slide sviluppo organizzativo 3

La formazione come processo
intenzionale
• La formazione nelle organizzazioni è un
essenziale strumento di costruzione delle
competenze a livello individuale, di gruppo e
organizzativo;
• Essa agisce su conoscenze (knowledge),
competenze (skills) e atteggiamenti (attitudes)
producendo cambiamenti che dovrebbero
rendere più efficace l’azione degli individui
nelle organizzazioni;
Ambiti di applicazione della formazione nelle organizzazioni
(Campbell &Kuncel, 2001)
Conoscenze
-Di base su oggetti, classificazioni, eventi;
-Di processo relative a relazioni “se…allora”
-Conoscenze disciplinari e specialistiche
-Conoscenze di se stessi
Conoscenze
organizzative
-Procedure, norme e regole organizzative
-Piani e obiettivi organizzativi
-Processi, eventi e tecnologie
-Sistema di relazioni e potere
-Ruoli e compiti
Competenze
osservabili
-Cognitive
-Psicomotorie
-Fisiche
-Interpersonali
-Emotivo-espressive
-Di autoregolazione
Competenze di
problem
solving
-Analisi mezzi-fini
-Applicazione di euristiche
-Metacognizione e controllo dei propri pocessi cognitivi
Atteggiamenti
e credenze
-Autoefficacia
-Attaccamento organizzativo e senso di appartenenza
-Accettazione delle differenze nell’organizzazione
-Valori organizzativi
I presupposti della formazione nelle
organizzazioni
• La formazione è intesa come un processo:
– Intenzionale per dare risposta a fabbisogni ed
esigenze identificabili;
– pianificato secondo modalità e stadi ben definiti
che rispecchiano l’impostazione del problemsolving;
– che avviene per lo più in un contesto
specificatamente dedicato all’apprendimento,
separato da quello lavorativo;
L’intenzionalità della formazione
• Il training è un processo sistemico, regolato da
un approccio razionale e centrato su
fabbisogni identificati da parte dei membri
dell’organizzazione che si occupano di
formazione e sviluppo delle risorse umane;
La pianificazione nella formazione
• Questo presupposto pone al centro
dell’attenzione l’architettura del disegno
formativo realizzato attraverso passaggi ben
definiti e praticando scelte ragionevolmente
prevedibili;
Il setting nella formazione
• Questo presupposto rende saliente il
momento del transfer, ossia del passaggio di
competenze dal contesto formativo a quello
lavorativo;
Un approccio sistemico
• Tale modello interpreta la formazione come
“tecnologia educativa” ossia come sistema
caratterizzato dalla presenza di un set di strumenti,
metodi e contenuti che combinati tra di loro
prevedono lo sviluppo di programmi formativi;
• Esso punta a mettere a fuoco delle fasi quali:
–
–
–
–
–
La diagnosi del fabbisogno di conoscenze e competenze;
L’individuazione dei contenuti di apprendimento;
La progettazione del contesto formativo;
La valutazione del percorso di apprendimento;
L’esame delle ricadute per l’organizzazione di lavoro;
Le fasi del processo (1)
• Fase diagnostica
– Essa è caratterizzata dalla raccolta e dalla analisi di
informazioni utili a definire il fabbisogno formativo di
un gruppo di individui o di una parte
dell’organizzazione;
– Tale fase è funzionale alla conoscenza del contesto nel
quale si svolgerà l’intervento formativo ed alla
descrizione delle caratteristiche ottimali che le
persone coinvolte dovrebbero avere;
– L’esito è l’individuazione di specifici obiettivi formativi;
Le fasi del processo (2)
• Fase realizzativa
– Tale fase riguarda la scelta del disegno formativo più
adeguato, l’individuazione dei partecipanti più adatti e
la realizzazione dell’intervento;
– Si tratta di definire l’ambiente formativo con
l’adozione di principi di apprendimento, metodi,
strumenti e tecniche coerenti con gli obiettivi
formativi prefissati;
– In questa fase sono identificati i contenuti formativi, la
loro sequenza, la scansione temporale con cui saranno
proposti, l0integrazione delle modalità, il timing, ecc.
