Download - Arthur Rimbaud

Jim Morrison
LIGHT MY FIRE
Versi poetici e dichiarazioni di guerra di Jim Morrison
a cura di Francesco Guadalupi
2008
ISBN 9788874243167
Ho steso corde da campanile a campanile;
ghirlande da finestra a finestra;
catene d’oro da stella a stella,
e danzo.
Arthur Rimbaud
Antefatto
La prima volta che ho scoperto la morte... eravamo io, mia madre e mio padre,
non ricordo se c’era anche mia sorella, se fosse viva o meno... e mio nonno e
mia nonna. Stavamo attraversando il deserto in auto all’alba, e un autocarro
pieno di lavoratori indiani era andato a sbattere contro un’altra macchina o non
so cosa, ma c’erano indiani sparsi per la strada, sanguinanti e moribondi e allora
noi, ecco, ci siamo fermati. E questo fu il mio primo impatto con la morte.
Dovevo avere quattro o cinque anni. Fino a quel momento tutto il mio viaggio
era stato «quel coso serve a chiudere la portiera» oppure «puoi guardare fuori dal
finestrino»... non mi ricordo neppure se fino a quel giorno avessi mai visto un
film. E all’improvviso, d’un tratto, c’erano pellerossa riversi sulla strada,
dissanguati. Noi arrivammo dopo un po’ che era successo, abbiamo accostato e
ci siamo fermati e... io ero solo un bambino, così mi dissero di rimanere in
macchina con mia madre. Mio padre e mio nonno andarono a vedere cosa stava
succedendo... e quella fu la mia prima esperienza di morte... non so se sono
pazzo o cosa, ma quando accadde ebbi la sensazione che non volessi voltarmi a
guardare... ero piccolo... un bambino è come un fiore con la testa scossa dalla
brezza... ma la sensazione che ho adesso, ripensandoci, è che probabilmente
l’anima di uno di quegli indiani, forse di molti di loro, mi rincorse e mi saltò nel
cervello. Non vidi niente… sapete cosa vidi? vidi una strana vernice rossa e
gente ovunque, sparpagliata per terra. Ma io ero seduto là e so che qualche cosa
accadde, posso ancora avvertire le vibrazioni delle persone attorno a me, e credo
siano molto potenti, perché sono i miei genitori... i nonni. È andata proprio
così... ricordo lo scomparto porta-oggetti del cruscotto... e di colpo mi accorsi
che gli altri non sapevano cosa stesse succedendo più di quanto non lo sapessi
io. Quella fu la prima volta che assaporai la paura. Si tratta di una proiezione da
un passato remoto... penso davvero che in quel momento l’anima o gli spiriti di
quegli indiani morti, magari uno o due di loro, stessero correndo in giro come
impazziti e siano balzati dentro la mia anima, e io ero come una spugna pronta
ad assorbirli.
Questa non è una storia di fantasmi.
È qualcosa che ha un significato profondo per me.
James Douglas Morrison
Prefazione
Cantante, poeta maledetto, film-maker, sciamano del rock, Dioniso incarnato,
angelo in pelle di serpente, martire di una generazione ribelle, Jim Morrison ha
attraversato come una meteora gli anni in cui le proteste contro i valori borghesi
e l’America imperialista infiammavano il pianeta e si cercava uno stile di vita
alternativo a quello consumistico imposto dal “sistema”. La sua parabola
esistenziale e artistica divampa e si esaurisce in una manciata d’anni: il gruppo
rock The Doors viene fondato nel 1965 da un Jim Morrison appena ventunenne
e dal tastierista Ray Manzarek e quasi immediatamente raggiunge la fama. Il
nome del gruppo deriva dal libro Le Porte della Percezione del saggista Aldous
Huxley, che a sua volta citava il poeta visionario William Blake: «Se le porte della
percezione fossero sgombrate, ogni cosa ci apparirebbe come realmente è,
infinita». I concerti della band californiana registrano spesso disordini e atti di
ribellione contro le forze di polizia. Il loro leader, conturbante animale da
palcoscenico, trasforma le performance in una sorta di rituale catartico,
spronando il pubblico a frantumare le inibizioni morali in un clima pregno di
sonorità psichedeliche. A causa dei suoi ripetuti inviti alla sovversione, l’FBI gli
dedica un apposito dossier. Nel 1969, il culmine: Morrison viene arrestato per
oscenità nel tumultuoso concerto di Miami e da qual momento i Doors sono
banditi ovunque. La sua morte precoce avvenuta a ventisette anni per collasso
cardiaco, probabilmente dovuto all’uso di droga, decreta la fine della formazione
“storica” della band e fa nascere il Mito. La figura di Jim Morrison assurge a
Leggenda incarnando i valori di libertà, trasgressione e rivoluzione universale. La
sua tomba al “cimitero degli artisti” di Père-Lachaise, a Parigi, diviene meta del
pellegrinaggio incessante di migliaia di giovani, le raccolte dei Doors vanno a
ruba e Morrison viene associato agli artisti dall’influenza più distruttiva e
liberatoria di tutti i tempi, primo fra tutti il poeta maudit Arthur Rimbaud. Si
assiste poi ad un ulteriore fenomeno: il diffondersi per il globo, in maniera
capillare, di pseudo-aforismi attribuiti a Jim Morrison, che iniziano ad apparire
sui muri e nei diari di scuola; imperativi che il Profeta della Libertà avrebbe
lasciato ai posteri per indicare loro la retta via. In realtà non c’è niente di più
falso. Jim Morrison in vita non scrisse mai aforismi, se si escludono quelli a
carattere cinefilo presenti nella raccolta di poesie The Lords. Le centinaia di
massime – alcune, invero, molto poetiche e suggestive, altre più banali –
attribuite a Jim Morrison negli ultimi trent’anni sono tutt’altro che “autentiche”
e si possono suddividere in tre categorie:
1) frasi inventate di sana pianta;
2) frasi estrapolate da poesie e canzoni di altri autori;
3) frasi estrapolate da interviste e canzoni di Jim Morrison ma non riportate
fedelmente.
I veri aforismi del frontman dei Doors, dunque, sono da rintracciare
esclusivamente nelle sue interviste, nelle sue poesie e nelle sue canzoni. Ed è
proprio ciò che si propone questo libro: fare un po’ di “pulizia”, riunire per la
prima volta le affermazioni autentiche del Re Lucertola e relegare invece in un
angolo quelle apocrife. Tenendo presente tuttavia una cosa: ossia che il
fenomeno degli pseudo-aforismi non è da considerare del tutto deprecabile. Una
persona che diviene simbolo, suo malgrado, di valori eterni ed universali deve la
sua immortalità al fatto che le idee espresse in vita vengano in qualche modo
“tramandate”, dopo la morte, dai suoi estimatori e “seguaci”. Non credo,
insomma, che Jim Morrison si sarebbe stizzito più di tanto imbattendosi in
alcuni slogan firmati abusivamente col suo nome. Anzi, penso che avrebbe
sorriso, se quegli slogan avessero espresso concetti quali: Amore, Fratellanza,
Immaginazione. E soprattutto: Libertà. Libertà. Libertà. Ritengo, in tutta
sincerità, che questo gli avrebbe strappato un segreto ghigno di soddisfazione.
Ad ogni modo, nel dubbio, riportiamo il “verbo originale” del Re Lucertola.
Con tutto il suo fuoco dirompente, le sue contraddizioni e il suo oscuro
splendore.
Francesco Guadalupi
Le interviste
Le interviste rilasciate da Jim Morrison costituiscono una vera manna per chiunque intenda
rintracciare il Morrison-pensiero. Rappresentano infatti l’unica fonte attendibile da cui possano
cogliersi le autentiche idee dell’uomo e dell’artista, i suoi dubbi, le sue certezze, i suoi fantasmi.
Dalle risposte date all’intervistatore di turno emerge nitidamente il fine intellettuale che era il
leader dei Doors, divoratore di libri, attento osservatore della società in cui viveva e animo
sensibile ai fervori culturali e artistici che lo circondavano. Le riflessioni di Jim Morrison
rivelano inoltre, con notevole precisione, quello che era il suo “credo”, ispirato ai più grandi
poeti-veggenti della letteratura mondiale, William Blake e Arthur Rimbaud, i quali
incitavano l’umanità a liberare i sensi dalla prigionia delle convenzioni spalancando le porte
della percezione. Gli stralci delle interviste che qui riportiamo sono disposti in ordine sparso e
senza riferimenti alla fonte (per non “spezzare” il ritmo della lettura) e sono tratti dalle
interviste concesse da Morrison alle più importanti tv e testate specialistiche dell’epoca: «Rolling
Stone», «Los Angeles Free Press», «ZigZag» e così via. «L’intervista – sosteneva Morrison –
è la nuova forma d’arte».
Il più grande piacere della mia vita è l’arte. Tentare di dare forma alla realtà. La
musica mi rilassa molto ed è una grande gioia per me. Ma un giorno mi
piacerebbe scrivere qualcosa di veramente importante. È la mia ambizione,
scrivere qualcosa che abbia valore.
I giovani adorano ciò che è stato da sempre celebrato: la gioia di vivere, la
scoperta di se stessi, la libertà.
La nascita del rock and roll è coincisa con la mia adolescenza, con la mia presa
di coscienza. È stata una vera esplosione di entusiasmo, anche se all’epoca non
avrei mai immaginato di poterlo fare proprio io. Per tutto quel tempo ho
accumulato inconsciamente una predisposizione, attraverso un attento ascolto.
Così, quando mi è successo davvero, il mio inconscio era già preparato. Non
avevo pianificato niente. Era semplicemente dentro di me.
Il movimento hippy è una reazione di tipo dionisiaco, ma molto naïf e sterile. Lo
stile di vita hippy è veramente un fenomeno piccolo-borghese.
Nel nostro tipo di società domina il consumismo, sia di prodotti che di
divertimenti.
Deploro il fatto che tanta gente viva una vita tranquilla, banale e perbene
quando ci sono così tante ingiustizie. Credo sia triste. È come se la gente sia
destinata da qualche forma superiore di vita, dalla nascita alla morte, a condurre
un’esistenza preordinata e programmata. È una tragedia.
L’artista è sciamano e capro espiatorio. Il pubblico proietta le proprie fantasie su
di lui e quelle fantasie prendono vita: distruggendo l’artista, la gente può
distruggere i propri fantasmi. Io obbedisco agli impulsi che ognuno possiede ma
che nessuno ammetterebbe mai di avere. Attaccandomi e punendomi, tutti
possono sentirsi liberati da questi impulsi.
L’arte suprema è la poesia, perchè ciò che ci definisce come esseri umani è il
linguaggio.
Il dolore è l’elemento che può ancora risvegliarci. La gente tenta di nascondere
la propria sofferenza, ma è un errore grave. Il dolore è qualcosa da portarsi
dietro, come una radio. Puoi avere cognizione della tua forza affrontando il tuo
dolore. Tutto dipende da come lo sopporti. È questo che conta. La sofferenza è
un sentimento, e i tuoi sentimenti sono parte di te, sono la tua realtà personale.
Se ti vergogni di loro e li nascondi permetti alla società di distruggere la tua
realtà. Ognuno dovrebbe rivendicare il diritto di esibire il proprio dolore.
La gente proclama di voler essere libera, tutti insistono che la libertà è il
desiderio più grande, il bene più sacro e prezioso che un uomo possa avere... ma
sono solo stronzate. La gente è terrorizzata dall’idea di essere liberata. Si
aggrappa alle proprie catene. Avversa chiunque tenti di distruggere quelle catene.
È la sua sicurezza.
La repressione dell’energia sessuale è sempre stato il miglior strumento di
controllo dei sistemi totalitari. Se tutto il mondo fosse libero nelle sue attività
sessuali, quante persone si presenterebbero al lavoro? Diciamo la verità: l’uomo
è andato sulla luna perché aveva un sacco di energia sessuale repressa.
L’unico momento in cui mi esprimo davvero è sul palco. La maschera della
rappresentazione me lo consente, mi dà un posto dove nascondermi, così che
possa rivelarmi. Per me è qualcosa di più del solo fare spettacolo, del cantare dei
brani e andarmene. Io vivo ogni cosa in modo davvero personale. Non sento di
aver fatto un qualcosa di completo finché non ho condotto tutti gli spettatori
presenti a un livello comune. A volte interrompo la canzone e resto a lungo in
silenzio, lascio che vengano fuori tutte le ostilità latenti, il disagio e le tensioni,
prima di ricominciare.
Amo i film perché sono così estremamente deperibili: una grande esplosione
atomica e tutta la celluloide si scioglierebbe. Non esisterebbero più film.
Le prime cinque o sei canzoni che ho scritto erano semplicemente annotazioni
di un fantastico concerto rock che avevo nella testa. E una volta scritte, ho
sentito il bisogno di cantarle. Fu circa tre anni fa. Uscii dal college e scesi in
spiaggia. Non avevo niente da fare di preciso, per la prima volta ero libero, per
quindici anni ero sempre andato a scuola. Era una splendida calda estate: fu a
quel punto che cominciai a sentire le melodie.
Le donne sono migliori degli uomini. Hanno idee giuste. Sembrano più adatte
ad accettare la vita e a viverla in modo più semplice.
Ogni forma d’arte è essenzialmente energia intercettata.
Una canzone arriva con la musica, con un suono o con un ritmo. Io inizio a
buttare giù le parole più in fretta possibile, per rimanere aggrappato
all’ispirazione, finché musica e testo non sgorgano quasi simultaneamente. In
caso di poesia, invece, non serve per forza la musica. D’altro canto, però, la
poesia ha bisogno di un certo senso del ritmo e quindi, in qualche modo, di
musica.
Il rock sta morendo e tutti ritornano alle proprie radici. Qualcuno torna al
country e qualcuno al blues delle origini. La musica della nuova generazione sarà
una sintesi fra questi due elementi e un nuovo fattore, un qualcosa che potrebbe
avere molto a che fare con l’elettronica, con i nastri, come un’estensione del
sintetizzatore moog, una tastiera con la complessità e la ricchezza di un’intera
orchestra. Riesco quasi a vederla: potrebbe essere una persona sola con un
mucchio di macchine nastri e attrezzature elettroniche, che canta o parla e usa
questi aggeggi. [Morrison preconizza l’avvento della musica techno con venticinque anni di
anticipo, NDC]
Il revival rock inaugurato dagli inglesi era un fenomeno ben definito, poi è
diventato presuntuoso e morboso, il che è la morte di qualunque movimento.
Credo che i giovani che arriveranno non avranno molto in comune con ciò che
noi abbiamo dentro.
Fare film è il desiderio maschile di dominare la vita in opposizione ad una
semplice accettazione della stessa.
La maggior parte della gente si sente completamente vuota ed impotente
rispetto al controllo del proprio destino e di quello della vita umana. È molto
triste. La gente dovrebbe essere più coinvolta anzichè delegare il potere a
qualcun altro. I cittadini medi devono far parte della società, in un modo o
nell’altro. Sentiamo che gli eventi accadono senza che si possa far qualcosa o
senza poterne venire a conoscenza. Questa è una delle tragedie odierne. Le
decisioni vengono prese per noi senza che noi abbiamo alcuna voce in capitolo.
Bisogna capire, per ogni evento, quante ancore di salvataggio ci sono piuttosto
che votare sì o no su un determinato problema. Bisogna vedere l’universo come
un qualcosa di complesso.
È incredibilmente triste che tanti esseri umani restino seduti a guardare
qualcosa... lo spettacolo di milioni e milioni di persone accomodate nelle sale dei
cinema o davanti alla televisione tutte le sere, che guardano una riproduzione
della realtà di seconda o terza mano, invece di capire che il loro mondo è là, nei
loro salotti, o proprio fuori, nella strada. Credo si tratti della migliore macchina
ipnotizzatrice che getta la gente in uno stato di sonnambulismo.
A nessuno interessa ciò che succede al prossimo.
I nuovi eroi sono i militanti politici. Negli anni Venti erano gli sportivi, negli
anni Trenta e Quaranta le star del cinema e della seconda guerra mondiale, poi i
nuovi eroi sono diventati i musicisti. Credo che i prossimi eroi saranno più
intellettuali, politici o scienziati, o esperti di informatica. Insomma, gente di
questo tipo: quelli che comprendono, quelli che riescono a capire come
funzionano veramente le cose, come funziona la società moderna. Ecco i nostri
prossimi eroi.
Non so nulla del futuro. Il futuro dovrà badare a se stesso. Nel nostro piccolo
noi possiamo tentare di condizionarlo. Ma accadrà e basta, immagino.
I poeti, solitamente, diventano eroi molto tempo dopo la loro morte.
La scuola può essere veramente utile solo se è fornita di una buona biblioteca.
La principale chiave per l’apprendimento è innanzitutto la lettura.
Ciò che mi trasmette la maggior parte della musica dei Doors è come un senso
di pesantezza... in qualche modo tetro, come di uno che non si sente a casa
sua… che non è esattamente rilassato: cosciente di molte cose ma mai sicuro al
cento per cento. Un giorno vorrei scrivere una canzone che m’infonda la
sensazione di essere completamente a casa.
[Esibirsi sul palco] è una ricerca, come aprire una porta dopo l’altra. Fino ad oggi
non c’è stata nessuna filosofia o ideologia coerente. La sensualità e il male sono
immagini molto attraenti, ma dobbiamo pensare ad esse come alla pelle di un
serpente di cui ci si libererà.
I grandi processi sono il mezzo attraverso il quale la società assimila gli eventi
drammatici.
Le persone provano un senso di impotenza e vulnerabilità di fronte alla realtà.
Non hanno nessun controllo effettivo su ciò che accade o sulle proprie vite.
Anzi, sono loro stesse ad essere controllate. Non riescono ad andare oltre il
proprio televisore.
