interview Maestri e Giardinieri © RPBW foto di / photo by Sebastian Abbado – Mappamundi Design Maestri and Gardeners In occasione del ritorno di Claudio Abbado alla Scala di Milano, Abitare ha ricostruito i fili della sua incontenibile passione per la botanica. Con un intervento di Renzo Piano e uno scritto di Marina Rovera a cura di / edited by Anna Foppiano 22 502 On the occasion of the return of Claudio Abbado to La Scala in Milan, Abitare has brought together all the elements of his uncontainable passion for nature. With an intervention by Renzo Piano and a text by Marina Rovera In mezzo alle note, in mezzo alle foglie Amongst the notes, amongst the leaves Un colloquio su botanica e creatività con Claudio Abbado e Renzo Piano. A discussion about botany and creativity with Claudio Abbado and Renzo Piano. Stefano Boeri Maestro, come nasce questa passione per Stefano Boeri Maestro, how did your love for gardening come about? Claudio Abbado My mother Maria Carmela (Linuzza), who was Sicilian, managed to cultivate a series of extraordinary plants on our terrace in Milan, in via Fogazzaro. From childhood onwards we became used to seeing fruits and plants and vegetables of all kinds in our small domestic garden. There were even potatoes, which were very scarce during the war. I think I have passed on this passion to my children. Daniele, my oldest son, for example, planted a series of aromatic plants in our garden in Alghero, from to marjoram to thyme to… SB How do you look after your plants? Do you have a particular method? CA I don’t do things in an obsessive way. I have learnt things over time and I am happy to use small technological help when it is available, such as a timer for automatic watering, at 7 in the morning… Renzo Piano I have an idea about why Claudio is so fond of plants. Nature contains something light, temporary, other-wordly. There is something there which is close to the momentary aspects of music, of sound itself. I am convinced that his house in Alghero, in Sardinia, is the house of a musician. If you were to ask me about the type of person who creates a house surrounded by and covered with an astonishing variety of types of plants, I would reply that he or she were almost certainly a writer or a musician – and in any case somebody who works with ideas. The ephemeral beauty of plants contains something light, temporary, something sublime – which is also true of the essence of music itself. SB Is there a link between gardening and creative thought? CA Yes, absolutely. I am not sure if I can explain what I mean. But when I stop studying and take a walk in my garden in Alghero or Engadina, the piece of music I have just left behind – the whole thing – starts to play in my head. It is almost as if a complete repeat of the piece takes place amongst the plants… SB Gardening thus becomes a moment of mnemonic re-listening... CA Yes, but I do not have a rigid way of working. This also happens when at night I read the notes, the music still sounds in my head… il giardinaggio? Claudio Abbado Mia madre Maria Carmela (Linuzza), siciliana, era capace di far nascere le piante più incredibili sul nostro terrazzo di Milano, in via Fogazzaro. Così, da bambini, ci siamo abituati a veder crescere essenze e frutti di tutti i tipi nel nostro piccolo orto domestico, anche la pianta delle patate, che durante la guerra mancavano… Una passione che credo di avere trasmesso anche ai miei figli. Per esempio Daniele, il più grande, ha messo nel giardino di Alghero tutte le piante aromatiche possibili e immaginabili, dalla maggiorana al timo… SB Segui un metodo nella cura del verde? CA La mia non è un’ossessione, ma piuttosto un’abitudine che si affida, senza problemi, anche a piccole tecnologie come i timer per l’irrigazione automatica alle 7 del mattino… Renzo Piano Io ho una teoria sulla ragione per cui a Claudio piacciono tanto le piante: nel verde c’è qualcosa di aereo, di leggero, di temporaneo. In qualche maniera c’è qualcosa che appartiene alla dimensione momentanea della musica, del suono. La sua casa di Alghero, in Sardegna, è la casa del musicista, ne sono convinto. Se mi chiedessero che mestiere fa la persona che ha inventato una casa completamente avvolta da piante di ogni tipo, credo che mi verrebbe naturale dire che è un musicista o uno scrittore; è comunque qualcuno che fa volare i pensieri; perché nella bellezza effimera delle piante c’è qualcosa di leggero, di passeggero, di sublime, che poi è il senso stesso della musica. SB C’è una qualche relazione tra il giardinaggio e il pensiero creativo? CA Assolutamente sì. Non so bene come spiegarlo, ma confesso che quando ad Alghero o in Engadina interrompo lo studio e comincio a camminare nel giardino, la partitura che ho appena lasciato – tutta insieme – comincia a risuonare nella mia mente; è un po’ come se il suo ripasso integrale avvenisse tra le piante… SB Il giardinaggio come momento di riascolto mnemonico… CA Sì, ma anche in questo caso non ho un metodo rigido; foto di / photo by Sebastian Abbado – Mappamundi Design special 502 23 24 502 502 25 Photographs by Ugo Mulas taken on the terrace of Claudio Abbado’s home in via Speronari, Milan, 1969. Scatti di Ugo Mulas sul terrazzo della casa di Claudio Abbado di via Speronari a Milano, 1969. foto di / photo by Ugo Mulas – © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati foto di / photo by Ugo Mulas – © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati Marina Rovera Un racconto di giardini A Story of Gardens A “Dove abito c’è sempre un po’ di verde”. Tra passione botanica, impegno ambientale e cultura dell’ascolto, i terrazzi, i giardini e le piante di ogni genere che hanno accompagnato la vita di Claudio Abbado. “Where I live there are always some plants”. The terraces, gardens and different kinds of plants which have been part of Claudio Abbado’s life with his passion for gardening, commitment to environmental issues and philosophy of listening. sorpresa, lo scorso anno, Claudio Abbado aveva dichiarato che sarebbe finalmente ritornato a Milano, dopo tante e tante richieste, se nella città fosse stato piantato un bel numero di alberi. La richiesta può sembrare stravagante ma nasce da una passione botanica, ambientale, civica ben radicata. L’obiettivo del maestro è che a Milano, la città in cui è nato, ci siano aria pulita e ossigeno salubre e benefico. Insomma una migliore qualità di vita. Perché quanto Abbado chiede, in verità, mette il dito su una piaga. E ritornare significa ritrovare la Scala, dalla quale manca come direttore stabile da 24 anni, e alla quale ha dato tempo ed energie (nel senso di dirigere, proporre, ideare, scegliere), e significa anche incontrare di nuovo l’orchestra Filarmonica da lui voluta fortemente (1982) e costruita in mezzo a non poche difficoltà: un’orchestra “cresciuta”, in parte rinnovata e ringiovanita nelle sue sezioni. In ogni caso, in principio c’era l’albero, nella sua essenza. E volendo andare alle origini ci sono quelle piante che Abbado da bambino vedeva piantare, curare, potare sul terrazzo di casa da mamma Maria Carmela, pianista e scrittrice di favole, giardiniera a tempo libero: piante d’ogni genere, ornamentali e commestibili. “Guardavo”, dice laconico, e qualche suggerimento gli era rimasto impresso da elaborare nel tempo e sperimentare “sul campo”, tanto che non gli dispiace autopromuoversi “giardiniere”. Al verbo “guardare” dell’infanzia ha poi aggiunto con determinazione quello che contraddistingue la sua filosofia musicale: “ascoltare”. Partiamo allora dall’albero: nel suo Barone rampante Calvino scriveva che in tempi lontani si sarebbe potuto andare da Roma alla Spagna saltando da albero ad albero senza mai toccare terra. Impossessiamoci dell’immagine di Calvino e tentiamo la prova saltando invece da un terrazzo alberato all’altro, da Milano alla Sardegna: non un percorso diretto, ma uno più tortuoso e diciamo multiculturale, che sovrasta parchi inglesi (120!), un Wienerwald di straussiana memoria, ma anche boschi berlinesi e le rosse mura bolognesi per arrivare al mare di Sardegna. Cronologicamente le cose sono ancora più complesse, perché la Sardegna si affianca a Milano (Abbado “sbarca” in Sardegna nel 1968, lo stesso anno dell’invito, come direttore musicale, da parte della Scala, dove sarebbe rimasto fino al 1986), e gli altri luoghi si succedono in un ciclo di corsi e ricorsi, contrassegnati dalle tournée e dagli