Richieste prioritarie del WWF alla Presidenza italiana del Consiglio della UE 1 LUGLIO – 31 DICEMBRE 2014 INTRODUZIONE L'Italia guiderà il Consiglio dell'Unione Europea da luglio a dicembre 2014, in un periodo politico molto intenso su scala europea ed internazionale: il Parlamento Europeo e la Commissione Europea inizieranno un nuovo quinquennio proprio quando si dovrà dedicare la massima attenzione a diversi delicati processi politici europei ed internazionali. Il WWF è convinto che la Presidenza italiana dovrebbe cogliere questa opportunità per cercare di indirizzare e riorientare le politiche europee verso la sostenibilità, tenendo conto del valore fondamentale del capitale naturale europeo quale base indispensabile per conseguire un reale benessere di tutti i cittadini e come garanzia di uno sviluppo socio economico equo e compatibile. D’altronde è questo anche lo spirito del 7° Programma di azione ambientale al 2020, approvato nel novembre 2013, dal titolo “Living Well, Within the Limits of Our Planet”. Negli ultimi anni, l'Unione Europea ha posto l'accento e ha focalizzato prioritariamente la sua azione su questioni macro-economiche: la crisi finanziaria e il salvataggio delle banche, l'euro, i deficit di bilancio e le misure di austerità. Queste criticità sono in parte il riflesso di un modello di sviluppo, costruito su modelli di consumo sovradimensionati, su un deficit ecologico in costante crescita e su uno sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Ciò ha comportato un elevato costo politico: le questioni appena richiamate sono molto lontane dalle preoccupazioni principali dei cittadini europei che riguardano il lavoro e l’ineguaglianza,il benessere e la sostenibilità (in parole povere le questioni sociali ed ambientali), fatto questo che ha portato la fiducia dei cittadini nel progetto europeo al minimo storico, con solo il 31% dei cittadini europei che esprime fiducia nell'Unione Europea1. La Presidenza italiana deve fare in modo che l'Europa agisca rapidamente a questo stato di cose impostando e indirizzando il lavoro per l’immediato futuro. È’ giunto il momento di fare in modo che le politiche economiche siano più eque, tenendo meglio conto delle disuguaglianze sociali e dei fallimenti ambientali. Indirizzare le politiche economiche verso scelte verdi è essenziale per uscire da questa crisi di sistema. A parte le scelte politiche di settore che sono già in atto, nella seconda metà del 2014 diversi percorsi su scala europea ed internazionale consentiranno di fare i primi passi per riequilibrare questa situazione: la revisione di medio termine della Strategia Europa 2020, che dovrebbe essere definita entro marzo 2015; il percorso ONU per fissare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) per l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del settembre 2014 con l’obiettivo finale di approvazione degli stessi entro il 2015; il percorso dell'UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), volto al conseguimento dell'accordo globale sul clima (COP 21 di Parigi 2015), passando attraverso la COP 20 di Lima del dicembre 2014 (preceduta dal Summit sul clima dell'ONU del 23 settembre convocato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite prima dell'Assemblea generale dell'ONU); il percorso relativo alla CBD (Convenzione internazionale sulla biodiversità) per la concreta attuazione della Strategia sulla Biodiversità al 2020, che verrà discussa nell’ambito della COP 12 di PyongChang nell'ottobre 2014, e nei passaggi relativi al raggiungimento degli obiettivi di Aichi fissati nel 2010. Con il presente documento (che qui viene presentato in sintesi), il WWF desidera illustrare quali siano le sue raccomandazioni alla Presidenza italiana per iniziare a riequilibrare le politiche economiche dell'Unione Europea e desidera segnalare quali siano i punti delle politiche di settore che devono essere migliorati. UN SEMESTRE EUROPEO VERDE E LA STRATEGIA EUROPA 2020 Stime economiche