Al momento sono più interessato al lato oscuro della vita, al male, alla parte
oscura della luna, alla notte. Ma nella nostra musica siamo impegnati in una
ricerca: aprirci un varco verso un regno più libero e pulito.
Il nostro lavoro, le nostre esibizioni, sono uno sforzo di metamorfosi. È come
un rituale di purificazione in senso alchemico. Prima ci deve essere un periodo
di disordine, di caos, il ritorno a una landa di disastro primordiale. In tal modo si
purificano gli elementi e si trova un nuovo seme di vita che trasforma l’intera
esistenza, l’intera materia, l’intera personalità, finché alla fine, se tutto va bene, si
riemerge per ricomporre ogni dualismo e opposizione. Allora non si parlerà più
di Male e di Bene ma di qualcosa di uniforme e puro. La nostra musica e la
nostra personalità, così come appaiono nelle performance, sono ancora in uno
stato di caos e di disordine, forse con un incipiente elemento di purezza pronto
a svilupparsi.
I dischi hanno sostituito i libri. I libri e i film. Sono meglio dei film, perché un
film lo vedi una o due volte e forse lo rivedi solo dopo un po’ di tempo in
televisione. Ma un album raggiunge più persone di qualsiasi forma d’arte.
Colpisce chiunque nel profondo.
Durante un concerto cerco sempre di far alzare il pubblico in piedi, di farlo
sentire libero di muoversi e andarsene in giro dove gli pare. Voglio che la gente
sia libera, non incatenata.
Quanto a musica popolare l’America è un paese incredibilmente dotato,
incredibilmente ricco. Pensa alla gente venuta alla luce negli ultimi dieci o
vent’anni. Col passar del tempo sarà interessante lanciare uno sguardo
all’indietro sul blues e sul rock. Dal punto di vista storico sarà visto come il
periodo trobadorico in Francia. Sono certo che apparirà estremamente
romantico.
La mentalità del giornalista assomiglia alla psicologia del guardone. Mi sembra
che i giornalisti non parlino mai di sé come fanno gli altri. Assorbono come
spugne e non mettono mai seriamente in discussione la propria psiche.
Le due forme indigene di musica dominanti in America sono la black
music/blues e il folk, che è stato importato dall’Europa e che potremmo
chiamare country music, il sound acutamente malinconico del West Virginia.
Penso siano le due principali radici della musica americana moderna.
La nostra epoca è fantastica: gente che sfreccia su moto o auto veloci, vestita in
modo creativo, pronta a inventare e ad esprimersi sinceramente... gente giovane!
Mi sembra proprio una visione romantica. Sono felice di vivere in questo
periodo. È incredibile. Credo che le generazioni future ci giudicheranno molto
validi.
L’arte è la rivelazione del Bello. Il Bello è un Assoluto. Si basa sulla semplice
percezione della realtà quotidiana. Trovare una parità, un equilibrio fra l’oggetto
e il fruitore, equivale a svelare il mondo senza alcuna connotazione.
Ogni volta che ascolto The End [canzone inclusa nell’album d’esordio The Doors,
pubblicato il 4 gennaio 1967, NDC] significa qualcosa di diverso per me. Non so
cosa cercavo di dire quando l’ho scritta. Era nata come una semplice canzone
d’addio; addio forse solo ad una ragazza... ma io lo vedrei piuttosto come un
addio all’infanzia. Non saprei specificarlo. Le immagini di quella canzone sono
sufficientemente complesse e universali da potergli attribuire qualsiasi significato
tu voglia.
Esiste un mondo segreto dove tutti dormono. Tutto un altro mondo che ogni
persona cerca di rimuovere.
Vorrei scrivere una canzone, o un pezzo musicale, che sia semplicemente pura
espressione di gioia, come una celebrazione dell’esistenza. Come l’avvento della
primavera o il sorgere del sole. Pura gioia sconfinata.
The End parla di tre cose: il sesso, la morte e il viaggio. Il tema è lo stesso di Light
My Fire, la liberazione del ciclo nascita-orgasmo-morte. Tuttavia è possibile
leggerla anche come una canzone sul parricidio e l’incesto: basta vedere
nell’ultimo verso uno spiraglio di accoglienza, non di sterminio.
Facciamo tutti appello agli stessi bisogni umani come la tragedia classica e il
blues primordiale sudista. I Doors sono come una seduta spiritica in un
ambiente divenuto ostile alla vita, freddo, limitativo. La gente sente che sta
morendo in un brutto ambiente. Allora la raduniamo per levare le invocazioni,
per trovare sollievo, per cacciare gli spiriti di morte. Cantiamo, danziamo,
intoniamo le nostre cantilene, facciamo musica per curare questa malattia, per
riportare armonia nel mondo.
Mi piace qualunque ragazza mi rivolga la parola.
Una canzone è più primitiva di una poesia, perché in genere è in rima e ha una
metrica precisa. Una poesia, invece, può andare dove vuole.
I film ingigantiscono tutto, riescono a comprimere un mucchio di energia in una
piccola inquadratura. Ogni volta che ritraggono la realtà la fanno apparire più
intensa.
Non c’è niente di più divertente che suonare per un pubblico. C’è una fantastica
tensione. Si è liberi, e al tempo stesso si ha l’obbligo di suonare bene. Amo
questa sensazione, allo stesso modo in cui un atleta ama correre, tenersi in
forma. Diversi dei migliori trip musicali che abbiamo avuto sono avvenuti nei
locali. Nei concerti live non puoi permetterti di fare stronzate. Se non va, se ne
accorgono tutti.
Una folla, intesa come unità, non ha un cervello. Ma individualmente tutti ce
l’hanno. Nella testa di certe sedicenni c’è più filosofia di quanta se ne possa
immaginare. Alcune lettere di fan che leggo sulle riviste sono desolate, profonde,
sincere. Mi colpiscono davvero tanto. Sono assolutamente aperte.
Quando scrivi una poesia devi entrare in uno stato mentale particolare, che è
quello in cui può indurti la musica con la sua capacità ipnotica di allentare i freni,
di lasciare che l’inconscio faccia la sua parte, quale che sia.
La cosa buona della cinematografia è che non ci sono esperti. Chiunque può
assimilare in sé l’intera vicenda del film, cosa impossibile in qualunque altra
forma artistica.
Non c’è posto dove la musica venga presa più seriamente che in Europa. Non è
soltanto il normale campo d’azione dei ragazzi. Loro ne discutono.
Nelle tribù lo sciamano può avere qualsiasi età, può essere anziano o giovane,
ma tutta la tribù, tutte le età, lo spingono nel suo stato di trance e lo ascoltano.
Senza distinzione. È solo questione di una certa tendenza psichica presente in
un individuo.
Non credo che lo sciamano, per quel che ho letto, sia molto interessato a
definire il suo ruolo nella società. Gli importa essenzialmente seguire le proprie
fantasie.
La creazione è sempre posseduta dal mistero e dal dolore. Oggi stai creando te
stesso: accetta l’inaccettabile, qualunque cosa accada, abbandonati. Devi provare
in modo completo qualsiasi tipo di sensazione, qualsiasi tipo di sofferenza.
Mi chiedo perché al pubblico piaccia credere che io sia sempre fatto. Forse
qualcuno pensa che gli altri debbano sballarsi per conto suo.
Per me non si è mai trattato di una messinscena, delle cosiddette performance.
Era una questione di vita o di morte; un tentativo di comunicare, per
coinvolgere molte persone nel privato mondo del pensiero.
Non sono molto consapevole di ciò che accade sul palco, non mi piace neppure
pianificarlo o analizzarlo. Mi piace lasciar accadere ogni cosa liberamente, magari
gestendola con un filo di lucidità, per poi seguire le vibrazioni scaturite in ogni
particolare circostanza. I colpi di teatro non si possono pianificare.
Ricevo lettere incredibili dai fan, ma sono loro che insegnano a vivere a me, non
il contrario. I miei fan sono ragazzi intelligenti. Gente molto sensibile.
Fare immersioni è un’esperienza stupenda: stai lì e galleggi, semplicemente. È
un’esperienza intrauterina.
Ammiro profondamente quei poeti che, di fronte a un gruppo di persone, sono
capaci di alzarsi in piedi, con o senza microfono, e recitare la loro poesia.
La musica mi dà una sicurezza che rende più facile esprimermi, piuttosto che
leggere i versi in modo “asciutto”. Mi piacerebbe saperlo fare.
Il sesso resterà sempre un mistero. Quando ero al liceo o andavo all’università,
la sessualità era sempre in piena età vittoriana, era tabù. Se si pensava che una
ragazza “lo faceva”, questo scatenava pettegolezzi e discussioni. Ci saranno
sempre storielle e allusioni scherzose sul sesso, ma le nuove generazioni sono
più libere.
Ciascuna generazione supera la precedente quanto a intelligenza e
consapevolezza. Penso che ultimamente ci sia stato un salto enorme in questo
senso.
“Politici erotici” è il tipo di termine che vuol dire qualcosa ma che è impossibile
spiegare. Se cercassi di spiegare cosa significa per me, perderebbe tutta la sua
forza come slogan. [Morrison, durante un’intervista, aveva definito i Doors “politici
erotici”. La definizione aveva colpito e incuriosito la stampa, NDC]
Il mio più grande talento, più che scrivere canzoni o cantarle, è la capacità
istintiva di proiettare la mia immagine pubblica. Sono stato molto bravo a
manipolare i media con espressioni come “politici erotici”.
Nessuno ha mai considerato di me il sottofondo ironico. Sono sempre stato
preso troppo seriamente, come se gli altri non si fossero resi conto del mio
sarcasmo.
Mi piacciono i musicisti blues, jazz e country perché non fanno altro che
continuare ad esplorare la propria musica. Ciò che conta è che musicisti, poeti e
artisti in genere continuino a esplorare il proprio campo d’azione.
La maggior parte dei musicisti o cantanti rock ama sul serio quello che fa.
Sarebbe mentalmente snervante suonare e cantare soltanto per denaro.
La poesia mi attira perché è eterna. Finché ci saranno delle persone, ci sarà
qualcuno in grado di ricordare parole e combinazioni di parole. Poesie e canzoni
potrebbero essere le uniche cose in grado di sopravvivere a un olocausto.
Nessuno riesce a ricordare un intero romanzo. Nessuno può descrivere un film,
una scultura o un dipinto. Ma finché ci saranno esseri umani, esisteranno
canzoni e poesie.
La prima volta che ho visto Feast of Friends [documentario sui Doors girato nel 1969,
NDC] sono rimasto molto sorpreso, perché essendo uno dei protagonisti
sempre sul palco l’avevo immaginato solo dal mio punto di vista. Poi, vedendo
una serie di avvenimenti che credevo di poter controllare, vedendo come erano
in realtà, ho capito di essere solo un burattino al centro di un flusso di forze
vagamente decifrabili... è stato piuttosto scioccante. C’erano un sacco di attività
attorno a me che credevo di aver compreso. Ma guardando il film mi sono
accorto che ero stato consapevole soltanto di una minima parte della realtà,
come se l’avessi osservata dalla fessura di un muro.
Ogni generazione vuole simboli nuovi, gente nuova, nomi nuovi. Vuole
divorziare dalle generazioni che l’hanno preceduta. Ogni generazione, per
affermare se stessa come entità umana consapevole, deve rompere con il
passato. A un certo punto tutti si mettono insieme e formano sciami; poi tutto
finisce e ognuno va per la sua strada.
Sono interessato al cinema perché è la forma d’arte moderna che più si avvicina
all’effettivo flusso di coscienza, sia a livello onirico che nella percezione della
realtà quotidiana.
Secondo Aristotele [nella Poetica, NDC] la catarsi non riguarda il pubblico di
una tragedia ma è un modo di purificare le emozioni degli stessi attori. Il
pubblico è solo un testimone dell’evento che accade in scena.
Questo è il tempo degli eropri, che vivono per noi e attraverso i quali
sperimentiamo altezze e profondità dell’emozione. Lo spettatore è un animale
agonizzante e la purificazione dell’emozione è riservata all’attore, non al
pubblico.
Mi ritengo un artista conscio dei propri mezzi, che giorno dopo giorno si dà da
fare per assimilare informazioni. Mi piacerebbe poter fare uno spettacolo
teatrale tutto da solo. Cantare, comunque, continua a piacermi molto.
Saggio i limiti del reale. Sono curioso di vedere cosa succede. Tutto qui: pura
curiosità. Mi piace portare all’estremo le situazioni.
Nella seduta spiritica lo sciamano è la guida. Un panico sensuale,
deliberatamente evocato attraverso droghe inni e danze, lo conduce in trance. La
voce è alterata, i movimenti convulsi, lo sciamano agisce come un folle
posseduto. Questi isterici di professione, scelti proprio per le loro inclinazioni
psicotiche, un tempo erano tenuti in gran conto, mediavano tra l’uomo e il
mondo degli spiriti. I loro viaggi mentali costituivano il nucleo della vita religiosa
della tribù.
Le nuove generazioni hanno un’incredibile consapevolezza degli eventi che fa
impallidire quella della gente con cui sono cresciuto. Avrò anche ventisei anni,
ma ai loro occhi sono in declino. Mi piace essere pessimista, ma credo che loro
siano molto meglio attrezzati ad affrontare il futuro rispetto alla nostra
generazione.
Nella vita puoi fare qualsiasi cosa, purché sia in armonia con le forze
dell’universo, della natura, della società. Se è in sintonia, se “funziona”, tutto va
bene. Se però, per un qualunque motivo, sei su un’altra lunghezza d’onda
rispetto alle persone che ti circondano, urterai la loro sensibilità, e loro
reagiranno evitandoti o reprimendoti. Finché ogni cosa coincide e gira bene,
potresti passarla liscia anche se ammazzassi qualcuno.
Gli uomini cercano di sottrarsi al peccato e alla melma metropolitana
contemplando la placenta delle stelle nella sera.
Le mie poesie sono una sorta di invocazione alle forze occulte, però, come tutto
ciò che ho scritto, le mie grandiose immagini fantastiche non vanno prese
troppo sul serio. È come quando interpreti la parte del cattivo in un western:
non significa che sei davvero quel personaggio. C’è sempre un po’ d’ironia
attorno.
La paura è molto eccitante. Alla gente piace essere spaventata. È esattamente
come l’attimo che precede l’orgasmo: tutti vogliono provarlo, è un’esperienza
esaltante.
Ciò che mi interessa di più sono le attività prive di significato, ossia le attività
completamente libere, il gioco. Attività che non racchiudono in sé nient’altro
che quello che sono. Nessuna ripecussione, nessuna motivazione. Attività libera.
Secondo me dovrebbe esserci un carnevale nazionale, più o meno come il
martedì grasso a Rio. Dovrebbe esserci una settimana di allegria nazionale, una
sospensione di tutto il lavoro, di tutti gli affari, di tutte le discriminazioni, di
tutte forme di autorità. Una settimana di libertà totale. La gente dovrebbe
sentirsi vera per una settimana, potrebbe essere d’aiuto per il resto dell’anno.
Dovrebbe esserci una specie di rituale come questo. Penso ce ne sia proprio
bisogno.
Il sesso è soltanto una parte dei miei spettacoli, vi sono molti altri fattori. Il
sesso è importante ma non è l’elemento principale, perché tutta la musica è un
fenomeno con basi davvero naturali e quindi le due cose non possono essere
scisse. Ma la faccenda del sesso è stata tirata fuori perché fa vendere i giornali.
Non posso pretendere di misurarmi con ogni cosa in tutti i luoghi. Così me ne
resto in un posto solo, e ogni sorso di vita è una nuova occasione di ebbrezza.
Il rituale è una specie di scultura umana. Da un certo punto di vista è come
l’arte, perché dà forma all’energia, ma d’altro canto è anche una consuetudine o
una ripetizione, un evento ricorrente o una rappresentazione che ha un
significato. È qualcosa che pervade tutto quanto. È come un gioco.
Se l’energia e gli impulsi naturali vengono repressi per troppo tempo, diventano
violenza. È naturale che ciò che è tenuto sotto pressione sfoci nella violenza per
reazione. Una persona che è stata repressa troppo duramente prova un piacere
immenso in quegli sfoghi violenti. Sono esplosioni rare e brevissime. E alla
lunga ti rendono infatuato della violenza.
Cantare ha in sé tutto quello che mi piace: parole, musica... un sacco di
recitazione. E anche un’altra cosa: un elemento fisico, un senso di immediatezza.
Quando io canto, creo personaggi. Centinaia di personaggi.
L’intervista è la nuova forma d’arte, e l’autointervista è l’essenza della creatività:
fare domande a se stessi e cercare di trovare delle risposte. Lo scrittore è uno
che risponde a una serie di domande non pronunciate. È come rispondere alle
domande sul banco dei testimoni. È quello strano contesto in cui cerchi di
puntualizzare qualcosa accaduto in passato, e tenti onestamente di ricordati quali
fossero le tue intenzioni. È un esercizio mentale decisivo. Un’intervista ti dà
spesso l’occasione di confrontare la tua mente con delle domande, il che a parer
mio è quel che s’intende per arte.
Una volta ho inventato questa frase: «La logica estensione dell’ego è Dio».
Credo che la logica estensione del vivere negli Stati Uniti sia diventare
presidente.
Occorre liberarsi delle scorie del passato che turbinano nella memoria come
insetti rapaci. Sono soltanto vecchie idee di cui non abbiamo più bisogno.
Mi piace bere. Non capisco come si faccia a bere solo latte o acqua o cocacola.
Mi rovinerebbe lo stomaco. Quando bevi, fino a un certo punto hai tutto sotto
controllo. Ogni volta che mandi giù un altro sorso, è una tua scelta. Fai
tantissime piccole scelte. Immagino sia questa la differenza fra suicidio e lenta
capitolazione.
