Jim Morrison LIGHT MY FIRE Versi poetici e dichiarazioni di guerra di Jim Morrison a cura di Francesco Guadalupi 2008 ISBN 9788874243167 Ho steso corde da campanile a campanile; ghirlande da finestra a finestra; catene d’oro da stella a stella, e danzo. Arthur Rimbaud Antefatto La prima volta che ho scoperto la morte... eravamo io, mia madre e mio padre, non ricordo se c’era anche mia sorella, se fosse viva o meno... e mio nonno e mia nonna. Stavamo attraversando il deserto in auto all’alba, e un autocarro pieno di lavoratori indiani era andato a sbattere contro un’altra macchina o non so cosa, ma c’erano indiani sparsi per la strada, sanguinanti e moribondi e allora noi, ecco, ci siamo fermati. E questo fu il mio primo impatto con la morte. Dovevo avere quattro o cinque anni. Fino a quel momento tutto il mio viaggio era stato «quel coso serve a chiudere la portiera» oppure «puoi guardare fuori dal finestrino»... non mi ricordo neppure se fino a quel giorno avessi mai visto un film. E all’improvviso, d’un tratto, c’erano pellerossa riversi sulla strada, dissanguati. Noi arrivammo dopo un po’ che era successo, abbiamo accostato e ci siamo fermati e... io ero solo un bambino, così mi dissero di rimanere in macchina con mia madre. Mio padre e mio nonno andarono a vedere cosa stava succedendo... e quella fu la mia prima esperienza di morte... non so se sono pazzo o cosa, ma quando accadde ebbi la sensazione che non volessi voltarmi a guardare... ero piccolo... un bambino è come un fiore con la testa scossa dalla brezza... ma la sensazione che ho adesso, ripensandoci, è che probabilmente l’anima di uno di quegli indiani, forse di molti di loro, mi rincorse e mi saltò nel cervello. Non vidi niente… sapete cosa vidi? vidi una strana vernice rossa e gente ovunque, sparpagliata per terra. Ma io ero seduto là e so che qualche cosa accadde, posso ancora avvertire le vibrazioni delle persone attorno a me, e credo siano molto potenti, perché sono i miei genitori... i nonni. È andata proprio così... ricordo lo scomparto porta-oggetti del cruscotto... e di colpo mi accorsi che gli altri non sapevano cosa stesse succedendo più di quanto non lo sapessi io. Quella fu la prima volta che assaporai la paura. Si tratta di una proiezione da un passato remoto... penso davvero che in quel momento l’anima o gli spiriti di quegli indiani morti, magari uno o due di loro, stessero correndo in giro come impazziti e siano balzati dentro la mia anima, e io ero come una spugna pronta ad assorbirli. Questa non è una storia di fantasmi. È qualcosa che ha un significato profondo per me. James Douglas Morrison Prefazione Cantante, poeta maledetto, film-maker, sciamano del rock, Dioniso incarnato, angelo in pelle di serpente, martire di una generazione ribelle, Jim Morrison ha attraversato come una meteora gli anni in cui le proteste contro i valori borghesi e l’America imperialista infiammavano il pianeta e si cercava uno stile di vita alternativo a quello consumistico imposto dal “sistema”. La sua parabola esistenziale e artistica divampa e si esaurisce in una manciata d’anni: il gruppo rock The Doors viene fondato nel 1965 da un Jim Morrison appena ventunenne e dal tastierista Ray Manzarek e quasi immediatamente raggiunge la fama. Il nome del gruppo deriva dal libro Le Porte della Percezione del saggista Aldous Huxley, che a sua volta citava il poeta visionario William Blake: «Se le porte della percezione fossero sgombrate, ogni cosa ci apparirebbe come realmente è, infinita». I concerti della band californiana registrano spesso disordini e atti di ribellione contro le forze di polizia. Il loro leader, conturbante animale da palcoscenico, trasforma le performance in una sorta di rituale catartico, spronando il pubblico a frantumare le inibizioni morali in un clima pregno di sonorità psichedeliche. A causa dei suoi ripetuti inviti alla sovversione, l’FBI gli dedica un apposito dossier. Nel 1969, il culmine: Morrison viene arrestato per oscenità nel tumultuoso concerto di Miami e da qual momento i Doors sono banditi ovunque. La sua morte precoce avvenuta a ventisette anni per collasso cardiaco, probabilmente dovuto all’uso di droga, decreta la fine della formazione “storica” della band e fa nascere il Mito. La figura di Jim Morrison assurge a Leggenda incarnando i valori di libertà, trasgressione e rivoluzione universale. La sua tomba al “cimitero degli artisti” di Père-Lachaise, a Parigi, diviene meta del pellegrinaggio incessante di migliaia di giovani, le raccolte dei Doors vanno a ruba e Morrison viene associato agli artisti dall’influenza più distruttiva e liberatoria di tutti i tempi, primo fra tutti il poeta maudit Arthur Rimbaud. Si assiste poi ad un ulteriore fenomeno: il diffondersi per il globo, in maniera capillare, di pseudo-aforismi attribuiti a Jim Morrison, che iniziano ad apparire sui muri e nei diari di scuola; imperativi che il Profeta della Libertà avrebbe lasciato ai posteri per indicare loro la retta via. In realtà non c’è niente di più falso. Jim Morrison in vita non scrisse mai aforismi, se si escludono quelli a carattere cinefilo presenti nella raccolta di poesie The Lords. Le centinaia di massime – alcune, invero, molto poetiche e suggestive, altre più banali – attribuite a Jim Morrison negli ultimi trent’anni sono tutt’altro che “autentiche” e si possono suddividere in tre categorie: 1) frasi inventate di sana pianta; 2) frasi estrapolate da poesie e canzoni di altri autori; 3) frasi estrapolate da interviste e canzoni di Jim Morrison ma non riportate fedelmente. I veri aforismi del frontman dei Doors, dunque, sono da rintracciare esclusivamente nelle sue interviste, nelle sue poesie e nelle sue canzoni. Ed è proprio ciò che si propone questo libro: fare un po’ di “pulizia”, riunire per la prima volta le affermazioni autentiche del Re Lucertola e relegare invece in un angolo quelle apocrife. Tenendo presente tuttavia una cosa: ossia che il fenomeno degli pseudo-aforismi non è da considerare del tutto deprecabile. Una persona che diviene simbolo, suo malgrado, di valori eterni ed universali deve la sua immortalità al fatto che le idee espresse in vita vengano in qualche modo “tramandate”, dopo la morte, dai suoi estimatori e “seguaci”. Non credo, insomma, che Jim Morrison si sarebbe stizzito più di tanto imbattendosi in alcuni slogan firmati abusivamente col suo nome. Anzi, penso che avrebbe sorriso, se quegli slogan avessero espresso concetti quali: Amore, Fratellanza, Immaginazione. E soprattutto: Libertà. Libertà. Libertà. Ritengo, in tutta sincerità, che questo gli avrebbe strappato un segreto ghigno di soddisfazione. Ad ogni modo, nel dubbio, riportiamo il “verbo originale” del Re Lucertola. Con tutto il suo fuoco dirompente, le sue contraddizioni e il suo oscuro splendore. Francesco Guadalupi Le interviste Le interviste rilasciate da Jim Morrison costituiscono una vera manna per chiunque intenda rintracciare il Morrison-pensiero. Rappresentano infatti l’unica fonte attendibile da cui possano cogliersi le autentiche idee dell’uomo e dell’artista, i suoi dubbi, le sue certezze, i suoi fantasmi. Dalle risposte date all’intervistatore di turno emerge nitidamente il fine intellettuale che era il leader dei Doors, divoratore di libri, attento osservatore della società in cui viveva e animo sensibile ai fervori culturali e artistici che lo circondavano. Le riflessioni di Jim Morrison rivelano inoltre, con notevole precisione, quello che era il suo “credo”, ispirato ai più grandi poeti-veggenti della letteratura mondiale, William Blake e Arthur Rimbaud, i quali incitavano l’umanità a liberare i sensi dalla prigionia delle convenzioni spalancando le porte della percezione. Gli stralci delle interviste che qui riportiamo sono disposti in ordine sparso e senza riferimenti alla fonte (per non “spezzare” il ritmo della lettura) e sono tratti dalle interviste concesse da Morrison alle più importanti tv e testate specialistiche dell’epoca: «Rolling Stone», «Los Angeles Free Press», «ZigZag» e così via. «L’intervista – sosteneva Morrison – è la nuova forma d’arte». Il più grande piacere della mia vita è l’arte. Tentare di dare forma alla realtà. La musica mi rilassa molto ed è una grande gioia per me. Ma un giorno mi piacerebbe scrivere qualcosa di veramente importante. È la mia ambizione, scrivere qualcosa che abbia valore. I giovani adorano ciò che è stato da sempre celebrato: la gioia di vivere, la scoperta di se stessi, la libertà. La nascita del rock and roll è coincisa con la mia adolescenza, con la mia presa di coscienza. È stata una vera esplosione di entusiasmo, anche se all’epoca non avrei mai immaginato di poterlo fare proprio io. Per tutto quel tempo ho accumulato inconsciamente una predisposizione, attraverso un attento ascolto. Così, quando mi è successo davvero, il mio inconscio era già preparato. Non avevo pianificato niente. Era semplicemente dentro di me. Il movimento hippy è una reazione di tipo dionisiaco, ma molto naïf e sterile. Lo stile di vita hippy è veramente un fenomeno piccolo-borghese. Nel nostro tipo di società domina il consumismo, sia di prodotti che di divertimenti. Deploro il fatto che tanta gente viva una vita tranquilla, banale e perbene quando ci sono così tante ingiustizie. Credo sia triste. È come se la gente sia destinata da qualche forma superiore di vita, dalla nascita alla morte, a condurre un’esistenza preordinata e programmata. È una tragedia. L’artista è sciamano e capro espiatorio. Il pubblico proietta le proprie fantasie su di lui e quelle fantasie prendono vita: distruggendo l’artista, la gente può distruggere i propri fantasmi. Io obbedisco agli impulsi che ognuno possiede ma che nessuno ammetterebbe mai di avere. Attaccandomi e punendomi, tutti possono sentirsi liberati da questi impulsi. L’arte suprema è la poesia, perchè ciò che ci definisce come esseri umani è il linguaggio. Il dolore è l’elemento che può ancora risvegliarci. La gente tenta di nascondere la propria sofferenza, ma è un errore grave. Il dolore è qualcosa da portarsi dietro, come una radio. Puoi avere cognizione della tua forza affrontando il tuo dolore. Tutto dipende da come lo sopporti. È questo che conta. La sofferenza è un sentimento, e i tuoi sentimenti sono parte di te, sono la tua realtà personale. Se ti vergogni di loro e li nascondi permetti alla società di distruggere la tua realtà. Ognuno dovrebbe rivendicare il diritto di esibire il proprio dolore. La gente proclama di voler essere libera, tutti insistono che la libertà è il desiderio più grande, il bene più sacro e prezioso che un uomo possa avere... ma sono solo stronzate. La gente è terrorizzata dall’idea di essere liberata. Si aggrappa alle proprie catene. Avversa chiunque tenti di distruggere quelle catene. È la sua sicurezza. La repressione dell’energia sessuale è sempre stato il miglior strumento di controllo dei sistemi totalitari. Se tutto il mondo fosse libero nelle sue attività sessuali, quante persone si presenterebbero al lavoro? Diciamo la verità: l’uomo è andato sulla luna perché aveva un sacco di energia sessuale repressa. L’unico momento in cui mi esprimo davvero è sul palco. La maschera della rappresentazione me lo consente, mi dà un posto dove nascondermi, così che possa rivelarmi. Per me è qualcosa di più del solo fare spettacolo, del cantare dei brani e andarmene. Io vivo ogni cosa in modo davvero personale. Non sento di aver fatto un qualcosa di completo finché non ho condotto tutti gli spettatori presenti a un livello comune. A volte interrompo la canzone e resto a lungo in silenzio, lascio che vengano fuori tutte le ostilità latenti, il disagio e le tensioni, prima di ricominciare. Amo i film perché sono così estremamente deperibili: una grande esplosione atomica e tutta la celluloide si scioglierebbe. Non esisterebbero più film. Le prime cinque o sei canzoni che ho scritto erano semplicemente annotazioni di un fantastico concerto rock che avevo nella testa. E una volta scritte, ho sentito il bisogno di cantarle. Fu circa tre anni fa. Uscii dal college e scesi in spiaggia. Non avevo niente da fare di preciso, per la prima volta ero libero, per quindici anni ero sempre andato a scuola. Era una splendida calda estate: fu a quel punto che cominciai a sentire le melodie. Le donne sono migliori degli uomini. Hanno idee giuste. Sembrano più adatte ad accettare la vita e a viverla in modo più semplice. Ogni forma d’arte è essenzialmente energia intercettata. Una canzone arriva con la musica, con un suono o con un ritmo. Io inizio a buttare giù le parole più in fretta possibile, per rimanere aggrappato all’ispirazione, finché musica e testo non sgorgano quasi simultaneamente. In caso di poesia, invece, non serve per forza la musica. D’altro canto, però, la poesia ha bisogno di un certo senso del ritmo e quindi, in qualche modo, di musica. Il rock sta morendo e tutti ritornano alle proprie radici. Qualcuno torna al country e qualcuno al blues delle origini. La musica della nuova generazione sarà una sintesi fra questi due elementi e un nuovo fattore, un qualcosa che potrebbe avere molto a che fare con l’elettronica, con i nastri, come un’estensione del sintetizzatore moog, una tastiera con la complessità e la ricchezza di un’intera orchestra. Riesco quasi a vederla: potrebbe essere una persona sola con un mucchio di macchine nastri e attrezzature elettroniche, che canta o parla e usa questi aggeggi. [Morrison preconizza l’avvento della musica techno con venticinque anni di anticipo, NDC] Il revival rock inaugurato dagli inglesi era un fenomeno ben definito, poi è diventato presuntuoso e morboso, il che è la morte di qualunque movimento. Credo che i giovani che arriveranno non avranno molto in comune con ciò che noi abbiamo dentro. Fare film è il desiderio maschile di dominare la vita in opposizione ad una semplice accettazione della stessa. La maggior parte della gente si sente completamente vuota ed impotente rispetto al controllo del proprio destino e di quello della vita umana. È molto triste. La gente dovrebbe essere più coinvolta anzichè delegare il potere a qualcun altro. I cittadini medi devono far parte della società, in un modo o nell’altro. Sentiamo che gli eventi accadono senza che si possa far qualcosa o senza poterne venire a conoscenza. Questa è una delle tragedie odierne. Le decisioni vengono prese per noi senza che noi abbiamo alcuna voce in capitolo. Bisogna capire, per ogni evento, quante ancore di salvataggio ci sono piuttosto che votare sì o no su un determinato problema. Bisogna vedere l’universo come un qualcosa di complesso. È incredibilmente triste che tanti esseri umani restino seduti a guardare qualcosa... lo spettacolo di milioni e milioni di persone accomodate nelle sale dei cinema o davanti alla televisione tutte le sere, che guardano una riproduzione della realtà di seconda o terza mano, invece di capire che il loro mondo è là, nei loro salotti, o proprio fuori, nella strada. Credo si tratti della migliore macchina ipnotizzatrice che getta la gente in uno stato di sonnambulismo. A nessuno interessa ciò che succede al prossimo. I nuovi eroi sono i militanti politici. Negli anni Venti erano gli sportivi, negli anni Trenta e Quaranta le star del cinema e della seconda guerra mondiale, poi i nuovi eroi sono diventati i musicisti. Credo che i prossimi eroi saranno più intellettuali, politici o scienziati, o esperti di informatica. Insomma, gente di questo tipo: quelli che comprendono, quelli che riescono a capire come funzionano veramente le cose, come funziona la società moderna. Ecco i nostri prossimi eroi. Non so nulla del futuro. Il futuro dovrà badare a se stesso. Nel nostro piccolo noi possiamo tentare di condizionarlo. Ma accadrà e basta, immagino. I poeti, solitamente, diventano eroi molto tempo dopo la loro morte. La scuola può essere veramente utile solo se è fornita di una buona biblioteca. La principale chiave per l’apprendimento è innanzitutto la lettura. Ciò che mi trasmette la maggior parte della musica dei Doors è come un senso di pesantezza... in qualche modo tetro, come di uno che non si sente a casa sua… che non è esattamente rilassato: cosciente di molte cose ma mai sicuro al cento per cento. Un giorno vorrei scrivere una canzone che m’infonda la sensazione di essere completamente a casa. [Esibirsi sul palco] è una ricerca, come aprire una porta dopo l’altra. Fino ad oggi non c’è stata nessuna filosofia o ideologia coerente. La sensualità e il male sono immagini molto attraenti, ma dobbiamo pensare ad esse come alla pelle di un serpente di cui ci si libererà. I grandi processi sono il mezzo attraverso il quale la società assimila gli eventi drammatici. Le persone provano