La Voce - Liceo Scientifico "Albert Einstein" – Teramo

la voce
giornale studentesco del liceo scientifico einstein
NUMERO 1 · ANNO IX · DICEMBRE 2011
lse.te.it
NUMERO 1 · ANNO IX · DICEMBRE 2011
SOMMARIO
REDAZIONE
Editoriali
3 Una stanza piena di gente · marz
Coordinatore
La scelta universitaria
4 Bussando alle porte dell’università · jacopo
5 “EX” Files · b.f.c.
Caporedattore
Uno sguardo sul mondo
6 7 Miliardi · flavia cantoro
6 La quiete dopo la. . . primavera? · ceccho b.s.
7 Tutti insieme appassionatamente. . . · erni
8 L’Europa ce lo chiede · marco
8 Pasta e pizza, politica e mafia · cassarà
Gaia Babbicola
Prof. Nando (Igor ["aIgO:*]) Cozzi
Fabiana (Fava) Di Mattia
Copertina
Codifica LATEX
Igor ["aIgO:*]
Vignettisti e disegnatori
Pamela Primula, Ludovica Palucci, Francesca Chionchio,
Dario Marconi
Oltre noi stessi
9
10
10
11
Enigmistica e giochi
Conoscete la felicità? · abau
Passi di danza · gloria plebani
Anno 2011: verso la fine del mondo? · antonio
Il secondo sesso · kyra
Francesca Di Marco, Giuseppe Fichera, Caterina Trimarelli,
Patrick Serafini
Fotografi
Gloria Plebani, Serena Cipolletti, Laura (Leire) Di Antonio
Forza Albert
12 Il neutrino piú veloce del West · debora
13 John Nash · fiore
Redattori
Alessandra (Marjane) Pierantoni, Alice (Moody) Francioni,
Amedeo Gramenzi, Annika (Mrs Hyde) Oliverio, Antonella
(Elliot) Troiani, Antonio (Mr Everything) Sposetti, Barbara
Francesca (B.F.C.) Cicconetti, Benedetta Ettorre, Cecilia Lupinetti, Cristian Di Pietrantonio, Daniel (Abau) Di Febo, Danila
(Fiore) Migliozzi, Dario Marconi, Diana (Daph) Petrescu, Ernesto (Erni) Consorti, Fabiana (Fava) Di Mattia, Federica
(Fede) Goderecci, Flavia (Bas^^) Cantoro, Francesca Chionchio, Gianluca Di Egidio, Giorgia Piccioni, Giulia De Febis,
Guerino Toppi, Jacopo Ambrosini, Ludovica Palucci Marco
Matani, Massimo (Ceccho B.S.) Cecchini, Matteo Della Noce,
Mattia (Dtt. Johann Faustus) Brizzi, Sara Santarelli, Serena
Cipolletti, Sharon Rubini, Simone (Hank Moody) Stranieri,
Stefania (Kyra) Standoli, Stefano Mazzagatti
Intervista doppia
15 Di Bonaventura vs. Di Curzio · shid & antonio
I colori della letteratura
15 Racconto · daph
16 Racconto in un atto unico · dtt. johann faustus
17 Le ombre del passato · mrs hyde
Io c’ero!
18 I’m With You - Red Hot Chili Peppers · stefano
Recensioni e spettacoli
20 Spegni la musica, e seguimi · fava
21 Beyond the real: stravaganze d’artista · shid
21 Why John, Why? · moody
Colophon
Realizzato all’interno del Liceo Scientifico “Albert Einstein”, Via
Luigi Sturzo 5, 64100 Teramo. Composto in LATEX con le famiglie
di font Palatino di Hermann Zapf e Iwona di Małgorzata Budyta.
Questa rivista è disponibile on-line nel sito web del liceo.
Parsley, Sage, Rosemary and Thyme
22 Pepatelli e Caggionetti · benedetta & giulia
TEXnologia
24 Vent’anni di www · cristian
Sito web del liceo
lse.te.it
Curiosità
26 Gli “HeroRats” · serena
Enigmistica
28 Parole crociate e altri giochi
CC
2011 − 2012 Liceo Scientifico “Albert Einstein” · Teramo
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode
2
Editoriali
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
Editoriali
la nona
di FABIANA DI MATTIA
democrazia al
peperoncino
di NANDO COZZI
eccoci giunti al nono compleanno de la voce. D’altronde, chi l’avrebbe mai detto? Contro ogni pronostico siamo ancora qui, più attivi che
mai.
Purtroppo, durante lo scorso anno scolastico sono insorte delle problematiche piuttosto gravi che hanno
portato a non poter stampare le copie
del nostro amato giornalino. Tutta
la redazione aveva ormai perso ogni
speranza ma, grazie al lavoro dell’infaticabile ex-caporedattore, Marco
Di Marcantonio, e del prezioso aiuto del coordinatore del progetto, il
prof. Nando Cozzi, le tre copie arretrate de La Voce sono state stampate e
distribuite a tutti gli studenti in tempo per l’ultima settimana di scuola.
Nonostante credevamo di esserci buttati dietro le spalle queste complicazioni, ce le siamo di nuove viste sorgere davanti anche quest’anno. Tuttavia,
grazie all’aiuto di redattori, fotografi
e disegnatori sempre più volenterosi e
talentuosi, sono sicura che riusciremo
ad aggirare gli ostacoli che, per il momento, incombono ancora minacciosi
su la voce.
Dopo questi doverosi ringraziamenti, vi auguro buona lettura e, a
tutta la redazione, buon lavoro!
nel porgervi il consueto saluto
natalizio non posso non accennare ai
drammatici e perfino catastrofici scenari che sembrano profilarsi intorno
a noi.
Dopo il downgrade umiliante da
parte delle agenzie di rating finanziarie di vari paesi europei (cosiddetti
piigs, tra i quali anche l’Italia, ahimè)
mi chiedo se non debbano esistere
anche delle agenzie per valutare le
democrazie.
Nel momento in cui, anche grazie ai nuovi mezzi di comunicazione
(e saremo sempre grati per gli smartphone, per twitter e per YouTube), nei
paesi con regimi dispotici, cresce l’idea che l’oppressione sia ormai universalmente inammissibile e istanze
per società piú democratiche lentamente emergono, nelle autocompiaciute e smemorate democrazie occidentali queste stesse idee sembrano
affievolirsi.
È per questo che voglio dedicare questo numero del nostro glorioso
giornalino scolastico al Ten. John Pike,
l’agente che si è meritato una noticina nel libro della Storia Universale
facendosi immortalare mentre coraggiosamente irrorava di spray al pepe-
roncino giovani e meno giovani nel
corso di una manifestazione di protesta pacifica presso l’Università della
California.
Si può dissentire, talvolta si deve
anche litigare (e c’è metodo perfino
nel litigio), ma non dobbiamo mai
temere un’opposizione scomoda o accontentarci di una democrazia “pacificata” e arrendevole. Non abbiamo davvero piú pazienza per chi ci
promette immutabili certezze o futuri
radiosi e progressivi in risposta alle
richieste, magari assurde, dei giovani;
viviamo infatti solo un presente fugace. Buon Natale, quindi, a voi tutti e soprattutto ai tanti Scrooge se sapranno prestare l’orecchio al proprio
fantasma.
il vaso di pandora
di GIOVANNA SPINOZZI
marco esposito, alunno della
classe 1G, ha scritto il suo primo romanzo dal titolo Il vaso di Pandora.
Ha partecipato al premio letterario “I
Have a Dream – sogni nel cassetto” organizzato dall’associazione culturale
teramana Kiwi e si è classificato primo
nella sezione narrativa-romanzi.
Nel prossimo numero de la voce verrà pubblicato l’incipit del
romanzo.
Una stanza piena di gente
di Marz
n saluto a tutti, amici. Di recente mi è stato chiesto di scrivere un
articolo sul giornale del liceo, cosí ho
deciso di utilizzare questo spazio per
raccontarvi una storia.
U
Una storia poco conosciuta che
parla di un ragazzo e delle persone
che vivevano con lui, o meglio dentro
di lui. Una storia che, ancora oggi, lascia a bocca aperta chi l’ascolta. Già,
perché neanche gli agenti di polizia di
Columbus (Ohio) quando arrestarono
Billy Milligan avevano idea di avere
di fronte il caso mediatico che di lí a
poco avrebbe sconvolto l’America.
Il 27 Ottobre 1977 il giovane Billy
viene arrestato per aver rapito, violentato e rapinato tre studentesse universitarie; ma durante la perizia psichiatrica, richiesta dai difensori, emerge
una verità sconcertante: Billy Milligan soffre di un grave disturbo dissociativo d’identità. Nella sua mente
convivono ben 10 personalità distinte.
La dottoressa Wilbur, la psichiatra che si occupa del caso, riesce ad
entrare in contatto con ciascuno dei
soggetti della mente di Milligan e a
3
parlare con loro.
Conosce Arthur, 22 anni, londinese, il quale legge e scrive perfettamente l’arabo e possiede conoscenze di
medicina e biologia. Poi Ragen, 23 anni, jugoslavo, che parla correntemente serbo-croato, con una forza fuori
dal comune. Anche Tommy, 16 anni, mago dell’elettronica e genio della
fuga. Christine, 3 anni, sa scrivere
e disegnare. David che prendeva il
controllo del corpo di Billy solo nei
momenti di sofferenza. E come loro
anche gli altri: Danny, Allen, Adalana, Christopher. La psichiatra scopre
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
la voce
che due di queste (Arthur e Ragen)
sono le personalità dominanti, le quali stabiliscono le regole, controllano la
situazione e decidono chi può o non
può interagire col mondo.
Cosí, per la prima volta nella storia giudiziaria americana, il tribunale
emette una sentenza di non colpevolezza (per reati gravi) per infermità
mentale. Tuttavia Billy rimane un rebus irrisolto fino a quando, durante
il ricovero in un istituto specializzato, a poco a poco non affiorano altre
14 identità autonome. Tredici di que-
ste sono gli “Indesiderabili”, ovvero i
soggetti che Arthur ha escluso dalla
coscienza per non aver rispettato le
regole imposte. L’ultima, la ventiquattresima, è quella che tutti chiamano
“Il Maestro”. Il Maestro, 26 anni. È
la fusione di tutte le personalità, possiede i talenti e i ricordi ognuna di
esse. È un autodidatta dai molteplici
interessi: tutte le conoscenze vantate dalle varie personalità provengono dai suoi studi condotti in maniera
autonoma. È il vero Billy Milligan.
Secondo la descrizione delle varie
identità esse si trovano in una stanza buia al centro della quale vi è un
fascio di luce. «Chiunque faccia un
passo dentro la luce prende il controllo della coscienza ed esce fuori, nel
mondo reale. Questa è la persona
che gli altri – quelli fuori – vedono
e sentono e a cui reagiscono. Chi resta dentro può continuare a fare le
solite cose, studiare, dormire, parlare
o giocare. Ma chi è fuori, chiunque
sia, deve fare molta attenzione a non
rivelare l’esistenza degli altri. È un
segreto di famiglia»
La scelta universitaria
Bussando alle porte dell’università
di Jacopo
ella maggior parte dei casi,
avete scelto di accettare la decisione di qualcun altro. Questo è vero
soprattutto nelle questioni importanti.
In effetti quanto piú la questione è importante, tanto meno è probabile che
diate retta alla vostra stessa esperienza, e tanto piú sembrate pronti a fare
vostre le idee di qualcun altro.” Cosi
dice lo scrittore statunitense Donald
Walsch ed è ciò che accade spesso ai
ragazzi quando, passata la maturità,
si apprestano a scegliere l’università.
E nelle loro menti non si chiedono come scegliere il corso di laurea giusto
o l’ateneo migliore in cui studiare; si
va dove c’è piú “movida” , dove per
non sentirsi degli sfigati rimanendo
in piccole città si presta attenzione a
ciò che dicono gli amici, i genitori e
spesso anche i professori che incitano ad andare il piú lontano possibili,
perché secondo loro è meglio andare
a studiare nelle grandi città, solo lí
uno può fare nuove esperienze no?
E questa superficialità spesso viene
proprio dal liceo dove nessuno si preoccupa di orientare gli studenti e se
alcuni hanno idee chiare altri no e
proprio di questi altri ci si dovrebbe
preoccupare.
E di questa maggiore sinergia che
dovrebbe esserci tra Scuola Superiore
e Università ne ho parlato col Professore Piero Sandulli, Docente di Procedura Civile alla Facoltà di Giurispru-
“N
denza di Teramo, autore di numerose
pubblicazioni ed ex Presidente della corte federale durante la vicenda
“calciopoli “.
Professore quale preparazione rileva negli studenti che provengono
dalla scuola secondaria? Criticità e
punti di forza si compensano ? Lei
crede che lo sviluppo della tecnologia abbia accentuato quel decadimento culturale che in tanti professano
esserci in Italia?
Premessa: ritengo che in tutti i Licei e gli Istituti debba essere reintrodotto lo studio dell’educazione civica;
ogni ragazzo deve conoscere le forme di governo di una cittadinanza, la
costituzione, il rispetto, stipulare un
patto con le istituzioni. Già questo
sarebbe un grandissimo passo avanti
per la nostra società. Tornando alla
preparazione dei ragazzi devo dire
che è abbastanza scadente in quanto
non si ha piú il gusto, la passione per
la scoperta, per il leggere. Oggigiorno
viene prima internet che il leggere un
libro, il giornale, una rivista storica o
politica che sia. Ma solo quest’ultimi
insegnano a saper scrivere, ad avere un bagaglio lessicale tale da poter
replicare a tutti. E non sempre apprendere mille informazioni con un
click significa essere piú informato.
Quindi lei sta criticando l’oggi e il
futuro della nostra società.
In parte. Ma se la scuola viene
vista come un dovere e non come un
4
piacere non è tutta colpa della platea scolastica; la cultura, di qualsiasi
disciplina parliamo, può essere anche un divertimento, basta saperla
insegnarla.
La riforma della scuola strutturata
da Berlinguer prevedeva uno scambio tra le due istituzioni scolastiche (
Scuola superiore e Università ) , ossia insegnanti che tenevano lezioni
all’Università e viceversa. A Teramo
è stata attuata?
Purtroppo in misura ridottissima.
Ecco perchè si può e si deve fare di
piú. Le porgo una domanda: ma nei
ragazzi c’è la voglia di orientarsi e conoscere la realtà dell’università prima
ancora che venga terminata la scuola? No e la superficialità fa da padrona. Come Facoltà di Giurisprudenza
Teramo offre periodi di studio in 20
Paesi diversi (Erasmus), moltissimi
corsi di specializzazione e master. E
spesso l’ignoranza o meglio la scarsa
documentazione porta i ragazzi e chi
consiglia loro a ritenere l’Ateneo di
Teramo e,nel caso specifico, la Facoltà
di Giurisprudenza inferiore a quella
della grandi città. Dato che vi piace tanto andare su internet con pochi
click si può scoprire che non è cosí
e le classifiche Censis di certo non le
faccio io.