L’alcol per me è come il latte materno, ed è migliore di qualsiasi latte mi abbia
mai dato mia madre.
La rivoluzione deve essere permanente, altrimenti si esaurisce tutto. Dovrà
esserci sempre rivoluzione, dovrà essere una cosa costante, non qualcosa che
cambierà tutto e avrà finito il suo compito. Non una rivoluzione che risolva
tutto definitivamente. Dev’essere quotidiana.
Non credo nel karma, nella reincarnazione e nelle forze occulte, ma siccome
non ho nulla da proporre in alternativa, non li escludo a priori.
Possono toglierti la pelle di dosso a suon di botte, ma non per questo cambierai
idea. Ciò servirà invece a renderti ancora più deciso.
La gente fa resistenza alla libertà perché ha paura dell’Ignoto. Ma è un fatto
curioso: l’ignoto una volta era ben noto, è la dimensione a cui appartengono le
nostre anime. L’unica soluzione è di confrontarsi – confrontare il proprio Io –
con la più grande paura immaginabile. Confida a te stesso i tuoi terrori più
profondi: dopo di ciò, la paura non avrà più potere, la paura della libertà si
assottiglierà fino a scomparire, e tu sarai libero.
In un concerto rock, come nella vita, non dovrebbero esserci regole o
limitazioni. Dovrebbe essere possibile tutto.
Noi discendiamo dai serpenti. Una volta ho immaginato che l’universo fosse
come un enorme serpente peristaltico. Vedevo la gente, gli oggetti e i paesaggi
come minuscoli disegni sulle sfaccettature della pelle del serpente. Penso che il
movimento peristaltico rappresenti il meccanismo fondamentale della vita:
persino le nostre strutture unicellulari di base si muovono così, e la deglutizione,
l’ingestione, i ritmi del rapporto sessuale.
L’eroe è uno che si ribella – o sembra ribellarsi – ai fatti della vita, e
apparentemente trionfa. Ovviamente può essere solo un evento sporadico, non
può essere una condizione permanente. Il che non significa che la gente non
dovrebbe continuare a tentare di ribellarsi contro i fatti della vita. Un giorno,
chissà, potremmo sconfiggere la morte, la malattia e la guerra.
Bisogna distruggere nel proprio intimo tutto ciò che sviluppa la personalità
umana. Tutto l’immenso egoismo che essa contiene.
La tua politica, la tua religione, la tua filosofia non sono ciò che fumi, ciò che
bevi o come ti vesti, e neppure come porti i capelli, che faccia hai o quali azioni
hai compiuto. La tua religione o la tua politica è ciò a cui dedichi la maggior
parte del tuo tempo. È un’esplosione di risultati. Non importa se sei comunista,
anarchico o capitalista.
I fatti di Miami sono stati uno scandalo più politico che sessuale. Le autorità
hanno puntato all’aspetto erotico perché non avrebbero potuto accusarmi di un
reato di tipo politico. Sarebbe stato troppo assurdo. Credo proprio che sotto
accusa ci fosse più un modo di vivere che un episodio specifico. Penso che
quello che li ha mandati in fibrillazione sia stato aver detto al pubblico che erano
un mucchio di fottuti idioti, proprio in quanto pubblico; quantomeno per quello
che stavano facendo in quel momento. Il messaggio di fondo era che le persone
non si trovavano lì per ascoltare un po’ di musica da qualche bravo musicista,
ma erano lì per dell’altro, e avrebbero dovuto ammetterlo e fare qualcosa in
proposito. [Il 1° marzo 1969 il concerto al Dinner Key Auditorium di Miami degenerò in
una rivolta del pubblico aizzato da un Morrison in preda ai fumi dell’alcol, che venne
arrestato per oscenità. La famigerata tappa del tour decretò il declino dei Doors, NDC]
Mi considero un essere umano intelligente e sensibile con l’anima di un clown.
Ed è questa a prendere il sopravvento nei momenti più importanti.
La polizia varia da città a città, da nazione a nazione. Fra i poliziotti migliori,
almeno finché non te li trovi contro, ci sono i bobby inglesi. Mi danno
l’impressione di essere molto gentili, con quei modi da galantuomini. I poliziotti
di Los Angeles sono diversi da quelli della maggior parte delle città. Sono degli
idealisti e sono convinti, fin quasi al fanatismo, della giustezza della loro causa.
C’è tutta una filosofia dietro alla loro tirannide. Nella maggior parte dei posti la
polizia fa semplicemente il suo lavoro. A Los Angeles lo vive con un senso di
integrità. È spaventoso.
Qualunque cosa succeda, l’America sarà il punto focale. È il centro dell’azione e
ci vorranno persone forti e capaci per sopravvivere in un clima come questo.
Sono sicuro che la gente ci riuscirà ma penso che molti, e in particolare gli
abitanti delle città, si trovino ora in uno stato di costante e completa paranoia.
La paranoia è una paura irrazionale. Ma cosa succederebbe se invece la paranoia
fosse giustificata?
La gente va ai concerti rock perché le piace sentirsi una folla. Dà una strana
sensazione di potenza e sicurezza. C’è il piacere di sfregarsi contro centinaia di
propri simili. Rafforza il loro trip... Come esecutore, io sono soltanto un centro
focale per l’attenzione di ognuno, perché bisogna avere un pretesto per
accalcarsi.
Sostengono che tutti nasciamo. Io non me lo ricordo. Forse ho avuto uno dei
miei blackout.
Esistono diversi tipi di libertà, e ci sono parecchi equivoci in proposito. Il genere
più importante di libertà è la libertà di essere se stessi. Noi siamo abituati a
scendere a patti con la realtà per acquistare un ruolo. Svendiamo i nostri sensi
per trovare un gesto. Rinunciamo alla capacità di sentire e in cambio otteniamo
una maschera. Non potrà esserci alcuna rivoluzione di massa finché non vi sarà
una rivoluzione personale, a livello individuale. Prima deve avvenire all’interno.
Puoi privare un uomo della sua libertà politica e ciò non gli farà del male. Ma se
lo priverai della sua libertà di sentire, questo potrà distruggerlo.
A Los Angeles, a New York e in molte altre grandi città si ha un senso di
affollamento, in ogni momento, sia psicologicamente che fisicamente. La gente
sta diventando davvero paranoica. Credo che i concerti rock siano forme di
sciami umani che comunicano questo disagio legato alla sovrappopolazione.
Qualunque reazione susciti la musica, sono contento. Qualsiasi cosa, purché
induca la gente a pensare. Se riesci a ottenere che un’intera sala o un intero
locale pieno di gente ubriaca o “fatta” alla fine si svegli e pensi, stai facendo
qualcosa di importante.
Il processo di Miami è stata un’esperienza preziosa perché mi ha aperto gli occhi
sul sistema giudiziario americano. Ogni giorno, prima che toccasse a me, si
presentavano alla sbarra dei neri: li sbrigavano in cinque minuti con venti o
venticinque anni di galera. Se non avessi avuto denaro a profusione per
sostenere la mia causa, adesso sarei già in prigione e ci resterei tre anni. Di
regola si evita la prigione solo se si hanno parecchi soldi.
La politica non è un tema significativo nelle mie canzoni. Lo è in qualche
canzone, e sempre in maniera secondaria. La politica è la gente e il suo interagire
con altra gente. Quindi non puoi separarla da tutto il resto.
Oggi tutti fumano erba. Penso che non si possa considerarla neppure più una
droga. Il trip degli allucinogeni è diverso: nessuno ha la forza di sostenerlo per
sempre. Così ci si dà ai narcotici, fra cui l’alcol. Invece di amplificare il pensiero,
lo si uccide. I narcotici sono degli ammazza-dolore, per questo la gente ne è
attratta.
La gente chiede all’arte, e in particolare al cinema, conferme della propria
esistenza. In qualche modo le cose sembrano più reali se le si può fotografare e
se si può creare sullo schermo un simulacro della vita reale.
Dentro di noi c’è un’intera regione di immagini e sensazioni che raramente
emergono nella vita quotidiana. E quando ciò accade, assumono forme perverse.
È il nostro lato oscuro. Più ci ammantiamo di civiltà, più queste forze cercano
pretesti per rivelarsi.
Riconoscere e disvelare a se stessi il proprio lato oscuro produce un trauma
capace di restituire l’individuo ai propri primitivi sensi.
Ai concerti dei Doors non c’è mai stata una vera e propria rivolta. È un gioco
che non porta da nessuna parte. Penso che sarebbe meglio tenere un concerto e
tirare fuori tutte quelle sensazioni sommerse, così che quando ognuno se ne va
porti via con sé questa energia e torni a casa con essa, piuttosto che sprecarla
inutilmente in una piccola esplosione di massa.
I rettili rappresentano un completo anacronismo. Se domani sparissero tutti i
rettili del mondo l’equilibrio della natura non ne sarebbe minimamente turbato.
Sono una specie del tutto arbitraria. Se esistono creature capaci di sopravvivere a
un’altra guerra mondiale o a un completo avvelenamento del pianeta, quelle
sono loro. La lucertola e il serpente vengono associati all’inconscio e alle forze
del male.
Ho sempre amato i rettili, mi piacciono le lucertole... ma mi riuscirebbe difficile
raccogliere un serpente e giocarci. Mi rendono nervoso. C’è qualcosa di
profondamente radicato nella natura umana che reagisce con virulenza ai
serpenti. Credo che il serpente incarni tutte le nostre paure. Hanno una pelle
davvero splendida, probabilmente è per questo che sono tanto affascinanti.
Non sono del tutto convinto di essere un sex-symbol. Nelle società umane
esistono certi ruoli archetipici, e le società richiedono che vengano riempiti.
Penso si tratti soltanto di un’occasione che si presenta di riempirli. Ad ogni
modo, gli unici posti dove questo genere di cose hanno una qualche realtà sono
alcune riviste e pochi quotidiani.
In realtà non ho mai avuto molto successo con le ragazze. Davvero. Non so
come sia. Faccio fatica ad avere un appuntamento, tipo.
Oggi il pubblico è diventato passivo. Gli spettatori dovrebbero avere un ruolo
attivo nella creazione dell’evento. Ci si può riuscire persino al cinema. Per
esempio, puoi decidere di chiudere gli occhi ogni volta che ti va oppure puoi
alzarti e abbandonare la sala per cinque minuti. Così facendo il film diventa
completamente diverso da quello che vede chi rimane seduto dall’inizio alla fine
della proiezione, ligio al proprio dovere.
Se dai al pubblico quel che vuole, o crede di volere, ti lascerà fare qualsiasi cosa.
Però se vai troppo velocemente per loro e sfoderi una mossa inaspettata, lo
confondi. Quando la gente si reca a un evento musicale, ad un concerto, ad uno
spettacolo teatrale o a qualsiasi show, vuole essere entusiasmata, vuole sentirsi
come in un viaggio fuori dalla realtà e vedere qualcosa fuori dall’ordinario. Ma se
invece di farli sentire tutti accomunati in un volo fuori dal mondo li poni di
fronte a uno specchio e gli mostri come sono in realtà, se insomma gli fai capire
che sono soli anziché uniti, restano confusi e ti si rivoltano contro.
Bere è un modo per rendere sopportabile la vita in una situazione di
sovraffollamento, ed è anche una conseguenza della noia. La gente beve perché
si annoia. Amo bere. Talvolta stimola la conversazione, le persone si sciolgono.
È un po’ come il gioco d’azzardo: esci di casa per passare la serata a bere e non
sai dove ti ritroverai il giorno dopo. Potrebbe andarti bene o finire in un
disastro. È come un lancio di dadi.
In un grande concerto la teatralità è necessaria perché trasforma la performance
in qualcosa di più di un mero evento musicale: fa sì che diventi spettacolo.
Sono sempre stato attirato dalle idee di ribellione contro l’autorità. Quando ti
riconcili con l’autorità, diventi tu stesso un’autorità.
Bisogna spingere le situazioni alle estreme conseguenze. Occorre analizzarle con
la logica: la polizia costituisce una barriera che sprona i ragazzi a lanciarsi contro
il palco. Se non ci fosse questa barriera, verrebbe meno l’incentivo. Penso sia
una bella cosa. I ragazzi, in questo modo, hanno l’occasione di mettere alla
prova l’autorità.
I Doors sono un gruppo orientato al blues, con una notevole dose di rock e
alcuni elementi di jazz, pop e sonorità classiche. Fondamentalmente siamo una
blues band bianca.
Mi piace tutto ciò che riguarda la trasgressione o il rovesciamento dell’ordine
costituito. M’interessa qualunque cosa abbia a che fare con la rivolta, il
disordine, il caos, in particolare le attività apparentemente prive di significato. Mi
sembra sia questa la strada per la Libertà.
La libertà esteriore – la rivolta fisica – è un modo per conquistare la libertà
interiore. Piuttosto che partire dall’interno, comincio dall’esterno. Raggiungo la
dimensione mentale e spirituale partendo da quella fisica e corporea.
Il concerto di Miami ha rappresentato il culmine della nostra carriera di
intrattenitori di folle. Nel mio subcoscio ho cercato di trasformarlo in
un’assurdità. Ero stufo dell’immagine che mi era stata appiccicata addosso e che
anch’io – più inconsciamente che consapevolmente – avevo contribuito a creare.
Ne ero proprio nauseato. Così, in una gloriosa serata, ho deciso di liberarmene.
La musica libera la mia immaginazione. Quando canto le mie canzoni in
pubblico compio un atto drammatico. Ma non è come recitare in teatro. È un
gesto sociale, ed anche un’attività sincera.
Il rock ha fatto irruzione dopo la guerra di Corea, ed è stato come una
liberatoria purga psicologica. Sembrava che ci fosse bisogno di un’esplosione
sotterranea, di una nuova eruzione. Forse dopo la fine della guerra in Vietnam le
morti cesseranno, e ci sarà nuovamente bisogno di una forza vitale che si
esprima e si affermi. [La guerra di Corea fu un conflitto di portata internazionale che
oppose nord a sudcoreani negli anni 1950-1953; l’estenuante guerra del Vietnam venne
combattuta dal 1964 al 1975 con un graduale e discusso coinvolgimento degli Usa, NDC]
Quando suoniamo stiamo partecipando alla creazione di un mondo e
celebriamo questa creazione con il pubblico. Diventa una scultura di corpi in
movimento. Questa è la parte politica, ma il nostro potere è sessuale. Nei nostri
concerti facciamo della politica sessuale. Il sesso parte da me, poi si propaga ai
musicisti che sono in scena, sotto incantesimo. La musica che facciamo è diretta
al pubblico e interagisce con esso. Gli spettatori tornano a casa e interagiscono
con il resto della realtà, così io interagisco con l’intera realtà e tutta questa storia
di sesso finisce per essere una sola, immensa palla di fuoco.
La politica è la ricerca del potere privato da parte di certi individui. Possono
mascherarla in termini ideologici o con qualsiasi stronzata romantica o filosofica
quanto vogliono, ma si tratta essenzialmente di una ricerca privata di potere.
I Doors sono gli Avatar del caos. [Nell’induismo, Avatar indica la discesa e
incarnazione di una divinità, NDC]
La religione è come una filosofia, ciò a cui dedichi gran parte del tuo tempo.
Potrebbe essere una donna. Potrebbe essere una droga. Potrebbe essere il
denaro oppure la letteratura. Penso che la religione sia il chiodo fisso in ogni
pensiero o attività.
Ho bisogno di distinguermi dalla massa. Non mi sento al mio posto in mezzo
alla maggioranza.
Oggi non esistono vere menti creative in nessun settore della comunicazione di
massa. Siamo tutti abbastanza sciolti, abbiamo buone qualità, ma credo non vi
sia nessun grande genio all’opera a livello popolare. Esistono grandi poeti,
parolieri e autori di canzoni, ma non ci sono grandi concerti. Tuttavia un sacco
di geni come Mozart furono bambini prodigio, scrissero lavori brillanti in età
giovanissima. Forse succederà ancora, arriverà qualcuno bravo e diventerà
famoso. Da qualche parte, al lavoro in una cantina, magari c’è qualcuno che sta
inventando una forma musicale completamente nuova.
La sessualità è piena di menzogne. Il corpo cerca di dire la verità ma siamo
talmente soffocati dalle regole che non riusciamo ad ascoltarlo. È così legato da
finzioni che difficilmente può muoversi. Siamo paralizzati dalle bugie.
Bisogna amare qualsiasi cosa che sia una violenta reazione contro le norme.
La maggior parte delle persone non ha idea di cosa stia perdendo, la nostra
società assegna un valore supremo all’autocontrollo, al nascondere ciò che si
sente. Si sbeffeggiano le culture primitive e si è orgogliosi della propria, che
impone la soppressione di istinti e impulsi naturali.
Il mondo che vogliamo proporre è un nuovo selvaggio Far West. Un mondo
voluttuosamente malvagio, strano e ammaliante, popolato di fantasmi, prossimo
all’orbita del Sole.
[La raccolta di poesie The Lords] riguarda principalmente le sensazioni di
impotenza e di abbandono che provano le persone di fronte alla realtà. Non
hanno un reale controllo sulle proprie vite. C’è qualcuno che li controlla. La
fonte di controllo più vicina che abbiamo mai avuto è l’apparecchio televisivo.
Nel creare questa idea dei Signori c’è anche lo stimolo a cambiare se stessi. Ora,
per me, i Signori, significano qualcosa di completamente diverso. È
praticamente l’opposto. I Signori sono una razza romantica di persone che
hanno trovato un modo di controllare il loro ambiente e le loro vite. Sono
qualcosa di diverso dalle altre persone.