un senso di impotenza e vulnerabilità di fronte alla realtà. Non hanno nessun controllo effettivo su ciò che accade o sulle proprie vite. Anzi, sono loro stesse ad essere controllate. Non riescono ad andare oltre il proprio televisore. Al momento sono più interessato al lato oscuro della vita, al male, alla parte oscura della luna, alla notte. Ma nella nostra musica siamo impegnati in una ricerca: aprirci un varco verso un regno più libero e pulito. Il nostro lavoro, le nostre esibizioni, sono uno sforzo di metamorfosi. È come un rituale di purificazione in senso alchemico. Prima ci deve essere un periodo di disordine, di caos, il ritorno a una landa di disastro primordiale. In tal modo si purificano gli elementi e si trova un nuovo seme di vita che trasforma l’intera esistenza, l’intera materia, l’intera personalità, finché alla fine, se tutto va bene, si riemerge per ricomporre ogni dualismo e opposizione. Allora non si parlerà più di Male e di Bene ma di qualcosa di uniforme e puro. La nostra musica e la nostra personalità, così come appaiono nelle performance, sono ancora in uno stato di caos e di disordine, forse con un incipiente elemento di purezza pronto a svilupparsi. I dischi hanno sostituito i libri. I libri e i film. Sono meglio dei film, perché un film lo vedi una o due volte e forse lo rivedi solo dopo un po’ di tempo in televisione. Ma un album raggiunge più persone di qualsiasi forma d’arte. Colpisce chiunque nel profondo. Durante un concerto cerco sempre di far alzare il pubblico in piedi, di farlo sentire libero di muoversi e andarsene in giro dove gli pare. Voglio che la gente sia libera, non incatenata. Quanto a musica popolare l’America è un paese incredibilmente dotato, incredibilmente ricco. Pensa alla gente venuta alla luce negli ultimi dieci o vent’anni. Col passar del tempo sarà interessante lanciare uno sguardo all’indietro sul blues e sul rock. Dal punto di vista storico sarà visto come il periodo trobadorico in Francia. Sono certo che apparirà estremamente romantico. La mentalità del giornalista assomiglia alla psicologia del guardone. Mi sembra che i giornalisti non parlino mai di sé come fanno gli altri. Assorbono come spugne e non mettono mai seriamente in discussione la propria psiche. Le due forme indigene di musica dominanti in America sono la black music/blues e il folk, che è stato importato dall’Europa e che potremmo chiamare country music, il sound acutamente malinconico del West Virginia. Penso siano le due principali radici della musica americana moderna. La nostra epoca è fantastica: gente che sfreccia su moto o auto veloci, vestita in modo creativo, pronta a inventare e ad esprimersi sinceramente... gente giovane! Mi sembra proprio una visione romantica. Sono felice di vivere in questo periodo. È incredibile. Credo che le generazioni future ci giudicheranno molto validi. L’arte è la rivelazione del Bello. Il Bello è un Assoluto. Si basa sulla semplice percezione della realtà quotidiana. Trovare una parità, un equilibrio fra l’oggetto e il fruitore, equivale a svelare il mondo senza alcuna connotazione. Ogni volta che ascolto The End [canzone inclusa nell’album d’esordio The Doors, pubblicato il 4 gennaio 1967, NDC] significa qualcosa di diverso per me. Non so cosa cercavo di dire quando l’ho scritta. Era nata come una semplice canzone d’addio; addio forse solo ad una ragazza... ma io lo vedrei piuttosto come un addio all’infanzia. Non saprei specificarlo. Le immagini di quella canzone sono sufficientemente complesse e universali da potergli attribuire qualsiasi significato tu voglia. Esiste un mondo segreto dove tutti dormono. Tutto un altro mondo che ogni persona cerca di rimuovere. Vorrei scrivere una canzone, o un pezzo musicale, che sia semplicemente pura espressione di gioia, come una celebrazione dell’esistenza. Come l’avvento della primavera o il sorgere del sole. Pura gioia sconfinata. The End parla di tre cose: il sesso, la morte e il viaggio. Il tema è lo stesso di Light My Fire, la liberazione del ciclo nascita-orgasmo-morte. Tuttavia è possibile leggerla anche come una canzone sul parricidio e l’incesto: basta vedere nell’ultimo verso uno spiraglio di accoglienza, non di sterminio. Facciamo tutti appello agli stessi bisogni umani come la tragedia classica e il blues primordiale sudista. I Doors sono come una seduta spiritica in un ambiente divenuto ostile alla vita, freddo, limitativo. La gente sente che sta morendo in un brutto ambiente. Allora la raduniamo per levare le invocazioni, per trovare sollievo, per cacciare gli spiriti di morte. Cantiamo, danziamo, intoniamo le nostre cantilene, facciamo musica per curare questa malattia, per riportare armonia nel mondo. Mi piace qualunque ragazza mi rivolga la parola. Una canzone è più primitiva di una poesia, perché in genere è in rima e ha una metrica precisa. Una poesia, invece, può andare dove vuole. I film ingigantiscono tutto, riescono a comprimere un mucchio di energia in una piccola inquadratura. Ogni volta che ritraggono la realtà la fanno apparire più intensa. Non c’è niente di più divertente che suonare per un pubblico. C’è una fantastica tensione. Si è liberi, e al tempo stesso si ha l’obbligo di suonare bene. Amo questa sensazione, allo stesso modo in cui un atleta ama correre, tenersi in forma. Diversi dei migliori trip musicali che abbiamo avuto sono avvenuti nei locali. Nei concerti live non puoi permetterti di fare stronzate. Se non va, se ne accorgono tutti. Una folla, intesa come unità, non ha un cervello. Ma individualmente tutti ce l’hanno. Nella testa di certe sedicenni c’è più filosofia di quanta se ne possa immaginare. Alcune lettere di fan che leggo sulle riviste sono desolate, profonde, sincere. Mi colpiscono davvero tanto. Sono assolutamente aperte. Quando scrivi una poesia devi entrare in uno stato mentale particolare, che è quello in cui può indurti la musica con la sua capacità ipnotica di allentare i freni, di lasciare che l’inconscio faccia la sua parte, quale che sia. La cosa buona della cinematografia è che non ci sono esperti. Chiunque può assimilare in sé l’intera vicenda del film, cosa impossibile in qualunque altra forma artistica. Non c’è posto dove la musica venga presa più seriamente che in Europa. Non è soltanto il normale campo d’azione dei ragazzi. Loro ne discutono. Nelle tribù lo sciamano può avere qualsiasi età, può essere anziano o giovane, ma tutta la tribù, tutte le età, lo spingono nel suo stato di trance e lo ascoltano. Senza distinzione. È solo questione di una certa tendenza psichica presente in un individuo. Non credo che lo sciamano, per quel che ho letto, sia molto interessato a definire il suo ruolo nella società. Gli importa essenzialmente seguire le proprie fantasie. La creazione è sempre posseduta dal mistero e dal dolore. Oggi stai creando te stesso: accetta l’inaccettabile, qualunque cosa accada, abbandonati. Devi provare in modo completo qualsiasi tipo di sensazione, qualsiasi tipo di sofferenza. Mi chiedo perché al pubblico piaccia credere che io sia sempre fatto. Forse qualcuno pensa che gli altri debbano sballarsi per conto suo. Per me non si è mai trattato di una messinscena, delle cosiddette performance. Era una questione di vita o di morte; un tentativo di comunicare, per coinvolgere molte persone nel privato mondo del pensiero. Non sono molto consapevole di ciò che accade sul palco, non mi piace neppure pianificarlo o analizzarlo. Mi piace lasciar accadere ogni cosa liberamente, magari gestendola con un filo di lucidità, per poi seguire le vibrazioni scaturite in ogni particolare circostanza. I colpi di teatro non si possono pianificare. Ricevo lettere incredibili dai fan, ma sono loro che insegnano a vivere a me, non il contrario. I miei fan sono ragazzi intelligenti. Gente molto sensibile. Fare immersioni è un’esperienza stupenda: stai lì e galleggi, semplicemente. È un’esperienza intrauterina. Ammiro profondamente quei poeti che, di fronte a un gruppo di persone, sono capaci di alzarsi in piedi, con o senza microfono, e recitare la loro poesia. La musica mi dà una sicurezza che rende più facile esprimermi, piuttosto che leggere i versi in modo “asciutto”. Mi piacerebbe saperlo fare. Il sesso resterà sempre un mistero. Quando ero al liceo o andavo all’università, la sessualità era sempre in piena età vittoriana, era tabù. Se si pensava che una ragazza “lo faceva”, questo scatenava pettegolezzi e discussioni. Ci saranno sempre storielle e allusioni scherzose sul sesso, ma le nuove generazioni sono più libere. Ciascuna generazione supera la precedente quanto a intelligenza e consapevolezza. Penso che ultimamente ci sia stato un salto enorme in questo senso. “Politici erotici” è il tipo di termine che vuol dire qualcosa ma che è impossibile spiegare. Se cercassi di spiegare cosa significa per me, perderebbe tutta la sua forza come slogan. [Morrison, durante un’intervista, aveva definito i Doors “politici erotici”. La definizione aveva colpito e incuriosito la stampa, NDC] Il mio più grande talento, più che scrivere canzoni o cantarle, è la capacità istintiva di proiettare la mia immagine pubblica. Sono stato molto bravo a manipolare i media con espressioni come “politici erotici”. Nessuno ha mai considerato di me il sottofondo ironico. Sono sempre stato preso troppo seriamente, come se gli altri non si fossero resi conto del mio sarcasmo. Mi piacciono i musicisti blues, jazz e country perché non fanno altro che continuare ad esplorare la propria musica. Ciò che conta è che musicisti, poeti e artisti in genere continuino a esplorare il proprio campo d’azione. La maggior parte dei musicisti o cantanti rock ama sul serio quello che fa. Sarebbe mentalmente snervante suonare e cantare soltanto per denaro. La poesia mi attira perché è eterna. Finché ci saranno delle persone, ci sarà qualcuno in grado di ricordare parole e combinazioni di parole. Poesie e canzoni potrebbero essere le uniche cose in grado di sopravvivere a un olocausto. Nessuno riesce a ricordare un intero romanzo. Nessuno può descrivere un film, una scultura o un dipinto. Ma finché ci saranno esseri umani, esisteranno canzoni e poesie. La prima volta che ho visto Feast of Friends [documentario sui Doors girato nel 1969, NDC] sono rimasto molto sorpreso, perché essendo uno dei protagonisti sempre sul palco l’avevo immaginato solo dal mio punto di vista. Poi, vedendo una serie di avvenimenti che credevo di poter controllare, vedendo come erano in realtà, ho capito di essere solo un burattino al centro di un flusso di forze vagamente decifrabili... è stato piuttosto scioccante. C’erano un sacco di attività attorno a me che credevo di aver compreso. Ma guardando il film mi sono accorto che ero stato consapevole soltanto di una minima parte della realtà, come se l’avessi osservata dalla fessura di un muro. Ogni generazione vuole simboli nuovi, gente nuova, nomi nuovi. Vuole divorziare dalle generazioni che l’hanno preceduta. Ogni generazione, per affermare se stessa come entità umana consapevole, deve rompere con il passato. A un certo punto tutti si mettono insieme e formano sciami; poi tutto finisce e ognuno va per la sua strada. Sono interessato al cinema perché è la forma d’arte moderna che più si avvicina all’effettivo flusso di coscienza, sia a livello onirico che nella percezione della realtà quotidiana. Secondo Aristotele [nella Poetica, NDC] la catarsi non riguarda il pubblico di una tragedia ma è un modo di purificare le emozioni degli stessi attori. Il pubblico è solo un testimone dell’evento che accade in scena. Questo è il tempo degli eropri, che vivono per noi e attraverso i quali sperimentiamo altezze e profondità dell’emozione. Lo spettatore è un animale agonizzante e la purificazione dell’emozione è riservata all’attore, non al pubblico. Mi ritengo un artista conscio dei propri mezzi, che giorno dopo giorno si dà da fare per assimilare informazioni. Mi piacerebbe poter fare uno spettacolo teatrale tutto da solo. Cantare, comunque, continua a piacermi molto. Saggio i limiti del reale. Sono curioso di vedere cosa succede. Tutto qui: pura curiosità. Mi piace portare all’estremo le situazioni. Nella seduta spiritica lo sciamano è la guida. Un panico sensuale, deliberatamente evocato attraverso droghe inni e danze, lo conduce in trance. La voce è alterata, i movimenti convulsi, lo sciamano agisce come un folle posseduto. Questi isterici di professione, scelti proprio per le loro inclinazioni psicotiche, un tempo erano tenuti in gran conto, mediavano tra l’uomo e il mondo degli spiriti. I loro viaggi mentali costituivano il nucleo della vita religiosa della tribù. Le nuove generazioni hanno un’incredibile consapevolezza degli eventi che fa impallidire quella della gente con cui sono cresciuto. Avrò anche ventisei anni, ma ai loro occhi sono in declino. Mi piace essere pessimista, ma credo che loro siano molto meglio attrezzati ad affrontare il futuro rispetto alla nostra generazione. Nella vita puoi fare qualsiasi cosa, purché sia in armonia con le forze dell’universo, della natura, della società. Se è in sintonia, se “funziona”, tutto va bene. Se però, per un qualunque motivo, sei su un’altra lunghezza d’onda rispetto alle persone che ti circondano, urterai la loro sensibilità, e loro reagiranno evitandoti o reprimendoti. Finché ogni cosa coincide e gira bene, potresti passarla liscia anche se ammazzassi qualcuno. Gli uomini cercano di sottrarsi al peccato e alla melma metropolitana contemplando la placenta delle stelle nella sera. Le mie poesie sono una sorta di invocazione alle forze occulte, però, come tutto ciò che ho scritto, le mie grandiose immagini fantastiche non vanno prese troppo sul serio. È come quando interpreti la parte del cattivo in un western: non significa che sei davvero quel personaggio. C’è sempre un po’ d’ironia attorno. La paura è molto eccitante. Alla gente piace essere spaventata. È esattamente come l’attimo che precede l’orgasmo: tutti vogliono provarlo, è un’esperienza esaltante. Ciò che mi interessa di più sono le attività prive di significato, ossia le attività completamente libere, il gioco. Attività che non racchiudono in sé nient’altro che quello che sono. Nessuna ripecussione, nessuna motivazione. Attività libera. Secondo me dovrebbe esserci un carnevale nazionale, più o meno come il martedì grasso a Rio. Dovrebbe esserci una settimana di allegria nazionale, una sospensione di tutto il lavoro, di tutti gli affari, di tutte le discriminazioni, di tutte forme di autorità. Una settimana di libertà totale. La gente dovrebbe sentirsi vera per una settimana, potrebbe essere d’aiuto per il resto dell’anno. Dovrebbe esserci una specie di rituale come questo. Penso ce ne sia proprio bisogno. Il sesso è soltanto una parte dei miei spettacoli, vi sono molti altri fattori. Il sesso è importante ma non è l’elemento principale, perché tutta la musica è un fenomeno con basi davvero naturali e quindi le due cose non possono essere scisse. Ma la faccenda del sesso è stata tirata fuori perché fa vendere i giornali. Non posso pretendere di misurarmi con ogni cosa in tutti i luoghi. Così me ne resto in un posto solo, e ogni sorso di vita è una nuova occasione di ebbrezza. Il rituale è una specie di scultura umana. Da un certo punto di vista è come l’arte, perché dà forma all’energia, ma d’altro canto è anche una consuetudine o una ripetizione, un evento ricorrente o una rappresentazione che ha un significato. È qualcosa che pervade tutto quanto. È come un gioco. Se l’energia e gli impulsi naturali vengono repressi per troppo tempo, diventano violenza. È naturale che ciò che è tenuto sotto pressione sfoci nella violenza per reazione. Una persona che è stata repressa troppo duramente prova un piacere immenso in quegli sfoghi violenti. Sono esplosioni rare e brevissime. E alla lunga ti rendono infatuato della violenza. Cantare ha in sé tutto quello che mi piace: parole, musica... un sacco di recitazione. E anche un’altra cosa: un elemento fisico, un senso di immediatezza. Quando io canto, creo personaggi. Centinaia di personaggi. L’intervista è la nuova forma d’arte, e l’autointervista è l’essenza della creatività: fare domande a se stessi e cercare di trovare delle risposte. Lo scrittore è uno che risponde a una serie di domande non pronunciate. È come rispondere alle domande sul banco dei testimoni. È quello strano contesto in cui cerchi di puntualizzare qualcosa accaduto in passato, e tenti onestamente di ricordati quali fossero le tue intenzioni. È un esercizio mentale decisivo. Un’intervista ti dà spesso l’occasione di confrontare la tua mente con delle domande, il che a parer mio è quel che s’intende per arte. Una volta ho inventato