Inoltre la politica recententemente, evidenziando sempre piú i suoi
limiti, si è vista costretta ad accogliere Tecnici alla guida del Governo e tra
La scelta universitaria
questi spicca la figura del PROFESSORE MARTANO, docente presso questa Facoltà, ed attualmente vice ministro del Lavoro; e non dimentichiamo il Professore Ornaghi, anch’esso
in tempi non tanto remoti è stato un
membro del nostro Ateneo.
Ma è ovvio che i professori liceali dovrebbero svolgere un intervento
piú pregnante sui giovani per aiutarli
nell’orientamento.
E per quanto riguarda l’orientamento in uscita? L’Università è in grado di preparare i giovani al mondo
del lavoro?
Purtroppo poco, come con le istituzioni secondarie anche col mondo
del lavoro non c’è abbastanza sinergia e l’Università deve aprirsi di piú;
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
spesso ci si lamenta che non si trova
lavoro, ma forse se si facesse capire
a questi ragazzi che non si ha bisogno tanto di avvocati, che abbondano
fin troppo, ma di magistrati, cancellieri, giuristi di impresa, il problema
potrebbe parzialmente essere risolto.
Inoltre L’Ateneo ha un Ufficio di
Orientamento e Formazione dedicato
proprio a mettere in contatto i giovani laureati con il mondo del lavoro ( Aziende, Enti pubblici, Banche. . . ). poponendo stage che spesso si trasformano in veri contratti di
lavoro.
Una figura che pochi studenti
della mia età conoscono è quella
del Tutor. Lei crede che nell’Ateneo teramano Il Turo risponda ap-
pieno al suo compito di “facilitatore“ oppure sia una mera figura
burocratica-amministrativa?
Ritengo che una Facoltà di medie
dimensioni come quella di Teramo
consenta al Tutor di realizzare appieno il proprio ruolo, vivendo un rapporto piú diretto con gli studenti, aiutandoli nella programmazione dello
studio ed appunto nell’orientamento
in uscita.
Grazie Professore per la sua disponibilità; sono certo che dalle sue
parole sia io che i miei coetanei trarremo spunti per cercare di affrontare i
dubbi e le incertezze che sono proprie
della nostra generazione.
“EX” Files
Gli ex alunni ci aiutano a orientarci per il post-diploma
di B.F.C.
sfogarmi era tanta, ma probabilmen- co Di Marcantonio) (5) L’alunno G.,
te avrò passato la giornata in letargo. in preda al delirio, comincia a strapotremmo definire questo articolo
(Ugo Di Carlo)
pare il libro e a mangiarlo, la prof
un’“analisi sociale”, troppo asettirichiama tutta la classe che sta ridenco? Si tratta di una serie di domande il ricordo piú bello del liceo?
do e non nota l’alunno in questione.
proposte ad ex alunni del nostro liceo, (1) Senza dubbio l’interrogazione di
(Francesco Lattanzi)
attraverso le quali abbiamo la possibi- filosofia dove io muovevo le labbra e
lità di condividere ricordi di ragazzi un mio compagno dietro ripeteva. Vo- cosa hai fatto la notte prima deche, come noi, hanno trascorso mo- to 6! (Alessandro Tertulliani) (2) For- gli esami?
(1) Giocato alla play
menti indimenticabili tra queste mu- se il momento piú bello è proprio il fino alle due di notte con mio frara. Ringrazio tutti coloro che hanno ricordo che ne ho ora. (Dario Vale- tello, ho sempre vinto! (Daniele
collaborato!
rii) (3) Il compito di matematica al- Trubiani) (2) Abbiamo visto il film
descrivi con una parola gli anni l’esame di stato. (Davide Di Curzio) “Notte prima degli esami” e poi gitrascorsi al liceo. (1) Fantastici! (4) Pinooooooooo! (Stefano Cipriani) ro in macchina cantando “Non sarà
un’avventura”. (Giulio Piotti)
(Andrea Bonomo) (2) Indimenticabili!
la scena piú divertente che ricor(Alessandro Tertulliani) (3) Spettacodi?
(1) A. si infila in un cappot- anche tu hai lasciato la tua firma
lo! (Gianluca Di Giacinto) (4) Latino.
to appeso alla parete e rimane lí per sui muri della scuola?
(Lorenzo Addazi)
tutta la lezione, senza che la prof se
(1) Durante i primi anni, qualche
ne
accorga.
(Alessandra
Catalogna)
cagata
l’ho scritta ma non ricordo,
cosa ti manca di piú di quegli an(2)
M.G.
Si
presenta
in
classe,
davanmentre
le frasette patetiche del tipo
ni? (1) La mia classe, era la mia famiti
alla
professoressa,
in
accappatoio.
“anch’io
ho finito!” ve le ho risparmiaglia. (Alessandra Catalogna) (2) Tante
(Daniele
Trubiani)
(3)
Un
giorno
la
te.
(Edoardo
Di Pietro) (2) Ho scritto
cose. . . Il fatto è che una volta fuori
cominci a dimenticare o a sminuire mia prof di filosofia, Giacomina, mi “In questa scuola ho lasciato piú di
gli aspetti negativi del liceo e resta- cacciò dall’aula urlando, con lo sguar- una scritta sul muro”. (Giacomo Di
no solo i ricordi migliori. (Marco Di do esterrefatto. Era convinta, non so Francesco) (3) “ed un sorriso avrò per
in base a quale atteggiamento, che fos- tutti voi” (Ingrid Filippini) (4) “L’EgitMarcantonio)
si completamente ubriaco. Sono stato to è stato qui” e “Agnello di Dio tutto
e il giorno dopo del tuo esame ora- un’ora fuori con un compagno che mio!” (Marco Di Egidio) (5) Ahahah!
le?
(1) Partita per un trekking a doveva “aiutarmi a smaltire”, mi ave- questa me l’avete scritta apposta, mi
cavallo di tre giorni. (Anna Cozzi) va dato perfino 2 euro per prendermi rifiuto di rispondere! Non rivelerò
Mi sono ubriacato sotto il bar di ca- un paio di caffè. (Lorenzo Addazi) la mia identità! (Marco Di Marcansa mia e ho pianto come un cretino (4) Beh, diciamo che entrare in clas- tonio) (6) Non mi chiamo Marco Di
pensando al futuro. (Massimiliamo se ubriachi l’ultimo giorno di scuola Marcantonio alias “Marz”. (Sabrina
Mucciarelli) La voglia di urlare e di è stato abbastanza divertente! (Mar- Vallarola) (7) Non ho fatto scritte ma
P
5
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la voce
ho lasciato una dichiarazione d’amore alla bidella, dentro il cassetto della
cattedra del corridoio. Vale lo stesso?
(Stefano D’Onofrio)
quentando il liceo? (1) Non fossilizzatevi sui voti come fanno la maggior parte dei liceali, fuori da quelle quattro mura a nessuno importa
molto con quanto siete usciti, ma coquale consiglio ti senti di dare me ragionate! Don’t worry be happy!
a coloro che stanno ancora fre- (Claudio Patta) (2) Studiate poco che
fa male! (Daniele Trubiani) (3) Per i
maturandi: all’esame si copia, tranquilli. Per tutti gli altri: tenete duro!
(Federico Eugeni) (4) Uscite di lí prima possibile! (Giacomo Di Francesco)
Uno sguardo sul mondo
7 Miliardi
di Flavia Cantoro
nizialmente sulla Terra gli abitanti
erano, per chi ci crede, 2. Poi nel
1500 sono diventati 500 mila, nel 1800
sono arrivati a un miliardo, e il 31 ottobre 2011 (data simbolica, in realtà)
la popolazione della Terra ha raggiunto i 7 miliardi, con una nascita media
di circa 5 bambini al secondo, e, contando anche i morti, un aumento di
circa 200 mila persone all’anno.
I
Questa improvvisa crescita demografica è dovuta al miglioramento delle condizioni di vita, giacché l’igiene e
la sanità sono progredite: per questo
motivo nel 1960 l’aspettativa di vita
era di 53 anni, mentre ora è di 69. Nonostante la popolazione sia sempre in
aumento, per ogni madre il numero
dei figli è diminuito, tant’è che nel
1950 in ogni famiglia c’erano quattro
figli, mentre adesso c’è una media di
due figli e mezzo. Secondo calcoli
statistici, ciò in futuro porterà gli abitanti della Terra a diminuire: nel 2040
la popolazione sarà di 9 miliardi, e
nel 2100 scenderà a meno di sette.
Il boom demografico a cui stiamo assistendo, nonostante porti a una
maggiore domanda di beni materiali e quindi a una crescita economica,
ha anche conseguenze negative. Una
di queste è l’incremento dell’inquinamento sulla Terra. Ciò avviene poiché occorre una maggiore produzione
energetica e di conseguenza a una piú
grande emissione di gas.
Per cercare di ridurre la produzione di questi gas, come la CO2 , nel
2005 è entrato in vigore il “Protocollo
di Kyoto”: ogni Stato aderente a ta-
le accordo doveva cercare di ridurre
di cinque punti percentuali l’emissione di gas tossici. Gli USA, la Cina e
l’India, che ne erano (e sono) i maggiori “produttori”, si sono estraniati
dal protocollo. La Cina in questi ultimi anni ha addirittura aumentato
l’immissione di gas nocivi nell’atmosfera, a differenza degli usa e dell’India, la cui “produzione” è rimasta
pressappoco invariata.
Per sensibilizzare la popolazione ai problemi che dà la cifra di
7 miliardi, nella relazione unfpa
(United Nations Population Fund)
è stato scritto in italiano: «Invece
di chiedersi “Siamo troppi?” dovremmo invece chiederci “Cosa posso fare per rendere il nostro mondo
migliore?”».
La quiete dopo la. . . primavera?
di Ceccho B.S.
opo le sconfitte subíte da Gheddafi a Misurata (che è stata, come
avevamo “predetto” l’anno scorso, la
Stalingrado delle truppe lealiste, prosciugando le ultime energie che ancora avevano dopo gli attacchi congiunti di ribelli e aviazione NATO) e
a Tripoli (grazie all’appoggio dei Servizi Segreti Inglesi e Francesi e dei
ribelli berberi del deserto), sconfitte
costate al Grande Dittatore africano
prima i suoi sostenitori, poi il Paese,
poi Sirte sua ultima roccaforte, infine la vita, molti ritengono che la fase
rivoluzionaria della Primavera Araba sia finita. Per molti versi è cosí,
visto che in Tunisia e in Egitto sono
già state fatte le prime elezioni dopo
D
la fine delle rispettive dittature pluridecennali; queste hanno sancito in
entrambi i Paesi la vittoria delle forze
moderate musulmane (i “Fratelli Arabi”), ma l’attenzione occidentale resta
alta per il timore che dietro i “Fratelli”
si nascondino i Kalashnikov dei soliti
noti terroristi che abbiamo imparato a
conoscere bene, purtroppo, in questi
dieci anni.
Nonostante ciò, ancora in questo
periodo il già citato Egitto scende in
piazza contro gli ex-pretoriani del dittatore Mubarak: questi ultimi si sono
rivelati non meno repressivi dell’ex
tiranno e non hanno avuto un attimo di esitazione a sparare sulle folle
che avevano aiutato a “liberare” pochi
mesi prima. Notevoli sviluppi stanno
6
susseguendosi in Siria: il tiranno del
luogo, Bashar Assadr, continua, nonostante le numerose rivolte che si sono
succedute quest’anno, a far reprimere
ogni tentativo insurrezionale. E i fatti
gli danno ragione: sebbene i ribelli
abbiano molti alleati tra i paesi confinanti, come la Turchia democratica,
sebbene la Lega Araba abbia isolato a livello internazionale la nazione,
sebbene sia scoppiata come in Libia
una vera e propria guerra civile tra
lealisti e ribelli, il regime riesce a respingere ogni attacco sia estero che
interno, contrattaccando a livello internazionale i “pezzi grossi” USA ed
Europa, e uccidendo e arrestando tutti gli insorti che può. Infine, dubbia
è la situazione iraniana: Il regime dei
Uno sguardo sul mondo
pasdaran è diviso a livello di opinione pubblica “via Web” tra sostenitori
del regime e simpatizzanti occidentali. Diversamente da quanto è avvenuto in passato, al momento desta piú
scalpore la notizia della distruzione
dell’Ambasciata Britannica per mano
dei simpatizzanti del regime piuttosto che le proteste della fetta della
popolazione giovanile favorevole alla
democrazia.
Come si può ben vedere, il Mediterraneo è tutt’altro che in pace e
sotto la cenere del fuoco rivoluziona-
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
rio c’è ancora qualche tizzone ardente. Possiamo finora dire, noi Italiani,
che ci siamo liberati di vicini scomodi
(quanto mancheranno ai giornalisti a
caccia di scoop le frequenti e farsesche visite di Gheddafi all’amico Berlusconi?), ma in cambio abbiamo la
concorrenza piú serrata di Francesi
ed Inglesi. Una cosa è certa: i Paesi
che piú hanno guadagnato dalla Primavera sono state le “vecchie volpi”
Francia e Inghilterra, ormai in pieno revival colonialista. Soprattutto la
Francia di Sarkozy, giorno e notte a
caccia di “grandeur”, aggressiva negli affari esteri (è stata la prima di
ogni nazione occidentale, persino prima degli usa, a bombardare Gheddafi) e impelagata con la Germania
nel risanamento economico Europeo,
è stata la vera protagonista di questa
vicenda sul fronte europeo e occidentale. Che Sarko voglia emulare un
connazionale, figlio di stranieri come
lui, alto pressapoco come lui e con la
stessa smania di arricchire le casse in
pericolo della Francia?
Tutti insieme appassionatamente. . .
(. . . verso il baratro)
di Erni
egli ultimi mesi abbiamo assistito a dei veri e propri stravolgimenti all’interno delle politiche europee, in particolare nei paesi denominati piigs1 , dove sono cambiati tre
governi su cinque.
Questo è accaduto perché la crisi
che gravava su queste nazioni, dovuta
a una crescita esponenziale del debito pubblico, è peggiorata e l’Europa
stessa ha imposto dei cambiamenti a
livello economico.
Occorre quindi analizzare meglio
la situazione partendo dal nostro paese. Per quanto riguarda l’Italia, infatti,
con l’avvento del governo tecnico di
Mario Monti, abbiamo subíto una dura manovra per raggiungere la parità
di bilancio, basata principalmente su
quattro principali pilastri: la lotta fiscale, introducendo leggi piú severe
(un esempio è il limitare il pagamento in contanti solo per cifre inferiori
a mille euro, riducendo cosí i pagamenti in nero, senza la ricevuta), l’aumento delle tasse, in particolare di
quelle sugli immobili come l’ici ma
colpendo anche l’iva, ossia l’imposta
sull’acquisto delle merci; altro provvedimento è la riforma pensionistica,
che prevede l’innalzamento della età
media per andare in pensione (in particolare, per le donne) aumentando
N
anche il valore dei versamenti contributivi, ossia delle tasse che vanno a
costituire le future pensioni; inoltre
è previsto un taglio delle spese della
politica italiana, eliminando l’organo
della provincia, e di conseguenza tutti
gli stipendi dei vari consiglieri.