I paragoni sono superflui e sgradevoli. Chi ricorre ai paragoni usa le scorciatoie
del cervello. È un modo di pensare riduttivo. [Risposta data a un giornalista che gli
faceva insistenti domande sui parallelismi fra lui è Mick Jagger, leader dei Rolling Stones,
NDC]
Se si rifiuta il proprio corpo, esso diventa la propria prigione. È un paradosso:
per andare oltre i limiti del corpo, ci si deve immergere in esso, si devono
spalancare i propri sensi. Non è così facile accettare il proprio corpo, ci hanno
insegnato che è un qualcosa da controllare, da dominare. Processi naturali come
pisciare e cagare sono considerati sporchi. Le tendenze puritane tardano a
morire. Come può essere liberatorio il sesso se in realtà non si vuole toccare il
proprio corpo? se si tenta in tutti i modi di eluderlo?
Los Angeles è una città alla ricerca di un rituale per ricomporre i suoi frammenti,
e anche i Doors sono in cerca di un simile rituale. Una sorta di matrimonio
elettrico. Ci nascondiamo nella nostra musica per rivelarci.
Una volta si pensava fosse possibile generare un movimento, la gente che si
solleva e si unisce in una protesta di massa, rifiutando di essere continuamente
repressa; unire tutte le forze per spezzare quelle che William Blake [poeta inglese,
1757-1827, vedi Appendice, NDC] definisce «le manette forgiate dalla mente».
Ma ormai i tempi della “strada dell’amore” sono finiti. Certo, è possibile andare
oltre, ma non a livello di massa, non come ribellione universale. Oggi dovrebbe
accadere a livello individuale, ogni uomo per se stesso... come si dice. Salva te
stesso.
Esibirmi è l’unico gioco che faccio, e credo sia il senso della mia vita.
Non sempre la violenza è sinonimo di malvagità. Ciò che è malvagio è
l’infatuazione per la violenza. In alcuni casi l’infatuazione per la violenza implica
una segreta complicità con i propri oppressori. La gente va in cerca dei tiranni, li
onora e li sostiene. Gli oppressi convivono con regole e restrizioni, e restano
succubi della violenza insita nelle loro brevi e illusorie ribellioni.
Guardo alla storia del rock come alle origini del dramma greco. Nacque sulle aie
nella cruciale stagione del raccolto. In origine c’era una tribù di adoratori che
danzavano e cantavano. Poi, un giorno, un uomo posseduto uscì dalla folla e
cominciò a imitare un dio. Dapprima era pura canzone e movimento. Man
mano che le città si svilupparono, sempre più gente cominciò ad accumulare
denaro, ma in qualche modo dovevano mantenere il contatto con la natura, e lo
fecero mediante gli attori, che assolvevano a quel ruolo. Penso che il rock abbia
la stessa funzione.
Insegnanti, capi religiosi, amici – o presunti tali – riprendono l’opera dal punto
in cui l’hanno lasciata i genitori. Ci chiedono di provare solo ciò che essi
vogliono e si aspettano da noi. Ci obbligano continuamente a recitare dei finti
sentimenti per loro. E noi siamo come attori abbandonati in questo mondo per
vagare alla ricerca di un fantasma, in cerca di un’ombra semidimenticata della
nostra realtà perduta. Quando gli altri ci chiedono di diventare come essi
vogliono, ci costringono a distruggere la nostra vera personalità. È una sottile
forma di assassinio. I genitori e i parenti più affezionati a noi compiono questo
omicidio col sorriso sulle labbra.
Devi riuscire a liberarti da solo delle forze repressive esterne. Se cerchi qualcuno
che possa farlo per te, significa che dipendi ancora dagli altri. Significa che sei
ancora vulnerabile rispetto a quelle forze malvagie e oppressive.
Chiunque controlli i media, controlla le menti.
C’è qualcosa di peggio di una brutta fotografia? Una foto può trasformare
qualsiasi persona in un santo, un angelo, un pazzo, un demonio, una nullità. In
parte è casuale, in parte premeditato. Molti ingredienti riguardano l’idolatria.
Una brutta fotografia può trasmetterti svariate intensità di impoverimento
psichico. Sai benissimo che quell’immagine non sei tu, ma c’è qualcuno che ha
deciso di vederti in quel modo.
Facciamo parte dello stesso contesto in cui vivono i ragazzi. Siamo a Los
Angeles. Qui i ragazzi vivono più liberamente e intensamente che altrove, ma
questo è anche il posto dove vengono a morire i vecchi. I ragazzi sanno
entrambe le cose, e noi le esprimiamo entrambe.
L’America è stata edificata con la violenza. Tutti gli americani sono dei
fuorilegge. Gli americani sono affascinati dalla violenza. La televisione è un
invisibile guscio protettivo contro la nuda realtà. La malattia della cultura del XX
secolo è l’incapacità di percepire la realtà. Le masse si raccolgono davanti alla
televisione a guardare teleromanzi, film, idoli rock, e vivono selvagge emozioni
attraverso questi simboli; ma nelle loro vite quotidiane sono emotivamente
morte.
Contano soltanto i punti massimi e i punti minimi. Tutto ciò che sta nel mezzo
non serve. Voglio essere libero di provare ogni cosa.
Le mie prime influenze sono stati i vecchi cantanti blues e quelli rock, Elvis su
tutti. Li ho sentiti all’età giusta per esserne condizionato. Sembravano
spalancarmi un mondo nuovo di cui neanche sospettavo l’esistenza. Uno strano
paesaggio del quale riuscivo a scorgere solo qualche fugace immagine nella mia
vita quotidiana.
Le operazioni politiche non mi interessano più di quanto possa incuriosirmi la
microbiologia o l’astronautica. È un campo di cui non so assolutamente niente
in termini pratici, ma mi sarebbe piaciuto dare una mano per la campagna
elettorale di Mailer. [Lo scrittore Norman Mailer si candidò, senza successo, alle elezioni
del 1970 per diventare sindaco di New York, NDC]
Mi interessano i meccanismi reali dell’organizzazione politica. Mailer sarebbe
stato un buon sindaco, ha sviluppato una posizione morale sempre più ricca e
complessa, e trovo sia pieno d’immaginazione: è un anarchico, un comunista un
capitalista. È un marito, un padre, un amante, un conservatore, un politico, un
eroe uno scrittore, un intellettuale. Ha toccato più basi di qualunque altro
giocatore mi venga in mente. E poi mi piace la sua idea di trasformare New
York in una città-Stato, perché New York è un posto speciale. Dovrebbe godere
di una qualche indipendenza politica.
Arriva un momento in cui sei perfettamente in sintonia con il tuo pubblico. Poi
capita che questa intesa si perda, e bisogna prenderne atto da entrambe le parti.
Non è che tu sia cresciuto più del tuo pubblico. È che ormai siete entrambi
troppo vecchi per certe cose. Bisogna dedicarsi ad altro e lasciare spazio ai più
giovani.
Sono del sagittario, il segno più filosofico di tutti. Ma in ogni caso non credo a
questa roba. Per me sono solo una massa di stronzate. [Frase pronunciata nel corso
del concerto d’apertura del Roadhouse Blues Tour, il 17 gennaio 1970, al Felt Forum di
New York, NDC]
Un amico è qualcuno che ti lascia totalmente libero di essere te stesso, e in
particolare la libertà di sentire o di non sentire. È in questo che consiste il vero
amore: lasciare che una persona sia ciò che davvero è. La maggior parte delle
persone ti amano per quello che pretendono tu sia, per ottenere il loro amore
devi fingere, esibirti. Ottieni amore per la tua finzione.
Woodstock mi è parso soltanto il ritrovo di un mucchio di giovani parassiti
imboccati per quei tre-quattro giorni. Sembravano come vittime, i truffati da una
cultura più che altro. Comunque una qualche celebrazione della cultura giovanile
è sempre meglio che niente, e sono sicuro che quando è tornata in città, quella
gente ha portato con sè una sorta di mito. [Il festival di Woodstock si svolse nei giorni
15, 16 e 17 agosto 1969 a Bethel, piccola località della contea di Sullivan, NY, ed è
considerato il più importante evento collettivo nella storia della musica rock; vi affluirono circa
quattrocentomila giovani provenienti da tutta l’America; i Doors non furono invitati oppure
rifiutarono di parteciparvi, NDC]
Viviamo in una società malata, e parte della malattia consiste
nell’inconsapevolezza di essere malati. La nostra società ha troppi beni materiali
da preservare, e valori come la libertà sono alla fine dell’elenco.
Comincio a pensare che sia più facile spaventare la gente piuttosto che farla
ridere.
Un concerto è un evento aperto. È libero. I ragazzini sono come dei cani,
corrono tutt’intorno, toccano le cose, cantano una canzone. Così sono gli attori
teatrali e anche i musicisti, e te ne puoi rendere conto guardando qualcuno che si
esibisce, perchè è in quel modo che si suppone la gente dovrebbe essere: libera
come gli animali.
L’amore è soltanto una delle manciate di espedienti che abbiamo a disposizione
per evitare il vuoto.
La società si dibatte nell’eterno bipolarismo di due forze in contrapposizione:
quelle del cambiamento e quelle della conservazione. La ribellione e la
repressione. La ricerca del nuovo e l’imposizione delle norme.
Mi piace la gente che scuote le altre persone e le fa sentire a disagio.
Alcune persone regalano facilmente la propria libertà, ma altre vi sono costrette
con la forza. Veniamo imprigionati fin da piccoli. La società, i genitori, tutti ti
impediscono di mantenere la libertà con cui siamo nati. Esistono maniere sottili
per punire chi osa provare dei sentimenti. Basta guardarsi attorno per scoprire
che tutti hanno distrutto la propria autentica natura sensibile. Ognuno di noi
finisce per adeguarsi a questo scenario, imitandolo.
Siamo ingabbiati in un’immagine, in una messinscena. La cosa triste è che le
persone sono molto abituate alla propria immagine, crescono attaccate alle
proprie maschere, amano le proprie catene, si dimenticano chi sono in realtà. E
se cerchi di ricordarglielo, loro ti odiano. Si sentono come se tu stessi cercando
di carpirgli le loro proprietà più preziose.
Crescendo ho avuto come la sensazione di qualcosa di strano. Mi sono reso
conto che stavano tentando di impedirmi di capire, che mi stavano mettendo dei
paraocchi, e che venivo spinto pian piano dentro un tunnel a forma di imbuto, e
quindi sempre più stretto. Quando vai a scuola corri un rischio: puoi ricavarne
molto, ma puoi anche esserne gravemente danneggiato.
L’unica cosa che ho fatto, per prepararmi alla celebrità, è stato smettere di
tagliarmi i capelli.
Mi piacciono tutti e quattro gli album dei Doors, ma sono particolarmente fiero
del secondo, perché racconta una storia. È un lavoro completo. Un giorno
otterrà il riconoscimento che merita.
La grande esplosione di energia creativa di tre-quattro anni fa era difficile da
sostenere, per le persone sensibili... Credo che sarebbero state deluse da qualsiasi
cosa non fosse “il massimo”. Così quando la realtà ha smesso di dare alimento
alle loro visioni interiori, sono piombate nella depressione. [Jim Morrison si riferisce
alla morta prematura di Jimi Hendrix, Janis Joplin e Al Wilson, NDC]
Ciò che davvero ho sempre desiderato di fare, addirittura più di cantare in una
band, sia lavorare nel cinema. Mi piacerebbe scrivere e dirigere un film tutto
mio.
Si utilizzano i sistemi più sottili per costringere l’individuo a uniformarsi al
comune sentire e per punire coloro che cercano di tener viva la propria
soggettiva natura sensibile. Si induce tutta la gente a recitare un determinato
ruolo.
Esistono cose che si conoscono e altre che non si conoscono. Esiste il noto e
l’ignoto: nel mezzo ci sono Le Porte [in inglese, “The Doors”, NDC]. I Doors sono
i sacerdoti del regno dell’ignoto che interagisce con la realtà fisica. Perché
l’uomo non è soltanto spirito, ma anche sensualità.
Noi siamo Le Porte perché tu te ne vai in una città straniera, scendi in un
albergo, poi, dopo che hai tenuto il tuo concerto, torni alla tua camera attraverso
un lungo corridoio senza fine punteggiato da porte, finché non arrivi alla tua.
Ma quando apri la porta, ci trovi dentro della gente e ti domandi: «Sono nella
stanza sbagliata? o si tratta forse di una specie di festa?»
Un concerto funziona quando quando i musicisti e il pubblico raggiungono una
sorta di esperienza unificante. È commovente e appagante sapere che i confini
che separano una persona dall’altra si annullano nell’arco di un’ora.
Il confronto, la competizione, sono un qualcosa di superfluo e orribile.
Da qualche parte ci deve essere una legge non scritta che dice: «Non lasciare che
i tuoi figli diventino ciò che sono. Spezzagli lo spirito, prima che diventino
adulti». Vogliono spezzarci lo spirito, e farci entrare dentro il loro fottuto Dio.
Le culture primitive, come gli indiani d’America, vivono in pace e in armonia
con la terra, le foreste e gli animali. Non costruiscono strumenti di guerra e non
investono milioni di dollari per attaccare altri Paesi che hanno idee politiche
diverse dalle loro.
La violenza ci spaventa meno delle nostre sensazioni. La sofferenza personale,
privata, solitaria è più terrificante di qualsiasi altro dolore possa essere inflitto
dall’esterno.
Io offro immagini, evoco magicamente ricordi di libertà. Ma noi possiamo
soltanto schiudere Le Porte [The Doors], non possiamo costringere la gente a
varcarle, se non ne ha la volontà.
Forse i popoli primitivi hanno meno cazzate a cui rinunciare, meno stronzate da
abolire. Una persona che voglia la libertà deve essere pronta a rinunciare a tutto,
non solo alla ricchezza: tutte le idiozie che ti hanno insegnato, tutto il lavaggio
del cervello che la società ti ha fatto. Devi liberarti di tutto questo se vuoi
passare al di là della barricata. La maggior parte della gente non è disposta a un
cambiamento così radicale.
Alcuni rinunciano facilmente alla propria libertà. Ad altri, invece, la libertà può
essere sottratta solo con la forza.
Probabilmente ci sarà un processo in pompa magna. Può darsi che mi compri
un vestito. Un abito blu scuro, da conservatore. E una cravatta. Non una di
quelle cravatte cachemire, ma una bella cravattona con un gran nodo
voluminoso. Forse un giorno scriverò un diario e lo pubblicherò su Esquire:
Impressioni sulla mia impiccagione. [Morrison si riferisce qui allo scandalo di Miami, secondo
lui ingigantito ad arte dal governo americano; «Esquire» è una prestigiosa rivista americana su
cui in passato hanno scritto hemingway e scott fitzgerald, più di recente mcinerney, NDC]
Non sono sicuro che sia la salvezza ciò che la gente vuole, e neppure che la
voglia ottenere da me. Lo sciamano è un guaritore, come lo stregone. Non credo
che la gente si rivolga a me per questo. Non mi vedo assolutamente come un
Salvatore.
La musica è molto erotica, libera emozioni. La musica dei Doors conduce le
persone verso un orgasmo emotivo attraverso la mediazione delle parole e delle
note.
Per me i film devono essere totalmente artificiali e surreali oppure totalmente
reali e documentaristici. Più sono all’estremo di una delle due tendenze, meglio
è.
La forma dell’intervista ha i suoi ascendenti nel confessionale, nel dibattito e nel
confronto incrociato. Una volta che hai detto qualcosa, non c’è modo di
ritrattare. Troppo tardi. È un vero momento esistenziale.
Non ascolto spesso la musica rock. Mi piace cantare il blues, quelle lunghe tirate
libere senza un inizio o una fine predefiniti: a un certo punto il pezzo prende
una certa piega e io non faccio che improvvisarci sopra. Tutti in assolo. Mi piace
questo tipo di canzone: attaccare con un ritmo blues e vedere dove ti porta.
Il denaro sconfigge sempre l’anima.
Dietro la tirannia c’è una precisa filosofia: ideali pressocché fanatici di equità e
giustizia, e ferma devozione a un qualche Dio.
Mantengo un pessimismo illuminato riguardo alle cose, così non resto deluso
quando non vanno come voglio. Non voglio una rivoluzione. La rivoluzione
non è altro che il passaggio da una corrente all’altra. E io penso che una
rivoluzione in questo paese sarebbe un disastro. Vale ancora la pena di lottare
per gli ideali democratici. Occorre solo cambiare qualche leader, cambiare
qualche legge.
Siamo un po’ come i nostri antenati indiani: ci accomunano la paura del sesso, la
pietà per i morti e un ossessivo interesse per i sogni e le visioni.
La gente oggi vuole una band che accantoni completamente il passato e
qualunque legame con il business. Una band che dica: «Lo facciamo per un
motivo. Non perché vogliamo spillarvi denaro a palate dalle tasche». Vogliono
sentire che il gruppo appartiene alla loro comunità, non gli interessa qualcosa
che arriva dall’esterno.
Sono molto legato al gioco dell’arte e della letteratura: i miei eroi sono artisti e
scrittori.
Ho sempre voluto scrivere, ma ho sempre pensato che non sarebbe stata roba
buona fino a che la mia mano non avesse preso la penna e cominciato a
muoversi per conto suo, con me assolutamente non coinvolto, per così dire.
Come la scrittura automatica. Ma non è mai successo.
La vera poesia non dice niente, elenca solo delle possibilità, apre tutte le porte. E
voi potete passare per quella che preferite.
Se la mia poesia cerca di arrivare a qualcosa, è liberare la gente dai modi limitati
in cui vede e sente.
La gente ha paura di se stessa, della propria realtà e dei propri sentimenti più di
ogni altra cosa. Si fa un gran parlare dell’amore, ma sono tutte stronzate.