incarichi permanenti: a Londra con la London Symphony Orchestra (negli anni Settanta), a Vienna come Generalmusikdirektor (dal 1986), a Berlino con i Berliner Philharmoniker (dal 1989), e a Bologna dopo la fondazione, da lui promossa, dell’Orchestra Mozart (2004). L ast year Claudio Abbado surprised everyone by saying that, after endless entreaties to do so, he would return to Milan if a large number of trees were planted in the city. This might seem a little over the top, but it does spring from Abbado’s deeply-rooted commitment to and passion for botany, the environment and civic values. His intention is that Milan – his native city – should have clean, well oxygenated air to breathe. In short, a better quality of life. In reality, his demand rubs salt in a rather old wound. In returning to Milan, the maestro would be returning not only to the La Scala opera-house (he hasn’t been permanent music director there for 24 years) on which he has spent much time and effort, in the sense of conducting, proposing, planning, choosing, but also to the Filarmonica della Scala, the orchestra he was largely instrumental in creating (1982), which he rebuilt and trained in the face of quite some difficulties (and whose sections, meanwhile, became larger and younger than the original ones). But in the beginning there was, in essence, the tree. It all started with the plants that Abbado, as a child, saw planted, pruned and tended on their home’s terrace by mamma Maria Carmela, who was by turns a pianist, fairytale writer, and gardener in her free time – plants of every kind, ornamental and edible. “I saw,” he laconically comments, and something must have stayed with him for future investigation and experimentation “in the field”. He has no objection to being called a “gardener” (giardiniere). To the “seeing” of his childhood he has added the “listening” that marks his musical philosophy. But lets get back to the trees. In Il barone rampante (The Baron in the Trees), Italo Calvino wrote that in far-off days it would have been possible to go from Rome to Spain by jumping from tree to tree without ever touching the ground. Why not borrow Calvino’s idea and go from Milan to Sardinia by jumping from one tree-planted terrace to another. It couldn’t be done in a straight line: the journey would be a more tortuous and, let’s say, multicultural one, taking in English parks (120!) and a Wienerwald of Straussian memory, as well as Berlin woods and red Bologna walls before reaching the Sardinian sea. Chronologically things would be even more complicated because Sardinia is directly tied to Milan (Abbado “disembarked” in Sardinia in 1968, the same year he was invited as musical director of La Scala, a post he held until 1986). Milan was followed by a string of guest, resident and permanent conductorships, including the ones in London, with the London Symphony Orchestra (in the 1970s); Vienna, as Generalmusikdirektor (since 1986); Berlin, with the Berlin Philharmoniker (since 1989); and Bologna, after the creation of the Orchestra Mozart that he himself promoted (2004). Marina Rovera Laureata in lettere e filosofia, inizia la professione giornalistica con “Novità”, che nel 1965 si trasforma in “Vogue Italia”. Partecipa sin dalle fasi iniziali alle nuove pubblicazioni “Uomo Vogue” (1967) e “Casa Vogue” (1969). Nel 1985 dirige “Scienze Digest” e nel 1990 “Do maggiore” rivista di musica, architettura, percorsi musicali. Collabora ad “Amadeus”. 26 502 After a degree in humanities and philosophy she began her career in journalism at “Novità”, which became “Vogue Italia” in 1965. She was involved from the start in new publications like “Uomo Vogue” (1967) and “Casa Vogue” (1969). In 1985 she became editor-in-chief of “Scienze Digest”, and in 1990 of “Do maggiore”, a music and architecture magazine. She also works with “Amadeus”. per esempio, anche quando leggo di notte, la musica continua a risuonare nella mia testa… SB L’esercizio mnemonico richiede sempre una disciplina… CA Mio padre aveva una metodologia ferrea per l’esercizio della memoria. Dai 7 ai 20 anni la sopportavo con fatica, eppure subito dopo ho capito che dovevo a lui l’acquisizione di una disciplina senza la quale non sarei mai riuscito a tenere a mente tutto quello che ho bisogno di ricordare nel mio lavoro. SB Di che tipo di disciplina si tratta, esattamente? CA Una disciplina legata alle sonorità, ma in senso lato. Per farti un esempio, io riconosco molte persone dalle loro voci. Magari incontrando qualcuno sul momento non riesco a capire chi sia ma, appena parla, immediatamente la colloco in una porzione dei miei ricordi. SB Anche se in realtà, quello del giardinaggio, è un mondo che non parla... CA No, non parla, ma agisce per profumi… È strano come a volte alcune musiche rieccheggino attraverso i profumi. Da bambino ascoltavo dei dischi a 78 giri usando i vecchi grammofoni a manovella. Ne avevo tre: uno con il “Coriolano” di Beethoven diretto da Mengelberg, un concerto per violino di Mozart con Menuhin e la scena della morte di Boris Godunov di Musorgskij. Li ascoltavo continuamente. Quando, molti anni dopo, mi è capitato di pulire dei dischi con una piccola spazzola con lo stesso tipo di stoffa, il velluto, il suo profumo mi ha riportato di colpo ai timbri e alle sensazioni di quelle musiche, di quegli ascolti adolescenziali… SB C’è qualche profumo di spezia, o di pianta, che ha una risonanza musicale? CA Certo tutte le erbe aromatiche, anche selvatiche, che ci sono in Sardegna sprigionano sensazioni, ricordi che possono avere connotati musicali… SB Ma dunque i posti dove abiti, con i relativi terrazzi e giardini, sono stati dei dispositivi mnemonici, I giardini di Abbado Abbado’s gardens SB Mnemonic activities always need discipline… CA My father had a firm way of making us use our memory. Between the ages of 7 and 20 I found this hard, but soon afterwards I began to understand that he had helped me acquire a sense of discipline without which I would never have been able to remember everything I need to in my line of work. SB What kind of discipline are you talking about? CA A form of discipline connected to sound, but not in an obvious way. For example, I recognise many people through their voices. Sometimes when I meet somebody I am not always aware who they are, but as soon as they speak, I can immediately locate them in my memory bank. SB In real life, gardens do not speak… CA No, they do not speak, but they work through smells. And it is a strange fact that some pieces of music are also linked to certain smells. When I was young I used to listen to 78 records using an old wind-up grammophone. I had three records. One was Beethoven’s “Coriolano” directed by Mengelberg, a Mozart violin concerto performed by Menuhin, and Boris Godunov’s death scene by Musorgskij. I listened to these records all the time. Years later, when I had to clean a record with a little brush and the same type of material – velvet – its smell took me back at once to the forms of and the sensations produced by that music, by those adolescent sounds. SB Are there any spice smells, of those of plants, which have musical resonance? CA There is not doubt that those aromatic herbs, including wild ones, which are found in Sardinia, produce sensations and create memories which can also have musical connotations… SB And so all the places you live in, with their own terraces and gardens, are depositaries of memories, connected to different moments of your life and work… CA Yes, they possess this kind of power. And because of this they are very important to me. When I started to work at La Scala in 1968 in the same year, with my first earnings, I took the garden in Sardinia. There I planted a series of necessary things to begin with Milano, anni ’60 / 1960s Milano, 1969 Via Sambuco. Una terrazza quadrata, grande quasi quanto l’appartamento, dove potevano correre e giocare Daniele e Alessandra bambini (p. 24). Quindi non molte piante, tra le quali una tuia e un immancabile limone; al centro una vasca-aiuola con fiori di stagione. Ospite verde: un tavolo per ping pong. Su tutto, l’austero sguardo romanico del campanile della chiesa di Sant’Eustorgio. Via Speronari. Un’istantanea, un’immagine a sorpresa, “conversando”, e quella di un gazebo in aspetto invernale (pp. 22-23): precedono la posa per un ritratto fotografico commissionato da una nota rivista per accompagnare un’intervista di Dacia