questa frase: «La logica estensione dell’ego è Dio». Credo che la logica estensione del vivere negli Stati Uniti sia diventare presidente. Occorre liberarsi delle scorie del passato che turbinano nella memoria come insetti rapaci. Sono soltanto vecchie idee di cui non abbiamo più bisogno. Mi piace bere. Non capisco come si faccia a bere solo latte o acqua o cocacola. Mi rovinerebbe lo stomaco. Quando bevi, fino a un certo punto hai tutto sotto controllo. Ogni volta che mandi giù un altro sorso, è una tua scelta. Fai tantissime piccole scelte. Immagino sia questa la differenza fra suicidio e lenta capitolazione. L’alcol per me è come il latte materno, ed è migliore di qualsiasi latte mi abbia mai dato mia madre. La rivoluzione deve essere permanente, altrimenti si esaurisce tutto. Dovrà esserci sempre rivoluzione, dovrà essere una cosa costante, non qualcosa che cambierà tutto e avrà finito il suo compito. Non una rivoluzione che risolva tutto definitivamente. Dev’essere quotidiana. Non credo nel karma, nella reincarnazione e nelle forze occulte, ma siccome non ho nulla da proporre in alternativa, non li escludo a priori. Possono toglierti la pelle di dosso a suon di botte, ma non per questo cambierai idea. Ciò servirà invece a renderti ancora più deciso. La gente fa resistenza alla libertà perché ha paura dell’Ignoto. Ma è un fatto curioso: l’ignoto una volta era ben noto, è la dimensione a cui appartengono le nostre anime. L’unica soluzione è di confrontarsi – confrontare il proprio Io – con la più grande paura immaginabile. Confida a te stesso i tuoi terrori più profondi: dopo di ciò, la paura non avrà più potere, la paura della libertà si assottiglierà fino a scomparire, e tu sarai libero. In un concerto rock, come nella vita, non dovrebbero esserci regole o limitazioni. Dovrebbe essere possibile tutto. Noi discendiamo dai serpenti. Una volta ho immaginato che l’universo fosse come un enorme serpente peristaltico. Vedevo la gente, gli oggetti e i paesaggi come minuscoli disegni sulle sfaccettature della pelle del serpente. Penso che il movimento peristaltico rappresenti il meccanismo fondamentale della vita: persino le nostre strutture unicellulari di base si muovono così, e la deglutizione, l’ingestione, i ritmi del rapporto sessuale. L’eroe è uno che si ribella – o sembra ribellarsi – ai fatti della vita, e apparentemente trionfa. Ovviamente può essere solo un evento sporadico, non può essere una condizione permanente. Il che non significa che la gente non dovrebbe continuare a tentare di ribellarsi contro i fatti della vita. Un giorno, chissà, potremmo sconfiggere la morte, la malattia e la guerra. Bisogna distruggere nel proprio intimo tutto ciò che sviluppa la personalità umana. Tutto l’immenso egoismo che essa contiene. La tua politica, la tua religione, la tua filosofia non sono ciò che fumi, ciò che bevi o come ti vesti, e neppure come porti i capelli, che faccia hai o quali azioni hai compiuto. La tua religione o la tua politica è ciò a cui dedichi la maggior parte del tuo tempo. È un’esplosione di risultati. Non importa se sei comunista, anarchico o capitalista. I fatti di Miami sono stati uno scandalo più politico che sessuale. Le autorità hanno puntato all’aspetto erotico perché non avrebbero potuto accusarmi di un reato di tipo politico. Sarebbe stato troppo assurdo. Credo proprio che sotto accusa ci fosse più un modo di vivere che un episodio specifico. Penso che quello che li ha mandati in fibrillazione sia stato aver detto al pubblico che erano un mucchio di fottuti idioti, proprio in quanto pubblico; quantomeno per quello che stavano facendo in quel momento. Il messaggio di fondo era che le persone non si trovavano lì per ascoltare un po’ di musica da qualche bravo musicista, ma erano lì per dell’altro, e avrebbero dovuto ammetterlo e fare qualcosa in proposito. [Il 1° marzo 1969 il concerto al Dinner Key Auditorium di Miami degenerò in una rivolta del pubblico aizzato da un Morrison in preda ai fumi dell’alcol, che venne arrestato per oscenità. La famigerata tappa del tour decretò il declino dei Doors, NDC] Mi considero un essere umano intelligente e sensibile con l’anima di un clown. Ed è questa a prendere il sopravvento nei momenti più importanti. La polizia varia da città a città, da nazione a nazione. Fra i poliziotti migliori, almeno finché non te li trovi contro, ci sono i bobby inglesi. Mi danno l’impressione di essere molto gentili, con quei modi da galantuomini. I poliziotti di Los Angeles sono diversi da quelli della maggior parte delle città. Sono degli idealisti e sono convinti, fin quasi al fanatismo, della giustezza della loro causa. C’è tutta una filosofia dietro alla loro tirannide. Nella maggior parte dei posti la polizia fa semplicemente il suo lavoro. A Los Angeles lo vive con un senso di integrità. È spaventoso. Qualunque cosa succeda, l’America sarà il punto focale. È il centro dell’azione e ci vorranno persone forti e capaci per sopravvivere in un clima come questo. Sono sicuro che la gente ci riuscirà ma penso che molti, e in particolare gli abitanti delle città, si trovino ora in uno stato di costante e completa paranoia. La paranoia è una paura irrazionale. Ma cosa succederebbe se invece la paranoia fosse giustificata? La gente va ai concerti rock perché le piace sentirsi una folla. Dà una strana sensazione di potenza e sicurezza. C’è il piacere di sfregarsi contro centinaia di propri simili. Rafforza il loro trip... Come esecutore, io sono soltanto un centro focale per l’attenzione di ognuno, perché bisogna avere un pretesto per accalcarsi. Sostengono che tutti nasciamo. Io non me lo ricordo. Forse ho avuto uno dei miei blackout. Esistono diversi tipi di libertà, e ci sono parecchi equivoci in proposito. Il genere più importante di libertà è la libertà di essere se stessi. Noi siamo abituati a scendere a patti con la realtà per acquistare un ruolo. Svendiamo i nostri sensi per trovare un gesto. Rinunciamo alla capacità di sentire e in cambio otteniamo una maschera. Non potrà esserci alcuna rivoluzione di massa finché non vi sarà una rivoluzione personale, a livello individuale. Prima deve avvenire all’interno. Puoi privare un uomo della sua libertà politica e ciò non gli farà del male. Ma se lo priverai della sua libertà di sentire, questo potrà distruggerlo. A Los Angeles, a New York e in molte altre grandi città si ha un senso di affollamento, in ogni momento, sia psicologicamente che fisicamente. La gente sta diventando davvero paranoica. Credo che i concerti rock siano forme di sciami umani che comunicano questo disagio legato alla sovrappopolazione. Qualunque reazione susciti la musica, sono contento. Qualsiasi cosa, purché induca la gente a pensare. Se riesci a ottenere che un’intera sala o un intero locale pieno di gente ubriaca o “fatta” alla fine si svegli e pensi, stai facendo qualcosa di importante. Il processo di Miami è stata un’esperienza preziosa perché mi ha aperto gli occhi sul sistema giudiziario americano. Ogni giorno, prima che toccasse a me, si presentavano alla sbarra dei neri: li sbrigavano in cinque minuti con venti o venticinque anni di galera. Se non avessi avuto denaro a profusione per sostenere la mia causa, adesso sarei già in prigione e ci resterei tre anni. Di regola si evita la prigione solo se si hanno parecchi soldi. La politica non è un tema significativo nelle mie canzoni. Lo è in qualche canzone, e sempre in maniera secondaria. La politica è la gente e il suo interagire con altra gente. Quindi non puoi separarla da tutto il resto. Oggi tutti fumano erba. Penso che non si possa considerarla neppure più una droga. Il trip degli allucinogeni è diverso: nessuno ha la forza di sostenerlo per sempre. Così ci si dà ai narcotici, fra cui l’alcol. Invece di amplificare il pensiero, lo si uccide. I narcotici sono degli ammazza-dolore, per questo la gente ne è attratta. La gente chiede all’arte, e in particolare al cinema, conferme della propria esistenza. In qualche modo le cose sembrano più reali se le si può fotografare e se si può creare sullo schermo un simulacro della vita reale. Dentro di noi c’è un’intera regione di immagini e sensazioni che raramente emergono nella vita quotidiana. E quando ciò accade, assumono forme perverse. È il nostro lato oscuro. Più ci ammantiamo di civiltà, più queste forze cercano pretesti per rivelarsi. Riconoscere e disvelare a se stessi il proprio lato oscuro produce un trauma capace di restituire l’individuo ai propri primitivi sensi. Ai concerti dei Doors non c’è mai stata una vera e propria rivolta. È un gioco che non porta da nessuna parte. Penso che sarebbe meglio tenere un concerto e tirare fuori tutte quelle sensazioni sommerse, così che quando ognuno se ne va porti via con sé questa energia e torni a casa con essa, piuttosto che sprecarla inutilmente in una piccola esplosione di massa. I rettili rappresentano un completo anacronismo. Se domani sparissero tutti i rettili del mondo l’equilibrio della natura non ne sarebbe minimamente turbato. Sono una specie del tutto arbitraria. Se esistono creature capaci di sopravvivere a un’altra guerra mondiale o a un completo avvelenamento del pianeta, quelle sono loro. La lucertola e il serpente vengono associati all’inconscio e alle forze del male. Ho sempre amato i rettili, mi piacciono le lucertole... ma mi riuscirebbe difficile raccogliere un serpente e giocarci. Mi rendono nervoso. C’è qualcosa di profondamente radicato nella natura umana che reagisce con virulenza ai serpenti. Credo che il serpente incarni tutte le nostre paure. Hanno una pelle davvero splendida, probabilmente è per questo che sono tanto affascinanti. Non sono del tutto convinto di essere un sex-symbol. Nelle società umane esistono certi ruoli archetipici, e le società richiedono che vengano riempiti. Penso si tratti soltanto di un’occasione che si presenta di riempirli. Ad ogni modo, gli unici posti dove questo genere di cose hanno una qualche realtà sono alcune riviste e pochi quotidiani. In realtà non ho mai avuto molto successo con le ragazze. Davvero. Non so come sia. Faccio fatica ad avere un appuntamento, tipo. Oggi il pubblico è diventato passivo. Gli spettatori dovrebbero avere un ruolo attivo nella creazione dell’evento. Ci si può riuscire persino al cinema. Per esempio, puoi decidere di chiudere gli occhi ogni volta che ti va oppure puoi alzarti e abbandonare la sala per cinque minuti. Così facendo il film diventa completamente diverso da quello che vede chi rimane seduto dall’inizio alla fine della proiezione, ligio al proprio dovere. Se dai al pubblico quel che vuole, o crede di volere, ti lascerà fare qualsiasi cosa. Però se vai troppo velocemente per loro e sfoderi una mossa inaspettata, lo confondi. Quando la gente si reca a un evento musicale, ad un concerto, ad uno spettacolo teatrale o a qualsiasi show, vuole essere entusiasmata, vuole sentirsi come in un viaggio fuori dalla realtà e vedere qualcosa fuori dall’ordinario. Ma se invece di farli sentire tutti accomunati in un volo fuori dal mondo li poni di fronte a uno specchio e gli mostri come sono in realtà, se insomma gli fai capire che sono soli anziché uniti, restano confusi e ti si rivoltano contro. Bere è un modo per rendere sopportabile la vita in una situazione di sovraffollamento, ed è anche una conseguenza della noia. La gente beve perché si annoia. Amo bere. Talvolta stimola la conversazione, le persone si sciolgono. È un po’ come il gioco d’azzardo: esci di casa per passare la serata a bere e non sai dove ti ritroverai il giorno dopo. Potrebbe andarti bene o finire in un disastro. È come un lancio di dadi. In un grande concerto la teatralità è necessaria perché trasforma la performance in qualcosa di più di un mero evento musicale: fa sì che diventi spettacolo. Sono sempre stato attirato dalle idee di ribellione contro l’autorità. Quando ti riconcili con l’autorità, diventi tu stesso un’autorità. Bisogna spingere le situazioni alle estreme conseguenze. Occorre analizzarle con la logica: la polizia costituisce una barriera che sprona i ragazzi a lanciarsi contro il palco. Se non ci fosse questa barriera, verrebbe meno l’incentivo. Penso sia una bella cosa. I ragazzi, in questo modo, hanno l’occasione di mettere alla prova l’autorità. I Doors sono un gruppo orientato al blues, con una notevole dose di rock e alcuni elementi di jazz, pop e sonorità classiche. Fondamentalmente siamo una blues band bianca. Mi piace tutto ciò che riguarda la trasgressione o il rovesciamento dell’ordine costituito. M’interessa qualunque cosa abbia a che fare con la rivolta, il disordine, il caos, in particolare le attività apparentemente prive di significato. Mi sembra sia questa la strada per la Libertà. La libertà esteriore – la rivolta fisica – è un modo per conquistare la libertà interiore. Piuttosto che partire dall’interno, comincio dall’esterno. Raggiungo la dimensione mentale e spirituale partendo da quella fisica e corporea. Il concerto di Miami ha rappresentato il culmine della nostra carriera di intrattenitori di folle. Nel mio subcoscio ho cercato di trasformarlo in un’assurdità. Ero stufo dell’immagine che mi era stata appiccicata addosso e che anch’io – più inconsciamente che consapevolmente – avevo contribuito a creare. Ne ero proprio nauseato. Così, in una gloriosa serata, ho deciso di liberarmene. La musica libera la mia immaginazione. Quando canto le mie canzoni in pubblico compio un atto drammatico. Ma non è come recitare in teatro. È un gesto sociale, ed anche un’attività sincera. Il rock ha fatto irruzione dopo la guerra di Corea, ed è stato come una liberatoria purga psicologica. Sembrava che ci fosse bisogno di un’esplosione sotterranea, di una nuova eruzione. Forse dopo la fine della guerra in Vietnam le morti cesseranno, e ci sarà nuovamente bisogno di una forza vitale che si esprima e si affermi. [La guerra di Corea fu un conflitto di portata internazionale che oppose nord a sudcoreani negli anni 1950-1953; l’estenuante guerra del Vietnam venne combattuta dal 1964 al 1975 con un graduale e discusso coinvolgimento degli Usa, NDC] Quando suoniamo stiamo partecipando alla creazione di un mondo e celebriamo questa creazione con il pubblico. Diventa una scultura di corpi in movimento. Questa è la parte politica, ma il nostro potere è sessuale. Nei nostri concerti facciamo della politica sessuale. Il sesso parte da me, poi si propaga ai musicisti che sono in scena, sotto incantesimo. La musica che facciamo è diretta al pubblico e interagisce con esso. Gli spettatori tornano a casa e interagiscono con il resto della realtà, così io interagisco con l’intera realtà e tutta questa storia di sesso finisce per essere una sola, immensa palla di fuoco. La politica è la ricerca del potere privato da parte di certi individui. Possono mascherarla in termini ideologici o con qualsiasi stronzata romantica o filosofica quanto vogliono, ma si tratta essenzialmente di una ricerca privata di potere. I Doors sono gli Avatar del caos. [Nell’induismo, Avatar indica la discesa e incarnazione di una divinità, NDC] La religione è come una filosofia, ciò a cui dedichi gran parte del tuo tempo. Potrebbe essere una donna. Potrebbe essere una droga. Potrebbe essere il denaro oppure la letteratura. Penso che la religione sia il chiodo fisso in ogni pensiero o attività. Ho bisogno di distinguermi dalla massa. Non mi sento al mio posto in mezzo alla maggioranza. Oggi non esistono vere menti creative in nessun settore della comunicazione di massa. Siamo tutti abbastanza sciolti, abbiamo buone qualità, ma credo non vi sia nessun grande genio all’opera a livello popolare. Esistono grandi poeti, parolieri e autori di canzoni, ma non ci sono grandi concerti. Tuttavia un sacco di geni come Mozart furono bambini prodigio, scrissero lavori brillanti in età giovanissima. Forse succederà ancora, arriverà qualcuno bravo e diventerà famoso. Da qualche parte, al lavoro in una cantina, magari c’è qualcuno che sta inventando una forma musicale completamente nuova. La sessualità è piena di menzogne. Il corpo cerca di dire la verità ma siamo talmente soffocati dalle regole che non riusciamo ad ascoltarlo. È così legato da finzioni che difficilmente può muoversi. Siamo paralizzati dalle bugie. Bisogna amare qualsiasi cosa che sia una violenta reazione contro le norme. La maggior parte delle persone non ha idea di cosa stia perdendo, la nostra società assegna un valore supremo all’autocontrollo, al nascondere ciò che si sente. Si sbeffeggiano le culture primitive e si è orgogliosi della propria, che impone la soppressione di istinti e impulsi naturali. Il mondo che vogliamo proporre è un nuovo selvaggio Far West. Un mondo