Russia (2) - Quaerere

I luoghi principali della nostra visita
Tre sono i luoghi “forti” di questa esperienza: il bosco di Levashova, il
Belbaltkanal con la vicina fossa comune di Sandormoch e le isole Solovki.
Del bosco di levashova già ho
raccontato l’essenziale. Dopo
circa un’ora di macchina da San
Pietroburgo si trova sulla destra il
monumento al Moloch e di fronte
l’ingresso al bosco. L’area è
recintata. Entrando si trova,
anzitutto, la grande campana che
ogni visitatore suona. L’effetto è
veramente strano: si cambia
dimensione.
Il luogo dove siamo è diverso
dagli altri.
Entrando nei vialetti ordinati si
incontrano molte croci,
fotografie, scritti. Ci vuole un
attimo a capire che non sono sul
reale luogo della sepoltura,
perché sotto il terreno ci sono
migliaia di corpi indistinguibili.
Levashova
Monumenti a tutti i popoli e
le religioni che hanno avuto
morti in questo luogo sono
disseminati in tutto il
bosco. C’è anche un
monumento ai “mille italiani
esuli antifascisti emigrati
nella speranza di un mondo
migliore, membri della
comunità italiana in Crimea
che furono perseguitati in
Unione Sovietica, privati
della libertà, deportati nei
Gulag o fucilati negli anni
dello stalinismo”.
Belbaltkanal e
Sandormoch
Nella primavera del 1930
presso il Consiglio del Lavoro
e della Difesa fu creato un
Comitato speciale per la
costruzione del Canale Mar
Bianco-Mar Baltico, il
Belbaltkanal o Belomorkanal,
sotto la presidenza del
Commissario del Popolo per
il trasporto fluviale compagno
Janson.
Nel progetto di costruzione
del canale, messo a punto da
un apposito ufficio-progetti
costituito in gran parte da
ingegneri detenuti, si indicava
tutta una serie di futuri
vantaggi economici. Così, si
sarebbe abbreviato di quattro
volte il tragitto da Leningrado
ad Archangel'sk. Questo
tragitto, fino ad allora
marittimo, e quindi riservato a
navi di grosso tonnellaggio,
sarebbe diventato fluviale.
L'apertura del canale avrebbe
alleggerito il traffico sulla
ferrovia di Murmansk, e
inoltre il trasporto di carichi
per via fluviale era
notevolmente più economico.
Proprio lungo il tracciato del
canale si trovavano più di 150
milioni di metri lineari di
legname maturo, e il legname
in quegli anni era una
fondamentale fonte di valuta
per il paese.
Inoltre un fattore economico di
fondamentale importanza fu la
possibilità di usufruire di forza
lavoro a basso costo. La
costruzione del canale fu portata
a termine interamente grazie al
lavoro manuale dei detenuti. Nel
corso del 1931 al cantiere
lavoravano, mediamente, 64.100
detenuti, nel 1932 - 99.095, nel
1933 - 84.504. Anche le
considerazioni militari favorirono
l'avvio della costruzione proprio
in quegli anni. Gli orientamenti
strategico-militari della dirigenza
del paese puntavano allora alla
creazione di una flotta del Nord
e di una dell'Estremo Oriente,
che avrebbero avuto libero
accesso all'Oceano.
La costruzione del Belomorkanal
perseguiva anche scopi sociopolitici a più lungo termine. Lo
conferma la campagna di
esaltazione dell'ennesima
impresa dei chekisti guidati da
Stalin, che accompagnò e seguì la
fine dei lavori. Se in America
c'erano voluti 28 anni per
ultimare il Canale di Panama,
lungo 80 km, e in Asia la
costruzione del canale di Suez,
lungo 160 km, aveva richiesto 10
anni, in URSS, dove il lavoro "da
vergognoso e pesante fardello
quale era considerato prima, si è
trasformato in questione
d'onore, in questione di gloria, in
questione di valore e di
eroismo", il Belomorkanal, lungo
227 km, era stato costruito in
meno di due anni! Nessuno in
quegli anni considerava il costo
umano di quell'impresa.
La costruzione del canale fu
portata a termine nella
primavera del 1933. L'atto della
commissione governativa
dell'URSS sull'entrata in funzione
del Belomorkanal fu firmato il 27
luglio 1933. Più di 200.000
detenuti avevano lavorato nel
cantiere, decine di migliaia di vite
erano state stroncate durante la
costruzione del canale.
Dal sito della Associazione
Memorial-Italia
Le isole Solovki
L'arcipelago delle Solovki, formatosi nei pressi
del Circolo polare artico circa 10.000 anni fa in
seguito al ritrarsi di un gigantesco ghiacciaio, ha
una superficie complessiva di oltre 260 km" ed
è considerato per le sue condizioni climatiche
una delle regioni più inospitali della Russia.