Anche la Grecia ha attuato una politica di tagli, ha aumentato il valore
delle imposte, in particolare su alcool
e sigarette e ha licenziato oltre 30 mila
impiegati statali; simili provvedimenti sono stati attuati da altri paesi della
zona euro.
Tali soluzioni però non rassicurano affatto il mercato, anzi contribuiscono a creare un clima di tensione,
poiché nessuno di questi accorgimenti punta ad accrescere lo sviluppo
delle singole nazioni, che puntano a
colmare il debito pubblico prelevando immediatamente il contante, senza effettivamente trovare un sistema
che abbia una prospettiva futura, ossia che aiuti ogni singolo paese ad
aumentare il proprio guadagno e dimezzarne le spese, impedendo cosí
che una situazione del genere si ripeta. Questa politica, se non migliorata,
rischia di portare la maggior parte
degli stati in una situazione di recessione, dove il pil2 di ogni nazione
avrà un andamento calante, creando
cosí una spirale autodistruttiva che
7
coinvolgerà in primis l’Euro e successivamente l’Europa intera e, magari,
perfino il resto del mondo.
Proprio nell’Europa è da trovarsi
la causa principale di questa situazione, poiché è venuta a mancare una
linea guida e una leadership che conducesse le strategie dei vari componenti, che invece si sono trovati ad
affrontare quasi da soli questa crisi,
arrivando cosí a dubitare della valenza dell’Unione Europea e del suo ruolo. Può dunque essere una risposta
la fine dei legami fra gli stati europei? Eppure la storia ci insegna che
fin quando non c’è stata un unione,
l’Europa ha sempre vissuto periodi di
guerre e conflitti.
Quindi pare che come l’Europa
sia la causa della crisi, possa anche
rappresentarne la soluzione, e in tale
orbita sembrano ben auguranti alcuni provvedimenti come il fondo salva
stati, un fondo stanziato per investire
su nazioni piú deboli e dare una possibilità di ripresa, anche perché, forse,
i grandi Europei si son accorti che se
anche un singolo cade giú nel baratro,
saranno loro a seguire subito dopo.
note
1 Portogallo,
Italia, Irlanda, Grecia e Spagna.
interno lordo di ogni nazione (ossia la somma di tutto quello che si produce in
uno Stato).
2 Prodotto
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
la voce
L’Europa ce lo chiede
di Marco
n questi tormentati giorni di una
crisi che non sembra piú voler trovare fine, ci è spesso capitato di prendere quotidiani o di accendere radio
e televisioni, ansiosi di trovare un minimo barlume di speranza per un’uscita dalla tragica situazione, trovandoci però sempre dinanzi alla stessa
formula: l’Europa ce lo chiede.
Ponendoci con un briciolo di curiosità verso quella che sembra essere la causa della politica economica di “lacrime e sangue” dei nostri governanti, potrebbero sovvenirci
delle domande: che cosa ci chiede
esattamente l’Europa?
L’idea di un’Europa Unita nasce
sostanzialmente nel secondo dopoguerra, quando qualcuno pensò che
dopo secoli di guerre forse era opportuno metterci una pietra sopra e dare
al Vecchio Continente una parvenza
d’unità.
Siamo quindi una comunità e, come si suol dire, l’unione fa la forza.
La “nostra forza” dimostra però un
particolare, anzi potremmo dire esclusivo, interesse nel campo economico.
Del resto, quando si tratta di politica internazionale, è difficile pensare
ad un reale coordinamento. La Francia non ha certo chiesto l’opinione di
nessuno per iniziare a bombardare
la Libia, e abbiamo potuto constatare
quale deprecazione sia stata rivolta al
precedente governo italiano non appena fiutata un’opportunità nel campo
I
energetico in Russia.
Nonostante gli sforzi profusi da
tutti i Paesi membri per far sí che
l’euro regga, compresa la scena in cui
Berlusconi si reca ad esporre la manovra all’ue come uno scolaretto con
il suo compitino, la moneta comune
continua ad apparire barcollante. Già
l’idea originaria di una comune politica economica porta con sé, senz’altro assieme a una certa equiparazione
tra i vari mercati e un incentivo agli
scambi, la notevole incrinatura della
consulta di tutti i membri, la quale
richiede tempi estesi, tempi di cui gli
speculatori sono liberi di approfittare.
Ma a questo punto sembra opportuno sviscerare il funzionamento della moneta europea. L’articolo 105 del
trattato di Maastricht afferma che “la
bce ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno della comunità”. Questa Banca,
a cui è riservato un “diritto esclusivo”,
risulta essere una federazione delle
banche centrali nazionali : infatti nel
Consiglio dei governatori, ovvero il
vertice dell’organizzazione, siedono
i rappresentanti delle banche appartenenti all’Eurosistema, vale a dirsi
delegati di banche private. A questo Consiglio sono stati costituzionalmente affidati il raggiungimento degli obiettivi conferiti all’Eurosistema,
la definizione degli indirizzi necessari alla loro esecuzione e quella dell’orientamento generale della politica
monetaria dell’area euro, compresi i
tassi d’interesse di riferimento. Al
Presidente della bce, nominato invece di comune accordo dai governi
dell’eurozona, spetta l’attuazione della politica monetaria conformemente
alle decisioni del Consiglio dei governatori e, nell’ambito di tale quadro,
impartire alle banche centrali nazionali le necessarie istruzioni nell’esercizio dei poteri delgati da parte del
Consiglio dei governatori.
Con tali presupposti, quello in cui
siamo entrati non può che essere visto come un tenebroso circolo vizioso.
Quindi non sembra strano chiederci:
ma chi ce l’ha fatto fare? Il quesito
potrebbe rimanere irrisolto , ma per
chi è piú curioso, forse possiamo dire
piú malizioso, si potrebbe far caso a
come, in un cosí duro periodo di crisi, mai una voce di politico, e se vi
aggrada nemmeno di tecnico, si sia
levata per azzardare a supporre che
questo sistema, l’Eurosistema, non è
stato messo in piedi troppo bene; mai
nessuno che abbia accennato non alla crisi nel sistema, di cui penso ormai ne abbiamo tutti fino al collo, ma
del sistema. I piú maliziosi potrebbero affermare che un sistema il quale
subordina uno Stato, inteso come organizzazione democratica, alle decisioni di organizzazioni riconducibili
alla finanza, entità nata dal desiderio
di guadagno di privati, sia semplicemente inconcepibile. Infine, i piú
maliziosi di tutti, leggendo il titolo
di questo articolo, potrebbero suggerire che, talvolta, qualche richiesta è
meglio lasciarla lí dov’è.
verdetto con cui il 19 novembre 2011 il
gup di Milano Roberto Arnaldi, dopo 32 ore di camera del consiglio, ha
condannato 110 affiliati alla mafia calabrese. Il tutto a termine di uno dei
maxi-processi con il maggior numero
di imputati (ben 119) e, considerando
le 9 assoluzioni, una delle quali per
morte del reo, sono stati inflitti piú di
mille anni di carcere.
dinati dal procuratore aggiunto della
dda Ilda Boccasini, avevano iniziato
le indagini su una partita di droga
proveniente del Sudamerica. Con il
passare dei giorni, però, le indagini si
erano spostate in Calabria e in seguito a Milano, dove i pm sono riusciti
a ricostruire la tela degli affiliati calabresi, arrivando cosí al maxi-blitz del
luglio 2010, denominato “Infinito”.
Pasta e pizza, politica e mafia
di Cassarà
e il mondo guarda al nostro Paese
pensando alla pasta, alla pizza e
alla mafia, non ha tutti i torti. Se pensate ancora che la mafia sia solo una
questione del Sud, dovete ricredervi!
S
Quello che magistrati e procuratori denunciano da anni senza essere
ascoltati, ora è certo: in Lombardia
esiste una cupola della ’Ndrangheta
che si è infiltrata nel tessuto imprenNel 2003 i pm (Pubblici ministeri)
Dopo un lavoro sovrumano (si
ditoriale e istituzionale. Questo è il Alessandra Dolci e Paolo Storari, coor- parla di piú di 300 faldoni), sono fini8
Oltre noi stessi
ti dietro le sbarre: per 16 anni, Alessandro Manno, capo della locale di
Pioltello; per 14 Vincenzo Mandalari, Pasquale Varca e Cosimo Barranca,
capo locale di Milano. Solo 12 anni
sono stati inflitti a Pasquale Zappia,
l’uomo che è passato alle cronache come il “capo dei capi” nel corso del famoso summit svolto nel centro degli
anziani di Palerno Dugnano intitolato a Falcone e Borsellino. Il “povero”
mafioso alla lettura della condanna
non ha retto il colpo ed è stato trasportato fuori dall’aula bunker di via
Uccelli di Nemi, poiché colto da malore (tipico escamotage per sfuggire
agli insulti dei presenti). Questi boss
insieme ai loro affiliati erano riusciti
ad infiltrarsi nel mondo dell’imprenditoria milanese, in primis nel settore
edile e del movimento terra e in un
secondo momento nell’ambito della
sanità pubblica e della politica, sia a
livello locale che regionale.
Sapete perché tutto questo è stato possibile? Purtroppo in Italia il
binomio mafia-Stato gode ancora di
ottima salute; non a caso tra gli imputati al maxi processo ci sono due
politici: Pasquale Valdes, il “grande”
ex sindaco di Borgarello (in provincia di Pavia), condannato a un anno
e quattro mesi di reclusione, e Antonio Oliviero, ex assessore provinciale
milanese che se l’è cavato con una
multa di soli 25 mila euro. Grazie
a quest’operazione dell’antimafia so-
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
no stati confiscati beni per 15 milioni
di euro, parte dei quali verranno ora
dati come risarcimento ai comuni e
alla regione Lombardia, per essersi
costituiti parte civile.
Le pene, seppur severe, non hanno del tutto soddisfatto i pm che dopo anni di lavoro, sono riusciti sí a
far riconoscere l’associazione mafiosa
per la maggior parte degli imputati,
ma non a far valere l’art. 41bis, che
prevede il carcere a vita per tutti i
mafiosi.
La speranza è riposta nella corte
d’Appello che dovrebbe confermare
le pene, a meno che non ci siano, come al solito, errori “involontari” dovuti a qualche mazzetta o a qualche
ordine dalla cupola.
Come nei migliori film che rappresentano l’Italia nel mondo, l’udienza
non si poteva concludere se non con
l’edificante spettacolo dei mafiosi, che
dalle gabbie hanno iniziato ad insultare tutti, perfino i loro legali, urlando
e sputando al grido di “Buffoni”.
Questo processo è senza dubbio
il piú grande successo della giustizia
ai danni delle associazioni mafiose
infiltrate al Nord, e ha dimostrato all’Italia che la ’Ndrangheta non è solo una questione della Calabria, ma
mondiale, dato che ad oggi è ritenuta
la mafia piú ricca d’Europa, grazie al
controllo del traffico di cocaina, con
la “collaborazione” della Colombia.
GUP (Giudice dell’Udienza Preliminare) È la figura preposta a decidere,
durante l’udienza preliminare, sulla
richiesta del Pubblico Ministero, di
rinviare a giudizio l’indagato.
DDA (Direzione distrettuale antimafia)
È costituita nell’ambito delle procure
della Repubblica, ed è quindi un organo giudiziario. La dda e la dia (Direzione Investigativa Antimafia) sono
nate dall’intuito di Giovanni Falcone,
che aveva compreso come le complesse organizzazioni criminali non possano essere efficientemente combattute dalle singole procure della Repubblica o dai singoli reparti di Polizia.
Occorreva dunque un organo coordinato a livello nazionale, che potesse
spostarsi agevolmente tra le province
e monitorare l’andamento criminale
su tutto il territorio italiano.
LOCALE (Locali in calabrese) Indica
l’insieme di piú ‘ndrine in un paese, molte delle quali con collegamenti
in tutta Italia e all’estero. La ‘ndrina è sinonimo di cosca (organizzazione) malavitosa nel gergo calabrese della ‘Ndrangheta; essa è composta da una famiglia – termine da intendersi nel significato comune, ossia di consanguinei – che controlla
un determinato territorio, di solito
un paese o un quartiere di una città. Il capo di ogni ‘ndrina viene detto
“capubastumi” (capobastone).
Glossario essenziale
Oltre noi stessi
Se conoscete la felicità contattatemi, desidero conoscerla anch’io
“Cosa vuoi essere da grande?” “Felice da far schifo.” – Peanuts
di Abau
è chi ci impiega 50 anni per trovarla e chi ce l’ha per 50 anni
accanto e non se ne è mai accorto. Ma
cosa?
Semplice, la felicità.
Che cos’è la felicità? A dire il vero
non lo so neanche io, ma so per certo
che esista, me lo ha detto mio nonno.
Siamo nell’epoca dei velocisti, dove la nostra anima è collegata ad una
C’
presa usb e non siamo piú padroni
del nostro pensiero. Questo è il problema, il nostro pensiero è finito totalmente su Facebook. Tutti uguali questi umani, non nell’aspetto, ma per
ciò che sta dietro gli occhi. Tutti con
un futuro certo, tutti sulle spalle della propria famiglia, senza la minima
vergogna.
lizzando a pieno il significato, si comprende il rovescio della medaglia. Infatti noi sí, siamo il futuro, ma un
futuro condizionato dagli errori del
passato e dell’attuale presente. Sarà
un futuro pieno di idioti. Dove chi
è laureato farà il barbone e i barboni saranno disoccupati. L’avvenire
non si costruisce guardando avanti,
si fa guardando l’oggi. “Ieri è stoGli anziani di oggi dicono che noi ria, domani un mistero, ma oggi è un
siamo il futuro, senza dubbio, ma ana9
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
la voce
dono per questo si chiama Presente.”
(Kung Fu Panda). Fermiamoci. Fermiamo l’abitudine, fermiamo il tempo e cambiamo tutto, ora o mai piú.
Sono un ladro, sono un bugiardo, sono quello che avete creato, sono l’evoluzione. Ora ragazzo, vuoi la felicità?
Cerca su un altro vocabolario.
Ecco cos’è la felicità oggi, un pensiero astratto, solo un pensiero. Ciò
che si nasconde nel piccolo, quello
che si nasconde dietro la sofferenza
d’un parto che cosa sarebbe?
Non è uno stato d’animo, non è
un emozione. La felicità non è nulla
ed è tutto, è un attimo ed è una vita.
gloria plebani
gloria plebani
Passi di danza
Sta a noi e solo a noi saperla coglierla
e custodirla.
