CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO NONA LEGISLATURA INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA N. LA REGIONE VENETO GARANTISCA LA PIENA ATTUAZIONE DELLA LEGGE N. 194 DEL 1978. presentata l’8 luglio 2014 dal consigliere Piero Ruzzante Premesso che: l’allegato A del decreto n. 152/2014 del Presidente della Regione Lazio relativo alle “Linee di indirizzo regionali per le attività dei consultori familiari” stabilisce che tutti i medici dei consultori, anche gli obiettori, devono rilasciare la certificazione necessaria per chiedere l’interruzione volontaria di gravidanza presso le strutture autorizzate, come previsto dalla legge n. 194 del 1978. Il provvedimento ribadisce che l’obiezione di coscienza: “(…) riguardi l'attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell'interruzione volontaria di gravidanza. Al riguardo, si sottolinea che il personale operante nel consultorio familiare non è coinvolto direttamente nell'effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta inoltrata dalla donna di effettuare Ivg; il comma 3 dell’art. 9 della L. 22 maggio 1978, n. 194 “Norme per la tutela della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” recita “L’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza, e non dall’assistenza antecedente e conseguente all’intervento”; la recente sentenza della Cassazione Penale, Sez.VI, 27.11.2012 (dep.2.4.2013) ha ribadito i limiti dell’obiezione di coscienza per quanto stabilito dal comma 5 dell’articolo 9 della L. n. 194/1978, in particolare evidenzia che “In sostanza, la legge tutela il diritto di obiezione entro lo stretto limite delle attività mediche dirette alla interruzione della gravidanza, esaurite le quali il medico obiettore non può opporre alcun rifiuto dal prestare assistenza alla donna.”. Considerato che: dai dati sull’obiezione di coscienza riportati nell’ultima relazione del Ministero della Salute si evince che fin dall’entrata in vigore della legge n. 194 del 1978 vi è stato un aumento costante del numero di medici ginecologici e anestesisti obiettori (+17,3 per cento): i ginecologi sono passati dal 58,7% del 2005, al 69,2% del 2006, al 70,5% del 2007, al 71,5% del 2008, al 70,7% nel 2009 e al 69,3% nel 2010e nel 2011; gli anestesisti obiettori, negli stessi anni, sono passati dal 45,7% al 50,8%; per il personale non medico si è osservato un incremento, dal 38,6% nel 2005 al 44,7% nel 2010; il Veneto è una delle Regioni del Nord con la più alta percentuale di ginecologi obiettori (76.7%). Nel 2011 su un totale di 433 medici ginecologi presenti nelle strutture ospedaliere venete ben 377 risultavano obiettori (l'81,42 per cento); nelle sole strutture che effettuano il servizio di Ivg la percentuale si è attestata al 77,86 per cento (285 medici ginecologi obiettori su 366). Tenuto conto che: l’Italia ha di recente subito una condanna dal Comitato europeo dei diritti sociali per la violazione dei principi sanciti dalla Carta sociale europea: secondo l’Europa il nostro Paese non garantisce alle donne il diritto alla procreazione cosciente e responsabile come previsto dalla legge 194. Il numero insufficiente di medici non obiettori, soprattutto in alcune regioni italiane, mina il diritto alla salute delle donne e discrimina quelle che per motivi economici non possono rivolgersi alle strutture di un’altra regione o a quelle private; a seguito del decreto del Presidente della Regione Lazio e della condanna del Comitato europeo dei diritti sociali, la Libera Associazione Italiana dei Ginecologi per l’Applicazione della Legge 194 (LAIGA), che raccoglie i medici non obiettori e la Casa Internazionale delle Donne, hanno ribadito la necessità che tutte le Regioni adottino apposite linee di indirizzo in materia di interruzione della gravidanza al fine di garantire la procreazione cosciente e responsabile attraverso un giusto equilibrio tra il diritto all’obiezione di coscienza e il diritto alla salute della donna come previsto dalla stessa legge n. 194/1978; negli ultimi anni vi è stata un’evoluzione degli strumenti contraccettivi e nel 2009 l’AIFA ha autorizzato gli ospedali italiani ad utilizzare metodi farmacologici per l’interruzione della gravidanza in attuazione della legge 194; la prevenzione dell’aborto è un obiettivo primario delle scelte di sanità pubblica da perseguire attraverso un’adeguata informazione ed educazione alla sessualità consapevole e responsabile. Tutto ciò premesso il sottoscritto consigliere regionale chiede alla Giunta regionale e all’Assessore regionale alla Sanità se non ritengano opportuno adottare specifiche linee di indirizzo in materia di interruzione volontaria della gravidanza al fine di dare piena attuazione alla Legge n. 194 del 1978, tenendo conto di questa nuova realtà e del diritto alla salute delle donne. 2
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