Diocesi: Attualità inTerra Santa

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N O T I Z I A R I O I N F O R M AT I V O — G E RU S A L E M M E
Diocesi: Attualità inTerra Santa
Mons. Fouad Twal: “La dimensione spirituale è decisiva nel processo di pace”
Gerusalemme – Lunedi 17 Febbraio 2014, in occasione
di un incontro con Shaun A. Casey, direttore dell’ “Ufficio
delle iniziative confessionali comunitarie” del Dipartimento
di Stato Americano, il Patriarca ha ribadito la sua visione
di una pace reciproca per i due popoli e le tre confessioni
religiose.
Shaun A. Casey è a capo del nuovo ufficio istituito da
John Kerry nel mese di agosto 2013 con la missione di
rinnovare e rafforzare il ruolo delle comunità religiose nella
politica estera degli Stati Uniti.
Nel corso dell’incontro, il Patriarca Latino ha sottolineato
come John Kerry, pensando ad un accordo di pace tra le due
parti, sia molto cosciente della forza della fede nel processo
di pace e sia molto attento alle preoccupazioni dei cristiani
di Terra Santa. Kerry spera addirittura di poter tracciare le
grandi linee dell’accordo prima della visita del Papa. “Quel
che è certo è che la parola del Papa durante il suo prossimo
viaggio sarà importante per aiutare i due popoli a muoversi
in questa direzione”, ha sottolineato Shaun A. Casey.
La protezione dei cristiani e la libertà di culto e di accesso
ai luoghi santi sono al cuore delle preoccupazioni che
Vaticano e Stati Uniti nutrono per la Terra Santa, ha anche
ricordato Shaun A. Casey.
Sua Beatitudine ha espresso la propria ammirazione per
il coraggio di John Kerry e per la sua tenacia nel processo
di pace. Ha accolto con favore la creazione dell’Ufficio delle
iniziative confessionali il cui ruolo sarà cruciale nel processo di
pace: “non possiamo in effetti pretendere di trovare una
soluzione senza tener conto della dimensione spirituale
di questa terra. Si tratta di una Terra Santa, come indica
il nome”, ha sottolineato il Patriarca.
Parlando con il responsabile americano, egli ha anche
sottolineato quanto la Terra Santa “abbia bisogno oramai di
gesti concreti per avanzare verso la pace”, ricordando
come il ruolo degli Stati Uniti, interlocutore decisivo nel
processo di pace, sia oggetto di molte aspettative. Il Patriarca
ha insistito sul fatto che la pace sarebbe molto benefica per
lo stesso Israele, pur affermando che “difendere i palestinesi
non significa essere contro Israele”. Ha invitato ad “operare
con coraggio per una pace autentica e duratura per tutte e
due le parti. Una pace reciproca, e non di parte. Una pace
che vale ben qualche sacrificio”.
Sua Beatitudine ha anche aggiunto: “Ci sono muri
dappertutto. Ma prima ancora di demolirli, bisogna abbattere i
muri dell’odio, dell’ignoranza, della paura e dell’arroganza che
si trovano nei cuori degli uomini e di coloro che li guidano”.
Mons. Shomali, presente all’incontro, ha sollevato il
problema umanitario costituito dalle migliaia di famiglie divise
dai muri di separazione. “Permettere il ricongiungimento
delle famiglie prima dell’arrivo del Papa sarebbe un segno di
speranza per i Palestinesi e un omaggio alla visita di un uomo
di pace”.
“Proviamo ad immaginare che cosa
sarebbe la pace … “
“Ognuno deve rendersi conto di quanto la pace si
dimostrerebbe benefica non solamente per i diritti umani
ma anche per i risvolti economici per entrambe le parti”, ha
affermato Shaun A.Casey, prima di esclamare, entusiasta:
“Proviamo ad immaginare che cosa comporterebbe la pace
… “. Egli spera di gettare le prime basi di un futuro accordo di
pace entro pochi mesi.
Per il Patriarca Latino, la «buona volontà» delle due parti
è decisiva nel processo di pace. Ha ricordato che questo
cammino deve svolgersi in un clima di «reciprocità», e che
Gerusalemme deve rimanere “una città aperta per due popoli
e tre religioni”.