L’amore ferisce, i sentimenti provocano fastidio. Si insegna alla gente che il
dolore è negativo e pericoloso. Come si può aver a che fare con l’amore se si ha
paura di provare qualsiasi sensazione?
Spero di morire attorno ai centoventi anni di età, conservando il mio umorismo
e in un bel letto comodo. Non vorrei nessuno intorno. Vorrei solo andarmene
placidamente alla deriva.
Possiamo liberarci dalle regole e dalle menzogne ascoltando il nostro corpo,
aprendo i nostri sensi. Blake sostiene che il corpo è la prigione dell’anima finché
non vengono completamente spalancati i cinque sensi, che lui chiama «le
finestre dell’anima». Quando infatti il sesso coinvolge pienamente tutti i sensi
può tradursi in una sorta di esperienza mistica.
Mi sono divertito molto in questi ultimi anni. Ho incontrato un sacco di persone
interessanti e visto cose che probabilmente non sarei riuscito a vedere in un
ventennio di vita normale. Non posso dire di avere rimpianti, e tuttavia, se
dovessi ricominciare daccapo, penso che farei una tranquilla vita da artista che
cammina faticosamente nel suo campo d’azione.
Il sesso può essere liberatorio ma può rivelarsi anche una trappola. Dipende da
quanto una persona dà ascolto al proprio corpo, alle proprie sensazioni. La
maggior parte della gente è troppo impegnata a nascondere le proprie sensazioni
per poterle percepire.
A volte il dolore è troppo forte per poter essere esaminato, o anche tollerato; il
che comunque non basta a renderlo cattivo o necessariamente pericoloso. Ma la
gente ha paura della morte, e più ancora del dolore. È strano che abbia paura
della morte: la vita fa molto più male della morte. Quando si muore, il dolore
finisce. La morte, in un certo senso, è un’amica.
The Lords
I Signori. Appunti sulla visione (The Lords. Notes on vision) è una raccolta di poesie
stampata privatamente nel 1969 da Jim Morrison, assieme all’opera “gemella” Le Nuove
Creature (The New Creatures), in cento copie ciascuna. L’anno successivo le due opere
vennero pubblicate unitamente dalla casa editrice newyorkese Simon & Schuster con grande
successo, nonostante le perplessità della critica. La raccolta è ormai considerata un libro di
culto dai fans dei Doors. I Signori, in particolare, contiene aforismi sul cinema, forma d’arte
molto amata e sperimentata da Jim Morrison, e versi poetici nello stile tipicamente “visionario”
del suo autore.
Gran parte della stampa è costituita da avvoltoi che calano sulla scena per
l’indifferenza della curiosa America. Cineprese che intervistano vermi all’interno
di una bara.
La cinepresa, come un dio onnivedente, soddisfa la nostra brama di onniscienza.
Il fucile del cecchino è un’estensione del suo occhio. Egli uccide con la sua
visione ingiuriosa.
Il sonno è un’oceanica profondità immersa in ogni notte.
La divisione degli uomini fra attore e spettatori è il fatto centrale del nostro
tempo. Siamo ossessionati da eroi che vivono per noi e che noi puniamo.
Ci accontentiamo del “dato” nella ricerca delle sensazioni.
Siamo stati trasformati da un corpo che danza sfrenato sulle pendici in un paio
d’occhi che fissano nel buio.
La via moderna è un viaggio in auto. I Passeggeri mutano terribilmente nei loro
fetidi sedili, o vagano da auto in auto, soggetti a incessanti trasformazioni.
Non si può camminare attraverso specchi o nuotare attraverso finestre.
Più o meno siamo tutti affetti dalla psicologia del voyeur. Non in senso
strettamente clinico o criminale, ma nella nostra intera posizione fisica ed
emozionale di fronte al mondo. Ogni volta che cerchiamo di spezzare questo
incantesimo di passività, le nostre azioni sono crudeli e maldestre e in generale
oscene, come un invalido che abbia dimenticato come camminare.
Il voyeur, il guardone, il Peeping Tom, è un oscuro commediante. È repellente nel
suo oscuro anonimato, nella sua segreta intrusione. È penosamente solo. Ma
stranamente riesce, attraverso questo stesso silenzio e occultamento, a rendersi
sconosciuto partner di chiunque sia nel raggio del suo sguardo. Questa è la sua
minaccia e il suo potere. [Peeping Tom, “Tom Che Sbircia”, è la personificazione del
guardone, NDC]
Il voyeur è il masturbatore, lo specchio il suo distintivo, la finestra la sua preda.
I film sono collezioni d’immagini morte sottoposte a inseminazione artificiale.
Gli spettatori di film sono quieti vampiri.
Il cinema è la più totalitaria delle arti.
Il corpo esiste a beneficio degli occhi; diviene un fusto secco per sostenere
questi due delicati insaziabili gioielli.
Il film conferisce una sorta di spuria eternità.
Ogni film dipende da tutti gli altri e conduce agli altri.
I film hanno un’illusione di atemporalità favorita dalla loro regolare, indomabile
apparenza.
Il fascino del cinema risiede nella paura della morte.
Il moderno Oriente crea la più grande quantità di film.
Il cinema è la nuova forma di un’antica tradizione – il teatro delle Ombre.
È sbagliato supporre, come alcuni hanno fatto, che il cinema appartenga alle
donne. Il cinema è creato da uomini per la consolazione di uomini.
I genitali maschili sono piccoli volti che formano trinità di ladri e Cristi. Padri,
figli e spiriti.
Il cinema si è sviluppato in due direzioni. Una è lo spettacolo. Come la
Fantasmagoria, il suo obiettivo è la creazione di un totale sostituto del mondo
sensoriale. L’altra è il peepshow, che reclama per il suo spazio la contemplazione
sia erotica che incontaminata della via reale, e imita il buco della serratura o la
finestra del voyeur senza bisogno di colore, rumore, grandiosità. [Il peepshow è
uno spettacolo di nudi femminili visibile da uno spioncino o da un sistema di lenti, NDC]
Il cinema scopre le sue più profonde non con la pittura, la letteratura, o il teatro,
ma con i passatempi popolari – fumetti, scacchi, carte e tarocchi, riviste, e
tatuaggi.
Il cinema non deriva da pittura, letteratura, scultura, teatro, ma dagli antichi
rituali popolari. È la manifestazione contemporanea di una storia d’ombre
evolutasi, il piacere di immagini in movimento, una credenza nella magia. Il
lignaggio è intrecciato dai primordi con Clero e stregoneria, un’evocazione di
fantasmi.
Lo spettatore è un animale morente.
È sbagliato ritenere che l’arte necessiti dello spettatore per poter essere. Il film
scorre senza alcun occhio. Lo spettatore non può esistere senza di esso. Esso
garantisce la sua esistenza.
Lo scopo dell’happening è curare la noia, ripulire gli occhi, operare una
ricongiunzione infantile col flusso della vita. Il suo più piccolo, più ampio scopo
è la purificazione della percezione.
Le multimedialità sono immancabilmente tristi commedie. Funzionano come
una sorta di pittoresca terapia di gruppo, un afflitto accoppiamento di attori e
spettatori, una reciproca semimasturbazione.
L’occhio pulito e la cinepresa ci offrono gli oggetti come essi esistono nel
tempo. Non alterati dall’“osservare”.
La cinepresa è una macchina androgina, una sorta di ermafrodito meccanico.
Nella sua storta l’alchimista replica l’opera della Natura.
L’Alchimia è una scienza erotica, riguarda sotterranei aspetti della realtà, volta a
purificare e trasformare tutto l’essere e la materia. Ciò non significa che le
operazioni materiali vengano abbandonate. L’adepto si occupa sia del lavoro
mistico sia di quello fisico.
Gli alchimisti rilevano nell’attività sessuale dell’uomo una corrispondenza con la
creazione del mondo, con la crescita delle piante e con la formazione dei
minerali. Quando vedono l’unione di pioggia e terra, la vedono in senso erotico,
come una copulazione. E ciò si estende a tutti gli ambiti naturali della materia.
Il cinema ci riporta all’anima, religione della materia, che assegna a ogni cosa la
sua particolare divinità e vede dèi in tutte le cose e gli esseri.
Il cinema è erede dell’alchimia, ultimo di una scienza erotica.
Gli eventi accadono oltre la nostra conoscenza e controllo. Le nostre vite sono
vissute per noi.
I Signori ci placano con immagini. Ci danno libri, concerti, mostre, spettacoli,
cinema. Soprattutto i cinema. Attraverso l’arte ci confondono e ci accecano nel
nostro asservimento. L’arte adorna le mura della nostra prigione, ci rende
silenziosi e divertiti e indifferenti.
Danny Sugerman
Daniel Stephen Sugerman, nato a Beverly Hills nel 1954, entrò in contatto con i Doors ad
appena dodici anni e ben presto ne divenne manager. Nella sua carriera ha collaborato con
diversi musicisti, tra i quali Iggy Pop. Nel 1980 ha pubblicato, col giornalista Jarry Hopkins,
la biografia-culto di Jim Morrison Nessuno uscirà vivo di qui (No One Here Gets Out
Alive). Nel 1993 ha sposato l’ex playmate Fawn Hall (coinvolta nello scandalo dell’IranContra), già compagna del discusso attore Rob Lowe. Autore del libro autobiografico
Wonderland Avenue e collaboratore di Oliver Stone, Sugerman è stato in cura per
dipendenza da eroina e ha trovato sollievo nel Buddismo. Nel 2005 è morto a soli
cinquant’anni per un tumore di cui soffriva da tempo. Le frasi di Jim Morrison di seguito
riportate sono tratte dall’opera Wonderland Avenue in cui Sugerman parla, fra le altre
cose, del suo rapporto di amicizia con il leader dei Doors sviluppatosi negli anni
dell’adolescenza e, ovviamente, vanno prese con la dovuta cautela in quanto ricostruite a fini
editoriali a diversi anni di distanza dagli eventi.
Scoprirai chi vuoi essere quando verrà il momento. Non devi porti limiti, solo
così potrai scoprirlo. Devi sperimentare ogni cosa e capire gradualmente come
rapportarti con il resto del mondo: comincerai a trovare la tua identità. Non
lasciare che ti cambino gli altri. Lotta per la libertà di provare qualsiasi cosa
almeno una volta. Non porti nessun limite.
Ciò che t’insegnano a scuola è inaccettabile, ti fanno sentire un imbecille, ecco
perché crescere è così difficile. È una fase in cui ognuno deve trovare la propria
strada. La gente che secondo te ha tutte le risposte, in realtà non ha niente. Non
devi credergli, ma non devi rifiutare neanche tutti i suoi valori. Devi renderti
conto che probabilmente non ti capiranno mai e che sarà una battaglia dura, ma
l’importante è che tu non rinunci mai alle tue idee. Questo lo può fare chiunque.
Approfitta di ciò che ti offrono. Si può imparare da tutto.
Esiste un certo tipo di uomo che comprende tutti gli aspetti della vita. Sono
uomini che aspirano a crescere, a imparare e ad amare, ma c’è dell’altro. Non
hanno paura di niente, sono pronti ad andare ovunque, a fare qualsiasi cosa. Ma
l’obiettivo finale è la conoscenza, tutto il resto è in più. E questo tipo di
conoscenza si ottiene solo con l’esperienza. Più intensa è, meglio è. L’esperienza
non è il pensiero. Pensare è una cazzata. L’esperienza è il centro di tutto. La
conoscenza è la meta finale. Ma l’esperienza è il mezzo per raggiungerla.
C’è una scuola di pensiero secondo cui tutto, ogni atto, è basato sulla volontà. In
alcuni casi potrebbe essere vero, ma io credo che il vero potere di un’artista
risieda nella sua capacità di ricevere, non di inventare. E penso sia obbligatorio
per l’artista fare il possibile per aumentare il suo potere ricettivo. Siamo tutti
prodotti della mente universale. Il trucco sta nel sentire le voci. Per riuscirci devi
innanzitutto sbarazzarti di te stesso, distruggere completamente tutto ciò che
sviluppa la personalità umana, tutto l’egoismo che essa contiene. Qualunque
mezzo aiuti a condurre alla perdizione dell’io è da considerarsi buono: droghe,
alcol, meditazione, canto, tutto ciò che annulla il controllo della ragione e libera
dalle inibizioni. Non importa se i mezzi sono dannosi. Sono come fertilizzanti.
[Sotto l’effetto dell’LSD, Danny Sugerman era in macchina con Jim Morrison, che aveva una
guida temeraria, NDC] Non opporre resistenza a ciò che ti sta succedendo. Non
lottare. Lasciati andare. Immagina di essere un autostoppista. Qualcuno che non
conosci, che non hai mai visto prima, ti ha dato un passaggio. Non sai chi sia né
dove ti stia portando, ma sali in macchina perché istintivamente ti fidi di lui.
Questo guidatore, questo tuo amico, forse l’hai già incontrato da qualche parte
in passato, ti sta conducendo in un posto meraviglioso. Senti di avere una
completa fiducia in lui. Sai che non ti farà alcun male. Tutto finirà bene.
Pertanto, goditi il viaggio.
Nello Sri Lanka una setta indù crede che Dio sia più vicino a noi quando siamo
in pericolo. Crede in molte divinità, ma le principali sono tre: Brahma il creatore,
Vishnu il protettore e Shiva il distruttore. I fedeli non sfuggono al pericolo, anzi
gli vanno incontro con riti come quello di camminare sui carboni ardenti e roba
del genere. A volte Dio è veramente più vicino quando siamo in pericolo.
La libertà è l’unica cosa per cui valga la pena morire. Non la liberazione
normalmente intesa: guerre, morire per una causa... quello è solo un concetto,
non c’entra niente con la realtà. La libertà e la vita sono guerre molto più
personali e, in qualche modo, molto più difficili, ma non per questo meno
concrete. La morte, reale o immaginata, è sempre presente. Non c’è niente di
più inaccettabile della morte. Una volta accettata la morte, sei a posto. Sei libero.
Nulla ti può più toccare.
La chiave di tutto è l’accettazione totale. Per andare al di là del Bene e del Male
bisogna distruggere tutti i valori prestabiliti, dimenticare i Dieci Comandamenti,
inventare i propri comandamenti, diventare un nuovo Dio, creare se stessi,
individuare nuovi valori personali.
La distruzione non è necessariamente un qualcosa di negativo. Ci hanno fatto
un lavaggio del cervello per inculcarci questa idea, e non c’è da sorprendersi in
una società come la nostra, che ha un’alta considerazione del materialismo. Ma
sono tutte balle. La distruzione è necessaria: ogni essere vivente muore
continuamente, crescere vuol dire anche morire. Quindi se stimoliamo
artificialmente il processo di morte introducendo un elemento distruttivo,
stimoliamo anche la capacità di crescita. In altre parole, possiamo intensificare
l’impulso vitale con un comportamento autodistruttivo. Non può esserci nascita
senza, prima, la morte. Lo dice anche la Bibbia: «Chi salverà la propria vita la
perderà, e chi perderà la propria vita la salverà». Nessuno, tuttavia, ti può
garantire che dopo averla persa riuscirai a ritrovarla. Questo è il rischio. È
buffo... bisogna rischiare di morire per poter vivere. È un gioco incredibile, e in
palio c’è la tua vita: se perdi è la fine, ma se vinci, allora capirai. Questo è il
risvolto positivo. È la purificazione. È attraversare le porte della percezione.
C’è una bella differenza tra ribellione e semplice rifiuto. Ribellarsi significa
pretendere di essere trattati alla pari. Significa avere dei valori, un senso di
identità, una dignità. Il rifiuto è una fuga.
Frank Lisciandro
Frank Lisciandro, fotografo e cineasta, era compagno di corso di Jim Morrison all’università
cinematografica dell’UCLA di Los Angeles e fu collaboratore di Jim nei tentativi di
lungometraggi (girò con lui il film HWY e fece le riprese di Feast of Friends).
Appassionato curatore della sua eredità artistica dopo la morte, ha co-prodotto l’album
“postumo” An American Prayer e curato i due volumi “ufficiali” di poesie sparse pubblicati
all’inizio anni Novanta, Notte Americana (The American Night) e Deserto
(Wilderness). Riportiamo alcune “confidenze” fatte da Jim Morrison all’amico nel corso delle
loro assidue frequentazioni.
I giovani sono il futuro, e puoi cambiarli, plasmarli, influenzarli. Questa è
l’importanza del pubblico giovane. È come carta bianca in attesa di essere
scritta. E io sono l’inchiostro.
Cerco di fare star bene i ragazzi ma loro si lanciano verso il palco perché ci sono
i poliziotti, è una sfida alla quale non riescono a resistere. Quasi tutti si sfogano e
reagiscono alla presenza dei poliziotti. È come un gioco. I ragazzi provano a
fermare la polizia e la polizia deve cercare di fermare loro.
Una giorno mi piacerebbe provare a suonare a oltranza tutto quello che
conosciamo: blues, Elvis, canzoni, vecchi pezzi rock. Probabilmente potremmo
andare avanti per ore. Vorrei poter salire sul palco senza un limite di tempo e
suonare, cantare e basta. Finché non crollo. Dare tutto. Sarebbe stupendo.
Gli errori più grossi della mia vita li ho fatti dal barbiere.
Non mi preoccupa morire in un incidente aereo. Sarebbe un buon modo di
andarsene. Non voglio morire di vecchiaia, di overdose o nel sonno. Voglio
sentire com’è. Voglio assaggiarla, ascoltarla, gustarla. La morte viene una volta
sola: non voglio perdermela.
La morte potrebbe essere l’esperienza che ti fornisce il pezzo mancante del
mosaico.
Il pioppo americano nero è ricoperto di muschio spagnolo e può avere anche
duecento anni. Non si vede ma il muschio può essere formato da milioni di fiori
delicati. E l’ironia è che alla fine ucciderà l’albero.