All'inizio del XV secolo sull'arcipelago fu
fondato un monastero ortodosso, noto per la
sua rigida regola e per la fiorente economia.
Con l'arrivo dei bolscevichi sulle isole, nel 1920,
le Solovki si trasformarono in luogo di
deportazione per gli oppositori del regime, e nel
1923 qui venne creato il primo nucleo di quello
che poi sarebbe diventato noto col nome di
GULag: i lager a destinazione speciale delle
Solovki. Qui, lontano da occhi indiscreti, si
metteva a punto la pratica delle fucilazioni,
l'organizzazione della sorveglianza, si definivano
le norme di alimentazione dei detenuti, il loro
abbigliamento, la tecnica di sepoltura dei
cadaveri, si studiavano le possibilità d'impiego
massiccio del lavoro coatto.
L'assoluta maggioranza dei detenuti si trovava
alle Solovki su indicazione dell'amministrazione
sovietica, e non per la sentenza di un tribunale. I
primi prigionieri di questi lager furono proprio
gli attivisti dei partiti politici che avevano
favorito la presa del potere da parte dei
bolscevichi.
Le guardie delle Solovki venivano scelte, di regola, fra
i condannati che prima dell'arresto avevano prestato
servizio nella milizia, negli organi della Sicurezza dello
Stato, o avevano militato nel partito comunista. Più
tardi queste guardie, istruite alla scuola delle Solovki,
divennero dirigenti di lager in tutta l'Unione
Sovietica.
All'inizio degli anni '30 i lager sull'arcipelago delle
Solovki e i loro distaccamenti sulla terraferma
ospitavano più di 70.000 detenuti. Il regime di
detenzione diventava sempre più duro, e verso la
metà degli anni '30 le Solovki si erano trasformate in
carcere punitivo per gli altri campi del paese. Questo
periodo della storia dell'arcipelago si concluse con le
fucilazioni in massa del 1937, quando furono uccise
più di 2.000 persone.
Dal 1937 le Solovki furono trasformate in un
penitenziario a regime durissimo, ma verso la fine
dell'anno la maggioranza dei prigionieri fu trasferita
sul continente per essere
utilizzata in qualità di forza
lavoro nei "cantieri del
socialismo", nei lager
dell'Estremo Nord dell'URSS.
Nell'arcipelago delle Solovki e
negli altri lager della Carelia
sovietica finirono oltre un
milione di detenuti. Non è il
numero più alto nell'elenco delle
vittime del terrore bolscevico
Il monumento a tutte le vittime
delle repressioni in URSS, eretto
oggi di fronte al quartier
generale del KGB a Mosca, è la
"Pietra delle Solovki", un masso
portato nella capitale della Russia
dall'ex capitale dei lager.
Dal sito internet della Associazione
Memorial-Italia
La mappa dei Gulag sovietici
Monaci uccisi perché non hanno ceduto ai bolscevichi quando hanno
preso possesso del monastero
L’itinerario
21 agosto
Partenza da Brescia in pullman (ore
3,45), aereo da Verona per Monaco
e da li a San Pietroburgo (arrivo
ore 15,55).
Arrivo in albergo (misericordia! Un
albergo cinese in Russia).
Pomeriggio: piccolo giro in centro.
22 agosto
Visita al bosco di Levaschova.
Pranzo a casa del parroco della
chiesa di san Vladimir che dialoga
con gli studenti su impressioni
dell’esperienza alle fosse comuni.
Pomeriggio: due passi in centro (ma
musei chiusi perché è lunedì,
l’Hermitage lo guardiamo da fuori).
23 agosto
Trasferimento a Medvezh’egorsk.
Tredici ore di pullman! L’autista
guida come avesse in mano una
Ferrari e sembra essere sicuro che
qui nessuno fa controlli con
l’etilometro.
Ci fermiamo in tre monasteri. Uno
trasformato per anni in centro di
smistamento dei condannati. Oggi
sta tornando a splendere.
Arriviamo in albergo dopo slalom a
80 all’ora.
24 agosto
Visita al Belbaltkanal, regalo di
compleanno a Stalin, costato
100.000 morti. Non gli è nemmeno
piaciuto ed era troppo piccolo per
navi serie. Fossa comune di
Sandormoch: millecentouno fucilati
in una volta sola e altre migliaia un
po’ alla volta. Museo della città: da
manufatti antiche tribù della zona a
follia del canale. Ci guida il
professor Sergey Cultirim.