Per quanto riguarda le speranze e le aspirazioni suscitate
nei cristiani di Terra Santa dall’arrivo del Papa, il Patriarca ha
sottolineato che Sua Santità viene innanzitutto “come
un uomo di preghiera”. “Verrà comunque anche per
confermare il popolo cristiano, minoritario in Terra Santa, nella
fede, per confermare lo spirito ecumenico e la dimensione
interreligiosa”.
Tutto il mondo avrà gli occhi puntati su di noi attraverso i
media” ha aggiunto il Patriarca. “Ne siamo felici perché questo
evento di preghiera potrà essere diffuso in tutto il mondo”.
Circa quattromila giornalisti sono infatti attesi per l’occasione.
Myriam Ambroselli
A M A R E L A T E R R A S A N TA E FA R L A A M A R E
Diocesi: Attualità inTerra Santa
«Mantenete aperte le oasi di preghiera a Tel Aviv!»
COMUNICATO - I leader della Chiesa cattolica in Terra Santa hanno rilasciato, il 20
febbraio 2014, una dichiarazione che invita il comune di Tel Aviv a porre fine alla sua
campagna contro i luoghi di culto delle comunità migranti a Tel Aviv sud.
Noi, ordinari della Chiesa cattolica in Terra Santa, abbiamo udito il grido dei fedeli
cristiani, ortodossi, protestanti, evangelici, che sono lavoratori migranti e richiedenti asilo
nella città di Tel Aviv. Anche loro sono nostri fratelli e sorelle.
Abbiamo appreso che nelle ultime settimane il Comune di Tel Aviv ha chiuso molti luoghi
di culto nella periferia sud di Tel Aviv. In alcuni casi, anche i mobili sono stati confiscati.
I migranti hanno raccolto quel poco che avevano per fondare comunità cristiane e
luoghi di culto in appartamenti, negozi, cantine e rifugi. Hanno trasformato questi luoghi in
oasi di preghiera e di solidarietà. Ci sono luoghi dove possono riunirsi ed essere confortati
dall’Onnipotente, e consolarsi gli uni gli altri, poiché si confrontano sulla loro povertà e sulla
loro miseria, sul loro esilio e sulla loro solitudine.
Riconosciamo il diritto delle forze dell’ordine pubblico e delle autorità di applicare la
legge e di far rispettare l’ordine, ma allo stesso tempo ci rivolgiamo a loro per chiedere
bontà e misericordia per i nostri fratelli e sorelle. Le chiese e i luoghi di culto sono santuari
che vanno favoriti e protetti. Chiediamo così che la campagna contro le chiese di Tel Aviv
Sud si trasformi in una campagna per aiutare le chiese a soddisfare i loro obblighi legali e a
continuare a servire i fedeli.
«Ecco ciò che dice il Signore degli eserciti: Praticate la giustizia e la fedeltà;
esercitate la pietà e la misericordia ciascuno verso il suo prossimo.
Non frodate la vedova, l'orfano, il pellegrino, il misero e nessuno nel cuore trami il
male contro il proprio fratello». (Zc 7, 9-10).
Gli Ordinari Cattolici di Terra Santa
Al­Aqsa: solidarietà dei cristiani
GERUSALEMME – Il 26 febbraio
2014, un gruppo di alcuni rappresentanti delle Chiese cristiane di Gerusalemme si è recato alla Spianata
delle Moschee per protestare contro
il progetto del Parlamento israeliano
(Knesset) di far sostituire con un mandato israeliano il mandato della Giordania e della famiglia hashemita su
questo importante luogo dell’Islam.
A seguito di trattative nel Parlamento israeliano (Knesset) in vista
dell’abolizione del mandato giordano
sulla Moschea di Al-Aqsa e della sua
sostituzione con un mandato israeliano, si sono registrate delle tensioni sia a livello locale che internazionale. Un tale cambiamento di mandato riguardo ai luoghi santi di Gerusalemme, minaccia
in effetto l’equilibrio stabilito e fomenta la violenza. I negoziati del processo di pace si ritrovano
quindi assai fragili.