Maraini ed eseguito in un piccolo appartamento che si apriva su minuscoli terrazzi trasformati quasi in voliere, con strutture metalliche sulle quali si arrampicavano rami d’edera. Verde a ogni costo e sempre: d’inverno a intreccio rado che lasciava intravvedere la Torre Velasca e il campanile del X secolo adiacente alla chiesa di San Satiro; fitto in primavera ed estate per la ricerca di frescura tra i tetti milanesi. Le parole d’accoglienza da parte di Abbado in ogni sua abitazione sono sempre pressappoco le stesse e introducono al centro d’interesse della casa. Non varrà la pena di ripeterle nelle situazioni che seguiranno. Quindi: “Venite Via Sambuco. Here there was a square terrace which was almost as big as the apartment itself, and where Daniele and Alessandra could run around and play as they liked when they were small (p. 24). There were not many plants here, although here was a white cedar and, of course, a lemon-tree, plus a flowerbed for seasonal flowers in the middle. A ping-pong table was another green guest. Overlooking it all, there was the austerely romantic campanile of the Church of Sant’Eustorgio. a vedere il terrazzo”, in questo caso. Poi, in seguito, “a vedere il glicine o l’ulivo o la buganvillea o la palma” (variazioni secondo la posizione geografica o climatica). In questa occasione l’invito fu accolto più che mai con piacere da Ugo Mulas che da fotografo psicologo preferiva, prima di iniziare l’operazione-ritratto, stabilire con il personaggio che incontrava un rapporto discorsivo, disteso, favorevole a un “clic” che cogliesse l’espressione più autentica di una persona. Via Speronari. A snapshot, a surprise “conversational” pose and another image of a gazebo in its winter weeds (pp. 22-23): they were followed by a portrait commissioned by a leading magazine to illustrate an interview by Dacia Maraini. They were all taken in a small apartment with miniscule terraces looking almost like aviaries because of their climbing ivy frames. Greenery at all costs. This place was relatively sparse in winter, with its glimpses of the Torre Velasca and the 10th-century campanile of the Church of San Satiro; but luxuriant in spring and summer, when cool shadowy places are a godsend above Milan’s rooftops. Abbado’s words of welcome in all his homes are often the same and point to where his real centre of interest lies (it’s hardly worth repeating this with regard to the various sites outlined here). In this case, then, it’s: “Come and see my little terrace” followed by “Come and see the wisteria/ olive-tree/bougainvillea/palm-tree, etc.” (depending on geographical position and climate). On this occasion the invitation was accepted with more than usual pleasure by Ugo Mulas, who, by using photography with a psychologist’s eye, preferred to get to know his subject in a relaxed, conversational way before setting about taking his photos, and, as always, he looked for the forms of expressions that lay bare the soul. 502 27 legati a momenti della tua attività? CA Sì, hanno questo potere… e per questo sono così importanti per me. Del resto, ho incominciato a lavorare alla Scala nel 1968 e nello stesso anno, con i primi guadagni, ho preso il terreno in Sardegna. Vi ho messo le cose essenziali, e poi lentamente, nel giro di 40 anni, il giardino si è sviluppato con terrazze alberate e piccole costruzioni che però sono totalmente coperte dalla vegetazione. Dal mare non si vede niente. E oggi il giardino si è espanso fino a Capo Caccia, è diventato un parco nazionale. RP Il giardino di Claudio ad Alghero, come tutti i giardini, è uno sfondo che si muove, che continua a cambiare. Il verde dà cadenza al tempo, alle stagioni che passano. La bellezza della sua casa in Sardegna, come di altri luoghi verdi, è anche data dal tempo scandito dalla crescita degli alberi. Pianti un albero, con un tronco di 5 centimetri di diametro, e dopo un po’ di anni, senza che tu abbia fatto nulla, se non guardarlo, sono diventati 30. La bellezza si costruisce mano mano che il tempo passa, attraverso il lavorio della natura, che però tu hai provocato… CA E questo riflesso del tempo sulle piante ci aiuta a pensare, a trovare nuove idee… RP Il fatto è che ad Alghero il verde ti avvolge, ti fa vivere in uno spazio quasi virtuale e vibrante. L’ombra delle foglie crea uno spazio vivo, in continuo movimento. CA Sicuramente l’ombra del verde è molto più bella di quella del cemento, ma anche di quella dell’ombrellone, che è piatta. Senza dimenticare l’ombra delle foglie dei banani, che sono enormi… Anna Foppiano Quello di Alghero è il tuo giardino “costante”, mentre alcuni degli altri li hai dovuti abbandonare, mano a mano che cambiavi città, da Milano, a Vienna, a Berlino… CA Ovviamente molti li ho dovuti lasciare. Ma non li ho dimenticati. Ricordo che quando siamo entrati nell’appartamento milanese di via Sambuco non c’era niente. foto di / photos by Roberta Stucc hi Via Nirone. Continuità tra dentro e fuori: il soggiorno si apriva completamente sulla terrazza e la terrazza entrava con tutta la sua luce nel soggiorno. Un acero, qualche geranio ed edera variegata, ma poco di più; non ci fu molto tempo per l‘inserimento di altre piante, perché la residenza in questa abitazione fu breve. 28 502 Milano, 1979-1986 Via Nirone. Here there was continuity between the interior and the exterior: the living room opened completely on to the terrace, and the terrace brought all its light into the living room. A maple-tree, one or two geraniums and some variegated ivy, but little else – there wasn’t much time to add other plants because the family didn’t stay there for long. Piazzetta Bossi. A due passi dalla Scala, una grande terrazza con vista panoramica sui tetti di Milano, del Duomo e sulla Madonnina. L’idea originaria di formare quasi un giardino non era stata del tutto realizzabile per non gravare con troppo peso sulle solette. Soluzione scelta: disporre sui lati alcune vasche leggere, bianche e nere, rivestite da doghe di legno per coprirle e uniformarle. Comunque, una ricca varietà di piante: un ulivo, un kumquat, un limone, un rododendro, azalee e arbusti vari. Sul fondo uno schermo creato da una sequenza di bambù in vasche rotonde. Assoluto silenzio e molto verde nel centro di Milano. Piazzetta Bossi. Just a stone’s throw from La Scala, here there was a big terrace with panoramic views of Milan’s rooftops, the cathedral and the Madonnina. The original idea was to create what amounted to real garden, but this proved unworkable because the terrace floor couldn’t take that much weight. The solution was to put long, back-and-white light planters along the sides and cover them in wooden slats in order to create a uniform effect. A wide variety of plants were to be found here: an olive-tree, a kumquat, a lemon-tree, a rhododendron, some azaleas and other shrubs. At one end, there was a bamboo screen growing in round planters. The overall effect was total silence and lots of greenery in central Milan. Realizzazione / Technical production: Ermanno Casasco Milano, 1974-1979 and then, slowly, gradually, over a period of forty years, that garden developed further with tree-lined terraces and little constructions which are entirely covered by the vegetation. From the sea you can’t see anything at all. And today the garden reaches as far as Capo Caccia, it has now become a national park. RP Claudio’s garden in Alghero, like all gardens, is a moving backdrop, which is always in flux. Plants reflect the seasons which pass, the passing of time. The beauty of your house in Sardinia, as with other places with plants, can also be understood through the time which is symbolised by the growth of trees. You plant a tree, with a trunk which is 5 cm wide, and without doing anything, in a few years, it has become 30 cm. Beauty is built slowly over time, through the work of nature, which you – however – have provoked (through the original planting). CA And the way that plants reflect passing time helps us to think, to discover new ideas… RP In Alghero you are immersed amongst plants – it is almost like living in a virtual and vibrant space. The shade from the leaves creates a living space, which is continually moving… CA There is no doubt that the shade produced by plants is much more beautiful than that produced by cement, and also than that created by a big umbrella, which is flat. And lets not forget the shade produced by banana leaves, which are