La felicità è un istante, dura proprio pochissimo, quel poco che non
riesci a realizzare. Come tutte le cose
belle, che si avvertono solo quando sono concluse. Forse dovremmo essere
piú ricettivi, e piú semplici. Dovremmo evitare di pretendere sempre altro,
rispetto a quello che ci troviamo davanti. A volte ciò che vediamo è tutto
ciò che vogliamo in quel momento. Si
rischia di essere insoddisfatti perennemente. Forse non esiste un’idea di
felicità, avete presente quelle persone
con quelle vite perfette, che sembrano
non aver mai subíto nessun attimo di
dolore, stanchezza mentale e delusione? Forse, piú che felici, sono soddisfatti con una leggera e velata rassegnazione ed a noi, eroici depressi,
fanno quasi astio.
«C’è un’ape che se posa
sopr’un botton de rosa:
l’annusa, e se ne va. . .
In fonno, la felicità
è una piccola cosa.»
di Trilussa
Anno 2011: verso la fine del mondo?
di Antonio
eneralmente quando si pensa alla fine del mondo, alla gente vengono in mente i luoghi comuni della
città in fiamme, della terra che tremando apre voragini sotto i piedi, del
cielo plumbeo, dei meteoriti che cadono e cosí via: insomma tutte quelle scene da film americano a basso
costo. E se per “Fine del mondo”
si intendesse invece “Fine-di-ciò-checonosciamo?” D’altronde chi ci dice
che il cosí temuto Armageddon non
G
sia invece un lento e inesorabile cambiamento dell’economia, dell’assetto
politico degli stati, di tanti mutamenti insomma che porterebbero ad una
nuova era? Ma veniamo al dunque:
se davvero è cosí, non pensate che sia
già iniziato?
mente convinti del presagio si sono
precipitati a costruire bunker, a prenotare viaggi nello spazio e cosí via.
Anche i piú scettici, comunque, penserebbero che qualcosa stia davvero
accadendo se solo si fermassero ad
esaminare ciò che è successo quest’ultimo anno; infatti di eventi importanti
e aggiungerei nefasti ce ne sono stati
abbastanza e per di piú anche di dimensioni alquanto ingenti. Iniziamo
da quelli di carattere naturale.
Riflettiamo. In realtà “qualche
tempo” fa erano stati i Maya a predire
la fine del mondo, i calcoli dei quali,
secondo alcuni terribilmente sicuri, la
porrebbero il 21-12-2012, esattamente
tra un anno, poi si sa, le masse hanno
L’11-01 nello stato di Rio de Janeisubito abboccato all’amo e i ferma- ro allagamenti e frane uccidono piú
10
Oltre noi stessi
di 800 persone, il 22-02 un terremoto di magnitudo 6.3 della scala Richter colpisce la città di Christchurch
in Nuova Zelanda provocando oltre
160 morti e 200 dispersi, per non parlare poi dell’11-03 quando un altro
terremoto con epicentro in mare di
magnitudo 9.0 colpisce la regione di
Tohoku in Giappone e provoca onde anomale che causano circa 11.000
morti accertati, circa 17.000 dispersi
e incidenti alla centrale nucleare di
Fukushima tali da provocare la fuoriuscita di materiale radioattivo. Ma
proseguiamo. Si susseguono altri disastrosi terremoti in Birmania il 24
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
marzo, Lorca (Spagna) l’undici maggio e in Turchia il 23 ottobre; il vulcano Puyehue in Cile non poteva trovare momento piú adatto per “svegliarsi
dal suo sonno” il 4 giugno costringendo oltre 3.000 persone ad evacuare le
zone limitrofe e per di piú ci si mette
pure il cielo che, non soddisfatto di
lasciare sul campo di battaglia protagonista incontrastata solo la terra,
con l’uragano Irene causa migliaia di
danni sulla costa orientale degli Stati Uniti, allaga mezza Thailandia e
“spazza” letteralmente via le Cinque
Terre in Liguria.
Anche la politica e l’economia non
sono messe meglio. Le guerre in Egitto e in Libia e le rivolte in Grecia vanno a gravare ancora di piú sui paesi,
non solo europei, che, con una crisi
economica di dimensioni gigantesche
che dilaga, annaspano e si aggrappano gli uni agli altri per non annegare
nei debiti e per restare uniti. Insomma un disastro su tutti i fronti. E allora forse la fine del modo si avvicina?
Non resta altro che tirare a campare
finché si può e se l’anno prossimo in
questo periodo non staremo qui a raccontarcelo non resterà altro che dire,
magari in un altro mondo per chi ci
crede: i Maya ci avevano avvertiti!
esaltava il lato rinunciatario e pacato della donna, tutta presa nel suo
ruolo angelico. A difesa del celebre
poeta fiorentino, però, vi è la giustificazione del contesto storico: egli visse
infatti nel Medioevo, in un’epoca definita spesso “buia” e dominata dal
caos. Ah, ecco svelato il mistero. In
realtà nel Medioevo, come in tutte le
epoche storiche, si possono evincere
aspetti negativi ed altri positivi. Per
quanto riguarda la considerazione del
ruolo della donna nella società, esso
era ridotto a madre, allevatrice della
prole, custode della casa. Ma era il diritto del “pater familias” che contava
davvero. Ciò non vuol dire che non
vi siano state eccezioni. Eroine come
Giovanna D’Arco erano amate e lodate dal popolo e, esempio ancora piú
lampante, la figura della Madonna veniva venerata e adorata, considerata
fondamentale in un periodo in cui alla religione era affidata un’importanza centrale. Beatrice, inoltre, guida di
un Dante spaesato e confuso, sorride
di fronte all’ingenuità dell’uomo nel
non comprendere il consacrato ordine
del Paradiso, dunque alla donna in
tal caso è affidato un compito rilevante, ed una posizione considerevole:
il suo stato di beatitudine, infatti, le
porta saggezza, sapienza. La sua è
una funzione chiave e indispensabile, seppur confinata nella dimensione
celeste e non terrena. Torniamo comunque alla metafora del sacro e del
divino, della visione angelica: guai a
conferire ad una donna meriti terreni,
valenze tangibili. Siamo nella civiltà
dei macho-men!
Il secondo sesso
di Kyra
ensando alla questione della donna come figura da sempre in lotta per la propria emancipazione, mi
viene in mente un’espressione un po’
volgare e spesso ricorrente che le concede gentilmente gli attributi maschili, a definirla in gamba e coraggiosa. Ma come? Sarebbe questo il premio affibbiato ad una donna con delle
qualità che vadano oltre l’apparenza
estetica? Credo possa tranquillamente essere restituito, con i dovuti ringraziamenti. Il fatto che, per lodare
positivamente una donna, a questa
vengano attribuite caratteristiche maschili, fa riflettere su quanto nell’immaginario collettivo vi sia tutt’ora un
grande dislivello tra i due sessi, troppe volte considerati uno debole, quello femminile appunto, e l’altro quello
vincente.
È il risultato di una mentalità tutta
propensa ad enfatizzare l’uomo nella sua fisicità, che trasborda potenza
da tutti i pori, ma anche nel suo lato
razionale, che mira a spiegare i misteri del mondo, mentre la consorte
attende fedele tessendo un’infinita e
noiosa tela (vedi il bello-e-impossibile
Odisseo, e la devota moglie Penelope). Ma tutto ciò non le pesa, affatto. È l’immagine della donna mite e
rispettosa, felice cosí com’è: ai margini. Nella tradizione di una letteratura
maschilista, infatti, la donna appare
sullo sfondo, quasi un cameo. Anche Dante nella “Divina Commedia”
P
11
L’autocoscienza della donna iniziò davvero con il movimento femminista, all’incirca durante l’Ottocento: esso era finalizzato a stabilire la
parità dei sessi in ogni ambito, reclamando pari diritti e dignità tra donne
e uomini. Senza dubbio un percorso impervio, ma le strade intraprese
furono molte ed eterogenee, tutte però a partire da uno stesso strumento:
l’arte. Dalla letteratura (basti pensare a Mary Wollstonecraft, con il suo
manifesto “Rivendicazione dei diritti
della donna”) alla pittura (ad esempio la sovversiva Frida Kalho la quale,
nonostante il tragico incidente che la
coinvolse e che le negò di conoscere
la maternità, fu capace – altro che attributi maschili – di esprimere quel
suo rincorso principio di “VIVA LA
VIDA” che da sempre andava ad imprimere nei suoi dipinti tra arcaicità
e stupefacente modernità), le donne
manifestarono la loro salda presa di
posizione contro i preconcetti medievali e i cliché che la vedevano nella
sua classica veste di madre e angelo,
mentre il maschio se la spassava al
bar-alcova. Ma si tratta di una storia
vecchia, si sa. Ormai l’uomo si è reso
conto, vedendo la sua dolce metà scavalcare i cancelli dell’emancipazione,
chiusi con il catenaccio dai meno fiduciosi, che la figura della donna è oggi
molto diversa, rinnovata, vincente. Sí,
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
pamela primula
la voce
Il neutrino piú veloce del West
magari. La lotta (ebbene sí, una donna deve combattere per il semplice
fatto di essere tale!) è ancora in corso, e se agli esordi era esclusivamente
contro gli “uomini confusi”, i quali
classifica(va)no la femmina in due categorie: o sante o. . . ci siamo capiti,
oggi possiamo osservare tante donne
che, stufe di vedere frainteso il loro
obiettivo di libertà ed emancipazione
(sessuale ed intellettuale), paradossalmente trovano un muro anche da parte delle donne stesse, “confuse” anche
loro poverine, ché invece di pretendere rispetto e dignità umana, innalzano
altarini a Belen Rodriguez. Dovrebbero invece dare un’occhiata indietro
ed evitare di ridicolizzare cosí tutti
gli sforzi di quelle che combatterono
contro l’asservimento a cui erano sot-
toposte, degno delle peggiori condizioni di schiavitú, ed avere presente il
tipo di società che si sta contribuendo
a creare, nella quale “è l’insieme della
storia e della civiltà a elaborare quel
prodotto intermedio tra il maschio e
il castrato che chiamiamo donna”1 .
note
1 Simone
De Beauvoir
Forza Albert
Il neutrino piú veloce del West
di Debora
aggio 2011, segnatevi bene questa data perché, dopo l’atterraggio dell’uomo sulla Luna (20 luglio
1969), un nuovo evento ha scosso la
scienza mondiale: Infatti dopo un attenta analisi delle misurazioni effettuate nel corso di 3 anni di lavoro, i
fisici italiani hanno registrato qualcosa di anomalo, infatti i neutrini coprivano i 730 km di distanza tra il
laboratorio del cern di Ginevra e
quello del Gran Sasso, a una velocità
maggiore di ben 60,7 metri al nanosecondo (m/ns) rispetto a quella della
luce.
Questi risultati sono emersi, in
M
modo del tutto inaspettato, grazie al
progetto opera, nato per lo studio e
l’osservazione di tutt’altro fenomeno,
quello dell’oscillazione del neutrino.
Infatti, opera aveva il compito di dimostrare sperimentalmente come il
fascio di neutrini muonici, che veniva
deflesso da Ginevra in direzione del
Gran Sasso percorrendo la distanza
di 730 km,arrivava ai rivelatori a scintillazione del laboratorio abruzzese
sotto forma di neutrini Tau anziché
muonici. Quest’esperimento, oltre ad
aver dimostrato sperimentalmente la
caratteristica dell’oscillazione del neutrino, è riuscito a portare alla luce un
altro aspetto (finora sconosciuto) di
12
questa misteriosa particella, ovvero
la possibilità di viaggiare ad una velocità superiore a quella della luce.
Inizialmente, dato che opera è un
progetto molto complesso, si pensava
ad un errore di metodo nell’analisi e
nell’estrapolazione dei dati. Tuttavia,
dopo un accurato ricontrollo delle misurazioni effettuate e da ulteriori ripetizioni dell’esperimento, è stato effettivamente confermata questa nuova e
straordinaria ipotesi.
Bisogna dire che questa scoperta
non avrà nessun impatto sulla nostra
vita quotidiana che si svolge all’interno della meccanica newtoniana, ma
assumerà grande importanza soprat-
Forza Albert
tutto per branche della fisica come
quella astronomica. Infatti ora, con
la conferma di questa scoperta, lo
spazio-tempo con le 4 dimensioni (3
di spazio e una di tempo) non basta
piú per descrivere ciò che abbiamo
finora capito sulla logica che regge
l’universo, tanto è vero che, dopo la
scoperta del neutrino piú veloce della luce, i fisici ipotizzano l’esistenza
di ben 43 dimensioni. Inoltre grazie a tale rivoluzionaria scoperta sarà
possibile studiare ed analizzare la vera natura della materia oscura e dei
buchi neri. Molti, soprattutto giornalisti, sostengono erroneamente che
la teoria einsteiniana vada demolita,
ma come è noto la scienza lavora per
affinazioni successive.
Prima della teoria di Einstein, ciò
che spiegava meglio il funzionamento del cosmo era la teoria della gravitazione universale di Isaac Newton.
Poi si è scoperto che la sua validità
era confinata entro certi limiti, e che
poteva essere considerata come un
aspetto particolare della Teoria della
Relatività Generale.
È possibile che ora si vada oltre la
concezione einsteiniana e che questa
non sia che una situazione particolare nell’ambito di una teoria piú vasta. Esistono già teorie del genere, per
esempio la Teoria delle Stringhe che
contempla la relatività proprio come
un caso particolare, prevedendo anche un universo con molte dimensioni e diversi piani della realtà. Per ora
sono soltanto teorie, prive di riscontri
sperimentali, anche se l’esperimento
del cern potrebbe essere un passo
avanti in quel senso. Ad ogni modo,secondo molti fisici, in futuro sarà
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
possibile, grazie a questa importante
scoperta, costruire astronavi adatte all’esplorazione dell’universo lontano,
al di fuori del Sistema Solare. Tuttavia questa è ancora fantascienza dato
che il passare dalle proprietà, ancora
non del tutto chiare, del neutrino alla
costruzione di astronavi non è certo
uno scherzo!
Oscillazione del neutrino: grazie alla teoria di Pontecorvo, essendo il
neutrino dotato di massa, si ipotizzò che questa particella fosse in grado di oscillare, cioè di passare da
una specie all’altra in base allo spazio
percorso in funzione del tempo.
CERN (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire) L’organizzazione europea per la ricerca nucleare. È il piú
Glossario essenziale
grande laboratorio al mondo di fisica
delle particelle e si trova al confine tra
Neutrino: è una particella priva di caSvizzera e Francia alla periferia ovest
rica e dalla massa molto piccola (da
della città di Ginevra.