Le fasi del processo (3)
• Fase valutativa
– Si tratta della fase di valutazione dell’intervento
secondo i criteri costruiti sulla base degli obiettivi
formativi;
– L’attività di valutazione si articola su diversi livelli
dell’esperienza formativa: dalla validità del percorso di
apprendimento (acquisizione nuove competenze) sino
alla validità del transfer (effettivo utilizzo delle
competenze), alla validità organizzativa dell’intervento
(attivazione di processi di cambiamento organizzativo,
miglioramento degli standard di produzione, di
innovazione, di qualità, ecc.)
L’analisi dei bisogni
• Non si tratta solo dell’individuazione di un
deficit di competenze ma si articola in:
– Analisi dell’organizzazione: dove
nell’organizzazione c’è bisogno di formazione;
– Analisi del lavoro: che cosa bisogna imparare per
svolgere in modo efficace un dato compito;
– Analisi delle persone: chi ha bisogno di essere
formato e su cosa;
Il processo di analisi del fabbisogno
formativo (Goldstein & Ford, 2002)
Fasi
Obiettivi
Supporto organizzativo Creare un clima favorevole all’analisi
Coinvolgere i gruppi di lavoratori implicati nell’analisi
Chiarire obiettivi, modalità ed implicazioni dell’analisi
Disegno della ricerca
Definire i metodi d’analisi: organizzazione, lavoro, persone
Individuare le fonti informative
Definire strumenti di raccolta dati
Analisi organizzativa
Identificare vincoli e risorse organizzative
Definire strategie e obiettivi dell’organizzazione
Analizzare il clima organizzativo relativo alla formazione
Analisi del lavoro
Descivere in dettaglio il compito lavorativo
Individuare le competenze necessarie per lo svolgimento del compito
Stimare rilevanza e difficoltà del compito
Analisi delle persone
Definire il grado di competenza dei lavoratori coinvolti
Analizzare il livelli di prestazione attuali e individuare eventuali deficit
Esaminare caratteristiche personali importanti per lo svolgimento del
job
Analisi organizzativa (Goldstein & Ford, 2002)
• Essa ha lo scopo di identificare ed esaminare i fattori di
carattere generale e sistemico che possono condizionare,
favorire, ostacolare l’attività formativa;
• Essa prende in considerazione la struttura produttiva nel suo
complesso:
–
–
–
–
–
–
Gli scopi, gli obiettivi, la cultura dell’organizzazione;
Le risorse materiali, finanziarie ed umane impiegate;
I vincoli strutturali, normativi, tecnologici e di mercato;
I parametri quantitativi di produttività ed efficienza;
I modelli di divisione del lavoro ed integrazione dei ruoli;
La struttura gerarchica e funzionale che regola la distribuzione del
potere;
• Analisi organizzativa come parte del progetto di
organizational development;
La formazione come strategia
organizzativa (Salas & Cannon-Bowers, 2001)
• L’analisi organizzativa può essere concepita come uno
strumento attivo per conoscere meglio i fabbisogni
complessivi della struttura, per accompagnare sviluppi
preordinati e pianificati, per verificare in via preliminare la
coerenza tra esiti attesi della formazione e obiettivi, valori e
struttura dell’organizzazione;
• In tal caso, l’analisi organizzativa dovrebbe tener in conto:
–
–
–
–
–
Il clima organizzativo;
Il ruolo esercitato dal training come fattore di sviluppo;
Gli stili di gestione del personale;
Il sistema premiante adottato;
Le dinamiche di carriera in rapporto all’acquisizione di
competenze;
Le domande dell’analisi organizzativa
• Quali sono i fattori che causano elementi di crisi o di
malfunzionamento organizzativo?
• Essi sono riconducibili a carenze nelle competenze dei
dipendenti e possono essere affrontati e rimossi grazie ad
un’attività formativa?
• L’eventuale attività formativa è coerente con i piani strategici
dell’organizzazione?
• Il contesto organizzativo (tecnologie, clima, modello
organizzativo) favorisce il buon esito di una eventuale
iniziativa formativa?
• La modalità di gestione delle carriere interne ed il sistema
premiante promuovono l’investimento individuale e
l’impegno in un’attività formativa?
• Sono presenti condizioni favorevoli per l’utilizzo delle nuove
competenze acquisite nel lavoro?