enormous… Anna Foppiano The Alghero garden has always been present in your life, while you have had to give up on some of the others, as you changed cities – from Milan to Vienna to Berlin… CA Yes, I have had to leave behdind many of my gardens. But I have never forgotten them. I remember when I first saw my Milanese flat in via Sambuco there was nothing there at all. And there is the bare terrace with Daniele and Alessandra on a chair. Then, in Ugo Mulas’s photos for “Vogue”, which were taken in the apartment in Via Speronari, you can see the nets which had been put up for climbing plants to catch hold of. It was a bit like a cage. In Vienna, on the other hand, where it was very cold in the winter, I managed to grow wild strawberries and rocket thanks to the fact that I put them in some vases heated by a chimney on the roof, Ed ecco la terrazza nuda con Daniele e, sulla poltrona, Alessandra. Poi nelle fotografie di Ugo Mulas per “Vogue”, scattate nella casa di via Speronari, si vedono le reti che stavo predisponendo per le piante rampicanti: sembra quasi una gabbia. A Vienna invece, dove d’inverno fa molto freddo, riuscivo a far crescere le fragoline di bosco e la rucola perché le avevo messe in alcuni vasi riscaldati da un camino sul tetto della casa, che usavo come terrazzo e mio orto personale. SB Il giardinaggio domestico è anche un modo per occuparsi del rapporto tra lo spazio interno e quel piccolo esterno che si riesce a controllare… CA Sì, ed è un rapporto mobile, dinamico, dovuto anche allo spostamento delle piante. E alla raccolta dei frutti, dei limoni, delle olive… RP Questa ossessione per il piantare alberi e lo spendere tutti i risparmi in alberi mi accomuna a Claudio. Ogni anno a Punta Nave aggiungo pitosfori, bambù, pini. Ma torniamo alla casa di Claudio ad Alghero: la cosa più bella è che quando si arriva dal mare non la si vede, sparisce in mezzo alle piante, e quando si è dentro, ci si muove in uno spazio creato dagli alberi. CB Ogni volta che si torna a casa in barca si è accolti dal profumo dell’elicriso. E dai colori degli hibiscus, rossi, rosa, azzurri, bianchi, gialli, salmone… e poi gli alberi da frutta, gli albicocchi, perfino i banani… La pagella SB Ma è vero che Renzo ha preparato una vera e propria pagella sulla casa di Alghero? CA Sì, e ha dato un bel 10 al colore del molo, che è uguale al colore della sabbia... praticamente la spiaggia continua sul molo. Gli è piaciuto talmente che mi ha detto: “Ti rubo l’idea”. RP Quel molo è la cosa più bella, insieme alla possibilità di volare sopra gli alberi. Quella di Claudio non è una casa which I used as a terrace and as my own little kitchen garden. SB A domestic garden is also a way of understanding the relationship between the interior space and that little exterior space which you can have power over… CA Yes, and it is a flexible relationship, dynamic, thanks also to the way that the plants are moved around. And it also changes when you collect the fruit, the lemons, the olives… RP Like Claudio I am also obsessed with planting trees and I spend all my savings on them. Every year at Punta Nave I put in some more butterbush, bamboo plants, pines. But lets go back to Claudio’s house in Alghero. The best thing is that you can’t see it on your way there from the see. It is lost in the plants. And when you are inside, you are in a space created by trees. CB Every time we return home by sea we are welcomed by the smells of helichrysum. And by the colours of the hibiscus, roses, blues, whites, yellow, pink – and the fruit trees, the apricots, even the bananas… Exam marks SB Is it true that Renzo gave a set of marks to your house in Alghero? CA Yes, and he gave 10 out of 10 to the colour of the jetty, which is the same as the colour of the sand… it is as if the beach continues onto the jetty. He liked it so much that he said to me “I am going to steal that idea.” RP That jetty is the most beautiful thing here, as well as the possibility to move above the trees. Claudio’s house is not a normal house. You live above and below the trees… CA We have built wooden passageways so that you can move from one tree to another, or from one place to another on the terrace, at various heights… RP Under the leaves there is a kind of natural ventilation, a vegetal micro-climate. Italo Calvino grew up on the Ligurian coast, not far from my office at Punta Nave. His father was an agronomist and his mother was a botanist, and he lived in a world of trees which had branches which were disconnected and linked together in a Sardegna, dal / since 1968 Alghero. Un giorno di una lontana vacanza estiva, nuotando al largo di una baia sarda, Abbado notò un’ampia distesa che, coperta da una vegetazione selvaggia di mirto, lentisco, corbezzolo, scendeva con dolcezza verso un mare smeraldino. Dominavano un pino marittimo e un’agave. Di questo connubio quasi primordiale di mare e vegetazione il maestro si entusiasmò a tal punto che l’estate successiva, lì, iniziava un lungo lavoro di bonifica e di giardinaggio, metodico, caparbio, ininterrotto nei seguenti 40 anni, sempre con nuovi interventi e nuove specie di piante. Prima comparvero le buganvillee bianche, rosa e amaranto, poi gli oleandri, quindi i limoni, le begonie, le amarilli, gli ibisco, le palme, i banani. Recentemente infine è stato “inventato” un articolato percorso di scale e passerelle che ha sviluppato in verticale il terreno, raddoppiando la possibilità di vegetazione e di affacci sul mare. Anche la casa, interamente ricoperta da buganvillea e gelsomino, sembra essersi trasformata in una singolare pianta di nuova complessa specie. Insomma un piccolo Eden terrestre (ed è detto senza retorica) che cattura con un incanto di colori, profumi, suoni, questi ultimi non appartenenti al pentagramma ma alla natura. Alghero è anche il Giardino degli Incontri. Ne avvengono molti, con amici storici e più recenti, e hanno sempre una connotazione affettuosa. Anche gli incontri di lavoro sono improntati all’amicizia. Il mare e il giardino di Sardegna però sono soprattutto il luogo di riferimento, di incontro per eccellenza, per i figli Daniele, Alessandra, Sebastian, Misha e i nipoti Tom, Gigi e Francesca che qui, provenendo da città e paesi diversi, si ritrovano insieme in un’atmosfera senza tempo. Alghero. Swimming in a Sardinian bay during a long-gone summer holiday, Abbado noticed an expanse of wild myrtle, shurbs and red strawberries flowing gently down to the emerald sea. A pine tree and an agave dominated the scene. He was so thrilled by this primordial combination of sea and vegetation that he doggedly set about reclaiming the land and turning it into a garden on his return the following summer. Since then he has spent 40 years methodically reshaping the garden and introducing new species. The first to appear were white, pink and amaranth bougainvilleas, followed by oleanders, lemon-trees, begonias, amaryllis, hibiscus, palms, banana-trees. The most recent “invention” is a complicated vertical sequence of bridges and stairways that has increased the garden’s cultivatable land and its sea views. The house itself, adorned with bougainvillea and jasmine, now looks like an example of some new, complex species. Hyperbole aside, the result is a miniature Garden of Eden replete with colours and smells and, above all, sounds that belong to nature rather than music. Alghero is also a Garden of Encounters – family-style get-togethers of old and more recent friends, as well as equally companionable working sessions. Above all, the emerald bay in Sardinia, and the garden that overlooks it, are safe havens for his children Daniele, Alessandra, Sebastian and Misha, and grandchildren Tom, Gigi and Francesca, who flock there from many different cities and countries to walk in this timeless place. 