voluttuosamente malvagio, strano e ammaliante, popolato di fantasmi, prossimo all’orbita del Sole. [La raccolta di poesie The Lords] riguarda principalmente le sensazioni di impotenza e di abbandono che provano le persone di fronte alla realtà. Non hanno un reale controllo sulle proprie vite. C’è qualcuno che li controlla. La fonte di controllo più vicina che abbiamo mai avuto è l’apparecchio televisivo. Nel creare questa idea dei Signori c’è anche lo stimolo a cambiare se stessi. Ora, per me, i Signori, significano qualcosa di completamente diverso. È praticamente l’opposto. I Signori sono una razza romantica di persone che hanno trovato un modo di controllare il loro ambiente e le loro vite. Sono qualcosa di diverso dalle altre persone. I paragoni sono superflui e sgradevoli. Chi ricorre ai paragoni usa le scorciatoie del cervello. È un modo di pensare riduttivo. [Risposta data a un giornalista che gli faceva insistenti domande sui parallelismi fra lui è Mick Jagger, leader dei Rolling Stones, NDC] Se si rifiuta il proprio corpo, esso diventa la propria prigione. È un paradosso: per andare oltre i limiti del corpo, ci si deve immergere in esso, si devono spalancare i propri sensi. Non è così facile accettare il proprio corpo, ci hanno insegnato che è un qualcosa da controllare, da dominare. Processi naturali come pisciare e cagare sono considerati sporchi. Le tendenze puritane tardano a morire. Come può essere liberatorio il sesso se in realtà non si vuole toccare il proprio corpo? se si tenta in tutti i modi di eluderlo? Los Angeles è una città alla ricerca di un rituale per ricomporre i suoi frammenti, e anche i Doors sono in cerca di un simile rituale. Una sorta di matrimonio elettrico. Ci nascondiamo nella nostra musica per rivelarci. Una volta si pensava fosse possibile generare un movimento, la gente che si solleva e si unisce in una protesta di massa, rifiutando di essere continuamente repressa; unire tutte le forze per spezzare quelle che William Blake [poeta inglese, 1757-1827, vedi Appendice, NDC] definisce «le manette forgiate dalla mente». Ma ormai i tempi della “strada dell’amore” sono finiti. Certo, è possibile andare oltre, ma non a livello di massa, non come ribellione universale. Oggi dovrebbe accadere a livello individuale, ogni uomo per se stesso... come si dice. Salva te stesso. Esibirmi è l’unico gioco che faccio, e credo sia il senso della mia vita. Non sempre la violenza è sinonimo di malvagità. Ciò che è malvagio è l’infatuazione per la violenza. In alcuni casi l’infatuazione per la violenza implica una segreta complicità con i propri oppressori. La gente va in cerca dei tiranni, li onora e li sostiene. Gli oppressi convivono con regole e restrizioni, e restano succubi della violenza insita nelle loro brevi e illusorie ribellioni. Guardo alla storia del rock come alle origini del dramma greco. Nacque sulle aie nella cruciale stagione del raccolto. In origine c’era una tribù di adoratori che danzavano e cantavano. Poi, un giorno, un uomo posseduto uscì dalla folla e cominciò a imitare un dio. Dapprima era pura canzone e movimento. Man mano che le città si svilupparono, sempre più gente cominciò ad accumulare denaro, ma in qualche modo dovevano mantenere il contatto con la natura, e lo fecero mediante gli attori, che assolvevano a quel ruolo. Penso che il rock abbia la stessa funzione. Insegnanti, capi religiosi, amici – o presunti tali – riprendono l’opera dal punto in cui l’hanno lasciata i genitori. Ci chiedono di provare solo ciò che essi vogliono e si aspettano da noi. Ci obbligano continuamente a recitare dei finti sentimenti per loro. E noi siamo come attori abbandonati in questo mondo per vagare alla ricerca di un fantasma, in cerca di un’ombra semidimenticata della nostra realtà perduta. Quando gli altri ci chiedono di diventare come essi vogliono, ci costringono a distruggere la nostra vera personalità. È una sottile forma di assassinio. I genitori e i parenti più affezionati a noi compiono questo omicidio col sorriso sulle labbra. Devi riuscire a liberarti da solo delle forze repressive esterne. Se cerchi qualcuno che possa farlo per te, significa che dipendi ancora dagli altri. Significa che sei ancora vulnerabile rispetto a quelle forze malvagie e oppressive. Chiunque controlli i media, controlla le menti. C’è qualcosa di peggio di una brutta fotografia? Una foto può trasformare qualsiasi persona in un santo, un angelo, un pazzo, un demonio, una nullità. In parte è casuale, in parte premeditato. Molti ingredienti riguardano l’idolatria. Una brutta fotografia può trasmetterti svariate intensità di impoverimento psichico. Sai benissimo che quell’immagine non sei tu, ma c’è qualcuno che ha deciso di vederti in quel modo. Facciamo parte dello stesso contesto in cui vivono i ragazzi. Siamo a Los Angeles. Qui i ragazzi vivono più liberamente e intensamente che altrove, ma questo è anche il posto dove vengono a morire i vecchi. I ragazzi sanno entrambe le cose, e noi le esprimiamo entrambe. L’America è stata edificata con la violenza. Tutti gli americani sono dei fuorilegge. Gli americani sono affascinati dalla violenza. La televisione è un invisibile guscio protettivo contro la nuda realtà. La malattia della cultura del XX secolo è l’incapacità di percepire la realtà. Le masse si raccolgono davanti alla televisione a guardare teleromanzi, film, idoli rock, e vivono selvagge emozioni attraverso questi simboli; ma nelle loro vite quotidiane sono emotivamente morte. Contano soltanto i punti massimi e i punti minimi. Tutto ciò che sta nel mezzo non serve. Voglio essere libero di provare ogni cosa. Le mie prime influenze sono stati i vecchi cantanti blues e quelli rock, Elvis su tutti. Li ho sentiti all’età giusta per esserne condizionato. Sembravano spalancarmi un mondo nuovo di cui neanche sospettavo l’esistenza. Uno strano paesaggio del quale riuscivo a scorgere solo qualche fugace immagine nella mia vita quotidiana. Le operazioni politiche non mi interessano più di quanto possa incuriosirmi la microbiologia o l’astronautica. È un campo di cui non so assolutamente niente in termini pratici, ma mi sarebbe piaciuto dare una mano per la campagna elettorale di Mailer. [Lo scrittore Norman Mailer si candidò, senza successo, alle elezioni del 1970 per diventare sindaco di New York, NDC] Mi interessano i meccanismi reali dell’organizzazione politica. Mailer sarebbe stato un buon sindaco, ha sviluppato una posizione morale sempre più ricca e complessa, e trovo sia pieno d’immaginazione: è un anarchico, un comunista un capitalista. È un marito, un padre, un amante, un conservatore, un politico, un eroe uno scrittore, un intellettuale. Ha toccato più basi di qualunque altro giocatore mi venga in mente. E poi mi piace la sua idea di trasformare New York in una città-Stato, perché New York è un posto speciale. Dovrebbe godere di una qualche indipendenza politica. Arriva un momento in cui sei perfettamente in sintonia con il tuo pubblico. Poi capita che questa intesa si perda, e bisogna prenderne atto da entrambe le parti. Non è che tu sia cresciuto più del tuo pubblico. È che ormai siete entrambi troppo vecchi per certe cose. Bisogna dedicarsi ad altro e lasciare spazio ai più giovani. Sono del sagittario, il segno più filosofico di tutti. Ma in ogni caso non credo a questa roba. Per me sono solo una massa di stronzate. [Frase pronunciata nel corso del concerto d’apertura del Roadhouse Blues Tour, il 17 gennaio 1970, al Felt Forum di New York, NDC] Un amico è qualcuno che ti lascia totalmente libero di essere te stesso, e in particolare la libertà di sentire o di non sentire. È in questo che consiste il vero amore: lasciare che una persona sia ciò che davvero è. La maggior parte delle persone ti amano per quello che pretendono tu sia, per ottenere il loro amore devi fingere, esibirti. Ottieni amore per la tua finzione. Woodstock mi è parso soltanto il ritrovo di un mucchio di giovani parassiti imboccati per quei tre-quattro giorni. Sembravano come vittime, i truffati da una cultura più che altro. Comunque una qualche celebrazione della cultura giovanile è sempre meglio che niente, e sono sicuro che quando è tornata in città, quella gente ha portato con sè una sorta di mito. [Il festival di Woodstock si svolse nei giorni 15, 16 e 17 agosto 1969 a Bethel, piccola località della contea di Sullivan, NY, ed è considerato il più importante evento collettivo nella storia della musica rock; vi affluirono circa quattrocentomila giovani provenienti da tutta l’America; i Doors non furono invitati oppure rifiutarono di parteciparvi, NDC] Viviamo in una società malata, e parte della malattia consiste nell’inconsapevolezza di essere malati. La nostra società ha troppi beni materiali da preservare, e valori come la libertà sono alla fine dell’elenco. Comincio a pensare che sia più facile spaventare la gente piuttosto che farla ridere. Un concerto è un evento aperto. È libero. I ragazzini sono come dei cani, corrono tutt’intorno, toccano le cose, cantano una canzone. Così sono gli attori teatrali e anche i musicisti, e te ne puoi rendere conto guardando qualcuno che si esibisce, perchè è in quel modo che si suppone la gente dovrebbe essere: libera come gli animali. L’amore è soltanto una delle manciate di espedienti che abbiamo a disposizione per evitare il vuoto. La società si dibatte nell’eterno bipolarismo di due forze in contrapposizione: quelle del cambiamento e quelle della conservazione. La ribellione e la repressione. La ricerca del nuovo e l’imposizione delle norme. Mi piace la gente che scuote le altre persone e le fa sentire a disagio. Alcune persone regalano facilmente la propria libertà, ma altre vi sono costrette con la forza. Veniamo imprigionati fin da piccoli. La società, i genitori, tutti ti impediscono di mantenere la libertà con cui siamo nati. Esistono maniere sottili per punire chi osa provare dei sentimenti. Basta guardarsi attorno per scoprire che tutti hanno distrutto la propria autentica natura sensibile. Ognuno di noi finisce per adeguarsi a questo scenario, imitandolo. Siamo ingabbiati in un’immagine, in una messinscena. La cosa triste è che le persone sono molto abituate alla propria immagine, crescono attaccate alle proprie maschere, amano le proprie catene, si dimenticano chi sono in realtà. E se cerchi di ricordarglielo, loro ti odiano. Si sentono come se tu stessi cercando di carpirgli le loro proprietà più preziose. Crescendo ho avuto come la sensazione di qualcosa di strano. Mi sono reso conto che stavano tentando di impedirmi di capire, che mi stavano mettendo dei paraocchi, e che venivo spinto pian piano dentro un tunnel a forma di imbuto, e quindi sempre più stretto. Quando vai a scuola corri un rischio: puoi ricavarne molto, ma puoi anche esserne gravemente danneggiato. L’unica cosa che ho fatto, per prepararmi alla celebrità, è stato smettere di tagliarmi i capelli. Mi piacciono tutti e quattro gli album dei Doors, ma sono particolarmente fiero del secondo, perché racconta una storia. È un lavoro completo. Un giorno otterrà il riconoscimento che merita. La grande esplosione di energia creativa di tre-quattro anni fa era difficile da sostenere, per le persone sensibili... Credo che sarebbero state deluse da qualsiasi cosa non fosse “il massimo”. Così quando la realtà ha smesso di dare alimento alle loro visioni interiori, sono piombate nella depressione. [Jim Morrison si riferisce alla morta prematura di Jimi Hendrix, Janis Joplin e Al Wilson, NDC] Ciò che davvero ho sempre desiderato di fare, addirittura più di cantare in una band, sia lavorare nel cinema. Mi piacerebbe scrivere e dirigere un film tutto mio. Si utilizzano i sistemi più sottili per costringere l’individuo a uniformarsi al comune sentire e per punire coloro che cercano di tener viva la propria soggettiva natura sensibile. Si induce tutta la gente a recitare un determinato ruolo. Esistono cose che si conoscono e altre che non si conoscono. Esiste il noto e l’ignoto: nel mezzo ci sono Le Porte [in inglese, “The Doors”, NDC]. I Doors sono i sacerdoti del regno dell’ignoto che interagisce con la realtà fisica. Perché l’uomo non è soltanto spirito, ma anche sensualità. Noi siamo Le Porte perché tu te ne vai in una città straniera, scendi in un albergo, poi, dopo che hai tenuto il tuo concerto, torni alla tua camera attraverso un lungo corridoio senza fine punteggiato da porte, finché non arrivi alla tua. Ma quando apri la porta, ci trovi dentro della gente e ti domandi: «Sono nella stanza sbagliata? o si tratta forse di una specie di festa?» Un concerto funziona quando quando i musicisti e il pubblico raggiungono una sorta di esperienza unificante. È commovente e appagante sapere che i confini che separano una persona dall’altra si annullano nell’arco di un’ora. Il confronto, la competizione, sono un qualcosa di superfluo e orribile. Da qualche parte ci deve essere una legge non scritta che dice: «Non lasciare che i tuoi figli diventino ciò che sono. Spezzagli lo spirito, prima che diventino adulti». Vogliono spezzarci lo spirito, e farci entrare dentro il loro fottuto Dio. Le culture primitive, come gli indiani d’America, vivono in pace e in armonia con la terra, le foreste e gli animali. Non costruiscono strumenti di guerra e non investono milioni di dollari per attaccare altri Paesi che hanno idee politiche diverse dalle loro. La violenza ci spaventa meno delle nostre sensazioni. La sofferenza personale, privata, solitaria è più terrificante di qualsiasi altro dolore possa essere inflitto dall’esterno. Io offro immagini, evoco magicamente ricordi di libertà. Ma noi possiamo soltanto schiudere Le Porte [The Doors], non possiamo costringere la gente a varcarle, se non ne ha la volontà. Forse i popoli primitivi hanno meno cazzate a cui rinunciare, meno stronzate da abolire. Una persona che voglia la libertà deve essere pronta a rinunciare a tutto, non solo alla ricchezza: tutte le idiozie che ti hanno insegnato, tutto il lavaggio del cervello che la società ti ha fatto. Devi liberarti di tutto questo se vuoi passare al di là della barricata. La maggior parte della gente non è disposta a un cambiamento così radicale. Alcuni rinunciano facilmente alla propria libertà. Ad altri, invece, la libertà può essere sottratta solo con la forza. Probabilmente ci sarà un processo in pompa magna. Può darsi che mi compri un vestito. Un abito blu scuro, da conservatore. E una cravatta. Non una di quelle cravatte cachemire, ma una bella cravattona con un gran nodo voluminoso. Forse un giorno scriverò un diario e lo pubblicherò su Esquire: Impressioni sulla mia impiccagione. [Morrison si riferisce qui allo scandalo di Miami, secondo lui ingigantito ad arte dal governo americano; «Esquire» è una prestigiosa rivista americana su cui in passato hanno scritto hemingway e scott fitzgerald, più di recente mcinerney, NDC] Non sono sicuro che sia la salvezza ciò che la gente vuole, e neppure che la voglia ottenere da me. Lo sciamano è un guaritore, come lo stregone. Non credo che la gente si rivolga a me per questo. Non mi vedo assolutamente come un Salvatore. La musica è molto erotica, libera emozioni. La musica dei Doors conduce le persone verso un orgasmo emotivo attraverso la mediazione delle parole e delle note. Per me i film devono essere totalmente artificiali e surreali oppure totalmente reali e documentaristici. Più sono all’estremo di una delle due tendenze, meglio è. La forma dell’intervista ha i suoi ascendenti nel confessionale, nel dibattito e nel confronto incrociato. Una volta che hai detto qualcosa, non c’è modo di ritrattare. Troppo tardi. È un vero momento esistenziale. Non ascolto spesso la musica rock. Mi piace cantare il blues, quelle lunghe tirate libere senza un inizio o una fine predefiniti: a un certo punto il pezzo prende una certa piega e io non faccio che improvvisarci sopra. Tutti in assolo. Mi piace questo tipo di canzone: attaccare con un ritmo blues e vedere dove ti porta. Il denaro sconfigge sempre l’anima. Dietro la tirannia c’è una precisa filosofia: ideali pressocché fanatici di equità e giustizia, e ferma devozione a un qualche Dio. Mantengo un pessimismo illuminato riguardo alle cose, così non resto deluso quando non vanno come voglio. Non voglio una rivoluzione. La rivoluzione non è altro che il passaggio da una corrente all’altra. E io penso che una rivoluzione in questo paese sarebbe un disastro. Vale ancora la pena di lottare per gli ideali democratici. Occorre solo cambiare qualche leader, cambiare qualche legge. Siamo un po’ come i nostri antenati indiani: ci accomunano la paura del sesso, la pietà per i morti e un ossessivo interesse per i sogni e le visioni. La gente