100.000 a un milione di volte inferiore a quella dell’elettrone). Si posso- Fascio di neutrini muonici: si ottiene
no distinguere tre tipologie di neutri- mediante un complesso processo che
no: quello elettronico νe (che viene avviene all’interno dell’lhc (Large
emesso, ad esempio, a seguito del de- Hadron Collider) che è il piú potente
cadimento β+ ); quello muonico νµ acceleratore di particelle fin ora co(presente nei raggi cosmici e che può struito dall’uomo. Come prima cosa
essere prodotto in laboratorio median- bisogna accelerare i protoni attraverte il decadimento di particolari par- so il passaggio in elettromagneti in
ticelle chiamate mesoni π+ ottenute grado di deflettere i protoni sia oriza sua volta dall’interazione di proto- zontalmente che verticalmente (orizni ad alta velocità); quello tauonico zontalmente perché l’acceleratore si
o piú semplicemente neutrino tau ντ trova su un piano orizzontale, verti(emesso dal decadimento della parti- calmente perché la terra è ricurva).
cella tau). Grazie alle teorie del fisico Questi interagendo fra loro producoBruno Pontecorvo si poté osservare no, particolari particelle note con il
che questa divisione cosí netta in tre nome di mesoni che successivamente,
famiglie di neutrini era strettamente dopo esser passati attraverso due lenti
valida solo se i neutrini avessero avu- magnetiche, diventano un fascio pato massa nulla, ma data la conferma rallelo che dopo il passaggio attraversperimentale del fatto che queste par- so il tunnel di decadimento sottovuoticelle sono dotate di massa, allora to, decadono, dando luogo proprio al
egli poté affermare che un neutrino fascio di neutrini muonici.
dotato di massa è un “miscuglio” fra
un neutrino elettronico, muonico o
Fonti consultate
tau.
Deflettere: letteralmente significa de- http://goo.gl/xj09g
viare da una direzione, dirigere verso http://goo.gl/skcLv
qualcos’altro.
http://goo.gl/gUpna
John Nash
di Fiore
n uomo straordinario, un genio
assoluto, un matematico incredibile. Non basterebbe un’infinità di
parole per descriverne la grandezza,
l’intelligenza, l’unicità. Doti queste
che John Nash ha dimostrato di possedere anche nei momenti piú difficili
della sua vita, durante i quali si è
scontrato con la violenza e l’insidia
della schizofrenia. Tuttavia ciò non ha
U
impedito alla sua eccentrica e brillante personalità di affermarsi nel campo
della matematica e dell’economia a livello internazionale. Nel 1994 Nash
è vincitore del Premio Nobel per l’Economia, conferitogli in seguito all’elaborazione della sua rivoluzionaria
“Teoria dei giochi”. Quest’ultima approfondisce e amplia la precedente
“Theory of Games and Economic Behavior” di John Von Neumann e ri13
guarda i cosiddetti “giochi non cooperativi”, cioè quelle situazioni in cui i
giocatori non possono accordarsi con
gli altri giocatori, ma sono in competizione con loro. Nash dimostra matematicamente che in queste situazioni
esiste sempre un equilibrio (il famosissimo “equilibrio di Nash”). Alla
base dell’equilibrio, sostiene il matematico, sta il fatto che ogni giocatore si comporta in maniera razionale,
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
leire
leire
la voce
cioè sceglie la strategia che massimizza, ovvero aumenta il proprio guadagno. Pertanto l’equilibrio risulta
essere la soluzione del gioco, in quanto nessuno dei giocatori ha interesse
a cambiare strategia. È doveroso però precisare che l’equilibrio di Nash
non è sempre la miglior soluzione
possibile per tutti. Il singolo giocatore, infatti, modificando solo la propria strategia non può massimizzare
il suo guadagno, tuttavia tutti i giocatori, collaborando attraverso l’interazione delle proprie strategie, possono
ottenere un guadagno allontanandosi
dall’equilibrio.
Il “dilemma del prigioniero” è
uno degli esempi piú chiari e rappresentativi dell’equilibrio di Nash. Il
modello è cosí articolato: due prigionieri, reclusi in due celle separate e
non comunicanti possono decidere di
confessare o di non confessare. Queste due alternative rappresentano le
due possibili strategie da adottare dai
prigionieri. Questi ultimi sono consapevoli del fatto che se entrambi non
confessano subiranno una pena di un
anno di reclusione; se entrambi confessano saranno condannati a dieci
anni di reclusione; se uno confessa
e l’altro no, al primo verrà riservato
il trattamento come collaboratore di
giustizia pari a tre mesi di reclusione,
mentre all’altro sarà inflitta la pena
massima, venti anni di reclusione. Si
deduce immediatamente, guardando
i pay-off, ovvero i guadagni derivanti
dalle strategie, che converrà sempre
ad entrambi confessare, non potendo
tra di loro collaborare.
In termini matematici: posto Ui =
pay-off (guadagno che deriva dalla strategia adottata) e posto c =
confessare, n = non confessare si
avrà Ui (c, c) > Ui (n, c) e Ui (c, n) >
Ui (n, n).
La scelta di confessare corrisponde al concetto di equilibrio di Nash.
Tuttavia è evidente che la strategia
“confessare” non è la migliore in assoluto poiché se i due avessero potuto accordarsi avrebbero ritenuto
piú conveniente per entrambi “non
confessare”.
“Il dilemma del prigioniero” è
14
estremamente interessante ma è di
gran lunga piú divertente un altro
esempio dell’equilibrio, rappresentato nel film A Beautiful Mind, ispirato
alla vita di Nash. La scena si svolge
in un bar dove si trovano Nash e i
suoi amici. Ad un tratto entra una
ragazza bellissima seguita da alcune
amiche meno belle di lei. Tra i ragazzi inizia subito la competizione
per conquistare la piú bella, tuttavia
Nash rifiuta di corteggiarla perché alla fine la ragazza potrebbe non concedersi a nessuno di loro. In quel
caso tutti allora userebbero le amiche come ripiego, ma quest ultime
ferite nel profondo per essere state
scartate in un primo momento se ne
andrebbero. Risulta chiaro che in questa situazione è molto piú razionale
cooperare che competere, allontana
dosi dall’equilibrio.
Quindi ragazzi ascoltate il buon
vecchio Nash, è meglio trascurare la
piú bella e concentrasi subito sulle
altre!
I colori della letteratura
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
Intervista doppia
Serafino Di Bonaventura vs. Paolo Di Curzio
Serafino
51
Nome?
Età?
Scienze (tutti lo sanno cos’è).
Materia insegnata?
Scienze, tant’è che ho portato Astronomia e Storia al posto di Italiano agli esami; sai, una volta si portavano solo quattro materie. . . (poi si
perde nei ricordi).
Non lo posso dire. Ve lo dico dopo l’intervista.
Qual era la sua materia preferita al liceo?
Ah. . . Aspetta! Una volta ordinammo un vassoio di paste per ogni ora scolastica a nome del
professore di turno. Chi si rifiutava di pagare
riceveva una pasta in faccia. (Vittima – guarda
caso – il professore di Scienze!)
Un episodio divertente di quando andava al
liceo.
Io da bambino volevo fare l’astronomo, ma poi
mi sono iscritto a Scienze Agrarie!
Beh, qualcosa sí. Ecco, seguirei di meno il cuore
e piú la ragione.
Questa è dura. . . mmm forse tettonica, vulcanismo e terremoti! La Terra come pianeta
dinamico insomma!.
Che tante persone non soffrano piú. Che i
bambini meno fortunati possano trascorrere un
sereno Natale con i loro genitori.
Sono tutti speciali e li ricordo uno per uno,
ognuno con le proprie particolarità.
Qual era il suo sogno professionale da bambino?
Se potesse tornare indietro cambierebbe alcune scelte nella sua vita?
L’argomento che le piace di piú insegnare?
In classe no! Fuori C***O!
Zia Marilena!
Poesia. . .
I Dodici Apostoli!
L’imprecazione piú usata?
Una parola per descrivere la preside.
Una parola per descrivere il suo lavoro.
Una parola per descrive l’isotopo di Carbonio
12.
Una parola per descrivere gli studenti.
Coraggio, ce la farete! (È una frase!)
La materia piú odiata?
Paolo
50 anni. Il 16 febbraio 2012 (quindi 49), ma
ne dimostro 18. A dito. Esigo il regalo(ne) al
compleanno.
Mah, chi sa, dicono Scienze, a volte però lo
definisco “Minestrone”.
Tedesco, lo conosco benissimo. Scherzo, non
avevo una materia preferita, forse Filosofia. Sí,
la Filosofia mi affascinava un sacco.
Il LATINO! Latino e Storia dell’Arte (faccia
schifata). Latino di piú però!
(Ci pensa e poi esclama) Lo scherzo a “quella” di Filosofia! Lo scherzo consisteva nel farla
spaventare con un “BU” (suono onomatopeico).
Decidemmo allora che a farlo sarebbe stato il
piú bravo della classe (che non ero io) che accettò di fare il gesto goliardico. All’entrata della prof lui tutto convinto urlò “BU!” e lei guardandolo dall’alto in basso disse “DEFICIENTE!”
(poi scoppia a ridere).
Da bambino? Non ricordo di avere avuto sogni.
Non l’insegnante comunque!
No. Per fortuna no.
Ehm. . . Ce ne sono diversi. . . I composti aromatici! Sí mi piace!.
Cosa vorrebbe sotto l’albero?
Serenità! Anche se è banale!
C’è uno studente che le è rimasto particolarmente impresso?
È un ragazzo che è morto a L’Aquila, si chiamava Gabriele Di Silvestre. Porto la sua foto nel
mio libro.
C***O, anzi no Porco Diogene! (?)
Volubile.
Bellissimo.
Questa è di Annachiara, mia nipote! (E infatti
era sua!) Mmmh. . . vediamo. . . Diamante!
Bravi e belli. (Ne avevamo chiesta solo una!)
A cura di Shid & Antonio
I colori della letteratura
Racconto
di Daph
utte le stagioni sono meravigliose se viste nel modo giusto ma ciò
che affascina di piú sono i momenti
di transizione; l’inverno finisce perché la vita possa sbocciare di nuovo
o è la primavera che arriva per porre fine all’inverno? L’estate tramonta
per mettere in risalto la transitorietà delle cose oppure l’autunno sta a
simboleggiare che tutto prima o poi è
destinato a finire?
Era autunno. Proprio come adesso. Ricordo quando a malapena riusciva a camminare poggiando i suoi
T
piedini scalzi sull’erba ancora verde
e si aggrappava ai miei vestiti per restare in equilibrio. Nei suoi bellissimi
occhietti, brillanti come il cielo dopo
la tempesta, vi era riflessa l’innocenza
della fragile età, la gioia di arrivare
a conoscere un mondo fino a quel
momento a lui estraneo. Ogni piccolo dettaglio era per lui qualcosa di
straordinario e particolare che riusciva facilmente a catturare la sua attenzione. Guardava incuriosito come la
natura seguisse il suo corso senza sapere che un giorno sarebbe arrivato
a conoscerla e a capirla cosí tanto. Il
15
suo viso era illuminato dai raggi del
sole che riuscivano a penetrare attraverso le foglie multicolori degli alberi.
Il vento, che soffiava con una straordinaria leggerezza, muoveva i suoi
capelli ricci e fini come la seta. Mentirei se dicessi che è tutto quello che
ricordo. I ricordi, belli e brutti che siano, rimangono per sempre. Non sono
come delle parole buttate a caso su un
foglio; queste possono essere cancellate dal tempo, i ricordi no. Cosí anche
il piccolo Mark. Nonostante siano già
passati ventisette anni è ancora presente nella mia vita. E lo sarà sempre.
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
la voce
ne pento. Mi sembrava una cosa poco
sensata tornare in un posto dove non
avrei trovato nulla. Tutto quello di
cui avevo bisogno era dentro di me.
Senza guardare indietro, pur portando nel cuore la cicatrice della sua
scomparsa prematura, decisi di aiutare gli altri e in particolar modo i
bambini. Non c’è gioia piú grande
del poter guardare il mondo attraverso i loro occhi. Apprezzare tutte le
cose cariche di magia che ci circondano è un pregio che non dura per
sempre. Solo pochi sono in grado di
crescere senza diventare vecchi, di attraversare questa vita senza lasciarsi
influenzare dalle regole, dai pregiudizi, dalla falsità. In tutti questi anni
di lavoro come pediatra mi sono trovata ad affrontare diversi casi. Ho
visto differenti volti, tutti particolari
ma mai nessuno come il suo. Era la
persona piú dolce che avessi mai visto, non per altro ma perché era mio
fratello.
ludovica palucci
ludovica palucci
Ero solo una bambina quando, quasi senza accorgersene, mi costrinsero
ad andare in quel maledetto posto.
Era enorme, simile ad un labirinto,
con sopra una nuvola di sofferenza
che non faceva altro che appesantire l’aria. I raggi deboli del sole non
avevano alcun effetto. Mi dispiace
ammetterlo, ma provai un odio profondo verso quel posto. Lo detestavo
piú di quanto soffrissi nell’addormentarmi senza il mio peluche preferito
tanto che non ci tornai piú. E non me
Racconto in un atto unico
Atto I, scena I, il palco è vuoto ed il teatro in silenzio
di Dtt. Johann Faustus
na città uggiosa è sullo sfondo,
tetra in qualche angolo. I tetti
nerastri la fanno sembrare piú bassa
e piú ampia di quanto non sia realmente. Un sobborgo alto e stretto
che conta mille anime durante le feste, millecinquecento se è bel tempo
e circa settecento i restanti giorni dell’anno. In media mille anime, ognuna
con la propria storia noiosa ed insignificante, come quella di Anne, la
stracciona tarchiatella che fa l’elemosina lí, fra il fioraio ed il fornaio; il
marito, Oscar lavora in miniera e, nel
caso in cui non si trovi in miniera a
spaccarsi la schiena, si trova in un
pub a due passi dal fornaio a spaccarsi il fegato. Quando i lamenti del suo
fegato si fanno assordanti lo puoi vedere uscire dal pub barcollante per
U
rastrellare i soldi raccolti da Anne
(d’altronde una donna dalle tasche
tintinnanti non può fare l’elemosina),
tornare dentro per pagare il conto, andare a casa, picchiare suo figlio Lester
ed andare a dormire, una pausa piacevole dopo una lunga giornataccia.
In effetti a noi cosa importa del viscido Oscar, o della stracciona Anne,
o meglio ancora del suonato Lester,
che ancora si chiede per quale motivo abbia la faccia gonfia. No, questa
famiglia non ci interessa, non ci interesserebbe nemmeno se Oscar venisse
brutalmente ammazzato, la moglie venisse stuprata (sorte a lei piú gradita
rispetto al fare l’elemosina, forse) e
Lester fosse indagato, ingiustamente,
per omicidio; non ci interesserebbero
e non ci interessano, far luce su questa storia sarebbe come accendere una
candela vicino ad un barilotto pieno
16
di polvere da sparo in una miniera
abbandonata.
Cosí, in un bel giorno di pioggia,
Oscar va a fare compagnia a degli
ubriaconi nel pub di Andrej, una persona affabile, dotata di un carattere
mite, di una dolcezza forse esagerata e generosamente accompagnata da
una buona dose di cattive maniere
in stile gangster americani del dopoguerra. Meglio evitare risse nella sua
locanda, non che non ci sia piú spazio
al cimitero per i cadaveri, ma il sangue non si lava tanto facilmente dal
bancone e ne resta l’olezzo per troppo
tempo. La stupidità è infinita negli
uomini e coloro che frequentano quella locanda di certo non sono dotati di
grande acume: a portare la bandiera
in prima fila c’è il beneamato Oscar
che, vista la noia che lo perseguita,
pensa bene che sia il giorno giusto
I colori della letteratura
per riscuotere il danaro che un poveraccio gli deve da quattro settimane.