502 31 foto di / photos by Sebastian Abbado – Mappamundi Design La “pagella” di Renzo Piano sulla casa di Alghero Claudio Abbado conserva nella sua casa di Bologna questo A4 di impostazione e grafia inconfondibile. Renzo Piano, suo ospite ad Alghero nel luglio dello scorso anno, ha condotto un accurato sopralluogo nelle varie zone del giardino, alla fine del quale ha compilato questa pagella scherzosa ma non troppo. Allegati, una serie di disegni, rilievi e proposte. Le materie sono “idea”, “esecuzione” e “design”. Voti alti, nel complesso, con delle eccellenze eclatanti – il cemento a terra che assomiglia alla sabbia (“ruberò l’idea”), le amache sospese (forse nella tradizione del Barone rampante e anche di Simón Bolívar), il camino, le palme brasiliane. Le poche insufficienze – la soluzione efficace ma maldestra per fermare l’acqua della doccia, la scala che investe il camino – riguardano interventi di fortuna momentaneamente fuori controllo ma poi risolti (la doccia), o motivati da incalzanti motivi di necessità (la nuova scala serve a raggiungere una terrazza). Renzo Piano’s “exam marks” on the Alghero house series of shapes, and laid out in terraces, and which he described in his beautiful story La Strada di San Giovanni (San Giovanni’s road). And do you remember The Baron in the Trees? Tired of arguing with his annoying sister he walked out of Villa d’Ombrosa, climbed up into the trees and never came down again. The house of the Baron in the Trees is Calvino’s house in Liguria. It is the garden of Calvino’s house, which is full of covered walkways – and I have always imagined that place as being similar to a section of Claudio’s house in Alghero. And we should note this fact: the very idea of living amongst trees, of never coming down, contains something poetic and romantic in itself, the beauty of living amongst leaves, but also something deeply scientific, because it is clear that in this way you exploit the micro-climate created by the vegetation, under which it is always cool and fresh. CA Yes, and it is for this reason that the hammocks are so important in Alghero – and Renzo also gave them 10 out of 10 on his marksheet. There is one with the colours of the Venezuelan flag, which was given to me by the director of the Simón Bolívar Orchestra. Did you know that even Simón Bolívar used to live on a hammock, he did everything on a hammock – politics, making love… RP It is a relaxing vision of life, the Baron in the Trees was less comfortable… Alcune immagini del giardino di Alghero. Abbado tiene molto a far notare che la sua casa è invisibile, completamente nascosta da un fitto schermo vegetale (sopra, a sinistra). In un altro scatto è visibile, seminascosta, la scala “importuna” secondo Piano, ma necessaria secondo Abbado (sopra, a destra). Ancora, una delle passerelle che formano l’articolata viabilità aerea del giardino (sotto, a sinistra), un taglio verso il mare (al centro) e una postazione immersa nel verde (a destra). Views of the Alghero garden. Abbado is keen to point out that his house is completely hidden behind an impenetrable screen of vegetation (above left). Other views show the partly-visible staircase, “intrusive” according to Piano, “necessary” according to Abbado (above right); one of the bridges that form the elevated passageways over the garden (below left); a glimpse of the sea (centre); and a garden emplacement, a “green thought in a green shade” (right). foto di / photos by Sebastian Abbado – Mappamundi Design Claudio Abbado keeps this sheet of A4, with its unmistakable layout and handwriting, in his Bologna home. Renzo Piano, who was his guest in Alghero last July, made a thorough inspection of the garden and then wrote this (not entirely) playful “school report”, which also includes drawings, surveys and proposals. The “subjects” are idea, execution and design. On the whole Abbado’s marks are high, with “outstanding” for the ground cement that looks like sand (“I’m going to steal that idea”), the hammocks (perhaps mindful of the Calvino’s Baron in the Trees and even Simón Bolívar), the chimney, and the Brazilian palms. His only “fails” were for the clumsy if effective way of turning off the shower, and the staircase that “collides” with the chimney, though these were makeshift solutions that have since been put right (the shower) or have had to stay as they are out of real necessity (the new staircase leads to a terrace). normale, lì si vive o sotto o sopra gli alberi… CA Abbiamo costruito delle passerelle in legno per andare da un albero all’altro, o da un punto all’altro delle terrazze, che sono disposte a varie altezze… RP Sotto le fronde c’è una ventilazione naturale, un microclima fogliare. Nel ponente ligure, non così lontano dal mio studio di Punta Nave, è cresciuto Italo Calvino. Suo padre era un agronomo e sua madre una botanica, e lui viveva in un mondo di alberi dalle chiome sfalsate e comunicanti, disposti su terrazze, che poi ha descritto nel suo bellissimo racconto La Strada di San Giovanni. E poi, ricordate il Barone rampante? Stufo di litigare con la sorella antipatica, uscì da Villa d’Ombrosa, salì sugli alberi e da lì non scese mai più. La casa del Barone rampante è la casa di Calvino in Liguria. E il giardino della casa di Calvino, pieno di passaggi coperti, io l’ho sempre immaginato come un pezzo della casa di Claudio ad Alghero. E attenzione: in questa idea di poter vivere sugli alberi, senza scendere mai, c’è qualcosa di poetico e di romantico – come la bellezza dello stare in mezzo alle foglie – ma c’è anche qualcosa di profondamente scientifico, perché è chiaro che così facendo si usufruisce del microclima creato dalle fronde, 32 502 502 33 CA Well, Simón Bolívar did not live a particularly calm life – after all he did organise a little revolution… RP Planting something gives you immediate pleasure: when you see it take root, it becomes a form of faith in the future because a tree is planted for the next generations, for those who will come after you… And it is also a way of leaving a perceptible trace, something physically tangible. It is a gesture of hope, of faith. And you feel that the plant is grateful to you. They do everything on their own. You plant them, you look at them, you pay them a bit of attention, and they move on with their work with a great sense of calm. You watch them grow. They give sense to the passing of time. CA Plants understand if you love them, and if you find the right position for them they are content. RP But also, in your garden, there are the more controversial sections. And I gave these a lower set of marks… CA There are some practical things which Renzo, as an architect, doesn’t like. For example he only gave 4 out of 10 to a shower which has a cut off tube instead of a tap. But in this way we resolved a problem we had. And behind the chimney there is a small walkway with a stairway – something which is clearly ugly but works for us – which leads up to a terrace. I tried to reason with him. “I could make it bigger if you like…” “No, he replied, that would only make it worse…” AF How have you been able to create these gardens, above all this one in Alghero which is so big and so full of different kinds of plants? Do you study, or read gardening books or do you have an instinctive approach thanks to your experiences over the years? SB Or maybe you have some experts who help you, some advisors… CA In Sardinia I have learnt a lot from Gavino Cadau, who has a plant nursery. He is an amazing person who has told me a series of things, and he is able to explain to me why plants react in this way, why this or that happens to them… SB He is a botanist… CA Yes, of course. Thanks to him I think that this garden could develop into a proper botanic garden with time. © Arnoldo Mondadori Editore sotto le quali c’è sempre frescura. CA Sì, e per questo ad Alghero sono così importanti le amache a cui Renzo ha dato un bel 10 in pagella. Ce n’è una con i colori della bandiera del Venezuela, che mi hanno regalato i giovani dell’Orchestra Simón Bolívar. Sai che Simón Bolívar, anche lui, viveva su un’amaca, e ha fatto tutto sull’amaca, la politica e l’amore… RP È una versione riposante della vita, il Barone rampante era meno comodo… CA Beh, Simón Bolívar non era tanto tanquillo, ha fatto una piccola rivoluzione… RP Mettere a dimora una pianta è un piacere immediato: quando vedi che attecchisce, diventa un gesto di fiducia nel futuro perché un albero lo si pianta per le generazioni future, per quelli che verranno dopo di te. Ed è anche un modo di lasciare una traccia percepibile, una traccia fisicamente tangibile. È un gesto sostanzialmente di fiducia, di speranza. E poi senti la gratitudine della pianta. Lei fa tutto da sola: tu la pianti, la guardi, stai un po’ attento, mentre quella molto tranquillamente fa il suo lavoro, la vedi crescere, ritma il passare del tempo. CA Le piante percepiscono se si ha dell’amore per loro, e se si trova la posizione giusta sono felici. RP Poi, sempre nel giardino, ci sono dei dettagli più discutibili, a cui ho dato dei voti bassi… CA Ci sono alcune cose pratiche che Renzo, come architetto, non accetta. Per esempio ha dato 4 per una doccia che ha un tubo strozzato invece del rubinetto, ma adesso abbiamo risolto il problema. Oppure, dietro al camino c’è un camminamento con una scala – brutta ma funzionale – che sale fino al terrazzo. Ho provato a dirgli: “Se vuoi la faccio più larga...”