oggi vuole una band che accantoni completamente il passato e qualunque legame con il business. Una band che dica: «Lo facciamo per un motivo. Non perché vogliamo spillarvi denaro a palate dalle tasche». Vogliono sentire che il gruppo appartiene alla loro comunità, non gli interessa qualcosa che arriva dall’esterno. Sono molto legato al gioco dell’arte e della letteratura: i miei eroi sono artisti e scrittori. Ho sempre voluto scrivere, ma ho sempre pensato che non sarebbe stata roba buona fino a che la mia mano non avesse preso la penna e cominciato a muoversi per conto suo, con me assolutamente non coinvolto, per così dire. Come la scrittura automatica. Ma non è mai successo. La vera poesia non dice niente, elenca solo delle possibilità, apre tutte le porte. E voi potete passare per quella che preferite. Se la mia poesia cerca di arrivare a qualcosa, è liberare la gente dai modi limitati in cui vede e sente. La gente ha paura di se stessa, della propria realtà e dei propri sentimenti più di ogni altra cosa. Si fa un gran parlare dell’amore, ma sono tutte stronzate. L’amore ferisce, i sentimenti provocano fastidio. Si insegna alla gente che il dolore è negativo e pericoloso. Come si può aver a che fare con l’amore se si ha paura di provare qualsiasi sensazione? Spero di morire attorno ai centoventi anni di età, conservando il mio umorismo e in un bel letto comodo. Non vorrei nessuno intorno. Vorrei solo andarmene placidamente alla deriva. Possiamo liberarci dalle regole e dalle menzogne ascoltando il nostro corpo, aprendo i nostri sensi. Blake sostiene che il corpo è la prigione dell’anima finché non vengono completamente spalancati i cinque sensi, che lui chiama «le finestre dell’anima». Quando infatti il sesso coinvolge pienamente tutti i sensi può tradursi in una sorta di esperienza mistica. Mi sono divertito molto in questi ultimi anni. Ho incontrato un sacco di persone interessanti e visto cose che probabilmente non sarei riuscito a vedere in un ventennio di vita normale. Non posso dire di avere rimpianti, e tuttavia, se dovessi ricominciare daccapo, penso che farei una tranquilla vita da artista che cammina faticosamente nel suo campo d’azione. Il sesso può essere liberatorio ma può rivelarsi anche una trappola. Dipende da quanto una persona dà ascolto al proprio corpo, alle proprie sensazioni. La maggior parte della gente è troppo impegnata a nascondere le proprie sensazioni per poterle percepire. A volte il dolore è troppo forte per poter essere esaminato, o anche tollerato; il che comunque non basta a renderlo cattivo o necessariamente pericoloso. Ma la gente ha paura della morte, e più ancora del dolore. È strano che abbia paura della morte: la vita fa molto più male della morte. Quando si muore, il dolore finisce. La morte, in un certo senso, è un’amica. The Lords I Signori. Appunti sulla visione (The Lords. Notes on vision) è una raccolta di poesie stampata privatamente nel 1969 da Jim Morrison, assieme all’opera “gemella” Le Nuove Creature (The New Creatures), in cento copie ciascuna. L’anno successivo le due opere vennero pubblicate unitamente dalla casa editrice newyorkese Simon & Schuster con grande successo, nonostante le perplessità della critica. La raccolta è ormai considerata un libro di culto dai fans dei Doors. I Signori, in particolare, contiene aforismi sul cinema, forma d’arte molto amata e sperimentata da Jim Morrison, e versi poetici nello stile tipicamente “visionario” del suo autore. Gran parte della stampa è costituita da avvoltoi che calano sulla scena per l’indifferenza della curiosa America. Cineprese che intervistano vermi all’interno di una bara. La cinepresa, come un dio onnivedente, soddisfa la nostra brama di onniscienza. Il fucile del cecchino è un’estensione del suo occhio. Egli uccide con la sua visione ingiuriosa. Il sonno è un’oceanica profondità immersa in ogni notte. La divisione degli uomini fra attore e spettatori è il fatto centrale del nostro tempo. Siamo ossessionati da eroi che vivono per noi e che noi puniamo. Ci accontentiamo del “dato” nella ricerca delle sensazioni. Siamo stati trasformati da un corpo che danza sfrenato sulle pendici in un paio d’occhi che fissano nel buio. La via moderna è un viaggio in auto. I Passeggeri mutano terribilmente nei loro fetidi sedili, o vagano da auto in auto, soggetti a incessanti trasformazioni. Non si può camminare attraverso specchi o nuotare attraverso finestre. Più o meno siamo tutti affetti dalla psicologia del voyeur. Non in senso strettamente clinico o criminale, ma nella nostra intera posizione fisica ed emozionale di fronte al mondo. Ogni volta che cerchiamo di spezzare questo incantesimo di passività, le nostre azioni sono crudeli e maldestre e in generale oscene, come un invalido che abbia dimenticato come camminare. Il voyeur, il guardone, il Peeping Tom, è un oscuro commediante. È repellente nel suo oscuro anonimato, nella sua segreta intrusione. È penosamente solo. Ma stranamente riesce, attraverso questo stesso silenzio e occultamento, a rendersi sconosciuto partner di chiunque sia nel raggio del suo sguardo. Questa è la sua minaccia e il suo potere. [Peeping Tom, “Tom Che Sbircia”, è la personificazione del guardone, NDC] Il voyeur è il masturbatore, lo specchio il suo distintivo, la finestra la sua preda. I film sono collezioni d’immagini morte sottoposte a inseminazione artificiale. Gli spettatori di film sono quieti vampiri. Il cinema è la più totalitaria delle arti. Il corpo esiste a beneficio degli occhi; diviene un fusto secco per sostenere questi due delicati insaziabili gioielli. Il film conferisce una sorta di spuria eternità. Ogni film dipende da tutti gli altri e conduce agli altri. I film hanno un’illusione di atemporalità favorita dalla loro regolare, indomabile apparenza. Il fascino del cinema risiede nella paura della morte. Il moderno Oriente crea la più grande quantità di film. Il cinema è la nuova forma di un’antica tradizione – il teatro delle Ombre. È sbagliato supporre, come alcuni hanno fatto, che il cinema appartenga alle donne. Il cinema è creato da uomini per la consolazione di uomini. I genitali maschili sono piccoli volti che formano trinità di ladri e Cristi. Padri, figli e spiriti. Il cinema si è sviluppato in due direzioni. Una è lo spettacolo. Come la Fantasmagoria, il suo obiettivo è la creazione di un totale sostituto del mondo sensoriale. L’altra è il peepshow, che reclama per il suo spazio la contemplazione sia erotica che incontaminata della via reale, e imita il buco della serratura o la finestra del voyeur senza bisogno di colore, rumore, grandiosità. [Il peepshow è uno spettacolo di nudi femminili visibile da uno spioncino o da un sistema di lenti, NDC] Il cinema scopre le sue più profonde non con la pittura, la letteratura, o il teatro, ma con i passatempi popolari – fumetti, scacchi, carte e tarocchi, riviste, e tatuaggi. Il cinema non deriva da pittura, letteratura, scultura, teatro, ma dagli antichi rituali popolari. È la manifestazione contemporanea di una storia d’ombre evolutasi, il piacere di immagini in movimento, una credenza nella magia. Il lignaggio è intrecciato dai primordi con Clero e stregoneria, un’evocazione di fantasmi. Lo spettatore è un animale morente. È sbagliato ritenere che l’arte necessiti dello spettatore per poter essere. Il film scorre senza alcun occhio. Lo spettatore non può esistere senza di esso. Esso garantisce la sua esistenza. Lo scopo dell’happening è curare la noia, ripulire gli occhi, operare una ricongiunzione infantile col flusso della vita. Il suo più piccolo, più ampio scopo è la purificazione della percezione. Le multimedialità sono immancabilmente tristi commedie. Funzionano come una sorta di pittoresca terapia di gruppo, un afflitto accoppiamento di attori e spettatori, una reciproca semimasturbazione. L’occhio pulito e la cinepresa ci offrono gli oggetti come essi esistono nel tempo. Non alterati dall’“osservare”. La cinepresa è una macchina androgina, una sorta di ermafrodito meccanico. Nella sua storta l’alchimista replica l’opera della Natura. L’Alchimia è una scienza erotica, riguarda sotterranei aspetti della realtà, volta a purificare e trasformare tutto l’essere e la materia. Ciò non significa che le operazioni materiali vengano abbandonate. L’adepto si occupa sia del lavoro mistico sia di quello fisico. Gli alchimisti rilevano nell’attività sessuale dell’uomo una corrispondenza con la creazione del mondo, con la crescita delle piante e con la formazione dei minerali. Quando vedono l’unione di pioggia e terra, la vedono in senso erotico, come una copulazione. E ciò si estende a tutti gli ambiti naturali della materia. Il cinema ci riporta all’anima, religione della materia, che assegna a ogni cosa la sua particolare divinità e vede dèi in tutte le cose e gli esseri. Il cinema è erede dell’alchimia, ultimo di una scienza erotica. Gli eventi accadono oltre la nostra conoscenza e controllo. Le nostre vite sono vissute per noi. I Signori ci placano con immagini. Ci danno libri, concerti, mostre, spettacoli, cinema. Soprattutto i cinema. Attraverso l’arte ci confondono e ci accecano nel nostro asservimento. L’arte adorna le mura della nostra prigione, ci rende silenziosi e divertiti e indifferenti. Danny Sugerman Daniel Stephen Sugerman, nato a Beverly Hills nel 1954, entrò in contatto con i Doors ad appena dodici anni e ben presto ne divenne manager. Nella sua carriera ha collaborato con diversi musicisti, tra i quali Iggy Pop. Nel 1980 ha pubblicato, col giornalista Jarry Hopkins, la biografia-culto di Jim Morrison Nessuno uscirà vivo di qui (No One Here Gets Out Alive). Nel 1993 ha sposato l’ex playmate Fawn Hall (coinvolta nello scandalo dell’IranContra), già compagna del discusso attore Rob Lowe. Autore del libro autobiografico Wonderland Avenue e collaboratore di Oliver Stone, Sugerman è stato in cura per dipendenza da eroina e ha trovato sollievo nel Buddismo. Nel 2005 è morto a soli cinquant’anni per un tumore di cui soffriva da tempo. Le frasi di Jim Morrison di seguito riportate sono tratte dall’opera Wonderland Avenue in cui Sugerman parla, fra le altre cose, del suo rapporto di amicizia con il leader dei Doors sviluppatosi negli anni dell’adolescenza e, ovviamente, vanno prese con la dovuta cautela in quanto ricostruite a fini editoriali a diversi anni di distanza dagli eventi. Scoprirai chi vuoi essere quando verrà il momento. Non devi porti limiti, solo così potrai scoprirlo. Devi sperimentare ogni cosa e capire gradualmente come rapportarti con il resto del mondo: comincerai a trovare la tua identità. Non lasciare che ti cambino gli altri. Lotta per la libertà di provare qualsiasi cosa almeno una volta. Non porti nessun limite. Ciò che t’insegnano a scuola è inaccettabile, ti fanno sentire un imbecille, ecco perché crescere è così difficile. È una fase in cui ognuno deve trovare la propria strada. La gente che secondo te ha tutte le risposte, in realtà non ha niente. Non devi credergli, ma non devi rifiutare neanche tutti i suoi valori. Devi renderti conto che probabilmente non ti capiranno mai e che sarà una battaglia dura, ma l’importante è che tu non rinunci mai alle tue idee. Questo lo può fare chiunque. Approfitta di ciò che ti offrono. Si può imparare da tutto. Esiste un certo tipo di uomo che comprende tutti gli aspetti della vita. Sono uomini che aspirano a crescere, a imparare e ad amare, ma c’è dell’altro. Non hanno paura di niente, sono pronti ad andare ovunque, a fare qualsiasi cosa. Ma l’obiettivo finale è la conoscenza, tutto il resto è in più. E questo tipo di conoscenza si ottiene solo con l’esperienza. Più intensa è, meglio è. L’esperienza non è il pensiero. Pensare è una cazzata. L’esperienza è il centro di tutto. La conoscenza è la meta finale. Ma l’esperienza è il mezzo per raggiungerla. C’è una scuola di pensiero secondo cui tutto, ogni atto, è basato sulla volontà. In alcuni casi potrebbe essere vero, ma io credo che il vero potere di un’artista risieda nella sua capacità di ricevere, non di inventare. E penso sia obbligatorio per l’artista fare il possibile per aumentare il suo potere ricettivo. Siamo tutti prodotti della mente universale. Il trucco sta nel sentire le voci. Per riuscirci devi innanzitutto sbarazzarti di te stesso, distruggere completamente tutto ciò che sviluppa la personalità umana, tutto l’egoismo che essa contiene. Qualunque mezzo aiuti a condurre alla perdizione dell’io è da considerarsi buono: droghe, alcol, meditazione, canto, tutto ciò che annulla il controllo della ragione e libera dalle inibizioni. Non importa se i mezzi sono dannosi. Sono come fertilizzanti. [Sotto l’effetto dell’LSD, Danny Sugerman era in macchina con Jim Morrison, che aveva una guida temeraria, NDC] Non opporre resistenza a ciò che ti sta succedendo. Non lottare. Lasciati andare. Immagina di essere un autostoppista. Qualcuno che non conosci, che non hai mai visto prima, ti ha dato un passaggio. Non sai chi sia né dove ti stia portando, ma sali in macchina perché istintivamente ti fidi di lui. Questo guidatore, questo tuo amico, forse l’hai già incontrato da qualche parte in passato, ti sta conducendo in un posto meraviglioso. Senti di avere una completa fiducia in lui. Sai che non ti farà alcun male. Tutto finirà bene. Pertanto, goditi il viaggio. Nello Sri Lanka una setta indù crede che Dio sia più vicino a noi quando siamo in pericolo. Crede in molte divinità, ma le principali sono tre: Brahma il creatore, Vishnu il protettore e Shiva il distruttore. I fedeli non sfuggono al pericolo, anzi gli vanno incontro con riti come quello di camminare sui carboni ardenti e roba del genere. A volte Dio è veramente più vicino quando siamo in pericolo. La libertà è l’unica cosa per cui valga la pena morire. Non la liberazione normalmente intesa: guerre, morire per una causa... quello è solo un concetto, non c’entra niente con la realtà. La libertà e la vita sono guerre molto più personali e, in qualche modo, molto più difficili, ma non per questo meno concrete. La morte, reale o immaginata, è sempre presente. Non c’è niente di più inaccettabile della morte. Una volta accettata la morte, sei a posto. Sei libero. Nulla ti può più toccare. La chiave di tutto è l’accettazione totale. Per andare al di là del Bene e del Male bisogna distruggere tutti i valori prestabiliti, dimenticare i Dieci Comandamenti, inventare i propri comandamenti, diventare un nuovo Dio, creare se stessi, individuare nuovi valori personali. La distruzione non è necessariamente un qualcosa di negativo. Ci hanno fatto un lavaggio del cervello per inculcarci questa idea, e non c’è da sorprendersi in una società come la nostra, che ha un’alta considerazione del materialismo. Ma sono tutte balle. La distruzione è necessaria: ogni essere vivente muore continuamente, crescere vuol dire anche morire. Quindi se stimoliamo artificialmente il processo di morte introducendo un elemento distruttivo, stimoliamo anche la capacità di crescita. In altre parole, possiamo intensificare l’impulso vitale con un comportamento autodistruttivo. Non può esserci nascita senza, prima, la morte. Lo dice anche la Bibbia: «Chi salverà la propria vita la perderà, e chi perderà la propria vita la salverà». Nessuno, tuttavia, ti può garantire che dopo averla persa riuscirai a ritrovarla. Questo è il rischio. È buffo... bisogna rischiare di morire per poter vivere. È un gioco incredibile, e in palio c’è la tua vita: se perdi è la fine, ma se vinci, allora capirai. Questo è il risvolto positivo. È la purificazione. È attraversare le porte della percezione. C’è una bella differenza tra ribellione e semplice rifiuto. Ribellarsi significa pretendere di essere trattati alla pari. Significa avere dei valori, un senso di identità, una dignità. Il rifiuto è una fuga. Frank Lisciandro Frank Lisciandro, fotografo e cineasta, era compagno di corso di Jim Morrison all’università cinematografica dell’UCLA di Los Angeles e fu collaboratore di Jim nei tentativi di lungometraggi (girò con lui il film HWY e fece le riprese di Feast of Friends). Appassionato curatore della sua eredità artistica dopo la morte, ha co-prodotto l’album “postumo” An American Prayer e curato i due volumi “ufficiali” di poesie sparse pubblicati all’inizio anni Novanta, Notte Americana (The American Night) e Deserto (Wilderness). Riportiamo alcune “confidenze” fatte da Jim Morrison all’amico nel corso delle loro assidue frequentazioni. I giovani sono il futuro, e puoi cambiarli, plasmarli, influenzarli. Questa è l’importanza del pubblico giovane. È come carta bianca in attesa di essere scritta. E io sono l’inchiostro. Cerco di fare star bene i ragazzi ma loro si lanciano verso il