elaborate dall’ UNEP consentono di valutare che lo spostamento del 2% del PIL dai “brown investment” ad azioni finalizzate a rendere più verdi settori chiave dell'economia permette di 1 http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/eb/eb80/eb80_anx_en.pdf migliorare la performance economica, di aumentare la ricchezza globale, di ridurre il rischio ambientale e le disparità sociali, e di ricostruire la capacità di generare un futuro più prospero. Ma il passaggio ad un’economia verde in Europa soffre per la mancanza di una visione e di una strategia chiare, di elaborazioni politiche coerenti e di investimenti, mentre i sussidi dannosi servono a promuovere le solite pratiche dannose. Il WWF chiede un quadro d’intervento coerente per sostenere un passaggio graduale dai settori in declino e dannosi per l’ambiente a tecnologie efficienti nello sfruttamento delle risorse e dell'energia, alla ecoinnovazione e ad una gestione delle stesse risorse che sia basata sul mantenimento della vitalità e della resilienza degli ecosistemi. A tale proposito il WWF segnala due opportunità fondamentali: 1. inverdire il Semestre europeo; 2. attualizzare la Strategia Europa 2020 oggi in revisione. I Programmi Nazionali di Riforma degli stati Membri e le Specifiche Raccomandazioni per i Paesi membri dovrebbero essere utilizzati dalla Commissione Europea per favorire i cambiamenti necessari. Si segnalano, in particolare, alcuni principali ambiti di interesse: Richieste prioritarie del WWF alla presidenza italiana: Cancellare i sussidi nazionali dannosi per l'ambiente, in particolare nei settori dei trasporti, dell’energia e dell’agricoltura; Passare da una tassazione sul lavoro a una tassazione sui consumi (utilizzo di risorse) e sulle attività e prodotti inquinanti. La tassazione ambientale dovrebbe raggiungere almeno una quota del 10% rispetto al totale del carico fiscale di ogni Stato Membro (l’attuale media europea è del 6%); Garantire che le riforme di politica economica consentano di conseguire pienamente gli obiettivi ambientali europei entro il 2020, contemplando misure per l'efficienza energetica, le energie rinnovabili, le emissioni di gas serra, l'acqua (in particolare, con adeguati piani di tariffazione), la biodiversità (in particolare, con piani di gestione della Rete Natura 2000) e le infrastrutture verdi (in particolare, con un’efficace prevenzione dei fenomeni alluvionali). Lavorare insieme alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo per introdurre entro il 2020 e per il 2030 un obiettivo prioritario di efficienza. È necessario fissare un incremento annuo minimo dell'efficienza di uso delle risorse del 3%. Contribuire concretamente, insieme alla Commissione ed al Consiglio, all’attuazione di percorsi innovativi che consentano di andare oltre il PIL e individuare nuovi importanti indicatori di benessere e progresso. POLITICHE PER CLIMA ED ENERGIA Nei prossimi sei mesi ci saranno dei passaggi essenziali per le politiche energetiche e climatiche su scala europea e globale, che richiederanno un'attenta gestione da parte della Presidenza italiana. Il programma 2030, presentato dalla Commissione Europea in gennaio probabilmente dovrà essere sottoposto ad ulteriore esame dal Consiglio e dalla Commissione, ma richiede una decisione finale che dev'essere presa dal Consiglio Europeo per fare in modo che la definizione della normativa possa essere programmata per il 2015. Sono previsti diversi eventi internazionali significativi sul clima, incluso il summit dei Capi di stato convocato dal Segretario Generale dell'ONU in Settembre, e la COP dell'UNFCCC a Lima di dicembre. Il primo appuntamento dovrebbe servire a favorire un accordo e il secondo dovrebbe consentire di stilare una bozza di accordo delle Nazioni Unite, da prendere in esame nei sei mesi successivi. Se si considera lo stadio molto immaturo dei colloqui al momento, ciò rappresenta una considerevole accelerazione, che richiede un ruolo attivo e positivo da parte