. “No, peggio ancora”. AF Ma per realizzare i tuoi giardini, soprattutto questo di Alghero così esteso e così ricco nella varietà delle piante, come ti prepari? Studi, ti documenti su dei libri di giardinaggio, o invece procedi in maniera istintiva, anche Maria Enrica Agostinelli, illustrazione per “Il barone rampante” di Italo Calvino, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2001, ora ripubblicato nella collana Oscar Junior. Maria Enrica Agostinelli, drawing for “Il barone rampante” by Italo Calvino, Arnoldo Mondadori Editore, Milan 2001, now republished in the series Oscar Junior. di Desig appamun by / photos foto di Kensington. Until recently the Tudor-inspired façade of this 19th-century house was largely hidden behind a Japanese cherry-tree which in spring bloomed in a glorious explosion of pink. It was the pride and joy of the entire street. Unfortunately time has taken its toll, the tree is now gone and the house is now covered by a more variegated, almost picturesque array of mahonia, camellia and lilac, with a sturdy olive-tree and a jasmine which gives a kind of Mediterranean touch to the place. The planting of the olive-tree gave rise to some misgivings at first, which soon faded away: the plant is now flourishing and even producing olives. Also the well-tended jasmine, which was originally a small shrub, has grown well in courageous defiance of the English cold. Inside, the wisteria planted in the 1970s has never looked back. Growing across the patio and along the house walls, it has now reached a neighbour’s garden, where it is most welcome. ado – M an Abb Sebasti Kensington. La facciata della casa dell’Ottocento, con richiami all’architettura Tudor, fino a poco tempo fa era quasi nascosta da un ciliegio giapponese che in primavera si apriva in una gloriosa esplosione di rosa. Era il vanto della strada. Il tempo purtroppo se lo è portato via, e ora “il sipario” della casa ha un aspetto più variegato e quasi pittorico con la mahonia, la camelia, la serenella. Si è poi aggiunta una nota mediterranea con un robusto ulivo e un gelsomino. La piantumazione dell’ulivo all’inizio aveva suscitato qualche perplessità, ben presto dissolta: ora la pianta si espande a meraviglia e produce olive. Anche il gelsomino, all’inizio un piccolo arbusto, ben curato, si è sviluppato coraggiosamente sfidando il freddo del Nord. All’interno, il glicine piantato negli anni Settanta ha continuato impavido a crescere: attraversando il piccolo patio e correndo lungo le pareti della casa si è introdotto, per altro ben accolto, persino nel giardino dei vicini. n London, anni ’70 / 1970s 502 35 sulla base dell’esperienza che ti sei fatto negli anni? SB O magari hai dei maestri, dei consiglieri… CA Qui in Sardegna ho imparato moltissimo da Gavino Cadau, un vivaista, una persona straordinaria che viene e mi racconta moltissime cose, e riesce a spiegarmi perché, alle piante, succede questo o quest’altro… SB Un botanico… CA Sì, certo. Grazie a lui credo che questo nostro giardino potrà diventare nel tempo un vero orto botanico. L’Aquila SB State progettando insieme un auditorium di legno all’Aquila... RP Sì, un auditorium che è un regalo alla città: un regalo di Claudio che farà il concerto inaugurale; un regalo mio nel fare il progetto; un regalo la costruzione perché sarà interamente finanziata dalla Provincia di Trento e da altri due o tre donatori, tra i quali anche l’Orchestra Mozart, che con un concerto ha raccolto e messo a disposizione qualcosa come 50.000 euro. È un piccolo auditorium della stessa dimensione della sala lesionata dal sisma nel vecchio Castello, ed è la prima architettura che si realizzerà dopo il terremoto nel centro storico dell’Aquila, vicino alla Fontana Luminosa. Il cantiere inizierà fra poco. L’idea naturalmente è sempre di Claudio, lanciata nel numero di “Abitare” dedicato al mio lavoro; come per gli alberi a Milano, anche all’Aquila sono semplicemente, come dire, il suo braccio, l’esecutore. Lui è la mente: lui ordina e io eseguo. CA Diciamo che come è sempre accaduto io metto sul tavolo delle piccole idee... SB Anche l’arca del Prometeo – la straordinaria cassa armonica abitabile costruita nel 1984 dentro la Chiesa di San Lorenzo a Venezia – nacque come una “piccola idea?” RP L’idea del Prometeo, nel 1984, nacque con Claudio e naturalmente con la presenza fondamentale di Gigi Nono. A promuoverlo erano la Biennale Musica di Venezia e la Scala. L’Aquila SB You are designing a wooden auditorium for L’Aquila, together… RP Yes, an auditorium which is a present for the city, a present from Claudio who will hold the inaugural concert there; and a present from me in terms of the project I have laid out. The construction will be a gift because all the costs will be made by the Trento Provincial Government and from another two or three benefactors, including the Orchestra Mozart, who held a charity concert to bring in money for the project and raised something like 50,000 Euros. It is a little auditorium which is around the same size as the concert hall damaged by the earthquake in the old Castle, and it will be the first architectural project which will be built after the disaster in the old centre of L’Aquila, close to the Fontana Luminosa. The actual building site will soon open up. The idea was from Claudio, of course, which he also put forward in the issue of “Abitare” dedicated to my work. As with the proposal for trees in Milan, I am simply the executor of Claudio’s idea, his right arm. He is the brains, he gives me orders and I carry them out. CA Let’s say that, as always happens, I have jotted down a few little ideas… SB Was the arch of Prometeo – the extraordinary habitable sound box built in 1984 inside the Church of San Lorenzo in Venice – also born as a “little idea”? RP The idea for the Prometeo in 1984, had its origins and was conceived thanks to the key role of Luigi Nono. It was backed by the Venetian Music Biennale Musica and La Scala. The structure within which the Prometeo was performed, that arch which I saw as a soundbox, was a project born as an ephemeral building, something temporary… CA And now we are trying to bring this structure back to Venice… RP Nothing is ever easy. It can’t go back to San Lorenzo Church, which is now being restored. But perhaps we have found a good space in the Arsenale, where it could be taken and rebuilt. Vienna, 1986-1989 fragoline / wild strawberries cassetta con fiori e rucola / planter with flowers and rocket camini alti circa 1 metro / chimneys approx. 1 metre high scala di metallo un po’ spaventosa con ringhiera verso il vuoto / a rather scary metal staircase with railings overlooking the sheer drop 36 502 Himmelpfortgasse. A Vienna, la terrazza che sovrastava la casa in Himmelpfortgasse (vale a dire Vicolo alla Porta del Cielo) era molto civilmente a disposizione degli inquilini, nel senso che non solo tutti vi avevano accesso, ma ognuno poteva scegliersi e crearsi un piccolo spazio di verde o di riposo. Abbado aveva scelto un angolo vicino a un comignolo perché rucola e fragole potessero crescere protette da un po’ di calore. Un mini-orto (con vista sulla chiesa di Santo Stefano) che si potrebbe definire eroico dal momento che per raggiungerlo bisognava inerpicarsi su una stretta scala di metallo, quasi una scalata al cielo. Il suggestivo nome del vicolo in questione suggerisce l’idea che il cielo di Vienna, anche se privo di angeli come quello sopra Berlino, possa contare su favolosi emissari terreni, anzi architettonici, come la suddetta Porta, ma soprattutto certe Finestre con vocazione e curiosità musicali. Per esempio esso entra quasi con sacralità, durante i concerti del mattino, nella sala del Musikverein (quella nota soprattutto per il concerto di Capodanno) dalle grandi, imperanti finestre che si aprono, in alto, su tre lati. Succede talvolta che in queste aperture si infili un raggio di sole: un naturale “effetto speciale” che a sorpresa illumina, ulteriormente, le note di un “Divertimento” di Mozart o un “Adagio” di Mahler. Nel