palco perché ci sono i poliziotti, è una sfida alla quale non riescono a resistere. Quasi tutti si sfogano e reagiscono alla presenza dei poliziotti. È come un gioco. I ragazzi provano a fermare la polizia e la polizia deve cercare di fermare loro. Una giorno mi piacerebbe provare a suonare a oltranza tutto quello che conosciamo: blues, Elvis, canzoni, vecchi pezzi rock. Probabilmente potremmo andare avanti per ore. Vorrei poter salire sul palco senza un limite di tempo e suonare, cantare e basta. Finché non crollo. Dare tutto. Sarebbe stupendo. Gli errori più grossi della mia vita li ho fatti dal barbiere. Non mi preoccupa morire in un incidente aereo. Sarebbe un buon modo di andarsene. Non voglio morire di vecchiaia, di overdose o nel sonno. Voglio sentire com’è. Voglio assaggiarla, ascoltarla, gustarla. La morte viene una volta sola: non voglio perdermela. La morte potrebbe essere l’esperienza che ti fornisce il pezzo mancante del mosaico. Il pioppo americano nero è ricoperto di muschio spagnolo e può avere anche duecento anni. Non si vede ma il muschio può essere formato da milioni di fiori delicati. E l’ironia è che alla fine ucciderà l’albero. Il rock’n’roll è una razza mista scaturita dal blues, che ha le proprie radici in Africa, e dalla musica country e di montagna proveniente dalla Scozia, dall’Irlanda e dall’Inghilterra. Il rock è una miscela perfetta di musica bianca e musica nera, e questa è una delle ragioni per cui lo amo. Voglio fare esperienza di ogni cosa almeno una volta nella vita. In America mi sento veramente a casa. Per me è come un caldo seno al neon. Quando me ne vado da questo paese, è come essere via in spedizione. Poesie su taccuino Jim Morrison scrisse centinaia di poesie su taccuini e fogli volanti. Si tratta di versi, appunti, componimenti scritti a mano, dattiloscritti o scarabocchiati che a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta Frank e Katherine Lisciandro, i suoi amici di più lunga data, si accollarono l’onere improbo di mettere in ordine con un lavoro certosino: i taccuini erano infatti ventisei, ma i pezzetti di carta erano quasi un migliaio e in molti casi contenevano diverse versioni della stessa poesia, peraltro prive di datazione o riferimenti temporali, dunque era impossibile individuare la versione definitiva, o quantomeno quella più recente, di un dato componimento. Dal lavoro immane dei Lisciandro uscirono fuori due raccolte di poesie Deserto e Notte Americana, considerate dai loro curatori «le migliori versioni allo stadio più avanzato» che si riuscirono a isolare. I versi che seguono sono tratti dalle raccolte in parola. Tra infanzia, adolescenza, giovinezza & età adulta (maturità) ci vorrebbero demarcazioni nette segnate con esami, decessi, gesta, rituali, racconti, canzoni, & giudizi. Nessuno ha mai progettato di essere. Io sono una guida al Labirinto. Come possiamo odiare o amare in un mondo che è un mare di atomi sciamanti Il Tempo ti ha reclamato, viene a prenderti I ragazzi delle caverne faranno splendere il loro fuoco occulto Le droghe sono una scommessa con la tua mente. Ciascun giorno è farsi un giro nella storia. Una volta c’ero, credo. Credo che c’eravamo. In quell’anno ci fu un’intensa visitazione di energia. Perdona me, Padre, poiché io so quel che faccio. Voglio ascoltare l’ultima Poesia dell’ultimo Poeta. Perché bevo? Così posso scrivere poesie. Talvolta quando si è a fine corsa e ogni bruttura recede in un sonno profondo, c’è come un risveglio e ogni cosa rimasta è reale. Per quanto devastato è il corpo, lo spirito cresce in energia. Il tempo non esiste. Non c’è nessun tempo. Il tempo è una piantagione rettilinea. Anche il più amaro dei Poeti-Matti è un pagliaccio, che batte la frontiera. Ti voglio bene amica. Ti voglio bene perché sei tu. Fredda musica elettrica, rovinami, lacerami la mente, col tuo cupo torpore. Grazie alla ragazze che mi hanno dato da mangiare. Essersi appena posti la domanda se il mondo è reale Un attributo dell’ignoranza, l’autoinganno, potrebbe essere necessario al poeta per sopravvivere. [Ci sono] Quelli in corsa verso la Morte, Quelli che aspettano, Quelli che si preoccupano. La nostra estate insieme è finita troppo presto “Ho visto l’Inferno delle donne là dietro.” [citazione da Una Stagione all’Inferno del poeta francese Arthur Rimbaud, 1854-1891, vedi Appendice, NDC] Se guardo indietro alla mia vita a colpirmi sono cartoline, Foto Rovinate, manifesti sbiaditi di un tempo che non riesco a ricordare Il sesso ti dà stimoli maggiori di quanto avessi mai immaginato & la pace i libri & tutto perdono il loro fascino & ti trovi sbattuto indietro nell’occhio della visione Essere ubriachi è un buon travestimento. Io bevo così posso parlare con le teste di cazzo. Me incluso. Devi affrontare la tua vita che ti sta strisciando addosso come un’ipnotica serpe avvolgente. La speranza è soltanto una parola Scrollati i sogni dai capelli, bambino mio bello, dolcezza mia, scegliti il giorno, & il segno del tuo giorno, la prima cosa che vedi. Mi sforzo di introdurre sempre, in tutto quel che faccio, un certo senso di ironia. Ci sono immagini che mi servono a completare la mia propria realtà Uno spettro ci precede, un’ombra ci segue, e ad ogni fermata cadiamo Non posso camminare per le strade di una città senza osservare ogni singolo pedone. Sento le loro vibrazioni attraverso la mia pelle Ho fatto un salto da te, nella notte, ma tu eri come una luce che se n’è andata Sono turbato immensamente dai tuoi occhi Gli attori sono riuniti; immediatamente vengono incantati. Io, per esempio, sono in estasi, ammaliato. Posso convincerti a sorridere? “Hai mai visto Dio?” Un mandala. Un angelo simmetrico. Ci svegliammo parlando. Raccontandoci i sogni. I sogni sono a un tempo frutto & clamore contro un’atrofia dei sensi. Sognare non è la soluzione. Torneranno quei nomi caldi & quei visi. Hanno fine i boschi luminosi? La paura è un porticato attraversato da venti che scivolano verso Nord. Un viso alla finestra che diventa una foglia. Un’aquila che percepisce la sua rovina, ma si libra graziosamente in alto. Un coniglio che luccica nella notte. In tempi come questi ci servono uomini che possano veder chiaro & dire la verità. Dove sono i miei sognatori, oggi e stanotte. Dove sono i miei danzatori, che saltano follemente. Il giardino resterà qui, ora e sempre Tornate ancora nella dolce foresta, tornate nel sogno bollente, venite con noi. Tutto è in frantumi, & danza Sono caduto sulla terra & ho stuprato la neve, ho sposato la vita & respirato col mio midollo. Essere nati giusto per la beltà & veder tristezza. Cos’è questa malata debolezza? Voglio recingere il mio sacro fuoco. Essere semplice, nero & pulito. Un nulla indistinto. La fine del sogno sarà quando conta. Ogni cosa mente. Buddha mi perdonerà. Conosco il mare impossibile, quando latrano i cani Dobbiamo cercar di trovare una nuova risposta invece di un cammino Abbandonate le città corrotte di vostro padre. Abbandonate i pozzi avvelenati & le strade macchiate di sangue. Entrate ora nella dolce foresta. Non mi sveglierò mai più di buonumore Autostoppisti costellano la Grande Autostrada. Casa tua è sempre qui, inviolata & sicura, e io schiudo l’ampio sorriso delle mie memorie. Questo è per te, nell’anniversario della nostra prima notte. So che mi ami, per parlare così. Portami a letto. Fammi ubriacare (ricomponimi). Avevo un malditesta feroce, di cui è fatto il futuro. Sudiamo e risparmiamo tutta la vita costruendo una tomba poco profonda. È tempo di deserto selvaggio. L’arte può addolcire. Le parole non possono placare la Notte. Amo gli angoli di paura Ora che hai preso il volo o hai vagabondato via, siedo e ascolto il sibilo del traffico & invoco in questa stanza bruciata & sventrata qualche spettro, qualche vaga somiglianza di un tempo Dov’eri quando avevo bisogno di te? Smetti di camminare, ascolta i bambini parlare La realtà è ciò che ci hanno nascosto per tanto tempo. Nascita sesso morte. Siamo vivi quando ridiamo. Quando possiamo sentire l’impeto & il getto del sangue. Benvenuti nella profonda buona tenebrosa Notte Americana. Il mare è una vagina che può essere penetrata in ogni punto. Vorrei che una bufera venisse & spazzasse via questa merda. O una bomba che bruciasse la Città & lucidasse il mare. Vorrei che mi arrivasse una morte pulita. Esplose il fragore di un disco & assordò il mondo. Se solo potessi sentire il canto dei passeri & sentire di nuovo l’infanzia trascinarmi indietro. Se solo potessi sentirmi trascinare indietro di nuovo & di nuovo sentirmi abbracciato dalla realtà, io morirei felice. L’amore non ti salva dal tuo destino.* * Verso tratto da un poesia audioregistrata Poesie An American Prayer (Una preghiera Americana) è un’elegia ispirata a Jim Morrison dal suo paese natio, declamata per la prima volta il 1° maggio 1969 nel corso di un reading di poesia e in seguito rielaborata. Ode to L.A. while thinking of Brian Jones, deceased (Ode a L.A. col pensiero a Brian Jones, deceduto) è invece una poesia dedicata al fondatore e chitarrista dei Rolling Stones, morto in circostanze misteriose a soli ventisette anni. Celebration of the Lizard (Celebrazione della Lucertola) è un lungo poema definito dal suo autore «un incrocio fra una pièce teatrale e un rituale elettrico». Reinventiamoci tutti gli dei, tutti i miti dei tempi. Celebriamo simboli da vecchie profonde foreste. [An American Prayer] Ci servono grandi dorate copulazioni [An American Prayer] Lo sai che siamo siamo governati dalla tv [An American Prayer] Dove sono le feste che ci avevano promesso? Dov’è il vino novello (morente sulla vite)? [An American Prayer] La libertà esiste nei libri di scuola. Pazzi dirigono la nostra prigione dentro una cella, dentro una galera, dentro un libero protestante Maelstrom [An American Prayer] Siamo appollaiati a capofitto sul ciglio della noia. Ci sporgiamo verso la morte sull’estremità di una candela. Cerchiamo qualcosa che ci ha già trovati. [An American Prayer] Siamo stati portati al massacro da placidi ammiragli. Grassi e flemmatici generali si trastullano col nostro giovane sangue. [An American Prayer] Stanno aspettando di condurci nel giardino separato. Sai quanto pallida & pazzamente tesa e sospesa giunge la morte a una strana ora, non annunciata, non prevista, come un terrificante ospite troppo amichevole che ti sei portato a letto. [An American Prayer] La morte ci rende angeli, & ci mette ali dove avevamo spalle lisce come grinfie di corvo. [An American Prayer] Sono stufo di facce austere che mi fissano dal ripetitore tv. [An American Prayer] Voglio delle rose nel pergolato del mio giardino. [An American Prayer] Le parole dissimulano, le parole corrono, le parole rassomigliano a bastoni che camminano, piantale, cresceranno, guardale ondeggiare come fanno. [An American Prayer] Donne di tutto il mondo unitevi, rendete sicuro il mondo, per una vita che dia scandalo. Tagliatevi la gola, la vita è uno scherzo. [An American Prayer] Stanno riducendo il nostro universo a uno scherzo. [An American Prayer] “Il film comincerà fra 5 minuti” annunciò una Voce vacua “Tutti quelli in piedi aspettino il prossimo spettacolo”. Sfilammo lentamente, languidamente nella sala. L’auditorium era vasto & silenzioso. Appena fummo seduti al buio la voce continuò: “Il programma di questa sera non è nuovo. Avete visto questo spettacolo ancora & ancora. Avete visto la vostra nascita, vita & la morte; potreste ricordarvi di tutto il resto – (avete avuto un buon mondo quando siete morti?) – abbastanza da farci un film?” [An American Prayer] Vado via da qui. Dove? Dall’altra parte del mattino [An American Prayer] Preferisco una Festa di Amici, alla Famiglia gigante [An American Prayer] Sono il Re Lucertola. Posso fare qualunque cosa. [Celebration] Sveglia! Non riesci a ricordare quand’è stato. Questo sogno si era fermato? [Celebration] Ci siamo tutti? La cerimonia sta per cominciare. [Celebration] Fratelli & sorelle della foresta opaca, oh Creature della Notte, chi di voi correrà con la caccia? Ora scende la notte con la sua legione purpurea. Rifugiatevi nelle vostre tende e nei vostri sogni. Domani entreremo nella mia città natale. Voglio essere pronto. [Celebration] Spero che tu sia uscito, sorridendo come un bimbo, nel fresco residuo di un sogno. [Ode a LA] Canzoni Tutti i testi dei brani dei Doors sono stati scritti da Jim Morrison, tranne: Twentieth Century Fox e Light My Fire, canzoni composte con il chitarrista Robby Krieger; You’re Lost. Little Girl, Love Me Two Times, Wintertime, Spanish Caravan, Yes the River Knows, Tell All The People, Touch Me, Runnin’ Blues, Wishful Sinful e Love Her Madly: scritte da Robby Krieger. In questa selezione, dunque, figureranno esclusivamente versi tratti dalle canzoni dei Doors i cui testi sono stati interamente scritti dal leader della band. Non affrettarti se vuoi che il tuo amore duri. [Take It as It Comes] Ragazza infelice, vola via lontano. Non perdere la tua occasione di fluttuare nel mistero. Stai morendo nella prigione che ti sei inventata. [Unhappy Girl] La gente è strana quando sei uno straniero. Le facce appaiono minacciose quando sei solo. Le donne sembrano malvage quando sei indesiderato. Le strade sono impervie quando sei depresso. [People Are Strange] Quando la musica finisce, spegni le luci. La musica è la tua speciale amica, danza dunque sul fuoco come ti dice di fare. La musica è la tua unica amica fino alla fine. [When the Music’s Over] Prima di sprofondare nel grande sonno voglio ascoltare l’urlo della farfalla. [When the Music’s Over] Il mattino ci ha colti beatamente incoscienti. Mezzogiorno ha acceso d’oro i nostri capelli. Di notte abbiamo nuotato nel ridente mare. Dove saremo quando l’estate sarà finita? [Summer’s Almost Gone] Cinque a uno, uno a cinque. Nessuno uscirà vivo di qui. [Five to One] Non si può supplicare il Signore con la preghiera. [The Soft Parade] La dolce parata è cominciata. Senti il borbottio dei motori. La gente in giro per divertirsi. [The Soft Parade] Il futuro è incerto. E la fine è sempre vicina. [Roadhouse Blues] Venti di follia adornano il cielo, mi sembra di non poter trovare la bugia adatta. [I Can’t See Your Face in My Mind] Una vivace festa di amici mi aspetta là fuori. [When the Music’s Over] Alcuni nascono per la dolce gioia, altri per la notte senza fine. [End of the Night] Ci sono solo quattro modi per cavarsela: uno è dormire, l’altro è viaggiare; uno è vagare su per le colline, l’altro è amare il tuo vicino di casa finché la moglie non torna. [The Soft Parade] Questa è la vita più strana che abbia mai conosciuto. [Waiting For the Sun] Uomo, sei malvagio, va’ via dal mio giardino. [Woman in the Window] Sono una spia nella casa dell’amore. So che sogno stai sognando. So che parola vorresti sentire. So qual è la tua più profonda e segreta paura. So ogni cosa. Ogni cosa che fai. Dovunque vai. Chiunque conosci. Posso vederti. [The Spy] Sono l’aria che respiri, il cibo che mangi, gli amici che saluti, nella strada affollata. [The Changeling] Sono depresso da così tanto tempo che mi sembra di star bene. [Been Down So Long. In inglese il verso recita “Been down so long it looks like up to me”, citazione dell’omonimo romanzo di Richard Fariña, simbolo della controcultura, NDC] Ho bisogno di qualcuno che non abbia bisogno di me. [Hyacinth House] Nessuna eterna clemenza potrà perdonarci per aver sprecato l’aurora. [I Wasp – Radio Texas and the Big Beat] L’amore si nasconde nei luoghi più strani. L’amore si nasconde in volti familiari. L’amore viene quando meno te l’aspetti. L’amore si nasconde negli anfratti. L’amore viene per quelli che lo cercano. L’amore si nasconde nell’arcobaleno. L’amore si nasconde nelle strutture molecolari. L’amore è la risposta. [Love Hides] Annulla la mia adesione alla resurrezione. [When the Music’s Over] Questa è la fine, meravigliosa amica. Questa è la fine, mia unica amica. Fa male lasciarti libera, ma non mi seguiresti mai. La fine delle risate e delle dolci bugie. La fine delle notti in cui abbiamo cercato di morire. [The End] Qui fuori nel perimetro non ci sono stelle. Qui fuori siamo completamente immacolati. [Stoned Immaculate] Le tue dita tessono rapidi minareti, parlano in segreti alfabeti. [Soul Kitchen] Lasciami dormire stanotte nella tua cucina dell’anima, scalda la mia mente accanto alla tua mite stufa. Cacciami e io vagherò, bambina, barcollando in foreste di neon. [Soul Kitchen] Prima che scivolerai nell’incoscienza vorrei avere un altro bacio, un’altra sfavillante occasione di felicità. [The Crystal Ship] Dimmi dov’è la tua libertà. Le strade sono campi senza fine. Liberami dai perché. Preferiresti gridare, preferirei volare. [The Crystal