Analisi del lavoro
• Task analysis e Job analysis sono la base
informativa per attivare azioni, non solo
nell’area della formazione, ma anche per
guidare processi di selezione del personale,
per differenziare il sistema premiante, per
prevedere sviluppi di carriera in funzione del
compito svolto e del ruolo organizzativo
ricoperto.
Task e job analysis
… la prima è funzionale alla descrizione minuziosa e
parcellizzata di una porzione specifica di una
mansione (es. le concrete operazioni utili allo
svolgimento del compito);
… la seconda è utilizzata per ottenere una
panoramica più ampia di un compito lavorativo,
studiandolo per come è inserito nella più
complessa dinamica organizzativa (es. obiettivi,
strumenti, articolazione di competenze
implicate);
Le tre tappe della task/job analysis
Descrizione del lavoro
Analisi KSA
Definizione della rilevanza e
difficoltà del lavoro
Identificazione della
mansione che si vuole
sottoporre ad analisi
Identificazione per ogni
raggruppamento di task delle
conoscenze, competenze,
abilità per svolgerla
Definizione dell’importanza di
ogni raggruppamento di task
per il buon svolgimento della
mansione
Scomposizione della
mansione in vari task che
costituiscono le sequenze
d’azione concatenate tra loro
Individuazione per ogni
raggruppamento di task delle
condizioni operative di
realizzazione
Definizione del grado di
complessità di ogni
raggruppamento di task
Analisi delle singole task
Descrizione con gradi di
dettaglio variabili delle azioni
e dei processi mentali
implicati
Ricomposizione delle varie
task omogenee per
raggruppamenti dotati di
significati
Definizione delle difficoltà di
apprendimento di ogni
raggruppamento di task
La descrizione del task/job come
metodo
• I metodi più utilizzati per sviluppare una mappa
descrittiva del task/job fanno ricorso
all’interrogazione di esperti (Subject Matter
Experts) che sulla base delle loro conoscenze e
competenze propongono un’articolazione del
task e descrivono le fasi salienti che lo
compongono;
• Tuttavia gli esperti potrebbero conoscere il
proprio ambito d’azione ma non padroneggiare lo
scenario organizzativo nel quale esso si esplica;
L’analisi KSA
• Essa attiene alla seconda fase della Task/Job Analysis e
consente di raccogliere utili informazioni anche per la
formazione (competenze traguardo);
• Il compito lavorativo è infatti descritto in termini di:
– Conoscenze (K): informazioni, nozioni, strutture di saperi;
– Competenze (S): capacità, strategie di azione, procedure
operative;
– Abilità (A): numeriche, spaziali, deduttive, verbali, ecc.
Rilevanza della prospettiva più ampia della
cognitively oriented task analysis
(DuBois & Shalin, 2000)
La task/job analysis come
individuazione di rilevanza e difficoltà
del compito
• Questa fase è fondamentale per le ricadute
sulla definizione del programma formativo
(tipologia, quantità e rilevanza dei contenuti
formativi) poiché per ogni raggruppamento di
task consente di individuare quanto è
frequente e quanto è rilevante;
Analisi delle persone
• Le persone che partecipano ad un’attività
formativa non ottengono mai esiti identici tra
loro;
• Questo perché le loro caratteristiche individuali di
partenza differiscono e conducono a diverse
valorizzazioni dell’esperienza di apprendimento;
• Secondo Campbell e Kuncel (2001) tale evidenza
dipende dall’interazione tra attitudini e
trattamento: E = A x T;
Caratteristiche personali e strutturazione della
formazione
• Due strutture di interazione sono state rilevate nella ricerca
empirica sulla formazione;
• La prima riguarda il rapporto tra abilità generali e struttura del
programma formativo:
– persone con elevate abilità generali prediligono una strutturazione
contenuta del programma formativo (ampi margini di discrezionalità, di
autonomia, scelta, ecc.);
– persone con minori abilità di partenza prediligono strutturazioni più
definite (obiettivi chiari, monitoraggi e feed back continui, ecc.);
• La seconda introduce alcune dimensioni sociocognitive e
relazionali:
– Persone più ansiose e con bassa autoefficacia prediligono ed
ottengono migliori risultati con programmi formativi ben strutturati