disegno, il terrazzo di Vienna in uno schizzo fatto in base ai ricordi di Luciana Pestalozza, sorella di Claudio Abbado. Himmelpfortgasse. In Vienna, there was a very civilized arrangement for the roof-terrace of the house in Himmelpfortgasse (the Lane at Heaven’s Gate) whereby all the residents in the building can not only use it but also create their own garden areas where they can relax. Abbado chose a corner near a chimney so that his rocket and wild strawberries would feel the benefit of the warmth. It’s a mini kitchen garden (with a view of St Stephen’s) that could be called heroic in the sense that, to reach it, you have to scramble up a narrow metal staircase, like a stairway to heaven. The poetically-named lane suggests that the Vienna sky, though lacking angels of Berlin’s, can count on fabled terrestrial, or rather architectural emissaries like the above-mentioned Gate, and above all certain Windows which have a musical vocation and are of musical interest. For example, the sky makes an almost holy entrance during morning concerts in the Musikverein (the one famous for the New Year’s Concert) through the grand – and grandiose – windows that run high up along the walls on three sides of the hall. Sometimes a ray of sunshine penetrates these decorates architectural openings, creating a natural special effect that brings further, surprising enlightenment to a Mozart divertimento or Mahler adagio. In the sketch, the Vienna terrace as recalled by Luciana Pestalozza, Claudio Abbado’s sister. © RPBW Il nuovo complesso per la musica è articolato in tre volumi, l’auditorium e due elementi di servizio (foyer e camerini). Si tratta di tre semplici cubi, tre scatole accostate in maniera apparentemente casuale, forme pure che si relazionano con la massa compatta del Forte. Torna un concetto caro a Piano, che è quello della “pura forza della necessità”. Le facce esterne dei cubi saranno rivestite di doghe di larice, l’altezza massima fuori terra è di 18,50 metri. The new music complex comprises the auditorium itself and two service blocks (foyer and dressing-rooms). The three volumes are plain cubes seemingly juxtaposed at random, pure forms that blend well with the compact mass of the Fort. The “pure force of necessity”, a concept dear to Piano, is well illustrated here. The cubes will have larch-slat cladding and a maximum above-ground height of 18.50 metres. Renzo Piano Una sala musicale per L’Aquila Pochi mesi dopo il terremoto, Claudio Abbado lancia un appello e Renzo Piano, prontamente, risponde. L’idea è costruire in tempi brevi uno spazio per la musica, risorsa fondamentale, soprattutto in un momento di grande difficoltà, per una città che in questo campo ha una tradizione forte e condivisa. Il nuovo auditorium (238 posti) sostituirà per tutto il tempo necessario la sala della Società Barattelli all’interno del Forte Spagnolo cinquecentesco, danneggiato dal sisma. La scelta è di non allontanare la struttura dalla sua posizione originaria, collocandola nella parte di parco compresa tra il Forte e la piazza della Fontana Luminosa. La costruzione sarà finanziata e coordinata dalla Provincia di Trento. La struttura all’interno della quale veniva eseguito, appunto quell’“arca” che avevo concepito come una cassa armonica, è un progetto nato con l’idea di realizzare un edificio effimero, temporaneo. CA Che adesso stiamo cercando di riportare a Venezia… RP Nulla è facile, nel senso che non può tornare a San Lorenzo, dove al momento sono in corso dei lavori, ma ora forse abbiamo trovato uno spazio all’Arsenale, dove potrebbe essere trasportata e ricostruita. Stiamo lavorando con la Scala, con la Biennale, e con alcune fondazioni veneziane tra cui quella di Gigi Nono, con Nuria Nono, e con il costante supporto di Massimo Cacciari. CA Il progetto dell’Aquila è invece quello di un’architettura nata dall’emergenza ma fatta per restare. Che, come diceva Renzo, verrà realizzato con il legname che ci portano dal Trentino… RP Anche questa dell’Aquila è una cassa armonica di legno, We are working together with La Scala, the Biennale and with some Venetian organisations such as the Gigi Nono Foundation, with Nuria Nono, and with ongoing support from Massimo Cacciari. CA The L’Aquila project is a work of architecture which has its origins in an emergency situation but which is destined to remain. And, as Renzo says, it will be built with wood which will come from the Trentino region… RP The L’Aquila project is also a kind of sound box. And wood lasts for ever, you just need to look after it. This project is in collaboration with the local council and the various groups who – quite rightly – would like to move back into the city centre. We need to bring life back to the ancient heart of L’Aquila. This is a small project – a sound box in the centre of town – a gesture which symbolises a small part of the shift back towards normality. And L’Aquila is a city which is very passionate about music. A few months after the earthquake, Claudio Abbado launched an appeal and Renzo Piano responded immediately with the proposal to build a concert hall as quickly as possible, an essential resource in such distressing times for a city with such a strong and widely-shared musical tradition. The new 238-seat hall will replace for as long as necessary the Società Barattelli hall in the Spanish Fort, which suffered earthquake damage. The new structure will be built near the original concert hall in the park between the Fort and Piazza della Fontana Luminosa. Construction will be financed and coordinated by the Province of Trento. 38 502 © RPBW Renzo Piano A concert hall for L’Aquila 502 39 e il legno dura per sempre, basta mantenerlo bene… È un progetto condiviso con il Comune e i movimenti che giustamente sono preoccupati di riappropriarsi del centro storico della città: si tratta di riportare la vita nel cuore antico dell’Aquila. Nella sua modestia dimensionale credo che questo gesto di portare una cassa armonica nel centro rappresenterà un altro piccolo passo avanti verso la normalizzazione. Tra l’altro, L’Aquila è una città di grandi passioni musicali. Milano SB E che ne sarà dell’altra vostra “piccola” idea? Quella di far piantare al Comune 90.000 alberi a Milano? RP Io sono ottimista anche perché un architetto non può che esserlo, sennò forse dovrebbe cambiare mestiere… Anche se molti cinicamente pensano che piantare alberi sia solo un’operazione ornamentale, di secondaria importanza. Ma non è vero. Del resto la provocazione è giusta e fondata su dati oggettivi. Innanzitutto Milano ha un’umidità relativa ottimale per il verde, in secondo luogo piantare alberi riduce la temperatura media urbana (le città hanno una “temperatura di città” mediamente più alta di quella delle aree non costruite). Attorno a Milano d’estate c’è una temperatura che è inferiore di qualche grado a quella della città. Rinverdirla fa sì che l’asfalto non si infuochi d’estate, serve a togliere centinaia di migliaia di condizionatori, a risparmiare energia. CA Senza dimenticare la riduzione dell’inquinamento atmosferico: gli alberi assorbono le polveri sottili e producono ossigeno. Per questo vanno piantati sia in centro che in periferia. RP Nella periferia per rinforzare l’idea di una cintura verde, che poi è il destino giusto di Milano; la Milano di Stendhal è una Milano verde, una Milano agricola, che tutt’attorno ha grandi spazi verdi. Per questo apprezzo il vostro progetto per l’Expo 2015 che realizza attorno a Milano un Orto Milan SB And what about your other “little idea”? The proposal that the Local Council plants 90,000 trees in Milan? RP I am an optimist – architects have to be optimist, otherwise they would do something else with their lives. Many people – in a cynical way – believe that the planting of trees is just a question of aesthetics, they see them as ornaments, something of minor importance. But this is not the case. The idea is a good one and it is based on proper research. Milan, in the first place, has a high level of humidity which is good for vegetation. Secondly, trees bring down the average urban temperature (cities have an urban climate which is higher than surrounding areas). Around Milan, in the summer, it is cooler than in the city. More vegetations means more shade, which means that the asphalt doesn’t get too hot in the summer, and it helps people to turn off thousands and thousands of air conditioners. CA We should