dell’Unione Europea. Il WWF sostiene un pacchetto di misure per il 2030 che porti l'Unione Europea sulla strada giusta verso il 95% di decarbonizzazione. Richieste prioritarie del WWF alla presidenza italiana: Concludere quanto prima il dibattito politico sul quadro programmatico 2030 lavorando con il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. Un rinvio minerebbe la fiducia riguardo al fatto che l'Europa sia sulla strada giusta per definire un pacchetto legislativo. Garantire che la UE abbia un ruolo propulsivo e positivo nei negoziati sul clima, per giungere a un accordo globale. A Lima deve essere stilata una bozza di accordo su cui negoziare. Inoltre, a settembre, in occasione della Sessione Speciale sul Clima dell’ONU, l’Europa deve essere pronta a definire l’obiettivo di riduzione al 2030 e il programma per conseguirlo, E proporre misure concrete per colmare il gap tra gli obiettivi 2020 e le riduzioni necessarie, nel breve termine, per evitare il cambiamento climatico pericoloso. Garantire che l’ ETS contribuisca davvero ad aumentare i costi dell'inquinamento, in modo da indurre la decarbonizzazione del settore industriale europeo. Non bisogna permettere che l’ETS dell’Unione Europea mini la riduzione delle emissioni e occorre considerare nel percorso politico verso il 2030 l’adozione del sistema EPS (Emission Performance Standard). POLITICHE SULLA BIODIVERSITÀ Nella seconda metà del 2014 si terrà in Corea del Sud la COP 12 della CBD. Il ruolo della UE nell’ambito della CBD è cruciale sia per stabilire standard significativi e concreti, sia per condurre verso l'attuazione degli impegni già presi, in particolare gli obiettivi di Aichi assunti nel 2010. È necessario impegnarsi nella realizzazione piena ed efficace della Strategia della UE sulla Biodiversità per assicurare i servizi e i benefici vitali forniti dalla biodiversità e dagli ecosistemi, come, ad esempio, la protezione da inondazioni e dall’erosione del suolo, la stessa rigenerazione del suolo,lo stoccaggio di carbonio, il filtraggio dell'aria, la produzione di cibo, fibre, combustibile, acqua potabile, medicine e terreni salubri. In Ottobre avrà luogo anche il World Parks Congress 2014 dell’IUCN a Sydney (Congresso Mondiale sui Parchi 2014, WPC 2014), un’importante opportunità per la UE di evidenziare il successo di Natura 2000 e di impegnarsi per una sua futura attuazione migliorata e potenziata. Si stima che nella UE i benefici economici che derivano dalla Rete Natura 2000 siano tra i 200 e i 300 miliardi di Euro all'anno, a fronte di un costo di non più di 6 miliardi di Euro. Il WWF chiede alla presidenza italiana di contribuire attivamente all’applicazione della Strategia della UE sulla Biodiversità. Richieste prioritarie del WWF alla presidenza italiana: Assicurare e facilitare la piena e tempestiva attuazione di tutta la legislazione ambientale della UE concentrandosi in particolare sulla attuazione delle Direttive “Uccelli” e “Habitat” e migliorare sostanzialmente la gestione della Rete Natura 2000 Migliorare l’approccio integrato esistente per co-finanziare la gestione della Rete Natura 2000, anche utilizzando al meglio opportunità di finanziamento quale quelle rappresentate dai PAF “Quadro delle Azioni Prioritarie per Natura 2000” e garantendo che i Programmi Operativi Nazionali e Regionali della CE siano di supporto e coerenti con la Strategia Europea sulla Biodiversità. Avviare con decisione processi concreti mirati a dare valore nei processi di programmazione economica al “capitale naturale”, come asset strategico per il benessere di tutti i cittadini europei e lo sviluppo socio-economico dell’intera Europa. RIDURRE L'IMPRONTA ALIMENTARE DELL'EUROPA C'è qualcosa di davvero sbagliato nel nostro sistema alimentare. Mentre i politici discutono come sfamare una popolazione mondiale crescente, che vede 1 persona su 8 affamata, in Europa 90 milioni di tonnellate di cibo vengono sprecate ogni anno. Per di più l'europeo medio mangia troppo e in maniera