Il rock’n’roll è una razza mista scaturita dal blues, che ha le proprie radici in
Africa, e dalla musica country e di montagna proveniente dalla Scozia,
dall’Irlanda e dall’Inghilterra. Il rock è una miscela perfetta di musica bianca e
musica nera, e questa è una delle ragioni per cui lo amo.
Voglio fare esperienza di ogni cosa almeno una volta nella vita.
In America mi sento veramente a casa. Per me è come un caldo seno al neon.
Quando me ne vado da questo paese, è come essere via in spedizione.
Poesie su taccuino
Jim Morrison scrisse centinaia di poesie su taccuini e fogli volanti. Si tratta di versi, appunti,
componimenti scritti a mano, dattiloscritti o scarabocchiati che a cavallo fra gli anni Ottanta e
Novanta Frank e Katherine Lisciandro, i suoi amici di più lunga data, si accollarono l’onere
improbo di mettere in ordine con un lavoro certosino: i taccuini erano infatti ventisei, ma i
pezzetti di carta erano quasi un migliaio e in molti casi contenevano diverse versioni della
stessa poesia, peraltro prive di datazione o riferimenti temporali, dunque era impossibile
individuare la versione definitiva, o quantomeno quella più recente, di un dato componimento.
Dal lavoro immane dei Lisciandro uscirono fuori due raccolte di poesie Deserto e Notte
Americana, considerate dai loro curatori «le migliori versioni allo stadio più avanzato» che si
riuscirono a isolare. I versi che seguono sono tratti dalle raccolte in parola.
Tra infanzia, adolescenza, giovinezza & età adulta (maturità) ci vorrebbero
demarcazioni nette segnate con esami, decessi, gesta, rituali, racconti, canzoni, &
giudizi.
Nessuno ha mai progettato di essere.
Io sono una guida al Labirinto.
Come possiamo odiare o amare in un mondo che è un mare di atomi sciamanti
Il Tempo ti ha reclamato, viene a prenderti
I ragazzi delle caverne faranno splendere il loro fuoco occulto
Le droghe sono una scommessa con la tua mente.
Ciascun giorno è farsi un giro nella storia.
Una volta c’ero, credo. Credo che c’eravamo.
In quell’anno ci fu un’intensa visitazione di energia.
Perdona me, Padre, poiché io so quel che faccio.
Voglio ascoltare l’ultima Poesia dell’ultimo Poeta.
Perché bevo? Così posso scrivere poesie.
Talvolta quando si è a fine corsa e ogni bruttura recede in un sonno profondo,
c’è come un risveglio e ogni cosa rimasta è reale. Per quanto devastato è il
corpo, lo spirito cresce in energia.
Il tempo non esiste. Non c’è nessun tempo. Il tempo è una piantagione
rettilinea.
Anche il più amaro dei Poeti-Matti è un pagliaccio, che batte la frontiera.
Ti voglio bene amica. Ti voglio bene perché sei tu.
Fredda musica elettrica, rovinami, lacerami la mente, col tuo cupo torpore.
Grazie alla ragazze che mi hanno dato da mangiare.
Essersi appena posti la domanda se il mondo è reale
Un attributo dell’ignoranza, l’autoinganno, potrebbe essere necessario al poeta
per sopravvivere.
[Ci sono] Quelli in corsa verso la Morte, Quelli che aspettano, Quelli che si
preoccupano.
La nostra estate insieme è finita troppo presto
“Ho visto l’Inferno delle donne là dietro.” [citazione da Una Stagione all’Inferno
del poeta francese Arthur Rimbaud, 1854-1891, vedi Appendice, NDC]
Se guardo indietro alla mia vita a colpirmi sono cartoline, Foto Rovinate,
manifesti sbiaditi di un tempo che non riesco a ricordare
Il sesso ti dà stimoli maggiori di quanto avessi mai immaginato & la pace i libri
& tutto perdono il loro fascino & ti trovi sbattuto indietro nell’occhio della
visione
Essere ubriachi è un buon travestimento. Io bevo così posso parlare con le teste
di cazzo. Me incluso.
Devi affrontare la tua vita che ti sta strisciando addosso come un’ipnotica serpe
avvolgente.
La speranza è soltanto una parola
Scrollati i sogni dai capelli, bambino mio bello, dolcezza mia, scegliti il giorno, &
il segno del tuo giorno, la prima cosa che vedi.
Mi sforzo di introdurre sempre, in tutto quel che faccio, un certo senso di ironia.
Ci sono immagini che mi servono a completare la mia propria realtà
Uno spettro ci precede, un’ombra ci segue, e ad ogni fermata cadiamo
Non posso camminare per le strade di una città senza osservare ogni singolo
pedone. Sento le loro vibrazioni attraverso la mia pelle
Ho fatto un salto da te, nella notte, ma tu eri come una luce che se n’è andata
Sono turbato immensamente dai tuoi occhi
Gli attori sono riuniti; immediatamente vengono incantati. Io, per esempio,
sono in estasi, ammaliato. Posso convincerti a sorridere?
“Hai mai visto Dio?” Un mandala. Un angelo simmetrico.
Ci svegliammo parlando. Raccontandoci i sogni.
I sogni sono a un tempo frutto & clamore contro un’atrofia dei sensi. Sognare
non è la soluzione.
Torneranno quei nomi caldi & quei visi. Hanno fine i boschi luminosi?
La paura è un porticato attraversato da venti che scivolano verso Nord. Un viso
alla finestra che diventa una foglia. Un’aquila che percepisce la sua rovina, ma si
libra graziosamente in alto. Un coniglio che luccica nella notte. In tempi come
questi ci servono uomini che possano veder chiaro & dire la verità.
Dove sono i miei sognatori, oggi e stanotte. Dove sono i miei danzatori, che
saltano follemente.
Il giardino resterà qui, ora e sempre
Tornate ancora nella dolce foresta, tornate nel sogno bollente, venite con noi.
Tutto è in frantumi, & danza
Sono caduto sulla terra & ho stuprato la neve, ho sposato la vita & respirato col
mio midollo.
Essere nati giusto per la beltà & veder tristezza. Cos’è questa malata debolezza?
Voglio recingere il mio sacro fuoco. Essere semplice, nero & pulito. Un nulla
indistinto.
La fine del sogno sarà quando conta. Ogni cosa mente. Buddha mi perdonerà.
Conosco il mare impossibile, quando latrano i cani
Dobbiamo cercar di trovare una nuova risposta invece di un cammino
Abbandonate le città corrotte di vostro padre. Abbandonate i pozzi avvelenati &
le strade macchiate di sangue. Entrate ora nella dolce foresta.
Non mi sveglierò mai più di buonumore
Autostoppisti costellano la Grande Autostrada.
Casa tua è sempre qui, inviolata & sicura, e io schiudo l’ampio sorriso delle mie
memorie. Questo è per te, nell’anniversario della nostra prima notte. So che mi
ami, per parlare così.
Portami a letto. Fammi ubriacare (ricomponimi).
Avevo un malditesta feroce, di cui è fatto il futuro.
Sudiamo e risparmiamo tutta la vita costruendo una tomba poco profonda.
È tempo di deserto selvaggio.
L’arte può addolcire. Le parole non possono placare la Notte.
Amo gli angoli di paura
Ora che hai preso il volo o hai vagabondato via, siedo e ascolto il sibilo del
traffico & invoco in questa stanza bruciata & sventrata qualche spettro, qualche
vaga somiglianza di un tempo
Dov’eri quando avevo bisogno di te?
Smetti di camminare, ascolta i bambini parlare
La realtà è ciò che ci hanno nascosto per tanto tempo. Nascita sesso morte.
Siamo vivi quando ridiamo. Quando possiamo sentire l’impeto & il getto del
sangue.
Benvenuti nella profonda buona tenebrosa Notte Americana.
Il mare è una vagina che può essere penetrata in ogni punto.
Vorrei che una bufera venisse & spazzasse via questa merda. O una bomba che
bruciasse la Città & lucidasse il mare. Vorrei che mi arrivasse una morte pulita.
Esplose il fragore di un disco & assordò il mondo.
Se solo potessi sentire il canto dei passeri & sentire di nuovo l’infanzia
trascinarmi indietro. Se solo potessi sentirmi trascinare indietro di nuovo & di
nuovo sentirmi abbracciato dalla realtà, io morirei felice.
L’amore non ti salva dal tuo destino.*
* Verso tratto da un poesia audioregistrata
Poesie
An American Prayer (Una preghiera Americana) è un’elegia ispirata a Jim Morrison dal
suo paese natio, declamata per la prima volta il 1° maggio 1969 nel corso di un reading di
poesia e in seguito rielaborata. Ode to L.A. while thinking of Brian Jones, deceased
(Ode a L.A. col pensiero a Brian Jones, deceduto) è invece una poesia dedicata al fondatore e
chitarrista dei Rolling Stones, morto in circostanze misteriose a soli ventisette anni.
Celebration of the Lizard (Celebrazione della Lucertola) è un lungo poema definito dal
suo autore «un incrocio fra una pièce teatrale e un rituale elettrico».
Reinventiamoci tutti gli dei, tutti i miti dei tempi. Celebriamo simboli da vecchie
profonde foreste. [An American Prayer]
Ci servono grandi dorate copulazioni [An American Prayer]
Lo sai che siamo siamo governati dalla tv [An American Prayer]
Dove sono le feste che ci avevano promesso? Dov’è il vino novello (morente
sulla vite)? [An American Prayer]
La libertà esiste nei libri di scuola. Pazzi dirigono la nostra prigione dentro una
cella, dentro una galera, dentro un libero protestante Maelstrom [An American
Prayer]
Siamo appollaiati a capofitto sul ciglio della noia. Ci sporgiamo verso la morte
sull’estremità di una candela. Cerchiamo qualcosa che ci ha già trovati. [An
American Prayer]
Siamo stati portati al massacro da placidi ammiragli. Grassi e flemmatici generali
si trastullano col nostro giovane sangue. [An American Prayer]
Stanno aspettando di condurci nel giardino separato. Sai quanto pallida &
pazzamente tesa e sospesa giunge la morte a una strana ora, non annunciata,
non prevista, come un terrificante ospite troppo amichevole che ti sei portato a
letto. [An American Prayer]
La morte ci rende angeli, & ci mette ali dove avevamo spalle lisce come grinfie
di corvo. [An American Prayer]
Sono stufo di facce austere che mi fissano dal ripetitore tv. [An American Prayer]
Voglio delle rose nel pergolato del mio giardino. [An American Prayer]
Le parole dissimulano, le parole corrono, le parole rassomigliano a bastoni che
camminano, piantale, cresceranno, guardale ondeggiare come fanno. [An
American Prayer]
Donne di tutto il mondo unitevi, rendete sicuro il mondo, per una vita che dia
scandalo. Tagliatevi la gola, la vita è uno scherzo. [An American Prayer]
Stanno riducendo il nostro universo a uno scherzo. [An American Prayer]
“Il film comincerà fra 5 minuti” annunciò una Voce vacua “Tutti quelli in piedi
aspettino il prossimo spettacolo”. Sfilammo lentamente, languidamente nella
sala. L’auditorium era vasto & silenzioso. Appena fummo seduti al buio la voce
continuò: “Il programma di questa sera non è nuovo. Avete visto questo
spettacolo ancora & ancora. Avete visto la vostra nascita, vita & la morte;
potreste ricordarvi di tutto il resto – (avete avuto un buon mondo quando siete
morti?) – abbastanza da farci un film?” [An American Prayer]
Vado via da qui. Dove? Dall’altra parte del mattino [An American Prayer]
Preferisco una Festa di Amici, alla Famiglia gigante [An American Prayer]
Sono il Re Lucertola. Posso fare qualunque cosa. [Celebration]
Sveglia! Non riesci a ricordare quand’è stato. Questo sogno si era fermato?
[Celebration]
Ci siamo tutti? La cerimonia sta per cominciare. [Celebration]
Fratelli & sorelle della foresta opaca, oh Creature della Notte, chi di voi correrà
con la caccia? Ora scende la notte con la sua legione purpurea. Rifugiatevi nelle
vostre tende e nei vostri sogni. Domani entreremo nella mia città natale. Voglio
essere pronto. [Celebration]
Spero che tu sia uscito, sorridendo come un bimbo, nel fresco residuo di un
sogno. [Ode a LA]
Canzoni
Tutti i testi dei brani dei Doors sono stati scritti da Jim Morrison, tranne: Twentieth
Century Fox e Light My Fire, canzoni composte con il chitarrista Robby Krieger; You’re
Lost. Little Girl, Love Me Two Times, Wintertime, Spanish Caravan, Yes the
River Knows, Tell All The People, Touch Me, Runnin’ Blues, Wishful Sinful e
Love Her Madly: scritte da Robby Krieger. In questa selezione, dunque, figureranno
esclusivamente versi tratti dalle canzoni dei Doors i cui testi sono stati interamente scritti dal
leader della band.
Non affrettarti se vuoi che il tuo amore duri. [Take It as It Comes]
Ragazza infelice, vola via lontano. Non perdere la tua occasione di fluttuare nel
mistero. Stai morendo nella prigione che ti sei inventata. [Unhappy Girl]
La gente è strana quando sei uno straniero. Le facce appaiono minacciose
quando sei solo. Le donne sembrano malvage quando sei indesiderato. Le strade
sono impervie quando sei depresso. [People Are Strange]
Quando la musica finisce, spegni le luci. La musica è la tua speciale amica, danza
dunque sul fuoco come ti dice di fare. La musica è la tua unica amica fino alla
fine. [When the Music’s Over]
Prima di sprofondare nel grande sonno voglio ascoltare l’urlo della farfalla.
[When the Music’s Over]
Il mattino ci ha colti beatamente incoscienti. Mezzogiorno ha acceso d’oro i
nostri capelli. Di notte abbiamo nuotato nel ridente mare. Dove saremo quando
l’estate sarà finita? [Summer’s Almost Gone]
Cinque a uno, uno a cinque. Nessuno uscirà vivo di qui. [Five to One]
Non si può supplicare il Signore con la preghiera. [The Soft Parade]
La dolce parata è cominciata. Senti il borbottio dei motori. La gente in giro per
divertirsi. [The Soft Parade]
Il futuro è incerto. E la fine è sempre vicina. [Roadhouse Blues]
Venti di follia adornano il cielo, mi sembra di non poter trovare la bugia adatta.
[I Can’t See Your Face in My Mind]
Una vivace festa di amici mi aspetta là fuori. [When the Music’s Over]
Alcuni nascono per la dolce gioia, altri per la notte senza fine. [End of the Night]
Ci sono solo quattro modi per cavarsela: uno è dormire, l’altro è viaggiare; uno è
vagare su per le colline, l’altro è amare il tuo vicino di casa finché la moglie non
torna. [The Soft Parade]
Questa è la vita più strana che abbia mai conosciuto. [Waiting For the Sun]
Uomo, sei malvagio, va’ via dal mio giardino. [Woman in the Window]
Sono una spia nella casa dell’amore. So che sogno stai sognando. So che parola
vorresti sentire. So qual è la tua più profonda e segreta paura. So ogni cosa.
Ogni cosa che fai. Dovunque vai. Chiunque conosci. Posso vederti. [The Spy]
Sono l’aria che respiri, il cibo che mangi, gli amici che saluti, nella strada
affollata. [The Changeling]
Sono depresso da così tanto tempo che mi sembra di star bene. [Been Down So
Long. In inglese il verso recita “Been down so long it looks like up to me”, citazione
dell’omonimo romanzo di Richard Fariña, simbolo della controcultura, NDC]
Ho bisogno di qualcuno che non abbia bisogno di me. [Hyacinth House]
Nessuna eterna clemenza potrà perdonarci per aver sprecato l’aurora. [I Wasp –
Radio Texas and the Big Beat]
L’amore si nasconde nei luoghi più strani. L’amore si nasconde in volti familiari.
L’amore viene quando meno te l’aspetti. L’amore si nasconde negli anfratti.
L’amore viene per quelli che lo cercano. L’amore si nasconde nell’arcobaleno.
L’amore si nasconde nelle strutture molecolari. L’amore è la risposta. [Love
Hides]
Annulla la mia adesione alla resurrezione. [When the Music’s Over]
Questa è la fine, meravigliosa amica. Questa è la fine, mia unica amica. Fa male
lasciarti libera, ma non mi seguiresti mai. La fine delle risate e delle dolci bugie.