– Persone con minore ansia e più alta autoefficacia preferiscono
programmi a bassa strutturazione;
Analisi delle persone e fabbisogno
formativo
(Wexley & Latham, 200)
• Il primo passaggio consiste nella valutazione
dell’attuale prestazione (performance appraisal)
che può essere condotta con varie metodologie e
tecniche (osservazione diretta, analisi del comportamento di lavoro,
dati generali sulla produttività, dati su incidenti, simulazioni, ecc.);
• Se questa fase consente di ottenere una
valutazione dello scarto tra il comportamento del
lavoratore e ciò che è atteso si passa al secondo
passaggio ossia la diagnosi approfondita delle sue
competenze (autodiagnosi, colloquio individuale,
affiancamento e supervisione);
Ulteriori fattori di impulso dell’attività
formativa
(Noe, 1998)
• Innovazione tecnologica: nuovi macchinari,
nuovi adattamenti tecnici, software
aggiornati;
• Innovazione di prodotti e servizi: richieste di
clienti e utenti, nuovi modelli organizzativi;
• Progetti di carriera: aspirazioni a mobilità
verticale, sviluppo di competenze;
Analisi delle persone e fattori di
impulso
• L’analisi delle persone non può solo limitarsi alla
rilevazione dell’attuale grado di performance ma deve
affrontare:
– Il potenziale sviluppo delle persone;
– Il bagaglio di competenze possedute ed il loro grado di
trasferibilità ad altre situazioni lavorative;
– La motivazione individuale ad affrontare un percorso
formativo;
– Il grado di fiducia nei propri mezzi ed il sentimento di
autoefficacia percepita;
– Le aspettative, i progetti di carriera dentro
l’organizzazione;
Progettazione dell’intervento
formativo
• La progettazione coincide con lo sforzo di costruire un
processo formativo quanto più possibile favorevole
all’apprendimento, alla ritenzione ed al trasferimento
delle conoscenze nel luogo di lavoro;
• Essa consiste nella definizione di:
– Obiettivi formativi;
– Contenuti formativi;
– Principi formativi per favorire l’apprendimento (strategie
formative);
– Metodi e strumenti;
– Modalità di valutazione del percorso formativo;
– Aspetti relativi alla concreta realizzazione dell’attività
formativa (tempi, risorse, vincoli);
Obiettivi formativi
• Gli obiettivi rappresentano l’input fondamentale
per la progettazione del piano formativo e per
orientare la sua realizzazione;
• Derivano da una presentazione di come dovrebbe
essere la prestazione al termine del percorso
formativo;
• Sono fondamentali per definire i criteri attraverso
i quali potrà essere valutato il successo
dell’azione formativa;
Approcci rigidi e approcci più flessibili
Contenuti formativi
• Dalla definizione degli obiettivi deriva la scelta
relativa ai contenuti da inserire nel percorso:
quali atteggiamenti, conoscenze, competenze ed
abilità devono essere trasmesse ai partecipanti
affinché acquisiscano con successo le
competenze prefissate;
• I contenuti formativi costituiscono la traduzione
operativa dell’obiettivo: specificano saperi,
competenze ed atteggiamenti che occorre
padroneggiare al termine dell’azione formativa;
La scelta delle strategie formative
(Tannenbaum & Yukl, 1992)
• Coerenza: i metodi didattici e l’insieme del percorso formativo dovrebbero
essere progettati in modo coerente con i processi cognitivi, fisici e
psicomotori dei partecipanti;
• Feedback: nelle attività di formazione occorre fare ampio uso di feedback
con valenza informativa e motivazionale (accurati, credibili, regolari);
• Pratica: le attività formative dovrebbero indurre il soggetto a costruire
attivamente il proprio apprendimento, più agevole sarà la memorizzazione
e l’utilizzo delle informazioni;
• Auto-efficacia: il percorso formativo dovrà essere attento anche
all’esperienza socio-affettiva dei partecipanti, le scelte e gli strumenti
utilizzati dovranno valorizzare l’autoefficacia ed alimentare aspettative
positive verso il successo;
• Personalizzazione: i metodi dovranno essere personalizzati in funzione
delle attitudini e delle precedenti conoscenze dei partecipanti;
Valutazione e transfer
• La valutazione formativa è intesa come attività di ricerca
finalizzata alla verifica del successo di un’azione di training;
