La disoccupazione giovanile in Piemonte giugno 2014 A cura di Francesco Montemurro e Cristiano Roner 1 Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), i giovani rappresentano la promessa di cambiare in meglio le società, ma per loro al momento non ci sono posti di lavoro a sufficienza. Nel 2013, circa 74,5 milioni di persone giovani (15-24enni) nel mondo risultano fuori dal mercato del lavoro, 4 milioni in più rispetto al 2007; più di 6 milioni di loro, inoltre, hanno smesso di cercare lavoro. I giovani che invece hanno lavorato nel 2013 sono più di 200 milioni, molti di questi però hanno guadagnato meno di 2 dollari al giorno. Il lavoro informale e precario rimane molto diffuso tra questo gruppo sociale. In Italia i giovani rappresentano storicamente una fascia della popolazione particolarmente debole del mercato del lavoro. La recente crisi economica ha inoltre rapidamente peggiorato la loro situazione. I giovani sono infatti stati i primi, ed in maniera più consistente, a fare le spese della nuova fase di recessiva che caratterizza l’economia italiana ed europea in questi ultimi anni. Il problema della disoccupazione infatti, anche se colpisce tutte le generazioni, è più allarmante verso chi deve iniziare a fare la propria prima esperienza lavorativa: i giovani. In Italia tuttavia, secondo l’Ilo, la grande emergenza del mercato del lavoro riguarda i "giovani adulti", cioè le persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni, che hanno subito l'effetto della crisi ancora più dei giovani sotto i 25 anni. 2 I dati per il Piemonte. La disoccupazione giovanile, secondo la definizione adottata dalle Nazioni Unite riguarda gli individui tra i 15 ed i 24 anni che non hanno un occupazione ma sono disponibili a lavorare e sono alla ricerca attiva di lavoro.1 Il tasso di disoccupazione giovanile è il rapporto tra il numero degli individui in tale condizione e la corrispondente forza lavoro. Come si vede dalle percentuali riportate nella tabella 1 al riguardo la situazione in Piemonte è molto grave. Il 40,2% della forza lavoro giovane tra i 15 ed i 24 anni si dichiara infatti disoccupato (2013). Si tratta inoltre di una quota superiore a quella rilevata a livello nazionale (40,0%). Tabella 1 – Il tasso di disoccupazione per fasce d’età (anno 2013, valori percentuali). Classi d’età 15-24 anni 15-29 anni 18-29 anni 20-24 anni 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni 55-64 anni Piemonte 40,2 28,3 27,8 35,5 15,1 7,9 6,9 5,4 Lombardia 30,8 20,1 20,0 26,8 10,1 6,4 5,9 3,8 Veneto 25,3 17,4 17,3 22,4 9,9 5,9 5,7 4,7 Nord-Ovest 34,3 23,0 22,8 30,2 11,8 7,0 6,3 4,4 Nord-Est 26,9 18,8 18,5 23,6 10,3 6,4 5,6 4,3 Nord 31,2 21,3 21,0 27,5 11,1 6,7 6,0 4,4 Italia 40,0 29,6 29,3 36,6 17,7 9,9 8,0 5,7 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. Figura 1 – Andamento del tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) in Piemonte. 45 40,2 40,9 39,8 40 35 Percentuale 30 25 20 15 10 5 0 2004 2005 2006 2007 Maschi 2008 Femmine 2009 2010 2011 2012 2013 Totale Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. 1 Questa è la definizione che viene nel seguito adottata ogni qual volta ci si riferisce alla disoccupazione giovanile quando non altrimenti specificato. 3 La Lombardia segue ad una certa distanza con il 30,8%. Anche se si attestano su percentuali inferiori per le altre classi d’età la situazione non è molto migliore nel caso del Piemonte, in particolare il 35,5% nella classe tra 20 e 24 anni (36,6% nazionale) suggerisce che il tasso di disoccupazione in questa fascia aumenta di circa l’1,0% per ogni anno che passa tra i 15 e i 20 anni. Una volta superata la soglia della maggiore età (18 anni) aumenta la proporzione di individui occupati dato che tra i 18 ed i 29 anni il 27,8% è disoccupato: per il Piemonte si tratta comunque di nuovo del dato peggiore in termini relativi e non molto lontano dalla percentuale nazionale (29,3%). Tabella 2 – Confronto del tasso di disoccupazione giovanile per aree (valori percentuali). 