non equilibrata, contribuendo così ad a un ampia gamma di problemi per la salute e per l’ambiente. Sempre nell'Unione Europea ci sono circa 80 milioni di persone che vivono al di sotto del livello di povertà e quindi non in grado di procurarsi un pasto al giorno. La politica europea influenza in molte maniere il modo con cui noi produciamo e consumiamo cibo, e c'è un bisogno urgente di riequilibrare il programma politico dell’Unione Europea per incoraggiare una produzione e un consumo di cibo di cui beneficino le persone e sia, al contempo, sostenibile per il Pianeta. L'Italia possiede una delle più ricche culture alimentari in Europa e il 1 Maggio 2015 l'Esposizione Universale di Milano sarà inaugurata avendo come tema di riferirmento “Nutrire il Pianeta, energia per la Vita”. Durante la sua presidenza dell'Unione Europea, l'Italia ha l'opportunità di avvicinare la UE ad un sistema alimentare che faccia riferimento a questa visione. A maggio 2014 la Commissione Europea presenta la Comunicazione sull'Alimentazione Sostenibile, lungamente attesa, dando così inizio ad un più ampio dibattito sul futuro della politica alimentare della UE. Lo spreco alimentare e le diete non sostenibili sono indicate quali priorità. Per essere sostenibile, il sistema alimentare deve conseguire due obiettivi fondamentali: (1) produrre cibo che sia sufficientemente nutriente, disponibile e accessibile per tutti e (2) minimizzare fortemente i danni ambientali causati dalla produzione, distribuzione, consumo e spreco di cibo, come ad esempio quelli relativi alle emissioni di gas serra, all’uso eccessivo di acqua dolce, all’erosione del suolo e alla perdita di biodiversità. Richieste prioritarie del WWF alla presidenza italiana: Assunzione da parte del Consiglio Europeo di posizioni chiare ed ambiziose sulla Comunicazione sull'Alimentazione Sostenibile della Commissione Europea in particolare su: realizzazione di passi concreti per incoraggiare modelli di produzione e consumo alimentare più salutari e sostenibili e attuazione di un ambizioso pacchetto politico europeo per dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025 in linea con gli obiettivi della Commissione Europea e del Parlamento Europeo; Motivazione della Commissione Europea a dare seguito rapidamente a misure politiche sul consumo alimentare, quali l'accordo sui principi comuni relativi ad una dieta sana e sostenibile e al potenziamento degli appalti pubblici verdi. POLITICHE DEL MARE La nuova Politica Comune sulla Pesca in vigore dal primo gennaio di quest'anno consentirà di avere la ripresa e la produzione di stock ittici sani, un ambiente marino salubre e un settore ittico vitale. Ciò può certamente essere ottenuto, a condizione che vengano realizzate azioni efficaci che mirino a conseguire gli obiettivi di conservazione fissati dalla legislazione, come il raggiungimento del Massimo Rendimento Sostenibile (MSY), possibilmente già nel 2015, e lo sviluppo di azioni finalizzate al raggiungimento del Buono Stato Ecologico entro il 2020. La coerenza tra la gestione della pesca nella UE e le sue politiche sulla pesca all'estero deve essere garantita, sia in acque internazionali, attraverso Organizzazioni Regionali di Gestione della Pesca (RFMO), sia in Stati terzi, attraverso accordi bilaterali. La politica sulla pesca dell'Unione Europea in tutto il mondo dovrebbe rispettare le regole e gli obiettivi del CFP e gli accordi internazionali rilevanti, in particolare la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, l'Accordo delle Nazioni Unite sugli Stock Ittici e la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD). Dal 2010 la UE ha rafforzato il suo impegno politico contro lo IUU (pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata) con l'entrata in vigore del Regolamento sullo IUU e la sottoscrizione di posizioni comuni con gli USA e il Giappone per rafforzare la cooperazione con questi due paesi nella lotta contro lo INN. Ad ogni modo l'attuazione del Regolamento