La delegazione, che si è recata alla moschea di Al-Aqsa, era composta da S.E. Mons. William Shomali, Vicario patriarcale latino di Gerusalemme e Palestina, da S.E. Munib Younan, Vescovo della Chiesa luterana in Giordania e Terra Santa, e da alcuni sacerdoti e seminaristi. Essi
hanno espresso il loro rifiuto di fronte a questo eventuale cambiamento dello Status Quo. La delegazione è stata accolta dallo sceicco Azzam Al-Khatib, direttore del Waqf di Gerusalemme, nonché dallo sceicco Abdel Azim Salhab, capo del Consiglio superiore dei Waqf di Gerusalemme.
I responsabili cristiani ritengono che una tale decisione, se adottata, minaccerebbe di porre
fine al processo di pace e alle trattative in corso. La decisione potrebbe compromettere l’accordo di pace che Israele ha firmato con la Giordania. Il Parlamento giordano ha appena votato per
una decisione che si può qualificare storica per il suo carattere inedito, ossia l’espulsione dell’ambasciatore israeliano da Amman.
Firas Abedrabbo
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La lotta del parroco
di Beit Jala contro il muro
di separazione
Mentre la Corte Suprema israeliana ha ritardato di 6 mesi la decisione riguardante la costruzione del
muro di separazione nella valle di
Cremisan, Don Ibrahim Shomali,
parroco della parrocchia di Beit
Jala, ha condiviso le sue impressioni, con ottimismo e prudenza, sulla
speranza che può suscitare un tale
risultato.
Apertura ecumenica
a Gerusalemme
Mons. William Shomali, Vicario patriarcale latino di Gerusalemme, ha
predicato un ritiro spirituale ai pastori anglicani il 19 e 20 febbraio
nella Cattedrale di San Giorgio a
Gerusalemme, sul tema “L’Alleanza
nella Sacra Scrittura e nella vita dei
pastori”. Si è trattato di una bella
occasione per vivere un concreto e
positivo incontro ecumenico.
Restauro della Basilica
della Natività :
‘Segno dei Tempi’ a favore
dell’ecumenismo
Nel settembre 2010 è stato firmato
uno storico accordo tra le Chiese
che condividono la Basilica della
Natività a Betlemme, sotto il patrocinio dell’Autorità Palestinese. Un
“Segno dei Tempi”, per sua stessa
natura. Oggi, i lavori sono in corso,
e molti giornalisti hanno mostrato il
loro interesse per questo progetto
lungamente atteso. Fra Stéphane
Milovitch, Responsabile Francescano per i Lavori della Basilica della
Natività, ha evidenziato le ripercussioni ecumeniche di questo immenso progetto.
Nuova meta spirituale: il villaggio di Magdala venuto alla luce
dopo gli scavi
Dal 2006, un nuovo cantiere archeologico sta appassionando molte
persone: quello di un piccolo villaggio, Magdala, sulle rive del lago di
Tiberiade. È da questo villaggio di
pescatori che sarebbe originaria
Maria Maddalena, una delle donne
che seguivano Gesù. Si prevede un
ampio programma di costruzioni
per permettere a questo villaggio
di diventare un nuovo luogo di pellegrinaggio.
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Diocesi: Attività pastorali e vita liturgica
Visita Pastorale del Patriarca Fouad Twal a Ramallah
RAMALLAH – Domenica 23 febbraio, il Patriarca Latino di Gerusalemme si è recato per due giorni a Ramallah per
una visita pastorale alla parrocchia della Sacra Famiglia.
Arrivato a Ramallah in visita pastorale, il Patriarca Fouad Twal
è stato accolto da diverse persone del luogo, tra cui il parroco,
Don Raed Abu Sahlieh e il suo vicario, Don Farah Bader, la
comunità delle suore del Rosario e delle suore di San Giuseppe
dell’Apparizione, il Sindaco della città, Moussa Hadid e il suo
vice Kamal Deebes. Erano presenti anche i rappresentanti del
Consiglio Parrocchiale, diversi gruppi parrocchiali e gli scout.