• Un’attività formativa può essere valutata in termini di:
– Rilevanza: coerenza tra azione formativa e problematica
organizzativa che intende affrontare;
– Efficienza: rapporto tra risorse impegnate e risultati ottenuti;
– Efficacia: rapporto tra obiettivi dell’azione formativa e risultati o
benefici prodotti;
– Utilità: risultati e benefici prodotti in rapporto alla problematica
organizzativa che si intendeva affrontare;
– Impatto: benefici prodotti in un determinato territorio o sistema di
imprese (occupabilità, sviluppo di posizioni lavorative,
miglioramento condizioni di lavoro);
– Qualità: caratteristiche del processo formativo e rispondenza a
standard prefissati;
Valutazione ed efficacia della
formazione
• La valutazione formativa (training evaluation) è un
approccio metodologico per rilevare gli esisti
dell’azione formativa in termini di apprendimento e
modifica del comportamento lavorativo. Essa si
concentra a livello “micro” sul processo formativo
cercando di cogliere i benefici individuali e di gruppo
del training. La valutazione descrive i risultati;
• L’efficacia formativa (training effectiveness) è invece un
approccio teorico per comprendere tali esiti. Essa si
concentra sul livello “macro”analizzando il processo e
le sue ricadute organizzative. L’efficacia si occupa del
perché e come tali risultati sono stati ottenuti;
La valutazione degli apprendimenti
• Il modello di Kirkpatrick (1959) ha costituito per molti anni un
punto di riferimento nella valutazione;
• Recentemente Alliger et al. (1997) hanno riletto il modello
distinguendo:
– Reazioni di tipo affettivo: gradimento e atteggiamento verso
l’attività svolta;
– Reazioni intese come giudizio di utilità: percezione di utilità del
corso;
– Apprendimenti: conoscenza post training immediata, ritenzione
della conoscenza a medio-lungo termine, conoscenza applicata
nello svolgimento di attività pratiche durante il training;
– Transfer: valutazione di comportamenti diversi nella prestazione;
– Risultati: valutazione di risultati organizzativi in termini di
miglioramento della produttività, nelle relazioni con i clienti, nel
clima, ecc.
Struttura degli esiti
dell’apprendimento e loro valutazione
(Kraiger et al., 1993)
Esiti
dell’apprendimento
Categorie di
apprendimento
Conoscenze verbali
Esiti cognitivi
Organizzazione delle
conoscenze
apprendimento
Strategie cognitive
competenze
compilazione
Acquisizione di
automatismi
Esiti affettivi
atteggiamenti
Motivazione
Fuoco della valutazione
Quantità conoscenze,
accuratezza,recupero,
accessibilità
Mappe mentali
Autoregolazione e
autoconsapevolezza
Velocità, fluidità,
generalizzazione
Richieste attentive,
interferenze
Forza e convinzione
atteggiamenti
Impegno , autoefficacia
Il transfer of training
… è l’uso delle capacità e delle competenze
acquisite nella formazione per migliorare la
prestazione nello specifico ambito di lavoro;
… affinché il transfer avvenga il soggetto non
deve solo apprendere e memorizzare, ma
deve anche essere in grado di generalizzare
l’uso delle competenze e applicarle in contesti
diversi da quello formativo;
Transfer: alcuni limiti
• Differenti posizioni circa i margini di
autonomia del soggetto nel trasferimento di
competenze dalla formazione al lavoro;
• Forti differenze tra tipologie di job (elevata
prossimità tra ambiente formativo e di lavoro
vs difficoltà di riprodurre condizioni di transfer
ottimali)
addestramento vs formazione
manageriale
Transfer: modelli teorici
(Noe, 1998)
Esiste un continuum tra situazioni e teorie del
transfer
Transfer come
trasposizione di
comportamenti appresi
dal contesto di
formazione alla
prestazione
Transfer come processo
di adattamento ed
autonoma elaborazione
del soggetto circa gli usi
più appropriati delle
nuove competenze al
contesto di lavoro
Transfer: la teoria degli elementi
identici
• Il caso in cui il transfer venga concepito come
trasposizione di comportamenti è adatto a descrivere
attività addestrative relative a compiti che prevedono
l’esecuzione precisa e ripetuta di routine o di
apparecchiature;
• Questo caso è esemplificato dalla teoria degli elementi
identici che si fonda sul principio del condizionamento
operante.