Ship] Tutti i bambini sono folli, aspettando le piogge estive. [The End] I tuoi giorni spensierati sono finiti, bambina, la notte si sta avvicinando, le ombre della sera si allungano con gli anni, cammini sul marciapiede col tuo fiore in mano, cercando di dirmi che nessuno ti capisce. [Five to One] Strani giorni ci hanno trovato, strani giorni ci hanno catturato. Distruggeremo le nostre sporadiche gioie, staremo al gioco o troveremo una nuova città. [Strange Days] Scivoliamo dolcemente verso la luna, cavalchiamo la marea, arresi ai mondi sospesi che incombono su di noi. [Moonlight Drive] Non riesci a credere cosa provo nel vederti piangere. [Unhappy Girl] Non piangere, bambina, ti prego non piangere, non avrò bisogno della tua fotografia finché non ci diremo addio. [I Can’t See Your Face] Ti parlo di un mondo che inventeremo, uno sfrenato mondo senza lamenti. [We Could Be So Good Together] I giorni sono luminosi e pieni di dolore, avvolgimi nella tua mite pioggia. Il tempo che hai trascorso era troppo folle. C’incontreremo ancora. [The Crystal Ship] Non ci sarà mai nessuno come te. Non ci sarà mai nessuno capace di fare quello che fai tu. [Shaman’s Blues] Se hai una sera sicura, potresti prestarmela. Te la restituirò. [Shaman’s Blues] Sciocca regina, sii mia sposa, infuria al mio fianco nel buio, afferra l’estate col tuo orgoglio, cattura l’inverno nel tuo cammino. Andiamocene. [Easy Ride] Fa male lasciarti libera, ma non mi seguiresti mai. [The End] Chi ti ha spaventata, perché sei nata, bambina mia, nelle braccia del tempo con tutto il tuo fascino, amore mio. [Who Scared You?] Dimmi dov’è la tua libertà, le strade sono campi senza fine, liberami dai perché, preferisresti piangere, preferirei volare. [The Crystal Ship] Vedo che i tuoi capelli bruciano, le colline sono in fiamme. Se dicono che non ti ho mai amata, sai che mentono. [L.A. Woman] Epilogo Durante la performance MORRISON ha fatto di tutto nello sforzo di provocare confusione tra un enorme folla di giovani. [...] MORRISON ha cantato una canzone e per il resto del programma ha grugnito, gemuto, volteggiato e gesticolato facendo commenti incendiari come riportato di seguito: «Siete tutti un branco di schiavi. Cosa intendete fare? Mi piacerebbe vedere un po’ di nudità qui attorno. Afferra il tuo amico e amalo! Non ci sono leggi! Non ci sono regole!». Durante questa performance MORRISON si è esposto allo sguardo del pubblico ed è parso diventare violento. [...] L’esibizione è proseguita davanti a 31 poliziotti della Città di Miami fuori servizio, la maggior parte di essi in uniforme, ma riluttanti a procedere all’arresto per paura di scatenare una rivolta. Rapporto dell’FBI sul concerto di Miami del 1° marzo 1969 Quella sera [3 marzo 1971, NDC] l’atmosfera era stranamente intensa. Jim, di norma silenzioso in mezzo ad altra gente, quella volta lo fu più del solito, non era completamente lì con la testa. Nell’aria si respirava un senso di irrimediabilità. Una volta usciti dal ristorante lo salutammo tutti. Avevamo condiviso una vita nello sfavillante arco del rock and roll. Jim e io ci abbracciammo, poi lui si voltò, in modo goffo, e si allontanò. Mentre lo guardavo, mi chiesi se l’avrei più rivisto. Jac Holzman Morto – Jim Morrison, ventisette anni, cantante solista dei Doors, è la terza grande rockstar a morire in dieci mesi; è accaduto a Parigi. Sebbene Morrison avesse da tempo fama di forte bevitore, non aveva la reputazione di consumatore di droghe, ed è morto per un attacco cardiaco. Figlio di un ammiraglio, Morrison si era laureato all’Ucla prima di cominciare a intonare il suo lungo, teatrale poema nell’ambito di un oscuro, misterioso, tonante rock. Le sue orgiastiche esibizioni e il suo incitamento – «Dai, bimba, accendi il mio fuoco» – hanno coinvolto milioni di teenager, ma il suo stato d’animo era più apocalittico: «Cancella la mia adesione alla Resurrezione!», aveva esclamato per protestare contro la distruzione della Terra. «Time», luglio 1971 Non sono pazzo. Mi interessa la libertà. Buona fortuna. Jmorrison. lettera a Dave Marsh, primavera 1971 CRONOLOGIA 1943, 8 dicembre James Douglas Morrison nasce a Melbourne, una cittadina sulla costa atlantica della Florida, figlio di George Stephen Morrison (detto Steve), ufficiale di carriera della Marina americana, e Clara Clarke, casalinga. 1961, settembre Dopo essersi diplomato alla scuola superiore George Washington di Alexandria, Virgina, ed aver frequentato l’istituto superiore di St. Petersburg, Jim Morrison inizia a seguire i corsi della Florida State University a Tallahassee. 1964, febbraio Morrison si iscrive all’istituto di arte drammatica della UCLA Film School, Università della California, dove già Ray Manzarek è iscritto ai corsi di cinematografia, dopo essersi trasferito a Los Angeles. 1965, luglio A Venice Beach, Manzarek propone a Morrison di formare un gruppo dopo averlo sentito cantare alcune delle sue liriche, tra cui Moonlight Drive. Prendendo ispirazione da una frase del poeta William Blake, Jim decide di chiamare il gruppo The Doors. 1965, settembre Ray invita l’amico John Densmore a suonare la batteria nel suo nuovo gruppo: ne fanno parte Morrison, Manzarek, i due fratelli di quest’ultimo e una bassista. Densmore accetta e il gruppo registra un demo ai World Pacific Jazz Studios. 1965, ottobre Billy James della Columbia Records offre alla band un contratto a termine con royalties molto basse, che non verrà rinnovato. 1965, novembre Rick e Jim Manzarek lasciano il gruppo. John Densmore invita Robby Krieger, allievo del suo corso di meditazione trascendentale, a entrare nella band. I Doors vengono ingaggiati per esibirsi in raduni privati nell’area di Los Angeles: matrimoni, serate danzanti e feste fra amici. 1966, febbraio-aprile I Doors iniziano ad apparire regolarmente al London Fog, club scadente del Sunset Strip, la zona di Los Angeles dove si trovano i locali più importanti della scena musicale. Il gruppo si esibisce quattro volte alla settimana (poi diventeranno sei). Morrison spesso canta rivolto verso i suoi compagni, dando le spalle all’esiguo pubblico. In una di queste serate Jim conosce Pamela Courson. 1966, maggio Il London Fog licenzia la band in seguito ad alcune risse scoppiate nel locale durante le esibizioni. I Doors vengono ingaggiati dal prestigioso Whisky A-GoGo, sempre sul Sunset Strip. La scaletta comprende brani che appariranno nei primi due album del gruppo. 1966, agosto Phil Tanzini, proprietario del locale, licenzia i Doors scandalizzato dalla versione “edipica” della canzone The End. La casa discografica Elektra Records, fondata da Jac Holzman, propone ai Doors un contratto che implica un impegno esclusivo per sette album e che viene accettato. 1966, novembre I Doors si esibiscono all’Ondine di New York. Morrison va ad abitare insieme a Pamela al n. 1812 di Rothdell Trail, vicino al Laurel Canyon ad Hollywood, il quartiere dove vivono tutti gli esponenti della comunità musicale di Los Angeles. 1967, 4 gennaio L’Elektra pubblica il primo album The Doors: sarà uno dei dischi più venduti dell’anno assieme a Sgt. Pepper dei Beatles. Il singolo estratto è Break On Through/End Of The Night. Il gruppo inizia un’intensa serie di concerti in diversi locali, fra cui il Gazzarri’s, con notevole successo di critica e pubblico. 1967, 9 aprile Al Cheetah di Los Angeles Jim Morrison si esibisce per la prima volta nel suo “numero sul filo”, la camminata lungo il bordo palco in stile equilibrista: a un certo punto perde l’equilibrio e precipita in mezzo al pubblico dopo un volo di tre metri. Continuerà ad esibirsi in questa performance anche in altre occasioni. 1967, 9 giugno Durante il concerto al Fillmore di San Francisco, Morrison fa roteare pericolosamente il microfono in direzione del pubblico, finendo per colpire il promoter Bill Graham in piena fronte. 1967, 16 giugno Nell’esibizione all’Action House di Long Beach, NY, un Morrison ubriaco fradicio comincia a spogliarsi ma viene fermato prima di riuscirci. Il giorno successivo il concerto viene interrotto perché il cantante si infila il microfono in bocca generando “suoni alieni”. Gli altri del gruppo lo aiutano a lasciare il palco. 1967, 25 luglio La canzone Light My Fire si attesta al primo posto della classifica di Billboard. Durante i concerti estivi il pubblico accoglie il pezzo con un entusiasmo isterico. 1967, ottobre Viene pubblicato il secondo album Strange Days. 1967, 20 ottobre Al Wizard’s Lab, presso l’università del Michigan, Jim Morrison inizia a provocare una folla di studenti bacchettoni fino all’esasperazione. Al concerto era presente anche Iggy Pop che, folgorato dalla performance, fonderà gli Psychedelic Stooges. 1967, novembre I Doors si esibiscono al Berkeley Community Theatre, al Fillmore e al Winterland di San Francisco e al Village Theater di New York, i più importanti locali rock dei momento. 1967, 17 settembre I Doors si esibiscono all’Ed Sullivan Show, popolarissima trasmissione televisiva americana. Viene chiesto a Morrison di non cantare la parola “higher” contenuta in Light My Fire. Jim sembra acconsentire ma durante la trasmissione la pronuncia ugualmente: i Doors non saranno mai più invitati allo show. 1967, 2 dicembre Al Portland Memorial Coliseum, Jim Morrison incita la folla a sfrenarsi. Il concerto viene interrotto. John Densmore, esausto, chiede agli altri di trovare un sostituto per le date nel Nord Ovest. 1967, 9 dicembre Nel corso di un tour sulla costa Est i Doors si esibiscono all’Arena di New Haven. Jim Morrison provoca i poliziotti. Lo spettacolo viene interrotto e Morrison arrestato sul palco per disturbo della quiete pubblica e resistenza a pubblico ufficiale. 1968, 22-23 marzo 1968 I Doors si esibiscono al Fillmore East di New York riscuotendo grande successo; le “acrobazie” sul palco di Morrison sbalordiscono e conquistano la platea. 1968, 19 aprile Al concerto pomeridiano di Westbury, NY, Morrison manifesta scoppi improvvisi di violenza, inveisce contro il pubblico, urla e si contorce sul palco. L’esibizione della band viene interrotta. 1968, 24 maggio Al Nothern California Folk-Rock Festival lo stadio resta d’un tratto senza energia elettrica. Morrison s’incammina fino al bordo del palco e contempla le stelle, poi istiga il pubblico ad abbandonare i propri posti costringendo gli addetti alla sicurezza a formare un cordone protettivo di fronte al palco. 1968, luglio Viene pubblicato l’album Waiting For The Sun. 1968, 5 luglio I Doors si esibiscono all’Hollywood Bowl di Los Angeles. Il concerto viene propagandato dai mass-media come l’evento rock dell’anno. Morrison è insolitamente concentrato sulla performance vocale e non si lascia andare alle sue leggendarie esuberanze da selvaggio. 1968, 13 luglio Al P.N.E Coliseum di Vancouver, in Canada, alcune centinaia dei 13.000 giovani presenti al concerto balzano sul palco scavalcando gli agenti che cercano vanamente di contenerli e serrano in un circolo di danze sfrenate un Morrison dalle folli movenze orgiastiche. 1968, 2 agosto Lo spettacolo al Singer Bowl di New York degenera in una grande rissa generale. La polizia forma una barricata di fronte al palco. Orde invasate demoliscono i sedili della navata centrale e scagliano pezzi di legno sul palco. Il cordone di polizia viene forzato e i Doors sono obbligati a lasciare il palco sotto una pioggia di detriti. 1968, 3 agosto Durante il concerto a Cleveland un Jim Morrison fuori si sé si tuffa sulla folla aizzandola. L’auditorium viene devastato: l’enorme sipario subisce gravi lacerazioni e le gigantesche porte di legno vengono divelte dai cardini. I Doors abbandonano il palco mentre la folla inneggia a Jim. 1968, agosto La canzone Hello I Love You si attesta al primo posto in classifica. I Doors sono considerati unanimemente il gruppo numero uno in America arrivando a percepire anche 35mila dollari a serata. Jim Morrison, durante le esibizioni, strilla e grugnisce portando al limite l’emotività della folla. 1968, settembre I Doors partono per tour europeo. Suoneranno a Londra, in Germania, Danimarca e Olanda. Il giorno 15, durante lo show di Amsterdam, Morrison, imbottito di hashish, sviene sul palco e i restanti membri della band sono costretti a esibirsi senza di lui. 1968, 7 novembre I Doors vengono accusati di aver fomentato disordini al Coliseum di Phoenix. Le autorità locali li condannano per volgarità e oscenità bandendoli per sempre da quella sede. Negli studi dell’Elektra iniziano le registrazioni dell’album The Soft Parade. 1969, 24 gennaio I Doors fanno registrare il tutto esaurito al Madison Square Garden di New York. Percependo un ingaggio di 50mila dollari, sono il gruppo più pagato dello show business del momento. La giornalista Patricia Kennealy intervista Morrison per la rivista Jazz & Pop. Fra i due nascerà una tormentata storia d’amore. 1969, 7 febbraio Jim Morrison viene arrestato a Los Angeles per guida in stato di ebbrezza e senza patente. 1969, 1 marzo I Doors si esibiscono al Dinner Key Auditorium di Miami. Il concerto degenera in una spaventosa sommossa del pubblico. Jim Morrison interrompe a più riprese la band, si produce in un monologo farneticante sobillando i presenti, viene denunciato per oltraggio al pudore, disordini e ubriachezza, e per altri numerosi reati minori, tutti basati sull’accusa non comprovata di aver mostrato i genitali durante la performance. 1969, marzo Numerose tappe del tour vengono annullate. Terminano le riprese del documentario Feast of Friend (che vincerà l’Atlanta Film Festival) e iniziano quelle del film d’avanguardia HWY. 1969, 27-30 giugno I Doors si esibiscono al Forum Club di Città del Messico. Riscuote particolare successo la canzone The End, la cui parte edipica gode di altissima considerazione per la sua temerarietà e coraggio. 1969, 3 luglio Muore Brian Jones, leader dei Rolling Stones. Jim Morrison gli dedica una lunga elegia che farà stampare in tiratura limitata e distribuirà ai presenti al concerto all’Aquarius Theater di Los Angeles a fine mese. 1969, luglio Esce il quarto album The Soft Parade, che non riscuoterà il successo dei precedenti. Il gruppo si esibisce in diverse località. 1969, 27 luglio Al Festival Pop di Seattle Morrison prende continuamente in giro gli spettatori spingendoli a urlare volgarità in direzione del palco. Infine, illuminato da un riflettore rosso, mima silenziosamente una crocefissione e si mantiene in quella posa a lungo anche dopo l’applauso di un pubblico sconcertato. 1969, 11 novembre Durante un volo diretto a Phoenix, Jim Morrison viene arrestato per “ubriachezza e condotta molesta”. Verso la fine del mese cominciano le registrazioni di Morrison Hotel con il produttore Paul Rothchild. 1970, 17-18 gennaio I Doors tengono quattro concerti di grande successo al Felt Forum, un impianto di piccole dimensioni all’interno del Madison Square Garden Complex. 1970, febbraio Viene pubblicato l’album Morrison Hotel, contenente la celeberrima Roadhouse Blues. 1970, 26 marzo A Phoenix, Morrison è dichiarato colpevole in merito all’episodio dell’11 novembre 1969 e condannato a tre mesi di carcere. Il mese seguente è prosciolto grazie alla ritrattazione della hostess che l’aveva accusato. 1970, 7 aprile Viene data alle stampe The Lords And The New Creatures, raccolta di poesie di “James Douglas Morrison”, edita dall’editore newyorkese Simon & Shuster. 1970, 10 aprile I Doors tengono due notevoli concerti al Boston Arena. Il secondo comincia ben oltre la mezzanotte e il ritardo via via si accumula. Il manager locale perde la pazienza e verso le due stacca la corrente sul palco. Morrison, furibondo, incita il pubblico alla rivolta sbattendo violentemente per terra l’asta del microfono. Manzarek riesce a condurlo dietro le quinte. 1970, 1 maggio Straordinario concerto allo Spectrum di Filadelfia. La band sprigiona un’energia incontenibile. Morrison cavalca la scena in maniera superba dando vita a uno spettacolo pieno di momenti altissimi. 1970, 8 maggio Al Cobo Arena di Detroit si tiene un’altra mirabile esibizione, che tuttavia (come stabilisce il contratto) non può terminare dopo la mezzanotte. Un’ora dopo l’orario prestabilito i Doors sono ancora sul palco. Morrison incita la folla a restare al proprio posto. Il manager del Cobo Arena bandisce per sempre il gruppo dal locale. 1970, 24 giugno Jim Morrison e Patricia Kennealy si sposano segretamente con un rituale ispirato alle antiche cerimonie celtiche. 1970, luglio Esce l’album Absolutely Live, testimonianza dei concerti del periodo luglio ’69 maggio ’70. 1970, 6 agosto Inizia il processo per i tafferugli del concerto di Miami. 1970, 28 agosto I Doors suonano al Festival dell’Isola di Wight. La performance è mediocre: Jim Morrison dichiara che potrebbe essere l’ultima della sua carriera. 