Al suo arrivo, il Patriarca si è recato in sacrestia per
preparare la celebrazione dell’Eucaristia domenicale. Da parte
sua, Don Raed ha indirizzato un saluto di benvenuto al Patriarca,
sottolineando l’importanza di un tale incontro, che non è solo
quello del pastore con il suo gregge, ma anche del gregge con
il suo pastore. Un’occasione per i fedeli di scambiare con lui
le proprie idee, condividendo preoccupazioni e aspettative.
Egli ha anche esortato i parrocchiani ad un sincero spirito di
“famiglia” nel corso della vita parrocchiale, ricordando che la
Chiesa stessa è una grande famiglia.
Fin dall’inizio della sua omelia, il Patriarca ha detto che
questa visita si inserisce in una serie di visite pastorali che egli
sta facendo per conoscere più da vicino le parrocchie della
Diocesi in Palestina, Galilea e Giordania. Ha inoltre sottolineato
che una tale visita è un’occasione per lui di incoraggiare e
sostenere le varie attività della parrocchia, e nel contempo di
ascoltarne le difficoltà e gli ostacoli.
Nel corso della sua omelia, il Patriarca ha fatto riferimento
alle difficili situazioni che la regione attraversa in questo
momento, in particolare all’afflusso di migranti siriani in
Giordania e di migranti asiatici in Israele. Queste nuove realtà,
secondo il Patriarca, impongono delle nuove responsabilità per
la Chiesa e le sue istituzioni. Ha perciò incoraggiato i fedeli ad
unire le loro voci alla sua per chiedere a Dio la pace in questi
paesi e nel mondo intero.
Egli ha poi richiamato i cristiani di Terra Santa a rimanere
attaccati alla loro patria e alla loro terra, e a respingere ogni idea
Conclusione della settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani in Terra Santa
A differenza dei cristiani delle altre parti del mondo, per un motivo
ecumenico e cioè per rispettare il calendario in uso nella Chiesa
Apostolica Armena, a Gerusalemme la Settimana per l’unità dei cristiani
è iniziata sabato 25 gennaio, con una preghiera al Santo Sepolcro con
i greco-ortodossi, e si è conclusa domenica 2 febbraio, nella Chiesa
greco-cattolica. Durante la settimana, i cristiani della Città Santa hanno
fatto il giro delle diverse chiese, portando con sé, a immagine del
maestro, lo stesso desiderio: “Che tutti siano uno” (Gv 17,21).
La Giornata dei malati celebrata a Beit Hanina e in Giordania
In occasione della Giornata dei Malati, il Patriarca Fouad Twal ha
invitato a “conferire il sacramento dell’Unzione dei malati”, a “visitare le
persone che soffrono” e a far di questo giorno “una celebrazione piena
di speranza e di fede”. Il 9 febbraio S.E. Mons. Maroun Lahham ha
celebrato una messa nella chiesa di Nostra Signora dell’Annunciazione
a Luweibdeh in Giordania, insieme a numerosi sacerdoti e ad una
grande folla di fedeli, di malati, di anziani e loro familiari. Una Messa è
stata celebrata anche a Beit Hanina dal Vescovo Shomali.
di emigrazione, affermando che la nostra presenza in questa
terra ci spinge a diventare testimoni più fedeli del messaggio di
Gesù Cristo, basato sulla pace e sull’amore.
I canti della Messa sono stati animati dal Coro della Sacra
Famiglia,diretto da suor Victoire Marjieh, suora del Rosario.
Durante la Messa, gli scout della Sacra Famiglia hanno anche
rinnovato le loro promesse nelle mani del Patriarca. Sua
Beatitudine ha allo stesso modo proceduto alla benedizione del
nuovo logo della Legione di Maria.
Dopo la Messa, era previsto un incontro tra il Patriarca
e il sindaco di Ramallah, Moussa Hadid, per discutere sulla
situazione attuale della città. Sono stato organizzati anche un
incontro con i pastori delle altre Chiese rappresentate in città, e
una visita con tutti i parrocchiani e tutti i diversi gruppi operanti
in parrocchia.
La visita pastorale di Sua Beatitudine a Ramallah è stata
pure un’occasione per visitare i malati e gli anziani. Il patriarca si
è anche recato al National College – che fa parte delle scuole
del Patriarcato latino -, e presso la scuola delle suore di San
Giuseppe dell’Apparizione.