Niente, la stupidità è un pregio che
la natura non si riserva di regalare a
pochi eletti, volano parole pesanti e
mazzate a destra e a manca. I primi
ad aver scatenato la rissa vengono presi da Andrej in persona, riempiti di
botte e gettati fuori dall’entrata principale sul fango morbido ed acquoso.
Entrambe le figure sono sdraiate a faccia in giú in due pozze di sangue e
fango. Passano una decina di minuti
prima che uno dei due inizi a rialzarsi: è il creditore, Oscar, che si ritrova
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
stordito e barcollante ad appoggiarsi
ad una parete per non perdere l’equilibrio; Fra rantoli sordi e strozzati
anche il debitore, un certo Gerald, inizia a rialzarsi. Potremmo fermare qui
la narrazione e far calare il sipario,
dopotutto non è di grande importanza e non ci interessa chiederci come
andrà a finire, poiché tanto lo sconosciuto Gerald morirà a causa di un
buon colpo ben assestato all’altezza
della nuca, solo dopo però aver reso
un colabrodo lo stomaco di Oscar con
un coltellaccio arrugginito.
La morte sotto la pioggia è davve-
ro poetica, sembra che entrambi abbiano il volto rigato dalle lacrime scatenate dalla rabbia per la vita vissuta. Le loro smorfie, poetiche quanto
macabre, sembrano essere state egregiamente dipinte da un principiante
pittore su quei volti.
Sotto la pioggia si conclude questa
prima scena, cala il sipario sul palco,
giusto il tempo per cambiare ambientazioni, e vengono spenti i riflettori
per ricreare la giusta atmosfera, una
qualsiasi.
Oxford, Cathrine Wood.
Sfortunatamente, oltre ad essere i
suoi genitori, erano anche le due persone che Beth detestava piú di qualsiasi altra. Non riusciva a condividere
il loro atteggiamento, il loro modo di
pensare e persino il modo di vestire.
Lei desiderava davvero compiacerli,
ma non riusciva a trovare nessun punto d’incontro; era decisamente strano
e per un certo periodo iniziò a credere
di essere stata adottata.
Quel giorno Beth aveva deciso di
parlare ai suoi genitori del suo desiderio di partire per poter scoprire come
fosse la vita negli Stati Uniti; tuttavia loro, in particolar modo la madre,
non volevano sentire ragioni, cosí iniziarono a trovare una serie di scuse
contro le quali la ragazza non aveva
la minima chance di poter replicare:
“Tu sei ancora troppo piccola”, “Non
sei come tutte quelle ragazzine scialbe che partono senza un perché e si
ritrovano a dormire sulle panchine”,
“È pericoloso, non se ne parla” disse
infine la madre, da qui la sfuriata.
Beth si rifugiò nella sua stanza e
pianse, pianse di rabbia per l’espressione vuota di “quella donna” mentre infrangeva per l’ennesima volta i
suoi sogni; questo le fece ribollire il
sangue nelle vene, le mani iniziarono a tremare e le tempie a pulsare,
si sentí come mai prima d’ora, come
se potesse esplodere da un momento all’altro, quasi come se qualcosa
dentro di lei volesse uscire, ma appena si accorse di una presenza in pie-
di di fianco alla porta la sensazione
svaní in un attimo. Voltandosi vide
l’unica persona che fosse in grado di
consolarla anche nei momenti peggiori: sua sorella Alice. Si avvicinò a
Beth e le sussurrò: “Ti prego smetti di piangere. . . sai che non riesco a
vederti cosí! Nemmeno io sopporto
piú questa situazione ma non possono incatenarci qui per sempre e ogni
giorno è un piccolo passo verso la libertà. A te ormai non manca molto
per realizzare questo sogno, pensa a
me invece. . . quando tu andrai via e
rimarrò sola, inizierò a fumare, bere,
ad ascoltare musica blasfema, e la mia
compagnia si trasformerà in un gruppo di tossicodipendenti e motociclisti
ultraquarantenni con baffi e treccine,
e per motivi che non sto qui a dirti,
me li farò crescere anch’io, rimarrò
incinta a diciassette anni e mamma e
papà mi abbandoneranno in qualche
centro di recupero. . . ”. Non riuscí a
completare la frase che scoppiarono
entrambe a ridere. . . era sempre cosí
con Alice, riusciva a farle dimenticare
ogni cosa e, nonostante fosse piú piccola, trovava sempre il modo di farla
sorridere. Mentre stavano ancora ridendo, la porta si aprí di nuovo ed
entrò Cathrine; istintivamente le due
ragazze assunsero un atteggiamento
quasi militare e nella stanza si diffuse
un’aura inquieta. Quando lei parlò
le due sorelle sussultarono: “Alice,
lasciaci sole”. La piccola uscí subito dalla stanza, ma rimase silenziosamente fuori dalla porta ad origliare.
Le ombre del passato
di Mrs Hyde
eth si trovò davanti il portale che
l’avrebbe condotta nel posto in cui
lei avrebbe voluto essere; all’inizio era
molto titubante, ma ora, finalmente
si era decisa a voltare pagina, a ricominciare tutto dal principio, in fondo
aveva solo diciannove anni, e, nonostante gli eventi accaduti di recente
l’avessero provata non solo nel corpo,
ma anche nella mente, non voleva lasciarsi andare, non voleva che tutto
andasse perduto, e cosí lo fece. Dopo
aver attraversato quella luce, ora cosí calda e familiare, arrivò all’interno
della grotta illuminata dal chiaro di
luna. Rimase qualche minuto a contemplarla in silenzio, finché, con il
volto rigato dalle lacrime e un sorriso,
si incamminò verso un nuovo futuro.
Tre anni prima. . .
“Basta, sono stufa delle tue regole! Non ce la faccio piú ad indossare
questa maschera; io non sono cosí e
non lo sarò mai! Non riuscirai a farmi
diventare come te!” urlò Beth a sua
madre, alzandosi da tavola e correndo nella sua camera. Cathrine rimase
allibita da quella reazione e dentro
di sé pensò che nonostante la figlia
affermasse il contrario, erano piú simili di quanto si potesse immaginare, e sorridendo disse: “È arrivato il
momento. . . ”.
All’epoca Beth, o meglio Elizabeth Ann Morgan, aveva sedici anni ed
era la figlia di uno dei piú ricchi industriali della città, Edward Morgan,
e di una delle docenti piú richieste ad
B
17
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
la voce
“Elizabeth, so che tu ormai sei cresciuta, stai diventando una ragazza intraprendente e orgogliosa proprio come
ero io alla tua età. . . capisco che potrà
sembrare assurdo, ma non sono sempre stata cosí, ma di questo parleremo un’altra volta, rimane il fatto che
comprendo come ci si sente a vedere i
propri sogni dipendenti da qualcuno
che non sia tu, per questo ho deciso
che sia gusto lasciarti andare, a una
condizione. . . Dovrai stare da lei. . . ”.
Beth, ancora frastornata dalle parole di sua madre, che non sembrava
piú l’odiosa dittatrice di poco fa, rinsaví dopo quest’ultima affermazione:
“Lei?” chiese, “Sí, Lei. . . . Mia madre,
Bonnie Cooper”, a questo punto Beth
non sapeva piú cosa pensare e riuscí soltanto a dire “La nonna? Mi hai
sempre detto che è morta ancor prima
che io nascessi. . . Perché? Non capisco. . . ”, si sedette portando le mani
al viso, e ancora quella strana sensazione la pervase da capo a piedi. Allora Cathrine, mentre si incamminava
verso la porta, con tono irremovibile annunciò: “Prepara i bagagli. . . si
parte domattina”.
To be continued. . .
Io c’ero!
I’m With You - Red Hot Chili Peppers
Voto HHHHI
di Stefano
uscito il 30 Agosto 2011, il suo
nome è I’m With You ed è il
nuovo album dei Red Hot Chili
Peppers (abbreviati rhcp), gruppo
Funk-rock/Rap-rock formatosi a Los
Angeles nel lontano 1983. La storia
della nascita del titolo dell’album è
interessante. Secondo la stampa sarebbe stato “Dr. Johnny Skinz’s disproportionately rambounticous polar express machine-head”, cosa che
fu smentito dal gruppo e dallo stesso Kiedis, il frontman, che aveva intenzione di scegliere il titolo da una
delle tracce. Josh Klinghoffer, attuale
chitarrista, scrisse su un foglio le parole “I’m With You” e lo mostrò alla
band che se n’è innamorata. Durante
la loro carriera i rhcp hanno sfornato un totale di 10 album. I primi
con sonorità molto Rap e testi sfacciati, i piú recenti tendenti al Funkrock con riff di chitarra coinvolgenti
e testi che parlano di droga, alcolismo, solitudine, angoscia adolescenziale, amore e della California. I rhcp, tuttavia, hanno affrontato anche
periodi di crisi, come quando il loro
ex-chitarrista John Frusciante lasciò
per la prima volta il gruppo nel 1992,
per poi tornare a farne parte nel 1997,
e insieme, pubblicare nuovi successi. Dopo Stadium Arcadium qualcosa
va storto e nel 2010 Frusciante decide
di abbandonare nuovamente la band
per dedicarsi alla carriera solista. Ecco dunque come con questo album
dimostrino non solo di aver ancora
È
voglia di fare musica come solo loro sanno fare, ma anche di sapersi
riprendere dall’ennesima fuoriuscita
di Frusciante, grazie anche al nuovo
chitarrista Josh Klinghoffer, che li aveva seguiti in tour precedentemente e
aveva collaborato con Frusciante nei
suoi progetti solisti, oltre ad esserne
amico ed allievo. Josh ha dimostrato
di essere la migliore alternativa per i
rhcp. Infatti l’album è un successone. Il pezzo di apertura è Monarchy of
Roses, che inizia con una parte vocale dove è piacevole ascoltare la voce
distorta di Kiedis, le cui doti canore
sono nettamente migliorate nonostante il progredire degli anni. L’album
si chiude con Dance, Dance, Dance che
è probabilmente il brano piú pop del
disco. A mio parere si sarebbe potuta
scegliere una traccia migliore, anche
se in fin dei conti risulta funzionale al
suo ruolo. Mi sento in dovere di consigliare alcune canzoni in particolare:
Factory of Faith, Did I let you know, Happiness loves company, Even you Brutus,
Brendan’s Death Song e Annie Wants A
Baby. In conclusione, I’m With You è
senza ombra di dubbio un ottimo album sotto ogni punto di vista. È frutto di un cambio nel genere musicale
e di un rinnovo stilistico della band,
al pari di pietre miliari come Californication o By The Way. Assolutamente
da ascoltare!
no. Io ho avuto la fortuna di assistere
al loro show di Milano l’11 dicembre.
“Standing in line to see the show tonight”. Comincia cosí la canzone By
the way dei rhcp, ed io ero ormai in
fila da 9 ore quando alle 6.30 vengono
aperti i cancelli, e dopo aver aspettato
il mio turno finalmente sono dentro.
Il forum di Assago è gremíto di gente
proveniente da tutta italia per vederli
suonare stasera dal vivo, dopo una
lunghissima attesa di 5 anni. Il concerto è stato aperto dal loro gruppo di
supporto per questo tour, i Foals, una
band Indie-rock/Math-rock formatasi
ad Oxford.
Durante la loro esibizione, l’audience era in trepidante attesa per l’arrivo dei rhcp che si sono fatti aspettare, ma ne è valsa la pena. Quando
salgono sul palco sono le 21.20 e le luci sono basse. Di solito non sono molto scenici, ma questa volta sono stati
capaci di coinvolgere pienamente il
pubblico con i loro successi suonati
uno dietro l’altro, talvolta intervallati
da piccole jam musicali. Ed io ero lí.
Tra la folla. Inutile dire che la calca
scalpitava per l’entusiasmo dato dalla magica atmosfera del concerto. È
stata una sensazione fantastica sentire come tutte quelle persone presenti
fossero unite da una passione comune, la passione verso quella musica
che è in grado di trasmetterci emozioni e ci fa riaffiorare alla mente bellissiRed Hot Chili Peppers live @Milano
mi ricordi. Il concerto si è aperto con
Monarchy of Roses, pezzo estratto dal
Quest’anno i rhcp si sono esibiti loro ultimo album, subito seguito da
in Italia per 2 date; a Torino e a Mila- Dani California, una delle loro hit di
18
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
la voce
sempre, che durante il ritornello scatena un pogo che proveniva dagli animi
di tutti noi che eravamo lí sul parterre, e cosí è stato per tutto il concerto.
L’apice della serata è stato raggiunto
quando di colpo si è fatto buio, un faro dall’alto ha illuminato Josh e la sua
chitarra, e si sono incominciati a sentire i primi versi di Io sono quel che sono
di Mina, che tutti conosciamo, e la folla, me compreso, è rimasta senza fiato
nell’ascoltare la voce di josh cantare
alla perfezione le parole del testo di
Mina in un’italiano praticamente perfetto, entrando nel cuore di tutti i fan.
Il palco e gli effetti luci erano a dir poco straordinari, è stata la prima volta
che ho visto i rhcp esibirsi su un pal-
co cosí all’avanguardia, la scenografia
è stata impeccabile, cosí come le luci, perfettamente sincronizzate con la
musica. Quando sono uscito dal forum erano circa le 23.30, ero completamente sudato, stanco, senza voce e
con qualche livido di troppo ma pienamente soddisfatto dalla loro performance. I rhcp hanno dato prova che
dopo 70 milioni di dischi venduti in
tutto il mondo, dopo 30 anni di concerti e dopo essere entrati nella celebre “Rock ’n’ Roll Hall of Fame” non
sono ancora stanchi di sconvolgere le
arene di tutto il mondo con la loro
musica mozzafiato. Semplicemente
sublimi.
Scaletta
(1) Monarchy of Roses (2) Dani California (3) Charlie (4) Around the
World (5) Otherside (6) The Adventures of Rain Dance Maggie (7) Breaking The Girl (8) Me & My Friends
(9) Throw Away Your Television
(10) Look Around (11) Under the
Bridge (12) Higher Ground (Stevie
Wonder cover) (13) Did I Let You
Know (14) Californication (15) By the
Way (16) Io sono quel che sono (Mina
cover) (Josh solo) (17) Can’t Stop
(18) Meet Me at the Corner (19) Give
It Away (20) Jam finale
Recensioni e spettacoli
Spegni la musica, e seguimi
di Fava
ieni con me, ti porterò dove non
sei stato mai. O forse dove ti hanno obbligato ad andare fin troppe volte per i motivi piú sbagliati. Dài, non
è lontano! La vedi quell’insegna? Siamo arrivati. C’è in vetrina il nuovo
libro di Alessandro Baricco, Mr Gwyn. Che fai, lo compri? Con questa
crisi? Ah, dici che è irresistibile. Lo
conosci? Baricco, intendo. Dicono che
sia lo scrittore dei sogni. Sí, in realtà
lo so perché. Apri il libro, comincia a
leggere. E capirai.