not forget, as well, the reduction of pollution that results. Trees absorb dust particles and produce oxygen. And so they should be planted in the city centre and in the suburbs. Tra gli elaborati scaturiti dalla richiesta di Claudio Abbado per 90.000 nuovi alberi a Milano, una pianta della città con l’indicazione di un’ipotetica presenza complessiva di verde al 2015, che somma quello esistente alle nuove piantumazioni, distribuite tra le aree centrali e quelle periferiche. Oltre a Renzo Piano, partecipano al progetto Alessandro Traldi (architetto), Franco Giorgetta (architetto paesaggista), con la consulenza di Guido Rossi, Giorgio Ceruti, Alberica Archinto (coordinamento). Mentre chiudiamo il numero, l’intera operazione sta attraversando una fase di discussione e ripensamento abbastanza agitata, da cui speriamo la città possa uscire migliorata nella sua vivibilità e non ulteriormente, e inutilmente, impoverita. One of the documents produced in response to Claudio Abbado’s proposal for 90,000 new trees in Milan is a plan of the city showing its total green area (centre and outskirts) in 2015 if existing green areas are supplemented by new ones. As well as Renzo Piano, are involved in the project: Alessandro Traldi (architect), Franco Giorgetta (landscape architect), with the consultancy of Guido Rossi, Giorgio Ceruti, Alberica Archinto (coordination). As we go to press, the entire operation is coming under fire. It is to be hoped that the city will emerge from this struggle as a more liveable place instead of needlessly ending up even more impoverished than it already is. Berlin, dal / since 1989 Ludwigkirchstrasse. D’inverno i venti freddi del Nord sono una forte minaccia per le piante da terrazzo. Sul piccolo balcone affacciato sulla Ludwigkirche (un nome molto evocativo per un musicista) e su un parco giochi, sopravviveva un pino. Quando la stagione si addolciva uscivano all’aperto vasi di ortensie, gerani ed erbe aromatiche, comunque protetti da un pannello di vetro. Ma la casa all’interno era sempre, in ogni stagione, abitata da non poche piante, alte e vigorose, che s’imponevano con autorità sugli arredi. Ludwigkirchstrasse. In winter, cold North winds pose a serious threat to outdoor plants. On this small balcony overlooking the Ludwigkirche (which is a truly evocative name for any musician) and a children’s playground, there was one surviving pine. With milder weather, potted hydrangeas, geraniums and herbs dared to venture out of doors, albeit protected by a glass screen. Indoors, a good many tall, vigorous plants dominated the interior environment throughout the year. 502 41 Questa intervista si è svolta il 3 aprile 2010 a Bologna. Per le immagini pubblicate, un ringraziamento ad Alessandra Abbado, Sebastian Abbado, Chiara Giorcelli, Melina Mulas, Benedetta Scandola / This interview was held in Bologna on 3 April 2010. For the published images, our thanks to: Alessandra Abbado, Sebastian Abbado, Chiara Giorcelli, Melina Mulas, Benedetta Scandola. botanico planetario e recupera le cascine. CA Ma bisogna fare qualcosa anche nel centro… RP È il cuore della città minerale, quello che ne ha più bisogno… Non c’è dubbio che tutti noi amiamo la città di pietra, la città come monumento. Ma, mi domando, che male possono farle gli alberi? Gli alberi sono effimero, cadenzano il passare del tempo… CA La condizione dei giardini pubblici di Milano, che mi è capitato di visitare proprio poche settimane fa, andrebbe molto migliorata, sostituendo un gran numero di alberi. Infatti piantare nuovi alberi è necessario anche perché i parchi hanno un naturale invecchiamento. Ma a Milano nessuno sembra rendersene conto, ho l’impressione che non ci sia un grande amore per il verde… RP Quello che sta succedendo è che la città è fatta di persone che amano questa idea, la sostengono, e di altre che non la capiscono. Questi ultimi, purtroppo e come sempre, sono quelli che parlano di più. Ma sono certo che c’è una sorta di maggioranza silenziosa che apprezza molto questa nostra idea… CA Abbiamo fatto una provocazione utilissima che, come accade per le piante, ha bisogno di tempo per radicarsi e gemmare. Magari sarà un processo lento, ma sono convinto che abbiamo avuto ragione a metterlo in moto. Milano, tra l’altro, è ancora al centro di una rete idrica incredibile, con il suo sistema di canali che Bonvesin della Riva descriveva già nel XIII secolo… RP È un rapporto tra l’effimero e l’utile: l’effimero dei riflessi sull’acqua degli alberi e l’utilità delle foglie che appaiono quando è giusto che appaiano, cioè in primavera, per poi produrre l’ombra estiva e andarsene ubbidientemente in inverno, perché così almeno in città c’è più sole, più luce. Questi alberi così intelligenti, così appropriati, così benvenuti, non nuoceranno mai alla città di pietra, alla città-monumento. Dove sta il problema? RP In the suburbs these trees should underline the sense of a green belt, which is the correct way forward for Milan. Stendhal’s Milan was a green Milan, an agricultural Milan surrounded by green space and countryside. In this sense I appreciate your project for the 2015 Expo which will create around Milan a global botanic garden and will try to restore a series of old farm houses. CA But it’s also important to do something for the city centre… RP Also the heart of the “mineral” city is a place where this kind of change is really needed. There is no doubt that we love the city of stone, the city as a monument. But, what harm can trees do? Trees are ephemeral, they change with the passing of time… CA More needs to be done to improve the city’s parks, which I went to see a few weeks ago. Many trees need to be replanted. Parks get old on their own and therefore trees need to be replanted and new ones put in. But nobody seems to realise this in Milan. It seems to me that nobody really loves nature in the city… RP In the city there are people who support this idea, who are passionate about this kind of project, and others who are not, who don’t understand the point of it. As usual, this latter group are more vocal. But I am certain that there is a kind of silent majority who really appreciate what we are trying to do… CA We have put the idea out there. It was a useful thing to do. As with plants, it will need time to take root and grow, it will probably be a slow process. But I am convinced that we were right to start things off. Milan is at the centre of an extraordinary network of water courses, with its canal systems which Bonvesin della Riva wrote about in the 13th Century… RP This is a sign of the relationship between ephemeral and useful things. The ephemeral nature of the reflection of trees on water and the useful aspects of leaves which appear when they are needed – in spring – to create shade, and obediently depart in winter, so that we have more light and sun in that part of the year. Trees are intelligent and they fit well, they are welcome, they don’t cause any damage to the stone city, the city of monuments. What is the problem? Bologna, dal / since 2004 foto / photo Sebastian Abbado – Mappamundi Design L’altana. Un’oasi di verde affiora dai tetti rossi bolognesi. Si tratta di una “cascata” che parte da un’altana e che nella sua struttura a scala sembra portare un’ondata di ciclamini su uno spazio separato, con una grande vetrata, dal soggiorno. Su questa “terrazza” grandi piante: un ulivo, un kumquat, un limone e niente altro. La presenza di un ulivo nelle terrazze e nei giardini di Abbado è pressoché costante: forse è quasi un sottinteso, materno legame con la sua parte di sicilianità. Del resto, tanto per non allontanarsi dalla musica: “I gialli dei limoni – come diceva Montale – sono le trombe d’oro della solarità”. (marina rovera) 42 502 The altana. An oasis of green amid the red Bolognese roof-tiles. The stepped green waterfall flows down from an altana in a wave of cyclamen that reaches an area separated from the living room by a glass wall. On this “terrace” there are some big plants – an olive-tree, a kumquat, a lemon-tree. Olive-trees are a constant feature of Abbado’s terraces and gardens, and represent, perhaps, an implicit maternal link with his partly-Sicilian origins. Just to stay close to the music: “The yellows of the lemon trees / come pelting into the breast / from trumpets of gold, all / light”, as said by Eugenio Montale. (marina rovera)
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