2013 2012 2011 2010 2009 Piemonte 40,2 31,9 25,1 26,6 24,1 Lombardia 30,8 26,6 20,7 19,8 18,5 Veneto 25,3 23,7 19,9 19,1 14,4 Nord-Ovest 34,3 28,4 22,2 21,7 20,1 Nord-Est 26,9 24,1 19,7 19,1 15,7 Nord 31,2 26,6 21,1 20,6 18,2 Italia 40,0 35,3 29,1 27,8 25,4 Individui tra i 15 ed i 24 anni. Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. Un’altra costante che si può rilevare (Figura 1) è la prevalenza della disoccupazione femminile che in Piemonte nel 2013 ha raggiunto la quota del 40,9% tra gli individui giovani (15-24 anni). La recessione prolungata ha certamente contribuito comunque a chiudere almeno in parte il divario tra i due generi in questa classe d’età. La Figura 1 illustra inoltre chiaramente che la disoccupazione giovanile in Piemonte si è mantenuta più o meno costante intorno al 15% (13% medio per i maschi; 18% medio per le femmine) fino al 2009 per poi aumentare fino ad una percentuale più che doppia rispetto a quella di partenza per entrambi i generi. Tra il 2005 e il 2008 compreso la proporzione di disoccupati tra la forza lavoro giovanile in Piemonte diminuiva in media dello 0,1% per aumentare poi in media del 4,3% tra il 2009 e il 2013. Se si integra il confronto territoriale con una prospettiva temporale nell’esame del tasso di disoccupazione giovanile (Tabella 2) si nota nuovamente che la posizione relativa piemontese non soltanto è la peggiore rispetto alle altre aree importanti del settentrione ma è sempre molto vicina alla situazione nazionale, senza contare poi che la percentuale dei giovani disoccupati è sempre superiore a quella prevalente nella ripartizione geografica di appartenenza. Tra le province del Piemonte (Figura 2) la percentuale più elevata di giovani disoccupati si rileva ad Alessandria dove il 46,7% della forza lavoro giovanile è disoccupato. A poca distanza seguono Torino con il 46,4% e Vercelli con il 46,2%. Novara con il 42,1% è la provincia che chiude l’insieme delle aree che registrano una percentuale superiore a quella regionale del 2013 (40,2%). Con il 39,1% la provincia di Biella si colloca al di sotto del risultato regionale insieme alla provincia di Asti con il 38,0%. Nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola il 28,6% dei giovani attivi è senza lavoro mentre nella provincia di Cuneo più di un giovane su cinque è disoccupato (22,8%). Rispetto alla percentuale regionale e a quella delle altre aree queste due ultime 4 provincie si distinguono dunque più nettamente per quanto riguarda la situazione lavorativa dei giovani tra i 15 ed i 24 anni. Dai commenti più sopra formulati l’aumento della disoccupazione giovanile in Piemonte sembrerebbe dunque sincronizzato con il peggioramento del ciclo economico. Dopo tutto è verosimile che risulti meno costoso – in termini di produttività futura ma non solo – per le imprese che affrontano un periodo recessivo interrompere per primi i rapporti di lavoro con persone che non hanno ancora accumulato una significativa abilità nella mansione. Se questo legame effettivamente sussiste è quindi altamente probabile che una quota rilevante della disoccupazione giovanile sia di natura ciclica e come tale dovrebbe essere riassorbita quando il ciclo economico dovesse riprendere una fase ascendente, magari anche attraverso politiche economiche anticicliche a sostegno della domanda aggregata. Figura 2 – Tasso di disoccupazione giovanile per provincia (valori percentuali, anno 2013). Il dato regionale per il 2013 è pari al 40,2%. Le percentuali si riferiscono alle persone disoccupate tra i 15 ed i 24 anni. Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. 5 Tuttavia anche nel caso del Piemonte l’involuzione prociclica della disoccupazione giovanile si sovrappone ad ostacoli di natura strutturale che anche prima della recessione contribuivano a determinare un tasso di disoccupazione giovanile medio regionale del 15% circa e superiore a quello di altre importanti regioni settentrionali: 12,7% in Lombardia, 10,8% in Veneto, 14,0% nel Nord-Ovest, 10,7% nel Nord-Est, 12,6% al Nord (2004-2008). Tabella 3– Giovani NEET (anno 2013, valori percentuali e migliaia di unità). 