V
Pronto? Ah, sei tu. Sono contento che abbia letto Mr Gwyn, non mi
sbagliavo vero? Sai, è bellissimo immergersi in un libro che riesce ad imporsi. Noi lettori siamo fin troppo
egocentrici: ci aspettiamo sempre che
la storia si adatti a noi, al nostro stato
d’animo. Piangiamo, e desideriamo
un ritmo lento. Fremiamo, e cerchiamo un tempo veloce, incalzante. Mr
Gwyn invece no, ci sconfigge. Non
che non abbia provato a combatterlo
all’inizio. Un libro che impone la sua
volontà a me? Non sia mai detto! E
invece. . . Ah, anche tu ci hai provato.
Beh, possiamo dirci sconfitti. Ma bada bene, essere sconfitti da un avversario valoroso è una disdetta solo per
metà! E poi, sai com’è quel detto. tieniti stretti gli amici e ancor piú stretti
i nemici. Secondo me vale proprio la
pena di tenercelo stretto. Sí, proprio
cosí. Mr Gwyn sa imporsi. Ha una
sua anima, va al suo tempo. Non gli
importa niente di te, di me. E’ la storia che prende vita da sola, e tu puoi
stare solo lí, immobile, ad assistere
che il miracolo si compia e ti converta
al culto del Dio narratore. Dici che
sembra quasi una composizione per
pianoforte? Sí, credo anche io. Sebbene l’esperto di musica tra noi sia tu.
Adagio, andante, adagio, allegretto.
Proprio quello che pensavo.
E non credi che anche Mr Gwyn,
lo scrittore, il protagonista, sappia imporsi? Non dev’essere una decisione
facile abbandonare il lavoro di una
vita per cominciare qualcosa di totalmente diverso. Sí, anche a me non
dispiacerebbe smettere di lavorare e
andarmene a fare l’insegnante di hola
alle Bahamas. Però pensaci bene: se
fai lo scrittore che decide di cominciare a fare il copista immagino che
sia tutta un’altra storia. . . .Poi con un
amico che è anche il tuo agente, le cose si complicano ancora di piú. Pensa
se volessi farlo io, non proveresti a
dissuadermi? Dici che non lo faresti
mai? Ebbene, considera le cose nel
Soluzioni dei giochi
1. Le parole sono OTTO, IO, EMO -2. 49, si sommano i numeri poi si aggiunge 1 - 3. 9, il prodotto è sempre 120 -4. Il
condannato disse “MORIRÒ BOLLITO”. Se questa frase fosse vera, il condannato dovrebbe morire avvelenato. Però
in questo caso diventerebbe falsa e quindi egli dovrebbe morire bollito, cosa che renderebbe la frase veritiera. -5. 17
Qd8 Kd8 18 Ba5 Kc8 (or 18. . . Ke8) 19 Rd8 -6. STE, RE, STA -7. 6, il numero in basso è uguale al prodotto dei
numeri in alto diviso 3 -8. STAGIONE, PRIMAVERA, COLORI, SERA, MAGLIONE -9. REBUS RE gola MOL tori G
O rosa = Regola molto rigorosa. -9. REBUS MAGICO RUB artigli OCCHI = Rubarti gli occhi. 20
Recensioni
loro insieme. Devi ammettere che se
un bel giorno pubblicassi anche io,
che so, sul Corriere della Sera, le 52 cose che non ho piú intenzione di fare
nella mia vita, tra cui scrivere, e decidessi di fare il copista, avresti anche
tu il tuo bel daffare a convincermi di
tornare in me. Ah, non mi diresti nulla? Aggiungiamo anche che vorrei
scrivere dei ritratti. Crederesti come
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
minimo che io sia completamente rincretinito. Come si fanno a scrivere
dei ritratti, mi chiederesti. E se io
per tutta risposta affittassi un appartamento, e assumessi la tua assistente
come modella per il mio primo ritratto scritto, come la prenderesti? Non
solo. La modella dovrebbe venire nell’appartamento e spogliarsi, sempre
alla stessa ora, alla luce infantile di 18
lampadine. E che lampadine! Modello Caterina de’ Medici, prodotte a mano da un vero artigiano. Che ne pensi,
eh? Vedi, ho ragione io, come sempre. Adesso però devo scappare, mia
figlia ci ha sentiti parlare al telefono
e vuole andare in libreria. Come dici?
Anche tua moglie? Perfetto, allora ci
vediamo lí. Chissà se riusciremo a
trovarlo, un libro migliore.
Beyond the real: stravaganze d’artista
di Shid
renta disegni, alcune foto e la storia di una personalità stravagante e particolare: l’artista e fotografo
Henri Cartier-Bresson è il protagonista della mostra organizzata dall’associazione culturale teramana arca,
in collaborazione con la Fondazione
Henri Cartier-Bresson di Parigi e l’Accademia Raffaello di Urbino. La mostra si basa soprattutto sui disegni
dell’autore, ma non si può non rimanere affascinati dalla sua storia e dalle foto che lo ritraggono: una storia
di avventura e viaggio, caratterizzata da avvenimenti stupefacenti e da
incontri con personalità imponenti come Gandhi (che si racconta sia stato
fotografato da Cartier-Bresson poco
prima di essere assassinato), Fidel Castro, Che Guevara e tantissimi altri;
le foto appaiono pregne di atmosfera
quotidiana, di serenità, immerse nel
bianco e nero di un’epoca passata.
T
Henri nasce a Chanteloup-en-Brie,
un comune francese di meno di 2000
abitanti, nel 1908. Lo zio, Luis CartierBresson, pittore di successo, lo aveva
avvicinato all’arte facendolo assistere
al proprio lavoro, nel proprio studio:
è qui che Henri sentí “il respiro dell’odore magico della pittura”, come lo
chiama lui stesso. Inizialmente, Cartier Bresson era un appassionato fotografo, inseparabile dalla sua Leica,
che lo ha accompagnato in giro per il
mondo per rendere immortali eventi
storici di importanza non trascurabile, come la liberazione di Parigi nel
1944 o l’incoronazione di Giorgio IV
a Trafalgar Square nel 1937. Con l’arrivo della vecchiaia abbandonò la fotografia per dedicarsi completamente
al disegno. Mai si fece commercializzare dal mondo: lui immortalava e
raffigurava qualsiasi cosa lo colpisse,
per pura passione.
“Fotografare e disegnare, momenti paralleli: la fotografia è un’azione
immediata, il disegno una meditazione” dice l’artista. Infatti i suoi disegni
sarebbero da contemplare per ore, e
apparirebbero nuovi in ogni istante.
Nelle sue opere è impossibile non
cogliere la particolarità del suo carattere e la stravaganza del suo stile. Cartier Bresson utilizza delle sfumature
talmente singolari che i suoi disegni
riescono a dare un’impressione di dinamicità, nonostante i soggetti siano
il piú delle volte elementi immobili
nello spazio, tanto che sembra quasi
di trovarsi a passeggiare negli scenari ritratti. E cosí, grazie alla matita
di Henri, i paesaggi e i panorami di
grandi città, i ritratti e perfino il disegno in grafite su carta di un soggetto
sobrio e disadorno quale può essere una semplice credenza, assumono
un’aura magica e inaspettata che li
condanna a rimanere eterni. Come il
loro autore che, morto alla veneranda
età di novantacinque anni, ha passato
la vita a rendersi immortale, affidandosi alla sua Leica e alla sua matita,
alle sue foto e ai suoi disegni, per conservare ogni cosa attraversasse la sua
vita, per mettere una firma sul mondo
e nella storia.
Why John, Why?
di Moody
musicassetta di Stevie Ray Vaughan e For Squares contenente le famosissime
dopo due anni, ancora alla scuola su- “Your body is a wonderland” e “Why
ohn Mayer. A pochi in Italia queperiore, inizia a suonare nei bar della Georgia”.
sto nome dice qualcosa, ma poi,
sua città.
Da questo momento per John iniperchè? Florida carriera alle spalle, 10
zia
tutta una serie di conquiste, uscite
milioni di copie del suo ultimo album
Comincia a farsi sentire a livello
di
album,
nomine e vincite ai Gramvendute negli Stati Uniti, 20 milioni internazionale nel 1999 con la pubblimy
Awards
che gli permettono di diin tutto il mondo, splendide canzoni cazione del suo primo ep Inside Wanventare
uno
dei piú affermati artisti
e poi, è da dirlo, bella presenza.
ts Out da parte di una casa discograin
America
e
nel mondo.
Il chitarrista e cantante america- fica indipendente, per poi affermarsi
J
no pop-rock e blues-rock John Mayer
si avvicina per la prima volta al suo
strumento a 13 anni, già appassionato al blues, dopo aver ricevuto una
nel mondo della musica nel 2001, firDopo un breve periodo con il John
mando un contratto con la Columbia Mayer Trio formato con Pino PalladiRecords che gli permette di pubbli- no al basso e Steve Jordan alla batcare il suo primo vero album Room teria, con i quali pubblica l’album
21
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
benedetta & giulia
la voce
Live Try!, ritorna alla carriera solista
con Continuum (2006), Where the light
is-live in Los Angeles (2008) e Battle
Studies (2009).
Nel Maggio 2011 John annuncia
l’uscita del suo nuovo album, Born
and Raised, per l’autunno dello stesso
anno.
Purtroppo però a settembre nel
suo blog scrive di avere un granuloma vicino alle corde vocali, e che il
suo album sarà posticipato al 2012,
provocando quindi la preoccupazione
dei suoi numerosissimi fan.
Per fortuna un mese dopo rassicura tutti i suoi ammiratori: l’intervento
ha avuto buon esito e dopo un mesetto di riposo sarà di nuovo in grado di registrare le canzoni mancanti. . . Ora aspettando Born and Raised
non possiamo far altro che dire: “Vai
John!”.
Parsley, Sage, Rosemary and Thyme
Pepatelli e Caggionetti
di Benedetta & Giulia
alve a tutti, giovani cuochi! Per Natale abbiamo pensato di preparare qualcosa di speciale, per non farvi
trovare a mani vuote alle prossime feste, per dimostrare ai
vostri vecchi che anche voi siete capaci di mettere insieme
qualche ingrediente senza bruciare casa e senza avvelenare nessuno! La scelta non è stata difficile, soprattutto
perché ci eravamo proposte di presentare dolci semplici
S
ma gustosi, non troppo impegnativi nella preparazione
e soprattutto a tema! Vi assicuriamo la riuscita dei dolci,
perché come potete vedere dalle foto, sono stati preparati
da noi in precedenza. Per evitare che uno di voi parta con
il piede sbagliato, credendo che sono ricette da libro di
cucina, abbiamo personalmente impiegato il nostro tempo nel servizio fotografico alle due celebrità. A questo
punto. . . “corciate le maniche” e a lavoro!
Pepatelli
Ingredienti
(a) 1kg di miele (b) 1kg di farina 00 (c) 1kg di mandorle (d) 1 arancia (e) 1 cucchiaino di cacao (f) Olio q.b.
Preparazione
1. Versare il miele in una pentola capiente e far cuocere senza far bollire; intanto tritare finemente la
buccia d’arancia e mescolare il cucchiaino di cacao
22
con la farina.
2. Togliere il miele dal fuoco ed aggiungere la buc-
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
benedetta & giulia
Parsley, Sage, Rosemary and Thyme
cia d’arancia tritata precedentemente, aggiungere
la farina e mescolare fino ad ottenere un impasto
omogeneo color bronzo.
10 minuti (capirete che sono cotti quando inizieranno ad assumere un colorito dorato, non fateli
bruciare!).
3. Solo a questo punto aggiungere le mandorle (se
l’impasto sembra troppo duro, porre su una teglia
oliata e maneggiare l’impasto con mani ben unte).
6. A cottura terminata cacciare dal forno e immediatamente passare alla fase successiva senza far
raffreddare il biscottone: TAGLIO!
4. Preparare con l’impasto ottenuto dei “biscottoni”
(alti 1.5 cm – lunghi 30 cm e larghi 6 cm. Dovrebbero
uscire circa 8 biscottoni con queste dosi).
7. Prendere un panno ed avvolgere il biscottone per
evitare ustioni, tagliare il biscottone a fette, non piú
spesse di mezzo centimetro (utilizzate un coltello a
seghezzo per facilitare il taglio).
5. Mettere in forno a 180-190 gradi per 10-15 minuti,
poi girare per far cuocere l’altro lato per altrettanti
8. Beh. . . a questo punto, buon appetito!
Caggionetti
Ingredienti per l’impasto
(a) 500 g di farina 00 (b) 1 uovo (c) 1 cucchiaio di zucchero
(d) 1 pizzico di sale (e) 1 bicchiere di vino bianco(100 ml
circa) (f) ½ bicchiere di olio di semi (50 ml circa)
Ingredienti per il ripieno: circa 500 g
Molte solo le varianti per il ripieno di questi dolcetti
abruzzesi dovute alle diverse culture che si sono intrecciate nella nostra regione, ma soprattutto, visto che questo
dolce era tipico delle generazioni precedenti, che cercavano di sfruttare i prodotti del territorio, le varianti sono
nate anche dalla presenza o meno di certi ingredienti
nelle dispense. La variante piú conosciuta, definita anche
“montana”, è caratterizzata dalla presenza delle castagne.
L’impasto viene ottenuto sgusciando e lessando le casta-
23
gne e poi passandole, aggiungendo zucchero (circa 100 g),
canditi d’arancia, mandorle (100 g) e cacao (100 g circa).
Non definiamo accuratamente le quantità poiché variano
da famiglia a famiglia, chi preferisce piú cacao, chi piú
canditi, chi piú zucchero. Aggiungiamo anche un goccio
di marsala per chi desidera.
Altra variante è quella di ceci, che pur sembrando
un’abbinamento stonato, si rivela sempre gradito a grandi e piccini. I ceci vengono messi a bagno per circa 12 ore,
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
la voce
poi vengono lessati e prima che si freddano si passano
con il famoso passaverdure. Aggiungiamo dello zucchero,
cacao, un po’ di mosto cotto e canditi d’arancia.
L’ultima variante che proponiamo è quella tipica delle
zone piú esterne dell’Abruzzo, ottenuta con una farcitu-
ra di marmellata d’uva, rigorosamente Montepulciano,
arricchita da mandorle tostate e cioccolato tritato. Per i
piú esigenti è possibile arricchire questa farcitura con del
mosto cotto, che va aggiunta in minime quantità.
Preparazione per l’impasto
1. Disporre la farina a fontana su un piano e
porre l’uovo al centro della fontana e sbattere
leggermente.
6. Sulla sfoglia stesa ponete l’interno (l’impasto che
avete scelto, di ceci, di castagne o di marmellata) a
cucchiaini.
2. Aggiungere il pizzico di sale, lo zucchero l’olio ed
il vino.