Imad Freij, corrispondente di Abouna.org
Incontro delle famiglie cristiane di Beit Jala e Nazareth
Il 18 Febbraio 2014, presso la parrocchia latina di Beit Jala,
ha avuto luogo un incontro per le famiglie cristiane locali. In
quell’occasione il dott. Salvatore Martinez, responsabile del
Centro Mondiale della Famiglia presso il Vaticano, ha tenuto una
conferenza sulla famiglia insistendo sull’importanza della sua
vocazione spirituale.
Nuovi chierichetti nella parrocchia di Jifna
Nella parrocchia di questo villaggio palestinese, durante la Messa
domenicale del 9 febbraio, sono stati presentati dal parroco,
Don Firas Aridah, i nuovi chierichetti, ragazzi e ragazze. Jifna è
una piccola parrocchia nella zona di Ramallah, che attualmente
conta 427 fedeli.
S. Marone festeggiato a Gerusalemme
La festa di S.Marone è stata celebrata sabato 15 febbraio al
monastero di Latrun e domenica 16 febbraio al convento dei
maroniti. Tanti fedeli hanno partecipato all’evento. S.E.Mons.
Moussa El Hage ha presieduto entrambe le messe, sottolineando
la grande attualità del santo libanese.
A M A R E L A T E R R A S A N TA E FA R L A A M A R E
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La Diocesi in Medio Oriente e nel Mondo
Padre Jerzy Kraj: “A Cipro segni positivi del dialogo ecumenico non mancano”»
INTERVISTA – Isolata nel mezzo del Mar Mediterraneo, lontana da Gerusalemme, pur tuttavia legata alla Diocesi,
la piccola isola di Cipro sopravvive alle tempeste economiche e politiche grazie all’unione delle diverse Chiese
che si congiungono nel dialogo ecumenico. Padre Jerzy Kraj, vicario patriarcale per la comunità cattolica latina
cipriota, ne dà testimonianza.
1 – La crisi che ha scosso gli Stati Uniti e l’Europa
non ha risparmiato Cipro. Il salvataggio ha gravi
ripercussioni. E la popolazione cipriota, come
affronta questa dura e nuova realtà?
Le conseguenze della crisi economica si vedono in
diversi settori della vita sociale e privata dei Ciprioti. In
primo luogo gli effetti negativi riguardano i posti di lavoro.
Molte imprese hanno dichiarato il fallimento o hanno
diminuito le loro attività. Ci sono interi cantieri che si sono
fermati per mancanza di fondi. Di conseguenza molti
operai sono rimasti senza un impiego fisso. La situazione
più difficile è nel settore delle imprese private e delle attività
commerciali. Passando per le strade delle città si possono
vedere tanti negozi chiusi e sono pochi quelli rimasti aperti
che attirino clienti che abbiano denaro da spendere.
La crisi economica ha obbligato le famiglie a cambiare
la gestione della propria vita cercando di risparmiare dove
sia possibile. Ad esempio alcune famiglie che prima della
crisi potevano permettersi l’assunzione di una donna di
servizio (si trattava sovente di una immigrata filippina,
indiana, o cingalese) sono stati obbligati a licenziarla. La
crisi ha toccato anche il settore dell’insegnamento privato.
Anche la scuola dei francescani – il Terra Santa College,
nota la diminuzione delle iscrizioni e persino il ritiro di alcuni
allievi i cui genitori non hanno più la possibilità di pagare la
retta scolastica.
La crisi indubbiamente ha impoverito molte famiglie ma
non ha diminuito la spontaneità e voglia di vivere della
gente. Nei bar e ristoranti, soprattutto nei weekend e
durante le feste, i posti sono sempre occupati. La mentalità
mediterranea di non preoccuparsi troppo per il futuro, ma
di lavorare per superare la crisi, prende il sopravvento.
2 – La Chiesa ortodossa, molto influente nel paese,
si è rapidamente impegnata nella lotta contro la
povertà. Anche la Chiesa cattolica si è impegnata
nel sostegno della popolazione e dei più poveri?