• Il trasferimento di comportamenti è massimizzato dalla
presenza di condizioni simili tra i due ambienti;
• Tale similitudine facilita l’apprendimento perché
agevola il recupero e l’utilizzo delle informazioni;
Transfer: la teoria della
generalizzazione dello stimolo
• Questa concezione è fondata sui principi della teoria
dell’apprendimento sociale e del modellamento
comportamentale;
• La situazione formativa è costruita in modo tale da
mettere in evidenza i principi generali di esecuzione di
un job e da evidenziare le situazioni lavorative in cui
tali principi devono essere applicati;
• Il trasferimento in quest’ottica è meno automatico.
Esso prevede l’abilità del soggetto nell’applicare le
competenze acquisite anche in contesti lavorativi che
non presentano esattamente le caratteristiche della
condizione formativa;
Transfer: alcune posizioni intermedie
• Situazioni formative particolarmente articolate fondate su una varietà di
competenze impongono ampi margini di interpretazione delle condizioni di
lavoro;
• Il transfer si configura come un complesso processo cognitivo di
acquisizione, memorizzazione, recupero ed interpretazione delle
informazioni;
• Secondo tale modello il transfer dipende dall’abilità del soggetto di
recuperare saperi e competenze nelle situazioni di lavoro più adatte;
• Ne consegue che il percorso formativo dovrebbe favorire la costruzione di
schemi cognitivi che favoriscano tali processi oltre che agire sulla
costruzione di una meta-competenza che consenta l’individuazione del
“momento giusto”;
• Altra posizione favorisce la valorizzazione del self management delle
competenze che prevede che nel transfer training i soggetto:
– Utilizzi con elevata discrezionalità i saperi in diversi contesti e situazioni
professionali;
– Sia flessibile nell’uso delle competenze e nell’adattarle alle problematiche
lavorative;
– Valuti l’uso appropriato dei saperi acquisiti secondo procedure di
autoregolazione e monitoraggio;
Transfer: facilitatori e inibitori
(Holton, Bates & Rouna, 2000)
• A livello individuale
– Il mancato transfer può essere motivato dalla credenza del soggetto di non
padroneggiare le competenze apprese (deficit di autoefficacia e fiducia);
– Il mancato transfer può essere motivato dalla resistenza al cambiamento
(mancato scongelamento delle vecchie pratiche);
• A livello di progetto formativo
– Il mancato transfer può dipendere dal non raggiungimento degli obiettivi
formativi (mancato apprendimento di competenze o apprendimento di altre
competenze);
– Il mancato transfer può essere motivato dall’apprendimento di contenuti ma
dalla mancata ritenzione a medio-lungo termine;
• A livello organizzativo
– Il mancato transfer può essere legato al non riconoscimento da parte del
soggetto di un sistema organizzativo che riconosca l’importanza del transfer
(sistema premiante o evoluzione di carriera);
– Organizational climate in transfer of training (Roullier & Goldstein, 1993) > es.
affiancamento di lavoratori esperti, feedback da parte dei supervisori, ecc.;
Tali limiti possono essere aggirati già in fase di progettazione e/o di inserimento
lavorativo;
Interventi che possono favorire il
transfer of training
Fase pre-training
- Condurre un’analisi del fabbisogno formativo degli interessati;
- Ricercare il supporto dei supervisori nel training;
- Informare i partecipanti della natura del training;
- Favorire l’implicazione e l’investimento in attività formative;
Fase del training
-Rendere in contesto formativo simile a quello lavorativo;
-Inserire sessioni centrate sulla pratica;
-Inserire esempi relativi ad esperienze;
-Dedicare attenzione ai principi fondanti del job;
-Dedicare attenzione all’autoefficacia dei partecipanti in relazione alle
competenze apprese;
-Mostrare costantemente l’applicabilità delle competenze in oggetto;
Fase post-training
-Dare l’opportunità di testare le nuove competenze sul lavoro;
-Creare le condizioni perché l’uso delle nuove competenze sia premiato
dall’organizzazione;
-Creare un clima organizzativo favorevole al trasferimento;
-Favorire il supporto da parte di supervisori e colleghi nell’uso di nuove
competenze;