1970, 4 ottobre Dopo la morte di Janis Joplin e Jimi Hendrix, Morrison confida ai suoi amici: “Avete davanti il numero tre”. 1970, 30 ottobre Al processo di Miami Jim Morrison è riconosciuto colpevole e condannato al massimo della pena: due mesi per “blasfemia” e sei mesi per “atti osceni in luogo pubblico”. I suoi legali ricorrono in appello. 1970, 12 dicembre A New Orleans, alla Warehouse, ha luogo l’ultima esibizione pubblica dei Doors, con un Jim Morrison stravolto che crolla più volte a terra e danneggia il palco colpendolo furiosamente con l’asta del microfono. 1971, 15 febbraio Pamela Courson si trasferisce a Parigi. Jim Morrison la raggiunge due mesi più tardi. I due affittano un appartamento al numero 17 di Rue de Beautreillis (Distretto di Marais). 1971, aprile Viene pubblicato l’album L.A. Woman. 1971, 3 luglio Jim Morrison, ventisettenne, muore per attacco cardiaco nel suo appartamento parigino e viene sepolto al cimitero di Père-Lachaise, nella capitale francese. [Di recente il giornalista Sam Bernett, intimo amico di Morrison, ha dichiarato che la rockstar fu stroncata da una dose massiccia di eroina nel nightclub parigino The Rock ’n’ Roll Circus e in un secondo momento trasportata a casa, NDC] 1974, 25 aprile Pamela Courson, ancora profondamente sconvolta dalla morte di Jim, si spegne nella propria abitazione di Hollywood, probabilmente per un’overdose di eroina. Appendice William Blake (1757-1827) Figlio di merciai inglesi, William Blake nacque nel 1757 a Londra, studiò disegno e a quattordici anni divenne apprendista dell’incisore ufficiale della Society of Antiquaries, James Basire, che lo incaricò di disegnare i monumenti sepolcrali di Westminster e di altre chiese londinesi. Frequentò per qualche tempo l’Accademia Reale di Belle Arti prediligendo l’acquerello, l’incisione e la tempera, e coltivando al contempo la sua passione per la letteratura. Affermava: l’immaginazione è il mio mondo. Nel 1784 aprì a Londra un negozio di stampe, col suo compagno di apprendistato James Parker, dove saranno pubblicate quasi tutte le sue opere di poesia. In quel periodo cominciò a frequentare il salotto di Mrs Matthew, moglie dell’esuberante predicatore anglicano di Londra che, repubblicano e fautore delle rivoluzioni americana e francese, simpatizzava coi riformatori sociali. Nella 1783 Blake pubblicò Schizzi poetici, la sua prima raccolta di poesie dallo stile sobrio che richiamavano moduli preesistenti (Milton, Ossian). Ma fu nel 1789, con Canti dell’innocenza, e nel 1794, con Canti dell’esperienza, che esplose la sua straordinaria potenza visionaria ed eversiva. Le due opere complementari, espressione di «due opposte tendenze dell’animo umano» ed eredi della ballata popolare, fondevano in maniera geniale simbolismo criptico a una sferzante critica sociale. Il poeta manifestava un trasporto istintivo verso le meraviglie nel creato e un’implacabile ribellione contro ingiustizie e sofferenze. Le sue radici artigiane, tuttavia, lo confinarono per tutta la sua vita ai confini del mondo artistico e letterario. In quegli anni iniziò la serie dei grandi “libri profetici” (Il matrimonio del cielo e dell’inferno, America, Il libro di Urizen ecc.) intrisi di immagini mitologiche, bibliche ed esoteriche, un mondo in cui l’artista ha il compito di lacerare la realtà con la forza delle sue visioni interiori, con l’azione plasmatrice di una fantasia sfrenata, per ricomporre infine l’unità mistica dell’universo. «Se le porte della percezione fossero sgombrate, – sosteneva – ogni cosa apparirebbe com’è, infinita». Nel 1803, in seguito a una lite con un soldato ubriaco, Blake viene denunciato e accusato di aver pronunciato frasi sediziose contro il re e l’esercito. Al processo è assolto grazie all’intervento di un amico. Attraverso nuove tecniche allegoriche William Blake smascherò l’ipocrisia della morale corrente e puntò un dito accusatore contro le dottrine meccanicistiche nate dall’industrialismo. Nel Libro di Thel e nelle Visioni di Albione confermò il suo slancio rivoluzionario e “immoralista” esaltando la primigenia innocenza del cosmo, la funzione catartica della sessualità e le potenti energie che nascono da remote profondità ancestrali. William Blake espose i suoi lavori soltanto una volta, nel 1809, poi si dedicò totalmente a un’opera del tutto “invendibile” perché ottenuta con una particolare tecnica di incisione con cui realizzava da solo i libri in pochissimi esemplari. Imponente profeta del Romanticismo, nella fase finale della sua vita fu circondato da giovani discepoli travolti dai suoi assordanti universi di fuoco. Ipse dixit: La strada dell’eccesso porta al palazzo della saggezza. La Prudenza è una ricca, brutta e vecchia zitella corteggiata dall’Impotenza. Chi desidera ma non agisce, alleva pestilenza. Lo sciocco non vede un albero allo stesso modo del saggio. Chi ha un volto senza un raggio di luce non diventerà mai una stella. L’Eternità è innamorata delle opere del tempo. Le ore della pazzia sono misurate dall’orologio; ma quelle della saggezza nessun orologio può misurarle. Nessun uccello sale troppo in alto, se sale con le proprie ali. Anteporre un altro a sé è il gesto più Sublime. Vergogna è la maschera dell’Orgoglio. Con le pietre della Legge hanno edificato Prigioni; con i mattoni della Religione, Bordelli. Il ruggito dei leoni, l’ululare dei lupi, l’ergersi del mare furente e la spada distruttrice, sono porzioni di eternità troppo grandi per l’occhio umano. Un pensiero colma l’immensità. Sii sempre pronto a dire ciò che pensi, e il vile ti scanserà. Qualsiasi cosa si possa credere, è immagine di verità. Non puoi mai sapere ciò che basta, a meno che tu abbia conosciuto l’eccesso. Da’ ascolto ai rimproveri del matto: è un privilegio da re. L’anima della dolce gioia non si potrà mai insozzare. Come il bruco sceglie le foglie più belle per deporvi le uova, così il prete depone sulle nostre migliori gioie la sua maledizione. Esuberanza è Bellezza. Le migliorie raddrizzano le strade; ma le vie tortuose e prive di migliorie sono quelle del Genio. (Proverbi Infernali tratto da Il matrimonio del cielo e dell’inferno, 1793) Arthur Rimbaud (1854-1891) Jean-Nicolas Arthur Rimbaud, poeta maledetto per antonomasia, nacque nel 1854 a Charleville, paese delle Ardenne francesi, in un tipico ambiente borghese: il padre era capitano di fanteria, la madre era figlia di proprietari terrieri. L’abbandono della famiglia da parte del padre lasciò il piccolo Arthur, ad appena sei anni, in balia della ferrea educazione materna. Il fanciullo si segnalò immediatamente a scuola per la straordinaria precocità intellettuale componendo versi impeccabili e vincendo numerosi premi accademici. A quindici anni venne colto da un’improvvisa crisi di ribellione e decise si rompere con la vita “ordinaria” scappando ripetutamente da casa e intraprendendo un vagabondaggio solitario. Scoppiata la guerra con la Prussia, fuggì una prima volta verso Parigi, ma venne incarcerato per qualche giorno e poi costretto a tornare a casa, e una seconda volta verso il Belgio. Costretto nuovamente a rientrare a Charleville, vi frequentò assiduamente la biblioteca leggendo romanzi “proibiti”, libri d’occultismo e le opere dei poeti francesi “progressisti”, ed appoggiò con grande entusiasmo la rivolta comunarda di Parigi. Il 15 maggio 1871 spedì all’amico Paul Demeny la cosiddetta Lettera del Veggente, in cui spiegava la sua concezione di poeta che deve rendersi veggente «attraverso una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi». Invitato dal poeta Paul Verlaine, il quasi diciassettenne Rimbaud si recò a Parigi sconcertando l’ambiente intellettuale della capitale con i suoi componimenti geniali e i suoi eccessi. Incallito fumatore e bevitore di assenzio, l’enfant terrible instaurò una relazione scandalosa con l’amico Verlaine, dieci anni più grande di lui. I due iniziarono un periodo bohémien di vagabondaggi sfrenati per l’Europa che culminerà nel colpo di pistola sparato da Verlaine al compagno il 10 luglio 1873 a Bruxelles. Verlaine venne arrestato e condannato a due anni di prigione; Rimbaud, ritornato in famiglia nella fattoria di Roche, terminò Una Stagione all’Inferno, la sua sconvolgente autobiografia spirituale. A vent’anni aveva già ripudiato per sempre la letteratura e gli ideali rivoluzionari, ma non la sua vita errabonda. Nel 1874 si recò in Inghilterra dove visse dando lezioni di francese. Infaticabile camminatore, cominciò un periodo di continue peregrinazioni passando per Stoccarda, Milano, Vienna, Bruxelles, poi si arruolò nell’armata coloniale olandese, arrivò fino a Batavia, disertò e tornò a casa. Alla fine del ’78 fece il capocantiere a Cipro; nel 1880 partì per l’Egitto, raggiunse Aden e poi Harar, dove si dedicò al commercio di armi e prodotti locali esplorando regioni sconosciute dell’Etiopia. All’inizio del 1891 accusò i primi dolori al ginocchio destro, sintomi di un tumore che lo obbligò a rimpatriare e a farsi ricoverare all’ospedale di Marsiglia, dove gli venne amputata la gamba e dove morì dopo una lunga agonia, la mattina del 10 novembre, all’età di trentasette anni. Ipse dixit: Io dico che bisogna essere veggente, farsi veggente! Il Poeta si fa veggente attraverso una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi. Tutte le forme d’amore, di sofferenza, di follia; egli cerca se stesso, esaurisce in sé tutti i veleni, per non serbarne che la quintessenza. Ineffabile tortura in cui ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovrumana, nella quale diventa fra tutti il grande malato, il grande criminale, il grande maledetto, – e il sommo Sapiente! – Poiché giunge all’ignoto! Avendo coltivato la sua anima, già ricca, più di ogni altro! Egli giunge all’ignoto, e anche se, sconvolto, dovesse finire per perdere l’intelligenza delle sue visioni, le avrebbe pur sempre viste! Crepi pure nel suo balzo attraverso le cose inaudite e innominabili: verranno altri orribili lavoratori; cominceranno dagli orizzonti su cui l’altro si è accasciato! Il poeta è veramente un ladro di fuoco. Ha a suo carico l’umanità, perfino gli animali; dovrà far sentire, palpare, ascoltare le sue invenzioni; se ciò che riporta da laggiù ha forma, egli dà forma; se è informe, darà l’informe. Trovare una lingua; – Del resto, ogni parola essendo idea, il tempo di un linguaggio universale verrà! Bisogna essere un accademico, – più morto di un fossile, – per rifinire un dizionario, di qualunque lingua sia. I deboli che si mettessero a pensare sulla prima lettera dell’alfabeto, potrebbero rovinare subito nella pazzia! – Questa lingua sarà dell’anima per l’anima, riassumendo tutto, profumi, suoni, colori, pensiero che aggancia il pensiero e che tira. Il poeta definirebbe la quantità d’ignoto che si risveglia nell’anima universale del suo tempo: egli darebbe di più – della formula del suo pensiero, della notazione della sua marcia verso il Progresso! Enormità che diventa norma, assorbita da tutti, egli sarebbe veramente un moltiplicatore di progresso. (da La Lettera del Veggente, 1871) Aldous Huxley (1894-1963) Aldous Leonard Huxley, nacque a Godalming (Inghilterra) nel 1894 da una famiglia di grandi tradizioni culturali: suo nonno era il biologo T.H. Huxley, lo zio di sua madre ero lo scrittore M. Arnold. A sedici anni s’iscrisse alla Public School di Eton con l’intenzione di diventare medico ma, appena iniziati gli studi, contrasse una grave forma di cheratite e nel giro di pochi mesi perse quasi completamente la vista. A vent’anni, grazie al supporto di una lente d’ingrandimento, riuscì a recuperare l’uso di un occhio e potè così iscriversi al Balliol College di Oxford dove, nel 1915, si laureò in Letteratura Inglese e Filologia. Iniziò a scrivere durante il primo periodo bellico pubblicando recensioni di teatro, arte, musica e libri, e versi oscillanti fra vena romantica e abile satira. Trascorse molti anni della sua vita viaggiando e vivendo a lungo in Francia, Italia, India e Stati Uniti (dove poi si trasferirà definitivamente dal 1938). Nel 1932 pubblicò il romanzo Il Mondo Nuovo, in cui svolse l’allarmata profezia di una società interamente dominata dagli apparati tecnologici, e col quale raggiunse notorietà internazionale. Dal 1934 iniziò una serie di viaggi in America contrale e negli Stati Uniti. Nel 1944 si dedicò alla stesura de La Filosofia Perenne, una raccolta di saggi filosofici che illustrò tutti gli ideali dell’uomo contemporaneo: religione, falso misticismo, scienza, arte, sesso e politica. Nel 1952, sempre più affascinato dagli studi storici e dal Misticismo, pubblicò I Diavoli di Loudun, rigorosa ricostruzione storica di un processo per stregoneria nella Francia del Seicento. Il libro è considerato l’opera più riuscita dello scrittore. Huxley abbandonò progressivamente l’attività di narratore per dedicarsi sempre più a quella di saggista ed alla meditazione filosofica indotta dalla droga: si era infatti convinto che la felicità e l’infelicità altro non fossero che il frutto di reazioni chimiche all’interno dell’organismo umano. Questa considerazione lo portò a sperimentare su sé stesso gli effetti della mescalina e dell’LSD, ed a comporre due importanti saggi – Le Porte della Percezione e Paradiso e Inferno – in cui descrisse i suoi esperimenti con le droghe che permetterebbero di «diventare consapevoli dell’esistenza di una realtà ulteriore». In Ritorno al Mondo Nuovo del 1956 Huxley dichiarò di aver peccato di ottimismo nelle sue passate profezie e indicò l’unica via di scampo nella “conoscenza unitaria del Tao”. Nel 1960 gli venne diagnosticato un cancro alla lingua e la sua vista riprese a peggiorare. Morì ad Hollywood il 22 novembre 1963, nel giorno dell’assassinio di Kennedy. Ipse dixit: Platone sembra aver fatto l’enorme e grottesco errore di separare l’Essere dal divenire, identificandolo con la matematica, astrazione dell’Idea. Egli non avrebbe mai potuto vedere, poveruomo, un fascio di fiori brillare di luce interiore e palpitare sotto la pressione del significato di cui erano saturi; non avrebbe mai potuto percepire che ciò che la rosa, l’iris e il garofano significavano così intensamente non era né piú né meno che ciò che erano: la transitorietà che pure era vita eterna, la perpetua deperibilità che era nello stesso tempo puro Essere, l’affastellamento dei minuti, unici particolari, in cui, per qualche inesprimibile, eppure evidente paradosso, era da vedere la divina fonte di tutta l’esistenza. Continuai a guardare i fiori, e nella loro luce viva mi sembrò di scoprire l’equivalente qualitativo del respiro, ma di un respiro senza ritorno al punto di partenza, senza riflussi ricorrenti, soltanto un flusso ripetuto, dalla bellezza a una bellezza più alta, da un profondo a un sempre più profondo significato. Ogni individuo è nello stesso tempo il beneficiario e la vittima della tradizione linguistica nella quale è nato; il beneficiario in quanto il linguaggio gli dà accesso ai ricordi accumulati dell’esperienza degli altri; la vittima in quanto lo conferma nella convinzione che la ridotta consapevolezza sia la sola consapevolezza e perché stuzzica il suo senso della realtà, in modo che egli è fin troppo pronto a prendere i suoi concetti per dati, le sue parole per cose vere. Quello che nel linguaggio religioso è chiamato “questo mondo” è l’universo della ridotta consapevolezza, espresso e, per così dire, pietrificato dal linguaggio; i vari “altri mondi” con i quali gli esseri umani irregolarmente prendono contatto sono tanti elementi nella totalità della consapevolezza appartenente all’Intelletto in Genere. La maggior parte della gente, per la maggior parte del tempo, conosce soltanto ciò che passa attraverso la valvola di riduzione e viene consacrato come genuinamente reale dal linguaggio del luogo. (da Le Porte della Percezione, 1954) . Chi Sei tu Che nasci Nella stanza accanto Alla mia con tanto fragore Che io posso udire il grembo Aprirsi e l’oscurità scorrere Sul fantasma e il figlio rovesciato Dietro il muro sottile come un osso di scricciolo? Nella stanza sanguinante della nascita ignoto Al bruciare e al girare del tempo E all’impronta del cuore dell’uomo Nessun battesimo s’inchina Ma soltanto le tenebre A benedire Il bambino Selvaggio. Dylan Thomas, Visione e Preghiera Bibliografia Jim Morrison, I signori & le nuove creature, Tampax, Torino 1973 [1970] Jerry Hopkins, Daniel Sugerman, Nessuno uscirà vivo di qui, Kaos, Milano 1981 [1980] Jim Morrison, The Doors. Tutti i testi con traduzione a fronte, Arcana, Milano 1982 Frank Lisciandro, Jim Morrison. 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