La comunità cristiana insieme alle istituzioni
governative e municipali è in prima linea per sostenere e
aiutare i poveri di ieri e di oggi. La chiesa ortodossa, che è
la chiesa della grande maggioranza dei cittadini, è anche
quella che dà un grande sostegno finanziario a diverse
iniziative caritative. In questo campo non manca il concreto
impegno delle comunità cattoliche minoritarie, cioè della
Chiesa maronita e della Chiesa latina. La Caritas di Cipro
(Koinonia), presieduta dall’arcivescovo maronita Yousef
Suoeif, cerca di prendersi cura dei bisogni concreti della
gente più povera ma anche di aiutarli attivamente a superare
la crisi. Nell’ultimo incontro dei membri della direzione e
dei rappresentanti delle Caritas parrocchiali si è detto che
l’educazione è il metodo per donare a chi è in necessità “la
canna per pescare e non il pesce per mangiare”. La Caritas
di Cipro aiuta concretamente sia la gente locale sia i migranti.
Oltre agli aiuti materiali per il cibo, l’alloggio e l’assistenza
sanitaria sono le maggiori preoccupazioni e vengono
offerte soprattutto ai lavorati stranieri presenti in Cipro.
Le difficoltà economiche vissute dalla gente locale e dagli
immigrati non chiudono però loro gli occhi davanti alle
situazioni ancora più urgenti e drammatiche. In quasi tutte
le parrocchie sono stati raccolti fondi e diversi doni materiali
per le Filippine colpite dal tifone Yolanda nel novembre
2013. Con la stessa generosità sono state aiutate anche
tante vittime della guerra in Siria.
3 – 50 anni fa, s’incontrarono Paolo VI e Atenagora.
Un incontro simile è previsto quest’anno tra Papa
Francesco e Bartolomeo per proseguire il dialogo
ecumenico. Sono previsti a Cipro degli incontri tra
cattolici e ortodossi per camminare verso l’unità
delle nostre Chiese?
Cipro è una piccola isola con una lunga storia di
contrasti politici e religiosi. Attualmente è divisa tra la
comunità cipriota – greca a maggioranza cristiana - e la
parte cipriota del Nord – cioè turca di religione musulmana.
È grande la ferita della divisione ma ancora più forte è la
speranza della riunificazione politica di Cipro. Insieme agli
accordi diplomatici ci vorrà un serio impegno di dialogo
interreligioso tra la popolazione cristiana e musulmana.
La Repubblica di Cipro a maggioranza ortodossa
riconosce e garantisce i diritti delle minoranze delle altre
Chiese cristiane: maronita, latina e armena. Sulla nostra
isola non mancano segni positivi a livello di quel dialogo
ecumenico che in Medio Oriente è iniziato 50 anni fa
con il gesto profetico dell’incontro tra Papa Paolo VI e il
Patriarca Atenagora. Per esempio durante la Settimana
della Preghiera per l’Unita dei Cristiani, celebrata a gennaio
2014, sono stati fatti due incontri di carattere ecumenico:
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e il suo incontro ecumenico in
commemorazione dello storico
pellegrinaggio di Paolo VI porteranno frutti abbondanti anche per
la nostra isola di Cipro.
4 – A maggio Papa Francesco
verrà in Diocesi, in Giordania, a
Betlemme e a Gerusalemme. I
cattolici di Cipro prenderanno
parte alla preparazione di
questo viaggio?
un concerto di inni liturgici e di canti religiosi eseguito
dai cori delle 4 più grandi comunità, e il secondo invece,
promosso dall’arcivescovo ortodosso Chrysostomos II.
Oltre a questi gesti di “ecumenismo ufficiale” non
mancano gesti di collaborazione fraterna e persino
amichevole tra le Chiese cristiane nel campo del servizio
religioso. I nostri parroci vengono ogni tanto invitati a
celebrare funerali cattolici nei cimiteri di ortodossi o di altre
confessioni cristiane. I casi di matrimoni misti tra ortodossi
e cattolici sono un altro esempio di “ecumenismo pratico”.