15-24 anni Classi d’età 15-29 anni 18-29 anni Piemonte 19,8 (77) 22,7 (138) 27,1 (134) Lombardia 16,5 (150) 18,4 (262) 22,1 (255) 15,6 (72) 18,1 (130) 21,7 (126) Nord-Ovest 17,5 (252) 19,8 (447) 23,8 (435) Nord-Est 15,1 (158) 17,8 (292) 21,3 (283) Nord 16,5 (410) 19,0 (739) 22,7 (718) Italia 22,2 (1.334) 26,0 (2.435) 30,9 (2.351) Veneto Fra parentesi il numero di individui NEET. Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. Un fenomeno che può spiegare questa persistenza della disoccupazione giovanile – ed in parte esserne il prodotto – potrebbe essere l’aumento degli individui giovani che non hanno una occupazione e non stanno seguendo un percorso né di istruzione né di formazione (NEET – Not in Education, Employment or Training). In Piemonte nel 2013 l’incidenza di questi individui del tutto inattivi è di nuovo superiore alle altre aree di riferimento ed alla ripartizione geografica di appartenenza (Tabella 3). Tabella Nella più ampia classe di individui tra i 15 ed i 29 anni 138 mila individui non sono impegnati in alcuna attività lavorativa, di istruzione o formazione. In termini assoluti si tratta di una cifra inferiore rispetto alle 262 mila unità rilevate in Lombardia ma l’incidenza relativa nella classe di riferimento è superiore: 22,7% in Piemonte contro il 18,4% in Lombardia. Le percentuali piemontesi in tutte le classi d’età risultano inoltre superiori a quelle rilevate nel nord Italia. Anche in questo caso la recessione ha determinato un notevole aumento delle persone giovani del tutto inattive (NEET). Nel 2004 in Piemonte l’incidenza di questi individui nella classe di età più ampia (1534 anni) raggiungeva il 13,9%; nove anni più tardi la stessa percentuale è aumentata fino al 22,3% (Figura 3). Lo stesso andamento con percentuali poco diverse si riscontra in tutte le altre fasce d’età rilevate. Negli anni precedenti la crisi più recente (2004-2008) l’incidenza dei giovani completamente inattivi in Piemonte era in media dell’11,4% per la classe dai 15 ai 24 anni, del 12,8% nella fascia dai 15 ai 29 anni e del 13,2% per quella dai 15 ai 34 anni. Nello stesso periodo tra le regioni del nord solo la Liguria ha mostrato percentuali poco peggiori. 6 Figura 3 – Incidenza dei giovani NEET per classi d’età in Piemonte (valori percentuali). 30 2004 2008 2013 27,1 25 22,7 22,3 19,8 20 14,7 15 13,9 13,5 13,5 14,0 12,5 11,9 10,9 10 5 0 15-24 anni 15-29 anni 15-34 anni 18-29 anni Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. La prolungata permanenza nello status inattivo di percentuali così rilevanti di giovani con la connessa interruzione dell’investimento in capitale umano finalizzato all’acquisizione di competenze ed abilità potrebbe impedire o quantomeno rallentare il riassorbimento della disoccupazione giovanile e di quella totale nel momento in cui il ciclo economico dovesse invertire il suo corso. Lo scenario nel prossimo futuro potrebbe infatti essere quello nel quale molti individui ancora giovani accedono al mercato del lavoro senza tuttavia trovare una occupazione a causa della scarsa (o nessuna) formazione, istruzione ed esperienza nel frattempo accumulata. Nel giudicare questi andamenti non si deve trascurare la dinamica dei lavoratori scoraggiati, cioè gli individui che non sono alla ricerca di lavoro pur essendo disponibili a lavorare. Al quarto trimestre del 2013 le persone che si trovavano in questa condizione rappresentavano il 6,8% della forza lavoro in Piemonte, una percentuale che sale all’8,5% per il genere femminile contro il 5,4% per quello maschile. Per entrambi i generi e a livello complessivo la tendenza è comunque di nuovo quella all’aumento, la percentuale totale tra il terzo ed il quarto trimestre è aumentata di un altro 0,1% dopo l’1,5% tra il secondo ed il terzo trimestre. Durante il 2013 la percentuale complessiva di lavoratori scoraggiati in Piemonte è stata pari al 6,0% della forza lavoro (120 mila) in notevole aumento rispetto al 4,7% (95 mila) del 2012. 7 Figura 4– Andamento dell’occupazione in Piemonte. 