sullo IUU è ancora nella fase iniziale. Inoltre si ricorda che per poter attuare rapidamente la Direttiva Quadro sulla Strategia per l'Ambiente Marino (MSFD) con un'enfasi particolare sullo sviluppo di programmi e misure entro il 2015. Richieste prioritarie del WWF alla presidenza italiana: Contribuire attivamente, in quanto presidente del Consiglio dei Ministri, all'effettiva attuazione della Politica Comune sulla Pesca, che includa l'implementazione di piani operativi nazionali del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (EMFF) e aprire i negoziati sulle Quote e sul Totale Ammissibile di Catture (TAC) alla fine del 2014, per raggiungere il primo termine di Massimo Rendimento Sostenibile del 2015. Assicurare che la UE rafforzi il proprio ruolo guida su scala internazionale, promuovendo l'adozione di politiche per la protezione e l'uso sostenibile delle risorse d’alto mare, in particolare attraverso Organizzazioni Regionali per la Gestione della Pesca (RFMO) o accordi bilaterali. Fissare l'impegno dei governi che si affacciano sull'Adriatico per fare significativi progressi verso l'obiettivo di Aichi n. 11 della CBD (obiettivo di protezione del 10 % del Mediterraneo). Sostenere, coinvolgendo la Commissione Generale per la Pesca, l’istituzione di zone di pesca protette nel Mediterraneo ed in particolare per proteggere un’area di alimentazione transfrontaliera della massima importanza per la sopravvivenza del tonno rosso, una delle specie di maggior pregio al mondo. POLITICHE PER L’ACQUA Gli ecosistemi di acque dolci d’Europa – una risorsa vitale per gli europei, l'ambiente e l'economia – sono sottoposti a una fortissima pressione. L'obiettivo dell’Unione Europea finalizzato a riportare questi ecosistemi in salute entro il 2015 verrà largamente mancato. Il Piano dell'Unione Europea sull'Acqua, proposto dalla Commissione Europea e pienamente approvato dagli Stati Membri nel 2012, dà priorità a varie iniziative politiche importanti per migliorare l'attuazione della legislazione, migliorare la coerenza tra la normativa sull'acqua e altre normative di settore e a sviluppare una nuova legislazione laddove sono stati individuati carenze particolari. Richieste prioritarie del WWF alla presidenza italiana: Accelerare l'Iniziativa sull'Acqua dell'Unione Europea per sostenere la gestione idrica integrata e sostenibile a livello globale e gli sforzi della diplomazia sulle acque della UE. Rafforzare la leadership globale della UE sulla cooperazione transfrontaliera, promuovendo la ratifica e l'attuazione della Convenzione ONU del 1997 sugli Usi diversi dalla Navigazione dei Corsi d'Acqua internazionali. L'IMPATTO DELLA UE ALL'ESTERO Secondo uno studio della Commissione Europea 2, tra il 1990 e il 2008 l'Unione Europea ha importato e consumato l’equivalente di circa 9 milioni di ettari di terreni che sono stati deforestati ex novo (circa 3 volte le dimensioni del Belgio). Questo rende l'Unione Europea il maggiore importatore di deforestazione al mondo, di gran lunga al primo posto rispetto ad altre regioni industrializzate: nello stesso periodo i paesi dell'Asia orientale, inclusi il Giappone e la Cina, hanno importato 4,5 milioni di ettari e il Nord America 1,9 milioni di ettari. Questo dimostra come, nonostante gli impegni assunti dall’Europa per ridurre la deforestazione tropicale del 50% entro il 2020, l'Unione Europea importi molti più beni derivanti dalla deforestazione tropicale (colture e bestiame) del previsto. È giunta l’ora che l’Unione valuti quale sia il proprio impatto al di fuori dei confini europei. Bisogna essere sicuri che l'Unione Europea non stia alimentando altrove la deforestazione, esportando la propria impronta ecologica all'estero. Richieste prioritarie del WWF alla presidenza italiana: 2 Nonostante il Regolamento UE sul legname sia entrato in vigore nel marzo 2013, manca ancora un'adeguata attuazione della normativa in tutta l'Unione Europea. Senza un'adeguata applicazione, la normativa non raggiungerà