Ovviamente ci sono alcuni preti e fedeli ortodossi che
non condividono lo spirito ecumenico e dimostrano una
certa ostilità verso i membri di altre Chiese. Il cammino è
lungo e c’è bisogno di preghiere e di gesti profetici. Sono
convinto che la visita di Papa Francesco a Gerusalemme
L’annuncio del pellegrinaggio
di Papa Francesco in Terra Santa
ha riempito di gioia i cristiani di
Cipro. Tutti si ricordano ancora
della storica vista di Benedetto XVI
a Cipro nel giugno 2010. Questo
annuncio ha svegliato anche in
alcuni cuori la speranza di poter
incontrare il Papa Francesco a Cipro.
La preparazione di questo evento ha un punto forte nel
pellegrinaggio che un gruppo dei cristiani di Cipro farà a
Roma in occasione della canonizzazione dei papi Giovanni
XXIII e Giovanni Paolo II il prossimo 27 aprile. Questo gruppo,
composto da alcuni sacerdoti e da una trentina di fedeli, sia
latini che maroniti, rappresenta tutte le parrocchie dell’isola.
Il pellegrinaggio a Roma permetterà alla nostra comunità di
vivere da vicino un grande evento ecclesiale. Sono convinto
che la partecipazione alla canonizzazione a Roma, l’incontro
con Papa Francesco e la preghiera insieme ai milioni di
fedeli di tutto il mondo rafforzerà non solo i partecipanti del
pellegrinaggio ma anche tutta la comunità cristiana di Cipro.
Intervista a cura di Pierre Loup de Raucourt
Foto slide: Chiesa di San Paolo a Pillar a Paphos
Per saperne di più, visitate il sito www.lpj.org :
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A M A R E L A T E R R A S A N TA E FA R L A A M A R E
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Progetti del Patriarcato
Giordania: finalmente terminata la casa parrocchiale di Al­Wahadneh
Giordania – Costruiti nel 1948, il Convento latino di
Al-Wahadneh e la canonica sono stati fondamentali
per la comunità cristiana di questo villaggio
giordano. Nell’ottobre 2012 il Patriarcato Latino ha
dato avvio alla demolizione della vecchia canonica e
ha iniziato a costruire un nuovo edificio a servizio del
sacerdote e della sua parrocchia.Un progetto che è
divenuto realtà grazie all'aiuto di generosi donatori.
Già rinnovato a più riprese e in cattive condizioni,
l'edificio non poteva più essere messo a nuovo con
una semplice ristrutturazione. Per aiutare la parrocchia
e fornire un’abitazione al sacerdote e al vicario della
parrocchia, e un'infrastruttura adatta alle necessità
dei parrocchiani, il Patriarcato Latino ha iniziato la
demolizione della vecchia canonica e la costruzione
di un nuovo edificio.
Situato nei pressi di Ajloun, con vista sulle valli
di ulivi attraversate dai venti caldi del nord della Giordania, il paese è
conosciuto anche con il nome di Khirbet Mar Elias. In effetti, secondo
la tradizione locale, il borgo conserva tracce del passaggio di un santo
venerato da tutte e tre le religioni facenti capo ad Abramo: il profeta
Elia. Sulla strada di Al-Wahadneh si trova Tel Mar Elias, una delle più
grandi chiese bizantine di Giordania, un tempo luogo di pellegrinaggio,
di culto e di coesistenza ecumenica. Iscrizioni e mosaici della Chiesa
bizantina indicano che questo sarebbe lo stesso luogo di nascita del
profeta, il luogo attira pellegrini delle tre religioni monoteiste da molto
secoli.
I lavori relativi alla casa parrocchiale sono stati avviati nel mese
di dicembre 2012 e avrebbero dovuto essere completati nel marzo
2013. Per mancanza di risorse, non si sono conclusi se non a ottobre
2013, grazie al generoso sostegno dei Cavalieri del Santo Sepolcro, in
particolare del Portogallo.
Il nuovo edificio è funzionale e spazioso. Oltre agli ambienti per il parroco, comprende anche un ufficio ed un’ampia sala
riunioni per la parrocchia.
L’abitazione è diventata altresì una struttura polivalente che i parrocchiani possono utilizzare sia come aule per il catechismo
sia come sala riunioni all'uscita della Messa, sia come spazi a disposizione per vari eventi organizzati dalla comunità parrocchiale.
Myriam Ambroselli