La fine delle notti in cui abbiamo cercato di morire. [The End]
Qui fuori nel perimetro non ci sono stelle. Qui fuori siamo completamente
immacolati. [Stoned Immaculate]
Le tue dita tessono rapidi minareti, parlano in segreti alfabeti. [Soul Kitchen]
Lasciami dormire stanotte nella tua cucina dell’anima, scalda la mia mente
accanto alla tua mite stufa. Cacciami e io vagherò, bambina, barcollando in
foreste di neon. [Soul Kitchen]
Prima che scivolerai nell’incoscienza vorrei avere un altro bacio, un’altra
sfavillante occasione di felicità. [The Crystal Ship]
Dimmi dov’è la tua libertà. Le strade sono campi senza fine. Liberami dai
perché. Preferiresti gridare, preferirei volare. [The Crystal Ship]
Tutti i bambini sono folli, aspettando le piogge estive. [The End]
I tuoi giorni spensierati sono finiti, bambina, la notte si sta avvicinando, le
ombre della sera si allungano con gli anni, cammini sul marciapiede col tuo fiore
in mano, cercando di dirmi che nessuno ti capisce. [Five to One]
Strani giorni ci hanno trovato, strani giorni ci hanno catturato. Distruggeremo le
nostre sporadiche gioie, staremo al gioco o troveremo una nuova città. [Strange
Days]
Scivoliamo dolcemente verso la luna, cavalchiamo la marea, arresi ai mondi
sospesi che incombono su di noi. [Moonlight Drive]
Non riesci a credere cosa provo nel vederti piangere. [Unhappy Girl]
Non piangere, bambina, ti prego non piangere, non avrò bisogno della tua
fotografia finché non ci diremo addio. [I Can’t See Your Face]
Ti parlo di un mondo che inventeremo, uno sfrenato mondo senza lamenti. [We
Could Be So Good Together]
I giorni sono luminosi e pieni di dolore, avvolgimi nella tua mite pioggia. Il
tempo che hai trascorso era troppo folle. C’incontreremo ancora. [The Crystal
Ship]
Non ci sarà mai nessuno come te. Non ci sarà mai nessuno capace di fare quello
che fai tu. [Shaman’s Blues]
Se hai una sera sicura, potresti prestarmela. Te la restituirò. [Shaman’s Blues]
Sciocca regina, sii mia sposa, infuria al mio fianco nel buio, afferra l’estate col
tuo orgoglio, cattura l’inverno nel tuo cammino. Andiamocene. [Easy Ride]
Fa male lasciarti libera, ma non mi seguiresti mai. [The End]
Chi ti ha spaventata, perché sei nata, bambina mia, nelle braccia del tempo con
tutto il tuo fascino, amore mio. [Who Scared You?]
Dimmi dov’è la tua libertà, le strade sono campi senza fine, liberami dai perché,
preferisresti piangere, preferirei volare. [The Crystal Ship]
Vedo che i tuoi capelli bruciano, le colline sono in fiamme. Se dicono che non ti
ho mai amata, sai che mentono. [L.A. Woman]
Epilogo
Durante la performance MORRISON ha fatto di tutto nello sforzo di provocare
confusione tra un enorme folla di giovani. [...] MORRISON ha cantato una
canzone e per il resto del programma ha grugnito, gemuto, volteggiato e
gesticolato facendo commenti incendiari come riportato di seguito: «Siete tutti
un branco di schiavi. Cosa intendete fare? Mi piacerebbe vedere un po’ di nudità
qui attorno. Afferra il tuo amico e amalo! Non ci sono leggi! Non ci sono
regole!». Durante questa performance MORRISON si è esposto allo sguardo del
pubblico ed è parso diventare violento. [...] L’esibizione è proseguita davanti a
31 poliziotti della Città di Miami fuori servizio, la maggior parte di essi in
uniforme, ma riluttanti a procedere all’arresto per paura di scatenare una rivolta.
Rapporto dell’FBI sul concerto di Miami del 1° marzo 1969
Quella sera [3 marzo 1971, NDC] l’atmosfera era stranamente intensa. Jim, di
norma silenzioso in mezzo ad altra gente, quella volta lo fu più del solito, non
era completamente lì con la testa. Nell’aria si respirava un senso di
irrimediabilità. Una volta usciti dal ristorante lo salutammo tutti. Avevamo
condiviso una vita nello sfavillante arco del rock and roll. Jim e io ci
abbracciammo, poi lui si voltò, in modo goffo, e si allontanò. Mentre lo
guardavo, mi chiesi se l’avrei più rivisto.
Jac Holzman
Morto – Jim Morrison, ventisette anni, cantante solista dei Doors, è la terza
grande rockstar a morire in dieci mesi; è accaduto a Parigi. Sebbene Morrison
avesse da tempo fama di forte bevitore, non aveva la reputazione di
consumatore di droghe, ed è morto per un attacco cardiaco. Figlio di un
ammiraglio, Morrison si era laureato all’Ucla prima di cominciare a intonare il
suo lungo, teatrale poema nell’ambito di un oscuro, misterioso, tonante rock. Le
sue orgiastiche esibizioni e il suo incitamento – «Dai, bimba, accendi il mio
fuoco» – hanno coinvolto milioni di teenager, ma il suo stato d’animo era più
apocalittico: «Cancella la mia adesione alla Resurrezione!», aveva esclamato per
protestare contro la distruzione della Terra.
«Time», luglio 1971
Non sono pazzo.
Mi interessa
la libertà.
Buona fortuna.
Jmorrison.
lettera a Dave Marsh,
primavera 1971
CRONOLOGIA
1943, 8 dicembre
James Douglas Morrison nasce a Melbourne, una cittadina sulla costa atlantica
della Florida, figlio di George Stephen Morrison (detto Steve), ufficiale di
carriera della Marina americana, e Clara Clarke, casalinga.
1961, settembre
Dopo essersi diplomato alla scuola superiore George Washington di Alexandria,
Virgina, ed aver frequentato l’istituto superiore di St. Petersburg, Jim Morrison
inizia a seguire i corsi della Florida State University a Tallahassee.
1964, febbraio
Morrison si iscrive all’istituto di arte drammatica della UCLA Film School,
Università della California, dove già Ray Manzarek è iscritto ai corsi di
cinematografia, dopo essersi trasferito a Los Angeles.
1965, luglio
A Venice Beach, Manzarek propone a Morrison di formare un gruppo dopo
averlo sentito cantare alcune delle sue liriche, tra cui Moonlight Drive. Prendendo
ispirazione da una frase del poeta William Blake, Jim decide di chiamare il
gruppo The Doors.
1965, settembre
Ray invita l’amico John Densmore a suonare la batteria nel suo nuovo gruppo:
ne fanno parte Morrison, Manzarek, i due fratelli di quest’ultimo e una bassista.
Densmore accetta e il gruppo registra un demo ai World Pacific Jazz Studios.
1965, ottobre
Billy James della Columbia Records offre alla band un contratto a termine con
royalties molto basse, che non verrà rinnovato.
1965, novembre
Rick e Jim Manzarek lasciano il gruppo. John Densmore invita Robby Krieger,
allievo del suo corso di meditazione trascendentale, a entrare nella band. I
Doors vengono ingaggiati per esibirsi in raduni privati nell’area di Los Angeles:
matrimoni, serate danzanti e feste fra amici.
1966, febbraio-aprile
I Doors iniziano ad apparire regolarmente al London Fog, club scadente del
Sunset Strip, la zona di Los Angeles dove si trovano i locali più importanti della
scena musicale. Il gruppo si esibisce quattro volte alla settimana (poi
diventeranno sei). Morrison spesso canta rivolto verso i suoi compagni, dando le
spalle all’esiguo pubblico. In una di queste serate Jim conosce Pamela Courson.
1966, maggio
Il London Fog licenzia la band in seguito ad alcune risse scoppiate nel locale
durante le esibizioni. I Doors vengono ingaggiati dal prestigioso Whisky A-GoGo, sempre sul Sunset Strip. La scaletta comprende brani che appariranno nei
primi due album del gruppo.
1966, agosto
Phil Tanzini, proprietario del locale, licenzia i Doors scandalizzato dalla versione
“edipica” della canzone The End. La casa discografica Elektra Records, fondata
da Jac Holzman, propone ai Doors un contratto che implica un impegno
esclusivo per sette album e che viene accettato.
1966, novembre
I Doors si esibiscono all’Ondine di New York. Morrison va ad abitare insieme a
Pamela al n. 1812 di Rothdell Trail, vicino al Laurel Canyon ad Hollywood, il
quartiere dove vivono tutti gli esponenti della comunità musicale di Los
Angeles.
1967, 4 gennaio
L’Elektra pubblica il primo album The Doors: sarà uno dei dischi più venduti
dell’anno assieme a Sgt. Pepper dei Beatles. Il singolo estratto è Break On
Through/End Of The Night. Il gruppo inizia un’intensa serie di concerti in diversi
locali, fra cui il Gazzarri’s, con notevole successo di critica e pubblico.
1967, 9 aprile
Al Cheetah di Los Angeles Jim Morrison si esibisce per la prima volta nel suo
“numero sul filo”, la camminata lungo il bordo palco in stile equilibrista: a un
certo punto perde l’equilibrio e precipita in mezzo al pubblico dopo un volo di
tre metri. Continuerà ad esibirsi in questa performance anche in altre occasioni.
1967, 9 giugno
Durante il concerto al Fillmore di San Francisco, Morrison fa roteare
pericolosamente il microfono in direzione del pubblico, finendo per colpire il
promoter Bill Graham in piena fronte.
1967, 16 giugno
Nell’esibizione all’Action House di Long Beach, NY, un Morrison ubriaco
fradicio comincia a spogliarsi ma viene fermato prima di riuscirci. Il giorno
successivo il concerto viene interrotto perché il cantante si infila il microfono in
bocca generando “suoni alieni”. Gli altri del gruppo lo aiutano a lasciare il palco.
1967, 25 luglio
La canzone Light My Fire si attesta al primo posto della classifica di Billboard.
Durante i concerti estivi il pubblico accoglie il pezzo con un entusiasmo isterico.
1967, ottobre
Viene pubblicato il secondo album Strange Days.
1967, 20 ottobre
Al Wizard’s Lab, presso l’università del Michigan, Jim Morrison inizia a
provocare una folla di studenti bacchettoni fino all’esasperazione. Al concerto
era presente anche Iggy Pop che, folgorato dalla performance, fonderà gli
Psychedelic Stooges.
1967, novembre
I Doors si esibiscono al Berkeley Community Theatre, al Fillmore e al
Winterland di San Francisco e al Village Theater di New York, i più importanti
locali rock dei momento.
1967, 17 settembre
I Doors si esibiscono all’Ed Sullivan Show, popolarissima trasmissione televisiva
americana. Viene chiesto a Morrison di non cantare la parola “higher” contenuta
in Light My Fire. Jim sembra acconsentire ma durante la trasmissione la
pronuncia ugualmente: i Doors non saranno mai più invitati allo show.
1967, 2 dicembre
Al Portland Memorial Coliseum, Jim Morrison incita la folla a sfrenarsi. Il
concerto viene interrotto. John Densmore, esausto, chiede agli altri di trovare un
sostituto per le date nel Nord Ovest.
1967, 9 dicembre
Nel corso di un tour sulla costa Est i Doors si esibiscono all’Arena di New
Haven. Jim Morrison provoca i poliziotti. Lo spettacolo viene interrotto e
Morrison arrestato sul palco per disturbo della quiete pubblica e resistenza a
pubblico ufficiale.
1968, 22-23 marzo 1968
I Doors si esibiscono al Fillmore East di New York riscuotendo grande
successo; le “acrobazie” sul palco di Morrison sbalordiscono e conquistano la
platea.
1968, 19 aprile
Al concerto pomeridiano di Westbury, NY, Morrison manifesta scoppi
improvvisi di violenza, inveisce contro il pubblico, urla e si contorce sul palco.
L’esibizione della band viene interrotta.
1968, 24 maggio
Al Nothern California Folk-Rock Festival lo stadio resta d’un tratto senza
energia elettrica. Morrison s’incammina fino al bordo del palco e contempla le
stelle, poi istiga il pubblico ad abbandonare i propri posti costringendo gli
addetti alla sicurezza a formare un cordone protettivo di fronte al palco.
1968, luglio
Viene pubblicato l’album Waiting For The Sun.
1968, 5 luglio
I Doors si esibiscono all’Hollywood Bowl di Los Angeles. Il concerto viene
propagandato dai mass-media come l’evento rock dell’anno. Morrison è
insolitamente concentrato sulla performance vocale e non si lascia andare alle
sue leggendarie esuberanze da selvaggio.
1968, 13 luglio
Al P.N.E Coliseum di Vancouver, in Canada, alcune centinaia dei 13.000 giovani
presenti al concerto balzano sul palco scavalcando gli agenti che cercano
vanamente di contenerli e serrano in un circolo di danze sfrenate un Morrison
dalle folli movenze orgiastiche.
1968, 2 agosto
Lo spettacolo al Singer Bowl di New York degenera in una grande rissa
generale. La polizia forma una barricata di fronte al palco. Orde invasate
demoliscono i sedili della navata centrale e scagliano pezzi di legno sul palco. Il
cordone di polizia viene forzato e i Doors sono obbligati a lasciare il palco sotto
una pioggia di detriti.
1968, 3 agosto
Durante il concerto a Cleveland un Jim Morrison fuori si sé si tuffa sulla folla
aizzandola. L’auditorium viene devastato: l’enorme sipario subisce gravi
lacerazioni e le gigantesche porte di legno vengono divelte dai cardini. I Doors
abbandonano il palco mentre la folla inneggia a Jim.
1968, agosto
La canzone Hello I Love You si attesta al primo posto in classifica. I Doors sono
considerati unanimemente il gruppo numero uno in America arrivando a
percepire anche 35mila dollari a serata. Jim Morrison, durante le esibizioni,
strilla e grugnisce portando al limite l’emotività della folla.
1968, settembre
I Doors partono per tour europeo. Suoneranno a Londra, in Germania,
Danimarca e Olanda. Il giorno 15, durante lo show di Amsterdam, Morrison,
imbottito di hashish, sviene sul palco e i restanti membri della band sono
costretti a esibirsi senza di lui.
1968, 7 novembre
I Doors vengono accusati di aver fomentato disordini al Coliseum di Phoenix.
Le autorità locali li condannano per volgarità e oscenità bandendoli per sempre
da quella sede. Negli studi dell’Elektra iniziano le registrazioni dell’album The
Soft Parade.
1969, 24 gennaio
I Doors fanno registrare il tutto esaurito al Madison Square Garden di New
York. Percependo un ingaggio di 50mila dollari, sono il gruppo più pagato dello
show business del momento. La giornalista Patricia Kennealy intervista
Morrison per la rivista Jazz & Pop. Fra i due nascerà una tormentata storia
d’amore.
1969, 7 febbraio
Jim Morrison viene arrestato a Los Angeles per guida in stato di ebbrezza e
senza patente.
1969, 1 marzo
I Doors si esibiscono al Dinner Key Auditorium di Miami. Il concerto degenera
in una spaventosa sommossa del pubblico. Jim Morrison interrompe a più
riprese la band, si produce in un monologo farneticante sobillando i presenti,
viene denunciato per oltraggio al pudore, disordini e ubriachezza, e per altri
numerosi reati minori, tutti basati sull’accusa non comprovata di aver mostrato i
genitali durante la performance.
1969, marzo
Numerose tappe del tour vengono annullate. Terminano le riprese del
documentario Feast of Friend (che vincerà l’Atlanta Film Festival) e iniziano
quelle del film d’avanguardia HWY.
1969, 27-30 giugno
I Doors si esibiscono al Forum Club di Città del Messico. Riscuote particolare
successo la canzone The End, la cui parte edipica gode di altissima
considerazione per la sua temerarietà e coraggio.
1969, 3 luglio
Muore Brian Jones, leader dei Rolling Stones. Jim Morrison gli dedica una lunga
elegia che farà stampare in tiratura limitata e distribuirà ai presenti al concerto
all’Aquarius Theater di Los Angeles a fine mese.
1969, luglio
Esce il quarto album The Soft Parade, che non riscuoterà il successo dei
precedenti. Il gruppo si esibisce in diverse località.
1969, 27 luglio
Al Festival Pop di Seattle Morrison prende continuamente in giro gli spettatori
spingendoli a urlare volgarità in direzione del palco. Infine, illuminato da un
riflettore rosso, mima silenziosamente una crocefissione e si mantiene in quella
posa a lungo anche dopo l’applauso di un pubblico sconcertato.
1969, 11 novembre
Durante un volo diretto a Phoenix, Jim Morrison viene arrestato per
“ubriachezza e condotta molesta”. Verso la fine del mese cominciano le
registrazioni di Morrison Hotel con il produttore Paul Rothchild.
1970, 17-18 gennaio
I Doors tengono quattro concerti di grande successo al Felt Forum, un impianto
di piccole dimensioni all’interno del Madison Square Garden Complex.
1970, febbraio
Viene pubblicato l’album Morrison Hotel, contenente la celeberrima Roadhouse
Blues.
1970, 26 marzo
A Phoenix, Morrison è dichiarato colpevole in merito all’episodio dell’11
novembre 1969 e condannato a tre mesi di carcere. Il mese seguente è
prosciolto grazie alla ritrattazione della hostess che l’aveva accusato.
1970, 7 aprile
Viene data alle stampe The Lords And The New Creatures, raccolta di poesie di
“James Douglas Morrison”, edita dall’editore newyorkese Simon & Shuster.
1970, 10 aprile
I Doors tengono due notevoli concerti al Boston Arena. Il secondo comincia
ben oltre la mezzanotte e il ritardo via via si accumula. Il manager locale perde la
pazienza e verso le due stacca la corrente sul palco. Morrison, furibondo, incita
il pubblico alla rivolta sbattendo violentemente per terra l’asta del microfono.
Manzarek riesce a condurlo dietro le quinte.
1970, 1 maggio
Straordinario concerto allo Spectrum di Filadelfia. La band sprigiona un’energia
incontenibile. Morrison cavalca la scena in maniera superba dando vita a uno
spettacolo pieno di momenti altissimi.
1970, 8 maggio
Al Cobo Arena di Detroit si tiene un’altra mirabile esibizione, che tuttavia (come
stabilisce il contratto) non può terminare dopo la mezzanotte. Un’ora dopo
l’orario prestabilito i Doors sono ancora sul palco. Morrison incita la folla a
restare al proprio posto. Il manager del Cobo Arena bandisce per sempre il
gruppo dal locale.
1970, 24 giugno
Jim Morrison e Patricia Kennealy si sposano segretamente con un rituale
ispirato alle antiche cerimonie celtiche.
1970, luglio
Esce l’album Absolutely Live, testimonianza dei concerti del periodo luglio ’69 maggio ’70.
1970, 6 agosto
Inizia il processo per i tafferugli del concerto di Miami.