1.920 3 1.900 2 1.880 1 1.860 1.840 -1,4 -1 1.820 -2 1.800 1.796 -3 1.780 -4 1.760 1.740 -5 I II III IV I 2010 II III 2011 Occupati IV I II III IV 2012 I II III IV 2013 Var. tendenziale (asse destro) Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. Altrettanto preoccupante se non altro perché compromette le possibilità di sviluppo futuro dell’economia locale anche nel caso dovesse realizzarsi una stabile ripresa economica è la tendenza alla diminuzione del numero di persone occupate (Figura 4). Dopo una tendenza seppur non costante all’aumento dovuta in parte anche all’aumento dell’occupazione femminile, a partire dall’inizio del 2012 inizia una serie di diminuzioni con variazioni trimestrali tendenziali che rimangono negative fino alla fine del periodo osservato. Al termine del 2013 si raggiunge così in Piemonte il numero minimo di persone occupate pari ad 1 milione 796 mila individui, risultato peggiore dei precedenti 15 trimestri. La variazione media degli ultimi dodici trimestri rivela una diminuzione degli occupati pari allo 0,8% con la percentuale tendenziale minima del -4,2% rilevata al primo trimestre 2013. In valore assoluto il numero di occupati è inferiore tra gli individui di genere femminile, nel periodo 2004-2013 le donne occupate sono state pari a circa 796 mila contro circa 1 milione e 48 mila uomini. Negli stessi dieci anni la quota di occupate è aumentate soltanto dello 0,6%. Il problema dell’insufficiente livello di occupazione femminile, insieme ai corollari di un basso tasso di attività e di un più diffuso scoraggiamento, è soltanto uno degli accennati impedimenti strutturali che ostacolano la realizzazione di migliori prospettive di crescita e sviluppo economico sia a livello locale sia nazionale. Infine, vale la pena svolgere alcune considerazioni sulla struttura degli occupati in Piemonte, in ordine alle classi di età e ai settori d’intervento, così come fotografata dai dati Inps sui lavoratori dipendenti privati non agricoli. 8 Percentuale Migliaia di unità 0 Nel 2012 gli addetti più giovani (fino a 24 anni) erano poco più di 90 mila, con un’incidenza % pari all’8,1%; le fasce di età comprese tra 25 e 34 anni contavano invece circa 266 mila addetti, una quota pari al 23,6%; le classi d’età centrali, da 35 fino a 44 anni e da 45 fino a 59 anni, erano rappresentate rispettivamente da 356 mila (31,6%) e da 386 mila lavoratori (34,3%); infine i lavoratori con 60 anni e oltre erano circa 27 mila (il 2,4%). Inoltre il numero dei lavoratori più giovani diminuisce considerevolmente rispetto al periodo pre-crisi (anno 2008), con particolare riguardo agli addetti fino a 24 anni (-27%), mentre in forte crescita è la componente degli occupati ultrasessantenni (45,6%). Inoltre, è possibile osservare come un giovane (fino a 24 anni) su cinque sia occupato nel settore del turismo (alberghi e ristoranti); ad assorbire maggiormente l’occupazione giovanile sono inoltre i servizi alla persona, le costruzioni e le attività immobiliari, informatica e servizi alle imprese, mentre nelle attività manifatturiere tale fascia d’età incide solo per il 4,7% degli occupati totali. 9 Riferimenti Banca d’Italia (2013). Economie regionali – L’economia del Piemonte. Aggiornamento congiunturale. Torino, novembre 2013. Banca d’Italia (2014). Bollettino Economico. Roma, n. 2, aprile 2014. Centro Studi Confindustria (2014). Analisi congiunturale flash. Aprile 2014. Confindustria Piemonte (2014). Congiunturale I e II trimestre 2014. Comunicato stampa. www.confindustria.piemonte.it Fondo Monetario Internazionale (2014). World Economic Outlook. Washington, aprile 2014. Ilo, International Labour Organization, Rapporto dell’ILO sul mondo del lavoro 2013: scenario UE, 2013. Ilo, International Labour Organization, Tendenze globali dell’occupazione, 2014. IRES Lucia Morosini (2014). Analisi Congiunturale. Torino, gennaio 2014. ISTAT (2014). Le prospettive per l’economia italiana. Roma, 5 maggio 2014. Ministero dell’Economia (2014). Documento di Economia e Finanza 2014. Sezione I. Roma, aprile 2014. www.istat.it 10
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