comunque il proprio obiettivo. Inoltre l'Unione Europea deve ridurre il proprio impatto negativo sui paesi terzi. Questo include la riduzione dei sussidi dannosi e il rafforzamento degli standard necessari ad assicurare che colture e bestiame, consumati nei paesi dell’Unione, siano prodotti in modo efficiente e sostenibile, e non contribuiscano alla deforestazione. http://ec.europa.eu/environment/forests/impact_deforestation.htm L'UNIONE EUROPEA COME ATTORE GLOBALE L’Unione Europea, quale maggiore fornitore Ufficiale di Assistenza allo Sviluppo (ODA), è uno dei principali attori nel sostegno ai paesi in via di sviluppo nella fase di transizione verso uno sviluppo sostenibile. Nell'ambito del bilancio della Unione Europea per il 2014-2020 e dei suoi piani di spesa in ambito internazionale, l'Unione ha preso impegni importanti che riguardano i filoni principali del’ambiente e dei cambiamenti climatici, destinando una quota del 20% ad azioni per il clima e a contributi mirati su priorità ambientali e climatiche globali. Tali impegni ora devono diventare realtà, grazie all'adozione di bilanci annuali e programmi d'azione annuali. Nel percorso verso l'Assemblea Generale dell'ONU del settembre 2014, i governi negozieranno un nuovo quadro di sviluppo che serva a superare gli attuali Obiettivi di Sviluppo per il Millennio (MDGs) avviando la formalizzazione e la finale approvazione dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) che saranno approvati entro il 2015. Questa è un'opportunità da non perdere per affrontare gli aspetti più rilevanti che causano la povertà e il degrado ambientale in un quadro di sviluppo sostenibile unitario e coerente. L'Unione Europea ha già chiarito di ambire3 a un’agenda innovativa che riconosca la multidimensionalità del cambiamento e colga l’opportunità per promuovere un equo benessere umano, nell’ambito della capacità ecologica di carico del nostro pianeta, ma ora dovrà difendere i suoi obiettivi ambiziosi nell'arena globale. Mentre la Commissione e il nuovo Parlamento europei saranno in una fase di transizione, la Presidenza italiana giocherà un ruolo determinante con il Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon, nel rappresentare l’Europa e nel definire l'agenda dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite di Settembre. Richieste prioritarie del WWF alla presidenza italiana: Assicurare almeno il raddoppio dell’attuale quota di investimenti dell'Unione Europea in azioni climatiche ed ambientali grazie allo sviluppo di programmi di cooperazione. Dovrà essere confermato anche l'impegno globale della UE nella COP 11 di Hyderabad al 2020. Dare maggiore rilievo ad ambiente e clima come questioni critiche trasversali nel Programma per lo sviluppo dell'Unione Europea attraverso la redazione e l'adozione di un piano d'azione misurabile, che possa essere monitorato. Fornire spazi adeguati per le organizzazioni della società civile nella formazione ed attuazione del programma. Includere obiettivi e finalità che servano ad integrare la sostenibilità ambientale nel quadro programmatico, quale base per valutare il benessere umano – non solo quello attuale, ma anche quello delle future generazioni. Riconoscere il capitale naturale (ecosistemi e biodiversità) come la base essenziale per il benessere e lo sviluppo delle comunità umane e fornire ad esso, per quanto possibile, un valore riconosciuto nella contabilità economica inserendo comunque il valore del capitale naturale nei processi di programmazione economica. ______ Per maggiori informazioni: Stefano Lenzi – responsabile Ufficio relazioni istituzionali WWF Italia Cell. 3298315710 – email : [email protected] 3 “Una Vita Decente per Tutti: porre fine alla povertà e dare al mondo un futuro sostenibile”, (“A Decent Life for All: ending poverty and giving the world a sustainable future”) COM(2013) 92 finale. Conclusioni del Consiglio , Affari Generali, Lussemburgo, 25 Giugno 2013.
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