Asia del Pacifico: i richiedenti asilo in arrivo in Australia potrebbero essere "reinsediati" in Cambogia Il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati dell'Asia del Pacifico (JRSAP) è particolarmente preoccupato riguardo alla richiesta espressa dal governo australiano a che si accolgano rifugiati provenienti dal suo centro di trattamento delle pratiche di riconoscimento situato sull'isola di Nauru. Un portavoce del ministero degli esteri cambogiano ha fatto presente che "in linea di principio" non si opporrebbe alla richiesta, precisando che al momento è allo studio l'effettiva fattibilità della misura. La Cambogia, tuttavia, accoglierebbe soltanto rifugiati che siano realmente disposti a trasferirsi nel paese. Il JRS si appella al governo australiano perché tenga fede agli obblighi assunti in base alla legge internazionale cosicché sia garantita adeguata protezione alle persone in condizioni di vulnerabilità che abbiano cercato asilo nel paese, sia assicurato loro un giusto trattamento della pratica di riconoscimento e, ove venga loro riconosciuto lo status di rifugiati, sia concessa protezione in Australia. Per molti anni ormai, l'Australia ha applicato una serie di politiche miranti a dissuadere i richiedenti asilo dallo sbarcare irregolarmente sulle proprie coste. Allarma ora il fatto che alle già numerose misure deterrenti poste in atto dall'Australia si voglia aggiungere quella del "reinsediamento" in un paese terzo. La Cambogia, paese in cui molti vivono ben al di sotto della soglia di povertà, non ha ancora previsto i necessari strumenti legali e giuridici, né le infrastrutture di carattere sociale che consentirebbero di integrare i rifugiati nel paese. Molte sono ancora le difficoltà da superare, alcune derivanti dal reinsediamento, dalle condizioni di estrema indigenza e dal genocidio perpetrato in passato. A questo punto della sua storia, la Cambogia si trova a dover affrontare il problema dell'indigenza della propria popolazione, per non parlare degli sfollamenti forzati dovuti all'esproprio delle terre, della migrazione in massa della forza lavoro e del traffico di esseri umani, delle gravi tensioni di natura politica tra membri eletti dell'assemblea nazionale, dell'assenza di un sistema giudiziario indipendente nonché di procedure che stabiliscano la nazionalità, la cittadinanza e documentino lo status giuridico delle persone. La Cambogia accoglie i rifugiati che si presentano ai propri confini, ma sta tuttora elaborando un quadro normativo per la concessione di permessi di lavoro, di soggiorno ed eventualmente della cittadinanza. Non risulta chiaramente che vengano applicate le necessarie tutele che consentono ai richiedenti asilo di essere "reinsediati" nel paese. In base agli accordi in vigore tra l'Australia e Nauru, a meno che i rifugiati non siano insediati in maniera sostenibile in quest'ultimo paese, cosicché sia loro garantita un'adeguata protezione, l'onere di quest'ultima ricade sull'Australia, indiscutibilmente in grado di integrare chi cerca protezione entro i suoi confini. Far ricadere l'onere del "reinsediamento" su un altro paese costituisce un uso improprio di questa misura. Il fatto che l'Australia cerchi di ricorrere a questa soluzione tradisce un piano preciso, vale a dire non tanto un tentativo di condividere la responsabilità nella regione, quanto il ricorso a uno strumento di deterrenza avverso a quanti cercano di approdare in Australia, oltre che una misura punitiva nei confronti di chi ci è riuscito. Sia il JRS Australia che il JRS Cambogia sono all'opera per promuovere l'ospitalità verso i rifugiati, e cercano di accompagnarli nel loro percorso da una situazione persecutoria alla libertà. Quale che sia l'esito delle trattative tra i due paesi, il JRS sarà sempre pronto a difendere i diritti dei rifugiati che si trovano in condizioni di vulnerabilità, dovunque essi siano.
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