ossa per i nativi dal 10 al 15 di Gennaio. Acquario: l’inizio del mese è piuttosto burrascoso. Colpa di Marte ancora contrario ma appena si sposterà nel Sagittario vi renderà audaci e non solo, anche Cancro: uscite adesso da un periodo meraviglioso grazie a Giove benefico. Ha cominciato, da questa estate a mettere a segno tutti i progetti da un punto di vista professionale . Anche nell’affettività grazie a Venere. Attenzione a non essere troppo possessivi. Leone: forti e molti dei vostri progetti andranno a buon fine specie per i nativi di febbraio. Occhio alle prospettive economiche per i nati nell’ultima decade di gennaio ed agli affetti. La persona che amate potrebbe crearvi problemi di gelosia. Pesci: Marte ancora in opposizione per i nativi degli ultimi giorni del segno ma ora Giove sta creando delle aspettative davvero magnifiche. Occhio alla dieta. Giove tenderà a farvi ingrassare a dismisura se non terrete d’occhio la bilancia. Attenti alla vostra eccessiva generosità. la posizione ottima di Saturno, Marte e dei pianeti benefici. Avrete, fino al 21, un mese davvero unico. Questo sarà un mese scintillante per i nati in Febbraio per quanto riguarda affetti e situazione economica, mentre, per i nati in Marzo dall’ 1 al 5, Nettuno, nel loro segno, sta creando problemi nel loro segno quindi attenti a non azzardare cose troppo improvvisate. TopTime / settembre-september 2014 > 127 Ultime dalle stelle / Latest from the stars Astrology predictions by Emilio Toscano www.emiliotoscano.com The period: The position of the Sun, hovering in Virgo, also shines on your economy will gain a bit of strength at the beginning of the month and after the the other two earth signs Taurus and Capricorn. The financial problems for 15th of the month things will go back into place on their own, no longer being a Taurus have come to an end and it can count on the excellent influence of concern. Mercury and Venus whilst the air signs are finally going through quite a stable period as regards projects planned before the summer. Good news for the fire signs Aries, Leo and Sagittarius particularly those born in the second decade. Saturn is still negatively pestering the last degrees of Scorpio hence those born between the 15th and 18th can expect good results for projects they implemented before the summer. Energy remains high. Mars still in Scorpio for the first twenty days of the month shall offer all couples a lot of energy and passion especially those belonging to water signs such as Taurus, Cancer Libra: The sign will have to wait this month because Venus is not as great as you had hoped but during the past months Mars has created new situations. The position of Venus and Mars as of the 20th of the month will give all bold Libras the opportunity to do so. Scorpio: This is the most intercepted sign of the month. Mars with its energy is in power. Eros with its aggressiveness. All chickens come home to roost thanks and Scorpio. to Saturn which is on its last legs. Scorpios must deal with their financial situation. Aries: A positive Jupiter in your sign has created a satisfactory financial situation and many of you, particularly those born in March, have risky projects for which I would advise you calmly wait a few months for Mars to enter Sagittarius and give you the necessary strength and energy to put your recent projects right. Excellent Sagittarius: This sign is going through a wonderful period. Like for Aries and Leo, Sagittarius itself is pleased with everything which is about to happen to him. The reason why some are not satisfied is that they have still not fulfilled anything good, or the strength, energy and luck which Mars has been bringing as of the 15th of the emotions, particularly for happy couples. month. There will be many sacrifices to be made but in exchange there will be great Taurus: The opposition of Mars by Scorpio has made you feel quite irritable during the two summer months but now Mars will finally leave you in peace half way through the month. Even Saturn. I would say you will soon be flying high though the satisfaction. Sex will not be lacking particularly for those born in November. Capricorn: Good old Saturn, Mars and Venus, in an excellent aspect, shall create not only golden opportunities to all those born under this sign but also best news will come next January. Get ready. situations not to be underestimated particularly under a financial and professional Gemini: The position of Mars in opposition to Sagittarius creates a bit of tension in couples, especially for those born in May but Venus shall be with you throughout the whole month of September bringing out emotions and feelings and giving singles the necessary energy to build a sound relationship. is The financial side is somewhat viewpoint. For a steady emotional situation you have to wait for the 18th. Those born between the 10th and the 15th of January may have some problems with their bones. Aquarius: The beginning of the month is quite turbulent. The fault of Mars in opposition, but as soon as it moves to Sagittarius you will become bolder and alarming. You will be inclined to spend above your means. even stronger and many of your projects will end well particularly for those born Cancer: You are about to leave a fantastic period behind you thanks to the beneficial effect of Jupiter, which started drawing up all your professional plans this summer, including your emotions thanks to Venus. Try not to be too possessive. Leo: Mars is still in opposition for those born towards the end of the sign but Jupiter is now creating fantastic expectations. Watch your diet. Jupiter will tend to make you put on excessive weight if you don’t watch it. Careful about being too in February. Those born the last decade of January, in particular, must watch their financial outlook and their emotions. The person you love may create problems about jealousy. Pisces: Saturn, Mars and beneficial planets are in an excellent position. Up until the 21st the month will be really unique. A brilliant month for those born in February as regards emotions and their financial situation whilst for those born between the 1st and 5th of March, Neptune in their sign will create problems so beware and don’t generous. venture into things coming out of the blue. Virgo: Even your coldest and most calculating energy will become passionate thanks to the position of beneficial Mars and Venus, especially the first twenty days of the month. Your physical and psychological energy will be at a maximum whilst TopTime / settembre-september 2014 > 128 DIMOSTRA a tutti che un limite non è per sempre. Allenati con i social trainer Gatorade. fulminaituoilimiti.it Nasce Fulmina i tuoi limiti, la prima piattaforma Gatorade che ti mette a disposizione 5 social trainer per infrangere i tuoi record. 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