7. Dopo aver posto il ripieno, ricoprire la sfoglia come
nei ravioli.
3. Iniziare ad incorporare la farina con attenzione senza far uscire gli altri ingredienti, se avete paura che
fuoriescono, utilizzate una ciotola.
8. Fate aderire bene le due sfoglie con all’interno
l’impasto e tagliate i bordi con la rotella dentata.
4. Continuare ad impastare fino ad ottenere un panetto liscio e morbido (se l’impasto sembra troppo
duro aggiungere del vino).
5. Stendete la massa prima con il mattarello e poi con
la macchinetta per la pasta fino ad ottenere una
sfoglia molto sottile. Tagliare a forma di ravioli
9. Disporre su dei vassoi cosparsi con una spolverata di farina e friggere in abbondante olio di semi (assicuratevi che non si aprano, cacciare quando assumono un colore dorato e porre su carta
assorbente).
10. Cospargere di zucchero a velo e. . . . Bon apétit!
TEXnologia
Vent’anni fa la libertà di espressione si fece virtuale, ed ha funzionato
di Cristian
sistono certi strumenti che hanno
rivoluzionato le nostre vite quotidiane ma, o perché ci vengono proposti in modo semplicistico o perché
l’abitudine “corrode” il nostro entusiasmo, dimentichiamo cosa li rende
importanti. Colgo, allora, l’occasione offertami dal suo ventennale per
parlare del Web e della sua storia.
E
Web non è sinonimo di Internet!
Cos’è il Web? Se la domanda pare scontata, la risposta assolutamente
non lo è: lo dimostrano espressioni
quotidianamente usate come “cercare su Internet” riferendosi all’uso dei
motori di ricerca, quali ad esempio
Google. L’errore piú comune che si
può fare in materia è confondere Internet con il Web; iniziamo, quindi,
esponendo la differenza tra queste
due parole, erroneamente da molti
considerate interscambiabili.
Internet, che nasce da un progetto
del ministero della Difesa usa, è l’in-
sieme di tutti i computer connessi tra
di loro a livello mondiale tramite svariati mezzi trasmissivi, quali possono
essere linee telefoniche e onde radio.
Il World Wide Web, chiamato semplicemente Web, è uno dei tanti servizi Internet che permette di condividere e usufruire di dati, memorizzati
in speciali computer chiamati web server e connessi alla Rete, tramite un
software chiamato web browser.
to per rendere piú facile la condivisione di documenti scientifici all’interno
della rete dell’organizzazione. Pensò
ad uno spazio comune virtuale dove
chiunque avesse accesso a tale rete poteva pubblicare, usufruire, modificare
contenuti tramite un determinato software. Con l’approvazione dei suoi
superiori, Lee si mise subito all’opera, sviluppando il primo web browser
e parallelamente iniziò a definire degli standard e protocolli per scambiaNascita e funzionamento del www
re documenti attraverso la rete: nacque il linguaggio html e il protocolPossiamo, però, trovare una scu- lo http (Hyper Text Transmission
sante per chi confonde i due concetti. Protocol).
Prima dell’invenzione del World Wide Web, Internet non era ancora ben
All’inizio questi standard dettavaconosciuto e diffuso tra la gente co- no che i principali contenuti del web
mune ed era utilizzato per lo piú da erano composti da testo e grafica, eleautorità statali e gruppi di ricerca: ve- menti che un web browser, per potersi
niva impiegato solo il minimo di tutto definire tale, deve saper interpretare.
il suo potenziale.
Questo contenuto è organizzato nelle
La svolta decisiva avvenne nel cosiddette pagine web, ovvero docu1989 quando il fisico Tim Berners- menti digitali formattati con l’html,
Lee, al tempo dipendente presso il che a loro volta compongono i siti
cern, iniziò a lavorare ad un proget- web; poi lo scienziato ideò ciò che
24
TEXnologia
ha determinato il successo del Web,
ovvero il link, porzioni di testo e/o
immagine che permettono all’utente,
mediante un click, di passare da una
pagina ad un’altra, anche appartenente a un altro sito addirittura presente
su un altro server web. Per essere
rintracciati dal web browser, i siti web
e i suoi contenuti devono essere resi
identificabili univocamente: ciò avviene grazie all’attribuzione di un indirizzo web o URL (Uniform Resource
Locator) ad ogni risorsa sul Web.
Diffusione ed evoluzione
Questa innovativa tecnologia resta a sola disposizione del cern fino al 1991, quando quest’ultimo decide di distribuirla in modo gratuito, con licenza open source, in modo tale da poter essere perfezionata
e utilizzata dalla comunità mondiale.
Tim Berners-Lee si ritira dal cern
per fondare il w3c (World Wide Web
Consortium), l’associazione che si occupa di definire e aggiornare gli standard e protocolli del Web, tracciando le linee guida dell’evoluzione di
quest’ultimo.
È facile intuire che tale strumento,
cosí potente ma cosí semplice, ancora
non maturo ma funzionante, rivoluzionò il modo in cui la società condivideva conoscenze e comunicava;
grazie a questo sevizio, Internet iniziò ad ampliarsi, a divenire sempre
piú grande e capillare, diffondendosi anche tra la gente comune. Tutti
volevano approfittare del Web per diffondere le proprie idee, per il solo
piacere personale ma anche per scopi commerciali: difatti, poco a poco,
le imprese e società iniziarono a “farsi presenti” con i loro siti web nel
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
mondo virtuale per raggiungere un
pubblico molto piú vasto e lontano.
Il punto chiave è che l’utenza non
si limitò solo ad utilizzare il Web; in
molti, privati e gruppi di persone, iniziarono ad elaborare e a sviluppare
progetti che potessero migliorare la
qualità del servizio offerto. In primo
luogo si lavorò per rendere dinamico il modo di esporre il contenuto.
Da un lato, cosi, vediamo la nascita
dei linguaggi di scripting come JavaScript che permette di creare piccoli
applicativi incorporati nella pagina
ed eseguiti sul computer dell’utente,
dei plug-in che ampliano le funzionalità dei web browser permettendo di
visualizzare contenuti avanzati quali
video, animazioni, applicazioni, ecc.
web browser sempre piú veloci, con
interfacce intuitive e accattivanti. Dall’altro linguaggi di programmazione
come il php che permettono di creare script eseguiti dal server web stesso
che, combinati alla potenza dei database, permettono di definire un sito
web di migliaia di voci, link e pagine
con pochi documenti html realmente
presenti sul server.
La cosa piú importante da sottolineare è che alla base di questo progresso vi è il grande spirito di collaborazione tra i diversi utenti della
Rete, uniti dalla consapevolezza che
ciò che stavano creando e migliorando avrebbe rivoluzionato il modo di
condividere la conoscenza dell’umanità intera e allo stesso tempo le idee
e le opinioni dei singoli. L’importanza data al Web, e in un certo senso la
“missione assegnatagli”, ha reso questo strumento di un valore inestimabile: si proseguí, quindi, la filosofia
di Berners-Lee e il Web e i suoi servizi
25
hanno continuato ad essere gratuiti.
In questo frangente emergono società
No-Profit come Mozilla Foundation,
madre del browser Firefox, ma anche
compagnie commerciali come Google
e Yhaoo, che si sono fatte strada regalando agli utenti del World Wide
Web gli omonimi motori di ricerca,
oltre che a fornire servizi avanzati sia
gratuiti sia a pagamento.
Il prossimo passo che ora il w3c
vuole effettuare è di passare dal web
statico al web semantico. Nonostante tutto questo progresso, infatti, ancora oggi cercare contenuti sul Web
può risultare un po’ ostico dato che
il i motori di ricerca non “intendono”
che contenuto sia quello che propongono all’utente, ma si basano semplicemente su comparazioni e corrispondenze di sequenze di caratteri;
ad esempio non viene colta la differenza che c’è tra “Rossi” e “rossi”: il
primo è un nome di persona mentre il
secondo è un aggettivo. Molto spesso
ci vengono proposti come risultati di
una ricerca, contenuti inutili al nostro
scopo; molti si sono già messi a lavoro concentrandosi sull’evoluzione
dell’html (siamo alla versione 5) e
sull’utilizzo di tag e metadati, ovvero
informazioni aggiuntive inserite nelle
pagine che permetteranno al web browser e ai motori di ricerca di sapere
cosa sia il contenuto che elaborano.
Quando sarà superato questo handicap penso, citando Richard Stallman,
importante informatico e sostenitore
del software libero, che: « Il World
Wide Web ha le potenzialità per svilupparsi in un’enciclopedia universale che copra tutti i campi della conoscenza e in una biblioteca completa
di corsi per la formazione. »
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
la voce
Curiosità
Gli “HeroRats”
hi ha detto che Tom e Jerry non
possono essere amici? Un reparto speciale della polizia colombiana
ha chiuso topi in gabbia con gatti nel
quadro di un progetto per addestrare
i roditori a fiutare le oltre 100mila mine terrestri disseminate in gran parte
volta lasciati liberi: lo ha spiegato il
veterinario Luisa Mendez, che lavora
con gli animali da due anni. «Qui i
gatti giocano con i topi invece di attaccarli», ha spiegato Mendez, «I gatti
indossano scudi sugli artigli per non
provocare ferite e di conseguenza i
topi si sentono a loro agio a giocare
con loro».
serena cipolletti
C
dai ribelli. A differenza dei cani, i topi
pesano molto meno e perciò non innescano esplosioni. Ai roditori viene
insegnato a bloccarsi di fronte alle mine, ma hanno difficoltà a mantenere
questa posizione per paura di essere
attaccati dai predatori. Mettere i topi
faccia a faccia con un nemico consente loro di essere piú concentrati una
serena cipolletti
di Serena
1
2
5
3
1
8
2
9
9
7
3
1
6
2
1
4
8
8
2
4
6
6
3
12. Sudoku
26
5
giuseppe fichera
3
Appendice ai giochi
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
Appendice ai giochi
6. In ognuno dei tre casi trova le lettere che, unite alle
lettere di destra e di sinistra, formano due parole.
tri
amo
a
(. . . )
(. . . )
(. . . )
8. Risolvi gli anagrammi.
lo
gola
nza
Passano i mesi, cambia NIGATESO,
in un momento è già RAMIRVAPE.
Cambiano i CIROLO, s’appresta la RESA
Mamma che freddo, occorre un LEONIGMA!
7. Trova il numero mancante.
6−2−2
8
3−2−3
?
A cura di Francesca Di Marco
caterina trimarelli
5−3−1
5
(Le soluzioni sono a pag. 20.)
9. REBUS (6 - 5 - 8)
7
1
2
6
1
2
5
3
6
3
1
caterina trimarelli
7
9
2
7
9
1
5
5
8
4
11. Sudoku
27
8
5
2
4
10. REBUS MAGICO (7 - 3 - 8)
7
8
6
3
9
3
6
2
giuseppe fichera
8
Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011
la voce
2
3
4
5
6
14
7
8
15
22
16
23
30
34
35
46
54
60
66
21
13
27
32
33
42
41
57
62
67
20
12
44
43
48
49
50
56
61
11
38
39
47
55
10
26
53
19
37
36
45
18
25
31
40
52
17
24
28
29
9
63
68
58
51
59
patrick serafini
1
64
65
69
70
ORIZZONTALI: 1. L’angelo degli Inferi - 9. Il monarca - 10. C’è chi se la dà sui piedi - 14. Il figlio di Anchise - 15. La centesima
parte del metro - 16. Il miglior amico dell’uomo - 18. Residenza Universitaria Internazionale - 21. Ha inventato una legge fisica
sull’elettricità - 22. X - 23. Cosí inglese - 25. Lo si mette alle foto su facebook - 26. Esenzione da un obbligo - 28. La scuola
vicina - 30. Lo era quella dei diritti del 1628 - 33. L’inizio di arpa - 34. il nome del prof. Falini - 36. Pietra di quarzo viola 37. Congiunzione - 38. Fondo Sociale Europeo - 39. A Trento nel 1545 - 40. Persona interessata all’estetica - 44. Physical Address
Extension;45-esclamazione di sorpresa - 46. Adesso, subito - 48. Sinonimo di talvolta - 52. Prefisso che indica ripetizione 53. Diritto in latino - 56. Olindo e Rosa Bazzi vi hanno consumato la loro strage - 58. Di solito chiude le preghiere - 60. Il colore
del lutto - 62. A te - 63. È il simbolo di Civitella - 66. Quello superiore è il braccio, quello inferiore la gamba - 67. Aveva un’arca
piena di animali - 68. Negazione - 69. Sigla di Torino - 70. Produttrice di miele.
VERTICALI: 1. Essa, ella - 2. Ce lo aveva il capitano di Peter Pan - 3. Gli studenti cercano di centrarlo con le cartacce - 4. Intelligenza
Artificiale - 6. Un famoso scrittore di nome Umberto - 7. Roma - 8. Di solito hanno la mina di grafite - 9. Il lavoro di Kubrick e di
Spielberg - 10. Il fratello del padre - 11. Il famoso Edgar, poeta gotico inglese - 12. Frase inglese - 13. Il sentimento piú romantico 17. Seguace del nazionalsocialismo - 18. Zero cantante - 19. L’uso dell’inglese - 24. Osso della coscia - 27. Nanometro - 29. Gesto di
riverenza - 30. Due scarpe ne formano uno - 31. Teramo - 32. Opera shakespeariana, un personaggio è Jago - 35. L’inizio e la fine
di orpelli - 39. Comune in provincia di Ravenna, famoso per le ceramiche - 40. Ne sono fatti i nostri quaderni - 43. Con l’aratro
il contadino ha...il campo - 47. Dicono di impararla e metterla da parte - 50. La fine del reame - 51. Affermazione - 54. Unione
Europea - 55. Siracusa - 57. Business Intelligente - 59. Si ripetono in “pezze” - 63. Contrario di off - 63. Dario che vinse il Nobel
per la letteratura - 64. In mezzo all’orto.
Le caselle cerchiate formeranno la minaccia preferita dai professori. . .
d
sc
r
tr
(. . . )
2. Trova il numero mancante.
2
1
4
6
11
18
30
?
3. Trova il numero mancante.
5−3−1
8
6−5−2
2
2−4−5
?
rm0Zka0s
7
opZ0opZp
6
0ZpZ0Z0m
5
Z0Z0Z0Z0
4
0Z0Z0Z0Z
3
Z0ZQZPZN
2
qOPA0ZPO
1
Z0JRZ0ZR
8
a
4. Un esploratore fu imprigionato da una tribú di cannibali e gli fu
proposto di scegliere se morire bollito in una pentola o avvelenato. Per
questo gli fu chiesto di pronunciare una frase che, se vera, lo avrebbe
fatto morire avvelenato, altrimenti bollito. Come riuscí l’esploratore ad
avere salva la vita?
A cura di Francesca Di Marco
28
b
c
d
e
f
g
5. Il bianco matta in 3 mosse.
Le soluzioni sono a pag. 20.
h
giuseppe fichera
1. Ci sono tre parole che danno un senso compiuto a queste lettere. Quali
sono?