1970, 28 agosto
I Doors suonano al Festival dell’Isola di Wight. La performance è mediocre: Jim
Morrison dichiara che potrebbe essere l’ultima della sua carriera.
1970, 4 ottobre
Dopo la morte di Janis Joplin e Jimi Hendrix, Morrison confida ai suoi amici:
“Avete davanti il numero tre”.
1970, 30 ottobre
Al processo di Miami Jim Morrison è riconosciuto colpevole e condannato al
massimo della pena: due mesi per “blasfemia” e sei mesi per “atti osceni in
luogo pubblico”. I suoi legali ricorrono in appello.
1970, 12 dicembre
A New Orleans, alla Warehouse, ha luogo l’ultima esibizione pubblica dei
Doors, con un Jim Morrison stravolto che crolla più volte a terra e danneggia il
palco colpendolo furiosamente con l’asta del microfono.
1971, 15 febbraio
Pamela Courson si trasferisce a Parigi. Jim Morrison la raggiunge due mesi più
tardi. I due affittano un appartamento al numero 17 di Rue de Beautreillis
(Distretto di Marais).
1971, aprile
Viene pubblicato l’album L.A. Woman.
1971, 3 luglio
Jim Morrison, ventisettenne, muore per attacco cardiaco nel suo appartamento
parigino e viene sepolto al cimitero di Père-Lachaise, nella capitale francese. [Di
recente il giornalista Sam Bernett, intimo amico di Morrison, ha dichiarato che la rockstar fu
stroncata da una dose massiccia di eroina nel nightclub parigino The Rock ’n’ Roll Circus e in
un secondo momento trasportata a casa, NDC]
1974, 25 aprile
Pamela Courson, ancora profondamente sconvolta dalla morte di Jim, si spegne
nella propria abitazione di Hollywood, probabilmente per un’overdose di eroina.
Appendice
William Blake
(1757-1827)
Figlio di merciai inglesi, William Blake nacque nel 1757 a Londra, studiò disegno
e a quattordici anni divenne apprendista dell’incisore ufficiale della Society of
Antiquaries, James Basire, che lo incaricò di disegnare i monumenti sepolcrali di
Westminster e di altre chiese londinesi. Frequentò per qualche tempo
l’Accademia Reale di Belle Arti prediligendo l’acquerello, l’incisione e la
tempera, e coltivando al contempo la sua passione per la letteratura. Affermava:
l’immaginazione è il mio mondo. Nel 1784 aprì a Londra un negozio di stampe,
col suo compagno di apprendistato James Parker, dove saranno pubblicate quasi
tutte le sue opere di poesia. In quel periodo cominciò a frequentare il salotto di
Mrs Matthew, moglie dell’esuberante predicatore anglicano di Londra che,
repubblicano e fautore delle rivoluzioni americana e francese, simpatizzava coi
riformatori sociali. Nella 1783 Blake pubblicò Schizzi poetici, la sua prima raccolta
di poesie dallo stile sobrio che richiamavano moduli preesistenti (Milton,
Ossian). Ma fu nel 1789, con Canti dell’innocenza, e nel 1794, con Canti
dell’esperienza, che esplose la sua straordinaria potenza visionaria ed eversiva. Le
due opere complementari, espressione di «due opposte tendenze dell’animo
umano» ed eredi della ballata popolare, fondevano in maniera geniale
simbolismo criptico a una sferzante critica sociale. Il poeta manifestava un
trasporto istintivo verso le meraviglie nel creato e un’implacabile ribellione
contro ingiustizie e sofferenze. Le sue radici artigiane, tuttavia, lo confinarono
per tutta la sua vita ai confini del mondo artistico e letterario. In quegli anni
iniziò la serie dei grandi “libri profetici” (Il matrimonio del cielo e dell’inferno,
America, Il libro di Urizen ecc.) intrisi di immagini mitologiche, bibliche ed
esoteriche, un mondo in cui l’artista ha il compito di lacerare la realtà con la
forza delle sue visioni interiori, con l’azione plasmatrice di una fantasia sfrenata,
per ricomporre infine l’unità mistica dell’universo. «Se le porte della percezione
fossero sgombrate, – sosteneva – ogni cosa apparirebbe com’è, infinita». Nel
1803, in seguito a una lite con un soldato ubriaco, Blake viene denunciato e
accusato di aver pronunciato frasi sediziose contro il re e l’esercito. Al processo
è assolto grazie all’intervento di un amico. Attraverso nuove tecniche allegoriche
William Blake smascherò l’ipocrisia della morale corrente e puntò un dito
accusatore contro le dottrine meccanicistiche nate dall’industrialismo. Nel Libro
di Thel e nelle Visioni di Albione confermò il suo slancio rivoluzionario e
“immoralista” esaltando la primigenia innocenza del cosmo, la funzione catartica
della sessualità e le potenti energie che nascono da remote profondità ancestrali.
William Blake espose i suoi lavori soltanto una volta, nel 1809, poi si dedicò
totalmente a un’opera del tutto “invendibile” perché ottenuta con una
particolare tecnica di incisione con cui realizzava da solo i libri in pochissimi
esemplari. Imponente profeta del Romanticismo, nella fase finale della sua vita
fu circondato da giovani discepoli travolti dai suoi assordanti universi di fuoco.
Ipse dixit:
La strada dell’eccesso porta al palazzo della saggezza.
La Prudenza è una ricca, brutta e vecchia zitella corteggiata dall’Impotenza.
Chi desidera ma non agisce, alleva pestilenza.
Lo sciocco non vede un albero allo stesso modo del saggio.
Chi ha un volto senza un raggio di luce non diventerà mai una stella.
L’Eternità è innamorata delle opere del tempo.
Le ore della pazzia sono misurate dall’orologio; ma quelle della saggezza nessun
orologio può misurarle.
Nessun uccello sale troppo in alto, se sale con le proprie ali.
Anteporre un altro a sé è il gesto più Sublime.
Vergogna è la maschera dell’Orgoglio.
Con le pietre della Legge hanno edificato Prigioni; con i mattoni della Religione,
Bordelli.
Il ruggito dei leoni, l’ululare dei lupi, l’ergersi del mare furente e la spada
distruttrice, sono porzioni di eternità troppo grandi per l’occhio umano.
Un pensiero colma l’immensità.
Sii sempre pronto a dire ciò che pensi, e il vile ti scanserà.
Qualsiasi cosa si possa credere, è immagine di verità.
Non puoi mai sapere ciò che basta, a meno che tu abbia conosciuto l’eccesso.
Da’ ascolto ai rimproveri del matto: è un privilegio da re.
L’anima della dolce gioia non si potrà mai insozzare.
Come il bruco sceglie le foglie più belle per deporvi le uova, così il prete depone
sulle nostre migliori gioie la sua maledizione.
Esuberanza è Bellezza.
Le migliorie raddrizzano le strade; ma le vie tortuose e prive di migliorie sono
quelle del Genio.
(Proverbi Infernali tratto da Il matrimonio del cielo e dell’inferno, 1793)
Arthur Rimbaud
(1854-1891)
Jean-Nicolas Arthur Rimbaud, poeta maledetto per antonomasia, nacque nel 1854 a
Charleville, paese delle Ardenne francesi, in un tipico ambiente borghese: il
padre era capitano di fanteria, la madre era figlia di proprietari terrieri.
L’abbandono della famiglia da parte del padre lasciò il piccolo Arthur, ad appena
sei anni, in balia della ferrea educazione materna. Il fanciullo si segnalò
immediatamente a scuola per la straordinaria precocità intellettuale componendo
versi impeccabili e vincendo numerosi premi accademici. A quindici anni venne
colto da un’improvvisa crisi di ribellione e decise si rompere con la vita
“ordinaria” scappando ripetutamente da casa e intraprendendo un
vagabondaggio solitario. Scoppiata la guerra con la Prussia, fuggì una prima
volta verso Parigi, ma venne incarcerato per qualche giorno e poi costretto a
tornare a casa, e una seconda volta verso il Belgio. Costretto nuovamente a
rientrare a Charleville, vi frequentò assiduamente la biblioteca leggendo romanzi
“proibiti”, libri d’occultismo e le opere dei poeti francesi “progressisti”, ed
appoggiò con grande entusiasmo la rivolta comunarda di Parigi. Il 15 maggio
1871 spedì all’amico Paul Demeny la cosiddetta Lettera del Veggente, in cui
spiegava la sua concezione di poeta che deve rendersi veggente «attraverso una
lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi». Invitato dal poeta Paul
Verlaine, il quasi diciassettenne Rimbaud si recò a Parigi sconcertando
l’ambiente intellettuale della capitale con i suoi componimenti geniali e i suoi
eccessi. Incallito fumatore e bevitore di assenzio, l’enfant terrible instaurò una
relazione scandalosa con l’amico Verlaine, dieci anni più grande di lui. I due
iniziarono un periodo bohémien di vagabondaggi sfrenati per l’Europa che
culminerà nel colpo di pistola sparato da Verlaine al compagno il 10 luglio 1873
a Bruxelles. Verlaine venne arrestato e condannato a due anni di prigione;
Rimbaud, ritornato in famiglia nella fattoria di Roche, terminò Una Stagione
all’Inferno, la sua sconvolgente autobiografia spirituale. A vent’anni aveva già
ripudiato per sempre la letteratura e gli ideali rivoluzionari, ma non la sua vita
errabonda. Nel 1874 si recò in Inghilterra dove visse dando lezioni di francese.
Infaticabile camminatore, cominciò un periodo di continue peregrinazioni
passando per Stoccarda, Milano, Vienna, Bruxelles, poi si arruolò nell’armata
coloniale olandese, arrivò fino a Batavia, disertò e tornò a casa. Alla fine del ’78
fece il capocantiere a Cipro; nel 1880 partì per l’Egitto, raggiunse Aden e poi
Harar, dove si dedicò al commercio di armi e prodotti locali esplorando regioni
sconosciute dell’Etiopia. All’inizio del 1891 accusò i primi dolori al ginocchio
destro, sintomi di un tumore che lo obbligò a rimpatriare e a farsi ricoverare
all’ospedale di Marsiglia, dove gli venne amputata la gamba e dove morì dopo
una lunga agonia, la mattina del 10 novembre, all’età di trentasette anni.
Ipse dixit:
Io dico che bisogna essere veggente, farsi veggente! Il Poeta si fa veggente
attraverso una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi. Tutte le
forme d’amore, di sofferenza, di follia; egli cerca se stesso, esaurisce in sé tutti i
veleni, per non serbarne che la quintessenza. Ineffabile tortura in cui ha
bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovrumana, nella quale diventa fra tutti
il grande malato, il grande criminale, il grande maledetto, – e il sommo Sapiente!
– Poiché giunge all’ignoto! Avendo coltivato la sua anima, già ricca, più di ogni
altro! Egli giunge all’ignoto, e anche se, sconvolto, dovesse finire per perdere
l’intelligenza delle sue visioni, le avrebbe pur sempre viste! Crepi pure nel suo
balzo attraverso le cose inaudite e innominabili: verranno altri orribili lavoratori;
cominceranno dagli orizzonti su cui l’altro si è accasciato!
Il poeta è veramente un ladro di fuoco. Ha a suo carico l’umanità, perfino gli
animali; dovrà far sentire, palpare, ascoltare le sue invenzioni; se ciò che riporta
da laggiù ha forma, egli dà forma; se è informe, darà l’informe. Trovare una
lingua; – Del resto, ogni parola essendo idea, il tempo di un linguaggio
universale verrà! Bisogna essere un accademico, – più morto di un fossile, – per
rifinire un dizionario, di qualunque lingua sia. I deboli che si mettessero a
pensare sulla prima lettera dell’alfabeto, potrebbero rovinare subito nella pazzia!
– Questa lingua sarà dell’anima per l’anima, riassumendo tutto, profumi, suoni,
colori, pensiero che aggancia il pensiero e che tira. Il poeta definirebbe la
quantità d’ignoto che si risveglia nell’anima universale del suo tempo: egli
darebbe di più – della formula del suo pensiero, della notazione della sua marcia
verso il Progresso! Enormità che diventa norma, assorbita da tutti, egli sarebbe
veramente un moltiplicatore di progresso.
(da La Lettera del Veggente, 1871)
Aldous Huxley
(1894-1963)
Aldous Leonard Huxley, nacque a Godalming (Inghilterra) nel 1894 da una
famiglia di grandi tradizioni culturali: suo nonno era il biologo T.H. Huxley, lo
zio di sua madre ero lo scrittore M. Arnold. A sedici anni s’iscrisse alla Public
School di Eton con l’intenzione di diventare medico ma, appena iniziati gli studi,
contrasse una grave forma di cheratite e nel giro di pochi mesi perse quasi
completamente la vista. A vent’anni, grazie al supporto di una lente
d’ingrandimento, riuscì a recuperare l’uso di un occhio e potè così iscriversi al
Balliol College di Oxford dove, nel 1915, si laureò in Letteratura Inglese e
Filologia. Iniziò a scrivere durante il primo periodo bellico pubblicando
recensioni di teatro, arte, musica e libri, e versi oscillanti fra vena romantica e
abile satira. Trascorse molti anni della sua vita viaggiando e vivendo a lungo in
Francia, Italia, India e Stati Uniti (dove poi si trasferirà definitivamente dal
1938). Nel 1932 pubblicò il romanzo Il Mondo Nuovo, in cui svolse l’allarmata
profezia di una società interamente dominata dagli apparati tecnologici, e col
quale raggiunse notorietà internazionale. Dal 1934 iniziò una serie di viaggi in
America contrale e negli Stati Uniti. Nel 1944 si dedicò alla stesura de La
Filosofia Perenne, una raccolta di saggi filosofici che illustrò tutti gli ideali
dell’uomo contemporaneo: religione, falso misticismo, scienza, arte, sesso e
politica. Nel 1952, sempre più affascinato dagli studi storici e dal Misticismo,
pubblicò I Diavoli di Loudun, rigorosa ricostruzione storica di un processo per
stregoneria nella Francia del Seicento. Il libro è considerato l’opera più riuscita
dello scrittore. Huxley abbandonò progressivamente l’attività di narratore per
dedicarsi sempre più a quella di saggista ed alla meditazione filosofica indotta
dalla droga: si era infatti convinto che la felicità e l’infelicità altro non fossero
che il frutto di reazioni chimiche all’interno dell’organismo umano. Questa
considerazione lo portò a sperimentare su sé stesso gli effetti della mescalina e
dell’LSD, ed a comporre due importanti saggi – Le Porte della Percezione e Paradiso
e Inferno – in cui descrisse i suoi esperimenti con le droghe che permetterebbero
di «diventare consapevoli dell’esistenza di una realtà ulteriore». In Ritorno al
Mondo Nuovo del 1956 Huxley dichiarò di aver peccato di ottimismo nelle sue
passate profezie e indicò l’unica via di scampo nella “conoscenza unitaria del
Tao”. Nel 1960 gli venne diagnosticato un cancro alla lingua e la sua vista
riprese a peggiorare. Morì ad Hollywood il 22 novembre 1963, nel giorno
dell’assassinio di Kennedy.
Ipse dixit:
Platone sembra aver fatto l’enorme e grottesco errore di separare l’Essere dal
divenire, identificandolo con la matematica, astrazione dell’Idea. Egli non
avrebbe mai potuto vedere, poveruomo, un fascio di fiori brillare di luce
interiore e palpitare sotto la pressione del significato di cui erano saturi; non
avrebbe mai potuto percepire che ciò che la rosa, l’iris e il garofano
significavano così intensamente non era né piú né meno che ciò che erano: la
transitorietà che pure era vita eterna, la perpetua deperibilità che era nello stesso
tempo puro Essere, l’affastellamento dei minuti, unici particolari, in cui, per
qualche inesprimibile, eppure evidente paradosso, era da vedere la divina fonte
di tutta l’esistenza. Continuai a guardare i fiori, e nella loro luce viva mi sembrò
di scoprire l’equivalente qualitativo del respiro, ma di un respiro senza ritorno al
punto di partenza, senza riflussi ricorrenti, soltanto un flusso ripetuto, dalla
bellezza a una bellezza più alta, da un profondo a un sempre più profondo
significato.
Ogni individuo è nello stesso tempo il beneficiario e la vittima della tradizione
linguistica nella quale è nato; il beneficiario in quanto il linguaggio gli dà accesso
ai ricordi accumulati dell’esperienza degli altri; la vittima in quanto lo conferma
nella convinzione che la ridotta consapevolezza sia la sola consapevolezza e
perché stuzzica il suo senso della realtà, in modo che egli è fin troppo pronto a
prendere i suoi concetti per dati, le sue parole per cose vere. Quello che nel
linguaggio religioso è chiamato “questo mondo” è l’universo della ridotta
consapevolezza, espresso e, per così dire, pietrificato dal linguaggio; i vari “altri
mondi” con i quali gli esseri umani irregolarmente prendono contatto sono tanti
elementi nella totalità della consapevolezza appartenente all’Intelletto in Genere.
La maggior parte della gente, per la maggior parte del tempo, conosce soltanto
ciò che passa attraverso la valvola di riduzione e viene consacrato come
genuinamente reale dal linguaggio del luogo.
(da Le Porte della Percezione, 1954)
.
Chi
Sei tu
Che nasci
Nella stanza accanto
Alla mia con tanto fragore
Che io posso udire il grembo
Aprirsi e l’oscurità scorrere
Sul fantasma e il figlio rovesciato
Dietro il muro sottile come un osso di scricciolo?
Nella stanza sanguinante della nascita ignoto
Al bruciare e al girare del tempo
E all’impronta del cuore dell’uomo
Nessun battesimo s’inchina
Ma soltanto le tenebre
A benedire
Il bambino
Selvaggio.
Dylan Thomas, Visione e Preghiera
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