Trasferimento a Kem’: qualche ora
di pullman e tre di viaggio in barca
nel lunghissimo tramonto sul Mar
Bianco. Foche all’orizzonte. A
mezzanotte arriviamo alle Solovki!
25 agosto
Sveglia tardi. Pullman da rally fino al
monte della Sekira, lazzaretto per
terminali e carcere per renitenti agli
ordini. Giardino botanico del
monastero (i monaci riscaldavano
persino il terreno con tubazioni e
ottenevano fiori e frutti di ben altre
latitudini). Serata in spiaggia:
tramonto lunghissimo (alle 23
ancora luce) e fuoco acceso. Ok,
forse c’era anche qualcosa di
alcolico, ma poca roba.
26 agosto
Partenza alle 5,45 per l’isola di Anzer. Oggi tra i 15 e i 20 km a piedi.
Passaggio in una barca che è qui perché neanche i clandestini nostrani
la volevano. Freddo notevole. Ci tocca stare dietro un pellegrinaggio
ortodosso con guida che spara a memoria e a occhi chiusi la lezione
(gli occhi però li apre nel bosco per raccogliere i funghi). Non so’ se
siamo più scocciati noi di tutte queste storie mistiche o loro di
trovarsi con un gruppo di chiaccheroni così palesemente poco devoti.
27 agosto
Visita al Monastero e al Museo.
Finalmente sentiamo qualcosa di
sensato da una guida. Il monastero è
bellissimo ed è tutto un cantiere. Il
museo piccolo ma ben fatto.
Scopriamo che alcune costruzioni
sono ancora del periodo del Gulag,
anche se oggi riutilizzate.
Nel pomeriggio partenza con
traghetto di linea, trasferimento in
pullman fino alla stazione ferroviaria
e partenza con treno verso San
Pietroburgo.
28 agosto
Dopo 16 ore di treno (tranquilli,
c’erano le cuccette) arriviamo a
San Pietroburgo. Sistemazione in
albergo e partenza per
l’Hermitage.Visita del museo
(qualche sala ovviamente), birretta
al Caffè letterario, cena e S. Messa
per chi vuole.Viene fr. Stefano
Invernizzi a salutare.
29 agosto
Mattinata alla fortezza dei santi
Pietro e Paolo, dove sono sepolti
gli zar.
Alle 13 partiamo per l’aeroporto
e cominciamo una serie infinita di
code, dogane, controlli e palpate
di perquisizione. Il mio passaporto
ha perso almeno cinque anni di
vita!
Alle 23, ora italiana, arriviamo a
Brescia.
Viaggio terminato.
L E P E R S O N E D E L V I AG G I O
La scoperta vera di ogni viaggio sono le persone con le quali si fa o che
si incrociano. Abbiamo avuto di tutto: autisti ciucattoni, monaci alla Darth
Fener, tour operator un po’ “audaci”, receptionist super-accessoriate, pie
pellegrine, presidi leggermente ansiosi, frati vagamente inaffidabili,
professori con piedi strani...
Io però ritengo un onore e una fortuna aver conosciuto un gruppo di
ragazzi speciali: intelligenti, aperti, adattabili, curiosi, preparati.
Evidentemente il Liceo Arnaldo merita la sua fama. D’accordo erano super
selezionati e motivati ma esistono: forse abbiamo un futuro! Poi
ovviamente hanno fatto tutte le scemate dei ragazzi della loro età, ma era
tutta roba sana!
Il viaggio di cui ho raccontato è
stato organizzato dal Liceo
realtà poco frequentata dei
Gulag, che avrebbe avuto avuto
l’avventura narrata per sommi
capi in questi fogli.
Classico Arnaldo di Brescia
(statale), in collaborazione con
l’Istituto Luzzago - Liceo
Scientifico e Linguistico
(paritario), sotto la guida di fr.
come esito la possibilità, per una
rappresentanza degli studenti e
dei professori, di recarsi sui
luoghi studiati.
Per facilitare la partecipazione
dei ragazzi abbiamo chiesto
contributi a diversi enti e
abbiamo ottenuto il patrocinio e
i fondi del Comune di Brescia,
Fiorenzo Reati, francescano,
missionario in Russia per molti
anni.
accompagnati dal preside
Salvatore Lo Manto, il
sottoscritto e il professor
Matteo Asti, in rappresentanza
del Luzzago, hanno vissuto
E’ stato proposto agli alunni di
entrambi gli Istituti di seguire un
corso di approfondimento sulla
Dieci ragazzi dell’Arnaldo,
che ringraziamo. Investire in
cultura sembra oggi una utopia
ma è l’unica cosa sensata da
mettere in campo.
Il signore vi dia pace.
fr. Giampaolo Possenti OFM